Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Consulenza scientifica: Giovanna Marchegiani Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Mauro Aquilanti, AtosCrea Copertina: Mauro Aquilanti 1a Edizione 2015 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0
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Roberto Morgese
il giardino del piccolo drago Illustrazioni di Marga Biazzi
un allarme odoroso
Non c’era alcuna ragione di accelerare il passo ogni
volta che passava vicino alla lunga parete di mattoni, eppure Loris lo faceva ormai quasi automaticamente. Che cosa c’era dietro quella barriera invalicabile? Il ragazzo se lo chiedeva provando un brivido di timore lungo la schiena. Aveva visto più volte un signore con i capelli bianchi entrare nel cancello. L’uomo scendeva dall’auto, apriva i battenti di ferro, varcava la soglia della proprietà e richiudeva velocemente. Sempre le stesse operazioni, sempre in silenzio e sempre con aria guardinga. 5
Mentre il cancello era spalancato, Loris una volta aveva sbirciato all’interno: non aveva visto una bella villa signorile, come si era immaginato, ma una costruzione bassa e larga, immersa in un ampio spazio verde, ricco e curato. Quella sensazione di mistero non era però l’unico motivo che spingeva il ragazzo ad aumentare l’andatura quando passava di fianco al muro. Il suo istinto di fuga era dovuto anche all’odore. Proprio così! Ogni volta che percorreva il vicolo, sentiva una puzza orribile, acuta e disgustosa. All’inizio aveva guardato sotto le suole delle scarpe, temendo di aver calpestato il “ricordino” lasciato da un cane, poi aveva capito che il fetore proveniva proprio dal giardino oltre il muro. E si trattava di un odore davvero raccapricciante. Loris non sapeva neanche come definirlo, non aveva mai sentito niente di simile in vita sua, per questo lo associava a qualcosa di terribile: una carcassa in putrefazione, una discarica di rifiuti tossici? Anche quel giorno, arrivato davanti al muro, Loris aumentò l’andatura spingendo forte sullo skateboard e si allontanò il più presto possibile. Bastava infatti spostarsi di poche decine di metri perché l’aria tornasse respirabile. Quella faccenda, oltre a intimorirlo, lo incuriosiva, per cui decise che era il caso di parlarne con i suoi amici che lo stavano aspettando alla pista. 6
La pista era per i ragazzi il posto più bello del mondo. I ragazzi la chiamavano in quel modo perché era l’unica struttura per lo skate in città: non c’erano solo curve, scalini, parabole e ringhiere su cui scivolare e compiere acrobazie con la tavoletta a quattro ruote, c’erano anche un circuito per gli amanti dei pattini, un campetto da basket, uno da pallavolo e un grande prato sul quale giocare a pallone. Per Loris la pista era un luogo stupendo, dove incontrare Vale, Beppe, Marco, Omar, Lia e Kata. Li conosceva da anni, erano praticamente cresciuti insieme; avevano frequentato la stessa scuola fin da piccoli ed erano ancora nella stessa classe. Anche i genitori si fidavano a lasciarli soli dopo la scuola perché sapevano che sarebbero rimasti sempre in gruppo. Quella volta ci sarebbero stati tutti di sicuro: un sabato pomeriggio di primavera col bel tempo non lo si può sprecare in casa! Infatti, quando Loris arrivò, gli altri erano tutti là. – Ciao ragazzi – li salutò precipitandosi nel cerchio dove gli amici cercavano di migliorare per l’ennesima volta il record di passaggi consecutivi a pallavolo. 7
– ... 107... 108… – fu l’unica risposta che ottenne da Lia. Stava tenendo il conto e alzò apposta la voce mentre numerava per far capire al nuovo arrivato che erano troppo concentrati per dargli retta. Si stavano infatti avvicinando alla soglia dei 127 palleggi, dopo la quale, l’ultima volta, la palla era caduta a terra per un tiro troppo lungo proprio di Loris. – Ehi, ma non si usa più salutare? – li stuzzicò lui, piantandosi proprio di fronte a Lia e impedendole di vedere il pallone che Beppe le aveva lanciato. La sfera andò a finire sull’erba e Lia fissò l’amico con occhio torvo. – Loris... ancora colpa tua! Sei sempre il solito! – Oh... mi dispiace ragazzi – ridacchiò lui ironico, – ma sapete benissimo che il record non ha valore se non partecipiamo tutti. – Già, ma ammetterai che senza di te diventa molto più facile raggiungerlo! – lo prese in giro Kata. Gli altri quattro maschi del gruppo, invece, non se la presero più di tanto e scoppiarono a ridere. Poi si sedettero tutti insieme sul prato a chiacchierare. – Allora, che si fa oggi? – chiese Valentino che faceva fatica a stare fermo per più di un minuto. – Basket? – proposero in coro Beppe e Marco. Nel loro zaino gonfio e tondo si poteva indovinare la presenza del pallone arancione. – Se vi dividete in due squadre, ci sto – precisò Lia. – Insieme siete troppo forti. 8
I due ragazzi si guardarono con un sorrisetto di soddisfazione per il complimento. – Vabbè, siamo dispari... io sto fuori – concluse Omar. Gli piaceva giocare, ma era sicuramente il meno sportivo del gruppo. Era scoordinato e coltivava altre passioni: la lettura e lo studio prima di tutto. – No, ragazzi, non voglio che Omar resti fuori – commentò Loris. – Facciamo qualcosa di diverso dal solito. – E cioè? – fecero in coro gli altri. – Non lontano da qui c’è un giardino misterioso che non mi convince affatto... Mi piacerebbe vederci chiaro. Vi va di darmi una mano a investigare? Nel dirlo, Loris aveva abbassato la voce.
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