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• Antologia di letture • Linguaggi espressivi • Cittadinanza e Costituzione
• Laboratorio del testo • Laboratorio di scrittura • Mappe
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• Grammatica • Eserciziario • Laboratorio di ascolto • Prove modello Invalsi
Storie in volo
Classe 5
PER L’INSEGNANTE E LA CLAS
• Grammatica • Eserciziario • Laboratorio di ascolto • Prove modello Invalsi
SE
• Guida al testo con guida alle competenze, programmazione, suggerimenti per il coding, schede operative, verifiche per livelli. • Guida Insegnare.lim 4a - Italiano • 5 cartelloni sulle tipologie testuali • 1 poster attivo di grammatica
Io imparo facile
IN DOTAZIONE CON LA GUIDA: il M.I.O. BOOK docente con la guida al testo, i percorsi multidisciplinari per la LIM spiegati passo passo, esercizi interattivi di italiano, video, canzoni e tante schede in PDF il M.I.O. BOOK studente
I volumi o ltre alla versione digitale M.I.O. BO OK, sono con sultabili on-line archiviab e ili su USB
I DVD si possono installare senza connessione a Internet
CD audio in formato MP3 con la versione audio di tutto il libro letto da speaker professionisti
Codice per l’adozione Storie in volo - Pack 4 ISBN 978-88-472-2737-8
A richiesta i volumi con i percorsi semplificati, di 4a e 5a per alunni con BES e DSA, anche in versione audio scaricabile on-line
www.raffaellodigitale.it www.grupporaffaello.it
Prezzo ministeriale
tematiche
• Laboratorio del testo • Laboratorio di scrittura • Mappe
• Antologia di letture • Linguaggi espressivi • Cittadinanza e Costituzione
volo Il libro delle
tematiche
Il libro delle
Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE G RATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).
Classe 4
Eva Pigliapoco
Antologia di letture Linguaggi espressivi Cittadinanza e Costituzione
4
Il M.I.O. BOOK è Multimediale, Interattivo, Open
È possibile aumentare la dimensione del testo e modificare il font (tra cui leggimi © Sinnos editrice, appositamente studiato per i DSA) trasformandolo in MAIUSCOLO.
È l’innovativo testo digitale concepito per essere utilizzato in classe con la LIM e a casa dallo studente. Contiene già integrati tutti i materiali multimediali del testo e si aggiorna con materiali extra, scaricabili gratuitamente su www.raffaellodigitale.it (in linea con le direttive ministeriali).
Si può attivare la traduzione in altre lingue di tutto il testo o di alcune parti. Questo strumento è particolarmente utile agli studenti stranieri, ma non solo.
Come attivare il M.I.O. BOOK e accedere al portale Raffaello Digitale
L’occhio del lupo davanti al recinto Il ragazzo è immobile, ritto . Gira in lungo e in del lupo. Il lupo va e viene largo senza mai fermarsi. .”. “Che scocciatore, quel tipo.. Sono ormai due Ecco quel che pensa il lupo. ti alla rete, davan ore che il ragazzo sta o gelato, a guardare piantato lì come un alber aggirarsi il lupo. o si chiede il lupo. “Che vuole da me?”... Quest lo spaventa (un Quel ragazzo lo turba. Non ma lo turba. e), nient di lupo non ha paura saltano, gridano, Gli altri bambini corrono, accia al lupo e piangono, fanno la lingu gonna della mamma. nascondono il viso nella ne in piedi, Ma quel ragazzo lì, no. Rima . immobile, silenzioso
Ogni testo è stato letto, in tutte le sue parti, da speaker professionisti. Alcune parti sono facilitate, cioè sono audioletture lente e scandite.
È ricco di contenuti digitali: raccolte di immagini, file audio e video, percorsi interattivi e interdisciplinari, esercitazioni e giochi.
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PER ATTIVARE IL M.I.O. BOOK CON IL DVD
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WWW.RAFFAELLODIGITALE.IT Con la registrazione puoi: • s caricare i materiali digitali presenti all’interno del M.I.O. BOOK; • c onsultare il testo anche in modalità online (cioè senza dover scaricare il Raffaello Player).
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Attiva il testo scrivendo il codice di attivazione
La registrazione è facoltativa e consente di ricevere gli aggiornamenti del testo.
CODICE DI ATTIVAZIONE
È «aperto» perché personalizzabile e integrabile con: • l’inserimento di appunti e segnalibri; • la possibilità di allegare documenti, immagini, file audio e video; • l a possibilità di creare documenti (presentazioni, linee del tempo e mappe mentali). Inoltre è possibile condividere tutto il materiale con la classe. Sviluppa le competenze digitali con questi strumenti:
Senza registrazione è possibile: • richiedere il supporto; •v isionare i video tutorial.
Attiva il testo scrivendo il codice di attivazione
Permette un’interazione continua tra utente e dispositivo, attraverso una ricca strumentazione per la scrittura e per la consultazione.
Inoltre: •è possibile accedere al M.I.O. BOOK e ricevere gli aggiornamenti del testo.
• s caricare il materiale gratuito;
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È possibile aggiungere dei collegamenti a risorse multimediali esterne al libro (documenti, immagini, video, audio, web link).
Coordinamento: Emilia Agostini Redazione: Francesca Bolognini Consulenza didattica: Tiziana Bartolucci, Maria Luisa Gagliardini, Paola Papalini Grafica e impaginazione: Mauro Aquilanti Illustrazioni: Laura Giorgi, Katya Longhi, Elisa Patrissi, Laura Penone, Silvia Provantini Copertina: Mauro Aquilanti Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Redazione multimedia: Sara Ortenzi Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Claudio Marchegiani, Luca Pirani Referenze fotografiche: Archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello, 123rf, Fotolia, Scala, Thinkstock Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Per esigenze didattiche i testi sono stati ridotti e/o adattati. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, fotocopia, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’Editore. Questo testo tiene conto del codice di autoregolamentazione Polite (Pari Opportunità Libri di Testo), per la formazione di una cultura delle pari opportunità e del rispetto delle differenze. © 2017 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it - info@grupporaffaello.it Ristampa: 5 4 3 2 1 0
2022 2021 2020 2019 2018 2017
e i r o t S Eva Pigliapoco
in
volo Il libro delle
tematiche
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Stinorie
volo
Quest’anno hai tre libri di italiano che ti aiuteranno a crescere e a diventare sempre più competente. Tra le loro pagine imparerai a interpretare la realtà che ti sta intorno. Vola giorno dopo giorno da un libro all’altro insieme ai tuoi compagni e all’insegnante!
Il libro delle tematiche per diventare un lettore esperto! Nel volume delle tematiche troverai una ricca varietà di letture selezionate dalla migliore letteratura per adulti e ragazzi, raccolte in cinque tematiche interessanti e originali: Tutti amici
Crescere giocando Il verde intorno a noi
Personaggi da scoprire Di casa in casa
Imparerai a leggere per il piacere di perderti nelle storie, a comprendere ciò che leggi, a soffermarti sul significato delle parole, a esplorare mondi e realtà diversi dai tuoi, mettendoti nei panni dei personaggi. Vola al libro delle TIPOLOGIE
CITTADINANZA Diventa un bravo cittadino.
LINGUAGGI ESPRESSIVI Scopri come ci si può esprimere anche con l’arte.
LABORATORIO DEL TESTO Approfondisci le tipologie.
È FACILE Insieme per imparare facile. VERIFICA Scopri i tuoi progressi e autovalutati.
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SCOPRO E LAVORO Esplora le tipologie testuali.
Il libro delle tipologie per analizzare e imparare a scrivere tanti tipi di testo. Nel volume delle tipologie troverai i testi suddivisi in base alle loro specifiche testuali. Scoprirai gli elementi, la struttura, il linguaggio di ogni tipologia e metterai in pratica queste conoscenze per diventare uno scrittore esperto.
È FACILE Insieme per imparare facile.
LABORATORIO DI SCRITTURA Impara a scrivere tanti tipi di testo.
Vola al libro degli strumenti per costruire le COMPETENZE
GRAMMATICA Scopri e applica le regole della lingua italiana.
Il libro per costruire le competenze. È un libro diviso in quattro parti che ti aiuteranno a completare il tuo percorso di crescita e apprendimento, ad acquisire le competenze necessarie per affrontare la scuola secondaria.
ESERCIZIARIO Allenati con tanti esercizi di grammatica.
PROVE NAZIONALI Acquisisci maggiore sicurezza in te stesso e nel tuo sapere con i test modello Invalsi.
LABORATORIO DI ASCOLTO Metti in gioco la tua capacità di ascolto.
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6 BENTORNATI A SCUOLA!
Indice
CRESCERE GIOCANDO
46 Pescadito (Bolivia) testo regolativo 47 Nell’antico Egitto testo informativo 48 Ti presento Alice racconto realistico
BENTORNATI A SCUOLA!
49 Il Meccano testo informativo 50
LABORATORIO
Il testo poetico
6 Il primo giorno!
52 Scioglicapo o rompilingua filastrocca
8 Letto, quest’estate?
52 Acrostico o mesostico? giochi di parole
10 La mia estate
53 C’erano tre volte giochi di parole 54 Se-dici carte testo regolativo
55 Ogni favola è un gioco canzone
TUTTI AMICI
56 Fiaba-telegramma fiaba
14 Il mio migliore amico diario
58 Scacchi per Cesare lettera
15 La mia migliore amica racconto realistico
59 I giochi di Miles biografia
16 La filastrocca del vero amico filastrocca
60 Volare sull’altalena poesia
16 Amici filastrocca
61 Saltare la corda racconto realistico
17 L’amicizia per me test
62
18
63 GiSaBeCa racconto realistico
LABORATORIO
Il testo narrativo
CITTADINANZA Il diritto al gioco
22 Mi ha fatto subito paura racconto realistico
64 La sfida racconto di paura
24 Batti cinque! racconto realistico 25 In classe ho un nemico racconto realistico
66 Pippi cerca-cose racconto d’avventura 68 È FACILE Un vero pirata
26 Parolacce e dispetti testo regolativo
70
27 Punti di vista fumetto
VERIFICO le mie CONOSCENZE e ABILITÀ ARTE e IMMAGINE
28 Addomesticami! racconto fantastico 29 Un cane per amico testo informativo
72 Aguzza la vista
30 L’occhio del lupo racconto fantastico
73 Giochi di illusione
32 Tsunami racconto d’avventura 34 È FACILE Un amore di libro
74 Opere che ingannano
36
75 Illusioni a colori
VERIFICO le mie CONOSCENZE e ABILITÀ
38 CITTADINANZA
La costituzione degli amici per la pelle ARTE e IMMAGINE
IL VERDE INTORNO A NOI
78 L’albero e l’uomo racconto fantastico 80 Gli alberi come persone autobiografia
39 I punti nell’arte
81 La bambina che ascoltava gli alberi racconto realistico
40 Il puntinismo
82 Il barone rampante racconto realistico
41 Punti di ogni tipo
84
42 Opere a puntini
86 Il pino filastrocca
43 I miei punti
87 I fiori di ciliegio poesia
4
LABORATORIO
Il testo descrittivo
87 Il pioppo poesia 88 Che albero sono? test
132 Il mondo nel palazzo racconto realistico 134 È FACILE Una torta di quaranta piani
90 Alberi... in movimento testo regolativo
135
VERIFICO le mie CONOSCENZE e ABILITÀ
92 Perché gli alberi sono importanti? testo informativo ARTE e IMMAGINE
93 La leggenda dell’ulivo leggenda 94 Lo sai che...? testo informativo 95 Nonno albero, quanti anni hai? testo informativo 96 L’uomo che piantava gli alberi racconto realistico 98 Salvaguardare i boschi testo informativo 99 CITTADINANZA Per fare un albero... 100 Magia nell’orto racconto realistico
138 Più vicino, più lontano 139 Le case nell’arte 140 La casa... come in un film 141 Organizzare lo spazio
101 Profumi in giardino testo descrittivo
102 Un giardino da scoprire racconto realistico 104 È FACILE Tobia
144 Re Artù leggenda
106
148 Ildegarda racconto realistico
VERIFICO le mie COMPETENZE
Compiti di realtà
ARTE e IMMAGINE
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
146 L’astuzia di Ulisse mito 150 Michelangelo testo misto 152 Personaggi all’opera testo descrittivo
107 Gli alberi nell’arte
154 Il capitano Achab fumetto
108 Linee tra gli alberi
156 Frankenstein racconto di paura
109 Disegnare gli alberi
157 A chi assomigli? test 158 Gandhi biografia
DI CASA IN CASA
160 Gae intervista 162
CITTADINANZA Diversi e uguali
112 Villa dei Sogni lettera
164 Joanne Rowling biografia
114 Stanze profumate testo descrittivo
166 Un’e-mail dallo spazio... e-mail
115 La vecchia casa testo descrittivo
167 Pablo dipinge solo cose “brutte” racconto realistico
116 È ora di andare racconto realistico
168 Frida Kahlo biografia
117 Il trasloco poesia 118 La casa degli spettri racconto di paura
169 La storia poesia 170 È FACILE Fissare le idee
120
171
LABORATORIO
Il testo informativo
VERIFICO le mie COMPETENZE
Compiti di realtà
122 Un ciclone in arrivo racconto fantastico 123 Le case più strane nel mondo testo informativo 124 Case sostenibili testo informativo 125 La casa che cambia casa giochi di parole 126 Alloggio segreto racconto fantastico 128
CITTADINANZA Il diritto a una casa
129 Al villaggio racconto realistico 130 Le favelas racconto realistico
ARTE e IMMAGINE 172 Personaggi e ritratti 175 Disegna un ritratto 175 L’autoritratto 176 VERSO LA QUINTA
SCARICA, SFOGLIA E CLICCA!!!
Questo libro è anche in
versione dig itale M.I.O. BOOK
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Bentornati a scuola! Il primo giorno! Eccoti di nuovo a scuola! Questo è quello che succede ogni primo giorno di scuola un po’ in tutte le classi: i bambini si ritrovano dopo le lunghe vacanze di nuovo insieme nella loro “seconda casa”: l’aula! Sicuramente è così anche per te. Che cosa ti aspetti di imparare quest’anno? Che cosa sarà più facile, secondo te, che cosa invece più difficile?
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Ci saranno novità quest’anno? Arriverà qualche nuovo compagno o insegnante?
Quali sono i tuoi propositi per questo nuovo anno? In che cosa vorresti migliorare?
Ti è familiare questa atmosfera da primo giorno di scuola? Tu quali emozioni provi nel rimettere piede nella tua aula? Racconta le tue emozioni del primo giorno di scuola. Per riordinare le idee puoi rispondere alle domande rivolte dai bambini.
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BENTORNATI A SCUOLA!
Letto, quest’estate? - Che cosa avete letto quest’estate? - chiede il maestro ai suoi ragazzi della quarta C. È di certo una domanda che tutti i maestri fanno, nei primi giorni di scuola, ai loro alunni. È certo come è certo che ora siete in quarta! Leggi le risposte di alcuni ragazzi, e mano a mano annota nel foglietto se è un libro da mettere nella tua lista dei desideri oppure no.
– Io ho letto una storia ambientata nella baia di Martinfranta. Di che parla? Di Trille e della sua amica Lena che vivono avventure sempre nuove. I due ne combinano di tutti i colori e tocca ai grandi ogni volta tirarli fuori dai guai. Un giorno addirittura decidono di far salire su una barca da pesca tutti gli animali in giro nei dintorni! Che spasso! Si intitola Cuori di Waffel.
NELLA LIST A DEI DESIDER I? Sì
ISTA NELLA L RI? E DEI DESID Sì
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No
No
– Io ho letto un libro meraviglioso! Si intitola La conferenza degli animali. Sì, perché in questa storia gli animali sono davvero stufi! Non ne possono più di vedere gli uomini combattere guerre e rovinare il mondo, senza preoccuparsi del futuro dei bambini. Così decidono di prendere in mano la situazione e organizzano una grande conferenza. Accorrono tutte, ma proprio tutte le specie del pianeta. E poi... se siete curiosi... meglio leggere il libro.
BENTORNATI A SCUOLA!
– Io mi sono divertito tantissimo a leggere La classe terribile! È la storia di una classe... terribile, appunto. Le maestre resistono pochissimi giorni con quegli alunni, che sono davvero pestiferi, soprattutto una, Patty Blue. Poi un giorno arriva una maestra particolare... diciamo terrificante... anzi peggio... il demonio in persona... e allora... non posso raccontare altro!
NELLA LIST A DEI DESIDER I? Sì
LISTA A L L E N DERI? I S E D I DE Sì
No
– Io ho voluto leggere un classico, un libro che ha letto da piccola anche mia madre, scritto tanti anni fa, ma decisamente molto accattivante. Parla di quattro sorelle che vivono con la madre in una grande tenuta di campagna. Malgrado la distanza dal padre, in guerra, le ristrettezze economiche e le quotidiane difficoltà, le ragazze non si abbattono e creano un proprio mondo fatto di balli divertenti, di gite con gli amici e di sogni a occhi aperti. Da questo libro ho imparato che la felicità sta nella semplicità delle cose e negli affetti. Ah, si intitola Piccole donne.
No
E tu, che cosa hai letto durante le vacanze estive? ......................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................................
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BENTORNATI A SCUOLA!
La mia estate Queste due pagine sono tutte per te, per fissare i ricordi e le emozioni più belle delle tue vacanze. Scrivi, disegna e incolla… a partire dalla pagina del libro progetta e crea un lapbook: dai libero sfogo alla tua creatività!
ate t s e a i m a L
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one i z a n i t s e D
Immagini memorabili
io con...
Selfie di gruppo
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BENTORNATI A SCUOLA!
Un momento indimenticabile
Un souvenir
Ricordo di gusto
a t a t l o c e s n a o ù z i p La can
Letture estive
Quest’estate mi sono sentito...
TRISTE
ANNOIATO
ENTE R E F F I D N I
SODDISFATT O
FELICE
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Tutti amici L’amicizia è un argomento su cui avrai senza dubbio tante cose da dire e raccontare. Ma sull’amicizia c’è sempre molto da riflettere per imparare a stare meglio con gli altri. Lungo il percorso incontrerai diversi tipi di testi: i testi narrativi, le filastrocche, i testi informativi, i testi regolativi e i fumetti. Analizzerai in particolare il testo narrativo e le sue caratteristiche principali. Metterai poi alla prova le tue conoscenze e abilità con una verifica finale. Hai degli amici? Quanti? Cosa vuol dire, secondo te, essere amici? Qual è il contrario di “amico”?
un LETTORE COMPETENTE impara a: individuare nei racconti i personaggi, il luogo, il tempo e i fatti che avvengono; cercare le informazioni esplicite nel testo; cercare indizi nel testo per cogliere le informazioni implicite; capire il significato delle parole meno comuni; capire che le parole possono avere più significati e cogliere quello adatto al contesto; utilizzare strategie, come la divisione in sequenze e la loro titolazione, per comprendere meglio il testo; riflettere e dire la propria opinione sugli argomenti proposti dalle letture; confrontare le esperienze e le emozioni dei personaggi con le proprie e comunicarle.
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LE PAROLE PER... STARE BENE CON GLI ALTRI gentilezza
altruismo
empatia
rispetto
ascolto perdono
conforto
collaborazione
incontro accettazione
amore
aiuto
one
condivisi
fiducia amicizia
Rifletti su tutte le parole scritte sopra, poi scegline tre, quelle che ti sembrano più importanti per stare insieme agli altri. Per ogni parola scrivi in un biglietto perché l’hai scelta. Raccogliete tutti i biglietti e divertitevi a leggerli insieme: potrà essere utile rappresentare le vostre risposte con un grafico.
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TUTTI AMICI
Amicizie profonde
Il mio migliore amico Valanga: è una massa di neve che scende precipitosamente per un pendio, aumentando man mano di dimensioni e trascinando con sé quanto incontra sul cammino. In questo caso indica un’ enorme quantità.
Caro diario, adoro quando Stizza ride. Non succede spesso, ma la sua risata è una fantastica valanga di suoni, di aah-aah, ooh, ooh, eeh-eeh. Mi piace farlo ridere. E a lui piacciono le mie vignette. Il mio migliore amico è un gran sognatore, proprio come me. Gli piace pensare di vivere dentro i suoi fumetti. Una vita immaginaria in un fumetto dev’essere molto meglio della sua vita reale. Per forza. E allora gli disegno un sacco di vignette, perché così ha altri mondi in cui vivere. Io disegno i suoi sogni. Lui dei suoi sogni parla solo con me. E io dei miei con lui. E gli racconto le mie paure. Penso che Stizza sia la persona più importante della mia vita. Forse anche più importante di mia madre e di mio padre. È possibile che il tuo migliore amico sia più importante dei tuoi genitori? Secondo me, sì. Voglio dire, io in fondo passo molto più tempo con Stizza che con chiunque altro. Facciamo un po’ di conti. Nei nostri quattordici anni di vita, io e Stizza avremo passato insieme una media di otto ore per trecentosessantacinque giorni per quattordici anni. Cioè, noi due abbiamo passato insieme quarantamilaottocentottanta ore. Nessuno, ma proprio nessuno, può competere con questo risultato. Io e Stizza siamo semplicemente inseparabili. da S. Alexie, Diario assolutamente sincero di un indiano part-time, Rizzoli
LETTORE COMPETENTE Che cosa unisce i due amici? Scegli le risposte giuste. Il piacere di ridere insieme La passione per il calcio I fumetti Le confidenze L’amicizia dei genitori Il tempo in compagnia L’essere compagni di classe
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DICO LA MIA Hai un migliore amico o una migliore amica? Che cosa vi unisce? .................................................................................. .................................................................................. Da quanto tempo lo/la conosci? Fai due conti: quante ore avete passato insieme fino a oggi? ..................................................................................
Amicizie profonde
TUTTI AMICI
La mia migliore amica Siamo in classe assieme, Lena e io, e lei è l’unica ragazza. Lei è la mia migliore amica, anche se è una femmina. Non gliel’ho mica mai detto, non oso farlo. Perché non so se io sono il suo migliore amico. Certe volte credo di sì, altre volte credo di no. Dipende. Ma vorrei saperlo, specialmente quando succedono cose del tipo che lei cade da una teleferica sospesa sopra un materasso che io le ho messo sotto. È successo il primo giorno delle vacanze estive. Lena e io avevamo costruito una funicolare tra le nostre due case. A sperimentarla, come al solito, sarebbe stata lei. Si arrampicò coraggiosamente sul davanzale, afferrò la fune con entrambe le mani e si buttò fuori avvinghiando i piedi nudi alla corda. Aveva tutta l’aria di essere una cosa estremamente pericolosa. Io trattenni il fiato mentre lei si spingeva verso casa sua, allontanandosi sempre più dalla finestra. A metà strada i piedi le scivolarono dalla corda con un piccolo “sviss” e di colpo si ritrovò appesa solo con le mani, a dondolare tra le nostre case. Il cuore prese a battermi fortissimo nel petto. – Resta attaccata, ti salvo io! – le urlai. Fu in quel momento che mi venne l’idea del materasso. Mentre Lena restava attaccata come meglio poteva, io tirai il materasso giù dal letto di mamma e papà, lo spinsi fuori, a calci, e poi sull’erba, dove faceva resistenza. Alla fine riuscii a sistemare il materasso proprio sotto a Lena, e lei potè lasciare la presa e piombare dal cielo come una mela matura. Atterrò con un botto sordo e due piante della siepe si spezzarono all’istante. – È stata colpa tua! – mi gridò dopo essersi rialzata. Beh, adesso, addirittura colpa mia... pensai, ma non lo dissi. Ero felice che fosse viva. Certe volte può sembrare che Lena abbia un cuore di pietra. Per il resto ha gli occhi verdi e sette lentiggini sul naso. È magrolina. Il nonno dice che mangia come un cavallo e ha l’aspetto di una bicicletta. Tutti la battono a braccio di ferro. Ma è perché tutti imbrogliano, dice lei.
Teleferica o funicolare: impianto per il trasporto di materiale; costituito da una fune di acciaio sospesa, su cui scorrono dei vagoncini.
CAPISCO LE PAROLE L’espressione evidenziata nel testo può essere sostituita con: sia pesante come la pietra sia diversa da tutti gli altri sia insensibile Sottolinea nel testo i paragoni che usa il nonno per Lena. Che cosa intende il nonno, secondo te?
da M. Parr, Cuori di waffel, Beisler
LETTORE COMPETENTE Il narratore è un maschio o una femmina? ............................................... Sottolinea il punto in cui lo hai capito. Riquadra nel testo l’impresa che compie Lena. In base al comportamento di Lena e alle riflessioni del narratore, quali tra i seguenti aggettivi ti sembrano adatti per definire la ragazza? timida - determinata - prepotente - paurosa - remissiva - coraggiosa
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TUTTI AMICI
Riflessioni sull’amicizia
La filastrocca del vero amico Lo sai cosa vuol dire essere amici? Vuol dire che non mi tradisci mai che io ci credo a tutto ciò che dici che io mi fido, di tutto ciò che fai. Vuol dire fare insieme tanta strada. Vuol dire che qualunque cosa accada io da te non m’aspetto nessun male. È questo, amico mio: mai nessun male. B. Tognolini
Andato: passato.
Amici Dice un proverbio dei tempi andati: “meglio soli che male accompagnati”. Io ne so uno più bello assai: “In compagnia lontano vai”. Dice un proverbio, chissà perché: “Chi fa da solo fa per tre”.
DICO LA MIA Sottolinea nella prima filastrocca il verso che trovi più vicino al tuo pensiero. Che cosa vuol dire, per te, “essere amici”? Prova a esprimerlo con un nuovo verso da aggiungere alla filastrocca.
Da questo orecchio io non ci sento: “Chi ha cento amici fa per cento”. Dice un proverbio ormai da cambiare: “Chi sta solo non può sbagliare”. Questo, io dico, è una bugia: “Se siamo tanti si fa allegria”! G. Rodari
CAPISCO LE PAROLE Nella filastrocca di Rodari sono presenti diversi proverbi. Prova a spiegarli a voce alta. Ne conosci altri sull’amicizia?
MI AUTOVALU TO Riflettere sull’amicizia attraverso questi versi è stato per me: divertente difficile Tra le due filastrocche ho preferito la ................................ perché ..................................................................................................
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TUTTI AMICI
Riflessioni sull’amicizia
L’amicizia per me Tu che cosa cerchi in un , amico o in un amica? Cerchia i riquadri piÚ importanti per te.
a la pazienz Che abbia mi. di ascoltar
Che sia sempre allegro/a. Che non mi dic a mai bugie.
Che mi dia sempre ragio ne.
sempre a i c c a . Che f accio io f e h c le cose
Che la pensi sempre come me.
Che sappia mantener e i miei segr eti.
Che rispetti le mie opinioni.
sappia Che mi aglio. b s e s e r perdona
ia bene. l g o v i Che m
E tu, che amico/amica sei? Sottolinea le voci che ti rappresentano.
possessivo disponibile aggressivo
litigioso
allegro sincero
paziente
chiuso bugiardo
leale polemico
geloso invidioso
egoista
estroverso
comprensivo
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LABORATORIO
Nuovo di zecca: nuovissimo. Putiferio: confusione. Guardalinee: nello sport, chi aiuta l’arbitro nel controllo del gioco. Centravanti: nel calcio e in altri sport, chi va al contrattacco.
IL TESTO NARRATIVO
Il pallone di Alceste Oggi pomeriggio Alceste ha detto a un sacco di compagni di classe che dovevano venire al terreno abbandonato, non lontano da casa mia. Alceste è un mio amico, è grosso, gli piace un sacco mangiare, e ci ha chiamati perché il papà gli aveva regalato un pallone nuovo di zecca e quindi potevamo fare una partita pazzesca. Fantastico, Alceste! Eravamo in diciotto. Dovevamo decidere come formare le squadre. Per l’arbitro è stato facile: abbiamo scelto Agnan. Agnan è il primo della classe e non ci è tanto simpatico, ma siccome porta gli occhiali non possiamo picchiarlo, e questa per un arbitro è una buona cosa. E poi nessuno lo voleva in squadra, Agnan, perché nello sport è un po’ una frana e piange troppo. A un certo punto però è successo un po’ un putiferio, perché se Agnan faceva l’arbitro eravamo in diciassette a giocare, quindi c’era uno di troppo. Poi abbiamo trovato la soluzione: uno doveva fare il guardalinee e così agitava una bandierina ogni volta che la palla usciva dal campo. Abbiamo scelto Maixent. Un solo guardalinee non è mica tanto per controllare tutto il campo, ma Maixent corre velocissimo, ha le gambe lunghissime e magrissime e le ginocchia tutte nere. Ora ogni squadra doveva avere un capitano, però il capitano lo volevamo fare tutti. Tutti, tranne Alceste, lui voleva fare il portiere perché non gli piace correre. A noi stava bene, Alceste in porta è bravo. Però rimanevano ancora quindici capitani; allora mi è venuta l’idea di fare testa o croce con una moneta. Alla fine i due capitani eravamo io e Geoffroy. Dopo ci è toccato fare le squadre. Tutti erano abbastanza contenti, tranne Eudes. Io e Geoffroy volevamo Eudes, perché quando lui corre con la palla non lo ferma nessuno. Non è bravissimo, però mette paura. Quindi abbiamo deciso di fare di nuovo testa o croce su Eudes. Alla fine Eudes se l’è preso Geoffroy. E Geoffroy l’ha nominato portiere, pensava che nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi alla porta, figuriamoci tirare, visto che Eudes è un sacco permaloso. Ci siamo schierati in campo. Siccome, oltre ai portieri, eravamo solo sette per parte, non è stato facile. In tutte e due le squadre sono scoppiate un mucchio di discussioni. Molti di noi volevano fare il centravanti. Nella squadra di Geoffroy le cose si sono aggiustate subito: ha deciso Eudes e nessuno ha replicato. Nella mia squadra, invece, non riuscivamo a metterci d’accordo, poi Eudes ha detto che ci dava un pugno sul naso a tutti, e allora ci siamo schierati. A quel punto si è fischiato il calcio d’inizio. E solo allora Alceste ha gridato: – Non abbiamo il pallone! Me lo sono scordato a casa! da R. Goscinny, J.J. Sempé, Il piccolo Nicolas, Donzelli Editore
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IL TESTO NARRATIVO Tutti i racconti avvengono in uno spazio e in un tempo. A volte questi elementi sono chiari e definiti, altre no.
Nei testi narrativi vengono presentati e agiscono i personaggi.
Quasi tutte le storie sono costruite secondo il seguente schema: - l’inizio della storia, - lo svolgimento dei fatti, - la conclusione o finale della storia. Per avviare lo sviluppo della storia, a volte dopo l’inizio c’è un esordio, cioè un evento che mette in moto il racconto.
LABORATORIO
La storia avviene in un luogo precisato: quale? ..................................................................................................................
La storia avviene in un tempo ben definito: quale? ................................................................................................. Per ogni personaggio del racconto scrivi almeno una caratteristica, dove è possibile: - Alceste ............................................................................................. - Agnan ............................................................................................... - Maixent ............................................................................................ - Geoffroy ........................................................................................... - Eudes ................................................................................................
Colora la barra, come indicato, in modo da distinguere le tre parti principali del racconto: - di rosso a lato dell’inizio - di verde a lato dello svolgimento - di blu a lato della conclusione Quale dei seguenti passaggi ripresi dal testo rappresenta l’esordio? « Oggi pomeriggio Alceste ha detto a un sacco di compagni di classe che dovevano venire al terreno abbandonato, non lontano da casa mia.» « Alceste è un mio amico, è grosso, gli piace un sacco mangiare, e ci ha chiamati perché il papà gli aveva regalato un pallone nuovo di zecca e quindi potevamo fare una partita pazzesca.» « Eravamo in diciotto. Dovevamo decidere come formare le squadre.» Il finale è: prevedibile: come te lo aspettavi a sorpresa: non te lo aspettavi così
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LABORATORIO
IL TESTO NARRATIVO
Serena Serena era stata la prima compagna di banco di Nina, quando Nina era arrivata in quinta B. Nina ricordava bene quel momento. Si era sentita in imbarazzo, con tanti occhi che la fissavano, e aveva preso il posto di fianco a una bambina minuta, timida e molto riservata. Ne vuoi un po’? – le aveva chiesto Serena al momento della ricreazione, vedendola immobile al proprio banco – Prendi una parte della mia fetta di torta, è troppa per me... – Nella scuola dov’ero fino all’anno scorso, era il Comune a distribuire ogni giorno la merenda agli alunni... – aveva detto impacciata Nina, quasi a volersi giustificare per non avere nulla da mangiare – ...così i genitori e le maestre erano sicuri che ognuno avrebbe mangiato solo la frutta stabilita per quel giorno! – Ecco perché hai cambiato scuola! – aveva esclamato Serena. Entrambe avevano riso e da lì era cominciata la loro amicizia. Col tempo Serena si era dimostrata una compagna amabile, sempre gentile ed educata. Così Nina aveva cominciato a rivelarle qualcosa di più su di sé e sulla propria famiglia. Sette anni prima, il padre di Nina aveva deciso di lasciare l’Albania per cercare condizioni di vita migliori in Italia. Era partito a bordo di un gommone, con in tasca solo pochi soldi e una grande speranza. Aveva attraversato il mare Adriatico in piena notte, nel freddo, tra gente che pregava e piangeva. A Bari aveva cercato lavoro, un qualsiasi lavoro, ma ogni volta veniva mandato via in malo modo perché era albanese. Serena ascoltava le confidenze di Nina senza mai interromperla né giudicarla. E Nina di questo le era grata. Sarebbero state amiche per sempre. da M. Albertini, Nina e la capanna del cuore, Raffaello
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Minuto: molto piccolo, ed esile. Gommone: canotto gonfiabile, in gomma o plastica, a remi o a motore.
IL TESTO NARRATIVO
Un testo narrativo è formato da più sequenze, cioè momenti diversi ognuno di senso compiuto. In genere: - la prima sequenza corrisponde all’inizio, - l’ultima alla conclusione, - lo sviluppo è costituito da più sequenze. Si passa da una sequenza all’altra quando: - avvengono dei cambiamenti di luogo o di tempo, - avviene un fatto nuovo, - entra in scena un altro personaggio, - viene riportato un dialogo, una riflessione, una descrizione.
LABORATORIO
Il racconto che hai letto è stato diviso in sequenze. Prova a spiegare il cambiamento tra una sequenza e l’altra. 1a sequenza: inizio, si presentano i personaggi. 2a sequenza: ................................................................................... .................................................................................................................
3a sequenza: ................................................................................... .................................................................................................................
4a sequenza: ................................................................................... .................................................................................................................
5a sequenza: ................................................................................... .................................................................................................................
Le storie vengono raccontate seguendo un ordine che può essere di due tipi: - un ordine lineare, quando i fatti sono presentati nell’ordine cronologico in cui avvengono (prima e dopo), in questo caso si ha una fabula; - un ordine non lineare, cioè i fatti non sono presentati in ordine cronologico ma sono intrecciati fra loro creando dei salti in avanti o indietro nel tempo; in questo caso si ha un intreccio.
Nel racconto letto, i fatti seguono: l’ordine della fabula l’ordine dell’intreccio Perché? Qual è l’ordine cronologico delle sequenze? 1 2 3 4 5 4 1 2 3 5 5 4 3 2 1
Vola al Libro delle TIPOLOGIE: • approfondisci i vari tipi di testo narrativo (da pagina 9) • impara a scrivere un racconto (da pagina 98)
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TUTTI AMICI
I pregiudizi
Mi ha fatto subito paura Presentimento: sensazione di ciò che sta per accadere, presagio.
LETTORE COMPETENTE Fin da subito il narratore ha paura di Elvis, perché? È cattivo. È uno zingaro. La paura del protagonista si basa: su un’esperienza che ha vissuto su idee che ha in testa Sottolinea gli argomenti che il narratore usa per giustificare la sua paura. Anche gli altri bambini hanno paura di Elvis? Sì No Da che cosa lo hai capito? Come nasce l’amicizia tra Elvis e Nico? Racconta.
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La prima volta che l’ho visto mi ha fatto subito paura. Ne avevo già incontrati altri in giro, per strada o davanti al supermercato, ma non avevo mai avuto a che fare con uno di loro da vicino. Elvis non era un qualunque ragazzino zingaro: era il mio nuovo compagno di classe e, prima o poi, ne ero certo, mi sarebbe capitato di doverci condividere qualcosa. Un compito, un disegno, un gioco durante l’intervallo: l’occasione non sarebbe certo mancata. Sentivo una specie di presentimento che mi metteva in allarme, sapevo che se l’iniziativa non fosse partita da me, ci avrebbe pensato qualcun altro. Il maestro Roberto, ad esempio, un insegnante che non ha mai accettato che tra noi compagni ci fosse qualcuno “messo da parte”, come diceva sempre lui. Già! Mi aspettavo che soprattutto da uno “fissato” come lui sull’amicizia e tutto il resto, sarebbe partita una qualche stramba e pericolosa proposta di “accoglienza” (giusto per usare una delle sue espressioni preferite). Non è che io ce l’avessi con gli zingari per partito preso, ma avevo buoni motivi per non aver fiducia in loro. E non ero l’unico a dirlo. Tanto per iniziare mia nonna: fin da piccolo mi ha sempre ripetuto che “gli zingari portano via i bambini”. Io non le ho mai creduto del tutto, ma neppure me la sono mai sentita di darle completamente torto. Poi bastava ascoltare un telegiornale per rendersi conto che c’erano spesso di mezzo gli zingari quando accadeva qualcosa di brutto: furti, sparizioni... Elvis se ne stava lì, in piedi, a testa bassa, di fianco al maestro. Non riuscivo a vedere il colore dei suoi occhi. Quando finalmente ha alzato lo sguardo da terra, due profonde lance nere mi hanno trapassato. E ho avuto paura!
I pregiudizi
Poi è arrivata la voce del maestro: – Elvis, siediti lì, vicino a Nico! Ovviamente io non ho protestato. Gli occhi dei miei compagni invece hanno espresso un misto di sollievo e di compassione nei miei confronti. Dopo l’intervallo, quel giorno, appena rientrati in aula, mentre tutti accaldati e sudati ci stavamo togliendo felpe e maglioni, è successo uno di quei casi che nella vita non ti aspetti mai ti possano capitare. Io ho messo in mostra la fantastica maglietta della rana giocatrice di basket, che mi aveva regalato la zia: ero gasatissimo perché mi piaceva troppo. Gli altri infatti l’hanno notata subito. Persino Simone ha commentato: – Che bella! Anche Elvis s’è tolto il suo maglione verde esibendo... una fantastica maglietta con rana baskettista, esattamente identica alla mia! Si è creato il silenzio assoluto e le facce dei nostri compagni continuavano a spostare lo sguardo da me a lui ininterrottamente, non sapendo che cosa dire. Ero io a essere vestito come il rom o era il rom ad essere vestito come il gagè? Entrambi con i jeans sembravamo addirittura gemelli. Per un attimo io ed Elvis ci siamo guardati negli occhi. Che fare ora? Fare finta di niente? Arrabbiarsi? Rivestirsi? Fortunatamente non c’è stato neppure il tempo di pensare e abbiamo fatto ciò che è venuto spontaneo a tutti e due: ci siamo messi a ridere. L’intera classe ci ha guardati e in quel momento sia loro, sia io, sia Elvis, abbiamo chiaramente percepito che ormai era fatta. Agli occhi di tutti eravamo diventati definitivamente e inequivocabilmente... amici!
TUTTI AMICI
Compassione: sentimento di partecipazione alle sofferenze degli altri, compatimento. Gasatissimo: molto eccitato. Gagè: termine con cui gli zingari chiamano tutti coloro che non sono rom, con connotazione negativa e dispregiativa. Inequivocabilmente: senza dubbio.
CAPISCO LE PAROLE Che cosa significa l’espressione evidenziata nel testo? Spiegala con parole tue. ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... Secondo te questo atteggiamento favorisce: il pregiudizio l’accoglienza
da R. Morgese, Un’amicizia in ballo, Raffaello
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TUTTI AMICI
Amici e nemici
Batti cinque!
LETTORE COMPETENTE Prepara sul quaderno una tabella per registrare le somiglianze e le differenze tra Davide e Simone.
Eh sì, è proprio duro farsi degli amici: ma io ci sono riuscito! Mi chiamo Davide e ho un amico fortissimo che si chiama Simone. Fino a qualche giorno fa, era il mio incubo, nel senso che mi odiava e mi voleva picchiare. Ora è tutto diverso... Ma per farvi capire come si sono svolti i fatti, vi devo prima di tutto parlare di me e di Simone. Io sono gracilino, con le orecchie troppo grandi e gli occhiali. La comunicazione non è il mio forte: non sono un cuor di leone e faccio davvero fatica a entrare in relazione, anche con ragazzi della mia età. Simone invece è il più tosto del quartiere, abita nella casa di fronte ed è mio compagno di scuola. Riesce bene in tutti gli sport, mentre io so appena arrampicarmi sulla pertica, perché da piccolo avevo imparato a salire sugli alberi. All’inizio Simone mi faceva paura e allo stesso tempo mi era simpaticissimo, perché aveva tutto quello che mi manca: la forza, il fisico... insomma un vero duro! Osservandolo bene, però, mi sono reso conto che, nonostante le differenze, avevamo un problema in comune: anche lui, come me, non aveva dei veri amici... prima di diventare amico mio! – Io... io... voglio essere tuo amico! – mi è uscita così un giorno. – Perché? – mi ha chiesto Simone stupito. – Perché ti ammiro, sei coraggioso... e perché...– ho risposto d’impulso – io e te... ecco... siamo uguali! – Io e te siamo uguali? Senti, moscerino, sono mezzo metro più alto di te e peso almeno cinquanta chili di più. E poi tu hai paura di me! – Sì, certo che ho paura. Ma... questo non c’entra! Tu puoi aiutarmi e magari anch’io potrei aiutare te! – Tu aiutare me? Ma chi ti vuole! Io non ne ho affatto di problemi! – E invece sì... Tu... tu non hai amici! – Figurati! Qui sono tutti amici miei. Non è vero? – ha gridato Simone ai compagni. – Vuoi essere mio amico? – ho riproposto a mezza voce a Simone. – Si può provare – mi ha bisbigliato lui di rimando. da M.A. Garavaglia, Un bullo da sballo, San Paolo
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Amici e nemici
In classe ho un nemico Quest’anno nella mia classe ho un nemico. Papà dice che capita di avere un nemico. Anche lui si è fatto un nemico, in palestra. È un superforzuto che solleva dei pesi enormi, e mentre li solleva guarda fisso il mio papà con un’aria beffarda, come a dire: “razza di moscerino, non mi arrivi nemmeno alla caviglia”. Ecco perché sono nemici. Papà dice che la cosa migliore, in questi casi, è fare come se il nemico non esistesse nemmeno. Georges Glaise non è un forzuto che solleva pesi enormi, ma mi chiama “Carbone”. Gli ho ripetuto cento volte che mi chiamo Manda, ma non serve a niente. Questa idea geniale gli è venuta una volta mentre eravamo tutti in fila e, siccome ha fatto ridere un sacco di bambini, da quella volta continua a chiamarmi così. È impossibile far finta di nulla! Un’altra cosa che il mio nemico si diverte a fare è imitare la mia bocca, rigirando le labbra e tirandosele sotto il naso e fino alla metà del mento. Dice che così fa la bocca da nero. Poi aggiunge: – Proprio come quella di Carbone – e così fa ridere un sacco di bambini. Io, anche se so bene che la mia bocca non è ridicola come la sua smorfia, mi arrabbio molto. Ecco perché Georges Glaise e io siamo nemici, e perché non posso seguire il consiglio di papà. Tutto il giorno sento Georges che mi chiama: “Carboncino, vieni qua!”. E quando non mi chiama così, è perché sta facendo quei versacci.
TUTTI AMICI
Beffardo: che deride qualcuno, canzonatorio. Imitare: riprodurre esattamente, copiare qualcuno.
LETTORE COMPETENTE In questo racconto ci sono più personaggi, li hai individuati? Sottolineali nel testo. Tra i personaggi, uno è il narratore protagonista. Come si chiama? ................................................................ Perché il narratore considera il suo compagno un nemico? Riquadra nel testo il punto in cui lo spiega. Perché il protagonista viene chiamato con un altro nome dal suo nemico? ................................................................ ................................................................ Come si comportano gli altri bambini? Rimangono indifferenti. Ridono. Aiutano il protagonista.
da M.S. Vermot, Ma chi ti credi di essere?, Giunti
DICO LA MIA A proposito di soprannomi… Hai un soprannome con cui ti chiamano i tuoi amici? Chiami qualcuno dei tuoi amici con un soprannome? I soprannomi con cui chiami gli altri sono simpatici e concordati, oppure vengono usati per deridere i compagni, come nel caso di Georges e Manda?
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TUTTI AMICI
I litigi
Parolacce e dispetti A volte le parole e le azioni degli altri possono fare molto male. Anche nella tua classe può capitare di venire offesi, umiliati e presi in giro dai compagni. Ecco due giochi che ti potranno aiutare a superare queste situazioni.
O1 GIOC
Sopportabile/insopportabile Preparate due fogli: su uno scriverete SOPPORTABILE, sull’altro INSOPPORTABILE. Per ogni situazione sotto elencata, alzate il cartellino che riterrete giusto. A turno uno di voi (scelto dall’insegnante o estratto a sorte) spiegherà e motiverà la sua scelta. 1. Ti tirano i capelli. 2. Ti nascondono astuccio e quaderni. 3. Ti danno un calcio. 4. Ti scarabocchiano il libro. 5. Rimani fuori dalla squadra durante un gioco. 6. Ti danno la colpa per qualcosa che non hai fatto. 7. Non ti lanciano mai la palla durante un gioco. 8. Ti danno pizzicotti. 9. Ti chiamano con un soprannome. 10. Ti fanno il solletico. 11. Ti dicono parolacce. 12. Ti fanno versacci.
Ho capito che: • certe situazioni possono essere fastidiose, ma si possono sopportare, perché ......................................................................... ............................................................................................................... • è importante avere pensieri utili quando mi prendono in giro o mi fanno un dispetto.
O2 GIOC
Ci penso su Scrivi un episodio in cui sei stato/a preso/a in giro. L’insegnante raccoglie i vostri racconti e li legge a voce alta. Per ogni situazione, rispondi alle seguenti domande. 1. Cosa si può pensare in questo caso per restare tranquilli? 2. Qual è il sentimento che vuole provocare chi fa il dispetto? 3. Chi fa un dispetto, si diverte se l’altro non reagisce?
MI AUTOVALU TO Riflettere sui litigi atttraverso il gioco è stato per me: divertente difficile Ho trovato difficoltà .................................
Esempio di pensiero utile per te: • Se non gli do corda, smetterà
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I punti di vista
TUTTI AMICI
Punti di vista Spesso le situazioni spiacevoli, come i litigi o i dispetti, nascono perché non si capiscono i punti di vista degli altri. Leggi questa storiella e rifletti. A sei persone che non avevano mai visto un elefante dissero che in una stanza ce n’era uno e ciascuno aveva diritto di entrare, bendato, e di toccare quello strano animale per sapere come fosse fatto. I sei andarono uno alla volta per scoprirlo. PER ME È COME UNA CORDA!
È PIATTO E SOTTILE COME UNA GRANDE FOGLIA.
Discussero e discussero fino a litigare e fare a botte.
È COME UN MURO...
È CORTO E MOLTO DURO!
OH... È COME UN TRONCO!
È FANTASTICO: COSÌ MORBIDO. LUNGO E FORTE!
DICO LA MIA Quale tra i messaggi di questa storiella condividi di più? Nelle liti tutti hanno ragione o torto. Ognuno vede la realtà con i propri occhi e non considera quello che vedono gli altri. La verità è la somma di tanti punti di vista. Motiva la tua risposta. E tu accetti il punto di vista degli altri o ti sforzi di comprenderlo?
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TUTTI AMICI
Creare legami
Addomesticami! Addomesticare: rendere domestico un animale, cioè capace di vivere con l’uomo.
In coppia, riscrivete solo i dialoghi diretti. In questo modo avrete un copione da poter recitare. Uno di voi si eserciterà nella parte della volpe, l’altro in quella del principe. Poi leggete in modo espressivo il vostro dialogo per recitarlo a tutta la classe.
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Il piccolo principe sedeva nell’erba. – Buongiorno – disse la volpe. – Buongiorno – rispose gentilmente il piccolo principe. – Vieni a giocare con me – le propose. – Non posso giocare con te – disse la volpe – non sono addomesticata. – Ah, scusa! – fece il piccolo principe. Poi aggiunse – Che cosa vuol dire “addomesticare”? – È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”... Tu, fino a ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo. – Comincio a capire – disse il piccolo principe. La volpe continuò: – Per me tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio. Ma se tu mi addomestichi, conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli faranno altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi! Vedi, laggiù, dei campi di grano? Tu hai dei capelli color dell’oro. Allora, quando mi avrai addomesticato, il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe. – Per favore... addomesticami! – Volentieri – rispose il piccolo principe – ma non ho molto tempo. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose. – Non si conoscono che le cose che si addomesticano – disse la volpe. – Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami! da A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe, Bompiani
LETTORE COMPETENTE Cosa vuol dire la parola “addomesticare”, secondo la volpe? ...................................................................................................................................................... Perché, secondo la volpe, gli uomini non hanno più amici? ......................................................................................................................................................
Amici animali
TUTTI AMICI
Un cane per amico Il cane ha da sempre aiutato l’uomo, dimostrandogli grande fedeltà, amicizia disinteressata, impegno nel risolvere ogni compito a lui assegnato. Il cane ha imparato moltissime cose attraverso l’insegnamento che l’uomo gli ha dato. Per fare questo è stato necessario capire il suo linguaggio fatto di gesti, come muovere la coda o le orecchie, e di suoni, come ringhiare, abbaiare. Nella nostra società il cane è diventato un amico speciale per l’uomo; un componente della famiglia a tutti gli effetti, che merita rispetto e affetto. La predisposizione a vivere in un gruppo sociale e la tendenza a collaborare con l’uomo hanno fatto sì che il cane si sia conquistato un importante ruolo nella società degli uomini. Non solo il cane è un animale da compagnia, ma è un vero e proprio “aiutante “ dell’uomo. Ci sono cani addestrati per accompagnare i non vedenti, come il Pastore Tedesco; altri, detti “cani da fiuto”, sono capaci di trovare persone sommerse dalla neve o sotto le macerie di un edificio crollato, come i Labrador Retriever. I cani Terranova sono in grado di salvare persone in difficoltà in acqua. Alcune razze, come il Border Collie e il Pastore Maremmano, aiutano i pastori a condurre il gregge e farne la guardia. Il Lagotto Romagnolo invece ha un compito davvero originale: cercare sotto terra i preziosi tartufi! I “cani da slitta”, come gli Alaskan Malamute o i Siberian Husky, trainano slitte nei Paesi nordici. Infine, alcuni cani, sotto la guida di operatori esperti, possono perfino aiutare le persone malate a sopportare meglio la loro condizione!
Predisposizione e tendenza: sono due parole sinonimo l’una dell’altra, infatti hanno significato simile: inclinazione verso qualcosa, attitudine. Tartufo: fungo sotterraneo a forma di tubero, che vive in simbiosi con le radici di alcune piante; ha un profumo molto penetrante.
da S. Bordiglioni, Un cane per amico, Giunti
LETTORE COMPETENTE Nel testo sono presentate diverse razze di cani predisposte a svolgere ruoli particolari. Completa la tabella. Pastore Tedesco Fiutano le persone sommerse sotto la neve o le macerie. Terranova
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TUTTI AMICI
Amici animali
L’occhio del lupo Viavai e andirivieni: movimento continuo in direzioni diverse. Trasalito: che sussulta in seguito a improvvisa emozione. Smorzare: attenuare, diventare meno intenso.
LETTORE COMPETENTE L’autore non lo dice chiaramente ma puoi riuscire a capire dove si svolge la storia anche aiutandoti con l’illustrazione. Scrivi di quale luogo si tratta e sottolinea nel testo gli indizi che te lo hanno fatto capire. .................................................... Le righe evidenziate nel testo si riferiscono a una promessa che il lupo aveva mantenuto per dieci anni. Quale? Che cosa spinge il lupo a sciogliere la sua promessa? Spiegalo con parole tue, poi sottolinea nel testo il passaggio in cui hai capito che l’animale ha cambiato idea.
DICO LA MIA Cosa pensi degli animali catturati dagli uomini per essere esposti in uno zoo o in un circo?
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Il ragazzo è immobile, ritto davanti al recinto del lupo. Il lupo va e viene. Gira in lungo e in largo senza mai fermarsi. “Che scocciatore, quel tipo...”. Ecco quel che pensa il lupo. Sono ormai due ore che il ragazzo sta davanti alla rete, piantato lì come un albero gelato, a guardare aggirarsi il lupo. “Che vuole da me?”... Questo si chiede il lupo. Quel ragazzo lo turba. Non lo spaventa (un lupo non ha paura di niente), ma lo turba. Gli altri bambini corrono, saltano, gridano, piangono, fanno la linguaccia al lupo e nascondono il viso nella gonna della mamma. Ma quel ragazzo lì, no. Rimane in piedi, immobile, silenzioso. Solo i suoi occhi si muovono: seguono il viavai del lupo lungo la rete. Dal canto suo, il lupo non riesce a scorgere il ragazzo che una volta su due. Perché non ha che un occhio, il lupo. Ha perduto l’altro lottando contro gli uomini, dieci anni fa, il giorno che fu catturato. “Si stancherà prima di me” pensa il lupo, continuando il suo andirivieni. E aggiunge: “Sono più paziente di lui. Io sono il lupo”. Ma il mattino dopo, svegliandosi, la prima cosa che il lupo vede è il ragazzo, in piedi davanti al recinto, sempre nello stesso punto. Per poco, il lupo non è trasalito. “Non avrà mica passato la notte qui!”. Si è controllato in tempo e ha ripreso il suo andirivieni come se niente fosse. È un’ora, ormai, che il lupo trotta. Un’ora che gli occhi del ragazzo lo seguono. “Che ho da interessarlo tanto?”. Il lupo aggrotta le sopracciglia; piccole onde di pelo ritto vanno a smorzarsi intorno al muso. Gli secca porsi tutte quelle domande a proposito del ragazzo. Si era ripromesso di non interessarsi mai più agli uomini. E, da dieci anni, mantiene la parola: non un solo pensiero per gli uomini, non uno sguardo, niente. “Il migliore degli uomini non vale assolutamente nulla!”. Il lupo decide di smettere di pensare al ragazzo.
Amici animali
TUTTI AMICI
Tuttavia il giorno dopo il ragazzo è sempre là. E il giorno seguente. E l’altro ancora. “Incredibile!” pensa il lupo “D’accordo! L’hai voluto tu!”. E, bruscamente, si ferma. Si siede eretto, proprio davanti al ragazzo. E anche lui si mette a fissarlo. Adesso sono faccia a faccia. “Vuoi guardarmi? D’accordo! Anch’io ti guardo! Si starà a vedere...”. Ma c’è qualcosa che disturba il lupo; un particolare stupido: lui non ha che un occhio, mentre il ragazzo ne ha due. A un tratto il lupo non sa in che occhio del ragazzo fissare lo sguardo. Esita. Il suo unico occhio salta da destra a sinistra e da sinistra a destra. Il ragazzo non batte ciglio. Il lupo è maledettamente a disagio; per niente al mondo stornerebbe lo sguardo, di riprendere la marcia non se ne parla. Così il suo unico occhio impazzisce sempre più e ben presto, attraverso la cicatrice dell’occhio morto, spunta una lacrima. Non è dolore, è impotenza e collera. Allora il ragazzo fa una cosa curiosa, che calma il lupo: lo mette a suo agio. Il ragazzo chiude un occhio. Ed eccoli là che si fissano, occhio nell’occhio. – Allora è vero che non hai paura – chiede il lupo con il suo sguardo. È vero. Il ragazzo rimane immobile. Non abbassa l’occhio. Il tempo passa. Allora, molto lentamente, i muscoli del lupo si distendono: – Va bene, d’accordo, se ci tieni, guarda quanto vuoi, ma non disturbarmi mentre faccio lezione ai piccoli, eh? E, senza più occuparsi del ragazzo, sposta lo sguardo sui sette lupacchiotti lanuginosi accoccolati intorno a lui: – Cuccioli, oggi vi parlerò dell’Uomo! da D. Pennac, L’occhio del lupo, Salani
MI AUTOVALU TO Stornare: allontanare qualcosa di pericoloso o dannoso. Lanuginoso: coperto di peluria corta di lana o simile alla lana.
Per capire bene il racconto: ho letto una volta soltanto il brano ho riletto alcuni passaggi del brano ho riletto tutto il brano una seconda volta Le parole presenti nel racconto per me sono: facili difficili alcune difficili
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TUTTI AMICI
Il gruppo
Tsunami Pagaiare: remare in mare con un remo a pala larga detto pagaia.
Titolo: Il terremoto A un tratto Jack sentì un rombo sotto la sabbia. Il terreno cominciò a tremare. Anche le conchiglie saltellavano su e giù e dalla scogliera cadevano pezzi di roccia. – È un terremoto! – esclamò il ragazzo. Titolo: ................................................................................................................................ Il rombo si interruppe. Il tremore cessò. Jack afferrò il libro sulle Hawaii e lesse: «Spesso alle Hawaii i terremoti causano le onde tsunami, le cosiddette “onde anomale”». “Oh, cavoli!” pensò Jack “Dobbiamo andare in alto”.
LETTORE COMPETENTE Il racconto è stato diviso in sequenze. Scrivi un titolo per ciascuna di esse, come nell’esempio. Fai attenzione a non scrivere delle frasi, ma solo dei titoli. Un suggerimento è quello di evitare i verbi. I personaggi della storia sono: 2 3 4 Chi tra essi è il protagonista? ............................................................... Nel racconto si narra una situazione: divertente piena di pericolo tranquilla
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Titolo: ................................................................................................................................ Corse in riva all’oceano. Boka, Kama e Annie stavano ancora pagaiando verso il largo. – Ehi! Ragazzi! Dovete tornare indietro! – gridò, ma loro non sentirono. Titolo: ................................................................................................................................ Allora Jack corse a prendere la tavola da surf e si tuffò nell’oceano. Le onde continuavano a gonfiarsi e lui non riusciva quasi più a vedere i tre amici. Ma non si diede per vinto e avanzò, pagaiando con tutte le sue forze. “Devo costringerli a raggiungermi” pensò Jack, agitatissimo. – Aiuto! Aiuto! – gridò allora. Titolo: ................................................................................................................................ I tre ragazzini trasalirono e si girarono di scatto. Poi si affrettarono a raggiungere Jack. – Potrebbe essere in arrivo uno tsunami! – urlò Jack. – Dobbiamo tornare subito a riva! – disse Boka. – State sdraiati sulla tavola! – suggerì Kama – È più sicuro! – Attenti, arriva un’onda! – li avvertì Boka e tutti insieme cominciarono a pagaiare.
Il gruppo
TUTTI AMICI
Titolo: ................................................................................................................................ Il moto dell’onda li spinse tutti e quattro. Jack si aggrappò ai lati della tavola mentre schizzava avanti con i compagni. A un tratto precipitò in basso, mentre l’onda si richiudeva su se stessa. Era come stare sulle montagne russe! Titolo: ................................................................................................................................ – Dov’è mia sorella? – chiese Jack. Boka gliela indicò. Annie era nell’acqua bassa e stava portando a riva la tavola. Mentre la guardavano, successe qualcosa di strano. L’acqua intorno a Annie cominciò ad arretrare. – Corri, Annie! – gridò Jack. Titolo: ................................................................................................................................ L’acqua si stava allontanando dalla riva e dall’oceano proveniva uno strano suono sibilante. All’improvviso i pesci si trovarono a dimenarsi sulla sabbia del fondo. Non c’era più acqua! Titolo: ................................................................................................................................ Annie mollò la tavola e cominciò a correre. Afferrò la mano di Jack mentre gli passava accanto. Jack afferrò la mano di Boka e Boka prese quella di Kama. Corsero tutti insieme, tirandosi l’un l’altro mentre si precipitavano verso la scogliera. Quando furono in cima si voltarono a guardare. Titolo: ................................................................................................................................ Jack non credeva ai suoi occhi! Un’onda si stava sollevando come una montagna d’acqua. La montagna d’acqua si schiantò contro la scogliera. Titolo: ................................................................................................................................ Quando l’acqua scivolò via, i ragazzi corsero a vedere cosa era successo. La gigantesca onda stava tornando verso l’oceano, trascinando dietro rocce, sabbia, alghe, conchiglie e le loro tavole da surf. – È davvero spaventoso! – mormorò Annie.
CAPISCO LE PAROLE Il protagonista legge nella sua guida turistica il significato del termine “tsunami”. Cercalo anche tu nel dizionario per approfondirlo meglio.
da M.P. Osborne, In surf alle Hawaii, Piemme
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È FACILE
Un amore di libro Per comprendere meglio un racconto, è più facile se ti fermi ogni tanto e ti poni delle domande per verificare se hai capito davvero. Se qualcosa non è chiaro, torna indietro e rileggi solo quel pezzetto. C’erano due bambine, Paola e Giulia, grandissime amiche, grandissime assaggiatrici di cioccolata, grandissime lettrici. Molto spesso Giulia e Paola andavano nella biblioteca di via delle Caravelle. Lì le due amiche tuffavano i nasi, le lentiggini, gli occhi, la testa intera (Paola era bionda, Giulia era bruna), dentro i libri di avventura. Non si alzavano finché le storie non erano finite, oppure perché era tardi e la biblioteca doveva chiudere. • Quali personaggi vengono presentati? D ue bambine. D ue bibliotecarie. D ue cioccolatini.
• Collega i nomi alle immagini. Giulia Paola
Solo il venerdì le due bambine riuscivano ad andare insieme in biblioteca, perché frequentavano scuole diverse con orari diversi. E il venerdì si ritrovavano contente a leggere nel caldo silenzio della biblioteca, profumato di carta fresca e carta antica, di legno e di colla. • Paola e Giulia vanno a scuola insieme? Sì No Non si capisce Anche in fatto di lettura le due amiche avevano gusti uguali: i libri che piacevano a Giulia piacevano anche a Paola; quelli che non piacevano a Paola non piacevano neanche a Giulia. Qualche volta le due bambine leggevano lo stesso libro, a giorni alterni. Il venerdì lo continuavano o lo finivano insieme, con le teste vicine, girando una pagina una e una pagina l’altra. • Le due bambine come fanno a leggere lo stesso libro? U n giorno lo legge Giulia e un giorno lo legge Paola, poi il venerdì insieme. P aola e Giulia lo leggono insieme a giorni alterni.
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È FACILE Per la verità il regolamento della biblioteca non avrebbe permesso che due lettori leggessero insieme lo stesso libro; ma la signora Luisa, la bibliotecaria, il venerdì chiudeva un occhio, perché Giulia e Paola erano le lettrici più fedeli della biblioteca. • Che cosa significa l’espressione sottolineata “chiudeva un occhio”? F aceva l’occhiolino. F aceva finta di non vedere. Un giorno, anzi una sera di lunedì, Giulia telefonò a Paola (le due amiche non abitavano vicine e si telefonavano spesso). – Ho cominciato un libro nuovo, Paola! È divertentissimo! – Bene, Giulia. Domani lo inizio anche io. Che libro è? – Il titolo è La storia di Magodan, ed è proprio un gran libro con la copertina rossa, sullo scaffale alle spalle della signora Luisa. – La storia... di... Magodan – ripetè Paola, scrivendosi il titolo su un foglietto – e quanto ne hai letto? – I soliti tre capitoli, ne avrei letti di più, ma sono capitoli abbastanza lunghi. – E dici che è divertente, eh? – È uno spasso, Paola. Ogni tanto mi veniva da ridere, e facevo fatica a trattenermi. Una volta non ce l’ho fatta, e mi è scoppiata una risata. La signora Luisa ha alzato la faccia verso di me, ma anche i suoi occhi ridevano. E poi non c’era nessuno in biblioteca: solo quattro o cinque ragazzi che facevano le ricerche, ed erano più rumorosi di me... – Bene, domani mi diverto anche io! – disse Paola e cambiarono discorso. • Che cosa consiglia Giulia a Paola? D i ridere tanto. D i leggere La storia di Magodan.
Di leggere tre capitoli.
Le due amiche non si raccontavano mai il contenuto delle storie al telefono. Era troppo bello scoprire con gli occhi le cose che l’altra, il giorno prima, aveva trovato. Era troppo bello, ogni volta, tenere con l’amica quel segreto che si sarebbe sciolto il giorno dopo. • Perché le due amiche non si raccontavano mai il contenuto delle storie? P er tenere un segreto fino al giorno dopo. P er dispetto. P erché parlavano di altro. da R. Piumini, Un amore di libro, Salani
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VERIFICO le mITieÀ CONOSCENZE e ABIL
Un segreto 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
Sandro, Matilde e Luisa hanno più o meno la vostra età e hanno deciso di scrivere un libro. Questo è il loro segreto. Ma andiamo con ordine. Sandro è fissato con i libri, non è capace di andare a letto senza avere un bel romanzo tra le mani. Anche Matilde, la compagna di banco di Sandro, adora i libri. Per lei la felicità più grande è andare in campagna dalla nonna con uno zaino pieno di libri, da leggere su un albero di fico. Matilde è la più brava della classe e, per Sandro e Luisa, è una vera autorità. Ma non si dà delle arie, è generosa e disponibile. Poi c’è Luisa, a cui piacciono le storie, sì, ma quelle raccontate dagli altri. Le piace anche inventarle, le storie. In effetti è l’unica del gruppo a cui piace poco leggere. Ma è simpatica, perché ha molta fantasia. I tre sono amici per la pelle e passano molto tempo insieme. L’ultimo giorno di scuola hanno deciso di inventare e scrivere un romanzo a sei mani, durante l’estate, prima di partire per le vacanze. È luglio e fa un caldo bestiale. I tre bambini, tutti sudati, sono chiusi nella camera di Sandro da tre ore. Il papà di Sandro ogni tanto bussa alla porta: – Ragazzi, fuori ci sono quasi trentacinque gradi. Siete sicuri che non volete andare in piscina? – No, papone, grazie. Vogliamo finire i compiti delle vacanze prima di partire per il mare... – risponde Sandro. È un segreto. Non vogliono dire a nessuno che stanno scrivendo un romanzo. – Ma vi hanno dato così tanti compiti? – chiede il padre di Sandro preoccupato. Matilde sospira, con un’aria un po’ teatrale: – Eh, sì, signor Ronda, tantissimi. Luisa appoggia il mento sul libro delle vacanze che tiene aperto davanti per non essere smascherata. Il padre di Sandro sgrana gli occhi. – Non ti preoccupare. Ce la faremo – lo rassicura Sandro – ora lasciaci studiare. Sennò perdiamo la concentrazione. Il padre fa un passo indietro ed esce, scusandosi con la mano. – Allora, dove eravamo rimasti? – chiede Matilde, tirando fuori i fogli. Sandro succhia il tappo della penna e si sfrega la tempia con l’indice. – Per me una storia d’amore fra bruchi potrebbe funzionare.
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VERIFICO le mie
CONOSCENZE e ABILIT
À
1 Collega ciascun bambino alla sua passione. - Sandro inventare storie - Matilde leggere libri - Luisa 2 Che cosa lega i tre bambini (riga 13)?
.................................................................................. 3 Il testo è intitolato “Un segreto” e questo termine ricorre più volte nel testo (righe 2, 23, 59). Di quale segreto si tratta?
.................................................................................. .................................................................................. 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61
4 Qual è il fatto principale raccontato Luisa interviene: nella storia? – No, facciamo diventare farfalla solo uno dei due I bambini fanno i compiti delle vacanze. innamorati. Così l’altro si dispera. Un bruco e una farfalla I bambini scrivono un libro di nascosto. non possono amarsi. Uno vola e l’altro striscia. Non Il papà propone di andare in piscina. riescono nemmeno a baciarsi. Il matrimonio tra due farfalle. Matilde allarga gli occhi: 5 Segna se le seguenti affermazioni – Ma è una storia tristissima, Luisa! sono vere (V) o false (F). – Una tragedia – commenta Sandro. - Sandro, Matilde e Luisa hanno la Luisa sorride: V F stessa età. – Ma la gente è contenta di piangere. La mamma quando - Matilde è la più brava della classe. V F guarda un film, alla fine piange e dice “Che bel film!”. - A Luisa piace raccontare le storie. V F V F Sandro guarda Matilde: - I tre amici litigano spesso. - Il loro libro racconta una storia – Ha ragione. Anche a mia madre piace piangere. Allora V F con una conclusione tragica. facciamo così, li separiamo per un po’, d’accordo, ma poi - I bambini impiegano tutta alla fine facciamo diventare farfalle tutti e due. E chiudiamo V F l’estate a scrivere il libro. la faccenda con un bel... matrimonio. – Un matrimonio tra farfalle – sorride Matilde. 6 Cosa vuol dire “scrivere un romanzo a Giorno dopo giorno i tre amici scrivono la loro storia di sei mani” (righe 14 - 15)? bruchi e farfalle e a fine luglio il romanzo è finito. Sono .................................................................................. stanchissimi ma soddisfatti: hanno .................................................................................. scritto centocinquanta pagine! MI AUTOVALU TO Prima o poi lo pubblicheranno, il loro libro, e il segreto sarà svelato. Per ora Ho trovato questa verifica: decidono di chiuderlo a chiave in un facile abbastanza facile difficile molto difficile cassetto. La domanda più difficile per me è stata la da C. Bonvicini, In bocca al bruco, Salani
Valuto la mia verifica: ................................................................
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CITTADINANZA
La costituzione degli amici per la pelle Per stare bene insieme, è importante darsi delle regole e rispettarle. Articolo 1 Noi siamo un gruppo di bambini fondato sull’amicizia. Articolo 2 Abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri, senza distinzione di sesso, di nazionalità o di forza muscolare. Articolo 3 Tutti hanno diritto di giocare con gli altri, nessuno può essere cacciato via, anche se non è molto bravo a correre. Articolo 4 Il gruppo aiuterà il bambino che non ha il materiale scolastico e quello che non ha capito la lezione. Articolo 5 Tutti hanno pari dignità e non possono, per nessuna ragione, essere canzonati e derisi, presi in giro dagli altri. Articolo 6 Ognuno di noi ha diritto di giocare come preferisce se questo non comporta danno per gli altri bambini. Articolo 7 Non si può, per nessuna ragione, rivelare i segreti che i compagni ci confidano. Articolo 8 Per prendere le decisioni importanti, si procederà a una votazione: vincerà la maggioranza, ma saranno prese in considerazione anche le opinioni della minoranza. Articolo 9 Ogni volta che si bisticcia, si farà la pace prima di tornare a casa. Articolo 10 Il gruppo si impegna a rispettare l’ambiente e a renderlo migliore. da P. Valente, La casa di Nonna Italia, Raffaello
Le parole DIRITTI e DOVERI sono strettamente collegate. Che cosa significano? Prova a dare una definizione, aiutati, se serve, con il dizionario.
DIRITTO: ................................................................................................... DOVERE: .................................................................................................... Quali sono, secondo te, i tuoi diritti? Scrivine tre. ....................................................................................................................... Quali sono, secondo te, i tuoi doveri? Scrivine tre. .......................................................................................................................
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Organizzatevi in gruppi e progettate un promemoria delle regole fondamentali per creare un buon clima di classe, per essere dei buoni amici, per affrontare al meglio le situazioni difficili e di conflitto. Potete distribuire il vostro promemoria anche alle altre classi della vostra scuola.
ARTE e IMMAGINE
I punti nell’arte
Hai capito che i rapporti tra le persone dipendono molto dai punti di vista e di osservazione. Nell’arte, i punti sono altrettanto importanti: - osservare e capire un’opera d’arte vuol dire anche comprendere il punto di vista dell’artista; - osservare un’opera d’arte vuol dire anche cogliere tutti i punti con cui l’artista ha rappresentato il suo lavoro. Osserva prima da lontano, poi più da vicino il seguente dipinto. Che cosa noti? Completa.
P. Signac, Dintorni di Saint-Tropez
Da lontano, vedo: .......................................................................................................................................................................................... Da vicino, mi accorgo che il dipinto è stato realizzato con tanti ......................................................................................
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ARTE e IMMAGINE
Il puntinismo
Il puntinismo è una tecnica pittorica nella quale punti di colore vengono impressi sulla tela uno vicinissimo all’altro. Da lontano un osservatore non se ne accorge, ma avvicinandosi al dipinto la tecnica diviene chiara. Il primo a usare questa tecnica fu il pittore francese Georges Seurat.
G. Seurat, Una domenica pomeriggio alla Grande-Jatte
Se osservi molto da vicino, ti accorgerai che i punti non sono tutti alla stessa distanza l’uno dall’altro. In alcune parti del dipinto, infatti, i punti sono molto addensati, in altre più rarefatti. Segna con una X le zone in cui i punti sono più addensati: ombra in primo piano chiome acqua cielo Quali colori diversi compongono l’acqua del fiume? ....................................................................................................................................
Quali il prato? .................................................................................................. Secondo te, l’effetto ottenuto è: luminoso e vivace opaco e spento
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ARTE e IMMAGINE
Punti di ogni tipo
Prova a eseguire un semplice esercizio per allenarti a colorare con i punti. Colora con i punti i rettangoli, come indicato. Punti tutti uguali, dello stesso colore.
Punti di grandezze e colori diversi.
Punti addensati (vicini vicini).
Punti rarefatti (piĂš distanti tra di loro).
Punti addensati al centro, rarefatti all’esterno.
Punti rarefatti al centro, addensati all’esterno.
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ARTE e IMMAGINE
Opere a puntini
Ecco alcuni dipinti realizzati con la tecnica del puntinismo. Come vedi, alcuni pittori preferiscono utilizzare punti piccoli, altri punti più grandi, qualcuno gioca con gli addensamenti e le rarefazioni, altri preferiscono dare un effetto uniforme al loro lavoro. Quale dipinto ti piace di più? Perché? ................................................................................................................... ...........................................................................................................................................................................................................
P. Klee, Ad Parnassum
G. Severini, Dinamismo di forme luminose nello spazio
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P. Signac, Ritratto di Félix Fénéon
G. Balla, Bambina che corre sul balcone
I miei punti
ARTE e IMMAGINE
ecidi quali colori usare e in ogni zona del disegno utilizza diversi tipi di punti: della stessa D grandezza, di grandezze diverse, rarefatti, densi, uniformi, della stessa tonalitĂ , di tonalitĂ diverse... Lasciati trasportare dalla tua creativitĂ .
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Crescere giocando Il gioco è un tema divertente, vero? Il gioco fa parte della vita di ognuno di noi e ci accompagna in ogni fase della nostra crescita. Anche sul gioco è importante riflettere insieme in classe, perché è il campo privilegiato per rapportarsi agli altri, scoprire qualcosa in più su voi stessi e sui vostri amici. In questo percorso incontrerai diversi tipi di testi: i testi narrativi, le poesie e le filastrocche, i testi informativi, i testi regolativi, le lettere, le canzoni e i telegrammi! Analizzerai in particolare le filastrocche e le poesie. Alla fine metterai alla prova, con una verifica, le tue conoscenze e abilità. Quanto tempo al giorno giochi? Con chi ti piace giocare? Dove ti piace giocare? Ci sono giochi che non ti piacciono? Perché?
un LETTORE COMPETENTE impara a: leggere in modo selettivo, per individuare velocemente le informazioni utili; cercare le informazioni esplicite nel testo; cercare le informazioni implicite con una lettura più approfondita; capire che le parole possono avere più significati; discriminare la tipologia del testo letto e riconoscere le caratteristiche principali; confrontare le esperienze e le emozioni dei personaggi con le proprie e comunicarle.
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DI GIOCO IN GIOCO... giochi all’aperto i
videogioch
li b r o -g a m e giochi di squ
adra
giochi di carte giochi da tavola
giochi di enigmis tica stigio e r p i d i h c io g Tu che giochi preferisci? Se sono nominati tra le parole sopra, cerchiali, altrimenti aggiungili tu. Che tipo di giocatore sei? Vuoi vincere e se perdi ti arrabbi. Accetti di perdere in modo sportivo. Hai spirito di iniziativa e proponi giochi. Accetti le proposte degli altri. Ti piace fare “il capo�. Rispetti le regole dei giochi. Tendi a non rispettare le regole dei giochi per vincere.
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi nel mondo
Pescadito (Bolivia) Prima di affrontare il testo, leggi le domande proposte a fondo pagina, in modo da riuscire a individuare velocemente le risposte durante la lettura del gioco.
Gioco a squadre, di abilità e velocità. Ogni squadra deve essere formata da un numero pari di giocatori, variabile da dieci a venti, disposti in due file parallele. Ogni giocatore posa le mani sulle spalle del compagno che ha di fronte, nell’altra fila, e le coppie così disposte si stringono una all’altra, in modo da formare con le braccia tese un unico, lungo ponte. Il conduttore del gioco traccia la linea di arrivo prima dell’inizio del gioco, a una decina di passi dalle file di giocatori in attesa. Poi appoggia un pallone sulle braccia della prima coppia di ogni squadra e il gioco ha inizio. Al via i giocatori, sollevando e riabbassando le braccia senza mai lasciare le spalle del compagno, fanno scorrere il pallone lungo il ponte. Man mano che il pallone lascia le braccia di una coppia di giocatori, i due si spostano velocemente (sempre uniti uno all’altro) in fondo alla fila formata dai compagni. A poco a poco il pallone scivolerà, così, verso la linea di arrivo. Se il pallone cade a terra lungo il tragitto, la squadra a cui è caduto viene eliminata. Vince la squadra il cui pallone raggiunge per primo la linea di arrivo senza precipitare dal suo ponte. da www.igiochidielio.it
LETTORE COMPETENTE In quanti si gioca? ................. Dove è stato inventato questo gioco? ............................................................ Cosa serve per giocare? ............................................................ ............................................................ Chi vince? ............................................................ ............................................................
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I giochi nel tempo
CRESCERE GIOCANDO
Nell’antico Egitto Nell’antico Egitto, molti giochi infantili si svolgevano all’aria aperta. Vi era una grande varietà di giocattoli. Tra i giochi preferiti dai bambini egizi c’era senza dubbio giocare con l’argilla. I bimbi, infatti, utilizzavano questo particolare materiale per creare una palla che, riempita di semi, produceva molto rumore quando veniva scossa o lanciata. Poi si divertivano con il tiro alla fune, il salto della cavallina e la corda. Inoltre, nella società egizia, esisteva una vera passione per i giochi da tavola: il “gioco dei cani e degli sciacalli”, il “gioco del serpente o mehen” e la “tavola reale di Ur”. In generale, i bambini si divertivano con semplici giochi domestici. Costruivano da soli trottole, navi, cerbottane, piccole asce da guerra. Erano diffusi i bambolotti di ogni tipo, fatti di tela, di legno dipinto, di argilla o di pietra. Molti giocattoli a forma di animali erano di legno, con ruote e corde per tirarli: coccodrilli con le fauci spalancate, gatti con gli occhi di cristallo, che potevano aprire e chiudere la bocca, o burattini che potevano muovere le estremità. Sono state trovate anche miniature di letti e altri mobili per giocare con le bambole. I giochi con la palla erano anch’essi conosciuti in Egitto. Sono state trovate palle di papiro, di tela o di cuoio piene di paglia, corda o crine. Nelle pitture tombali sono raffigurate fanciulle che fanno giochi di prestigio con le palle. Alle ragazze piaceva il ballo: era il loro passatempo preferito; nel “gioco della stella”, due ragazze eseguivano un movimento di rotazione, stringendo i polsi dei loro compagni. I bimbi si divertivano con giochi di equilibrio, arrampicandosi o camminando sui tavoli. Altro intrattenimento consisteva nel lanciare frecce contro un bersaglio oppure nella lotta libera. Vi era un gioco che consisteva in una specie di “schiaffo del soldato”: un bimbo seduto a terra doveva indovinare chi lo aveva picchiato. Invece nel “gioco del capretto caduto” bisognava atterrare l’avversario.
LETTORE COMPETENTE Rileggi con attenzione il testo in modo da poter individuare le informazioni che ti servono. Poi sottolinea come indicato: - con il blu i giochi dei bambini egizi - con il rosso i giochi delle bambine egizie
Argilla: terra che mescolata con l’acqua diventa modellabile. Miniatura: modellino.
DICO LA MIA Tra i giochi che praticavano i bambini dell’antico Egitto, ce ne sono alcuni conosciuti ancora oggi? Se sì, quali? ......................................................................................... .........................................................................................
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi nel tempo
Ti presento Alice Precauzione: cautela, prudenza. Porcellana: materiale ceramico pregiato, liscio e luminoso. Blusa: tipo di camicia corta e larga. Trina: merletto.
– Per favore, posso vedere le bambole nel baule? Per favore! – ho esclamato così forte da far sobbalzare le bambole sugli scaffali. – Sicuro! – ha detto la bisnonna – Vieni, aiutami a tirarle fuori. Quando la bisnonna ha sollevato il coperchio del baule, le ho viste tutte in fila, con gli occhi chiusi. Sembravano profondamente addormentate. – Puoi svegliarle – ha detto la bisnonna. Ho tirato fuori dal baule con precauzione una bella bambola dai lunghi capelli rossi. Aveva una camicia da notte bianca, ma niente ciabattine sui pallidi piedini di porcellana. Le piccole unghie erano dipinte di rosso. Le mancava una mano, ma non me ne importava nulla. – Com’è bella! – ho sussurrato, cullandola dolcemente. – Ti presento Alice. Immagino che abbia un po’ freddo con questa camicia da notte leggera. Cosa ne dici di cercare qualcosa da metterle addosso? – ha proposto la bisnonna. In un altro baule c’erano tantissimi abitini accuratamente piegati: vestiti da sera, cappottini di lana con pelliccia, bluse da marinaio, grembiulini a quadretti, biancheria ornata di trine, calze di maglia nera e stivaletti con bottoncini di perle. – Tira pure fuori qualcosa. Ma non fare disordine – ha detto la bisnonna. Con mani tremanti ho frugato tra i vestiti e ho tirato fuori un abitino a fiori con un colletto di pizzo. – Posso metterle questo? – Credo proprio che sia l’abito preferito di Alice – ha risposto la bisnonna. Ho vestito Alice muovendole braccia e gambe con gran delicatezza. Le maniche le stavano un po’ lunghe, così non si vedeva che le mancava la mano. Era perfetta. da J. Wilson, Zip, Salani
MI AUTOVALU TO
LETTORE COMPETENTE I personaggi di questo racconto sono: .............................................................................................................................................. Quale ti sembra che abbia un ruolo principale? ............................................ Chi è Alice? ................................................................................................................. A chi appartiene Alice?
Alla bambina.
Alla bisnonna.
Sottolinea nel testo le parti in cui si descrive Alice: - con il rosso come è all’inizio - con il blu come è alla fine
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Ho trovato questa lettura: facile difficile abbastanza facile molto difficile Ho capito il racconto: alla prima lettura a una seconda lettura Gli esercizi sono stati: divertenti noiosi
I giochi nel tempo
CRESCERE GIOCANDO
Il Meccano Leggendario come il Lego, il Meccano è un gioco di costruzione popolarissimo, ma a differenza del primo è un po’ più impegnativo. Il nome originario è Mechanics Made Easy = meccanica per tutti. Il Meccano era un gioco davvero difficile da trovare in una casa normale. Qualche ragazzino particolarmente fortunato forse possedeva la scatola numero zero o, al massimo, quella numero uno (dono della prima comunione di uno zio speranzoso che il nipote da grande, facesse l’ingegnere), ma l’intera gamma fino alla scatola nove o, addirittura, alla mitica scatola dieci, con cui si sarebbe potuto costruire anche il Ponte di Brooklyn, compresi i grattacieli intorno e le auto che lo percorrevano, e forse buona parte di New York, era appannaggio solo di alcuni principi figli di re o dei figli di industriali ricchissimi. Più che un gioco, era un sogno irraggiungibile, mai realizzato. Si favoleggiava di amici che avevano conoscenti che assicuravano di avere visto locomotive con tutti i vagoni, torri Eiffel, carri armati e veicoli di ogni genere. Avevano sentito dire, raccontare... Realizzazioni comunque mai viste, dal vivo. Un sogno, appunto, come tanti altri della nostra giovinezza.
Meccanica: attività tecnologica che ha per oggetto la costruzione di macchine e meccanismi. Gamma: serie. Appannaggio: privilegio.
da F. Guccini, Il piccolo manuale dei giochi di una volta, Mondadori
LETTORE COMPETENTE Chi racconta, secondo te, è: un bambino un genitore giovane un nonno Da cosa lo hai capito? L’autore non dichiara direttamente se a lui piaceva o meno il Meccano ma lo lascia intuire con alcune espressioni. Sottolineale.
CAPISCO LE PAROLE Cosa significa, secondo te, “si favoleggiava”, in questo brano? Si raccontavano favole. Si fantasticava. Si spettegolava.
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LABORATORIO
IL TESTO POETICO
Lo skateboard È una tavola, si va come sull’onda A A nel mare che circonda, si va veloci, l’aria tra i capelli uno dei mille giochi più belli. Sullo skate si traballa, si sguilla si piroetta e si sbirilla. La strada diviene pista, si supera anche il ciclista. Ci si può pure sbucciare e così più forti diventare. D. Rondoni, Le parole accese, Rizzoli
La poesia è un componimento scritto in versi, secondo un certo ritmo. Il verso è costituito da una o più parole scritte sulla stessa riga, dopo le quali si va a capo, anche se la riga non è finita. Le strofe sono gruppi di versi, separate una dall’altra da una riga vuota.
I versi possono essere legati tra di loro dalla rima. La rima cambia in base allo schema con cui si ripetono i suoni.
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Quanti versi sono presenti in questa poesia? 10 5 2 Quante strofe sono presenti in questa poesia? 10 5 2 Quanti versi ci sono in ogni strofa? 10 5 2
Sottolinea con lo stesso colore la parte finale delle parole che rimano tra di loro. Completa lo schema delle rime nelle caselle accanto a ogni verso. L’esercizio è avviato. Che rima ha questa poesia? Rima baciata. Rima alternata. Rima incrociata. A A A A B B B A B B B A
IL TESTO POETICO
LABORATORIO
Chi acchiappa?
Pane secco
Chi acchiappa Checco che nel comò rococò chiude a chiave chicchi, occhiali, cose chiare chioccioline un poco vecchie, chilogrammi di lenticchie, chiodi, chiglie e cartocci di conchiglie?
Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche stanno. da www.filastrocche.it
da www.filastrocche.it
Tante filastrocche vengono scritte per giocare con le parole. È il caso degli SCIOGLILINGUA. Lo scioglilingua contiene gruppi di suoni e parole difficili da pronunciare, con lo scopo di sfidare e divertire il lettore a ripeterli anche velocemente senza intrecciarsi la lingua.
Quali lettere o gruppi di lettere rendono difficile la pronuncia degli scioglilingua che hai letto? Scrivili di seguito. Chi acchiappa?: ......................................................................... Pane secco: ..................................................................................
Le CONTE sono filastrocche, in genere usate dai bambini per scegliere chi deve fare qualcosa in un gioco di gruppo. Le conte sono caratterizzate dal ritmo che è dato dal numero delle sillabe dei versi, dagli accenti, dalle parole ripetute e dalle rime. Per dare ritmo alle conte ci possiamo aiutare con il battito delle mani.
Prova a mettere un segno di spunta sopra le sillabe su cui cade l’accento, come vedi già fatto sulla prima conta. Sotto la cappa del camino c’era un vecchio contadino che suonava la chitarra: bim bum sbarra. Ponte ponente ponte pì tappe ta Perugia ponte ponente ponte pì tappe tappe ri.
A bì bò chi sta sotto non lo so ma al più presto lo saprò. A bì bò punto rosso, punto blu starai sotto proprio tu.
Vola al Libro delle TIPOLOGIE: • approfondisci il testo poetico (da pagina 57) • esercitati a scrivere filastrocche e poesie (da pagina 98)
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi con le parole
Scioglicapo o rompilingua Una matita disegna le dita di una mano che con la matita a mano disegna le dita di una mano che tiene in mano una matita che sta disegnando la mano che in mano ha una matita che a mano disegna le dita di quella mano che in mano ha una matita adesso appuntita per disegnare meglio le dita della mano non ben rifinita della matita che non era appuntita. da P. Formentini, Poesiafumetto oplà!, Nuove Edizioni Romane
LETTORE COMPETENTE Quanti versi sono presenti nella poesia? In quante strofe sono raggruppati i versi?
Quale gioco di parole è stato compiuto nel titolo? ............................................................................................................... Quale gioco di parole c’è nei versi della poesia? ...............................................................................................................
Acrostico o mesostico? Sai come funziona? Si parte da una parola scritta verticalmente in stampatello. Poi si compone una frase usando parole che cominciano con le lettere incolonnate.
S come scuola come compagni C U come tutti uguali come occhi e occhiali O L come lezione A desso ricreazione.
da M. Cecchi, B. Tognolini, Filastrocche e canzoni..., RAI-ERI
c mo lti bambini pe r cantare allegr a mente
oc orrono
Prova su un foglio con il tuo nome, che cosa potrebbe uscir fuori?
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I giochi con le parole
CRESCERE GIOCANDO
C’erano tre volte C’erano tre volte... La prima volta procedeva una alla volta, in fila indiana, in silenzio. Non si voltava né di lato, né di dietro; guardava caparbia alla volta della sua destinazione. Di volta in volta, faceva quel che c’era da fare, quel che le veniva ordinato: neppure una volta era tentata di disobbedire. La seconda volta era una voltagabbana, le aveva dato di volta il cervello. Ogniqualvolta dicevi “Adesso devi proprio fare i compiti” o “Mi aspetto di vedere la tua camera in ordine”, si rivoltava sdegnata e scriveva scarabocchi sul quaderno o sui muri. E ti sentivi confuso, magari arrivavi anche a pensare che, per una volta, uno scarabocchio sul muro poteva creare ordine invece di distruggerlo. Non ogni volta, intendiamoci, perché quello è un ordine noioso, un ordine che è sempre lo stesso, volta per volta. Ma l’ordine che funziona stavolta, che solo stavolta è giusto, sarà contraddetto un’altra volta, nove volte su dieci.
Caparbio: ostinato, testardo. Voltagabbana: opportunista, ipocrita.
LETTORE COMPETENTE Il brano letto gioca con la parola “volta” e non è facile da capire. Per capirlo, puoi aiutarti cercando la frase principale in ogni sequenza. Nella prima, la frase principale è già evidenziata. Questa strategia ti aiuterà a cogliere il senso di ogni parte del brano.
La terza volta si era volta alla volta celeste. Si occupava solo della parola “volta” ed esplorava tutti i modi diversi in cui la si può usare, a volte. Era una continua giravolta, un volteggiare di razzi e petardi, volevi vederla ancora una volta, infinite volte. Ma intanto avevi ricominciato a camminare diritto, a non voltarti né di lato, né di dietro. Per te le svolte erano finite una volta per tutte, una buona volta! La terza volta era anche l’ultima. Fino alla prossima volta. da E. Bencivenga, Parole in gioco, Mondadori
CAPISCO LE PAROLE Scegli una delle “Tre volte”. Rileggi il pezzo di testo e sottolinea le espressioni in cui compare la parola “volta”. Per ciascuna di esse, prova a definirne il significato. Una stessa parola, infatti, come sai, può avere significati diversi. Aiutati, quando non riesci a spiegarti, con degli esempi.
MI AUTOVALU TO Ho trovato questa lettura: facile difficile abbastanza facile molto difficile In questa attività ho imparato che: ......................................................................................... .........................................................................................
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi con le carte
Se-dici carte Interferenza: intromissione, disturbo.
Obiettivo del gioco e conclusione Raccontare una storia personale a partire da un’immagine. Giocatori Quattro. Supporti Sedici cartoncini rettangolari di circa 10x15 cm; riviste con immagini, colla e forbici. Preparazione Ogni partecipante cerca fra le illustrazioni disponibili quattro immagini: un personaggio, un ambiente, un sentimento, un avvenimento. Le ritaglia e le incolla su un cartoncino in modo da realizzare le carte. Su ogni carta scrive il titolo in base alla sua immagine (ad esempio, sulla carta del personaggio: la mamma...; sulla carta dell’ambiente: la montagna...; su quella del sentimento: il dolore...; sulla carta dell’avvenimento: il primo dente che cade...). Come funziona il gioco Una volta terminata la costruzione delle carte, un giocatore prende cinque carte (coperte) e le sistema sul tavolo: la prima carta, coperta, viene messa al centro del tavolo e le altre quattro ai suoi lati. La carta centrale rappresenta il futuro, le due in verticale rappresentano la condizione presente; quelle a destra e a sinistra della centrale rappresentano il passato. Il giocatore sceglie una carta, la gira e racconta senza interruzioni o interferenze. Una volta terminato il racconto, le cinque carte vengono rimesse nel mazzo e un altro giocatore inizia il suo turno di raccontare. Durata Per la ricerca e la realizzazione delle carte occorre circa mezz’ora. Per le narrazioni decidere un tempo nel gruppo. da G. Staccioli, Ludobiografia: raccontare e raccontarsi con il gioco, Carocci Faber
LETTORE COMPETENTE Qual è l’obiettivo del gioco? ......................................................................................................................................................... Quanto ci vuole per preparare i materiali? ......................................................................................................................................................... Cosa ti ha aiutato a cercare le informazioni per rispondere in modo veloce? .........................................................................................................................................................
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DICO LA MIA Dopo aver compreso bene le regole del gioco, organizzati con i tuoi compagni per giocare: avrai l’occasione per raccontare di te e per conoscere meglio i tuoi amici.
Il gioco nelle canzoni
Ogni favola è un gioco Il gioco viene spesso scelto come tema anche nel mondo della musica, come in questo caso ha fatto un famoso cantautore italiano, Edoardo Bennato. Ogni favola è un gioco che si fa con il tempo ed è vera soltanto a metà la puoi vivere tutta in un solo momento è una favola e non è realtà. Ogni favola è un gioco che finisce se senti tutti vissero felici e contenti forse esiste da sempre non importa l’età perché è vera soltanto a metà! Ogni favola è un gioco è una storia inventata ed è vera soltanto a metà e fa il giro del mondo e chissà dov’è nata è una favola e non è realtà. Ogni favola è un gioco se ti fermi a giocare dopo un po’ lasciala andare non la puoi ritrovare in nessuna città perché è vera soltanto a metà!
CRESCERE GIOCANDO
Cantautore: cantante di musica leggera che scrive le sue canzoni.
Universi sconosciuti, anni luce da esplorare astronavi della mente, verso altre verità! Ogni favola è un gioco che si fa con il tempo ed è vera soltanto a metà la puoi vivere tutta in un solo momento è una favola e non è realtà! Ogni favola è un gioco se ti fermi a giocare dopo un po’ lasciala andare non la puoi ritrovare in nessuna città perché è vera soltanto a metà! E. Bennato
LETTORE COMPETENTE Secondo il cantautore, cosa sono le favole? ....................................................................................................................... Ti ricordi la corretta definizione di “favola”? Segnala con una X. Breve narrazione con personaggi immaginari (per lo più animali), che contiene un insegnamento morale. Racconto fantastico con esseri umani e creature magiche (maghi, fate, streghe, gnomi), animali e oggetti parlanti. Che tipo di racconto indica l’altra definizione?
DICO LA MIA Quali favole conosci e ricordi? Esercitati a raccontarne una a voce alla tua classe.
....................................................................................................................... Il cantautore, secondo te, ha usato le parole in modo corretto o ha generalizzato? Perché? .......................................................................................................................
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CRESCERE GIOCANDO
Giocare con le storie
Fiaba-telegramma Drago rapisce principessa - Re chiede cavalieri salvare principessa Tre cavalieri attaccano drago - Primo cavaliere carbonizzato Secondo schiacciato - Terzo divorato intero crudo - Re disperato Postino idea - Manda pacco bomba drago - Drago esplode Principessa sposa postino - Felici e famiglia numerosa da B. Friot, Il mio mondo a testa in giĂš, Il Castoro
Telegramma: messaggio breve trasmesso attraverso il telegrafo o tramite altri, piĂš moderni strumenti postali.
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LETTORE COMPETENTE Riordina le sequenze illustrate di questa strana fiaba, numerandole da 1 a 12. Scrivi poi una breve frase per ciascuna di esse, in modo da raccontare la fiaba in modo completo.
Giocare con le storie
CRESCERE GIOCANDO
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi da tavola
Scacchi per Cesare Sentenziare: giudicare, esprimere un’opinione con fermezza. Insormontabile: che non si può superare.
LETTORE COMPETENTE Chi scrive la lettera (il mittente)? ....................................................... Chi la riceve (il destinatario)? ....................................................... Nella lettera si racconta: di un regalo ricevuto di una punizione di una polmonite del legame tra nonno e nipote
Cara Lucrezia, nella mia ultima lettera ti avevo accennato del nonno e della scatola che mi aveva regalato... era un magnifico gioco degli scacchi. Il babbo non ha neanche fatto in tempo a protestare per ribadire che io sono in punizione, che il nonno ha sentenziato: – Non pensare che questo sia semplicemente un gioco! È molto, molto di più. È una vera palestra per il cervello. “Ho capito!” ho detto a me stesso “La vecchia volpe del nonno mi sta regalando un gioco, ma lo spaccia per una cosa utile! Che gran genio, l’inventore dei nonni!”. Il nonno ha raccontato una strana storia che riguarda il gioco degli scacchi nei secoli passati. Insomma, ci ho capito poco e quel poco l’ho già dimenticato. Poi ha cominciato a parlare e a raccontare di scacchisti famosi e ogni tanto infilava qualche frase di personaggi celebri. Il babbo se ne è rimasto stranamente in disparte ed è stato il nonno ad avvicinarsi a lui. – Non potevamo lasciare il piccolo Cesare senza una buona scacchiera, non trovi? Lo adoro quando mi chiama “il piccolo Cesare”, mi dà un’aria di importanza che, sinceramente, mi dona proprio. – No, papà – ha risposto il mio babbo al suo – ricordo ancora quando tu insegnasti a me. – Anch’io, sai? Avevi appena superato una brutta polmonite e non sapevi cosa fare tutto il giorno – giuro che fossero stati soli, quei due, grandi come sono, si sarebbero fatti due belle lacrimucce di commozione. Comunque, torniamo a noi. Ora possiedo una scacchiera con bellissimi pezzi in legno, ma ho un problema apparentemente insormontabile: non so giocare. E tu? Sai già giocare? Magari mi puoi aiutare con qualche trucchetto, per stupire il nonno. Scrivi presto, Cesarino da I. Sciapeconi, Uno scacco tutto matto, Boopen
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I giochi all’aperto
CRESCERE GIOCANDO
I giochi di Miles La prima volta lo vidi dalle parti del vecchio ponte, sul Mississippi. Giocava a nascondino con altri bambini. Il più mingherlino sembrava un fulmine per come era veloce. Un tale rossiccio, invece, fingeva di andare giù per il vicolo e prendeva una scorciatoia. Un altro ancora, che chiamavamo Charlie, scavalcava le siepi con salti da gatto. Io me ne stavo in disparte. Ero appena arrivato in città e pensavo che sarebbe stato bello giocare con loro. Soprattutto volevo conoscere quel tipo, tutto vestito di blu. Si faceva notare molto, pur non facendo le strane manovre dei compagni. Il giorno dopo arrivai al ponte un’ora prima. C’erano solo quattro ragazzi che si lanciavano il pallone con le mani, un po’ svogliati. Vinsi la timidezza e chiesi: – Posso giocare con voi? Il più mingherlino mi lanciò la palla e disse: – Non so, dipende da Miles. Miles era il tipo blu, che arrivò per ultimo. Mi feci coraggio e gli chiesi: – Posso giocare? Non rispose. Mi tolse la palla dalle mani e la gettò in un angolo. Mi diede un fazzoletto rosso poi disse a tutti: – Oggi, nascondino con mosca cieca. – Giochiamo bendati? – chiese il mingherlino. Miles annuì e distribuì fazzoletti rossi anche agli altri. – Non posso giocare senza vedere – protestò Red, il bambino più veloce. – Le hai le orecchie? – disse Miles, che si era già messo la benda – Usa quelle. Chi avrebbe mai detto che quel gioco potesse essere così divertente?
Mississippi: fiume dell’America Settentrionale. Mingherlino: gracile, magro.
da R. Piumini, C. Comini, Miles Davis, i giochi di Miles, Curci Young
LETTORE COMPETENTE Sottolinea nel testo le risposte alle seguenti domande, usando i colori indicati. Il narratore dove incontra per la prima volta il gruppo di ragazzi? Perché il narratore ancora non li conosceva? Quale tra i ragazzi attira in particolare l’attenzione del narratore? Con quali giochi si divertono i ragazzi? Il narratore non dice se è stato accolto nel gioco e se poi si è divertito, ma lo si può intuire facilmente. In quali punti del testo? Se sei in difficoltà, rileggi la parte del testo segnata a lato e la conclusione.
DICO LA MIA In tutti i gruppi di amici c’è sempre qualcuno che svolge la funzione di leader come Miles, quello che ha la stima di tutti e che in genere propone i giochi e tutti lo seguono. C’è anche nel tuo gruppo di amici? Tu che rapporto hai con lui/lei? Racconta.
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CRESCERE GIOCANDO
I giochi all’aperto
Volare sull’altalena Ti piace volare sull’altalena nel cielo sempre più blu? È poco dire che vale la pena, è meglio dire: niente di più. Su su salendo sopra la chiesa nasce allo sguardo un nuovo confine e in quella nuova, immensa distesa, le strade, i fiumi, ponti, cascine. Finché lo sguardo torna al giardino giù verso il tetto di tegole rosse. Ancora volo, ancora sconfino su e giù nell’aria, ma senza scosse. da R.L. Stevenson, Il mio letto è una nave, Feltrinelli
Sconfinare: oltrepassare i confini.
LETTORE COMPETENTE In questa poesia il poeta: e sprime il grande piacere che prova andando in altalena spiega come andare in altalena I versi “È poco dire che vale la pena, è meglio dire: niente di più” significano che per il poeta: non c’è niente di più bello che andare in altalena non vale niente andare in altalena
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Fin dal titolo, il poeta usa il verbo “volare” sull’altalena. Quali sensazioni ti trasmette? paura senso di libertà leggerezza solitudine allegria serenità Dopo aver letto questa poesia hai voglia di un volo sull’altalena?
Il gioco e le diversità
CRESCERE GIOCANDO
Saltare la corda Prima di conoscere Clara, nessuno sapeva cosa fosse la sindrome di Down. Clara saltava la corda. Lo faceva spesso, dormendo. Da sveglia non ci pensava più, al salto con la corda. Soltanto nel sonno le tornavano in mente la tiritera e i salti da contare uno dopo l’altro all’infinito, come facevano le sue compagne di classe durante l’intervallo. ARANCIA LIMONE MANDARINO FRAGOLA BANANA... Sognava di saltare la corda e a ogni giro quasi volava. ARANCIA LIMONE MANDARINO FRAGOLA BANANA... Nella realtà Clara non aveva mai imparato a saltare la corda. Correre non era un problema, ma quei salti proprio non le riuscivano. Le sue compagne contavano i giri con la filastrocca e lei le stava a guardare a bocca aperta. ARANCIA LIMONE MANDARINO FRAGOLA BANANA... A lei bastava che le dessero da tenere quelle belle impugnature di legno colorato e anche lei contava: ANCIA MONE DARINO FAGOLA BANA! Le sue compagne contavano con lei ed era molto bello: Clara sollevava le braccia e saltava e, anche se non riusciva mai ad alzare la corda da terra, si divertiva lo stesso. Tutti i giochi che si facevano a scuola le piacevano, soprattutto quelli del cortile. Le piacevano i giochi che capiva, come il salto della corda, e anche quelli che non capiva. Certi giochi con il pallone, come palla prigioniera, erano davvero troppo difficili per lei: correva di qua e di là perché tutti correvano, e ogni tanto qualcuno le diceva: “Sei presa, devi andare laggiù!”. Clara dopo un po’ si stancava di stare in fondo e tornava in campo a correre come gli altri. “Ehi, tu sei prigioniera! Devi stare là!”, le gridavano. Ma Clara faceva finta di non sentire, oppure sparava un “No!” secco per tutta risposta.
Sindrome di Down: una caratteristica genetica, dovuta alla presenza di un cromosoma in più nelle cellule di una persona.
CAPISCO LE PAROLE Rileggi l’ultima frase in cui è inserito il verbo “sparare”. Con quale dei seguenti verbi potresti sostituirlo? Diceva. Lanciava. Gridava.
da G. Quarzo, Clara va al mare, Salani
LETTORE COMPETENTE Sottolinea nel testo le risposte alle seguenti domande, usando i colori indicati. Quali sono i giochi che Clara riesce a capire? Quali sono i giochi che Clara non riesce a capire? Come si comportano, secondo te, i compagni di classe di Clara con lei? Sono attenti a farla giocare con loro. La lasciano in disparte da sola.
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CITTADINANZA
Il diritto al gioco Fammi giocare solo per gioco senza nient’altro, solo per poco senza capire, senza imparare senza bisogno di socializzare solo un bambino con altri bambini senza gli adulti sempre vicini senza un progetto, senza un giudizio con una fine ma senza l’inizio con una coda ma senza la testa solo per finta, solo per festa solo per fiamma che brucia per fuoco. Fammi giocare per gioco. da B. Tognolini, Rime raminghe, Salani
Il diritto al gioco è stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché dalla nostra Costituzione. In particolare, nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nell’articolo 31, si dice: no al fanciullo il 1 - Gli Stati parti riconosco libero, a dedicarsi diritto al riposo e al tempo ative proprie della al gioco e ad attività ricre eramente alla vita sua età e a partecipare lib culturale e artistica.
2 - Gli Stati parti rispettano e favorisco no il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artisti ca e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attivit à ricreative, artistiche e culturali.
Ci sono, secondo te, delle situazioni in cui non viene rispettato il diritto al gioco? Confrontati con i tuoi compagni e discutine con loro.
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Maschi e femmine nei giochi
CRESCERE GIOCANDO
GiSaBeCa Carlotta era uscita dalla sua camera con il muso lungo. La madre alzò gli occhi al soffitto e allargò le braccia. Non troppo, però, perché quel gesto rischiava di contrariare sua figlia. – Ma ti pare giusto? – aveva sbottato Carlotta – Non un libro, dico io, non un libro in cui si racconti di una bambina che gioca. – Come dici, cara? – aveva chiesto la madre. – Pensaci mamma, quanti libri conosci? Molti più di me, certo, ma anche io non scherzo. In tutti i libri che abbiamo letto, bene che vada, le bambine giocano con le bambole, mentre i maschi se la spassano con il calcio, le biglie, le cerbottane, le costruzioni, le arrampicate! La madre di Carlotta aveva un debole per le uscite di sua figlia. Pensava che la sua bambina trovasse sempre il modo per dire le cose che lei stessa avrebbe voluto dire da piccola. – Penso proprio che tu abbia ragione – rispose – a voi bambine, quale gioco piace fare? – Ecco, appunto – rispose Carlotta – vado a giocare, te lo racconto stasera. Poi sorrise, le diede un bacio sulla guancia e uscì di casa. Poco fuori, in cortile, trovò le altre del gruppo GiSaBeCa: un acronimo pensato per mettere insieme Ginevra, Sandra, Benedetta e Carlotta, ovviamente. Se ne stavano sedute sul muretto con le gambe penzoloni. Probabilmente, stavano parlando di Giuseppe e di quel suo strano modo di camminare da quando andava in giro con gli occhiali da sole e il gel sui capelli. – Che fate? – chiese Carlotta. – Niente – rispose Ginevra – stavamo parlando. – Vi va di fare un gioco? – Che gioco? – chiese Sandra. – Si chiama “Spaccaossa” e l’ho visto al mare – rispose Carlotta. – “Spaccaossa”, ma che gioco è? – chiese Benedetta. – Sandra sale sulle mie spalle, Ginevra sulle tue. Noi siamo i cavalli, loro i cavalieri. Chi cade dal cavallo perde. – Ma deve essere pericolosissimo! – disse Ginevra, che già si immaginava scaraventata a terra da un colpo molto ben assestato da Sandra. Ma lo disse con una luce negli occhi, con un sorrisetto divertito che sembrava dire: “Certo che sono pronta. E ve la farò vedere!”.
Contrariare: irritare, provocare dispiacere o disappunto. Acronimo: nome formato unendo le lettere o sillabe iniziali di più parole.
LETTORE COMPETENTE Cosa vuol dire l’espressione evidenziata nel testo? Alla madre dispiaceva quando la figlia usciva. La madre apprezzava le cose che diceva la figlia. La figlia era più forte della madre.
DICO LA MIA Inventa un acronimo per definire il tuo gruppo di amici: puoi utilizzare i nomi, ma anche una definizione, ad esempio: VIP = Very Important Person
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CRESCERE GIOCANDO
La paura nel gioco
La sfida Punzecchiare: provocare. Brandello: piccola parte strappata di una stoffa o di un altro materiale. Granito: tipo di roccia molto dura. Pietra angolare: pietra che sostiene due muri ad angolo.
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Erano le undici e mezza di sera. Jamie uscì e chiuse la porta d’ingresso, si assicurò che la finestrella a lato fosse socchiusa per il suo rientro e zampettò verso il prato. Mentre saltava la siepe e si avviava lungo la strada si sentiva la mente molto più leggera adesso che aveva un piano per umiliare Monaghan e Kelly Ann. Lo stavano aspettando ai cancelli del cimitero. – Ok, sei pronto? – Certo che lo sono. Kelly Ann era stranamente silenziosa. Jamie non riuscì a trattenersi dal punzecchiarla. – Ehi! Mi sembri un po’ spaventata. – Neanche la metà di quanto lo sarai tu, seduto accanto a una tomba di vampiro a mezzanotte. – Bah! I vampiri non mi fanno né caldo, né freddo. – Ah no? Staremo a vedere. Jamie si sentiva nervoso ed eccitato, ma non impaurito, mentre si arrampicava oltre il pesante cancello di ferro battuto. Monaghan stabilì le regole della sfida. – Allora, quindici minuti in tutto. Dieci seduto sul gradino e cinque te li concediamo per andare e venire dalla tomba. Via! Nel cielo era apparso uno spicchio di luna, in mezzo a brandelli di nuvole in movimento; una brezza lieve muoveva i cespugli, formando vaghi disegni di ombre sul viale di ghiaia del cimitero. Jamie strinse i pugni, sforzandosi di proseguire dritto, mettendo i piedi uno davanti all’altro. Angeli di marmo bianco sembravano osservarlo con occhi privi di sguardo, tra le file serrate di croci e di lapidi di granito; una spessa nube oscurò momentaneamente la luna. Jamie ammise in silenzio con se stesso: non c’erano assolutamente dubbi, adesso aveva paura. Per quanto cercasse di fare attenzione nel camminare, la ghiaia scricchiolava rumorosamente sotto i suoi piedi. Si gettò una rapida occhiata alle spalle, ma non vide altro che la luce giallastra di un lampione sulla strada di fronte al cimitero. Quando si voltò di nuovo fu costretto a sbattere rapidamente le palpebre, per cancellare dal proprio campo visivo il forte riverbero della luce. Abbandonò il sentiero, inciampando in una pietra angolare; si rialzò in piedi, saltellando e massaggiandosi il ginocchio sbucciato, e andò a finire dentro un cespuglio. Fffffrrrrrrttttttttttttttt! Jamie guaì e fece un salto indietro. Digrignando i denti si sforzò di arrancare ostinatamente in avanti, verso il campo delle tombe straniere. Bang! Bang! Bang! Bang!
La paura nel gioco
La campana della chiesa suonò la mezzanotte, mentre Jamie giungeva tremante a destinazione: si diresse verso gli scalini e, cercando di non pensare ai prossimi dieci minuti, ripassò la prima parte del suo piano. Il desiderio di vendicarsi dei due che lo aspettavano al cancello del cimitero gli dava un certo coraggio. Si sedette sugli scalini della tomba e tirò fuori una bustina, contando mentalmente fino a seicento mentre si truccava. Inumidendosi leggermente la faccia, la coprì con uno spesso strato di farina bianca, fino all’attaccatura dei capelli; il vento se ne portò via un pochino, ma gliene rimase addosso parecchia. Ridacchiò sottovoce, immaginandosi la scena, quando sarebbe tornato da loro lungo il sentiero, tra circa otto minuti. Plasmando con le mani due piccoli coni di plastilina gialla, se li fissò a un lato del collo. Cerchiò con cura le basi dei coni con un pennarello violaceo e fece sgocciolare del colorante alimentare rosso sotto le due finte impronte di denti di vampiro. Adesso gli rimanevano circa sei minuti. Jamie si cerchiò gli occhi di nero con una matita da trucco che aveva preso in prestito da sua madre e si applicò della matita blu sulle labbra per dare un tocco finale. Si illuminò la faccia con una piccola torcia e guardandosi nello specchietto ridacchiò davanti a quell’orrida apparizione. Cribbio! Se la sarebbero data a gambe, eccome, quando l’avrebbero visto arrancare verso di loro mugolando...
CRESCERE GIOCANDO Plasmare: dare forma.
da B. Jacques, Sette storie di... paura!, Mondadori
LETTORE COMPETENTE Completa il testo inserendo le parole proposte ed esegui le indicazioni.
mezzanotte - coraggio - piano - Jamie - sfida - cimitero - paura - vampiro - tomba Gli amici di ..................................... gli lanciano una .......................................: dovrà inoltrarsi a ...................................... da solo nel .......................................... e sedersi vicino a una .......................................... di un ........................................... Sottolinea nel testo le regole fissate dagli amici.
Jamie non ha il .......................................... di rifiutare, ma elabora un .......................................... per vendicarsi dei suoi amici così che anche loro provino una grande ........................................... Riferisci in breve e con parole tue qual è il piano di Jamie per impaurire gli amici. Rileggi le battute del dialogo tra i tre amici. Jamie nega di aver paura, ma più avanti, solo con se stesso, dichiara il contrario. Sottolinea il punto del testo in cui cambia lo stato d’animo del protagonista. Segna con una X le caratteristiche del luogo, presentate dall’autore, per creare un’atmosfera di paura e far crescere la suspense nel lettore: tempo atmosferico elementi architettonici suoni e rumori vegetazione animali pericolosi luci e ombre
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CRESCERE GIOCANDO
La fantasia nel gioco
Pippi cerca-cose – E che cosa si fa adesso? – chiese Tommy. – Io non so che cosa abbiate intenzione di fare voi – disse Pippi – quanto a me, non me ne rimarrò davvero con le mani in mano: sono una cerca-cose e voi sapete bene che questa professione non lascia mai un minuto libero. – Cosa hai detto che sei? – chiese Annika. – Una cerca-cose. – Ma cos’è? – domandò Tommy. – Evidentemente qualcuno che si preoccupa di cercare le cose; non vedo cos’altro potrebbe essere! – disse Pippi – Il mondo è pieno zeppo di cose, e ci vuole pure qualcuno che si dia da fare per sapere che razza di cose siano. Questo è appunto il compito dei cerca-cose. – Ma che tipo di cose? – insistette Annika. – Che ne so, qualsiasi tipo di cose: pepite d’oro, piume di struzzo, topi morti, caramelle con lo scoppio, minuscole viti e così via – rispose Pippi. Tommy e Annika ne conclusero che doveva trattarsi di un gioco divertente e decisero di improvvisarsi cerca-cose anche loro. Tommy tuttavia precisò che avrebbe preferito trovare una pepita d’oro piuttosto che una minuscola vite. – Stiamo a vedere – disse Pippi – qualcosa si trova sempre. Soltanto sbrighiamoci, se non vogliamo che altri cerca-cose ci precedano e ci portino via tutte le pepite d’oro sparse nella zona. I tre cercatori si misero dunque all’opera: cominciarono con l’ispezionare i dintorni delle ville vicine, perché Pippi aveva fatto notare che spesso gli oggetti migliori si trovano vicini alle abitazioni degli uomini. – Per quanto – aggiunse – spesso mi si siano presentati casi opposti. Mi viene in mente quella volta che facevo la cerca-cose nella giungla del Borneo: proprio nel fitto della foresta dove mai, mai si posò un piede umano, immaginate che trovo? Una stupenda gamba di legno. In seguito la regalai a un tipo con una gamba sola, il quale mi disse che una simile gamba non avrebbe potuto acquistarla neanche a peso d’oro. Tommy e Annika ascoltavano sognando a occhi aperti. D’improvviso, Pippi gettò uno strillò acutissimo. – Mai e poi mai ho visto qualcosa di simile! – gridò, sollevando dall’erba una vecchia latta tutta arrugginita – Che tesoro ho trovato! Che tesoro! Pensare che non si hanno mai barattoli a sufficienza! Lo sguardo che Tommy rivolse alla latta esprimeva chiaramente la sua delusione.
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Improvvisarsi: assumersi un ruolo senza preparazione specifica. Borneo: isola nel sud-est asiatico. Latta: barattolo o scatola fatta di una sottile lamina metallica. Rocchetto: cilindretto cavo con bordi sporgenti attorno al quale è avvolto filo di cotone.
La fantasia nel gioco
CRESCERE GIOCANDO
– A che vuoi che ci serva! – disse. – A tutto! – ribattè Pippi – Se per esempio ci tieni dei biscotti, diventa una stupenda Scatola-dei-biscotti; oppure puoi non riempirla di biscotti, e allora diventa una Scatola-senza-biscotti. Naturalmente così è peggio, ma serve lo stesso, vi pare? E di nuovo esaminò la scatola, che era davvero arrugginita in maniera pietosa e aveva anche un buco sul fondo. – Devo ammettere che ha più l’aspetto di una Scatola-senza-biscotti – disse meditabonda, poi aggiunse – Ma si può anche infilarla in testa e far finta che sia notte! E così fece. Con la scatola calcata in testa come una piccola torre di latta, s’addentrò nel quartiere di villette e non si fermò finché inciampando in un recinto di filo spinato, non andò a cadere per terra, facendo un gran fracasso. – Vedete – disse Pippi, sfilandosela dalla testa – se non l’avessi calzata, avrei picchiato con la faccia e mi sarei rovinata per la vita. Poco dopo si fece udire un nuovo strillo di Pippi, che, trionfante, sventolava un rocchetto senza filo. – Ma questo è il mio giorno fortunato! Un rocchetto così delizioso attraverso il quale gonfiare le bolle di sapone, o da appendere con uno spago al collo come una collana! Voglio andare subito a casa a utilizzarlo! da A. Lindgren, Pippi Calzelunghe, Editrice Piccoli
LETTORE COMPETENTE Chi sono i personaggi del racconto? ...................................................................................................... A chi di loro attribuiresti il ruolo di leader?
DICO LA MIA Che uso potresti inventare per i seguenti oggetti? - Un bottone grande e dorato: .............................. ......................................................................................... - Uno scatolone di cartone: .................................... ......................................................................................... - Il contenitore delle uova: ...................................... .........................................................................................
Che cosa propone di fare Pippi? Sottolinea nel testo il punto in cui lo spiega. Che usi inventa Pippi per la vecchia latta arrugginita? E per il rocchetto senza filo? Colora le caratteristiche di Pippi che emergono da questo brano. fantasiosa sincera pessimista
vivace creativa
orgogliosa ottimista noiosa
pigra intelligente
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È FACILE
Un vero pirata Spesso in un racconto le informazioni non sono tutte scritte in modo esplicito e chiaro. È il caso delle informazioni nascoste, che devi imparare a scoprire leggendo tra le righe. Prova a farlo con questo testo, rispondendo alle domande passo passo. Maffeo Maffucci aveva dieci anni. Quando si guardava allo specchio mormorava: – C’è poco da dire, sono un vero pirata, con questa bandana sulla testa! • Fa’ attenzione alla frase sottolineata e rispondi alla domanda. Dove si trova Maffeo? A scuola. A casa. Non si capisce. Era piccolino, mingherlino, biondino, al cinema e in classe portava persino gli occhiali: vi sembra proprio il tipo del pirata? Lui, al massimo, ammetteva che per essere un pirata perfetto non gli mancava che una nave e una ciurma. Tutto il resto, a sentir lui, lo aveva: un cappello nero, una spada affilata e una benda sull’occhio destro.
Ciurma: equipaggio di una nave pirata composto da gentaglia.
• Tu come risponderesti alla domanda: Maffeo Maffucci è un vero pirata? Sì. o. N on si capisce. N Così, un bel giorno andò nel capanno degli attrezzi, e iniziò la costruzione del vascello. • Dove avviene la costruzione del vascello? I n un cantiere navale. N el giardino di una casa.
N on si capisce.
Era un bambino solo. Viveva con la nonna mentre i genitori lavoravano in Australia, non aveva né fratelli né sorelle. Anche a scuola con i compagni legava poco, figuriamoci adesso che c’erano le vacanze e i ragazzi si erano dispersi tutti, chi ai monti, chi al mare! • In che periodo avvengono i fatti narrati? Durante le vacanze estive. Durante le vacanze di Natale.
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Non si capisce.
È FACILE Solo dunque com’era aveva imparato ad arrangiarsi da sé. Quel giorno, mentre inchiodava, avvitava, segava, Maffeo Maffucci parlava con Fruco, l’immaginario nostromo tuttofare di cui ben presto, prendendo il largo, avrebbe avuto bisogno.
Prendere il largo: navigare in alto mare.
• Chi è, secondo te, il nostromo? L’uomo che pesca i tonni. L’uomo di fiducia del comandante di una nave, per i servizi marinareschi. Non lo capisco. • Perché Maffeo avrebbe avuto bisogno di Fruco? Perché in mare il nostromo è una figura importante. Perché avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Non si capisce. Discorreva anche con Jolanda, la sua sorella immaginaria, che si sarebbe portato a bordo con funzioni di addetta alla distribuzione dei viveri. Loro tre bastavano per affrontare le più appassionanti avventure nel Mar dei Caraibi. • Quanto sarebbe durato il viaggio, secondo Maffeo? Molto tempo. Poco tempo. Non si capisce. Andò avanti così per due giorni, dall’alba al tramonto, fino a ottenere una stupenda nave pirata. Maffeo Maffucci passò poi tutti i giorni, fino all’inizio della scuola, sbarcando solo per poche ore al giorno nella realtà quotidiana della nonna, dei compiti delle vacanze, del letto subito dopo il telegiornale. • Quanto dura il gioco di Maffeo? Tanti giorni. Tutta l’estate.
Non si capisce.
Siate sinceri: non lo invidiate un poco? da I.A. Chiusano, Eroi di vetro, Mondadori
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VERIFICO le mITieÀ CONOSCENZE e ABIL
Tommy videogame ........................................................................................................................................... 1 2 3 4
A Tommy piacevano i videogame. Trascorreva delle ore a schiacciare pulsanti davanti allo schermo del televisore insieme a qualche amico, impegnato in lunghe partite. E quando non c’erano gli amici, giocava da solo, anche se era meno divertente. ............................................................................................................................................
5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
L’ultimo videogame che Tommy aveva avuto in regalo era quello che gli piaceva più di tutti. Aveva per titolo “La Grande Battaglia”. Era una battaglia molto speciale che vedeva cinque-draghi-cinque schierati contro sette-incappucciati-sette. Cinque draghi con la pelle di cinque colori diversi. Rosso. Giallo. Verde. Azzurro. Violetto. Gli incappucciati, invece, erano tutti neri. In battaglia, i draghi lanciavano fiamme dalla bocca, gli incappucciati rispondevano con archi e frecce. Quando un drago veniva colpito da una freccia, gli usciva dal naso un pennacchietto di fumo scuro, poi si accasciava a terra e non si muoveva più. Gli incappucciati, invece, se una fiamma li investiva in pieno, si trasformavano in un mucchietto di polvere nera. ............................................................................................................................................
18 19 20
Quel giorno Tommy aveva già giocato due partite da solo. Una l’avevano vinta i draghi, l’altra gli incappucciati. Ora lo schermo del televisore era vuoto ed emanava una luce lattiginosa.
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VERIFICO le mie
CONOSCENZE e ABILIT
À
........................................................................................................................... 21 22 23 24 25
Chi gli piaceva di più, delle due squadre di combattenti? Draghi o incappucciati? Tommy si mise a riflettere e, intanto, sgranocchiava noccioline. In casa non c’era nessuno e lui aveva tutto il tempo per un’altra partita. E, intanto che giocava, avrebbe deciso a chi farla vincere. ...........................................................................................................................
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Schiacciò un pulsante e una leggera scossa gli dette un formicolio al braccio. Che stava succedendo? Si era guastato qualcosa? Provò di nuovo. Questa volta la scossa fu molto più forte. Poi a Tommy sembrò di diventare leggero e qualcosa, come una grande mano invisibile, lo spinse a gran velocità verso il televisore. “Ora ci batto una capocciata” pensò. ..............................................................................................................
33 34 35
E invece passò attraverso lo schermo come se fosse fatto d’aria e si trovò dall’altra parte. E si accorse di essere diventato molto, molto piccolo... da R. Guarnieri, Tommy videogame, Giunti
1 Segna con una X se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F). - Tommy trascorreva molto tempo V F a giocare con i videogiochi. - Nella battaglia del videogioco combattono draghi contro draghi. V F - Gli incappucciati sono provvisti V F di archi e frecce. V F - I draghi sono tutti neri. V F - Tommy preferisce i draghi. - Tommy viene spinto verso il V F televisore da una strana forza. 2 Come attaccano i draghi i loro avversari?
................................................................................ Come reagiscono quando sono colpiti? ................................................................................ 3 Come attaccano, invece, gli incappucciati? E come reagiscono quando vengono colpiti?
................................................................................ ................................................................................ 4 La parola “pennacchietto” (riga 15) può essere sostituita da: moccolo fuoco piccola nuvola 5 L’espressione “luce lattiginosa” (riga 20) significa: luce opaca luce bianca come il latte luce splendente luce intermittente 6 Il testo è già diviso in sequenze. Scrivi un titolo che sintetizzi il contenuto di ogni sequenza.
MI AUTOVALU TO Ho trovato questa verifica: facile abbastanza facile
difficile
molto difficile
La domanda più difficile per me è stata la Valuto la mia verifica: ................................................................
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ARTE e IMMAGINE
Aguzza la vista
Osserva con attenzione questo dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, intitolato Giochi di bambini, realizzato nel 1560. Quali giochi praticavano i bambini di quell’epoca?
Come un vero detective, analizza il quadro e nell’elenco segna con una X i giochi rappresentati nella scena. Tiro alla fune Ruota o verticale Bicicletta Braccio di ferro Hula hoop Cavalieri Pallavolo
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Testa in giù Acchiappino Gioco dell’uomo elastico Uno per tutti, tutti per uno Salto della cavallina Gioco delle biglie Gioco dei forconi
Gioco del cerchio e bastone Campana Cavallo a dondolo sulla botte Moscacieca Salto della corda Calcio Nascondino
ARTE e IMMAGINE
Giochi di illusione Un’illusione ottica è una qualsiasi immagine che inganna l’occhio umano, facendogli percepire qualcosa che non è presente o comunque lo è in modo diverso dall’effettiva realtà. Ad esempio l’immagine a fianco non rappresenta alcunché in movimento. Ora fissala per qualche secondo, che cosa succede? Perché secondo te? Fai le tue ipotesi, poi confrontati con i tuoi compagni.
Osserva attentamente l’immagine. Riesci a distinguere delle figure? Quante? Quali? ........................................................................................................... ...........................................................................................................
L’autore dell’opera si è divertito a giocare con: colori linee punti forme
Ecco un’altra immagine in cui sono presenti due soggetti. Riesci a riconoscere quali sono? .............................................................................................................................. ..............................................................................................................................
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ARTE e IMMAGINE
Opere che ingannano L’artista olandese Maurits Escher (1898-1972) guardava alla realtà in maniera diversa da quella più tradizionale e solita: la trasformava in qualcosa tra il matematico e il magico, facendo spesso diventare tutto un grande e interessantissimo gioco. Escher realizzò opere basate proprio sull’illusione ottica, cioè sulla capacità di ingannare il nostro occhio. Nell’opera a fianco è difficile riconoscere subito se sono raffigurati uccelli o campi coltivati... se gli uccelli sono bianchi o neri... dove iniziano quelli bianchi e finiscono quelli neri...
M. Escher, Cielo e notte
M. Escher, Cavalieri
In Cielo e acqua giochi di luce e ombra convertono via via dei pesci nell’acqua in uccelli nel cielo. Quanti sono i pesci e quanti gli uccelli? Attenzione! C’è un momento in cui pesci e uccelli si mescolano... M. Escher, Cielo e acqua
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Illusioni a colori
ARTE e IMMAGINE
Ogni colore primario ha un colore complementare, che si ottiene mescolando gli altri due colori primari rimasti.
Il colore complementare del è il che si ottiene infatti mescolando il rosso con il blu. Il colore complementare del è l’ che si ottiene infatti mescolando il giallo con il rosso. Il colore complementare del è il che si ottiene infatti mescolando il giallo con il blu.
Realizza anche tu un’illusione ottica: colora la riproduzione dell’opera di Escher con due colori complementari a tua scelta.
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Il verde intorno a noi Quanto sono importanti le piante intorno a noi! Sarebbe bello vivere sempre immersi nel verde degli alberi, dei giardini, dei parchi‌ il nostro compito è conoscere e rispettare la natura. In questo percorso incontrerai diversi tipi di testi: i testi narrativi, le poesie e le filastrocche, i testi informativi, i testi regolativi. Analizzerai in particolare i testi descrittivi che ci aiutano a immaginare meglio le storie che leggiamo. Ti divertirai alla fine a realizzare un lapbook su un albero a te caro, mettendo alla prova le tue competenze. Tu quanto verde hai intorno a te? Quanto tempo trascorri in mezzo al verde? E che cosa fai quando sei a contatto con la natura? Per te cosa rappresenta la natura?
un LETTORE COMPETENTE impara a: cercare le informazioni esplicite e implicite nel testo, con una lettura piĂš approfondita; discriminare la tipologia del testo letto e riconoscerne le caratteristiche principali; cogliere i rapporti di causalitĂ in un testo narrativo; riconoscere e analizzare le descrizioni in un racconto; riconoscere i fatti che si susseguono in un racconto e il loro ordine temporale; riflettere e dire la propria opinione sugli argomenti proposti dalle letture; confrontare le esperienze e le emozioni dei personaggi con le proprie e comunicarle.
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LE PAROLE “VERDI” E... NON SOLO! Vegetazione
Bosco
Fotosintesi clorofilliana
Foresta
Clorofilla Ecosistema
Ecologia
Disboscame
nto
Riforestaz i
one
zione
a Desertific
Conosci già tutte queste parole? Fai una ricerca, anche insieme ai tuoi compagni, per capire il significato di quelle che non hai mai sentito. Ti saranno utili per affrontare meglio questa unità. Mettiti alla prova con un gioco: scrivi tutti i tipi di albero che conosci, velocemente, poi confrontati con i tuoi compagni. Contate il numero di alberi che conoscete come classe: se riuscite a superare i venti nomi siete dei grandi amanti del verde! Altrimenti... dateci sotto con questa unità e alla fine riprovate questo gioco per vedere se siete migliorati.
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IL VERDE INTORNO A NOI
Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
L’albero e l’uomo C’era una volta un albero che amava un bambino. Ogni giorno il bambino si arrampicava sul tronco, si dondolava sui rami e mangiava le mele. Il bambino amava l’albero moltissimo. E l’albero era felice. Ma il tempo passò. Il bambino crebbe. E l’albero restava spesso solo. Poi un giorno il ragazzo tornò dall’albero e l’albero disse: – Vieni, ragazzo, arrampicati sul mio tronco e dondolati sui rami, mangia le mie mele, gioca alla mia ombra e sii felice. – Sono grande per arrampicarmi e giocare – disse il ragazzo – voglio comprare un sacco di cose e divertirmi. Puoi darmi dei soldi? – Mi dispiace – disse l’albero – io non ho soldi. Ho solo foglie e mele. Prendi le mie mele, ragazzo, e vendile in città. Così avrai dei soldi e sarai felice. Allora il ragazzo si arrampicò sull’albero, raccolse le mele e le portò via. E l’albero era felice. Ma il ragazzo rimase lontano per molto tempo... e l’albero era triste. Poi un giorno il ragazzo tornò e l’albero fu scosso dalla gioia: – Vieni, ragazzo, arrampicati sul tronco e dondolati sui rami e sii felice. – Non ho tempo per arrampicarmi sugli alberi. Voglio una casa che mi ripari dal freddo, una moglie e dei bambini – disse il ragazzo – mi puoi dare una casa? – Non ce l’ho – rispose l’albero – il bosco è la mia casa, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirne una. Così sarai felice. Allora il ragazzo recise i rami dell’albero e li portò via. E l’albero era felice. Il ragazzo rimase lontano per molto tempo. Quando tornò, l’albero era così felice che quasi non riusciva a parlare.
Recidere: tagliare in un solo colpo.
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Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
– Voglio una barca che mi porti via – disse il ragazzo. – Taglia il mio ramo più grande e costruisci una barca così potrai navigare lontano... – disse l’albero – e sarai felice. Allora il ragazzo tagliò il ramo, costruì una barca e partì. E l’albero era felice... ma non troppo. Passò molto tempo e un giorno il ragazzo ritornò. Era molto incanutito. – Mi dispiace – disse l’albero – non ho più niente da darti... Non ho più mele. – Ho i denti troppo deboli per addentare mele – disse l’uomo. – Non ho più rami – disse l’albero – non ti puoi arrampicare... – Sono troppo stanco ormai per arrampicarmi – disse l’uomo. – Mi dispiace – sospirò l’albero – vorrei poterti dare qualcosa... ma non mi è rimasto più niente. – Mi basta un posto tranquillo per sedermi a riposare – disse l’uomo. – Bene – disse l’albero, cercando di raddrizzarsi più che poteva – un vecchio tronco è perfetto per appoggiarsi e riposare. Vieni, amico! L’uomo si sedette. E l’albero fu felice.
IL VERDE INTORNO A NOI
Incanutito: invecchiato con i capelli bianchi.
DICO LA MIA Cosa pensi del comportamento dell’uomo? Cosa pensi del comportamento dell’albero? Come ti saresti comportato nei panni dell’uomo? E nei panni dell’albero? Racconta.
da S. Silverstein, L’albero, Salani
LETTORE COMPETENTE Il tempo che passa lascia un segno nei personaggi della storia. Collega ciascuno al suo cambiamento. L’albero cresce L’uomo resta solo Quali regali chiede il ragazzo all’albero? Sottolineali nel testo con il verde. Quali doni dà l’albero all’uomo? Sottolineali nel testo con il blu.
Secondo te, l’albero riesce a esaudire i desideri dell’uomo? Motiva a voce la tua risposta. Quale sceglieresti come messaggio di questo racconto? La felicità è ottenere sempre quello che si vuole, come è successo all’uomo del racconto. La felicità è riuscire a fare star bene il prossimo, come è successo all’albero del racconto. La felicità è avere un amico.
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IL VERDE INTORNO A NOI
Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
Gli alberi come persone Mio nonno capiva gli alberi come nessun botanico saprebbe. Di certi non conosceva i nomi scientifici, ma conosceva il loro carattere. – Ogni pianta possiede un suo temperamento – diceva – e in base a questo reagisce all’uomo che la tocca. C’è il legno dolce, quello malinconico, quello astioso, quello tenace, quello egoista e via di seguito; come negli esseri umani, del resto! – lui lo sapeva e mi insegnava queste cose un po’ alla volta, con calma e saggezza. Il nonno amava i boschi e tutto quello che essi regalavano. Aveva allevato la famiglia, adoperando i prodotti delle selve. Sempre con grande rispetto. In primavera mi portava con sé quando andava a fare gli innesti sugli alberi da frutta. Durante l’operazione esigeva che io compissi sempre un particolare rito: mentre incideva con il temperino il fusto per innestarvi la nuova gemma, io dovevo tenere le mani serrate attorno alla pianta madre che, secondo il suo pensiero, si sarebbe in qualche modo sentita protetta. – Nel momento in cui la taglio – mi spiegava – ha dolore e le viene la febbre. Le tue mani l’aiuteranno a superare la paura. Parlava con una tale convinzione che a volte mi impaurivo credendolo matto. Ora che sono adulto, quando lavoro nel bosco mi piace ancora stringere le cortecce degli alberi con le mani. da M. Corona, Il volo della martora, Mondadori
LETTORE COMPETENTE Botanico: studioso delle piante. Innesto: operazione agricola che consiste nell’inserire in una pianta già radicata al suolo la gemma o il ramo di un’altra pianta, per migliorare la qualità dei frutti.
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Leggi le seguenti affermazioni riferite al contenuto del racconto e segna con una X se sono vere (V) o false (F). 1. Il nonno era uno studioso che conosceva tutte le piante con il loro V nome scientifico. V 2. Il nonno affermava che ogni pianta ha un suo carattere. V 3. Il nonno paragonava gli alberi agli esseri umani. V 4. Il nonno incideva il fusto degli alberi per lasciare le sue iniziali. 5. Il ragazzo accompagnava sempre il nonno durante le operazioni di innesto. V V 6. Il ragazzo doveva abbracciare la pianta per farla sentire protetta.
F F F F F F
Sottolinea le parti del testo a cui corrispondono le affermazioni vere e riportaci il numero a lato.
Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
IL VERDE INTORNO A NOI
La bambina che ascoltava gli alberi La bambina che ascoltava gli alberi viveva in una piccola casa accanto a un parco tutto verde nel cuore antico della città. Aveva due occhi allegri e una bocca sorridente. Ma a volte, tutto a un tratto, a un sottile mormorio di foglie o a un lieve stormire di fronde, la bambina si faceva seria e attenta come se ascoltasse qualcosa che solo lei poteva sentire. Nessun altro riusciva a sentire la voce degli alberi come faceva lei. Degli alberi ne udiva il respiro, ne comprendeva chiaramente i pensieri. E ascoltava la quercia, l’albero dell’ospitalità, vecchia dei suoi cento anni, che aveva accolto tanti di quei nidi, cullandoli tra le sue fronde, e sfamato tanti scoiattoli e topi e cervi con le sue ghiande. E la magnolia, che quel giorno che andava in giro con la sua scatolina dei tesori, l’aveva chiamata a sé per donarle i suoi: il suo frutto dalle geometrie perfette da cui spuntavano i semi rosso corallo e grandi foglie color ruggine, per farci una mascherina e guardare il mondo con gli occhi di un albero. Era un tiepido giorno d’autunno, la bambina camminava senza pensieri sul sentiero crocchiante di foglie appena cadute. Si fermò sotto i rami distesi di un noce e il noce le parlò: – Cerca le cose difficili e nascoste – le disse – solo se cerchi, ne troverai. La bambina tastò con il piede nel tappeto di foglie fradice, finché non sentì qualcosa di duro, appena sepolto dalla terra umida. Lo raccolse. LETTORE COMPETENTE – Quello è il mio frutto – disse il noce – dentro La bambina, protagonista del testo, ha una il mallo verde e carnoso e il guscio di legno si particolare capacità. Trascrivila: .......................................... nascondono i gherigli. Sono buoni e nutrienti. ............................................................................................................ Un regalo per te. E il noce quel giorno le offrì i suoi frutti, dal Nel testo c’è una frase che spiega in cosa consiste questa dote, sottolineala. guscio duro ma con gherigli buoni e nutrienti nascosti al suo interno. Dal testo capisci anche che è una capacità: comune a tante persone La bambina che ascoltava gli alberi raccolse posseduta solo da questa bambina tante noci da riempirsi le tasche del grembiule. Grazie a questa sua dote, la bambina crea un A casa avrebbe fatto un dolce delizioso. da M.L. Giraldo e C. Pieropan, La bambina che ascoltava gli alberi, Edizioni Corsare
profondo legame con gli alberi che incontra, e riceve da loro dei regali. Sottolinea nel testo ogni albero e il suo rispettivo dono.
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IL VERDE INTORNO A NOI
Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
Il barone rampante Trangugiare: ingoiare velocemente. Marsina: abito maschile nero con falde a coda di rondine, frac. Ghetta: gambiere che fasciano la caviglia e si allacciano ai lati delle scarpe. Inforcatura: punto in cui il ramo si biforca.
Quel mezzogiorno del 15 giugno, cosa aveva preparato nostra sorella Battista, sovrintendente della cucina? Zuppa di lumache e pietanza di lumache. Cosimo non volle toccare neanche un guscio. – Mangiate o subito vi rinchiudiamo nello stanzino! Io cedetti e cominciai a trangugiare quei molluschi. Fu un po’ una viltà da parte mia e fece sì che mio fratello si sentisse più solo, l’avevo deluso: ma avevo solo otto anni! – No, e poi no! – fece Cosimo e respinse il piatto. – Via da questa tavola! Ma già Cosimo aveva voltato le spalle a tutti noi e stava uscendo dalla sala. – Dove vai? Lo vedevamo dalla porta a vetri mentre prendeva il suo tricorno e il suo spadino. – Lo so io! – corse in giardino. Di lì a poco, dalle finestre, lo vedemmo che s’arrampicava su per l’elce. Era vestito e acconciato con grande eleganza, come nostro padre voleva venisse a tavola, nonostante i suoi dodici anni: capelli incipriati col nastro al codino, marsina verde a code, calzonetti color malva, tricorno, cravatta di pizzo, spadino, e lunghe ghette di pelle bianca a mezza coscia. Così egli saliva per il nodoso albero, muovendo braccia e gambe per i rami con la sicurezza e la rapidità
LETTORE COMPETENTE La storia è narrata da un personaggio interno al racconto, di cui non è indicato il nome, ma si capisce di chi si tratta, è: la sorella di Cosimo il fratello minore di Cosimo il fratello maggiore di Cosimo il padre di Cosimo Sottolinea nel testo le espressioni in cui il narratore parla di sé. Come reagisce Cosimo all’imposizione del padre di mangiare la zuppa di lumache?
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Che cosa pensa il narratore della scelta di Cosimo? Perché? Se hai difficoltà nella risposta rileggi la parte di testo segnata a lato. Scrivi il nome dell’albero sempre presente nella vita di Cosimo. Poi collega. - Prima luogo in cui rifugiarsi ....................................... - Poi luogo di giochi con il fratello Sottolinea nel testo la parte che descrive Cosimo. Quale aspetto del protagonista è stato preso in considerazione dall’autore? .............................................................................................................................
Il rapporto tra gli uomini e gli alberi
IL VERDE INTORNO A NOI
che gli venivano dalla lunga pratica fatta insieme. Ho già detto che sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non solo per motivi utilitari come fanno tanti ragazzi che ci salgono solo per cercar frutta o nidi d’uccelli, ma per il piacere di superare difficili inforcature del tronco, e arrivare più in alto che si poteva, e trovare bei posti dove fermarci a guardare il mondo laggiù, a fare scherzi e voci a chi passava sotto. Trovai quindi naturale che il primo pensiero di Cosimo, a quell’ingiusto accanirsi contro di lui, fosse stato d’arrampicarsi sull’elce, albero a noi familiare, e che protendendo i rami all’altezza delle finestre della sala, imponeva il suo contegno sdegnoso e offeso alla vista di tutta la famiglia. – Attento! Ora casca, poverino! – esclamò piena d’ansia nostra madre, che stava in pena per ogni nostro gioco. Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calcato sulla fronte. Nostro padre si sporse dal davanzale. – Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! – gli gridò. – Non cambierò mai idea – fece mio fratello, dal ramo. – Ti farò vedere io, appena scendi! – E io non scenderò più! CAPISCO LE PAROLE E mantenne la parola. da I. Calvino, Il Barone rampante, Mondadori
Questa descrizione ti fa capire che la storia si è svolta: nel presente nel passato Segna con una X quali tra i seguenti aggettivi attribuiresti a Cosimo: disubbidiente determinato intrepido orgoglioso arrogante saggio inappetente ribelle La conclusione del racconto è racchiusa in un’unica espressione. Sottolineala. Chi mantenne la parola? E quale parola mantenne? Che cosa succede quindi? “Sciogli” tu il finale, raccontandolo in modo diretto con parole tue.
La parola “forcella” ha diversi significati. Segna quello giusto in questo brano: asta di ferro usata nelle vetrerie punto di biforcazione di un tronco o di un ramo forcina per i capelli osso del petto dei polli e degli uccelli
DICO LA MIA Tu hai un luogo tutto tuo in cui rifugiarti quando qualcosa non va o semplicemente ne senti il bisogno? Racconta.
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LABORATORIO
IL TESTO DESCRITTIVO
Nel bosco Incunearsi: inserirsi. Svettare: slanciarsi verso l’alto. Riverbero: calore emanato dal sole. Aleggiare: spargere. Stillare: gocciolare.
Il signor Tiburius si trovava in una radura in mezzo a un bosco. Tutto gli piaceva a dismisura. Intorno, con sua grande soddisfazione, non si scorgeva né sentiva anima viva. La radura iniziava dalla strada e si incuneava in profondità nel paesaggio. Una volta che l’ebbe percorsa tutta nel senso della lunghezza, il signor Tiburius si accorse che più in là vi era una radura ancora più bella. A sinistra si ergeva una parete rocciosa, di altezza considerevole, a destra, a una certa distanza, svettavano alberi di alto fusto, mentre sul davanti lo spiazzo era chiuso da un fitto intrico verde. Il signor Tiburius decise subito di proseguire fino alla radura. In tal modo, pensava, avrebbe sì camminato un po’ più a lungo in una sola direzione, ma sarebbe sempre potuto, guardando l’orologio, tornare sui suoi passi. E quando si trovò quasi al centro dello spiazzo or ora scoperto, avvertì un tale beneficio dal riverbero del sole tiepido sulle rocce, che si sentì di un umore estremamente lieto. Tutto quello che vedeva intorno gli riusciva nuovo e gli piaceva. Mai avrebbe immaginato di poter essere così felice in un bosco. A sinistra, addossati alla parete rocciosa, c’erano numerosi altri massi che da quella si erano staccati: bianchi, gialli, bruni e d’ogni sorta ancora. Nel mezzo, cespugli color ruggine, e, nel folto, alcuni fusti isolati. A volte una farfalla, di specie ignota al signor Tiburius, si posava su una pietra. A volte invece, silenziosa, un’altra gli passava accanto, per dileguarsi poi subito alla vista. Il signor Tiburius avvertì inoltre aleggiare intorno un gradevole profumo di more selvatiche. Continuò a camminare. Dopo un po’ giunse presso un gruppo di tronchi mozzi, da cui colava resina appiccicosa. Non aveva mai visto nulla di simile e si fermò. La resina stillava copiosa dalla corteccia, in pieno sole, e le gocce parevano oro liquefatto, racchiuso in una pellicola. Riprese quindi il cammino. Si imbatté in una schiera di genziane blu come la notte, le contemplò e ne raccolse una. da A. Stifter, Il sentiero nel bosco, Adelphi
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IL TESTO DESCRITTIVO
LABORATORIO
Leggere un racconto è un po’ come vedere un film con gli occhi dell’immaginazione. Gli scrittori ci aiutano a immaginare descrivendo gli ambienti, i personaggi, le situazioni. A volte le descrizioni sono ricche e particolareggiate, altre volte riguardano solo alcuni aspetti. Per descrivere si possono usare tutti i sensi o solo alcuni. La descrizione può essere oggettiva, scientifica, oppure soggettiva, con gli occhi e il pensiero di chi osserva. Descrivere è una scelta difficile: cosa descrivere? Come descrivere? Perché descrivere? Rileggi il brano e, mano a mano che procedi nella lettura, ragiona sugli elementi descrittivi che emergono. Alcuni sono descritti in modo soggettivo, altri in modo oggettivo. Sottolinea le parti che rendono la descrizione soggettiva. Le parole che trovi evidenziate all’inizio del testo sono gli indicatori spaziali, che aiutano a “orientarci nella scena”. Individua gli altri e trascrivili di seguito. ....................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................
L’autore ha riportato molti particolari che ha catturato mettendo in gioco diversi sensi. Scrivi un esempio per ognuno di essi, ricavandolo dalle righe del brano. Vista: ........................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................
Udito: ......................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................
Tatto: ........................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................
Olfatto: ....................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................... Vola al Libro delle TIPOLOGIE: • approfondisci il testo descrittivo (da pagina 68) • impara a scrivere un testo descrittivo (da pagina 122)
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IL VERDE INTORNO A NOI
Tanti tipi di alberi
Il pino Con il suo legno il buon Geppetto ha costruito il suo pinocchietto. Ve ne son molti a volerli contare ciascuno con un carattere particolare: vi è quello scuro, molto fiero detto per questo pino nero; quello ideale per fare finestre, vive in montagna e si chiama silvestre. Chi in riva al mare ama fermarsi ha la chioma a ombrello per non scottarsi; i suoi frutti sono i pinoli con cui si preparano dolci cannoli. da M. Salvatore, Alberi in filastrocca, Gruppo Abele
LETTORE COMPETENTE
Se hai individuato la rima, specifica di che tipo si tratta.
La poesia di soli tre versi sul ciliegio è un haiku: un breve componimento poetico di origine giapponese che nasce dalla contemplazione di aspetti della natura. Completa.
.......................................................................................................
L’haiku parla dei ................................. del .................................,
Nella seconda strofa “ne”, “molti”, “ciascuno” si riferiscono: agli alberi alle specie di pino
che cadono sull’acqua della ....................................................
Da quante strofe è composta la prima poesia? Quanti sono i versi?
Sono in rima?
Sì
No
Quante ne nomina il poeta? 2 3 4 Quali sono? Dell’ultimo pino il poeta non indica il nome, ma puoi ricavarlo dall’indizio sull’ambiente in cui vive.
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Essi vengono paragonati a ......................................................, in una notte chiara senza ......................................................... La poesia Il pioppo, presenta l’albero in modo giocoso: il pioppo viene paragonato a ...............................................................................................................
Tanti tipi di alberi
IL VERDE INTORNO A NOI
I fiori di ciliegio
Il pioppo
Cadono i fiori di ciliegio sugli specchi d’acqua della risaia: stelle, al chiarore di una notte senza luna.
Conosci il riso del pioppo al margine del ruscello? È come un allegro monello che sia cresciuto troppo. Ride alla melodia dell’ospite usignolo, ride alla luna e al volo di un’ala che sfiora e va via. Quando scherzoso arriva tra le fogliette il vento, ride e fruscia contento d’una risata viva. E guarda piegando piano la cima di qua e di là, l’acqua passata che va lontano lontano lontano.
Y. Buson
L.P. Mazzolai
MI AUTOVALU TO Il poeta utilizza la personificazione per spiegare meglio il suo paragone. Rileggi la poesia e sottolinea tutti i verbi che fanno pensare al pioppo come a un essere umano. Nei seguenti versi quali sono i soggetti dei verbi sottolineati? “Quando scherzoso arriva tra le fogliette il vento, ride e fruscia contento d’una risata viva.”
............................................................ ............................................................
Leggendo questa doppia pagina ho imparato che posso descrivere anche attraverso la ..................................................... Tra le tre poesie ho preferito la ............ perché .................................................................. ................................................................................. ................................................................................. L’esercizio che ho trovato più difficile
Ricontrolla le sottolineature che hai fatto: sei sicuro di non aver sottolineato dei verbi che non si riferiscono al pioppo? Completa.
è stato quello collegato alla .......................
Anche per il vento, il poeta utilizza la ......................................................
.................................................................................
poesia, perché ................................................. .................................................................................
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IL VERDE INTORNO A NOI
Gli alberi per conoscersi meglio
Che albero sono? Il grande scrittore per ragazzi Gianni Rodari in una filastrocca si chiedeva: “Quanti pesci ci sono nel mare?”. Impossibile rispondere con esattezza, così come non si possono contare le tantissime specie di alberi che esistono sulla Terra. Qui sotto ce ne sono alcune: scegli quella che ti piace di più e scopri nella pagina a fianco che tipo sei.
Ulivo
Acero
Faggio 88
Abete
Castagno
Rovere
Quercia
Gli alberi per conoscersi meglio
Abete...
Ulivo...
sei un tipo misterioso
Quercia...
sei un tipo coraggioso
sei un tipo acuto
Sei pieno di immaginazione! Hai una buona memoria e un’intelligenza che ti permette di imparare le cose molto rapidamente. Unico problema: la timidezza.
Castagno...
sei un tipo forte
Hai i piedi ben piantati per terra e allo stesso tempo ami l’azione. Sei indipendente, ma hai grande rispetto per gli altri.
Sei forte, coraggioso, intraprendente, ma dietro questa dura scorza si nasconde un’anima sensibile.
Acero...
sei un tipo saggio
Allegro, solare, caloroso: ti piace leggere, riflettere e disprezzi ogni forma di violenza.
Hai una personalità forte e sei ricco di talento, ma eviti di mostrarlo troppo. Hai buongusto, ami la bellezza e sei molto precisa.
Rovere...
IL VERDE INTORNO A NOI
Faggio...
sei un tipo organizzato
Ti piace lo sport e lo pratichi con passione. Sei capace di organizzare la tua giornata e hai ottime doti da leader.
sei un tipo sensibile
La tua priorità è essere corretto con tutti e hai un senso della giustizia fuori del comune. Sei molto attento agli altri, per questo a volte potresti sentirti incompreso.
MI AUTOVALU TO Aggiungi qualche altro particolare di te. .........................................................................................................
Ho trovato questa attività: divertente noiosa
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Con questo test ho capito che io sono:
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IL VERDE INTORNO A NOI
Gli alberi per conoscersi meglio
Alberi... in movimento Caro timido semino nella madre terra stai bevi l’acqua della pioggia che la terra fa filtrare scalda il sole il tuo lettino e il tuo cuore batte già.
Gambe unite. Ginocchia piegate. Poggiare la fronte sui due pugni messi uno sull’altro.
Presto, piccolo semino, apri il guscio e vieni fuori c’è la luce che ti attende che ti vuole illuminare.
Poggiare le palme delle mani a terra e, inspirando, tirarsi su. Espirare.
Spunta tenero germoglio dalla terra che ti nutre e nell’aria che t’avvolge presto inizia a respirare.
Inspirando portarsi seduti sui talloni, testa allineata, spalle rilassate. Espirare.
Seduti sui talloni, inspirare sollevando le braccia lateralmente. Prendi l’aria la trattieni solamente per un po’ poi la mandi via del tutto e da capo puoi iniziare.
Trattenere due secondi il respiro.
Espirare. Ripetere tre volte la respirazione.
Sei cresciuto alberello e tu ancora crescerai terra acqua aria sole forza e amore tu avrai.
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Inspirando tirarsi su lentamente, poi espirare. Occhi chiusi. Concentrarsi sul respiro.
Gli alberi per conoscersi meglio
IL VERDE INTORNO A NOI
Cresci ancora e le radici lunghe affondale giù in terra per sorreggerti e nutrirti e mai più potrai crollare.
Battere pesantemente prima un piede, poi l’altro, piegando il ginocchio.
Cresci, cresci alberello che la linfa nel tuo fusto ora alto e troppo snello possa renderlo robusto.
Stirare alternativamente le braccia verso l’alto, ogni volta sollevandosi sulle punte.
Ti sospinge un venticello che allegro viene e va.
Inspirando sollevare il braccio al di là della testa, stendendolo bene. Piegarsi verso il lato opposto, espirare. Ripetere con l’altro braccio.
Ecco qui il tuo primo fiore è un tripudio, un gorgheggiare.
Inspirare portando le braccia a croce, ruotare il piede destro verso l’esterno. Espirare piegandosi lateralmente in posizione del triangolo. Lo sguardo è verso la mano in alto. Con l’altra mano arrivare a toccare la caviglia. Inspirando sollevarsi, espirando abbassare le braccia. Riportare il piede destro dritto.
Ora i frutti già cresciuti non aspettano che te.
A gambe divaricate, piedi paralleli, ruotare il busto verso destra lasciando morbide le braccia che seguiranno il movimento sollevandosi. Il piede sinistro segue il movimento sollevando il tallone. Poi ripetere al contrario.
Oggi un frutto tuo è caduto nella terra ed è marcito e il piccolo suo seme dorme e attende il sol che viene. da M. Belotti, Storie della nonna, Edizioni Associate
Posizione iniziale.
MI AUTOVALU TO In questa attività sono stato: molto competente abbastanza competente poco competente
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IL VERDE INTORNO A NOI
L’importanza degli alberi
Perché gli alberi sono importanti? Carruba: frutto del carrubo, un albero sempreverde; è un baccello simile a quello dei fagioli, con dentro i semi da cui si ricava la farina. Microclima: clima di una zona limitata della superficie terrestre.
Non solo nella mitologia ma anche nella storia gli alberi hanno sempre occupato una posizione di primaria importanza. È per mezzo dell’albero colpito dal fulmine che l’uomo ha imparato a utilizzare il fuoco; il legno è stato impiegato per secoli per la costruzione di attrezzi e abitazioni; sono i tronchi degli alberi che hanno consentito all’uomo di esplorare i mari. Carbone e legna sono stati sino a poco tempo fa la principale fonte di energia; il miele e la cera si ricavavano dagli alveari nei tronchi degli alberi; anche frutta, olio, farine (ad esempio quella di castagne o di carrube) derivano dagli alberi; resine, colori e profumi venivano ricavati dalla corteccia degli alberi. Oggi sappiamo che gli alberi influenzano il microclima migliorando l’umidità dell’aria, regolano la temperatura attraverso l’ombreggiamento, la traspirazione e l’abbattimento delle correnti d’aria, svolgono un’azione di “filtro” verso le particelle inquinanti e di schermo contro il rumore, contribuiscono all’equilibrio ecologico, ospitano la fauna selvatica, abbelliscono le zone naturali e quelle urbanizzate. Gli alberi possono svolgere un’importante funzione di filtro purificando l’aria dalle sostanze inquinanti, polveri e gas presenti nell’atmosfera. Gli alberi svolgono anche altre funzioni, quali la protezione del suolo dall’erosione, quella di rifugio per la fauna selvatica. Inoltre l’albero qualifica l’immagine della città o del singolo edificio; spesso un singolo albero può, da solo, costituire la memoria storica di un luogo, in quanto elemento di riconoscimento per numerose generazioni di persone. Quando siamo stressati e stanchi istintivamente desideriamo rifugiarci in un ambiente naturale. La presenza di vegetazione, infatti, induce effetti positivi sul benessere delle persone. Il verde fa parte dei colori riposanti e calmanti. Le piante in generale con la loro gamma di colori, forme, profumi, suoni, come il fruscio delle foglie o il canto degli uccelli da esse ospitati, sono da stimolo alla percezione sensoriale e rendono manifesto il mutare delle stagioni. da M. Carminati, M. Ranghetti, Perché gli alberi sono importanti per noi, in www.provincia.bergamo.it
LETTORE COMPETENTE Elenca sul quaderno tutti i motivi indicati nel testo per cui gli alberi sono importanti. Conosci altri motivi?
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L’importanza degli alberi
IL VERDE INTORNO A NOI
La leggenda dell’ulivo Atena era la dea della saggezza e Poseidone il dio del mare. Un giorno, a causa di una disputa, le due divinità dovettero fronteggiarsi. Entrambe volevano essere il dio protettore dell’Attica, la più bella regione della Grecia. Zeus decretò che arbitro della disputa sarebbe stato il re buono e giusto di quelle contrade, Cecrope. Cecrope riunì i suoi consiglieri e insieme a loro stabilì di dare la preferenza alla divinità che avrebbe fatto all’Attica il dono più utile. A quella soltanto la popolazione si sarebbe consacrata, innalzandole templi e statue. Subito, piantando in terra il suo tridente, Poseidone fece scaturire dal suolo una sorgente di acqua salata: offriva all’Attica un grande lago in cui gli uomini potessero appagare la passione per i giochi nautici. E, per buona misura, donò al re Cecrope un magnifico cavallo nero che era considerato invincibile in battaglia. Fatto ciò, ripose il tridente con un sorrisetto di trionfo. Al suo confronto, Atena apparve meno generosa: puntò il dito verso il suolo e fece spuntare un albero dal tronco nodoso, che oggi conosciamo con il nome di ulivo. – Quest’albero – disse – avrà foglie che non cadranno mai, neanche in pieno inverno. E i suoi frutti avranno il potere di nutrirvi a sazietà. Quest’albero vi renderà famosi in tutto il mondo, perché diverrà il simbolo della fecondità e della pace che intendo donare agli uomini. Cecrope, il re buono e giusto, non ebbe bisogno di riflettere a lungo: si volse verso la dea e le chiese umilmente di diventare la protettrice dell’Attica. L’agricoltura, che nutre gli uomini, e la pace gli sembrarono preferibili alla guerra e ai giochi offerti da Poseidone. – Grande dea, questa terra verrà consacrata a te e sarà tua per sempre. In tuo onore, sopra di essa costruiremo la più bella delle città e la chiameremo Atene.
Disputa: discussione, lite. Consacrarsi: dedicarsi con riti sacri e religiosi. Nautico: che riguarda la navigazione.
da M. Piquemal, Fiabe mitologiche di eroi e di mostri, Einaudi Ragazzi
LETTORE COMPETENTE Rispondi sul quaderno. • Perché Atena e Poseidone si affrontarono in una disputa? • Chi era Cecrope? • Che cosa donò Poseidone all’Attica? • Che cosa donò Atena all’Attica? Per ogni dono sottolinea nel testo la spiegazione del suo scopo, usa: - il verde per il dono di Poseidone - il rosso per il dono di Atena Quale dono scelse Cecrope? Perché?
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IL VERDE INTORNO A NOI
Curiosità sugli alberi
Lo sai che...? Ettaro: unità di misura di superficie agraria (simbolo ha) equivalente a 10 000 m².
1. ........................................................................................................... Secondo il Corpo forestale dello Stato, in Italia ci sono circa dodici miliardi di alberi: quasi duecento a testa (dati del 2008). La regione che ne ha di più è l’Emilia Romagna, con milleottocentoquindici alberi per ettaro. Chiudono la classifica Sicilia e Valle d’Aosta, rispettivamente con settecentosessanta e settecentoquindici alberi per ettaro. 2. ........................................................................................................... A tutto c’è un limite, anche all’altezza degli alberi. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dopo aver esaminato alcuni esemplari di Sequoia sempreverde, gli alberi più alti del mondo. L’acqua estratta dalle radici non riuscirebbe a raggiungere le foglie oltre i 130 m. 3. ........................................................................................................... L’albero motore è un sistema di trasmissione del moto rotatorio. L’albero genealogico è il grafico in cui si rappresenta l’elenco dei propri antenati. L’albero della cuccagna è un palo insaponato, in modo da risultare scivoloso, alla cui cima sono appesi vari doni, perlopiù alimentari, destinati a chi riesce a raggiungerli arrampicandosi. 4. ........................................................................................................... L’Hura crepitans ha il tronco coperto di spine e secerne una linfa velenosa, un tempo usata dagli indigeni dell’Amazzonia per avvelenare le frecce. Ma la vera particolarità sono i frutti: quando sono maturi esplodono, sparando i semi fino a cento metri di distanza.
LETTORE COMPETENTE In ogni box, scrivi la domanda che ti permette di capire l’argomento poi spiegato.
CAPISCO LE PAROLE Il punto 3 presenta tre utilizzi diversi della parola “albero”. Ne conosci altri? Quali? .................................................................................................................................. ..................................................................................................................................
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IL VERDE INTORNO A NOI
Gli alberi e la matematica
Nonno albero, quanti anni hai? Il tronco di un albero, al suo interno, ha tanti cerchi, uno dentro l’altro. Ogni albero genera un nuovo cerchio ogni anno. Contando il numero dei cerchi, si può ottenere l’età dell’albero. Ad esempio, contate dieci anelli? Allora... dieci anni! Ma se il tuo albero cresce rigoglioso in un giardino, come si fa? Di certo non lo tagliamo per contare i cerchi che ha dentro! Prova invece a misurare la circonferenza del tronco a 130 cm da terra (probabilmente è più o meno la tua altezza) e poi dividi la lunghezza che hai misurato per 2,5. Allora, quanti anni hanno gli alberi del tuo quartiere? E del tuo giardino preferito?
La dendrocron ologia è un sistema d i datazione basa to sulla crescita degli a lberi, il cui fusto pro duce ogni anno un anello di accrescimen to.
da M. Vitale, R. Deluigi, Avventure e scoperte in giardino, Scienza Express
LETTORE COMPETENTE Qual è la formula giusta per calcolare l’età degli alberi? Scrivila in termini matematici. ................................................................................
MI AUTOVALU TO
CAPISCO LE PAROLE Il sistema di datazione di una pianta basato sugli anelli del tronco si chiama: accrescimento del tronco dendrocronologia anellicronologia
In questa attività: ho trovato semplice il testo, ma difficili il ragionamento matematico e i calcoli ho trovato semplice fare il ragionamento matematico e i calcoli, ma ho avuto bisogno di aiuto per capire il testo ho trovato semplici sia il testo sia il ragionamento matematico che i calcoli
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IL VERDE INTORNO A NOI
Per un mondo più verde
L’uomo che piantava gli alberi Una quarantina circa di anni fa, stavo facendo una lunga camminata, tra cime sconosciute ai turisti, in quell’antica regione delle Alpi che penetra in Provenza. Si trattava di lande nude e monotone tra i milledue e i milletrecento metri di altitudine. L’unica vegetazione che vi ci cresceva era la lavanda selvatica. Attraversavo la regione per la sua massima larghezza e, dopo tre giorni di marcia, mi trovavo in mezzo a una desolazione senza pari. Mi accampai per un po’ di fianco allo scheletro di un villaggio abbandonato. Non avevo più acqua dal giorno prima e avevo necessità di trovarne. Era una bella giornata di giugno molto assolata, ma su quelle terre senza riparo e alte nel cielo, il vento soffiava con brutalità insopportabile. Dovetti così riprendere la marcia. Cinque ore più tardi non avevo ancora trovato né ombra né acqua. Dappertutto la stessa aridità, le stesse erbacce legnose. A un tratto mi parve di scorgere una sagoma nera in piedi. Era un pastore. Al posto del bastone portava un’asta di ferro. Mi affiancai a lui. Arrivato a monte, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? Non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale o forse proprietà di gente che non se ne curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura. Mi spiegò che da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile.
CAPISCO LE PAROLE L’espressione “scheletro di un villaggio abbandonato” indica un villaggio: abitato da creature mostruose dove non abita più nessuno e le case sono per lo più crollate dove le persone abitano in case decadenti
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Landa: terreno incolto delle regioni fredde. Sagoma: profilo, immagine. Turare: chiudere, sigillare.
Per un mondo più verde
IL VERDE INTORNO A NOI
Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla. Fu a quel momento che mi interessai dell’età di quell’uomo. Aveva evidentemente più di cinquant’anni. Cinquantacinque, mi disse lui. Si chiamava Elzéard Bouffier. Aveva posseduto una fattoria in pianura. Aveva perso il figlio unico, poi la moglie. S’era ritirato nella solitudine dove trovava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Aveva pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza d’alberi. Aggiunse che, non avendo altre occupazioni, aveva deciso di rimediare alla desolazione e all’aridità di quel luogo. E posso ben dire che ci riuscì. Dopo alcuni anni, tornando a far visita al vecchio Bouffier, rimasi ammutolito: l’uomo aveva seguito la sua idea e gli alti faggi sparsi a perdita d’occhio ne erano la prova. Le querce erano fitte e tutta la zona risplendeva di salute e felicità. Dove un tempo avevo visto solo rovine, sorgono ora fattorie pulite, ben intonacate, che denotano una vita lieta e comoda. I villaggi sono stati ricostruiti poco a poco. Una popolazione venuta dalle pianure, dove la terra costa cara, si è stabilita qui, portando gioventù, movimento, spirito d’avventura. S’incontrano per le strade uomini e donne ben nutriti, ragazzi e ragazze che hanno ripreso il gusto per le feste campestri. Se si conta la vecchia popolazione, irriconoscibile da quando vive nell’armonia, e i nuovi venuti, più di diecimila persone devono la loro felicità a Elzéard Bouffier. da J. Giono, L’uomo che piantava gli alberi, Salani
LETTORE COMPETENTE Sottolinea nel testo tutte le espressioni che si riferiscono all’ambiente in cui si trovava l’autore quaranta anni fa. Chi incontrò l’autore durante la sua camminata? Esponi a voce con parole tue una breve presentazione di questo personaggio, tenendo conto delle informazioni che ne ha dato l’autore: chi è, che cosa fa, come vive. Perché il pastore piantava gli alberi? ................................................................................................... ...................................................................................................
In che modo gli alberi hanno trasformato l’ambiente? ................................................................................................... ................................................................................................... ................................................................................................... Sottolinea con un altro colore le caratteristiche dell’ambiente che fa da sfondo alla seconda parte del racconto. Spiega con parole tue il significato della frase evidenziata che conclude il brano.
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IL VERDE INTORNO A NOI
Per un mondo più verde
Salvaguardare i boschi Selettivo: basato su una scelta precisa. Rigenerazione: riformazione, ricostituzione.
Quando un bosco viene tagliato completamente, molte specie vegetali e animali perdono la casa, per cui se ne vanno o muoiono. Perfino il terreno se ne va. L’acqua piovana scorre sul terreno e, se non ci sono le radici a trattenerlo, si porta via il suo strato superficiale. Così, dei rivoletti di fango si riversano nei fiumi e il terreno dell’area dove una volta c’era il bosco diventa più povero: la pioggia ha portato via con sé gran parte del nutrimento per le piante. Ma tutto questo si può evitare. Infatti si possono salvaguardare i boschi. Per esempio, se in una parte del bosco i taglialegna tagliano solo alcuni alberi, secondo il metodo del taglio selettivo, possono tornare in quella zona ed eliminare ogni volta solo gli alberi più vecchi, quelli danneggiati o in eccesso, che rendono il bosco troppo fitto. Questi sistemi richiedono più tempo e denaro, ma permettono una rigenerazione naturale del bosco. Tagliare gli alberi in modo selettivo è un esempio di sfruttamento intelligente delle risorse: usiamo la natura, ma diamole il tempo di riprendersi dopo le nostre visite. da B. Savan, Intorno al mondo in ecociclo, Editoriale Scienza
LETTORE COMPETENTE Completa lo schema.
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Causa
Conseguenze
Possibile soluzione
un bosco viene tagliato
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CITTADINANZA
Per fare un albero, ci vuole... un libro! Sì, hai letto bene: dai libri possono nascere alberi e non solo il contrario. Non è una magia, anche se si tratta di un libro di favole per bambini. L’idea arriva dalla casa editrice argentina Pequeño Editor che ha realizzato un libro in carta riciclata, con pagine biodegradabili stampate con inchiostro ecologico. Non è finita qui: le pagine contengono dei semi di jacaranda, una pianta originaria dei Paesi con clima tropicale. Una volta letto, il libro può essere letteralmente seminato. Ecco le istruzioni fornite dall’editore.
Primo passaggio Leggi il libro, la storia si chiama Mio papà è stato nel bosco e ti insegnerà il rispetto e l’ammirazione che si deve avere nei confronti della natura.
Secondo passaggio Inumidisci il libro e mettilo in un luogo fresco, dove non batte il sole. Mantienilo umido finché non germoglia. Poi piantalo fino alle radici senza coprire le gemme.
Terzo passaggio Una volta sotto terra curalo con regolarità.
A ben pensarci, si tratta di un processo del tutto naturale: i libri cartacei nascono dagli alberi, per poi tornare alberi. da www.greenstyle.it
Gli alberi di jacaranda possono crescere fino a un’altezza di 30 m!
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IL VERDE INTORNO A NOI
La cura del verde
Magia nell’orto Screziato: di colori diversi, variegato. Traliccio: struttura di sostegno. Rabboccare: riempire fino all’orlo.
Era l’inizio di giugno. Il cielo si estendeva sempre più in alto, striato di nubi. Lucy e il nonno Will erano giù nell’orto a piantare i fagioli americani. Le piantine frondose erano nate dai fagioli che avevano seminato in vasetti durante l’ultima visita di Lucy. Se non era magia quella! I fagioli rosei e screziati erano secchi e sbatacchiavano nel loro pacchetto quando il nonno li scuoteva con la mano. Lucy non riusciva a credere che in essi ci fosse vita, ma il nonno li mise a bagno per la notte, e il giorno dopo mostrò a Lucy come si erano gonfiati e come le puntine delle radici cominciavano ad aprirsi la strada. E poi... guarda! Che meraviglia! C’erano foglie e gemme che si avviticchiavano sui loro bastoncini, protese verso il cielo. Il nonno aveva preparato il terreno, scavando e scavando, depositando concime scuro fino a quando la terra non era diventata grassa e umida come una torta alla frutta. Aveva eretto dei tralicci di canne perché le piante potessero arrampicarvisi. Lucy era orgogliosa del lavoro fatto dal nonno. Ora i due lavoravano insieme con paletta e annaffiatoio. Lucy portava le piantine al nonno, che le tirava fuori rovesciando i vasi, le sistemava nei buchi, poi rabboccava e premeva la terra con la punta delle dita. Lucy annaffiava, facendo una piccola pozza intorno a ogni pianta. – Cresceranno? – chiese. – Oh, sì, sicuro come l’oro – rispose il nonno. da L. Newbery, Un amico segreto in giardino, Salani
LETTORE COMPETENTE Questo brano parla delle diverse fasi della coltivazione dei fagioli: ma non le presenta in ordine cronologico lineare. Riordinale tu numerandole. Le piantine dai vasetti vengono trapiantate nell’orto dove erano stati messi dei tralicci di canne per sostenerle durante la crescita. I fagioli con le puntine di radici vengono piantati nei vasetti. Le piantine si arrampicano sui tralicci di canne, spuntano foglie e gemme. I fagioli secchi vengono messi a bagno per tutta notte e iniziano a spuntare le radici. Nel brano si alternano frasi in cui si descrivono i fatti e le situazioni ad altre in cui si commenta o si espone un pensiero o uno stato d’animo. Sottolinea le frasi del secondo tipo, l’esercizio è già avviato per farti capire meglio.
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DICO LA MIA A quale fiaba ti fa pensare la crescita del fagiolo? Te la ricordi? Se non te la ricordi, fai una ricerca e rileggila. Poi prova a raccontarla ad alta voce a qualcuno.
La cura del verde
IL VERDE INTORNO A NOI
Profumi in giardino Susanna si stava perdendo a gironzolare nel giardino, che non si poteva dire ben tenuto, ma con un certo fascino. Maggio aveva fatto esplodere i rododendri: ce n’erano di giganteschi, esuberanti di foglie e di colori. Per fare un solo fiore erano impegnati mazzi di corolle: ne risultava un fiore enorme, ricco, lussureggiante... ce n’erano di bianchi, di rosa, di rossi, di aranciati, di violetti... Poi, da qualche parte, la raggiunse un profumo che fu per lei come un richiamo. Ebbe l’impressione di averlo già sentito, di conoscerlo bene. Lo respirò avidamente, con inspirazioni lente e profonde e intanto camminava, lasciando che i suoi passi e il suo naso rintracciassero il posto da dove il profumo veniva. Dopo un po’, si trovò davanti a una parete che reggeva un rampicante: sembrava una cascata di piccole foglie verdi, regolari, piuttosto allungate, e con una quantità di fiori bianchi e gialli, non grossi, non piccoli, un calice aperto in un apparentemente fragile equilibrio su uno stelo, che non raccoglieva saldamente tutto il fiore, ma solo gli offriva l’appoggio per un peduncolo, lasciandogli tutta la libertà, anche di volare via. Susanna si fermò incantata. Inspirò di nuovo, poi si avvicinò all’arbusto fiorito e vi tuffò il naso.
Lussureggiante: rigoglioso, florido. Rampicante: pianta che si sviluppa aggrappandosi ad altre piante, a pali, muri o rocce.
CAPISCO LE PAROLE L’espressione “ben tenuto” si può sostituire con: mantenuto curato conservato Sottolinea nel testo il paragone usato per descrivere il rampicante.
da G. Quarenghi, L’estate di Susanna, Franco Panini
LETTORE COMPETENTE Nel brano vengono descritti: i rododendri un rampicante i rododendri e un rampicante In questo testo l’autore non solo “fa vedere” forme e colori del giardino, ma mette in gioco anche altri sensi per cogliere altri aspetti. Quali? L’udito per sentire il ronzio degli insetti. L’olfatto per cogliere il profumo dei fiori. Il tatto per sentire la consistenza delle piante. Il gusto per assaporare i frutti degli alberi. Susanna si muove per tutto il giardino. Quali sono i suoi spostamenti? Mettili in ordine numerandoli. Si avvicina al rampicante. Gironzola per il giardino. Si ferma davanti a una parete fiorita. Cammina seguendo un profumo.
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IL VERDE INTORNO A NOI
La cura del verde
Un giardino da scoprire Non c’era alcuna ragione di accelerare il passo ogni volta che passava vicino alla lunga parete di mattoni, eppure Loris lo faceva ormai quasi automaticamente. Che cosa c’era dietro quella barriera invalicabile? Il ragazzo se lo chiedeva provando un brivido di timore lungo la schiena. Aveva visto più volte un signore con i capelli bianchi entrare nel cancello. L’uomo scendeva dall’auto, apriva i battenti di ferro, varcava la soglia della proprietà e richiudeva velocemente. Sempre le stesse operazioni, sempre in silenzio e sempre con aria guardinga. Loris decise che ne avrebbe parlato ai suoi amici. – Non è lontano da qui. È un giardino misterioso che non mi convince affatto. Mi piacerebbe vederci chiaro una volta per tutte. Vi va di darmi una mano a investigare? L’idea di Loris piacque a tutti. I ragazzi raccolsero zaini e felpe e lo seguirono. Si divisero i compiti: Beppe e Marco avrebbero fatto la guardia, nel caso fosse arrivato qualcuno; Loris e Omar avrebbero fatto la scaletta e Valentino sarebbe salito in cima al muro per dare una sbirciatina veloce. Lia avrebbe preparato il cellulare per scattare delle foto se ce ne fosse stato bisogno, Kata avrebbe scritto sul diario il resoconto di Valentino. Con un balzo, Valentino salì sulle mani dei due amici e, con una spinta, riuscì a tirarsi su. – Che vedi? – domandò Lia ansiosa. Si trattava di un giardino davvero immenso e rigoglioso. Valentino descrisse piante dalle forme e dalle dimensioni più varie. Alcune svettavano a punta verso il cielo; altre si allargavano come per abbracciarsi tra loro. Certi alberi bassi erano perfetti per arrampicarsi tra i fitti rami. I cespugli e le siepi aggiungevano un effetto decorativo all’insieme, punteggiando i prati di sagome geometricamente potate o delineando i confini di vivaci aiuole fiorite. I ragazzi decisero di escogitare un piano per entrare: avrebbero aspettato l’arrivo dell’uomo con i capelli bianchi, il giorno dopo, e sarebbero entrati in qualche modo. E così fu. Il giorno seguente riuscirono ad appiattirsi il più possibile dietro il pesante battente del cancello, così, quando l’uomo misterioso richiuse il cancello, i sette amici riuscirono a entrare. La proprietà era davvero immensa. Il giardino era percorso da un dedalo di stradine che portavano in diverse direzioni delimitando ampie aiuole, nelle quali crescevano numerose piante. Invalicabile: che non si può superare. Guardingo: prudente, attento, vigile, cauto. Dedalo: labirinto.
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La cura del verde
IL VERDE INTORNO A NOI
Oltre alla varietà di vegetali, tutti notarono la splendida ricchezza di colori. – Ma qui non c’è niente di pericoloso! Sembra un paradiso! – commentò Beppe. – Aspetta – lo bloccò Loris – i pericoli possono nascondersi anche nei luoghi più belli! – Già, e sarà meglio darsi una mossa – confermò Lia. – Perché? Non ti piacciono? Sulla Terra esistono tantissime specie di vegetali e ognuna di esse ha delle caratteristiche che la rendono particolare. Per esempio, guarda la diversità di forma e di colore delle foglie: mi piace vedere in quanti modi fantasiosi si sbizzarrisce la natura. E poi devi sapere che le piante sono molto utili all’uomo, infatti... – Forse è meglio se rimandi la tua lezioncina, Omar – lo interruppe Valentino – siamo qui per risolvere un mistero. – E comunque certe cose le studiamo già a scuola e non abbiamo bisogno del ripassino pomeridiano – proseguì Marco. – Già, ma un conto è leggerle sui libri – continuò Omar – e un altro è vederle con i propri occhi. Guarda questa, per esempio: è una felce! – Che cos’è la felce? – domandò Beppe, che cominciava a interessarsi all’argomento. – È una delle piante più antiche che esista – rispose Omar. In quel momento, arrivò l’anziano guardiano. – Benvenuti! Sono Angelo, il custode dell’orto botanico. – Un orto botanico – si stupirono gli amici in coro. – E che sarebbe? – domandò Valentino. – Un orto botanico è un giardino nel quale vengono protette, curate e studiate le piante. – Ma non potevate mettere un cartello fuori, con scritto ORTO BOTANICO? – si innervosì Valentino. – Grazie per il suggerimento – rispose Angelo. da R. Morgese, Il giardino del piccolo drago, Raffaello
LETTORE COMPETENTE Completa le frasi, ti aiuteranno a ricostruire le vicende del testo. Loris era rimasto incuriosito dallo strano ........................................................ Allora convinse i suoi amici ................................................................................ e insieme studiarono un piano per .................................................................. Il giorno dopo riuscirono ad ............................................................................... e si trovarono davanti ........................................................................................... A un tratto arrivò .................................................................................. e spiegò loro che si trovavano ............................................................................................
Sottolinea nel testo gli indicatori temporali. Poi segna con una X l’affermazione che ritieni corretta. Il narratore racconta la storia seguendo l’ordine cronologico lineare. Il narratore racconta la storia partendo dalla fine e poi tornando a fatti accaduti prima. Perché Valentino, secondo te, risponde innervosito al custode?
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È FACILE
Tobia Nei testi narrativi, è importante capire quali sono i fatti che costruiscono la storia. Leggi pezzo dopo pezzo il racconto, e rispondi alle domande. Tobia era alto un millimetro e mezzo. Non molto per la sua età. Soltanto la punta dei piedi spuntava dal buco nella corteccia, in cui si era rifugiato. Il ragazzino era immobile. La notte lo copriva come un mantello. • Qual è il fatto? T obia è nascosto in un buco della corteccia, immobile.
È notte.
Tremava tutto, ancora, aveva corso molto di ramo in ramo per sfuggire da tutto il popolo, il suo popolo. Anche il suo migliore amico, Leo Blue, lo stava cercando. Proprio tutti, insomma! • Qual è il fatto? L ’amico del cuore di Tobia si chiama Leo Blue. T utti stanno cercando Tobia. Ma perché Tobia era inseguito da tanta gente? Per saperlo, occorre fare un passo indietro, a cinque anni prima, quando Tobia e la sua famiglia erano stati cacciati dal loro ramo, a causa delle scoperte scientifiche del padre, Sim Lolness. • Si sta per raccontare una storia avvenuta: P oco tempo prima. Cinque anni prima. Il professor Lolness difendeva la folle idea che l’albero, tutto il loro mondo, fosse in continua crescita. Tutti gli scienziati ne discutevano. L’albero cambia? Qual è la sua origine? E soprattutto: esiste una vita fuori dall’albero? Solo Sim Lolness la pensava diversamente da tutti. Lui sosteneva che l’albero ha una storia come ogni essere vivente. Se l’albero era vivo, allora poteva morire. • Qual è il fatto? Tutti gli scienziati discutevano sulla vita dentro e fuori dall’albero. Tutti gli scienziati avevano la stessa idea sull’albero.
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È FACILE Venne organizzato un convegno in cui il professor Sim avrebbe potuto esporre i risultati della sua ricerca. Tobia era molto orgoglioso di suo padre. La sala era pienissima. Lolness iniziò a spiegare con parole semplici i suoi esperimenti, la scoperta della linfa vitale presente all’interno dell’albero, che dà energia a tutto. Mostrò anche un marchingegno che utilizza la linfa grezza dell’albero per produrre nuova energia, come fanno le foglie dell’albero: un robot, insomma. • Qual è il fatto? Tobia era orgoglioso del padre. Il padre spiegò le sue idee in un convegno. La folla rimase incredula, con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Il pubblico applaudì. La scoperta avrebbe cambiato la vita a tutti e l’entusiasmo era generale. • Qual è il fatto? Il pubblico applaudì.
L a scoperta lasciò a bocca aperta tutti.
Ma Lolness concluse che non avrebbe svelato a nessuno il funzionamento della sua invenzione. A lui il mondo piaceva così, non voleva cambiarlo. Non riteneva giusto mettere la linfa grezza nelle mani di chi l’avrebbe usata solo per costruire macchine per pensare senza fatica. • Qual è il fatto? Il padre decise di non svelare la sua invenzione a nessuno per non rischiare cose brutte.
Il padre decise di dare i dati della
sua invenzione a chi avrebbe saputo utilizzarli bene.
Calò un gran silenzio in sala. Poi fu la fine: da allora Tobia ricordava solo insulti, fughe, corse, nascondigli, paura. L’intera famiglia era stata bandita dalla Cima dell’albero. • Qual è il fatto? Tobia venne cacciato dal suo ambiente. Tutta la famiglia venne cacciata via. da T. De Fombelle, Tobia, San Paolo
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VERIFICO
le mie COMPETENZE
Il mio albero del cuore Obiettivo Realizzare un lapbook per presentare il tuo albero del cuore Destinatari I tuoi compagni di classe Tempo a disposizione Da concordare con il tuo insegnante Materiale occorrente Cartoncini, carte di diverso formato e colore, forbici, colla, colori... Come procedere 1 Scegli un albero che ti piace, il “tuo albero del cuore”. Se non ti viene subito
in mente, cerca intorno a te e nei tuoi ricordi: intorno alla tua casa, nel parco che frequenti, intorno alla scuola... 2 Decidi quali sono gli aspetti dell’albero scelto che vuoi far conoscere agli altri.
Ovviamente, dovrai ricercare informazioni e trascriverle. Potrai soffermarti sugli aspetti scientifici o descriverlo in modo soggettivo; oppure potrai scrivere un testo narrativo per raccontare un episodio che riguarda il tuo albero, o, ancora, cercare poesie famose o inventare una poesia tutta tua. Sei completamente libero di decidere il taglio da dare al tuo lapbook. Una volta che avrai preso una decisione, organizza il tuo progetto nello spazio qui sotto: ti servirà come promemoria mentre lavorerai. Buon divertimento!
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MI AUTOVALU TO Ho trovato questo compito: facile abbastanza facile difficile molto difficile
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La fase più difficile per me è stata ..................................................... ................................................................................................................................ Valuto il mio risultato: ............................................................................. ................................................................................................................................
ARTE e IMMAGINE
Gli alberi nell’arte
Molti artisti hanno rappresentato gli alberi nelle loro opere. Ognuno a suo modo come mostrano gli esempi proposti in questa pagina. Osservali bene e scegli quello che ti piace di più, spiegandone il motivo.
P. Mondrian, L’albero blu
G. Klimt, L’albero della vita
V. Van Gogh, Paesaggio autunnale
K. Haring, L’albero della vita
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ARTE e IMMAGINE
Linee tra gli alberi
Uno degli elementi che servono per disegnare un albero è la linea: la linea del tronco, le linee dei rami, quelle delle radici... Secondo un grande pittore, Kandinskij, la linea è la traccia lasciata dal punto in movimento, per questo è dinamica. Ecco alcuni esempi di linee proposti da Kandinskij.
Ripetizione di una linea curva.
Ripetizione di semirette che si originano da un punto.
Prova anche tu a inventare righe su imitazione di Kandinskij.
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Ripetizione di una curva.
Ripetizione opposta di una curva.
Ripetizione di una curva con ritmo centrale.
Combina insieme alcune linee tracciate dall’artista e da te, per creare un albero, dando libero sfogo alla tua fantasia.
ARTE e IMMAGINE
Disegnare gli alberi Impara a disegnare un albero passo passo.
1 Disegna due linee
verticali parallele, curvate alla base: delineano il tronco.
3 Disegna le foglie
che crescono sui rami e anelli e curve sul tronco.
2 Disegna figure
somiglianti a rami che partono dalle linee del tronco.
4 Ripassa con un tratto
piĂš deciso le diverse linee e cancella quelle che non servono. Infine colora a tuo piacimento.
Sai che partendo dalla linea puoi realizzare alberi tridimensionali come questi? Scopri come si fa. 1 Su un foglio bianco disegna a matita un albero. 2 Scegli tre colori e comincia a tracciare
tante linee parallele alternando i colori seguendo la stessa sequenza. Concentrati sull’andamento delle linee, che dovranno essere dritte sullo sfondo del disegno e curve sulle parti che costituiscono l’albero.
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Di casa in casa Vivere in una casa spesso sembra scontato, ma hai mai riflettutto su quanto è importante avere un posto sicuro dove andare tutti i giorni? Purtroppo ci sono persone che una casa non ce l’hanno. Lo sai che ogni casa ha una sua storia? Proviamo a scoprirla! In questo percorso incontrerai tanti tipi di testi: i testi descrittivi, i testi narrativi, le poesie. Analizzerai in particolare i testi informativi con le loro caratteristiche principali. Metterai infine come sempre alla prova le tue conoscenze e abilità con una verifica finale. Tu dove vivi? Come è la tua casa? Sapresti descriverla in un minuto? Ti piace? La vorresti diversa? Se sì, cosa cambieresti? La tua famiglia ci abita da molto tempo o da poco tempo? In che anno è stata costruita? Informati sulla sua storia.
un LETTORE COMPETENTE impara a: individuare le scelte descrittive in relazione alla funzione del testo; cogliere il significato delle parole con l’aiuto sia del contesto sia delle illustrazioni; riconoscere le caratteristiche dei diversi tipi di testo; individuare nei racconti le emozioni e gli stati d’animo che emergono dalle scelte descrittive e di narrazione; cercare indizi nel testo per cogliere le informazioni implicite; utilizzare strategie per comprendere meglio il testo; riflettere e dire la propria opinione sugli argomenti proposti dalle letture.
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CASE PER TUTTI I GUSTI Osserva alcuni tipi di case diverse che esistono in giro per il mondo! Associa il nome giusto a ogni immagine scrivendo la lettera corrispondente.
A
Casolare di campagna C
E
B
Condominio
dei Abitazione ani ic villaggi afr
Roulotte D
Tenda dei tuareg F
Igloo 111
DI CASA IN CASA
Casa dentro e fuori
Villa dei Sogni Siena, 20 giugno A regola d’arte: espressione che indica l’insieme delle tecniche considerate corrette per l’esecuzione di un determinato lavoro. Nell’uso più comune indica tutto ciò che è realizzato in modo perfetto.
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Cara Alice, ti scrivo questa prima lettera da Villa dei Sogni, o più esattamente da una bellissima stanza in cima alla torre che il mio gatto (Montezuma, ricordi?) ha scoperto nel suo giro di esplorazione e che io ho scelto subito come camera. Non è molto spaziosa, in certi punti il soffitto è così basso che se non sto attenta rischio di battere la testa, ma in compenso è arredata a regola d’arte. C’è un armadio bello grande, dove potrò sistemare facilmente tutte le mie cose; c’è una poltrona piena di cuscini, per poter stare comodi anche durante il giorno; c’è una scrivania piena di cassettini segreti, l’ideale per nascondere i pochi generi di conforto (una tavoletta di cioccolato e mezzo sacchetto di caramelle) che la mamma non è riuscita a trovare quando ha perquisito la mia valigia prima di partire; c’è poi un buon numero di ragnatele, che a me però non danno fastidio e per Montezuma sono un vero e proprio spasso, soprattutto quando uno spiffero (ne entrano moltissimi dalla finestra!) gliele fa oscillare lentamente davanti al nasino. Ma la cosa più bella è la vista che si gode da quassù: il tetto della villa, con le sue vecchie tegole sbiadite e i comignoli dalle forme così strambe, e più giù il giardino, dove tu e io potremmo giocare benissimo alle esploratrici strisciando sotto i cespugli o facendoci strada a quattro zampe fra i rami dei rampicanti.
Casa dentro e fuori
Quanto ai miei, di spazio ne hanno fin troppo ai piani di sotto. Papà si è installato con le sue scartoffie e i suoi strumenti in una grande stanza al pianterreno, che doveva essere il laboratorio del professor Miosotis, cioè del primo padrone di questa villa: l’abbiamo capito subito per via di un ingombrante congegno di metallo, tutto arrugginito, che papà ha cercato inutilmente di far funzionare. Dovevi vedere la scena! È bastato tirare una leva e quella ferraglia si è messa a strepitare così forte da costringere il povero Montezuma a scappare ventre a terra, mentra papà la guardava tutto speranzoso, immaginando che di lì a poco avrebbe scoperto cosa fosse e a cosa servisse. Invece, niente! La mamma nel frattempo ha preso possesso della cucina: una cucina in puro stile neogotico, come ha commentato scuotendo la testa mentre la osservava dalla soglia. Non so di preciso cosa significhi, ma suppongo abbia a che vedere con le vecchie pentole in rame tutte annerite appese sopra le credenze o con il camino che non tira, o con le formiche che sfilano in lunghe processioni sui pavimenti di cotto. Comunque, a quanto ho capito, una cucina in puro stile neogotico non è assolutamente il genere che piace alla mamma. Marta
DI CASA IN CASA
Congegno: dispositivo, meccanismo. Ferraglia: insieme di pezzi e rottami di ferro.
da P. Capriolo, La macchina dei sogni, Piemme
LETTORE COMPETENTE Chi scrive la lettera? ............................................................................................................... A chi viene scritta questa lettera? Chi è? ................................................................................................. Sottolinea nel testo la riga in cui lo hai capito. Qual è lo scopo della lettera? Esponilo con parole tue. Nel testo trovi evidenziata la parola “miei” a chi si riferisce, secondo te?
Ogni componente della famiglia ha trovato il suo ambiente preferito nella villa. Completa. - Marta ............................................................................. - Padre di Marta ........................................................ - Madre di Marta ...................................................... Quali sono le qualità positive della stanza scelta dalla protagonista? Quali sono i difetti?
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DI CASA IN CASA
Casa dentro e fuori
Stanze profumate
Confortevole: comodo, accogliente. Cognac: bevanda molto alcolica.
LETTORE COMPETENTE La descrizione che hai letto è ricca di elementi sia visivi che olfattivi. Sottolinea come indicato: - di rosso i colori che predominano durante la sera - di blu i colori che predominano durante il giorno - di verde i profumi che si sentono nelle diverse stanze
La casa della mia famiglia era molto confortevole e mi piacque fin dal primo giorno! I soffitti, il pavimento e i mobili di legno infondevano un’atmosfera calda e accogliente, soprattutto di sera, quando le luci venivano accese e si dava fuoco alla legna nel grande camino della sala. Di giorno, invece, i muri di pietra bianca e rosata accoglievano la luce che entrava dalle grandi finestre e la casa s’illuminava d’oro. C’erano nove stanze, ma parevano cento! Comunicavano tutte attraverso un complicato sistema di porte, scale e corridoi, e nessuna era sullo stesso livello. Guardandola da fuori, si sarebbe detta una casa a tre piani, ma dentro era tutto un saliscendi di gradini e scalette scricchiolanti. Un vero labirinto! Aveva un buon profumo di legno, ma un’annusatina più attenta rivelava che ciascuna stanza possedeva un aroma particolare: la cucina, per esempio, profumava di mele e di legno d’acero; la camera delle bambine invece sapeva di matite temperate e di burrocacao alla fragola; lo studio del signor Cicero aveva il buon odore dei libri, e il salotto sapeva di cognac, mentre la camera di Tomelilla profumava di bucato fresco. Era facile orientarsi, bastava fidarsi del naso invece che degli occhi! da E. Gnone, Fairy Oak - Il segreto delle gemelle, De Agostini
DICO LA MIA Quali colori e odori predominano nella tua casa? Anche per te c’è un colore o un odore, che ti fa pensare subito a un “angolo di casa tua”?
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MI AUTOVALU TO Descrivere i colori e gli odori della mia casa è stato: facile difficile divertente noioso Per descrivere utilizzo: molti aggettivi pochi aggettivi
molti paragoni
Casa dentro e fuori
DI CASA IN CASA
La vecchia casa Maureen si guardò intorno. Si trovava in un grande giardino, incolto e coperto di erbacce. In fondo al giardino sorgeva una casa grande quasi come l’ufficio postale, piena di finestre e balconi, con un ampio porticato in pietra senza il tetto, a forma di palcoscenico e circondato da una balaustra di pietra. Tre ampi gradini scendevano verso il giardino. Erbacce e cespugli spuntavano tra le sbarre della balaustra, tra i mattoni che rivestivano il pavimento e accanto alla grande porta di legno marrone, come se tutte le piante del giardino stessero cercando di crescere fino a penetrare dentro la casa. Maureen contò quattro balconcini di pietra e ferro, con quattro coppie di portefinestre. Le due finestre sopra a ciascun balcone sembravano occhi intenti a fissarla. Maureen salì le scale della vecchia casa di corsa e schiacciò il naso contro il vetro della finestra per sbirciare all’interno. Era così grande, lì dentro, e così buio. Nella penombra riuscì a intravedere una grande stanza vuota col soffitto alto e un camino di marmo nero, sopra il quale era appeso un grande specchio. Lo specchio era rotto, con crepe a zigzag che sembravano una mappa fatta di vetro. Nell’alto soffitto si apriva un buco attorno a cui l’intonaco era crollato. Da lì pendeva un lampadario polveroso appeso a un filo di ferro, come se qualcuno avesse cercato di usarlo come altalena staccandolo dal soffitto. Mentre spingeva la porta, Maureen udì uno scricchiolio e si fermò. Poi spinse più forte e la porta si aprì. Si trovava in un grande ingresso pieno di polvere. I muri erano macchiati di umidità. In alcuni punti l’intonaco scrostato lasciava intravedere il cemento. La stanza sembrava una persona rimasta per anni sotto ogni genere di intemperie in attesa di qualcuno che non era mai arrivato.
Balaustra: parapetto, ringhiera. Intonaco: strato di malta steso sui muri. Intemperie: insieme di perturbazioni meteorologiche.
da M. Chase, Sette streghe per sette signore, Salani
CAPISCO LE PAROLE
LETTORE COMPETENTE La descrizione che hai letto ti ha suscitato: senso di pace e serenità paura e agitazione malinconia e senso di abbandono Quali parole o frasi ti hanno orientato verso questo stato d’animo? Sottolineale.
Che cosa significa la frase che conclude il brano? La stanza era stata abbandonata da tantissimo tempo. Nella stanza c’era una persona che aspettava qualcuno. La stanza era tutta bagnata dalla pioggia e dalla neve.
L’autore usa diversi paragoni. Quali? Sottolineali. Cerchia tutte le parole specifiche della casa che incontri nella descrizione.
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DI CASA IN CASA
Cambiare casa
È ora di andare
LETTORE COMPETENTE Perché Gianni è disperato? Per far comprendere meglio le emozioni e i sentimenti provati dal protagonista, l’autrice ne ha descritto le reazioni del corpo e il comportamento. Cerca nel brano e completa. • Atteggiamenti e reazioni del corpo Gianni rannicchiò ancor più ............................... ..................................................................................... ..................................................................................... • Pensieri dettati dalle emozioni ..................................................................................... ..................................................................................... • Emozioni provate ..................................................................................... ..................................................................................... • Lo stato d’animo del protagonista è ben espresso nella frase evidenziata nel testo. Che cosa significa? Prova a spiegarla con parole tue.
La casa si stava svuotando a poco a poco. Prima erano stati caricati i mobili più grossi, poi via via le casse con le pentole, i piatti, i bicchieri... Gianni sedeva in un angolo per terra, in quella che era stata la sua stanza. Le tende non c’erano più e dai vetri sporchi si intravedeva un grande albero verde. Niente più letto, tavolo, sedia, scaffale con i giochi e i libri. Gianni era proprio disperato. Era come se gli avessero tolto i vestiti, la pelle, i capelli. Vuoto. Vuoto dentro e vuoto attorno. Chi troverà più niente in quella prigione? Chi gli ridarà la sua stanza sul cortile? Chi guarderà più il passerotto sui rami del suo albero? Gianni rannicchiò ancora di più le gambe e ci appoggiò sopra la testa, stringendo le ginocchia con le braccia. Cosa fa un bambino che si sente disperato? Gianni lo era e non sapeva come fare per mandar giù quel mostro nero che gli stringeva la gola. – Be’, cosa fai? – gli chiese a un certo punto il suo amico, entrato in punta di piedi. – Cosa vuoi che faccia, piango. – Come Pinocchio? – E che male c’è? – Sei proprio disperato? – Proprio. – Ma va là, non è mica la fine del mondo. È solo un trasloco. – Tutte le mie cose, il mio letto, i miei giochi. Ho perduto tutto. – Ma no, ma dai. Risalteranno fuori. E poi, scusa, gli amici a cosa servono? Gianni strofina il naso sulla manica. Gli amici. Ma gli amici di scuola li perderà tutti, cambiando città. Sì. Certo questo amico qui è unico, il suo vero, grande, meraviglioso amico. Ma verrà poi davvero dietro a lui? Non resterà qui, fra queste mura? E può bastare un amico per riuscire ad alzarsi e partire? da L. Tumiati, Il mio amico invisibile, Giunti Junior
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Cambiare casa
Il trasloco Oggi si fa il trasloco. L’appartamento è vuoto. – Ciao, vecchia casa – sospira il gatto nel disordine matto. Ancor da caricare sul furgone sono il televisore e due poltrone. Il babbo ha le braccia cariche di libri e li regge con curiosi equilibri. La mamma porta in gabbia i canarini e il vasetto di ciclamini. Nella carriola e nella carrozzina hanno i loro giochi Gianni e Mariolina. Bestioline di velluto e bombolette sono tenute in braccio strette strette. Pensano tutti nella confusione: – Avrò lasciato qualcosa sul balcone? Oppure giù in cantina? Rombando l’autocarro s’incammina. Oggi si fa il trasloco. Quanta allegria! Ma che stanchezza e che malinconia!
DI CASA IN CASA
LETTORE COMPETENTE Completa. La poesia parla di un .......................................................... Nell’appartamento vivevano ......................................... persone, un .......................................... e i ........................................... Il babbo si occupa dei ............................................, la mamma dei .............................................. e dei ................................................. I figli dei loro .............................................................. Tutti hanno paura di aver .............................................. qualcosa. Le emozioni che provano sono ..................................................... ...........................................................................................
DICO LA MIA E tu, hai mai traslocato? Se dovessi traslocare domani, quali sono le prime cose che metteresti al sicuro in un borsone, in modo da non dimenticarle? Puoi sceglierne al massimo tre: ................................................................................................................... ................................................................................................................... ...................................................................................................................
da B. Paltrinieri, Soste nel girotondo, Città armoniosa
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DI CASA IN CASA
Case... da paura!
La casa degli spettri La casa era strana, immensa, buia. Migliaia di finestre rispecchiavano le gelide stelle. Guardarono in alto il tetto della vecchia casa, che pareva un cimitero. Infatti la sommità era costellata di spunzoni che assomigliavano a ossa nere o puntali di ferro e di tanti comignoli. Lungo il sentiero fra le erbacce i ragazzi raggiunsero silenziosi il portico in rovina. Tom Skelton da solo salì il primo gradino. Gli altri tennero il fiato per la sua audacia. Poi, in massa, salirono i gradini del portico tra il cigolio delle assi, tremando sulle gambe. Ognuno desiderava fare dietrofront e fuggire, ma era intrappolato tra il compagno davanti e quello dietro. Così, come un millepiedi, un po’ avanzando e un po’ retrocedendo, i ragazzi, spettri madidi di sudore, si arrestarono davanti al portone della casa, stretto e lungo come una bara. Per un lungo minuto rimasero immobili: molte mani, come i tentacoli di una piovra, si allungarono verso il pomo della porta e il battente. Intanto le assi di legno del portico gemevano e si curvavano sotto il loro peso, minacciando a ogni movimento di cedere e di precipitarli in chissà quale abisso sottostante infestato. Henry-Hank esclamò: – Guardate! Tutti fissarono il battente della porta. La mano di Tom tremò nel toccarlo. Il battente era modellato sulla faccia di un vecchio uomo con un terribile mal di denti, la mascella fasciata, i capelli ritti, gli occhi spiritati. – Bussa – disse Henry-Hank. Tom Skelton afferrò la mascella gelida del vecchio, la sollevò e la fece ricadere. Tutti sobbalzarono al tonfo. Costellato: cosparso, punteggiato. Audacia: coraggio. Madido: molto bagnato. Esalare: emanare, mandare fuori.
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CAPISCO LE PAROLE Cosa è il “battente”? Per capirlo, rileggi con attenzione la parte del testo segnata a lato e aiutati osservando l’illustrazione.
Case... da paura!
DI CASA IN CASA
L’intera casa rintronò. Le mura scricchiolarono. Poi il portone d’ingresso si scosse, la maniglia girò, il battente con la faccia del vecchio fece una smorfia e l’uscio si aprì. Un vento freddo investì i ragazzi e quasi li fece cadere. Si strinsero spaventati uno contro l’altro. La casa esalava un buio mistero. Dai battenti spalancati il vento attirava in un vortice i ragazzi trascinandoli attraverso il portico. Puntarono i piedi per non essere inghiottiti dall’atrio buio e profondo. Lottarono, gridarono, si avvinghiarono al parapetto. Poi il vento cessò. Un’ombra nera camminava nell’oscurità. Dall’interno della casa qualcuno avanzava verso la porta. Chiunque fosse doveva essere vestito di nero, poiché riuscirono a scorgere solo una faccia pallidissima venire avanti. La faccia pallidissima sorrise sinistramente affacciandosi alla porta. Dietro a quel sorriso stava un uomo alto, avvolto nell’ombra. Ora potevano vedere i suoi occhi, come punte di spillo nelle orbite nere, che li fissavano. da R. Bradbury, L’albero di Halloween, Bompiani
LETTORE COMPETENTE Come è la casa? Riesci a immaginarla? Quali parole utilizzate nella descrizione della casa, secondo te, contribuiscono a renderla una “casa da paura”? Sottolineale.
DICO LA MIA
Come si sentono i ragazzi di fronte a quella casa? Tranquilli e a loro agio. Impauriti e agitati. Incuriositi e intraprendenti.
Leggere questo racconto ti ha tenuto con il fiato sospeso? Se ti fossi trovato insieme ai ragazzi, tu come ti saresti comportato?
Nella sequenza finale del brano si delinea una figura misteriosa e inquietante che crea nei ragazzi e in chi legge un crescente terrore. Completa la sua descrizione.
Anche a te è capitato di avere paura di una casa? Se sì, esercitati a raccontare in due minuti ai tuoi compagni dove si trova questa casa, perché ti fa paura e un aneddoto accattivante. Per esercitarti, aiutati con il cronometro.
Dall’interno buio della casa appare un’ ...............................................: è un uomo alto, vestito completamente di ......................................., ha una faccia ................................. e un sorriso ....................................... I suoi occhi sono piccoli come ................................................................ nelle orbite ...................................................
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LABORATORIO
Reperire: trovare. Rascard: edificio tipico della Valle d’Aosta.
IL TESTO INFORMATIVO
L’uomo si adatta all’ambiente A ogni ambiente la sua casa Nei diversi angoli del mondo, le case hanno molti elementi in comune con la tua: muri che delimitano lo spazio interno, aperture per far entrare luce e aria, e un tetto, che fa da tappo alla casa e ti protegge dall’alto. Ma di questi elementi esistono tantissime varianti. Se provi a osservare la casa di un amico o quella dei nonni, potresti non ritrovare lo stesso aspetto che hai osservato nella tua. La disposizione delle stanze è differente? Ci sono altri materiali e colori? Questo succede perché persone diverse abitano in modo diverso. Inoltre, da sempre l’uomo ha costruito in modo differente a seconda dei luoghi in cui si trovava: per adattarsi alla forma del terreno, difendersi dal clima e utilizzare i materiali che reperiva sul posto. Prima che esistessero camion e treni, spostare tronchi e pietre era una gran fatica e i costruttori cercavano soluzioni con ciò che avevano a disposizione. Le tecniche costruttive sono proprio questo: risposte ingegnose ai problemi pratici di costruzione di una casa. Oggi, con la facilità di trasporto dei materiali e con la diffusione delle informazioni, differenze così marcate non esistono più. Ma tenere conto di come è fatto un luogo dove si va ad abitare continua a essere un’ottima idea. Guarda ad esempio come sono diverse una casa in montagna e una davanti al mare.
Tra i monti Costruire in vallate coperte di boschi ha come logica conseguenza quella di usare molto il legno. I rascard hanno un piano inferiore in pietra, altro materiale tipico della zona, e uno superiore fatto di tronchi incastrati tra loro alle estremità. Con costruzioni come queste il rischio di crolli è alto, quindi le case sono staccate l’una dall’altra: magari sono vicine, ma separate. Il tetto ha due falde molto sporgenti affinché neve e pioggia, che cadono abbondanti, scivolino giù e non bagnino i muri. Anche il tetto è costruito con grosse travi inclinate appoggiate ad altri legni ancora più grossi ed è coperto di piccole lastre di pietra. Riscaldarsi è difficile, dunque l’inverno si sta tutti in un’unica stanza con la stufa a legna vicina alla stalla.
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IL TESTO INFORMATIVO
LABORATORIO
In riva al mare Qui i problemi da affrontare sono altri: sole e vento molto forti in certi periodi dell’anno, e materiali da costruzione scarsi. Con la pietra lavica si costruiscono muri spessissimi che proteggono dal calore e li si dipinge di bianco per riflettere i raggi del sole. Per risparmiare sui materiali e rafforzare gli edifici quando soffia il vento, le case sono tutte addossate l’una all’altra. Ne viene fuori un blocco compatto, percorso da piccole stradine. In questo modo, oltre a farsi un po’ di ombra tra vicini, un tempo ci si proteggeva anche dai pirati, che attaccavano via mare. Per gli stessi motivi, i tetti sono piatti: un cubo resiste meglio alle spinte laterali e il vento ci scivola sopra più facilmente, tanto non ci sono neve e pioggia da far cadere. Qui le comunità sono piuttosto unite e gli abitanti vivono gli spazi esterni quasi come quelli interni. da C. Lazzari, Come casa mia, Editoriale Scienza
I testi informativi sono spesso divisi in paragrafi, ciascuno introdotto da un titolo. Questa organizzazione del testo aiuta a comprendere più facilmente l’argomento trattato. Infatti ogni paragrafo approfondisce un singolo aspetto dell’argomento generale e ciò è evidenziato dal suo titoletto. L’argomento generale del testo che hai letto è: il diverso modo di costruire una casa in base ai luoghi la diversità del paesaggio di montagna da quello di mare la tecnica costruttiva delle case in montagna la tecnica costruttiva delle case al mare
Completa la sintesi dei paragrafi. Il paragrafo intitolato “A ogni ambiente la sua casa” parla ................................................................................
In quanti paragrafi è diviso questo testo?
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Il titolo di ciascun paragrafo è riferito al suo contenuto specifico? Sì No
Il paragrafo intitolato “In riva al mare” parla ............
I testi informativi presentano in genere termini specifici dell’argomento trattato.
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Il paragrafo intitolato “Tra i monti” parla ...................
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Sottolinea tutte le parole che secondo te sono specifiche dell’argomento.
Vola al Libro delle TIPOLOGIE: • approfondisci il testo informativo (da pagina 77) • esercitati a scrivere un testo informativo (da pagina 126)
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DI CASA IN CASA
Case... nella fantasia
Un ciclone in arrivo
Kansas: Stato degli Stati Uniti d’America. Botola: apertura di modeste dimensioni che mette in comunicazione un vano sottostante e uno soprastante, chiusa con uno sportello ribaltabile.
Dorothy viveva al centro delle grandi praterie del Kansas, con lo zio Henry, che possedeva una fattoria, e la zia Em, sua moglie. La loro casa era piccola perché si era dovuto trasportare da una grande distanza il legno necessario per costruirla. C’erano quattro pareti, un pavimento e un tetto che formavano una stanza; questa stanza conteneva una stufa arrugginita, una credenza per i piatti, un tavolo, tre o quattro sedie e i letti. Lo zio Henry e la zia Em avevano un gran letto in un angolo e Dorothy un lettino nel lato opposto. Non c’era alcun solaio e neanche una cantina, a parte un piccolo buco scavato nel terreno, chiamato “cantina per i cicloni”, dove la famiglia poteva rifugiarsi se si fosse scatenato uno di quei potenti uragani capace di distruggere qualunque edificio sul suo cammino. Da una botola in mezzo al pavimento, partiva una scala che conduceva al piccolo e buio rifugio. Dorothy, stando in piedi sulla porta e guardandosi intorno, poteva vedere soltanto la grande e grigia prateria, nient’altro. Una volta la casa era stata dipinta, ma il sole aveva staccato la vernice e la pioggia l’aveva lavata via, così ora la casa era grigia e smorta come tutto quanto il resto. Quel giorno Dorothy e Totò, il suo cagnolino, non stavano giocando, come facevano sempre. Dal lontano nord si sentiva il sordo ululato del vento e Dorothy vedeva l’erba curvarsi e ondeggiare all’arrivo della tempesta. – Sta arrivando un ciclone! – urlò lo zio – Presto, Dorothy, corri in cantina! Con un grande ululato il vento scosse la casa così forte che Dorothy perse l’equilibrio e cadde svenuta sul pavimento. Allora accadde una cosa strana. La casa girò su se stessa due o tre volte e lentamente si alzò in aria e lì rimase: fu trasportata lontano per miglia e miglia come una piuma. A Dorothy pareva di andare in mongolfiera. Trovò il viaggio assai agevole, perché si sentiva dondolata dolcemente come un bimbo nella culla. da L.F. Baum, Il Mago di Oz, Raffaello
LETTORE COMPETENTE Segna con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F). V F - Dorothy è una bambina. V F - Totò è lo zio di Dorothy. V F - La casa è immersa nel verde. V F - La botola porta a una grande cantina. V F - In cantina si scende se arriva un ciclone. V F - Il ciclone fa sprofondare la casa. V F - Dorothy è spaventata durante il viaggio.
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DICO LA MIA Dove abiti tu probabilmente non ci sono uragani e cicloni che mettono in pericolo la casa e le persone, ma sicuramente saprai che un grande pericolo è rappresentato dai terremoti. Se un giorno dovesse succedere, sai come comportarti? Spiegalo a voce.
DI CASA IN CASA
Casa... come espressione di sé
Le case più strane nel mondo Da sempre la casa è stata per gli uomini anche un modo per esprimere il proprio mondo e non un semplice riparo dalle intemperie e dagli animali. Ci sono, così, case davvero particolari, dalle forme più impensabili, che, realizzate con il “fai da te” o firmate da famosi architetti, hanno il pregio di reinventare gli spazi e quindi anche il modo di vivere gli spazi. Nel mondo ce ne sono troppe per mostrarle tutte, eccone alcuni esempi.
La casa conchiglia È un’originale casa a forma di conchiglia di chiocciola marina. Si trova a Città del Messico ed è stata progettata dall’architetto Javier Senosiain per una famiglia con due bambini, stanca di vivere nei soliti “cubi di cemento” e alla ricerca di qualcosa che richiamasse la natura. La struttura si sviluppa come una spirale e attraverso un percorso a spirale si giunge al cuore della casa che, forse è un segno dei tempi, è la sala tv. Molte pareti sono ricche di vetrate colorate da cui passano i raggi del sole portando all’interno luci uniche e irripetibili e tanta vegetazione adorna le stanze dando l’impressione di vivere all’aperto.
La casa tra due massi Le caverne sono state i più antichi rifugi per l’uomo, che per millenni ha continuato a scavare alloggi nella solidità della pietra. La casa tra due massi si trova in Portogallo. Questa abitazione, per quanto sembri scavata nella roccia, in realtà unisce con pareti murate in pietra due enormi massi monolitici.
La Ufo House La Casa Ufo si trova nel Tennessee, negli Stati Uniti d’America. Fu costruita nel 1970; la struttura è dotata di tre camere da letto, due bagni e ovviamente di una scaletta retrattile, come ogni Ufo che si rispetti.
DICO LA MIA Quale forma daresti alla tua casa ideale? Perché? Quale aspetto di te vorresti rappresentare?
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DI CASA IN CASA
Case... innovative
Case sostenibili Sempre più persone puntano ad allestire le loro case con tecnologie sostenibili, cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Fare edilizia sostenibile non significa solo installare un pannello solare sul tetto, ma indirizzarsi verso nuovi livelli di innovazione architettonica. Eccone alcuni esempi.
Waste House La Waste House è una costruzione sostenibile progettata e installata alla UK University of Brighton (Inghilterra meridionale). È costruita principalmente con rifiuti riciclati: il 90% dei materiali derivano da rifiuti casalinghi, tra cui ventimila spazzolini da denti, quattromila custodie DVD, duemila floppy disk, duemila scarti di tappeti. A dimostrazione che i rifiuti a volte possono essere utili invece che finire in una semplice discarica.
S House In Vietnam la sfida è di produrre case altamente sostenibili e a basso costo, che possono ospitare concretamente la popolazione. Uno degli sforzi in tal senso è la S House, costruita con materiali a bassissimo costo e naturali, tra cui scarti di lavorazioni di palme e bambù. Misura trenta metri quadrati e ha un grande spazio aperto. Il progetto è di renderla disponibile su larga scala al più presto.
ZEB Pilot House La ZEB Pilot House in Norvegia, è un notevole esperimento per trasformare una casa in una piccola centrale elettrica: grazie al suo sistema di pannelli solari combinato con la progettazione della struttura, riesce a produrre fino a tre volte l’elettricità di cui i suoi residenti hanno bisogno.
LETTORE COMPETENTE Sottolinea nella presentazione di ciascuna casa l’informazione principale sulla sua sostenibilità ecologica.
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La casa personificata
DI CASA IN CASA
La casa che cambia casa Camilla è il nome della casa. Piccola casa, con il tetto rosso come le vecchie case, non è però una casa troppo vecchia. Abita un po’ lontano, ma anche un po’ vicino alla città, in periferia. Sta in un grande prato sporco sporcato, un prato abbandonato, prato prato rovinato, rasato, tagliato, sembra un prato disegnato sopra un foglio stropicciato, poi strappato, un prato senza l’erba e senza i fiori. Un prato quasi quasi senza prato. Ci sono attorno a lei cocci di vetro, auto sfasciate, ruote sgommate, sacchetti di plastica, scarpe bucate, bidoni pieni, bidoni vuoti, e anche in più ci sono tanti topi. Topi topi mascalzoni, topi matti, topi tondi, topi a punta, topi quadri, topi grossi, topi grassi, topi topi che corrono, scorrazzano, sghignazzano, sbaffazzano, circondano Camilla, topitanti con baffi baffuti, denti dentuti, pancia panciuti. Le fanno i gridolini, le fanno le boccacce, le fanno i brividi, le fanno le paure. Sgrafficchiano, sdentacchiano, rosicchiano, topi topi che la dieta non la fanno mai. Casa Camilla: – Ahi! In questo istante, un topo morde Casa Camilla nel finestrino della cantina. Lo mangerà? Voci del coro: – Oh, poverino, il finestrino! Oh, poverina, Casa Camilla! Casa Camilla è sola sola. Le trema una grondaia, le trema una finestra. I topi le fanno venir voglia di andarsene da lì. Soltanto il Vento le tiene compagnia, amico dolce. (Soffio del Vento) Si ferma il Vento a chiacchierare un po’ con lei, le accarezza i muri, le spettina le tegole, le fa i riccioli sopra il tetto. Casa Camilla: – Chi mi potrà aiutare, se i topi vogliono tornare? Casa Camilla si decide, va ad abitare nella grande grande città. In via Patatrac, numero Buuum, nella città GranGrandeCittà. Sirene moto camion scooter furgoni auto elicotteri, la pancia della città è in movimento a tutte le ore, la pancia della città è un frullatore. (Rumori della città) da P. Formentini, Storia della casa che voleva cambiar casa, Artebambini
CAPISCO LE PAROLE In questa storia, l’autore ha giocato con le parole. In alcuni casi le ha inventate, in altri le ha cercate con la rima. Sottolinea con colori diversi le parole che fanno rima tra loro e circonda man mano quelle che ti sembrano inventate. Confrontati poi con i tuoi compagni.
LETTORE COMPETENTE Un lettore competente sa anche leggere ad alta voce in modo espressivo, come se raccontasse a voce alta o, come in questo caso, come se recitasse. Dividetevi in gruppi, assegnatevi le parti ed esercitatevi a recitare questa simpatica storia.
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DI CASA IN CASA
La casa personificata
Alloggio segreto Anna Frank era una ragazzina perseguitata dai nazisti perché ebrea, durante la seconda guerra mondiale. È diventata un simbolo della Shoah, con il suo Diario. In questo racconto, a parlare è la casa di Amsterdam, casa in cui Anna e i suoi familiari trovarono rifugio, oggi meta di molti che vanno a visitarla per non dimenticare ciò che è accaduto. Ero disabitata da tanto tempo e ormai mi ero abituata alla solitudine e al silenzio, rotti solo dal suono della campana che rintoccava ogni ora del giorno e della notte. D’altronde chi mai avrebbe voluto abitare un vecchio retrocasa come me, un tempo adibito a magazzino, situato in Prinsengracht 263, proprio nel cuore di Amsterdam? L’intonaco dei miei muri con gli anni si era sgretolato per l’umidità, la carta da parati ormai logora si sfaldava a brandelli. Grandi ragnatele pendevano dal soffitto, i pavimenti in legno e gli infissi scricchiolavano a ogni minimo movimento. Solo i topi, infiltrati in ogni anfratto, mi tenevano compagnia. Eppure, nonostante fossi una vecchia casa per nulla presentabile agli occhi del mondo, da alcuni mesi ero invasa da un via vai di persone che entravano e uscivano dalle mie stanze vuote e ammuffite, situate sopra gli uffici dell’Opteka, una ditta che produceva marmellate, di proprietà di un certo signor Otto Frank. Gli operai cercavano di ripulirmi, rendendomi più abitabile, per quel che potevano. Miep, la giovane impiegata del signor Frank, ogni tanto saliva dai piani inferiori e spalancava le finestre per arieggiare e togliere quell’odore di muffa e di stantìo che impregnava le mie pareti umide. – Fate attenzione, vi prego, riponete qui il cibo in scatola e in polvere, di là le lenzuola e le coperte insieme con la biancheria – ordinava agli operai – in quell’angolo lasciate il sapone e gli asciugamani e al piano di sopra gli utensili da cucina. Ogni giorno, dopo l’orario d’ufficio, gli operai, inerpicandosi lungo la mia ripida scala, portavano mobili e altri oggetti ingombranti, accatastandoli dove non ostacolavano il passaggio. – Per non destare sospetti, oscuriamo le finestre della casa che danno sull’alloggio segreto con questa carta blu e quelle del pianerottolo con carta opaca, così gli inquilini delle case di fronte non vedranno nessun movimento insolito – propose Otto Frank all’inizio del trasloco. Fu allora che mi sentii chiamare “alloggio segreto” e quel nuovo nome destò in me un misto di curiosità e d’inquietudine.
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La casa personificata
Shoah: termine ebraico che significa “tempesta devastante” e indica lo sterminio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale. Deportazione: trasferimento forzato di gruppi di condannati politici o di minoranze civili in campi di concentramento, in questo caso gli ebrei. Campeggiare: risaltare su uno sfondo, spiccare.
DI CASA IN CASA
– Non ho ancora detto nulla alle bambine di questo nascondiglio, perché voglio che si godano quel poco di libertà che ancora rimane loro. Purtroppo il tempo stringe, perché le persecuzioni contro gli ebrei si fanno ogni giorno più serrate e tremende. Dovremo nasconderci al più presto se vogliamo sfuggire al pericolo della deportazione – disse Otto alla sua impiegata. Il mio sguardo si posò sulla grande stella gialla a sei punte cucita sulla giacca del signor Frank, proprio all’altezza del cuore. Sulla stella campeggiava ben visibile la scritta “Jood”, ebreo. Allora tutto mi fu chiaro. I soldati tedeschi sfilavano ogni giorno in strada gridando: “Morte agli ebrei!”. Ogni volta non potevo fare a meno di rabbrividire al rumore dei loro stivali chiodati mentre, per la paura, l’intonaco si staccava a grumi dalle mie pareti. Gli operai nel frattempo andavano e venivano, calpestando con i loro pesanti scarponi le assi di legno del mio pavimento consumato. Finalmente non sarei stata più sola e vuota. Non vedevo l’ora di conoscere le bambine del signor Frank, di sentire le loro risate e il loro chiacchiericcio. Pioveva, quel lunedì 6 luglio del 1942. Mi svegliò uno scalpiccio di passi frettolosi che oltrepassarono la porta grigia che mi separava dal resto dell’edificio. Riconobbi Miep, seguita da una ragazza di circa sedici anni, pallida in volto e tremante. Tutte e due erano inzuppate fino alle ossa. – Forza Margot, ce l’abbiamo fatta. Qui ora siamo al sicuro. Tra poco arriveranno anche i tuoi genitori e Anna, la tua sorellina, così non sarai sola. Avrei voluto dire a Miep di non preoccuparsi. C’ero io a farle compagnia. da L. Farina, La casa che guarda il cielo, Raffaello
LETTORE COMPETENTE L’autrice del testo dà voce alla casa; immagina anche tu di dialogare con essa: ponile le seguenti domande e sottolinea nel testo le sue risposte usando i colori indicati. Dove sei situata? Perché non sei presentabile agli occhi del mondo? Perché non sei più sola? Che cosa vedi sulla giacca del signor Frank? Che cosa ti è successo il 6 luglio 1942? Ora invece rispondi tu con parole tue. Perché la casa viene ripulita? Individua e riscrivi tutti i sentimenti e stati d’animo che prova la casa.
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CITTADINANZA
Il diritto a una casa
Cento case distrutte e quasi mille erano state danneggiate dal bombardamento. No, io non le contai. Mi feci strada attraverso le fresche macerie cercando di aggirare i crateri nelle vie. Minacciosi s’aprivano come le porte di un inferno ardente. E nel silenzio della morte con altissima voce gridai, perché la guerra mi udisse: – Mai più, guerra. da J. Seifert, Essere poeta, Edizioni E/O
Nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza l’articolo 27 dichiara che i bambini hanno diritto a uno standard di vita sufficientemente buono. Ciò significa che i genitori hanno l’obbligo di assicurare loro cibo, vestiti, cure e un alloggio. Se i genitori non possono permettersi queste cose, il governo dovrebbe aiutarli. Eppure, ci sono bambini che vivono in Paesi in cui c’è la guerra. E dove c’è la guerra, capita facilmente che le case vengano distrutte e che i governi non ce la facciano ad aiutare le famiglie.
Quali guerre del passato conosci, grazie ai libri o ai racconti di qualcuno? Hai mai sentito parlare delle guerre che ci sono oggi in giro per il mondo, in TV o a casa, nei libri o a scuola? Di quali guerre? Perché, secondo te, ci sono posti del mondo oggi in cui si fa ancora la guerra? Dove possono andare a dormire, mangiare, ripararsi, le persone che hanno perso la loro casa in guerra? Discutetene insieme in classe.
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Case nel mondo
DI CASA IN CASA
Al villaggio Cosa rendesse la sua amica così felice, Martino proprio non lo capiva: camminare per chilometri e chilometri sotto il sole con un bidone pesantissimo pieno d’acqua sporca sopra il capo, oppure vivere in un posto dove non c’era niente, un posto dove le stagioni erano soltanto due, una caldissima e secca e un’altra in cui pur facendo caldo pioveva sempre? Durante la stagione delle piogge tutta la terra e le strade diventavano fango e si faceva fatica persino a camminare: non c’era niente di divertente nel percorrere sette chilometri nella savana, sfidando il caldo o camminando nella melma. “Cosa c’è di così bello” si domandava Martino “nel vivere con una famiglia numerosa in un villaggio fatto di capanne di fango e il tetto di paglia, invece che in una villetta?”. Al villaggio si viveva tutti insieme. Ogni famiglia viveva in piccole corti composte da capanne rotonde costruite con la terra e il fango sul terreno brullo e polveroso; una per il papà, una per la mamma e i figli, una per la cucina e un granaio al centro, accanto a esso c’erano le capanne riservate alla custodia degli animali. Le corti erano solitamente recintate soltanto da una stuoia di paglia intrecciata. Martino non trovava per nulla divertente dormire su un giaciglio scomodo, come poteva essere una stuoia sul terreno, al posto di un morbido letto. “E che vita noiosa!” pensava deluso “Nessun cinema, nessun parco dei divertimenti, nessuna palestra e men che meno una piscina”. In uno spiazzo al centro del villaggio sorgeva un grande baobab, sul quale penzolava, appeso a un chiodo, un foglio di giornale. Martino capì che quell’albero, maestoso simbolo di forza della natura, di resistenza, di longevità e saggezza, per quel popolo era una sorta di punto di ritrovo. Intorno a esso si riunivano, infatti, le persone per chiacchierare o per prendere decisioni nell’interesse collettivo. Per un attimo, Martino pensò di essere stato catapultato indietro nel tempo fino all’era preistorica. Il sole tramontava a sinistra. Lingue di fuoco tingevano l’orizzonte di rosso, l’azzurro del cielo sfumava in tutte le sue gradazioni: dal blu intenso al turchese. Martino si fermò un attimo a guardare estasiato: – È davvero meraviglioso... – sussurrò incantato.
LETTORE COMPETENTE Perché Martino pensò di essere stato catapultato indietro nel tempo fino all’era preistorica? Dove si trovava, invece? Elenca quali sono, secondo Martino, gli aspetti positivi e negativi del vivere nel villaggio descritto nel testo.
DICO LA MIA Hai mai visto, magari in un documentario, un villaggio simile a quello in cui si trova Martino? Ti piacerebbe viverci? Cosa apprezzeresti di più e cosa invece ti mancherebbe maggiormente?
da C. Milite, Sotto lo stesso sole, Raffaello
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DI CASA IN CASA
Case nel mondo
Le favelas Sterrato: non asfaltato. Carcassa: corpo di un animale morto.
CAPISCO LE PAROLE Prima di leggere questo testo, conoscevi il termine “favelas”? Segna con una X la definizione esatta. Baraccopoli alla periferia delle città brasiliane, in cui vivono persone molto povere. Feste brasiliane in cui le persone, ricche e povere, ballano tutte insieme.
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Entrai a casa gettando lo zaino sul pavimento lucido dell’ingresso. Andai in cucina per bere e, sul tavolo, notai i miei dolci preferiti. Mi diressi poi in giardino a cercare la mia gatta, mentre mia madre parlava al telefono. Il giardiniere mi fece un saluto da lontano, poi riprese a potare la siepe. Mi stesi sul divano e girai gli occhi: appoggiato accanto a me era comparso un DVD dalla custodia scura. Incerta, lo aprii. Me lo girai tra le mani. Mi ero incuriosita, quindi decisi di inserirlo nel lettore. Quando iniziò una musica ritmata, mi sedetti sul tappeto davanti alla televisione, rannicchiando le gambe. BRASILE La scritta gialla, su uno sfondo di mari appena increspati e spiagge incontaminate, apparve ingigantendosi come se mi venisse incontro. La musica si fece più intensa e frenetica, ci fu un cambio improvviso di scenario: una superstrada era percorsa da una serie infinita di automobili che correvano veloci. Tutt’intorno si vedevano grattacieli che si stagliavano nel cielo azzurro e luminoso. A un tratto comparvero strane costruzioni, tutte ammassate una sull’altra in un insieme disordinato. La telecamera si avvicinò ingrandendole e mostrandone i particolari: baracche e catapecchie sporche e cadenti dappertutto, alcune veri e propri ruderi dai quali spuntavano visi scuri e teste ricciute. Apparve una donna vestita di stracci che si trascinava curva per le vie sterrate, cariche di rifiuti e fango. Alcuni cani randagi si mischiarono a un gruppo di bambini che correvano scalzi e una carcassa di animale era abbandonata a terra, sovrastata da mosche vibranti.
Case nel mondo
Mi chiesi cosa facevano quei bambini, guardando i loro sudici piedi scalzi che si muovevano nella sporcizia di quelle stradine percorse da rigagnoli e fogne a cielo aperto. Frugavano tra i rifiuti! Una ragazzina, uscita da una baracca dal tetto di lamiera ondulata, porse loro qualcosa da mangiare in una ciotola, poi scomparve di nuovo. La telecamera fece una carrellata sui gesti rabbiosi e gli spintoni, sulle bocche sporche e sui visi arrabbiati o desolati di chi era rimasto senza niente. L’inquadratura terminò con un primo piano di un ragazzo di circa tredici o quattordici anni. Masticava lentamente. Sguardo enigmatico, quasi provocatorio. Si pulì la bocca strisciandola lungo il braccio, quindi dischiuse leggermente le labbra. Notai che gli mancavano alcuni denti. La musica cessò improvvisamente, scuotendomi, e la scritta FAVELAS-RIO DE JANEIRO e una data recente comparvero alla base del mio super tecnologico televisore. Di colpo, lo schermo ridivenne tutto nero. Rimasi per qualche minuto sconcertata. Mi abbracciai le ginocchia e mi guardai attorno nel mio elegante soggiorno pieno di quadri alle pareti, di mobili e di soprammobili pregiati. Nelle cornici d’argento sopra il pianoforte, alcune mie fotografie sembravano fotogrammi di un film troppo diverso da quello appena visto, ma mi avvolsero rassicurandomi. La miseria che avevo visto in quelle immagini era lontana. da A. Molaschi, Il ragazzo delle favelas, Raffaello
DI CASA IN CASA
Carrellata: ripresa effettuata dalla telecamera montata su un carrello che si sposta in orizzontale. Enigmatico: misterioso, difficile da capire. Fotogramma: ogni singola immagine di una pellicola cinematografica.
LETTORE COMPETENTE Chi racconta la storia? Un bambino/a. Un adulto. Da che cosa lo hai capito? Completa. Ho capito che si tratta di un (adulto/ bambino) ......................................... quando ho letto .............................................................. .............................................................................. Ho capito che si tratta di (un maschio/ una femmina) .................................................. quando ho letto .............................................. .............................................................................. La persona che racconta è: senza problemi economici povera Sottolinea nel testo le parti che te lo fanno capire. Come reagisce la protagonista alla visione del DVD? Perché?
MI AUTOVALU TO Svolgere gli esercizi è stato per me: facile difficile Sono riuscito a capire le informazioni nascoste: subito dopo una seconda lettura
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DI CASA IN CASA
Casa multietnica
Il mondo nel palazzo Caseggiato: grande edificio con tanti appartamenti. Condomino: abitante dello stesso edificio, cioè condominio.
LETTORE COMPETENTE Il caseggiato descritto nel racconto è un palazzo: lussuoso popolare non si capisce Dove si trova? ................................................................ Quanti piani ci sono nel palazzo? Meno di dieci. Dieci. Più di dieci. Quante e quali diverse nazionalità vengono nominate nel racconto? Sottolineale. Secondo te, che cosa vuole chiedere Denise ai suoi genitori?
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Le facciate del caseggiato avevano l’intonaco scrostato in più punti, gli appartamenti non erano ampi e spesso l’ascensore si guastava, ma c’era il parco, polmone verde dentro la periferia, a offrire a bambini, pensionati e lavoratori in pausa qualche attimo di sogno, di quiete, di svago. Denise camminò avanti e indietro tra le panchine, senza notare niente di interessante. Si soffermò un attimo sul ragazzo che, in un angolo, armeggiava intorno a una moto. Era probabilmente uno dei due gemelli Chakri, difficile stabilire se Khalid o Aymen, del tutto identici. Nonostante fossero due bei ragazzi, Denise li ignorava per il semplice fatto che erano membri di quella famiglia troppo numerosa e rumorosa. Guardandosi attorno, per un attimo Denise pensò di essere capitata decisamente nel palazzo sbagliato. In quel casermone di dieci piani c’era di tutto: gli italiani sembravano essere la minoranza. Vide un poveraccio seduto su una panchina con l’aria persa: doveva essere l’albanese del decimo piano, che una sera suo padre aveva aiutato a trasportare dei pesi misteriosi. Poi c’era Xin, diciottenne cinese, che stava uscendo proprio in quel momento dal portone, probabilmente per andare a lavorare nel negozio dei genitori. Al contrario dei Chakri, la sua famiglia era silenziosissima, abitavano sopra di loro, ma non si sentivano assolutamente: non un passo, non un suono. Denise continuò a osservare i condomini. Tra qualche bambino italiano con mamme e nonni, spiccava l’enorme famiglia indiana del primo piano: due donne in
Casa multietnica
eleganti sari e i figli di diverse età, sesso e statura, con un buffo copricapo in testa, uno blu, uno rosso, il più piccolo viola. Dovevano essere arrivati da poco, perché parlavano solo nella loro lingua. Un bimbo di circa due anni lanciava strilli da grande urlatore; gli altri, compresi gli uomini, sedevano sul prato in circolo. – Orion! – implorò per l’ennesima volta la donna, esasperata dal pianto del bambino. L’uomo più giovane si alzò e, preso Orion in braccio, lo calmò, come d’incanto. Poco meno di un minuto dopo, il ragazzo tornò a chiacchierare con i parenti seduti sull’erba. Per Denise era inconcepibile quel quadretto familiare in pieno pomeriggio, forse perché i suoi avevano trascorso ogni giorno lavorando sodo a fare pizze dalla mattina alla sera. Decise che avrebbe chiesto quella sera stessa ai suoi genitori delle spiegazioni. da M. Turra, Il mondo nel palazzo, Einaudi
DI CASA IN CASA
Sari: lunga veste femminile, tipica dell’India, consistente in un’ampia fascia di stoffa che viene avvolta intorno alla vita (sopra a una sottogonna e a una camicetta corta) con un capo che gira intorno a una spalla.
DICO LA MIA Racconta la tua esperienza seguendo lo schema. SÌ
- Da dove provengono? - Da quano tempo sono in Italia? - Hai parlato con loro del loro Paese?
NO
- Ti piacerebbe conoscere persone provenienti da altri Paesi? - C’è una nazionalità che ti incuriosisce particolarmente? Quale?
Ci sono famiglie originarie di altre nazioni nel tuo palazzo o comunque vicino alla tua casa?
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È FACILE
Una torta di quaranta piani Per comprendere meglio un racconto, soprattutto se ci sono descrizioni, è più facile se man mano che procedi nella lettura ti aiuti con immagini per visualizzare le informazioni che leggi.
La città di New York è sempre poco chiara sugli atlanti geografici e quando uno arriva rimane un po’ confuso. È composta da diverse zone, contrassegnate sulla carta da colori differenti, ma quella più rinomata è Manhattan. Di solito è di colore giallo. • Osserva la pianta di New York. Qual è Manhattan? Collega il nome alla zona giusta. Manhattan è un’isola tra due fiumi: l’East River e l’Hudson. L’East River ha molti ponti, che uniscono questa parte dell’isola con gli altri quartieri della città. Al centro di Manhattan c’è Central Park, un grande parco allungato. • Osserva la pianta di Manhattan e prova a riconoscere gli elementi nominati nel testo, scrivi i loro nomi sulla pianta: East River - Hudson - Central Park Edgar Woolf era il re delle torte a New York. Il grattacielo dove abitava dominava la punta di Manhattan. • Segna sulla pianta di Manhattan il punto in cui si trovava il grattacielo di Edgar Woolf.
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Manhattan
È FACILE L’edificio era tutto quanto suo, piano per piano, ascensore per ascensore, finestra per finestra, corridoio per corridoio. Dal seminterrato al quarantesimo piano di quell’edificio trentamila persone lavoravano per lui. Tutta Manhattan sapeva che per assaggiare le torte di Woolf occorreva prenotare un tavolo in anticipo in una delle due enormi sale da tè, oppure fare la coda davanti al banco della lussuosa pasticceria che occupava i mille metri quadrati del pianterreno. La parte bassa del grattacielo costituiva la base più ampia e solida, rinforzata da sedici grosse colonne di marmo color cioccolato. La base si andava restringendo progressivamente ogni cinque piani, fino al quarantesimo, che era l’ultimo. In questo modo il grattacielo aveva la forma di una torta. • In quale delle due immagini riconosci il grattacielo descritto nel testo?
C’erano molti altri dettagli che davano l’idea di una torta gigantesca, come le meringhe disegnate sulle finestre e l’alternarsi dei colori biscotto, mandorla, panna, croccante, fragola, crème caramel, torroncino e cioccolato con cui erano dipinte le pareti dei diversi piani dell’edificio, a mano a mano che la vista saliva fino alla terrazza della cima. Questa terrazza era coronata da addobbi di cristallo che imitavano i diversi frutti. Erano di dimensioni gigantesche, così che si potessero vedere bene dalla strada. da C.M. Gaite, Cappuccetto Rosso a Manhattan, Salani
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VERIFICO le mITieÀ CONOSCENZE e ABIL
Dalla signorina Dolcemiele 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37
– Da questa parte – disse la signorina Dolcemiele e aprì il cancello, facendo strada a Matilde. S’incamminarono per un sentierino segnato da solchi profondi e chiuso tra due siepi di noccioli, piene di frutti maturi. – Lei vive qui? – chiese Matilde. – Sì – si limitò a dire la signorina Dolcemiele. Matilde non aveva mai pensato al luogo in cui la sua maestra viveva. – Lei vive sola, signorina? – Sì. Completamente sola. Camminavano sui profondi solchi seccati dal sole e bisognava stare attenti a dove si mettevano i piedi per evitare di prendersi una storta. – È solo una casetta da contadini, non devi aspettarti un granché. Giunsero a un cancelletto verde seminascosto dai rami di noccioli. Matilde vide un cottage di mattoni rossi, così piccolo che somigliava più a una casa di bambole che a un’abitazione per gente in carne e ossa. I mattoni erano vecchissimi e sbrecciati, di un rosa stinto. Il tetto era di ardesia grigia, con un minuscolo comignolo, e sulla facciata si aprivano due finestrelle grandi quanto un foglio di giornale. Un’enorme quercia ombreggiava la casetta, con lunghissimi rami che sembravano avvolgerla e abbracciarla, nascondendola al resto del mondo. Quel posto le faceva paura. Sembrava così irreale e lontano, fantastico e totalmente fuori da questa terra. Somigliava alle illustrazioni delle fiabe dei Grimm o di Andersen. In una casa del genere dovevano aver vissuto il povero taglialegna con Hansel e Gretel, la nonna di Cappuccetto Rosso, i Tre Orsacchiotti, i Sette Nani... Sembrava uscita da una fiaba. – Vieni, tesoro – disse la signorina Dolcemiele, e Matilde la seguì. La porta d’ingresso era verniciata di verde, ma la vernice era scrostata e non c’era il buco della serratura. La maestra fece scorrere il chiavistello, spinse la porta ed entrò. Anche se non era alta, dovette chinarsi per oltrepassare la soglia. Matilde la seguì e si trovò in un corridoio buio e stretto come una galleria. – Vieni in cucina, se vuoi aiutarmi a preparare il tè – disse la signorina Dolcemiele e le fece strada fino in cucina... se la si poteva chiamare così. Non era più grande di un armadio e sulla parete di fondo si apriva soltanto una finestrella con sotto un lavandino senza rubinetti. Contro un’altra parete erano appoggiati una mensola e un armadietto.
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VERIFICO le mie
CONOSCENZE e ABILIT
À
qui casa
1 I personaggi di questo racconto sono: una bambina, Matilde, e la sua nonna, Dolcemiele una bambina, Matilde, e la sua maestra, Dolcemiele una bambina, Dolcemiele, e la sua maestra, Matilde due amiche, Matilde e Dolcemiele 2 Dove abita la signorina Dolcemiele?
............................................................................... ............................................................................... 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63
Sulla mensola si trovavano un fornello da campeggio, una pentola e una bottiglia di latte mezza vuota. La signorina prese un vassoio, ci sistemò sopra due tazze, la teiera, la bottiglia di latte e un piatto con le due fette di pane. – Mi dispiace, ma non c’è zucchero. Non lo uso mai. – Non fa niente – disse Matilde. Saggia com’era, sembrava consapevole della delicatezza della situazione e stava attenta a non dire cose che avrebbero potuto mettere in imbarazzo la sua ospite. – Andiamo in soggiorno – disse la signorina Dolcemiele prendendo il vassoio e inoltrandosi nel piccolo tunnel buio che sbucava in soggiorno. Matilde la seguì, ma appena varcò la soglia del cosiddetto soggiorno si fermò, sbalordita. La stanza era piccola, quadrata e spoglia, simile alla cella di una prigione. La pallida luce del giorno vi penetrava solo attraverso una finestrella. Non c’erano tende. Gli unici oggetti, in tutta la stanza, erano due cassette di legno rovesciate che fungevano da sedie, mentre una terza serviva da tavolino. Non c’era altro: né quadri appesi ai muri, né un tappeto, solo le impolveratissime cassette di grezzo. Matilde non riusciva a crederci. Abitava davvero qui, la sua gentile maestra, così pulita e ordinata nel vestire? Era questo che trovava tornando a casa, dopo una giornata di lavoro? Incredibile! Doveva esserci sotto qualcosa, ne era sicura. da R. Dahl, Matilde, Salani
3 Collega ogni elemento alla sua descrizione. di mattoni rossi - un cancelletto
- un cottage - i mattoni
vecchissimi e sbracciati verde, seminascosto
- il tetto
grandi quanto un foglio di giornale
- due finestrelle
di ardesia grigia
4 Nell’espressione “se la si poteva chiamare così” (riga 34)”la” si riferisce alla: bambina maestra cucina Sottolinea nel testo la motivazione di questa espressione. 5 Rileggi dalla riga 43 alla 46. Che cosa significa che Matilde era “consapevole della delicatezza della situazione”?
............................................................................... ...............................................................................
MI AUTOVALU TO Ho trovato questa verifica: facile abbastanza facile
difficile molto difficile
La domanda più difficile per me è stata la Valuto la mia verifica: ................................................ ......................................................................................
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ARTE e IMMAGINE
Più vicino, più lontano
Ogni artista posiziona gli elementi nel dipinto su piani diversi a seconda dell’importanza che attribuisce a ognuno di essi. Crea così un primo piano, un secondo piano e uno sfondo.
Sullo SFONDO sono gli elementi più lontani, posti dietro a tutti gli altri, quindi possono essere non ben distinguibili.
In SECONDO PIANO le figure sono ancora ben visibili, ma iniziano ad allontanarsi, quindi possono essere meno dettagliate.
In PRIMO PIANO gli elementi son più vicini all’osservatore, quindi meglio visibili.
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Vincent Van Gogh, The Old Mill
ARTE e IMMAGINE
Le case nell’arte
Un pittore di fronte alla tela non dipinge a caso, ma studia lo spazio e stabilisce il criterio con cui disporre gli elementi che vuole dipingere. Ecco alcuni esempi realizzati da artisti diversi con tecniche diverse. Poni la tua attenzione sulle figure di case e riconosci in ogni dipinto in quale piano si trovano.
P. Klee, Ad Parnassum G. Morandi, Paesaggio
M. Chagall, La casa blu
La casa è ..................................................................................
La casa è ..................................................................................
K. Malevich, Primavera
C. Monet, Regata ad Argenteuil
La casa è ...................................................................................
La casa è ...................................................................................
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ARTE e IMMAGINE
La casa... come in un film
La casa che vedi è stata dipinta dall’artista americano Edward Hopper, nel 1925. Hopper era un appassionato di cinema e spesso i suoi quadri ricordano scene da film. A sua volta, alcuni suoi quadri hanno ispirato dei registi per le loro opere. Osservala bene. La casa appare: abitata disabitata
L’aspetto della casa è: accogliente spettrale
Secondo te, questa casa si trova in un centro abitato? Oppure è isolata in aperta campagna? Completa tu l’opera aggiungendo a tuo piacere l’ambientazione intorno: elementi in primo piano, secondo piano e sfondo…
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ARTE e IMMAGINE
Organizzare lo spazio
Mettiti alla prova anche tu con alcuni elementi da distribuire in un piccolo spazio: come disporresti delle case in un piccolo paese di carta e cartone? Quali in primo piano, quali sullo sfondo? Prima però devi realizzare i vari pezzi. Materiale occorrente - un grande pezzo di cartone (ideale sarebbero le scatole di cartone della pizza d’asporto) - colori a tempera e pennello - fogli bianchi, forbici e taglierino, colla - colori pastello o pennarello Prepara lo SFONDO Piega il pezzo di cartone a metà e appoggialo a L sul piano di lavoro: fungerà da base (prato, strade...) e sfondo (cielo, catena montuosa o colline...) del villaggio. Pittura le facciate interne a tua fantasia e lascia asciugare. Realizza le CASETTE Puoi procedere in diversi modi, scegli tra i seguenti. 1. Fotocopia più volte o riproduci su un foglio bianco il modello; colora, ritaglia lungo il contorno e con il taglierino apri porte e finestre. Infine piega e incolla. Otterrai casette tridimensionali da posizionare dove ritieni opportuno, sulla base asciugata.
2. Riproduci su fogli di carta i modelli delle facciate delle case, colorali con tonalità vivaci. Puoi pure disegnarli a tua fantasia, non dimenticare la base di appoggio. Ritaglia ogni figura, piega lungo il tratteggio e incolla le basi sul piano del villaggio. Con questo procedimento realizza anche qualche albero, fiore, persona da aggiungere nel villaggio.
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Personaggi da scoprire Sei pronto a conoscere tanti personaggi diversi? Basta guardarsi intorno per scoprire che siamo circondati da persone che hanno una storia da raccontare. Ed è bello conoscerle, perchÊ da tutti si impara qualcosa. In questo percorso incontrerai diversi tipi di testi: i testi narrativi, i fumetti, le e-mail, le poesie, i testi non continui e le interviste. Metterai infine alla prova le tue competenze con un compito di realtà . Quali personaggi ti piacerebbe incontrare in questa sezione? Preferisci i personaggi reali o quelli fantastici? Quelli del presente o quelli del passato?
un LETTORE COMPETENTE impara a: cercare le informazioni esplicite e implicite nel testo; utilizzare strategie, come la divisione in sequenze e la loro titolazione, per comprendere meglio il testo; comprendere i rapporti di causalitĂ in un testo, sia narrativo che informativo; cercare e comprendere le informazioni in un testo non continuo; operare riflessioni metacognitive per migliorare le proprie competenze di comprensione; riflettere e dire la propria opinione sugli argomenti proposti dalle letture; confrontare le esperienze e le emozioni dei personaggi con le proprie e comunicarle.
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PERSONAGGI IN CERCA DEL LORO... POSTO Architettura
Navigazione
a Letteratur
Botanica
Calcio
Danza
Scultura Poesia
Astronomia
Pittura Cucina
Esplorazioni Zoologia
Chimica
Canto
Musica
Geometria Geologia
Meteorologia
Medicina Insegnamento
Ogni personaggio che conosci e conoscerai si caratterizza per almeno un campo di interesse. Ma quanti possono essere i campi di interesse? Cerca il significato di quelli che non conosci, aggiungi tutti quelli che ti vengono in mente confrontandoti con i tuoi compagni.
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi leggendari
Re Artù ................................................................................................................................
Secondo la leggenda, da quando era morto il re Uter Pendragon, non regnava più pace in Bretagna. Prima di morire aveva mormorato con un fil di voce: – Comando a tutti di obbedire a... mio figlio. Ma tutti sapevano che Uter non aveva figli! Da quel giorno lotte e rivalità si erano accese in tutti gli angoli del Paese, senza che nessuno riuscisse a vincere su tutti gli altri. Per questo i cavalieri, stanchi di combattere, un giorno chiesero consiglio all’uomo più sapiente del regno, Merlino. ................................................................................................................................
Il re Uter in realtà un figlio l’aveva, ma l’aveva nascosto a tutti affidandolo proprio a Merlino, un druido potentissimo che praticava la magia nei boschi e aveva poteri magici, come prevedere il futuro e diventare invisibile. Ancora piccolo, Artù fu condotto dunque da Merlino in un’altra famiglia, dove ebbe un’infanzia serena, lontano da battaglie sanguinose. In questa famiglia trascorse molti anni, diventando lo scudiero del figlio del padrone. ................................................................................................................................
Druido: sacerdote degli antichi popoli celtici.
La sua vita cambiò all’improvviso un giorno di Natale, quando tutti i più importanti signori del regno si riunirono in una chiesa, convocati da Merlino, per pregare insieme e scegliere il futuro re della Britannia. Davanti alla chiesa, c’era un masso con una spada conficcata. Sulla spada erano incise le parole: «Chi estrarrà la spada dalla roccia, diventerà il futuro re»
LETTORE COMPETENTE Il racconto è stato diviso in sequenze. Dai un titolo a ognuna di esse. La storia segue un ordine cronologico? Sì No Quindi è presente: la fabula l’intreccio
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Ricostruisci la vita di Re Artù completando le frasi. Artù era figlio .......................................................................................................................... Ancora piccolo ....................................................................................................................... Un giorno di Natale la vità di Artù cambiò: .................................................................... ..................................................................................................................................................... Dodici giorni dopo ................................................................................................................ Secondo la leggenda Re Artù morì ................................................................................. e la sua spada .........................................................................................................................
Personaggi leggendari
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
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La spada, chiamata “Excalibur”, era magica: il metallo poteva tagliare qualsiasi materiale e il fodero proteggeva e rendeva invulnerabile dai colpi dei nemici il suo possessore. I cavalieri decisero di organizzare una sfida: chi avesse estratto la spada, sarebbe stato accettato da tutti come re. ..............................................................................................................................
Mentre i cavalieri più forti e muscolosi tentavano di estrarre la spada senza riuscirci, Artù osservava la scena desideroso di provarci anche lui. Quando tutti ebbero finito, si avvicinò alla spada. Impugnò l’elsa e, senza il minimo sforzo, estrasse la magica arma. Solo allora il mago Merlino rivelò a tutti i signori chi fosse veramente Artù, che, dodici giorni dopo l’impresa, fu incoronato re della Britannia. ..............................................................................................................................
Il giovane governò con coraggio e buonsenso. Creò un corpo di cavalieri speciali, detti “Cavalieri della Tavola Rotonda”, che lo seguivano ovunque e lo consigliavano con saggezza. Si chiamavano così perché quando dovevano prendere delle decisioni importanti si sedevano tutti insieme intorno a una tavola rotonda. Il più forte era Lancillotto, grande guerriero e amico di Artù. Il popolo amava e rispettava il suo re, e durante il suo dominio godette di lunghi periodi di pace e benessere. ..............................................................................................................................
La fine di Artù è avvolta nel mistero, ma le leggende raccontano che al re fu rubato il fodero di Excalibur durante una battaglia. Non essendo più invulnerabile, Artù fu ferito a morte. La spada allora fu lanciata in un lago della Cornovaglia, dove fu custodita da una misteriosa dama del lago fino all’arrivo di un nuovo re, degno di essere il suo padrone. da C. Torelli, Vite da favola, Einaudi
Invulnerabile: che non può essere ferito. Elsa: impugnatura della spada.
MI AUTOVALU TO Il personaggio di re Artù mi è piaciuto: sì no perché .................................................................. ................................................................................. Gli esercizi sono stati: facili difficili in parte facili Per svolgere l’esercizio: è bastata la mia memoria ho dovuto rileggere il testo
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi leggendari
L’astuzia di Ulisse Troia era sempre lì, chiusa e ben protetta dalle sue alte mura, che sembravano invincibili e gli Achei stavano ancora allo stesso posto, accampati vicini al mare, sempre più stanchi e sfiduciati. Si doveva fare qualcosa. Ulisse si alzò di scatto, battendosi con forza una mano sulla gamba nuda: lui sapeva che cosa fare, era tempo di mettersi al lavoro. Andò subito alla tenda di Agamennone e lo fece svegliare dalle sentinelle. – Che vuoi, Ulisse? – gli chiese il re di Micene, seccato di essere stato chiamato così di buon’ora. – So come prendere Troia! – rispose Ulisse, senza troppi preamboli. Agamennone trattenne a fatica una smorfia. – Davvero? Ci hanno provato tutti i migliori Achei in questi dieci anni... Hanno tentato in tutti i modi di abbattere quelle mura possenti e in molti hanno perso la vita: Achille, Patroclo... – Non voglio abbattere le mura – lo interruppe Ulisse – prenderemo Troia con un inganno. Agamennone lo fissò con più attenzione. – Conosco la tua fama, Ulisse. Sei ritenuto da tutti un uomo astuto e di grande ingegno. Quindi probabilmente la tua idea merita di essere ascoltata. Convocherò subito un consiglio di guerra. Potrai esporre il tuo pensiero davanti a tutti i principi achei. E così avvenne. Gli ci volle un po’ di tempo, ma alla fine tutti furono convinti: l’idea di Ulisse poteva davvero funzionare! Venne chiamato Epeo, il più abile costruttore tra tutti gli Achei, e gli venne spiegato il suo compito. Il giovane falegname si rivelò un vero portento, perché in soli tre giorni riuscì a costruire un enorme cavallo di legno.
LETTORE COMPETENTE Preambolo: parte introduttiva di un discorso.
Chi era Ulisse? Sottolinea nel testo le espressioni che lo qualificano, poi rispondi in modo completo con parole tue.
Portento: persona dotata di grande talento.
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Propiziarsi: rendere favorevole la riuscita di un progetto.
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Ulisse non spiega subito la sua idea, trascrivi l’espressione con cui la annuncia. In che cosa consiste l’inganno venuto in mente ad Ulisse? Completa. In pratica Ulisse organizza due mosse: - l’esercito acheo toglie tutto l’accampamento e finge di ........................................................ - un gruppo di valorosi soldati .......................................................................
Personaggi leggendari
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
– Ora non vi resta che fingere di partire – spiegò Ulisse ai suoi compagni – caricate tutto sulle navi e poi date fuoco alle tende e a tutto l’accampamento. I Troiani in questo modo si convinceranno che rinunciamo a conquistare la città. Nel frattempo io prenderò il mio posto all’interno del cavallo con altri soldati. Una decina di Achei si arrampicarono, con l’aiuto di una corda, per le alte zampe del cavallo e penetrarono all’interno dell’enorme statua di legno. Erano i migliori e i più valorosi. Si sistemarono, l’uno stretto accanto all’altro, in una stanzetta ricavata tra le pareti concave. I Troiani quando videro la flotta degli Achei prendere il largo, esultarono nel profondo del cuore. Le porte della città furono aperte e si accorsero del grande cavallo che se ne stava solo e immenso sulla riva deserta. Qualcuno finalmente trovò la dedica che Ulisse aveva fatto scolpire sopra il cavallo. «I Greci dedicano questa statua a Pallade Atena per propiziarsi un buon viaggio» – È un dono per gli dei! Dobbiamo portarlo dentro la città! Il cavallo venne portato fin sull’acropoli, davanti al tempio di Atena. Si ballò e si festeggiò per tutto il giorno, e, quando scese la notte, i Troiani si addormentarono sfiniti, ma felici. All’improvviso, dal mare aperto arrivò un chiarore: la flotta achea stava ritornando a Troia. Intanto da sotto il cavallo si aprì uno sportello. I soldati, armati fino ai denti, scesero veloci e si riunirono ai loro compagni che erano sbarcati a frotte dalle navi. L’ultima notte di Troia era cominciata. da C. Torelli, L’Odissea, Raffaello
Il cavallo di legno doveva essere enorme per: attirare maggiormente l’attenzione dei Troiani spaventare i Troiani
oter nascondere al suo interno una decina di soldati p essere un dono degno della dea Atena
Dove si svolge la storia raccontata? .......................................................................................................... In che ordine si susseguono i diversi ambienti nello svolgersi della storia? Indicalo con i numeri. spiaggia deserta dentro le mura della città di Troia spiaggia occupata dall’ accampamento degli Achei
mare aperto
L’ultima riga lascia immaginare come andrà a finire. Tu conoscevi già questa storia? Sai cosa accadrà? E Ulisse che fine fa? Se sei curioso procurati un’edizione per ragazzi dell’Odissea e buona lettura!
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi quasi dimenticati
Compositore: colui che compone, scrive musica. Medioevo: periodo storico che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C., al 1492, anno della scoperta dell’America.
CAPISCO LE PAROLE Scrivi il contrario e un sinonimo dei termini evidenziati nel testo. Il contrario di: - inconsapevolmente ...................................................... - improbabile ...................................................... Un sinonimo di: - inconsapevolmente ...................................................... - improbabile ......................................................
DICO LA MIA Perché, secondo te, i bambini pensano che non sia esistita nessuna compositrice e la maestra sostiene che in passato è alquanto improbabile che ne siano esistite?
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Ildegarda Quel giorno, Elisa uscì dalla scuola molto arrabbiata. I suoi compagni l’avevano presa in giro perché da grande avrebbe voluto fare la compositrice. – Non ci sono compositrici donne e non ce ne sono mai state! – aveva detto Tommaso con perfidia. – Sì, di compositori ce ne sono a centinaia – aveva sentenziato Ludovico, aggiustandosi gli occhiali sul naso – Bach, Beethoven, Mozart, Rossini... tutti uomini. Ma compositrici no! Non ce ne sono mai state. – Non è vero! – disse Elisa offesa – Le compositrici ci sono da sempre, fin... fin dal Medioevo! I compagni di Elisa si tenevano la pancia per il gran ridere e la maestra inconsapevolmente rincarò la dose: – Purtroppo molti musicisti dell’epoca medievale non li conosciamo. Che ci sia stata una donna compositrice, a quel tempo, mi pare alquanto improbabile. Per fortuna quel giorno la nonna di Elisa, un’amabile signora dall’aria serena, una tipa che amava leggere e studiare, era lì ad attenderla all’uscita della scuola. – Tutto qua? – disse sollevata la nonna quando Elisa ebbe finito di raccontare tutto. – E sai che compito ha assegnato oggi la maestra, nonna? Un tema da titolo: “Racconta un personaggio del Medioevo”. Ho cominciato a guardare quel grande foglio tutto bianco, vuoto, e mi è venuta paura. Per un attimo ho pensato di scrivere qualcosa su una compositrice medievale. Ma poi mi sono chiesta: esistono veramente compositrici medievali? – Calma, calma... – disse la nonna – un problema alla volta. Scommetto che nell’antichità ci sono state musiciste donne, oltre che artiste, pittrici, scienziate!
Personaggi quasi dimenticati
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Cerca un po’, Elisa... i libri sul Medioevo sono tutti su quello scaffale. Elisa si ritrovò tra le mani Il grande libro delle storie dimenticate. Era pieno di personaggi raffigurati così bene da sembrare veri. La maggior parte erano donne: scienziate, matematiche, pittrici. Non riusciva però a trovare una musicista. Stava quasi per posare il libro, quando improvvisamente vide in una pagina il disegno di una bellissima ragazza vestita di bianco con una coroncina sui capelli, raffigurata mentre cantava: sembrava un angelo. Sotto, in antichi caratteri gotici, c’era scritto: «Ildegarda von Bingen. Prima musicista donna nella storia della musica occidentale» Con le mani tremanti per l’emozione, Elisa lesse velocemente ad alta voce: Teologia: studio delle cose divine e del loro rapporto – Ildegarda von Bingen vissuta nel Medioevo, intorno all’anno mille. con quelle umane e naturali. Compose Inni al Signore raccolti in un’opera chiamata Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti, insegnò medicina, teologia e scrisse Corrispondenza: scambio di lettere. trattati di scienza. Ildegarda godette in vita di grande prestigio: ebbe fitta corrispondenza con papi e imperatori del suo tempo. LETTORE COMPETENTE “Allora una compositrice medievale è Sottolinea nel testo usando i colori indicati le parti esistita davvero!” esclamò tra sé. Felice andò che ti aiutano a rispondere, poi formula le risposte sul dalla nonna, sedendosi accanto a lei, per quaderno, con parole tue. Perché Elisa è arrabbiata quando esce da scuola? raccontarle della scoperta. Quale tema era stato assegnato dalla maestra? La giornata era stata faticosa, Elisa era così Che cosa propone la nonna per aiutarla? stanca che, appoggiandosi sulla spalla della In quale libro Elisa trova una risposta? nonna, si addormentò dolcemente... da D. Maniscalco, Ildegarda e la ricetta della creatività, RueBallu
Chi fu Ildegarda?
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi geniali
Michelangelo Michelangelo nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, vicino Arezzo, da una famiglia fiorentina trasferitasi perché il padre Ludovico Buonarroti Simoni era podestà di Caprese. Michelangelo era un artista geniale, viveva in un continuo furore che lo costringeva ad agire senza posa, senza un’ora di pace. Egli stesso scrisse che si sfiniva nel lavoro, come mai nessun uomo, che pensava solamente a lavorare di giorno e di notte. Avrebbe voluto scolpire intere montagne.
Manoscritto del padre che riporta il ricordo della nascita di Michelangelo
Ricordo come oggi questo dì 6 marzo 1475 mi nacque un fanciullo mastio, posigli nome Michelangnolo et nacque in lunedì matina inanzi di quattro o cinque ore et nacquemi essendo io potestà di Caprese et a Caprese nacque.
Brillante architetto, progettò per la Chiesa di San Pietro in Vaticano a Roma una cupola leggera e slanciata.
Le sue sculture, tra cui il Davide, la Pietà, il Mosè, sono tra le manifestazioni del genio artistico più grande che l’occhio umano possa ammirare. Pietà conservata a San Pietro in Vaticano
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Personaggi geniali
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Michelangelo è stato anche un grande pittore. Gli affreschi della Cappella Sistina sono famosi in tutto il mondo. Il tratto più affascinante della sua genialità è probabilmente l’energia che sprigiona dai suoi personaggi, la potenza delle emozioni e le espressioni dei loro volti. Particolare del Giudizio Universle
Poeta di ineguagliabile bravura, compose anche numerose poesie. Tanto sopra me stesso mi fai, donna, salire, che non ch’i’ ‘l possa dire, nol so pensar, perch’io non son più desso...
Dormiva poche ore per notte, spesso si coricava con gli abiti addosso e con le scarpe. Una volta gli si gonfiarono le gambe a tal punto che gli dovettero tagliare gli stivali. Per questo comportamento si ammalò e soffrì per tutta la vita di nevralgie e di cuore, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 18 febbraio del 1564 a Roma.
LETTORE COMPETENTE Cerca le informazioni in questo testo come un vero detective. • Quando è nato Michelangelo? ............................................................................................................... • Dove è nato? .................................................................................................................................................. • Come si chiamava suo padre? ................................................................................................................ • Quando è morto Michelangelo? Dove? ............................................................................................. • In quali arti si manifestò il suo genio artistico? .............................................................................. .............................................................................................................................................................................. • Quali furono le sue opere più famose? .............................................................................................. ..............................................................................................................................................................................
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi su carta
Personaggi all’opera Il Barbiere di Siviglia è un’opera lirica, la cui musica è stata scritta dal compositore Gioachino Rossini. Queste pagine non parlano del musicista (se vorrai, potrai svolgere tu una ricerca per scoprire chi fu, dove visse e quando), ma dei personaggi che si muovono in questa opera.
Figaro, il barbiere Figaro è un giovane e simpatico barbiere conosciuto da tutti a Siviglia. In verità è molto più di un barbiere, come egli stesso dice nella famosa cavatina con cui si presenta. È il factotum della città e si presta a ogni sorta di intrighi. Tutti lo cercano per avere il suo aiuto e lui “si adatta a far piacere”. La sua filosofia è semplice: “faticar poco, divertirsi assai” e avere sempre in tasca qualche soldo guadagnato con le sue geniali furberie.
Rosina Rosina è una giovane e bella ragazza. Vive a Siviglia con il dottor Bartolo che è suo tutore. Come lei stessa dice, è “docile, obbediente e si lascia guidare”, ma è anche furba e determinata e, se qualcuno la contrasta, sa diventare una vipera. Sogna l’amore e si è invaghita di un giovane sconosciuto incontrato a Madrid. Non immagina neppure che sia un ricco nobiluomo. Vorrebbe realizzare il suo sogno d’amore ma il tutore, con cui litiga spesso, la tiene sotto stretta sorveglianza. In casa sono tutti vecchi e noiosi e l’unico con cui riesce a intendersi, quando le capita di vederlo, è Figaro, il barbiere.
Opera lirica: forma d’arte che unisce musica, canto, teatro, arti plastiche, a volte anche danza. Cavatina: brano musicale con cui in un’opera lirica italiana ciascun personaggio, e quindi ciascun interprete, si presenta in scena.
CAPISCO LE PAROLE
Tutore: persona a cui è affidata la tutela di un minorenne.
La parola “factotum”, secondo te, vuol dire: fattorino colui che fa tutto barbiere
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Personaggi su carta
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Il Conte d’Almaviva È un giovane nobiluomo, bello, ricco, simpatico. È stato colpito dalla bellezza di Rosina, quando l’ha vista a Madrid, e se ne è subito innamorato, anche se non ha potuto nemmeno parlarle perché era sorvegliata da Don Bartolo, che lui crede essere suo padre. Vuole sposare Rosina, ma prima vuole essere sicuro che anche lei lo ami davvero, e non per la sua nobiltà o ricchezza. Per questo lascia la sua città e va a Siviglia a cercarla. Lì ritroverà Figaro, una vecchia conoscenza per cui ha molta simpatia.
Don Bartolo È un anziano e noioso dottore, tutore di Rosina. Non la fa uscire di casa e la sorveglia sempre, perché si è messo in testa di volerla sposare, non per amore ma perché è bella e ricca. Non si fida di nessuno e il suo unico confidente è Basilio, maestro di canto della ragazza.
Don Basilio Prete e maestro di canto di Rosina, pronto a qualsiasi imbroglio pur di rimediare qualche soldo. Asseconda Don Bartolo nei suoi progetti nella speranza di guadagnarci qualcosa, ma è anche pronto a tradirlo alla prima occasione se capisce che può trarne qualche vantaggio. da C. Gobbi, N. Nigro, Il barbiere di Siviglia, Curci Young
LETTORE COMPETENTE Trova l’errore in ogni affermazione relativa ai personaggi e sottolinealo. - Figaro è un anziano barbiere conosciuto da tutti a Siviglia. - Don Basilio è un anziano dottore e tutore di Rosina. - Rosina vive con il suo tutore a Madrid. - Il Conte d’Almaviva ha visto Rosina insieme a suo padre. - Don Bartolo è innamorato di Rosina. Per verificare se hai individuato tutti gli errori, sottolinea nel testo le rispettive informazioni corrette.
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi su carta
Il capitano Achab Il capitano fece radunare sul ponte la sua ciurma.
Sì! È per noi?
Vedete questa moneta d’oro spagnola? Vale sedici dollari!
Sarà la ricompensa per chi di voi avvisterà la balena bianca.
Urrà! Urrà!
Capitan Achab, si tratta di Moby Dick?
Tu la conosci?
Non è stata proprio Moby Dick a strapparti la gamba?
Achab ripensa a quel terribile incontro.
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi su carta
Sì, amici miei! È a Moby Dick che devo il pezzo di legno! È per questo che la inseguirò in capo al mondo!
Allora ragazzi, accettate la sfida? A vedervi sembrate coraggiosi!
Dopo un solo istante di silenzio...
Che ne dite, compagni?
Un occhio acuto per il capodoglio, una lancia acuta per Moby Dick!
LETTORE COMPETENTE Riscrivi la storia in dieci righe, raccontandola con un breve testo narrativo.
Sì! Vigileremo su ogni spruzzo d’acqua e la cattureremo!
E un doblone per noi!
MI AUTOVALU TO Capire una storia raccontata attraverso i fumetti anziché con un testo narrativo per me è: più facile più difficile perché ................................................................................................
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi su carta
Frankenstein Coronamento: conclusione di un’impresa. Acquoso: riferito agli occhi, significa privo di espressione. Terreo: grigio-livido.
LETTORE COMPETENTE La storia è narrata: dallo scienziato dal mostro A quale impresa si riferisce il narratore all’inizio del testo? Rianimare un malato. Dare la vita a un essere inanimato. Creare un robot. Creare un essere dall’aspetto orribile. Lo scienzato è soddisfatto del risultato? Sì No Cosa prova davanti alla sua creatura? ............................................................................ ............................................................................ Che aspetto ha il nuovo essere? Sottolinea nel testo la descrizione di Frankenstein. Qual è, secondo te, l’aspetto che rende il personaggio più inquietante?
Era una cupa nottata di novembre, quando vidi il coronamento della mia impresa. Con ansia raccolsi attorno a me gli strumenti che servivano per infondere la scintilla della vita nell’essere inanimato che giaceva ai miei piedi. Era quasi l’una del mattino; la pioggia batteva monotonamente contro le imposte e la candela avrebbe ben presto dato i suoi ultimi guizzi, quando, alla luce che stava per spegnersi, vidi aprirsi i foschi occhi gialli della creatura; respirò con fatica e un movimento convulso percorse le sue membra. Le sue membra erano proporzionate e avevo scelto i suoi lineamenti in maniera tale che risultassero belli. La sua pelle era gialla e piena di grinze, le sue labbra erano nere e dritte, i suoi capelli erano folti e di un nero lucido, i suoi denti di un bianco perlaceo; ma tutti questi particolari rendevano più orribile il contrasto con i suoi occhi acquosi, che apparivano dello stesso colore delle orbite, di un pallore terreo. Avevo lavorato duramente per quasi due anni con il solo scopo di dare vita a quel corpo inanimato. Mi ero negato per questo riposo e salute. Avevo desiderato il successo, ma, adesso che l’avevo ottenuto, il mio cuore era pieno di orrore e di un disgusto incredibili. Incapace di sopportare la vista dell’essere che avevo creato, e che avevo chiamato “Frankenstein”, mi precipitai fuori del laboratorio e passeggiai a lungo su e giù per la mia camera da letto, senza decidermi a prendere sonno. Alla fine mi gettai sul letto e mi addormentai. Dormii, sì, ma il mio sonno fu disturbato dagli incubi più spaventosi. Mi scossi dal sonno, inorridito, all’incerto chiarore della luna, che filtrava attraverso le imposte, scorsi di nuovo il miserabile mostro che io avevo creato. Fuggii e mi precipitai giù per le scale. Oh, nessun mortale avrebbe potuto sopportare l’orrore di quel volto! Una mummia ritornata in vita non avrebbe potuto essere più spaventosa. da M. Shelley, Frankenstein, Garzanti
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Personaggi per conoscersi meglio
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
A chi assomigli? Scegli il personaggio che ti piace di più, che ti è più simpatico, poi leggi il profilo abbinato alla tua scelta: ti corrisponde?
e non sa
curiosa, ch Alice: sei una persona non dovrebbe, so dove resistere a mettere il na chia di cacciarsi nei ris to es qu r pe se e ch an tana di un coniglio. pasticci o scivolare nella
Aladdin: ami l'avventura, il divertimento,
ma sei anche molto affidabile soprattutto con i tuoi cari. Qualche volta pecchi di impulsività rischiando di metterti nei guai, ma con tenacia e intelligenza risolvi i tuoi problemi.
Harry Potter: sei un tipo
d'azione, un po' impulsivo e molto leale, molto intelligente e furbo.
Pippi Calzelunghe: sei una persona
allegra, originale, con molta forza sia interiore che fisica. I valori più importanti per te sono l'intelligenza e la giustizia.
Peter Pan: anche se gli anni passano, non
ne vuoi proprio sapere di crescere. Sempre in cerca di nuove avventure, affronti la vita con il sorriso e non ti tiri mai indietro davanti alle sfide.
Pocahontas: sei amante della natura, degli
animali e della libertà, lotti per avere ciò che desideri senza tirarti indietro nelle difficoltà.
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi rivoluzionari
Gandhi Mohandas Karamchand Gandhi nacque in India nel 1869. Fu figlio di un ministro, quindi apparteneva a una casta nobile. Gandhi studiò in un’università indiana, poi a Londra, dove si laureò in giurisprudenza. Nel 1893 andò in Sudafrica per lavoro e ci rimase per ben ventun anni. Qui scoprì che gli indiani erano vittime della discriminazione razziale da parte dei dominatori inglesi. Decise di intraprendere una lotta politica contro il governo, basata sulla resistenza non violenta, che nel 1914 giunse all’abrogazione delle leggi discriminatorie verso i lavoratori indiani. Tornato nel 1915 in India, lottò per la liberazione dal colonialismo britannico. Per le sue ribellioni pacifiche fu continuamente arrestato, ma non si arrese mai. Gandhi con la forza della non violenza insegnò a tutti gli oppressi della Terra la via per conquistare a mani nude la libertà e la dignità umana.
Casta: gruppo sociale chiuso, in cui le persone sono accumunate da razza, nascita, religione o mestiere; la società indiana era divisa in caste fin dall’antichità. Discriminazione razziale: mancato riconoscimento di uguali diritti a chi appartiene ad altre razze. Legale: avvocato.
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Mohandas Gandhi partì dall’India in aprile e raggiunse il Sudafrica alla fine di maggio. Arrivato a Pretoria trovò a riceverlo Dada Abdullah Seth, il ricco mercante musulmano, suo datore di lavoro. Quando questi lo vide scendere dalla nave ebbe un moto di disappunto. “Costui è una specie di damerino occidentale! Come potrò fidarmi di un tipo così” pensò. Dovette però ricredersi: l’abbigliamento di Gandhi era conseguenza degli anni trascorsi in Inghilterra e non significava nulla. Dada Abdullah capì ben presto che Mohandas non era per nulla uno sciocco e tanto meno un presuntuoso; al contrario si rivelò un uomo non solo sincero e affidabile, ma anche dotato di grande orgoglio e caparbietà. Era un paio di giorni che Gandhi era arrivato in Sudafrica, quando il suo datore di lavoro gli chiese: – Ve la sentite di intraprendere il viaggio fino a Pretoria per seguire una causa? – È per questo che sono venuto qui, no? Per lavorare come vostro legale a Pretoria – replicò Gandhi stupito. – Sì, ma voi non avete idea di cosa significhi viaggiare come indiano in questo Paese. Mohandas partì e presto scoprì il significato di quelle parole. Prese il treno e salì su uno scompartimento di prima classe per cui aveva il biglietto e in cui viaggiò da solo fino a sera. Verso le nove salì un uomo, un “bianco”, il quale diede un’occhiata nello scompartimento e, visto che Gandhi vi era seduto, ne uscì in tutta fretta. Tornò qualche minuto dopo
Personaggi rivoluzionari
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
accompagnato da un controllore. – Lei non può stare qui – gli intimò il controllore. – Per quale ragione? Ho un biglietto di prima classe – replicò Gandhi e mostrò il biglietto al controllore, il quale però non lo guardò neppure. – Non mi importa che razza di biglietto lei abbia, le ho detto che non può stare qui! Chiamerò la polizia. – Chiami pure la polizia – rispose Gandhi tranquillo – io sono nel giusto e non mi muovo. Dopo poco tornò il controllore con un poliziotto, il quale, davanti a tutti, lo trascinò fuori e lo lasciò insieme ai suoi bagagli sulla banchina di una piccola stazione in cui il treno si era fermato. – E ora, se vuoi, approfitta della sosta per andartene nel bagagliaio. Il vostro posto è lì, maledetti indiani! – gli gridò il poliziotto. Gandhi si rialzò ma non andò nel bagagliaio. “Non subirò questa umiliazione!” pensò. Trascorse la notte nella sala d’aspetto della stazione. Faceva un gran freddo, ma non si mosse. Quello che aveva subìto era un vero e proprio sopruso: si sentiva umiliato e avvilito. Il Sudafrica era pieno di ingiustizie e cose sbagliate. Che cosa doveva fare? Tornare in India? Ma ciò non avrebbe significato una sconfitta su due fronti? In primo luogo perché non avrebbe svolto il lavoro per cui era stato chiamato, in secondo luogo perché ciò significava non intraprendere alcuna lotta per difendere i propri diritti. Così quella notte decise: sarebbe rimasto in Sudafrica e avrebbe lottato per se stesso e per gli altri indiani, per difendere tutti coloro che, a causa dei pregiudizi razziali, venivano privati dei diritti basilari dell’uomo. da C. Medaglia, Storie di donne e uomini famosi, Loescher.
LETTORE COMPETENTE In questa pagina della biografia di Gandhi, quale episodio della sua vita l’autore ha scelto di narrare? Come reagì Gandhi? In base al suo comportamento, come definiresti questo personaggio? Prepotente abituato a ottenere tutto ciò che voleva. Un uomo giusto e determinato a far valere la giustizia. Perché questa vicenda è stata significativa nella vita di Gandhi? Rispondi con parole tue, poi sottolinea le righe del testo che te lo hanno fatto capire.
DICO LA MIA Quante volte ti sarai sentito dire che non bisogna usare le mani per ottenere quello che si vuole, ma è più efficace e civile usare le parole? Gandhi ha cercato di spiegarlo al mondo intero. E alcune battaglie le ha vinte proprio così. Perché, secondo te, non bisognerebbe mai usare la violenza? E tu, riesci a non essere violento quando ti arrabbi? Cosa puoi fare, o fai, per controllarti?
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi creativi
Gae – Ti chiami proprio Gae? – Gaetana... Ho ereditato il nome di mia nonna paterna. Fin da bambina però tutti mi hanno sempre chiamata “Pupa”. Un nome da bambola. È andato bene per i primi anni, poi bisognava trovare qualcos’altro. Quando avevo undici anni e ci siamo trasferiti a Biella, mia madre ha pensato che quella fosse l’occasione giusta: città nuova, nome nuovo. E da quel momento in poi sono sempre stata Gae. – Qualcosa sulla tua infanzia? Che bambina eri? Che ragazzina eri? Amavo leggere. Divoravo i libri. Quando io e mia sorella eravamo piccole, mio papà dopo cena ci leggeva ad alta voce le mie storie preferite: Ventimila leghe sotto i mari, Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan... Poi a otto anni, ho cominciato a leggere da sola: mi piacevano i libri da grandi, e siccome a noi bambine erano proibiti, li leggevo di nascosto. – Che scuole hai frequentato? – Dopo le scuole medie scelsi il liceo artistico. I miei avrebbero preferito il classico, vista la mia passione per i libri. Ma io li convinsi: liceo artistico. Il problema principale era che a Biella non c’era un liceo artistico e dovetti trasferirmi a Firenze. Solo un anno. Poi dovetti trasferirmi a Torino. In un collegio. Era scoppiata la guerra e i miei pensarono fosse più sicuro farmi spostare più vicino a casa. – Come hai vissuto gli anni della guerra? – In quel periodo c’era poco da ridere. Un orrore. Partecipavo alle riunioni clandestine. Capivo che non si poteva rimanere indifferenti a quello che stava succedendo. Così andavo ad attaccare manifesti contro i tedeschi, di notte. Era pericoloso. Per fortuna mi è andata sempre bene. – Come è nata la tua passione per l’architettura? – Quando la guerra è finita, un giorno sono tornata a Torino.
Clandestine: segrete, che si svolgevano di nascosto. Architetto: chi progetta la costruzione, il restauro o l’arredo di edifici.
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LETTORE COMPETENTE Sottolinea gli aggettivi che useresti per definire Gae Aulenti, e, per ciascuno, spiega a voce la tua motivazione. coraggiosa - determinata - curiosa - dolce - ironica - intelligente volenterosa - silenziosa - pigra - creativa
Personaggi creativi
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Volevo rivedere i posti dove avevo vissuto. Mi ricordavo la strada per il collegio, ma quando ci arrivai... non c’era nessun collegio. Solo un mucchio di macerie. E in quel momento ho avuto una rivelazione. Dovevo ricostruire. Quei resti di mura chiedevano di rinascere, di diventare altro. Mi sono avvicinata alle macerie. Ho raccolto un pezzo di muro e l’ho appoggiato sopra un altro. L’idea di costruire e ricostruire mi affascinava. In quel momento presi la mia decisione: sarei diventata architetto. Molti anni dopo ho avuto l’occasione di ripensare a quel giorno davanti alle macerie del mio collegio: è successo a Parigi, quando mi hanno invitata a trasformare l’antica stazione ferroviaria Gare d’Orsay in un museo. Anche in questo caso si trattava di dare nuova vita a uno spazio che non ne aveva più. – Che studi hai affrontato per diventare architetto? – Mi sono iscritta al Politecnico di Milano. A studiare architettura però non c’erano molte donne. – Ecco, appunto: hai avuto difficoltà a portare avanti la professione di architetto in quanto donna? – Il giorno in cui sono arrivata sul mio primo cantiere, appena laureata, e ho detto agli operai: “Buongiorno, sono l’architetto”, non mi hanno creduto. In ogni caso, io sono andata sempre avanti per la mia strada, con curiosità e creatività, al limite anche con qualche risata, quando succedevano cose come questa: suona il telefono, vado a rispondere. “Buongiorno” dice una voce “vorrei parlare con l’architetto Aulenti”. Rispondo che sono io. La voce insiste ”Mi scusi, intendevo dire che vorrei parlare con l’architetto Gae Aulenti. Il signore è in studio?”. Allora io affermo “Il signore sono io”. “Ah. Chiedo nuovamente scusa. Al telefono sembrava la voce di una donna”. “Non si preoccupi. Capita spesso. È quasi normale”, concludo io. modificato in intervista da C. Carminati, Le 7 arti in 7 donne, Mondadori
DICO LA MIA Ci sono lavori “da maschio” o “da femmina”, secondo te? Discutine con i tuoi compagni.
MI AUTOVALU TO Capire un personaggio attraverso le risposte a un’intervista per me è: più divertente più noioso più facile più difficile
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CITTADINANZA
Diversi e uguali Nelle pagine precedenti hai letto la storia di Gandhi, che ha lottato per superare la discriminazione razziale, per la libertà e l’indipendenza. Hai letto di Gae Aulenti, che è andata avanti per la sua strada serenamente nel realizzare ciò che le piaceva, sfidando il giudizio della gente e svolgendo un lavoro considerato “da maschi”. Che idea ti sei fatto di tutte queste battaglie? Oggi sappiamo bene che siamo tutti uguali, ma qualcuno ha lottato per farlo scrivere anche nelle leggi. Nell’articolo 3 della Costituzione italiana è scritto:
Articolo 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Che cosa significa l’articolo 3? Prova a spiegarlo con parole tue, dopo averci ragionato insieme ai tuoi compagni.
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CITTADINANZA Somiglianza
Uguaglianza
A volte la maestra durante la lezione parla a noi bambini della religione. A volte la maestra ci spiega che c’è chi non crede e c’è chi invece prega. Ci racconta dei modi, dei luoghi e delle usanze, delle differenze e delle uguaglianze. Io ci ho pensato: la più bella somiglianza è che siamo tutti insieme a parlarne in questa stanza...
Chi l’ha detto che noi siamo uguali? Io quasi nero tu quasi bianco. A renderci uguali non basta che siamo compagni di banco. Parliamo due lingue diverse mangiamo diverse minestre ci affidiamo a cieli diversi festeggiamo diverse le feste. Ci addormentano fiabe diverse son diverse le conte del gioco la distanza si accorcia e si allunga e ogni tanto sparisce per poco. Però tutti e due abbiamo un cuore un cervello, due piedi, due mani sangue rosso che ci rende uguali a miliardi di esseri umani.
da R. Lipparini, Io credo come te, Mondadori
da J. Carioli, S.M.L. Possentini, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac
Nella poesia Somiglianza la poetessa conclude l’ultima strofa con una riflessione. Quale?
Secondo te, siamo davvero tutti uguali o ci sono delle diversità che ci differenziano dagli altri?
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........................................................................................................ ........................................................................................................ In che cosa ti senti diverso dagli altri?
Secondo te, vivere insieme anche se si hanno religioni e culture diverse, crea: problemi arricchimento
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Motiva la tua scelta.
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........................................................................................................ In che cosa ti senti uguale agli altri?
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi di penna
Joanne Rowling
Ispirazione: intuizione, idea improvvisa, impulso. Romanzo: componimento narrativo in prosa, di notevole lunghezza, basato sulle vicende, storiche o inventate, di uno o più personaggi.
Joanne Kathleen Rowling venne al mondo urlando e scalciando il 31 luglio del 1966, in un minuscolo villaggio della campagna inglese. Fin da piccola, Joanne esplorava il mondo con curiosità: afferrava e toccava tutto, e una delle prime parole che imparò fu “perché”. Da bambina inventava passatempi immaginari nella sua stanza o nell’erba alta del giardino dietro casa, e se altri bambini si avvicinavano, Joanne li invitava immediatamente a giocare a “facciamo finta che”. Fra i suoi migliori amici c’erano Ian e Vikki Potter. Si raccontavano storie a vicenda e giocavano ai maghi e alle streghe. I suoi genitori, Peter e Anne, cominciarono a leggerle storie fin dalla più tenera età. A sei anni, Joanne cominciò a scrivere i racconti che inventava. Scrivere era in assoluto la cosa che le piaceva di più fare: era convinta che il suo destino fosse quello di creare mondi magici con carta e matita. Terminata la scuola superiore, aveva scatole e raccoglitori traboccanti di racconti e non aveva alcuna intenzione di smettere! Si iscrisse all’università e trascorse un anno a Parigi, per imparare il francese. Si laureò a pieni voti e fece diverse esperienze nel mondo del lavoro, senza mai smettere di scrivere. All’ora di pranzo si recava in un bar, sedeva a un tavolino in disparte e scriveva. L’ispirazione che l’avrebbe portata alla stesura del romanzo di Harry Potter le venne un giorno all’improvviso, mentre era su un treno e guardava fuori dal finestrino. Nel settembre 1990 Joanne si trasferì in Portogallo come insegnante di inglese. Gli studenti le si affezionarono subito. Lei era felice di avere un orario che le permettesse di continuare a scrivere.
CAPISCO LE PAROLE Nel testo compaiono quattro modi di dire. Il primo è già sottolineato, individua tu gli altri. Conosci il loro significato? Spiegali basandoti prima di tutto sul contesto, poi consultando, se necessario, il dizionario.
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DICO LA MIA Anche tu hai una passione? Quale? Hai modo e tempo di dedicartici? Che cosa saresti disposto a fare per portarla avanti? Racconta.
Personaggi di penna
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Conobbe l’uomo che sarebbe poi diventato suo marito e padre della piccola Jessica. Purtroppo, pochi mesi dopo la nascita di Jessica, Joanne e il marito si separarono. Joanne si trasferì dalla sorella a Edimburgo e lì cominciò per lei un periodo molto duro: era sola, senza lavoro e con una bambina piccola. La sorella la incoraggiò a non perdersi d’animo e a concedersi un anno per terminare il suo romanzo. Ogni giorno, con Jessica nella carrozzina, Joanne si sedeva al tavolo di un bar e scriveva. Il libro fu completato all’inizio del 1994. Joanne lo spedì, incrociò e dita e aspettò, finché un giorno ricevette una lettera. Il messaggio diceva: “Grazie. Saremmo felici di pubblicare il suo manoscritto”. Joanne lo rilesse otto volte. Non stava nella pelle. Harry Potter e la pietra filosofale venne pubblicato nel 1997 in Gran Bretagna. Fu un successo immediato e in breve, in tutto il mondo, grandi e piccoli si innamorarono del simpatico maghetto e delle sue avventure.
Manoscritto: testo scritto a mano. Anche se oggi i testi vengono scritti al computer, il nome è rimasto lo stesso per indicare un testo scritto dall’autore e non ancora pubblicato.
da M. Shapiro, J.K. Rowling, La maga dietro Harry Potter, Fanucci Editore
LETTORE COMPETENTE In quale nazione nacque Joanne Rowling? ....................................................................................................... In quali altri Paesi visse alcuni periodi della sua vita? La passione per la scrittura comparve a: sei anni quattro anni sette anni Sottolinea nel testo tutte le espressioni che fanno capire quanto fosse grande questa passione per la Rowling. Perché le piace tanto scrivere? ....................................................................................................... ........................................................................................................
Segna con una barra a lato del testo il passaggio in cui si spiega perché l’autrice a un certo punto della sua vita si è trovata in difficoltà. Come ha reagito a questo momento? Alla fine del testo non è detto esplicitamente, ma si capisce, e forse lo sapevi già, che il “maghetto” nominato nell’ultima riga è Harry Potter, il protagonista del romanzo. Secondo te, ora che conosci la sua biografia, la scrittrice ha inventato questo cognome o si è ispirata a qualcuno che conosceva?
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi stellari
Un’e-mail dallo spazio... Avamposto: piccolo distaccamento. ISS: Stazione Spaziale Internazionale, dedicata alla ricerca scientifica. Blog: pagina web personale, aperta ai commenti dei lettori, una sorta di diario in rete.
Nuova e-mail
Da: Samantha Inviato: 24 novembre 2014 A: Anna e Luca Oggetto: Giorno di missione 1
Avamposto spaziale ISS. Orbita terrestre Wow, wow, wow! Sono le 22.00 qui sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale (usiamo l’orario GMT, l’ora di Greenwich), mi sto avvicinando alla fine del mio primo giorno nello spazio e non so nemmeno come iniziare a descrivere l’esperienza delle ultime trenta ore. Veramente, non lo so. Sono nello spazio! Quasi non riesco a crederci! Vi mando in anteprima i miei pensieri, poi saranno pubblicati sul mio blog. Ma volevo che foste i primi a leggerli e a condividerli con me. Dire arrivederci alla mia famiglia, indossare la tuta, andare alla rampa di lancio, entrare nella capsula, agganciarsi le cinture... e poi la corsa sfrenata verso lo spazio, e lo spegnimento improvviso dei motori, e sentire il mio corpo voler fluttuare via dal seggiolino. E le prime occhiate alla Terra, il mio primo sorgere del Sole. E poi le stelle. E la mia prima vista sulla ISS mentre ci avvicinavamo. E poi galleggiare attraverso il portello verso i calorosi abbracci di Sasha, Elena e Butch. Anna, Luca: tutto questo non so come raccontarvelo in poche parole. Ma ho sei mesi per farlo. Ci proverò: promesso. da S. Cristoforetti, S. Sandrelli, Nello spazio con Samantha, Feltrinelli Kids
LETTORE COMPETENTE Chi è Samantha Cristoforetti? Nell’e-mail Samantha non si presenta, ma dalle informazioni che scrive puoi capire chi è e che cosa fa. • Da dove scrive l’e-mail? .............................................................. • Che cosa indossa? ......................................................................... • Che cosa sta facendo? ................................................................. Puoi concludere che Samantha Cristoforetti è un’ ................................................................
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Personaggi colorati
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Pablo dipinge solo cose “brutte” Non è colpa sua: è colpa delle cose, che sono belle solo quando sono vive e sulla tela si spengono come lucciole imprigionate in un barattolo. Suo papà non la pensa così. – Questo disegno è un capolavoro, bambino mio. La perfezione! Ma Pablo sa che non è vero. Ha disegnato un gallo che sembra proprio un gallo. Le zampe palmate, la cresta flaccida, le piume vaporose. Per carità, perfetto è perfetto. Però se lo guardi non fa lo stesso effetto di un gallo vero. Un gallo vero lo tocchi ed è soffice, non ti fissa mai negli occhi e becca le galline quando ha voglia di amore. Tutto questo sulla carta non c’è, e Pablo ne è molto deluso. Però sa di essere bravo. Glielo dicono tutti. Del resto papà José insegna disegno alla Scuola provinciale di Belle Arti a Malaga. Pablo già a sette anni conosce tecniche e teorie pittoriche meglio delle filastrocche. Il disegno gli piace, lo fa sentire uno stregone. La carta che prima è solo carta e poi con la matita diventa qualcos’altro, il bianco che si colora. Gli inchiostri sono pozioni magiche, i quadri incantesimi. Quando il padre trova i disegni di Pablo, non riesce a smettere di guardarli. Hanno qualcosa, dentro, che lo colpisce come uno schiaffo. Perché lui quel qualcosa non ce l’ha. Dopo averli sfogliati a lungo, José li rimette a posto con delicatezza, come se fossero fatti di zecchini. E poi decide di fare due cose. Regala la sua tavolozza e i suoi pennelli al figlio. E rinuncia per sempre a dipingere.
Zecchino: moneta d’oro in uso nel 1500 a Venezia.
da S. Rossi, Pablo Picasso – un artista rivoluzionario, Edizioni EL
LETTORE COMPETENTE Il testo inizia con “Non è colpa sua” a chi si riferisce “sua”? ................................................................................................................................. Che cosa significa la prima frase del testo? Se non sei sicuro della riposta, rileggi la parte del racconto segnata a lato. Poi segna l’affermazione che ti sembra corretta e completala. Pablo non era soddisfatto dei suoi disegni, perché ogni soggetto quando veniva rappresentato su un foglio perdeva vitalità come ........................................................................................................................... Pablo voleva rappresentare nei suoi disegni solo esseri inanimati, perché ............................................................................................................ Il padre di Pablo è d’accordo con suo figlio? Sottolinea nel testo i punti in cui lo capisci. Quale decisione prende il padre?
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PERSONAGGI DA SCOPRIRE
Personaggi colorati
Frida Kahlo
Sobborgo: quartiere nella periferia di una grande città. Spina bifida: malformazione genetica della colonna vertebrale. Naif: forma d’arte che si esprime istintivamente, rappresentando la realtà quotidiana in modo ingenuo e immediato.
Picasso di lei scriveva che nessuno era capace di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo. Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón nasce nel 1907 presso la Casa Azul de Coyoacán, un sobborgo di Città del Messico. Nei suoi racconti amava dichiarare, però, di essere nata nel 1910, data della rivoluzione messicana. Una rivoluzione che nelle sue opere diventa colore: è il rosso, la tonalità che ricorre più spesso nei suoi quadri. Frida Kahlo è senza ombra di dubbio la pittrice messicana più famosa ed acclamata di tutti i tempi, diventata famosa anche per la sua vita tanto sfortunata quanto travagliata. Frida è affetta da spina bifida fin dalla nascita, all’età di diciassette anni poi viene coinvolta in un terribile incidente d’autobus. È durante la convalescenza e la costrizione a letto, che Frida inizia a dipingere. Il primo periodo, quello della scoperta, è contraddistinto da una serie di autoritratti che la pittrice riesce a realizzare grazie ad uno specchio attaccato al soffitto. Quando, poi, torna nuovamente a camminare, porta i suoi quadri al maestro Diego Rivera che rimane talmente colpito dal suo stile da introdurla nella scena politica e culturale messicana. Fra i due, poi, nasce un lungo e tormentato amore: un matrimonio nel 1929, poi una separazione, quindi si risposano nel 1949 a San Francisco. Frida cambia poi stile, che diventa più naif. Muore il 13 luglio 1954. Di sé stessa diceva: “Non sono malata, sono spezzata. Ma finché riesco a dipingere sono felice di essere viva”. da www.sapere.it
LETTORE COMPETENTE Che cosa era bravissima a dipingere Frida, secondo Picasso? .......................................................................................... In che modo Frida iniziò a dipingere i suoi autoritratti? ..........................................................................................
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Perché la pittura è così importante per Frida? Sottolinea nel testo il punto in cui lei stessa lo dichiara, poi prova a ripeterlo con parole tue. Puoi scegliere di utilizzare una delle espressioni proposte, quella che ti sembra più adatta: - modo per non sentire il disagio della sua malattia - risorsa per reagire alla malattia
Personaggi... come te!
PERSONAGGI DA SCOPRIRE
La storia In questa sezione hai conosciuto tanti personaggi diversi, tutti significativi e interessanti, da tutti hai di certo imparato qualcosa. Ma la storia la facciamo tutti noi: ognuno di noi e tutti insieme. Quindi anche tu sei un personaggio da conoscere, senza dubbio. Non lasciarmi solo con Garibaldi, Giulio Cesare, Napoleone! Raccontami una storia, una storia di persone. Una lotta che hai fatto, una pace che hai cercato, una data importante, un confine che hai tracciato. Non lasciarmi solo con Etruschi e con gli antichi Romani! Quelli c’erano ieri e ci saranno domani. Ma tu ci sei adesso e sei la mia memoria. Dai, non fare il timido, raccontami la tua storia! da J. Carioli, Io cambierò il mondo, Mondadori
DICO LA MIA Racconta qualcosa di te: organizza un discorso di tre minuti per far conoscere a tutti gli altri il personaggio che sei. Suggerimenti: • per essere sicuro di non sforare con i tempi, procurati un orologio, una sveglia o un cronometro; • per non perdere il filo del discorso, scrivi una scaletta dei punti da presentare. Scaletta: .................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................. ..................................................................................................................................................................
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È FACILE
Fissare le idee Una strategia utile per comprendere e ricordare meglio un argomento è quella di saper leggere le informazioni presenti in una mappa.
GIACOMO LEOPARDI
Nasce a Recanati nel 1798.
La madre è molto religiosa, oppressiva, esigente.
Il padre è autoritario e severo.
Nel 1806 inizia a studiare con un maestro privato.
Non sopporta di vivere in un piccolo paese di provincia.
Dal 1809 al 1916 si immerge negli studi danneggiandosi la salute.
Nel 1830 si trasferisce a Firenze dove vive un amore infelice e diventa amico di Ranieri.
Analizza la mappa che riassume la vita di un poeta molto famoso, Giacomo Leopardi. Leggi e ricava le informazioni per rispondere alle domande.
Nel 1833 si stabilisce a Napoli dove muore, confortato dall’amico Ranieri.
• Dove è nato Giacomo Leopardi? .................................................. Quando? ............................................... • Dove è morto? ...................................................... Quando? ...................................................................................... • Come era suo padre? ...................................................................................................................................................... • Come era sua madre?...................................................................................................................................................... li piaceva vivere a Recanati? Sì No •G Perché? ........................................................................................................................................................................................ • Dove si trasferisce? .........................................................................................................................................................
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VERIFICO
le mie COMPETENZE
Io, giornalista Obiettivo Realizzare un’intervista impossibile a un personaggio per te significativo, lontano nel tempo o nello spazio. Destinatari I tuoi compagni di classe Come procedere 1 Scegli il tuo personaggio. 2 S tudia tutto ciò che riguarda la sua vita e le sue imprese (vai in biblioteca, in
libreria, cerca in internet...), in modo da farti un’idea precisa degli aspetti che ti piacerebbe mettere in evidenza con la tua intervista. 3 P repara le domande, scrivile e rileggile per controllare che siano formulate in
modo chiaro. ...................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................... 4 Scrivi poi sul quaderno le risposte in modo pertinente e completo. 5 D opo che con l’intervista hai potuto conoscere meglio il personaggio, presentalo
alla classe. Hai tante possibilità, devi solo dare spazio alla tua fantasia. Alcuni suggerimenti per la realizzazione: presentazione in power point o registrazione audio, lapbook, cartellone, depliant, testo informativo o biografico su file word.
MI AUTOVALU TO Ho trovato questo compito: facile abbastanza facile difficile molto difficile
La fase più difficile per me è stata .................................................... ................................................................................................................................ Valuto il mio risultato: ............................................................................. ................................................................................................................................
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ARTE e IMMAGINE
Personaggi e ritratti La figura umana è sempre stata un soggetto molto diffuso nella pittura di tutti i tempi. Molti artisti hanno dipinto il ritratto di vari personaggi. Il ritratto è la rappresentazione del viso di un individuo, che cerca di coglierne la personalità, il carattere, lo stato d’animo... Ecco uno dei ritratti più famosi al mondo, dipinto nel 1665 da un artista olandese, Vermeer.
J. Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla
Osserva bene il ritratto, poi prova a descriverlo, completando il testo. La ragazza ritratta è una ............................................. donna, di circa ............................................. anni. Posa con il volto a tre quarti, girata sul lato .............................................. Ha gli occhi ............................................. e ............................................., il naso ............................................. e sottile, la bocca semiaperta e .............................................. I suoi capelli sono nascosti da una ............................................. di colore ............................................. e .............................................. La sua pelle è ............................................. e liscia. Indossa un paio di ............................................. di perla bianca, a forma di goccia. È vestita con un abito color ............................................., di stoffa ............................................., che le sta largo sulle spalle. Lo sguardo della ragazza è ..............................................
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ARTE e IMMAGINE Realizzare un ritratto non è cosa facile: è necessario rispettare le proporzioni, i colori, i giochi di luce, la somiglianza. Prima del 1900 i ritratti dovevano assomigliare il più possibile alla realtà, quasi fossero una fotografia. Nel Novecento, i pittori hanno provato a sperimentare e a rompere le regole esistenti. Ognuno ha inserito tratti riconducibili al proprio modo di dipingere: chi allungava molto il collo, chi spostava gli elementi del viso e chi ancora dipingeva solo volti di profilo. Ecco quattro ritratti moderni. crivi cosa, secondo te, S caratterizza ogni ritratto (forma del viso, colori usati...). Pablo Picasso .................................................................... .................................................................... .................................................................... ....................................................................
Marc Chagall .................................................................... .................................................................... P. Picasso, Ritratto di Dora Maar
M. Chagall, Sposa con il ventaglio
.................................................................... ....................................................................
Henri Matisse .................................................................... .................................................................... .................................................................... ....................................................................
Amedeo Modigliani .................................................................... .................................................................... .................................................................... .................................................................... H. Matisse, Ritratto di donna
A. Modigliani, Jeanne Hébuterne con grande cappello
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ARTE e IMMAGINE
Disegnare un ritratto
Ora prova tu a eseguire un ritratto: scegli una persona, osservala bene, poi segui i suggerimenti per disegnarla. 1 Disegna le forme
principali: in genere nei ritratti si vedono solo viso, spalle e mezzo busto.
3 Traccia le
sopracciglia e scendi verso il basso passando a delineare il naso.
5 Colora sfumando
le ombreggiature sotto il mento, intorno agli occhi e al naso.
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2 Osserva la
grandezza e la posizione degli occhi, poi disegnali.
4 Ora aggiungi
la bocca e tutti gli altri particolari, come ad esempio occhiali, orecchini...
Cerca su riviste e giornali il primo piano di media grandezza di una persona, e con le forbici taglia la figura in piÚ parti. Su un foglio bianco ricomponi il viso, senza mantenere le posizioni corrette degli elementi del volto, in modo da realizzare, con la tecnica del collage, un’opera simile al Ritratto di Dora Maar di Pablo Picasso.
L’autoritratto
ARTE e IMMAGINE
L’autoritratto, come dice la parola, è la rappresentazione di se stessi. Sono moltissimi i pittori che hanno lasciato l’immagine di sé con la loro arte. Ecco uno dei primissimi autoritratti realizzati. Osserva bene il quadro e completa la descrizione. L’artista si è ritratto di fronte, su sfondo .......................................... Ha un’espressione......................................................... Il volto è allungato e ......................................................... I capelli sono ........................................... e ..............................................., e scendono fino a coprire le ........................................................ La fronte è scoperta e ..........................................................., il naso è ..............................................., gli occhi sono ............................................... e guardano ......................................................... La bocca è ............................................. e ................................................., circondata da lunghi ................................................................ e dalla ........................................................ sul mento. Indossa un ........................................................ con il collo di ................. ......................................., di color ......................................................... Con la mano ............................................. tiene il collo di pelliccia. A. Dürer, Autoritratto con pelliccia
Ecco come Picasso ha realizzato il proprio ritratto in modi diversi. Picasso per disegnare il suo primo autoritratto ha usato: matita pennelli Nel secondo dipinto le linee tracciate dal pittore sono: morbide e sinuose rette e spezzate Quale ti sembra più vicino alla realtà? Perché? .......................................................................................... .......................................................................................... P. Picasso, Autoritratto a 18 anni
P. Picasso, Autoritratto
..........................................................................................
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VERSO la QUINTA
Curiosità
A proposit o di perso na in questa poesia ne ggi, sono citati tan t i! Ma l’anno è finito, q u per parla r di loro d indi ovrai aspettare la quinta!
Sono curioso. Come Galileo che curiosando scoprì, in poche parole, che non era la Terra a stare ferma ma era lei che girava intorno al Sole. Sono curioso. Come Marco Polo che in Cina, in mezzo a un mare di persone, capì che non c’è una sola storia e raccontò tutto quanto nel Milione. Sono curioso. Come quel Meucci che senza fili riuscì a telefonare ed è anche grazie a lui se per Natale ho avuto in regalo il cellulare. Ho scoperto che fare il ficcanaso delle volte è un dono benedetto. Per gli inventori, i bambini e gli scienziati la curiosità non è mai un difetto. da J. Carioli, S.M.L. Possentini, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac
Prova a riassumere questo intenso anno trascorso con il tuo libro e con la tua classe in poche parole. Ho vissuto questo anno scolastico in modo .................................................................... Con i miei compagni sono stato ......................................................................................... Con i miei insegnanti .............................................................................................................. Seguire le lezioni è stato per me ......................................................................................... Ho svolto i compiti a casa in modo .................................................................................... Quello che mi riesce meglio fare è ..................................................................................... Devo invece migliorare .......................................................................................................... L’unità che mi è piaciuta di più nel percorso di italiano è stata quella su ............... perché ......................................................................................................................................... Quest’anno ho imparato a .................................................................................................... Che mi aspetto dalla quinta? ................................................................................................ .......................................................................................................................................................
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Il M.I.O. BOOK è Multimediale, Interattivo, Open
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Si può attivare la traduzione in altre lingue di tutto il testo o di alcune parti. Questo strumento è particolarmente utile agli studenti stranieri, ma non solo.
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L’occhio del lupo davanti al recinto Il ragazzo è immobile, ritto . Gira in lungo e in del lupo. Il lupo va e viene largo senza mai fermarsi. .”. “Che scocciatore, quel tipo.. Sono ormai due Ecco quel che pensa il lupo. ti alla rete, davan ore che il ragazzo sta o gelato, a guardare piantato lì come un alber aggirarsi il lupo. o si chiede il lupo. “Che vuole da me?”... Quest lo spaventa (un Quel ragazzo lo turba. Non ma lo turba. e), nient di lupo non ha paura saltano, gridano, Gli altri bambini corrono, accia al lupo e piangono, fanno la lingu gonna della mamma. nascondono il viso nella ne in piedi, Ma quel ragazzo lì, no. Rima . immobile, silenzioso
Ogni testo è stato letto, in tutte le sue parti, da speaker professionisti. Alcune parti sono facilitate, cioè sono audioletture lente e scandite.
È ricco di contenuti digitali: raccolte di immagini, file audio e video, percorsi interattivi e interdisciplinari, esercitazioni e giochi.
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Coordinamento: Emilia Agostini Redazione: Francesca Bolognini Consulenza didattica: Tiziana Bartolucci, Maria Luisa Gagliardini, Paola Papalini Grafica e impaginazione: Mauro Aquilanti Illustrazioni: Laura Giorgi, Katya Longhi, Elisa Patrissi, Laura Penone, Silvia Provantini Copertina: Mauro Aquilanti Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Redazione multimedia: Sara Ortenzi Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Claudio Marchegiani, Luca Pirani Referenze fotografiche: Archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello, 123rf, Fotolia, Scala, Thinkstock Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Per esigenze didattiche i testi sono stati ridotti e/o adattati. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, fotocopia, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’Editore. Questo testo tiene conto del codice di autoregolamentazione Polite (Pari Opportunità Libri di Testo), per la formazione di una cultura delle pari opportunità e del rispetto delle differenze. © 2017 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it - info@grupporaffaello.it Ristampa: 5 4 3 2 1 0
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volo Il libro delle
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Classe 4
Eva Pigliapoco
Antologia di letture Linguaggi espressivi Cittadinanza e Costituzione
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