Claudio Elliott
Claudio Elliott
Il barcone della speranza
La problematica, sempre attuale, dell’immigrazione clandestina in Italia
È nato a Griffith, in Australia, ma vive in Italia da quando ha otto anni. Attualmente vive a Potenza, dove ha insegnato Lettere in una Scuola Secondaria di primo grado. Scrive articoli su importanti riviste italiane e da qualche anno è un affermato autore di narrativa per ragazzi. È anche docente di scrittura creativa.
Il barcone della speranza La problematica, sempre attuale, dell’immigrazione clandestina in Italia
Erion è un ragazzino di 11 anni che si ritrova sbattuto come un clandestino sulle coste pugliesi, in una realtà che conosce poco e male: lui dell’Italia ha solo la visione rosea e distorta di alcuni programmi televisivi. Appena si rende conto dei pericoli a cui può andare incontro, scappa lontano e si rifugia in una villetta sul litorale pugliese. Viene però inseguito da alcuni loschi individui che fanno del traffico di bambini la loro attività principale e sono disposti a tutto per guadagnare il denaro. Il romanzo, intenso e avvincente, presenta una delle problematiche sociali più difficili dei nostri tempi, quella dello sbarco dei clandestini. Insignito con il Premio Mariele Ventre per le sue qualità letterarie e sociali, viene proposto in edizione riveduta e aggiornata, con approfondimenti dedicati alle ultime vicende dell’immigrazione in territorio italiano.
Il barcone della speranza
Claudio Elliott
Claudio Elliott
La problematica, sempre attuale, dell’immigrazione clandestina in Italia
Completano la lettura: Approfondimenti finali ascicolo di comprensione F del testo
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Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
I S B N 978-88-472-2621-0
€ 8,30 9
788847 226210
Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Copertina: Mauro Aquilanti Team grafico: Benedetta Boccadoro Ufficio stampa: Salvatore Passaretta
IIa Edizione 2016 Ristampa
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Claudio Elliott
Il barcone della speranza La problematica, sempre attuale, dell’immigrazione clandestina in Italia Nuova edizione aggiornata
Capitolo
1
Il mare è un animale spaventoso Su una barca, al largo delle coste pugliesi
Il mare.
Il mare grosso. Il mare grosso e minaccioso. E sul battello tante persone. Erion era in un angolo. Non sapeva se era un incubo o realtà: tanti corpi che incombevano su di lui e su altri ragazzini, tutti rannicchiati in quel punto del battello. Nell’aria il vocìo e le urla di donne e uomini, allarmati e confusi. Il mare così non lo aveva mai visto: un corpo enorme che si muoveva senza sosta, che si gonfiava e si sgonfiava, che sputava, che si ritirava e poi si ricomponeva. Lì, nella notte appena illuminata dalla luna, era come un animale spaventoso. E il vomito di tanti che si chinavano sull’acqua, quasi tutti montanari, che il mare lo avevano visto solo da lontano. Le facce verdognole si ritiravano sporche e sorprese. E lui, fortunato, che conosceva il mare da quando era nato, che aveva fatto spesso centinaia di metri col padre pescatore e con lo zio e col nonno, non sentiva i morsi allo stomaco. Qualcuno aveva fatto i bisogni proprio lì, a pochi centimetri dal mucchio dei bambini. Qualcuno pregava. Qualcuno cantava le antiche canzoni albanesi, tramandate di padre in figlio. 5
Capitolo 1
Ma i più parlavano in modo agitato, indicando qualcosa all’orizzonte. – Che succede lì? – chiese Erion a un altro ragazzino. – Qualcuno si sarà sentito male – fu la risposta. Un gruppo di donne, infatti, sembrava più agitato delle altre, e di queste una gridava e indicava l’acqua. Pareva impazzita e sembrava volersi buttare dentro. Tra gli adulti, che lui non conosceva tranne un paio del suo villaggio, uno lo colpì in particolare. – Chi è quello? – chiese al ragazzino di prima. – Non so. Però le persone gli si rivolgono in maniera molto educata. Era un tipo alto e baffuto, vestito meglio degli altri, e stava a prua senza partecipare alle chiacchiere, palesemente a suo agio su quel barcone. Non parlava, non cantava, non pregava. A volte si alzava, si guardava attorno, poi si sedeva. Se qualcuno si rivolgeva a lui, lo faceva con una sorta di rispetto. E lui rispondeva in modo brusco, e tornava a scrutare il buio delle acque. Erion si accorse che era lontano ormai dalla sua costa, dalla mamma, dal padre, dalla sorellina. Essi non c’erano, lì sul battello.
Sulla stessa barca Lejila Pali era inconsolabile. Cullata dal rollio e dal beccheggio del barcone, non aveva più sensazioni. Quello doveva essere il viaggio della speranza, ma stava diventando quello della più cupa disperazione. Ricordava bene il momento in cui un’ondata improvvisa le aveva strappato dalle braccia il piccolo Flamur. E per un attimo rivisse i momenti in cui era partita dal porto di Valona. 6
Il mare è un animale spaventoso
Non era stato che poche ora prima. Quanto? Venti ore? Forse un giorno. O due. Stava perdendo la cognizione del tempo. Il padre l’aveva svegliata all’alba. – Preparati! Non discutere! Prendi il piccolo. Vai in Italia. – In Italia? Io e lui da soli? Ora? Senza il tempo di preparare niente? – Raggiungerai tuo marito a Milano. Dai, su, svelta! – E come ci arrivo? – Ci sarà chi ti aiuterà. Ti verranno chiesti questi soldi; tu dalli, e zitta! Lei prese il rotolo di banconote: dollari americani. – E tu? E mamma? – Vi raggiungeremo. Lei non discusse. Con lui non si discuteva mai. Era il classico padre–padrone, e come la comandava quando non era ancora sposata, così faceva anche dopo. Specie da quando suo marito Fatos era andato in Italia. Prese il piccolo e raggiunse un grande numero di persone, al porto. Da mesi si parlava di quel viaggio, ma era giunto così, all’improvviso. E ora, sul quel barcone stracolmo di persone, su quel barcone sbattuto dalle onde, il suo bambino non c’era più. Era tutto accaduto in un attimo e lei non aveva potuto farci niente: l’onda le aveva strappato il suo unico figlio e lui era sparito, probabilmente scomparso nel nero dell’acqua. Aveva provato a lanciarsi a prenderlo, ma la spinta di un’altra ondata l’aveva scaraventata dalla parte opposta, mentre le sue amiche la trattenevano. – Dove vai? Non sai neanche nuotare, e tanto non lo ritrovi. – Mio figlio, mio figlio! – gridava lei cercando di nuovo di gettarsi in acqua. 7
Capitolo 1
– Le onde lo porteranno a riva – disse l’uomo baffuto, quello che si era fatto pagare dollari sonanti per traghettarli in Italia, verso “la terra della libertà e del benessere”. – Non posso, non posso lasciarlo – gridava lei cercando di divincolarsi dalle braccia delle compagne di viaggio. – Siediti! – intimò lui. – Non voglio altri morti! – Altri? Altri? Vuoi dire allora... – Non voglio dire niente. In altri viaggi è capitato. Qui sta andando tutto bene. – Tutto bene? Io ho appena perso mio figlio e tu dici “tutto bene”? Maledetto! – Calmati! Il mare lo porterà a riva. Puoi credermi. Ho esperienza, io. Lei si sedette circondata dalle braccia delle compagne, tremante, in lacrime, con gli occhi che scrutavano le onde del mare. – Preghiamo – disse una delle donne. La nenia si confuse col vocìo del battello. Ci fu poi un attimo di silenzio, strano e improvviso, e si sentì solo il salmodiare della preghiera. Poi il chiasso riprese. L’alba era vicina. E anche la costa.
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Capitolo
2
Il sole al posto del mare Spiaggia di una cittadina della Puglia. All’alba
Erion era in una situazione insolita.
Sentì sotto di sé la sabbia bagnata. Vi affondò le dita e la strinse con tutte e due le mani. Non si rendeva conto di dove fosse, né come ci fosse arrivato. Non era nemmeno del tutto convinto di essere vivo. E neanche di essere morto. La testa gli doleva, e anche lo stomaco. E aveva il corpo umido. Il capo cominciò a dolergli sempre più, ed ebbe una fitta quando cercò di sollevarlo per guardare oltre l’orizzonte, vicino e sabbioso, a pochi passi dai suoi occhi. Riuscì a scorgere solo la spiaggia. Nessun essere umano. Ricadde sulla sabbia, tutto dolorante. Non ricordava come fosse capitato lì. Non ricordava dove fosse. O forse non lo sapeva. Si sforzò di fare affiorare nella memoria qualche ricordo. Niente. Ricordava solo il suo nome: Erion. “Se sono capitato qui, non credo di esserci venuto coi miei piedi” pensò a voce alta. Gli rispose la risacca del mare, vicina e minacciosa. Dalla posizione del sole, basso sull’orizzonte, dall’aria fresca e dal chiarore roseo, capì che era l’alba. Ma il sole non era dove doveva essere. O forse il mare non era dove doveva essere. Ecco, ora qualcosa affiorava. Sulla spiaggia di casa sua, quando il sole sorgeva, a oriente come diceva il suo professore, lui il mare se lo trovava davanti. La sua casa dava sulla spiaggia, lui ci viveva lì. Figurarsi se non sapeva dov’era il sole, e dov’era il mare. 9
Capitolo 2
Ora, invece, il sole era al posto del mare. “Se il sole è a oriente, e il mare è a oriente, tutti e due qui alle mie spalle, io ho attraversato il mare. Sono dall’altra parte dell’Adriatico”. Mentre lo diceva, mentre l’idea si faceva largo lentamente, il suo viso cominciava a imbronciarsi, e due lacrime scorsero giù per le guance. “È così. Sono in Italia. Chi mi ha portato? Ieri sera ero a casa mia, con mamma e Sindi. Sì, me lo ricordo”. Qualcosa ancora affiorava. Troppo poco. Si sentiva sfinito, sfinito e solo. E triste. A poco a poco cominciò a ricordare, ora, con le mani piantate nella sabbia. Non gli sovveniva, però, il momento della partenza. Un vuoto. C’era un vuoto tra la cena e l’essersi trovato in quella sorta di Arca di Noè. Per cena avevano mangiato il trahana1, che la madre preparava spesso. Quella sera aveva assistito, e non era la prima volta, a quel rimescolio di farina, burro, yogurt, e poi al successivo rimescolamento col pane raffermo. Poi si era addormentato. E il vuoto. Perché non c’era sua sorella Sindi con lui? Perché non c’erano mamma e papà? E chi era tutta quella gente vociante? E dove stavano andando? No, quelli non erano ricordi. Era un incubo, ecco cos’era. Ora si sarebbe risvegliato nel suo letto, avrebbe aperto gli occhi, avrebbe dato un bacio alla sorellina. Lo sforzo del ricordare lo fece ricadere di nuovo, spossato, sulla sabbia.
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1 - Trahana: zuppa di grano al pomodoro di tradizione turco-greca.