Le uma S. Ci t g tte IS tor alli rio BN i s D 97 en . Li R. D 8- za pp id 88 f er on -4 ro a i 72 nt S -2 ie . Po 21 re z z 13 2 i
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ISBN 978-88-472-2224-3 Volume 2 + Letteratura + Quaderno abilità e competenze 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2225-0 Volume 2 + Letteratura + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2211-3 Volume 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2212-0 Letteratura + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2213-7 Quaderno abilità e competenze 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2215-1 Volume 2 per studenti con BES, specifico per DSA + CD Audio ISBN 978-88-472-2214-4 Volume 2 per studenti con BES, specifico per non madrelingua + CD Audio
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ISBN 978-88-472-2226-7 Volume 3 + Quaderno abilità e competenze 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2216-8 Volume 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2217-5 Quaderno abilità e competenze 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2219-9 Volume 3 per studenti con BES, specifico per DSA + CD Audio ISBN 978-88-472-2218-2 Volume 3 per studenti con BES, specifico per non madrelingua + CD Audio
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Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).
E. F
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Antologia per la scuola secondaria di primo grado
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Nuove idee per una nuova scuola
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Il libro accessibile, grazie alla sua tecnologia, si adatta a differenti esigenze di lettura, in particolar modo agli studenti con DSA. • Consente di ingrandire i caratteri del testo, di modificarne il colore e i contrasti testo/sfondo, di utilizzare il carattere leggimi © Sinnos Editrice ad alta leggibilità. • Disponibile il servizio di traduzione del testo in molteplici lingue, indicato per studenti stranieri con problemi nella comprensione della lingua italiana.
I testi sono forniti di audioletture, utili per ogni tipo di difficoltà nel lavoro in classe e nello studio a casa.
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S. Citterio
R. Didoni
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Lettori senza Antologia
per la scuola secondaria di primo grado
Coordinamento editoriale: Emanuele Pirani Redazione: Luca Brecciaroli, Emanuele Pirani, Raffaella Santoni, Studio Redazionale Maddali & Bruni, Lucia Boschetti Consulenza didattica: Giovanna Dolcini, Claudia Ferri, Simone Frontini, Barbara Giuliodoro, Barbara Vilone Gli Autori ringraziano Manuela Vargiu ed Elisabetta Visintainer per l’aiuto e i suggerimenti prestati. A Daniela, che ci ha insegnato la forza delle parole e dell’esempio. Progetto grafico e impaginazione: Mauro Aquilanti, Alessandra Coppola Illustrazioni: Paolo d’Altan, Mara Cerri, Sara Giannassi, Mauro Marchesi, MoaiStudio, Manuela Santini, Gianfranco Spione, Roberto Tomei, Massimo Valenti Copertina: Giorgio Lucarini Referenze fotografiche: Fotolia, iStockphoto, Thinkstock, 123rf, archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Andrea Fanelli, Paolo Giuliani, Luca Pirani Le parti ad alta leggibilità di quest’opera sono state realizzate con la font leggimi © Sinnos editrice Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Il Gruppo Editoriale Raffaello mette a disposizione i propri libri di testo in formato digitale per gli studenti ipovedenti, non vedenti o con disturbi specifici di apprendimento. L’attenzione e la cura necessarie per la realizzazione di un libro spesso non sono sufficienti a evitare completamente la presenza di sviste o di piccole imprecisioni. Invitiamo pertanto il lettore a segnalare le eventuali inesattezze riscontrate. Ci saranno utili per le future ristampe.
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È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, comprese stampa, fotocopie e memorizzazione elettronica se non espressamente autorizzate dall’Editore. Nel rispetto delle normative vigenti, le immagini che rappresentano marchi o prodotti commerciali hanno esclusivamente valenza didattica. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.
Ristampa: 6 5 4 3 2 1 2021 2020 2019 2018 2017 2016
II
Indice Risorse digitali Alta leggibilità
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M.I.O. BOOK
Galleria immagini
Learning object
Contenuti digitali integrativi
Il piacere di leggere Italo Calvino, Leggere comodi comodi 3 Seamus Deane, Leggere e rileggere tutta la notte 5 Ray Bradbury, Leggere il sapere dell’Universo 7 Miguel de Cervantes, Leggere e uscire di senno 9 Gustave Flaubert, Leggere per vivere un’altra vita 11 I luoghi del libro: una ricerca 13
Buona lettura!
Un mondo di libri
Immaginare e raccontare
Il testo narrativo
unità
Istruzioni per l’uso
Istruzioni per l’uso
Analizzare un testo narrativo 21
1
L’avventura
Per iniziare
Robert Louis Stevenson, L’arrivo sull’isola
36
Analizziamo insieme... DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Isabel Allende, Un’avventura a New York 37 Le caratteristiche della narrativa di avventura 40
BES
Testo senza frontiere Lettura attiva
Aperta parentesi
Daniel Defoe, Un inizio travagliato 42 Jonathan Swift, Gulliver prigioniero 49 La storia della narrativa di avventura 54 Jules Verne, Il salvataggio 56 Film senza frontiere: I predatori dell’arca perduta 62
• John Fante, Una serata speciale • Gerald Durrell, Il mondo dentro un muro
III
indice M.I.O. BOOK Libri senza frontiere: Capitani coraggiosi
Lettura attiva
62 Joseph Rudyard Kipling, Il Cucciolo d’Uomo 63
Aperta parentesi
Il lessico del mare 66
Testo sfida
Emilio Salgari, All’arrembaggio 67 Joseph Conrad, La grande onda 70 Jack London, Accendere un fuoco 73
Laboratorio per le competenze
Avventure da ascoltare e da scrivere 80
Verifica formativa
Verifica testuale
Contenuti digitali integrativi
• Mark Twain, Una spedizione esplorativa R • obert Louis Stevenson, L’uomo dell’isola • Hermann Melville, Io, Ismaele
unità
Tony Earley, L’albero della cuccagna 82 Mappa attiva delle conoscenze 88 Ho imparato a... 89
Istruzioni per l’uso
2
Il fantasy
Per iniziare
Joanne Kathleen Rowling, Lo specchio delle brame 92 Analizziamo insieme…
Michael Ende, I quattro messaggeri 93 DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Le caratteristiche del fantasy 96
BES
Testo senza frontiere
Lyman Frank Baum, Magiche scarpe e strani poteri 98
Lettura attiva
Christopher Paolini, Un dono del fato 104 Licia Troisi, Sennar 110 La storia del fantasy 116 Joanne Kathleen Rowling, Il binario nove e tre quarti 118 Ursula Kroeber Le Guin, Il Drago di Pendor 123
Aperta parentesi
Lettura attiva
Film senza frontiere: Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini 129 Libri senza frontiere: L’ultimo elfo
Testo sfida
Laboratorio per le competenze
IV
129
John Ronald Reuel Tolkien, La battaglia con i ragni 130 Rudolf Erich Raspe, Viaggio sulla Luna 136 Ascoltare, raccontare, riscrivere storie fantasy 142
• Miki Monticelli, La strega • John Ronald Reuel Tolkien, Il gigante • Eoin Colfer, Spinella • Eva Ibbotson, Cosa mangiano gli elfi • James Herbert Brennan, La guerra degli elfi
indice M.I.O. BOOK Verifica formativa
Contenuti digitali integrativi
Verifica testuale
Clive Staples Lewis, Alla scoperta di Narnia 144 Mappa attiva delle conoscenze i Linguagg ntiere o fr a z n e s
cinema
Ho imparato a...
Il cinema diventa spettacolo Nasce l’industria cinematografica
Storia del cinema:
La guerra dei brevetti Hollywood: la fabbrica dei sogni L’evoluzione del linguaggio filmico L’avvento del sonoro I tipi di inquadratura
Il linguaggio cinematografico:
I movimenti della macchina da presa Il montaggio Lavorare su piani e campi
unità
Adesso tocca a te!:
Istruzioni per l’uso
152 153
3
155 156 157 158 159 160 163 165 167
Il giallo
Per iniziare
Agatha Christie, Poirot indaga 172 Analizziamo insieme...
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Gianni Mura, Il giallo dei foglietti gialli 173 Le caratteristiche del giallo 175
BES
Testo senza frontiere
Aperta parentesi Lettura attiva
Aperta parentesi Lettura attiva
Aperta parentesi
Testo sfida Laboratorio per le competenze
Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso 179 Attilio Veraldi, L’inseguimento 187 Il gioco dell’investigatore 192 Giorgio Scerbanenco, Bravi ragazzi bang bang 194 Andrea Camilleri, Il commissario Montalbano 201 La storia del giallo 206 Raymond Chandler, La matita 208 Gli investigatori nei fumetti 213 Film senza frontiere: Giallo a Creta 214 Libri senza frontiere: Dieci piccoli indiani 214 Cornell Woolrich, Se morissi prima di svegliarmi 215
• Stefano Benni, Priscilla Mapple e il delitto della II C • Roald Dahl, Cosciotto d’agnello • Maurizio De Giovanni, La primavera del commissario Ricciardi • Petros Markaris, Attentato a El Greco
Ideare un racconto giallo 222
V
DATTICA CLUSIVA
BES
indice M.I.O. BOOK
unità
Verifica formativa
Istruzioni per l’uso
Contenuti digitali integrativi
Verifica testuale Giorgio Scerbanenco, Un alibi d’acciaio 224 Mappa attiva delle conoscenze 228 Ho imparato a... 229
4
L’autobiografia
Per iniziare
Rita Levi-Montalcini, Il primo giorno di università 232 Analizziamo insieme... DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Lettura attiva
Lettura attiva
Aperta parentesi
Testo sfida
Roald Dahl, La bicicletta 233 Le caratteristiche dell’autobiografia 234
Margherita Hack, Le stelle, per caso 235 Geneviève Brisac, A tredici anni avevo smesso di crescere 241 Simone de Beauvoir, L’amica del cuore 247 Film senza frontiere: Basta guardare il cielo 253 Libri senza frontiere: Persepolis 253 Karel Čapek, Una grande delusione 254 La storia dell’autobiografia 259 Mario Rigoni Stern, Il teatro dei burattini 260 Elias Canetti, Little Mary 263 Orhan Pamuk, Un altro Orhan 267
Laboratorio per le competenze
Raccontarsi con parole e immagini 273
Verifica formativa
Verifica testuale
Pablo Neruda, La mia prima poesia 276 Mappa attiva delle conoscenze 280 Ho imparato a... 281 i Linguagg ntiere o senza fr
fumetto
Strisce per far sorridere e sognare
Le strisce comiche 283 Le strisce d’avventura 287 Il linguaggio del fumetto: Gli elementi verbali, grafici e misti 288 Analizziamo un fumetto: Lupo Alberto 291 Alcune strisce famose 294 Per leggere ancora: Realizzare una striscia 295 Adesso tocca a te!: Storia del fumetto:
VI
• Julia Alvarez, Allergica a me stessa • Belen Gopegui, Voglio essere punk • Sarah Dessen, Ti giro intorno • Jacqueline Wilson, Bambina affittasi • Mineko Iwasaki, Storia proibita di una geisha • Ramin Bahrami, La colonna sonora della mia infanzia • Miriam Mafai, Nata sotto il segno del disordine
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
unità
Esprimere emozioni e sentimenti
Istruzioni per l’uso
5
La poesia
Per iniziare
Raymond Queneau, Ricetta per fare una poesia 3 02 Analizziamo insieme...
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Giosue Carducci, San Martino 303 Leggere e comprendere una poesia 304 La struttura del testo poetico 305 Le figure retoriche 309 Fare la parafrasi di un testo poetico 312
BES
Testo senza frontiere
Emily Dickinson, Arde nell’oro 313 Stagioni
Lettura attiva
Anna Achmàtova, Innanzi primavera 315 Rainer Maria Rilke, Un aprile 317 Salvatore Quasimodo, Specchio 319 Pablo Neruda, Estate 321 Alfonso Gatto, L’estate sui campi 322 Nikolay Aseev, Estate chiara e ardente 322 Vincenzo Cardarelli, Autunno 324 Hermann Hesse, Settembre 326 Antonio Machado, Inverno 327 Ada Negri, Nevicata 328 Juan Ramón Jiménez, Canzone d’inverno 330
• Giovanni Pascoli, Il mare • Giovanni Pascoli, D’estate • Umberto Saba, Uccelli • Federico Garcia Lorca, La lucertola vecchia
Gocce di pioggia
Istruzioni per l’uso
Giovanni Pascoli, Il lampo 332 Giovanni Pascoli, Il tuono 334 Hermann Hesse, Temporale di giugno 336 L’haiku 337 Haiku Shiki Masaoka, La cicala 338 Shiki Masaoka, Nebbia 338 Shiki Masaoka, I fiori di ciliegio 338
VII
indice M.I.O. BOOK
Tramonti
Testo sfida
Giovanni Pascoli, La mia sera 340 Giovanni Pascoli, Patria 342 Giorgio Caproni, Ricordo 343 Bambini Attilio Bertolucci, Ricordo di fanciullezza 344 Salvatore Quasimodo, Vicolo 346 Leonardo Sinisgalli, I fanciulli battono le monete rosse 347 Genitori e figli Camillo Sbarbaro, Padre, se anche tu non fossi il mio 348 Leonardo Sinisgalli, Padre mio 350 Giorgio Caproni, Treno 351 Sándor Petofi, Che cosa le dirò 352 Giuseppe Ungaretti, La madre 354 Umberto Saba, Ritratto della mia bambina 355 Giovanni Papini, Le mie figliole 356 Langston Hughes, Ma continuavo a salire 358 Metafore e animali 360 Animali Corrado Govoni, Lo scricciolo 361 Vincenzo Cardarelli, Gabbiani 362 Umberto Saba, Pettirosso 364 Walter De La Mare, La mosca 365 Hermann Hesse, Farfalla azzurra 366 Fernando Pessoa, Gatto che giochi per via 367 Guido Gozzano, La differenza 368 Umberto Saba, Il maiale 370 Patrizia Cavalli, Un gatto che dorme il pomeriggio 372 Eduardo De Filippo, A gatta d’o palazzo 373
Laboratorio per le competenze
Tradurre e inventare acrostici 376
Verifica formativa
Verifica testuale Giuseppe Giusti, La Chiocciola 378 Mappa attiva delle conoscenze 382 Ho imparato a... 383
Lettura attiva
Aperta parentesi
VIII
Contenuti digitali integrativi
indice M.I.O. BOOK i Linguagg ntiere o fr se n za
Contenuti digitali integrativi
Comprendere il teatro
teatro
Storia del teatro:
Il linguaggio del teatro: La pratica teatrale: Leggere il teatro: Adesso tocca a te!:
Il teatro italiano nel Cinquecento Il teatro elisabettiano Il teatro nel Seicento e nel Settecento Il teatro è parola e azione L’attore William Shakespeare, Romeo e Giulietta Allestire una rappresentazione in classe
385 387 388 390 393 397 400
unità
Capire il mondo per crescere
Istruzioni per l’uso
6
Crescere e cambiare
Per iniziare
Jurij Nagibin, Prime emozioni d’amore 408 Analizziamo insieme... Tipo di Testo
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Alice Sturiale, Io 409 Le caratteristiche del diario: un testo narrativo 410
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza Istruzioni per l’uso
Angelo Petrosino, Terrò un diario 412 Vanna Cercenà, Il mio diario 419 Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca 423 La mia personalità 426 John Steinbeck, Non voglio essere una ragazza 427 Analizziamo insieme...
Hazel Townson, Lettere da Montemorte 431 Tipo di Testo
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Le caratteristiche della lettera personale: un testo narrativo 432
• Rachel Renée Russell, I diari di Nikki • Robin Klein, Lettere di una sorella maggiore • Vanna Cercenà, Dal diario di Tommaso • Simona Bonariva, Io non sono uguale a lei!
Silvia Roncaglia, Ho voglia di fare la pace con lei 433 Film senza frontiere: Billy Elliot 438 Libri senza frontiere: Io non ho paura 438 Chris Donner, Caro Christophe, mi sono innamorato 439 SOS bullismo 443
IX
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
Anna Oliverio Ferraris, Piccoli bulli crescono 444 Michele Serra, Adesso si suda e si tace 448
Testo sfida
Il gioco dei bigliettini: descrivere e discutere per conoscersi
Verifica formativa
Verifica testuale Bianca Pitzorno, Lettera dall’aeroporto 457 Mappa attiva delle conoscenze 463 Ho imparato a... 465
unità
Laboratorio per le competenze
Istruzioni per l’uso
7
455
Lo sport e i ragazzi
Per iniziare
Osvaldo Soriano, Il radiocronista Cacho 468 Analizziamo insieme...
Andrea Schianchi, Lamela, palla in banca 6 sponde, 3 tiri, 2 gol 469 Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Le caratteristiche dell’articolo di cronaca sportiva: un testo espositivo 470
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Lettura attiva
Luca Bontempelli, Gian Luca Pasini, Luna Rossa, la finale è servita 472 Jerry Spinelli, Una grande passione per l’hockey 477
Percorsi di cittadinanza
Le metafore nel linguaggio sportivo 482
Testo senza frontiere
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Testo sfida
Laboratorio per le competenze
X
Pietro Grossi, Un incontro di boxe 483 Andrea Beltrama, Amedeo Della Valle: «Mi diverto e mi alleno con i più forti» 488 Il vero sportivo 492 Dino Buzzati, Golf: una passione irresistibile 494 Regione Lombardia, Torball, il 20° Torneo Internazionale Valcalepio 499 Aldo Quaglierini, Il calcio salvato dai ragazzini 502 Film senza frontiere: Momenti di gloria 505 Libri senza frontiere: Il salto più lungo 505 Gianni Brera, Una partita memorabile 506 Il mondo dello sport 512
• Aldo Montano, Giorgio Nardone, Giovanni Sirovich, Risorgere e vincere • Vinicio Ongini, Dorando Pietri • Usain Bolt, Questo sono io • Claudio Arrigoni, Il sogno di Bebe • AA.VV., Ragni sul K2 • AA.VV., I valori fondamentali dello sport
indice M.I.O. BOOK Verifica formativa
Contenuti digitali integrativi
Verifica testuale da www.corriere.it, Snowboard
e slalom: ancora tre medaglie di legno
514
unità
Mappa attiva delle conoscenze 518 Ho imparato a... 519
Istruzioni per l’uso
8
Giovani cittadini oggi
Per iniziare
David Conati, Nuove richieste di amicizia
522
Analizziamo insieme...
Alessandro Baricco, L’idea di libertà spiegata a mio figlio Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
523
Le caratteristiche dell’articolo d’opinione: un testo espositivo 525
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere Lettura attiva
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Percorsi di cittadinanza
Marco Bardazzi, Internet viaggia veloce e l’Italia non sta al passo 527 Zygmunt Bauman, Una malattia altamente contagiosa 533 da www.repubblica.it, In bagno, a letto, a tavola con lo smartphone 537 Il villaggio globale 540 Michele Smargiassi, La seconda vita della radio 544 Film senza frontiere: The Truman Show 548 Libri senza frontiere: Al di qua del muro 548 Internet a scuola 549 Daniele Sparisci, Gli insegnanti più «social» degli alunni 552
Testo sfida
Pierdomenico Baccalario, Dai libri illustrati alle App: così i bambini sono meno liberi 555
Laboratorio per le competenze
Il linguaggio giovanile 561
Verifica formativa
Verifica testuale David Weinberger, La Rete è un bene di tutti 563 Mappa attiva delle conoscenze 570 Ho imparato a... 571
• Daniel Glattauer, Una vocale di troppo • Francesco Cascini, Un processo in più • Chloë Rayban, Un ragazzo virtuale • Federico Rampini, La rivoluzione di Google. “Il futuro abita qui”
XI
indice Contenuti digitali integrativi
unità
M.I.O. BOOK
Istruzioni per l’uso
9
Tutelare l’ambiente, vivere la città
Per iniziare
Robert Macfarlane, Il faggio sopra la città
574
Analizziamo insieme...
Luca De Nardo, Incendi in Russia. Incalcolabili danni ambientali 575 Le caratteristiche dell’inchiesta giornalistica: un testo espositivo 577
Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Testo sfida
Roberta Muzio, Viaggio nella terra dei fuochi 579 Luis Sepúlveda, Amburgo in vista 585 L’impronta ecologica 590 Franco Severo, La Terra è in prognosi riservata 593 Film senza frontiere: La marcia dei pinguini 596 Libri senza frontiere: A come ambiente 596 Fulco Pratesi, Acqua sporca 597 Cosa respiriamo nelle nostre città?
603 Italo Calvino, La città di Leonia 605 Legambiente, Treno Verde 2013 608 Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi 613 Le emergenze ambientali 620
Verifica formativa
Verifica testuale Paolo Rumiz, La scoperta del Po 623 Mappa attiva delle conoscenze 628 Ho imparato a... 629
unità
Laboratorio per le competenze
Istruzioni per l’uso
10 Attraverso il viaggio Per iniziare
da www.viaggiatori.com, La scalinata di Odessa 632 Analizziamo insieme...
Obes Grandini, Pedalando sulle strade dell’Africa 633 Tipo di Testo
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Le caratteristiche del resoconto di viaggio: un testo narrativo 635
BES
Testo senza frontiere
XII
Adriano Socchi, La leggendaria Groenlandia 636
• Antonio Navarra, Andrea Pinchera, Ghiacci e ghiacciai • Mario Tozzi, Un mondo senza ghiaccio • Luca Lombroso, Alla ricerca delle emissioni perdute • Leo Hickman, Il nostro aiuto per il pianeta
indice M.I.O. BOOK Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Lettura attiva
Testo sfida
Joseph O’Connor, Lontano da casa 642 Progettare un viaggio 646 Giani Stuparich, Viaggio a Cherso 648 Marcella Olschki, Le isole Hawaii 651 Film senza frontiere: I diari della motocicletta 655 Libri senza frontiere: In Patagonia 655 Cristoforo Colombo, Dal diario di bordo 656 Luis Sepúlveda, Un viaggio in Lapponia 661 Nancy Farmer, La fuga di Nhamo 666
Laboratorio per le competenze
Scrivere un resoconto di viaggio 672
Verifica formativa
Verifica testuale Ambrogio Fogar, In mare aperto 675 Mappa attiva delle conoscenze 680 Ho imparato a... 681
i Linguagg ntiere o fr a se n z
ione comunicaz
Il quotidiano: Storia del quotidiano:
Il linguaggio del quotidiano:
Adesso tocca a te!:
Contenuti digitali integrativi
• Charles Dickens, Partenza con il transatlantico. Una cabina proprio lussuosa! • Gerald Durrell, Pronti, si vola! • Renata Pisu, Sulla Transiberiana: Anni Novanta tra Cina e Unione Sovietica (che non c’è più) • Jack Kerouac, Sulla strada • Daniel Defoe, Nel nuovo mondo
Il quotidiano Che cos’è il quotidiano
683 Le origini del quotidiano 683 La grande diffusione del quotidiano 684 Dal quotidiano cartaceo al quotidiano online 685 I diversi tipi di quotidiano 686 La struttura del quotidiano 687 Chi lavora in un quotidiano 695 Lavorare sugli elementi strutturali del quotidiano 696
Storia e storie Da una storia all’altra
Henri Troyat, Sofia 701 Évelyne Lever, La giovane Maria Teresa 704 Pietro Citati, Un esploratore coraggioso nel Paradiso Terrestre 707 Amineh Pakravan, Un lavoro appassionante: 710 disegnare la Terra Ippolito Nievo, Meglio prete che soldato 713 Indice degli autori
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Il piacere di leggere
Si può essere lettori in molti modi. Ogni volta che si prende in mano un libro e si comincia a leggere inizia una nuova avventura che ci porta in luoghi diversi, ci fa capire nuove cose, ci fa scoprire nuovi mondi e talvolta ci aiuta a capire anche noi stessi. In queste pagine incontrerai nuove forme di lettura e nuovi personaggi che le animano, esplorerai poi i luoghi dove si trovano i libri e imparerai a utilizzare una biblioteca.
Buona lettura! Essere lettori è semplice: basta aprire un libro e scorrerne le pagine; essere autentici lettori è un po’ più difficile: significa immergersi in una storia e uscirne solamente alla fine. È un’avventura emozionante!
Leggere comodi comodi Identikit autore
Italo Calvino (1923-1985)
Nasce a Cuba, dove lavorava il padre. Tornato in Liguria, terra di origine della famiglia, nel 1943 entra in una formazione partigiana dove vive un’esperienza importante che è il tema del suo primo romanzo: Il sentiero dei nidi di ragno (1947). Seguono tre romanzi di impianto fiabesco e negli stessi anni cura la raccolta delle Fiabe italiane (1956). Muore a Siena.
Leggere è un piacere; per questo di solito ci mettiamo comodi in poltrona e ricerchiamo il silenzio, per lasciarci andare in santa pace alla lettura del libro, alla sua storia. Ecco come Italo Calvino inizia il suo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore: vi troverai utili consigli per cominciare una buona lettura.
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tai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!». Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!». Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!». O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace. Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca.
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Buona lettura!
il piacere di leggere
1. leggio: strumento di appoggio per il libro. 2. in arcioni: a cavalcioni.
Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce. Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Una volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio1. Si era abituati a stare fermi in piedi. Ci si riposava così quando si era stanchi di andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere; eppure ora l’idea di leggere stando in arcioni2, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere della lettura. Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra. Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non resti in ombra, un addensarsi di lettere nere su sfondo grigio, uniformi come un branco di topi; ma sta’ attento che non le batta addosso una luce troppo forte e non si rifletta sul bianco crudele della carta rosicchiando le ombre dei caratteri come in un mezzogiorno del Sud. Cerca di prendere ora tutto ciò che può evitarti d’interrompere la lettura. Devi far pipì? Bene, saprai tu. adatt. da Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi, Torino 1979
PER INIZIARE... 1. E tu in che modo leggi? Seduto, coricato, raggomitolato…? A letto, sulla sedia, in poltrona…? E dove sei? Che cosa c’è intorno a te? Leggi nel silenzio? Con radio e televisione accese? Con l’iPod nelle orecchie? Scrivi poche righe, oppure molte, per raccontare il tuo modo di leggere. Non leggi nulla? Prova a cominciare: prova a metterti nella posizione giusta per te e comincia a leggere un romanzo in cui lasciarti andare; vedrai che scoprirai un mondo parallelo, quello della lettura, in cui poter entrare e uscire a piacimento. 2. Immagina di essere un personaggio della letteratura, per esempio Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del romanzo di Calvino Il barone rampante. Immagina di essere seduto sul ramo di un albero a leggere un libro: improvvisamente il libro ti scivola dalle mani e cade a terra; ciò accade mentre sta arrivando la ragazza o il ragazzo che ami in segreto. Che cosa succede? Scrivi il seguito di questa situazione.
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il piacere di leggere
Leggere e rileggere tutta la notte Identikit autore
Seamus Deane (1940)
Poeta e critico letterario irlandese, nel 1981 pubblica una raccolta di tutta la produzione letteraria irlandese dal Medioevo fino ai giorni nostri. Il suo primo romanzo esce nel 1996 con il titolo Reading in the Dark. Attualmente vive negli Stati Uniti d’America, dove insegna letteratura irlandese.
Un romanzo con la copertina di cartone verde, colore simbolo dell’Irlanda, e un titolo che rimanda proprio al paese in cui vive il giovane lettore. Le situazioni pericolose in cui si trovano i personaggi affascinano il ragazzo che si immedesima nella storia narrata a tal punto da rinunciare quasi a dormire.
1. nitidissime: ben visibili.
Ottobre 1948 l primo romanzo che ho letto aveva una copertina di cartone verde ed era lungo duecentosedici pagine. Sul risguardo mia madre aveva scritto il suo nome da ragazza. Lo guardai fisso. L’inchiostro era impallidito, ma le lettere erano nitidissime1. Avevano un’aria strana, come se rappresentassero la persona che era stata prima di essere la madre che conoscevo, che poteva addirittura non essere la stessa persona che scriveva le liste della spesa e che ogni settimana tirava le somme nel libretto del droghiere e roteava gli occhi e diceva sottovoce quelle che io scambiavo per preghiere e aspirazioni. Il romanzo era intitolato The Shan Van Vocht, la versione fonetica di un’espressione irlandese che significa «La povera vecchia», il nome tradizionale dell’Irlanda. Riguardava la grande ribellione del 1798, fonte di quasi metà delle canzoni che si cantavano intorno ai falò d’agosto per la Festa dell’Assunzione.
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Buona lettura!
Nelle prime pagine la gente parlava sottovoce dei pericoli della ribellione mentre sedeva intorno a un grande focolare in una terribile notte invernale di pioggia e di vento. Lessi e rilessi l’inizio molte volte. Fuori c’era brutto tempo; dentro il fuoco, un senso di pericolo, una relazione amorosa. C’era qualcosa di squisito in questa miscela, quando, disteso sul letto, io leggevo mentre i miei fratelli dormivano e cambiavano posizione sotto la luce che gli splendeva sulle palpebre e rendeva diversi i loro sogni. L’eroina si chiamava Ann, e l’eroe Robert. Lei era troppo in gamba per lui. Quando parlavano sottovoce tra loro, era lei a dire tutte le cose interessanti. Lui continuava a parlare di morte e a dire che non l’avrebbe mai dimenticata, anche quando lei era là davanti a lui con i suoi capelli neri e i grandi occhi bruno-dorati e la carnagione olivastra. Perciò prendevo il posto di Robert e parlavo con lei, le dicevo che era molto bella e che non avrei partecipato alla rivolta ma sarei rimasto là seduto a sussurrarle all’orecchio per farle capire che adesso era per sempre, e non un momento del futuro in cui stragi e sparatorie sarebbero finite, quando ciò che restava della vita sarebbe passato ascoltando il vento della notte che gemeva sui cimiteri e sui fianchi deserti dei colli. «Cristo, spegni quella luce. Non stai neanche leggendo, brutto scemo». E Liam si girava, piantandomi i ginocchi nella schiena e borbottando maledizioni. Io spegnevo la luce, tornavo a letto e rimanevo là disteso, col libro ancora aperto, ripensando a tutto ciò che avevo letto, ai vari modi in cui la storia avrebbe potuto svilupparsi, perché al buio il romanzo proponeva infinite possibilità. adatt. da Seamus Deane, Le parole della notte, trad. di V. Mantovani, Feltrinelli, Milano 1997
PER INIZIARE... 1. Leggere di notte, senza avere voglia di smettere, ma anzi appassionandosi alla storia tanto da voler sapere come va a finire, oppure essere così presi nella storia da voler rileggere di continuo frasi e parole che ci piacciono, che ci dicono qualcosa di speciale, e ancora entrare a tal punto nella storia da sentirsi un personaggio e desiderare di cambiarne azioni e parole, sono tutte situazioni in cui un lettore può trovarsi se ama ciò che legge. È mai capitato anche a te di vivere una di queste situazioni? Scrivila precisando di quale libro si trattava, perché la storia ti aveva appassionato e la situazione di lettura in cui ti trovavi. 2. Il ragazzo del racconto legge di notte, perché? Egli individua la «miscela» che lo tiene avvinto al libro: quale? 3. Perché al buio il romanzo offre «infinite possibilità»?
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Leggere il sapere dell’Universo Identikit autore
Ray Bradbury (1920-2012)
Padre del genere Montag è un vigile del fuoco con il compito di bruciare i libri e di fantascientifico, tra i suoi scovare e punire chi legge, perché vive in un mondo dove leggere è capolavori si ricordano vietato. Un giorno, però, si chiede: «È giusto continuare a fare queCronache marziane (1950) e Fahrenheit 451 (1951). ste cose?»; «Che cosa c’è nei libri per cui valga la pena di morire?». In È anche un apprezzato questo brano, Montag sta parlando con un vecchio, Faber, che non sceneggiatore aveva avuto il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo. cinematografico: il suo primo lavoro è il film Moby Dick, « ermettete?». la balena bianca (1956).
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1. non ne vedevo più una: si tratta della Bibbia, libro sacro per i cristiani. 2. nei nostri “salotti”: nel mondo immaginato nel romanzo, nei salotti delle abitazioni esiste solamente uno schermo televisivo che dialoga con i componenti della famiglia. 3. saccarina: dolcificante artificiale.
«Oh, scusatemi». Montag gli porse il volume. «Da quanto tempo!… Non sono un uomo religioso, ma da quanto tempo non ne vedevo più una1!». Si pose a sfogliarlo, soffermandosi ogni tanto a leggere qua e là. «È proprio come la ricordavo. Signore, come l’hanno cambiata nei nostri “salotti”2 al giorno d’oggi! Cristo è uno della “famiglia”, ora. Mi domando spesso se il buon Dio riconosca il Suo proprio Figlio sotto i panni con cui l’hanno camuffato, mascherato. Un vero e proprio bastoncino di menta piperita, è ormai, tutto zucchero filato e saccarina3, quando non lo si colga nell’atto di fare velate allusioni a certi prodotti commerciali, di cui ogni fedele abbisogna assolutamente». Il vecchio annusò il volume. «Sapete» proseguì «che i libri hanno un po’ l’odore della noce moscata o di certe spezie d’origine esotica? Amavo annusarli, da ragazzo. Signore, quanti bei libri c’erano al mondo un tempo, prima che noi vi rinunciassimo!». Faber continuava a voltar le pagine.«Signor Montag, voi avete davanti un vigliacco. Io vedevo la piega che stavano sempre più prendendo le cose, ma molto tempo fa; ma non ho detto nulla; sono uno degli innocenti che avrebbero potuto parlare chiaro e tondo quando nessuno era disposto a dar retta al “colpevole”, ma non ho aperto bocca, diventando così colpevole a mia volta. E quando finalmente si giunse a organizzare legalmente il rogo della carta stampata, con la creazione delle milizie del fuoco, brontolai un poco e poi tacqui, perché ormai non c’era più nessuno che brontolasse o urlasse al mio fianco. Ora, è troppo tardi». Faber chiuse la Bibbia. «Bene, ora, se voleste dirmi il motivo della vostra visita…». «Nessuno più ascolta. Io non posso parlare alle pareti, perché son le pareti che urlano verso di me. Non posso parlare con mia moglie, perché sta sentendo quello che dicono le pareti. Io semplicemente ho bisogno di qualcuno che stia a sentire quello che ho da dire. E forse, se mi si desse agio di parlare un po’, potrei anche dire qualcosa di sensato. Ecco perché vorrei che voi m’insegnaste a capire quello che leggo».
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il piacere di leggere
Buona lettura!
Faber studiò la faccia smunta, dalle fosse livide, di Montag. «Che cosa vi ha scosso talmente? In che modo la torcia vi è stata strappata di mano?». «Non lo so. Abbiamo tutto quanto occorre per essere felici, ma non siamo felici. Manca qualche cosa. Mi sono guardato intorno. La sola cosa di cui ho avvertito la mancanza sono i libri che io avevo bruciato in questi ultimi dieci o venti anni. E allora ho pensato che i libri forse avrebbero potuto essere utili». «Voi siete un romantico irrimediabile» disse Faber. «Sarebbe una cosa buffa, se non fosse tragica. Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. Le stesse cose potrebbero essere diffuse e proiettate da radio e televisori. Ma ciò non avviene. No, no, non sono affatto libri le cose che andate cercando. Prendetele dove ancora potrete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film, e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stesso. I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui riponevamo tutte le cose che temevamo di poter dimenticare. Non c’è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell’Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci». adatt. da Ray Bradbury, Fahrenheit 451, trad. di G. Monicelli, Mondadori, Milano 1993
PER INIZIARE... 1. Immagina un mondo senza libri. Potrebbe essere bello, niente più testi da studiare, niente più istruzioni da leggere, niente leggi scritte. Come potrebbe essere un mondo così? Prova a descriverlo e a esprimere le tue considerazioni su un’eventualità del genere. amo in
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2 S pesso il sapere spaventa quei governi che non permettono ai cittadini di essere liberi. La libertà di pensiero, infatti, si ha solamente con l’istruzione, dunque con lo studio e soprattutto con la lettura. Che cosa pensi di questo argomento? Discutilo con i compagni cercando esempi nella storia anche recente.
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3 Oggi sarebbe più difficile bruciare i libri: oltre a quelli di carta, infatti, ora ci sono anche gli e-book che hanno caratteristiche diverse. Rifletti sulla diversità fra libri cartacei e digitali e scrivi quali usi, o preferisci usare, per le tue letture. Discuti poi l’argomento con i compagni.
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Leggere e uscire di senno Identikit autore
Miguel de Cervantes (1547-1616)
Scrittore di importanza fondamentale per la lingua spagnola, detta appunto anche «lingua di Cervantes», nelle sue opere prende in giro i romanzi cavallereschi e la società del tempo. Il suo Don Chisciotte della Mancia (1605), capolavoro della letteratura mondiale, viene composto mentre si trova in ospedale a Messina, ricoverato in seguito a ferite riportate in battaglia contro i turchi.
Don Chisciotte è cavaliere e nobiluomo che vive modestamente e che ama leggere libri sulla cavalleria. L’interesse per la lettura e le riflessioni che ne seguono diventano così travolgenti che il cavaliere perde del tutto il senso della realtà e il senno e incomincia a vivere come i personaggi delle storie che legge: da qui, una serie infinita di guai.
1. rastrelliera: mobile su cui si sistemano le armi. 2. ronzino: cavallo non di razza. 3. castrato: maschio della pecora che ha subìto la castratura. 4. ciccioli: residui delle parti grasse del maiale. 5. in soprappiù: in aggiunta. 6. rendita: reddito, denaro. 7. greggia: di pecora. 8. roncola: strumento agricolo utilizzato per potare. 9. complessione: costituzione. 10. arguire: dedurre. 11. plausibili: verosimili. 12. fiacca: stanca. 13. a ragione: a causa.
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n un borgo della Mancia, il cui nome non mi viene a mente, non molto tempo fa viveva un cavaliere di quelli con lancia nella rastrelliera1, un vecchio scudo, un ronzino2 magro e un levriero corridore. Un piatto più di vacca che di castrato3, un tritato di carne fredda in insalata tutte le sere, frittata coi ciccioli4 il sabato, lenticchie il venerdì, qualche piccioncino in soprappiù5 la domenica, consumavano tre quarti della sua rendita6. Il resto se ne andava tra un mantello di fino panno nero, calzoni di velluto per i giorni festivi, con soprascarpe della stessa stoffa, e un vestito di lana greggia7 della migliore per tutti i giorni. Aveva in casa una governante che passava i quarant’anni, una nipote che non arrivava ai venti e un garzone per i lavori della campagna e per la spesa, capace tanto di sellare il ronzino quanto di maneggiare la roncola8. L’età del nostro gentiluomo rasentava i cinquant’anni: era di complessione9 robusta, asciutto di corpo, magro di viso, molto mattiniero e amante della caccia. Si afferma che avesse il soprannome di Quijada o Quesada (c’è una certa discordanza tra gli scrittori che trattano ciò), sebbene si possa arguire10, in base a plausibili11 congetture, che si chiamasse Quijana. Ma questo poco interessa il nostro racconto: l’importante è che nella narrazione non ci si allontani minimamente dalla verità. Bisogna dunque sapere che il suddetto gentiluomo, nei momenti di ozio (che erano la maggior parte dell’anno), si dedicava a leggere libri di cavalleria con tanta passione e diletto che giungeva quasi a dimenticare totalmente l’esercizio della caccia e perfino l’amministrazione dei suoi beni; anzi, la sua maniaca curiosità a questo riguardo arrivò al punto da fargli vendere molte are di terra da semina per comprare romanzi cavallereschi da leggere, e così si portò a casa quanti se ne poté procurare, ma, fra tutti, i più belli gli parvero quelli del famoso Feliciano da Silva, perché la limpidità della sua prosa e quelle sue ingarbugliate argomentazioni gli sembravano una cosa meravigliosa, soprattutto quando leggeva quelle galanterie o quelle lettere di sfida in cui in molti punti trovava scritto: «La ragione del torto che si fa alla mia ragione, fiacca12 in tal modo la mia ragione che mi affliggo a ragione13 della vostra bellezza». E anche quando leggeva: «Gli alti cieli che della vostra divinità vi fortificano divinamente con le stelle e vi fanno meritevole del merito che merita la vostra grandezza…».
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Buona lettura!
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14. sviscerarne: capirne.
15. senno: ragione. 16. incantamenti: incantesimi. 17. galanterie: gentilezze nei confronti delle donne.
Il povero cavaliere perdeva la testa dietro a queste argomentazioni e non dormiva per cercar di capirle e sviscerarne14 il senso, ma neanche Aristotele in persona, se fosse risuscitato a quel solo scopo, sarebbe riuscito a cavarne fuori e a capirci qualcosa. Non lo convincevano molto le ferite che don Belianigi dava e riceveva perché supponeva che, per quanto grandi fossero i chirurghi che lo avevano curato, non poteva fare a meno di avere il volto e tutto il corpo pieni di cicatrici e di segni. Ciò nonostante lodava nell’autore quel suo modo di chiudere il libro con la promessa di dar seguito a quella interminabile avventura, e molte volte fu tentato di prendere la penna e scriver lui la fine, rigorosamente rispettando la promessa dell’autore, e lo avrebbe fatto certamente e vi sarebbe anche riuscito, se altri continui e più importanti pensieri non glielo avessero impedito. Insomma, si assorbì tanto in quelle letture che passava le notti, dal principio alla fine, e i giorni, dalla mattina alla sera, a leggere: e così, per effetto del dormir poco e leggere molto, gli si inaridì il cervello al punto che perse il senno15. La fantasia gli si riempì di tutto quello che leggeva nei libri: d’incantamenti16, contese, battaglie, sfide, ferite, galanterie17, amori, tempeste e altre impossibili stramberie. E la convinzione che fosse verità tutta quella macchina d’immaginarie invenzioni che leggeva gli si conficcò talmente nella testa, che per lui non c’era al mondo altra storia più certa. adatt. da Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, trad. di L. Falzone, Garzanti, Milano 1981
PER INIZIARE... amo in
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1 Quello che si legge in un libro può sembrare più vero della realtà. La forza della parola scritta e il coinvolgimento del lettore sono esperienze che quasi tutti i lettori hanno provato e, per questo, le cose ci sembrano più vere se le troviamo scritte. Rifletti sull’argomento e discuti con i compagni le conseguenze del fatto di considerare vero ciò che è scritto.
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2. Ti è mai capitato che una lettura ti abbia fatto preoccupare o gioire a tal punto da non riuscire a prendere sonno? Prova a raccontare, o a immaginare, questa esperienza cercando di spiegare perché i contenuti di quella lettura ti tenevano sveglio.
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Leggere per vivere un’altra vita Identikit autore
Gustave Flaubert (1821-1880)
Nasce a Rouen da una famiglia benestante e inizia a scrivere i primi racconti, influenzato dalla letteratura contemporanea francese del periodo. All’uscita del suo romanzo Madame Bovary (1856) è processato per oltraggio alla morale: la vicenda di Emma Bovary, moglie insoddisfatta e infedele, infrangeva infatti i rigidi principi dell’epoca.
Emma Bovary è una signora insoddisfatta della propria vita. Nel brano che segue, si racconta di quando, durante la sua educazione in convento, incontra la lettura, finendo per immedesimarsi nei personaggi e nelle vicende narrate in modo tale da vivere realtà diverse con la fantasia e alleviare la sua solitudine.
1. si imbrattò: si sporcò. 2. Walter Scott: poeta e romanziere scozzese, autore di Ivanhoe (1819).
3. biancopiumato: dotato di un elmo o un cappello con una piuma bianca.
4. babbucce: pantofole.
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gni mese veniva al convento, per otto giorni, una vecchia zitella ad accomodare la biancheria. Spesso le educande scappavano dalla sala di studio per andare da lei. Conosceva a memoria certe canzoni galanti del secolo passato e le cantava a mezza voce mentre cuciva. Raccontava storie e novità, e prestava di nascosto alle ragazze più grandi certi romanzi che teneva sempre in tasca del grembiule. Non parlavano che di amore, di amanti e di innamorate. Per sei mesi di fila, a quindici anni, Emma si imbrattò1 le mani con questa polvere di vecchie sale di lettura. Leggendo Walter Scott2 si appassionò più tardi ai soggetti storici, sognò forzieri, corpi di guardia, e menestrelli. Le sarebbe piaciuto vivere in qualche vecchio maniero, come quelle castellane dai lunghi corsetti, che passavano i giorni affacciate a una finestra a trifora, con i gomiti sulla pietra e il mento fra le mani, per veder giungere dal limite della campagna un cavaliere biancopiumato3 galoppante su un cavallo nero. Alcune delle compagne portavano in convento gli album dei ricordi ricevuti in dono. Bisognava tenerli nascosti e non era cosa da poco; li sfogliavano in dormitorio. Emma maneggiava con delicatezza le belle rilegature di raso e fissava con uno sguardo affascinato i nomi degli autori sconosciuti – spesso conti o visconti – che avevano firmato le loro composizioni. Sollevava fremendo, con un soffio, la carta velina delle illustrazioni che si alzava un po’ piegata e ricadeva piano sulla contropagina. Si vedeva, dietro la balaustra di un balcone, un giovane con una corta mantellina, il quale stringeva fra le braccia una fanciulla in abito bianco, con una borsa appesa alla cintura; oppure il ritratto di un’anonima signora inglese, dai boccoli, che la fissava con i grandi occhi chiari di sotto la tesa di un cappello di paglia rotondo. Vi si vedevano signore adagiate su un carrozzone che correvano senza scosse nel parco, ove un levriero saltava davanti ai cavalli condotti al trotto da due piccoli postiglioni in pantaloni a coscia bianchi. Altre dame sognavano su divani, avendo accanto a sé missive aperte e contemplando la luna attraverso la finestra semiaperta e per metà drappeggiata da una cortina nera. Le più ingenue baciavano, mentre una lacrima rigava loro la gota, una tortorella attraverso le sbarre di una gabbia gotica, oppure, sorridendo con il capo reclinato su una spalla, sfogliavano una margherita con le dita sottili e incurvate all’indietro come babbucce4
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5. baiadere: danzatrici orientali. 6. giaurri: macedoni. 7. scimitarre: spade orientali. 8. fez: copricapo maschile di lana.
orientali. E c’eravate anche voi, sultani dalle lunghe pipe, in estasi sotto le volte a tutto sesto fra le braccia delle baiadere5, e poi giaurri6, scimitarre7, fez8, ma soprattutto voi, paesaggi sbiaditi di contrade esaltate all’eccesso, che spesso mostrate palmizi vicino a pinete, tigri a destra e un leone a sinistra, minareti tartari all’orizzonte e, in primo piano, rovine romane e cammelli accovacciati, il tutto inquadrato da una foresta vergine molto linda, con un raggio di sole tremolante nell’acqua sulla quale spiccano, come scalfitture bianche, qua e là, su un fondo grigio-acciaio, alcuni cigni che nuotano. E la lucerna applicata alla parete sopra il capo di Emma rischiarava queste visioni del mondo che si susseguivano sotto i suoi occhi, una dopo l’altra, nel silenzio del dormitorio rotto soltanto dal rumore lontano di una carrozza ritardataria che rotolava ancora per le vie. adatt. da Gustave Flaubert, Madame Bovary, trad. di O. Del Buono, Garzanti, Milano 1997
PER INIZIARE... 1. Anche un album di fotografie può essere un testo da leggere, come fa Emma con le illustrazioni: ci si può infatti appassionare alla visione di immagini che ritraggono mondi e persone così come ci si appassiona alle storie e ai personaggi di un libro. Scrivi la tua esperienza di lettore di storie o di storie per immagini. 2. Cerca un album di fotografie della tua famiglia su carta, sul tuo computer o sul tuo cellulare. Osserva le foto che preferisci e scrivi perché hai scelto alcune immagini invece di altre, in quali occasioni sono state scattate e quali storie raccontano.
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Un mondo di libri
I luoghi del libro: una ricerca Sai già come è fatto un libro e quali sono le parti che lo compongono. Ora è tempo di sapere dove si trovano i libri e come cercarli. Partiamo da una mappa, quella della tua città o del tuo paese: è da lì che cominceremo a cercare i luoghi del libro. Puoi scaricare la mappa da internet, trovare una pianta cartacea del luogo dove abiti oppure disegnarla tu stesso: incollala o disegnala qui sotto.
Legenda biblioteche civiche biblioteche per ragazzi biblioteche scolastiche librerie cartolibrerie
librerie antiquarie laboratori di restauro del libro punto fermata bibliobus punti di bookcrossing case editrici
mercatini del libro bancarelle stabili di libri bancarelle mobili di libri supermercati con settore dedicato ai libri
Insieme alla mappa devi creare la legenda, cioè assegnare un simbolo, detto «logo», alle voci sopra elencate; una volta creati i loghi, li collocherai sulla mappa, ritagliandoli da un foglio e incollandoli o disegnandoli. Ti suggeriamo un esempio per il logo della biblioteca per ragazzi, ma puoi ovviamente creare loghi anche più semplici. Come vedi dalla legenda, sono davvero molti i luoghi dove trovare libri, tutti con funzioni diverse: le case editrici «fabbricano» i libri; le biblioteche li raccolgono e li conservano perché siano letti da chi lo desidera; i laboratori di restauro del libro curano libri antichi danneggiati e li «guariscono», riportandoli al loro splendore; le librerie antiquarie vendono libri antichi, spesso preziosi; nei punti di bookcrossing puoi trovare libri lasciati volontariamente dai lettori affinché altri possano leggerli.
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Un mondo di libri
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Segnare sulla pianta questi luoghi ti aiuta a trovare i libri e a renderti conto di quale sia l’importanza e la realtà delle dotazioni di libri nel tuo luogo di residenza. Forse frequenti già librerie e biblioteche, soprattutto la biblioteca della tua scuola, ma, per conoscerle più a fondo, ti proponiamo di fare una ricerca sui luoghi del libro e sulle loro funzioni, così da aiutare i tuoi compagni a prendere confidenza con i libri e con i luoghi che li contengono.
Le librerie Grandi o piccole, le librerie hanno sezioni dedicate ai generi (romanzi di avventura, romanzi gialli ecc.), agli autori (ad esempio tutte le opere di Dante Alighieri) o alle case editrici. Hanno inoltre sezioni dedicate ai ragazzi e ai bambini, dove si possono sfogliare i libri che ci incuriosiscono ed eventualmente acquistarli. In vista della tua ricerca, ti proponiamo di fare un’intervista al libraio. Prepara le domande da sottoporgli tenendo bene a mente che cosa vuoi sapere: aiutati con un piccolo registratore che ti permetterà di riascoltare l’intervista e porta con te un quaderno su cui registrare le risposte. Ti suggeriamo alcune domande; tu puoi aggiungerne altre. Dati relativi alla libreria Indirizzo: ................................................................................................................................................................. Nome del libraio: .................................................................................................................................................. Da quanto tempo lavora come libraio? .......................................................................................................... Che tipo di lavoro è quello del libraio? Come si svolge? ............................................................................ Come organizza il negozio? .............................................................................................................................. Che tipo di rapporto ha con le case editrici? ................................................................................................ In che modo fa pubblicità ai libri che desidera promuovere in vendita? ................................................ Qual è il rapporto con i clienti lettori? ............................................................................................................ Quali libri acquistano maggiormente? ............................................................................................................ In quali periodi dell’anno aumentano le vendite? ..........................................................................................
Le biblioteche In Italia le biblioteche sono abbastanza numerose, sono di tipo diverso e hanno funzioni differenti. Esistono le biblioteche nazionali, che hanno sede presso università o edifici autonomi e prestigiosi e sono rivolte agli studiosi e a tutti quei cittadini che desiderano studiare, raccogliere materiale per una ricerca e altro ancora. La più importante è la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, definita «centrale» perché lì arrivano e vengono conservati tutti i libri stampati in Italia. Ci sono poi quelle civiche, a cui possono accedere tutti i cittadini per ogni tipo di necessità: ricercare, prendere un libro in prestito, ascoltare musica e tante altre cose. In alcune città esistono biblioteche di quartiere, accessibili ai cittadini di un determinato quartiere, e biblioteche di fondazioni, cioè associazioni che hanno lo scopo di approfondire un particolare argomento su cui raccolgono libri. Non vanno dimenticate le biblioteche scolastiche che ogni scuola possiede: spesso si tratta di dotazioni librarie importanti e ricche, poco usate però dagli studenti che, al contrario, troverebbero in esse dei tesori da leggere.
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il piacere di leggere
Per poter frequentare una biblioteca civica, devi iscriverti e ottenere una tessera con la quale potrai prendere in prestito, generalmente, fino a tre libri al mese e avere libero accesso alle sale di lettura, di ascolto e multimediali. Le biblioteche, infatti, non contengono solo libri, ma hanno raccolte di film, di musica e altro: hai così a disposizione strumenti cartacei e digitali per le tue curiosità e ricerche. Per i ragazzi ci sono spazi liberi e una sala di lettura organizzata a scaffale aperto, che consente cioè di prendere liberamente dagli scaffali i libri che ti interessano, leggerli e poi riconsegnarli al bibliotecario che li rimetterà a posto e che potrà aiutarti a cercare il libro che ti serve. Sugli scaffali i libri sono ordinati per genere (gialli, avventura, horror ecc.) o per età dei lettori e contrassegnati da un simbolo che li rende immediatamente visibili. Vai a curiosare sul tavolo su cui sono esposti gli ultimi arrivi, cioè i libri freschi di stampa e/o appena acquistati dalla biblioteca, perché a volte si fanno bellissimi incontri. Se sei in cerca di un libro che non trovi nella sala dei ragazzi, puoi cercarlo nel catalogo della biblioteca, che è organizzato per autore (tutti i libri sono presentati in ordine alfabetico per autore) o per soggetto (per tema o argomento). Il catalogo si compone di schede cartacee o digitalizzate su cui è descritto il libro: autore, titolo, casa editrice, luogo e anno di edizione, e molte altre informazioni, come il numero di pagine, l’eventuale traduttore ecc. Sulla scheda di ogni libro è annotata la «segnatura», cioè la collocazione del libro nella biblioteca: questa informazione dovrai annotarla per chiedere il libro al bibliotecario. Oggi quasi tutte le biblioteche hanno cataloghi digitalizzati che sono più facili da consultare. Ecco un esempio di una vecchia scheda cartacea:
Ed ecco una scheda di un catalogo digitalizzato:
1. Immaginando di dover chiedere, dopo aver fatto una ricerca nel catalogo, due libri a un bibliotecario, che cosa annoteresti nella tua richiesta per ciascuno?
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Un mondo di libri
il piacere di leggere
È ora tempo di fare un’intervista al bibliotecario. Come per l’intervista al librario, porta con te l’occorrente e poni le domande; te ne suggeriamo alcune, che puoi anche cambiare e/o integrare. Dati relativi alla biblioteca Tipologia (civica, nazionale, di quartiere ecc.): ............................................................................................. Indirizzo: ................................................................................................................................................................. Numero di persone che vi lavora: ..................................................................................................................... Qual è la dotazione libraria della biblioteca? ................................................................................................ Quanti utenti ha la biblioteca? Di essi, quanti adulti? Quanti ragazzi? .................................................. Quanti libri vengono acquistati? Con quale frequenza? ............................................................................ Che cosa leggono maggiormente gli utenti della biblioteca? .................................................................. Come funziona il prestito dei libri? .................................................................................................................. Esiste una sezione multimediale? Come è organizzata? ............................................................................ Qual è il rapporto della biblioteca con il territorio e i cittadini? ............................................................... La biblioteca organizza iniziative culturali? ......................................................................................................
I bibliobus I bibliobus sono autobus carichi di libri che le biblioteche mandano in giro, affinché le persone abbiano la possibilità di prendere libri in prestito con più facilità. Il bibliobus frequenta i luoghi di montagna, di campagna o di mare e il servizio solitamente si attiva durante le vacanze. L’autobus si ferma in un luogo stabilito, dove ad attenderlo ci sono tutti coloro che desiderano leggere, che ritirano uno o più libri e ritornano il mese successivo a restituirli. 1. S e anche tu hai visto o usato il bibliobus, racconta la tua esperienza e, se conosci un bibliotecario che guida un bibliobus, prepara una breve intervista sulla sua attività. Lo schema e le procedure sono quelle che hai usato per le interviste precedenti. Dati relativi al bibliobus Tipologia (da quale biblioteca proviene): ........................................................................................................ In quali località si reca: ......................................................................................................................................... Quante volte al mese: .......................................................................................................................................... Numero di persone che lavora alla preparazione del bibliobus: ................................................................ Qual è la dotazione libraria del bibliobus? ...................................................................................................... Quanti utenti ha? Di essi, quanti adulti? Quanti ragazzi? .......................................................................... Che genere di libri trasporta? ............................................................................................................................. Con quale frequenza? .......................................................................................................................................... Che cosa leggono maggiormente gli utenti del bibliobus? ........................................................................ Come funziona il prestito dei libri? ................................................................................................................... Qual è il rapporto del bibliobus con il territorio e i cittadini? ..................................................................... Qual è l’indice di gradimento del servizio? .....................................................................................................
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il piacere di leggere
Il bookcrossing Grazie al bookcrossing si possono incontrare libri anche nei luoghi più impensati: sui treni, nelle sale d’aspetto delle stazioni, in un bar ecc. Questa iniziativa infatti ha lo scopo di «liberare» i libri in luoghi accessibili a tutti, per poterne seguire il viaggio attraverso i commenti di chi li ritrova. Essa viene organizzata attraverso siti internet e social forum: innanzitutto il libro viene etichettato con un numero che permetterà di seguire il suo viaggio, poi viene liberato. Si può liberare il libro passandolo a un amico, spedendolo a qualcuno nella comunità bookcrossing che lo sta cercando o lasciandolo ovunque si pensi che possa essere preso da un altro lettore. Quando un altro lettore trova il libro liberato, può inserire il numero d’identificazione nel sito www.bookcrossing.com e indicare che è stato trovato: si può così sapere dov’è e chi lo sta leggendo. Alcuni libri rimangono in una certa zona, mentre altri si muovono molto! Il libro liberato potrà far parte della vita di un lettore che non avremmo mai conosciuto o circolare tra i nostri amici. Per conoscere il bookcrossing puoi visionare il sito all’indirizzo www.bookcrossing.com, oppure cercare in un motore di ricerca: troverai numerosi altri siti che ne parlano. Puoi intervistare qualche utente di bookcrossing, se ne conosci, oppure il gestore di un bar che lo ospita, costruendo un’intervista sul modello di quella al libraio e al bibliotecario.
Un report multimediale sul libro Anche per i librai delle bancarelle puoi utilizzare il questionario/intervista che hai usato per il libraio e il bibliotecario. Alla fine del tuo lavoro disporrai di materiale più che sufficiente per preparare una relazione multimediale sul libro, sui luoghi del libro e sui suoi usi. Scarica dalla rete immagini adatte agli argomenti che serviranno da completamento per la tua sintesi, riassumi il contenuto delle interviste, metti i dati ricavati in comparazione e così via. Poi scrivi che cosa pensi sia importante nella tua ricerca, qual è l’uso che si fa del libro oggi, quale importanza ha nella realtà del territorio in cui vivi. Una volta preparata la tua relazione, potrai esporre ai tuoi compagni i risultati della ricerca. Tutto il lavoro può essere fatto più facilmente in coppia o in un piccolo gruppo di compagni con i quali dividere i compiti. Può essere utile leggere libri in biblioteche virtuali che trovi nei seguenti siti: www.juniorlibri.it e www.fuorilegge.org, dedicati ai ragazzi, o www. liberliber.it, utile a tutti, che contiene romanzi e racconti di vari autori.
RIEPILOGANDO... 1. Completa il testo inserendo negli spazi le parole adatte. I luoghi in cui si possono trovare libri sono molto numerosi. In una città e anche in un Paese ci sono biblioteche che si definiscono ………………………… perché sono a disposizione di tutti i cittadini; le biblioteche dei comuni italiani organizzano ………………………… per raggiungere anche frazioni o paesi che sono privi di biblioteche. Ci sono altri modi per incontrare i libri: i negozi, ovvero le …………………………, nelle quali acquistarli e un sistema più fantasioso, il …………………………, che permette agli appassionati della lettura di veder viaggiare i propri libri in mani altrui. Per prendere un libro in prestito dalla biblioteca è necessario consultare un ………………………. cartaceo oppure digitalizzato e indicare al bibliotecario, oltre al nome dell’autore del libro, anche il …………………… e la …………………………………. che serviranno per identificare con sicurezza il volume.
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ENTE
O STUD MPETENZE DELL PROFILO DELLE CO • Agire con autonomia e responsabilità • Usare gli strumenti per comprendere e collaborare • Comunicare in lingua italiana • Usare le TIC per conoscere e interagire • Imparare a imparare • Assumersi responsabilità • Progettare ed esprimersi con vari linguaggi
COMPETENZE SVILUPPO DELLE LO R PE I RD UA TRAG • Ascolta e comprende testi di vario tipo "diretti" e "trasmessi" dai media, riconoscendone la fonte, il tema, le informazioni e la loro gerarchia, l’intenzione dell’emittente. • Espone oralmente all’insegnante e ai compagni argomenti di studio e di ricerca, anche avvalendosi di supporti specifici […]. • Legge testi letterari di vario tipo (narrativi, poetici, teatrali) e comincia a costruirne un’interpretazione […]. • Scrive correttamente testi di tipo diverso (narrativo, descrittivo, espositivo, regolativo, argomentativo) adeguati a situazione, argomento, scopo, destinatario. • Produce testi multimediali […]. • Comprende e usa in modo appropriato le parole del vocabolario di base […]. • Riconosce e usa termini specialistici […].
ENDIMENTO OBIETTIVI DI APPR • Ascoltare testi prodotti da altri, anche trasmessi dai media, riconoscendone la fonte e individuando scopo, argomento, informazioni principali e punto di vista dell’emittente. • Narrare esperienze, eventi, trame selezionando informazioni significative in base allo scopo […]. • Leggere ad alta voce in modo espressivo testi noti […]. • Leggere testi letterari di vario tipo e forma (racconti, novelle, romanzi, poesie, commedie) […]. • Realizzare forme diverse di scrittura creativa, in prosa e in versi; scrivere o inventare testi teatrali, per un’eventuale messa in scena […]. • Comprendere e usare parole in senso figurato.
Immaginare e raccontare In questo modulo potrai conoscere nuovi generi letterari solitamente molto amati dai ragazzi: racconti di avventura, fantasy, gialli e noir. Potrai inoltre capire come la scrittura aiuti ad esprimere se stessi e a conoscersi meglio, leggendo racconti autobiografici. Sarà un viaggio importante, che ti aiuterà a crescere e a diventare grande, senza perdere la capacità di sognare e di immaginare. Ogni unità ti farà avvicinare alle caratteristiche di un genere specifico e ti fornirà gli strumenti per imparare a riconoscerlo e per superare le difficoltà di lettura. Le attività proposte ti aiuteranno ad ascoltare, a raccontare e a scrivere, da solo e insieme ai tuoi compagni, con più scioltezza e competenza.
Il testo narrativo
20
unità
1
L’avventura
34
unità
2
Il fantasy
90
Lin guaggi ntiere senza fro
cinema
Il cinema diventa spettacolo
154
unità
3
Il giallo
170
unità
4
L’autobiografia
230
Strisce per far sorridere e sognare
282
Lin guaggi ntiere senza fro
fumetto
Il testo narrativo
Raccontare è un bisogno innato nell’uomo. A tutti noi capita quotidianamente di riferire a qualcuno quello che ci è accaduto o un evento di cui abbiamo sentito parlare o di cui siamo stati testimoni, oppure di descrivere a qualcuno un luogo in cui siamo stati o una persona che abbiamo incontrato. Spesso in questi racconti aggiungiamo commenti personali, giudizi o riflessioni, ognuno secondo il proprio stile comunicativo. Il testo narrativo risponde quindi al bisogno dell’uomo di raccontare: esso, però, si basa sulla finzione letteraria, sull’invenzione, anche quando l’autore dichiara di ispirarsi a fatti realmente accaduti o di attingere a eventi storici. I testi narrativi si leggono per il piacere di leggere, ma analizzandoli nella loro struttura è possibile comprenderne meglio i meccanismi e le strategie.
Istruzioni per l’uso
Analizzare un testo narrativo Gli eventi di una storia Una narrazione è costituita da una serie di eventi, concatenati tra loro, che si svolgono in successione, in un determinato tempo e luogo, e che coinvolgono diversi personaggi. Sia che la storia racconti un fatto realmente accaduto, sia che narri eventi immaginari, nati cioè dalla fantasia dell’autore, essa è sempre costituita da un intreccio che si svolge lungo un asse temporale nel quale ogni avvenimento è preceduto e seguito da un altro, per tutto lo svolgimento della storia, dall’inizio fino alla sua conclusione. Quasi sempre i testi narrativi si possono ricondurre a uno schema comune che ne rappresenta la struttura tipo e che può essere così rappresentato:
Situazione iniziale Situazione di equilibrio
Svolgimento Rottura dell’equilibrio – Complicazione – Climax
Soluzione finale Epilogo
La narrazione inizia sempre da una situazione di equilibrio, cioè una situazione di tranquillità, a cui però, immediatamente dopo, segue un conflitto che rompe questo equilibrio (rottura dell’equilibrio), alterando la situazione iniziale e dando avvio alla storia. Non deve trattarsi necessariamente di un evento complesso come una guerra; può essere anche un fatto banale oppure una complicazione legata a un solo personaggio che entra in conflitto con un nemico o, invece, la situazione può riguardare l’interiorità del protagonista che combatte con se stesso, con un aspetto della sua personalità per poter realizzare il suo progetto. La rottura dell’equilibrio, quindi, spezza la situazione iniziale e genera un momento di tensione che nel corso dello svolgimento si complica sempre più (complicazione), generando una inquietudine crescente (climax) fino a sciogliersi attraverso un ulteriore cambiamento nella soluzione finale (epilogo), positiva o negativa. Leggiamo insieme un esempio nella pagina seguente.
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
La ragazza che regalava il tempo Marcello Argilli (1926) Situazione iniziale: situazione di equilibrio
Svolgimento: rottura dell’equilibrio
Svolgimento: complicazione
Svolgimento: climax
Soluzione finale: epilogo
«Chi ha bisogno di un’ora? Gliela regalo…». Lo diceva camminando per la strada, come un ambulante che offra mazzetti di fiori o accendini. Naturalmente nessuno le badava, pensavano che scherzasse o fosse un po’ matta. Solo una donna le si avvicinò: stava andando all’ospedale dal vecchio padre moribondo e per questo le prestò ascolto. «Davvero puoi darmela?» chiese. «Certo» disse la ragazza, e gliela diede. La donna corse a portarla al padre, che poté così vivere un’ora in più. Quando la cosa si riseppe, la voce che una ragazza regalava il tempo si sparse in un baleno. La casetta dove abitava fu assediata, la gente non bussava solo alla porta, ma anche ai vetri delle finestre. «A me!… A me!» gridavano. «Regalami un mese, te lo pago a peso d’oro!… Dammi una settimana!… Un giorno solo!». Lei accontentava tutti, e senza farsi pagare. Una madre le chiese un mese per la sua bambina gravemente ammalata e lo ebbe. Un’altra, sofferente di cuore, aveva un unico figlio emigrato in Australia. «Posso morire da un momento all’altro,» disse «e lui ha bisogno di tempo per mettere da parte i soldi per venire a trovarmi. Posso non rivederlo più, capisci?». La ragazza le regalò un anno. Regalava ore, mesi, anni, ed erano pezzetti della sua vita che dava via. Quando le chiedevano: «Perché lo fai?» non sapeva rispondere. Qualcuno diceva addirittura: «Non lo farà perché non ama vivere?». Invece chi è generoso non sa spiegare perché lo è, o forse lei si vergognava di dire che, essendo molto povera, non aveva nient’altro da regalare. Si penserà che a furia di dar via pezzetti della sua vita morì giovane. Invece no: chi regala il suo tempo agli altri, non lo perde, lo guadagna: gliene ricresce tanto.
Generi
da Marcello Argilli, Storie del tic-tac, Editori Riuniti, Roma 1988
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il testo narrativo
L’ordine della narrazione: fabula e intreccio Come già sai, costruire una trama vuol dire decidere l’ordine con cui raccontare gli eventi, in modo da suscitare nel lettore interesse e curiosità, coinvolgendolo nella lettura. La fabula è il succedersi cronologico degli avvenimenti; l’intreccio è l’ordine con cui il narratore presenta questi avvenimenti. La fabula è alla base di ogni racconto, anzi è indispensabile per costruire la trama di un racconto perché è da essa che scaturisce l’intreccio deciso dall’autore e affidato alla voce del narratore. La fisionomia di un testo narrativo è data proprio dal tipo di rapporto che l’autore stabilisce tra fabula e intreccio. In alcuni racconti l’intreccio coincide con la fabula, quando l’autore sceglie di raccontare gli eventi nella stessa successione cronologica con cui sono accaduti. È questa la situazione più semplice, tipica delle favole e delle fiabe.
Il corvo e la volpe Il corvo aveva rubato da una finestra un pezzo di formaggio; appollaiato sulla cima di un albero, era pronto a mangiarselo, quando la volpe lo vide e si mise a parlargli così: «Che lucentezza hanno le tue penne corvo! Che nobile portamento è il tuo e che volto! Se avessi una bella voce, nessun uccello sarebbe superiore a te». Allora quello sciocco, mentre voleva esibire la sua voce, lasciò cadere dalla bocca il formaggio, che la volpe astuta fu pronta ad afferrare con i suoi avidi denti. Solo allora il corvo ingannato deplorò la sua stupidità. Con questa storia si dimostra quanto vale l’intelligenza; l’accortezza vale più della forza. da Fedro, Favole, trad. di G. Solimano, Garzanti, Milano 1996
In altri racconti, invece, fabula e intreccio non coincidono. In tal caso, rispetto alla fabula, l’ordine degli avvenimenti può essere completamente rovesciato oppure alterato parzialmente. Se l’intreccio è completamente rovesciato, la narrazione si basa quasi esclusivamente sul ricordo di avvenimenti passati. La storia, quindi, può prendere avvio dall’evento conclusivo e procedere a ritroso. Questo accade quando si vuole dare maggiore importanza alla situazione finale, oppure, come nel caso dei romanzi gialli, quando si vuole stimolare il lettore a ricostruire la fabula in modo autonomo. Spesso nel romanzo giallo, infatti, si presenta in apertura il delitto, per poi ricostruire la dinamica dei fatti attraverso l’indagine poliziesca e giungere così alla conclusione del caso.
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
Osserva gli schemi: le lettere (A, B, C, D, E, F) indicano i singoli avvenimenti di una narrazione; la linea indica lo svolgimento della storia. A
Fabula B
D
E
F
F
Intreccio completamente rovesciato E D C
B
A.
E
Intreccio alterato parzialmente F B
D
A
C
C
Naturalmente le alterazioni possibili della fabula sono numerose e dipendono dalle scelte dell’autore che prima immagina la storia nel suo svolgimento e poi decide come raccontarla. Ecco un esempio di narrazione in cui è facilmente intuibile, anche da poche righe, la non coincidenza tra fabula e intreccio.
Max aspetta con impazienza l’ora dell’ultima lezione della giornata, quella di Villard. Il giorno prima, dopo il colloquio con il suo professore, aveva provato la sensazione di un vero benessere, quasi una specie di leggerezza. Da quando Felix era stato arrestato non si era più confidato con nessuno. da Yaël Hassan, Il colore della libertà, trad. di A. Keramidas, Lapis, Roma 2013
Generi
Due tecniche di variazione: analessi e prolessi Per creare un intreccio è sufficiente variare la fabula attraverso due tecniche narrative: l’analessi e la prolessi. L’analessi è detta anche flashback, termine inglese appartenente al linguaggio cinematografico che letteralmente significa «lampo all’indietro»; essa consiste nell’inserire nella narrazione un evento passato rispetto allo svolgersi dei fatti, che riveste una certa importanza nella storia. Può essere costituito dal ricordo di un personaggio oppure da un evento che viene rievocato dal narratore onnisciente. Il flashback può essere di breve durata, cioè occupare all’interno della storia solo poche righe o mezza pagina, oppure essere ampio e occupare intere pagine. Questo dipende dalle intenzioni dell’autore e da che cosa sta raccontando. Inoltre, il flashback può presentare eventi lontanissimi nel tempo rispetto al presente della storia, oppure eventi più vicini nel tempo. Vediamo alcuni esempi.
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il testo narrativo
Tirai la palla molto in alto e improvvisamente, insieme a lei, un nome sembrò cadermi dal cielo: Millie Adams! Ora ricordavo dove avevo visto quegli occhi sporgenti e chi aveva diviso con me i lecca-lecca. Glieli dava lui e come risultato di questi regali… Millie non era più tornata a scuola. adatt. da Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares (a cura di), I signori del mistero. Antologia dei migliori racconti polizieschi, Editori Riuniti, Roma 1982
La prolessi è detta anche flashforward, termine inglese che letteralmente significa «lampo in avanti»; si tratta di uno sguardo nel futuro, di un’anticipazione, e consiste nell’introdurre nella narrazione un evento futuro rispetto al presente della storia. Meno frequente del flashback, l’anticipazione si può verificare quando un personaggio vede in sogno ciò che gli accadrà in un futuro più o meno vicino (premonizione), oppure quando un narratore onnisciente anticipa in poche righe, magari attraverso un piccolo commento, un evento che sta per accadere. Ecco un esempio di prolessi tratto da I Promessi Sposi (18401842) di Alessandro Manzoni: don Rodrigo anticipa quella che sarà un’azione del Griso.
Va a dormire, povero Griso, che tu ne devi aver bisogno. Povero Griso! In faccende tutto il giorno, in faccende mezza la notte, senza contare il pericolo di cader sotto l’unghie de’ villani, o di buscarti una taglia per rapto di donna honesta, per giunta di quelle che hai già addosso; e poi esser ricevuto in quella maniera! Ma! Così pagano spesso gli uomini. Tu hai però potuto vedere, in questa circostanza, che qualche volta la giustizia, se non arriva alla prima, arriva, o presto o tardi anche in questo mondo. Va’ a dormire per ora: che un giorno avrai forse a somministrarcene un’altra prova, e più notabile di questa. da Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, RCS, Milano 2002
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
Le macrosequenze e le sequenze Dopo aver ideato la trama, l’autore inizia a raccontare costruendo concretamente il testo. Può narrare eventi e azioni, descrivere personaggi, ambienti e tempo, far parlare i personaggi registrando i loro dialoghi, può intervenire direttamente nella narrazione attraverso commenti oppure esprimere le riflessioni dei personaggi e i loro pensieri. Attraverso queste tecniche espressive egli costruisce la narrazione, che risulta essere una concatenazione di «parti», cioè di nuclei narrativi dotati di una loro compiutezza e di una particolare modalità narrativa. A questi nuclei si dà il nome di sequenze. Esse costituiscono la struttura portante del testo e possono essere di lunghezza e di genere diversi. Quando si tratta di nuclei narrativi ampi e dotati di autonomia sintattica e di contenuto, si parla di macrosequenze. A loro volta, esse possono comprendere più sequenze di vario genere. Il passaggio da una sequenza all’altra è determinato da diversi fattori: • cambiamento di argomento; • cambiamento di tempo e di luogo; • cambiamento di azione; • ingresso di un nuovo personaggio; • conclusione di un dialogo; • cambiamento di modalità espressiva passando, per esempio, da una sequenza dialogata a una descrittiva o riflessiva. A seconda delle modalità narrative, le sequenze si possono distinguere in: • sequenze narrative: il narratore racconta eventi e azioni. Si tratta di sequenze dinamiche che possono anche contribuire ad accelerare il ritmo della narrazione;
Così la donna si mise in cucina ad impastare e ad infornare le focaccine e gli gnomi presero a riassettare la casa di buona lena. Ma non appena la donna sfornava le focaccine, i folletti smettevano di lavorare e si gettavano sul cibo, divorandolo fino all’ultima briciola. Più Margherita infornava e più loro diventavano voraci ed esigenti. Tuttavia la donna non osava lamentarsi, perché sapeva che i folletti possono essere molto malvagi e vendicativi e temeva di diventare vittima di qualche incantesimo. Così – impasta, cuoci, impasta, cuoci – la fatica era maggiore di quella che Margherita avrebbe fatto ripulendo l’intera casa da cima a fondo.
Generi
da Silvia Buzzi e Marzia Giuliani (a cura di), Fiabe sugli gnomi, Mariotti, Milano 1995
• sequenze descrittive: il narratore descrive il contesto storico, l’ambiente o i personaggi. Solitamente sono importanti per delineare alcuni aspetti della vicenda narrata e, trattandosi di sequenze statiche, spesso rallentano il ritmo del racconto;
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il testo narrativo
All’entrata di Fontamara, sotto una macera di sassi, sgorga una povera polla d’acqua, simile a una pozzanghera. Dopo alcuni passi, l’acqua scava un buco, sparisce nella terra pietrosa, e riappare ai piedi della collina, più abbondante, in forma di ruscello. Prima di avviarsi verso il piano, il ruscello col suo fosso fa molti giri. Da esso i cafoni di Fontamara han sempre tratto l’acqua per irrigare i pochi campi che possiedono ai piedi della collina e che sono la magra ricchezza del villaggio. Per spartirsi l’acqua del ruscello ogni estate fra i cafoni scoppiano spesso liti furibonde. Negli anni di maggiore siccità, le liti finiscono talvolta a coltellate; ma non per questo l’acqua aumenta. da Ignazio Silone, Fontamara, Mondadori, Milano 1949
• sequenze dialogiche: riportano i dialoghi dei personaggi e possono contribuire allo sviluppo dell’azione oppure mostrare alcuni aspetti della personalità dei personaggi;
Stavano seduti tutti e tre sul tavolo di cucina, sorridendo tra sé e sé a questo pensiero: ma ad un tratto un’ombra di mestizia passò sul volto di Tommy. «Non voglio diventare mai grande» disse con decisione. «Nemmeno io» fece eco Annika. «Davvero, non c’è da augurarselo,» approvò Pippi «le persone grandi non si divertono mai; hanno solo molto da lavorare, degli abiti buffi, i calli e le tasse cumunali». «Tasse comunali, si dice» corresse Annika. «Indifferente, tanto s’intende sempre la stessa robaccia» disse Pippi. «E poi sono pieni di superstizioni e di fisime: credono per esempio che succeda chissà cosa, magari di tagliarsi, se ci si infila il coltello in bocca, e così via». «Non sanno nemmeno giocare» disse Annika. «Che noia, dover diventare grandi!». da Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe, trad. di A. Palme Larussa e D. Ziliotto, Salani, Firenze 1999
• sequenze riflessive: presentano i pensieri e le riflessioni dei personaggi oppure i commenti o le opinioni del narratore.
Wendy era ormai cresciuta. Ciò non deve dispiacerci! Apparteneva al numero di coloro che sono contenti di diventare grandi. Anzi, vi dirò a conclusione, che Wendy diventò grande di sua volontà, un giorno prima delle altre ragazze. Ma anche tutti i ragazzi nel frattempo erano cresciuti ed avevano scelto le loro strade. Non vale quasi la pena di parlarne. da James Matthew Barrie, Le avventure di Peter Pan, Fratelli Melita Editori, La Spezia 1994
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Generi
Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
La dimensione temporale I fatti raccontati in un testo narrativo sono sempre ambientati in un tempo che può essere presente, passato o anche futuro, come accade, per esempio, nei romanzi di fantascienza. A volte la collocazione nel tempo è precisa e il narratore dà dei riferimenti temporali chiari che permettono al lettore di capire in quale epoca si svolge la storia; altre volte, invece, il tempo è imprecisato. Nei romanzi storici, di avventura, autobiografici e di fantascienza l’ambientazione temporale è solitamente ben precisata in quanto risulta vincolante per il racconto stesso. Nelle fiabe e nelle favole, invece, il tempo della storia è imprecisato e generico, come anche nei racconti o nei romanzi basati sull’introspezione psicologica o sulle esperienze esistenziali del protagonista. Quando parliamo di tempo della narrazione, però, non ci riferiamo al periodo storico in cui i personaggi vivono e agiscono, ma alla durata che i fatti raccontati hanno. Occorre pertanto distinguere tra il tempo della storia e il tempo della narrazione. Il tempo della storia indica la durata reale dei fatti narrati. Il tempo della narrazione indica, invece, la durata degli stessi fatti all’interno della narrazione. In un racconto o in un romanzo, gli eventi narrati hanno una durata narrativa che non sempre coincide con la loro durata reale: il narratore, infatti, può raccontare in poche righe dieci anni di vita reali, oppure può raccontare un evento della durata reale di qualche ora per tutto il romanzo. Per alterare il tempo reale degli avvenimenti il narratore utilizza le seguenti tecniche narrative: l’ellissi, il sommario, l’analisi e la digressione. L’ellissi è un salto temporale che si ha quando il narratore omette dalla narrazione un determinato periodo di tempo, più o meno lungo, in quanto lo ritiene non necessario ai fini dell’intreccio. L’autore può segnalare esplicitamente questo salto con espressioni temporali del tipo: «l’anno successivo», «tre anni dopo», «alla fine della guerra», «dopo una settimana» ecc., oppure può non fornire nessun elemento temporale e semplicemente iniziare il capitolo successivo presentando al lettore una situazione narrativa completamente mutata con, per esempio, i personaggi invecchiati: il lettore, dunque, dovrà intuire da solo che è passato del tempo. Il sommario è un riassunto che si ha quando l’autore decide di compiere nella narrazione un salto temporale, più o meno lungo, del quale però vuole che il lettore sia a conoscenza e lo riassume in poche righe. L’autore, evidentemente, al contrario di quanto accade nell’ellissi, ritiene importante che il lettore sia messo a parte di determinati eventi, senza conoscerli, però, nel dettaglio. L’analisi è una descrizione così dettagliata da riuscire ad alterare la durata della narrazione. Si ha quando l’autore decide di descrivere in modo particolareggiato un fatto che nella realtà dura, per esempio, solo pochi minuti, ma nella narrazione occupa lo spazio considerevole di alcune pagine.
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il testo narrativo
Sentì un motore alle sue spalle. Le auto della riserva facevano un rumore inconfondibile. Erano vecchie, scassate, e risuonavano di lamiere arrugginite, di motori sfiancati, di marmitte forate, arrancando miseramente sull’asfalto. Le auto dei turisti o degli americani di passaggio, invece non le sentivi nemmeno arrivare; sfrecciavano sibilando, quasi sollevate da terra. Erano macchine da trentamila dollari in su, un gruzzolo che un nativo americano non avrebbe salutato in una vita intera, che era un terzo più corta rispetto alla media del Paese. da Guido Sgardoli, Muso rosso, Rizzoli, Milano 2014
La digressione è un’interruzione della narrazione, voluta dall’autore per fornire al lettore alcune informazioni particolarmente importanti, per esempio sui luoghi o sui personaggi. L’autore può servirsi della digressione anche per commentare e valutare i fatti accaduti, oppure per alterare il ritmo della narrazione rallentandolo. La digressione, infatti, assume il valore di una pausa: a volte induce il lettore a rilassarsi, magari dopo una narrazione particolarmente concitata e accelerata; altre volte, al contrario, ne aumenta la tensione in quanto prolunga l’attesa nei confronti di ciò che il lettore intuisce stia per accadere. È molto importante che la digressione sia organica, cioè sempre necessaria e funzionale alla narrazione.
Io stavo a sentire mia madre che parlava e stringeva la tazza con le mani e a un certo punto pensai che mia madre amava gli alberi da frutta, che li puoi curare come figli e loro crescono tranquilli, e mio padre invece amava gli alberi selvatici che se la cavano da soli. Mia madre rimase un po’ in silenzio. Guardò fuori dalla finestra. da Antonio Ferrara, Il ragazzo e la tempesta, Rizzoli, Milano 2014
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
L’uso di queste tecniche narrative influenza l’interesse del lettore e determina il ritmo del racconto. Esso è alterato anche dalla suspense, utilizzata soprattutto nei romanzi d’avventura, nei gialli, nei thriller e negli horror. Il termine, di derivazione inglese, letteralmente significa «sospensione d’animo, incertezza angosciosa». Essa consiste nel narrare gli avvenimenti in modo tale da tenere il lettore con il fiato sospeso per tutta la durata della narrazione, fino all’epilogo. L’autore dissemina nel testo indizi e tracce per coinvolgere emotivamente il lettore e fornirgli qualche strumento per risolvere l’enigma o l’intrigo. Gli eventi vengono solitamente narrati attraverso un intreccio complesso, ricorrendo spesso ad analessi anche molto ampie e portando all’estremo la suspense, grazie anche ad atmosfere cupe e inquietanti. Eccone un esempio.
Il cuore rivelatore
Generi
Ma a un certo punto, mi sentii impallidire, ed ebbi voglia che se ne andassero. Mi doleva il capo, e mi pareva d’avvertire un battito alle orecchie. Ma quelli se ne restavano seduti e continuavano a chiacchierare. Il battito, una specie di tintinnio, si fece più distinto; e mi diedi a parlare più che potei per non sentirlo; ma esso tenne duro, e prese un carattere ben definito, tanto che infine compresi che non lo avevo dentro alle orecchie! Allora mi feci certo pallidissimo, ma mi ostinavo a chiacchierare, a voce alta, e con sempre maggiore accanimento. Il rumore aumentava sempre, che potevo fare? Era un sordo e intermittente rumore soffocato, come d’un orologio inviluppato nel cotone. Respiravo a fatica; quanto agli agenti, essi non lo sentivano ancora. Parlai più in fretta, con maggiore veemenza; ma il rumore cresceva senza tregua. Mi alzai a discutere di sciocchezze da nulla, ad altissima voce e gesticolando con violenza, ma il rumore cresceva, saliva sempre. E perché non se ne andavano, quei tre? A grandi passi pesanti misurai su e giù il pavimento come esasperato dalle osservazioni dei miei contraddittori, ma il rumore cresceva regolare, costante. Signore Iddio, che potevo fare? Mi agitavo, smaniai, bestemmiavo! Smuovevo la seggiola sulla quale stavo seduto, la facevo stridere sull’impiantito; ma il rumore sovrastava ormai tutto, e cresceva, cresceva ancora, senza fine. Diventava più forte, più forte, e gli uomini chiacchieravano sempre, scherzosi, sorridenti. Era possibile che non sentissero? Dio onnipossente; no, no, essi sentivano, sospettavano, essi sapevano e si divertivano al mio terrore, così mi parve e lo credo tuttora. Ma tutto era da preferire a quella derisione. Io non ero più capace di sostenere quei loro sorrisi ipocriti. Sentii che mi occorreva gridare, o sarei morto. E intanto, ecco, lo sentite? Ascoltate, si fa più forte! Più forte, più forte, sempre di più! «Miserabili!» gridai. «Smettetela di fingere! Confesso tutto! Togliete lì, quelle assi! È lì sotto! È il suo terribile cuore che batte!». da Edgar Allan Poe, Lo scarabeo d’oro e altri racconti, trad. di E. Vittorini e D. Cinelli, Mondadori, Milano 1984
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il testo narrativo
L’ambientazione Ogni narrazione è ambientata, oltre che in un tempo, anche in uno spazio, cioè nei luoghi in cui i personaggi agiscono. I luoghi che costituiscono lo scenario di una narrazione possono essere realistici, cioè riprodurre in modo verosimile la realtà, oppure immaginari, dove tutto è pura fantasia, ben lontano dal mondo reale. Vediamo un esempio per entrambe le tipologie.
Il boschetto aveva appena cominciato a rinverdire, qualche ciliegio selvatico era fiorito. Il boschetto cresceva sotto lo scoscendimento della montagna, su una piccola balza che poco più in là finiva in un precipizio. Poco lontano c’era la cascata. Non si poteva vederla da ogni parte, ma solo da un versante del bosco, dall’orlo del burrone. La cascata dominava tutt’intorno. Era terribile nella sua singolarità che la dotava di una vita, d’una coscienza propria e la trasformava come in un drago favoloso, in un serpente tiranno del luogo, lì a esigere il tributo, a devastare i dintorni. A metà della traiettoria, la cascata batteva su una sporgenza del precipizio e si divideva in due. da Boris Pasternak, Il dottor Živago, trad. di P. Zveteremich, Einaudi, Torino 1964
In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima. Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite. Il tunnel si snodava, inoltrandosi profondamente anche se non in linea retta nel fianco della collina (o meglio la Collina, come era chiamata da tutta la gente per molte miglia all’intorno) e molte porticine rotonde si aprivano su di esso, prima da una parte e poi dall’altra. da John Ronald Reuel Tolkien, Lo hobbit o la Riconquista del Tesoro, trad. di E. Jeronimidis Conte, Adelphi, Milano 1973
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
A volte i personaggi si muovono in spazi chiusi, luoghi interni come un appartamento, una scuola, un ufficio, una chiesa; altre volte agiscono, invece, in spazi aperti, luoghi esterni come il mare, la campagna, una pianura sconfinata, un bosco.
Il terzo piano è sotto il tetto; è una grande mansarda con le pareti spioventi, quindi una parte dello spazio non si può utilizzare. Sono due lunghe stanze separate da un arco: in una c’è un lavandino, ma manca il bagno e non c’è neppure la cucina. Ci si arriva con una scala che, dal corridoio del secondo piano, sbuca direttamente nel pavimento della mansarda. Quattro grandi finestre sul tetto la riempiono di luce. da Cary Fagan, La strana collezione di Mr. KARP, trad. di F. Sorrentino, Biancoenero, Roma 2013
Enzo fu al suo fianco e vide sotto di sé la valle. Erano sul ciglio d’una china verde e scoscesa, che scendeva a perdersi nel bosco sottostante; di fronte a loro, fino a perdita d’occhio, cime e dorsi eguali e solenni, come se tutto il resto del mondo fosse montagna. Stavolta l’indifferenza che Enzo aveva provato, e che si era anche imposto di provare, si incrinò un poco. Quello era uno spettacolo – pensò – che nessuno aveva visto; e che lui non avrebbe mai immaginato di poter vedere.
Generi
da Mino Milani, L’ultimo lupo, Piemme, Casale Monferrato 1993
Il narratore può descrivere brevemente lo spazio, caratterizzandolo attraverso pochi elementi essenziali, oppure descriverlo in modo ampio e particolareggiato, a seconda dell’effetto che vuole suscitare nel lettore. La descrizione di un luogo può avere, infatti, funzioni diverse:
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il testo narrativo
• caratterizzare l’ambiente a cui appartengono i personaggi;
Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglianza d’una bicocca sulla cima d’uno de’ poggi ond’è sparsa e rilevata quella costiera. A questa indicazione l’anonimo aggiunge che il luogo (avrebbe fatto meglio a scriverne alla buona il nome) era più in su del paesello degli sposi, discosto da questo forse tre miglia, e quattro dal convento. Appiè del poggio, dalla parte che guarda a mezzogiorno, e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitate da contadini di don Rodrigo; ed era come la piccola capitale del suo piccol regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de’ costumi del paese. Dando un’occhiata nelle stanze terrene, dove qualche uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti da polvere, alla rinfusa. da Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, RCS, Milano 2002
• sottolineare lo stato d’animo di uno o più personaggi;
Sono ritornato, ho attraversato l’ingresso e mi guardo attorno. È il vecchio cortile di mio padre. Le pozzanghere nel mezzo. Vecchi attrezzi, inutilizzabili, aggrovigliati tra loro, intralciano il passaggio alla scala della soffitta. Sono arrivato. Chi mi accoglierà? adatt. da Franz Kafka, Tutti i racconti, trad. di G. Pais, Newton Compton, Roma 2010
• creare una particolare atmosfera.
Fu in una tetra notte di novembre che vidi il compimento delle mie fatiche. Con un’ansia simile all’angoscia radunai gli strumenti con i quali avrei trasmesso la scintilla della vita alla cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia batteva lugubre contro i vetri, la candela era quasi consumata quando, tra i bagliori della luce morente, la mia creatura aprì gli occhi, opachi e giallastri, trasse un respiro faticoso e un moto convulso ne agitò le membra. da Mary Shelley, Frankenstein ovvero Il moderno Prometeo, trad. di M.P. Saci e F. Troncarelli, Garzanti, Milano 1991
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unità
1 L’avventura
In questa unità parleremo di racconti e romanzi di avventura. Le storie che leggerai sono state scelte perché particolarmente ricche di elementi avventurosi capaci di rendere la tua lettura ancora più avvincente. Leggerai storie che descrivono vicende più vicine ai nostri tempi e storie che invece sono ambientate in mondi più lontani sia nel tempo che nello spazio. Ma, in tutti i brani, ritroverai gli ingredienti dell’avventura e non ti sarà difficile immedesimarti nel protagonista.
BILITÀ
CONOSCENZE E A
• Riconoscere la struttura e le caratteristiche della narrativa di avventura • Riconoscere le principali tecniche narrative del genere • Comprendere le espressioni, i modi di dire e il lessico tipici della narrativa di avventura • Comprendere la vicenda narrata e saperne ricostruire la trama, riconoscendovi ruoli e caratteristiche dei personaggi e ambientazione • Individuare i temi della narrativa di avventura e saperli confrontare con la propria esperienza • Utilizzare le tecniche di scrittura caratteristiche del genere • Rielaborare, sintetizzare, inventare racconti d’avventura su modelli dati
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Testo senza frontiere
Daniel Defoe, Un inizio travagliato
Brano ad alta leggibilità, con audiolettura facilitata, divisione in sequenze, storyboard, glossario fotografico, esercizi semplificati e interattivi Alta leggibilità
Visualizzazione del libro adattabile a ogni esigenza
Audio facile
Daniel Defoe, Un inizio travagliato Emilio Salgari, All’arrembaggio Joseph Conrad, La grande onda Tony Earley, L’albero della cuccagna
Audio
Audiolettura delle pagine teoriche e di tutti i brani
Nel Volume per studenti non madrelingua e nel Volume per studenti con DSA:
Emilio Salgari, All’arrembaggio Joseph Conrad, La grande onda
M.I.O. BOOK
RISORSE DIGITALI
Alta leggibilità
Visualizzazione del libro adattabile a ogni esigenza
Audio facile
Testo senza frontiere Daniel Defoe, Un inizio travagliato Emilio Salgari, All’arrembaggio Joseph Conrad, La grande onda Verifica testuale: Tony Earley, L’albero della cuccagna
Audio
Istruzioni per l’uso Audiolettura delle pagine teoriche Da un testo all’altro + Testo sfida Audiolettura di tutti i brani
Risorse aggiuntive
Robert Louis Stevenson, L’arrivo sull’isola
Contenuti interattivi
Testo senza frontiere Daniel Defoe, Un inizio travagliato Testo sfida Jack London, Accendere un fuoco
Laboratorio per le competenze
Verifica testuale: Tony Earley, L’albero della cuccagna Mappa attiva delle conoscenze Ho imparato a... Video
Film senza frontiere: I predatori dell’arca perduta (trailer)
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Libri senza frontiere: Capitani coraggiosi Identikit autore
Galleria immagini
Testo senza frontiere
Daniel Defoe, Un inizio travagliato
Contenuti digitali integrativi Risorse aggiuntive
John Fante, Una serata speciale Gerald Durrell, Il mondo dentro un muro Mark Twain, Una spedizione esplorativa Robert Louis Stevenson, L’uomo dell’isola Hermann Melville, Io, Ismaele
Istruzioni per l’uso Stai per entrare nel mondo dell’avventura: dopo un primo brano introduttivo, troverai gli strumenti per individuare e riconoscere le sue caratteristiche.
L’arrivo sull’isola Identikit autore
Robert Louis Stevenson (1850-1894)
Scrittore scozzese, in cerca di climi più miti per la sua salute, viaggia in Europa e America. Dopo una crociera nei mari del Sud, decide di trasferirsi nelle isole del Pacifico. L’esperienza del viaggio permane nei suoi romanzi, come nel famoso L’isola del tesoro (1883). Si ricorda anche Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886).
Ti proponiamo la lettura di un episodio tratto da uno dei più famosi romanzi di avventura: L’isola del tesoro. Siamo nel momento in cui viene avvistata l’isola, indicata dalla mappa come la sede del tesoro. La voce narrante è quella del giovane protagonista, Jim Hawkins.
1. trepestio: calpestio confuso.
2. tremenda paura… prima: Jim, nascosto in una botte, aveva appena scoperto che una parte dei marinai erano in realtà dei pirati.
C
i fu un gran trepestio1 di passi in corsa sul ponte. Potevo sentire la gente che saliva a precipizio dai boccaporti di prora e poppa; e, sgattaiolando in un attimo fuori dalla botte, mi tuffai dietro la vela di trinchetto, le girai attorno verso poppa, e sbucai sul ponte allo scoperto giusto in tempo per unirmi a Hunter e al dottor Livesey che correvano alle murate di prora. Tutti i marinai si erano già radunati lì. Un banco di nebbia si era alzato quasi contemporaneamente alla comparsa della luna. A sud-ovest vedemmo in lontananza due basse montagne, distanti un paio di miglia l’una dall’altra, e dietro una di esse una terza, più alta, la cui cima era ancora avvolta dalla nebbia. Tutte e tre apparivano ripide e di forma conica. Tutto questo vidi come in sogno, perché non mi ero ancora ripreso dalla tremenda paura di pochi minuti prima2. E poi udii la voce del capitano Smollett che impartiva degli ordini. «E adesso, ragazzi,» disse il capitano, quando tutte le scotte furono ben tese «c’è qualcuno di voi che ha già visto la terra qui di fronte?» adatt. da Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, trad. di L. Terzi, Adelphi, Milano 1990
Generi
Come andrà a finire questa storia? Per saperlo continua a leggere sul M.I.O. BOOK!
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U nità 1
l ’ avventura
Analizziamo insieme... Nella seguente lettura guidata scopriremo gli elementi principali della narrativa di avventura, subito dopo ne approfondiremo le caratteristiche.
Un’avventura a New York Isabel Allende (1942)
Situazione iniziale
Parte centrale
Alexander si ritrovò all’aeroporto di New York in mezzo a una folla di persone affannate che gli passavano di fianco trascinando pacchi e valigie, spingendosi e scontrandosi. Sembravano automi, la metà di loro con un cellulare incollato all’orecchio, lì a parlare al vento come dementi. Era da solo, con il suo zaino in spalla e una banconota arrotolata in mano. Ne aveva altre tre, piegate e nascoste negli stivali. Suo padre gli aveva consigliato di essere prudente perché in quell’enorme città non era come nel loro paesino della costa californiana dove non succedeva mai niente. Scese dall’aereo rincuorato e all’uscita cercò con gli occhi la nonna, ma non la vide, come sperava. Un’ora dopo Kate non era ancora arrivata e Alex iniziava ad angosciarsi sul serio. Passò un’altra mezz’ora e a quel punto era talmente furioso con Kate che se l’avesse avuta davanti l’avrebbe insultata. Gli vennero in mente quei brutti tiri che gli aveva giocato per anni, come la scatola di cioccolatini ripieni di salsa piccante che gli aveva spedito per il suo compleanno. Passata un’ora e mezzo d’attesa in aeroporto, Alex non sapeva più cosa fare. Indossò il giaccone, si sistemò lo zaino sulle spalle e uscì in strada. Il contrasto fra il tepore, la confusione e la luce bianca all’interno dell’edificio con il freddo, il silenzio e il buio della sera per poco non lo stordì. Non sospettava minimamente che l’inverno a New York fosse così ingrato. L’aria puzzava di benzina, la neve sul marciapiede era sporca e le raffiche di vento colpivano la faccia come spilli. Con le orecchie gelate e le mani ben infilate in tasca, s’incamminò verso la fermata degli autobus. Lo avvicinò una ragazza: «Ciao, sei in giro da solo?». Alex farfugliò una risposta confusa. «Dove vai?» continuò la sconosciuta accendendosi una sigaretta. «A casa di mia nonna; vive nella Quattordicesima, all’incrocio con la Seconda Avenue. Sai come posso arrivarci?» indagò Alex. «Ma certo, vado anch’io da quelle parti. Possiamo prendere l’autobus. Mi chiamo Morgana» si presentò la ragazza. «Alexander Cold. Ma mi chiamano Alex» rispose.
Protagonista Ambiente geografico ben determinato
Insorgere di un problema
Flashback
Colpo di scena Presenza di discorsi diretti
Antagonista
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
Generi
Parte centrale
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e raccontare
Aspettarono in strada, battendo i piedi nella neve per tenerli caldi, una decina di minuti durante i quali Morgana approfittò per offrirgli un succinto resoconto della sua vita. Proprio quando le loro orecchie si stavano trasformando in cubetti di ghiaccio, apparve l’autobus e salirono. Il ragazzo pagò il suo biglietto e mise via il resto, mentre Morgana era intenta a cercare prima in una tasca della giacca arancione e poi in un’altra. «Il mio borsellino! Ho paura che me l’abbiano rubato…» balbettò. «Mi dispiace, ragazzina. Devi scendere» le ordinò l’autista. «Non è colpa mia se me l’hanno rubato!» esclamò lei quasi gridando e mettendo a disagio Alex che detestava richiamare l’attenzione. «Mia nemmeno. Rivolgiti alla polizia» replicò seccamente l’autista. La ragazza aprì la borsa di stoffa e rovesciò tutto il contenuto nel corridoio del veicolo. Esaminò ogni oggetto con sorprendente lentezza rivoltando gli indumenti, aprendo ogni scatola e ogni pacchetto, scrollando la biancheria intima davanti a tutti. Alex distolse lo sguardo, sempre più turbato. Non voleva che la gente pensasse che loro due erano insieme. «Non posso aspettare tutta la sera, piccola. Devi scendere» ripeté l’autista, questa volta in tono minaccioso. Morgana lo ignorò. In quel momento si era tolta la giacca arancione ed era intenta a esaminare la fodera quando gli altri passeggeri dell’autobus iniziarono a protestare per il ritardo. «Prestami qualcosa!» pretese alla fine, rivolgendosi ad Alex. In circostanze normali ad Alex non sarebbe importato nulla rimetterci dei soldi, ma in quel momento non era in condizioni di fare il generoso. D’altro canto, decise, nessun uomo poteva abbandonare una donna in una situazione del genere. Poteva darle giusto quel che serviva per aiutarla senza dover ricorrere alle banconote piegate negli stivali. Pagò il secondo biglietto. Morgana gli indirizzò un bacio scherzoso con la punta delle dita, fece la linguaccia all’autista e seguì Alex verso l’ultima fila dell’autobus, dove si sedettero vicini. «Mi hai salvato la pelle. Appena posso te li rendo» gli promise. Stavano arrivando alla stazione degli autobus, in pieno centro, e dovevano scendere. A quell’ora non erano ancora diminuiti né il traffico né la gente per strada e, anche se gli uffici e i negozi erano chiusi, c’erano bar, teatri e ristoranti aperti. Molte persone gli venivano incontro, ma più che visi, ne distingueva solo le sagome incurvate, avvolte in cappotti scuri, che camminavano di fretta. Vide alcune figure sdraiate a terra vicino alle grate sui marciapiedi da cui si innalzavano colonne di vapore. Capì che si trattava di vagabondi che dormivano raggomitolati vicino agli sfiati del riscaldamento delle case, l’unica fonte di calore nella sera invernale.
Insorgere di un nuovo problema
Suspense
Ambiente geografico descritto in modo da aumentare il senso di pericolo
U nità 1
Parte centrale
Conclusione
l ’ avventura
Fu pervaso da un’ondata di nostalgia per quel luogo tranquillo vicino al mare in cui aveva trascorso la sua vita. Quel paese quieto e un po’ noioso, da dove così spesso aveva desiderato fuggire, ora gli sembrava meraviglioso. Morgana interruppe le sue lugubri riflessioni. «Sto morendo di fame… Non potremmo mangiare qualcosa?» suggerì. Senza dargli modo di rifiutarsi, lo trascinò per un braccio all’interno di un rumoroso locale. Morgana si piazzò su uno sgabello lì davanti e passò a esaminare il menu, scritto con il gesso su una lavagna a muro. Alex capì che gli sarebbe toccato pagare la cena e si diresse verso il bagno per recuperare le banconote nascoste negli stivali. Nel bagno non c’era nessuno. Quando passò di fronte al lavabo appoggiò lo zaino per terra, si sistemò la benda alla mano sinistra, si lavò meticolosamente la destra con il sapone, si buttò parecchia acqua sulla faccia per riprendersi dalla stanchezza e poi si asciugò con la carta. Quando si piegò e fece per prendere lo zaino si rese conto con orrore che era sparito. Uscì di corsa dal bagno con il cuore in gola. Il furto era stato compiuto in meno di un minuto, il ladro non poteva trovarsi lontano, se faceva in fretta poteva raggiungerlo prima che si perdesse nella folla per strada. Nel locale era tutto come prima, gli stessi camerieri sudati dietro al bancone, gli stessi avventori indifferenti, lo stesso cibo bisunto, lo stesso rumore di piatti e di musica rock a tutto volume. Nessuno notò il suo stato d’agitazione, nessuno si girò a guardarlo quando gridò che era stato derubato. L’unica differenza era che Morgana non era più seduta davanti al bancone dove l’aveva lasciata. Di lei non c’era traccia. Alex capì in un attimo chi era stato a seguirlo con discrezione, ad attenderlo dietro la porta del bagno calcolando il momento giusto per portarsi via lo zaino in un batter d’occhio. Si diede una manata sulla fronte. Come aveva potuto essere così ingenuo! Dovette fare un terribile sforzo per non mettersi a piangere come un bambino. Tirò su la cerniera del giaccone, mise la testa tra le spalle, ficcò le mani in tasca e s’incamminò. Era mezzanotte passata e cominciava a nevicare quando il ragazzo arrivò alla via della nonna.
Flashback
Nuovo colpo di scena
Nuovo colpo di scena
adatt. da Isabel Allende, La città delle bestie, trad. di E. Liverani, Feltrinelli, Milano 2002
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
Le caratteristiche della narrativa di avventura he cos’è la narrativa C di avventura La narrativa di avventura è un testo narrativo che racconta imprese avventurose e straordinarie, pericolose ed emozionanti, compiute da protagonisti coraggiosi che non esitano ad affrontare un rischio o una sfida per raggiungere il loro obiettivo. Nella narrativa di avventura predomina l’azione; i luoghi in cui sono ambientati i fatti sono reali ma spesso lontani dalla nostra civiltà. Possono essere luoghi misteriosi e pieni di pericoli e di insidie, come foreste tropicali, isole abbandonate e deserte, terre abitate da animali feroci e nemici spietati oppure da creature ed esseri fantastici.
Generi
La struttura Come tutte le storie, anche quelle di avventura hanno un inizio (incipit) e una fine (epilogo); tra questi due estremi si sviluppa la trama, che può essere più o meno lunga e più o meno complicata, fra problemi che insorgono ed eventi che si susseguono, in cui via via entrano in scena i vari personaggi. La storia prende avvio dal verificarsi di un problema, per risolvere il quale il protagonista spesso deve affrontare e superare tante difficoltà. Di solito, si ha una svolta nella narrazione con l’inserimento di un colpo di scena, che capovolge la situazione e porta alla felice conclusione della vicenda. Nel corso della narrazione le parti più narrative, dove si racconta che cosa succede e che, di solito, prevalgono, si alternano a parti più descrittive, dove vengono presentati personaggi, situazioni, luoghi. Spesso l’autore ricorre alla tecnica narrativa del flashback per rievocare avvenimenti accaduti nel passato ma funzionali alla narrazione, oppure alle anticipazioni, per creare quell’aspettativa che solitamente avvince il lettore; dunque difficilmente la fabula coincide con l’intreccio. Il ritmo delle azioni che si susseguono è rapido, incalzante e coinvolgente, soprattutto nella parte centrale della narrazione.
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U nità 1
l ’ avventura
Le caratteristiche La narrativa di avventura presenta alcune caratteristiche ricorrenti. La trama è costituita da eventi straordinari e spesso l’elemento centrale è dato da un viaggio che l’eroe compie verso luoghi ignoti. Questo tema esprime il bisogno dell’uomo di conoscere, di sfidare l’ignoto e di mettere alla prova le sue capacità. I personaggi sono di solito molteplici; il personaggio principale, il protagonista, viene descritto in modo preciso in tutte le sue qualità, sia fisiche sia morali, ed è al centro di avvenimenti, lotte e peripezie: è un eroe, che lotta con coraggio per la vittoria del bene contro le ingiustizie, al fine di ottenere il raggiungimento di un dato obiettivo. Opposto a lui, troviamo l’antagonista, personaggio spesso malvagio e senza scrupoli, che cerca di contrastare in tutti i modi le azioni del protagonista. La vicenda è ambientata in un determinato tempo storico, che viene apertamente dichiarato dall’autore o si evince da elementi presenti nel testo. Anche il luogo, ossia l’ambiente geografico che fa da sfondo alla vicenda, viene determinato chiaramente: di solito, si tratta di luoghi ben descritti per facilitare l’immaginazione del lettore che in questo modo può calarsi interamente nella storia e lasciarsi trasportare dagli eventi. Tutti gli elementi caratteristici del racconto di avventura hanno come obiettivo quello di tenere il lettore incollato alle pagine del libro: infatti, gli eventi straordinari e le ambientazioni tendono a creare in chi legge uno stato di suspense che lo spinge a diventare sempre più curioso di sapere come andrà a finire la storia.
Isabel Allende
Il linguaggio Nella narrativa di avventura il racconto delle vicende è fatto in terza persona, anche se, a volte, è lo stesso protagonista a narrare le proprie avventure: in questo modo, il lettore è portato ad appassionarsi di più alla storia, seguendo il punto di vista del protagonista e immedesimandosi nella sua persona. Al fine di dare più velocità e ritmo alla vicenda, gli autori introducono discorsi diretti tra i vari personaggi e, per rendere ancora più reale l’avventura, utilizzano un linguaggio specialistico, ossia termini adatti al contesto in cui si svolge la storia: ad esempio, nel caso di avventure di mare, si troveranno termini inerenti alla marineria e al mondo marino.
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I mmaginare
e raccontare
Testo senza frontiere
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Entriamo nel vivo dell’unità! Con gli strumenti presenti in queste pagine possiamo tutti leggere e comprendere il testo più facilmente.
Un inizio travagliato Daniel Defoe (1660-1731) Nel brano che segue è riportato l’inizio del famoso romanzo Robinson Crusoe, considerato il capostipite dei romanzi di avventura. Narrato in prima persona dal protagonista, in queste righe egli racconta le motivazioni che lo spingono a viaggiare per mare in cerca di avventure. 1. York: città inglese.
Generi
A
A
Sono nato nell’anno 1632, nella città di York1, da una buona famiglia. Essendo il figlio minore, e non essendo stato educato a nessun mestiere, la mia testa fu ben presto piena di pensieri vagabondi. Mio padre, che era molto anziano, mi aveva dato una buona istruzione; ma io non avrei avuto pace se non
Situazione iniziale
Robinson si imbarca su una nave.
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U nità 1
andando in mare e questa mia inclinazione mi condusse ad oppormi con tutte le forze alla volontà di mio padre. Un giorno mi trovavo a Hull2, dove ero capitato per caso e, quella volta, senza nessuna intenzione di fuga; mentre ero lì, un mio compagno che si preparava ad andare a Londra per mare, sulla nave di suo padre, mi invitò ad andare con lui; io non consultai né padre, né madre, né mandai loro cenno della mia decisione; ma, lasciando che ne venissero a conoscenza come meglio potevano, salii a bordo di una nave diretta a Londra.
2. Hull: città di mare inglese.
3. Humber: estuario presente in vari porti, tra cui il porto di Hull.
B
l ’ avventura
B
La nave era a malapena uscita dallo Humber3, che il vento cominciò a soffiare e le onde a gonfiarsi in modo spaventoso; e siccome non ero mai stato in mare prima di allora, cominciai a sentirmi indescrivibilmente male nel fisico e indescrivibilmente smarrito nel morale. Ad ogni ondata mi aspettavo di essere inghiottito, ed ogni volta che la nave ricadeva, come mi sembrava, nel vuoto o nell’avvallamento dell’onda, mi pareva che non si sarebbe più rialzata; e, nella mia angoscia, facevo voti e propositi, se fosse piaciuto a Dio di risparmiare la mia vita in quest’unico viaggio e se mai fossi riuscito
Svolgimento della vicenda: sequenza descrittiva
Durante la navigazione, la nave di Robinson affronta una tempesta.
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e raccontare
Testo senza frontiere
I mmaginare
a rimettere piede sulla terra ferma, di tornare dritto dritto a casa da mio padre e di non salire mai più su di una nave. Questi pensieri saggi e moderati durarono finché durò la tempesta e anche un po’ di tempo dopo; ma il giorno seguente, il vento era caduto e il mare era più calmo, e io cominciavo ad abituarmi. C
4. Yarmouth: città portuale inglese.
Generi
C
Il sesto giorno di navigazione arrivammo nella rada di Yarmouth4; avevamo fatto poca strada dopo la tempesta, perché il vento ci era stato contrario, malgrado il tempo sereno. Fummo costretti a dar fondo e a fermarci; ma la mattina dell’ottavo giorno, il vento aumentò e tutta la ciurma si dovette mettere all’opera in modo che la nave potesse rimanere all’ancora con il minimo sforzo. Verso mezzogiorno, il mare si fece molto grosso davvero e la nostra nave, che si trovava con la prua sottovento, cominciò a imbarcare parecchie ondate; e, più di una volta, credemmo che l’ancora fosse stata strappata dal fondo. Nel frattempo il vento era diventato una terribile tempesta davvero e cominciai a vedere stupore e spavento perfino sugli stessi volti dei marinai.
Rottura dell’equilibrio
La nave ancorata viene investita da grandi raffiche di vento.
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U nità 1
D
5. stiva: il magazzino delle merci sulle navi e sugli aerei.
6. piedi: antica unità di misura di lunghezza, ancora in uso nei Paesi anglosassoni.
D
l ’ avventura
Ma il peggio doveva ancora venire; la tempesta imperversava con tanta furia che gli stessi marinai ammisero di non averne mai viste di peggiori. Verso la metà della notte, uno degli uomini che era sceso a dare un’occhiata alla stiva5, gridò che si era aperta una falla; un altro disse che c’erano quattro piedi6 d’acqua nella stiva. Allora tutti furono comandati alle pompe. Solamente all’udire quella parola, mi sentii mancare il cuore e caddi riverso nell’amaca della mia cabina, dove ero seduto. Ma gli uomini mi scossero e mi dissero che se non ero stato buono a nulla fino allora, potevo ben pompare come gli altri; ma l’acqua nella stiva cresceva ed era evidente che la nave sarebbe colata a picco e che, malgrado che la tempesta si andasse un po’ calmando, non sarebbe stato possibile mantenere la nave a galla fino a giungere in porto; perciò decidemmo tutti d’accordo di lasciarci andare alla deriva, cercando soltanto di mantenerci il più possibile verso terra.
Svolgimento della vicenda: sequenza narrativa
Si apre una falla nella nave.
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Testo senza frontiere
I mmaginare
e raccontare
E
7. tirannica: che esercita il potere attraverso la violenza. 8. baratro: abisso, voragine.
Con non poca difficoltà, riuscimmo ad approdare e a scendere tutti a terra sani e salvi; e di lì raggiungemmo a piedi Yarmouth. Se a questo punto io avessi avuto tanto giudizio da tornare a Hull e a casa mia, sarei stato felice; ma ormai la mia malasorte mi sospingeva innanzi con un’ostinazione a cui nulla poteva resistere; né io avevo il potere di farlo, malgrado che la voce insistente della ragione e di una mente ora più serena mi richiamasse a casa. Non so che nome dare a quanto mi accadeva e non voglio sostenere che ci sia una legge occulta e tirannica7 che ci sprona a farci strumenti della nostra stessa rovina, anche quando questa ci si para dinanzi, ed a precipitarci nel baratro8 ad occhi aperti; ma certo, nulla all’infuori di una fatalità incombente a cui mi era impossibile sfuggire, mi avrebbe potuto spingere innanzi, a dispetto dei calmi ragionamenti e delle mie più intime convinzioni e malgrado due lezioni così chiare, come quelle che mi erano toccate in quel primo tentativo. adatt. da Daniel Defoe, Robinson Crusoe, trad. di O. Previtali, Rizzoli, Milano 1993
Generi
E
Conclusione
Robinson e l’equipaggio riescono a salvarsi e a raggiungere la terraferma.
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U nità 1
l ’ avventura
COMPRENDERE IL TESTO 1.
Per quale motivo il giovane Crusoe decide di imbarcarsi su una nave? A Vuole andare per mare B Vuole visitare Paesi lontani C Vuole fuggire dal suo Paese D Vuole trovare lavoro come marinaio
2. Verso
quale meta si compie il suo primo viaggio? B Genova C Londra D Lisbona New York
A
3.
Perché durante una tempesta Robinson si sente male? A Perché non è abituato al mare B Perché ha mangiato troppo C Perché non riesce a dormire D Perché ha nostalgia di casa
4. Mentre
5.
6.
la nave si trova ancorata davanti a Yarmouth accade un imprevisto: di che cosa si tratta? A Si diffonde un’epidemia di peste B Arrivano i pirati C Si alza il vento D I marinai abbandonano la nave Come viene considerato Robinson dai suoi compagni di viaggio? A Molto capace B Buono a nulla C Coraggioso D Robusto Che cosa decide di fare il protagonista dopo queste avventure? A Smettere di viaggiare e tornare a casa B Ritirarsi in campagna C Continuare a navigare D Mettersi a viaggiare a piedi
7. Individua
nel testo tutti i pericoli affrontati da Robinson Crusoe nelle sue prime esperienze in mare.
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Testo senza frontiere
I mmaginare
e raccontare
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 8. Sottolinea
le parti narrative, dove si racconta la vicenda, e quelle riflessive, dove il protagonista riflette sulla propria situazione.
9.
uali elementi tipici del romanzo di avventura ritrovi nel brano? Q (2 risposte) A Un luogo misterioso D Un’anticipazione B Un viaggio E La presenza di discorsi diretti C L’insorgere di un problema F La narrazione in terza persona
CAPIRE E USARE LA LINGUA 10. Durante
la lettura di questo brano, hai trovato delle espressioni o dei termini che si riferiscono al linguaggio tecnico della navigazione? Se sì, trascrivili e cerca il loro significato sul vocabolario.
11. Che
A B C D
cosa significa la parola «voti» nel contesto del brano? Valutazione di merito Scelta politica Promessa fatta a Dio Scelta di una proposta
12. Individua
nel brano tre nomi astratti e costruisci con ciascuno di essi una frase che ne evidenzi il significato.
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
13 Alla fine del brano, il protagonista prende un’importante decisione a proposito del suo futuro: quale? Secondo te, la sua scelta è giusta o sbagliata? Che cosa avresti fatto tu al suo posto? Scrivi in poche righe il tuo pensiero ed esponilo alla classe, confrontando la tua risposta con quelle dei tuoi compagni.
Generi
impari
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U nità 1
l ’ avventura
DA UN TESTO ALL’ALTRO Di seguito ti proponiamo una selezione di brani tratti da famosi romanzi di avventura.
Gulliver prigioniero *** Identikit autore
Jonathan Swift (1667-1745)
Poeta e scrittore irlandese, durante la sua vita ricopre la carica di parroco in alcune città; autore di un poema satirico contro la Chiesa anglicana, viene estromesso dalla sua attività dalle autorità ecclesiastiche. Il suo capolavoro è il romanzo I viaggi di Gulliver (1726) dove, sotto le spoglie della fiaba, prende in giro i vizi del genere umano.
I viaggi di Gulliver narrano le straordinarie avventure di un giovane medico di bordo. In questo episodio, il protagonista, salvatosi fortunosamente da un naufragio, si è addormentato sfinito sulla terraferma. Al risveglio, lo aspetta una sorpresa.
Lettura attiva Leggere per connettere: collegare i diversi elementi del testo all’esperienza del lettore. 1. Tasmania: isola dell’Australia. 2. di latitudine sud: la nave si trovava nell’emisfero meridionale. La «latitudine» indica la distanza dall’Equatore. 3. gomena: misura nautica che corrisponde a circa 185 metri. 4. leghe: la lega marina è un’unità di misura.
V
i sono diverse ragioni per non stare ad annoiare il lettore con i particolari delle nostre avventure in quei mari; basterà informarlo che, al momento di portarci da quei luoghi alle Indie Orientali, una violenta tempesta ci trasportò a nord-ovest della Tasmania1. Secondo le misurazioni ci trovavamo a trenta gradi e due primi di latitudine sud2. Dodici membri della ciurma se n’erano andati al creatore per le fatiche sovrumane e il rancio avariato, il resto versava in pessime condizioni. Il 5 novembre, che da quelle parti coincide con l’inizio dell’estate, in una giornata di foschia, i marinai scorsero uno scoglio a non più di mezza gomena3 dalla nave, verso il quale ci sospingeva inesorabilmente il vento: la nave si spezzò in due tronconi. In sei della ciurma calammo in mare una scialuppa e ci mettemmo a vogare per allontanarci dalla nave e dallo scoglio. Secondo i calcoli remammo per circa tre leghe4 fino a esaurire quelle poche forze che ci erano rimaste, dopo il massacrante governo della nave. Ci affidammo alle onde, ma in capo a mezz’ora un’improvvisa raffica di vento rovesciò la scialuppa. Non so cosa accadde ai miei compagni della barca, né a quelli che avevano cercato scampo sullo scoglio, né infine agli altri che erano rimasti sulla nave. L’unica deduzione che posso trarre è che siano tutti morti. Quanto a me, nuotai affidandomi alla fortuna, mentre il vento e la corrente mi spingevano innanzi. Di tanto in tanto lasciavo calare verso il fondo le gambe, senza riuscire a toccare. Quando ero ormai sfinito e incapace di lottare sentii qualcosa sotto i piedi, mentre la burrasca andava placandosi. Il pendio del fondale era così lieve, che mi ci volle un miglio di cammino prima di raggiungere la riva e calcolai che a quell’ora dovevano essere le otto di sera. M’inoltrai per circa mezzo miglio senza riuscire a scoprire il minimo segno di case e di abitanti o almeno ero così stremato, da non riuscire a scorgerli. Ero terribilmente stanco, inoltre il
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
5. pinta: antica unità di misura per liquidi, ancora in uso nei Paesi anglosassoni.
Generi
6. svellere: tirare via con forza, sradicare.
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caldo e quasi mezza pinta5 di acquavite tracannata prima di lasciare la nave, mi avevano messo addosso un gran sonno. Mi distesi sull’erba bassa e tenera dove dormii così profondamente, come mai m’era capitato, per nove ore filate, perché quando mi svegliai era giorno fatto. Cercai di alzarmi, ma non riuscii a muovermi poiché, addormentatomi supino, mi sentii le braccia e le gambe legate da entrambe le parti alla terra e così i capelli che avevo lunghi e folti. Sentivo che molti legacci sottili m’attraversavano il corpo dalle ascelle alle cosce. Riuscivo solo a guardare in alto, mentre il sole cresceva abbagliandomi gli occhi. Udivo un rumore confuso ai fianchi, ma nella posizione in cui giacevo non vedevo altro che il cielo. Di lì a poco avvertii che qualcosa di vivo si muoveva sulla mia gamba, saliva pian piano sul petto fino ad arrivarmi al mento. Guardando in basso come meglio potevo, m’accorsi che si trattava d’una creatura umana, alta non più di quindici centimetri, con arco, frecce e faretra sul dorso. Intanto sentivo che almeno una quarantina di esseri della stessa specie venivano dietro alla prima. Stupefatto oltre ogni dire, gridai tanto forte che quelli se la batterono in preda al terrore ed alcuni, come poi mi fu detto, rimasero feriti saltando a terra dal mio corpo. Non tardarono a farsi sotto di nuovo e uno di loro, che s’era arrischiato a venirmi tanto vicino da potere scorgere tutto il mio volto, alzando gli occhi e le braccia al cielo in segno d’ammirazione, gridò con voce stridula ma distinta: «Hekinah Degul!». Gli altri ripeterono quelle parole varie volte, ma allora non sapevo cosa volessero dire. Per tutto quel tempo stetti in maniera assai scomoda, come il lettore può immaginare. Alla fine, divincolandomi per liberarmi, riuscii a rompere i legacci e a svellere6 i pioli che mi tenevano il braccio sinistro legato a terra. Infatti, sollevandolo all’altezza del viso, scoprii il modo con cui m’avevano legato e così, con un violento strattone che mi
U nità 1
7. un altro nugolo: un’altra grande quantità.
S e fossi stato al posto del protagonista, anche tu avresti deciso di rimanere fermo fino a notte fatta? Perché?
8. oratoria: capacità di parlare in pubblico.
l ’ avventura
fece un gran male, allentai le cordicelle che mi tenevano la testa piegata sulla sinistra. Ora potevo voltare un tantino il capo. Ma quegli esseri fuggirono di nuovo prima che potessi afferrarli; al che ci fu un gran vociare in tono acutissimo e, appena cessato, udii uno di loro gridare forte: «Tolgo Phonac!». Un istante dopo sentii un centinaio di frecce che mi piovevano sulla mano sinistra, pungenti come aghi, mentre quelli ne lanciavano in aria un altro nugolo7, come noi facciamo in Europa con i mortai; per cui penso che molte mi ricadessero sul corpo, sebbene non le avvertissi, ed altre sulla faccia che mi affrettai a coprire con la sinistra. Esaurito questo scroscio di frecce, mandai un gemito di dolore e poiché tentavo ancora di liberarmi, ne scaricarono un’altra bordata più nutrita della precedente, mentre alcuni di loro cercavano di infilzarmi nei fianchi. Avevo addosso, per fortuna, un giubbetto di cuoio che loro non potevano forare. Pensai che fosse più prudente starmene fermo almeno fino a notte fatta, quando con la mano sinistra già sciolta, avrei potuto liberarmi completamente. In quanto agli indigeni, avevo ragione di credere che avrei potuto sostenere i più grandi eserciti che mi avrebbero mandato contro, se erano tutti delle dimensioni di quello che avevo visto. Ma le cose si sarebbero disposte in modo diverso. Quando quella gente vide che me ne stavo fermo, smisero di lanciare frecce. Dal crescente rumore capivo che la folla aumentava; inoltre, a circa tre metri dal mio orecchio sentii battere per oltre un’ora, come se stessero facendo qualche lavoro; volgendo la testa da quella parte, per quanto mi era concesso da corde e pioli, vidi che avevano eretto un palco alto un mezzo metro da terra, capace di ospitare quattro di quelle persone, con due o tre scale per salirci sopra. Di lì uno di costoro, che sembrava un personaggio importante, mi rivolse un lungo discorso del quale non capii assolutamente nulla. Ma avrei dovuto ricordare che, prima di cominciare il suo discorso, quel dignitario aveva gridato per tre volte: «Langro dehul san» (parole, queste, che insieme alle precedenti mi furono poi ripetute e spiegate). Intanto, si erano fatte avanti una cinquantina di persone per tagliare le cordicelle che mi tenevano legata la testa dal lato sinistro. Potei allora volgermi a destra per osservare l’aspetto e i gesti dell’oratore. Sembrava di mezza età e più alto dei tre accompagnatori, dei quali uno era un paggio che gli reggeva lo strascico, alto non più del mio dito medio, mentre gli altri gli stavano ai fianchi per sostenerlo. Dell’oratoria8 sapeva bene l’arte, infatti non mi sfuggirono retorici appelli di minacce, uniti ad altri di promesse, pietà e benevolenza. Risposi con brevi parole e in tono di sottomissione, alzando gli occhi e la mano sinistra al cielo, come per invocarlo a mio testimonio; poi, affamato com’ero
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
9. creanza: educazione.
10. imbracarono: da «imbracare», cioè legare qualcosa con funi o catene per sollevarlo.
11. dovizia: abbondanza.
Generi
uali sentimenti ha Q suscitato in te il testo?
per non avere mandato giù un boccone da quando avevo abbandonato la nave, spinto dai morsi sempre più laceranti della fame, persi la pazienza e (contro ogni regola di buona creanza9) mi portai più volte la mano alla bocca per dimostrare che avevo bisogno di cibo. Lo hurgo (così chiamano un gran personaggio, come poi venni a sapere) mi capì immediatamente, scese dal palco e comandò che mi appoggiassero le scale ai lati del corpo. Più di un centinaio di persone montarono su portando fino alla mia bocca panieri colmi di cibo, raccolto e inviato appena il re aveva avuto notizia della mia esistenza. C’erano carni di diversi tipi di animali, che tuttavia non riuscii a riconoscere al gusto. C’erano spallette, cosci e lombi simili a quelli di montone, ben cucinati, ma più piccoli delle ali di allodola. Ne mangiai due o tre alla volta con altrettante pagnotte, grandi come pallini da sparo. Mi porgevano il cibo più lesti che potevano, mostrando in mille modi la loro meraviglia e lo stupore dinanzi alla mia mole smisurata e all’appetito che dimostravo. Allora feci loro intendere che avevo sete. Si rendevano conto che, da quanto avevo mangiato, non mi sarebbe stata sufficiente una piccola quantità per cui, da quel popolo ingegnoso che era, imbracarono10 con grande abilità una delle botti più grosse che avevano, la fecero rotolare verso la mia mano e ne tolsero il coperchio. La vuotai con una sorsata perché conteneva una mezza pinta scarsa di un vinello sul tipo del Borgogna, ma anche più delizioso. Me ne portarono una seconda che trangugiai come la prima, poi feci segno che ne volevo ancora, ma loro avevano finito le scorte. Compiuti che ebbi questi prodigi, loro si misero a gridare di gioia e a danzarmi sul petto, ripetendo più volte, come avevano fatto prima: «Hekinah Degul!». Mi fecero capire a segni che potevo buttare giù le botti, ma prima avvertirono la gente di fare largo gridando a gran voce «Borach Mivola!». E quando le videro volare in aria, scoppiarono in un generale «Hekinah Degul!». Confesso che più d’una volta mi venne la tentazione d’afferrarne una quarantina o una cinquantina, quando, nel loro andirivieni sul mio corpo, mi venivano a portata di mano, e di scaraventarli giù per terra. Ma il ricordo di quanto avevo provato, che con ogni probabilità non era il peggio di quanto potessero farmi, nonché la parola d’onore in cui m’ero impegnato, sottomettendomi palesemente a loro, respinsero quelle fantasie. Né potevo dimenticare che ora mi trovavo legato a quel popolo dalle consuetudini dell’ospitalità, trattato com’ero stato con tanta larghezza e dovizia11 di mezzi. Comunque non finivo mai di meravigliarmi, in cuor mio, del coraggio di quei minuscoli mortali che avevano osato salire sul mio corpo e camminarci sopra, pur essendo a portata della mano che avevo libera, senza dar segno del minimo spavento alla vista d’un essere mostruoso quale dovevo apparire loro. da Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, trad. di A. Bassi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2011
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U nità 1
l ’ avventura
COMPRENDERE IL TESTO 1. In seguito al naufragio della sua nave, Gulliver, il protagonista del romanzo, si ritrova in una terra sconosciuta; esausto per le troppe fatiche, si addormenta. Al suo risveglio in quale situazione si trova? 2. Quali personaggi entrano in scena? Che cosa hanno di particolare? 3. Come appare Gulliver agli occhi degli abitanti dell’isola? 4. In quale modo Gulliver reagisce davanti agli abitanti dell’isola? È spaventato oppure rimane calmo? Motiva la tua risposta. 5. A un certo punto, Gulliver spiega agli altri uomini che ha fame e sete: in che modo? E loro, come rispondono alle sue richieste?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 6. In quale persona è narrata la storia? 7. Dove si svolge la vicenda? I luoghi sono ben precisati geograficamente? 8. Individua e segna al margine del brano la situazione iniziale, lo svolgimento e la conclusione. 9. Ci sono colpi di scena? Se sì, sottolineali nel testo.
CAPIRE E USARE LE PAROLE 10. Individua nel testo gli aggettivi e i termini che si riferiscono ai piccoli uomini e componi una loro descrizione. 11. Cerca i termini che descrivono lo stato d’animo di Gulliver al risveglio e trascrivili. 12. Sottolinea tre termini specifici presenti nel testo appartenenti al linguaggio marinaro.
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
13 L’esperienza vissuta da Gulliver è senza dubbio surreale e fuori da ogni logica; se fosse capitata a te, come ti saresti comportato? Scrivi un breve componimento dove immagini di essere al posto del nostro protagonista e trova una conclusione alla vicenda. Poi confronta il tuo componimento con quello dei compagni.
impari
amo in
sieme
14 Prova adesso a riscrivere la storia di Gulliver immaginando che arrivi in un paese abi tato da giganti. Inserisci descrizioni del luogo e dei suoi abitanti facendo lavorare la tua immaginazione. Confrontati con i tuoi compagni: chi ha inventato il testo più originale?
impari
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...
Aperta parentesi
La storia della narrativa di avventura Le origini La narrativa di avventura è un genere molto antico. Le peripezie di Ulisse narrate nell’Odissea, per esempio, sono state inventate probabilmente tra l’800 e il 700 a.C. e attribuite al cantore greco Omero. Ulisse, viaggiando per il Mediterraneo, si trova ad affrontare un’avventura dietro l’altra: inganna il ciclope Polifemo, sfugge al canto delle Sirene, riesce a liberare i suoi compagni dalla maga Circe e così via. Nel corso dei secoli, altri autori hanno inventato e narrato storie avventurose, ma la narrativa di avventura come genere letterario specifico nasce nell’Inghilterra del XVIII secolo, con i racconti di viaggi in terre lontane: esempi famosi sono il Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, considerato il capostipite del moderno romanzo di avventura, e I viaggi di Gulliver (1726) dell’irlandese Jonathan Swift. Defoe si ispira a una vicenda realmente accaduta: un marinaio abbandonato su un’isola deserta al largo delle coste del Cile, costretto per quattro anni a una vita solitaria.
Lo sviluppo
Generi
La narrativa di avventura ha un nuovo sviluppo nell’Ottocento con la nascita della letteratura di massa: grazie alla diffusione della scolarizzazione, cresce il numero di quelli che sanno leggere e, di conseguenza, aumenta anche la produzione di racconti, spesso pubblicati a puntate sui giornali dell’epoca, che catturano la curiosità dei lettori. L’isola del tesoro (1883) è forse il più famoso romanzo di avventura per ragazzi, scritto dallo scozzese Robert Louis Stevenson. Protagonista è un ragazzo, Jim Hawkins, che entra casualmente in possesso di una mappa del tesoro, per il cui recupero viene organizzata una spedizione all’isola indicata dalla mappa. Tra l’equipaggio della nave, però, si nascondono dei pirati, anche loro interessati a impadronirsi del tesoro. La vicenda si sviluppa attraverso una serie di colpi di scena che tengono il lettore col fiato sospeso: il ragazzo e i suoi amici ce la faranno a recuperare il tesoro e a sfuggire ai pirati? Il giovane lettore si sente spinto a identificarsi con il protagonista, il quale si trova ad affrontare innumerevoli sfide. La vicenda narrata in questo libro può essere considerata un’avventura realistica, poiché i personaggi e la vicenda sono stati inventati dall’autore prendendo però spunto da un mondo, quello della pirateria, storicamente esistito.
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U nità 1
l ’ avventura
Lo scrittore francese Jules Verne, al contrario, ha anticipato nei suoi romanzi eventi futuri. Per esempio, in Dalla terra alla luna (1865) ha immaginato un viaggio fino al nostro satellite; in Ventimila leghe sotto i mari (1870) ha raccontato le vicende del capitano Nemo e del suo avveniristico sommergibile elettrico, il Nautilus; in Il giro del mondo in ottanta giorni (1873), invece, ha immaginato l’impresa, per l’epoca eccezionale, di circumnavigare il mondo. Un altro grande autore di storie di avventura è lo scrittore italiano Emilio Salgari, autore di più di duecento opere tra romanzi e racconti, tra i quali: Il Corsaro Nero (1898), I pirati della Malesia (1896), Le tigri di Mompracem (1900) e I misteri della jungla nera (1895). Famoso è il personaggio di Sandokan, un principe malese che combatte contro l’odiato nemico inglese che vuole colonizzare la sua terra. Se l’avventura narrata da Stevenson nell’Isola del tesoro guarda alla storia passata e le avventure di Verne guardano alla storia futura e a quello che l’uomo potrà fare grazie allo sviluppo della scienza e della tecnica, le avventure di Salgari descrivono e raccontano storie di mondi lontani ed esotici. Del resto, tanti e diversi possono essere gli spazi e i tempi che danno nutrimento all’immaginazione e caratterizzano le storie di avventura. Lo scrittore francese Alexandre Dumas, per esempio, ha ambientato il suo romanzo I tre moschettieri (1844) nella Francia del XVII secolo; lo scrittore statunitense Jack London ha ambientato Zanna bianca (1906) e Il richiamo della foresta (1903) nelle regioni più fredde ed estreme del Canada; e ancora, lo scrittore statunitense Herman Melville in Moby Dick (1851) ci porta in giro per mari e oceani all’inseguimento della balena bianca a bordo della nave del capitano Achab; lo scrittore inglese Joseph Rudyard Kipling con Il libro della giungla (1894) ci racconta, invece, l’avventura di un ragazzo, Mowgli, allevato in una famiglia di lupi e in lotta contro la sua grande nemica, la tigre Shere Khan.
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
Il salvataggio *** Identikit autore
Jules Verne (1828-1905)
Scrittore francese, è il precursore del genere fantascientifico, basato su avventure ispirate ai progressi scientifici. Tutti i suoi libri sono considerati classici della letteratura mondiale: ricordiamo, Viaggio al centro della terra (1864), Ventimila leghe sotto i mari (1870), Il giro del mondo in ottanta giorni (1873) e L’isola misteriosa (1874).
Il brano, tratto da Il giro del mondo in ottanta giorni, narra l’episodio in cui i protagonisti si impegnano nel salvataggio di una giovane indiana, condannata a una morte atroce.
1. sir Francis Cromarty: un occasionale compagno di viaggio. 2. Passepartout: il servitore del signor Fogg. 3. Indù: abitanti dell’India, seguaci della religione induista. 4. parsi: appartenente alla comunità zoroastriana dell’India, cioè una comunità religiosa e filosofica basata sugli insegnamenti del profeta Zoroastro.
5. raja: nell’India moderna è il principe, capo di uno Stato minore, ma privo di piena sovranità e di autonomia.
Generi
6. pagoda: edificio sacro del culto buddista.
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I
l piano era ardito, irto di difficoltà, forse irrealizzabile. Il signor Fogg metteva a repentaglio la propria vita o, almeno, la propria libertà e, per conseguenza, la riuscita della sua impresa; ma non ebbe esitazioni. Trovò, del resto, in sir Francis Cromarty1 un alleato deciso. Dal canto suo, Passepartout2 era pronto: si poteva disporre di lui. L’idea avuta dal suo padrone lo esaltava. Sotto quell’involucro di ghiaccio, egli cominciava a sentire un’anima, un cuore, e si andava affezionando a Phileas Fogg. Rimaneva la guida. Come si sarebbe comportata nella circostanza? Non avrebbe parteggiato per gli Indù3? In mancanza del suo aiuto, occorreva almeno assicurarsi la sua neutralità. Sir Francis Cromarty gli fece francamente la domanda. «Signor generale,» rispose la guida «io sono parsi4, e quella donna appartiene alla mia razza. Disponete pure di me». «Bene» disse il signor Fogg. «Sappiate, tuttavia,» riprese il parsi «che andiamo incontro non soltanto alla morte, ma a orribili supplizi, se veniamo catturati». «È inteso» disse il signor Fogg. «Penso che dovremo attendere la notte per agire». «Lo penso anch’io» rispose la guida. Il bravo Indù fornì, allora, alcuni particolari sulla vittima. Era un’indiana di straordinaria bellezza, appartenente alla razza dei parsi, figlia di ricchi negozianti di Bombay. In quella città, aveva ricevuto un’educazione perfettamente inglese e, per le sue maniere e la sua cultura, si sarebbe creduta un’europea. Si chiamava Auda. Orfana, era stata data in moglie, contro la propria volontà, al vecchio raja5 del Bundelkund. Tre mesi dopo le nozze, rimase vedova. Conscia della sorte che l’attendeva, fuggì; ma fu subito ripresa e i parenti del raja, ai quali interessava che ella scomparisse, la votarono a quel supplizio che sembrava inevitabile per lei. Quel racconto non poteva che rafforzare il signor Fogg e i compagni nella loro generosa risoluzione. Fu deciso che la guida avrebbe condotto l’elefante verso la pagoda6 di Pillaji, avvicinandosi ad essa il più possibile. Mezz’ora dopo, infatti, i viaggiatori si fermarono sotto un folto gruppo d’alberi, a cinquecento passi dalla pagoda, che si poteva vedere. Ma gli urli dei fanatici si udivano distintamente fin là.
U nità 1
7. fachiri: mendicanti indù dediti a pratiche ascetiche; in questo caso significa «fanatici». 8. canapa: pianta da cui si possono ricavare sostanze stupefacenti.
9. resinose: piene di resine, cioè sostanze vegetali facilmente infiammabili. 10. sandalo: legno pregiato dal profumo intenso, usato anche per ricavarne un’essenza. 11. minareti: qui è sinonimo di «torri».
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Il signor Fogg e i suoi compagni attesero la notte. Appena cominciò ad imbrunire, verso le sei, essi decisero di compiere una ricognizione intorno alla pagoda. Le ultime urla dei fachiri7 si andavano spegnendo. Secondo il loro costume, quegli indiani dovevano essere immersi nella pesante ebbrezza dell’hang (oppio liquido mescolato a un’infusione di canapa8) e sarebbe stato, forse, possibile insinuarsi tra loro fino al tempio. Il parsi, guidando il signor Fogg, sir Francis Cromarty e Passepartout, avanzò senza far rumore attraverso la foresta. Dopo dieci minuti, strisciando carponi sotto l’intrico dei rami, essi giunsero alla riva di un ruscello, e là, alla luce di torce resinose9, scorsero una catasta di legna. Era il rogo composto di prezioso sandalo10 e già impregnato di olio profumato. Sulla sommità di esso era disteso il corpo imbalsamato del raja, che doveva essere arso insieme con la sua vedova. A cento passi di distanza da quel rogo sorgeva la pagoda, i cui minareti11 sorpassavano, nell’ombra, le cime degli alberi. «Venite!» disse sottovoce il parsi. E, raddoppiando le precauzioni, seguito dai compagni, si insinuò silenziosamente attraverso le alte erbe. Il silenzio era interrotto soltanto dal mormorio del vento fra i rami. All’inizio d’una spianata, la guida s’arrestò. Alcune torce di resina illuminavano il posto. Il suolo era disseminato di persone addormentate in preda all’ebbrezza. Pareva un campo di battaglia coperto di cadaveri. Uomini, donne, fanciulli, giacevano per terra, confusamente. Qua e là, qualche ubriaco emetteva ancora brontolii simili a rantoli. Più indietro, fra la massa degli alberi, si profilava confusamente il tempio di Pillaji. Ma, con grande delusione della guida, le guardie del raja, illuminate da torce fumose, vigilavano alle porte e passeggiavano su e giù con le sciabole sguainate. Si poteva supporre che, nell’interno, anche i sacerdoti vegliassero. Il parsi non andò oltre. Aveva riconosciuto l’impossibilità di forzare l’ingresso del tempio, e ricondusse indietro i suoi compagni. Phileas Fogg e sir Francis Cromarty avevano a loro volta compreso che non v’era nessun tentativo da fare, da quella parte. Si arrestarono e si consultarono sottovoce. «Aspettiamo» disse il generale. «Sono appena le otto ed è possibile che anche quelle guardie cedano al sonno».
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e raccontare
Da un testo all’altro
I mmaginare
12. breccia: apertura. 13. assodare: accertare.
Generi
14. si fosse dissipato: fosse svanito.
15. disappunto: contrarietà, senso di fastidio.
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«È possibile, infatti» convenne il parsi. Phileas Fogg e i suoi compagni si distesero ai piedi d’un albero e attesero. Il tempo sembrò loro lunghissimo. Di tanto in tanto, la guida si allontanava e andava ad esplorare il limite del bosco. Le guardie del raja vegliavano sempre alla luce delle torce, e, dalle finestre della pagoda, filtrava un vago chiarore. Attesero così fino a mezzanotte. La situazione non cambiava. L’ebbrezza dell’hang era stata probabilmente risparmiata alle guardie. Bisognava, dunque, agire altrimenti, e penetrare attraverso una breccia12 praticata nel muro della pagoda. Rimaneva da assodare13 se i sacerdoti vegliavano presso la loro vittima con una diligenza pari a quella dei soldati alla porta del tempio. Dopo un ultimo scambio di impressioni, la guida si dichiarò pronta a partire. Il signor Fogg, sir Francis e Passepartout lo seguirono. Fecero un giro assai lungo, allo scopo di prendere la pagoda alle spalle. Verso mezzanotte e mezzo, giunsero ai piedi del muro senza aver incontrato nessuno. Nessuna sorveglianza era stata organizzata da quel lato; ma bisogna anche dire che mancavano assolutamente, in quel muro, finestre o porte. La notte era buia. La luna, all’ultimo quarto, lasciava appena l’orizzonte ingombro di grandi nuvole. L’altezza degli alberi accresceva ancor di più le tenebre. Ma non bastava aver raggiunto la base del muro, occorreva anche praticare in esso una breccia. Per compiere tale operazione, Phileas Fogg e i suoi compagni non possedevano altro che i loro coltelli da tasca. Per buona fortuna, i muri del tempio si componevano di un miscuglio di mattoni e di legno che non doveva essere difficile forare. Tolto il primo mattone, gli altri sarebbero stati facilmente staccati. Si misero all’opera, facendo il meno rumore possibile. Il parsi da un lato, Passepartout dall’altro, lavoravano a staccare i mattoni in modo da ottenere un’apertura larga due piedi. Il lavoro procedeva, quando, nell’interno del tempio, si udì un grido e, quasi subito, altre grida fecero eco dall’esterno. Passepartout e la guida interruppero il loro lavoro. Erano stati sorpresi? Si dava l’allarme? La più elementare prudenza consigliava di allontanarsi: cosa che essi fecero insieme con Phileas Fogg e sir Francis Cromarty. Si nascosero di nuovo nell’ombra del bosco, attendendo che l’allarme, se si trattava di questo, si fosse dissipato14, e pronti, in tal caso, a riprendere il lavoro interrotto. Ma – contrattempo funesto – alcune guardie apparvero alle spalle della pagoda e vi si stabilirono, in modo da impedire ogni tentativo di avvicinamento. Sarebbe difficile descrivere il disappunto15 dei quattro uomini, costretti ad arrestarsi a mezzo della loro opera. Ora che non potevano più giungere
U nità 1
16. supplizio: pena corporale.
17. tam-tam: tipo di tamburo.
18. nenie: cantilene.
l ’ avventura
fino alla vittima, come l’avrebbero salvata? Sir Francis Cromarty si rodeva i pugni, Passepartout era fuori di sé, e la guida si conteneva a stento. Solo l’impassibile Fogg attendeva senza manifestare i suoi sentimenti. «Non ci resta che partire, vero?» domandò il generale di brigata sottovoce. «Non ci rimane altro» confermò la guida. «Aspettate» disse Fogg. «Basta ch’io mi trovi ad Allahabad domani, prima di mezzogiorno, e… La probabilità che ora ci sfugge può presentarsi al momento supremo». Il generale avrebbe voluto poter leggere negli occhi di Phileas Fogg. Su che cosa contava mai, quel freddo inglese? Voleva, forse, al momento del supplizio16, precipitarsi verso la giovane e strapparla apertamente ai suoi carnefici? Sarebbe stata una pazzia. E come ammettere che quell’uomo fosse pazzo a tal punto? Tuttavia, sir Francis Cromarty accettò di attendere fino alla conclusione di quella terribile scena. Passepartout, arrampicato sui primi rami di un albero, ruminava, intanto, un’idea che dapprima gli aveva attraversato la mente come un lampo e che finì, poi, col radicarglisi nel cervello. Egli aveva cominciato col dire a se stesso: «Che pazzia!», e ora si ripeteva: «Dopo tutto, perché no? È una probabilità, forse l’unica… E con abbruttiti di questo genere…». In ogni caso, Passepartout non formulò altrimenti il suo pensiero; ma non tardò a scivolare con l’elasticità di un serpente, sui rami bassi dell’albero, le estremità dei quali si curvavano verso il suolo. Le ore passavano. Ed ecco ombre meno cupe annunziare l’avvicinarsi del giorno. L’oscurità, tuttavia, era ancora profonda. Era il momento. Tra la folla assopita si produsse come una risurrezione. I gruppi cominciarono ad animarsi; colpi di tam-tam17 risonavano; canti e grida echeggiarono di nuovo. Era giunta l’ora nella quale l’infelice donna doveva morire. Infatti, le porte della pagoda si aprirono: una luce più intensa si sprigionò dall’interno. Il signor Fogg e sir Francis Cromarty poterono scorgere la vittima, vivamente illuminata, trascinata fuori da due sacerdoti. Parve anche a loro che, scuotendosi dal torpore dell’ebbrezza, per un supremo istinto di conservazione, l’infelice cercasse di sfuggire ai suoi carnefici. Il cuore di sir Francis Cromarty ebbe un balzo. Afferrata, con moto convulso, la mano di Phileas Fogg, il generale sentì che quella mano stringeva un coltello aperto. In quel momento, la folla ondeggiò. La giovane donna era ripiombata nel torpore provocato dai fumi d’oppio e di canapa. Ella passò attraverso i fachiri che la scortavano con le loro grida e le loro nenie18 religiose. Phileas Fogg e i suoi compagni, mescolandosi tra folla delle ultime file, la seguirono.
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e raccontare
Da un testo all’altro
I mmaginare
Generi
19. inerte: immobile. 20. si prostrò: si distese.
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Due minuti dopo, giunti in riva al ruscello, si fermarono a meno di cinquanta passi dal rogo sul quale era disteso il corpo del raja. Nella penombra, videro la vittima completamente inerte19, adagiata accanto al cadavere dello sposo. Poi una torcia fu avvicinata al rogo e il legno impregnato di olio s’infiammò subito. In quel momento, sir Francis Cromarty e la guida trattennero Phileas Fogg, il quale, in un impeto di follia generosa, stava per slanciarsi verso il rogo… Ma Phileas Fogg li aveva già respinti, quando la scena mutò improvvisamente. Un grido di terrore si levò e tutta la folla si prostrò20 al suolo, spaventata. Il vecchio raja non era, dunque, morto, se fu visto ergersi di colpo come un fantasma, sollevare la giovane tra le braccia, scendere dal rogo fra turbini di fumo che gli davano un’apparenza spettrale! I fachiri, le guardie, i sacerdoti, assaliti da un terrore improvviso, rimanevano là, con la faccia a terra, non osando alzare gli occhi per guardare un simile prodigio. La vittima esanime passò sulle braccia vigorose che la portavano senza avvertirne minimamente il peso. Il signor Fogg e sir Francis Cromarty erano rimasti in piedi. Il parsi aveva chinato il capo, e Passepartout, senza dubbio, non doveva essere meno stupefatto! Il resuscitato giunse, così, fino al punto nel quale erano il signor Fogg e sir Francis Cromarty, e disse: «Filiamo!». Era Passepartout, in carne e ossa, che, strisciando, era giunto fino al rogo, in mezzo al fumo denso! Era Passepartout che, approfittando dell’oscurità ancora profonda, aveva strappato la giovane alla morte! Era Passepartout, che, interpretando la sua parte con audace fortuna, passava tra lo spavento generale! Un istante dopo, tutti e quattro scomparivano nel bosco e l’elefante li portava via con rapido trotto. Ma grida, clamori, e anche un proiettile, che forò il cappello di Phileas Fogg, li avvertirono che il trucco era stato scoperto. adatt. da Jules Verne, Il giro del mondo in ottanta giorni, trad. di G. Di Belsito, Mursia, Milano 1990
U nità 1
l ’ avventura
COMPRENDERE IL TESTO 1. I protagonisti stanno per compiere una missione; di che cosa si tratta? Che cosa la rende così pericolosa? 2. Una volta giunti alla loro meta, si offre loro uno scenario diverso da quello che si erano aspettati. Perché non possono procedere nell’impresa? E alla fine, che cosa decidono di fare? 3. Tutte le condizioni sembrano avverse alla buona riuscita del loro piano ma, inaspettatamente, si arriva a un lieto fine. Chi riesce a portare in salvo la donna? Con quale stratagemma?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 4. Dividi il brano in sequenze e assegna un titolo a ciascuna di esse. 5. Il luogo che fa da scenario alle vicende narrate è reale oppure è un prodotto della fantasia dell’autore? Motiva la tua risposta con espressioni tratte dal testo. 6. Ci sono colpi di scena? Se sì, individuali e sottolineali nel testo.
CAPIRE E USARE LE PAROLE 7. Il brano che hai letto è intriso di termini che si riferiscono ad alcune religioni orientali; sottolineali e trascrivili. 8. Che cosa significa l’espressione «strisciando carponi»? 9. Che cosa significa l’espressione «in carne e ossa» riferita a Passepartout? A Era proprio lui in persona B Era molto dimagrito C Non indossava vestiti D Era molto ingrassato 10. Rintraccia nel testo la frase «Passepartout… ruminava, intanto, un’idea». Che cosa significa la voce verbale «ruminava»? Nel suo significato di base il verbo «ruminare» si riferisce a un’attività tipica dei bovini. Qual è l’attinenza col significato che ha nel contesto del brano?
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
11 Che cosa ti è piaciuto di più nel brano che hai letto? Ti ha incuriosito e ti ha invogliato a leggere il libro? Discutine con i compagni.
impari
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I mmaginare
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FILM senza frontiere
I predatori dell’arca perduta regia di Steven Spielberg Stati Uniti, 1981, 116 minuti Il film è il capostipite di una serie di quattro, che hanno come protagonista Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford. Indiana Jones è un archeologo sempre alla ricerca di antichi e
misteriosi reperti, che lo portano a vivere avventure mozzafiato nei quattro angoli del mondo. In questo film, l’avventura comincia in Perù sulle tracce di un antico idolo conservato in un tempio nascosto nella giungla. Dopo aver superato varie trappole, Indiana riesce a mettere le mani sull’idolo, che però gli verrà portato via da un suo rivale. Tornato all’università di Princeton, dove insegna, l’archeologo viene ingaggiato dai servizi segreti degli Stati Uniti per ritrovare l’arca dell’alleanza e impedire che cada nelle mani dei nazisti.
Secondo la Bibbia, il Signore aveva ordinato a Mosè di costruire quest’arca come segno visibile della presenza di Dio in mezzo al popolo ebraico. I nazisti la cercano perché ritengono che essa sia dotata di enormi poteri con i quali la Germania può dominare il mondo. Indiana si mette all’opera e attraverso una serie di episodi e colpi di scena riuscirà a ritrovare l’arca. Il film è un concentrato sapientemente confezionato di espedienti e luoghi tipici sviluppati dalle storie d’avventura tra Ottocento e Novecento.
LIBRI senza frontiere
Capitani coraggiosi di Joseph Rudyard Kipling, varie edizioni Scritto nel 1897 dallo scrittore inglese Rudyard Kipling, autore anche de Il libro della giungla, il romanzo narra la straordinaria avventura per mare di un ragazzo di quindici anni: Harvey Cheyne. Il ragazzo, figlio di un ricco magnate delle ferrovie americane, è stato abituato fin da piccolo ad avere tutto, senza conoscere il valore del denaro guadagnato con la fatica del lavoro. La vicenda comincia con Harvey passeggero su un transatlantico che lo sta portando in Europa, quando il ragazzo, ubriaco,
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cade in mare senza che sulla nave nessuno se ne accorga. Viene salvato da una barca di pescatori impegnati nella pesca del merluzzo, la We’re Here (Noi siamo Qui), comandata dal rude capitano Disko Troop. Vivendo sulla barca, Harvey imparerà a conoscere e apprezzare la lealtà e la solidarietà degli uomini di mare, uomini di poche parole ma di grande coraggio e abilità e a poco a poco diventerà parte attiva dell’equipaggio e i marinai della goletta inizieranno ad apprezzarlo e stimarlo. Così il ragazzino viziato,
passando attraverso avventure che sfiorano la morte, diventerà un giovane più maturo e consapevole. Dal libro è stato tratto un film, premio Oscar 1938, interpretato da Spencer Tracy.
U nità 1
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Il Cucciolo d’Uomo *** Identikit autore
Joseph Rudyard Kipling (1865-1936)
Nato in India, è un giornalista e scrittore inglese. Il suo capolavoro è Il libro della giungla (1894), usato dal fondatore dello scoutismo Robert BadenPowell per l’attività dei «lupetti», gli scout più piccoli. Altri suoi romanzi sono Capitani coraggiosi (1897) e Kim (1901). All’età di 41 anni vince il premio Nobel per la Letteratura: è il più giovane scrittore ad averlo ricevuto.
Tratto dal romanzo Il libro della giungla, l’episodio che stai per leggere narra di un bambino che, abbandonato nella foresta, viene salvato da una famiglia di lupi, un istante prima di finire tra gli artigli di Shere Khan, la tigre mangiatrice di uomini.
Lettura attiva Leggere in modo espressivo. Dividetevi i ruoli dei personaggi e del narratore e leggete ad alta voce il racconto. Mamma Lupa Padre Lupo Tabaqui Shere Khan 1. Tabaqui: sciacallo, chiamato anche «Leccapiedi». Nel racconto fa da spalla al personaggio cattivo, Shere Khan.
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l brontolio divenne più forte e terminò nell’«aarh!» a piena gola della tigre che carica. Poi s’udì l’urlo – un urlo non da tigre – di Shere Khan. «Ha mancato il colpo» disse Mamma Lupa. «Che succede?». Padre Lupo si precipitò fuori dalla tana e sentì Shere Khan che si rotolava fra i cespugli ringhiando selvaggiamente. «L’idiota ha avuto la bella idea di saltare sul fuoco di bivacco di un boscaiolo e si è bruciato le zampe» disse Padre Lupo con un grugnito. «C’è Tabaqui1 con lui». «Qualcosa sta salendo la collina» disse Mamma Lupa drizzando un orecchio. «Sta all’erta». Nel folto, i cespugli frusciarono un poco, e Padre Lupo si accovacciò sulle anche, pronto a balzare. Ma ecco che a quel punto accadde la cosa più portentosa del mondo: il lupo che si blocca a metà salto. Aveva spiccato il balzo prima di vedere su cosa saltava, poi aveva cercato di fermarsi. Il risultato fu che si proiettò diritto nell’aria per quattro o cinque piedi e ricadde quasi al punto di partenza. «Un Uomo!» esclamò. «Un Cucciolo d’Uomo! Guarda!». Proprio davanti a lui, aggrappato a un ramoscello basso, stava un bimbetto bruno tutto nudo che sapeva camminare appena, il batuffolo più morbido e paffuto che sia mai comparso di notte nella tana di un lupo. Il piccolo alzò il viso a guardare Padre Lupo e rise. «Quello è un Cucciolo d’Uomo?» disse Mamma Lupa. «Non ne ho mai visti. Portalo qui». Un lupo, abituato a portare i suoi piccoli, è capace, se necessario, di prendere tra le zanne un uovo senza romperlo, e Padre Lupo, pur chiudendo le mascelle proprio sulla schiena del bambino, lo depositò tra i suoi cuccioli senza avergli neppure graffiato la pelle coi denti. «Com’è piccolo e nudo! E com’è coraggioso!» disse Mamma Lupa con dolcezza. Il bimbo si faceva strada tra i cuccioli per avvicinarsi al suo fianco caldo.
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Da un testo all’altro
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Generi
2. Lungri: Shere Khan è anche chiamata «Lungri» («zoppo») perché è nata con una gamba inferma. 3. Sambhur: specie di cervo.
4. Waingunga: fiume dell’India centrale.
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«Ohoh! Succhia come gli altri. Così, questo è un Cucciolo d’Uomo! C’è mai stata lupa che potesse vantare un Cucciolo d’Uomo tra i suoi piccoli?». «Ho già sentito parlare di un fatto simile, ma non è mai accaduto a nessuno dei nostri, né ai tempi miei» rispose Padre Lupo. «Non ha neppure un pelo, e potrei ucciderlo con una zampata. Eppure, guarda, alza gli occhi e non ha paura». Il chiaro di luna si oscurò, all’ingresso della tana, eclissato dalla grossa testa quadrata e dal dorso di Shere Khan. «Mio signore, mio signore, è entrato qui!» squittiva Tabaqui dietro di lui. «Shere Khan ci fa grande onore» disse Padre Lupo; ma il suo sguardo era molto cattivo. «Che cosa vuole Shere Khan?». «La mia preda. Un Cucciolo d’Uomo è venuto da questa parte» disse Shere Khan. «I suoi genitori sono fuggiti. Dammelo». «I lupi sono un popolo libero» disse Padre Lupo. «Accettano ordini dal Capo del Branco e non da uno striato uccisore d’armenti qualsiasi. Il Cucciolo d’Uomo è nostro e lo uccideremo se avremo voglia». «Se ne avrete o non avrete voglia! Che modo di parlare è questo? Per il toro che ho ucciso! Devo forse stare qui a fiutare nella vostra tana da cani per avere ciò che mi spetta? Sono io, Shere Khan, che parla!». Il ruggito della tigre riempì la tana come un tuono. Mamma Lupa si scrollò di dosso i piccoli e balzò avanti, con gli occhi simili a due verdi lune nel buio, fissi nelle pupille fiammeggianti di Shere Khan. «E sono io, Raksha che ti risponde. Il Cucciolo d’Uomo è mio, Lungri2, mio mio. E non verrà ucciso. Vivrà e correrà con il branco, caccerà con il branco; e alla fine, bada bene, cacciatore di cuccioli nudi, mangiarane, uccisore di pesci, alla fine caccerà te! E ora vattene, o per il Sambhur3 che ho ucciso (io non mangio armenti morti di fame), tornerai da tua madre, bruciacchiata bestia della gungla, più zoppo di quando venisti al mondo. Va’!». Shere Khan avrebbe forse affrontato Padre Lupo, ma non poteva mettersi contro Mamma Lupa perché sapeva che in quella posizione era lei ad avere tutti i vantaggi del terreno e si sarebbe battuta a morte. Perciò indietreggiò dall’ingresso della tana ringhiando, e quando si fu svincolato gridò: «Tutti i cani abbaiano quando si sentono al sicuro. Vedremo come giudicherà il Branco questa adozione di un Cucciolo d’Uomo! Il cucciolo è mio e finirà tra i miei denti, ladri dalla folta coda!». Mamma Lupa si accasciò ansimante tra i cuccioli e Padre Lupo le disse grave: «In questo, Shere Khan ha ragione; il piccolo deve essere presentato al Branco. Vuoi ancora tenerlo, Madre?». «Tenerlo!» sussultò ella. «È venuto qui solo, di notte e affamato; eppure non aveva paura! Guarda, ha già spinto da parte uno dei miei piccoli. E quel macellaio zoppo lo avrebbe ucciso e sarebbe fuggito al Waingunga4 mentre gli abitanti della regione avrebbero messo in subbuglio
U nità 1
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tutte le nostre tane per vendicarsi. Tenerlo? Certo che lo terrò. Sta’ tranquillo, ranocchietto. O Mow-gli – perché ti chiamerò Mowgli il Ranocchio – tempo verrà che tu caccerai Shere Khan come lui ha cacciato te». adatt. da Joseph Rudyard Kipling, Il libro della giungla, trad. di G. Pozzo Galeazzi, Rizzoli, Milano 2012
COMPRENDERE IL TESTO 1. Il racconto ha inizio con l’urlo di Shere Khan; che cosa è accaduto alla tigre? 2. Padre e Mamma Lupo vedono arrivare verso la loro tana un bambino piccolo. Come viene accolto il nuovo arrivato dalla famiglia di lupi? 3. Appena il piccolo entra nella tana, inaspettatamente arriva Shere Khan a
chiedere di lui: perché vuole il Cucciolo d’Uomo? Chi l’ha condotta verso la tana dei lupi? 4. Quale dei lupi riesce a tenere testa a Shere Khan e ad allontanarla? 5. Alla fine del brano, Mamma Lupa prende un’importante decisione a proposito del bambino. Quale?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 6. Quale tecnica narrativa utilizza l’autore per narrare gli eventi? 7. In quale persona è narrato il brano? 8. Chi sono il protagonista e l’antagonista del brano?
CAPIRE E USARE LE PAROLE 9. Nel testo sono presenti delle interiezioni; individuale e sottolineale. 10. Alcuni protagonisti del brano hanno un soprannome, derivato da qualche particolare caratteristica fisica o caratteriale. Collega ogni soprannome al legittimo proprietario. a. Lungri 1. Tabaqui b. Mowgli 2. Cucciolo d’Uomo c. Leccapiedi 3. Shere Khan
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
11 A parte il Cucciolo d’Uomo, i protagonisti del testo che hai letto appartengono tutti al mondo animale: si tratta di lupi, tigri e sciacalli. Trova notizie su queste tre categorie di animali e produci una breve ricerca, che poi esporrai ai tuoi compagni.
impari
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Aperta parentesi
Il lessico del mare Prima di immergerti nella lettura dei brani che parlano di avventure di mare, diamo un’occhiata al lessico specialistico della marineria, che ti aiuterà a capire il significato dei termini in uso nei vari romanzi. Alberetto di maestra: estremità superiore dell’albero principale. Albero: fusto o palo che serve a reggere la velatura. Albero di bompresso: albero posto a prua.
Albero di bompresso della barca a vela.
Albero di mezzana: albero posto a poppa. Alla fonda: quando la nave è ormeggiata, ancorata. Boccaporto: apertura praticata nei ponti delle navi per dare accesso alla stiva.
Crocetta: ciascuna delle due barre longitudinali che, sugli alberi dei velieri, concorrono con le barre trasversali a sostenere la coffa. Delfiniera: una specie di rete. Gabbiere: marinaio specializzato ad andare sui pennoni degli alberi per la manovra della vela. Grisella: elemento delle sartie, che serve da gradino per salire sull’alberatura. Murata: ciascuna delle due parti laterali esterne dello scafo di una nave, al di sopra della linea di galleggiamento. Orzare: ruotare la prua nella direzione da cui spira il vento. Paterazzo: cavo fisso. Pennone: asta disposta a croce sugli alberi per sostenere una vela. Ponte: ciascuno dei piani orizzontali che dividono l’interno di una nave. Poppa: parte posteriore della nave. Prora: parte anteriore della nave. Randa: un tipo di vela.
Randa.
Generi
Boccaporto.
Castello o cassero: parte sopraelevata del ponte di una nave. Coffa: piattaforma sopraelevata destinata ad accogliere uomini di vedetta.
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Rotta: percorso lungo il quale procede la nave. Sartia: cavo fisso che serve di rinforzo agli alberi. Tolda: ponte di coperta. Trinca: collegamento di due o più parti mediante cavo o catena. Trinchetto: il primo albero dal lato di prua.
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All’arrembaggio *** Identikit autore
Emilio Salgari (1862-1911)
È uno scrittore italiano di romanzi di avventura. Influenzato dallo stile di Jules Verne, crea fantastiche storie che si collocano nel filone del romanzo scientifico. Suo è il celebre personaggio di Sandokan, protagonista di romanzi come Le tigri di Mompracem (1900) e Sandokan alla riscossa (1907): nel 1976 viene a lui dedicato un famoso sceneggiato televisivo.
Dal romanzo Il Corsaro Nero stai per leggere l’episodio nel quale il Corsaro e i suoi pirati assaltano un galeone spagnolo.
1. filibustieri: pirati. 2. grappini d’arrembaggio: ganci usati per abbordare una nave nemica. 3. flocchi: o «fiocchi», vele triangolari poste a prua. 4. batterie: batterie di cannoni. 5. contro-mastri: marinai addetti ai cannoni.
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filibustieri1 vedendo il loro comandante e Morgan lanciarsi all’abbordaggio del vascello, il quale non poteva ormai più sfuggire, si erano precipitati dietro di loro come un solo uomo. Avevano gettati i fucili, armi pressoché inutili in un combattimento corpo a corpo, ed avevano impugnate le sciabole d’arrembaggio e le pistole, e si precipitavano innanzi come un torrente impetuoso, urlando a piena gola per spargere maggior terrore. I grappini d’arrembaggio2 erano stati prontamente gettati per meglio accostare le due navi, ma i primi filibustieri, giunti sull’albero di bompresso, impazienti si erano gettati sulle trinche e aggrappandosi ai flocchi3 o calandosi giù per la delfiniera, si erano lasciati cadere sulla tolda del vascello. Colà però si erano subito trovati dinanzi a una resistenza inaspettata. Dai boccaporti salivano con furia gli spagnuoli delle batterie4, colle armi in pugno. Erano cento almeno, guidati da alcuni ufficiali e dai maestri e contromastri5 artiglieri. In un lampo si spargono pel ponte, salgono sul castello di prora, piombando addosso ai primi filibustieri, mentre altri si precipitano sul cassero e scaricano a bruciapelo i due cannoni da caccia, infilando la tolda della filibustiera con un uragano di mitraglia. Il Corsaro Nero non esitò più. Le due navi si trovavano allora bordo contro bordo, essendo state strette le funi dei grappini. D’un balzo supera le murate e si getta sulla tolda del vascello urlando: «A me filibustieri!». Morgan lo segue, poi dietro di lui si precipitano i fucilieri, mentre i gabbieri issati sulle coffe, sulle crocette, sui pennoni e sulle griselle scagliano granate in mezzo agli spagnuoli e fanno un fuoco infernale coi fucili e colle pistole. La lotta diventa spaventosa, terribile. Il Corsaro Nero tre volte trascina i suoi uomini all’assalto del cassero, sul quale si sono radunati sessanta o settanta spagnuoli, che spazzano la tolda coi cannoni da caccia, e tre volte viene respinto, mentre Morgan non riesce a montare sul castello di prora. D’ambo le parti si combatte con pari furore. Gli spagnuoli, che hanno subito già perdite disastrose pel fuoco degli archibugieri e che sono ormai inferiori di numero, resistono eroicamente, decisi a farsi uccidere, piuttosto che arrendersi.
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Da un testo all’altro
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6. bancazze: termine veneziano che indica le parasartie, cioè le tavole che servono per tenere le sartie. 7. i ferri: le spade.
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8. accordavano quartiere: concedevano tregua.
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Le granate a mano, scagliate dai gabbieri della nave corsara, fanno strage fra le loro file, pure non retrocedono. I morti e i feriti s’accumulano intorno a loro, ma il grande stendardo di Spagna sventola arditamente sulla cima dell’alberetto di maestra, colla sua croce che fiammeggia ai primi raggi del sole. Quella resistenza non doveva però durare a lungo. I filibustieri, resi feroci per l’ostinazione dei nemici, si scagliano un’ultima volta all’assalto del castello e del cassero, guidati dai loro comandanti che combattono in prima fila. S’arrampicano sulle griselle per calarsi giù dai paterazzi dell’albero di mezzana o attraverso le sartie di poppa; s’aggrappano alle bancazze6, corrono sulle murate e piombano da tutte le parti addosso agli ultimi difensori del disgraziato vascello. Il Corsaro Nero spezza quella muraglia di corpi umani e si caccia in mezzo a quell’ultimo gruppo di combattenti. Ha gettata la sciabola d’arrembaggio e impugnata una spada. La sua lama fischia come un serpente, batte e ribatte i ferri7 che tentano giungere al suo petto e colpisce a destra, a manca e dinanzi. Nessuno può resistere a quel braccio, e nessuno può parare le sue botte. Un varco gli si apre d’intorno e si trova in mezzo a un cumulo di cadaveri, coi piedi nel sangue che scorre a rivi sul piano inclinato del cassero. Morgan in quel momento accorreva con una banda di filibustieri. Aveva espugnato il castello di prora e si preparava a trucidare i pochi superstiti, che difendevano col furore della disperazione lo stendardo del vascello ondeggiante sul picco della randa. «Addosso a questi ultimi!» urlò. Il Corsaro Nero lo trattenne, gridando: «Uomini del mare! Il Corsaro Nero vince, ma non assassina!». Lo slancio dei filibustieri si era arrestato e le armi pronte a colpire, si erano abbassate. «Arrendetevi» gridò il Corsaro avanzandosi verso gli spagnuoli raggruppati intorno alla barra del timone. «Sia salva la vita ai valorosi». Un contro-mastro, l’unico rimasto vivo fra tutti i graduati, si fece innanzi gettando la scure intrisa di sangue. «Siamo vinti» disse con voce rauca. «Fate di noi quello che volete». «Riprendete la vostra scure, contro-mastro» rispose il Corsaro con nobiltà. «Uomini così valorosi che difendono con tanto accanimento il vessillo della patria lontana, meritano la mia stima». Poi guardò i superstiti, senza occuparsi dello stupore del contro-mastro, stupore naturale poiché, in quelle lotte, di rado i filibustieri accordavano quartiere8 ai vinti e quasi mai la libertà senza riscatto. Dei difensori del vascello di linea non rimanevano che diciotto marinai e quasi tutti feriti. Avevano già gettate le armi e aspettavano, con cupa rassegnazione, la loro sorte.
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«Morgan,» disse il Corsaro «fate calare in acqua la grande scialuppa, con viveri sufficienti per una settimana». «Lascerete liberi tutti quegli uomini?» chiese il luogotenente, con un certo rammarico. «Sì, signore. Amo premiare il coraggio sfortunato». Il contro-mastro, udendo quelle parole, si era fatto innanzi, dicendo: «Grazie, comandante. Ricorderemo sempre la generosità di colui che si chiama il Corsaro Nero». da Emilio Salgari, Tutte le avventure dei corsari. Il Corsaro Nero, Newton Compton, Roma 2012
COMPRENDERE IL TESTO 1. A quale nazionalità appartiene il galeone assaltato dal Corsaro Nero e dai suoi uomini? 2. All’inizio dell’offesa, l’equipaggio attaccato prova a resistere; con quale mezzo? 3. Gli uomini del Corsaro Nero stanno per vincere grazie al fondamentale aiuto del loro capo che possiede un’arma a cui nessuno può resistere. Di quale arma si tratta? 4. Terminato il combattimento, il comandante decide di salvare la vita dei nemici e di lasciarli andare: per quale motivo?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 5. Insieme al Corsaro Nero, ci sono altri protagonisti di rilievo nella vicenda? Se sì, da che cosa lo capisci? 6. Individua sul testo la situazione iniziale, lo svolgimento e l’epilogo.
CAPIRE E USARE LE PAROLE 7. Il brano è ricco di termini che riguardano il mondo della navigazione e che hai già ritrovato nella scheda a pagina 66; sottolineali tutti e spiega il loro significato. amo in
sieme
8 La parola «filibustiere» indica un certo tipo di pirata; conosci altre parole con il quale puoi indicare i pirati? Fai una breve ricerca ed esponi in classe i tuoi risultati.
impari
9. Trasforma in discorso indiretto le parti del testo in discorso diretto.
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
10 Hai letto altri libri o visto film dove i pirati assaltano le navi? Se sì, quali? Confrontati con i tuoi compagni e ricercate insieme su internet libri o film sulla pirateria.
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
La grande onda *** Identikit autore
Joseph Conrad (1857-1924)
Scrittore polacco, è marinaio e poi ufficiale per le marine mercantili francese e inglese. Viaggia in tutto il mondo, vivendo numerose avventure che racconterà nei suoi romanzi. Durante una spedizione in Congo, egli è testimone dei soprusi verso gli indigeni, esperienza che lo colpisce molto e che descrive nel libro Cuore di tenebra (1902).
Nel romanzo Tifone si narra la vicenda di una nave e del suo equipaggio che, durante una traversata, incappano in una terribile tempesta. Nel brano che stai per leggere, il capitano ha avvistato un’enorme onda che sta per abbattersi sulla nave.
1. clang: rumore prodotto dall’indicatore della sala comando quando trasmette un segnale alla sala macchine. In questo caso, il comandante segnala al macchinista di fermare i motori. 2. plancia: il ponte di comando di una nave, da cui è possibile dirigere la navigazione e le manovre in porto. 3. la ripidità… corsa: la nave sta per essere investita da un’onda enorme («maroso»); alla parte alta dell’onda («muraglia») segue la parte bassa («avvallamento»). 4. Nan-Shan: nome della nave.
Generi
5. pencolasse: oscillasse, minacciando di cadere.
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U
n «clang1» aspro, brusco, imperioso, esplose a un tratto. Le tre paia d’occhi volsero di scatto lo sguardo sul quadrante del telegrafo e videro la lancetta dell’indicatore scattare da TUTTA FORZA a FERME come se fosse stata spostata da un demonio. E poi quei tre uomini nella sala macchine provarono la netta sensazione di un freno applicato sulla nave, di uno strano raccogliersi della nave su se stessa, come se avesse chiamato a raccolta le proprie forze per un balzo disperato. «Fermale!» sbraitò il signor Rout. Nessuno, nemmeno il capitano MacWhirr, che, solo in plancia2, aveva scorto una bianca cresta di spuma sopraggiungere così alta da indurlo a non credere ai propri occhi, nessuno avrebbe mai immaginato la ripidità di quel maroso e la spaventosa profondità dell’avvallamento che l’uragano aveva scavato dietro la muraglia d’acqua in corsa3. Il maroso correva verso la nave e, dopo un attimo di immobilità, come per prepararsi alla lotta, il Nan-Shan4 sollevò la prora e balzò. Le fiammelle in tutte le lampade si abbassarono e la sala macchine piombò nell’oscurità. Una lampada si spense. Con uno schianto lacerante e un tumulto turbinoso e furente, tonnellate d’acqua scrosciarono sul ponte, quasi che la nave fosse sfrecciata sotto una cascata. Là sotto si guardarono a vicenda, storditi. «Spazzata da un’estremità all’altra, per Dio!» urlò Jukes. La nave piombò quasi perpendicolarmente nell’avvallamento, come se stesse precipitando dall’orlo del mondo. La sala macchine si inclinò in avanti minacciosamente, simile all’interno di una torre che pencolasse5 in un terremoto. Uno strepito spaventoso, di oggetti di ferro che cadevano, giunse dalla sala caldaie.
U nità 1
6. TUTTA FORZA: la nave è uscita indenne dall’enorme onda e il comandante dalla plancia segnala di rimettere in moto le macchine.
l ’ avventura
La nave rimase così spaventosamente inclinata abbastanza a lungo perché Beale cadesse carponi e cominciasse a strisciare quasi fosse intenzionato a fuggire sulle mani e sulle ginocchia dalla sala macchine, e perché il signor Rout voltasse adagio la testa, rigidamente, con la bocca aperta come una caverna. Jukes aveva chiuso gli occhi e la faccia di lui divenne in un attimo disperatamente inespressiva e dolce, come la faccia di un cieco. Finalmente la nave si risollevò adagio, barcollante, come se avesse dovuto spostare una montagna con la prora. Il signor Rout chiuse la bocca; Jukes batté le palpebre; e il piccolo Beale si affrettò a rimettersi in piedi. «Un’altra ondata come questa, ed è la fine» gridò il primo macchinista. Lui e Jukes si guardarono a vicenda e lo stesso pensiero balenò nella loro mente. Il comandante! Tutto doveva essere stato spazzato via. Il dispositivo di comando del timone scomparso… la nave immobilizzata come un tronco. Tutto finito in mare in un attimo. «Corra!» farfugliò a fatica il signor Rout, guardando con occhi sbarrati e dubbiosi Jukes, che reagì con uno sguardo irresoluto. Il «clang» del telegrafo li tranquillizzò all’istante. L’indicatore nero scattò, da FERME a TUTTA FORZA6. «Forza, adesso, Beale!» gridò il signor Rout. adatt. da Joseph Conrad, Tifone, trad. di U. Mursia, Einaudi, Torino 2007
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
COMPRENDERE IL TESTO 1. Quanti sono i protagonisti della vicenda? Quale tipo di lavoro svolgono? 2. Che cosa succede di così inaspettato da sorprendere tutti? 3. In quale modo l’equipaggio cerca di superare la difficoltà che gli si è presentata? 4. Quali sono le reazioni dei protagonisti all’inclinarsi della nave? 5. Qual è il segnale che fa capire loro che il pericolo è passato?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 6. In quante sequenze può essere diviso il brano? Individuale, indica di che tipo sono e assegna a ciascuna un titolo. 7. Quali caratteristiche del genere avventura sono presenti nel testo? (Puoi scegliere più di una risposta) A R D L itmo incalzante, rapido e ricco di tensione uoghi geografici ben descritti e precisati B Presenza di colpi di scena E Narrazione in terza persona C Presenza di creature fantastiche F Tempo storico ben precisato
CAPIRE E USARE LE PAROLE 8. All’interno del brano sono presenti alcune similitudini. Sottolineale e trascrivile. 9.
Come si definisce la parola «clang»? A Esclamazione B Interrogazione C Interiezione D Onomatopea
10. Nel brano sono presenti diversi avverbi di modo formati dal suffisso -mente. Rintracciali e formula una frase con ciascuno di essi. amo in
sieme
11 Nel testo è presente la frase «La nave piombò quasi perpendicolarmente nell’avval lamento, come se stesse precipitando dall’orlo del mondo». Che cosa significa questa similitudine? Quale sensazione suscita in te? Confrontati con i tuoi compagni.
impari
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
12 Ti è mai capitato di essere su una nave mentre il mare era molto agitato? Hai avuto pau ra? Come ti sei comportato? Descrivi la tua esperienza ed esponila ai tuoi compagni.
Generi
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13. Immagina che cosa sarebbe successo se la nave non avesse superato l’onda e raccontalo in un breve testo scritto.
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U nità 1
l ’ avventura
TESTO SFIDA Preparati alla sfida! Il brano e le attività che seguono metteranno alla prova le tue capacità e inoltre ti consentiranno di esprimere la tua personalità.
Accendere un fuoco Identikit autore
Jack London (1876-1916)
È lo scrittore americano più tradotto all’estero. In gioventù, partecipa alla corsa all’oro in Canada, ambientazione che riprende nei romanzi Il richiamo della foresta (1903) e Zanna Bianca (1906). Prima di diventare scrittore di successo svolge stravaganti lavori, come il pescatore di ostriche, lo strillone di giornali e il cacciatore di foche.
Questo racconto ci trasporta in una terra lontana, dove le condizioni di vita sono molto dure e un’operazione semplice come accendere un fuoco può segnare la differenza tra la vita e la morte.
I
1. a guisa di: come.
l disastro accadde all’improvviso. In un punto dove nulla lo faceva sospettare, anzi la neve soffice e uniforme prometteva un solido fondale, l’uomo sprofondò. Non era una pozza profonda; tutt’altro: affondò anzi soltanto fino al ginocchio prima di rimettere piede sul solido. Infuriato, maledisse la sfortuna. L’incidente avrebbe portato ad un ritardo di almeno un’ora! Avrebbe dovuto accendere il fuoco e far asciugare calzettoni e mocassini. Era assolutamente necessario, con una temperatura così bassa. Si arrampicò obliquamente sull’argine del fiume, alla sommità del quale le piene avevano ammucchiato intere cataste di legna attorno al piede degli abeti. Cominciò a disporre sulla neve, a guisa di1 basamento, dei grossi rami, per impedire al fuoco di spengersi nel disgelo provocato dal suo stesso calore. Per prima cosa dette fuoco con
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e raccontare
Testo sfida
I mmaginare
2. Sulphur: località del Klondike, regione del Canada nordoccidentale, al confine con l’Alaska.
Generi
3. gagliardamente: con forza e vivacità.
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un fiammifero ad una sottile scorza di betulla che teneva sempre con sé e che bruciava meglio della carta. Poi alimentò con estrema attenzione, con gesti sapienti la fiamma nascente con manciate di erbacce e con i ramoscelli più sottili. Via via che il fuoco prendeva forza ci gettava dei rami più grossi. Sapeva che non aveva scampo se fosse fallito. A settantacinque gradi sotto zero, chi ha i piedi bagnati deve riuscire ad accendere un fuoco e subito. Se ha i piedi asciutti e la circolazione gli si ferma, può sempre salvarsi mettendosi a correre. Ma se ha i piedi bagnati, anche correre non serve, a settantacinque gradi sotto zero, anzi più si corre e più il gelo indurisce il piede. Sapeva benissimo tutto questo. Quel vecchio di Sulphur2 glielo aveva detto, durante l’autunno, e adesso i suoi consigli si stavano rivelando preziosi. Ogni sensibilità aveva già abbandonato i piedi. Per accendere il fuoco era stato costretto a togliersi i guanti, e già si sentiva le dita intorpidite. Finché aveva marciato a quattro miglia all’ora, il suo cuore aveva infuso sangue a tutto il corpo; ma appena fermo, l’azione di quella pompa si era rallentata. Volente o nolente, finché aveva camminato, il sangue era salito alla superficie; ma adesso rifluiva all’indietro, inabissandosi nelle cavità interne del suo corpo: le estremità erano le prime a venir abbandonate. Ma era salvo ormai. Piedi, naso e guance sarebbero stati appena toccati dal gelo perché il fuoco ardeva ormai gagliardamente3. Per il momento vi gettava ancora ramoscelli sottili come un dito, ma presto avrebbe potuto passare a quelli più grossi. Solo allora avrebbe potuto togliersi i calzettoni e i mocassini. Mentre gli indumenti asciugavano, avrebbe tenuto i piedi al calore della fiamma, dopo averli massaggiati con la neve. Era riuscito ad accendere il fuoco: era salvo. Quel vecchio di Sulphur gli aveva detto che nel Klondike nessuno doveva mettersi sulla pista da solo quando la temperatura scendeva sotto i cinquanta; ghignò ripensando a quel consiglio. Era solo e nonostante l’incidente si sarebbe salvato lo stesso. Però era davvero sorprendente la rapidità con la quale guance e naso minacciavano di congelarsi; mai avrebbe creduto che anche le dita potessero perdere la vita così presto. Erano già come morte e faceva fatica ad afferrare un ramoscello; se toccava un ramo, senza l’aiuto degli occhi, non avrebbe saputo se era riuscito a prenderlo o no. Era come se tra lui e le sue dita si fossero interrotti i fili di comando, come se tra le sue mani e il mondo che gli era intorno fosse scesa una tragica e invisibile barriera. Ma che importava ormai? Il fuoco era là, che scoppiettava e friggeva allegramente… Provò a slacciarsi i mocassini, poiché non vi riuscì, dopo qualche tentativo ricorse al coltello. Il secondo incidente si verificò prima ancora che fosse riuscito a tagliare le stringhe. Fu colpa sua, o meglio fu la conseguenza di un suo errore. Non avrebbe dovuto accendere il fuoco sotto l’abete, ma lontano da esso, all’aperto. In cima all’albero, un ramo scaricò il suo ammasso di neve sui
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