Riflessi d'Arte - Volume A

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STORIA DELL’ARTE

Com’è fatto il libro

Riflessi d’arte è il corso di Arte e immagine che ti accompagnerà per i prossimi tre anni nello studio della storia dell’arte e del linguaggio visivo: scopriamo come è fatto il volume di storia dell’arte.

Il volume è diviso in 11 Unità che corrispondono ai grandi periodi della storia dell’arte, dalla Preistoria ai giorni nostri. Ogni unità si apre con una doppia pagina di grande impatto che ti permetterà di «entrare» nel periodo.

Sulla carta e sulla linea del tempo sono collocate le opere più rappresentative che studierai all’interno dell’unità.

All’inizio di ogni unità, inquadrando il QR code accederai alla stanza di un Museo virtuale con le risorse digitali dell’unità. Risorse digitali

Lo studio prende avvio dal contesto storico.

La doppia pagina L’arte si trasforma ti invita a scoprire le caratteristiche di ogni periodo artistico. Come? Attraverso il confronto con tre opere del periodo precedente, in modo schematico ed efficace. Una breve introduzione presenta il contesto culturale del periodo.

Grazie alle 3 idee per capire, acquisirai i concetti principali dei generi artistici di ciascun periodo (architettura, scultura e pittura). Ti sarà utile anche per il ripasso!

Inquadra il QR code e scopri come utilizzare i contenuti digitali e gli strumenti inclusivi disponibili su Raffaello Player: testo ad alta leggibilità, audiolettura, dizionario di italiano, traduttore multilingue. Le pagine di studio sono chiare e ben integrate alle immagini.

Il testo comprende tante curiosità e confronti tra l’arte del passato e l’arte contemporanea.

Risorse digitali

Le videolezioni interattive sono arricchite da domande che trasformano la visione in un’esperienza di apprendimento attivo.

Numerose illustrazioni dettagliate ti permetteranno di esplorare gli antichi complessi architettonici all’epoca del loro massimo splendore.

Le parole evidenziate in giallo sono spiegate nel Glossario in fondo al volume.

Com’è fatto il libro

Nei box e nelle pagine Leggi l’opera troverai l’analisi approfondita di tantissimi capolavori.

L’opera viene descritta in modo preciso e completo.

Le immagini di grandi dimensioni ti consentiranno di cogliere e apprezzare tutti i particolari dell’opera.

Le pagine Entra nell’opera ti accompagneranno passo dopo passo nella comprensione di un’opera d’arte in tutte le sfumature.

Imparerai un vero e proprio metodo…

… E capirai che per leggere un’opera d’arte sono importanti anche le emozioni e le sensazioni che ci trasmette.

Quando analizzi un’opera, puoi seguire lo schema contenuto nei risvolti di copertina.

Con le loro splendide immagini, le pagine Conosci l’artista ti invitano a incontrare gli artisti che hanno cambiato il corso della storia dell’arte.

Risorse digitali

Approfondisci la conoscenza degli artisti con i video interattivi sulle biografie degli artisti, arricchiti da domande che trasformano la visione in un’esperienza di apprendimento attivo.

Scoprirai le loro storie e i segreti del loro stile rivoluzionario.

Mettiti in gioco con il Laboratorio e svolgi l’attività creativa proposta in ogni unità.

Prendi spunto dalle tecniche utilizzate dai grandi artisti del passato.

Le istruzioni ti guideranno passo dopo passo nella realizzazione di maschere, mosaici, dipinti… come nel volume del Linguaggio dell’arte.

Com’è fatto il libro

Grazie alle pagine Un giorno al museo andrai alla scoperta dei principali musei italiani (e non solo), con la loro storia, i tesori che custodiscono e tante curiosità.

Risorse digitali

Puoi continuare la visita con un vero e proprio tour virtuale, arricchito da risorse selezionate.

Attraverso tanti spunti e proposte operative, scoprirai molti aspetti del nostro patrimonio artistico che forse non conoscevi…

In ogni unità, le pagine Arte e cittadinanza approfondiscono importanti questioni di attualità.

Ogni tema è affrontato a partire da spunti storici e artistici.

Ogni percorso si conclude con uno spunto per organizzare un dibattito in classe.

Ripassare non è mai stato così semplice! Al termine di ogni unità, nella pagina di Sintesi troverai i contenuti essenziali.

La sintesi, la mappa e la verifica sono realizzate in alta leggibilità.

Attraverso la Verifica farai il punto su ciò che hai imparato.

La Mappa ti aiuterà a schematizzare le informazioni in vista dello studio.

Alla fine di ogni Unità ti viene proposta la Lettura attiva di un’opera d’arte rappresentativa del periodo: potrai così applicare le tue competenze.

Video interattivi

degli artisti Google tour

L’arte etrusca e

Un giorno al museo

Il Museo Nazionale Romano (Roma) .......................... 110

Arte e cittadinanza

La tolleranza difficile 112

........................................................................................................

Lettura attiva dell’opera

Uno scrigno di marmo che celebra la pace 117

1 Google tour Risorse digitali

1 Photogallery 1 Percorso storico interattivo

3 Videolezioni interattive 1 Lettura opera interattiva

L’Alto Medioevo e l’arte romanica

L’arte si trasforma dall’arte romana all’Alto Medioevo 120

Arte e civiltà L’arte paleocristiana .................................122

Leggi l’opera I simboli del cristianesimo 123

Arte e civiltà Le prime chiese 124

Arte e civiltà L’arte bizantina 126

Leggi l’opera Santa Sofia: il gioiello di Istanbul 127

Arte e civiltà I mosaici di Ravenna 128

Leggi l’opera Il buon pastore 128

Leggi l’opera I cortei di Giustiniano

l’opera

Arte e civiltà L’arte longobarda e carolingia

L’arte gotica

L’arte si trasforma dall’arte romanica all’arte gotica 166

Architettura Un nuovo stile: il Gotico 168

Architettura Le pareti di vetro delle cattedrali 172

Leggi l’opera Uno «scrigno di luce» nel cuore di Parigi 174

Architettura L’architettura gotica in Italia 176

Leggi l’opera Il lungo cantiere del Duomo di Milano 177

Un giorno nel centro storico

Il centro storico medievale (Siena) ............................... 180

Scultura Le novità della scultura gotica 182

Scultura La scultura gotica in Italia 186

Leggi l’opera Dal Romanico al Gotico: due stili a confronto 187

Leggi l’opera I pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano ................................................................... 188

Pittura La pittura gotica in Italia: da Cimabue a Giotto 190

Leggi l’opera Maestà di Santa Trinità 190

Leggi l’opera I crocifissi di Cimabue e Giotto a confronto 192

Laboratorio Dipingi su tavola come Cimabue 193

Conosci l’artista Giotto ....................................... 194

Leggi l’opera Il bacio di Giuda 197

Entra nell’opera

Compianto sul Cristo morto

gotica senese 200

l’opera Annunciazione 201 Leggi l’opera Un soggetto laico per la città di Siena: l’

UNITÀ 6

Il Quattrocento

Pittura Paolo Uccello

Leggi l’opera Disarcionamento di Bernardino della Carda 232

Pittura Beato Angelico 233

Pittura La pittura fiamminga 234

Leggi l’opera Ritratto dei coniugi Arnolfini 235

Pittura Antonello da Messina 236

Leggi l’opera San Girolamo nello studio 236

Pittura Piero della Francesca 237

Leggi l’opera Flagellazione di Cristo 238

Leggi l’opera Pala di Brera 239

Pittura Andrea Mantegna 240

Leggi l’opera Cristo morto: il ritratto del dolore ...241

nell’opera

Un giorno al museo La Galleria degli Uffizi

e cittadinanza

attiva dell’opera

mistero della Resurrezione

Il Cinquecento

Leggi l’opera Ritrovamento del corpo di san Marco 291

Pittura La pittura «di maniera» 292

Leggi l’opera Due Deposizioni manieriste a confronto 295

Un giorno al museo

I Musei Vaticani (Città del Vaticano) 296

Scultura La scultura manierista 298

Leggi l’opera Perseo 298

Architettura L’architettura manierista 300

Architettura Palladio 301

Leggi l’opera Basilica Palladiana 301

Leggi l’opera L’ultimo capolavoro: il Teatro

Arte e cittadinanza Il valore del paesaggio

Lettura attiva dell’opera

Raffaello e

ritratti

Lettura opera interattiva

Il Seicento e il Settecento

L’arte si trasforma dal Seicento al Settecento

Architettura Le sontuose regge europee

Leggi l’opera La Reggia di Caserta: una «Versailles italiana» 347

Architettura Il Rococò

Pittura Giambattista Tiepolo

Leggi l’opera La Sala imperiale di Würzburg 351

Architettura Il Neoclassicismo: l’eleganza delle forme classiche 352

Leggi l’opera Teatro alla Scala

Conosci l’artista Canova ...................................

Leggi l’opera Amore e Psiche

Leggi l’opera Le tre Grazie

Pittura La pittura neoclassica

Leggi l’opera Marat assassinato

Pittura Il Vedutismo 362

Laboratorio Riproduci un paesaggio come i vedutisti

Arte e cittadinanza

e ideali politici

Lettura attiva dell’opera L’Italia piange un grande poeta

L’Ottocento

l’opera La libertà guida il popolo

Leggi l’opera Viandante sul mare di nebbia

Pittura Francisco Goya

Leggi l’opera 3 maggio 1808: fucilazione 381 Pittura Il Romanticismo

2 Photogallery 3 Percorsi storici interattivi

1 Video interattivo biografia dell’artista 2 Letture opere interattive 2 Google tour Risorse digitali

6 Videolezioni interattive 2 Video figura femminile

Conosci l’artista Van Gogh

Leggi l’opera La quiete apparente di una Notte stellata

Pittura Paul Gauguin 414

Leggi l’opera Te tamari no atua (Nascita di Cristo figlio di Dio) 415

Entra nell’opera

Da dove veniamo? Che cosa siamo?

Dove andiamo? 416

Scultura Auguste Rodin 418

Leggi l’opera Il pensatore 419 Un giorno al museo Il Musée d’Orsay (Parigi)

Architettura L’architettura si rinnova 422

Architettura L’Art Nouveau ............................................... 424

Leggi l’opera La Sagrada Familia

Pittura La pittura della Belle Époque

Arte e cittadinanza Patria e Nazione

Lettura attiva dell’opera

il «male di vivere»

Photogallery 2 Percorsi storici interattivi 6 Videolezioni interattive 2 Video letture opere

4 Video interattivi biografie degli artisti

6 Letture opere interattive

Il primo Novecento

si trasforma

al primo Novecento

Il Bauhaus

L’architettura di regime

l’opera Il Palazzo della Civiltà Italiana

Entra nell’opera

La passeggiata 470

Pittura L’Arte astratta 472

Leggi l’opera Cosacchi 472

Un giorno al museo

Il Museo del Novecento (Milano) 474

Nuove forme Il non-senso di Dada 476

Pittura Il Surrealismo 478

Leggi l’opera La persistenza della memoria 479

Leggi l’opera La firma in bianco 481

Arte e cittadinanza

Arte e propaganda politica 482

Sintesi 484

Mappa 485

Verifica .................................................................................................... 486

Lettura attiva dell’opera

La realtà del sogno 487

Risorse digitali

Il secondo Novecento e l’arte di oggi

488

L’arte si trasforma dal primo Novecento al secondo Novecento 490

Architettura Dalla ricostruzione all’architettura high-tech 492

Leggi l’opera Il Centre Georges Pompidou 494 Architettura Dal Postmoderno a oggi 495 Leggi l’opera Piazza d’Italia ................................................ 495 Leggi l’opera Il Museo Guggenheim di Bilbao 496

Tradizione e modernità nella scultura 498

10 Photogallery 1 Percorso storico interattivo

l’opera Figura giacente 499 Scultura Le sperimentazioni

8 Videolezioni interattive 3 Video letture opere

5 Video interattivi biografie degli artisti

4 Letture opere interattive

Nuove forme Body Art, Performance e Happening 522

Leggi l’opera ANT 84. Antropometria senza titolo 522

Entra nell’opera

The Artist is Present 524

Nuove forme Installazioni e Arte concettuale ................................. 526

Leggi l’opera Montagna di sale 527

Nuove forme Video Art e Computer Art 528

Leggi l’opera Superstrada elettronica 528

Arte e cittadinanza

Un nuovo rapporto tra arte e natura 530

Sintesi 532

Mappa 533

Verifica 534

Lettura attiva dell’opera Il nuovo Rinascimento dopo la pandemia 535

Risorse digitali

7 Photogallery 4 Percorsi storici interattivi

8 Videolezioni interattive 2 Video figura femminile

6 Video interattivi biografie degli artisti

7 Letture opere interattive

Glossario 536

Indice artisti e artiste 540

La Preistoria e le prime civiltà

Quando

30 000 a.C. Animali dipinti nella Grotta di Chauvet
XXVI sec. a.C. Necropoli di Giza
X millennio a.C. Introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento
IV millennio a.C. Prime città-stato in Mesopotamia
IV millennio a.C. Invenzione della scrittura

Esplora

Contesto storico

Circa 35 000 anni fa, nell’ultima parte dell’Era paleolitica, comparvero i primi individui della specie homo sapiens sapiens. Vivevano in piccoli gruppi nomadi: si dedicavano alla caccia e alla raccolta e abitavano principalmente nelle grotte. In Età neolitica i gruppi umani iniziarono a dedicarsi all’allevamento e all’agricoltura, diventando stanziali. A partire dal IV millennio a.C., nella Mezzaluna fertile, tra Africa e Asia, nacquero importanti civiltà. In Mesopotamia, la terra compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, sorsero le città-stato fondate dai Sumeri e successivamente gli imperi degli Assiri e dei Babilonesi. Contemporaneamente, lungo il fiume Nilo sorse il potente regno degli Egizi.

Dove

VII sec. a.C. Regno assiro di Assurbanipal II

575 a.C. ca. Porta di Ishtar (Babilonia)
III millennio a.C. Unificazione dell’Alto e del Basso Egitto
XVIII sec. a.C. Primo Impero babilonese
VI sec. a.C. Secondo Impero babilonese

Nella Preistoria L’arte nasce

Strutture semplici

Scarsa cura per i dettagli

Forme appena abbozzate

Pochi colori
Figure stilizzate
Materiali grezzi trovati in natura

Fin dagli albori della propria storia, l’essere umano ha dimostrato di essere un artista: pittore, scultore e, ci insegna la storia della musica, anche musicista. Nessuna delle espressioni artistiche che conosciamo oggi era estranea ai nostri antenati che vissero migliaia di anni fa. Dipinti e sculture risalenti alla Preistoria, come le pitture parietali (cioè realizzate sulle pareti delle grotte) del Paleolitico, costituiscono le prime manifestazioni artistiche e stupiscono per la bellezza e le emozioni che, a distanza di millenni, sanno ancora suscitare.

3 IDEE PER CAPIRE

la Preistoria

L’architettura

Nel Neolitico sorsero in tutta Europa le prime costruzioni in pietra, i dolmen, che avevano per lo più la funzione di tombe. Queste strutture semplici, realizzate con materiali grezzi trovati in natura, costituiscono importanti testimonianze del culto tributato ai defunti, almeno a quelli di un certo rango. Successivamente, tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’Età del bronzo, sorsero i primi complessi megalitici.

La costruzione dei complessi megalitici presuppone una capacità già evoluta di progettare e di organizzare il lavoro in gruppo, per realizzare qualcosa di importante per la collettività.

La scultura

Durante il Paleolitico si svilupparono le prime forme di scultura, come le incisioni su oggetti di uso quotidiano. Particolarmente importanti erano sculture che avevano una funzione propiziatoria, come le cosiddette «veneri», che dovevano favorire la fertilità. Si tratta di statuette dalle forme appena abbozzate, che presentano scarsa cura per i dettagli.

Venivano spesso ornati con incisioni alcuni oggetti di uso quotidiano, come i propulsori, rudimentali strumenti usati per cacciare.

La pittura

Le più antiche pitture parietali risalgono al Paleolitico e raffigurano per lo più scene di caccia in cui compaiono varie specie di animali.

In queste opere le figure sono stilizzate e si nota l’utilizzo di pochi colori.

La realizzazione dei dipinti aveva una funzione che si potrebbe definire «magica» o «religiosa» ed era probabilmente accompagnata da riti finalizzati a garantire il controllo sulle forze della natura

L’arte nel Paleolitico

Le prime espressioni artistiche

Le suggestive immagini che si trovano nelle grotte preistoriche sono in parte dipinte e in parte incise nella roccia. Per realizzarle, le donne e gli uomini del Paleolitico si servivano di strumenti semplici e rudimentali, come le dita o pennelli fatti con peli di animali.

I colori, tra cui predominano il rosso, l’ocra e le tinte brune, erano ricavati da impasti di terre colorate, mentre i contorni neri erano tracciati con pezzi di carboni di legna bruciata.

L’esecuzione di questi dipinti presuppone una precisa suddivisione dei compiti: qualcuno era incaricato di procurarsi i materiali, qualcun altro di ricavarne i colori e altri ancora di tracciare le figure sulle pareti. Per raggiungere le parti più alte della grotta, gli «artisti» preistorici si aiutavano con scale rudimentali ricavate dai tronchi degli alberi.

LEGGI L’OPERA

La Grotta di Chauvet

La Grotta di Chauvet, situata nel sud della Francia, prende il nome dallo studioso Jean-Marie Chauvet, che la scoprì nel 1994. I dipinti che vi si trovano risalgono a oltre 30 000 anni fa e colpiscono per la straordinaria varietà di animali raffigurati (bisonti, orsi, cavalli ecc.) e per il dinamismo che essi comunicano. Alcuni particolari dei dipinti nella Grotta di Chauvet sono curiosi, per esempio la presenza di rinoceronti, che evidentemente nel Paleolitico erano diffusi anche nella Francia meridionale.

Dominare la natura

La realizzazione di questi dipinti era probabilmente accompagnata da gesti rituali, che noi oggi potremmo considerare legati alla magia e finalizzati a garantire il controllo sulle forze della natura.

La caccia era infatti un’attività particolarmente rischiosa: poteva accadere che i cacciatori venissero travolti e uccisi dagli animali. Per prevenire o scongiurare questi pericoli, i cacciatori dipingevano o incidevano nella pietra gli animali che avrebbero incontrato. Il fatto di raffigurarli rafforzava la convinzione di poterli domi nare: trafiggerli sulla parete della caverna era un gesto che anticipava quanto sarebbe dovuto accadere nella realtà.

Animali dipinti nella Grotta di Chauvet, 30 000 a.C., pitture rupestri. Vallon Pont d’Arc, Francia.

Volta della Sala dei tori nella Grotta di Lascaux , 15 000-14 500 a.C., pitture rupestri. Montignac, Francia.

Bisonti dipinti nella Grotta di Altamira, 35 000-11 000 a.C., pitture rupestri. Santillana del Mar, Spagna.

Ieri & Oggi

Pitture rupestri e cartoni

animati

Da quando sono state scoperte, le pitture rupestri hanno sempre esercitato un grande fascino, tanto da trovare spazio anche in diverse produzioni cinematografiche Una delle più famose è Koda, fratello orso, film di animazione Walt Disney del 2003, in cui il piccolo orso Koda rimane sconvolto di fronte a una parete che raffigura una scena di caccia in cui un orso come lui viene aggredito da un cacciatore armato di lancia.

Gli orsi Koda e Kenai davanti a una pittura rupestre, 2003, fotogramma del film di animazione Koda, fratello orso, © Walt Disney Pictures.

La Grotta di Lascaux

La Grotta di Lascaux, in Francia, è uno dei primi siti in cui sono stati rinvenuti, perfettamente conservati, dipinti e incisioni rupestri. Il luogo fu scoperto per caso nel 1940, quando un gruppo di giovani escursionisti, calandosi nella grotta, si trovò di fronte a immagini di una bellezza straordinaria. Al suo interno vi sono oltre 600 figure dipinte e altre 1500 incise sulle pareti di ambienti che si susseguono in una serie di gallerie e di «sale». Qui, circa 16 000 anni fa, i popoli del Paleolitico hanno lasciato una testimonianza formidabile non solo della loro abilità nel tracciare figure ferme o in movimento, ma anche del loro gusto per il colore e della loro sensibilità.

La Grotta di Altamira

Contemporanei a quelli di Lascaux sono i dipinti rupestri che si trovano nella Grotta di Altamira, nella Spagna settentrionale, a ridosso della costa atlantica. Anche in questo caso si tratta di un complesso di ambienti che si snodano per oltre 250 metri, nei quali sono raffigurati animali e cacciatori

In questa grotta, gli artisti preistorici si sono rivelati davvero ingegnosi: hanno dipinto gli animali in corrispondenza delle sporgenze naturali della roccia, in modo da creare un effetto di tridimensionalità.

La Grotta delle mani Entra nell’opera

OSSERVA il soggetto

L’immagine che vedi proviene da una grotta che si trova in Patagonia, una regione meridionale dell’Argentina, e chiamata Cueva de Las Manos, «Grotta delle mani»: è facile rendersi conto del motivo del nome. Le pareti di questa grotta, infatti, sono quasi interamente coperte da impronte di mani lasciate da esseri umani vissuti circa 13 000 anni fa. Talvolta le impronte si sovrappongono o sono accostate a immagini di animali, con un evidente riferimento alla caccia.

ANALIZZA lo stile

Le impronte sono realizzate con la tecnica dello spruzzo e il colore predominante è il rosso. Questo colore è ricavato dall’ematite (un minerale a base di ferro) e a volte assume sfumature più deboli o intense, fino ad arrivare a tinte vicine al marrone scuro.

Dalle impronte rimaste sulle pareti della grotta si ricavano almeno due importanti informazioni su coloro che le hanno realizzate. Innanzitutto erano destrorsi: le impronte sono quasi tutte della mano sinistra, il che significa che la destra era impegnata a distribuire il colore intorno alla mano appoggiata sulla roccia. In secondo luogo, erano di corporatura piuttosto minuta, perché le dimensioni delle mani sono simili a quelle di una persona di 12 o 13 anni. Insomma, le mani appartenevano a uomini e donne che per la loro grandezza erano molto simili a te.

INTERPRETA il significato

Un’intera parete ricoperta da impronte di mani può nascondere messaggi che a noi oggi possono sfuggire. Probabilmente, però, il significato principale sta nel forte senso di comunità che caratterizzava i primi gruppi umani. Verosimilmente, ogni membro del gruppo ha voluto lasciare l’impronta della propria mano sulla parete di una grotta nella quale con ogni probabilità venivano svolti riti magici o religiosi. Si voleva così sottolineare l’appartenenza a una comunità da cui dipendeva anche la propria sopravvivenza, in un ambiente ancora ostile e pericoloso.

IMMAGINA

il contesto

Immagina la grotta occupata da tante persone, circa 13 000 anni fa. Sono impegnate in attività quotidiane, per esempio la preparazione del cibo, oppure svolgono un rito più particolare, magari con l’accompagnamento di qualche rudimentale strumento musicale?

Risposta libera.

ESPLORA i sentimenti

Quali sentimenti possono aver spinto gli uomini e le donne della Preistoria a decorare questa grotta?

Legami di amicizia.

Desiderio di ornare una parete.

Bisogno di sentirsi uniti.

Voglia di divertirsi.

Volontà di lasciare un ricordo di sé.

Altro:

Risposta libera.

Quali sentimenti provi di fronte all’opera?

Sorpresa per il tipo di soggetto rappresentato.

Stupore di fronte alla bellezza dell’ambiente.

Curiosità nei confronti dei riti magici durante i quali venivano realizzate le impronte.

Altro:

Risposta libera.

DATI TECNICI

TITOLO: Impronte di mani

DATA: 11 000 a.C. ca.

TECNICA: pittura rupestre

COLLOCAZIONE: Santa Cruz (Argentina), Cueva de Las Manos

Un dettaglio che mi ha colpito:

Risposta libera.

Le sensazioni che l’opera mi ha trasmesso:

Risposta libera.

DICO LA MIA

I

graffiti e le incisioni

della Valcamonica

In una delle valli più estese della Lombardia, la Valcamonica, si trova un ricchissimo patrimonio di testimonianze risalenti ai primi abitanti di queste terre, i Camuni, che vi si insediarono intorno al XIII millennio a.C. Lungo l’intera vallata si può passeggiare attraverso otto parchi archeologici e osservare oltre 200 000 figure, incise nella roccia in un lunghissimo periodo che va dalla fine dell’Era paleolitica fino all’epoca romana.

I soggetti, rappresentati con le tecniche della martellina (la pietra è picchiettata con una sorta di martello) e del graffito (incisione), sono scene di caccia, riti propiziatori, sacrifici e cerimonie religiose di questa antica popolazione.

Le incisioni rupestri dei Camuni furono scoperte nel 1909 dal geografo bresciano Walther Laeng e nel 1979 la vasta area archeologica della Valcamonica è stata il primo sito italiano a essere riconosciuto dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità, a testimonianza dell’altissimo valore storico e artistico di questi reperti.

Guerrieri e animali, III millennio a.C., incisioni rupestri. Valcamonica, Parco Archeologico Comunale di Seradina e Bedolina.

CuriosArte

Una rosa misteriosa

Incisa novantadue volte, sempre in modo differente, la «rosa camuna» è un simbolo misterioso. Il suo significato è ancora sconosciuto, ma resta evidente dalle incisioni che aveva una grande importanza. Spesso viene raffigurata circondata da guerrieri che danzano, quasi volessero difenderla. Nel 1975, un gruppo di designer, tra i quali Bruno Munari (19071998), rielaborò graficamente il disegno della «rosa camuna» ricavandone un logo, una rosa camuna bianca su campo verde, adottato come simbolo della Regione Lombardia.

Rosa camuna, VII-I sec. a.C., incisioni rupestri. Valcamonica, Foppa di Nardo. Simbolo della Regione Lombardia.

Cervi, 11 000 a.C. ca., incisioni rupestri. Valcamonica, Capo di Ponte.

Le sculture preistoriche

La nascita della scultura rivela in modo chiaro come l’essere umano sia naturalmente portato a essere un artista. Inizialmente, infatti, scolpire significava dellare utensili di vario genere (per esempio pugnali o punte per lance e frecce ricavati scheggiando pietre), che presto iniziarono a essere abbel liti con figure di vario tipo. Il gusto per la decorazione degli oggetti di uso quotidiano è visibile nei propulsori, strumenti in osso che servivano per lanciare lontano pietre o aste, dunque impiegati soprattutto nella caccia.

Propulsore con bisonte scolpito, 13 000 a.C., corno di renna. Saint-Germain-en-Laye, Musée d’Archéologie Nationale.

I propulsori erano spesso modellati con figure di animali, come questo che presenta un bisonte nell’atto di voltarsi all’indietro per leccarsi un fianco.

LEGGI L’OPERA

Le veneri, simbolo di fertilità

L’evoluzione della scultura si manifestò anche nella produzione di opere dal significato più profondo e legate a momenti che da sempre suscitano grandi interrogativi e timori: l’inizio e la fine della vita. A questo ambito si collega la realizzazione di sculture di figure femminili, dette «veneri», perché alla donna, in quanto capace di generare figli, era fatta risalire simbolicamente l’origine dell’esistenza. Queste piccole statuette, di dimensioni comprese tra i 5 e i 25 cm, avevano la funzione di propiziare la fertilità: per questo le parti del corpo direttamente coinvolte nella generazione (il ventre) e nel mantenimento della vita (il seno) appaiono esagerate e sproporzionate.

Venere di Vestonice, 27 000 a.C. ca., argilla, h 11,4 cm. Dolni Vestonice (Repubblica Ceca).

Il volto non è caratterizzato, per dare maggiore risalto alle parti del corpo coinvolte nella procreazione.

La statuette venivano conficcate nel terreno per renderlo fertile, perciò non hanno i piedi. L’arte

Venere di Grimaldi (proveniente dai Balzi Rossi, presso Imperia) 20 000 a.C. ca., steatite gialla, h 4,8 cm. Saint-Germainen-Laye, Musée d’Archeologie Nationale.

Venere di Willendorf, 21 000 a.C. ca., pietra calcarea, h 11 cm. Vienna, Naturhistorisches Museum.

Le prime costruzioni in pietra

di Stonehenge, 2800-1500 a.C., pietra

Menhir, dolmen e cromlech

Durante il Neolitico, in diverse regioni europee gli esseri umani abbandonarono il nomadismo e iniziarono a vivere stabilmente in gruppi più o meno numerosi. A questo periodo risalgono i megaliti, grandi pietre che, a seconda della forma e dell’uso, sono chiamate in modo diverso:

• menhir (nell’antica lingua bretone «pietra lunga»), grossi massi di pietra di forma allungata che venivano conficcati nel terreno. Potevano essere isolati, oppure collocati uno vicino all’altro. Avevano la funzione di indicare la presenza di tombe, oppure di segnalare un percorso sacro;

• dolmen (nell’antica lingua bretone «tavola di pietra»), strutture costituite da due o tre menhir che supportano una lastra di pietra orizzontale. Erano edificati sopra tombe individuali o collettive scavate nella terra sottostante;

• cromlech (nell’antica lingua bretone «circolo»), costruzioni complesse di forma circolare che servivano a delimitare un’area considerata sacra. Il cromlech più famoso, anche per le sue dimensioni, è quello di Stonehenge, nel Regno Unito.

Ieri & Oggi

Un dolmen... con piscina

Nel 2010 è stato inaugurato a Singapore un particolare grattacielo che si sviluppa su tre torri e somiglia molto a un dolmen del terzo millennio d.C. Si tratta del Marina Bay Sands, progettato dall’architetto canadese Moshe Safdie (1938) e alto circa 200 metri, nel quale hanno sede hotel di lusso e persino un casinò. La piattaforma che lo sovrasta (e che richiama la forma di una nave), il cosiddetto Skypark, è lunga ben 340 metri e ospita una grandissima piscina, ristoranti e giardini pensili in cui si possono intrattenere fino a 3500 persone.

Cromlech
arenaria, diametro 100 m. Piana di Salisbury, Regno Unito.
Menhir
Dolmen

Il sistema trilitico

I dolmen e i cromlech erano costruiti usando il cosiddetto sistema trilitico. Si tratta di una tecnica costruttiva basata sull’uso di tre pietre (raramente quattro): due pietre verticali (chiamate piedritti) sono conficcate nel terreno e ne sostengono una terza (detta architrave) posta in orizzontale sulla loro sommità.

Se i piedritti e l’architrave sono ben posati, la struttura che ne risulta è solida e il peso viene scaricato verso terra in maniera equilibrata, dando stabilità alla costruzione.

Arciere saettante, IX-VIII sec. a.C., bronzo. Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.

Questo bronzetto, che rappresenta un guerriero nell’atto di scoccare una freccia, proviene dal santuario nuragico di Abini, in Sardegna.

Le novità dell’Età del bronzo

L’evoluzione degli esseri umani è avvenuta con fasi e ritmi differenti nelle varie parti del mondo, per cui è possibile riscontrare costruzioni megalitiche in civiltà di epoche successive al Neolitico. L’esempio più vicino a noi è quello della civiltà nuragica, che fiorì in Sardegna a partire dal 1800 a.C. e si prolungò fino alla conquista romana, intorno al II secolo a.C.

Le numerose grandi costruzioni in pietra presenti sul territorio sardo risalgono quindi all’Età del bronzo, epoca in cui si raggiunse un’elevata padronanza nella lavorazione dei materiali, testimoniata anche da interessanti manufatti.

I nuraghi

La civiltà nuragica sarda prende il nome dai nuraghi, costruzioni cilindriche organizzate su diversi piani che potevano raggiungere anche i 20 metri di altezza. Erano composte da grossi massi di pietra («nuraghe» deriva dalla parola sarda nurra, che significa «ammasso di pietre») sovrapposti senza l’uso di malta: una tecnica che si definisce «muratura a secco». I nuraghi erano integrati all’interno di un villaggio e avevano probabilmente una funzione di difesa della popolazione, che in caso di pericolo vi trovava rifugio. Nei villaggi più grandi potevano sorgere anche diversi nuraghi di varie dimensioni: in questo caso si parla di complesso nuragico.

Architrave
Piedritto
Piedritto
Schema ricostruttivo della struttura trilitica
Complesso nuragico di Su Nuraxi, II millennio a.C. Barumini.

Stonehenge: un grande calendario di pietra

Il complesso megalitico più famoso al mondo è il cromlech di Stonehenge, nell’Inghilterra meridionale. Costruito in fasi successive tra il 2800 e il 1500 a.C., era formato in origine da 30 megaliti, sulla cui sommità erano collocate enormi lastre in pietra. Oggi solo una parte del cromlech di Stonehenge è rimasta intatta, ma le tracce sul terreno permettono di ricostruire con precisione il suo aspetto originario

All’interno di questo «recinto sacro» c’erano cinque grandi triliti, altre pietre più piccole e una grande lastra chiamata «pietra dell’altare», che serviva probabilmente come punto di osservazione del ciclo solare. Intorno al cromlech di Stonehenge vi erano altri anelli di pietre, buche e persino un fossato. Tutti questi elementi delimitavano un’area ben precisa. Il lungo viale d’ingresso era allineato in modo da coincidere con il punto in cui sorgeva il Sole nel solstizio d’estate. All’alba, la luce del sole penetrava nel cromlech attraverso la Pietra di Heel e andava a colpire la pietra dell’altare. A partire da quel momento, facendo riferimento ad altri massi del complesso, era possibile stabilire in modo preciso il succedersi dei mesi e delle stagioni.

Le 56 buche scavate nel terreno, che si trovano lungo il fossato, indicano probabilmente il tempo stimato tra il verificarsi di due eclissi lunari Le dimensioni di Stonehenge sono davvero notevoli. Il diametro del cromlech è di 100 metri, ma tutta l’area del complesso è molto più ampia. Il monolite più grande utilizzato è alto 9 metri e pesa circa 40 tonnel late. Tutte queste grandi pietre furono trasportate sul luogo facendole rotolare su di pietra arenaria proveniente da almeno 30 chilome tri di distanza.

Per innalzare questi enormi massi, i costruttori ri corsero alla tecnica impiegata per i dolmen: scavavano grosse no scivolare la base della pietra e poi la raddrizzavano utilizzando delle funi. Poi, costruendo una sorta di catura costituita da diverse piat taforme in legno sovrapposte, issavano la lastra orizzonta le. Si tratta di un lavoro che richiedeva molto tempo e molte persone!

Le fasi di lavoro per innalzare i megaliti.

Disegno ricostruttivo del cromlech di Stonehenge.

Tutta l’area del cromlech era delimitata da un fossato. L’ampio spazio interno era considerato sacro.

Cromlech di Stonehenge, 2800-1500 a.C., pietra arenaria, diametro 100 m. Piana di Salisbury, Regno Unito.

In una delle buche che circondano il complesso, ogni anno era collocata una grossa pietra, che veniva spostata progressivamente nella buca successiva: questa modalità permetteva di calcolare gli anni che intercorrevano tra un’eclissi lunare e l’altra.

La Pietra di Heel era punto di riferimento per stabilire il calendario solare: si trova sull’asse diretto verso la posizione del Sole all’alba del solstizio d’estate.

Stonehenge
REGNO UNITO Londra
Mare del Nord
Oceano Atlantico

L’arte si trasforma

Dalla Preistoria alle prime civiltà

Decorazioni raffinate

Strutture semplici

Forme appena abbozzate

Scarsa cura per i dettagli

Figure stilizzate

Cura per i particolari

Figure ben delineate

Ricchezza cromatica
Figure statiche ma elaborate
Strutture elaborate
Materiali grezzi trovati in natura
Pochi colori

Nelle città-stato dei Sumeri si svilupparono raffinate forme artistiche e fu inventata la scrittura. La civiltà dei Sumeri influenzò anche i popoli che in seguito conquistarono le loro città, creando i primi grandi imperi, come quello dei Babilonesi e quello degli Assiri. Tracce ancora più importanti delle antiche civiltà si sono conservate in Egitto, dove la cultura fiorì in tutte le sue espressioni: dalle arti figurative, alla letteratura, fino agli studi di astronomia. I grandi monumenti funebri e gli edifici di culto, così come i dipinti e gli oggetti di uso quotidiano, restano la testimonianza di una delle più meravigliose civiltà della storia.

IDEE PER CAPIRE

le prime civiltà 3

L’architettura

Presso le civiltà fiorite nella Mezzaluna fertile compaiono strutture architettoniche elaborate e decorate in modo raffinato, fabbricate con materiali trovati in natura, come le pietre, oppure prodotti dagli artigiani, come la terracotta.

Quasi sempre gli edifici sono voluti dai sovrani per celebrare la grandezza dei loro imperi.

I faraoni dell’antico Egitto erano ricordati attraverso tombe imponenti e monumentali: le piramidi.

La scultura

La scultura delle prime civiltà, come nella Preistoria, è ancora strettamente legata alla religione. Le figure però sono meglio delineate: gli elementi anatomici, anche se molto semplificati, sono più definiti ed emerge una maggiore cura dei particolari, per esempio gli occhi e le mani dei personaggi rappresentati.

Spesso le sculture e i rilievi ritraggono i successi militari dei sovrani, con lo scopo di ricordare e celebrare la loro potenza e le loro imprese.

La pittura

Le testimonianze pittoriche più significative delle prime civiltà provengono dall’Egitto, dove i dipinti erano usati per ornare i templi e le tombe dei faraoni.

Le figure sono piuttosto statiche e prive di profondità, anche se elaborate e improntate a un certo realismo. I particolari sono resi con grande cura e si riscontra una notevole ricchezza cromatica, ottenuta grazie all’uso di diversi colori ricavati da terre e pietre preziose.

La pittura si sviluppò non solo per scopi religiosi, ma anche per ritrarre scene di vita quotidiana in modo realistico.

L’arte sumera

La

ziggurat, centro

della città sumera

La civiltà mesopotamica risale al IV millennio a.C. e venne fondata dai Sumeri. Tra i fiumi Tigri ed Eufrate furono edificate le prime importanti città, ciascuna delle quali era autonoma (si parla infatti di città-stato) e sorgeva intorno alla ziggurat. La ziggurat era una grande piramide a gradoni costruita in mattoni che costituiva il centro religioso perché, alla sua sommità, era collocato il tempio dedicato alla divinità protettrice della città. Era inoltre il centro economico, perché al suo interno vi erano magazzini e depositi dove venivano conservati i prodotti agricoli. Infine, era anche il centro culturale, perché alcuni ambienti erano riservati ai giovani che apprendevano l’uso della scrittura per diventare scribi. Intorno alla ziggurat sorgevano le dimore dei sovrani e dei sacerdoti e, poco più distante, le più modeste abitazioni dei cittadini.

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Lo Stendardo di Ur

Una delle testimonianze più interessanti dell’arte sumerica è costituita dal cosiddetto Stendardo di Ur, una scatola di legno di circa 50 cm di lunghezza e 22 di altezza. Risale al III millennio a.C. ed è stato rinvenuto in una tomba nella città di Ur. Ogni faccia della scatola è decorata con intarsi colorati inseriti su uno strato di bitume spalmato in modo uniforme sul legno.

I due pannelli più lunghi dello stendardo riportano l’uno episodi di guerra, l’altro i festeggiamenti per la pace seguiti alla vittoria. Entrambi i pannelli sono suddivisi in tre fasce sovrapposte, che vanno lette dal basso verso l’alto.

Le figure sono in conchiglia e madreperla (di colore bianco), lo sfondo è in lapislazzulo (blu), mentre le cornici sono realizzate in madreperla, lapislazzuli e corniole (rosso).

In cima alla ziggurat vi era un tempio al quale potevano accedere solo i sacerdoti.

Disegno ricostruttivo di una ziggurat.

Le scalinate potevano essere una o più di una. La scalinata centrale era riservata ai sacerdoti.

Nel pannello della guerra, scopriamo che i carri erano provvisti di ruote piene: proprio la ruota è una delle invenzioni attribuite ai Sumeri.

Le fasce sono divise da elementi decorativi

La sommità della ziggurat era piatta. Era il luogo in cui i sacerdoti officiavano i riti e da cui scrutavano il cielo e le stelle.

Le offerte votive

Gli scavi archeologici compiuti in prossimità dei templi mesopotamici hanno riportato alla luce piccole statue di oranti, cioè persone in atteggiamento di preghiera.

Si tratta molto probabilmente di offerte votive: la scultura aveva la funzione di sostituire la persona reale, occupata a svolgere le faccende quotidiane, nelle azioni di culto da rendere alla divinità. Le figure sono rappresentate frontalmente e appaiono piuttosto rigide, con particolari anatomici semplificati e spesso sproporzionati.

I gradoni consentivano di innalzarsi verso il cielo, sede della divinità.

La figura del sovrano è facilmente riconoscibile, perché è più grande degli altri personaggi raffigurati.

Gli occhi spalancati, colorati con l’innesto di lapislazzuli, manifestano stupore di fronte alla divinità, ma anche fiducia. Le mani giunte al petto comunicano un forte senso di spiritualità.

Funzionari e capi militari festeggiano la vittoria insieme al re. Tutti i personaggi sono raffigurati con il volto di profilo, il busto in posizione frontale, le gambe e i piedi ancora di profilo

Statuetta di orante (proveniente da Mari), 3000 a.C. Damasco, National Museum of Damascus.

Un musico suona la lira, una piccola arpa in uso presso i popoli mediorientali.

animali vengono condotti al sacrificio

Servi (o schiavi di guerra) portano il bottino, costituito da oggetti, cibo e animali.

Stendardo di Ur (pannello della pace), 2500 a.C., legno intarsiato, 50 × 22 cm. Londra, British Museum.

Alcuni

L’arte babilonese

La grande città di Babilonia

Nella seconda metà del XVIII secolo a.C., le città-stato dei Sumeri furono conquistate dai Babilonesi, che fondarono il primo grande impero mesopotamico. Molti dei loro edifici, giunti fino a noi, testimoniano una civiltà ricca e fiorente, tesa a esaltare la grandezza di sovrani che per secoli estesero e consolidarono il loro dominio nella terra tra il Tigri e l’Eufrate.

La città di Babilonia, capitale dell’impero, presentava edifici imponenti: alte ziggurat e palazzi dotati di giardini pensili, cioè costruiti su terrazzamenti. Tutte opere architettoniche che lasciano supporre capacità di progettazione e tecniche costruttive di altissimo livello

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La porta di Ishtar

L’arte al servizio del potere

I sovrani babilonesi si servirono della scultura per manifestare il loro prestigio e il loro potere. Sulle pareti dei palazzi vennero scolpite con la tecnica del rilievo grandi scene che ne esaltavano le gesta e le imprese, celebrate altre volte con statue e monumenti, come avrebbero fatto anche gli Assiri.

Si sono conservate anche opere di dimensioni più piccole, come le stele, che avevano spesso come soggetto le imprese compiute dal sovrano, oppure riportavano iscrizioni con cui venivano fatte conoscere le leggi che i sudditi erano tenuti a rispettare: la più famosa è la stele che contiene il Codice di Hammurabi

Babilonia era circondata da mura possenti, nelle quali si aprivano otto porte monumentali come quella dedicata a Ishtar, dea dell’amore e della guerra. La porta è completamente ricoperta da mattonelle di terracotta trattate con una miscela colorata a base di vetro che ne rende lucida la superficie. Su un fondo blu brillante risaltano animali come leoni e tori, ma anche creature fantastiche sacre alle divinità. Nel 1930 questa famosa porta fu ricostruita nel Pergamonmuseum di Berlino con i materiali recuperati dagli scavi archeologici.

Porta di Ishtar di Babilonia, 575 a.C. ca., mattonelle di terracotta colorata e smaltata, 14,73 × 15,70 × 4,35 m. Berlino, Pergamonmuseum.

L’arte assira

Un popolo di guerrieri

Lamassu (proveniente dal palazzo di Dur-Sarukkin), 721-705 a.C. ca., alabastro, 420 × 436 cm. Parigi, Musée du Louvre.

Nell’VIII secolo a.C. Babilonia fu conquistata dagli Assiri, una popolazio ne di guerrieri che, proprio come i Babilonesi, si pose in continuità con la cultura sumerica.

L’arte assira è principalmente legata alla celebrazione dei sovrani e alle loro imprese militari. Numerosi sono i bassorilievi che descrivono bat taglie, ritrovati soprattutto negli scavi archeologici delle città assire.

Le città degli Assiri e i «guardiani» dei palazzi

Quella degli Assiri fu una civiltà urbana, al pari delle altre fiorite nel la Mesopotamia. Città particolarmente importanti (che oggi si trovano in Iraq) furono le due capitali, Assur e Ninive (oggi Mosul), e Dur-Sa rukkin (oggi Khorsabad). Quest’ultima fu fatta costruire dal re Sargon II alla fine dell’VIII secolo a.C. ed è famosa per il grande palazzo reale dove il re trasferì la sua corte.

Al palazzo si accedeva attraverso porte monumentali fiancheggiate da colossali lamassu (termine che nell’antica lingua mesopotamica significava «spirito» o «demone»): statue di divinità benigne con il compito di difendere la dimora del sovrano. I lamassu hanno la testa di uomo (simbolo di intelligenza e saggezza), il corpo di toro (simbolo di forza e potenza) e ali simili a quelle di un’aquila (simbolo della loro natura soprannaturale). Presentano poi un’altra particolarità. Visti di fronte, i lamassu paiono fermi, ben saldi sulle zampe anteriori. Invece, se visti di fianco, sembra che stiano camminando. Questa impressione è data dalla presenza di una quinta zampa e può essere ricavata se si guarda la statua stando perfettamente di lato, quando le due zampe anteriori sembrano essere una sola. In questo modo, la statua trasmette al tempo stesso l’idea del movimento e della staticità frontale.

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Un corteo di guerra

Il rilievo celebra una grande vittoria del re Assurbanipal. Un particolare presente nell’immagine testimonia lo sviluppo tecnologico del popolo assiro: la ruota non è più piena come quella sumera (testimoniata dallo Stendardo di Ur, vedi p. 18), ma a raggi, più robusta e leggera.

Anche dal punto di vista artistico si nota un’evoluzione. Le persone sono ritratte completamente di profilo, con proporzioni più realistiche e con maggiore cura dei dettagli

Prigionieri elamiti dopo la battaglia di Elam (frammento proveniente dal Palazzo di

Ninive), 645 a.C. ca., alabastro, 163 × 77 cm. Parigi, Musée du Louvre.

L’arte dell’antico Egitto

Un’arte per l’aldilà

Le testimonianze più importanti della civiltà egizia vengono dalle delle necropoli e dai templi. Soprattutto i luoghi di sepoltura dei so vrani, o di persone appartenenti a famiglie d’alto rango, sono ric chi di reperti utili a ricostruire la vita quotidiana e la cultura degli antichi Egizi. Essi credevano che il defunto avrebbe proseguito la sua esistenza all’interno della sua tomba, perciò veniva sepolto insieme a oggetti di vario genere (da quelli di uso domestico a statue, armi e arredi), che gli avrebbero consentito di mantenere le abitudini che aveva avuto durante la vita terrena.

Piramide del faraone Gioser, 2660 a.C. ca., h 62 m. Menfi, Necropoli di Saqqara. Piramide a gradoni.

Piramide di Chefren In cima conserva parte del rivestimento in calcare.

di Cheope

Le piramidi: tombe alte fino al cielo

Le tombe regali più importanti e famose dell’antico Egitto sono le piramidi. A questi imponenti edifici erano riconosciuti diversi significati simbolici, tra cui quello della scala che serviva per raggiungere il cielo. Questo significato era attribuito soprattutto alle piramidi a gradoni, che furono le prime a essere edificate.

Più suggestiva, però, è l’identificazione della piramide con un raggio di sole che dall’alto, con la sua forma triangolare, si allarga sulla Terra. Sapendo che il faraone era ritenuto figlio del dio-Sole Ra, è affascinante pensare che dopo la morte egli continuasse a vivere dentro un raggio di sole.

Ieri & Oggi

Una piramide di vetro

Le piramidi hanno sempre esercitato un grande fascino. Non è un caso dunque che, nel corso dei secoli, architetti e scultori si siano rifatti proprio a questa forma per costruire monumenti sepolcrali, piccoli templi o altri edifici. Tra gli ultimi progetti, il più originale è quello della piramide di vetro che sovrasta, come un grande lucernario, l’ingresso del Museo del Louvre a Parigi.

Piramide
Piramide di Micerino
Necropoli di Giza, XXVI sec. a.C. Il Cairo, Piana di Giza. Piramidi a facce lisce.

La piramide di Cheope

Le piramidi più famose sono quelle che costituiscono il complesso funerario di Giza dove, accanto a sepolture minori, sor gono quelle maestose e imponenti dei fara oni Cheope, Chefren e Micerino, costruite tra il 2620 e il 2500 a.C.

Tra le piramidi di Giza, la più grande è quella innalzata per il faraone Cheope. Fu costruita tra il 2580 e il 2540 a.C. circa e in origine arrivava fino a 147 metri di altezza, mentre i lati della base misuravano intor no ai 240 metri. Oggi queste misure sono un poco ridotte a motivo dell’erosione e del venir meno degli strati di copertura

La struttura interna della piramide era molto complessa: oltre alla camera desti nata ad accogliere il corpo del faraone, vi erano cunicoli e passaggi segreti che ser vivano anche a scoraggiare i saccheggiato ri di tombe.

Poiché lo scopo principale della piramide era quello di conservare la mummia del sovrano, talvolta questa veniva nascosta in una camera segreta, in modo che non cadesse in mano ai profanatori.

CuriosArte

Il lungo viaggio della barca del Sole

Nel 1954, poco distante dalla piramide di Cheope, è stata rinvenuta una camera sotterranea ancora sigillata che conteneva una grande barca solare scomposta in 1224 pezzi. Furono necessari ben 13 anni per ricomporla, ma il risultato fu strabiliante: una tipica imbarcazione egizia lunga ben 43 metri. Questa barca aveva la funzione di accompagnare il sovrano nel regno dell’oltretomba: un privilegio riservato solo ai faraoni, che erano ritenuti figli del Sole. Ma perché proprio una barca? Gli antichi Egizi credevano che la loro divinità più importante, il Sole, fosse impegnata in un eterno viaggio su una barca del tutto simile a quelle che solcavano il Nilo: di giorno attraversava il cielo, mentre di notte si inabissava nel regno degli inferi, dove le divinità ostili cercavano di fermare il suo corso. Ogni giorno, vedendo sorgere il Sole, gli Egizi sapevano che la loro vita era protetta dal dio e che le forze del male non erano riuscite a prevalere su di lui.

Lastre di marmo disposte a intercapedine che scaricano il peso del soffitto ai lati della camera sepolcrale

Spaccato della piramide di Cheope.
Condotto di ventilazione Camera del re
Galleria
Pozzo
Camera sotterranea
Camera della regina
Entrata
Barca solare di Cheope, 2500 a.C. ca., legno, 1,78 × 5,9 × 43,4 m. Il Cairo, Giza Museum.

Le tombe della Valle dei Re

Grandi sepolcri scavati nella terra

A partire dal Nuovo Regno (circa 1580 a.C.), cessò l’uso di costruire le piramidi e le tombe reali iniziarono a essere scavate in un luogo nascosto, tra le montagne che circondano Tebe (oggi Luxor): la Valle dei Re. La scelta fu dettata soprattutto da motivi di sicurezza: era necessario fare in modo che le tombe non venissero svuotate dei tesori che contenevano e che il riposo del faraone fosse rispettato per l’eternità. Nonostante tutte le precauzioni, però, anche le tombe della Valle dei Re furono saccheggiate già nell’antichità da parte di predoni che, a costo di impadronirsi delle ricchezze custodite al loro interno, ignoravano le maledizioni scritte sulle pareti dei sepolcri contro coloro che avessero osato disturbare il sonno dei faraoni.

Una tomba ancora intatta

Vi è però una tomba che è giunta fino a noi pressoché intatta, con tutti i suoi tesori all’interno: quella di Tutankhamon («Immagine vivente di Amon»), un faraone vissuto circa 3300 anni fa, salito al trono ad appena 10 anni e morto a 18 in circostanze misteriose. Nella tomba di Tutankhamon i ladri penetrarono per due volte ed entrambe le volte i sacerdoti la risistemarono e sigillarono; in seguito venne costruita un’altra tomba, che non fu più profanata. Così, quando nel 1922 un gruppo di archeologi guidati dall’inglese Howard Carter, dopo mesi di ricerche, scoprì la tomba di Tutankhamon, nessuno immaginava di trovare una sepoltura ancora capace di offrire un’idea completa e precisa di come fossero sepolti i faraoni.

2 Camera sepolcrale

3 Stanza-deposito

1 Anticamera

4 Stanza del tesoro

Spaccato della tomba di Tutankhamon.

Alla tomba si accedeva attraverso un corridoio che dava accesso a un’anticamera 1 dove era contenuta una grande quantità di oggetti appartenuti al faraone, tra cui il letto funebre e un carro smontato, mentre due statue di soldati in legno ai lati della porta della camera sepolcrale 2 avevano il compito di proteggere il riposo di Tutankhamon. Dietro l’anticamera vi era una stanzadeposito 3 colma di preziosi oggetti di uso quotidiano. Nella camera sepolcrale si trovavano quattro grandi «cappelle» (simili a casse) in legno dorato, poste una dentro l’altra, l’ultima delle quali conteneva a sua volta tre sarcofaghi, posti anch’essi uno dentro l’altro: uno in pietra, uno in legno dorato e l’ultimo in oro massiccio, del peso di 110 chili, che conteneva la mummia del faraone. Annessa alla camera sepolcrale, separata da una porta murata, c’era la stanza del tesoro 4 , contenente arredi preziosi e una grande cassa di legno laminato in oro dove erano contenuti i canopi, cioè i vasi nei quali erano conservate le interiora del faraone asportate durante le operazioni della mummificazione.

I tesori di Tutankhamon

All’interno della tomba di Tutankhamon furono rinvenuti ben 700 oggetti che, ognuno a suo modo, testimoniano il modo in cui venivano sepolti gli antichi sovrani dell’Egitto.

Tra questi, uno dei più preziosi è una maschera d’oro massiccio, del peso di circa 10 kg, che costituisce un vero e proprio capolavoro dell’arte egizia. Si tratta di una sorta di «casco protettivo» che era appoggiato sul volto del sovrano e ne riproduceva le fattezze. È formato da due lastre d’oro battuto e sbalzato, senza saldature, con incastonate paste vitree e pietre dure.

Un altro oggetto di particolare valore, anche dal punto di vista artistico, è un piccolo scrigno in legno dorato (il Nàos dorato di Tutankhamon), nel quale erano custodite due statuette che ritraevano il re con la moglie, oppure due divinità, trafugate dai ladri già in tempi antichi.

Maschera funeraria in oro del faraone Tutankhamon. XIV sec. a.C., legno, oro e gemme, 54 × 39 × 49 cm.

Il Cairo, The Egyptian Museum.

La maledizione di Tutankhamon

Una scritta posta su un sigillo all’ingresso della tomba di Tutankhamon avverte che «La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il sonno del faraone». Questa maledizione rimase pressoché ignorata finché, un anno dopo la scoperta del sepolcro, il finanziatore della spedizione archeologica, Lord Carnarvon, non fu colpito da un’infezione che lo portò alla morte, a soli 57 anni. In realtà l’uomo era già malato da tempo, ma da quel momento si diffuse la leggenda della «maledizione del faraone». Tuttavia, quello di Carnarvon fu l’unico caso di una morte avvenuta poco tempo dopo la scoperta: Howard Carter, protagonista del ritrovamento, morì di morte naturale 16 anni dopo e tutte le persone che parteciparono alla spedizione morirono in età avanzata. Insomma, pare non vi fosse nessuna vera maledizione (e se vi era non si dimostrò molto efficace).

Nàos dorato di Tutankhamon, XIV sec. a.C., legno, gesso e foglia d’oro, 50,5 × 30,7 × 48 cm. Il Cairo, The Egyptian Museum. Il piccolo scrigno dorato riproduce un piccolo tempio egizio (da cui il nome nàos, che in greco significa, appunto, «tempio»).

All’esterno è interamente decorato con immagini di divinità e pannelli che ritraggono il faraone insieme alla moglie in diversi momenti della loro vita coniugale, dalle intime scene di vita domestica alle battute di caccia. Nell’antico Egitto l’armonia della coppia regale era importante, perché, considerata la natura divina del sovrano, era immagine e garanzia della conservazione dell’armonia cosmica

CuriosArte
Howard Carter e un aiutante locale ispezionano il sarcofago d’oro di Tutankhamon.

Il tempio egizio

Disegno ricostruttivo con spaccato del tempio di Karnak.

La dimora della divinità

La grande sala ipostila di Karnak, illustrazione da una rivista di Arti grafiche di William Gamble, «Penrose: Pictorial Annual», 1908-1909. Londra.

Gli Egizi veneravano moltissime divinità, ma gli edifici di culto più importanti erano quelli dedicati ad Amon-Ra, il dio-Sole. I templi erano considerati la dimora della divinità sulla Terra ed erano quindi edifici grandiosi e riccamente decorati. Si articolavano in una successione di cortili e grandi sale attraverso le quali si raggiungeva il luogo più sacro, ossia la cella dove era custodita la statua del dio o della dea. Contrariamente alle piramidi, edifici massicci e pieni, i templi egizi si distinguevano per le altissime colonne che circondavano i cortili e sostenevano i soffitti delle ampie sale (perciò dette ipostile) dove avevano accesso i sacerdoti o il faraone. Tutti gli ambienti erano riccamente decorati e colorati con tinte brillanti. Alcuni templi erano invece scavati nella roccia: l’esempio meglio conservato è quello di Abu Simbel (vedi p. 27).

I luoghi di culto più importanti erano composti da numerosi edifici, fatti erigere dai faraoni che via via si succedevano sul trono. Per esempio, il complesso religioso di Karnak, presso Tebe, si andò accrescendo lungo un periodo di 1600 anni, diventando, insieme a quello vicino di Luxor, il più imponente dell’antico Egitto.

I capitelli delle colonne potevano essere decorati in modi diversi. Vi erano quelli che riproducevano la pianta di papiro 1 , quelli a forma di fiore di loto 2 , oppure di palma 3 o, ancora, con la figura della dea Hathor 4 .

I CAPITELLI EGIZI
Sala ipostila
Vestibolo
Cella
Pilone
Obelisco
Sfinge
Cortile interno

Obelisco del faraone

Ramses II, XIII sec. a.C., granito rosso, h 23 m. Luxor, ingresso del tempio.

Obelischi, statue colossali e sfingi

complessi religiosi erano caratterizzati dalla presenza deobelischi. Durante la plurimillenaria storia dell’Egitto ne furono innalzati a centinaia, perché l’obelisco era un simbolo di Amon-Ra, la divinità solare. La sua forma alludeva a un raggio di sole che congiungeva la Terra con il cielo. Ogni faccia di queste enormi stele in pietra era decorata con geroglifici che celebravano la grandezza del dio e la potenza del faraone che le aveva fatte innalzare. onorare la divinità cui erano dedicati, i templi avevano anche la funzione di esaltare il sovrano che ne ordinava la costruzione e che vi veniva celebrato attraverso statue, iscrizioni, rilievi e dipinti. Ai lati delle porte monumentali che introducevano nel complesso religioso, generalmente venivano innalzate statue di grandi dimensioni raffiguranti il faraone, ma vi erano anche altre importanti sculture, come le sfingi, figure dal corpo di leone e la testa umana (o di ariete, in altri casi), che avevano la funzione di custodire l’ingresso del tempio.

Ieri & Oggi

Un obelisco a Washington

Come le piramidi, anche gli obelischi hanno sem pre esercitato un grande fascino e hanno alimen tato l’immaginazione di architetti e artisti di ogni epoca. Quando gli americani decisero di edificare un monumento a George Washington nella città che porta il suo nome, la capitale degli Stati Uniti, l’architetto Robert Mills (1781-1855) progettò un obelisco di dimensioni straordinarie. La sua costruzione si prolungò, con diverse interru zioni, per 40 anni e quando fu inaugurato, nel 1888, con i suoi 169 metri di altezza era l’edificio più alto del mondo.

Ingresso del tempio di Abu Simbel, 1250 a.C. ca. Assuan, Egitto.

La scultura egizia

Una scultura «viva»

Nell’antico Egitto, le sculture erano parti integranti delle strutture architettoniche. Potevano essere in granito o in pietra di altro tipo, a seconda dei luoghi e dell’importanza del soggetto rappresentato.

Le statue, soprattutto, avevano un valore particolare, perché erano dotate di una forza vitale: in qualche modo rendevano presente la persona che veniva raffigurata, che si trattasse del sovrano o di una divinità. Nelle tombe dei faraoni, addirittura, erano collocate diverse statue del defunto, cosicché, se per qualche motivo il suo corpo fosse andato perduto, la sua anima avrebbe potuto vivere attraverso quelle raffigurazioni. Spesso le tombe accoglievano anche piccole sculture che raffiguravano servitori intenti alle attività più diverse: anch’essi avevano il compito di assistere il defunto durante la sua vita ultraterrena.

Schiava che macina il grano, 2400 a.C. ca., pietra calcarea, 25,5 × 45 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.

L’arte dei rilievi

Oltre alle statue, grande importanza hanno i rilievi che si trovano sulle pareti dei templi e nelle tombe. Si tratta di sculture che non sempre hanno carattere celebrativo o religioso, ma talvolta rappresentano scene di vita quotidiana Sui monumenti più grandi, come templi, tombe e obelischi, venivano scolpiti anche i geroglifici, con l’accuratezza e la raffinatezza di vere opere d’arte. Le sculture in rilievo erano dipinte con tinte vivaci che contribuivano a rendere ancora più vivide le figure.

Il suonatore d’arpa (rilievo della tomba di Paätenemheb), XIV sec. a.C., pietra calcarea. Leiden, Rijksmuseum van Oudheden.

Busto della regina Nefertiti, 1350 a.C. ca., pietra calcarea e stucco, h 50 cm. Berlino, Neues Museum.

LEGGI L’OPERA

I simboli del potere di un re-dio

Tutta l’arte dell’antico Egitto è ricca di simboli, che accompagnano soprattutto le raffigurazioni dei sovrani. Il faraone, infatti, in quanto ritenuto incarnazione del dio Horus, univa nella propria persona i simboli del potere politico e quelli delle divinità. Osserviamo, per esempio, le rappresentazioni dei faraoni Tutankhamon e Amenofi III.

Il flagello (nekhekh) è lo scettro simbolo del dio Osiride e del potere politico del faraone.

Il faraone indossa il nemes, un copricapo di uso quotidiano, sul quale spiccano l’avvoltoio e l’ureo (il cobra), simboli rispettivamente della dea Nechbet, signora dell’Alto Egitto, e della dea Uadjet, signora del Basso Egitto. L’unione dei due simboli indicava quindi la sovranità su entrambi i regni

Amenofi III, 1350 a.C. ca., granito, 130 × 95 cm. Luxor, Luxor Museum.

La sovranità su entrambi i regni era espressa anche dalla doppia corona che univa quella bianca, simbolo del dominio dell’Alto Egitto, a quella rossa, che indicava la sovranità sul Basso Egitto.

Gli Egizi non portavano la barba, ma il faraone ne esibiva una posticcia (cioè finta) durante le feste e le apparizioni pubbliche. Generalmente la portavano dritta, come simbolo di regalità.

La barba posticcia ricurva verso l’alto era tipica del dio Osiride, signore dell’oltretomba.

Il pastorale (bastone tipico dei pastori), chiamato hekat, indica il ruolo di guida del popolo, ma anche la signoria su tutto il bestiame dell’Egitto. Era il simbolo del potere economico.

Sarcofago d’oro del faraone Tutankhamon (particolare della parte superiore), 1325 a.C. ca., oro massiccio e pietre dure, h 187,5 cm. Il Cairo, The Egyptian Museum.

La pittura egizia

Uno stile inconfondibile

Le testimonianze della pittura egizia sono giunte a noi soprattutto attraverso i dipinti rinvenuti nelle tombe e dimostrano la loro funzione religiosa legata al culto dei morti. Prevalgono le raffigurazioni delle divinità (soprattutto quelle legate all’oltretomba), ma sono frequenti anche scene di vita quotidiana. Poiché gli Egizi credevano che il defunto avrebbe proseguito la propria vita nella tomba, sulle pareti dei sepolcri sono riprodotti aspetti dell’esistenza terrena: dai momenti di svago al lavoro dei servitori. È interessante osservare che lo stile tipico della pittura egizia è rimasto pressoché invariato per oltre trenta secoli, diventando inconfondibile. Questo perché rispondeva a regole e misure che venivano applicate sia nei dipinti sulle pareti sia nei disegni sui fogli di papiro o su qualsiasi altro supporto (legno, pietra ecc.).

Regole precise per ritrarre la figura umana

La figura umana, in particolare, doveva essere riprodotta secondo regole precise: per questo gli Egizi elaborarono un canone (cioè un insieme di regole) che ne stabiliva in modo rigoroso le proporzioni e la posizione. Disegnata all’interno di un reticolo a quadretti, la figura umana doveva essere alta 18 quadretti e ogni quadretto doveva avere la dimensione del pugno di una mano. Il volto, dalla fronte al mento, doveva occupare 2 quadretti, il torso, dal collo all’ombelico, 5 quadretti, dall’ombelico al ginocchio altri 5 quadretti, dal ginocchio alla caviglia 5 quadretti e l’ultimo quadretto era per il piede, che doveva essere sempre raffigurato di profilo. Di profilo dovevano essere raffigurate anche le gambe e il bacino, mentre il torso, sino alle spalle, era ripreso di fronte. La testa tornava a essere di profilo, ma con l’occhio frontale Le proporzioni usate nella pittura valevano anche per la scultura e tutti i tipi di rappresentazione.

Il faraone Ramses I tra gli dèi Horus e Anubi, 1300 a.C. ca., affresco. Luxor, Valle dei Re, Tomba di Ramses I.
Scene di vita quotidiana (dalla tomba di Nakht a Luxor), 1550-1075 a.C., affresco. Londra, British Museum.

Laboratorio

Disegna e dipingi come nell’antico Egitto

Il reticolato che vedi nella pagina è simile a quello che impiegavano i pittori egizi per calcolare le misure delle figure che dovevano riprodurre. Utilizzando lo stesso metodo di questo antico popolo e seguendo le indicazioni fornite sotto, prova anche tu a realizzare il disegno di una figura umana.

Ti serviranno

• Foglio da disegno quadrettato

• Foglio da disegno bianco

• Carta da lucido

• Matita

• Riga

• Fotografia con persone a figura intera

• Caffè

• Colori acrilici

• Pennello grande

• Pennarello indelebile nero

1

Traccia sul foglio quadrettato il disegno a matita del soggetto scelto, rispettando il canone che hai studiato. Copialo con la carta da lucido e riportalo sul foglio bianco.

2

Ora divertiti a creare l’effetto del papiro: ti basterà stendere con un pennello grande sul foglio bianco un velo d’acqua in cui avrai precedentemente sciolto una goccia di caffè.

3

Quando lo sfondo è asciutto, colora le figure con gli acrilici, rifinisci i contorni delle figure con un pennarello indelebile nero e arricchisci la composizione con geroglifici di tua invenzione.

LEGGI L’OPERA

A caccia lungo il Nilo

Questo famoso dipinto proviene dalla tom ba di un funzionario vissuto intorno al secolo a.C., di nome Nebamum viene ritratto insieme alla moglie e alla fi glia mentre è impegnato a cacciare gli uc celli in una palude lungo il fiume Nilo. L’artista ha usato una vasta gamma di colori e ha saputo produrre bellissime sfumature. Le proporzioni dei personaggi sono rigorosamente inscritte nel tipico dell’arte egizia e tutta la scena sug gerisce un notevole senso di movimento di vivacità. Inoltre, la varietà degli animali che vi è raffigurata fornisce importanti in dicazioni sulla fauna che era possibile in contrare lungo le rive del fiume.

Nebamum è raffigurato molto più grande della moglie e della figlia: questo era un espediente per sottolineare la maggiore importanza di un personaggio. Nella mano destra tiene per le zampe tre uccelli che è riuscito a catturare.

Da un canneto di papiri si levano in volo alcuni uccelli, forse disturbati dal gatto, che sembra anch’esso impegnato nella caccia. Si distinguono poi diversi altri animali: oche, anatre, farfalle

Nebamum e la famiglia navigano su una piccola barca fatta di giunchi Sotto di essa si vedono nuotare dei pesci (tra cui un pesce palla), mentre sulla superficie dell’acqua galleggiano fiori di loto.

Lo scriba Nebamum a caccia di uccelli a Sheikh Abd el-Qurna), 1350 a.C., affresco. Londra, British Museum.

La scritta in caratteri geroglifici descrive il soggetto del dipinto: «Nebamum si diverte e considera quanto è bella la vita nell’oltretomba».

Gli abiti della moglie di Nebamum e i gioielli che tutti indossano rivelano l’elevato ceto sociale al quale apparteneva la famiglia.

La figlia di Nebamum con la mano sinistra cerca di raccogliere dall’acqua un fiore di loto, mentre con la destra si tiene alla gamba del padre per non cadere in acqua.

UN GIORNO AL MUSEO

Il Museo Egizio

Torino

Il museo si racconta

Il Museo Egizio di Torino, fondato nel 1824, è aperto al pubblico dal 1832. Inizialmente custodiva anche reper ti romani e preromani, ma presto le campagne di scavo in Egitto condotte da archeologi italiani fecero arrivare in Italia raccolte sempre più massicce: si decise così di dedicare il museo esclusivamente alle antichità egizie. Anche il palazzo che ospita le collezioni, il Collegio dei Nobili, costruito nel 1679, è stato via via ampliato per ac cogliere l’immenso patrimonio che custodisce.

Da non perdere

Il Museo Egizio di Torino conserva innumerevoli tesori, come il Libro dei Morti, un testo contenente incantesimi e formule che i defunti dovevano recitare davanti alle divinità dell’oltretomba, o il Papiro dei Re, una lista dei nomi dei faraoni dagli inizi del regno fino al 1650 a.C. Nelle sale del museo troverai anche statue di eccezionale bellezza, come quella di Ramesse II, e numerosissi mi sarcofaghi: non solo di esseri umani, ma anche di animali! Il gatto, in particolare, essendo un animale sacro godeva di grande rispetto e in alcuni casi veniva anche mummificato.

Sapevi che...

Il Museo Egizio di Torino, con i suoi circa 40 000 reperti, è secondo per importanza solo a quello del Cairo, in Egitto. Detiene però anche altri importanti primati: per esempio, è stato il primo museo al mondo a essere dedicato esclusivamente all’antico Egitto, alla sua arte e alla sua civiltà.

Statua di Ramesse II, 1279-1213 a.C., granodiorite, 196 × 70 × 105 cm.

Tour virtuale

Sarcofago dello scriba Butehamon, 1076-944 a.C., legno e pittura, 174 × 37 × 13 cm.

Sarcofago per gatto con mummia, 390-180 a.C., legno e resti organici, 48 × 14 × 36,5 cm.

La visita continua!

Anche in altri musei italiani è possibile visitare collezioni di reperti dell’antico Egitto. Tra le più importanti vi sono quelle del Castello Sforzesco di Milano e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ma anche i Musei Vaticani ospitano un’ampia sezione dedicata alla civiltà egizia. Cerca in rete «collezioni egizie in Italia» e scopri qual è quella più vicina a dove vivi.

Tour virtuale

Libro dei Morti di Taysnakht, figlia di Taymes (dettaglio), 330 a.C., papiro, 35 × 865 cm.

ARTE E CITTADINANZA

Guerra e pace

Nel corso della storia, una delle funzioni dell’arte è stata quella di esaltare le imprese militari di sovrani e grandi condottieri. Addirittura, si può dire che per molti secoli la guerra è stata, insieme alla religione, uno dei soggetti più rappresentati nell’arte.

Lotta tra guerrieri, III millennio a.C., incisioni rupestri. Valcamonica, Parco Archeologico Comunale di Seradina e Bedolina.

Le prime vere guerre

Le testimonianze della Preistoria

Già nelle pitture e nelle incisioni rupestri di epoca preistorica, oltre alle scene di caccia, sono presenti anche raffigurazioni di combattimenti tra esseri umani e non di rado gli scheletri risalenti al Paleolitico e al Neolitico rivelano tracce di morte violenta. Non si può però ancora parlare di guerra come la intendiamo generalmente oggi (cioè un conflitto armato tra entità politiche ben definite), ma piuttosto di scontri tra gruppi che si contendevano le risorse di un particolare territorio. È anche possibile che le lotte tra gruppi rivali avessero un valore rituale e non terminassero con l’uccisione del «nemico»: le figure, infatti, sono rappresentate sempre piuttosto distanti, senza mostrare combattimenti corpo a corpo.

In seguito, con l’affermarsi delle città-stato sumere e dei grandi imperi mesopotamici, gli scontri si trasformarono in vere e proprie guerre, che opponevano eserciti organizzati composti da soldati ben armati. Di conseguenza, le scene di guerra assunse ro un posto di rilievo anche nelle rappresentazioni artistiche, dove spesso il sovra no viene celebrato per le sue doti di comandante militare: nell’arte egizia è frequente incontrare faraoni raffigurati come vincitori che piegano e umiliano i nemici in bat taglia. Alcune di queste rappresentazioni costituisco no i primi esempi di propaganda politica distorcere i fatti. Per esempio, nel tempio di Abu Simbel, il faraone egizio Ramses II è ritratto come vincitore nella battaglia di Kadesh, combattu ta intorno al 1275 a.C. contro l’Impero hit tita: in realtà la battaglia si conclu se senza un vincitore e tra i due contendenti l’Egitto ebbe forse la peggio... Ma il faraone si do veva comunque presentare ai suoi sudditi come un guerriero valoro so e vincitore!

Ramses II sul carro di battaglia durante la battaglia di Kadesh, XIII sec. a.C., bassorilievo. Aswan (Egitto), Tempio di Abu Simbel.

E oggi?

Nel corso dei secoli la guerra ha costituito uno dei tanti soggetti trattati dagli artisti, fino ad arrivare al Novecento, quando hanno prevalso le immagini delle guerre catturate prima dalle fotografie e poi dai filmati. Si tratta di documenti storicamente interessanti, anche se estremamente drammatici, come le foto scattate dal fotografo di guerra Robert Capa (1913-1954) in occasione dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944: le sue foto sono ormai ritenute delle opere d’arte a tutti gli effetti.

Robert Capa, Lo sbarco in Normandia, 1944.

L’articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana afferma: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».

Non sono mancati però gli artisti che si sono dedicati a rappresentare temi riferiti alla pace. Ne è un esempio recente il pittore statunitense Leo Tanguma, che nell’aeroporto di Denver, in Colorado, tra il 1993 e il 1995 ha dipinto una serie di murales alcuni dei quali hanno come soggetto proprio la concordia tra i popoli. Tra tutti, il più rappresentativo si intitola Children of the World Dream of Peace (Bambini del mondo sognano la pace), ricco di elementi simbolici che richiamano la pace e la fratellanza tra i popoli della Terra.

Leo Tanguma, Children of the World Dream of Peace, 1993-1995, pittura murale. Denver, Denver International Airport.

DEBATE Secondo voi, questo articolo significa che l’Italia si impegna a perseguire una politica che escluda del tutto l’uso delle armi? Oppure che l’Italia può partecipare a missioni militari internazionali che hanno lo scopo di garantire la pace dove questa è in pericolo?

Dividetevi in due gruppi e avviate un dibattito, portando motivazioni a sostegno della vostra tesi.

DIBATTITI DI CITTADINANZA

La Preistoria e le prime civiltà

Quali sono le prime espressioni artistiche?

Le prime espressioni artistiche risalgono al Paleolitico e sono le pitture rupestri nelle grotte, dove erano raffigurate scene di caccia.

Nel Paleolitico venivano realizzate anche le veneri, delle statuette con la funzione di favorire la fertilità.

Come si sviluppa l’architettura nel Neolitico?

Nel Neolitico sorsero le prime costruzioni in pietra, i megaliti, che segnalavano la presenza di una tomba o di un luogo sacro. I menhir sono i megaliti più semplici, formati da una grossa pietra conficcata nel terreno. I dolmen sono strutture formate da tre pietre: due verticali (piedritti) e una orizzontale (architrave). I cromlech sono strutture più complesse di forma circolare.

Quali sono le principali testimonianze artistiche delle civiltà mesopotamiche?

L’edificio tipico della civiltà dei Sumeri era la ziggurat, una grande piramide a gradoni che aveva la funzione di centro religioso, economico e culturale. Nella città di Babilonia sorgevano edifici imponenti, tra cui le otto porte monumentali delle mura. Gli Assiri usavano i rilievi per celebrare i sovrani e le loro imprese militari.

Quali sono gli edifici caratteristici della civiltà egizia?

Gli edifici caratteristici della civiltà egizia sono le piramidi, che erano le tombe dei faraoni. Le prime piramidi erano a gradoni, poi furono costruite le piramidi a facce lisce.

Altri edifici importanti erano i templi, dedicati al culto delle divinità e decorati con statue colossali, obelischi e sfingi.

Come veniva rappresentata la figura umana dagli Egizi?

Nella scultura e nella pittura la figura umana doveva rispettare un canone, cioè un insieme di regole precise che riguardavano le proporzioni e la posizione delle parti del corpo. I piedi, le gambe, il bacino e la testa erano rappresentati di profilo, mentre il torso e l’occhio erano rappresentati di fronte.

PALEOLITICO

30000-10000 a.C.

PITTURA

• Pitture rupestri

• Graffiti e incisioni

• Statuette dette «veneri»

NEOLITICO

10000-4000 a.C.

ARCHITETTURA

• Grandi costruzioni in pietra

Lo scopo dell’arte è magico, rituale e propiziatorio.

LE PRIME MANIFESTAZIONI ARTISTICHE

L’arte ha una funzione religiosa e celebra il potere dei sovrani.

MESOPOTAMIA (Sumeri, Babilonesi e Assiri)

4000 a.C.-VI sec. a.C.

ARCHITETTURA

• Grandi palazzi

• Templi

• Ziggurat

• Bassorilievi

• Lamassu

• Terracotta smaltata

EGITTO

4000 a.C.-VI sec. a.C.

ARCHITETTURA

• Piramidi

• Templi

• Obelischi

• Statue colossali

• Sfingi

PITTURA

• Scene religiose o di vita quotidiana su pareti o su papiri

Menhir Dolmen Cromlech Nuraghi

Verifica

1. Sottolinea l’alternativa corretta.

Le prime manifestazioni artistiche risalgono al [Paleolitico / Neolitico]. Sulle pareti delle grotte erano dipinte o incise scene di [vita quotidiana / caccia]. Nelle grotte sono state ritrovate anche [colossali / piccole] statue dette «veneri», che erano simbolo di fertilità. Nel Neolitico i menhir e [gli obelischi / i dolmen] indicavano luoghi di sepoltura, mentre i [cromlech / nuraghi] indicavano luoghi sacri. Le civiltà nate in Mesopotamia e in Egitto svilupparono grande abilità nell’architettura e nell’arte figurativa. La ziggurat è l’edificio tipico della civiltà sumera: sulla sua cima sorgeva il [palazzo del re / tempio]. Gli antichi Egizi costruirono splendidi [templi / palazzi] per le divinità e tombe alte fino al cielo per i faraoni, chiamate [nuraghi / piramidi]. L’interno delle tombe egizie era dipinto con uno stile che [non cambiò / cambiò spesso] nel corso dei secoli.

2. Osserva le immagini, associa ciascuna opera al suo nome e indica se si riferisce all’arte preistorica, mesopotamica o egizia.

Sarcofago di Tutankhamon

Porta di Ishtar

Piramide del faraone Gioser

Stendardo di Ur

Graffiti della Valcamonica

3. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.

Pitture rupestri di Chauvet

1. L’arte dei primi esseri umani aveva una funzione magica e religiosa. V F

2. Nelle pitture e nelle incisioni rupestri non compare mai la figura umana. V F

3. Il cromlech di Stonehenge era probabilmente un osservatorio astronomico. V F

4. La Porta di Ishtar era la porta di accesso alla città di Ninive. V F

5. I rilievi rinvenuti a Ninive celebrano le imprese del re assiro Assurbanipal. V F

6. Le piramidi sono tombe rupestri. V F

4. Come dipingevano gli Egizi? Osserva bene l’affresco riprodotto a lato, quindi rispondi alle domande.

• In quale posa venivano rappresentate le figure umane?

• Che cosa hanno inventato gli Egizi per rappresentare i personaggi secondo precise proporzioni?

mesopotamica Il busto frontale, il volto e gli arti di profilo. Canone.

• Per quale tipo di edificio veniva realizzato un affresco come questo?

Edificio funebre, tomba.

Sfinge, 2590 a.C., pietra calcarea, 20 × 73 × 19 m. Il Cairo, Piana di Giza.

Un volto enigmatico

La Sfinge, imponente statua monolitica eretta a protezione dell’accesso al tempio nella necropoli di Giza, è frutto della raffinata genialità egizia. La colossale costruzione (misura circa 20 metri di altezza, 19 di larghezza e 73 di lunghezza) è stata scolpita nella sporgenza di una roccia, un unico grande blocco di pietra calcarea, e rappresenta un essere zoomorfo: ha corpo di leone e testa umana. Il viso, misterioso, impenetrabile, dal sorriso enigmatico, riproduce probabilmente i lineamenti idealizzati del faraone Chefren. Il massiccio corpo leonino, dalle lunghissime zampe anteriori, sebbene privo di armonia e proporzionalità, simboleggia il potere del sovrano.

Per saperne di più

1. Intorno alla Sfinge sono sorti molti miti e leggende: scoprili facendo una ricerca sul web.

2 Nel linguaggio comune il termine «sfinge» ha un particolare significato. Sai dire qual è e da che cosa è stato originato?

Osserva e rifletti

1. Alle spalle della Sfinge ci sono le tombe dei faraoni. Da ciò puoi dedurre che le finalità dell’opera erano (puoi scegliere più di una risposta): funerarie decorative celebrative esortative

2. La Sfinge ha una posa (puoi scegliere più di una risposta): statica solenne dinamica composta

3. Quali elementi propri della raffigurazione del faraone puoi individuare nel volto della Sfinge?

Il copricapo (nemes) con al centro un cobra, uno dei simboli della regalità del faraone.

L’arte nel mondo greco

Quando

ARTE MICENEA
ARTE MINOICA
III millennio a.C. Nascita della civiltà minoica a Creta
XV sec. a.C. Invasione di Creta da parte dei Micenei
XII sec. a.C. Crollo della civiltà minoica
XVI sec. a.C. Nascita della civiltà micenea
1300 a.C. Porta dei leoni (Micene)
XVI sec. a.C. Brocchetta di Gurnià

Contesto storico

Intorno al 2500 a.C. nell’isola di Creta nacque la civiltà cretese (o minoica). Verso il 1450 a.C. Creta fu invasa dai Micenei (o Achei), abitanti del Peloponneso: la fusione fra le tradizioni dei conquistatori e quelle dei Cretesi diede origine alla civiltà micenea.

L’egemonia degli Achei durò fino alla metà del XII secolo a.C., dopo il quale sorsero in Grecia ricche e potenti città-stato (póleis) come Sparta, Atene e Corinto, dove fiorì la civiltà greca.

La cultura dei Greci si propagò anche nelle colonie fondate soprattutto in Sicilia e nell’Italia meridionale, che prese il nome di «Magna Grecia» (Grande Grecia).

Dove

Dalle prime civiltà all’arte greca L’arte si trasforma

Decorazioni raffinate

elaborate

Cura per i particolari

Figure ben delineate

Figure statiche ma elaborate

Ricchezza cromatica

Solennità e leggerezza

Perfezione delle proporzioni

Figure dinamiche

Ricerca della bellezza
Pochi colori
Ricerca del perfetto equilibrio
Strutture

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• Confronti tra i periodi artistici

In allegato

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• Introduzione per concetti-chiave a ogni periodo artistico

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