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L’ultimo viaggio dei faraoni
FUNERALI ALLA CORTE EGIZIA LA MORTE DEL FARAONE
IL SOVRANO D’EGITTO AL COSPETTO DELLE DIVINITÀ
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In questo affresco presente nella tomba di Thutmose IV, nella Valle dei Re, le divinità accolgono il faraone nell’aldilà. La dea Hathor e gli dei Anubi e Osiride gli porgono l’ankh, simbolo della vita, affinché possa rinascere. Sotto, amuleti funerari. Museo egizio, Torino.
Quando un sovrano spirava era sottoposto a un lungo processo che iniziava con la mummificazione e terminava con la sepoltura. Davanti alla tomba si celebravano gli ultimi rituali affinché il faraone potesse raggiungere serenamente l’aldilà
La residenza era in silenzio, i cuori erano in lutto, le due grandi porte erano suggellate, i cortigiani stavano con la testa sulle ginocchia, il popolo era in lamento». In tal modo il testo Le avventure di Sinuhe descrive la reazione alla morte del faraone Amenemhat I, avvenuta nel «terzo mese della stagione invernale, il giorno sette» del trentesimo anno del suo regno (1910 a.C. circa). Il dolore del popolo egizio
si rinnovava ogni volta che un sovrano moriva. Da allora, infatti, si spalancavano un vuoto provvisorio di governo e un intermezzo angosciante per l’intero Paese, visto che alla dipartita del re si bloccava l’ordine del cosmo, che si sarebbe ricostituito solo all’incoronazione del successore.
Era inoltre un periodo di lutto, in cui la corte si dedicava ai preparativi per la tumulazione del faraone. L’addio al sovrano sarebbe culminato in una grande processione funebre, durante la quale la sua mummia sarebbe stata trasportata fino alla tomba, dove avrebbe riposato in eterno. Nel Nuovo regno – il lasso di tempo cui si riferiranno i paragrafi seguenti –, il tragitto iniziava nel palazzo reale di Tebe e terminava presso la sepoltura che ogni faraone si era già fatto costruire nella Valle dei Re.
Nel laboratorio di mummificazione
Dopo il decesso, il cadavere del monarca veniva trasportato durante una prima processione dal palazzo reale a un edificio vicino al fiume. Qui il corpo veniva purificato con l’acqua del Nilo, dopodiché veniva spostato nel laboratorio di mummificazione, in cui per settanta giorni era sottoposto a diversi trattamenti. La mummificazione aveva lo scopo di far acquisire al cadavere l’aspetto di un essere ancora vivo, in modo che il ka, la forza vivente, potesse riconoscere il “supporto” fisico cui era appartenuto, nutrendosi quindi delle offerte che gli avrebbero consentito di superare la morte.
Una volta disidratata, la mummia veniva avvolta in bende di lino e in un sudario e poi introdotta nella bara, con sopra la maschera funeraria. Durante l’ultima notte di permanenza nel laboratorio il sacerdote-lettore – “colui che porta il rituale” – recitava a voce alta alcune liturgie magiche. Era una sorta di veglia, ripetuta ogni ora, in cui si rivolgevano diversi scongiuri a più divinità affinché quella notte proteggessero la mummia.
Nelle lunghe ore di veglia i sacerdoti esorcizzavano il male scongiurando: «Non entrare in questa stanza sacra dove si trova
SCIENCE SOURCE / AGE FOTOSTOCK
BRIDGEMAN / ACI ROTOLO DI LINO PROVENIENTE DAL DEPOSITO D’IMBALSAMAZIONE DI TUTANKHAMON NELLA VALLE DEI RE. MET, NEW YORK. L’ARTE DI MORIRE IN EGITTO
2532-2503 a.C.
Durante il regno di Micerino e nella tomba di Debeheni è rappresentato per la prima volta un funerale; compaiono danzatori e officianti.
PROCESSO DI MUMMIFICAZIONE
Il disegno ricrea le fasi finali del processo d’imbalsamazione di Tutankhamon. Un sacerdote con la maschera del dio Anubi legge il rituale mentre gli imbalsamatori bendano il corpo, frapponendo amuleti tra le garze.
1955-1920 a.C.
In Le avventure di Sinuhe il successore del defunto Amenemhat I concede a Sinuhé una bella tomba con un corredo.
1550-1069 a.C.
A questo periodo risale il Libro dei morti. Nel primo capitolo sono descritti i riti e i partecipanti ai funerali.
1479-1425 a.C.
Con Hatshepsut e Thutmose III i sacerdoti funerari rivestono tale carica perché membri di famiglie influenti.
1336-1327 a.C.
Il trasporto della mummia reale e la cerimonia di apertura della bocca sono rappresentati nella tomba di Tutankhamon.
I DEVOTI SERVITORI DEL DIO
ANCHE SE PER CONVENZIONE chiamiamo sacerdoti quegli officianti che intervenivano nel culto funerario o nei riti per gli dei, sarebbe più corretto denominarli servitori. In Egitto non esisteva un’istituzione religiosa che funzionava come settore indipendente dal resto dello stato. Difatti i sacerdoti – o, appunto, servitori – erano una sorta di funzionari privilegiati. Tale carica era riservata alle famiglie influenti e chi la ricopriva lavorava nell’amministrazione pubblica. Una parte di loro veniva assegnata ai templi funerari fondati dai faraoni. I numerosi edifici dipendevano dal grande santuario di Amon a Karnak, ma avevano ciascuno un proprio organico, che si preoccupava di mantenere il culto e le offerte riservati al monarca. A tale scopo, i templi ricevevano esenzioni fiscali e potevano contare su generose donazioni in perpetuo, ovvero per l’eternità.
ORONOZ / ALBUM
PROCESSIONE FUNEBRE
A destra, scena dalla tomba del visir Ramose con portantini che reggono un letto funerario, arche, una sedia e vasellame.
SACERDOTE FUNERARIO
A sinistra, frammento di pittura murale rinvenuto a Deir el-Medina. Mostra un sacerdote sem. Musée du Louvre, Parigi.
Osiride! Non permettere che il disastro [una seconda morte, stavolta definitiva] accada di nuovo». All’alba la mummia del faraone faceva ritorno al palazzo dove, in segno di affetto, le donne l’adornavano con ghirlande di fiori, simbolo di rinascita. In quel momento aveva inizio il funerale vero e proprio, una lunga e complessa processione durante la quale si succedevano diverse cerimonie che si concludevano con la deposizione della mummia nella tomba e il banchetto funebre. Gli imbalsamatori avevano già adagiato le spoglie del sovrano in una bara antropomorfa, ossia dalla forma umana, che veniva riposta in un catafalco o baldacchino e collocata su un appoggio che ne facilitava il trasporto.
MASCHERA FUNEBRE IN ORO DI TUIA, RITROVATA NELLA SUA TOMBA NELLA VALLE DEI RE. MUSEO EGIZIO, IL CAIRO.
Nel corteo figuravano pure altri sarcofagi dalle dimensioni maggiori in cui sarebbe stata introdotta la bara con la mummia una volta trasportata all’interno della tomba. Su una lettiga più piccola viaggiavano poi i vasi canopi, in cui riposavano le viscere del defunto mummificate a parte. Questi contenitori erano protetti dal dio canide Anubi, divinità legata alla necropoli e alla mummificazione del defunto.
Corredi incredibili
Un gruppo di portantini reggeva il corredo che, nel sepolcro, avrebbe tenuto compagnia al faraone. Nessun abitante dell’Egitto poteva competere con il faraone in numero e qualità di rituali funebri e di oggetti presenti nel corredo, realizzati dai migliori artigiani. In questo modo il sovrano poteva tenere con sé per l’eternità tutti gli elementi a lui necessari.
Sarebbe impossibile descrivere qui nel dettaglio l’infinità di manufatti presenti nel corredo di un regnante. La tomba di Tutankhamon può essere presa come esempio di tale sfarzo e, sebbene probabilmente il giovane faraone possedesse un corredo davvero ricco – l’unico, tra l’altro, giunto integro ai nostri giorni –, anche la dotazione di altri
AKG / ALBUM
IL CORTEO FUNEBRE
Il disegno evoca la processione che accompagnò il faraone Tutankhamon fino alla sua tomba, costruita in precedenza nella Valle dei Re. Qui il sovrano fu inumato con un ricco corredo funerario. L’illustrazione s’ispira a una pittura presente nella camera funeraria del faraone stesso, che mostra il trasporto del sarcofago su un baldacchino.
Familiari. Parenti e congiunti accompagnano la comitiva funebre fino al luogo di sepoltura. Scrigno canopico. Nel cofanetto sono riposti i vasi canopi, con le viscere mummificate del faraone.
Prefiche. Le donne sono state pagate per piangere e lamentarsi a voce alta per la morte del faraone. Sacerdote sem. Questi sacerdoti funerari sono vestiti con una pelle di leopardo e compiono i riti davanti alla tomba.
Baldacchino. La bara con la mummia del defunto è collocata su un baldacchino, e l’insieme è disposto su un supporto che viene trainato fino alla tomba. Portantini. Una lunga processione di servitori accompagna il corteo funebre portando cassepanche, vasellame e altri oggetti lussuosi che costituiscono il corredo funerario.
MUSICA PER FAR RINASCERE IL DEFUNTO
NELL’ANTICO EGITTO l’arte musicale non era considerata un semplice intrattenimento, e si credeva piuttosto che consentisse di congiungersi alle divinità. Nei riti mortuari agiva come elemento magico che, assieme alla danza, stimolava la rinascita del defunto e la sua comunicazione con gli dei. Grazie alle decorazioni di tombe private rinvenute a Tebe ovest si conosce oggi il tipo di musicisti che prendeva parte ai funerali e accompagnava il banchetto che ne segnava la conclusione. Nelle rappresentazioni gli artisti suonano diversi strumenti a corda, tra cui due tipi di arpa, e anche liuti e lire. Compaiono pure strumenti a fiato, come oboi o flauti, e altri a percussione, come sistri, tamburi, tamburelli, cembali e una sorta di nacchere.
DEA / SCALA, FIRENZE
TAVOLA DI OFFERTE
La pittura a destra raffigura la regina Nefertari davanti al pasto allestito nella sua tomba perché possa nutrirsi nell’aldilà.
MUSICA NELLA SEPOLTURA
Il bassorilievo della mastaba di Leteya a Saqqara (XIX dinastia) mostra un musicista chino mentre suona un flauto.
sovrani del Nuovo regno doveva contemplare ogni sorta di beni di lusso. Tra gli oggetti di uso quotidiano comparivano tessuti, letti, scatole, sedie, fiori, bestiame, unguenti, vino, maschere, vestiti, pelli esotiche, statue e perfino uccelli e pesci destinati al sacrificio, proprio come durante le cerimonie celebrate in vita. Non mancavano ovviamente gli amuleti e gli ushabti, statuette che avrebbero magicamente preso vita al posto del defunto non appena Osiride gli avesse chiesto di assolvere i compiti del mondo ultraterreno.
La processione
In testa alla comitiva funebre si trovava il successore del re, che svolgeva il ruolo di sacerdote sem ed era l’officiante principale. Si credeva che incarnasse Horus, figlio del dio dell’inframondo Osiride, a cui veniva associato il re defunto. Accanto a lui procedeva
USHABTI O STATUETTA FUNERARIA DEL FARAONE RAMSES IV, SCOPERTO NELLA SUA TOMBA DELLA VALLE DEI RE. MUSÉE DU LOUVRE, PARIGI. il sacerdote-lettore, che agiva invece in rappresentanza del dio Thot, conoscitore di liturgie e d’incantesimi. Anche altri sacerdoti prendevano parte al corteo: i più importanti si coprivano con pelli di leopardo, vere o finte, che gli conferivano simbolicamente il potere e ne palesavano il ruolo magico. Accanto a loro sfilava il visir – la “mano destra” del regnante, che assolveva i compiti di governo del Paese –, altri nobili della corte e membri della famiglia reale, come le seconde mogli e i figli. Nel gruppo sfilavano pure alcuni degli imbalsamatori intervenuti per dare una nuova vita al faraone.
Alcuni uomini appartenenti alla sfera più intima del defunto – nei testi giunti a noi sono nove, emblemi della pluralità – tiravano il supporto con sopra la bara. Se però questa era troppo pesante, si ricorreva a corde e a buoi. Mentre il corteo avanzava, si purificava la strada con del latte. Seguivano i portantini con il corredo, mentre altre persone tenevano in mano foglie di papiro e di loto. Li accompagnavano servitori, musicisti, cantanti e ballerine che eseguivano danze sacre, e perfino alcuni degli artigiani che avevano scolpito le statue del faraone perché questi potesse essere riconosciuto nelle sue rappresentazioni nel
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ELISA CASTEL
ALL’INGRESSO DELLA TOMBA
A destra, un sacerdote svolge il rito di apertura della bocca davanti al defunto mentre i servitori trasportano il corredo.
BALLERINE MUU
A sinistra, bassorilievo della tomba di Renni a el Kab in cui si vedono due ballerine muu, con il tipico copricapo, davanti a un giardino funebre.
caso in cui la mummia si fosse deteriorata. A fianco della bara si collocavano due dei personaggi femminili più importanti: la vedova e un’altra donna, che incarnavano le dee Iside e Nefti. Entrambe accentuavano smorfie di dolore e intonavano canzoni funebri e magiche. Erano loro a guidare il gruppo costituito dalle prefiche, donne di diversa età che si tramandavano il ruolo da madre a figlia. In più tombe aristocratiche sono raffigurate mentre alzano le braccia in segno di dolore, si gettano la polvere sulla testa e piangono; a volte sono in compagnia di uomini, anch’essi dall’aria afflitta. Assieme a loro camminavano dei cantanti, che esortavano il faraone a rinascere e chiedevano agli dei di accoglierlo come un loro pari. Il corteo saliva su una ridotta flotta di grandi barche e attraversava il Nilo in direzione della sponda occidentale, dove si trovava
PREFICA. STATUETTA DI TERRACOTTA DIPINTA CHE RAPPRESENTA UNA DI QUESTE DONNE. LOUVRE, PARIGI. la Valle dei Re. Tutte le imbarcazioni seguivano quella principale, con a bordo la bara e la mummia reale, che era rimorchiata da un altro natante o trainata dalla riva. Altre chiatte trasportavano il corredo e le offerte. Una volta giunti sull’altra sponda, si procedeva a deporre il carico. I sarcofagi del faraone e i canopi erano trasportati fino alla tomba nella Valle dei Re grazie a delle lettighe, che si snodavano in mezzo al deserto mentre i servitori reggevano a spalla il corredo e le offerte.
Soste obbligate
La processione non giungeva direttamente alla tomba, ma faceva almeno ventuno soste per portare a termine i riti che avrebbero garantito la sopravvivenza del faraone nell’aldilà. Li presiedeva il sacerdote-lettore, che leggeva un papiro. Durante le funzioni si bruciava l’incenso in recipienti speciali, perché si credeva che le divinità avrebbero gradito il fumo, mentre le forze maligne se ne sarebbero tenute lontane. Tra i rituali vi erano libagioni purificanti con l’acqua sacra del Nilo e il latte, conservato in vasi preposti a tale scopo. I sacerdoti assegnati ai funerali invocavano l’aiuto degli dei perché questa fase era la più importante e delicata per l’immortalità del defunto.
ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN, MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE © JEAN-CLAUDE GOLVIN / ÉDITIONS ERRANCE.
PANORAMICA DEL WADI
PRINCIPALE DELLA VALLE DEI RE CON L’ACCESSO AD ALCUNE TOMBE.
KENNETH GARRETT
Quando la comitiva era ormai vicina alla tomba entravano in scena due ballerine muu, che rappresentavano incarnazioni degli antenati, davano il benvenuto al corteo e concedevano l’autorizzazione ad avanzare. Nei funerali la musica e la danza erano fondamentali per la rinascita del defunto.
Davanti alla tomba
All’ingresso della sepoltura, che sarebbe stata la casa terrena del re e il luogo del suo eterno riposo, si compivano gli ultimi rituali e si pronunciavano le “glorificazioni”, ossia lodi del faraone scomparso. Il rito più rilevante era la cerimonia di apertura degli occhi e della bocca, che serviva a ravvivare i sensi e le pulsioni che il defunto aveva avuto in vita – in particolare la vista, il gusto e il sesso – perché potesse utilizzarli nell’oltretomba. A questo punto s’introduceva la bara con la mummia negli altri sarcofagi trasportati dal corteo. Assieme al sacerdote-lettore e al sacerdote sem, alcuni uomini adagiavano poi la bara più grande all’interno di un ultimo sarcofago di pietra, già presente nella camera funeraria.
Nel sepolcro erano già state deposte pure grandi quantità di cibo e di bevande, preparate nelle cucine dei templi sparsi sulla riva occidentale di Tebe. Parte di queste leccornie era consumata in un sontuoso banchetto nel corso del quale i membri del corteo e i familiari, agghindati con le vesti migliori, celebravano il felice “approdo” del defunto nell’aldilà. Non era un pasto comune e faceva parte delle tappe finali del funerale. Data la sua importanza, richiedeva sacrifici propiziatori di animali, libagioni e fumigazioni con incenso, come avveniva in quasi tutti i rituali dell’antico Egitto. Una parte delle offerte era collocata nella tomba perché gli egizi credevano che i defunti avessero bisogno d’idratarsi e nutrirsi al pari dei vivi.
Una volta che i sacerdoti della necropoli avevano sigillato la sepoltura, i componenti del corteo abbandonavano la Valle dei Re, certi che il faraone avrebbe superato con successo il giudizio finale e che si sarebbe goduto la nuova vita nell’aldilà.
ELISA CASTEL EGITTOLOGA
Per saperne di più
SAGGI
La vita oltre la morte Maria Cristina Guidotti (a cura di). Pacini, Pisa, 2013. La morte come tema culturale Jan Assmann. Einaudi, Torino, 2002. Il libro dei morti egiziano Pietro Testa. Harmakis, Montevarchi, 2018.
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CAMERA FUNERARIA DI AMENHOTEP II
Vi risalta il grande sarcofago in granito del faraone, posto sotto il livello del pavimento. Le pareti sono ricoperte da testi funebri che aiutano il re a raggiungere serenamente la sua meta nell’aldilà.