FREEPRESS Periodico di cultura e spettacoli n. 3 - febbraio 2015 supplemento di RAVENNA&DINTORNI
R O M A G N A & D I N T O R N I Un particolare del dipinto “Alla scuola di Ballo” di Giovanni Boldini, in mostra ai musei di San Domenico di Forlì
VERNICI DI FEBBRAIO IL MESE DELLE GRANDI MOSTRE, DA FORLÌ A RAVENNA ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • eventi
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R&DCULT febbraio 2015
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SOMMARIO
L’ EDITORIALE
• MUSICA I 25 anni di Area Sismica ..........pag. 4
2015: le novità di R&D Cult
• TEATRO La psicologia di Haber ..................pag. 8 • CINEMA Un film svedese, ma comico.....pag. 14 • LIBRI La scrittura secondo Ghinelli....pag. 16 • ARTE Da Boldini al Belpaese ............pag. 20 • GUSTO La mora romagnola .................pag. 24 • JUNIOR Il carnevale dei piccoli .............pag. 28
Uscito in via sperimentale con due numeri a fine 2014, con l’anno nuovo R&D Cult cresce e prende una forma più definita, innanzitutto come cadenza e numero di uscite. Da questo numero e per tutto l’anno lo troverete infatti in distribuzione gratuita per tutta la Romagna a partire da ogni ultimo giovedì del mese per scoprire i principali appuntamenti di musica, teatro, libri e arte del mese successivo. Continueremo a proporvi anche curiosità, interviste, recensioni per approfondire ciò che accade da queste parti e per conoscere meglio i protagonisti della vita culturale romagnola che hanno saputo uscire dai confini della provincia per parlare a tutti. Non solo, dal 2015 inauguriamo anche una nuova rubrica dedicata alla “cultura d’impresa” con interviste a protagonisti del mondo economico locale per capire se e come sia possibile un ponte tra i due mondi, convinti come siamo che la contaminazione sia necessaria, che la parola cultura, intesa come sapere, come insieme di conoscenze ma anche di valori, di possibili letture del mondo, di interpretazioni di ciò che ci circonda e di ciò che nell’uomo è più profondo, intesa come ricerca di piacere e appagamento emotivo e intellettuale, debba diventare un tema condiviso, debba riguardarci tutti. E debba dunque riguardare anche l’imprenditoria, anche i protagonisti del mondo economico che fanno cultura con le loro imprese, che possono incentivarla, declinarla, incoraggiarla, fruirla e anche finanziarla. Abbiamo cominciato da Andrea Farina, fondatore di un colosso locale tutto rivolto all’innovazione, Itway: la sua intervista la trovate a pagina 30 nella nuova sezione “Extra”.
• EXTRA Parla il patron di Itway ............pag. 30
Uno scatto della piallassa di Ravenna del photoblogger Adriano Zanni: le sue immagini sono in mostra dal 7 febbraio al 1 marzo alla Galleria Mirada (via Mazzini, 83 Ravenna, inaugurazione alle 18, aperta mercoledì dalle 10 alle 13 e dal venerdì alla domenica dalle 15 alle 19) e al Fargo Caffé (via Girolamo Rossi 17 a Ravenna) dall’ 8 febbraio, sempre al 1 marzo, inaugurazione alle 18 con l’editore Onga. Le foto, uscite anche raccolte in un’originale edizione, fanno del progetto Red Desert Chronicles, scatti in bianco e nero della Ravenna di Antonioni al giorno d’oggi che Zanni porta avanti da tempo anche tramite il blog su www.ravennaedintorni.it. Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 3 supplemento a
R&D anno XIV nr. 613 del 22-1-2015
Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 - 392 9784242
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Magnani, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni. Redazione: tel. 0544 271068 Fax 0544 271651 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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MUSICA
DAL VIVO
TRA EMO E POST-PUNK, CULTO E LEGGENDA, CON PERE UBU E MINERAL Il primo febbraio al Velvet di Rimini una delle poche date europee del tour della reunion degli americani Mineral (foto a destra), tra i protagonisti della scena emo indie-rock degli anni Novanta. Sono una leggenda del post-punk, invece, gli americani Pere Ubu del carismatico David Thomas (a sinistra in una foto di Massimo Serena Monghini), con alle spalle quasi 40 anni di carriera, che tornano il 21 febbraio al Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna) dove sono da segnalare anche i concerti del 24 febbraio dei maestri del desert rock Fatso Jetson e Yawning Man; del 17 febbraio con il rock-noir-slowcore degli Spain e del 27 con la psichedelia dei veneti Father Murphy (foto al centro).
Con il concerto di novembre al teatro Fabbri di Forlì degli Henry Cow – unica delle sole tre date mondiali organizzate per la reunion di una band leggendaria in campo dell’avanguardia – si è raggiunto l’apice e chiuso una sorta di cerchio. Lungo un quarto di secolo. Per l’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì) quella in corso è la venticinquesima stagione di concerti, venticinque anni in cui si ripete un piccolo miracolo. Come chiamare altrimenti un circolo di un paesino di collina nel cuore della Romagna in grado di attirare gente da ogni parte d’Italia per un concerto? «Essendo tutti tesserati (l’Area Sismica è un circolo Arci, ndr) posso citare esempi concreti: i nostri spettatori vengono da Roma, da Torino, da Rovereto, da Milano... Anche per questo abbiamo deciso di spostare i concerti al tardo pomeriggio, per fare in modo che poi chi viene da fuori possa tornare a casa a un orario decente». A parlare è il direttore artistico Ariele Monti, tra i gestori del locale dal lontano 1993 (l’unico fondatore, che ancora è nello staff dell’Area Sismica, è invece Gionni
AVANGUARDIA
Quel piccolo miracolo tra le colline Il circolo Area Sismica compie 25 anni. «Abbiamo spettatori da tutta italia, dai 18 ai 70 anni...» Gardini). «Sappiamo di proporre anche concerti difficili, ma non lo sono tutti. Vogliamo testimoniare che esiste anche una musica slegata dal ritorno commerciale, frutto solo della ricerca artistica e delle capacità tecniche. E per fortuna ci siamo resi conto che, dopo averli persi per qualche anno a causa probabilmente della sbornia di internet, ora anche i più giovani cercano di essere curiosi e sono tornati all’Area Sismica.
Possiamo dire senza possibilità di smentita che i nostri clienti vanno dai 18enni ai 70enni...». Sul palco del piccolo locale forlivese passano abitualmente alcuni monumenti viventi della musica di ricerca di diversi ambiti, dal free jazz all’elettroacustica, dalla contemporanea fino alla neoclassica, che oggi non è così scontato riuscire ad ascoltare dal vivo: «Alcuni, come Rob Mazurek (trombettista e composito-
re americano di culto, noto tra gli altri progetti per i suoi Chicago Underground e Sao Paulo Underground, ndr) sono ormai degli amici», sorride Ariele che poi sottolinea come a tenere in piedi il tutto ci sia la passione e poco altro: «Riceviamo un minimo di contributi pubblici da Comune e Regione, ma solo per evitare di tenere i prezzi dei biglietti a 30 euro come dovrebbero essere se fosse un’attività imprenditoriale. Noi siamo tutti
MUSICA
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5 DAL VIVO A TUTTO SWING
ELETTRONICA
I Good Fellas (nella foto di Eleonora Rapezzi) con Ray Gelato saliranno sul palco del Naima di Forlì il 7 febbraio.
Il 21 febbraio al Club Adriatico di Ravenna (Almagià, zona darsena) si esibirà il dj tedesco Nick Höppner, tra i punti di riferimento della scena techno e house underground
BALERA POP Il 7 febbraio i Saluti da Saturno, band romagnola fondata da Mirco Mariani (nella foto), ex batterista di Vinicio Capossela, suonerà al Teatro Verdi di Cesena. Si spazierà dalla balera al free jazz cantautorale...
R
volontari, abbiamo un altro lavoro e EVIVAL dall’Area Sismica non ci guadagniamo un euro...». TORNA LA STORICA RADIO MELODY Per quanto riguarda la programmazione di queste settimane, le esclusive nazionali All’Area Sismica sabato 21 febbraio tornerà in vita Radio Melody, continuano per esempio domenica 15 febstorica emittente rock cesenate anni ottanta e novanta. Alcuni dj della Radio riproporranno brani dell’epoca. Festa dalle 22.30. braio (alle 18) con il sassofonista inglese John Butcher, improvvisatore, sperimentatore nonché uno dei pilastri della scena jazz contemporanea. La domenica precedente, 8 febbraio, un supergruppo italoinglese (fiati, fisarmonica e percussioni) interpreterà invece recenti composizioni di due grandi sperimentatori come Christian Wolff e Alvin Curran. Febbraio terminerà il 28 (questa volta alle 22.30) con Mike Cooper, artista visivo e filmaker, pioniere negli anni ’60 del cosidetto british blues boom, che all’Area Sismica porterà un collettivo di improvvisatori che operano intorno a temi country Rob Mazurek blues rilocalizzati in una sorta di free-jazz. all’Area Sismica Luca Manservisi
LO SPETTACOLO LA DANZA INCONTRA IL ROCK CON I MARLENE KUNTZ AL TEATRO FABBRI DI FORLÌ Al teatro Diego Fabbri di Forlì domenica 8 febbraio alla 21 la danza incontra il rock nello spettacolo Il Vestito di Marlene. La particolarità del progetto sta nel fatto che sia i danzatori della Mvula Sungani Company che i Marlene Kuntz – la storica band di rock alternativo italiano protagonista del progetto – saranno presenti in scena. Il filo conduttore dello spettacolo è la figura femminile in tutti i molteplici aspetti che la contraddistinguono.
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MUSICA
6 DAL VIVO POP UNDERGROUND Tra i vari concerti del Sidro di Savignano da segnalare due band romagnole: l’indie-pop di Io e la Tigre (nella foto) il 4 febbraio e il pop “sonico” dei Cosmetic il 14.
JAZZ Al teatro Petrella di Longiano il 20 febbraio concerto jazz dei Trio3 con Stefano De Bonis al piano, Ares Tavolazzi al contrabbasso (nella foto) e Francesco Petreni alla batteria
FOLK E DINTORNI Al Vidia di Cesena il 21 febbraio il folk-rock dei toscani Bandabardò
CONSIGLI D’AUTORE
Quei dischi che parlano di noi da portare sull’isola deserta... di Antonio Gramentieri*
Nelle isole deserte, dicono, bisogna portare dischi di un certo tipo. Dischi-matrioska, dischi-multistrato, dischi-multitraccia e multiformi. Roba che orientata al sole del mattino possa offrire una sfumatura, e alla sera un’altra. I monoliti si lasciano a casa, qui servono colori e varietà. Cose che ci parlino di noi e del nostro essere umani, anche quando tutt'intorno è solo sole, mare e tempeste tropicali. Poi occorre prudenza. Conosco gente che si è fatta bella con queste classifiche, e poi si è ritrovata in un’isola deserta con una pila di dischi pallosisisimi, che aveva scelto solo per bullarsi con i lettori. A me mancheranno un sacco di cose belle: Mick e Keith, Jack McDuff con Gene Ammons, Cooder con Manuel Galban, Mississippi John Hurt, Nebraska, Gas-Food-Lodging, le melodie di Hitchcock e molti altri. Ma voglio star tranquillo e sull’isola ci porto, banalmente, questi magnifici sette classiconi enormi che si trovano anche alla Comet mezz'ora prima di imbarcarsi. Neil Young - On the beach. Perchè le parole diventano preziose quando il tempo si liquefà. Perché quando finiscono i ’60 delle utopie, e finiscono così male, fra hippie fritti che scappano sui monti, droghe cattive per nuovi isolazionismi, machismo rock da stadio e culti della personalità, allora si può persino capire Manson, Charles. E odiare tutte le star di Hollywood, e farsi un sogno cattivo in cui le ammazzi tutte nelle loro auto di lusso. Poi ci sono, consecutive, Motion Pictures e Ambulance Blues, vertici di un folk-ragnatela, a maglie larghe, che sa catturare ogni malinconia. E perché il vero amico è quello che ti dice quando stai pisciando nel vento. Brian Eno - Music for films. Aeroporti, vabbè. E altri mondi verdi. Ma qui Eno dipinge con tutta la tavolozza, senza neppure la fregola di essere minimale o pop. Intorno all’isola immaginiamo esserci molti pesci, e quando questo disco suona, magari anche in cuffia, l’umanità tutta diventa un acquario multicolore. Eno ha sempre una pulsazione, anche quando non si sente. Il suo segreto è stare sempre sincronizzato sul cuore. Trova il cuore in ogni cosa tocchi. E non stroppia, mai. Difficile trovare una sensibilità un cervello così intrecciati, e su piani così alti della Torre delle Canzoni. Paolo Conte - Paris, Milonga. Tutta l’Europa e tutta l’America dentro ogni nota, come forse solo Nino Rota, Mancini o il Trovajoli meno “di servizio”. In altre parole: alcune delle migliori melodie mai scritte con sopra alcuni dei migliori versi mai scritti. Nonostante questo capogiro costante, si sale a bordo il primo pezzo e si scende alla fine, divertendosi pure, e la musica italiana non è più la stessa. Conte, cittadino di un pianeta con una selezione genetica più avanzata della nostra, ha tutto ai massimi livelli, ma soprattutto un tocco narrativo che ti stende. Dice sei parole e il quadro è già completamente definito,
Da sinistra e in senso orario: gli Ac/Dc, Bob Dylan e Neil Young (in una foto del 1978)
il paesaggio, l’ambiente, i colori, i personaggi, la loro relazione spaziale ed emotiva. Romanzi di sei parole. Bob Dylan - Time out of Mind. L’unico che può mirare a un pareggio senza reti con Paolo Conte, qui in versione anziano sfocato. Novecentonovantesei, lui malato di cuore e malato d’amore. Quando mezzo universo lo dà per cotto da almeno tre lustri (tutti sordi, evidentemente, che dall’89 lo Zio aveva già infilato un paio di indizi chiari di Resurrezione) Sua Bobbità infila una sequenza di pezzi impossibili. La Dolcezza e il Blues, la Malinconia e il Blues, la Disillusione e il Blues. Lanois, Daniel, produce e capisce che ha in mano roba pesante. Litiga con Bob e con tutti i musicisti della session ma fa comunque a modo suo e missa il disco a mezz’aria, senza toccare terra, forse pensando al suo vecchio maestro (di cui abbiamo parlato due dischi fa).
Il risultato è Eterno. Una delle riflessioni sull’Amore (e sulla mancanza dello stesso) più vicine alle Sacre Scritture che la cultura contemporanea ci abbia consegnato. E non sto scherzando. Talk Talk - Spirit of Eden. Inventare un genere, e poi togliere il disturbo. Scrivere delle hit pop devastanti, e poi fare il contrario, altrettanto bene. Altro disco di paesaggi che si svelano, e di storie dentro i paesaggi. Canzoni, sempre canzoni. L’arte della sottrazione, musica statica-apparente-deriva che in realtà ti avvolge a spirali, e intanto si riappropria del senso degli elementi e del loro risuonare nello spazio. Legni, pelli, ottoni, ance. Disco di miracoli, e di nuove apparizioni a ogni giro. Un disco che è, da solo, un’isola. Non deserta. Lou Reed - New York. Si potrebbe pensare che basti White Light/White Heat, decenni prima, a spiegare a eventuali indigeni cosa sia un “suono urbano”. Forse è vero. Ma qui Lou parla di casa sua, e lo fa scavando nel Dna, nella carne viva di una metropoli al collasso. C’è un amore enorme, e una rabbia enorme sotto, che non diventa mai gesto ad effetto. Sono poesie di una bellezza abbacinante, da lacrime, rese con i nervi più scoperti del rock and roll. Nessun moralismo, nessun autocompiacimento, due chitarre basso batteria. Non riesco a pensare a un disco rock che mi piaccia più di questo, che abbia ascoltato più di questo, e che mi stanchi meno di questo. AC/DC - Back in Black. Una puntura di adrenalina nel cuore, per i giorni di solitudine e malaonda. Il rock ai limiti del tamarro ha - come noto - benefici fisici e psicologici indiscutibili. L'ingenuità del bambino che sogna, le erezioni selvagge dell'adolescente, le braccia tornite dell'uomo. Prendiamone il minimo indispensabile ma prendiamo, almeno, il migliore mai scritto. Australiani di sangue scozzese, fuoriclasse delle vibrazioni di pancia, e di un suono martellante che non dimentica neppure un istante il blues. Forse gli ultimi veri classici. Una band a cui tutti pensano col sorriso, ma che sottovalutare è un errore da dilettanti. * Antonio Gramentieri è un giornalista e musicista di Modigliana, tra i fondatori del free-press culturale romagnolo Gagarin, dirige il festival Strade Blu e con il suo gruppo Sacri Cuori suona in giro per il mondo
MUSICA
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7 DAL VIVO IL RITORNO DEI VERDENA
NOIR-CABARET?
L’atteso nuovo album del trio rock italiano è uscito a fine gennaio e i Verdena lo presenteranno al Velvet di Rimini il 27 febbraio in una delle prime date del loro tour nazionale
Il 6 febbraio al Valtorto di Fornace Zarattini (Ravenna) il duo romagnolo Roma Amor tra folk e cabaret dal sapore mitteleuropeo e dai tratti noir
PIANO SOLO Stefano Bollani spazierà come al solito tra classica, jazz e musica popolare il 22 febbraio al teatro Bonci di Cesena
CLASSICA
JAZZ
Dai Solisti di Zagabria fino al piano di Geniet e Giuseppe Albanese
A CESENATICO
Al teatro Alighieri di Ravenna alla rassegna di musica classica dell’associazione Mariani il 2 febbraio saliranno sul palco i Solisti di Zagabria, ensemble riconosciuto come una delle più importanti orchestre da camera internazionali, che si esibirà con la 22enne violoncellista Kian Soltani. Il 9 febbraio sarà la volta del violinista di fama internazionale Stefan Milenkovich, in duo con la pianista Srebrenka Poljak. Il 16 febbraio arriva il Quartetto d’archi del
Teatro di San Carlo, formato dalle prime parti dell’orchestra del teatro lirico napoletano che spazieranno da Puccini a Verdi, da Webern a Ravel. Al teatro Rossini di Lugo il 4 febbraio concerto del giovane pianista francese Rémi Geniet, alle prese con Bach e Chopin; il 19 febbraio programma classico (Haydn, Mendelssohn e Bartok) ma esecutori nuovi e dallo stile moderno col Quartetto Kelemen. Infine al teatro Bonci di Cesena il 10 febbraio alle 21
IL PROGETTO DI
FARISELLI
E
PAOLI
DEGLI
AREA
Venerdì 13 febbraio alle 21.30 al teatro comunale di Cesenatico nell’ambito della rassegna jazz salirà sul palco l’Area Open Project, progetto musicale che vede sul palco due membri degli Area, storica rock band sperimentale italiana, il fondatore Patrizio Fariselli (pianoforte, sinths) e Walter Paoli alla batteria. Con loro , Marco Micheli al basso elettrico per una fusione tra jazz e progressive.
A PIANGIPANE L’OMAGGIO
I Solisti Aquilani con Giuseppe Albanese al pianoforte (nella foto) alle prese con Liszt, Britten e Cajkovskij.
A
HANCOCK
E
BEATLES
Al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) nel mese di febbraio sarà protagonista il grande jazz. Il 27 l’appuntamento è infatti con il progetto del compositore e percussionista Stefano Calvano con il maestro Ivano Borgazzi al pianoforte per una serata dedicata al sound di Herbie Hancock (alla voce l’americana Irene Robbins). Il 20 febbraio saranno invece le canzoni tradizionalmente pop-rock dei Beatles a essere rivisitate in chiave jazz con l’Hot Trio e la voce di un’altra cantante americana, Ginger Brew (in precedenza al Socjale spazio anche al rock’n roll di Alessandro Ristori, il 6 febbraio, e a un tributo a Mina, il 13).
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TEATRO
PROSA/1
Alessandro Haber veste i panni di Freud Intervista all’attore che dice: «Preferisco i personaggi cattivi, sono più imprevedibili. I buoni sono noiosi» Zoppica, si trascina sotto il peso del suo corpo, tossisce, sputa. Il Sigmund Freud di Alessandro Haber ne Il visitatore è un Freud alla fine dei suoi giorni, senza più vitalità, amareggiato dalla vita e in collera con il mondo. Ogni personaggio che viene interpretato da Haber è un personaggio che si confronta con un altro personaggio, Haber stesso. Nell’arco della sua lunga carriera ha interpretato i ruoli più vari: disadattati, celebrità, reietti o piccoli eroi del quotidiano passando dal cinema di Mario Monicelli e Pupi Avati al teatro. «Quelli che amo di più sono i cattivi. Hanno più sfaccettature da esplorare, sono più imprevedibili, i buoni sono noiosi». Da dove parte il suo lavoro su un personaggio? «Parte sempre dal corpo. La fisicità mi guida a scoprirne il carattere. Per Freud non sono partito dai suoi saggi, ma da lui. Non avevo letto i suoi libri, sapevo chi era, quello da cui sono partito è il Freud anziano, stremato, che ha un cancro alla gola e di lì a poco morirà. Sono partito da lui, non dal suo pensiero. Dalla sua tosse, dalla voce roca a causa delle malattia, dalla sua camminata faticosa, dalla sua postura». In questo testo si cimenta con le parole di Éric-Emmanuel Schmitt, il suo lavoro precedente Art era di Yasmina Reza, è un periodo in cui si sente affascinato dalla drammaturgia contemporanea francese? «A me non importa se il testo è di un francese, di un inglese, di un polacco, se è Shakespeare o un contemporaneo, mi interessa solo che mi comunichi qualcosa. Anche con la drammaturgia contemporanea italiana ho fatto lavori memorabili come Segreteria telefonica di Amedeo Fago nel 1982 o Scacco pazzo di Vittorio Franceschi negli anni ’90 – da cui trasse il film omonimo del 2003 -. Questo testo mi fu proposto da Valerio Binasco – regista dello spettacolo – mentre eravamo in tournee con Art. Inizialmente non mi era piaciuto, mi sembrava troppo complesso interpretare Freud e questo straniero che forse è Dio, ma mi sono fidato di lui. Provandolo poi ho capito che funzionava ed era una scrittura fantastica da interpretate. I testi teatrali sono come le donne. A volte c’è quella bellissima di cui ti innamori, ma poi quando inizi a uscirci ti annoia subito, a volte
invece c’è quella che non ti sembra bellissima, ma poi scopri che ha delle cose da dirti e ti conquista. Perché un conto è il tema, un altro è come viene svolto. La drammaturgia è una cosa essenziale, se non funziona non si va da nessuna parte, ma anche se funziona ci vuole una regia e degli attori con cui
«Il mio lavoro
su un personaggio parte dal corpo: per Freud non sono partito dai suoi saggi, ma da lui
»
«Non mi importa che
il testo sia di un francese, di un inglese o di un polacco: mi interessa che mi comunichi qualcosa
»
si crea una musica. Il ritmo può essere veloce, lento, sincopato, urlato, ma il teatro è musica». Ha interpretato molti ruoli diversi tra loro, in laSopra: Alessandro Haber, sotto un’immagine di scena de Il visitator. Lo spettacolo di ÉricEmmanuel Schmitt con regia di Valerio Binasco con Alessandro Haber e Alessio Boni sarà al Teatro Alighieri di Ravenna fino all’1 febbraio e al Novelli di Rimini dal 20 al 22 febbraio.
vori anche molto complessi, quali l’hanno messo in maggior difficoltà? «Nel 1995 mi chiesero di fare Arlecchino. Il gli risposi categorico: “ma siete scemi!?”. Arlecchino era Strehler. Nessuno voleva farlo dopo Strehler, per tutti Arlecchino era Strehler e basta. Quando arrivai a casa dopo aver rifiutato la parte però ci ripensai. Tornai indietro e dissi. “va bene, ma si fa come dico io. Io non mi metto maschere in faccia e nemmeno quel vestitino a rombi colorati da cretino”. Così facemmo e fu un successo incredibile. Sono stato molto felice quando Paolo Rossi, recentemente intervistato da Repubblica, ha citato i due Arlecchini che lo avevano influenzato di più: quello di Strehler e il mio. Ho interpretato i ruoli più vari, ho fatto anche quattro volte l’omosessuale, in maniere molto diverse tra loro. Una ragazza che mi aveva visto mi chiese, “ma quindi non sei gay?”, dopo abbiamo avuto un figlio insieme…» Haber confessa però che la vita da attore non è fatta solo di applausi del pubblico e buone recensioni sui giornali. «Ci sono stati anche momenti di grande crisi, ma poi si rinasce. Meno male che ho avuto momenti difficili! Guai a sentirsi arrivati, sarebbe mortalmente noioso». Matteo Cavezzali
TEATRO
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PROSA/2
CATTOLICA
Da Aristofane a Severgnini Gli appuntamenti nei teatri della Romagna. Quattro spettacoli da Pirandello Dal classico al contemporaneo, le stagioni di prosa dei teatri romagnoli riservano un febbraio quanto mai vario. Tra i primi appuntamenti quello al Masini di Faenza, dal 3 al 5 febbraio, con Pierfrancesco Favino in Servo per due di Richard Bean. Poco distante, a Russi, il 3 febbraio, si può assistere invece alla pièce, quanto mai attuale che vede una coppia stretta nella morsa della crisi economica, Prigioniero della seconda strada di Neil Simon con Maurizio Casagrande e Tosca d’Aquino. E la storia di una coppia va in scena anche a Meldola: Marco Columbro e Gaia De Laurentiis saranno invece protagonisti di Alla stessa ora il prossimo anno di Bernard Slade sabato 21 febbraio. Il teatro Alighieri di Ravenna propone invece un grande classico della commedia greca: le Rane di Aristofane nell’allestimento della Fondazione Teatro Due, l’11 e il 12 febbraio alle 21. E sempre un classico, ma del Novecento, è quello che si può vedere al Masini dal 18 al 20: Il fu Mattia Pascal di Tato Russo. Sempre Pirandello protagonista anche a Rimini con Umbero Orsini che porta Il giuoco delle parti sul palco del Novelli dal 3 al 5. E ancora Pirandello interpretato da uno dei grandi del teatro italiano sarà anche al Bonci di Cesena, dove va in scena Enrico IV di Franco Branciaroli dal 12 al 15 febbraio. Sicuramente più sperimentale, invece, il Pirandello de I giganti della montagna della compagnia Fortebraccio teatro al Petrella di Longiano sabato 7 febbraio. Anche a Lugo arriverà una voce della grande Sicilia letteraria, questa volta quella di Sciascia, al Rossini dal 21 al 23 L’onorevole sarà interpretato da Enzo Verano, Stefano Randisi e Laura Marinoni. Dagli autori italiani agli stranieri: i testo più cupo di Harold Pinter, Ritorno a casa, è quello in programma il 14 febbraio al Novelli con il Teatro Metastasio Stabile della Toscana/Spoleto56 Festival dei 2Mondi per la regia di Peter Stein e che vede in scena Arianna Scommegna, Premio Ubu
CATTOLICA E FORLÌ
GOGOL CONTEMPORANEO Al Teatro della Regina di Cattolica (il 19 febbraio) e al Diego Fabbri di Forlì (dal 12 al 15 febbraio) va in scena L’ispettore generale di Nikolaj Vasil’evicGogol’ nell’adattamento drammaturgico di Damiano Michieletto che ne cura anche la regia nella produzione Teatro Stabile del Veneto e dell’Umbria
2014 come miglior attrice. Tra prosa e ricerca è anche lo spettacolo andato in scena a Cattolica martedì 24 febbraio con Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman diretto da Gabriele Lavia. Un testo contemporaneo è quello invece in programma a Cervia per il ritorno in Romagna (dopo il debutto a Rimini e le repliche a Faenza) del nuovo lavoro di Accademia Perduta tratto da testo di Massimo Carlotto con Claudio Casadio e Pamela Villoresi: Il mondo non mi deve nulla, il 21 e 22 febbraio. Contemporaneo e sorprendente è anche I giocatori di Enrico Ianniello, in una trasposizione da Barcellona a Napoli del testo di Pau Mirò, in scena domenica 8 febbraio al Novelli di Rimini. E sempre al Novelli, il 12 va invece in scena in un vero e proprio allestimento teatrale il noto giornalista Beppe Severgnini con il testo La vita è un viaggio di cui è interprete e autore.
ARANCIA MECCANICA Al Teatro della Regina di Cattolica martedì 10 febbraio va in scena l’adattamento teatrale di Arancia Meccanica di Antony Burgess per la regia di Gabriele Russo e le musiche di Morgan. Un produzione del Teatro Stabile di Napoli
RIMINI
IL BROKER FALLITO AL TEATRO DEGLI ATTI Tra musica e teatro, al teatro degli Atti di Rimini, venerdì 13 febbraio Il terminal. Blues del broker fallito di e con Giovanni Nadiani & Faxtet alle 21. Alle 17 dello stesso giorno Nadiani sarà inoltre ospite alla Cineteca comunale per l’incontro dal titolo “Ai sem!” sul dialetto nel contemporaneo
Accademia di Teatro Musicale Parola, Canto, Musica, Danza
Con il contributo di
Con il patrocinio di
COMUNE DI RAVENNA
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TEATRO
10 MONOLOGO IL CICLISMO EROICO SECONDO MARESCOTTI Al teatro comunale di Conselice, sabato 14 febbraio, si potrà assistere al monologo di Ivano Marescotti, firmato da Maurizio Garuti, nato in occasione dell’arrivo della tappa del Giro d’Italia a Lugo nel 2014. Una celebrazione delle fatiche eroiche del ciclismo che fu. Alle 21.
Giuseppe Battiston porta in scena Paul Auster
COMICO LE DONNE CHE CORRONO DIETRO AI LUPI DI DEBORA VILLA A BAGNACAVALLO Sabato 7 febbraio alle 21 al Goldoni di Bagnacavallo, Debora Villa va in scena con lo spettacolo Donne che corrono dietro ai lupi, una serie di microracconti ironici e taglienti, che prendono spunto dalla storia con la s maiuscola ma anche dalla cronaca, per fotografare la realtà della donna contemporanea.
LA RECENSIONE
Il Paul Auster di Giuseppe Battiston per spettatori, ma anche per lettori
CERVIA: I CONSIGLI DI PRAVETTONI
Una scrittura tersa, la capacità di trasformare un’esperienza personale in universale attraverso episodi, dettagli, momenti che permettono a chi ascolta di trasformarsi, di diventare il figlio che ha perso il padre, un padre distaccato e anaffettivo, di rivivere gli episodi della propria infanzia riordinando una casa piena di oggetti che riportano al passato. Una scena ingombra, un palcoscenico dove è necessario scavalcare mucchi di abiti stesi a terra, da cui raccogliere paia di scarpe tutte uguali. Una sedia, una cassa. Un solo attore, Giuseppe Battiston, a misurarsi con temi come la vita, la morte, l’essere padri, l’essere figli, a dar voce alle parole di un grandissimo scrittore come Paul Auster che in questo memoriale autobiografico affronta i fantasmi della propria vita passata e presente e trasforma un atto solitario come quello della lettura nel rito collettivo del teatro. L’incanto è totale e assoluto. Un Battiston mai sopra le righe sa portare il pubblico dalle lacrime al riso senza mai perdere il filo di una narrazione che parla di quanto più profondo ed essenziale riguarda l’essere umano, di quanto più spaventoso ci possa essere per l’essere umano: la vita. Colpe e concause che risalgono il filo delle generazioni, momenti drammatici del presente, racconti nel racconto contribuiscono a costruire il puzzle di personaggi reali che diventano letterari e tornano reali nella finzione del teatro. Una vertigine per lo spettatore/lettore coinvolto in un mix di emozione e pensiero, di riflessioni etiche e percezioni estetiche. Per chi ama la letteratura e apprezza il teatro. L’invenzione della solitudine è un’esperienza destinata a lasciare un segno profondo. Per chi non l’avesse ancora visto, l’appuntamento è al Diego Fabbri di Forlì il 5 febbraio. Federica Angelini
CINEMA IN CENTRO QUELLO CHE VOLEVI A RAVENNA ORA C’È.
PER VIVERE FELICI
Come truffare il prossimo e vivere felici è il titolo dello spettacolo che Paolo Hendel porta sul palcoscenico del Comunale di Cervia giovedì 12 febbraio alle 21. I consigli del suo celeberrimo personaggio, Carcarlo Pravettoni, per affrontare la crisi e diventare imprenditori di successo.
I 2015 PERSONAGGI DI MAX GIUSTI IN SCENA ALL’ALIGHIERI DI RAVENNA Venerdì 20 febbraio, sul palcoscenico dell’Alighieri di Ravenna, per la stagione di comico, salirà Max Giusti con la sua galleria di personaggi (il titolo dello spettacolo è appunto 2015 personaggi) collezionati in una carriera ormai trentennale e presentati da monologhi dell’attore e autore sull’attualità.
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TEATRO
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OPERA Una scena da “Far” di Wayne McGregor
Il nuovo Elisir con l’orchestra Cherubini
Per la stagione di opera lirica dell’Alighieri, il 28 febbraio e il 1 marzo, va in scena L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza (maestro del coro Corrado Casati) nel nuovo allestimento nato da una coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri di Ravenna.
DANZA CONTEMPORANEA
FOLK
CLASSICA
McGregor, Sonics, Silei: cibernetica, acrobazia, musica live
FLAMENCO E TARANTA A FORLÌ
A
Tre gli appuntamenti con la danza contemporanea in febbraio: sabato 7 alle 20.30 e domenica alle 15.30, all’Alighieri di Ravenna si potrà assistere a Far, coreografia dell’inglese Wayne McGregor su musiche originali di Ben Frost. McGregor, già ospite di Ravenna Festival nel 2011, è considerato uno tra i più interessanti coreografi inglesi dei nostri giorni. Far – acronimo di Flesh and the Age of Reason di Roy Porter, storia dell’esplorazione del corpo e dell’anima del XVIII sec. – è un mix di scienza, cibernetica e modern dance. Sempre il 7 febbraio, al Bonci di Cesena, invece va in scena la coreografia di Virgilio Sieni Dolce vita, archeologia della passione, con interpretazione di Giulia Mureddu, Sara Sguotti, Jari Boldrini, Ramona Caia, Maurizio Giunti, Giulio Petrucci, Claudia Caldarano, Marjolein Vogels e musiche di Daniele Roccato eseguite dal vivo dall’autore. Bisogna invece aspettare fino al 24 febbraio per ammirare la Meraviglia di Alessandro Pietrolini con le acrobazie dei Sonics, al Masini di Faenza.
Venerdì 20 febbraio alle 21 va in scena al Fabbri di Forlì “Battito” di Flamenquevive, un incontro fra percussioni africane, flamenco e taranta, Africa e sud Italia.
Al Bonci di Cesena, la compangia Junior Ballet di Toscana, il 20 febbraio alle 21, in collaborazione con AterDanza, porta in scena un classico: Giselle.
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RICERCA Non fa più alcuna vita sociale, non viaggia, non frequenta amici, non va a teatro a vedere i suoi testi messi in scena, non va al cinema, non vive più nemmeno con il marito, che vede solo uno o due mesi all’anno. Elfriede Jelinek soffre di una grave forma di sociofobia. Da anni il suo unico contatto con il mondo è la sua scrittura. Elfriede Jelinek ha ricevuto il Premio Nobel nel 2004. Anche in quella occasione non si è presentata, ma ha scritto un testo memorabile in cui ammetteva pubblicamente che tutti hanno la bocca e dunque possono muovere la lingua mentre lei è l’unica a non riuscire a usarla per parlare. Alla sua scomparsa dal mondo si è in qualche modo sostituita Elena Di Gioia che ha creato attorno ai testi della scrittrice il Focus Jelinek, un festival articolato in sei mesi con sedici spettacoli messi in scena nei teatri dell’Emilia-Romagna da compagnie emiliano romagnole. Elena, come è nato l’amore per Elfriede Jelinek? «Ci sono stati più momenti in cui mi sono innamorata di lei. Dieci anni fa ho sentito un suo testo messo in scena dalla compagnia di Roma “Quelli che restano”. Quella scintilla è rimasta silente per anni dentro di me. Leggevo le sue pubblicazioni mano a mano che uscivano, come lettrice silenziosa. Mi avevano colpito soprattutto i testi teatrali usciti per Ubu libri. Quando ho iniziato a cercare artisti per coinvolgerli nel festival ho scoperto che molti amavano i suoi testi e da tempo avevano in mente di metterli in scena. Altri invece si sono avvicinati alla sua scrittura proprio quando gliene ho parlato io, e ci si sono buttati a capofitto. Il mio è stato un innamoramento solitario che è diventato progetto con la forza della condivisione degli artisti». Il suo teatro in cosa diverge dalla sua prosa? «Ha due scritture molto differenti. In romanzi come Le amanti e La pianista, diventato noto per il film di Michael Haneke, mantiene una dimensione narrativa che nel teatro scompare. Jelinek ha un modo di scrivere con cui fare i conti. È, come si dice, post-drammatico. Non c’è una trama, non c’è uno sviluppo narrativo. Sono lunghi flussi verbali in cui lasciarsi scivolare. Nei suoi testi si tocca lo scoglio della comprensibilità. Jelinek richiede tenacia a chi la legge e la vede a teatro. Sono sfide, come ha detto anche lei: «Sono testi per il teatro, ma non per la messa in scena». Come ha descritto in una delle pochissime interviste che ha rilasciato lei «appende le parole dei testi teatrali agli attori come se fossero degli appendi abiti». Per gli attori comporta un lavoro non di immedesimazione o di impersonificazione, ma si tratta di fare i conti con le parole. L’attore deve essere estraneo alle parole che la sua bocca dice». Come crea i suoi testi? «Spesso lavora con il montaggio. Sono collage di citazioni e frasi prese dalla filosofia di Heidegger e di Fichte, dalla poesia di Hölderlin, ma anche tragedia greca, mescolata con articoli di giornale. Poi impasta tutto con nuove parole. Le citazioni non sono rivelate, ma è importane la scelta che fa in questi montaggi perché scava nella storia delle parole. Smaschera falsità attraverso il linguaggio, come diceva Wit-
Jelinek le parole appese agli attori Un festival coinvolge teatri e compagnie dell’Emilia-Romagna. Parla l’ideatrice Elena Di Gioia tgenstein crea una “mitologia del linguaggio”». Come si inserisce la Jelinek nella drammaturgia europea? «È una scrittura a cui in Italia non siamo abituati. Un modo unico di scrivere. Non offre emozione a teatro. Cerca qualcos’altro. La forza della sua scrittura è che ritrae quello che siamo tramite la deformazione. Nel fondo delle sue parole troviamo la natura del potere. Riporta in superficie cose che abbiamo voluto nascondere negli scantinati». La Jelinek non vede gli spettacoli tratti dai suoi testi, è una situazione molto particolare… «Lei dice che l’autrice è andata via. Ci sono solo le sue parole. Con quelle fate i conti. Le sue didascalie sono bellissime. Entra nei testi e descrive una regia dettagliata, e poi aggiunge “ma tanto so che farete quello che vi pare”. Ogni regista si confronta con questi testi liberamente. Alla fine è come leggere un libro, ognuno gli dà una propria interpretazione a prescindere da quello che lo scrittore aveva in mente mentre li scriveva». Il progetto coinvolge molte compagnie e teatri emiliano-romagnoli come Teatri di Vita, Chiara
A sinistra, una foto di Elfriede Jelinek, nata nel 1946 in Austria. Sopra Elena Di Gioia
FOCUS JELINEK/1
FOCUS JELINEK/2 A FAENZA
DALLA CRONACA A GOETHE: FAUSTIN AND OUT A FORLÌ Tra gli appuntamenti del festival dedicato a Elfriede Jelinek, il 10 febbraio alle 19 al Fabbri di Forlì c’è Faustin and out, sotto sopra dentro fuori il Faust di Goethe con Angela Malfitano, Francesca Mazza, Sandra Soncini, Matteo Angius e Fabrizio Arcuri (regista) e la partecipazione di Marta Dalla Via per una produzione di Tra un atto e l’altro, Accademia degli Artefatti. In questo testo Jelinek riprende la vicenda accaduta in Austria, del padre che ha tenuto segregata per anni la figlia nella cantina di casa, costringendola a un rapporto incestuoso. FaustIn and out è stato definito dalla stessa autrice “dramma secondario”: una specie di commentario teatrale all’opera di Goethe. Faustin and out, inedito in Italia, è stato appositamente tradotto da Elisa Balboni e Marcello Soffritti. Lo spettacolo è strutturato internamente in tre episodi; la durata integrale è 3h e 45' compresi due intervalli. Tel. 0543 712167.
Guidi, Fanny&Alexander, Elena Bucci, Ateliersi, cosa ha di particolare il teatro in Emilia-Romagna? «È un ambiente con grande disponibilità e curiosità. C’è stato un grande senso di condivisione di un progetto. Da fuori regione mi dicono che in Emilia-Romagna c’è un terreno fertile, uno spirito di collaborazione che in altri territori non c’è. Non a caso il progetto è nato qui. In Romagna siamo a Ravenna, Faenza, Forlì, Rimini, Montescudo, Lido Adriano, città per città, con spettacoli diversi. Percorrendo piccole distanze il pubblico può vedere differenti tasselli del focus». E con Elfriede Jelinek siete riusciti a parlare del progetto? «Sì, ci siamo sentite con pochi scambi di lettere. Ho voluto rispettarla, non ho voluto invadere il suo spazio. Sono poche intensissime lettere. Ha scritto pensieri giganteschi che ora sono sulle spalle di tanti. Era commossa. Sta seguendo il focus a distanza. Ha seguito il progetto fin dall’inizio, prima ancora che diventasse realtà. Ho avuto bisogno che lei lo sapesse mentre stavo coinvolgendo gruppi e teatri nel progetto. Non avevo ancora nessuna certezza che si realizzasse». Matteo Cavezzali
E
RIMINI LE
AMANTI DEL
TEATRINO GIULLARE
Il teatrino Giullare si misura nell’adattamento teatrale del romanzo di Elfriede Jelinek Le Amanti, in scena a Faenza, al Ridotto del Teatro Masini il 12 febbraio alle 21. Protagonista di questa storia è l'amore, nel racconto di due vite, quella di Brigitte, che lavora in una fabbrica di reggiseni, e quella di Paula, quindicenne che lotta contro i genitori per sfuggire a una vita senza prospettive. Lo spettacolo sarà in scena anche al Teatro degli Atti di Rimini venerdì 16 febbraio.
FOCUS JELINEK/3 A RAVENNA RADIO ZOLFO, CON I FANNY&ALEXANDER
ED
ELENA BUCCI
A Radio Zolfo, all’Almagià di Ravenna, intervengono atisti e studiosi attorno all’opera di Elfriede Jelinek, chiamati a rispondere ad alcune suggestioni nate dalla visione del Festival Focus Jelinek. La puntata, condotta dal gruppo di critici Altre Velocità, è accompagnata dalla performance La morte o la fanciulla? di Fanny & Alexander e dalla lettura di Elena Bucci del testo In disparte, il discorso che Elfriede Jelinek pronunciò nel 2004 per il conferimento del Nobel. L'evento è il 3 febbraio alle 21.
TEATRO
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RAVENNA/1
RIMINI E FAENZA CESAR BRIE
NE IL MARE IN TASCA E ALLA REGIA DI IN FONDO AGLI OCCHI
“Il giocatore” del Teatro delle Albe in scena a Vulkano Dopo essere stato presentato come opera lirica al Festival di Spoleto per Opera Nova 2014 Il giocatore di Marco Martinelli, ideato da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, con Alessandro Argnani – musiche originali appositamente composte da Cristian Carrara, spazio scenico e costumi di Ermanna Montanari e luci di Enrico Isola – viene presentato in una nuova modalità scenica a Vulkano a San Bartolo per Ravenna viso-in-aria, dal 28 gennaio fino al 15 febbraio. Con Il giocatore Marco Martinelli porta il pubblico a contatto con il pericolo del gioco d’azzardo, indaga la doppiezza dell’animo umano attratto da sfide autodistruttive. Una dipendenza interpretata da un Alessandro Argnani trasfigurato nei panni di un giocatore vittima dei suoi aguzzini.
Alessandro Argnani ne “Il giocatore”
EVENTO COLLATERALE
Doppio appuntamento in terra di Romagna con il lavoro dell’autore, attore e regista di origine argentina César Brie che calca le scene del teatro sperimentale e di ricerca dagli anni Settanta. Martedì 24 febbraio, al Novelli di Rimini, alle 21, porta personalmente in scena Il mare in tasca, storia di un attore che, svegliatosi, scopre di essere stato trasformato in un prete. Giovedì 26 febbraio, invece, al Ridotto di Faenza, va in scena In fondo agli occhi di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, sempre per la regia di Brie, uno spettacolo di nuova drammaturgia che affronta le tematiche della crisi e della malattia da questa prodotta e derivata.
FORLÌ
QUATTRO GIORNATE SUL GIOCO D’AZZARDO Come evento collaterale alla messa in scena de Il giocatore, dall’11 al 14 febbraio alla Casa Circondariale di Ravenna, al Palazzo del Cinema e dei Congressi e al Teatro Rasi si svolgerà “Per non morire di gioco d’azzardo”, quattro giornate di approfondimento tra proiezioni di documentari, incontri e un convegno, con la partecipazione di artisti, giornalisti e studiosi che stanno indagando questo fenomeno. Il progetto è realizzato da Ravenna Teatro grazie alla collaborazione del Comune di Ravenna Assessorato ai Servizi Sociali, Gruppo dello Zuccherificio e Ravenna Cinema.
RAVENNA/2 LE DONNE DI HITLER PER TEATRO I Per la rassegna Ravenna-viso-in-aria di teatro di ricerca, venerdì 6 febbraio, al teatro Rasi di via di Roma a Ravenna, alle 21, va in scena Teatro i con Eva (19121945) dalla trilogia "Innamorate dello spavento” un progetto in cui l’autore Massimo Sgorbani cattura le voci di alcune figure femminili legate ad Adolf Hitler che precipitano verso la fine del Reich.
NANOU
E
CRISTINA RIZZO
AL
DIEGO FABBRI
Mercoledì 18 febbraio alle 21, al Diego Fabbri di Forlì, doppio appuntamento con John Doe di Marco Valerio Amico di E/gruppo nanou (con Sissj Bassani, Alessia Berardi, Rhuena Bracci, Anna Marocco), dove John Doe è spunto in quanto il nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato fino al momento del suo riconoscimento. Mentre alle 22 va in scena BoleroEffect di e con Cristina Rizzo (performance Annamaria Ajmone, Cristina Rizzo, Simone Bertuzzi. elaborazione sonora e djing Simone Bertuzzi aka Palm Wine), un progetto che si articola intorno alla ricerca sul piano musicale di sonorità ritmiche da ballo, pensate come una corsa archeologica a partire dal Bolero di Ravel.
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CINEMA
CONTROCINEMA
Roy Andersson: la spietata comicità che non ti aspetti in uno svedese Perché andare a vedere l’ultimo (sconosciuto ai più) Leone d’oro di Venezia quando uscirà nelle sale di Albert Bucci *
In primavera uscirà nelle sale italiane il film vincitore dell'ultimo festival di Venezia 2014. Normalmente sarebbe un evento segnato sul calendario cinefilo e il pubblico sarebbe in trepida attesa. Ma in questo caso in pochissimi sanno già di cosa si tratta, anche perché l'effetto film-vincitore-di-festival-importante dipende dalle poche notizie in circolazione. Trattasi infatti del nuovo film di un regista pressochè sconosciuto in Italia: Un piccione seduto su un ramo riflette sul senso dell’esistenza, film svedese di Roy Andersson. Nelle menti del pubblico serpeggia sicuramente un “mmm” carico di dubbi, inevitabilmente indotto dal preconcetto cinematografico che i film svedesi saranno anche belli, ma sicuramente noiosi; preconcetto che nasce dalla nemmeno troppo subliminale equazione Cinema+Svezia = Ingmar Bergman, destinata a rovinare per chissà quanto tempo ancora il povero cinema svedese... Ma se anche si soprassedesse al suddetto preconcetto, non potrà comunque non scattare la domanda: Roy Andersson, ma chi sarà mai costui? Comprendo che ce ne sarebbe abbastanza per abbandonarsi a un gaudente e fantozziano “echissenefrega” e lasciare questo film svedese e vincitore ai soliti intellettuali repressi che nessuno frequenta perché noiosi quanto i film che guardano. I lettori sono perdonati, perché anch’io ebbi lo stesso preconcetto. Ho visto infatti il film al festival di Venezia, un lunedì mattina che non offriva alternative più allettanti sulla carta, entrando in sala senza sapere nulla del film, e aspettandomi un polpettone para-guru-intellettualoide che sarei stato pronto ad abbandonare a metà proiezione. E invece quella felice mattina sono rimasto sorpreso e incantato, uscendo con la consapevolezza di aver visto un capolavoro – e per giunta nemmeno noioso. Un piccione seduto su un ramo riflette sul senso dell’esistenza ha meritato il Leone d’Oro e i miei modesti sforzi saranno su come convincervi a vederlo quando uscirà. Veniamo al confronto più immediato che ogni regista svedese deve ahimè affrontare: quello con il mostro sacro Ingmar Bergman. Il buon regista Roy Andersson così risponde: «Forse ci sono delle analogie fra il mio cinema e quello di Bergman; ma lui non aveva umorismo. Questa è la differenza più grande». Ecco quindi la principale chiave di lettura del film: la comicità. Il Piccione seduto sul ramo... è film di geniale, cattiva e intelligente comicità, fatto di assurde atmosfere alla Aki Kaurismaki e dissacrante satira alla Monty Phyton, che ricorda il teatro
problema è a chi dare la birra e il panino che aveva appena pagato, perché non si deve sprecare nulla. Seguono altri 39 sketches, tutti in forma di gag comica, che compongono un divertentissimo ed equilibrato intreccio di mini-storie: tra le quali un Re svedese omosessuale che dichiara guerra allo Zar russo; oscuri scienziati che misurano l'intelligenza delle scimmie; e soprattutto due improbabili, tristissimi e incapaci rappresentanti di
personaggi sono spesso al telefono e ripetono incessantemente il tormentone del film: «Sono felice di sapere che tutto va bene». Il titolo del film cita il quadro Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel il Vecchio, che raffigura un paesaggio invernale, con alcuni uccelli appollaiati sui rami degli alberi che osservano gli uomini nelle loro brulicanti attività. E più in generale il cinema di Andersson, a partire dai suoi film precedenti Canzoni dal secondo piano del 2000 e Tu, vivente del 2007 (li trovate su youtube) è esilarante comicità che nasce da profondi e raffinati riferimenti pittorici ed estetici. Andersson compone inquadrature stilisticamente perfette ispirate alle opere di Otto Dix e Georg Scholtz per ribadire il suo pensiero: l’umanità è una tragicommedia fatta di grandiosià e meschinità, di bellezza e disperazione; ma se possibile, anche se il senso della
Inevitabile il paragone con Bergman, ma in proposito il regista dice: «forse ci sono delle analogie, però lui non aveva senso dell’umorismo»
dell'assurdo di Beckett e Ionesco, il surreale humor nero di Luis Buñuel e l'alienata comicità di Jacques Tati. Il film inizia con tre gag, chiamate 3 incontri con la morte: 1) un uomo muore d'infarto per lo
Due scene di Un piccione seduto su un ramo riflette sul senso dell’esistenza, film svedese di Roy Andersson che ha vinto l’ultimo Leone d’oro
sforzo di stappare una bottiglia di vino durante una cena galante; 2) un’anziana donna sul letto di morte non ne vuole sapere di mollare ai figli eredi la borsa piena dei suoi gioielli; 3) un uomo muore nel bar di una nave: il
commercio che cercano senza successo di vendere giochi e scherzi (finti denti da vampiro, sacchetti che emettono risate, maschere da carnevale), due Stanlio-e-Ollio scandinavi con facce alla Buster Keaton, persi in una società delirante e caotica come in Tempi Moderni di Chaplin. Film comico, insomma, anche se svedese; e della comicità più grande e intelligente, più devastante e spietata. La satira è globale e non perdona nessun aspetto della condizione umana. In mezzo alla desolazione di un mondo sospeso tra tragedia e farsa, in cui è impossibile sfuggire al proprio destino perché le auto sono perennemente ferme in eterni ingorghi stradali, tutti i
vita non esiste, meglio sorridere che piangere, come insegnavano i Monty Phyton: è sufficiente guardare a se stessi come ci osserverebbe un piccione sospeso sul ramo di un albero, più vicino di noi al paradiso. * Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura e Tecniche della Narrazione presso la Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.
INFORMAZIONE PROMOZIONALE
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Centro iperbarico: dove l’ossigeno cura e previene con “l’ormone della gioventù” Il Centro Iperbarico Srl nasce nel 1989 come divisione della RANA, società di lavori subacquei fondata nel 1964 a Marina di Ravenna per dare assistenza alla ricerca e produzione di gas iniziate in quegli anni nell’offshore ravennate. Nel 1989, utilizzando la tecnologia del diving in saturazione, i soci Franco Nanni, Faustolo Rambelli e Roberto Nanni realizzano il Centro iperbarico a Ravenna. Nel 1994 anche a Bologna viene aperto un centro iperbarico, il Centro iperbarico Bologna, che ha sede a Quarto Inferiore. Il Centro iperbarico Ravenna, operativo da oltre 20 anni, è considerato nella comunità medico scientifica un polo di riferimento e di eccellenza nazionale per i risultati conseguiti nella cura dei pazienti e nei progetti di ricerca e formazione realizzati con le più autorevoli università e associazioni mediche italiane. È integrato con il Dipartimento Emergenze 118 Area Vasta Romagna, così da garantire le emergenze h24 per tutto l’anno. Dal 1989 il Centro Iperbarico di Ravenna è diretto dal Dr. Pasquale Longobardi. Ogni anno passano dal Centro Iperbarico di Ravenna 1.500 pazienti che si sottopongono a 50 mila prestazioni. Lo staff, composto da 80 collaboratori, offre percorsi per la valutazione delle anomalie della circolazione come gli shunt destra sinistra; per la riabilitazione (tra i pazienti celebri si segnalano Valentino Rossi, Michael Dohan); percorsi neurologici, in particolare per bambini con deficit di ossigeno
al cervello sin dalla nascita. Il Centro è impegnato nella ricerca sulle applicazioni della terapia iperbarica in oncologia. Al riguardo, l’obiettivo 2015 è di sviluppare la collaborazione con l’Irst di Meldola per vedere di migliorare l’efficacia delle cure contro i tumori, seguendo l’esempio del Giappone dove la terapia iperbarica è riconosciuta come terapia collaterale alla chemio-radioterapia dal sistema sanitario nazionale. Il Centro Iperbarico, nel 2015, sarà tra i primi in Europa ad attivare la ricerca sulla spettroscopia a raggi infrarossi (NIRS) tecnica diagnostica che permette di conoscere la quantità di ossigeno in una certa zona e capire quindi se il paziente guarirà o tenderà a migliorare. «La medicina iperbarica viene dal mare – spiega il direttore sanitario Pasquale Longobardi –. All’inizio le stanze pressurizzate erano utilizzate solo per curare i subacquei in caso di incidenti; oggi, al contrario, questa è solo una minima parte del nostro lavoro. Il Centro si occupa della cosiddetta ricerca degli shunt destra – sinistra, i “travasi” tra sangue pulito e sporco, che possono causare delle anomalie della circolazione come quella capitata al giocatore Antonio Cassano. Ogni anno nel nostro Centro, eseguiamo duecento interventi di questo tipo, su pazienti provenienti da tutta Italia”. Il “cuore” dell’attività del Centro Iperbarico è l’ossigenoterapia: respirando l’ossigeno sotto pressione, attraverso una mascherina – una specie di viaggio in areo di novanta minuti – si riattiva la circolazione, in quanto l’ossigeno si trasforma in monossido di azoto, il cosiddetto ormone della gioventù. È particolarmente indicata per soggetti a rischio quali forti fumatori, diabetici, persone con problemi al fegato o che soffrono di malattie reumatiche, per evitare per curare le malattie causate dalla occlusione dei vasi sanguigni con gravi conseguenze a organi (cervello, cuore, occhi, orecchie, ulcere della pelle). Il Centro dispone di una indagi-
ne, la laser doppler flussimetria che studia come “lavora” il vaso sanguigno. Ottimi i benefici anche per curare ulcere in particolare del piede diabetico e patologie delle ossa, quali la necrosi della testa del femore. Secondo uno studio regionale del 2009, grazie all’attività del Centro Iperbarico, un ravennate ha la metà di probabilità di doversi sottoporre ad amputazione del piede o delle gamba. La ossigenoterapia iperbarica è molto efficace nelle malattie su base infiammatoria. Nel sangue esiste infatti una ‘polvere’ che è prodotta dalla attività delle cellule, tipo globuli rossi, piastrine, globuli bianchi. Normalmente ci sono 2 mila microparticelle di “polvere” per ogni millilitro di sangue. La “polvere” irrita le cellule della difesa e i vasi sanguigni, facilita la formazione di piccoli grumi di sangue (emboli) che normalmente sono filtrati a livello dei polmoni. L’eccesso di “polvere” nel sangue può fare anche semplicemente infiammare l’organismo, in quanto i globuli bianchi diventano come polipi. La medicina iperbarica agisce come una specie di “Swiffer” che toglie la polvere, l’ossigeno elimina i tentacoli ai globuli bianchi irritati. Le malattie infiammatorie possono essere acute (come la intossicazione da monossido di carbonio, gli incidenti correlati l’attività subacquea e le gravi infezioni) o croniche come conseguenza dell’alterazione del sistema neurovegetativo. Il Centro propone un percorso per ripristinare l’equilibrio del sistema neurovegetativo. Si parte dall’analisi computerizzata della composizione corporea per vedere lo stato dell’infiammazione.
Centro Iperbarico di Ravenna, via A. Torre 3 - Ravenna tel. 0544 500152 - segreteria@iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravenna.it
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LIBRI
L’INTERVISTA
«La scrittura deve svelare nuove prospettive» Parla Lorenza Ghinelli, autrice (riminese) di best seller per Newton Compton e docente alla scuola Holden H.P. Lovecraft scriveva che «La più antica e potente emozione umana è la paura». La paura è un sentimento contraddittorio perché suscita attrazione e repulsione allo stesso tempo, in una parola crea una “tensione”. Questa tensione, fatta di ritmo incalzante e fiato sospeso, permea la scrittura della Lorenza Ghinelli, autrice di romanzi come Il divoratore, La colpa e Con i tuoi occhi, tutti editi da Newton Copton. Cosa è per lei la “paura”? Cosa l’affascina in essa? «È, insieme alla rabbia e all'amore, il motore del mondo. La paura in sé non è affascinante, è palustre, piegarci a lei significherebbe appassire. Ciò che mi seduce è la forza comburente che siamo in grado di innescare quando decidiamo di lottare per quello che crediamo nonostante la paura. Procedere nonostante lei è un atto sovversivo, partigiano, rivoluzionario. È l’unica cosa che restituisce dignità al nostro essere umani». L'horror secondo lo stereotipo è considerato un genere più maschile, nonostante grandissime autrici fin dai tempi del Frankenstein di Mary Shelley, cosa pensa di questo luogo comune? Ha più lettori o più lettrici? «Non mi definirei una scrittrice horror, anche se il mio primo romanzo Il Divoratore si apparenta a quel genere. Hai usato due parole chiave: stereotipo e luogo comune. In loro c'è già la chiave di tutto. I libri possono essere, almeno per quel che mi riguarda, ottimi, mediocri o pessimi. Nascere uomo o donna non preserva né dalla stupidità né dall'intelligenza. Sono convinta che alla letteratura debba interessare unicamente la qualità di ciò che viene scritto, a prescindere dal genere e dal sesso. So che molte persone leggono i miei romanzi, e questa è una fortuna. Parlo appunto di persone, non di uomini e nemmeno di donne, ma di persone». Quali sono gli autori che hanno segnato maggiormente la sua formazione? Quali aspetti del loro lavoro ha ripreso nel suo modo di scrivere? «I maestri sono troppi, citarli tutti è impossibile. Senz’altro Pavese rivoluzionò il mio modo di pensare la poesia, e di sentirla. Avevo quindici anni e fu come trovare una casa, un porto sicuro. Anche Pasolini è stato fondamentale, la Dickinson, Mary Shelley, Anne Sexton, Herta Muller, Tondelli, King, London. E troppi ne sto dimenticando. Mi hanno trasmesso l’unicità della loro visione. Ho sempre avuto la sensazione che scrivere per loro fosse necessario,
A sinistra, l’autrice riminese Lorenza Ghinelli. Sopra la copertina del suo ultimo successo editoriale per Newton Compton
«Nella letteratura
mi interessa unicamente la qualità di ciò che viene scritto a prescindere dal genere o dal sesso
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«Il mio immaginario ha imparato a nutrirsi qui, è naturale che la mia scrittura sia influenzata dalla terra in cui vivo
IL CONCORSO BANDO
PER IL RACCONTO GIALLO INEDITO : IN PALIO LA PUBBLICAZIONE CON LA MONDADORI
Anche per il 2015 viene proposto il “Premio GialloLuna NeroNotte” (terza edizione): un premio letterario nazionale per il miglior racconto inedito giallo, thriller o noir. Promosso dall’associazione culturale Pa.Gi.Ne., organizzatrice a Ravenna del festival letterario GialloLuna NeroNotte, il premio è realizzato in collaborazione con Il Giallo Mondadori, la più importante e nota collana dedicata al genere. Una collaborazione di rilievo che avvalora e fornisce ancora maggior prestigio al concorso, soprattutto perché il racconto vincitore verrà premiato durante la 13ª edizione del festival GialloLuna NeroNotte (in programma in autunno) direttamente dalle mani del direttore editoriale de Il Giallo Mondadori, lo scrittore Franco Forte, e perché sarà successivamente pubblicato nella rinomata collana Mondadori. Come termine ultimo per presentare i propri racconti inediti è stata fissata la data del 30 aprile. I racconti devono essere scritti in lingua italiana e ambientati in Italia. La lunghezza massima delle opere deve essere di 20 cartelle dattiloscritte (ogni cartella è intesa di 35 righe e 55 battute, per un massimo di 2.000 battute). Info: gialloluna@racine.ra.it.
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un atto imprescindibile senza il quale non avrebbero avuto modo di elaborare il proprio vissuto. Togliere loro la penna avrebbe significato ucciderli». Lei insegna scrittura alla scuola Holden, qual è il primo consiglio che dà agli scrittori in erba? «Per la Holden ho condotto alcuni workshop, ed è una cosa che adoro fare, mi piace lavorare artigianalmente con le persone, perché la scrittura è un lavoro artigianale. A chiunque voglia scrivere consiglio di essere prima sicuro di avere una propria visione del mondo, la visione non c’entra nulla con la morale. Non abbiamo bisogno di scrittori che ci dicano cosa è giusto e cosa non lo è. Abbiamo bisogno di persone che ci svelino nuove prospettive, che ci prestino gli occhi e che ci dicano che esistono percorsi alternativi rispetto a quelli che calpestiamo ogni giorno». Il suo ultimo romanzo Con i tuoi occhi" è ambientato nella sua città: Rimini. Come influisce sulla sua scrittura vivere a Rimini? «Il mio immaginario ha imparato proprio qui a nutrirsi, è inevitabile che la mia scrittura sia influenzata dalla terra in cui vivo e dalle radici che a lei mi connettono. Con i tuoi occhi porta con sé anche altre contaminazioni, altre terre che ho conosciuto e che mi hanno dato tantissimo: la Sicilia, per esempio, in particolare Favignana, che porta in sé la memoria di una emigrazione tutta Italiana. Quando l'industria Florio chiuse oltre ottomila dipendenti furono costretti ad abbandonare il lavoro in tonnara per recarsi al Nord. Racconto anche questo nel libro, racconto del Pilastro di Bologna, un quartiere che nacque negli anni '70 come dormitorio e che oggi invece, grazie alle persone che lo hanno abitato e che continuano a viverci, ha conquistato dignità e storia. Con i tuoi occhi è soprattutto un romanzo d'amore per nulla convenzionale. È la storia di una rinascita, di una riaffermazione di sé. È la storia di un riscatto, nonostante tutto. Nella sua biografia scrive che "tutto è iniziato da un mini recorder rosa shocking"... Avevo sette anni quando portai in classe una registrazione che avevo fatto con la pretesa che spaventasse tutti. Finì con grasse risate, invece. E compresi che se avessi voluto comunicare davvero quel che sentivo dentro avrei dovuto lavorare sodo. Tante cose sono cambiate da allora, ma sono ancora qui che cerco di migliorare. Matteo Cavezzali
R&DCULT febbraio 2015
LIBRI
18 AGENDA
SCRITTORI A MORCIANO Al via a Morciano di Romagna la seconda edizione della rassegna “Itinerari Letterari”. Ad aprire la rassegna sarà Wu Ming, domenica 8 febbraio. Le domeniche successive ci saranno rispettivamente Nicola Lagioia (foto a sinistra, che sarà anche a Lugo il 13 febbraio, alle 21 alla Sala Conferenze Hotel Ala d'Oro), l’acclamato autore del romanzo La ferocia e Giorgio Fontana (foto a destra, premio Campiello 2014 con Morte di un uomo felice), per chiudere in bellezza, domenica 1 marzo, con Michela Murgia. Parlerà con gli autori Emiliano Visconti, curatore della rassegna, alla sala Ex Lavatoio di Morciano, ore 16.
IL LIBRO
Le cicatrici di Claudia Durastanti La scrittrice ospite al Fargo di Ravenna con il suo ultimo romanzo A Chloe, per le ragioni sbagliate Claudia Durastanti torna al romanzo dopo un intervallo non breve, visto che il precedente Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (Marsilio) era uscito nel 2010. Questo tempo le sarà servito per far decantare le forti emozioni che suscitava il suo libro d’esordio, dove il disordine sentimentale si dipanava in un tempo rapsodico lasciando sfregi interiori difficili da dimenticare. Da alcuni mesi è in libreria A Chloe, per le ragioni sbagliate e siamo di nuovo alle prese con cicatrici interiori (ma non solo) che non riescono a rimarginarsi. Nella narrativa la famiglia non è mai stato un luogo sicuro e qui le cose sono ancor più difficili, perché all’orizzonte compaiono malattie mentali e cliniche psichiatriche, al ritmo della consueta danza che vuole prime ballerine le colpe dei padri che ricadono sui figli. Il gioco in “Chloe” però non è così scontato e per fortuna non ci troviamo di fronte a storie di depressione, o pessimismo cosmico 2.0; piuttosto la cronaca di una strenua lotta quotidiana alla ricerca di una luce che non sia fredda. La Durastanti è la più atipica delle scrittrici, nata a Brooklyn, scrive in italiano (e traduce splendidamente, vale la pena di citare fra i tanti, il lavoro sullo struggente Shotgun solutions di N. Butler) e vive a Londra; si occupa ancor più di musica che di narrativa attraverso le colonne del Mucchio Selvaggio, dove più che a trovarsi di fronte ad articoli e recensioni, è una finestra a spalancarsi su un mondo ogni volta sconosciuto. Tutto ciò si trasforma in una ricchezza di linguaggio che rende i suoi romanzi un’esperienza narrativa unica, dove ciò che non viene detto è quasi più importante di quello che viene detto, infatti leggendo a pag. 34: «…mentre parlano dei bei tempi futuri, perché di bei tempi andati non ce n’erano. A meno di non contare gli intervalli». Parole che parlano di una felicità lontana, ma non irraggiungibile, a patto di guardare con affetto, non con rassegnazione tra le pieghe della vita. Claudia Durastanti sarà al Fargo caffé di Ravenna, in via G. Rossi, lunedì 23 febbraio alle 21. Stefano Bon
LA RASSEGNA TRA
MUSICA , LIBRI E VINO:
“I
POMERIGGI DEL BICCHIERE ”
Prosegue a Bertinoro la rassegna “I pomeriggi del Bicchiere”, tra vino, cibo e libri. Domenica 1 febbraio al teatro ex seminario si terrà l’incontro con l'autore ravennate Eraldo Baldini e il suo ultimo saggio I riti della Romagna in tavola. Domenica 8 febbraio a Fratta Terme, al Grand Hotel Terme della Fratta ci sarà invece Pierluigi Moressa autore di A volo d’uccello sulla Romagna, Foschi, mentre domenica 15 si torna a Bertinoro, ospite sarà Giacomo Bollini. Gli incontri si tengono alle 15.30.
LIBRI
R&DCULT febbraio 2015
19 AGENDA IN USCITA IN LIBRERIA È in uscita il 3 febbraio per Mondadori il libro Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti? del ravennate Antonio Nashy Distefano vero e proprio fenomeno editoriale del 2014 quando l’autore autopubblicò il libro e iniziò a promuoverlo tramite la rete e le presentazioni ottenendo un enorme seguito e suscitando l’attenzione di un grande editore come Mondadori che ora lo manda in tutte le librerie in una versione riveduta e corretta.
INCONTRI
Vita e memorie del dj Cecchetto Al caffè Letterario anche Andrea Vitali con “Biglietto Signorina” Prseguono gli incontri de “Il tempo ritrovato” la rassegna del Caffè Letterario di Ravenna organizzata da Matteo Cavezzali con l’aiuto di Stefano Bon tutti i mercoledì (e un giovedì) alle 18.30. Mercoledì 4 febbraio Leonardo Colombati, definito dal Corriere della Sera “il salvatore della lingua italiana”, presenta 1960 (Mondadori) romanzo di spionaggio ambientato a Roma durante i diciassettesimi Giochi Olimpici del ‘60. Giovedì 5 febbraio sarà una serata dedicata al pop con Claudio Cecchetto, fondatore di Radio Deejay, scopritore di talenti musicali come Jovanotti, e simbolo del mercato discografico italiano con il suo libro In diretta. Il gioca jouer della mia vita. Mercoledì 11 febbraio Stefano Cavina, esperto di astronomia, parlerà delle esplorazioni lunari da Apollo fino a Samantha Cristoforetti. Mercoledì 18 febbraio l’autore di romanzi amatissimi da pubblico e critica Andrea Vitali presenterà Biglietto, signorina (Garzanti) in cui una misteriosa ragazza arriva a Como nell’Italia del dopoguerra. Mercoledì 25 febbraio Matteo Caccia, giornalista e scrittore che conduce il programma Una vita su Rai Radio2 e Da la a a la effe su LaEffe il canale televisivo di Feltrinelli e Repubblica. Presenterà Il nostro fuoco è l’unica luce (Mondadori) Storia di un ragazzino di tredici anni che per un'allergia non può esporsi al sole. Gli incontri proseguiranno fino a maggio. Per info www.onnivoro.org.
CHI SIAMO E COSA FACCIAMO Reclam Edizioni e Comunicazione Srl, editore di
è il più importante editore locale di giornali e riviste free press. Reclam nasce nel 2002 dall’esperienza del Gruppo Editoriale L’Espresso e diventa in poco tempo un’importantissima realtà indipendente. Produce mezzi di informazione di alta qualità, diffusi gratuitamente e capillarmente su tutto il territorio ravennate e sull’area vasta. Sul sito www.reclam.ra.it è possibile sfogliare e scaricare tutte le nostre testate e consultare tutti i servizi di marketing forniti dalla nostra azienda, dalla distribuzione di materiale pubblicitario al web marketing. Reclam è l’editore di settimanali, quotidiani e riviste tematiche dedicate alla cultura e all’abitare. È media partner ufficiale di Ravenna Festival, di Ravenna Teatro (Stagione di Prosa del Teatro Alighieri), del Teatro del Drago (Le Arti della Marionetta), dell’Accademia del Musical, di Cinemaincentro, di Cinemadivino. Senza dimenticare il sito web www.ravennaedintorni.it Per la tua pubblicità Tel. 0544 408312 - serena@ravennaedintorni.it
PROMUOVITI CON LA CULTURA E L’INFORMAZIONE DI QUALITÀ
IL POETA E I SUOI FRATELLI È in corso fino a ottobre a Casa Pascoli, a San Mauro Pascoli, la mostra documentaria dedicata ai rapporti tra il poeta e i fratelli. Carteggi familiari dai toni spesso aspri che lasciano trapelare aspetti sconosciuti del carattere dei Pascoli, carte scolastiche, lettere e cartoline, immagini fotografiche inedite e oggetti. Info: 0541.810100 info@casapascoli.it.
ARTE
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FORLÌ/1
Boldini, tra modernità e mondanità
I Musei di San Domenico di Forlì proseguono nella esplorazione della cultura figurativa tra Otto e Novecento, proponendo un’approfondita rivisitazione di Giovanni Boldini, il più grande e prolifico tra gli artisti italiani residenti a Parigi. La mostra inaugura il 1 febbraio e racconta la sua lunghissima carriera, caratterizzata da periodi tra loro diversi, del pittore ferrarese. Amato e discusso dai suoi primi veri interlocutori, come Telemaco Signorini e Diego Martelli, fu poi compreso e adottato negli anni del maggiore successo dalla Parigi più sofisticata, quella dei fratelli Goncourt e di Proust, di Degas e di Helleu, dell’esteta Montesquiou e della eccentrica Colette. Rispetto alle recenti mostre, la rassegna forlivese mette in valore non solo i dipinti, ma anche la vasta produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni. Le ricerche più recenti di Francesca Dini (curatrice della mostra insieme a Fernando Mazzocca), consentono di arricchire il percorso con la presentazione di nuove opere, sia sul versante pittorico che, in particolare, su quello della grafica. Punto di maggior forza della mostra vuole essere la riconsiderazione della prima stagione di Boldini negli anni che vanno dal 1864 al 1870, trascorsi prevalentemente a Firenze a stretto contatto con i Macchiaioli. Le prime sezioni, nelle sequenze delle sale al piano terra, saranno dedicate all'immagine dell’artista rievocata attraverso autoritratti e ritratti; alla biografia per immagini (persone e luoghi frequentati); all’atelier; alla grafica. Le sezioni successive, al primo piano, dopo il ciclo della “Falconiera”, ripercorrono attraverso i ritratti di amici e collezionisti la grande stagione macchiaiola. Seguirà la prima fase successiva al definitivo trasferimento a Parigi, caratterizzata dalla produzione dei paesaggi e di dipinti di piccolo formato con scene di genere, legata al rapporto privilegiato NFO UTILI con il celebre e potente mercante Goupil. ORARI E PRENOTAZIONI Avranno subito dopo un grande rilievo, anche per la La mostra “Boldini, lo spettacolo della possibilità di proporre conmodernità” è visibile ai Musei di San Domenico di Forlì (Piazza Guido da fronti con gli altri italiani Montefeltro, 12) dal 1° febbraio al 14 giugno. attivi a Parigi, come De Nittis, Corcos, De Tivoli e Informazioni e prenotazioni Zandomenenghi, le scene di tel. 199.15.11.34 vita moderna, esterni ed Riservato gruppi e scuole: tel. 0543.36217 interni, dove Boldini si affermostraboldini@civita.it ma tra gli interpreti della www.mostraboldini.com metropoli francese negli Orario call center: anni della sua inarrestabile dal lunedì al venerdì: 9-18. ascesa come capitale monsabato: 9-12, chiuso nei festivi diale dell’ arte, della cultura e della mondanità. Orario di visita: Seguono infine le sezioni da martedì a venerdì: 9.30 -19; sabato, dedicate alla grande ritrattidomenica, giorni festivi: 9.30-20. Lunedì stica che lo vedono diventachiuso. re il protagonista in un 6 aprile e 1 giugno apertura straordinaria. La genere, quello del ritratto biglietteria chiude un’ora prima. La visita è mondano. A questo proposiregolamentata da un sistema di fasce orarie. to costituirà una novità la possibilità di accostare per la La prenotazione è obbligatoria per gruppi e prima volta ai suoi dipinti le scuole ed è consigliata per i singoli. sculture di Paolo Troubetzkoy.
Ai musei di San Domenico, una mostra che valorizza anche il lavoro di grafica del pittore
I
NEL DETTAGLIO NOTE
FORLÌ/2
BIOGRAFICHE
Figlio d’arte, Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842. La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni cinquanta, il suo Autoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti. Nel 1862 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Stefano Ussi (1822 - 1901) e del cavalier Enrico Pollastrini (1817 - 1876). Nel 1866 va a Napoli col Banti, che ritrae più volte. Nel 1867 si reca in viaggio in Francia. A Parigi visita l'Esposizione Universale e conosce Edgar Degas, Alfred Sisley e Édouard Manet. Nel 1870 si stabilisce per un periodo a Londra. Nell'ottobre del 1871 si trasferisce a Parigi dove apre uno studio in avenue Frochol e poi a place Pigalle e lavora per il più importante mercante d'arte parigino, Goupil. Nel 1874 espone con successo al Salon di Parigi Le Lavandaie. Nel 1876 viaggia in Germania, dove conosce e ritrae il grande pittore Adolph von Menzel mentre nei Paesi Bassi ha modo di apprezzare le opere di Frans Hals. Ormai è affermato e richiestissimo dal cosiddetto bel mondo: nel 1886 ritrae una prima volta Giuseppe Verdi su tela. Con l'inizio della guerra, nel 1914 si trasferisce a Nizza fino al 1918; l'anno dopo riceve dal governo francese della Legione d'onore. Nel 1926 conosce la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposa il 29 ottobre 1929. Muore a Parigi l'11 gennaio 1931; la sua salma è tumulata accanto ai genitori nel cimitero della Certosa di Ferrara.
L’ARTE
IN TRINCEA DI
MACEO CASADEI
Prosegue fino al 31 maggio la mostra “Arte in trincea. Maceo Casadei (1899-1992)” a Palazzo Romagnoli, in via Albicini 12 a Forlì. La mostra è nata per divulgare una serie di acquarelli e tempere su carta dell’artista forlivese conservate presso la Casa del Mutilato di Forlì. Le opere rimandano al periodo trascorso in trincea durante la prima Guerra Mondiale anche se sono probabili alcuni ritocchi e piccoli aggiustamenti dell'artista risalenti ad anni successivi. Dal 1 febbraio aperta dal martedi al venerdi dalle 9 alle 17.30, sabato e domenica dalle 10 alle 18.
ORDINE ARCHITETTI RAVENNA
ciclo di conferenze 2015 Programma delle serate Apertura e presentazione ore 20 Conferenza architetti junior ore 21 Azienda promotrice ore 22 Conferenza architetti senior ore 22.15 Momento conviviale ore 23.15 ore 22 Architetti senior Alessandro Bucci Faenza
Tomas Ghisellini Ferrara
Iotti / Pavarani
Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea Giovedì
Albergo Cappello RAVENNA Giovedì 19 MARZO
Oggetti d’Autore FORLÌ Giovedì
23 APRILE
Edilpiù
Reggio Emilia
M2R
19 FEBBRAIO
LUGO Giovedì 21 MAGGIO Sala Conferenze
Reggio Emilia
Autorità Portuale
Andrea Oliva
Giovedì 18 GIUGNO Azienda vitivinicola
Reggio Emilia
Antonio Ravalli Ferrara
Alessandra Chemollo Marghera (VE)
Marco Mulazzani Ferrara
RAVENNA
Poderi dal Nespoli NESPOLI (FC) Giovedì 17 SETTEMBRE
Magazzini del Sale CERVIA Giovedì 15 OTTOBRE Galleria Comunale
Palazzo del Capitano CESENA Giovedì
19 NOVEMBRE
Albergo Cappello RAVENNA
ore 21 Architetti junior Laprimastanza Montiano (FC)
Stefano Piraccini Cesena
Brenso Bologna
Tappi / Barbieri Cesena
Miro architetti Bologna
Pulelli / Valbonesi Cesena
Ecrù Parma
Sperandio / Pozzi Santarcangelo (RN)
Comitato scientifico Gianluca Bonini, Stefania Bertozzi, Giovanni Mecozzi, Filippo Pambianco Organizzazione, promozione, documentazione Reclam edizioni e comunicazione srl – Casa Premium rivista dell’abitare
R&DCULT febbraio 2015
ARTE
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RAVENNA/1 Inaugura il 22 febbraio la grande mostra 2015 del Museo d’arte di Ravenna ed è dedicata a opere che documentano il Belpaese e le sue bellezze nel periodo di tempo che va dall'epopea risorgimentale alla Grande Guerra “Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi” come recita il titolo dell'esposizione, intende restituire, infatti, attraverso diverse sezioni tematiche, la rappresentazione del paesaggio italiano inteso in tutti i suoi aspetti. La mostra offrirà dunque una sequenza di documenti pittorici di bellezze naturalistiche ma anche di spaccati di vita quotidiana in un tempo di grandi trasformazioni rappresentate dai maggiori artisti italiani, ma anche nella prospettiva di artisti stranieri calati nel nostro Paese per ammirarne e dipingerne le bellezze. L’esposizione, curata da Claudio Spadoni, apre con un’ampia sezione introduttiva con la presenza di alcuni dei più noti dipinti di Induno, Fattori, Lega, Guaccimanni, dedicati all'epopea risorgimentale. Si succederanno poi diversi altri capitoli di questo viaggio nel tempo lungo la penisola, ma anche in sequenza di modelli espressivi, con dipinti dei maggiori artisti del tempo, come Fontanesi, Caffi, Lega, Costa, Induno, Bianchi, Avondo, Palizzi, Previati, Segantini: vette alpine, vedute lacustri, i più ammirati paesaggi marini, e scorci tra i più pittoreschi delle città mete celebrate del Grand Tour, come Venezia, Firenze, Roma, Napoli, nelle diverse declinazioni degli interpreti di punta del secondo Ottocento italiano, nonché di stranieri come Turner, Crane, Corot, Boudin, e diversi altri.
Il Belpaese dipinto La nuova mostra del Mar, un percorso in Italia tra Risorgimento e Grande guerra
Ripari Virginio, Due fanciulle che lanciano fiori, Reggio Emilia, Phidias Antiques
ARTE
R&DCULT febbraio 2015
23 RAVENNA/2
Il dono di Giuseppe Maestri Per la riapertura di Palazzo Rasponi in piazza Kennedy a Ravenna, è in corso fino al 15 febbraio una mostra dedicata alla vita e alle opere di Giuseppe Maestri (Sant’Alberto di Ravenna, 1929 – Ravenna, 2009), incisore, artista e gallerista locale. La mostra, incentrata sul tema del dono, nelle sale del Piano Nobile di Palazzo Rasponi è un omaggio al nucleo di opere che la famiglia dell'artista ha voluto recentemente donare al Mar, Museo d’Arte della città di Ravenna. Orario di visita, tutti i giorni eccetto il martedì dalle 14.30 alle 17.30. Ingresso gratuito. Franz Jr Knebel, Forum romanorum, 1844, BNL
PREDAPPIO
La città di Mussolini Il Bel Paese sarà poi raccontato anche attraverso immagini di tradizioni e costumi, grazie a opere di figure come Michetti, Signorini, Lega, Morbelli, con rappresentazioni della vita quotidiana di una società ancora rurale ma che lentamente si avvia all’industrializzazione, con artisti quali Fattori, Cannicci, Cammarano, Boccioni, per citare solo qualche nome. Non mancherà nemmeno la caratterizzazione di personaggi di diversa condizione sociale offerta da Lega, Cremona, De Nittis, Boldini, Zandomeneghi. «Quasi un album di famiglia – lo definiscono dal museo – di oltre un secolo fa a memoria di “come eravamo”. In questo anche la ricca sezione dedicata alla fotografia, praticamente dagli esordi alla sua progressiva affermazione, avrà una parte molto importante, con alcuni dei suoi storici pionieri». La parte conclusiva sarà poi una sintesi di
queste diverse sezioni, con opere realizzate tra il primo e il secondo decennio del '900, che documentano l'avvento del Futurismo, l'avanguardia guidata da Filippo Tommaso Marinetti, con artisti quali Boccioni, Balla, Depero, Carrà Russolo. La mostra sarà corredata da un ampio catalogo con il repertorio delle opere esposte e diversi saggi che affrontano la complessità degli aspetti culturali e sociali di queste pagine di storia nazionale. Lo sponsor ufficiale è la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Dal 28 febbraio al 14 giugno al Mar di via di Roma, Ravenna. Tutti i sabati e le domeniche alle 16.30 visita guidata alla mostra su prenotazione. Orari: fino al 31 marzo dal martedì al venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19. dal 1° aprile: venerdì 9-21. La biglietteria chiude un’ora prima. Info: 0544 482487; promo@museocitta.ra.it.
In corso fino a fine marzo alla casa natale di Mussolini, a Predappio, la mostra fotografico-documentaria “Predappio. Città del Novecento”. L'esposizione illustra la vicenda storica e culturale di Predappio nel Novecento, secolo che ha segnato profondamente questa città per aver dato i natali a Benito Mussolini. Da segnalare l’importante collaborazione con l’Archivio Storico dell’Istituto Luce, che ha messo a disposizione alcuni dei materiali girati a Predappio durante il ventennio. Visitabile tutti i sabati e le domeniche dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17.
CESENA
L’astrologo Malatesta Fino al 28 febbraio è in corso alla biblioteca Malatestiana di Cesena la mostra dedicata all’unico esponente della famiglia Malatesta, Ramberto, ad essersi occupato di filosofia e astrologia ai più alti livelli. I documenti reperiti in cinque anni di ricerche attestano strettissimi rapporti culturali e politici con personaggi come Ficino, Angelo Poliziano, Lorenzo il Magnifico. La mostra si articola in un'esposizione documentaria di lettere, oroscopi, tavole del cielo, e un'esposizione storico-artistica, composta da una serie di illustrazioni di Francesco Belli. La mostra è curata da Andrea Antonioli, direttore del Museo Renzi di San Giovanni in Galilea.
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Trattamenti viso
Epilazione molto delicata adatta alle pelli più sensibili, non crea rossori né problemi allergici. Viene eseguita passando il filo sulla pelle in modo tale da riuscire ad estirpare il pelo direttamente dal bulbo per evitare follicoliti.
Trattamenti corpo Pressoterapia
PASTA HALAWA Tipo di epilazione molto delicata, adatta anche alle pelli più sensibili. Si tratta infatti di una pasta formata da zucchero, limone ed acqua, quindi non contiene conservanti chimici aggiunti e si può utilizzare anche su pelli che presentano dermatiti e/o psoriasi. Non appiccica, è idrosolubile e ipoallergenica.
Solarium Trucco personalizzato Allungamento ciglia Trucco semipermanente
Ravenna, Via Porto Coriandro, 7/C - Tel. 0544 456554 ORARIO CONTINUATO dal martedì al giovedì ore 10-18 www.centroesteticosolidea.it
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venerdì e sabato ore 9-18 Centro Estetico Solidea
R&DCULT febbraio 2014
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GUSTO PRODOTTO DI RAZZA
di Guido Sani
La Mora Romagnola, nome e cognome con riminescenze felliniane, non è solo un maiale buono da mangiare, anzi buonissimo, ma è anche un animale per così dire grazioso e per fortuna scampato recentemente alla scomparsa genetica, come una sorta di panda suinesco che poi si è meritato il presidio di Slow Food. Porco di razza autoctona, come ad esempio la Cinta Senese (e diverse altre razze indigene italiane, isole comprese), oggi sopravvive in qualche migliaio di esemplari nell'arco pedemontano romagnolo, vanto di una limitata serie di allevatori che hanno recuperato la tradizione e riscoperto il valore dell'animale, peraltro desideroso di spazi aperti, di indole selvaggia, muscoloso ma fragile, poco prolifico e di lenta crescita, ma capace di fornire carni particolarmente salubri e saporite. Al di là dell'alto valore aggiunto delle sue preziose carni e grassi, la Mora Romagnola rappresenta una delle tante eccellenze della produzione alimentare e gastronomica del Belpaese. Per l’agronomo Emilio Antonellini – esperto, e a suo tempo ricercatore all'Università di Bologna, di fitopatologia agraria, autorevole zootecnico e allevatore, imprenditore a tutto campo nel settore agroalimentare e per di più storico delegato ravennate dell’Accademia Italiana della Cucina – la Mora Romagnola, oltreché un lavoro e un affare, è anche una passione. Come cultore delle tradizioni contadine del territorio ha seguito da vicino la “rinascita” dell'animale, ha deciso di investire sulla sua tutela e riproduzione e ne tesse un’elogio del tutto “personalizzato”: «è un porco snello e slanciato, orecchie piccole e pendenti, occhi a mandorla, musetto prominente, pelo nero o rossiccio, intelligente e, se ben accudito, gli piace restare pulito». «La Mora è stata allevata allo stato semi selvatico nelle colline romagnole fra Rimini e Faenza per secoli – racconta Antonellini –, già nei primi decenni del
Viaggio nell’allevamento “modello” di Fattoria Palazzo a Zattaglia, sulle colline di Brisighella, dove la Mora vive allo stato semibrado ed è trattata con tutti gli onori
Novecento la razza è precisamente nota e definita e nel 1948 un censimento ne conta ben 22mila. Neppure dieci anni dopo, con l’arrivo della razza di maiali bianchi, più veloci a ingrassare e riprodursi, inizia la zootecnia intensiva e la parallela decadenza della Mora che all’inizio del nuovo millennio arriva sull’orlo dell’estinzione, con pochissimi esemplari sopravvissuti qui nel faentino»... Assieme al “collega” e socio Leonardo Spadoni (titolare dell’omonimo gruppo agroalimentare), Antonellini ha realizzato sulle amene colline di Zattaglia, ai confini del parco della Vena del gesso di Brisighella fra Romagna e Toscana, la Fattoria Palazzo: 90 ettari di terreno che comprende campi coltivati per diverse colture, vigneti, macchie boschive, fabbricati rurali e una struttura “modello“ per l'allevamento della Mora. L'investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro, comprende un sistema modulare di ricoveri e aree aperte a pascolo per la riproduzione e la crescita dei maiali, che si estende nei declivi fra la valle del Sintria e la splendida mole rocciosa del Monte Romano. «Il sistema di allevamento – spiega Antonellini – è sostanzialmente tradizionale, nel rispetto dell'indole della Mora, che trascorre così gran parte della sua vita allo stato semibrado, ma grazie a particolari soluzioni tecnologiche la fattoria ci consente di far crescere annualmente circa 600 capi, con notevoli potenzialità di sviluppo».
Elogio della Mora Romagnola Salvato dall’estinzione, il maiale autoctono è una delle eccellenze gastronomiche regionali
Un branco di Mora Romagnola pascola alla fattoria Palazzo di Zattaglia. Sullo sfondo il Monte Romano. In basso, l’esperto zootecnico che sovrintende all’allevamento con un lattonzolo di Mora di appena un giorno.
La struttura ha una nursery per il parto e l'allattamento dei piccoli particolarmente curata e funzionale, con sistemi automatici di riscaldamento, ventilazione e disinfezione. I porcellini, durante le prime settimane di vita sono molto cagionevoli di salute e quindi sono isolati dal resto degli animali e anche dagli umani non addetti ai lavori, per evitare contagi. Dopo 100 giorni e le vaccinazioni, finita la fase di accrescimento, i maiali trascorrono il resto della loro vita all'aperto (e in ricoveri per la notte e il freddo) su pascoli di circa mezzo ettaro seminati con erbe come favino, sorgo, erba medica. Una volta esaurito il nutrimento nello spicchio di terreno in cui si muovono e nutrono, vengono orientati verso un altra porzione di campo, per consentire, a rotazione, la riscrescita del pascolo. In una struttura centrale di governo dell'allevamento, a forma di ottagono, grazie a microchip di riconoscimento inseriti in ogni animale, è possibile, calmierare e diversificare l'alimentazione, controllare la salute e verificare la fase riproduttiva dei maiali che viene così regolamentata e facilitata senza però forzare la loro natura. L'allevamento oggi può contare su oltre 80 scrofe, che hanno una carriera riproduttiva di 5-6 nidiate. Per l'inseminazione naturale sono disponibili sempre 6 verri maturi che corrispondono a sei linee genetiche, a cui si affiancano altri sei maschi da riproduzione più giovani. Questi animali sono curati e controllati accuratamente per sfruttare tutte le potenzialità di sviluppo, evitare consanguineità o altri “incidenti“ genetici. Più in generale tutti gli accoppiamenti sono seguiti da vicino e “pilotati”, per conservare la purezza di una razza che viene da un grave rischio di estinzione. A parte i capi selezionati per la riproduzione, tutti gli altri vengono accresciuti fino all'età di 15-18 mesi (per un peso di circa 170 chili), il doppio in termini di tempo rispetto al comune maiale “Large White“ di origine inglese utilizzato negli allevamenti intensivi. Poi sono destinati al macello e alla produzione, in particolare, di insaccati dall'alto profilo qualitativo. La Mora oltre alle carni magre dalle notevoli qualità organolettiche vanta grassi insaturi da cui un lardo e strutto che per certe preparazioni gastronomiche ha rese analoghe se non superiori all’olio extravergine di oliva.
I maiali cresciuti alla Fattoria Palazzo di Zattaglia, sia maturi che lattoni (porcelli di 25-30 chili venduti per allevamento) fanno parte nell'area delle colline brisighellesi di una filiera di produzione della Mora Romagnola legata a un disciplinare di tutela della razza, che comprende una decina di altre aziende zootecniche medio-piccole, un macello e uno stabilimento di trasformazione, stagionatura e confezione – le Officine Gastronomiche Spadoni a Pontenovo di Brisighella – dedicate in gran parte alla lavorazione artigianale improntata alla massima accuratezza igienica di carni fresche, salumi e condimenti ricavate dal pregiato suino autoctono.
BIOGRAFIA BESTIALE TANTO
DISPREZZATO DA VIVO QUANTO APPREZZATO DA MORTO
Fra gennaio inoltrato e i primi di febbraio cadono i giorni tradizionalmente riservati a “far la festa” al maiale, o come si diceva in Romagna a “far le nozze” col porco. In verità a scannarlo per ricavarne salami, salcicce, prosciutti, lardo e tanto altro. Non solo un’occasione per sfamarsi ma anche per compiere un rito collettivo dell’abbondanza, che dalle nostre parti, anche se non si era più contadini, è sopravvisuto fino a qualche decennio fa. Quella del maiale e della sua simbiosi con l’uomo è una storia millenaria non solo alimentare ma anche simbolica e rituale. Le particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche sono al contempo la croce e la delizia dell’animale: tendenzialmente selvatico ma facilmente addomesticabile, onnivoro e ingordo di ogni sorta di nutrimento ma capace di offrire con suo corpo macellato proteine e grassi in gran quantità e innumerevoli altre risorse (è noto che del porco non si butta via niente). Così il porcello è malvisto, vilipeso, sinonimo di nefandezza e lussuria ma assai apprezzato una volta ucciso e trasformato in buon cibo. Per saperne di più su questa ambivalente sorte ecco una serie di gustosi volumi di recente stampa: Michel Pastoreau, Il maiale. Storia di un cugino poco amato (Ponte alle Grazie); Roberto Finzi, L’onesto porco. Storia di una diffamazione (Bompiani); Roberta Corradin, La repubblica del maiale. Sessant’anni di storia d’Italia tra scandali e ossessioni culinarie (chiarelettere). Sulle tradizioni locali legate al maiale: Graziano Pozzetto, Caro vecchio porco ti voglio bene. La tradizione del maiale in Romagna (Il ponte vecchio); Eraldo Baldini, I riti della tavola in Romagna. Il cibo e il convivio: simbolismi, tradizioni, superstizioni (Il ponte vecchio).
RISTORANTI CON PASSIONE
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OSTERIA TERRAE MARIS
via Reale 440 Mezzano (RA) Tel. 0544 1674067 Cell. 333 7185253 www.osteriaterraemaris.it
Piazza Saffi, 13 - Punta Marina Terme (RA) Per info e prenotazioni: Tel. 0544 437228 www.ristorantecristallo.com
Menù di SAN VALENTINO
Carpaccio di Spigola ai frutti rossi e semi di lino Tartare di Salmerino ,guacamole e pan Brioche Mezzelune di bufala ed acciughe in crema di pomodorini Passatelli di Romagna con radicchio di campo e Calamaretti Gamberi in pasta fillo Pre dessert al Mango e noci brasiliane Semifreddo al gianduia e nocciole Igp del Piemonte e coulis di frutti di bosco Bevande escluse, € 70,00 a coppia innamorata Prenotazione richiesta
Il buon pesce dal 1955
8 Marzo - FESTA DELLA DONNA
Cocktail di Gamberi, carciofi violetti e riduzione di Bufala campana Riso carnaroli con asparagi e Carpaccio di Rana pescatrice Involtini di Spigola e scarola su guazzetto di molluschi Pre dessert alla Maracuja e lime Cannolo di ricotta di bufala e fiori d'arancio Bevande escluse, prezzo per persona 29,00 € (Sconto compagnia, ogni 4 donne in unico tavolo la quinta è nostra ospite)
Aperto dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 22 ad esclusione della domenica sera e del mercoledì Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30 - chiuso il mercoledì
I profumi del mare anche d’inverno Al buon pesce dell’Adriatico, abbiniamo una vasta scelta di vini selezionati dalla nostra cantina.
Aperto a pranzo e a cena, possibilità di avere alcuni piatti anche da asporto
Chiusura invernale il mercoledì
Ristorante Cristallo
NUOVA GESTIONE di Marina e Franco
SCOPRI LE NOSTRE PROPOSTE
Piazza Einaudi 1 1° piano - RAVENNA
tel. 334.3339725
Aperto tutti i giorni 12-15 e 19-23
Si organizzano aperitivi, cene aziendali, compleanni, lauree Il Ristorante la Terrazza Einaudi ha aperto da solo un mese con la nuova gestione di Marina e Franco, proponendo una cucina Toscana personalizzata da Franco mentre Marina ci delizia con dei piatti Romagnoli e tantissime proposte dal mondo del bio, vegano e vegetariano. Tutti i prodotti di cucina provengono da agricoltura biologica certificata
BUFFET tutti i giorni a pranzo
Giovedì 5 Febbraio cena degustazione Scopri la Toscana
Vecchia Ravenna, ristorante nel cuore storico della città, in cui è possibile ritrovare i sapori tradizionali della cucina romagnola con le minestre fatte in casa, secondi tipici, pesce e carne, accompagnati da ottimi vini locali e nazionali: il tutto in un’atmosfera di ospitalità e cortesia. Vecchia Ravenna propone infatti in autunno e in inverno i suoi tradizionali piatti per un viaggio alla riscoper ta di antiche ricette della cucina romagnola, un tuffo indietro nel tempo per ritrovare vecchi sapori e profumi oggi dimenticati. Inoltre viene offerto un vasto ed orignale menù d’affari a prezzo fisso a tutti coloro che anche durante la pausa di lavoro non vogliono rinunciare alla buona cucina. Al ristorante Vecchia Ravenna rivive la cucina romagnola e anche qualcosa di più, grazie ad una consolidata esperienza e ad una gestione dinamica che è in grado di soddisfare ogni vostra esigenza.
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GUSTO
26 L’INAUGURAZIONE
LA FIERA
Eataly sbarca anche in Romagna
A MORCIANO
Il 7 e 8 febbraio appuntamento a Morciano con la Fiera dei Golosi. Su 4000 mq al coperto la fiera (a ingresso gratuito) ospita cinquanta aziende con prodotti tipici e di qualità della tradizione enogatronomica d'Italia. Protagonisti sono salumi, formaggi, prodotti da forno, pasticceria, paste alimentari, tartufi, salse e condimenti, conserve, miele, vini, liquori, birre e altre specialità di cui sono ricche tutte le regioni d'Italia. Fuori la fiera stand con pannocchie arrosto, fritti da asporto, caldarroste, vin brulè e vino novello della Romagna. A questo si aggiunge la Festa del Maiale con dimostrazioni sulla lavorazione delle carni e assaggi. Il programma propone anche momenti di festa, di animazione e intrattenimento oltre che dimostrazioni e laboratori. La fiera si svolge a Morciano Fiere, via XXV luglio 121, Morciano di Romagna.
In piazza Saffi 2mila mq con mercato, trattoria, enoteca, degustazioni...
Una foto dell’inaugurazione del punto vendita Eataly di Milano: ora il marchio di Farinetti arriva anche in Romagna. Il 25 febbraio l’inaugurazione in piazza Saffi a Forlì
L’ASSOCIAZIONE IL
Eataly, la nota catena alimentare fondata da Oscar Farinetti, mette un piede in Romagna e apre il suo primo punto vendita dalle nostre parti a Forlì. Dopo alcuni slittamenti, ora c’è la data dell’inaugurazione: il 25 febbraio. Il marchio piemontese aprirà nel cuore della città, in piazza Saffi, nello storico palazzo Talenti Framonti, completamente ristrutturato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che l’ha dato in gestione a Eataly: ne è nato uno spazio di duemila metri quadrati suddiviso tra vendita, ristorazione e didattica che vuole essere “un polo permanente di valorizzazione della cultura enogastronomica e delle eccellenze del territorio”. Nei quattro piani – citiamo un’agenzia della Dire – si troverà, per esempio, un grande mercato che accoglierà più di cinquemila prodotti per raccontare il meglio della produzione agroalimentare
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PRODOTTI TIPICI DA TUTTA ITALIA
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CHEFTOCHEF
Nella prestigiosa cornice di Villa Guastavillani di Bologna, sede di Bologna Business School, si è svolta l’assemblea generale dei 100 associati Cheftochef: rinomati cuochi e patron, produttori e fornitori di prodotti agroalimentari e i gourmets di riferimento della regione. L’assemblea ha eletto il nuovo Consiglio direttivo che per i prossimi tre anni condurrà l’associazione. Presidente è stato nominato Massimo Spigaroli, chef e patron del Relais Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (Parma), mentre i vice presidente sono Massimo Bottura (riconfermato) dell’Osteria Francescana di Modena e Paolo Teverini dell’omonimo ristorante di Bagno di Romagna (ForlìCesena). Riconfermato il segretario generale il gourmet ravennate Franco Chiarini, fra i fondatori dell’associazione. Gli altri membri del Consiglio sono: Angela Sini, Massimiliano Poggi, Luca Marchini, Gian Paolo Raschi, Raffaele Liuzzi, Filippo Chiappini Dattilo, Alessio Malaguti. Infine, è stata istituita la carica del Presidente onorario, conferita a Igles Corelli, presidente uscente al timone da sei anni fin dalla fondazione dell’Associazione. Nella stessa giornata è stato presentato anche il programma dell’associazione per quest’anno, dal titolo generale “2015 Anno Expo”: CheftoChef sarà a Milano nel padiglione dell’Emilia Romagna e l’associazione sta progettando un viaggio da Rimini a Milano con gli chef e i produttori.
italiana di qualità, con una particolare attenzione alle produzioni locali. Al secondo piano, la Trattoria di Giuliana (della storica Locanda al Gambero Rosso di Bagno di Romagna) che proporrà ogni giorno piatti della cucina romagnola. L’enoteca, al terzo piano, esporrà invece tutte le migliori etichette del panorama italiano. Ci sarà un “corner” di Vino Libero, per aperitivi e degustazioni, la pasticceria di Luca Montersino e la Gelateria Alpina lait. Ad accogliere i visitatori anche un’aula didattica dedicata alla divulgazione e all’apprendimento della cultura enogastronomica, uno spazio rivolto agli appassionati e agli amanti della cucina, palcoscenico di eventi in collaborazione con Casa Artusi ed eventualmente e a disposizione delle aziende che vorranno realizzare i propri eventi a Eataly Forlì.
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NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO DI
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Menù di San Valentino Tortino di riso basmati con gamberi saltati, ananas e curry Polipo con spinaci freschi, mandorle, profumato all’arancia Capesante gratinate Tagliolini con mazzancolline, vongole e zucchine fritte Spiedini misti Bavarese fragole e menta Euro 25,00 a persona Bevande escluse Possibilità di menù alla carta
Giovedì 26 febbraio ore 21:00 Live
Francesco Laghi e Gloria Turrini Pizzeria aperta a cena con pizze classiche, al metro, al kamut e farina biologica
BAR PER COLAZIONI APERTO DALLE ORE 7 Oltremare Ristorante Pizzeria Ravenna, via Berlinguer 4 - Tel. 0544 455263 - CHIUSO IL MARTEDÌ
Ristorante-pizzeria-pub-disco-showchef Via San Vitale | Albergone, n. 27 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 61574 - Cell. 348 7046583 www.maisonbarcelona.com
Menu a scelta di carne o pesce minimo per due persone
PESCE Degustazione calda e fredda di pesce Astice e gamberoni alla catalana Dolce cheesecake ai frutti di bosco Una bottiglia di vino, acqua e caffè
35 € a persona
e t n a e r r o e t s i m R a c a e Affitt Ravenna, Via Ravegnana 357 - 0544.401689
CARNE Tagliere di affettati di mora romagnola, con tortino di patate, crescioncini e squacquerone Cappelletti crema tartufata e grana Tagliata di manzo al rosmarino Dolce cheesecake ai frutti di bosco Una bottiglia di vino, acqua e caffè
32 € a persona Su prenotazione
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RAGAZZI
BAMBINI
Il musical “rock” di Cenerentola per tutta la famiglia
La magia del teatro, in famiglia
La Compagnia della Rancia rilegge una delle favole più amate in tutto il mondo, trasformandola in una commedia musicale per le famiglie. Dal 27 febbraio al 1 marzo al teatro Bonci di Cesena va in scena il musical Cercasi Cenerentola, che porta le firme di Stefano D’Orazio (ex Pooh), Saverio Marconi e Stefano Cenci, e viene definito come “uno spettacolo sorprendente”, tra fantasy e rock and roll. Il principe “azzurrissimo”, un po’ atipico, in tuta da ginnastica blu e con accento toscano, è Paolo Ruffini in teatro dopo il grande successo televisivo di Colorado e della pellicola Fuga di Cervelli. Al suo fianco il poliedrico Manuel Frattini, protagonista di tanti musical degli ultimi anni. Per interpretare Cenerentola, invece, alle audizioni per lo spettacolo si sono presentate in più di 500. Saverio Marconi era alla ricerca di una giovane performer tra i 18 e i 24 anni, soprano o mezzo soprano dalla voce limpida. La scelta è ricaduta su Beatrice Baldaccini, che dà vita a una Cenerentola moderna, determinata e piena di energia. Il musical va in scena venerdì 27 febbraio alle 21, sabato 28 alle 15.30 e alle 21, domenica 1 marzo alle 15.30).
Tanti appuntamenti anche per i più piccoli nei teatri della Romagna nel corso del mese di febbraio. Partiamo con la nostra panoramica da Ravenna, dove gli appuntamenti si concentrano all’Almagià, ex magazzino restaurato vicino al canale Candiano, in darsena di città. Domenica 1 febbraio alle 16.30 va in scena lo spettacolo di teatro di figura (e clown) per bambini a partire dai 6 anni della storica compagnia ravennate Teatro del Drago dal titolo Grande Circo Nave Argo. Sabato 7 alle 18 all’Almagià arriva invece il Teatrino dell’Erba Matta con lo spettacolo di teatro d’attore e di figura per bambini a partire dai 3 anni Raperonzola, mentre sabato 14 sarà la volta della festa di Carnevale, durante la quale verrà messo in scena Bruno lo zozzo, spettacolo con burattini e pupazzi del Gran Teatrino di Pulcinella. La compagnia Drammatico Vegetale/Ravenna Teatro organizza una rassegna per bambini (con tanto di merenda collettiva subito dopo lo spettacolo) nella vicina San Bartolo, allo spazio Vulkano, dove il 1° febbraio alle 15.30 la favola di Hansel e Gretel sarà teleraccontata da Giacomo Verde in uno spettacolo a metà tra il teatro di figura e il video. Domenica 8 alle 15.30, sempre a Vulkano, Officine Duende presenta Bianconero. Processo ad un lupo e ad una strega. Sabato 21 febbraio alle 17 si torna a Ravenna, al teatro Rasi dove Drammatico Vegetale mette in scena Mignolina e lo spirito del
Forno & Pasticceria
Gobbi
Una panoramica delle rassegne in Romagna: dal Lupo al libro Cuore
L’allesitmento de “Il giro del mondo in ottanta giorni” in scena a Forlì
fiore, uno spettacolo con immagini virtuali che giocano con musiche e ambientazioni sonore. A Russi termina il 1° febbraio (ore 16.30) la stagione per famiglie del teatro comunale con lo spettacolo Pop Up. Un fossile di cartone animato messo in scena dal Teatro delle Briciole – I Sacchi di Sabbia di Parma. Al teatro Rossini di Lugo domenica 1 febbraio alle 16 la compagnia Teatro del Canguro presenta La bella e la bestia, spettacolo di teatro d’attore e di
figura per bambini dai 5 anni. La rassegna per famiglie prosegue sempre alle 16 le domeniche successive: l’8 febbraio sarà la volta del teatro corporeo con oggetti (dai 4 anni) di Teatrodistinto che porterà a Lugo uno spettacolo vincitore di riconoscimenti sia in Italia che all’estero, Il gioco del lupo; il 15 febbraio La Baracca Testoni Ragazzi presenta Raggi di luce. Dinamo energia in movimento, spettacolo consigliato dai 4 anni che sensibilizza sul risparmio energetico.
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29 CESENATICO CESENA
Le fiabe arrivano dentro la Rocca Malatestiana Continua la rassegna annuale dedicata ai più piccoli e alle loro famiglie all'interno della fortezza rinascimentale della Rocca Malatestiana di Cesena tra racconti, giochi, proiezioni cinematografiche e spettacoli dal vivo. L’appuntamento è per tutte le domeniche pomeriggio alle ore 16.30. In febbraio sarà protagonista Roberto Fabbri con i suoi spettacoli tratti da fiabe tradizionali: l’1 febbraio Il gatto con gli stivali, l’8 Il soldatino di stagno, il 15 Il brutto anatroccolo e il 22 La sirenetta.
Al teatro Masini di Faenza l’appuntamento per famiglie è per il 22 febbraio, alle 16, con Un topo... Due topi... Tre topi. Un treno per Hamelin, spettacolo di Claudio Casadio, Giampiero Pizzol e Marina Allegri con in scena Mariolina Coppola, Maurizio Casali e James Foschi. Prodotto da Accademia Perduta. Sempre a Faenza ma alla Casa del Teatro di via Oberdan, domenica 8 febbraio alle 16 Isola Teatro presenta Grosso guaio nel Sezuan, una favola
sulla bontà in lotta con la cattiveria. Passando a Forlì, al Teatro Diego Fabbri il 3 febbraio alle 21 la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Torino portano in scana Il giro del mondo in 80 giorni, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Jules Verne, con Claudio Dughera, Daniel Lascar e Claudia Martore; regia e drammaturgia Luigina Dagostino. Restando a Forlì, ma spostandoci al Piccolo, la compagnia Teatro del Canguro presenta domenica 8 feb-
braio alle 16 Ancora un Cappuccetto Rosso! di Lino Terra, liberamente ispirato alla fiaba di Perrault, fratelli Grimm e altre versioni più antiche e recenti, con sul palco Andrea Bartola, Cecilia Raponi e Natascia Zanni. Il 22 febbraio invece è il Teatro Pirata a portare in scena Le avventure di Pulcino di Francesco Mattioni, con Lucia Palozzi. Al teatro Dragoni di Meldola sabato 14 febbraio alle 21 va in scena Alì Babà e i 40 ladroni della compagnia Fratelli di Taglia, regia Daniele Dainelli e Giovanni Ferma, con lo stesso Dainelli e Patrizia Signorini; il 28 febbraio alle 21 va in scena invece Pop Up del Teatro delle Briciole (vedi Russi qui sopra). Spostandoci a Cesenatico, inizia (spettacoli alle 16) la rassegna per famiglie al teatro comunale: domenica 1 febbraio la compagnia Piccole Voci presenta Palla Po e il pesce Età, una sorta di passeggiata attraverso i quattro elementi, di e con Elena Baredi; domenica 8 l’appuntamento è con un classico del Teatro del Drago, Fagiolino asino d’oro mix di teatro d’attore e di burattini; domenica 22, infine, L’orco nero e il prode piccolo Piero, testo e regia di Sergio Galassi per Teatro Evento. Nel mezzo, appuntamento per famiglie anche nella stagione di prosa, il 20 febbraio alle 21 con Cuore del Teatro dei Due Mondi. Nel Riminese, a Cattolica l’associazione Arcipelago propone una rassegna (ore 16.30) per famiglie al Salone Snaporaz: domenica 1 febbraio la compagnia Fratelli di Taglia porta in scena Alice, mentre domenica 8 la Drammatico Vegetale allestisce il suo Cappuccetto, il lupo e altre storie. Il 22 la rassegna si sposta a Santarcengelo di Romagna, alla sala del Lavatoio, con Mr. Bloom, sognatore specializzato di Antonio Brugnano.
Giostre, maschere, mercatini: ecco il villaggio del Carnevale in piazza
Da sabato 31 gennaio fino al martedì Grasso, 17 febbraio, Cesenatico ospita il Carnival Village in piazza Andrea Costa (quella del Grand Hotel e del grattacielo) e in piazza Ciceruacchio (sul porto canale). Sarà aperto (a ingresso gratuito) dalle 10 alle 20, nei giorni festivi e prefestivi (nelle giornate feriali, tempo permettendo, sono comunque aperte al pubblico le attrazioni e gli spettacoli viaggianti). In programma animazioni, spettacoli itineranti, performance di artisti di strada. Saranno allestite bancarelle e una ventina di attrazioni e giostre (a pagamento), dedicate alla fascia di età compresa fra i 3 e i 12 anni. Nel periodo di apertura del villaggio saranno presenti a Cesenatico alcuni soggetti mascherati, i “Giovani Tonici”, un gruppo di ragazzi che costruisce carri allegorici al carnevale di Gambettola. Gli organizzatori sono gli stessi del Santa Claus Village Cesenatico.
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EXTRA
È nato a Ravenna, ha studiato in California, lo chiamavano “il texano”: «Ero all’inizio della mia carriera e nell’azienda dove ero sapevano che avevo studiato a Los Angeles ma forse il Texas aveva più fascino». Giovanni Andrea Farina, fondatore di Itway (vedi box), è il primo imprenditore romagnolo che incontriamo per raccontare, una volta al mese a partire da questo numero di R&D Cult, che aria si respira in Romagna quando si ragiona di cultura d’impresa. Di cultura d’impresa si parla spesso. La definizione da manuale si può trovare facilmente su libri e siti. Ma la sua definizione qual è? «È un’evoluzione continua delle scienze sociali rapportate a un modo di vivere insieme che pone alla base l’economia. Viviamo in una società capitalista che nel tempo si è dimostrato il minore dei mali e allora in questa società occorre che le imprese sappiano svilupparsi con una visione. E l’imprenditore deve considerare l’impresa come una creatura da far crescere dopo la nascita coinvolgendo tante forze e contributi di uomini e donne per creare qualcosa che vada oltre l’impresa in sé. Così l’impresa diventa in un certo senso patrimonio di tutti perché costruisce il benessere degli stakeholder. Anche se non c’è dubbio che chi ci mette i soldi è chi che rischia più di tutti». Qual è il modello Itway di cultura d’impresa? «All’ingresso della nostra sede di Ravenna c’è un leggìo con i nostri business values: integrità, rispetto, innovazione, tensione al risultato, lavoro in team. Con un approccio partecipativo: ogni lunedì abbiamo i weekly forecast, momenti di confronto in cui facciamo il punto su dove stiamo andando e quali obiettivi ci sono in quella settimana. E poi è necessario esaltare le eccellenze all’interno, richiamarne di nuove, eliminare quelle non più necessarie. Con una considerazione che ci rende orgogliosi: chi esce da qui potendo mettere Itway nel curriculum poi trova lavoro perché godiamo di una certa reputazione». Itway ha diverse sedi nel mondo. Il quartiere generale è sempre rimasto a Ravenna. Il legame con il territorio è un valore? «Ogni tanto qualche mio consigliere di amministrazione mi ricorda che l’azienda è ancora a Ravenna perché io sono di Ravenna. E ha ragione, è così. Magari la sede starebbe meglio a Milano. Ma qui in città diamo lavoro a cento famiglie. Forse manca un po’ di attenzione a queste cose da parte della pubblica amministrazione locale, ma non solo per Itway, anche per altre eccellenze del territorio. Se alle Bassette si farà un data center dell’Emilia Romagna lo zampino di Itway c’è stato, altrimenti sarebbe finito a Cesena».
L’INTERVISTA
«Integrità, rispetto, innovazione» Ecco la cultura di impresa per Itway Il fondatore Andrea Farina racconta la visione del gruppo di information technology Giovanni Andrea Farina, 56 anni: fondatore, presidente e amministratore delegato di Itway Spa
L’AZIENDA FONDATA NEL 1996, QUOTATA IN BORSA DAL 2001, SEDI IN SEI STATI EUROPEI Fondata a Ravenna il 4 luglio 1996, quotata in Borsa Italiana dal 4 luglio 2001 (segmento AllStar), Itway SpA è oggi a capo di un Gruppo che opera nel settore dell’Information Technology attraverso la progettazione, produzione e distribuzione di soluzioni di e-business. Il Gruppo Itway opera come Value Added Distributor (Vad) di tecnologie software per l’e-business in Italia, Francia, Grecia, Spagna, Portogallo e Turchia ed è, in tale area di business, leader di mercato in Italia. I clienti di Itway Vad sono “system integrator” e “value added reseller”, che vendono i prodotti agli utenti finali.
Come succede che le amministrazioni locali dimentichino le attività del proprio territorio? «Di tutto ciò che sta fallendo sanno tutto. Forse sarebbe il caso di curare meglio anche ciò che è sano. Servirebbe una visione più sistemica nel mettere insieme le aziende del territorio perché potremmo creare maggior valore. Faccio un esempio: ci si è accorti di Micoperi solo dopo l’opera al Giglio e ora tutti a corteggiare Silvio Bartolotti. Ma Micoperi era un’eccellenza da prima. Quanti lo sapevano? Ci si ricorda molto più facilmente delle cooperative. Va benissimo perché nel mondo cooperativo ci sono esempi di grande qualità ma bisognerebbe saper valorizzare tutte le eccellenze a prescindere dalla forma aziendale».
La cultura d’impresa passa anche attraverso la formazione. Avete lanciato da poco la Be Youth Academy. «Tutto nasce quando un anno fa abbiamo deciso di assumere due nuovi specialisti. Un anno e un centinaio di colloqui dopo non avevamo ancora trovato le figure che cercavamo, a dimostrazione di quanta distanza ci sia tra il mondo scolastico e il mondo reale. E così ci siamo detti che faremo noi la formazione ed è nata la Be Youth Academy: venti posti per persone post laurea o post diploma, si formeranno con noi poi ne assumeremo una decina di cui quattro a Ravenna. E gli altri dieci sono convinto che saranno cercati dal mercato. Certo ci dispiace che non ci siano candidati
da Ravenna. Ma va detto che le scuole in città hanno fatto poco per informare i loro alunni di queste possibilità. A Bologna abbiamo trovato un istituto che quando ha saputo dell’Academy ha contattato gli ex alunni degli ultimi cinque anni». Che rapporto c’è tra l’impresa e il mondo della cultura più classico? «C’è grande attenzione. Guardiamo a quello che sta facendo il gruppo Tod’s con il Colosseo. Fatte le dovute proporzioni credo che ogni impresa possa fare qualcosa per il proprio territorio. 150mila euro all’anno del nostro bilancio vanno in donazioni nell’area cultura e sociale. Siamo sponsor del Ravenna Festival che consideriamo una delle cose più serie che abbiamo sul terri-
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RAVENNA &DINTORNI febbraio 2015
31 IDENTIKIT CULTURALE DALLA MUSICA DI PAT METHENY AL CINEMA DI CLINT EASTWOOD FINO AL TEATRO DI EDUARDO Non c’erano Shazam e i telefonini con cui bastava un tocco sullo schermo per riconoscere titolo e autore di un canzone diffusa nell’ambiente: «Era il 1982, ero in un club e passava questo pezzo bellissimo, era su un nastro fatto da uno che veniva dall’estero. Ci ho messo un po’ per scoprire chi fosse...». Non era uno qualunque ma un certo Pat Metheny, «che oggi conoscono tutti ma più di trent’anni fa». Free jazz e funky sono i gusti musicali preferiti di Andrea Farina. Poi c’è la lettura, ovviamente: «Ho appena finito di leggere una biografia di Churchill e ora sto leggendo l’ultimo libro di Lilly Gruber e mi sento di dire che scrive meglio di come parla in tv». Nella dieta culturale del fondatore di Itway c’è anche il cinema: «Ultimo visto? American Sniper. E Clint Eastwood è sempre una garanzia sulle riflessioni. È un film di grande denuncia fatto da un regista che è un repubblicano». E se si parla di gusti culturali emerge la passione per il teatro napoletano di Eduardo: «“Non ti pago” è uno spettacolo esilarante ultimamente non sono però andato molto a teatro, l’ultima occasione è stata l’estate scorsa con il Ravenna Festival: il Ballet du Grand Théâtre de Genève, spettacolo di danza straordinario che abbiamo sponsorizzato». Infine l’arte con un privilegio legato alla professione: «Mi piace la pittura contemporanea ma non sono un esperto. Da dieci anni sosteniamo il premio Marina organizzato dall’associazione Capit. E poi viaggiando spesso per lavoro ho la fortuna di potermi prendere un po’ di tempo per me, lascio le sedi dell’azienda e ne approfitto per visitare mostre o musei».
Il Ballet du Grand Théâtre de Genève in scena al pala De Andrè per Ravenna Festival a giugno 2014, spettacolo realizzato con la collaborazione del gruppo Itway
torio. Per cui impresa e cultura possono andare a braccetto ma ci deve essere sensibilità da parte del gruppo dirigente aziendale». E questa sensibilità è così frequente? «La cultura è il nostro petrolio principale. Manca il coraggio delle amministrazioni. Se ci fossero maggiori detrazioni per ciò che le aziende fanno in campo culturale ci sarebbero più incentivi. Ragionando per Itway quei 150mila euro sono denaro tolto agli azionisti o tolto da un premio che potrei dare ai collaboratori. Perché non dare più autonomia alle amministrazioni locali in modo che possano mettere in campo soluzioni in cui magari all’azienda si
sconta quello che dovrebbe pagare di Imu purché lo investa a sostegno di un certo progetto? Sapendo dove si investe ci sarebbe più voglia di farlo». C’è un libro che non può mancare dalla scrivania di un imprenditore? «Cito Prandstraller: “L’istruzione ha da essere abbondante sempre, e mai rifiutabile. L’unica cosa da fare a questo proposito, è di accettare serenamente questo sottile supplizio, sperando che si trasformi in un piacevole vizio”. Quindi sono tanti i libri che un imprenditore deve avvere sulla scrivania. Non ne basta uno». Andrea Alberizia
La sede di Itway in via Braille a Ravenna. L’azienda è stata fondata nel 1996. Ha chiuso i primi nove mesi del 2014 con 57,5 milioni di euro di ricavi