Appunti ppunti per un PUMP TRACK
Raul Frittella
Appunti per un PUMP TRACK DISCLAIMER
Guidare la bici così come allenarsi su un pump track è potenzialmente pericoloso. Si raccomanda di indossare il casco
e
qualsiasi
altra
forma
di
protezione
(guanti,
ginocchiere, ecc.) per tutelare la propria sicurezza. Evitare di mettere in pericolo se stessi e gli altri. Non guidare mai oltre i limiti delle proprie possibilità.
La realizzazione di un pump track e il suo mantenimento implicano l’utilizzo di pale, vanghe, ghe, rastrelli, ecc. Si raccomanda di indossare i dispositivi di protezione opportuni (guanti, scarpe che proteggano bene i piedi, ecc.). Non improvvisare, per consigli specifici (per esempio medici, legali, gestione dei rischi) è bene rivolgersi a un professionista essionista che abbia diritto legale ad esprimersi nel settore. Le informazioni contenute in questo e-book e book sono vere e complete al meglio delle conoscenze attuali. Le elaborazioni grafiche, le fotografie o qualunque altro tipo di materiale di creazione originale, ginale, riprodotto o modificato sono a titolo esemplificativo. L’autore si rende disponibile a modificare o rimuovere le attribuzioni ove presenti imprecisioni.
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Ottobre 2011
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Appunti per un PUMP TRACK PREMESSA Queste pagine sono rivolte a chiunque ami la mountain bike, dai neofiti ai maestri di MTB. Vogliono essere di supporto al confronto di opinioni cui mi rendo da subito disponibile e che possano migliorare la qualità del tempo che trascorriamo sulle due ruote. In salita, senza sentire fatica la trazione è magnifica, pedali ovunque sia la traiettoria ideale nessun rumore, solo il respiro e l’odore del bosco in discesa, ogni cambio di direzione è fluido le ruote girano senza slittare, sembra di esser fermo e il sentiero ti scorre sotto ti adatti al terreno come l’acqua scorre sulle rocce nessun rumore, solo il vento sul viso Magnifica sensazione, vero? Ricordiamola ancora... è stato su quel sentiero che conosciamo bene dove procediamo sicuri delle nostre mosse. Il fondo è buono, né troppo caldo né troppo freddo, la mente è libera, siamo rilassati... sì, era quel giorno lì. In questo stato di grazia sfruttiamo al massimo le migliori sospensioni che la bici possa avere: le nostre braccia e le nostre gambe! E tutte le altre volte? Cosa accade quando il percorso non lo conosciamo?
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Appunti per un PUMP TRACK A COSA SERVE UN PT È impossibile processare in modo conscio le tante informazioni che ci vengo dal terreno, sono troppe! Lo stato di grazia si interrompe, siamo tesi, guidiamo peggio e in breve ci divertiamo meno. Le posizioni relative corpo–bici, in funzione del terreno che stiamo affrontando, devono diventare un automatismo. Come rendere un gesto automatico? Senza entrare nello specifico della teoria, si attraversano diverse fasi che a grandi linee sono le seguenti: SCOPRO IL GESTO MA NON SO COME FARLO - PER FARLO CI DEVO PENSARE - MI VIENE SPONTANEO. Una rapida ricerca sull’apprendimento
motorio e poi una bella chiacchierata con un’insegnante di educazione fisica vi farà scoprire molte nozioni affascinanti. Nel pratico, esiste un “qualcosa” per migliorare la confidenza di guida? Quando è che si raggiungono fluidità e naturalezza, da cosa dipendono? Dalle ripetizioni? Sì, e sicuramente per un giovane stiamo parlando di migliaia di ripetizioni. Questa è la buona notizia. Quella cattiva è che per i giovani dentro ce ne vorranno almeno il doppio! Benissimo, non perdo tempo, prendo la bici, esco e inizio gli allenamenti... facciamo due rapidi calcoli: in un’uscita di 30 km, diciamo un paio d’ore, quante difficoltà significative che mi costringono a modificare la posizione corpo-bici incontro? Quante tra curve e sconnessioni (intese come ostacoli da una decina di centimetri) affronto senza cambiare traiettoria? FACCIAMO 250 IN DUE ORE, OSSIA 2 AL MINUTO. SONO SUFFICIENTI?
Ecco, è così che sono approdato al pump track, un circuito appositamente studiato per ripetere in sicurezza un grande numero di volte quelle azioni che miglioreranno il mio stile di guida, fino a renderle automatiche.
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Appunti per un PUMP TRACK COSA È UN PT Analizziamo un semplice ovale. È un circuito chiuso costituito da sei dossi per lato e due paraboliche, come riportato in figura. I dossi sono molto simili alla parte ritmica di un circuito di BMX, vengono chiamati anche rollers, whoops. Spesso si confonde il pump track con una pista da dirt jump, che in genere ha una rampa di partenza e una geometria aperta, ma sopratutto i dossi sono dimensionati per il salto.
Ripetiamo il calcolo degli ostacoli significativi: lunghezza media 50 metri, se viaggio a 5 Km/h che equivalgono a 1,5 m/s (sto pressoché camminando) il tempo medio per compiere un giro completo è
à
=
,
= 30 secondi circa.
in 30 secondi incontro due curve e 12 dossi, totale 14 ostacoli significativi
in un minuto 28
in dieci minuti 280
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Appunti per un PUMP TRACK SONO GIUSTI QUESTI NUMERI?
“Per le piste di BMX, di dimensioni comprese tra m. 300 e m. 400, si può calcolare un tempo medio di percorrenza di 35’’ (art. 148, punto 3, comma 1, del R.T.-F.C.I.) [….] Per le tipologie di ostacoli, a titolo indicativo, si riportano di seguito alcuni degli esempi più ricorrenti con le relative misure: Speed – jump (salto veloce): dosso con altezza variabile (cm.50/90) e lunghezza proporzionata all’altezza (m. 1,80/2,30); Soft – jump (salto non impennante): variazione dello speed - jump, permette una continuità di pedalata senza particolari difficoltà; altezza del dosso cm.0,60/0,80, lunghezza della pendenza iniziale m.2,00 e finale m. 2,00/4,00.” Fonte: FCI norme attuative BMX 2012.
DIMENSIONAMENTO E UTILIZZO Nell’ottica di costruire un qualcosa per tutta la famiglia come procedere al dimensionamento? Per le paraboliche, c’è poco da dire: devono raccordare in modo efficace i due lati. Un raggio di tre metri con un profilo che sale fin quasi a diventare verticale rende agevole la percorrenza anche a velocità sostenuta. Per i dossi, è mia convinzione ragionare in termini di lunghezza della MTB: altezza e lunghezza devono essere relazionati a tale misura.
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Appunti per un PUMP TRACK Misuriamo il passo (p) della bici come indicato in figura, nel mio caso una full da 26”, cioè circa 180 cm p = 180 cm il passo sarà la lunghezza di un lato del dosso, che per semplicità rappresentiamo come due triangoli rettangoli 30-60. In questo triangolo particolare l’ipotenusa (i) misura due volte l’altezza h, l’altro cateto (b) misura altezza per radice di tre (1,73). Ora semplifichiamo: fermo restando il passo della bici, quindi il valore dell’ipotenusa, fissiamo l’altezza a un metro e la distanza tra la base e il vertice a un metro e mezzo. Perché proprio la lunghezza della nostra MTB? Nessun trucco, nasce dallo studio di foto, filmati e prove pratiche. Dossi troppo corti e ripidi, a gradino, sono impegnativi (azione discontinua). Bassi e lunghi... non si riesce a “pompare” il terreno, poca velocità. Il risultato dovrebbe essere qualcosa del genere:
Elaborazione tratta dal dvd “Foundamentals” - rider Chris Powell
La sequenza ci permette di fare alcune osservazioni: Sul pump track si procede senza pedalare. Quando si affronta la parte ascendente del dosso, prima le braccia, poi le gambe assorbono il terreno, si alleggerisce la bici per non perdere velocità. Nella fase discendente, prima le braccia, poi le gambe spingono il terreno, in gergo si dice che stiamo “pompando” per ottenere velocità. Notare come la gomma posteriore viene schiacciata nelle compressioni. Per avere un’idea salite in piedi sulla bilancia: da fermi avrete il vostro peso, se iniziate a saltare l’ago della bilancia oscillerà tra un valore maggiore nelle compressioni e minore nelle estensioni.
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Appunti per un PUMP TRACK
Sarà divertente? Che velocità posso raggiungere? Giudicate voi... stessa pista, stesso rider.
La finalità di questo tipo di allenamento è percepire il terreno in termini di forze contrarie o concordi al verso di percorrenza e di sperimentare le diverse posizioni corpo-bici. Acquisiti gli automatismi, nelle nostre escursioni andremo ad alleggerire le ruote quando affrontiamo dei tratti sconnessi (come per la fase ascendente del dosso) e ad aumentare la pressione sulle ruote per avere maggiore trazione in curva o per ottenere velocità (come per la fase discendente del dosso).
CENNI SU REALIZZAZIONE E MANTENIMENTO Il terreno migliore per realizzare un pump track è in piano, senza sassi e dotato di un drenaggio naturale. Poi nasce il grande dilemma: meglio scavare o portare camion di terra? Scavare è la soluzione più economica. È buona norma misurare bene e delimitare con paletti da campeggio o bandierine l’area a disposizione. Si risparmiano ore di lavoro se la lavorazione grezza viene effettuata con un mezzo di movimento terra, poi a mano le finiture con carriola, pala, vanga e rastrello e un rullo compattatore. Per realizzare l’ovale, il primo elemento da costruire è la parabolica con raggio interno di tre metri. Il raggio della curva sarà la naturale prosecuzione dell’asse mediano passante per i dossi.
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Appunti per un PUMP TRACK Il profilo della curva sarà dolce, per poi salire rapidamente. La parte discendente del dosso deve fondersi con la parabolica. Poi si procede con i dossi fino alla parabolica che chiude. È impossibile essere accurati nelle misure, la linea guida è che non deve esserci terra piatta tra i dossi, né tra dossi e parabolica. TERRA PIATTA = IMPOSSIBILITÀ DI POMPARE Realizzata la forma grezza, l’ideale è innaffiarlo e compattarlo, poi ripetere le operazioni di rifinitura... e ancora bagnare e compattare.
Foto: www.gamestown2010.ca
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Appunti per un PUMP TRACK NOTE FINALI Scrivo questi appunti mentre sto curando la broncopolmonite. In cifre: 18 intramuscolo, tre scatole di antibiotici vari, 200 minuti di aereosol… però avere il tempo di fermarsi e riflettere è un valore che spesso viene trascurato. Ho voluto descrivere in modo semplice un’UNITÀ DIDATTICA : il pump track, valida sia per lo sviluppo delle abilità specifiche, sia per l’esercizio fisico. Concedetemi ora una riflessione su come vorrei una scuola di MTB. Salvo rare eccezioni, siamo in forte ritardo rispetto ad altri sport, non per mancanza di passione e professionalità dei maestri, ma per mancanza di strutture. Credo che organizzare una scuola in unità didattiche, ossia realizzare aree tematiche permanenti, renda chiaro sia a cosa è dedicata l’intera struttura, sia a quale esercizio specifico sono dedicate le singola unità. Il pump track è una di queste, e i ragazzi ne verranno spontaneamente attratti.
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