Qin Shin Huang

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Imprese eroiche, vita quotidiana e curiosità di uomini e donne che hanno lasciato una traccia significativa nella storia.

, il primo grande imperatore della Cina, incarnò una Oin, leggenda vivente, della quale il maestoso esercito di terracotta e la Grande Muraglia sono ancor oggi incontrastati e silenziosi testimoni. Fausta Rita Sardi vive a Civitanova Marche, dove insegna in una scuola primaria. La storia la affascina e la geografia la diverte. Ama scrivere storie per ragazzi e dipingerne i colori. Il libro è dotato di approfondimenti online su www.raffaellodigitale.it

E 7,50

QIN shi huang

qin shi huang: 260 a .C. – 210 a .C. , coraggioso e un po’ folle, Era il 221 a.C., quando il giovane principe Oin, fece di un territorio immenso, diviso in tanti Stati sempre in lotta tra loro, un unico grande impero: la Cina. In un viaggio narrativo lungo 40 anni, tra battaglie, intrighi e strane alchimie, le imprese dell’uomo predestinato a cambiare la storia del suo tempo sono viste dagli occhi avventurosi di due piccoli fratelli.

Fausta Rita Sardi

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­ GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Fausta Rita Sardi

qin shi huang L’imperatore che creò la Cina



IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo 1a Edizione 2013 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1

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Fausta Rita Sardi

Qin shi huang

L’imperatore che creò la Cina

Illustrazioni di

Mauro Marchesi



La nascita del piccolo principe Handan, provincia settentrionale della Cina, 260 a.C.

Le prime ombre della sera si erano da poco adagiate

sui grandi muri colorati del palazzo reale, che sembrava riposare tranquillo tra le alte colline tondeggianti. La massiccia recinzione in pietra, alta e possente, interrotta a intervalli regolari da sette imponenti porte di ferro, cingeva l’edificio come una cintura, a protezione di tutti quelli che vivevano al suo interno. Il principe Ying era appena nato ma Lu Buwei, accompagnatore di corte, era oppresso da pensieri cupi sulla situazione della famiglia reale. L’uomo oltrepassò in silenzio il grande salone del palazzo e si diresse nell’appartamento del re Zichu. – Mio sovrano, sono certo che la felicità di essere diventato padre ha addolcito un po’ questo esilio... Il re lo guardò con un’espressione di struggente malinconia, poi disse con un tono di voce basso ma solenne:

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– Fedele amico, tu hai deciso di restare accanto al tuo re e alla tua regina e per questo ti sono grato, ma come potrei essere felice sapendo che mio figlio è nato lontano dal suo regno? – Troveremo il modo di fuggire e di ritornare alle nostre case, vedrete, mio Signore. Non si può togliere la libertà e il potere a un grande sovrano come voi. – Il più forte ora è il re dello Stato di Zhou e sai bene che ci costringe a questo triste esilio. Eppure gli avevo dato la mia parola che mai mi sarei messo contro di lui... – Ma... ditemi, la regina sta bene? E il piccolo? Il re abbozzò un sorriso e si alzò in piedi. – Il piccolo Ying è sano e forte, ma il futuro re deve respirare l’aria della sua terra e sentire il profumo delle colline portato dal vento. Solo allora starà bene. Dopo qualche tempo si presentò l’occasione tanto attesa: in una notte piena di stelle, la famiglia reale riuscì a fuggire e a tornare nello Stato di Qin. Ora l’erede al trono era nel posto che gli spettava di diritto.

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Un esercito di formiche Stato di Qin, qualche anno dopo

Passarono gli anni e, all’interno del palazzo reale

di Qin, il principe Ying cresceva come un bambino qualsiasi. Le corse nei giardini e i giochi divertenti si alternavano alle lezioni impegnative sui Grandi Libri Sacri che Lu Buwei, il suo tutore, gli spiegava minuziosamente. Il piccolo principe amava però soprattutto studiare l’arte della guerra, le antiche battaglie e la disposizione dell’esercito. Conosceva tutte le armi e sognava di combattere a capo dei suoi soldati come un vero sovrano. – Parlami ancora delle lunghe spade di bronzo, dai... Sono pesanti? Quanto sono affilate? – chiedeva sempre con curiosità al suo maestro. – Mio Signore, sono armi fatte per uccidere. Il fuoco le ha forgiate ed esse si nutrono di sangue. – E la guerra? Chi la decide? Chi la vince?

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L’uomo cercava di riportare l’attenzione del suo allievo alle conoscenze storiche del paese ma la guerra e l’arte di condurla non abbandonavano mai i pensieri del piccolo Ying, come fosse un segno del destino. Nei momenti di riposo egli si ritrovava spesso a guardare con curiosità oltre il maestoso muro che stringeva come una cintura impenetrabile il palazzo reale. Non era felice, si sentiva quasi prigioniero, e il suo carattere ribelle non tollerava una simile condizione. Fantasticava su quel mondo immenso che era di fuori e che ancora non conosceva. Quell’anno, la primavera arrivò prima del tempo e, una mattina riscaldata da un sole tiepido e rassicurante, Ying non riuscì a trattenersi. – Voglio uscire, oggi voglio uscire e arrivare fino a quelle colline laggiù – disse al suo tutore. – Voglio ammirare la natura e scoprire quello che c’è fuori. Parla con mio padre e torna con il suo permesso. – Mio Signore, potrebbe essere pericoloso uscire dal palazzo. Sarà necessaria una scorta di guerrieri che ci proteggerà. – Tu non hai capito, io uscirò da solo, senza la scorta. Ormai sono grande, so badare a me stesso e nessuno mi impedirà di fare quello che voglio!

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I suoi occhi nerissimi brillavano di eccitazione. Con uno sbuffo, si scostò dalla fronte un ciuffo di capelli lisci e scuri e fissò il suo tutore con uno sguardo deciso. Lu Buwei non riuscì più a replicare. Poco dopo, il bambino correva finalmente libero, senza una direzione precisa. Ogni tanto rallentava per voltarsi a guardare il suo tutore, rimasto sulla grande terrazza a osservarlo. I piedi, stretti nelle preziose scarpe di seta finemente ricamate, calpestavano con forza la terra ancora umida di rugiada, mentre i raggi del sole addolcivano l’aria. Era fiero, era felice, era finalmente libero di fare quello che voleva. A un tratto si fermò: aveva visto muoversi qualcosa sul terreno. Si chinò incuriosito e vide una processione di grosse formiche nere, che procedevano in fila, bene ordinate, seguendo uno schema prestabilito e una direzione unica. Rimase immobile a lungo osservandole incantato. – È un esercito – disse poi a voce alta come se qualcuno potesse ascoltarlo. – Sembrano tanti soldati pronti per un’azione di guerra. Osservò ancora le formiche e, affascinato, giocò ad assumerne il comando.

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