La leggerezza delle nuvole - ESTRATTO

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Flavia Franco

a z z e r e g la l eg Delle

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Editor: Paola Valente Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico: Valentina Mazzarini Coordinamento grafico: Mauro Aquilanti I Edizione 2020 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0

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Flavia Franco

la

leggerezza Delle

nuvole

Illustrazioni di

Richolly Rosazza



il diritto di amaury Poter sognare

Ho diritto alla lentezza, ho diritto di giocare, ho diritto d’esser “unico” ho diritto di sognare.


Amaury possiede un’aquila. Bellissima, enorme. Abita a casa sua, per la precisione nella sua cameretta. È arrivata una sera di fine estate, si è appollaiata sul davanzale della finestra e con la zampa ha iniziato a bussare piano piano ai vetri. Amaury l’ha subito fatta entrare, poi, siccome era necessario trovarle velocemente un posto, le ha costruito un nido sulla libreria vicino al letto. Un recinto con i lego, abbastanza grande perché le aquile, si sa, hanno bisogno di spazio. L’ha fatto di nascosto perché se la mamma l’avesse visto arrampicarsi sulla sedia l’avrebbe subito sgridato. “Scendi! Se cadi finisci in ospedale! Non riesci proprio a rimanere seduto. Non posso stare un attimo in pace, mi fai sempre preoccupare. Non potresti essere come il figlio della mia collega Marisa? Un bambino così tranquillo...” Ha scelto di costruire il nido sulla libreria, primo perché alle aquile piace stare in alto (e la sua non fa eccezione), secondo perché lì sarebbe stata al sicuro da occhi indiscreti. Ci ha messo dentro qualche pagina di giornale e due pupazzi che non usa più: Boppy, un cagnolino con il muso da procione, e Eugenio, un topo che una volta era bianco ma adesso che è invecchiato è diventato grigio. Amaury pensa che l’aquila possa annoiarsi, soprattutto quando lui deve fare i compiti e non ha tempo di occuparsi di lei. Per questo le ha messo quei pupazzi. Comunque l’aquila di Amaury è bravissima e molto educata. Non sporca e non disturba. Solo, qualche volta,

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guarda Amaury con occhi tristi. La sua pupilla diventa piccola piccola e il becco punta verso la finestra. Amaury capisce subito (a meno che non stia facendo i compiti di matematica, in tal caso sta con il naso sul quaderno mezzo pomeriggio e può rischiare di non accorgersene). Quelle volte corre a spalancare la finestra, in modo che lei possa andare liberamente a fare un giro: ha bisogno di sgranchirsi le zampe e di spiegare le ali. Amaury lo capisce bene! Non può stare ferma tutto il pomeriggio appollaiata sull’armadio. Certe volte sogna di volare via con lei, anche lui avrebbe bisogno di sgranchirsi le gambe, anche lui vorrebbe fare capriole in mezzo al cielo. Quando l’aquila decide che è ora di tornare, si mette a descrivere grandi cerchi davanti alla finestra finché lui non la vede. Se è in bagno o sta facendo merenda in cucina, non c’è problema. L’aquila è paziente. Gira, gira, si riposa un attimo sugli alberi del giardino di fronte e poi riprende il volo. Quando Amaury apre la finestra, basta un piccolo spiraglio e lei, zac, rapidissima ci si infila e in un attimo riprende il suo posto, sopra la libreria. Amaury sa che è meglio non parlare con nessuno dell’aquila, primo perché è amica sua e deve proteggerla, secondo perché quando ci ha provato è successo un disastro. – Amaury, che fai? Stai sempre con il naso in aria. Concentrati. Quanto fa quattro per tre? Avanti! Quanto fa? – Mamma, un attimo. Forse la mia aquila deve uscire a fare la pipì.

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– La tua aquila? Ma di cosa stai parlando? Smettila di dire sciocchezze. – Mamma, davvero… mi sembra urgente. Quando si è alzato per aprire la finestra, lei ha gridato verso la cucina: – Mario, mi sa che il bambino ha bisogno di uno psicologo… Amaury non sa che cosa sia uno psicologo, una cosa però l’ha capita: acqua in bocca. Da quel momento l’aquila è diventata un segreto solo suo.

Se pensate che l’aquila di Amaury sia pericolosa, beh, vi sbagliate di grosso. “Ma le aquile hanno un becco molto potente” direte voi. Anche l’aquila di Amaury ce l’ha. Giallo, a forma di uncino, ma le serve per bucare i brutti sogni: basta una beccata e si sgonfiano come budini cotti male. Amaury le è molto grato per questo. Da quando c’è lei, ha smesso di avere paura la notte. E anche di giorno. Prima, quando era solo in casa, per combattere la paura accendeva il televisore col volume alto, per sentire delle voci, e siccome spesso immaginava che in casa si nascondesse un ladro, faceva alcune mosse di karate, così, per prendere coraggio. Ma la paura se ne andava solo quando sentiva la chiave girare nella toppa insieme alla voce di mamma. – Hai fatto i compiti?

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Con gli amici non era messo per niente bene. Mingherlino, basso, pallidino e fifone. Insomma, un disastro. Chi se lo filava uno così? Durante l’intervallo se ne stava quasi sempre in giro da solo, guardandosi la punta delle scarpe. Non poteva certo gettarsi nella mischia del calcio, dove la probabilità di rompersi una gamba era altissima. A giocare a rimpiattino non ci pensava proprio, con tutti gli angoli bui in cui avrebbe dovuto cacciarsi. Per non parlare del lupo mangia-frutta: gli veniva la tachicardia al solo sentir nominare il lupo… Poi, per fortuna, era arrivata lei. Da quel giorno di fine estate lo accompagna dappertutto, volando sopra la sua testa, in alto naturalmente, ma non così in alto da non farsi vedere. Con lei si sente al sicuro. È la sua guardia del corpo personale, la sua assistente e, a volte, il suo pilota. Può perdersi ammirandone il volo maestoso o semplicemente farle l’occhiolino mentre esegue i compiti o ascolta le spiegazioni della maestra. Se chiude gli occhi, può decollare con lei compiendo picchiate e risalite che gli fanno venire il cuore in gola. Sarà che per fare tutte queste cose deve stare spesso col naso in aria, sarà che quella guardia del corpo dalle ali enormi lo fa sentire forte, sta di fatto che da qualche tempo ha cominciato a camminare più impettito e ha anche smesso un po’ di essere fifone. Perfino i suoi compagni se ne sono accorti.

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Martedì scorso era appena iniziata la solita partita tra la selezione della terza A e quella della terza B, quando Cecilia ha cominciato a fare strani segni nella sua direzione. Lui ha fatto finta di niente, continuando la passeggiata con un occhio rivolto al cielo: l’aquila stava dando spettacolo, in equilibrio sulla cima del pino più alto, saltellava da una zampa all’altra senza far muovere una foglia. Oltretutto non poteva essere che Cecilia cercasse proprio lui. Ma dopo qualche passo, qualcuno l’ha inchiodato sul posto, tirandolo per la maglia. Cecilia gli stava urlando nelle orecchie: – Amaury vieni, ci manca il portiere! Amaury l’ha guardata sbalordito. – Vieni! – ha continuato prendendolo per un braccio e trascinandolo verso il campo da gioco. Insomma, ha accettato (anche perché fare il portiere è un ruolo poco pericoloso). L’aquila dall’alto gli ha fatto una bella faccia di approvazione. Alla fine, che ci crediate o no, da martedì è diventato il portiere ufficiale della terza B e giovedì ha perfino parato un rigore. – Grande! Com’è che ci hai messo tanto a entrare in squadra? – gli hanno chiesto i compagni. A quel punto Amaury si è girato e ha lanciato un occhiolino verso il cielo ma nessuno per fortuna se n’è accorto. In classe però l’arrivo dell’aquila ha creato nuovi problemi.

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