Oliver Twist Uno dei primi esempi di romanzo sociale della letteratura per ragazzi
Charles Jhon Huffam Dickens, nato nel 1812 e morto nel 1870, è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico. Per i suoi romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi.
Oliver Twist Uno dei primi esempi di romanzo sociale della letteratura per ragazzi
Oliver Twist
Charles Dickens
Ambientato nell’Inghilterra di metà ‘800, il romanzo narra la storia di un piccolo orfano. Oliver cresce fino all’età di nove anni con altri ragazzi in un orfanotrofio di periferia, dove soffre la fame e subisce maltrattamenti di ogni genere. Fuggito a Londra, si fa coinvolgere ingenuamente da una banda di ladri che vive nei bassifondi della città. Inizia così la sua vita sotterranea e notturna, tra pericolose avventure vissute insieme ad altri personaggi, tutti alle prese con la dura lotta per la sopravvivenza. La storia del piccolo Oliver fa commuovere e riflettere, ma anche divertire e sorridere.
Charles Dickens I C L AS S I C I
Charles Dickens
Charles Dickens
Uno dei primi esempi di romanzo sociale della letteratura per ragazzi
“Oliver Twist” viene considerato uno dei primi esempi di romanzo sociale della letteratura per ragazzi. Completano la lettura un apparato finale di approfondimento delle tematiche e un fascicolo di comprensione del testo.
Completano la lettura: Approfondimenti finali ascicolo di comprensione F del testo
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Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
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Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico e copertina: Mauro Aquilanti Impaginazione: Giacomo Santo Disegno di copertina: Danilo Loizedda Ufficio stampa: Salvatore Passaretta
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Charles Dickens
Oliver Twist Adattamento di Rossana Guarnieri
Capitolo
1
L’inizio della storia
Nello stesso giorno in cui nacque rimase orfano: la ma-
dre era stata raccolta per strada ormai morente, del padre non si sapeva nulla. Diventò così uno dei tanti bambini affidati alla parrocchia, un futuro piccolo servitore disprezzato da tutti, destinato alle bastonate e alla fame cronica. Gli venne dato il nome di Oliver Twist, scelto personalmente dal sagrestano della parrocchia, l’autorevole signor Bumble. Dopo i primi anni, le autorità parrocchiali decisero di affidarlo ad una succursale lontana circa tre miglia e governata dalla signora Mann, un’anziana donna che ospitava bambini orfani. La donna era così avara e perfida da intascarsi parte della somma settimanale che spettava ai bambini e manteneva i suoi “protetti” appena sull’orlo della sopravvivenza. Non erano pochi quelli che si ammalavano e morivano di fame e di freddo. A volte veniva fatta un’indagine su queste morti, ma tutto finiva in una bolla di sapone, messa a tacere dalle false testimonianze di qualche medico corrotto. Fu così che Oliver divenne un ragazzino gracile, molto magro e sempre pallido. Il ragazzino festeggiò il giorno del suo nono compleanno in castigo nel ripostiglio del carbone insieme a due compagni, come lui bastonati per aver osato dichiarare che erano affamati. 5
Capitolo 1
Il signor Bumble scelse proprio quel giorno per fare visita alla signora Mann e informarla che il ragazzino era ormai abbastanza grande per ritornare all’ospizio della parrocchia e rendersi utile lavorando. Ripulito alla meglio di tutta la sporcizia che aveva addosso, Oliver si finse dispiaciuto di lasciare la “brava” signora Mann e riuscì a spremere addirittura qualche lacrimuccia. Dentro di sé era invece felice di abbandonare quel posto orribile. Appena tornati in parrocchia, il sagrestano Bumble disse a Oliver: – Il Consiglio vuole vederti, ragazzo. Oliver non aveva idea di che cosa fosse quel Consiglio, ci stava ancora riflettendo quando, come incoraggiamento, ricevette una bastonata in testa: si affrettò quindi a seguire il signor Bumble in una grande sala senza chiedere tanto. Seduti intorno a un tavolo c’erano una decina di signori piuttosto corpulenti. A capotavola un signore più grasso degli altri gli chiese: – Come ti chiami, figliolo? Per la paura e l’emozione il ragazzino non aprì bocca. Ricevette un’altra bastonata, ben più forte della prima, quindi sussurrò: – Oliver… Twist, signore. – Dunque, tu sei un orfano, vero? Lo sai che non hai né padre né madre? – Sì. – Sei ritornato qui per imparare un mestiere. Comportati bene! Così finì l’udienza. Oliver venne condotto in una squallida camerata e lì, disteso su un letto duro e angusto, singhiozzò a lungo prima di addormentarsi. 6
L’inizio della storia
I signori del Consiglio tornarono alle loro case, convinti di essersi comportati nel modo migliore: fuori o dentro un ospizio, i poveri avrebbero comunque sofferto la fame. Meglio allora sfruttarli in qualche modo. *** Da tempo, gli autorevoli signori della parrocchia avevano stabilito la quantità di cibo da concedere ai ragazzi: ogni giorno una minestra con poca pasta e molta acqua; due volte alla settimana una cipolla; alla domenica un quarto di pagnotta. Quel menù era rispettato con così tanta cura che nell’ospizio aumentò la presenza delle pompe funebri e si aggiunse quella di una vecchia sarta chiamata per restringere i vestiti cenciosi che penzolavano dai corpi sfiniti. Il refettorio dove i ragazzi mangiavano era grande e freddo. Ogni sera arrivava il direttore con due donne al seguito e lui stesso distribuiva la minestra: una scodella neanche ben piena, niente altro, salvo che per le grandi festività quando veniva aggiunta mezza pagnotta. Per tre mesi Oliver e i suoi compagni di sventura soffrirono i morsi della fame sempre più forti, alla fine erano così esasperati che uno di loro finì per esplodere e dichiarò cupamente: – Se non ci concedono due ciotole di minestra al giorno, una di queste notti finirò davvero per mangiare il mio vicino di letto! Trovò degli ascoltatori convinti: tutti insieme decisero che era ora di avanzare le loro richieste e si tirò a sorte il nome di chi, quella sera stessa, sarebbe andato dal direttore per esporle. Il nome estratto fu quello di Oliver. 7
Capitolo 1
Venne la sera, il direttore arrivò con le solite due donne e iniziò la distribuzione della minestra. Il ragazzo accanto a Oliver gli diede una gomitata per farlo muovere, lui trovò a fatica il coraggio di alzarsi, e, con il cucchiaio e la scodella in mano, si avvicinò al direttore sussurrando: – Per favore, signore, vorrei ancora un po’ di minestra… Il direttore strabuzzò gli occhi, impallidì, poi riuscì a rantolare: – Che cosa hai detto? – Che vorrei ancora un po’ di minestra signore, per favore. Ho fame... Il direttore afferrò il ramaiolo e lo abbatté sulla testa di Oliver, poi chiamò il sagrestano urlando e gli ordinò di riferire subito l’accaduto al Consiglio, riunito per la seduta serale. La notizia suscitò sdegno. Chiedere altra minestra oltre quella concessa dal regolamento!? Incredibile, inconcepibile! – Prima o poi quel ragazzo finirà impiccato! – disse uno dei signori con il panciotto bianco. – Sarà quella la sua giusta fine! Subito si accese una concitata discussione e, alla fine, si decise di condannare Oliver alla segregazione in una stanza buia. Ma non bastò: la mattina seguente fu appeso un cartello al cancello dell’ospizio nel quale si offriva una ricompensa di cinque sterline a chi avesse sbarazzato la parrocchia dalla non gradita presenza di Oliver Twist. In altre parole, Oliver e cinque sterline in contanti sarebbero state elargite a chi aveva bisogno di un apprendista per qualsiasi mestiere. Pochi giorni dopo, un certo Gamfield, uno spazzacamino duro di cuore e dall’aspetto poco rassicurante, passò dalle parti dell’ospizio, lesse il cartello e pensò che quelle cinque 8
L’inizio della storia
sterline gli avrebbero permesso di pagare gli arretrati dell’affitto di casa. Era un buon affare! Accanto al cancello c’era il signore con il panciotto bianco che, quando vide lo spazzacamino leggere il cartello e avvicinarsi, subito sorrise e pensò che quello sarebbe stato il padrone ideale per Oliver. Anche l’altro sorrise. Si tolse il berretto e, in tono rispettoso, chiese al signore con il panciotto bianco: – È qui il ragazzo offerto dalla parrocchia? – Sì, brav’uomo – gli venne risposto. – Ecco, a me servirebbe un apprendista e lo prenderei volentieri con me. – Entrate – disse il signore con il panciotto bianco. L’uomo non se lo fece ripetere e subito venne ammesso alla presenza dei signori del Consiglio. – È un brutto mestiere il vostro – disse uno dei membri dopo che Gamfield ebbe fatto la sua proposta. – Molti ragazzi sono rimasti soffocati dentro i camini – aggiunse un altro scuotendo la testa. – Colpa dei padroni che non li hanno istruiti bene – intervenne subito Gamfield con una brutta smorfia. – Pulire i camini è un mestiere che va fatto come si deve e io tratto nel miglior modo i miei ragazzi. – Bene, bene. Comunque il Consiglio ha stabilito che l’affare non si farà se non accettate una somma inferiore a quella prevista – sentenziò il membro più anziano. – Tre sterline e dieci scellini saranno sufficienti. Gamfield cercò di mercanteggiare sul prezzo, ma senza riuscire a farlo alzare, quindi cedette a quella proposta. Qualche istante dopo l’affare era concluso. Con sua grande meraviglia Oliver venne liberato dalla prigione e gli fu data addirittura una camicia nuova. Subito dopo, il signor Bumble gli portò una scodella colma 9
Capitolo 1
di minestra e un quarto di pagnotta, come se fosse stata domenica. Invece che rallegrarsi, Oliver scoppiò in lacrime: dietro tanta abbondanza c’era di sicuro qualcosa di brutto e di losco. – Smettila di piangere Oliver, e mangia piuttosto – lo rimproverò il sagrestano. – Grazie a noi, buoni come veri genitori, stai per diventare un apprendista. Non appena sarai davanti al magistrato devi quindi dimostrarti felice, addirittura entusiasta, quando quel signore ti chiederà se sei contento di questa scelta. Hai capito bene? – Sissignore... – balbettò Oliver. – Ora seguimi e non dimenticare ciò che ti ho detto o te ne pentirai! – intimò il sagrestano. Oliver fu portato dal magistrato e spinto in una stanza, dove due anziani signori con i capelli incipriati erano seduti davanti a una scrivania: uno leggeva un giornale e l’altro, con un paio di occhiali sul naso, si era appisolato. Il signor Gamfield con la faccia ripulita alla meglio dalla fuliggine era in piedi a un lato della scrivania, all’altro lato c’era un componente del Consiglio. Con uno spintone il signor Bumble mandò avanti Oliver e annunciò ad alta voce: – Eccellenze, questo è il ragazzo. Il signore che stava leggendo il giornale alzò lo sguardo e tirò per la manica il collega, che subito si risvegliò e disse convinto: – Bene, ragazzo, immagino che tu sia contento di diventare uno spazzacamino. – Ne è entusiasta – si intromise il signor Bumble. – E voi, signore, tratterete bene il ragazzo, non gli farete mancare nulla? – chiese poi rivolto a Gamfield. – Se dico di fare una cosa, la faccio come si deve! – rispose sgarbatamente l’uomo. 10