4 dei linguaggi
• ItaMAP
• Educazione civica
In omaggio la Biblioteca di classe fficina dei Lettori
T. Bartolucci
M.L. Gagliardini
P. Papalini
dei linguaggi fficina Nuova
Letture
SONO IN QUARTA
Comprendo i testi
6 Una recita per l’accoglienza
8 Un’esperienza forte
10 Alla gara di ciclocross
11 Chi è Rover?
12 Una bambina delle fiabe
Riconosco i testi
14 I testi narrativi
16 I testi non narrativi
ll testo NARRATIVO
20 ANALIZZARE è FACILE!
L’uovo nel taschino
Un drago vanitoso
24 Dimasi, dal preside!
25 Sylvester il bullo
26 Elena nello specchio
28 Un gatto unico
30 La ciurma e il capitano
32 SCRITTORI Flavia Franco
34 Erano le due
35 Quattromilaottocento allievi
36 Mamma, sei tu?
37 È nata Cristina
38 SO ANALIZZARE - Gara di Sputafuoco
40 SO COMPRENDERE - Vi presento Azul
42 PAROLE che VIAGGIANO Parole a scuola
Il racconto di AVVENTURA
44 ANALIZZARE è FACILE!
Nella foresta
46 Sulla riva del Dragon Creek
48 Il ritorno di Numa
49 Una bestia da salvare
50 I viaggi di Gulliver 51 Il mistero della piramide 52 Sull’isola deserta 54 SO ANALIZZARE - Griska 56 SO COMPRENDERE - Discesa nella grotta
58 CODING Gira la storia
Il racconto di PAURA 60 ANALIZZARE è FACILE!
La casa degli spiriti
62 Il mostro peloso
63 Un individuo gigantesco
64 La pianta carnivora
66 Dietro la tenda
68 SO ANALIZZARE - Dracula 70 SO COMPRENDERE - Scene di paura
72 PAROLE che VIAGGIANO Parole da paura
Il racconto STORICO 74 ANALIZZARE è FACILE! Un’opera colossale
76 La tavoletta di argilla
78 Nefertari e il faraone
80 Il profumo della porpora
82 SO ANALIZZARE - Cerimonia per il dio Nilo 84 SO COMPRENDERE - L’esercito di terracotta
86 PAROLE che VIAGGIANO
Dalla storia ai modi di dire
88 ANALIZZARE è FACILE!
Una lettera per Loic
90 Saluti da Rio
91 Viaggio in treno
92 Egregio Signor Sindaco
93 Sumeri e somari!
94 SO ANALIZZARE - Baci dal Marocco
96 PAROLE che VIAGGIANO
Il DIARIO
98 ANALIZZARE è FACILE!
Caro Diario
100 Sono davvero furiosa
101 Che scherzo!
102 Il diario di Anna
103 Vacanze in Spagna
A CI M I
AMICIZIA
108 Insieme
La dolcezza dell’amicizia
110 Lo Spirito della foresta
112 Amici per la pelle
113 Il mio amico Lori
114 L’amicizia tra ragazze
115 Credi nell’amicizia?
104 SO ANALIZZARE - Caro Dis 106 SCRITTORI Lorenza Farina 116 TERRA Amici della Terra •
A C M I A
Se anche tu e la tua classe
formaste La Favolosa Quarta delle 3R?
ll testo DESCRITTIVO
120 ANALIZZARE è FACILE!
In paese
122 I dati sensoriali
123 Gianni nel buio
Descrizione di ANIMALI
124 Il gufo comune
125 Un piccolo gufetto
126 Il gatto di Melissa
Descrizione di PERSONE
128 La mia compagna di banco
129 Mrs. Granger
130 Una zia dall’Inghilterra
Descrizione di OGGETTI
132 La barca
133 La tavolozza
Descrizione di AMBIENTI
134 Il cortile della scuola
135 La soffitta
136
La luna e la montagna
Un paesaggio maestoso
137 L’uragano 138 La maestra Tiramisù 140 SO ANALIZZARE - Nina e Venere 142 SO COMPRENDERE - Nelle praterie del Kansas
ll testo POETICO
146 ANALIZZARE è FACILE!
Non so dire
148 Di rima... in rima
Diritto a essere cittadini d’Europa •
Gli occhi tuoi • Il ruscello
150 Filastrocca lunga lunga • Rospo
151 Una signora di Milano • Un signore di Calcutta
152 La luna nel lago • Il vento sussurra
153 Una mimosa • Tenetevi stretti i sogni
154 Il torrente • Ecco, arriva
155 Notte fumetto • Grrr!
156 SO ANALIZZARE - Mi sento dentro...
158 SCRITTORI Stefano Verziaggi
SENTIMENTI
160 Ode al giorno felice • Gelosia
162 Giò denti di ferro
163 Ma era per finta!
164 Sarò coraggiosissima
165 Buon compleanno!
166 Anna è furiosa
167 La mia “carissima cugina”
ll testo INFORMATIVO
172 ANALIZZARE è FACILE!
La chitarra
174 I mezzi di trasporto
176 Come apprendono i cuccioli
177 Gli animali e il freddo
178 Il fiume Indo
179 La danza
180 Misurazione del sisma
182 SO ANALIZZARE - Lo zafferano
184 SO COMPRENDERE
La storia del San Marzano
ll testo REGOLATIVO
188 ANALIZZARE è FACILE! Capelli d’erba
190 Una ricetta
191 Un gioco
192 Qualche regoletta
193 Tutti al cinema
194 SO ANALIZZARE - Regolamento del pedone
196 SCRITTORI Michela Albertini
LABORATORIO di ASCOLTO
B ... al Laboratorio di
signore della giungla. Stanotte questo sarà il mio riparo, vattene! Ma Numa non se ne andò. Fece tuonare un ruggito minaccioso. L’Uomo Scimmia raccolse un sasso e lo lanciò al muso. Tarzan ne aveva spaventati parecchi così. Ma non questo. Il proiettile centrò Numa sul naso ma, invece di metterlo in fuga, lo trasformò in una bestia piena d’ira e di distruzione. La coda si alzò alta e rigida, ed emettendo una serie di ruggiti spaventosi, si scagliò su Tarzan con la velocità di un treno espresso. Ma nello stesso attimo Tarzan aveva raggiunto l’albero e vi saliva, acquattandosi tra rami, da dove lanciava insulti al leone, il re degli animali che si aggirava in cerchio sotto di lui, ruggendo di rabbia. Poi fece un improvviso dietrofront e si diresse maestosamente verso il cunicolo, senza nemmeno voltarsi. Nell’attimo stesso in cui la belva scompariva, Tarzan scivolò leggero dall’albero e si lanciò a tutta velocità verso la roccia. Il leone non era entrato nel cunicolo che eccolo, con una piroetta fulminea, scagliarsi all’attacco dell’Uomo Scimmia in fuga; ma troppo grande era il vantaggio di Tarzan. Appena avesse potuto trovare appiglio per una mano o un piede sulla parete a perpendicolo sarebbe stato salvo; ma se fosse scivolato dalla roccia sarebbe caduto dritto fra gli artigli di Numa. Con l’agilità di un felino, Tarzan s’arrampicò sulla roccia per una decina di metri prima di fermarsi a guardare Numa che spiccava balzi selvaggi. Fino a cinque, sei metri dal suolo il leone riusciva a sollevarsi, ma poi ricadeva all’indietro sconfitto. Tarzan quindi cominciò una lenta e cauta ascesa verso la sommità. Qui giunto, si allontanò a grandi passi. da E.R. Burroughs, Tarzan, l’indomabile, Giunti
Collega ogni espressione al suo significato.
Fece tuonare invece un ruggito minaccioso.
Con una piroetta fulminea. Trovare appiglio.
Parete a perpendicolo.
Lenta e cauta ascesa verso la sommità.
Una recita per l’accoglienza
Oggi a scuola facciamo teatro e la storia che recitiamo è questa: c’era una volta una maestra o un maestro, questo non è importante, e lei insegna ai suoi scolari la geometria, oppure la storia, anche questo non è importante, è solo un esempio.
All’improvviso però... Toc! Toc! Bussano alla porta e, questo è importante, la storia che rappresentiamo è questa: c’è un bambino nuovo che vuole entrare a far parte della nostra classe.
La maestra va in corridoio a parlare con il padre e la madre del bambino nuovo, così il bambino adesso è solo davanti a noi. Cosa facciamo? Cosa diciamo?
Abbiamo scelto questa scena da recitare, perché un mese fa nella nostra classe arrivò una bambina nuova, Elena, che prima abitava in un’altra città e ora abita qua da noi; però può ancora capitare che arrivi un bambino o una bambina nuovi. Così è meglio fare delle prove e conoscere bene le regole dell’accoglienza.
Noi facciamo finta, a turno, di essere il bambino o la bambina nuova, anche io ho fatto così, e tutti noi subito siamo gentili e buoni: non è difficile. Il maestro (questo è il maestro vero della classe, la maestra è nella recita. È chiaro?) fa uscire Andrea e prima gli dice una cosa nell’orecchio così, quando egli bussa alla porta dell’aula e noi bambini diciamo “Avaaaanti!!!”, Andrea entra e fa finta di essere il bambino nuovo che si sente a disagio. Anch’io la prima volta che venivo qui a scuola ero emozionato, perché questa non era la mia scuola, perché io non sono italiano, ero a scuola in Marocco, così avevo paura dei bambini: se non mi vogliono a giocare o mi prendono in giro...
Adesso io non ho più tanta paura, perché a scuola quasi tutti mi trattano bene, però qualcuno, delle volte, dice ancora delle cose che non mi piacciono.
Dopo il teatro noi abbiamo scritto le regole dell’accoglienza se venisse un altro bambino o bambina nuovi, e abbiamo fatto il cartellone così:
Per capire bene il contenuto di una storia bisogna partire dalle informazioni importanti: i personaggi, il tempo, il luogo, i fatti della storia.
R Segna con una ✗ la risposta giusta.
• Chi sono i personaggi della storia?
Attenzione: della storia vera, non della recita.
Elena e Andrea
Il maestro e la sua classe
La maestra e un bambino nuovo
• Dove si svolge la storia?
Nell’aula
In palestra
In giardino
• Quando si svolge?
Un giorno
Questa mattina
Ieri
Regole
per l ACCOGLIENZA di un COMPAGNO A
1) Giocare insieme a lui o a lei, senza escluderlo a
2) Trattarlo a come se fosse da sempre con noi
3) Aiutarlo a quando ha bisogno
4) Parlare delle cose piu divertenti della scuola
5) Non fargli le subito troppe domande, ma raccontare anche di se
Un’esperienza forte
Dopo il forte temporale della domenica, quel lunedì era una giornata bellissima. A scuola, tutte le classi erano in giardino. Il sole era ancora caldo e il vento portava un odore di mare.
Tutti i miei amici correvano e si scatenavano. Io, come al solito, avevo una camicia, bianca con le righe azzurre. Stavo per andare a prendere il tè freddo, quando arrivarono Letizia e Cristiano:
– Corri a vedere che cosa abbiamo trovato!
Andai con loro: sono i miei migliori amici e due tipi in gamba. Se dicevano di aver trovato qualcosa d’interessante, sapevo per certo che sarebbe piaciuto anche a me. E avevo ragione!
Dietro l’edificio della palestra c’era la pozzanghera più grande che avessi mai visto e, sulla superficie, galleggiava della roba verdastra e densa come gelatina. Letizia si abbassò e la toccò con la mano:
– Senti anche tu: è viscidissima!
Mi accovacciai, guardai le sue dita ricoperte dalla patina verde, ma non osai allungare la mano.
– Hai paura, Gregorio? – mi chiese Cristiano.
– No, mi fa solo un po’ schifo! – risposi tranquillo.
– A volte, però, sei un po’ noiosetto! – disse Letizia. Non mi offesi, ma ci rimasi male:
– E che ci posso fare? – chiesi.
– Seguire i nostri consigli e provare a fare cose divertenti! –andò dritto al sodo Cristiano.
– Noi ti possiamo dare qualche consiglio, come fa la maestra quando ci insegna a studiare – aggiunse Letizia. Fu la lezione più divertente della mia vita. Seguii il loro consiglio, osservai la pozzanghera e mi concentrai, per farmi venire in mente la cosa più divertente che potessi fare. Mi venne un’idea geniale: – Ci salto dentro con le scarpe!
– Bravo! È un’ottima idea! Adesso fallo! – m’incoraggiò Cristiano.
Chiusi gli occhi e spiccai un balzo. Sollevai un’onda come fa un motoscafo in mezzo a un lago.
Sentii il rumore dell’acqua che si sollevava e ricadeva a terra e gli urletti di gioia dei miei amici, che cercavano di evitare gli schizzi.
Quando riaprii gli occhi, vidi che la mia camicia era miracolosamente ancora pulita e tirai un sospiro di sollievo. Feci un paio di passi su e giù nell’acqua melmosa. Le scarpe si stavano inzuppando. Mi sembrava di camminare sul bagnasciuga della spiaggia. Lo ammetto: fu bellissimo.
Diciamo che questa esperienza è stata proprio forte. Un punto a favore dei miei amici! Ora mi sento diverso, meno perfettino e più bambino!
da A. Strada, Il bambino perfetto, Giunti
L’argomento generale di un brano è ciò di cui si parla.
R Qual è l’argomento generale del testo che hai appena letto? Segna la frase che lo riassume.
Era un lunedì bellissimo e tutte le classi erano in giardino.
Letizia tocca con la mano l’acqua melmosa della pozzanghera.
Gregorio vive un’esperienza divertente e insolita: salta in un’enorme pozzanghera.
I fatti principali danno le informazioni essenziali per comprendere un testo, i fatti secondari arricchiscono il testo e completano le informazioni principali.
R Riordina i fatti principali del racconto che hai letto numerando da 1 a 5.
Letizia e Cristiano scoprono una grossa pozzanghera.
Gregorio salta con le scarpe nella pozzanghera e lo trova bellissimo.
I due amici invitano Gregorio a fare cose divertenti.
A scuola tre amici trascorrono l’intervallo in giardino.
Letizia tocca l’acqua melmosa, ma Gregorio si rifiuta di fare altrettanto.
R Colora solo le caselle che indicano i fatti secondari.
Quel lunedì era una giornata bellissima.
Tutte le classi erano in giardino.
Tutti i bambini correvano e si scatenavano.
Gregorio stava andando a prendere un tè, quando arrivarono Letizia e Cristiano.
Letizia e Cristiano avevano scoperto una pozzanghera enorme.
Le informazioni esplicite sono espresse chiaramente nel racconto e quindi facili da rintracciare.
R Sottolinea nel brano, con il colore corrispondente, le informazioni esplicite che ti servono per rispondere alle seguenti domande.
Qual è il giorno preferito dal protagonista? Perché?
A che cosa si era iscritta sua sorella?
Che cosa succede durante la gara?
Dove viene portata la ragazzina?
Perché il protagonista certe volte invidia le femmine?
Alla gara di ciclocross
Il sabato è il mio giorno preferito. Penso sempre che succederà qualcosa di straordinario. Di solito poi non succede niente di diverso dagli altri giorni: ti trovi in un lampo a lunedì e per sperare in un’altra domenica bisogna tirare almeno fino a giovedì.
Comunque, al sabato è fantastica già solo l’idea che il giorno dopo non suonerà la sveglia. Oggi non ho avuto neanche questa soddisfazione. Puntuale come al solito, la sveglia ha suonato per ricordare a tutta la famiglia che dovevamo precipitarci al campo sportivo. Infatti mia sorella si è iscritta a una gara di ciclocross e questo è un avvenimento che non si può perdere. Solo lei poteva avere un’idea del genere!
Arriviamo appena in tempo: sono già tutti sulla linea di partenza e mia sorella è l’unica femmina. A vederla in mezzo a tutti quei ragazzi grintosi mi sento orgoglioso di lei.
Ma adesso dov’è, come mai non spunta da quella collinetta? Vado a vedere. Lo sapevo, ha fatto una delle sue solite cadute ed è là per terra tutta aggrovigliata con la sua bici. Non piange, ma dice che le fa male un piede.
Quando raggiungiamo gli altri, ecco la solita scena: la mamma comincia a correre di qua e di là; il papà le dice di stare calma. Ho già capito che cosa succede: andiamo tutti al pronto soccorso.
Quando arriviamo, ci corrono incontro chiedendoci: – Oggi che cosa si è fatta? – tante sono le volte che ce l’abbiamo portata.
Stavolta si è slogata una caviglia. Mentre passava su una sedia a rotelle spinta da un’infermiera ho visto che mia sorella sorrideva. Che gran momento doveva essere: tutti in pena per la sua salute.
Io certe volte le femmine le invidio, perché provano delle belle emozioni; noi maschi dobbiamo sempre fare i duri, come se piangere e commuoversi fossero cose di cui vergognarsi.
da C. Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri Editori
Chi è Rover?
Devo parlare molto piano. Se il mio padrone si sveglia e mi trova qui a scrivere sul suo computer mi toccherà dargli un sacco di spiegazioni. Mi pare quasi di sentirlo:
“Come ha fatto Rover a infilare la spina?”
“Ma cosa faceva Rover qui dentro?”
“Come faceva Rover a sapere come si scrive il suo nome?”
Per poco non mi ha beccato, la settimana scorsa.
Stavo mandando una e-mail alla mia fidanzata. La sua famiglia si è trasferita qualche mese fa e ho la sensazione che lei non senta troppo la mia mancanza, anche se io sento moltissimo la sua.
Insomma, ero lì che scrivevo una poesia d’amore, cercando di trovare una bella parola che facesse rima con Lassie – si chiama Lassie, se proprio volete saperlo – quando sento il padrone che accende la luce sul comodino.
Sono schizzato fuori a razzo ed ero giù steso sul mio tappetino, prima ancora che i suoi piedi toccassero terra.
Però dev’essersi accorto che il computer era acceso. E sapete che cosa ha detto?
– Chi ha lasciato queste impronte di zampe sul mouse?
Vi sembra possibile? Chi abita qui, per amor del cielo?
Il padrone, sua moglie, quattro figli grandi e un solo e unico cane. Il padrone, sua moglie e i quattro figli grandi hanno mani e piedi e il solo ad avere le zampe è il solo e unico cane.
“Chi ha lasciato queste impronte di zampe sul mouse?” chiede lui. Comunque sia, devo stare attento lo stesso, anche se il mio padrone non è esattamente un genio nelle indagini. da R. Doyle, Il trattamento Ridarelli, Salani
Un testo dà tante informazioni, in gran parte sono esplicite, cioè espresse in modo chiaro e diretto, altre invece sono implicite, cioè non sono scritte, ma si possono capire leggendo attentamente le informazioni esplicite, collegandole tra loro e aiutandoci con l’esperienza personale.
R Rileggi con attenzione il brano, segna con una ✗ il completamento giusto e sottolinea nel testo le informazioni esplicite che ti hanno aiutato a rispondere.
• Rover è: un ragazzo. un cane. un uomo.
• La storia si svolge di: mattina. pomeriggio. notte.
• Rover si trova: nello studio. in bagno. in giardino.
Una bambina delle fiabe
Seduta al tavolo della colazione, quella mattina Rosa aveva un muso lungo così. Avrebbe preso a calci il mondo intero. “Uffa, che schifo di vita” pensava. “Tesoro di qua e tesoro di là, Rosa vuoi questo e Rosa vuoi quello. Mai che mi capiti un’avventura, mai che mi succeda qualcosa di un po’ emozionante”.
Affondò un biscotto nella tazza, il caffelatte schizzò sulla tovaglia. “Beate le bambine delle fiabe!” pensò. “A quelle bambine lì, sì che ne capitano di cotte e di crude. Si prendono di quegli spaventi! E si divertono come matte, beate loro.” rimuginava Rosa, “A me l’unica cosa che capita di cotta e di cruda è il prosciutto”. Aveva ragione. Ma il guaio è che per poter vivere una vita da fiaba bisogna avere le carte in regola. Cioè ci vogliono precisi requisiti. Questi requisiti sono quattro e Rosa li conosceva alla perfezione:
1° Essere figlie di un taglialegna o di un ciabattino o di chi vi pare, ma che sia povero, povero in canna.
2° In casa non deve essere rimasto più niente da mangiare, neanche un cantuccio di pan secco.
3° Avere una matrigna che vi odia, non vede l’ora che vi togliate dai piedi e che vi sbrani una bestia feroce.
4° Avere una sorellastra maligna che, fra atroci dispetti, vi fa passare delle giornate infernali.
Purtroppo Rosa - tranne il fatto di essere alta come un soldo di cacio come certe bambine delle fiabe - non aveva niente di tutto ciò. Il suo papà era un ricco banchiere; aveva una mamma che l’adorava; in casa, da mangiare ce n’era fin sopra il tetto, e per di più era figlia unica.
“Perfino il nome non va bene. Le bambine delle fiabe non hanno mica i soliti stupidissimi nomi! Ora dico, cosa ci voleva ai miei genitori per chiamarmi almeno Rosaspina? Macché, si sono fermati a metà”, pensò tirando un calcio alla gamba del tavolo.
da O. Pozzolo, Voglio essere una bambina delle fiabe, Mondadori
Per comprendere un testo devi capire il significato delle parole. Se ci sono parole che non conosci, puoi ricavarne il significato dal contesto, cioè dal discorso in cui sono contenute.
R Scegli il significato corretto delle parole sottolineate, ricavandolo dal contesto. Rileggi attentamente nel testo le frasi in cui si trovano.
• “A me” rimuginava Rosa, “l’unica cosa che capita...”. mescolava brontolava rifletteva
• “Cioè ci vogliono precisi requisiti”. condizioni domande risposte
• “Neanche un cantuccio di pan secco”. angolo biscotto pezzo
• “Fra atroci dispetti, vi fa passare delle giornate infernali”. divertenti terribili originali
Il brano è ricco di modi di dire, cioè di espressioni che hanno un significato diverso da quello reale.
R Collega ogni modo di dire al significato corrispondente.
• Muso lungo
• Ne capitano di tutti i colori
• Avere le carte in regola
• Alta come un soldo di cacio
• In casa, da mangiare ce n’era fin sopra il tetto
estremamente bassa avere i requisiti giusti in casa le cose da mangiare erano abbondanti arrabbiata succedono tante avventure
R Ora che hai compreso il significato delle parole, rispondi alle seguenti domande.
• Per quale motivo Rosa, quella mattina, “aveva un muso lungo così”?
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• Che cosa invidiava alle bambine delle fiabe?
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• Che cosa invidiava alle bambine delle fiabe?
I testi narrativi
Il testo narrativo racconta una storia. L’anno scorso hai scoperto che ci sono vari tipi di testi narrativi: li ricordi? Mettiti alla prova!
R Per ciascun testo segna con una ✗ la definizione, secondo te, corretta.
Il signor Evasio
Il signor Evasio era un uomo d’acqua, dalla testa ai piedi. Viveva chiuso dentro una specie di tuta impermeabile, una corazza che gli dava forma e non lo faceva evaporare. Questa era la cosa che il signor Evasio temeva di più! Se il suo corpo evaporava un pochino, allora riempiva un annaffiatoio con l’acqua del rubinetto e, svelto svelto, apriva uno sportellino nella sua corazza, proprio in cima alla testa e riportava il proprio corpo al giusto livello. Un giorno faceva molto caldo. Il signor Evasio era tornato dal lavoro tutto sudato e la sua tuta era ricoperta di goccioline, così prese l’innaffiatoio e quando fece per riempirlo, niente. Non un filo d’acqua scese dai rubinetti. – Santo cielo! – esclamò – Che grosso guaio!
Andò subito a suonare alla porta del suo vicino.
– C’è stato un guasto e tutto il quartiere è all’asciutto, se le serve l’acqua può andare alla fontanella dei giardinetti. Il signor Evasio corse alla fontanella ed era così affannato che evaporava a vista d’occhio, finché il suo vestito divenne vuoto. Un vento leggero raccolse tutte le goccioline d’acqua che erano state il signor Evasio e formò una piccola nuvola bianca che sembrava un’onda di mare, bellissima. Ed è così che il signor Evasio è volato via.
da G. Quarzo in Acqua bell’acqua, EMI
È un racconto realistico perché narra una storia che può accadere nella realtà.
È un racconto fantastico perché narra una storia impossibile nella realtà.
È un racconto realistico perché narra una storia che può accadere nella realtà.
È un racconto fantastico perché narra una storia impossibile nella realtà.
Il gioco di imparare
– Stamattina ho fatto matematica – dice Alice. – Ti sei annoiata? – le chiede il papà, perché a lui i numeri non piacciono.
– Mi sono divertita tantissimo! – risponde Alice e racconta –Avevamo appena preso il quaderno coi quadretti quando... Toc! Toc! Qualcuno bussa alla porta. “Avanti” dice la maestra. La porta si apre ed entra un clown. “È qui che si fa matematica?” ci ha chiesto. “È proprio qui” abbiamo risposto. “Ah, bene. Credevo di aver sbagliato aula. Noi clown facciamo sempre pasticci”. Ha tirato fuori tante palle colorate e si è messo a lanciarle e a riprenderle. “Quante sono?” ci ha chiesto. “Sono sette” ha detto Paolo. Poi ha tirato fuori dalle tasche altre palle colorate e le ha distribuite. “Adesso lanciatele voi” ha detto e ci ha insegnato come si fa. Io riesco a lanciarne due, Giulia tre e la maestra Ursula, che è grande, quattro. – Ai miei tempi a scuola c’erano altri sistemi per imparare la matematica – risponde il papà.
– Secondo me, non ci sono modi migliori dei giochi e delle sorprese, che inventa ogni giorno la maestra Ursula, per imparare – replica Alice.
da M. Vago, La scuola delle sorprese, Piemme
La rana e il bue
Una volta, in un prato, una rana vide un bue e, invidiosa di tanta imponenza, cercò di gonfiarsi; quindi chiese ai suoi piccoli ranocchi se fosse diventata più grande del bue. I ranocchi negarono. Allora si gonfiò il più possibile e chiese ai piccoli chi fosse più grande. I piccoli dissero di nuovo che era più maestoso il bue.
La rana, molto offesa, respirò ancora più profondamente, volendo gonfiarsi sempre di più, e così scoppiò. L’invidia e l’ambizione danno pessimi risultati; bisogna essere contenti di come si è.
da Fedro, Favole, Einaudi Ragazzi
È una fiaba perché narra una storia fantastica ricca di elementi magici e con il lieto fine.
È una favola perché narra una storia fantastica con animali parlanti e un insegnamento finale.
I testi non narrativi
Lo scorso anno hai imparato che alcuni tipi di testo non raccontano una storia, ma hanno scopi diversi. Ti ricordi quali sono?
R Completa le definizioni di ciascun testo, scegliendo fra le seguenti parole: poetico • regolativo • descrittivo • informativo
Mia nonna
Io e mia nonna siamo alte uguali. E portiamo lo stesso numero di scarpe: il 36. Io però ho otto anni, quasi nove, lei invece ne ha settantaquattro. Ha un nome abbastanza strano, che non si sente molto in giro, è un nome corto, cortissimo: Ida.
Nonna Ida mi piace sempre, soprattutto quando sorride. Io, quando lei sorride, mi commuovo. Mia nonna, per vedere bene, si deve mettere gli occhiali, invece ci sente benissimo. Mia nonna non è una di quelle nonne appiccicose che appena ti vedono ti riempiono di baci sulle guance e sulla fronte.
Però io posso darle tutti i baci che voglio!
da G. Caliceti, Nonna Ida, Raffaello
• È un testo perché spiega le caratteristiche di un personaggio, lo “fa vedere” attraverso le parole.
Nuvole
Le nuvole sono fantasmi di uccelli son lente ladrone dei giorni più belli. Nascondono il sole, cancellano il blu arrivano piano e non partono più. Inventano viaggi volando a vapore e viaggiano gli occhi a guardarle per ore. Mutanti figure di panna e velluto le nuvole sono il mio cinema muto.
da B. Tognolini, C. Carminati, Rime chiaroscure, Rizzoli
• È un testo .............................. perché è scritto in versi e utilizza le parole in modo originale.
• È un testo ....................... perché spiega le regole di un gioco.
Dov’è il trucco?
Stupisci tutti i tuoi amici con questo gioco magico.
1. Prepara in anticipo dei foglietti di carta tagliati con le forbici e altri di ugual numero, ottenuti piegando la carta e strappandola con le mani.
2. Distribuisci ai tuoi amici prima i foglietti tagliati con le forbici e chiedi di scrivere su ognuno un nome maschile e poi di piegarli in quattro. Raccoglili tutti in una scatola.
3. Distribuisci gli altri foglietti, fai scrivere un nome femminile e, una volta ripiegati, ritirali nella stessa scatola.
4. Scuoti la scatola per mescolare bene i biglietti.
5. Estrai un foglietto alla volta. Osserva bene i bordi: se sono lisci, proclama subito “Maschio!” poi come prova leggi il nome maschile che c’è scritto; se invece i lati sono irregolari, esclama “Femmina!” e leggi il nome femminile.
da M. Vago
I numeri
Più che inventati è giusto dire “scoperti”: i numeri sono in tutte le cose. Provate a vivere un solo giorno senza numeri. Che anno è? Che ora è? Quante dita ha la tua mano? È impossibile vivere senza data, senza ora, senza peso, senza una distanza, senza le cifre che danno valore al denaro.
Quarantamila anni fa, il popolo che lasciava le impronte delle mani sulle pareti delle caverne sapeva già contare. Contavano animali e uomini, incidendo tacche su frammenti d’osso che sono arrivati fino a noi.
I numeri, infatti, sono un modo pratico per dare un ordine alle cose e per esprimere grandezze e quantità.
Il lampo di genio è stato di dare un nome a ogni numero: “uno”, “due”, “tre”, “quattro” e così via. Poi - dopo qualche migliaio di anni - qualcuno ha avuto l’idea di rappresentarli con dei simboli grafici che per noi oggi sono: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7...
Queste cifre sono dette “arabe”, ma in realtà sono state inventate in India, più di duemila anni fa.
da L. Novelli, 100 lampi di genio, Editoriale Scienza
• È un testo perché fornisce informazioni su un argomento specifico.
Il testo NARRATIVO
Il TESTO
NARRATIVO è un testo che racconta storie realistiche o fantastiche. Ha lo scopo di coinvolgere il lettore con storie interessanti.
Belle e Sebastien
Anno di uscita: 2013
Durata: 99 minuti
Paese: Francia
R L’insegnante legge.
Il gioco delle trasformazioni
C’era una volta un bambino che si trasformò in cane. Il bambino si chiamava Eric Banks e aveva dieci anni. Accadde così. Se ne stava sdraiato su un fianco con gli occhi chiusi. Era sul punto di addormentarsi. Improvvisamente senti un prurito sotto il colletto del pigiama. Questo significava - benché in quel momento lui non lo sapesse ancora - che gli stava crescendo il pelo. Sentì un curioso formicolio alle mani e ai piedi: si stavano trasformando in zampe. Sentì il naso diventargli freddo e umidiccio, le orecchie farsi flosce. Aprì gli occhi. Non si lasciò prendere dal panico. In parte questo era dovuto al suo carattere, ma non bisogna dimenticare che era ancora mezzo addormentato. Il pensiero che gli attraversò la mente fu: “Mi sto trasformando in un cane!”. Neppure per un istante immaginò di stare per trasformarsi in qualcos’altro, in lupo mannaro per esempio. Né immaginò di star sognando. Il tempo che ci volle a Eric per trasformarsi in cane fu di circa quindici secondi. Per diventare frenetico gli bastarono cinque secondi. La sua prima azione fu di contorcersi sul letto, nel tentativo di osservarsi meglio.La sua mente era in tumulto: “Sono un cane! Un cane!”. L’azione seguente fu tentare di scendere dal letto: impresa non facile per un cane in pigiama; pigiama che adesso gli ciondolava da tutte le parti. Eric saltò e atterrò in un mucchietto disordinato. Si districò dai calzoni del pigiama e sgusciò fuori dalla giacchetta. Resistette all’impulso di ringhiare quando una delle zampe gli rimase impigliata in un’asola. Si sedette sul pavimento e pensò: “Sono un cane!”.
R Tu ascolta e svolgi le attività a pag. 198.
R R. Dahl, La magica medicina, Salani
R D. Pennac, L’occhio del lupo, Salani
R F.H. Burnett, Il Piccolo Lord, Raffaello
R B. Pumhösel, A. Sarfatti, Verticali e batticuore, EDT
ANALIZZARE è FACILE!
Il testo narrativo
RACCONTI REALISTICI
Sono storie che potrebbero accadere nella realtà con personaggi e fatti verosimili, in luoghi reali.
PERSONAGGI
TEMPO
LUOGHI
RACCONTI FANTASTICI
Sono storie che non potrebbero mai accadere nella realtà con almeno un elemento fantastico.
Ci sono uno o più personaggi principali, cioè più importanti nella storia: i protagonisti. Poi ci sono i personaggi secondari, che hanno un ruolo minore nella storia.
FATTI
Le vicende si svolgono in un tempo presente o passato, definito o non ben precisato.
La storia è ambientata in luoghi reali (parco, casa, scuola, ambiente naturale…) o in luoghi fantastici, cioè frutto della fantasia dell’autore.
Vengono narrate vicende verosimili o fantastiche.
I fatti sono raccontati da un narratore che sceglie in quale ordine presentarli.
La presenza di un elemento magico o di personaggi fantastici (gnomi, folletti, animali parlanti…) permette di riconoscere subito un testo fantastico e di distinguerlo da uno realistico.
STRUTTURA DELLA NARRAZIONE
I FATTI sono narrati rispettando sempre la stessa struttura, costituita da tre parti:
INIZIO
presenta i personaggi, il tempo e il luogo della storia.
SVOLGIMENTO
è la parte centrale in cui si sviluppano i fatti.
Tutto il testo può essere diviso in parti: le SEQUENZE
CONCLUSIONE
è la parte finale della storia narrata.
Ogni sequenza rappresenta un momento della storia. Si passa da una sequenza all’altra quando cambia il tempo della narrazione, il luogo, un personaggio o una situazione.
ORDINE DELLA NARRAZIONE
I fatti possono essere narrati scegliendo tra:
FABULA
cioè narrati seguendo l’ordine cronologico in cui sono avvenuti (prima poi infine).
INTRECCIO
cioè narrati senza rispettare
l’ordine cronologico, ma facendo “salti nel tempo”.
Quando il narratore fa un “salto all’indietro nel tempo” per raccontare qualcosa accaduto prima, usa la tecnica del flashback
CHI SCRIVE?
L’autore è la persona che scrive la storia e che sceglie di raccontarla attraverso un:
NARRATORE INTERNO ALLA STORIA
cioè un personaggio, che narra i fatti in prima persona.
NARRATORE ESTERNO ALLA STORIA che narra i fatti in terza persona.
R Che cosa ti indicano le parole colorate nel testo?
Completa scrivendo sui puntini al posto giusto:
• protagonisti • luogo
• fatti • tempo
protagonisti
L’uovo nel taschino
INIZIO
Per fare lo zabaione, tutte le sere io e il nonno andavamo a prendere le uova da un contadino che si chiamava Emilio e abitava a un paio di chilometri da noi.
SVOLGIMENTO
Un giorno il nonno volle prendersi un uovo solo, perché diceva che lo zabaione doveva essere così fresco da odorare ancora di gallina. Se lo infilò dentro la camicia, mi fece sedere sul tubo della bicicletta e partimmo.
Emilio gli aveva detto:
– Ma proprio lì lo devi mettere?
– E dove dovrei metterlo secondo te? – gli aveva risposto il nonno.
Infatti, quando comprava qualcosa, lo metteva sempre lì dentro, nella camicia. La nonna la chiamava “una maledetta abitudine”, perché il nonno ci metteva proprio di tutto: sigari, giornale, pane, una volta perfino quattro o cinque pulcini che aveva comprato al mercato. Quando la nonna brontolava, lui diceva che aveva fatto sempre così, fin da bambino, e così avrebbe fatto anche a ottant’anni.
Dunque il nonno prese l’uovo e lo sistemò per bene come ho detto. Ma dopo un chilometro circa si sentì uno strano rumore. Allora il nonno si fermò.
– Fammi dare un’occhiata, Tonino – guardò dentro la camicia e annunciò – Abbiamo fatto la frittata!
CONCLUSIONE
Infatti la camicia era tutta impiastricciata di giallo, ma lui non si scompose.
– Niente paura, adesso ritorniamo indietro e di uova ce ne prendiamo due. Così, se uno si rompe, abbiamo quello di ricambio.
da A. Nanetti, Mio nonno era un ciliegio, Einaudi Ragazzi
Un drago vanitoso
Il drago Arbo era molto vanitoso. Era più il tempo che passava a studiare modi per diventare ancora più bello ed elegante, di quello che impiegava nella caccia.
Agli occhi degli uomini, Arbo appariva come un mostro terrificante: era color del bronzo, con occhi rosso fuoco; cresta, corna, ali e orecchie erano invece di color verde marcio.
Ma Arbo ci teneva a essere ammirato dagli uomini.
R Che cosa ti indicano le parole colorate nel testo?
Completa scrivendo sui puntini al posto giusto:
• protagonista • tempo
• luogo • fatti
• elementi fantastici
Così, quando un giorno trovò una fanghiglia arancione, decise di dipingersi il corpo con lunghe strisce di quel bel colore.
Si andò a specchiare nelle acque di un lago e vide che sul fondo c’erano lunghe alghe gialle e verde chiaro: se
COMPRENDO SE FACCIO IPOTESI
Riflettere sul titolo e osservare bene le immagini prima di leggere facilita la comprensione del testo.
R Osserva l’immagine. Quale sentimento sta provando il ragazzo? Perché, secondo te?
Dimasi, dal preside!
La bidella era venuta a chiamarlo in classe.
– Dimasi, dal preside!
La reazione della professoressa di matematica era stata la solita.
– Cosa hai combinato?
R Rispondi
• Chi è il protagonista? .....................................................
• È un personaggio reale o fantastico?
• Il protagonista vive una vicenda reale o fantastica?
ANALIZZO IO IO
COMPRENDO
R Rispondi utilizzando le informazioni esplicite e implicite fornite dal brano.
1. Giova è un ragazzo o un uomo
Giova aveva atteggiato il viso a una smorfia, senza poter nascondere l’evidente sollievo che gli si era dipinto in volto: avrebbe sicuramente evitato l’interrogazione che lo attendeva. Restava la stranezza di quella convocazione. Giova passò mentalmente in rassegna quanto era avvenuto negli ultimi giorni. Che si ricordasse, non era successo niente di particolarmente grave, ma non si poteva mai sapere, per cui bussò alla porta della presidenza con una vaga apprensione addosso.
Si era tranquillizzato subito. Dentro c’era la professoressa di lettere con un raggiante sorriso stampato in volto. Il preside, appena lui era entrato, si era alzato e gli era andato incontro porgendogli la mano.
– Complimenti… – aveva detto e aveva cominciato a parlare. Lentamente la verità si era fatta strada in lui. Non si ricordava neanche più di aver partecipato, a inizio anno scolastico, a un concorso che richiedeva di elaborare un qualche tema riguardante l’archeologia. Lui aveva inventato, quasi per gioco, un racconto fantastico in cui si mischiavano le tombe romane, effettivamente trovate nella sua città durante i lavori di scavo di una fognatura, con Atlantide e gli extraterrestri. Incredibilmente aveva vinto! E non un premio qualsiasi. No!
Sylvester il bullo
Élianor, malgrado i suoi tentativi di rimanere in disparte, è stata infastidita:
1. in classe da Martin e Jamel, in piena crisi di imbecillità acuta; 2. a mensa, dalla secchiona della B in cerca di un capro espiatorio;
3. ovunque da Mireille e dalle sotto-Mireille, per puro divertimento.
Ma il peggio del peggio è stata la ricreazione, perché Élianor ha avuto la cattiva idea di mettere piede in cortile e ha incontrato Sylvester. Sylvester è il peggior bullo della nostra scuola. Basta guardarlo in faccia per avere i brividi lungo la schiena. Nel cortile, ovvero il suo ring, passa il tempo a provare le prese di lotta sul malcapitato del giorno.
Non appena ha visto Élianor uscire in cortile, Sylvester le si è avvicinato. Le ha sbarrato la strada e ha detto: – Che puzzo. Non mi piace la gente che puzza.
Faceva la sua espressione da cattivo, eravamo tutti un po’ nervosi. Tranne Élianor. Lo ha guardato, per niente nervosa. Solo già un po’ stanca. E ha risposto:
– Ci credo. Con quel naso.
Bisogna sapere che Sylvester ha una grossa patata piantata al centro della faccia. Sinceramente ho avuto paura per Élianor.
– Che cos’ha il mio naso?
– Niente, è un naso. Non ci si può sbagliare – lo ha detto senza sottolineare le parole. Un tantino seria. Con molta classe. Sylvester non è abituato alla classe.
Improvvisamente non sapeva più che dire.
da G. Guasti, Maionese, ketchup o latte di soia, Camelozampa
ANALIZZO IO
R Collega ciascun personaggio al suo ruolo.
Élianor Sylvester
personaggio secondario protagonista
R Segna con una ✗.
• Sylvester e Élianor sono personaggi: reali. fantastici.
• La vicenda narrata è: reale. fantastica.
COMPRENDO IO
R Che tipo è Sylvester? Cerchia gli aggettivi che ti sembrano adatti a lui.
• educato • timido
• prepotente • violento
• spaventoso • gentile
• amichevole • ostile
R Rispondi a voce.
Perché Sylvester “improvvisamente non sapeva più che dire?”
capro espiatorio: chi viene incolpato di tutte le colpe classe: eleganza
GRAMMATICA A b! ? m n
R Sottolinea tutti i nomi che trovi dall’inizio fino all’asterisco (*) e analizzali sul quaderno.
ANALIZZO IO
R Segna con una ✗.
• La vicenda accade in un tempo: definito. non definito.
• I fatti si svolgono: in un solo giorno. in più giorni. in una notte.
R Sottolinea nel testo gli indicatori temporali, cioè quelle parole ed espressioni che indicano quando avvengono i fatti narrati.
R Segna con una ✗.
• All’inizio della storia la protagonista si trova: dentro lo specchio, in ascensore. dentro lo specchio, in camera. dentro lo specchio, in bagno.
R Cerchia gli indicatori di luogo, cioè quelle parole ed espressioni presenti nel testo che indicano dove si svolgono i fatti.
R Secondo te, questo testo è realistico o fantastico? Motiva la tua risposta.
Elena nello specchio
Accadde una mattina.
Elena aveva fretta di uscire da casa, doveva lavarsi, ma il bagno era sempre occupato. Finalmente, quando uscì anche il papà, entrò. La stanza era velata dal vapore della doccia.
Elena si pettinò e cercò di guardarsi allo specchio…
Sentì un risucchio e un vortice d’aria che l’afferrava e, in pochi istanti, si ritrovò dall’altra parte dello specchio!*
Da lì si poteva guardare senza essere visti! C’erano molti oggetti che galleggiavano intorno a lei: mollette per capelli, una paperella di plastica con cui giocava da piccola, dei pennelli per il trucco. Tutte cose che nel tempo erano andate perse!
Sentì la mamma che la chiamava: – Elena! Dove sei?
La Sorellona spalancò la porta, diede un’occhiata e strillò: – Qui non c’è!
Poi si fermò davanti allo specchio fissando, senza saperlo, Elena negli occhi; prese un rossetto e passò e ripassò le labbra con lo stick. Elena sentì qualcosa di morbido e profumato sulla bocca e comprese che, anche lei, ora aveva il rossetto!
In quel momento arrivò la mamma.
– Bruttina, stamattina! – bisbigliò la mamma alla sua immagine riflessa nello specchio.
Elena chiuse orecchie e occhi per non sentire il coro di voci che la chiamava e… si ritrovò sotto il letto, con il Fratellone che la tirava fuori per le gambe.
– Ti dico che non potevo rispondere, perché ero dentro lo specchio! – ripeteva Elena alla mamma.
– Smettila di dire bugie!
– Ma è la verità! Ti sei anche specchiata e hai detto: “bruttina, stamattina!”.
– Tutte queste fantasie ti vengono perché hai sempre la testa fra le nuvole! – rispose la mamma.
Il Fratellone nei giorni seguenti continuava a prenderla in giro. – Allora? – ripeteva – Scricciolo dei miei stivali! Non entri più nello specchio?
E quando Elena piagnucolava per attirare l’attenzione della mamma, lui le ripeteva:
– La mamma se l’è mangiata lo specchio!
Un mattino toccò al Fratellone accompagnare Elena a scuola.
– Ti lascio all’angolo, perché devo trovarmi con Detto e sono in ritardo – le bisbigliò spingendola nell’ascensore – e se fai la spia con la mamma, stacco la testa a tutti i tuoi stupidi peluche!
Le porte dell’ascensore si richiusero ed Elena si specchiò.
Fece in tempo a vedere il suo visetto, poi sentì il solito risucchio e l’ascensore si fermò al secondo piano per far salire una vicina.
– Sei sola oggi? – le chiese la signora – Ma che brava, vai già a scuola da sola!
Elena non rispose, ma quando arrivarono al pianterreno, si voltò verso lo specchio, sorrise al Fratellone intrappolato dentro e gli mandò un bacino!
da S. Colloredo, Confetti e dispetti, Einaudi
R Formula sul quaderno una domanda per ogni risposta.
1. Elena, mentre era nel bagno, fu improvvisamente risucchiata nello specchio.
2. Dall’interno dello specchio vide la Sorellona che si metteva il rossetto.
3. Il Fratellone la prendeva in giro continuamente.
4. Una mattina il Fratellone doveva accompagnarla a scuola.
5. Il Fratellone venne risucchiato dallo specchio dell’ascensore.
6. Elena si voltò verso lo specchio e mandò un bacio al Fratellone.
COMPRENDO IO
R Rispondi alle seguenti domande sul quaderno.
1. Di che cosa aveva bisogno Ciro?
2. A Ciro piacciono i bambini?
Perché?
3. Perché Ciro segue il bambino?
4. Perché il bambino considera Ciro un gatto speciale?
5. Quale genere di amore piaceva a Ciro?
DENTRO DI ME
R Tu che patto di convivenza stabiliresti con un animale domestico? Se già lo hai, racconta com’è il vostro rapporto.
seccante: fastidioso strizzare: stringere
Un gatto unico
Ciro aveva una bella voce per miagolare alla luna, grandi occhi grigi e tutti i baffi al posto giusto. Ma le gattine di Venezia gli voltavano la coda. Perché le gattine di Venezia preferivano i gatti di velluto nero, i gatti rossi che sono un po’ matti, i gatti bianchi come il latte e altrettanto dolci. Preferivano i gatti disposti a far loro la corte, a dire sciocchezze, a portare regali.
E lui, Ciro, restava sempre solo. Eppure aveva bisogno d’amore.
Un giorno vide un bambino avanzare verso di lui. Sapeva che i bambini sono seccanti: ti prendono in braccio, ti accarezzano, ti strizzano come un cuscino, ma per metterli in fuga basta tirar fuori le unghie. Così Ciro non scappò. Il bambino lo guardò appena e andò oltre.
Che bambino strano. Incuriosito, Ciro lo seguì.
Il bambino entrò in una casa e salì una scala. Ciro lo seguì. Il bambino entrò in una stanza, si sedette su una poltrona e aprì un libro. Era un libro pieno di gatti. Ciro balzò sullo schienale della poltrona e guardò le pagine che guardava il bambino: c’erano gatti bianchi che sono dolci come il latte, gatti rossi che sono un po’ matti, gatti neri come il velluto nero, gatti tigrati che sembrano ferocissimi.
Ma niente gatti grigi.
Fu allora che il bambino si voltò verso di lui e gli disse: – Lo sai che sei un gatto speciale, tu?
Ciro miagolò. Era un gatto grigio senza amici e senza amore. È essere speciali questo?
Il bambino disse:
– Tutti questi gatti sono così normali che li trovi dappertutto, anche nei libri. Tu no. Tu sei unico.
“Unico? Che cosa voleva dire?” pensò Ciro.
Il bambino riprese:
– Nessun gatto è come te. Non hai paura, perché non sei scappato. E sei curioso perché mi hai seguito – e poi, dopo una pausa – Vuoi essere il mio gatto?
– Non posso essere tuo. Sono un gatto. Non sono di nessuno.
– Farai quello che vuoi – disse il bambino – Se vuoi stare in casa stai in casa, se vuoi uscire esci. Quando dormi non ti disturbo. E ti darò da mangiare.
– L’amore di avanzi, merendine e pappona non mi basta.
– Ma sarai libero di andartene quando vuoi.
– E non si gioca?
– E quando vuoi, giochiamo. Ma decidi tu. Ecco, quello era il genere di amore che piaceva a Ciro. Non amore di pappona e avanzi. Amore di cibo, ma con le porte aperte. Amore di giochi e di carezze, ma solo se vuoi tu. E così balzò in grembo al bambino e fece le fusa. da B. Masini, Ciro in cerca d’amore, Edizioni Arka
IO
ANALIZZO
R Suddividi il racconto in inizio – svolgimento – conclusione, colorando la barra a lato del testo.
R Collega ogni parte del testo alla frase che lo riassume.
Ciro trova l’amore che cercava. Il gatto Ciro è in cerca d’amore.
Ciro incontra un bambino che gli chiede di diventare il suo gatto. inizio svolgimento conclusione
R Sottolinea nel testo con i colori indicati. il protagonista il personaggio secondario il tempo il luogo
R Secondo te, questo racconto è realistico o fantastico? Motiva la tua risposta.
COMPRENDO SE LEGGO BENE
Leggere un testo rispettando le pause, e con la giusta intonazione, aiuta a comprendere meglio.
R Leggi il brano rispettando la punteggiatura. Fai sentire bene le pause lunghe.
La ciurma e il capitano
1. Il maestro ha ripetuto anche quest’anno che lui è come il capitano di una nave e che noi, la sua ciurma, gli dobbiamo obbedire senza fiatare.
COMPRENDO IO
R Questi sono i titoli delle sequenze in cui è stato suddiviso il testo: riordinali numerandoli cronologicamente da 1 a 8.
Lo spavento!
Secondo consiglio del capitano
Riflessione del narratore
Il singhiozzo di Niccolò
L’acqua non funziona
Primo consiglio del capitano
Trattenere il fiato non funziona
Il capitano
2. ............................................. per la nostra classe, navigazione a singhiozzo! Cioè, c’era Niccolò che aveva il singhiozzo e non riusciva a farselo passare. Stavamo leggendo e ogni tanto, a intervalli sempre uguali, arrivava da dietro un “hic!”, sonoro come una schioppettata. Fra noi bambini si sentivano risatine soffocate.
3. Capitan Quinto ............................................. ha fatto finta di niente, poi però, si vede che si è stufato, ha detto a Niccolò di andare in bagno a bere un bicchiere d’acqua.
4. Bere un bicchiere d’acqua pare che sia un rimedio miracoloso per il singhiozzo. Anche mia madre me lo fa fare quando mi viene. Anzi, lei mi fa bere un bicchiere dopo l’altro finché il singhiozzo non passa.
5. Quello di Niccolò però era un singhiozzo di quelli potenti e il bicchiere d’acqua non gli ha fatto un baffo!
............................................. è tornato a singhiozzare in classe, le risate sono ricominciate e questa volta erano più forti.
6. Il maestro ............................................. ha fatto fermare la lettura e ha spiegato a Niccolò che doveva provare a respirare in fretta e a trattenere il fiato, per “rompere” il meccanismo del singhiozzo.
7. Niccolò ci ha provato: si è messo a respirare come un cane, con la lingua fuori. ............................................. ha trattenuto il fiato per un tempo lunghissimo, fino a diventare rosso. ............................................. lui ha buttato fuori l’aria ed è tornato a respirare. A respirare e a singhiozzare!
8. Tutti abbiamo cominciato a ridere fortissimo. Tutti meno il capitano! ............................................., ha fatto una cosa che nessuno si aspettava, si è voltato di scatto verso Niccolò e, battendo forte le mani sul suo banco, gli ha fatto “BUH!” Niccolò si è spaventato e anche tutti noi. Il capitano di questa classe-nave ne sa davvero una più del diavolo!
da S. Bordiglioni, Il capitano e la sua nave, Einaudi Ragazzi
ANALIZZO IO
R Completa le sequenze del testo con gli indicatori temporali, che fanno capire la successione dei fatti. Sceglili tra i seguenti:
• Poi • Finalmente • Quando
• allora • A un tratto
• Oggi • per un po’
R Rifletti e segna con una ✗ il completamento giusto.
• Si passa dalla 1a alla 2a sequenza perché: cambia il luogo. entra in azione un nuovo personaggio. cambia il tempo.
• Si passa dalla 5a alla 6a sequenza perché: avviene un fatto nuovo. cambia il tempo. cambia il luogo.
DENTRO LE PAROLE
R Scegli il significato giusto.
• Ciurma: insieme di soldati. insieme di pirati. insieme di marinai.
• “Saperne una più del diavolo”: essere molto furbi e pieni di iniziative.
sapere dove abita il diavolo. essere malvagi come il diavolo.
Flavia Franco
Flavia Franco è un’insegnante, vive in provincia di Cuneo. Scrive libri per bambini e maestre. Conduce laboratori di lettura e corsi di formazione.
Ha un sito e un canale YouTube per raccontare la scuola e parlare di emozioni.
Quando è nata la tua voglia di scrivere?
La mia voglia di scrivere è nata quando ero piccina, prima ascoltando le storie che mio padre leggeva per me, poi divorando decine e decine di libri che, fin da piccolissima, ho scambiato prima con lui e poi preso in prestito alla minuscola biblioteca del mio paese, biblioteca della quale, per un certo periodo, sono stata bibliotecaria.
Quindi ti piace leggere…
Adoro leggere! Vivere cento vite attraverso i libri, imparare, divertirmi, provare emozioni. Tutte cose che cerco di trasmettere ai miei alunni affinché anche loro possano scoprire il SEGRETO DELLA LETTURA, un segreto che li porterà a entrare nel mondo dei “consumatori felici di storie”, un posto bellissimo in cui non ci si sente mai soli.
Per te, a che cosa somiglia la scrittura?
Per me la scrittura è una musica. Uno spartito. Ogni parola, ogni immagine, ogni descrizione o paragone deve avere un suo posto. E rileggo e correggo e modifico finché, nella mia mente, questa musica non suona con la giusta melodia.
Qual è la cosa che ti rende più felice quando scrivi?
Mi rende felice accarezzare le parole, mi rende felice l’idea di far sorridere un bambino, mi rende felice ripensare a luoghi che mi sono rimasti nel cuore, a situazioni che mi hanno emozionato, a persone che ho incontrato e che tiro fuori dal mio “cassetto delle cose belle” per far rivivere tra le pagine.
Dall’ascolto e dalla lettura di storie scritte da altri alla scrittura di storie tue. Com’è avvenuto il passaggio?
Già alla Scuola dell’Infanzia ero la “raccontatrice ufficiale”, inventavo storie fiume per i miei amichetti, talmente fiume che la maestra, stremata, ogni tanto mi diceva: “Taci un attimo, Flavietta…”. Il passaggio dalla lettura alla narrazione è avvenuto in modo naturale: ho iniziato a inventare storie per le mie figlie e per i miei alunni, a giocarci, a ribaltarle, a renderle speciali per ognuno di loro. C’era un alunno che scriveva nel margine? Io inventavo la storia della matita ribelle che si rifiutava di fermarsi al limite del foglio e continuava, continuava creando scenari inaspettati e divertenti.
Finché un bel giorno ho affidato le mie storie alla carta, affinché non si perdessero e magari trovassero un posto, tra le mani di altri bambini.
È successo anche con “La leggerezza delle nuvole”? Certo che sì! Quando ho pensato di scrivere un libro sui diritti di bambini, mi sono domandata: ma i diritti dove si trovano? Nell’aria? Stampati su un foglio? Esistono da soli? La risposta è stata no, i diritti prendono vita attraverso i bambini, nelle loro esperienze, nel rispetto e nella cura che ognuno di loro merita.
Così ho ripensato a storie che avevo incontrato, letto, ascoltato, storie di bambini ai quali quei diritti erano stati negati. E ho pensato di restituirglieli, attraverso racconti che, seppure inventati, aiutano a riflettere per diventare più forti.
Che cosa vorresti che dicessero i bambini dopo aver letto il tuo libro?
Vorrei in primo luogo che dicessero “L’ho letto d’un fiato!”, poi “È bellissimo!”, con quella luce negli occhi che hanno i bambini quando la lettura è riuscita nell’intento di rapirli. Vorrei che lo mettessero tra i libri “consigliato agli amici”, perché questo, alla fin fine, è il vero scopo della lettura. Ma vorrei anche che dalla lettura traessero delle riflessioni per diventare più forti, vorrei che le storie di Amaury, Busaina, Rafael e tutti gli altri li aiutassero a comprendere che a ogni bambino spettano dei diritti: questi non sono un qualcosa di astratto ma devono tradursi in comportamenti da parte del mondo degli adulti.
La leggerezza delle nuvole di Flavia Franco
Occhi, sorrisi, emozioni. Sono quelli dei bambini protagonisti di questi racconti: Amaury, che sogna di volare; Nico, in cerca di un abbraccio; Busanya, in fuga dalla guerra; e poi Leo, Ly-Yan, Raul e tutti gli altri. Storie lievi e preziose, ispirate alla Convenzione Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, documento a tutela dei bambini di tutto il mondo.
Erano le due
ANALIZZO IO
R Dividi lo svolgimento in sequenze.
R Ricostruisci l’ordine della narrazione sul quaderno, segui lo schema qui sotto.
• PRIMA la protagonista si accorge che Luca…
• DOPO va in camera dei genitori…
• POI, con la mamma, va…
• INFINE il papà…
R Qual è l’ordine narrativo utilizzato dall’autore?
Fabula (rispetta l’ordine cronologico)
Intreccio (non rispetta l’ordine cronologico)
cautamente: con attenzione sonnambulismo: compiere azioni automatiche nel sonno
Erano le due. È stato il miagolio di Alice a svegliarmi. Ho aperto gli occhi, rimanendo immobile e ammutolita. Luca era sul bordo del mio letto, con gli occhi chiusi e le mani in grembo.
– Luca! Che ci fai qui? Perché non sei nel tuo letto? Lui è rimasto immobile e non ha dato segno di avermi sentita. A quel punto mi sono spaventata davvero. Sono scesa piano piano dal letto, mi sono avvicinata a mio fratello con il cuore che batteva forte, ma non ho osato sfiorarlo nemmeno con un dito. Avevo l’impressione che, se lo avessi toccato, sarebbe crollato a terra frantumandosi come una statua di gesso.
Allora in punta di piedi sono andata in camera dei miei. La mamma ha il sonno leggero, quindi si è svegliata subito e le ho raccontato tutto; insieme ci siamo precipitate in camera mia, ma Luca non c’era più. Ci siamo guardate intorno, poi siamo andate nella camera di Luca.
La porta era spalancata e, nella penombra, lo abbiamo visto seduto sulla sedia. Aveva gli occhi chiusi e le mani sulle ginocchia.
In quel momento è arrivato anche papà. Ci siamo scambiati un’occhiata preoccupata. Poi mio padre ha preso cautamente Luca fra le braccia e lo ha adagiato sul letto, coprendolo con la coperta.
Nel frattempo si è svegliata anche Irene e tutti e quattro abbiamo tenuto una riunione improvvisata in cucina. Papà ha cercato di tranquillizzarci e ha detto che, secondo lui, si trattava di sonnambulismo Mia madre, però, scuoteva la testa ed era chiaro che non la faceva così semplice come papà.
da A. Petrosino, Il diario segreto di Valentina, Piemme
Quattromilaottocento allievi
Ogni volta che il nonno racconta dei quattromilaottocento allievi in quarant’anni, gli si gonfia il cuore di emozione.
Il tempo, per il nonno, s’è fermato quel brutto giorno che è stato “collocato a riposo”, costretto a lasciare l’insegnamento “per raggiunti limiti d’età”. Ma il mondo della scuola gli è rimasto dentro, lì, in fondo al cuore, né riesce a sentirsi altro che un professore.
Così, succede che noi di famiglia abbiamo dovuto indossare i panni dei suoi allievi. A volte, però, non gli bastiamo come classe, e finisce che se la prende persino con gli estranei.
Ricordo che un giorno, entrando in una panetteria gremita di gente vociante, si portò l’indice alle labbra e, severo, comandò:
– Ssssssshhh… fate silenzio!
Si voltarono tutti, ma proprio tutti; io volevo scomparire, mi aspettavo già il resto: “E ognuno al suo posto!” perché a noi, in famiglia, i due ordini arrivano sempre in coppia.
Filo è Filippo, il mio fratellino di otto anni.
Mio nonno e mio fratello vanno molto d’accordo; spesso si chiudono in cucina e pasticciano insieme ai fornelli, creando capolavori per la vista e il palato. Noi, tra un rumore di coccio e l’altro, li sentiamo parlottare fitto fitto. Oltre a voler fare di Filo un grande chef, il nonno ambisce a trasformarlo in un genio matematico. Con me ha rinunciato da quando ho preferito l’arte alla scienza; però ci prova sempre a coinvolgermi. Appena può non manca di sussurrare ispirato: – Ricordati, cara mia, anche la matematica è arte!
da A. Cerasoli, I magnifici dieci. L’avventura di un bambino nella matematica, Editoriale Scienza
ANALIZZO IO
R Qual è l’ordine narrativo utilizzato dall’autore?
Fabula Intreccio
R Riquadra la sequenza che ti ha permesso di rispondere correttamente. Poi motiva la tua scelta con una ✗.
Ho scelto questa parte di testo perché racconta un episodio: del passato. che deve ancora avvenire. che avviene nel momento in cui l’autore racconta. Questa tecnica narrativa si chiama flashback.
DENTRO DI ME
R Tu che rapporto hai con i tuoi nonni? Che cosa ti piace fare con loro? Ti capita mai di ascoltare episodi del loro passato? Racconta.
ANALIZZO IO
R Segna con una ✗.
• Il racconto è narrato in: prima persona. terza persona.
• Il narratore è: esterno. interno.
• Si tratta: di un personaggio principale. del protagonista stesso.
R Se il narratore fosse stato esterno, quale sarebbe stato l’inizio del racconto? Continua sul quaderno.
I rumori arrivano dalla sua cartella…
Mamma, sei tu?
Scritch, plog, grumpf…
I rumori arrivano dalla mia cartella… Il cuore mi batte a mille all’ora. Voglio sapere che succede. La campanella suona. Corro in cortile per esplorare il contenuto della cartella. E lì, la vedo… rannicchiata fra il diario e il quaderno di francese c’è lei, mia madre!
Mi strofino gli occhi per essere sicuro di non stare sognando. – Mamma, sei tu? Ma che ci fai qui?
– Sono venuta a portarti la merenda. Stamattina l’hai dimenticata.
So che la mamma mi ama molto, enormemente, gigantescamente, ma ignoravo che quest’amore le desse il potere di rimpicciolirsi per portarmi la merenda. Non so più cosa fare. Chiudo gli occhi e spero che, quando li riaprirò, sarà tornato tutto normale. Sfortunatamente, quando riapro gli occhi vedo la mamma aggrapparsi alle spirali del mio quaderno di francese per uscire dalla cartella.
È nata Cristina
Per Luca, dopo la nascita di Cristina, è stato tutto un po’ difficile.
La mamma era sempre indaffarata e anche un po’ stanca. Il papà tornava a casa dal lavoro e, per aiutare la mamma, si prendeva cura della sorellina.
In quel periodo Luca si è sentito un po’ solo. Ha avuto paura che i genitori gli volessero meno bene. Invece, erano solo un po’ più indaffarati del solito.
Un giorno Luca ha preso il passeggino con dentro sua sorella e l’ha chiusa in bagno. Poi è andato dalla mamma per dirle che Cristina era scappata di casa, perché non aveva voglia di stare con loro.
La mamma sul volto ha disegnato un’espressione un po’ preoccupata. Poi, seria seria, ha detto:
– Dovremo andare a cercarla, prima che scappi troppo lontano – così ha cominciato a guardare in tutti gli angoli della casa. Ma non entrava mai nel bagno, dove Luca l’aveva nascosta.
Luca dopo un po’ ha detto alla sua mamma: – Forse Cristina si è nascosta in bagno.
La mamma allora l’ha trovata e, poi, si è messa a preparare per Luca una buonissima cioccolata calda.
Luca ha sentito che la dolcezza e il calore di quella bevanda meravigliosa gli facevano molto bene. Allora si è avvicinato alla mamma e le ha raccontato di essere stato lui a nascondere Cristina nel bagno.
La mamma gli ha accarezzato la testa e gli ha detto di non preoccuparsi.
da A. Pellai, Il mio cuore è un purè di fragole, Erickson Editrice
ANALIZZO IO
R Nel testo è stato evidenziato l’inizio. Indica tu lo svolgimento e la conclusione continuando a colorare la barra.
R Sottolinea i verbi presenti nel testo, tranne che nei discorsi diretti. Poi completa scegliendo con una ✗.
• I verbi sono: in prima persona. in terza persona.
• La storia è raccontata da un narratore: interno. esterno.
GRAMMATICA
R Nel testo, evidenzia i discorsi diretti e trasformali in discorsi indiretti sul quaderno. A b! ? m n
DALL’ESPERIENZA IMPARO
Dividetevi in due gruppi: uno raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche del testo narrativo realistico, l’altro quelle sul testo narrativo fantastico. Organizzate i gruppi in sottogruppi, per lavorare meglio e procedete alla raccolta delle informazioni. Realizzate un cartellone di sintesi sul testo realistico e uno su quello fantastico, da esporre ai compagni e appendere in aula per il ripasso insieme.
Ricordi? Il TESTO NARRATIVO racconta storie realistiche o fantastiche.
Ha lo scopo di coinvolgere il lettore con storie interessanti.
R Completa lo schema del testo narrativo con le seguenti espressioni.
• esterno • realistico • fantastici • personaggi secondari • fantastiche • protagonista • fabula • interno • reali • tempo • magico • luoghi fantastici • verosimili • ordine • passato • non ben precisato • intreccio
PERSONAGGI
LUOGHI TEMPO
Il personaggio principale, cioè più importante della storia
è il ....................................................................................
I ..................................................................... che hanno un ruolo minore nella storia.
Le vicende si svolgono in un presente o , definito o
È ambientato in luoghi .............................................. o in ................................., cioè frutto della fantasia dell’autore.
Vengono narrate vicende o vissute dai personaggi.
FATTI
I fatti sono raccontati da un narratore ............................... o ................................................................. che sceglie in quale ............................ narrarli: con la ............................. o con l’...............................................
ZO M
La presenza di un elemento ........................................................ o di personaggi ......................................... permette di riconoscere subito un testo fantastico e di distinguerlo da uno .......................................
Gara di Sputafuoco
Nel paese di Dragolandia era tutto pronto per la Gara di Sputafuoco. Fuocomatto era emozionato: per la prima volta poteva partecipare anche lui!
Così Fuocomatto ebbe un’idea: “Domanderò al nonno di seguire i miei allenamenti”.
Il nonno, dapprincipio, rifiutò la proposta con la scusa che era troppo vecchio, ma Fuocomatto gli rispose:
– Sarà, ma ai tuoi tempi eri un vero campione!
Allora il nonno, sorridendo sotto i baffi, brontolò:
– E va bene, figliolo, mettiamoci al lavoro!
Il giorno dopo iniziò l’addestramento, il nonno cominciò insegnando a Fuocomatto a gonfiare le guance e i polmoni.
Poi preparò dei disegni per spiegargli tutti i suoi segreti e preparò anche delle frittelle per ricompensare i suoi sforzi.
Finalmente giunse il giorno della grande Gara di Sputafuoco. Il piccolo drago era emozionatissimo, ma non era mai stato così felice in vita sua! Quando fu il suo turno, solo soletto si fece avanti, tirò un gran respiro, ricordò tutti i segreti che il nonno gli aveva insegnato, quindi prese a soffiare fiamme e scintille blu, verdi, rosse e persino dorate!
– Evviva! I fuochi d’artificio! – gridarono i draghi.
Quel numero così difficile, che tutti ormai avevano dimenticato, tanto tempo prima era stato la specialità del nonno. Certo, i fuochi d’artificio di Fuocomatto non erano ancora perfetti, ma il draghetto pensò: “Tanto meglio! Così il nonno potrà aiutarmi ancora. E io, per molto tempo, mi godrò le sue frittelle, le sue storie e le sue coccole!”
da A. Ossario, Storie di streghe, lupi e dragolupi, Einaudi Ragazzi
ANALIZZO IO
Suddividi il racconto in inizio - svolgimento - conclusione, colorando la barra a lato del testo.
Segna con una ✗ il completamento giusto.
• I personaggi del racconto sono: realistici. fantastici.
• Il luogo in cui accadono i fatti è: realistico. fantastico.
• Quindi il racconto che hai letto è: realistico. fantastico.
• Il racconto è narrato in: prima persona… terza persona…
• … da un narratore: esterno. interno.
Vi presento Azul
Quel pomeriggio Sara, Peter e Patty erano andati insieme al Green Life e avevano deciso di passare dalla sezione di Oceanografia, dove sapevano che i biologi marini erano alle prese con un delfino.
Peter si incamminò insieme alle due ragazze lungo la sala dove c’era una serie infinita di vasche protette da vetri alti fino al soffitto. Dietro nuotavano pesci di ogni forma e provenienza: banchi di cavallucci marini, barracuda dal muso appuntito, pesci tropicali di tutti i colori, meduse dai
lunghi tentacoli e perfino una grande piovra, che stava abbarbicata contro il vetro con le potenti ventose. In una vasca a parte, guizzava un gruppo di piranha dai denti affilati. Tutte creature che i biologi di Green Life curavano per poterle riportare nel loro ambiente naturale.
Oltre la porta a vetri, i tre amici scorsero Jane Fisher circondata dai suoi collaboratori. Erano tutti in piedi vicino al bordo di una grande piscina e fissavano interessati una sagoma azzurra che nuotava avanti e indietro a pelo dell’acqua.
Aprendo la porta, Sara fece un sorriso raggiante: adorava tutte le creature marine e adesso non vedeva l’ora di conoscere quel delfino.
– Ciao mamma! – salutò, entrando nella stanza assieme a suo fratello e a Patty, poi corse ad accucciarsi sul bordo della piscina – Ciao! Come stai?
– disse rivolgendosi direttamente alla creatura azzurra con una macchia bianca sul muso.
Il delfino fece un salto verticale uscendo interamente dall’acqua ed emise un verso acuto, come per salutare i ragazzi.
– Finalmente siete arrivati! – esclamò la dottoressa Fisher. Poi, indicando il piccolo mammifero, aggiunse – Vi presento Azul. È appena arrivato dal Brasile. Dei pescatori l’hanno trovato impigliato nelle loro reti e per fortuna sono riusciti a salvarlo. Ha una pinna ferita, ma guarirà presto.
I tre ragazzi passarono una buona mezz’ora a giocare con Azul. Poi si diressero verso l’uscita dell’acquario.
Il Green Life era un edificio enorme e modernissimo, costruito con i materiali più svariati lungo il pendio di una collina. Anche se i ragazzi ormai lo conoscevano come le loro tasche, il Green Life non smetteva mai di incantarli.
da C. Fiengo, C. Stringer, Un lupo da salvare, Piemme
Colora nello stesso modo la casella della parola o espressione a sinistra e quella del suo significato a destra.
oceanografia
erano alle prese con un delfino abbarbicata a pelo d’acqua impigliato si snodavano
lo conoscevano come le loro tasche
aggrappata lo conoscevano bene incastrato scienza che studia l’ambiente marino si estendevano si occupavano di un delfino sulla superficie dell’acqua
Con quale coppia di nomi potresti sostituire il nome sottolineato nel testo (riga 25)?
animale – delfinno delfino – pesce anfibio – delfino
CAPISCO IL TESTO
Segna con una ✗ il completamento giusto.
• I tre ragazzi avevano deciso di recarsi al Green Life: per salutare la dottoressa Jane Fisher. perché volevano conoscere il nuovo delfino arrivato. per visitare tutto l’enorme edificio.
• I biologi del Green Life: facevano esperimenti sulle creature marine. addestravano le creature marine. curavano le creature marine per riportarle nel loro ambiente naturale.
Riordina i fatti, numerando da 1 a 6.
Sara, Peter e Patty si recano al Green Life.
• Sara e Peter sono: amici. fratelli. cugini. Sottolinea nel testo la frase che te lo fa capire.
• Azul è:
un delfino ospite del Green Life da lungo tempo. un delfino guarito e pronto per essere riportato nel suo ambiente. un delfino ferito appena arrivato dal Brasile.
I biologi marini sono tutti intorno a una piscina e osservano un delfino.
I ragazzi escono dall’acquario.
Sara saluta la mamma e insieme agli altri due si avvicina alla piscina.
I tre amici vedono pesci di tutti i tipi.
I tre amici trascorrono una buona mezz’ora con Azul.
Parole a scuola
Le parole che usiamo per comunicare sono frutto di trasformazioni e cambiamenti che hanno interessato per secoli la lingua dei nostri antenati. Leggi alcuni esempi di “storie” di parole che conosci molto bene, perché sono legate al mondo della scuola.
COMPAGNI A scuola vai d’accordo con i tuoi compagni? Dovresti, perché la parola “compagno” ha un significato speciale: deriva dal latino cum panis che indica la persona con cui si divide il pane, cioè il cibo.
MERENDA Quando suona la campanella dell’intervallo, è il momento di fare merenda. Fare merenda è un’usanza molto antica. In passato, però, bisognava guadagnarsela, infatti la parola “merenda” deriva dal latino e indicava le cose da meritarsi.
INSIEME
LIBRO Ti piace leggere? Il libro per te è un amico inseparabile o preferisci farne a meno? Anche questa parola è molto antica e deriva dal latino liber che in origine non indicava il libro come lo intendiamo oggi (un insieme di fogli stampati, tenuti insieme con una copertina), ma la parte più interna della corteccia che veniva usata per scrivere.
R Dividetevi in piccoli gruppi e scegliete un’altra parola del “mondo scuola”. Provate a cercare nel vocabolario o in internet la sua storia; se non trovate informazioni, inventate voi la sua origine basandovi sulla funzione o sulla forma di ciò che indica…
DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA
Il LIBRO DIGITALE RAFFAELLO e STUDIO@CASA uniscono contenuti per una didattica inclusiva a strumenti utili alla condivisione per la lezione in classe con la LIM e il ripasso a casa.
IL LIBRO DIGITALE
Grazie al libro digitale, il progetto didattico si arricchisce di: video di approfondimento e video-lezioni, contributi audio, mappe ed esercizi interattivi, materiale da stampare e tanto altro ancora. Oltre all’audiolibro completo letto da speaker professionisti, sono presenti strumenti che permettono di modificare il carattere dei testi, un dizionario interattivo e il servizio di traduzione multilingue. Per la lezione a distanza, il libro digitale presenta strumenti per la creazione dei contenuti e per la loro condivisione.
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