RadiocorriereTv SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997
©Assunta Servello
Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997
numero 20 anno 89 18 maggio 2020
BIANCA GUACCERO
Che bello
ricominciare
"
La musica è per tutti perché annulla la grammatica delle lingue e ne forma una valida per ognuno di noi. Ed è una società perfetta perché richiede competenza e non competitività
"
Ezio Bosso
Ciao
#cibookiamo
@RaiLibri
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railibriofficial
Ripartire o non ripartire? Questo è il dilemma. Se sia più facile liberare 22 uomini in mutande che inseguono un pallone o colpire chi cerca di proteggere se stesso, la propria famiglia nell’intento di recuperare una dignità inaspettatamente e barbaramente calpestata. Il momento è complicatissimo e parlare di calcio potrebbe apparire un insulto all’intelligenza umana. Eppure da sempre lo sport e in questo caso il calcio hanno significato un momento di ripartenza, di forza e di unità per il nostro Paese. Nel 1982 la vittoria della nostra Nazionale al Mundial spagnolo diede la stura ad una delle stagioni più belle e intense della nostra vita sotto tutti i punti di vista. Come dimenticare quella serata, un caldissimo 11 luglio. Il nostro Presidente della Repubblica che, orgoglioso come non mai, in tribuna gioiva all’impresa dei ragazzi di Bearzot. “L’italietta” tornava sul tetto del mondo. Tornava a guardare tutti dall’alto. Il sogno, la festa e le cronache sportive anche se dentro una cornice di marcata retorica. La nostra nazione ripartiva, immersa nelle sue diversità, nelle sue problematiche insolute, ma ripartiva forte, più forte e unita. Non avevamo soltanto partecipato, avevamo vinto: avevamo sconfitto i tedeschi. Potere del pallone. E oggi una ripartenza, chiaramente in sicurezza, potrebbe significare tanto. E non solo sul piano economico e sociale. Ma anche e soprattutto su quello emotivo. Sarebbe un segnale di positività dopo mesi passati purtroppo ad annotare e contare le vittime, a cercare una mascherina che non si trova, a lavarsi le mani vecchio rimedio delle nonne. Ad affacciarsi dai balconi sventolando quel Tricolore ormai sdoganato che finalmente rappresenta tutti. È chiaro che chi non è schiavo del calcio continuerà a manifestare il proprio pregiudizio, ma dobbiamo essere bravi a far capire anche a costoro che quello che abbiamo iniziato a vivere non sarà un periodo breve. Nessuno è in grado di delimitare il perimetro della nostra vita post lockdown. Nessuno può dire quello che succederà. Abbiamo capito che tra OMS e scienziati vari lo spazio per le certezze è racchiuso nella classica tripla del totocalcio: 1 X 2. Dove l’1 è la nostra vittoria finale, l’X è il periodo che stiamo vivendo e il 2 non lo voglio prendere in considerazione per nulla. Buona settimana
Fabrizio Casinelli
Vita da strada
È ORA DEL FISCHIO D’INIZIO
SOMMARIO N. 20 18 MAGGIO 2020 VITA DA STRADA 3
MARIA FALCONE La sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci: “Giovanni affermava che la mafia è un fatto culturale e come tale doveva essere sconfitta culturalmente e non solo con la repressione”
BIANCA GUACCERO La conduttrice è tornata su Rai2 con “Detto Fatto” dopo la lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria. Intervista esclusiva del nostro giornale
MAURIZIO BATTISTA L’attore romano è su Rai2 con “Poco di tanto”, un viaggio alla scoperta delle nostre radici negli anni del boom economico
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LA RAI IN CAMPO
SALVO SOTTILE
Tutta la programmazione del Servizio Pubblico in occasione del XXVIII Anniversario delle stragi del 1992
Il giornalista racconta storie di vita di donne e uomini nell’Italia di oggi, a partire dal rapporto con l’attività fisica e con lo sport. Dal lunedì al venerdì alle 20.20 su Rai3
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MAURIZIO COSTANZO UMBERTO BROCCOLI Le parole e i ricordi, le immagini delle teche della Rai, le pagine storiche del Radiocorriere per raccontare settant’anni di storia italiana. Il sabato alle 14 su Rai2 20
ANITA CAPRIOLI Incontro con la protagonista di “Liberi Tutti”, la serie in onda su Rai3 e RaiPlay
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NERO A METÀ Claudio Amendola è il protagonista della fiction di Rai1, da mercoledì 20 maggio in prima serata 28
RADIOCORRIERETV SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997 Numero 20 - anno 89 18 maggio 2020
DIRETTORE RESPONSABILE FABRIZIO CASINELLI Redazione - Rai Via Umberto Novaro 18 00195 ROMA Tel. 0633178213
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Capo redattore Simonetta Faverio In redazione Cinzia Geromino Antonella Colombo Ivan Gabrielli
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Grafica Claudia Tore Vanessa Somalvico
RUSH IAIA FORTE L’attrice napoletana, nel cast di "Vivi e lascia vivere" su Rai1, si racconta al nostro giornale
A un anno dalla morte, Rai3 ricorda Niki Lauda con il film diretto da Ron Howard 40
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L’ULTIMO PIANO Il film della Scuola Volontè in esclusiva su RaiPlay 42
RADIO1 PLOT MACHINE Anteprima della puntata 50
SPORT Il Ministro della Difesa: Franco Baresi 64
DONNE IN PRIMA LINEA Intervista a Maria Carmela Librizzi, prefetto di Messina 52
RAIMOVIE MAURO CORONA Autore di romanzi, racconti e fiabe di successo, ha conquistato la grande platea televisiva di “Cartabianca” con la sua grande umanità. Lo scrittore racconta il proprio amore per la montagna e per la vita 34
MARCO CARRARA Al fianco di Serena Bortone in “Agorà” e conduttore di “Timeline” su Rai3, porta sul piccolo schermo volti e storie della rete 38
A sessant’anni esatti dalla Palma d’oro, mercoledì 20 maggio, Rai Movie trasmette in prima serata “La dolce vita” 44
RAI4 I detective Shadow ed Everett riaprono la loro agenzia investigativa "Private Eyes" sul canale 21 del digitale terrestre 46
LO STATO SOCIALE SHOW Ritorna su Rai Radio2 l’appuntamento con Lodo, Albi, Bebo, Carota e Checco 48
TUTTI I PROGRAMMI SONO DISPONIBILI SU
LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay 66
CULTURA L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai 56
RAGAZZI
CINEMA IN TV Una selezione dei film in programma sulle reti Rai 68
ALMANACCO
Tutte le novità del palinsesto Rai dedicato ai più piccoli
Le storiche copertine del RadiocorriereTv
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BIANCA GUACCERO
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di regalare un sorriso La conduttrice è tornata su Rai2 con “Detto Fatto” dopo la lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria. Al nostro giornale rivela l’emozione del ritorno: “Ritrovare il mio pubblico è stata una gioia fortissima”. E sui mesi di lockdown, trascorsi in casa con la piccola Alice, confida: “Ho utilizzato l’escamotage della fiaba, del racconto, per spiegarle il virus e l’emergenza”
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alla scorsa settimana “Detto Fatto” è tornato in onda su Rai2. Cosa ha provato al riaccendersi delle telecamere? Emozionata come il primo giorno, temevo di avere perso la mano, invece mi è bastato poco per risentirmi di nuovo a casa. Nel programma abbiamo introdotto delle piccole novità, dei collegamenti con i tutor, ci siamo riassestati. Anche emotivamente non è stato facile, un mix di gioia e di adrenalina. È bello ricominciare, tornare a una pseudo normalità, spero sia così anche per chi ci segue da casa. Come è stato ritrovare l’affetto del suo pubblico? Il contatto con il pubblico di “Detto Fatto” è energia allo stato puro, siamo ritornati per loro. Sento la responsabilità di regalare quei sorrisi che fino a due mesi fa erano una cosa quasi scontata.
In questi due mesi è stata ancora più vicina alla sua bambina, che parole ha trovato per spiegarle ciò che stava accadendo? Sono stati due mesi molto intensi. Con Alice ho utilizzato l’escamotage della fiaba, del racconto, per spiegarle il virus e l’emergenza. È stato un po’ come nel film “La vita è bella” di Roberto Benigni, ho cercato di farle vivere una sorta di gara tra noi e il mostriciattolo cattivo che è il Coronavirus. Avrebbe vinto chi sarebbe riuscito a rimanere più tempo in casa, in palio c’era un premio: un viaggio a Disneyland (sorride). Come ha risposto Alice? Si è motivata tantissimo, tanto che alla finestra, vedendo passare qualcuno davanti a casa, diceva: “Mamma, quel signore ha perso!”. 10
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Come molte donne del Sud, sembra avere un approccio molto concreto, possiamo dire che “detto-fatto” sia anche una sua filosofia di vita? Ho due anime, una più pratica e una più sognatrice. Nella quotidianità sono proprio “detto-fatto”, non perdo tempo, quando devo fare qualcosa passo subito all’azione.
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Anche nel suo libro “Il tuo cuore è come il mare” (Rai Libri) parlava a sua figlia attraverso le fiabe… Le amo perché riescono a raccontare cose molto profonde con un linguaggio semplice. Il canale di comunicazione dei bambini è molto particolare, devi avvicinarti in punta di piedi. Ed è proprio quello che ho fatto nel mio libro per raccontare ad Alice tutti i colori della vita. Con le parole giuste a un bambino si può raccontare tutto? A mia figlia cerco sempre di raccontare la verità, ma senza mai trasferirle la paura. Con lei sono sincera, non le ho mai nascosto le mie emozioni. In merito al Coronavirus le ho fatto capire che c’era un nemico e lei ha reagito in maniera rigorosa, seria. La scrittura e il suo lavoro l’hanno aiutata a conoscersi meglio? La scrittura, come ogni forma d’arte, ha un grande potere salvifico. Nel libro ho avuto il coraggio, per la prima volta, di aprirmi su tematiche delicate, come gli attacchi di panico, il rapporto con i miei genitori, le piccole grandi verità che segnano le nostre vite e che ci plasmano. Come ha trascorso le giornate con la sua bambina nel corso del lockdown? Facendo qualsiasi cosa, con i Lego abbiamo costruito la casa dell’amicizia e poi abbiamo disegnato tanto: il parco giochi, le principesse. Alice ha disegnato spesso la sua famiglia e questa cosa mi fa commuovere. Nonostante io e il suo papà siamo separati, lei sente la famiglia attorno a sé, una grande conquista per me e per il mio ex marito, è una cosa che ci rende felici. Alice è una bambina serena. Lei oggi è una mamma, cosa rimane di Bianca bambina? Tutto. La bambina che c’è in me mi fa innamorare ogni giorno di più della vita, mi fa credere nelle persone, nei sogni, mi fa essere curiosa. È una parte di noi che dobbiamo custodire, difendere. Quanto le pesa la distanza sociale impostaci dall’emergenza Covid? Mi manca sicuramente l’abbraccio di chi incontro. Sono da sempre abituata al contatto fisico, per me è dura guardare una persona e frenare l’istinto che mi porterebbe ad allargare le braccia. Bianca ha un sogno nel cassetto? In questo momento il fatto di tornare a lavorare, a fare quello che mi piace, è già di per sé un sogno che si realizza. Per il futuro mi piacerebbe continuare a crescere nell’intrattenimento e a imparare ancora. Per quanto riguarda invece il mio percorso di attrice, mi piacerebbe lavorare con un grande regista e, se devo sognare, voglio farlo in grande e dico Marco Bellocchio. Il complimento che le fa più piacere ricevere dal suo pubblico? Mi viene detto che regalo tanta energia, proprio come un raggio di sole e questo mi commuove. Per una dichiarazione d’affetto così posso scalare le montagne (sorride). 11
#PALERMOCHIAMAITALIA Il RadiocorriereTv intervista la sorella del magistrato ucciso dalla mafia nell’attentato di Capaci, insieme alla moglie e a tre agenti della scorta, il 23 maggio 1992. “Giovanni affermava che la mafia è un fatto culturale – dice la presidente della Fondazione Falcone – e come tale doveva essere sconfitta culturalmente e non solo con la repressione”
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l 23 maggio è diventato nel corso degli anni un’occasione di condivisione e riflessione. Quest’anno vivremo la ricorrenza in modo diverso: lontani ma vicini…
Il 2020 è sicuramente un anno particolare, dopo le stragi del 1992 questa è l’emergenza più grave che l’Italia sta vivendo. In questi mesi di riflessione non ho potuto fare a meno di pensare che in fondo l’Italia, nei momenti difficili, è salvata da persone che sanno fare il proprio dovere. L’emergenza mafia è stata affrontata da Giovanni, da Paolo, da quel famoso pool, da tanti altri magistrati che, anche dopo il 1992, hanno continuato a lavorare. Tutti sogget-
ti che hanno fatto, come diceva mio fratello ai miei figli, solo e semplicemente il proprio dovere. I medici, gli infermieri, tutti coloro che in questi giorni ci hanno aiutato a vivere nell’emergenza, cercando di limitare i danni, sono persone che hanno operato con spirito di servizio. Credo che questo accostamento con Giovanni e Paolo, il 23 maggio, fosse la cosa più doverosa che potessimo fare. So quanto è stato di consolazione, per me, quando Giovanni è morto, avere l’appoggio di tutti i cittadini italiani, e credo che sia importante, per chi ha perduto oggi i propri cari, per chi ha lavorato con sacrificio, come medici, infermieri, forze dell’ordine, sapere di avere l’apprezzamento dell’Italia. Che cosa significa insegnare la legalità ai giovani, lei ha fiducia in loro? Nel suo testamento morale Giovanni diceva che la mafia sarebbe stata sconfitta con un salto generazionale, quando i giovani sarebbero riusciti ad avere atteggiamenti diversi da quelli che avevano avuto coloro che appartenevano alla nostra generazione. Mi sono dedicata a loro perché Giovanni affermava 12
MARIA F
i giovani cer
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FALCONE:
rcano valori
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che la mafia è un fatto culturale e come tale doveva essere sconfitta culturalmente e non solo con la repressione. Cosa dice ai ragazzi che incontra da anni nelle scuole? Ho portato nelle scuole la lezione della legalità e del rispetto delle regole, che proprio in questi giorni abbiamo capito, messo in pratica. Rispettarle, in qualsiasi campo, è importante. Le regole servono a far sì che la società possa vivere meglio. Che cosa ha imparato, dai giovani e dei giovani, in questi ventotto anni? Tante cose. Ho sfatato l’assunto che i giovani si lascino soggiogare dalle cose facili, che non rispettino le regole, che siano a caccia del godimento in tutti i sensi. Ci sono anche questi, ma la massa è fatta da giovani che hanno bisogno di avere dei valori. Questo mi ha fatto capire che se ognuno di noi è quello che è, è perché ha saputo credere in determinati valori. La nave della legalità, le tante iniziative organizzate nel corso degli anni, gli alberi piantati alla memoria, ma sappiamo guardare al futuro con consapevolezza? Credo che il lavoro dei magistrati, gli incontri con i giovani, siano stati importanti per mantenere vivo non solo il ricordo e la memoria di chi ha perso la propria vita, ma per fare capire che la mafia è un problema fondamentale, dell’Italia come di tutti i Paesi, perché sappiamo bene quanto sia globalizzata. È importante continuare a parlare di mafia, cosa di cui, purtroppo, tante volte la politica dimentica di fare. Questa continua allerta è fondamentale, perché un Paese in cui esiste una mafia, più o meno forte, è un Paese che mette a rischio la propria democrazia. La televisione fa abbastanza per sensibilizzare i nostri giovani? Spesso e volentieri, proprio come in questo momento, la Tv deve trattare le emergenze, dal coronavirus ai problemi economici conseguenti, al lavoro per i giovani. La Rai, a partire da Rai Storia, ha fatto e fa tante cose. Parlare di mafia si deve. Che cosa direbbe a suo fratello se lo avesse di fronte a lei in questo momento? Gli darei prima di tutto un bacio non virtuale. Gli direi poi che è stato un grande, ma che forse avrei preferito che fosse più piccolo e averlo ancora qui con me. Il pensiero di Giovanni mi commuove sempre. 13
#PALERMOCHIAMAITALIA
La Rai in camp Tutta la programmazione del Servizio Pubblico in occasione del XXVIII Anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio
ranno ampie finestre informative all’iniziativa #PalermoChiamaItalia.
Rai 1
Due gli appuntamenti previsti: venerdì 22 maggio, all’interno de “I Fatti Vostri” e sabato 23 in prima serata con “Petrolio”.
La Rete ammiraglia offrirà ampia copertura informativa all’anniversario con spazi d’approfondimento sul tema della legalità all’interno delle trasmissioni di day time “Uno Mattina”, “Storie Italiane” e “La Vita in diretta”. Martedì 19 maggio, in prima serata, andrà in onda il film “Felicia Impastato”, con Lunetta Savino, Carmelo Galati, Barbara Tabita, Antonio Catania e Giorgio Colangeli, per la regia di Gianfranco Albano (Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene ucciso dalla mafia. Sua madre Felicia non si rassegna e decide di gridare al mondo i nomi dei colpevoli. Negli anni troverà un magistrato disposto ad aiutarla: Rocco Chinnici). Sabato 23 maggio, nel giorno in cui si ricorda la strage di Capaci, “Uno Mattina in Famiglia” e “ItaliaSì!” dediche14
Rai 2
Rai 3 Tre gli approfondimenti dedicati: Venerdì 22 maggio puntate speciali di “Passato e presente” e di “#Maestri”. Sabato 23, lo speciale di Rai Storia “C’era una volta a Palermo... Falcone e Borsellino”
Rai Gulp Tre gli appuntamenti previsti: Venerdì 22 maggio “La banda dei fuoriclasse”, affronterà i temi della legalità e del coraggio. Sabato 23 puntata speciale del magazine “#Explorers”, con protagonisti ragazze e ragazzi di tutta Italia, che rifletteranno sul significato della giornata
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tutta una vita”, quello del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, in “Piersanti Mattarella, 6
gennaio 1980 - Storia di un delitto di mafia” e quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa in “Cento giorni a Palermo”. A partire dalle 20.35, lo speciale “Falcone e Borsellino l’impegno e il coraggio”, il docufilm “C’era una volta a Palermo... Falcone e Borsellino”, il documento raro, “Paolo Borsellino. Essendo stato”, un film doc sulla sua audizione al Csm. In chiusura di programmazione, All’altezza degli occhi. La vita delle donne delle scorte: il racconto della vita delle donne in polizia, di scorta a uomini delle istituzioni e magistrati impegnati contro la criminalità. A partire da lunedì 18 maggio, nell’ambito della programmazione straordinaria per gli studenti, #LaScuolaNonSiFerma, la rete riproporrà ogni giorno alle 15, l’intera docufiction “Maxi. Il grande processo alla mafia”, che culminerà con l’ultimo episodio proprio il giorno dell’anniversario.
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La serata di sabato 23 maggio della rete sarà dedicata al ricordo dei giudici Falcone e Borsellino e alla ricorrenza dell’anniversario. In prima serata andrà in onda lo spettacolo teatrale “Novantadue” di Claudio Fava, con Filippo Dini. A seguire, in prima tv, “Paragoghè (paragwgh) – Depistaggio” (2019), testo e regia di Marco Baliani.
Rai Cultura
e ricorderanno Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e lo speciale “Giovanni e Paolo e il Mistero dei Pupi”, un cartone animato con le voci di Leo Gullotta, Donatella Finocchiaro e Claudio Gioè.
Rai Storia Rai Storia dedicherà l’intera giornata di sabato 23 maggio all’anniversario della strage di Capaci con i programmi “Il giorno e la storia”; “Scritto, letto, detto – Maria Falcone”, un’intervista di Giovanni Paolo Fontana a Maria Falcone sui contenuti del libro “Giovanni Falcone. Le idee restano”; “Passato e presente - Le stragi di mafia del ’92”; “Giovanni Falcone, il peso delle parole”, un viaggio nelle parole del magistrato siciliano; “Pietro Scaglione - la prima vittima”, la storia della morte del procuratore assassinato a Palermo il 5 maggio 1971; “Boris Giuliano, un commissario a Palermo”, il ricordo del capo della squadra mobile di Palermo, ucciso il 21 luglio 1979. Rai Storia racconterà quindi il sacrificio di un altro magistrato siciliano con “Pio La Torre – Per
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Il portale Rai Cultura ha realizzato un WebDoc, con video, fotogallery, testi e infografiche per ricordare e approfondire. Il sito Rai Scuola e la sezione Scuola2020 del portale web Rai Cultura realizzeranno un Web Doc dedicato a questo anniversario, pubblicando tutti i racconti degli studenti e le testimonianze raccolte.
Rai Play La piattaforma propone una selezione di film, fiction, documentari e contenuti delle Teche Rai che saranno raccolti in una collezione pubblicata sulla homepage della piattaforma a partire dal 18 Maggio. Tra i titoli inclusi nella collezione troveranno posto “Era d’estate”, il film di Fiorella Infascelli con Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio, la fiction Giovanni Falcone: l’uomo che sfidò Cosa Nostra con Massimo Dapporto ed Elena Sofia Ricci e il documentario “Giovanni Falcone - C’era una volta a Palermo” di Alessandro Chiappetta.
Le testate giornalistiche Rai Tutte le Testate giornalistiche, televisive e radiofoniche, dedicheranno ampi spazi informativi all’anniversario nelle varie edizioni quotidiane. 15
MAURIZIO BATTISTA
L’attore di “Poco sera Radioc emozion nei m romper mia madr casino glieli risp “Nella vi le mie fo bene e un po’ di sessantad
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parliamo di n
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romano, conduttore o di tanto” il giovedì su Rai2, affida al corriereTv ricordi ed ni: “Se potessi tornare miei anni Settanta rei meno le scatole a re, ero vivace, qualche l’ho combinato. Ora sparmierei”. E ancora: ita ho fatto tutto con orze, comportandomi mettendo in campo i talento. Ci metterai due anni, ma poi paga”
noi
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n viaggio nella nostra storia più recente, che rapporto ha con il passare del tempo? Invecchiando lo vivo con nostalgia, con leggerezza, sto diventando sempre più “mi nonno”, borbottone, mi piace ricordare quello che siamo stati anche per dare un messaggio ai giovani. In questo programma c’è davvero tanta nostalgia, per scelta non ci sono ricordi brutti, ripercorriamo, in tre decenni, i momenti che ci hanno fatti diventare ciò che siamo. All’inizio volevo fare una sorta di sceneggiato all’interno di una famiglia, ricostruendone la quotidianità, poi è arrivato il virus, e così narro da solo, in una casa vuota, ma faccio vivere gli oggetti, presento monologhi divertenti e commoventi e poi ci sono le immagini delle teche Rai. Abbiamo parlato di noi, volevamo fare una cosa per bene senza essere didattici. Cosa salverebbe dei suoi Sessanta-Settanta-Ottanta? Io ero un pupetto. Salverei i miei genitori che non ci sono più, che mi hanno permesso di essere qui oggi. Nei Settanta ero un adolescente vivace, poco propenso allo studio, vivevo nel ristorante di mia nonna e ho trascorso l’infanzia in mezzo a tanta gente, che nel corso del tempo è scomparsa. Nell’Ottanta è morta mia madre e mi è cambiata la vita, è cambiato l’appoggio morale, mi sono trovato un po’ solo. C’è stato un bivio, poi mi sono sposato, sono arrivati i figli. Sono molto legato ai miei ricordi. Come è cambiata la famiglia italiana dagli anni Sessanta a oggi? Nei Sessanta arrivava il padre a casa e chiamava i figli a tavola con il fischio… si mangiava insieme. Nel tempo il vivere la famiglia è cambiato e, a parere mio, non in meglio, così come non è migliorato il rispetto per le persone. Se non hai rispetto in casa, non l’hai nemmeno fuori. Dunque “si stava meglio quando si stava peggio”? No, si sta meglio quando ci si comporta in un certo modo. Si è soliti affermare che negli anni Sessanta la vita costasse meno, ma non è così, sono solo modi di dire. Gli oggetti costavano il quintuplo, i soldi valevano di più perché non li spendevi o lo facevi in beni durevoli prestando sempre grande attenzione. Negli anni Sessan-
ta il televisore costava 400 mila lire, l’equivalente di sette o otto stipendi, oggi lo prendi a 200 euro. La vita l’abbiamo peggiorata noi sessantenni dando meno valore alle cose. Problemi sono certamente il buco nell’ozono, il virus, ma il problema vero siamo noi, nei consumi, nei valori. Così come nell’andare spesso sopra le righe, anche con approcci violenti. Dico sempre: la caciara fa rumore, ma i sentimenti vincono. Ecco, noi puntiamo sui sentimenti. Se avesse una macchina del tempo, dove si farebbe trasportare? Negli anni Settanta e romperei meno le scatole a mia madre, ero vivace, qualche casino l’ho combinato. Ora glieli risparmierei. Vive di comicità e di ironia sul palco, è così anche nella vita di tutti i giorni? Lo sono solo in alcuni momenti, perché sono anche molto sensibile, cosa che mi porta a capire il mio interlocutore e anche a piangere molto facilmente. Per certe cose la sensibilità mi danneggia, ma me la tengo stretta. È come la dignità, costa cara, ma sono soldi spesi bene. Nella vita ho fatto tutto con le mie forze, comportandomi bene e mettendo in campo un po’ di talento. Ci metterai sessantadue anni, ma poi paga. In certi momenti sono stato bene, in altri molto male, la sofferenza mi è comunque servita. Se il comico ha sofferto ha più umanità, se poi ha anche una certa età è ancora meglio, sei più schietto, hai più vita da raccontare. Cosa la fa veramente ridere? Mia figlia, la più piccola di tre anni e mezzo, mi osserva e mi imita, come fossi io allo specchio. Lei è un’emozione, un privilegio. Se le chiedo di descrivermi in poche parole gli italiani cosa mi dice? Se ci metto dentro tutto quanto, dalla società alla politica, posso dire che gli italiani sono un bel popolo che ci ha provato e fino a ora non ci è riuscito, pur avendo tutte le potenzialità. Per salutarci mi descrive Maurizio Battista? Da artista sono uno che non sta bene mai (sorride), sono sempre incazzato con qualcuno, ma è anche il lato mio bello… Sono me stesso, non riesco a stare in silenzio di fronte all’ipocrisia. Se siamo amici puoi contare su di me, ci sono sempre. 17
SALVO SOTTILE
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Palestre di vita Il programma di Rai3 racconta storie di vita di donne e uomini nell’Italia di oggi, a partire dal rapporto con l’attività fisica e con lo sport. Dal lunedì al venerdì alle 20.20
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emergenza Coronavirus ha sconvolto e trasformato le vite di tutti, anche di chi ha cercato nella pratica sportiva un sostegno, a volte una chiave di accesso per capire le pagine più complesse della propria esistenza. Nell’attesa di tornare “fuori”, i protagonisti delle storie hanno portato con sé le proprie “Palestre di vita” e Salvo Sottile è “entrato” nelle loro case con lo sguardo e la sensibilità nuovi che la comunicazione a distanza richiede nelle interazioni di questi giorni. Il filo conduttore della trasmissione resta sempre lo sport, capace di cambiare, migliorandola, la vita delle persone intervistate, ma gli incontri di Salvo Sottile con i suoi ospiti avvengono in videochiamata, nel linguaggio che adesso tutti stanno imparando a utilizzare. Attraverso quella strana “finestra” che è un monitor, lo sguardo e l’ascolto si aprono su due storie a puntata: esperienze di vita e racconti a cuore aperto su percorsi personali in cui tutti possono riconoscersi. Palestre di vita è un programma di Annalisa Montaldo e Jacopo Sonnino, con la collaborazione di Luca Bottura.
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SERVIZIO PUBBLICO
La nostra cara Tv Le parole e i ricordi di Maurizio Costanzo e Umberto Broccoli, le immagini delle teche della Rai, le pagine storiche del Radiocorriere per raccontare settant’anni di storia italiana. “Gli archivi sono una miniera e una salvezza – afferma Costanzo – conservano anche tanti programmi che feci come autore, per me sono un ritorno al passato e al tempo stesso un elisir di lunga vita”. “Grazie alla televisione, a programmi come ‘Lascia o raddoppia?’ ci fu la corsa a parlare tutti quanti la stessa lingua” dice Broccoli, che auspica un ritorno alla Tv d’autore: “Non è sinonimo di noia, ma di televisione scritta, pensata, vale per il varietà come per l’inchiesta”. “Rai, storie di un’italiana” è in onda il sabato alle 14 su Rai2
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Maurizio Costanzo he cosa rappresenta per lei la televisione? Una seconda patria. Ho cominciato come giornalista sulla carta stampa-
La televisione ha unito l’Italia, per i suoi tempi fu
ta, ho fatto molta radio e poi sono arrivato alla
dino calabrese e un contadino veneto che si
televisione. È una conseguenza delle cose che
fossero incontrati in treno non si sarebbero ca-
ho fatto prima, è sicuramente un pezzo del mio
piti. Nel tempo, con la rete, il linguaggio è poi
cuore.
diventato globale.
Insieme a Umberto Broccoli dà vita a un pro-
Quale genere di televisione preferisce?
gramma che ripercorre la nostra storia recente…
I talk politici, Giovanni Floris con “Di martedì”,
È l’incrocio tra la storia e i programmi televi-
Paolo Del Debbio con “Diritto e rovescio” e poi
sivi, quanto la televisione ha raccontato l’Ita-
amo alcune repliche che si stanno facendo. So-
lia. Sono sicuro che in questo periodo di gen-
no contento di avere visto recentemente “I die-
te bloccata a casa, specialmente le persone non più giovanissime abbiano ritrovato nella compagnia della televisione la maniera per trascorrere tante giornate. Sostengo che con questa pandemia molti italiani abbiano sfon-
rivoluzionaria… La televisione ha dato lentamente una lingua agli italiani. Prima del suo avvento un conta-
ci comandamenti” di Roberto Benigni su Rai1. Il vostro programma è anche un viaggio nelle teche della Rai… Le teche sono una miniera e una salvezza. De-
dato i divani.
ve calcolare che gli archivi conservano anche
“Rai, storia di un’italiana” è un punto d’incontro tra
me è un ritorno al passato e al tempo stesso
intrattenimento e Servizio Pubblico… Si racconta quello che accadeva in Italia e lo
tanti programmi che io feci come autore, per un elisir di lunga vita.
si rivive attraverso la televisione. Il Servizio
Cosa augura alla Rai di domani?
Pubblico… sì certo, però non credo che ci sia
Di continuare a fare il suo mestiere anche
una televisione pubblica e una privata. Credo
osando un po’ di più. Alla Rai del prossimo fu-
che ci sia chi la televisione la fa bene e chi la
turo raccomando, attraverso le teche e non so-
fa male.
lo, di non dimenticare la propria storia, perché
Nei suoi tanti programmi ha incontrato e inter-
è anche un pezzo di storia di chi la guarda.
vistato migliaia di persone, c’è un incontro che
A un giovane d’oggi che programma del passa-
rimane indelebile nella sua memoria?
to consiglierebbe per raccontargli ciò che siamo
Forse la prima volta che intervistai Giulio Andre-
stati?
otti a “Bontà loro”, la prima di una serie di volte,
È una parola, uno solo non basterebbe. È molto
e poi alcuni anonimi, storie private di persone
difficile che un giovane si fermi di fronte alla
anonime, quelle sono rimaste più a lungo den-
televisione generalista. Gli consiglierei di fer-
tro. L’intervista memorabile è quella che ancora
marsi un attimo e di provarci dicendogli: ma-
devi fare.
gari ti piace.
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Umberto Broccoli
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ette decadi di televisione per raccontare la storia del nostro Paese… Sostengo da tempo, anche con i miei scritti, che la storia non si fa solo ed esclusivamente con i documenti d’archivio, ma con tutto quello che ci circonda, dalla vita quotidiana alla storia del profumo. Nel mio ultimo libro, “Questa è la storia” (Bompiani) ho raccontato cinquant’anni di vita italiana con le canzoni. Che cosa, dunque, meglio della Rai, Radiotelevisione Italiana, può raccontare la nostra storia? Non parlo solo del varietà, anche se dallo stesso varietà si può ricostruire il gusto del Paese. Negli anni Sessanta c’è il boom economico, lo spettacolo è spensieratezza, ci sono le gemelle Kessler, Alberto Sordi, Lelio Luttazzi, il pianoforte, le grandi orchestre. I Settanta sono più cupi, si registra a colori, ma la possibilità di vedere il colore arriverà solo nel 1977, si sente che c’è la cappa di piombo di quello che poi diventerà il terrorismo. Gli anni Ottanta sono quelli dell’evanescenza, con gli effetti speciali, con le figure che si scompongono, i colori pastello, gli anni Novanta sono quelli dell’esasperazione. Il presente vede invece una grande confusione di generi, una situazione in cui è tutto mescolato. Ecco come la storia della televisione diventa storia del nostro Paese. Cosa ha rappresentato la Rai per l’Italia e per gli italiani? La Rai ha unificato il linguaggio e lo ha fatto con programmi, non necessariamente didattici, come “Lascia o raddoppia?” di Mike Bongiorno. Mike era una persona nella quale l’utente medio si riconosceva, gaffeur, simpatico, non parlava bene l’italiano perché era nato in America, si illuminava di fronte alla scienza di Lando Degoli, di Gianluigi Marianini, grandi personaggi che proponevano cultura, nozionistica, ma pur sempre cultura. Ci fu la corsa a parlare tutti quanti la stessa lingua. Mi appassiona andare a rileggere sul Radiocorriere del tempo la programmazione televisiva: grandi orchestre, grande teatro, e questo ha creato una coscienza culturale italiana, cosa che aveva fatto in precedenza la radio, che negli anni Venti e Trenta, dal punto di vista politico esecrabilissimi, trasmetteva la grande
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prosa, l’opera lirica. Ti capitava di andare nelle paludi pontine neo bonificate dal regime fascista e trovare un contadino che cantava un’aria della “Norma”, magari senza capirne le parole, ma la cantava. Gli archivi, le teche, i ricordi… le emozioni non mancano… Sono tanti anni che faccio questo mestiere e lo stupore mi accompagna sempre. Pochi giorni fa, sempre sul Radiocorriere della Rai, ho letto l’articolo che lanciava lo sceneggiato “I Promessi Sposi” di Sandro Bolchi del 1967, e lì sono rimasto stupito, perché a firmare quel pezzo era Natalia Aspesi che intervistava Paola Pitagora, Nino Castelnuovo, lo stesso Bolchi. Fotografie stupende, un articolo scritto benissimo. Ho provato lo stupore di vedere come anche firme illustrissime del nostro giornalismo siano passate, non soltanto dai microfoni e dai teleschermi della Tv di Stato, ma anche dal Radiocorriere.
Se dovesse indicare personaggi e programmi da consegnare in eredità agli italiani del futuro, quali sceglierebbe? Per gli anni Cinquanta almeno un paio: Mike Bongiorno e Mario Riva. Nei Sessanta inevitabilmente Mina di “Studio1” e Alice ed Ellen Kessler, per i Settanta, nei quali l’offerta era più ricca, non posso dimenticare Corrado e la grande “Canzonissima”, e ci metterei dentro anche Alighiero Noschese. Per gli Ottanta Pippo Baudo e Sergio
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Zavoli, con le sue grandi inchieste. Nei Novanta penso ancora a Baudo e sicuramente a Bruno Vespa, con la nascita di “Porta a Porta” nel 1996, e poi Mara Venier, che si è consacrata proprio in quegli anni con il mio “Luna Park”. Come è cambiato negli anni il ruolo del Servizio Pubblico? Fino all’arrivo della concorrenza la Rai, non avendo rivali, informava, educava e intratteneva. Con l’entrata sul mercato degli altri canali si è uniformato il linguaggio. Anche chi fa televisione oggi dovrebbe informare, educare senza spocchia e intrattenere, essendo la radio e la televisione mezzi di spettacolo. Penso sia questa la chiave del Servizio Pubblico. Che spettatore è Umberto Broccoli? Abbastanza pigro, guardo tantissima informazione, vedo film quando hanno la dignità di essere tali e ho un po’ di nostalgia degli spettacoli costruiti, scritti, come quelli di Massimo Ranieri, di Fiorello. Se non scrivi non realizzi, tutto ciò che è improvvisazione, telecamera nascosta, non mi appassiona. Una lunga amicizia quella tra lei e Costanzo, e una grande passione comune, la Tv… Ci accomunano tanti ricordi e altrettante emozioni. Io e Maurizio ci conosciamo da cinquant’anni, Costanzo appartiene a quella generazione di autori storici, che sono a metà strada tra i primi autori, dei quale fa parte mio padre, Bruno Broccoli, e quelli più giovani. Ci vediamo periodicamente, prendiamo un caffè e parliamo, non come due vecchietti nostalgici sulla panchina, ma di quello che era rapportandolo a quello che potrebbe essere. Come vorrebbe la televisione del futuro? Auspico un ritorno al pensiero e alla scrittura. Non è vero che la televisione deve essere una telecamera aperta, senza filtri, sulla vita quotidiana, ci vuole sempre la mediazione di chi ci lavora. Spero che torni l’autore, termine che deriva dal greco “demiurgo”, che significa “colui che fa”. La televisione d’autore non è sinonimo di noia, è una televisione scritta, pensata, vale per il varietà come per l’inchiesta. 23
ANITA CAPRIOLI
Scelgo le stra in cui mi ricon 24
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ade nosco
OCORRIERE
L’attrice, protagonista insieme a Giorgio Tirabassi di “Liberi Tutti”, serie in onda su Rai3 e su RaiPlay, si racconta al RadiocorriereTv: “Per come sono fatta, non so se riuscirei ad affrontare una condivisione estrema come quella vissuta dal mio personaggio”. E ancora: “Ho attorno a me tanta ironia, mi ritengo molto fortunata”
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ome è avvenuto l’incontro con “Liberi Tutti” e con la sua Eleonora? I registi e autori Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo mi hanno raccontato di questa idea totalmente inaspettata, di questa donna che decide di fondare un “cohousing”, realtà di cui non
sapevo molto. Mi piaceva un sacco il pensiero di interpretare un’idealista, anche strampalata, che ha un progetto particolare e che decide di portarlo avanti in un modo per certi versi estremo. Il Nido, il luogo in cui si svolge tutta la vicenda, risponde a una scelta etica di sostenibilità, all’idea del vivere insieme. La possibilità di raccontare un personaggio simile mi ha immediatamente conquistata. Cosa ha portato il suo personaggio a fondare il Nido, da cosa scappava? Si è rifugiata in questa idea perché forse aveva bisogno di equilibrio. Lei ha certamente degli ideali, ma nella storia viene a scontrarsi con le sue stesse debolezze e con quelle delle persone che incontra. Un problema che riscontrerà anche all’interno di quel microcosmo che è il Nido, dove gli ideali vengono inevitabilmente a incastrarsi con le caratteristiche dei vari protagonisti. Nonostante abbia il desiderio di rigore all’atto pratico è diverso, Eleonora si deve confrontare con i propri e gli altrui limiti. Ha aperto il cohousing per sfuggire a un tipo di vita che le dava nulla. Nel Nido Eleonora ha ricostruito il proprio mondo, con tanto di compagno ed ex marito. Lei accetterebbe mai, nella vita reale, una situazione del genere? Per come sono fatta, non so se riuscirei ad affrontare una condivisione continua (sorride). Amo stare con le persone, ma condividere tutto rappresenterebbe una scelta abbastanza estrema. Per quanto riguarda l’ex che da marito diventa amico… può essere fattibile. La scelta di Eleonora di ospitare Michele, mettendosi a disposizione per gli arresti domiciliari, è in parte obbligata. Nel corso delle puntate si capirà che tra loro c’è comunque ancora un legame di un certo tipo, qualcosa che non si è risolto. Quello di “Liberi Tutti” è un racconto ironico, talvolta parodistico… È un mix di tutto, ci sono ironia, cinismo, irriverenza, e questo a mio avviso è la chiave forte della serie. Non vuole essere un manifesto di niente, si racconta con leggerezza una realtà un po’ folle. Così la vedono i due supervisori, gli “intercettatori” che controllano, attraverso microfoni spia nascosti nel Nido, i comportamenti di Michele e che osservano dall’alto ciò che accade tra gli abitanti di questo posto. Lo stesso protagonista mette in evidenza con ironia, cercando di scardinarli, tutti quei meccanismi del cohousing che ritiene singolari, bizzarri. 25
Quanta ironia c’è nella sua quotidianità? Ho la fortuna di averne tanta attorno, anche grazie alle persone che mi sono vicine, parlo degli amici, della famiglia. Mi ritengo molto fortunata. Le è mai capitato di compiere una scelta forte quanto quella di Eleonora? In maniera così drastica no. Nella vita di ogni giorno, passo dopo passo, faccio delle scelte che mi appartengono e che vanno in una direzione in cui mi riconosco. In tempi di Coronavirus viene da chiedersi come avrebbe reagito la comunità del Nido al distanziamento sociale obbligato… Non so se sarebbero riusciti perché ognuno di loro si infila nelle vite degli altri, non ci sono confini. Ci sarebbero state multe a non finire e frequenti controlli delle forze dell’ordine per ricondurre i protagonisti a comportamenti corretti. Forse il Nido non sarebbe sopravvissuto (sorride). “Liberi Tutti”, prima di approdare su Rai3, ha avuto un lancio importante sulla piattaforma RaiPlay, come vive la nuova modalità di fruizione dei contenuti? Mi piace vedere le puntate delle serie l’una di seguito all’altra, è un vantaggio per lo spettatore. Per quanto ci riguarda, il fatto che tante persone abbiano scelto di seguirci sin dal debutto sulla piattaforma, è stato davvero 26
un grande risultato. Sono contenta, al tempo stesso, che coloro che hanno meno familiarità con la tecnologia, possano vederla ora su Rai3. Da “Immaturi” a “Liberi Tutti” il gruppo è uno dei fili conduttori della sua carriera… Lo considero un valore aggiunto e così è stato anche in questa serie. Abbiamo girato due mesi e mezzo, trascorrendo insieme quasi tutte le giornate, se uno scambio a due diventa un confronto a cinque o a più persone, è un ottimo risultato, per di più quando i registi, come accaduto in questo caso, sono persone capaci di ascoltare. Quali sono i ruoli che più ama vestire? Non c’è un ruolo in particolare, mi piace l’idea di cambiare, di trovarmi ogni volta in qualcosa di nuovo, che mi permette di guardare avanti. A fare la differenza sono invece l’ambiente e le persone, perché il cinema non è un percorso individuale. Mi piace trovare interlocutori che condividano la mia stessa idea di lavoro. Su quali schermi la vedremo in futuro? Prima di questo fermo avevo appena finito di girare due opere prime. Un film di Pietro Castellitto, che si intitola “I predatori”, e “Io sono Vera” di Beniamino Catena, una coproduzione italo-cilena. Due progetti diversi, ma molto particolari.
è a r u t a n a L is teriosa ele m af ferrab i in
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SERIE TV
NERO A M 28
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METÀ
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Claudio Amendola è il protagonista della fiction di Rai1, in onda da mercoledì 20 maggio in prima serata. L'attore veste i panni di uno spigoloso ispettore di polizia in servizio nella Roma multietnica dell'Esquilino. La serie in sei puntate, diretta da Marco Pontecorvo, propone una riflessione sui temi dell'integrazione e del razzismo in una società in rapido e costante cambiamento
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arlo Guerrieri (Claudio Amendola) è un ispettore di polizia ormai stanco, uno a cui la vita non ha fatto sconti. Il commissariato è diventato la sua casa, la squadra la sua famiglia: Mario Muzo (Fortunato Cerlino) e gli altri lo temono e lo rispettano come un padre e lui ricambia con un affettuoso sarcasmo. Sotto la scorza da duro, Carlo ha un cuore docile che batte soprattutto per la figlia Alba (Rosa Diletta Rossi), che però sta per dargli un dolore: ha deciso di andare a convivere con il fidanzato Riccardo. Ma Alba è anche medico legale ed è chiamata a collaborare con la Polizia sul caso di un uomo trovato morto in un furgone frigorifero. Il caso non è semplice e, a complicare ulteriormente le cose, fa il suo ingresso in commissariato un poliziotto di colore fresco di accademia: il vice ispettore Malik Soprani… Nel cast della serie diretta da Marco Pontecorvo, prodotta da Rai Fiction con Cattleya, Claudio Amendola, Miguel Gobbo Diaz, Fortunato Cerlino, Rosa Diletta Rossi, Alessandro Sperduti, Margherita Vicario e Sandra Ceccarelli.
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IAIA FORTE Il teatro è il luogo del cuore, il palco quello che le ha regalato le emozioni più grandi. L’attrice napoletana è nel cast di "Vivi e lascia vivere", la serie di Rai1 diretta da Pappi Corsicato
N
apoli protagonista di "Vivi e lascia vivere", da napoletana ha fatto gli onori di casa... La serie sta avendo molto successo e siamo tutti veramente felici. Sono particolarmente
entusiasta perché, avendo avuto pochissime esperienze professionali nelle fiction, essere diretta da un regista come Pappi Corsicato, che viene dal cinema d'autore, è stata una prova importante. Ho lavorato in tutti i suoi film, è un professionista che ha dimostrato di reggere la lunga serialità e di dirigere un cast di ottimi attori, a partire dalla nostra regina Elena Sofia Ricci. Un cast molto al femminile... Donne atipiche, non più giovanissime, problematiche. Normalmente non sottolineo la questione di genere, non faccio differenza tra femminile e maschile, ma in questo caso, data la difficoltà di avere spazio e ruoli per una donna, è una soddisfazione vedere le donne protagoniste in Tv. Ha interpretato molto spesso grandi personaggi femminili, come Eva Peron proprio con Corsicato. Come si raccontano le innumerevoli sfumature delle donne? Oltre a Eva Peron, ho avuto la fortuna di lavorare in "Libera", il suo film d'esordio, che fu un grande successo. In tre cortometraggi interpretavo tre diverse figure femminili eccentriche, con una struttura virile evidente. Il racconto del femminile non convenzionale è un tema molto caro a Corsicato. Come attrice che viene dal teatro mi piacciono le sfide, adoro interpretare personaggi estremi, ruoli che permettano un'esplorazione di situazioni alternative e più complesse. Sono arrivata a interpretare anche un uomo, a
Le gra trasform si fanno in
teatro con Sorrentino, Tony Pagoda. In "Vivi e lascia vivere" il suo personaggio, come gli altri, affronta una profonda ripartenza. Come vive Marilù il cambiamento? È un aspetto della serie che mi piace molto. L'ideogramma cinese "crisi" ha una doppia lettura, crisi e opportunità, indicando quindi la possibilità di fare delle proprie macerie un tesoro da cui ripartire per reinventarsi. Significa crede30
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andi mazioni nsieme
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re di nuovo in se stessi e, in questo momento, è
semplice evasione, bisognerebbe ricominciare a
un tema perfetto per aiutarci a non pensare solo
dare spazio alla cultura, ripensarla non solo per
all'emergenza sanitaria. Quando sprofonda nel
intrattenere, ma anche per invadere le coscien-
dolore, nell’insicurezza o nella fragilità, l'essere
ze. Adoro il lavoro di Rai Cultura, con i suoi spa-
umano scopre risorse enormi. Si può sempre ri-
zi che ancora si permettono il lusso della com-
partire riscoprendo talenti che non pensavamo
plessità e che mi portano a essere soddisfatta di
di avere, come nel caso delle protagoniste della
pagare le tasse al Servizio Pubblico.
serie che diventano imprenditrici.
Dove si possono trovare le ragioni di queste dif-
Che significato ha la parola cambiare?
ficoltà?
È un modo per riguardare me stessa con occhi
Credo che sia un problema culturale, in questo
diversi. Sono un’ottimista e credo che nel no-
periodo poi abbiamo grande difficoltà ad aggre-
stro arco abbiamo tantissime possibilità. Sono
garci, quando invece, come raccontiamo anche
sempre aperta ad accogliere le nuove possibi-
nella serie, le grandi trasformazioni si fanno
lità dell'esistenza, non do mai nulla come dato.
insieme. Pensiamo solo al periodo aureo del ci-
Ricominciare è una costante nel mestiere dell'attore. Negli anni come si vive questa precarietà? La precarietà non è mai qualcosa di veramente positivo. Mi reputo una persona fortunata perché, avendo lavorato molto a teatro, la mia struttura di base, e venendo da una esperienza di gruppo e abbastanza garantita, mi sono sempre dovuta preoccupare poco della ricerca del lavoro. Ho quasi sempre lavorato in progetti non estemporanei, ma che al contrario prevedevano una lunga gittata. Quale potrebbe essere per il mondo dello spettacolo la strada da percorrere per uscire dall'instabilità?
nema italiano, siamo negli anni del Dopoguerra e, persone come Fellini, Rossellini, Pasolini, per fare qualcosa di grande che è rimasto, hanno vissuto una costante relazione, insieme hanno prodotto grandi opere. Oggi questa forza manca perché viviamo ciascuno nel proprio orticello e questo rende tutto più lento e difficile. Devo dire che Elena Sofia Ricci sta facendo una grande battaglia su questo, avrebbe potuto non occuparsene, visto che è un'attrice affermata, ma si è messa dalla parte dei più deboli e, in molti, le siamo andati dietro. Come ha vissuto questo stop forzato? Mettendo da parte il dispiacere per la situazione del Paese, umana ed economica. Amo molto sta-
Mi piacerebbe molto, soprattutto per il teatro,
re a casa, anche a non fare nulla (ride). In questo
vivere anche in Italia un'esperienza come quel-
periodo ho letto tantissimo e pulito come una
la tedesca e inglese. In questi Paesi è lo Stato
pazza. Confesso che mi fa più paura uscire da
che finanzia gli attori annualmente per lavora-
questa bolla, da questa sospensione in cui pote-
re. L'attore non è costretto alla ricerca continua
vamo permetterci la dimenticanza di noi stessi.
del lavoro, ma può permettersi delle pause per
Rientrare nel circolo Darwin per la lotta alla so-
studiare, per approfondire. La precarietà toglie
pravvivenza mi spaventa un po', anche se, oltre
energie e, in questo momento di crisi, ce ne
al desiderio di ricominciare a lavorare, tra poco
stiamo rendendo conto in maniera drammati-
ci sarà la necessità di farlo.
ca. Non possiamo contare su un sindacato dello spettacolo forte, ma un'azione d'urto, il sostegno dello Stato è necessario per non cadere nel nulla quando non c'è lavoro.
Ci racconta qualcosa degli inizi, dei suoi incontri artistici? Ho incontrato grandi maestri, fin dal mio esordio a teatro con Toni Servillo. Adoravo Marco
Che peso devono avere la cultura e i suoi rappre-
Ferreri e ho avuto la fortuna di lavorare con lui,
sentanti nella società?
al Centro Sperimentale ho incontrato Giuseppe
Devono essere parte profonda della società. Un
De Santis, il regista di "Riso Amaro". Ci sono stati
Paese ignorante è infelice e improduttivo, un
Ronconi, Cecchi e molti altri ancora, tra i quali
Paese in cui le coscienze sono tutelate attraver-
anche Pappi Corsicato, Paolo Sorrentino e Ma-
so la cultura produce sicuramente di più. Dopo
rio Martone con il quale, prima del coronavirus,
tanti anni in cui è stata degradata e ridotta a
stavo girando un film su Eduardo Scarpetta, il re
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dei comici napoletani. Il valore più grande di fare questo lavoro rimane per me quello di fare grandi incontri, dai quali non ho solo imparato la tecnica, ma soprattutto mi hanno aperto l'immaginazione e lo sguardo alla vita. È questo il regalo più gande che lascia un maestro. Ritiene che le nuove generazioni di attori possano avere la sua stessa fortuna? Difficile. Quando ho iniziato a fare questo mestiere chi decideva di intraprendere questa strada era spinto da una reale vocazione, perché gli spazi non erano tanti come adesso. Oggi non si capisce se i giovani attori siano più motivati dal fare il mestiere o dall'apparire, dal guadagno. Cambia spesso palco, il teatro però sembra il suo luogo del cuore… Il teatro è ciò che mi definisce e che ha determinato la mia essenza più profonda. Per "fare teatro" non basta salire sul palcoscenico e recitare. Mi viene in mente una frase di Marlon Brando che diceva "il teatro è degli attori, il cinema è dei registi”. Il teatro mi ha dato la possibilità di interpretate grandissimi personaggi, ruoli molto più complessi di quelli realizzati al cinema. La meraviglia del teatro, e lo dico senza retorica, è l'incontro tra umani, il qui e ora capace di dare un'emozione enorme. C'è qualcosa di scandaloso nella compartecipazione dei corpi, nel rappresentare un personaggio nel suo intero arco. Voce e corpo, le armi di un attore... Per me anche la voce è corpo e, quando sento delle voci radiofoniche sganciate dal corpo, ne percepisco la freddezza. Il corpo è primario e l'ho imparato dalla mia esperienza nella danza, nella sua implicazione profonda di tutto quello che di misterioso c'è in un essere umano. Dal cinema ho imparato il controllo del corpo, molto utile anche a teatro. Mi piacciono sempre di più gli attori generosi, che hanno un’energia capace di mettere il proprio sentire dentro al corpo. Prima di salutarci, a chi offrirebbe un suo speciale sartù? A me stessa, perché sono a dieta. 33
MAURO CORONA
Il cuore ve della monta 34
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Scrittore di romanzi, racconti e fiabe di successo, ma anche alpinista e scultore del legno, ha conquistato la grande platea televisiva di “Cartabianca” con la sua grande umanità. Al RadiocorriereTv confida: “Sapere che sono arrivato a farmi conoscere, a essere ospitato da una brava signora in un programma sulla Rai, mi dà grande gioia, non ci credo ancora”
ero agna
OCORRIERE
P
artiamo dall’oggi, come ha vissuto e vive questi giorni di cambiamento obbligato? Se non fosse per il dolore grandissimo che ci hanno lasciato tutti questi morti nelle famiglie, potrei dire che nemmeno quando facevo il pastore sulle baite, da bambino, stavo così bene. Ho recuperato un’animalità dimenticata, nel senso buono, la naturalità. Mi alzo prestissimo, scrivo e leggo molto, guardo anche la televisione perché dormo poco, e poi vado ogni giorno su una cima, ma con lentezza. La lentezza aiuta a osservare e ad ascoltare… Ci andavo anche prima in alta quota, sempre di corsa a causa dei tanti impegni. Adesso vado piano, la mia vita è alla moviola. Ieri ho raggiunto una cima, pioveva, ma nemmeno la pioggia mi dava fastidio, tempo fa mi sarei arrabbiato. Mi sono seduto sotto un larice e ho ascoltato i suoni. Tornato a casa mi metto a scrivere, lo faccio per raccontarmi una storia, per vedere come va a finire. Da quando i ritmi delle nostre giornate sono cambiati a causa dell’emergenza Coronavirus sono un uomo tranquillo e non ho più speso un euro. Ero uno scialacquatore, andavo al bar, offrivo da bere e da mangiare a tutti, ora vivo in una clausura beata. Ne “La fine del mondo storto” aveva previsto un momento di grande difficoltà per l’umanità, uno scenario che per alcuni versi ricorda quello attuale… Sì, ma le cause erano diverse, non si trattava di una malattia, ma della fine del petrolio che portava la gente sopravvissuta a doversi aiutare, a fare gruppo. A falcidiare le persone, in quel libro, era l’incapacità della gente di vivere grazie alle proprie mani, di costruirsi il cibo. Quanti di noi, oggi, saprebbero farsi un orto o catturare un cervo? Nessuno, perché abbiamo perso il contatto con l’arrangiarsi. Ne “La fine del mondo storto”, quando tutto era passato, i superstiti vivevano in un’armonia assoluta, perché nelle banche, dove prima era depositato l’oro, mettevano gli animali. L’oro non serviva più, serviva il cibo. C’era chi per scaldarsi bruciava quadri di pittori famosi. Già, perché alla fine, valeva più una bistecca di un Van Gogh, prodotto di un uomo geniale, ma il cui valore è frutto di convenzioni, qualcuno ha convenuto che debba valere 90 milioni di euro. Noi riusciremo a essere migliori? Ora sento dire che non sarà più come prima. Quando finirà, perché finirà, spero che qualcuno abbia memoria, che la adoperi a nostro favore. Ma purtroppo ci si dimentica: torneranno la frenesia, il correre, nel lavoro e nella vita. Torneranno le sgomitate, il senso d’invidia, perché l’uomo non vuole essere felice e vuole sempre ciò che non ha. Che rapporto ha con il passare del tempo? Il 9 agosto avrò settant’anni, anche se non li sento e vado di corsa in salita per sei o sette ore. Finora agli anni non ci ho mai pensato, per il compleanno si faceva la bevuta con gli amici, perché l’amicizia è una cosa seria, e parlo anche di quelle più leggere. Ci si
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trova, ci si scambia un’occhiata e quell’occhiata lì è un confessare le pene, le insicurezze, i dolori. Adesso, invece, mi sono trovato ad avere paura, non di non essere più qui a fare presenza, ma di perdere certe cose, come il sorgere del sole, la pioggia. Cerco di tenermi tutto più da conto, più stretto. Anche il tempo? Comincio a usarlo meglio. A detta di alcuni ho perso molte occasioni, ma perché ne avevo altre, della natura, che volevo coltivare. Preferivo andare a fare una scalata. Ho due bar a pochi metri da casa, uscendo, la mattina, vedo le persone intente a guardare la bacheca delle epigrafi funebri, e mi chiedo: ma questa gente sospetta che un giorno ci sarà il suo nome lì attaccato? Non sono angosciato, cerco solo di non perdere tempo. Adesso faccio un libro perché mi piace farlo, perché mi aiuta a tirare avanti le notti, ma che abbia successo o meno non mi importa più, mi deve credere. Come nasce la sua passione per il racconto, per la scrittura? Quella per la lettura è un’eredità biologica, genetica, che proviene da mia madre. Avevo sei anni quando, per non essere sopraffatta e uccisa, dovette abbandonare me e miei due fratelli più giovani. Lei mi lasciò una montagnola di libri che mi tenevano compagnia. Cominciai a leggere “I Miserabili”, “L’uomo che ride”, “Guerra e pace” e non ci capivo nulla. Dopo il Vajont ci mandarono al collegio Don Bosco con i preti, che capirono che avevo passione per leggere e così cominciarono a insegnarmi a scrivere. Mi ricordo Don Teodoro che mi diceva: scrivi solo periodi brevi che devono durare quanto respiri, e mi bacchettava se erano più lunghi. Diventato padre ho cominciato a sentire il desiderio di raccontare ai miei figli quello che avevo passato e per questo cominciai a scrivere alcuni racconti che confluirono ne “Il volo della martora”, un libro che, dopo 22 anni, vende ancora parecchio. Un successo nato quasi per caso… Da lì cominciò a piacermi, anche perché capii che con quel primo libro stavo guadagnando qualcosa. Il Venerdì di Repubblica scrisse: “Lo scalatore che scala le classifiche dei libri”. Mi montai un po’ la testa e mi misi a scrivere un secondo libro. Uno dopo l’altro sono arrivato a una trentina, ma come disse Borges “mi è accaduto di avventurarmi a scrivere, ma ritengo che quello che ho letto sia molto più importante”. Con i suoi bestseller raggiunge molte migliaia di persone nel mondo. Cosa significa, per una persona riservata come lei, parlare a una platea tanto grande? Un po’ mi inquieta, mi sbilancia, però sento che sono anche contenti, ricevo molte mail, che mia figlia mi stampa. È una sorpresa, mi dico ancora: io che combino questo, cosa mi è capitato? Mi sembra di avere troppo, di esagerare, di non essere all’altezza. Le garantisco che quello che ho fatto, l’ho fatto con estrema onestà 36
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e lealtà, senza secondi fini o doppi giochi. È venuto fuori così, come mi sente parlare ora. Che ricordo ha dell’infanzia? Abbiamo avuto un’infanzia terribile, nella miseria, anche mio padre ci abbandonò. Due volte l’anno partivo con mia nonna a chiedere l’elemosina, porta a porta, il coraggio l’ho imparato lì, non a scalare le pareti delle montagne. Mi vergognavo, c’era chi ci dava un mezzo salame, chi un po’ di formaggio, altri calzettoni fatti a maglia. Vivevamo con questi mezzi, mio nonno era un abile artigiano. Come fu la sua prima volta in montagna? Una delusione grandissima. Immaginavo che oltre la cima ci fosse il vuoto assoluto, una pianura bianca senza più nessun ostacolo. Arrivato in cima vidi un miliardo di altre cime e pensai: allora non è solo questa. Capii l’inciampo della vita che, anche se scali una cima, ce n’è un’altra che ti si presenta, e un’altra ancora, non avrai mai pace. Bisogna imparare a fermarsi, a dire: mi basta quella. È come con i libri, morirò senza avere letto tutti quelli che vorrei. A una persona mediamente intelligente viene l’idea di arrendersi, non parlo di una resa passiva, di non fare più niente, ma di fare quel po’ che si riesce. Su quella vetta ha fatto ritorno? Più volte ogni anno e vedo mio nonno, con la giacca di fustagno. Vedo il monte di fronte, quelli di fianco. E sono lì, la mia vita è passata da quelle montagne. Cosa prova per i suoi maestri, per coloro che le sono stati e le sono accanto? Riconoscenza, devi ricordarti sempre di chi ti ha accompagnato negli anni duri. Non deve essere un sentimento di neve, che appena arriva il sole si scioglie. La riconoscenza bisogna tenerla in frigorifero. Questo mi aiuta a non sentirmi un farabutto. La partecipazione al programma di Bianca Berlinguer le ha dato una popolarità diversa da quella letteraria che aveva già precedentemente… Neanche paragonabile (sorride), vado in Sicilia e mi riconoscono. Lo dico con grande piacere e con meraviglia, perché so bene da dove son partito e questo mi fa godere di più per questa grande opportunità che mi è capitata addosso. Io e la Bianchina siamo anche una coppia comica, in questo periodo farsi qualche sorriso non fa male. Sono venuto dalla miseria, sono di Erto, non di Milano, le prime scarpe le ho avute dopo i tredici anni, io e mio fratello non volevamo neanche toccarle per paura di rovinarle. Sapere che sono arrivato a farmi conoscere, a essere ospitato da una brava signora in un programma sulla Rai, mi dà grande gioia, non ci credo ancora. Se qualcuno mi chiede un autografo mi fermo felice, non faccio uno scarabocchio ma un disegnino. Per riconoscenza. 37
@assunta servello
MARCO CARRARA
Al fianco di Serena Bortone in “Agorà” e conduttore di “Timeline” su Rai3, porta sul piccolo schermo volti e storie della rete. “La curiosità è alla base di tutto – afferma – cerco di andare a fondo, non mi accontento mai, nel lavoro come nella vita”
Tanto digital e tanta passione 38
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osa significa raccontare la quotidianità al pubblico di Rai3? Cerco sempre di mettere in campo rigore e chiarezza per fare capire fino in fondo ciò che accade. Per
Come è possibile difendere la propria privacy in un mondo in cui
quanto riguarda il Coronavirus, sia in “Agorà” che in “Time-
cial, quanto concedere di se stesso, della propria vita. Posso
line” abbiamo parlato tantissimo dell’emergenza sanitaria,
decidere liberamente di parlare del mio privato o solamente
ora cerchiamo di affrontare anche quella economica, sempre
del mio lavoro, di mettere la foto di mio figlio, del mio cane,
con il massimo equilibrio, ascoltando la voce degli esperti. Al
di un’occasione importante. Il digital consente di scegliere la
nostro fianco c’è una grande squadra che rende tutto questo
propria linea editoriale. Se cedi un po’ della tua privacy, devi
possibile. La chiarezza è uno strumento ancor più indispen-
esserne consapevole.
sabile di fronte all’aumento delle fake news, cresciute in questi mesi del 5-6 per cento, noi usiamo la voce della scienza per smentire o confermare le voci dei social. Fare chiarezza in un momento tanto complesso è uno dei compiti del Servi-
tutto parla di noi, delle nostre abitudini, di ciò che facciamo, di quello che siamo? Ognuno di noi decide quanto darsi o quanto non darsi ai so-
Immaginati senza la rete per un giorno intero… Crisi…(ride). Non riesco a immaginarlo. Ho pochi ricordi di me senza strumenti digitali per le mani. Il primo computer l’ho
zio Pubblico, ci proviamo ogni giorno.
avuto a cinque anni, ancor prima di andare alle elementari.
Cosa ti è piaciuto (e cosa meno) della rete e della televisione nel
vità che metto da parte per mancanza di tempo, come occu-
corso della quarantena? Sono contento che la rete abbia avuto un proprio riscatto. Sono passati anni in cui si riteneva che i social fossero solamente il luogo in cui si perdeva tempo, in cui c’erano solo fake news. In questo periodo, invece, i social hanno fatto tan-
Sarebbe probabilmente un’occasione per scoprire altre attiparmi della casa, o anche provare a fare meglio in cucina… Questo significa che in casa hai un libro di ricette pronto per essere sfogliato? Non ho libri cartacei di cucina… ecco, mi accorgerei di questo,
ta compagnia, pensiamo ai conduttori che hanno incontrato
hai individuato un ostacolo (sorride).
online il proprio pubblico non potendo andare in onda con
Sei una persona curiosa?
i programmi. I social sono stati una fonte di intrattenimento anche dove la tv non è riuscita a intrattenere. Il digital ha connesso davvero tante persone. Mi è piaciuto meno vedere, sia in rete sia in televisione, un dibattito polemico nei giorni
Anche troppo, in tutte le dimensioni. Cerco di andare a fondo, non mi accontento mai, nel lavoro come nella vita. La curiosità è alla base di tutto.
dell’emergenza sanitaria. Aspetto positivo è anche come la
Cosa ha significato trascorrere questi mesi difficili lontano dalla
Tv abbia mutato il proprio linguaggio, evolvendo, capendo
tua Nembro, messa così duramente alla prova dal virus?
il potenziale rappresentato da internet, utilizzato per colle-
Un grande dispiacere per non essere vicino ai miei genitori
garsi con gli ospiti che non potevamo accogliere negli studi.
nel momento in cui la famiglia avrebbe dovuto essere unita.
Questa immagine un po’ più sporca, casalinga, ha introdotto
Ho provato comunque a essere utile con il mio lavoro, ho
un linguaggio, prima ritenuto impensabile, che è stato invece
ospitato a “Timeline” quei medici che hanno svolto un’attività
un valore aggiunto capace di arricchire la televisione stessa.
straordinaria e sono diventati virali… li ho chiamati per dire
La televisione, nonostante la rete, ha dunque un futuro? Ha confermato di sapere cambiare in base ai tempi. E questo è molto interessante. Come ti difendi, personalmente, dalle fake news? In questo momento l’arma più pericolosa è rappresentata dalle bufale che girano sulle chat personali. Nel corso della pandemia, sono state molte le persone che ci sono cascate. In questi casi, in assenza di una fonte certificata, è necessario fare verifiche, perché la miglior difesa è proprio quella della ricerca in rete, magari incrociando un sito di “debunking”,
loro grazie. Non ho potuto fare nulla se non raccontare ciò che accadeva, dando luce a persone che credono nel proprio lavoro e che non vogliono essere definite degli eroi. Se potessi disegnare un palinsesto televisivo, in questo momento cosa ci metteresti dentro? Vorrei una tv fatta di storie, per raccontare le emozioni di coloro che hanno perso i propri cari, di chi ce l’ha fatta. Anche sui social, le storie sono i contenuti che diventano più facilmente virali. Ma sono convinto che ci debba essere anche l’intrattenimento, che non va mai condannato.
specializzato nello smentire le fake news. L’invito, dunque, è
Sogni nel cassetto?
proprio quello di cercare, chiedendosi se quanto ascoltato o
Serenità nella vita privata. Sul fronte lavorativo spero di con-
letto corrisponda al vero. L’importante è non essere passivi,
tinuare a fare bene, con responsabilità, quello che sto facen-
non subire le notizie.
do.
OCORRIERE
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GRANDI DUELLI
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TV RADIO
OCORRIERE
RUSH A un anno dalla morte, Rai3 ricorda Niki Lauda con il film diretto da Ron Howard, che ripercorre la sfida ad alta velocità tra il pilota austriaco e il rivale James Hunt, interpretati da Daniel Bruhl e Chris Hemsworth, in una delle più entusiasmanti stagioni della Formula 1
A
mbientato nell’età d’oro della Formula 1 anni Settanta, il film diretto dal regista premio Oscar Ron Howard, racconta la storica rivalità sportiva tra due piloti leggendari: l’affascinante playboy inglese James Hunt e il metodico e brillante austriaco Niki Lauda, soprannominato “il computer” per la sua determinazione. I due, caratterizzati da stili diversi dentro e fuori dai circuiti automobilistici, nel 1976 diedero vita a una stagione memorabile in cui entrambi erano disposti a rischiare tutto per raggiungere il titolo di campione del mondo in uno sport senza margini di errore. Considerato uno dei migliori piloti della storia, Lauda ha disputato 171 Gran Premi, vincendone 25, segnando 24 pole position e altrettanti giri veloci, alla guida di March, BRM, Ferrari, Brabham e McLaren. Nel cast della pellicola girata nel 2013, con la quale Rai3 rende omaggio a Niki Lauda a un anno esatto dalla morte, Daniel Bruhl, Chris Hemsworth, Alexandra Maria Lara, Olivia Wilde, Piefrancesco Favino.
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ON DEMAND
L’ultimo Il film della Scuola Volontè in esclusiva su RaiPlay. Il racconto di storie di ordinaria precarietà nella periferia romana, firmato da nove giovani registi, con la supervisione artistica di Daniele Vicari. Protagonista l’attore Francesco Acquaroli
D
opo essere stato accolto dal Torino Film Festival, è disponibile, in esclusiva in streaming on demand su RaiPlay, “L’ultimo piano”, prodotto dalla Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté”, Centro di formazione professionale della Regione Lazio, con la supervisione del regista Daniele Vicari. Il film racconta una vicenda di ordinaria precarietà lavorativa ed esistenziale, ambien-
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TV RADIO
o piano tata in un quartiere romano di periferia, nell’apparta-
dei loro coetanei con le sue ansie, le sue incertez-
mento all’ultimo piano di un palazzone fatiscente. Qui
ze, le sue sfumature, seguendo l’esempio di grandi
le vite di tre giovani coinquilini, un rider, una barista ed
del cinema italiano come Cesare Zavattini. A dare il
una studentessa di giurisprudenza, si intrecciano con
corpo e la voce al protagonista del film, Aurelio, c’è
quella di Aurelio (Francesco Acquaroli), un ex-cantante
Francesco Acquaroli, attore di grande esperienza
punk, talmente ossessionato dal suo passato glorioso,
italiana e internazionale. Al suo fianco tre giovani
da non riuscire nemmeno a varcare la soglia dell’uscio
promesse attoriali del cinema italiano: Simone Li-
per affrontare il mondo presente. “L’ultimo piano” è un
berati, Marilena Annibali, entrambi ex-allievi della
film collettivo, diretto da nove registi, frutto dell’impe-
Volonté, Yuliia Sobol, insieme all’esordiente Fran-
gno di più di sessanta ragazze e ragazzi alla conclu-
cesco Tiburzi. La realizzazione del lungometraggio,
sione del triennio formativo 2016/19 presso la Scuola
che per la Centro di formazione del Lazio rappre-
Gian Maria Volonté. Daniele Vicari, direttore artistico
senta una importante innovazione progettuale, si
della scuola, ha definito il metodo di lavoro dei giova-
è avvalso della produzione esecutiva di Vivo film,
ni cineasti “corale”, con un punto di partenza comune
società selezionata attraverso una procedura di
da rintracciarsi nell’esigenza di raccontare il presente
evidenza pubblica.
OCORRIERE
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CINEMA D'AUTORE
Federico Fellini, REALISTA VISIO A sessant’anni esatti dalla Palma d’oro, mercoledì 20 maggio, Rai Movie trasmette in prima serata “La dolce vita” e inaugura il ciclo dedicato al grande regista romagnolo
"L
a dolce vita” è il film che più di tutti ha definito uno stile, un’epoca e un modo di vivere. Scritto con Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi e con la collaborazione di Pier Paolo Pasolini,
è la storia del giornalista Marcello che, conscio della propria vacuità, ricerca il senso dell’esistenza. Indimenticabili la colonna sonora di Nino Rota e i personaggi interpretati da Marcello Mastroianni e Anita Ekberg. Tra gli altri interpreti, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Laura Betti e Valeria Ciangottini. Il film ha vinto nel 1960 il David di Donatello, nel 1961 la Palma d'Oro, la Grolla d'Oro e tre Nastri d'Argento e nel 1962 l’Oscar a
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TV RADIO
ONARIO Piero Gherardi per i costumi. Il ciclo continua con altre tre prime serate. Mercoledì 27 maggio, “8 ½”, l’opera più sincera di Fellini. Il punto di vista di un italiano comune, di un regista senza particolari qualità che non eccelle in nulla, totalmente incapace di rabbie estreme, ma con molte rabbie interiori. Straordinarie le interpretazioni di Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée e Sandra Milo. Due Premi Oscar nel
OCORRIERE
1963, Miglior film straniero e Migliori costumi a Piero Gherardi e sei Nastri d’Argento nel 1964. Mercoledì 3 giugno, “I vitelloni”, la storia di quattro amici trentenni nell'eterna attesa di diventare adulti. Primo vero successo di Fellini, venne distribuito all’estero e portò alla ribalta Alberto Sordi, fino ad allora inviso ai distributori. E con lui Franco Fabrizi, Franco Interlenghi e Riccardo Fellini. Mercoledì 10 giugno, “La città delle donne”, Marcello Mastroianni interpreta Snàporaz, un uomo che si invaghisce di una donna e decide di seguirla, ma finisce in un congresso di femministe agguerrite, nel castello di un santone dell’erotismo, in un tribunale dove le donne lo condannano e infine in un’arena in cui rischia il linciaggio. Un film sull’universo femminile, passione e ossessione del regista. Il ciclo “Federico Fellini, realista visionario” prosegue tutte le mattine da domenica 14 a sabato 20 giugno, con altri straordinari titoli del cineasta, dalla sua prima regia “Lo sceicco bianco”, sino al commovente “Ginger e Fred” con Giulietta Masina e Marcello Mastroianni. Dal 24 giugno il ritorno in terza serata e, per tre mercoledì, le notti di Rai Movie saranno illuminate dai titoli del “Faro” del cinema italiano: “La voce della luna”, “Il Satyricon”, “Il casanova di Federico Fellini”, l’episodio “Toby Dammit” di “Tre passi nel delirio”, “E la nave va”, “Prova d'orchestra”, “Intervista” e il documentario “Block-notes di un regista”. La visione dei film sarà accompagnata da “Federico Fellini in Frames”, brevi pillole sulla carriera del Maestro realizzate dall’Istituto Luce con prezioso materiale di repertorio. La premiazione a Cannes con la Palma d’oro a “La dolce vita”, la consegna dell’Oscar per “8 ½”, il dietro le quinte di numerosi film e molto altro. 45
SERIE TV
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Private eyes I detective Shadow ed Everett riaprono la loro agenzia investigativa sul canale 21 del digitale terrestre. Dal 21 maggio, ogni giovedì alle 21.20, in prima visione la terza stagione della serie ispirata al romanzo di G.B. Joyce “The Code”
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att Shade, detto Shadow, è un’ex star dell’hockey su ghiaccio reinventatosi poliziotto. Dopo un periodo di depressione che ha seguito il divorzio da sua moglie e l’affidamento della figlia con deficit della vista, Matt decide di cambiare vita ancora una volta e unire le forze con Angie Everett, investigatrice privata che ha ereditato uno studio di investigazioni dal padre. Grazie a un’improbabile partnership, i due avranno modo di risolvere casi ricchi di pathos e scoprire cosa vogliono realmente dalla vita. Ma la sorte è avversa alla tranquillità del duo, dal momento che in questa terza stagione Shade dovrà trovare una soluzione per far uscire dal carcere la sua partner! Ispirata al romanzo di G.B. Joyce “The Code”, “Private Eyes” è una serie investigativa creata da Tim Kilby e Shelley Eriksen e interpretata dall’ex ragazzo irresistibile di “Beverly Hills 90210” Jason Priestley e Cindy Sampson, nota al pubblico televisivo anche per la partecipazione a serie di culto come “Supernatural”, “Rookie Blue” e “Being Human”. Una “strana coppia” che rispecchia perfettamente i meccanismi cari alla formula del buddy-movie aggiungendo agli intrecci tipici delle storie poliziesche i toni brillanti della commedia.
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INTRATTENIMENTO
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Quando la domenica è... Sociale L’atteso esilarante ritorno di Lodo, Albi, Bebo, Carota e Checco
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al 17 maggio Lo Stato Sociale è tornato su Rai Radio2, dalle 16 alle 17.30. In una chiave totalmente semi-seria, tipica della band, si ri-
aprire la finestra sulla settimana appena trascorsa grazie ai monologhi di Lodo, alle cronache familiari di Checco e alle interviste ai tanti ospiti che popolano il programma con collegamenti rigorosamente telefonici. Albi, Bebo, Carota, Checco e Lodo entrano ufficialmente nella fase2 riproponendo a grande richiesta la loro personale conduzione collettiva, in una versione rivisitata, ma ancora una volta surreale ed esilarante. Stato Sociale è anche su RaiPlayRadio.it/Radio2, sulla app RaiPlay Radio e con contenuti speciali e dirette sulle pagine Facebook, Instagram e Twitter di @ RaiRadio2.
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RADIO1 PLOT MACHINE
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untata speciale di Radio1 Plot Machine lunedì 18 maggio alle 23.05 per l’edizione straordinaria del Salone del Libro di Torino. Conducono Vito Cioce, Daniela Mecenate e Marcella Sullo. Ospite la scrittrice Patrizia Rinaldi, vincitrice per due volte del Premio Andersen e considerata la regina del noir in Italia, da poche settimane tornata in libreria con il romanzo “Hai la mia parola” (Sinnos). Protagonisti saranno i 27 autori dei Racconti inediti, finalisti del Concorso di Radio1, pubblicati nella sesta edizione dell’e-book di Rai Libri da pochi giorni online sulle principali piattaforme editoriali. Vuoi partecipare al Concorso Rai dei Racconti Radio1 Plot Machine edizione 2020-21? Scrivi il tuo racconto in 1500 caratteri sul tema LA FINESTRA e invialo al sito plot.rai.it dove trovi il Regolamento ufficiale e tutte le informazioni.
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DONNE IN PRIMA LINEA Fedele ai suoi principi, stoico nelle difficoltà. Estremo rigore, perseveranza, ponderatezza, pazienza, sono qualità straordinarie che caratterizzano la carriera dell’attuale prefetto di Messina, Maria Carmela Librizzi. Sorriso dolce e portamento riservato, dietro la corazza ermetica nasconde un’acuta sensibilità, che le ha permesso di carpire le difficoltà dei cittadini, dei territori, delle donne
Al servizio del bene comune
E
ntrata nell’amministrazione civile del ministero dell’Interno verso la fine degli anni 80, presso la prefettura di Ragusa, ha svolto gli incarichi di vice capo di gabinetto e di capo di gabinetto e, dopo la promozione a viceprefetto, di dirigente Area 1 Ordine e Sicurezza Pubblica, Diritti Civili, Cittadinanza, Condizione Giuridica dello Straniero, Immigrazione e Diritto D’asilo. Dal marzo 2006 al giugno 2008 è stata dirigente Area 1 Ordine e Sicurezza Pubblica. Presso la prefettura di Venezia ha svolto l’incarico di capo di gabinetto dal giugno 2008 ad aprile 2012 e, in reggenza, di dirigente dell’Area 1 Ordine e Sicurezza Pubblica. Nominata prefetto nel giugno 2012, è stata componente della Commissione straordinaria del comune di Augusta, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Dal gennaio 2016 a febbraio 2018 ha guidato la prefettura di Ragusa, dove si è distinta per la gestione degli sbarchi e di tutte le problematiche connesse
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al fenomeno migratorio. Ha avviato numerosi progetti di legalità sul territorio e si è distinta per la sua attenzione, alle fasce più deboli della società ed in particolare dei minori. In una società complessa come la nostra, qual è il ruolo del prefetto? Il prefetto, in linea con l’esperienza del passato e con l’evolversi della società, si conferma sempre di più nel ruolo di servizio alla collettività nel perseguimento dell’interesse generale e del bene comune. Questo ruolo richiede una stretta correlazione con le altre Istituzioni e con tutte le componenti della società civile ed, in primo luogo, con i sindaci e con le forze dell’ordine. Il prefetto, in tal modo, si fa sempre più prossimo alle esigenze del territorio, mettendosi a disposizione nell’attività di ascolto, di mediazione, ma soprattutto nell’intento di mantenere e garantire la coesione sociale. A Messina ho assunto un impegno molto ambizioso di
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visitare i 108 comuni della provincia, finora sono a quota 40, incontrando le relative comunità per uno scambio costruttivo di informazioni e per rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e Istituzioni. Altra collaborazione ho intrapreso con gli istituti scolastici, dove mi sono recata periodicamente per parlare con gli studenti, che ho coinvolto nelle varie iniziative avviate in prefettura, come l’intitolazione del salone di rappresentanza a una giovane vittima innocente della mafia, Graziella Campagna, figlia di questa terra, o nelle cerimonie ufficiali della ricorrenza della festa della Repubblica o di consegne delle onorificenze al merito. Ho anche affidato agli studenti diversamente abili le riflessioni sull’importanza di queste celebrazioni. Sono convinta che costruire un rapporto con le giovani generazioni sia l’impegno più complesso, ma anche più gratificante, che un prefetto possa assumere per contribuire a formare, insieme con la scuola e la famiglia, i futuri consapevoli cittadini di questo Paese. L’emergenza Covid-19 ha messo a dura prova le Istituzioni, i cittadini. I dati parlano di un crollo del contagio, meno ricoveri e più guariti. Come ha vissuto da prefetto e da donna questa fase che entrerà nella storia? I dati recenti sui contagi in provincia di Messina ci confortano, in quanto attestano una netta diminuzione sia dei ricoveri sia dei positivi, ma non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia perché siamo di fronte a un evento imprevedibile e ancora insidioso e che, purtroppo, non ci siamo ancora lasciati alle spalle. La gestione dell’emergenza Covid è stata un’esperienza totalizzante sotto tutti punti di vista, sia come prefetto, per i numerosi compiti cui si è dovuto far fronte, sia come persona, perché come tutti i cittadini ho fatto mio il motto “resto a casa”, che nel caso specifico, avendo l’alloggio in prefettura, si è perfettamente integrato con il luogo di lavoro e che inevitabilmente ha tolto spazio alla mia vita privata. Ho avuto modo di verificare l’alto senso civico dimostrato dai cittadini, che si sono attenuti nella stragrande maggioranza al rispetto delle limitazioni e delle restrizioni dei movimenti per il contenimento del contagio. L’immagine struggente delle bellissime piazze vuote e silenziose ne sono l’esempio più eloquente. Si è messo anche qui in campo un grande lavoro di squadra all’interno della prefettura, con una riorganizzazione dei moduli lavorativi, alternando la presenza di personale in ufficio con personale in smart working e istituendo gruppi di lavoro in grado di rispondere in maniera adeguata alle migliaia di richieste telefoniche e via e-mail di chiarimenti pervenute dai cittadini sulle disposizioni vigenti. Contatti quotidiani con le nuove modalità in videoconferenza si sono svolti con i vertici delle forze dell’ordine e con i sindaci. Anche in questa circostanza, e ancora di più per la sua peculiarità, è emerso come le difficolta e le criticità richiedono sinergie e collaborazioni costanti e non individualismi.
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Quanto incide la sinergia istituzionale per evitare l’emarginazione dei più deboli? In situazioni di crisi, nessuno può restare indietro e più di tutti le categorie vulnerabili che aggiungono alla condizione di difficoltà comune a tutti, anche le proprie specifiche fragilità. Ho ritenuto, proprio in questa emergenza sanitaria, di convocare un apposito tavolo di coordinamento con i sindaci capofila dei distretti sociosanitari, con le associazioni di assistenza ai disabili ed alle persone affette da autismo, con il garante per i diritti dell’infanzia e con le organizzazioni sindacali per alimentare il confronto con tutte le parti interessate ed individuare possibili iniziative finalizzate ad attenuare i disagi e potenziare gli interventi positivi per i soggetti e le loro famiglie. Nella fase di ripresa economica che tutti auspichiamo, è importante anche assicurare il giusto sostegno alle persone portatori di fragilità a cui deve essere garantita l’integrazione sociale e l’assistenza che ogni condizione richiede. L’impegno di tutti in questo è fondamentale. In che modo la prefettura intende affrontare il rischio delle infiltrazioni criminali che potrebbero insinuarsi nei meccanismi di ripresa della attività economiche della città? Il ministro dell’Interno ha sensibilizzato nell’immediato i prefetti sul rischio delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella fase 2 della ripresa economica. Nell’azione di contrasto messa in campo, oltre all’esperienza maturata nell’ambito delle misure di prevenzione connesse al rilascio della certificazione antimafia ed al costante monitoraggio degli appalti, si sono attivati altri sensori sul territorio per percepire in tempo movimenti di gruppi criminali, con la collaborazione oltre che delle forze dell’ordine e della autorità giudiziaria, anche delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali. In particolare, è stato dato incarico alla guardia di finanza, in collaborazione con camera di commercio, ordine dei notai, dei commercialisti e dei consulenti di lavoro, di monitorare le eventuali modifiche societarie in settori quali il turismo e la ristorazione, che più hanno risentito della crisi e che potrebbero essere oggetto di tentativi di acquisizioni di società a basso prezzo da parte della criminalità. È stato richiesto, inoltre, alle associazioni antiracket e usura, all’associazione “Libera” e “Addio Pizzo” di alzare la soglia di attenzione nelle zone in cui operano per segnalare eventuali operazioni di offerta di liquidità da pregiudicati a persone in difficoltà che sottendono veri e propri casi di usura. A Ragusa si è distinta nel superamento della fase emergenziale nella stagione dei flussi migratori, anche aprendo al confronto con il mondo dell’associazionismo. Cosa le ha lasciato questa esperienza? Il bagaglio di esperienze acquisite nella gestione del 53
fenomeno immigratorio è stato ed è tuttora motivo di crescita umana e professionale. Lo sbarco dei migranti e l’accoglienza nei centri sono attività che richiedono moduli organizzativi fluidi ed efficaci, sinergie di ruoli e comportamenti che non possono non tenere conto della componente di umana solidarietà. Sotto questo aspetto, è imprescindibile la collaborazione con le associazioni con cui ho avuto modo di lavorare nell’esperienza di Augusta, Ragusa, ma anche in quella attuale di Messina, come l’Unhcr, l’Oim per le iniziative di informazione ai migranti e per l’individuazione di eventuali vittime di tratta, Save the Children per la gestione dei minori stranieri non accompagnati, Terres des hommes per il supporto psicologico, la Croce Rossa per l’attività di assistenza sia agli sbarchi sia nei centri. Si sono instaurati rapporti molto proficui che, nella maggior parte dei casi, hanno consentito anche di superare eventuali tensioni sociali. È rimasto
le esperienze acquisite. A Messina è stato sottoscritto un
impresso nella mia memoria di prefetto di Ragusa il ricordo di un’associazione di volontari pediatri di una regione del Nord denominata Rafiki che, durante le ferie estive, prestava la sua attività di assistenza ai minori presenti all’interno dell’hotspot di Pozzallo. È l’esempio della grande solidarietà degli italiani che, anche in questa emergenza sanitaria, si è manifestata in tutta la sua straordinarietà.
Un consiglio ai giovani e alle giovani donne che intendono intra-
Lei ha ribadito e ha dimostrato con innumerevoli iniziative di lottare contro il femminicidio. Perché è un fenomeno così difficile da debellare? L’impegno contro la pericolosa deriva della violenza contro le donne è sentito da me come un preciso obbligo e un dovere morale sia come donna, sia come prefetto. Nelle sedi in cui ho prestato la mia attività ho attivato conferenze permanenti con tutte le componenti della società civile e con i centri antiviolenza per creare una rete di collaborazione e di scambio di informazioni e per mettere a fattor comune
naturali, sia nella lotta ai fenomeni criminali, sia nella
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protocollo interistituzionale che assegna ad ogni istituzione e associazione specifici compiti. È stata realizzata una carta dei sevizi con l’obiettivo di diffondere capillarmente tutte le informazioni utili per le donne vittime, curandone la distribuzione in tutti luoghi più frequentati. Purtroppo, tutto questo non basta se non è accompagnato da una presa di coscienza delle vittime che le spinga a denunciare. L’aumento del numero delle denunce, infatti, rappresenta un dato positivo, perché fa emergere il fenomeno. L’attuale emergenza e la convivenza forzata ha acuito il fenomeno e ridotto drasticamente il numero delle denunce che precedentemente avevano registrato in questa provincia un forte incremento. Questo richiederà ulteriori iniziative e un impegno ancora più forte al quale non intendo sottrarmi perché siamo di fronte ad una battaglia di civiltà che deve coinvolgere tutte e tutti.
prendere la carriera prefettizia… Ai giovani posso solo esprimere la mia personale convinzione. Sono e mi sento una privilegiata a svolgere questo lavoro perché, nelle principali sfide che il nostro Paese è stato ed è chiamato a sostenere, la prefettura ha avuto e ha un ruolo di primo piano sia nelle emergenze connesse alle calamità quotidiana affermazione dei principi di legalità. Ancora oggi, nella lotta a questo nemico imprevisto e insidioso, la prefettura è chiamata a significativi e importanti compiti. Queste caratteristiche rendono, ribadisco, questa professione un servizio reso per il bene comune. Richiede però preparazione, competenza e impegno. Altro merito non secondario che non vi è in questa carriera discriminazione di genere, tant’è che le donne nelle posizioni apicali della carriera superano il 50 per cento.
OCORRIERE
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TEATRO
Omaggio a Eduardo De Filippo Alla vigilia del 120° anniversario della nascita, Rai Cultura celebra il grande drammaturgo con un ciclo di appuntamenti che ripropone i suoi spettacoli. Da sabato 23 maggio alle 17 su Rai5. Dal 18 al 23 maggio, invece, cinque commedie di Eduardo Scarpetta, suo padre naturale: si comincia lunedì alle 17.15 con “Il medico dei pazzi”
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n omaggio allo scrittore, commediografo e attore di teatro che più di ogni altro ha saputo attraversare da protagonista e interpretare la scena teatrale del Novecento italiano, grazie alla sua abilità di autore e alla sua sensibilità di interprete. Alla vigilia del 120° anniversario della nascita di Eduardo De Filippo (24 maggio 1900), Rai Cultura celebra il grande drammaturgo con un ciclo di appuntamenti che riproporrà al pubblico, in ordine cronologico di composizione, tutte le versioni televisive dei suoi spettacoli realizzate dalla Rai. Il ciclo prenderà il via sabato 23 maggio alle 17.00 su Rai5 e proseguirà ogni sabato pomeriggio fino a novembre. Il ciclo sarà preceduto da un omaggio al teatro di Eduardo Scarpetta, padre naturale di De Filippo, che andrà in onda ogni pomeriggio su Rai5 dal 18 al 22 maggio: cinque commedie scarpettiane dirette e interpretate da Eduardo e Luca De Filippo. Primo appuntamento sarà lunedì 18 maggio alle 17.15 con la commedia di Scarpetta “Il medico dei pazzi” proposto nella versione diretta e interpretata dal figlio Eduardo nel 1959. Insieme a lui, recitano sulla scena Pupella Maggio, Enzo Cannavale, Gennaro Palumbo, Clelia Matania, Pietro De Vico.
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Un giovane che studia medicina a Napoli ha sempre dato a intendere al suo zio di campagna di essere laureato e di aver aperto una clinica. Un giorno lo zio piomba a Napoli e scambia i compagni di pensione per una gabbia di matti. Ad introdurre la commedia sarà alle 16.00 il documentario del 2015 “Eduardo e il 900”, basato in buona parte su immagini di repertorio noto, ma impreziosito anche da rari contributi visivi, tra cui spiccano tra gli altri: l’esordio del piccolo Eduardo nella commedia “La geisha”, scritta dal padre Eduardo Scarpetta, al Teatro Valle di Roma nel 1906; le dichiarazioni congiunte in favore della pace rilasciate da De Filippo e Carmelo Bene negli anni del conflitto in Vietnam e le lezioni di teatro tenute dal grande attore e drammaturgo al Centro Teatro Ateneo dell’Università La Sapienza nel periodo 1981-’82. Ragguardevoli anche le testimonianze del figlio Luca De Filippo, l’intervento della storica degli archivi Maria Procino a proposito della controversa vicenda della riapertura del teatro San Ferdinando di Napoli fortemente voluta da parte di Eduardo, nonché il racconto di Francesco Saponaro, regista e studioso della figura e del teatro di Eduardo Scarpetta, che ripercorre la celebre causa Scarpetta - d’Annunzio (1908), riproposta anche nel finto filmato d’epoca interpretato da Gianfelice Imparato e Peppe Servillo, di cui il documentario offre un estratto. Le autrici del documentario, Antonella Ottai e Paola Quarenghi, sono reputate tra le massime esperte italiane dell’opera di Eduardo De Filippo. “Eduardo e il 900” è un documentario a cura di Felice Cappa e Andreina Di Porto, regia televisiva Marco Odetto, in redazione Serena Semprini e Giulia Morelli.
TV RADIO
La settimana di Rai 5
L’altro ‘900: Fabrizia Ramondino Era una vera cosmopolita. Parlava molte lingue. L’attrice Anna Bonaiuto presenta l’autrice di “Althénopis”, con cui ha condiviso significative esperienze professionali e una lunga amicizia Lunedì 18 maggio ore 21.15
L’altra metà del cielo La grande danza della Scala incontra la musica di Vasco Rossi Tredici tra i più celebri brani del cantautore rivivono attraverso le coreografie di Martha Clarke, con raccordi sinfonici curati da Celso Valli, in un balletto dedicato all’universo femminile Giovedì 21 maggio ore 17.45
Ghiaccio bollente Madonna and The Breakfast Club Il docudrama di Guy Guido sui giorni di Madonna a New York prima di diventare famosa. Interviste ai collaboratori del tempo, immagini originali e parti ricostruite. Jamie Auld nel ruolo della regina del pop Martedì 19 maggio ore 23
Programmazione straordinaria musica colta Daniele Gatti dirige l’Orchestra di Santa Cecilia Registrata nel 2016, la serata vede protagonista il grande compositore tedesco del quale sono proposte la Sinfonia n. 1 detta “Primavera” e la n. 3 detta “Renana”. Accanto a queste, la “Rapsodia per contralto” di Johannes Brahms Mercoledì 20 maggio ore 18
Art Night Degas. Il corpo nudo
Spazio “Contemporanea” Words and Music
In prima visione, un documentario che rivela tutto il modernismo dell’artista. Il filmato evidenzia il rapporto del pittore con i costumi della sua epoca e il suo profondo coinvolgimento con una cultura in transizione Venerdì 22 maggio ore 21.15
Per lo spazio dedicato alla musica contemporanea, in prima visione il lavoro di Ivan Fedele per due attori e ensemble, su un testo di Samuel Beckett. Eseguito al Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica in Roma Sabato 23 maggio ore 23.45
Di là dal fiume e tra gli alberi L’isola del Trasimeno Se l’Italia avesse un ombelico, questo sarebbe il Trasimeno. Il lago ospita tre isole, circondate da una costellazione di paesi ciascuna con la sua rocca, le sue tradizioni, la sua lingua. Un documentario di Michele Alberico Domenica 24 maggio ore 22.10
OCORRIERE
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ITALIANI
Indro Montanelli Un documentario per ricordare la scrittura controcorrente, il percorso umano e professionale del grande giornalista toscano. Martedì 19 maggio alle 22.50 su Rai Storia
I
l racconto del Novecento, attraverso la scrittura controcorrente di Indro Montanelli. Lo propone il documentario “Indro Montanelli”, che Rai Cultura propone martedì 19 maggio alle 22.50 su Rai Sto-
ria, per il ciclo “Italiani”. Il documentario ricostruisce il percorso umano e professionale del giornalista nato a
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Fucecchio, in Toscana. In primo piano i suoi rapporti con il fascismo e con Mussolini, prima esaltanti e poi conflittuali; l’esilio in Estonia, le corrispondenze dal fronte, la testimonianza della rivolta ungherese del 1956; e poi il suo lavoro a “Il Corriere della Sera”, a “il Giornale” e a “La Voce”, ultima sua creatura editoriale. E ancora, l’attentato subìto a Milano nel 1977 e il suo rapporto controverso anche con la morte, sopraggiunta nel 2001. Una vita raccontata dalla voce dei giornalisti Marcello Foa, presidente della Rai, Tiziana Abate, Roberto Gervaso e Giancarlo Mazzuca.
TV RADIO
La settimana di Rai Storia
Io sono Venezia La storia della Serenissima Repubblica in 100 minuti. Un racconto dal ritmo incalzante, in cui i ritratti/monologhi dei suoi protagonisti si alternano alle immagini della sua bellezza e agli interventi di storici di fama internazionale Lunedì 18 maggio ore 21.10
Match Alberto Moravia-Edoardo Sanguineti
Passato e presente Guglielmo Giannini l’uomo qualunque
La puntata del 25 gennaio 1978, ha come tema centrale il “ruolo degli intellettuali” nella società contemporanea. Sono chiamati a discuterne due esponenti di primo piano della letteratura italiana del Novecento Martedì 19 maggio ore 22.10
Il 27 dicembre 1944, esce un nuovo settimanale che nel giro di una mattina vende 25.000 copie. Nel 1946 è il periodico più venduto in Italia. Nell’agosto del 1945, nasce il Fronte dell’Uomo Qualunque, “il partito degli antipartito” Mercoledì 20 maggio ore 20.30
Chiedete a Rai Storia. Barbero risponde a.C.d.C - edizione speciale
Passato e presente La guerra segreta – Il maestro del D-Day
Dall’epopea vichinga alla fondazione della Russia, dall’espansione della Serenissima Repubblica di Venezia alla presa ottomana di Costantinopoli, fino al Rinascimento. Quarta puntata, in prima visione, il professore risponde ai telespettatori Giovedì 21 maggio ore 21.10
L’agente di maggior successo dell’Mi6 della Seconda Guerra Mondiale fu uno spagnolo, Juan Pujol, nome in codice agente Garbo. Contraddistinto da una completa avversione ai totalitarismi, offrì i suoi servigi agli inglesi Venerdì 22 maggio ore 20.30
XXVIII Anniversario Strage di Capaci L’intera programmazione della giornata è dedicata alla commemorazione e al ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (vedi pagine precedenti) Sabato 23 maggio tutto il giorno
Domenica con Compositori, étoile della danza, artisti e grandi nomi dello spettacolo e della cultura nel ruolo inedito di “creatori” di Tv. Sono loro a scegliere e commentare pagine tratte dagli archivi delle Teche, film, spettacoli, documentari Domenica 24 maggio dalle 9 alle 24
OCORRIERE
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RAGAZZI
Buon compleanno Buon complean Albero Azzurro! Albero Azzurr 60
TV RADIO
o, nno, ro!
OCORRIERE
Il programma per bambini più longevo della storia della tv italiana compie 30 anni e sarà celebrato giovedì 21 maggio alle 16.20 con un appuntamento speciale su Rai Yoyo. Laura Carusino e Andrea Beltramo affiancano l’amatissimo uccello Dodò, che ogni giorno invita grandi e piccoli a intraprendere un percorso di esplorazione e scoperta nel mondo dell’infanzia
U
na casa, un giardino, un albero azzurro, un simpatico uccello parlante, due giovani che giocano con pennarelli, forbici e altri semplici oggetti della vita di tutti i giorni. Si presentava così, 30 anni fa, la prima edizione de “L’Albero Azzurro”, il programma per
bambini più longevo della storia della tv italiana e che il prossimo giovedì 21 maggio sarà celebrato, alle ore 16.20, con un appuntamento speciale su Rai Yoyo. Infatti in questa occasione sarà proposta la puntata “L’albero di Fusako”, realizzata lo scorso anno e che ha visto il ritorno nella trasmis-
sione come ospite speciale dell’artista Fusako Yusaki, nota per i suoi lavori in plastilina e che aveva preso parte ad alcune puntate della trasmissione nel 2001, dove aveva animato anche la sigla. La festa proseguirà anche sui social di Rai Yoyo, come anteprima di una serie di appuntamenti che si svolgeranno fino a fine anno a cura della direzione di Rai Ragazzi. A oggi sono andate in onda 2.029 puntate. Era il 21 maggio del 1990 quando alle ore 8 su Rai1 e alle 14.15 su Rai2 debuttava la trasmissione realizzata negli studi Rai di Milano e firmata da un team di noti esponenti del mondo della cultura e dell’infanzia, ovvero Giuseppe Piumini, Renata Gostoli, Lalla Fiori e Giuseppe Vetrano, con la collaborazione di Renzo Salvi, Angela Pozzoli e Franco Iseppi. La regia della prima edizione venne firmata da Velia Mantegazza, mentre in studio c’erano Francesca Paganini e Claudio Madia insieme all’uccello Dodò (creato dall’artista, illustratore e scenografo Tinin Mantegazza e doppiato da Oreste Castagna, in seguito anche nel cast in qualità di attore), uno dei personaggi più amati dai bambini. Nel cast anche il musicista Patrizio Fariselli, uno dei componenti della band di rock progressivo degli Area e autore delle musiche delle prime edizioni. L’idea alla base del programma nacque da una ricerca sul rapporto tra bambini e tv, che la Rai e il Censis presentarono nel 1989 in un convegno dal titolo “Che fare per i bambini?”. Ogni puntata dell’Albero Azzurro sviluppa un tema centrale, dal quale partono per associazione di idee altri argomenti. In questo modo si vuole abituare il bambino a compiere le prime connessione mentali, a stabilire legami tra gli oggetti e a formulare concetti. Nel 1994 avviene il primo cambiamento nel format. Dal 15 gennaio 2007 L’Albero Azzurro è in onda su Raidue e su RaiSat Yoyo. Nel 2013 il programma, realizzato negli studi Rai di Torino, si è trasferito definitivamente su Rai Yoyo, salvo tornare quest’anno per il trentennale anche su Rai2 con le prime puntate della nuova edizione- Tra i conduttori dell’ Albero Azzurro, da ricordare, tra gli altri, Francesca Paganini, Claudio Madia, Augusta Gori, Barbara Eforo, Sara Bellodi, Carlo Rossi, Pietro Pignatelli, Tiziana Martello, Alessandro Mercurio, Laura Carusino, Andrea Beltramo e Oreste Castagna. Tanti gli autori che si sono avvicendati nel programma, da ricordare Mauro Carli (che è stato il trait d’union tra le edizioni milanesi e torinesi fino ad arrivare all’idea attuale del limbo bianco), Claudia Sasso e Lucia Rossetti, e registi del calibro di Loris Mazzetti, 61
Fosco Biasotto, Pierluigi Pantini e Tiziana Pellerano, che ha curato moltissime edizioni torinesi. Laura Carusino è la conduttrice più longeva del programma. “Ho iniziato questa meravigliosa avventura nel 2009 quando mi chiamarono per il provino che ricordo di aver vissuto come un segno del destino”, ricorda l’attrice, “Avevo appena terminato la tournée di Scooby Doo il musical e sognavo di continuare in quella direzione. L’Albero Azzurro è meraviglia, quella dei bambini che ci seguono ma anche quella di Dodò che li rappresenta con le loro domande, il loro entusiasmo, la loro curiosità. È così da sempre ed è questa la chiave del suo successo. Per me è un privilegio farne parte da 11 anni. Ho vissuto “età “ diverse del programma, ma il divertimento è sempre lo stesso. Lo scatolone Fabbricone, le canzoni, i tantissimi personaggi interpretati, le filastrocche, le avventure... tutte le edizioni sono state all’insegna del colore e dello stupore! Sono felice e orgogliosa di festeggiare il 30° anno di questo programma, che ancora oggi mi emoziona e fa emozionare i bambini!”. Nell’edizione attualmente in onda i conduttori, Laura Carusino e Andrea Beltramo, richiamano i rassicuranti ruoli genitoriali e affiancano Dodò nel suo percorso di crescita e scoperta. Dal mondo protetto del rapporto adulto/bambino, prendono dunque il via le avventure di Dodò, che ogni giorno invita grandi e piccoli a intraprendere un percorso di esplorazione e scoperta nel mondo dell’infanzia. In questa edizione ci sono due nuovi personaggi, ovvero Ruggero (doppiato da Piero Marcelli) e Zarina (doppiata da Michela Di Martino). Pier Curiosità, piccoli conflitti, sorprese divertenti e continue scoperte prendono forma nella relazione con il mondo circostante. Il contributo grafico è parte integrante del racconto che si svolge in studio: il limbo bianco, che circonda il mondo dell’Albero Azzurro, è come una “lavagna” su cui prendono vita oggetti, personaggi, aiutanti e antagonisti che alimentano lo storytelling e sostengono la trama. Dall’incontro con amici, personaggi e compagni di avventure, Dodò elabora competenze e conoscenze che gli permettono di superare le paure, apprezzare il valore della solidarietà e dell’amicizia, scoprire la ricchezza che risiede nella diversità e nell’accettazione. Il percorso che porta a crescere i cuccioli protagonisti dell’Albero Azzurro - e i bambini che lo seguono da casa - è ricco di spunti per giocare e fare esperienza, ma anche di filastrocche e canzoni allegre, da imparare e cantare insieme ad amici, insegnanti, genitori. Il programma è firmato dalla capoautrice Lucia Rossetti, con Andrea Fazzini (anche lui autore di varie edizioni), Mario Sebastiano Di Bella (già attore nelle prime edizioni torinesi) e, Luisa Mattia, con la regia interna di Marta Manassero, la cura di Claudia Elia 62
TV RADIO
OCORRIERE
e con il produttore esecutivo Donatella Rorro che lavora nel programma sin dall’edizione 2003. Ad arricchire le puntate musiche e canzoni di Marco Bigi e Aldo Valente. “Il mio amore per lo storico programma Rai nacque tanti anni fa, quando da ragazzo lo vidi per la prima volta in tv e ne rimasi colpito”, racconta il conduttore Andrea Beltramo, nel cast di diverse edizioni, “Sognai un giorno di potermi trovare in una trasmissione così, a divertirmi e a far divertire i bambini che lo seguivano, mi affascinava l’idea di un intrattenimento educativo che concedesse lo spazio al gioco e allo svago. A distanza di tempo, quando la produzione dell’Albero Azzurro si spostò da Milano a Torino, scoprii che stavano cercando un nuovo conduttore, andai immediatamente a fare il provino e fui preso. Il sogno si era realizzato e nel 2003 cominciò la mia avventura all’Albero che ha il colore del cielo (era negli sketch Capataz, Blu Cactù e Vecchio Maestro). Nel corso delle varie edizioni, per più di dieci anni, ho interpretato tanti personaggi, coinvolgendo i piccoli spettatori nelle storie, nelle canzoni e nei balletti. Sin dalla nascita il programma ha mantenuto una sua peculiarità nonostante abbia cresciuto generazioni differenti e oggi, in una nuova veste grafica ancora più colorata, è ancora in grado di emozionare e insegnare, perché le tante avventure che io Laura e Dodò raccontiamo, sembrano nate dalla fantasia degli stessi bambini”. Oggi a dare la voce a Dodò è l’attore Paolo Carenzo, che si aggiunge a una schiera di grandi doppiatori precedenti tra cui Stefano Brusa e Luca Ghignone. “Da cinque anni ormai sono entrato a far parte della grande famiglia dell’Albero Azzurro”, racconta Carenzo, “Prestare la voce a Dodò è sicuramente un fiore all’occhiello per la mia, seppur ancora breve, carriera. Un personaggio iconico per i bambini da tre decenni, conosciuto in tutta Italia in maniera trasversale. Ma non è solo per questo che ne parlo sempre con orgoglio e con un pizzico di commozione. Il perché è molto semplice: quest’anno L’Albero Azzurro compie la bellezza di 30 anni, io ne compio 32. Facile fare il calcolo e intuire come io sia cresciuto al fianco di questo programma. Ho un’intera videoteca dedicata all’Albero Azzurro, l’edizione che vedeva Claudio Madia e Francesca Paganini alla conduzione e Oreste Castagna a dare voce e anima a Dodò. Oreste l’ho addirittura ritrovato, questa volta come collega, cinque anni fa, quando vestiva i panni di Gipo. Insomma, un piccolo cerchio che si chiude. Di solito si dice che non si dovrebbero mai conoscere gli idoli della propria infanzia perché c’è il rischio di rimanere delusi; nel mio caso posso confermare l’esatto contrario. Un ambiente di lavoro perfetto in cui inserirsi, con professionisti appassionati e accoglienti. Laura Carusino e Andrea Beltramo sono i migliori colleghi con cui si possa lavorare. E poi, Dodò, l’amico di quando ero piccolo. Se il Paolo adulto potesse parlare al Paolo bimbo gli racconterebbe una storia incredibile. Come quelle che da trent’anni si raccontano all’Albero Azzurro”. 63
SPORT
IL MINISTRO DELLA DIFESA
L
a caratura di Franco Baresi, come uomo e come calciatore, si può sintetizzare in una sola partita e non è certo riduttivo. Stadio Rose Bowl di Pasadena, Stati Uniti-17 luglio 1994, finalissima del mondiale americano tra Italia e Brasile. Baresi scende in campo, con la sua fascia al braccio, solamente 24 giorni dopo l’infortunio al menisco occorsogli contro la Norvegia. Fa un caldo infernale ma lui guida la difesa azzurra a modo suo, con eleganza e maestosità. Un’Italia più stanca del Brasile riesce a chiudere tempi regolamentari e supplementari con la porta inviolata, giocandosi il quarto titolo alla lotteria dei calci di rigore. Anche qui il capitano non si sottrae, nonostante la convalescenza, nonostante i crampi. Si presenta per primo dal dischetto e purtroppo sbaglia. L’errore suo, sommato a quello di un altro fuoriclasse, Roberto Baggio e di Daniele Massaro, sospingono la coppa del mondo in Sudamerica. Le sue lacrime in mondovisione struggono chiunque ami lo sport.
Piange inconsolabile, abbracciato a un dirigente, lui, che era già stato campione del mondo nel 1982, senza realmente sentire sua quella medaglia, conquistata senza mai scendere in campo, che si era ritirato dalla nazionale 10 anni dopo salvo venire richiamato d’urgenza dall’allora presidente federale Antonio Matarrese in persona, che aveva già vinto tutto e ovunque. Il resto è già leggenda: un’intera carriera consacrata al Milan, l’Inter che lo scarta preferendogli il fratello maggiore Beppe, i trionfi con lo squadrone di Arrigo Sacchi e, successivamente, con gli invincibili di Fabio Capello, sei scudetti, tre Champion’s League, due Coppe Intercontinentali, tra gli altri trofei. Ma quel mondiale americano no, non può essergli andato giù, come non è andato giù a noi calciofili. Perché il calcio sa anche essere meritocratico, ma quel 17 luglio’94, a Pasadena, non volle esserlo.
(M.F.) 64
Tutta la forza che ho è un libro per chi pensa di non farcela o per chi pensa di avercela fatta 65
CLASSIFICHE AIRPLAY per RadiocorriereTV
generale
italiani
indipendenti
emergenti
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TV RADIO
uk
stati uniti
europa
OCORRIERE
america latina
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I FILM DELLA SETTIMANA
CINEMA IN TV Ispirandosi al libro “Gramigna” di Michele Cucuzza e Luigi Di Cicco, il regista Sebastiano Rizzo racconta le vicende del figlio di un boss della malavita nel film “Gramigna – Volevo una vita normale” in onda per il ciclo “Nuovo Cinema Italia”. Il giovane Luigi è il figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana, che ancora oggi sta scontando l’ergastolo e che Luigi ha visto solo in galera. Luigi è costretto a fare i conti costantemente con una realtà che si divide tra bene e male e conteso tra “tentatori” (ricchi e persuasivi malavitosi) e “angeli custodi” (la madre Anna e Vittorio, l’amato allenatore di calcio). Gli insegnamenti di questi ultimi, mettono in guardia Luigi dai rischi del malaffare, dalla pericolosità di cedere alle provocazioni e inoltre lo spronano a studiare e a lavorare, facendogli capire il valore della famiglia, della serenità e, soprattutto, della libertà. Luigi riuscirà a estirpare dalla sua mente, come una Gramigna appunto, ogni forma di tentazione che potrebbe costargli quella libertà che conquisterà a sue spese, sperimentando il dolore e l’umiliazione del carcere. Nulla può essere barattato se non con la stessa libertà. Nel cast, Gianluca Di Gennaro, Teresa Saponangelo, Biagio Izzo, Enrico Lo Verso, Lucia Ragni.
“SISTER ACT 2” – RAI 2 – LUNEDÌ 18 MAGGIO ORE 21.20 – ANNO 1993 – REGIA DI BILL DUKE
Dopo essere sfuggita alla morte grazie all’aiuto delle coraggiose suore del convento di Santa Caterina, Deloris Van Cartier è tornata alla sua vecchia vita e si esibisce come showgirl nei casinò. Nel frattempo le consorelle hanno accettato di dirigere la Saint Francis High School che, a causa dei pochi fondi, rischia di chiudere per sempre i battenti. Quando Suor Maria Patrizia, Suor Maria Roberta e Suor Maria Lazzara scongiurano Deloris di accettare il lavoro di insegnate di musica nell’istituto, la donna decide di gettarsi in questa nuova avventura. Per evitare scandali, Deloris riprende i panni di Suor Maria Claretta e nasconde la sua vera identità al preside e al resto del corpo docenti. All’interno dell’istituto si respira un clima piuttosto austero e gli allievi si mostrano particolarmente disinteressati alle lezioni di musica. In particolare, la sprezzante Rita Watson è decisa a non collaborare con Suor Maria Claretta che cerca di spingere i suoi alunni a riscoprire l’amore per la musica e per il canto… Nel cast, Whoopi Goldberg, Kathy Najimy, Lauryn Hill, James Coburn, Maggie Smith.
“GRAMIGNA - VOLEVO UNA VITA NORMALE” LUNEDÌ 18 MAGGIO ORE 22.15 – ANNO 2016 REGIA DI SEBASTIANO RIZZO
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TV RADIO
Diretta e interpretata da Leonardo Pieraccioni, la commedia racconta la storia di Umberto che, per evitare il fallimento della sua disastrata ditta di costruzioni, insieme a un suo dipendente ha tentato un maldestro colpo in banca che gli ha fruttato, però, solo quattro anni di reclusione nella prigione di una bellissima isola italiana: Ventotene. Giunto quasi alla fine della sua pena, Umberto di giorno lavora nella biblioteca del paese. Una sera, durante un dibattito aperto al pubblico in carcere, Umberto conosce Morgana, una donna affascinante, un po’ folle e un po’ bambina. La ragazza pensa che Umberto lavori nel penitenziario e non che sia un detenuto. Ovviamente lui, interessato alla bella Morgana, gioca sull’equivoco ed inizia a frequentarla durante il suo orario di lavoro in biblioteca. C’è però un problema: proprio come Cenerentola, Umberto ogni sera deve rientrare in prigione entro mezzanotte per evitare che il direttore scopra la tresca e gli revochi il permesso di lavorare all’esterno. Nel cast, oltre a Pieraccioni, Laura Chiatti, Flavio Insinna e Massimo Ceccherini.
“IL MEDICO DI CAMPAGNA” – MARTEDÌ 19 MAGGIO ORE 21.15 – ANNO 2016 - REGIA DI THOMAS LILTI
Dopo il successo di “Hippocrate”, il regista Thomas Lilti torna a parlare di medicina puntando lo sguardo sulla provincia francese nella commedia drammatica “Il medico di campagna”. Quando si ammalano, gli abitanti di una località di campagna possono contare su Jean-Pierre Werner, il medico che li ascolta, li cura e li rassicura giorno e notte, sette giorni su sette. Tuttavia, anche i dottori si ammalano, e quando succede Jean-Pierre viene affiancato da Nathalie Delezia, un ex infermiera che ha terminato da poco gli studi di medicina e che dovrà adattarsi alla nuova vita. La collaborazione non è certo facile, ma la giovane dottoressa ha un carattere forte e incassa le bizzarrie che Jean- Pierre impone al suo tirocinio. Soprattutto però Nathalie dovrà sostituire colui che è convinto di non poter essere assolutamente rimpiazzato. Il film, che viene proposto senza interruzioni pubblicitarie e anche in lingua originale, è interpretato tra gli altri da François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps, Guy Faucher.
OCORRIERE
“IL PROFESSOR CENERENTOLO” – VENERDÌ 22 MAGGIO ORE 21.20 - ANNO 2015 - REGIA DI LEONARDO PIERACCIONI
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ALMANACCO DE 1930
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TV RADIO
EL RADIOCORRIERE
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OCORRIERE
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Questo libro è un viaggio nello spazio e nel tempo alla ricerca delle meraviglie italiane 72 50