Tempo al Tempo
INDICE
Introduzione
1. Che cos’è il SUONO p. 4
2. Differenza tra SUONO e RUMORE p. 5
SCHEDA OPERATIVA p. 6
3. Che cos’è la MUSICA p. 7
4. Il SILENZIO nella musica… p. 8
5. Che cos’è l’INTENSITÀ (piano e forte) p. 9
6. Che cos’è il TEMPO (la velocità) p. 10
7. Che cos’è la Body Percussion p. 12
8. Perché usare la Body Percussion
nella Scuola Primaria p. 13
9. Il movimento nella Body Percussion p. 14
Classe
10. Prima di cominciare... concedeteci un po’ del vostro tempo p. 16
10.1 Esercitiamoci in classe p. 18
11. Iniziamo! p. 19
11.1 Premessa p. 19
11.2 Come introdurre la prima lezione p. 19
11.3 Attività per le lezioni successive p. 21
SCHEDA OPERATIVA p. 22
SCHEDA OPERATIVA p. 23
11.4 Eseguire i gesti sonori p. 25
11.5 Ma... come si battono le mani? p. 29
11.6 Come esercitarsi sui gesti sonori della grancassa e del rullante p. 29
11.7 La Filastrocca di benvenuto p. 34
11.8 Suoniamo come ci sentiamo p. 36
11.9 Giochiamo con i nomi... e attenzione al silenzio p. 37
11.10 Attività per insegnare le vocali p. 38
11.11 Giochiamo con i numeri p. 40
11.12 PU, PE, PI, PO, PA...
consonante vieni qua! p. 43
Classe
12. Facciamo a pezzi la batteria! p. 46
SCHEDA OPERATIVA p. 47
12.1 Costruiamo i cartelli p. 47
SCHEDA OPERATIVA p. 48
SCHEDA OPERATIVA p. 49
SCHEDA OPERATIVA p. 50
SCHEDA OPERATIVA p. 51
12.2 Alcune attività da fare con i cartelli p. 52
13. Adesso... mescoliamo un po’ le carte p. 54
PER I NINJA DELLA BODY PERCUSSION p. 55
14. Lo Spartito Facile p. 56
14.1 Lo Spartito Facile e il tempo p. 58
14.2 Alcune attività con lo SFB p. 59
14.3 ... Ma il silenzio come lo suoniamo? p. 60
14.4 Suoniamo anche il silenzio p. 61
15. Lo SFB e la letto-scrittura p. 62
15.1 Primi passi p. 63
15.2 Diamoci da fare p. 64
15.3 Giochiamo con la divisione in sillabe p. 65
15.4 Come comportarci con le parole di 3 sillabe p. 66
15.5 Come comportarci con parole di 5 o più sillabe p. 68
15.6 Alcune attività sulla divisione in sillabe p. 70
15.7 La saggezza dei proverbi p. 72
Classe
16. Spartito Facile, poesie e filastrocche p. 80
16.1 - Cominciamo per gradi p. 80
SCHEDA OPERATIVA p. 86
16.2 Rendiamo le cose più interessanti p. 87
SCHEDA OPERATIVA p. 93
PER I NINJA DELLA BODY PERCUSSION p. 95
SCHEDA OPERATIVA p. 101
16.3 Coinvolgiamo la classe in maniera attiva p.102
Nota dell’autore
«Ciao bambini! Il mio nome è Renzo, sono un musicista e – lo so che è una parola un po’ strana – un musicoterapeuta... Sapete che con il nostro corpo possiamo riprodurre i suoni di una batteria?» Questa, qualche anno fa, è stata la frase con la quale per la prima volta ho proposto ad una classe della Scuola Primaria un’attività basata sulla Body Percussion. La risposta è stata entusiastica. Subito.
Il divertimento di bambine e bambini, la loro propositività e apertura all’ascolto, la loro eccitazione e curiosità di fronte ad una offerta didattica inusuale mi ha fatto immediatamente intuire che la Body Percussion poteva essere (e di fatto è) una perfetta attività interdisciplinare. Riesce ad attraversare diversi ambiti rendendoli più interessanti, originali e accattivanti: quello relativo alla consapevolezza corporea e al corretto movimento, quello della simbolizzazione, quello linguistico e – ovviamente – quello musicale. Inoltre, se presentata in maniera non prestazionale, la Body Percussion è una proposta del tutto inclusiva e in grado di educare alla cooperazione: l’attività riesce se tutti i bambini fanno la loro parte, non se qualcuno primeggia su qualcun altro. In questo senso è un vettore educativo dall’indiscussa vocazione sociale.
Sulla base di queste evidenze, gradualmente, ho iniziato un’attività di modellazione della proposta didattico/educativa lavorando a stretto contatto con insegnanti, psicologi e psicomotricisti per stabilire, con la maggior accuratezza possibile, quali fossero le tappe psicomotorie che i bambini e le bambine attraversano lungo tutto il ciclo della Primaria. Il mio lavoro di questi anni, grazie alla proficua collaborazione con Cinzia Bambini, consulente e autrice di testi Raffaello per la Scuola Primaria, prende ora forma scritta nei due volumi che compongono questa Guida.
Tempo al Tempo Buona lettura1. Che cos’è il SUONO
Se volessimo definire cosa sia un suono potremmo dire che “il suono è la sensazione creata dalla vibrazione di un corpo in oscillazione”.
Tale vibrazione (o onda sonora), propagandosi nell’aria, raggiunge il nostro orecchio e ne fa oscillare la membrana timpanica, questa, a sua volta, mette in moto una sorta di apparato meccanico creato da minuscoli ossicini collegati al nostro timpano, i quali trasportano e amplificano questa vibrazione cinetica. Il percorso prosegue con l’arrivo di questa vibrazione in quello che viene definito orecchio interno, qui, attraverso un meccanismo assai articolato, l’energia cinetica trasmessa in origine dalla membrana timpanica viene trasformata in energia elettro-chimica. A questo punto il suono non è più trasportato da un segnale meccanico, bensì da un segnale elettro-chimico. In questo modo può viaggiare liberamente attraverso il nostro cervello e raggiungere determinate aree deputate alla decodificazione di questi segnali.
Questa decodificazione non è altro che la percezione di un suono.
Nella produzione e percezione di un suono il termine vibrazione è la chiave di volta.
La vibrazione non viene percepita soltanto dal nostro apparato uditivo, ma anche dal nostro corpo, pensiamo per esempio a un camion che sta passando nella strada vicino al nostro ufficio: sentiremo la vibrazione del manto stradale che si propaga al pavimento sul quale poggiamo i piedi e, in sintesi, sentiremo il camion.
La percezione di un suono come conseguenza di una vibrazione è ancora più intensa quando siamo noi stessi non solo ad essere produttori di questa vibrazione, ma anche ad esserne la cassa di risonanza, lo strumento che l’amplifica.
Questo è quello che fa la body percussion: ci fa essere contemporaneamente musicisti e strumento.
In virtù di quanto appena detto la body percussion è una strategia adatta anche a bambini e ragazzi ipoacusici, perché riescono a sentire sempre e comunque il suono che producono, in quanto lo strumento che utilizzano è il loro stesso corpo, la cassa di risonanza è il loro torace.
Tornando al discorso iniziale, cioè che cosa si intenda per suono, possiamo aggiungere che definirlo non basta, in quanto i suoni possono essere descritti in moltissime maniere: gradevoli, sgradevoli, familiari, fastidiosi, naturali, artificiali e così via. Questo dipende non solo dalla natura del suono che ascoltiamo, ma anche dall’importanza che questo suono ha avuto nel corso della nostra vita. Dipende dall’etichetta emotiva con la quale ognuno di noi lo ha catalogato: ecco perché alcuni suoni risultano gradevoli e altri sgradevoli.
2. Differenza tra SUONO e RUMORE
Per l’acustica (la scienza che studia il suono), la distinzione tra suono e rumore sta nel tipo di vibrazioni che danno vita all’uno o all’altro: se queste sono regolari produrranno un suono, se sono irregolari produrranno un rumore.
Onda sonora che genera un SUONO
Onda sonora che genera un RUMORE
Ma, al di là della definizione scientifica, un modo empirico per distinguere il suono dal rumore è legato all’effetto che entrambi producono al nostro orecchio. Comunemente il suono è gradevole, mentre il rumore è sgradevole.
Un altro modo per capire se quello che stiamo ascoltando sia un suono oppure un rumore è chiedersi «Ma è intonabile?». Infatti il suono è intonabile (cioè si può riprodurre con la nostra voce, si può cantare) mentre il rumore non lo è
Tuttavia, in campo prettamente compositivo, la distinzione tra suono e rumore fissata dall’acustica è, per certi versi, ormai superata. Un rumore, infatti, quando consapevolmente inserito in un progetto che lo renda significativo, può diventare un suono e perdere quell’accezione di sgradevolezza che lo contraddistingue: è quanto accade assai spesso nelle composizioni di molti musicisti contemporanei.
SEGNA CON UNA X DENTRO AL CERCHIO QUELLO CHE PER TE È UN SUONO GRADEVOLE E POI SPIEGA IL PERCHÉ.
3. Che cos’è la MUSICA
Dal 1967 in poi il Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli definisce la musica in questo modo: la musica è l’“arte di combinare più suoni in base a regole definite, diverse a seconda dei luoghi e delle epoche”.
Definizione certamente esauriente, ma abbastanza asettica.
La musica è molto di più, o, perlomeno, molto altro.
Se infatti chiedessimo a dieci musicisti o dieci non musicisti che cosa sia la musica, avremmo dieci risposte diverse. Perché la musica è sì una combinazione non casuale di suoni, ma è soprattutto un’espressione dell’animo umano e, come tale, capace di produrre emozioni in chi la ascolta e veicolare le proprie in chi la produce.
Perciò una stessa musica non è affatto detto che provochi in tutti lo stesso effetto.
Ciononostante la musica ha anche un indubbio valore sociale: ci unisce, ci eleva, ci fa ballare. In qualsiasi popolazione e in qualsiasi epoca ogni cerimonia è sempre stata accompagnata dalla musica, sia essa creata da un ritmo di tamburi o da un complesso organo a canne, la musica ha sempre sottolineato ogni celebrazione, ogni rito di passaggio.
Darne una definizione, quindi, non è affatto facile. È certamente più semplice dire cosa sia la musica per ognuno di noi.
Personalmente posso senza dubbio affermare che la musica è un linguaggio universale: tutti noi ascoltiamo canzoni delle quali non comprendiamo il testo, ma questa non è affatto una limitazione, perché è la musica che ci interessa, l’incastro ordinato e consapevole di suoni (in questo caso di note) che possiamo ascoltare anche senza un’educazione musicale. La musica è una forma d’arte e, come tutte le arti, può (e deve) essere fruita anche senza essere spiegata. E come tutte le arti produce emozioni, non ci lascia come ci trova, ci fa sentire e non solo ascoltare, ci rattrista o ci rallegra. Ha un grande potere perché riesce ad agire sulle nostre sensazioni, sulle nostre emozioni: può farci piangere e poi sorridere, rilassare o innervosire, renderci felici quando siamo tristi e viceversa.
A questo punto capirete che dire in maniera incontrovertibile che cosa sia la musica è, non solo difficile, ma anche abbastanza inutile, perché per quante righe si possano scrivere, la musica rimarrà sempre qualcosa di impalpabile, di non scientificamente definibile. Questo perché non ha una vera funzione utilitaristica se non per la nostra emotività: non costruisce niente di concreto, non crea strade, ponti, palazzi. Potremmo azzardarci a dire che la musica non ha valore, ma niente di più sbagliato. Il valore della musica non può essere misurato, questo sì, ma la sua funzione è quella di rendere migliori la nostra vita e la nostra quotidianità.
Un balsamo di benessere insostituibile. Ecco che cos’è la musica.
4. Il SILENZIO nella musica...
Il dizionario della Treccani definisce il silenzio come “assenza di rumori, di suoni, voci (...)”. Parlare di silenzio quando si tratta di musica può sembrare una contraddizione in termini: «Ma come?» potreste chiedervi «Che cosa c’entra il silenzio con la musica? La musica è suono... è il contrario del silenzio!»
Ma andiamo con ordine, partiamo dalla definizione della Treccani. La domanda da porsi è «ma esiste il silenzio assoluto? La completa assenza di rumori, suoni, voci?». La risposta, capirete, è assai semplice: il silenzio assoluto non esiste In condizioni naturali, in qualunque luogo ci trovassimo, anche il più distante dai qualunque centro abitato, non vivremmo mai la completa assenza di rumore. Intorno a noi, sebbene impercettibili, ci sarebbero sempre dei rumori (o suoni): il frusciare delle foglie in un bosco, il soffio del vento, il cinguettio di un uccello. Oppure, anche se stessimo chiusi in casa godendoci il nostro meritato momento di relax e silenzio, facendo bene attenzione potremmo udire diversi suoni: il rumore attutito delle auto che passano in strada, il ticchettio dell’orologio, un cane che abbaia in lontananza, i passi sulle scale del condominio.
Mentre, ritornando alla questione per noi più stringente, e cioè che cosa c’entri il silenzio con la musica, possiamo senza ombra di dubbio affermare che il silenzio è necessario affinché la musica esista, così come il buio è una condizione senza la quale non si può parlare di luce.
La musica va a riempire il silenzio che, grazie a lei, da quel momento in poi non esiste più. La musica ed il silenzio si possono considerare come due facce della stessa medaglia, tanto che nella teoria musicale (lo vedremo più avanti nel corso di questa Guida) il sistema di simboli che rappresentano le durate dei suoni prevede anche una serie di altrettanti simboli corrispondenti per rappresentare le durate dei silenzi (o pause).
La musica si nutre di silenzi, di pause. Pensiamo ad un assolo di chitarra di Jimi Hendrix o di tromba di Miles Davis: questo assolo non sarà mai un susseguirsi incessante di note, ma ci saranno delle pause (dei silenzi appunto) in modo che l’ascoltatore possa interiorizzare meglio quanto appena sentito o che, nell’orecchio di chi ascolta, si possa creare una tensione che dà sollievo soltanto quando l’assolo riprende, quando la musica ritorna a rassicurarci secondo quanto il nostro orecchio e la nostra mente desidera, si aspetta.
Ecco che cos’è il silenzio: è la condizione senza la quale non potrebbe esistere la musica e grazie alla quale la musica riesce a veicolare messaggi ed emozioni con differenti sfumature e diversi gradi di pathos .
5. Che cos’è l’INTENSITÀ (piano e forte)
Nella percezione comune, l’intensità di un suono è una caratteristica molto concreta, se diciamo “non parlare così piano” o “questo rumore è molto forte”, abbiamo immediatamente la rappresentazione di cosa si intenda per intensità e di quali siano i termini più comunemente usati per definirla: piano e forte
L’intensità di un suono è una caratteristica che ha a che fare con la sua forza, la sua potenza o, nel linguaggio più comune, con il suo volume.
Viene misurata in decibel (dB). Con strumenti opportuni tale unità ci permette di quantificarla oggettivamente, di assegnarle un valore numerico.
Prendendo in prestito alcuni valori di riferimento dall’acustica possiamo dire che a differenti valori di dB (anche detta pressione sonora) avremo differenti percezioni di intensità.
Il grafico sottostante ci spiega chiaramente qual è la soglia del volume che un suono deve avere per essere udibile e quali sono invece altre soglie target relative alla sua intensità e, soprattutto, quali danni può provocare l’esposizione prolungata ad un suono con differenti livelli di volume.
nessun problema possibile disturbo del sonno
danni psichici, neurovegetativi, uditivi 0soglia dell’udibile 10 locale ben isolato 15 brusìo in un bosco 20ticchettìo orologio 25bisbiglio35-40 biblioteca 50 conversazione 55aspirapolvere 60 attività in ufficio 70 transito auto 90 camion 100 macchinari industriali 130martello pneumatico 140motorejet 110 discoteca120 clacson 80 traffico nelleoredi punta in una vità di città
In ambito musicale il termine intensità è, invece, strettamente collegato al termine dinamica, infatti, quest’ultima, in un contesto musicale, può essere definito come la gestione dell’intensità sonora in una composizione
Una sorta di alternarsi di piano e forti per dare personalità al brano, per trasmettere sensazioni.
Ecco che nel momento in cui un compositore volesse trasmettere una sensazione di gioia, presumibilmente userebbe degli strumenti che hanno una forte intensità sonora, mentre, se volesse trasmettere una sensazione di quiete e di serenità altrettanto presumibilmente userebbe strumenti che suonerebbero con un basso volume.
In definitiva possiamo affermare che l’intensità in musica è al servizio della comunicazione di determinate sensazioni.
del
6. Che cos’è il TEMPO (la velocità)
Il tempo di una composizione musicale indica il suo andamento o velocità. Possiamo immaginarlo come una serie di pulsazioni (bip, bip, bip, bip...) tutte alla stessa distanza le une dalle altre.
In questa accezione il tempo, inteso come velocità di esecuzione, è indicato con dei termini precisi. Tali termini, dal più lento al più veloce sono questi:
per un tempo molto lento: adagio; grave; largo; lento;
per un tempo moderato: andante; andantino; moderato;
per un tempo veloce: allegretto; allegro; vivo; vivace; presto; prestissimo.
Tuttavia, da quando si è diffuso l’uso del metronomo, spesso alle indicazioni di andamento (cioè velocità) vengono affiancati i relativi battiti per minuto (bpm). Ad esempio un andamento grave corrisponde ad un intervallo che va dai 15 ai 40 bpm, un andamento largo va dai 40 ai 60 bpm e così via.
Ma in musica non c’è nulla di assoluto, tutto dipende dalle scelte dell’esecutore.
Perciò non dovremmo sorprenderci se in una ipotetica domenica pomeriggio di zapping, cambiando canale, ci imbattessimo in una chitarrista o un chitarrista che sta suonando Blue Suede Shoes di Elvis Presley con una velocità molto più lenta di quella dell’originale, così come potremmo sentire un pianista suonare ad una velocità impensabile la Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven.
Se un musicista decide di trasgredire alle indicazioni date dal compositore in un determinato brano, deve essere consapevole che sta creando una propria interpretazione.
ATTENZIONE A NON CONFONDERCI!
Nella notazione musicale standard (quando, cioè, si scrive o si legge uno spartito), parlare di tempo significa fare riferimento alla frazione scritta sopra al pentagramma. Vedi l’immagine sotto.
In questo caso il concetto di tempo va considerato in un’altra maniera (lo spiegheremo nel secondo volume di questa Guida).
Coordinamento e redazione: Corrado Cartuccia
Grafica: Una zebra a pois, di Gloria Della Gatta
Copertina: Alessia Polenti, Marco Mancini
Illustrazioni: Raffaella Ligi, Greta Crippa
Referenze fotografiche: Istock
Coordinamento digitale: Paolo Giuliani
Video: Renzo Canafoglia
Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Si ringrazia l’Istituto Comprensivo “Lorenzo Lotto” di Jesi, classi II e V, per le immagini dei laboratori in classe.
© 2023
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Questo testo tiene conto del codice di autoregolamentazione Polite (Pari Opportunità Libri di Testo), per la formazione di una cultura delle pari opportunità e del rispetto delle differenze.
Per esigenze didattiche alcuni testi sono stati ridotti e/o adattati. L’Editore è a disposizione per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, fotocopia, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’Editore.
Un progetto che guida alunne, alunni e insegnanti a suonare, usando il proprio corpo come uno strumento a percussione, con attività cooperative e inclusive motivanti.
La metodologia permette di agire allo stesso tempo sia in ambito musicale sia in ambito motorio.