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ROSSA SERIE
Rita Poggioli
Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).
Nicholas è un bambino con tanta fantasia e pochi amici. È timido e insicuro, non sa fare la lotta, non è bravo in piscina e neppure a scuola. Trascorre le giornate nella sua cameretta a disegnare. E di notte le sue paure aumentano. Per questo, il bullo Paolino e tutta la sua banda lo prendono in giro e non gli danno pace. Una sera, da un foglietto su cui aveva disegnato uno scarabocchio prende vita Scarabò, un personaggio divertente e stravagante, dal buffo linguaggio. Scarabò e Nicholas stringono amicizia e ne succederanno di tutti i colori!
Per semplificare la lettura del testo, si è usato un carattere di facile leggibilità.
Il libro è dotato di approfondimenti online
E 7,00
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Il mio a mico Scarabò
LEGGO FACILE
dai 7
A
Rita Poggioli
Il mio amico Scarabò Non sentirti solo... Lui è sempre al tuo fianco
Un racconto divertente e profondo per imparare a conoscersi meglio. Rita Poggioli è nata e vive all’Isola d’Elba, dove insegna nella scuola Primaria. Attenta conoscitrice della narrativa per ragazzi, realizza da molti anni laboratori di animazione alla lettura.
ROSS E I R SE anni
Per volare con la fantasia
Collana di narrativa per ragazzi
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Editor: Paola Valente Coordinamento redazione: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Rita Poggioli Impaginazione: AtosCrea, Raffaella De Luca Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Ufficio stampa: Salvatore Passaretta I Edizione 2017 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0
2023 2022 2021 2020 2019 2018 2017
Tutti i diritti sono riservati © 2017 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it
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Rita Poggioli
IL MIO AMICO SCARABÃ’
Illustrazioni di
Michele Bizzi
La mia famiglia
M i chiamo Nicholas De Francesco, ho
compiuto da poco otto anni e nella mia famiglia siamo in tre, anche se ci ritroviamo tutti insieme solo il fine settimana. Mio padre si chiama Giorgio e qualche anno fa ha cominciato a viaggiare per lavoro. Prima era molto indaffarato ma la sera tornava a casa e potevo stare un po’ con lui, poi i suoi impegni lo hanno portato lontano da me e dalla mamma. Ritorna a casa, purtroppo, solo nel weekend. 5
Mia madre si chiama Anna, anche se tutti la chiamano Annetta; nonostante abbia quarantadue anni, pare ancora una ragazzina. È piccola e magra, ha i capelli biondi, gli occhi marroni e lavora part-time in un ufficio di assicurazioni. Io e la mamma abbiamo un rapporto così speciale che a volte le basta guardarmi per capire che cosa sto pensando. Fa sempre molte domande ed è un po’ chiacchierona, ma a me piace ascoltarla, soprattutto se racconta di quando era piccola. Dopo un anno dal matrimonio sono nato io, la “ciliegina sulla torta”, come mi chiama lei, perché da quel momento la famiglia è stata completa.
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Non ricordo molte cose di noi tre insieme: qualche foto di compleanno, altre scattate in giro qua e là… I ricordi più belli sono quelli legati alle feste di Natale o alle vacanze che spesso trascorriamo all’isola d’Elba dalla nonna. Il giorno più atteso della settimana per me è il venerdì perché di sera arriva mio padre. Quello più triste è invece la domenica perché a metà pomeriggio deve ripartire. Ogni volta, prima di andare via, mi ripete che “bisogna fare dei sacrifici per il lavoro” e, siccome vedo i suoi occhi diventare lucidi, capisco tante cose. Un giorno sorpresi la mamma con una domanda: – Mamma, ma noi continuiamo a essere una vera famiglia anche senza il babbo? – Ma certo – rispose lei. – Non è importante quanto tempo si sta insieme, ma quanto ci si vuole bene. 7
Io ho sempre desiderato parlare, ridere e giocare con i miei genitori, trovarli tutti e due al mio risveglio, fare colazione in tre la mattina e guardare insieme la televisione la sera, vederli seduti vicini alle mie recite scolastiche o ai colloqui con le insegnanti. Invece per cinque giorni a settimana in famiglia siamo solo in due e io mi sento spesso solo e triste.
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Da grande farò il pittore
A sei anni avevo molta fantasia e pochi
amici. Non uscivo spesso di casa e preferivo stare nella mia cameretta a disegnare. Ogni giorno, quando tornavo da scuola, mangiavo velocemente e poi mi rinchiudevo nella mia stanza, prendevo la matita e mi divertivo a fare ritratti. Prima facevo uno schizzo, poi lo ripassavo, aggiungevo i particolari e infine lo coloravo con matite o acquerelli. Il mio primo successo l’avevo ottenuto alla scuola dell’infanzia, facendo il ritratto di me stesso: occhiali, capelli rossi e grandi orecchie. – Che bello! Ti somiglia moltissimo! – mi aveva detto la maestra Teresa, appoggiandomi una mano sulla testa, per farmi una carezza. 9