FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli marzo 2015 n.4 ROMAGNA&DINTORNI
R O M A G N A & D I N T O R N I
MARZO 2015
PASSIONE DAL VIVO DAI GRANDI CONCERTI NEI PALAZZETTI FINO AL RITORNO DEI C.S.I. ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa
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R&DCULT marzo 2015
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SOMMARIO
L’ EDITORIALE
• MUSICA Intervista a Zamboni dei Csi .....pag. 6 • TEATRO Delbono e l’arte di stupire ...........pag. 10 • CINEMA Anderson rilegge Pynchon ......pag. 15 • LIBRI Festival tra design e grafica ....pag. 16 • ARTE Boldini: la recensione ..............pag. 20 • JUNIOR Le favole di Rodari a teatro ....pag. 23 • GUSTO Intervista al gourmet Chiarini..pag. 24
La cultura tra alto e basso Abbiamo battezzato marzo come il mese della musica, dopo che febbraio è stato invece quello delle grandi inaugurazioni delle mostre in Romagna. A questo proposito vi consigliamo caldamente di non perdervi la recensione di Serena Simoni a pagina 22 su Boldini a Forlì per una lettura critica e uno sguardo non banale che la nostra collaboratrice ha riservato alla mostra e che – è una promessa – il prossimo mese invece rivolgerà a quella in corso al Mar di Ravenna. Ma dicevamo, marzo è dalle nostre parti un mese di grandi concerti e di anticipazioni di festival per un pubblico quanto mai variegato (la panoramica va da pagina 4 a pagina 9). Un pubblico che viene sempre più chiamato in qualche modo a diventare anche protagonista della vita culturale per gioco, per impegno, per sfida, per bisogno. E così, ecco che i progetti di crowfunding si moltiplicano e da quello, assai originale nelle formula, per portare i Foo Fighters a Cesena (a pagina 4 intervistiamo l’ideatore) si passa a quello che mette insieme cultura, storia e appartenenza politica per celebrare il 70° della Liberazione al Museo della Resistenza di Ca’ di Malanca, lo storico Museo posto sull’Appennino Tosco-Romagnolo che negli anni ha visto sfilare musicisti, autori e intellettuali del territorio e non solo (in primis Ivano Marescotti e Carlo Lucarelli) e ha prodotto cd, video, documenti, libri. L’obiettivo è racimolare i 2mila euro per portare il 25 aprile a suonare in quei luoghi i Gasparazzo a ricordo della battaglia di Purocielo che davvero lì si svolse (per informazioni e donazioni: www.becrowdy.com/resistenza-italia). Musica per ricordare la storia, parole per rievocare il passato ma anche per affermare principi ancora vivi e condivisi, insomma. Così come nel Breviario Partigiano in uscita a firma dei cosiddetti Post-Csi (a pagina 6 intervistiamo il loro fondatore, nonché dei Cccp, Massimo Zamboni), che in poche settimane ha raccolto tramite internet oltre 23mila euro, superando di gran lunga l’obiettivo minimo di 9mila. Il crowdfunding è una modalità dal basso che sempre più si sta diffondendo e su cui esistono posizioni assai divergenti. Spesso è un po’ un tentativo di fare di necessità virtà. Ma di certo, l’idea di chiamare in causa sempre più il pubblico per poter magari sempre più fare a meno di mecenati dall’alto è un’idea che ha una sua forza. In bocca al lupo quindi a tutti coloro che da queste parti stanno provando a sperimentarla.
• EXTRA Parla la presidente di Legacoop....pag. 30
Dal 7 al 27 marzo allo spazio Bonobolabo di via Centofanti, a Ravenna, sarà ospitata l’esposizione collettiva “CTL”, dedicata alla calligrafia, alla tipografia e al lettering. Saranno otto gli artisti in mostra, si tratta di ragazzi italiani che hanno fatto delle “lettere” e dell’illustrazione la loro passione e il loro mestiere: Daniele Tozzi, Dario Maggiore, Davide Pagliardini, Davide Smake Nuzzi (nella foto una sua opera), Jonathan Calugi, Pietro Piscitelli, Riccardo Gradoner Carusi, &Type.
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 4 supplemento a
R&D anno XIV nr. 617 del 19-2-2015
Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 - 392 9784242
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Magnani, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni. Redazione: tel. 0544 271068 Fax 0544 271651 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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MUSICA
DAL VIVO IL SIDRO PSICHEDELICO Bob Log III (nella foto), one man band blues di culto, sarà al Sidro il 18 marzo. Al club di Savignano anche (tra gli altri concerti) il rock psichedelico degli americani Radio Moscow (20 marzo) e degli islandesi Singapore Sling (21 marzo)
AVANGUARDIA SISMICA All’Area Sismica di Ravaldino in Monte il 6 marzo alle 22.30 i Saluti da Saturno (dal cantautorato al jazz); poi due domeniche (alle 18) di sperimentale, il 15 con i sax di Michele Selva e Giampaolo Antongirolami e il 29 con il piano elettrico dell’americano Thollem McDonas (nella foto)
L’ALTERNATIVA È AL BRONSON Al Bronson di Madonna dell’Albero oltre agli artisti italiani (vedi pagine 6 e 7) in marzo carrellata di “big” americani della scena alternativa: nella foto i Blonde Redhead (13 marzo) e poi Zola Jesus (26 marzo) e Oneida (19 marzo). Al club ravennate il 27 marzo anche Neil Halstead, cantante e chitarrista degli Slowdive, band shoegaze inglese
Il progetto è di quelli da Guinness dei Primati: portare in luglio mille musicisti a suonare contemporaneamente e nello stesso luogo, il parco Ippodromo di Cesena. Tutti a interpretare lo stesso pezzo, “Learn to fly”, dei celebri rocker americani Foo Fighters di Dave Grohl, storico batterista dei Nirvana. Una performance collettiva che verrà poi ripresa per farne un videoappello da inviare direttamente allo stesso Grohl con l’obiettivo di portare i Foo Fighters a suonare nel 2016 là dove il video è stato girato e dove mai si sono esibiti: in Romagna. L’iniziativa si chiama “Rockin' 1000” ed è partita da un fan di Fusignano, Fabio Zaffagnini, premiato per altri motivi pochi mesi fa alla manifestazione dedicata all’innovazione del quotidiano La Repubblica per la sua start-up fondata nel 2014 che realizza sistemi di realtà virtuale aumentata grazie ai quali è possibile visitare sentieri e luoghi remoti in giro per il mondo. «Tutto è nato come una goliardata – ci racconta al telefono – partendo dal fatto che i Foo Fighters sono
LA CURIOSITÀ
Mille musicisti sul palco per portare i Foo Fighters all’ippodromo di Cesena Sul web è partita la raccolta fondi: servono 40mila euro. «Tutto è nato da una goliardata...» particolarmente sensibili a certe iniziative (lo stesso leader ha invitato i fan a contattarli e già un paio di concerti sono stati realizzati in America e Gran Bretagna grazie al crowdfunding, la raccolta fondi su internet, ndr) e fondamentalmente un po’ pazzi, come pazza è questa idea di portare mille musicisti a suonare nello stesso momento un loro pezzo...». In particolare si cercano 250 cantanti, 350 chitarristi, 150 bassisti, 250 batteristi, per
cui si sta tenendo una sorta di audizione, con un piccolo staff di musicisti professionisti che sta ricevendo candidature da ogni parte d’Italia. «Ne abbiamo già arruolati più di un terzo del totale – dice Zaffagnini – da Barletta a Milano...». Ma realizzare un evento del genere ha naturalmente un costo. Per sostenere le spese per le infrastrutture, «amplificare i musicisti, coordinarli, registrarli, fare le riprese da terra, coi
droni e produrre un video che farà il giro del mondo, servono molti soldi, e nessuno tra gli organizzatori posso assicurare che ci guadagnerà un euro». Nel dettaglio agli organizzatori servono 40mila euro che stanno cercando di raccogliere su internet tramite un progetto di crowdfunding, pratica che in Italia ancora non è molto in voga. In 64 giorni – al momento di andare in stampa, quando ne mancano
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MUSICA
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5 DAL VIVO
TE MPO DI CONCE RTONI AL 10 5 STA DIUM D I RIMI NI Al 105 Stadium di Rimini in marzo si alterneranno i rapper Caparezza (14 marzo) e Fedez (19 marzo), reduce dal successo televisivo come giudice di X-Factor, e il rocker (da stadio) emiliano Luciano Ligabue (21 e 22 marzo)
56 alla scadenza del 17 aprile – sono stati raccolti infatti poco più di 6mila euro, neppure il 20 percento dell’obiettivo. Ma Zaffagnini resta ottimista perché si stanno interessando al progetto importanti sponsor che potrebbero colmare la lacuna anche in poche ore. E anche la Sony ha deciso di appoggiare l’iniziativa, dettaglio non da poco visto che il colosso mondiale del mondo discografico detiene i diritti degli stessi Foo Fighters che probabilmente, pur non parlandone esplicitamente, saranno già venuti a conoscenza del progetto, visto che è stato pubblicato anche su alcuni importanti siti internet di settore americani. «E se riuscissimo a realizzare l’evento – chiosa Zaffagnini – sarà difficile che i Foo Fighters non accettino di venire a suonare a Cesena, sarebbe probabilmente un colpo alla loro immagine...». Per finanziare e rendere noto il progetto il 14 marzo è in programma una festa al Teatro Verdi di Cesena. Tutte le info su www.rockin1000.com. Luca Manservisi
AGENDA
Un frame del video del progetto Rockin’ 1000 con uno spiritato Dave Grohl dei Foo Fighters che “ispira” l’ideatore del tutto, Fabio Zaffagnini
MILES COOPER SEATON
A
RIMINI
Il 28 marzo al Neon di Rimini concerto di Miles Cooper Seaton, cantante e bassista dei folkster americani Akron/Family.
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS A PINARELLA Il 28 marzo al Rock Planet di Pinarella concerto punk-alternative rock dei Fast Animals And Slow Kids. In apertura i ravennati Kuf.
DAVIDE SOLFRINI
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CATTOLICA
Al Pirate Pub di Cattolica il 13 marzo il cantautore Davide Solfrini.
ELETTRONICA:
GIOVANI DJ ITALIANI AL
CLUB ADRIATICO
Il 14 marzo al Club Adriatico di Ravenna serata dedicata ai giovani italiani con il live di Life's track (Bosconi) e il dj-set di Domenico Crisci (L.I.E.S.).
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MUSICA
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L’INTERVISTA
«Con i post-Csi teniamo vivo il 25 aprile» Parla il fondatore dei Cccp Massimo Zamboni. «Più nessuno come noi: l’orizzonte non era la musica ma l’impero sovietico» di Luca Manservisi
Non chiamateli Ex Csi, come si legge anche nei comunicati ufficiali. «Meglio Post Csi», un particolare terminologico in linea con la loro storia, nata dalle ceneri dei CCCP Fedeli alla linea, che definire come scrive Wikipedia un “gruppo musicale punk rock italiano ampiamente considerato uno dei più importanti e influenti nell'Italia degli anni ottanta”, è pure riduttivo. Ora i Csi (che sta per Consorzio Suonatori Indipendenti ma era chiaramente anche un esplicito omaggio sempre agli stati dell’ex Urss) sono tornati con la formazione originale – fatta eccezione per il cantante Giovanni Lindo Ferretti –, con cui stanno girando da mesi l’Italia. Il 7 marzo saranno al Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna). Abbiamo intervistato per l’occasione Massimo Zamboni, che oltre a essere mente e cuore dei Csi è anche il fondatore dei Cccp insieme a Ferretti. Cosa vi ha spinto a tornare a suonare insieme e come è nata questa reunion? «Per alcuni anni ho portato in giro uno spettacolo con Angela Baraldi (nota anche per la sua carriera di attrice e che ora è diventata la cantante dei PostCsi, ndr) a cui si sono aggiunti come ospiti a turno alcuni ex compagni di gruppo. Ci siamo ritrovati volentieri ed è stato un piacere, prima di tutto
I Post-Csi: da sinistra Giorgio Canali, Simone Filippi, Gianni Maroccolo, Angela Baraldi, Massimo Zamboni e Francesco Magnelli. Canali, Maroccolo, Zamboni e Magnelli sono quattro dei cinque membri originali, manca all’appello il cantante Giovanni Lindo Ferretti, sostituito dalla Baraldi. Il 7 marzo saranno al Bronson di Ravenna, che il 21 ospiterà invece un altra nota band italiana, i Marta sui Tubi.
dal lato umano. Ci è venuta voglia così di suonare di nuovo insieme le nostre vecchie canzoni, solo perché ci andava, come abbiamo sempre fatto, senza calcoli o programmi». Cosa si devono aspettare gli spettatori del Bronson? «Suoniamo esclusivamente canzoni del repertorio dei Csi, da quelle più dolci alle più fragorose. Ma la data di Ravenna sarà l’ultima del tour e poi guarderemo al futuro...». Avete già pronto del materiale nuovo?
«Stiamo preparando la pubblicazione di un cofanetto sul 70esimo anniversario del 25 aprile, una data di cui bisogna tenere vivo il ricordo, quel 25 aprile era nata l’Italia migliore, cancellata poi da quella peggiore... Il cofanetto si chiama Breviario Partigiano e conterrà un film, un album che ne è la colonna sonora con anche nuove canzoni originali di questi Post Csi e un libretto con testimonianze sul tema di artisti di ogni campo». Facendo un passo indietro e
«Ancora non è arrivato
il momento di tornare a suonare con Ferretti Il successo ci ha sbriciolati La politica? Non ho votato
»
tornando alla reunion, avete cercato di coinvolgere Giovanni Lindo Ferretti? Com’è ora il vostro rapporto dopo anni piuttosto conflittuali? «Non abbiamo tentato di coinvolgerlo perché non è così che funziona, a volte basta guardarsi negli occhi. Io e lui siamo in buoni rapporti, ci parliamo, ma non è ancora il momento per fare di nuovo musica insieme, potrebbe succedere come invece no. Poi ci sono anche altre persone coinvolte...».
CONSIGLI D’AUTORE
Ecco cinque dischi che piacciono a tutti ma da cui stare alla larga di Francesco Farabegoli *
FKA Twigs
Mi chiamo Francesco e sono molto orgoglioso di essere su queste pagine perché la mia fidanzata prende una copia di R&D, dopo pranzo mi legge ad alta voce gli articoli di musica, film e spettacolo (io non so leggere, o come dicono a Ravenna non so fare a leggere) (sono immigrato a Ravenna da qualche anno e ancora mi sto contorcendo sulla lingua degli indigeni). Poi quando esce il nuovo numero, la copia precedente la utilizziamo per mettere fogli di giornale sotto il seggiolone della bambina per evitare eccessivi disastri sul pavimento. Detto questo, la missione affidatami è quella di scrivere tot battute per una rubrica che si chiama “consigli d’autore”, e che a quanto ne so consiglia dischi, e quindi devo inventare una lista di dischi da consigliarvi. Una cosa che dovreste sapere di me è che dirigo un magazine online specializzato in musica e tendenze giovanile (cioè ho aperto un blog) e che su questo magazine online ogni martedì facevo una lista musicale di qualche tipo (tipo i dieci musicisti obesi più importanti per la storia del rock o le dieci migliori sigle dei cartoni animati). Poi internet ha deciso che le liste erano le cose che funzionavano di più al mondo e ci siamo ritrovati coperti di liste a destra e a manca, quindi non so davvero se esista un campo dello scibile in cui io possa intervenire facendo la mia lista e suonando interessante. Me la sgavagno (verbo cesenate che si riferisce all’atto di sgavagnarsela: il gavagno è un secchio in cui viene raccolta la frutta, non so altro) consigliandovi una LISTA DI CINQUE DISCHI RECENTI CHE PIACCIONO A TUTTI QUELLI CHE SI BULLANO DI SAPERNE DI MUSICA MA DA CUI SECONDO ME DOVRESTE STARE ALLA LARGA, giusto per fare l’antipatico. Primo disco che piace a tutti ecc ecc: D’Angelo And The Vanguard – Black Messiah. Non è che sia un brutto disco, anzi è un disco molto carino e ben suonato e fatto col cuore di soul contemporaneo, cioè musica vecchia in culo che non si sa come e perché nessuno è disposto ad ammettere che sia invecchiata (probabilmente per via del rap). Yngwie Malmsteen realizza dischi ugualmente ispirati/specializzati e ugualmente incentrati su una concezione musi-
cale vecchia di decenni, ma viene spernacchiato in quanto anacronistico, privo di gruva e (senza dirlo) inadatto a fare da sottofondo alle vostre degustazioni. Secondo disco: FKA Twigs – Lp1. Anche questo non è un brutto disco, cioè è carino e ha anche volendo un paio di pezzi e la tizia che canta è molto simpatica e interessante dal punto di vista concettuale, ma è roba che è saltata alla ribalta così d’improvviso per qualche mal interpretato bisogno di novità obscure. Il disco di FKA Twigs è fondamentalmente un onesto disco trip hop di seconda, una roba che i Lamb non avrebbero fatto uscire verso il ’97 per evitare di finire dentro la pubblicità delle mentine, e insomma non credo che sia divertente vivere in un’epoca in cui la musica rilevante è quella che avevamo scartato vent’anni fa. Terzo disco: Caribou – Our Love. Detesto questo attuale movimento dance dell’amore e della fraternità, di cui Caribou è tra i principali rappresentati ma anche in qualche modo uno che riusciva a smarcarsi, questo soprattutto anni fa (nel disco precedente la roba interessante erano i pezzi di gruva casuale lunghi sedici minuti tipo Sun); oggi sono rimasti l’amore e la cassa, i principali responsabili del declino della musica elettronica degli ultimi anni (no, non è vero, però per dire gli M+A erano molto più fighi prima di incontrare la cassa e l’amore). Quarto disco: John Carpenter – Lost Themes. Intorno a Carpenter c’è questo movimento revanscista che lo considera la miglior cosa mai accaduta al cinema e alla musica e che al contempo stronca qualsiasi nuova cosa a cui metta mano (va avanti almeno da Villaggio dei dannati). La sua prima opera a cui tutti i contemporanei vogliono indistintamente bene è questo disco uscito per Sacred Bones, contenente musiche di Carpenter per la prima volta slegate dai suoi film. Il disco ha un paio di pezzi belli e un quintale di nostalgia, per il resto il lost nel titolo si riferisce al fatto che siano grossomodo scarti di produzione e/o patetici tentativi di infilarsi (infilarlo) in quel movimento retrodance anni settanta che sta tornando dopo Random Access Memories. Vedi anche Giorgio Moroder in arrivo con un nuovo disco: non l’ho ascoltato ma il singolo con Kylie Minogue che lo anticipa è una cosa patetica. Alla voce fa schifo. Insomma, così. Buon proseguimento. * Francesco Farabegoli è nato a Cesena nel 1977, fa l'impiegato, scrive e disegna Nel 2009 ha fondato bastonate.com, vincitore negli ultimi due anni dei Macchianera Awards come miglior sito musicale italiano. Scrive anche per i magazine “Rumore” e “Vice”.
MUSICA
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7 IL CONCERTO
I Punkreas festeggiano i 25 anni anche al Vidia In occasione dei 25 anni di attività i Punkreas ripartono dalle origini: il gruppo ska-punk milanese riporta sui palchi di tutta Italia il Paranoia Domestica Tour, con le canzoni dei primi quattro album della band. L’appuntamento dalle nostre parti è per il 7 marzo al Vidia di Cesena.
E il pubblico come reagisce a questa sorta di assenza-presenza di Ferretti? «In quattro anni che suono canzoni dei Csi con Angela Baraldi non ho mai sentito una lamentela. D’altronde lei ha una grande personalità e sul palco è straordinaria». Ma è vero che è stato il successo a far morire i Csi? «Sì, è andata proprio così. Dopo Tabula Rasa Elettrificata (terzo disco dei Csi e ultimo in studio, capace di vendere 50.000 copie nella
sola prima settimana e di arrivare al primo posto degli album più venduti in Italia, con somma sorpresa tra tutti gli addetti ai lavori, ndr) ci hanno travolto entusiasmo, incredibilità, confusione fino a che il mondo musicale, di fatto assumendoci, non ha finito con lo sbriciolarci...». Perché non è mai nato un altro gruppo in Italia come i Cccp? «Perché non è stato un percorso semplice, abbiamo mangiato tanta polvere, bisognava avere le spalle lar-
ghe e non voler guardare solo al proprio ombelico...». C’è qualcuno che ha raccolto la vostra eredità? «No, ma semplicemente perché l’orizzonte di un gruppo è solitamente sempre quello musicale. I nostri orizzonti invece erano l’impero sovietico, le strade verso l’est e in un certo senso la condizione umana». Sul fronte politico, come vive questi anni “post-ideologici” il fondatore dei Cccp? «Penso a come il muro di Berlino sia sempre stato un simbolo dell’oppressione e a come si pensava che con la sua caduta le cose sarebbero cambiate, che fosse finita l’epoca degli sfruttamenti. C’era chi pensava che il trionfo del capitalismo avrebbe sistemato le cose. Beh, ora io penso invece a quei ragazzi che ai nostri tempi prendevano la loro R4 e andavano verso l’Est, i viaggi in Siria, in Libano, mentre oggi invece si fa fatica ad arrivare in Slovenia e vivere in pace nel mondo è ancora più difficile...». E in Italia, prima parlava del 25 aprile, può bastare il suo ricordo? «Penso al popolo felice che riempie le piazze il 25 aprile e mi chiedo dove sia tutti gli altri giorni. I valori del 25 aprile devono essere il fondamento della nostra società, non lasciamoceli scappare». Per chi vota? «Non ho mai nascosto di aver votato sempre per il Pci e poi per i suoi derivati, fino anche al Pd. Ma per la prima volta alle ultime Regionali (Zamboni è di Reggio Emilia, ndr) non sono andato a votare. La politica è sempre più lontana dai cittadini e non fa i loro interessi. Ma io continua a credere nel suo ruolo, deve essere la politica a fare andare meglio le cose, non possiamo certo affidarci alla bontà dell’animo umano...».
LA ROMAGNA IN CUFFIA
Clever Square, per chi ha nostalgia di Pavement & Co di Luca Manservisi Chissà quante volte glielo avranno già detto, nella loro seppur ancor breve carriera. Bravi, ma suonate troppo uguali a, e poi a scelta, Guided By Voices e/o Sebadoh e/o Pavement e/o Elf Power e/o Dinosaur Jr. e/o Silver Jews. Me li immagino fare spallucce e andare aventi. Perché a conti fatti la passione, soprattutto nella musica, ha sempre la meglio. E allora chissenefrega, si saranno detti. Siamo questi, siamo cresciuti con questa musica e ci esce questa musica. L’importante, aggiungo io, è che la passione continui a uscire così spontaneamente dai loro dischi come accade in “Nude Cavalcade”, secondo album dei ravennati Clever Square che uscirà il 25 marzo per Flying Kids Records e che arriva dopo una cinquantina di concerti tra il 2013 e il 2014 accompagnando anche quello che presumiamo sia un altro dei loro idoli, Garrett Klahn dei Texas Is The Reason. Il disco, si sarà capito, fa riferimento a quelle chitarre, a quelle voci, addirittura a quel tipo di registrazioni dell’indie-rock americano prettamente anni Novanta e lo fa con una naturalezza e una sicurezza sorprendenti oltre che con una serie di canzoni (cito almeno le trascinanti “Perfecto” e “Highly Effective Solutions”, la pavementiana “Onions for Dinner” e la ballata alla Robert Pollard di “A bag of heads”) che, almeno per il sottoscritto che era da un po’ che non si lasciava andare a certe sonorità, fanno battere il piede e trattenere a stento l’entusiasmo. Ovviamente non può essere considerato più di quello che è, un piacevole intermezzo tra cose più serie e impegnative, ma sapere che in Romagna esiste un gruppo come i Clever Square è piuttosto confortante. Uno di quei gruppi che davvero dopo aver sentito il disco vorresti vedere anche dal vivo, con le mani in tasca e andando avanti e inditero con la testa (mi pare facessero così i fan dei gruppi indie-rock anni novanta). E non è poco. I Clever Square sono Giacomo D’Attorre (voce e chitarra), Mirko Montevecchi (chitarra), Stefano Vespa (basso) e Stefano Bacchilega (batteria). Il 28 marzo presenteranno il disco in concerto al Bronson di Ravenna.
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MUSICA
8 AGENDA Enrico Farnedi
IL FADO DELLA ARNAUTH Il 27 marzo alle 21 al teatro Bonci di Cesena la portoghese Mafalda Arnauth – considerata la nuova regina del fado – presenterà con un concerto il suo nuovo album.
BOBBY SOLO AL NAIMA
L’INTERVISTA
«Il mio nuovo disco è un inno al cambiamento» Il cesenate Enrico Farnedi, voce e tromba dei Good Fellas, presenta “Auguri Alberta” È la seconda volta che scrivo questo articolo a causa di un problema con il computer e sento che risulterà per questo un po’ falsato nel tentativo di ripercorrerne la vecchia traccia. Gli imprevisti sono incidenti che ci consentono di riscrivere un pezzo della nostra storia, cambiarne la direzione e bestemmiare senza essere redarguiti. Casualmente parlavamo proprio di questi cambiamenti di rotta improvvisi, e dell'importanza di sapercisi adeguare, a cena con Enrico Farnedi, nel ristorante giapponese più affollato di Bologna. Cesenate classe 1972, Farnedi ha studiato tromba al conservatorio di Bologna e collaborato fra gli altri con Vinicio Capossela, Lo stato sociale, Sacri Cuori e Cesare Cremonini, mentre dal ‘97 è trombettista e voce dei Good Fellas. Nel panorama musicale “ai tempi di Capovilla”, le sue canzoni possono apparire come audaci paginette di diario. Il flusso della narrazione intreccia eventi fatti di vita reale e dadaismi belligeranti di nonsense su ballate che spaziano dal pop al folk dei Quasi, tra Tenco e l’Equipe 84. Ebbre dei fasti dei Good Fellas, le sue canzoni riflettono una visione sul mondo schietta e ironica, e ribadiscono il concetto che la libertà è una scelta che si può sempre ripetere. Il suo nuovo disco si chiama Auguri Alberta e uscirà il 13 aprile per l'etichetta ravennate Brutture Moderne. Enrico, come mai hai scelto proprio questo nome per il disco? L CONCERTO «Alberta è una signora di sessant’anni che vive a Modigliana, ora ha una casa piena di libri, fa la GLI OVO AL CISIM libraia e ha scritto persino due romanzi. Ma da giovane faceva l’operaia in fabbrica e si è iscritta Venerdì 6 marzo al Cisim di solo a trent’anni alle scuole serali. Alberta è una Lido Adriano concerto degli Ovo, ormai storica persona che non si è mai data per vinta e ha semband incatalogabile, ma da pre seguito il suo sentiero senza indugi...».
Un concept album quindi? «Le canzoni del disco sono venute fuori senza pensare di realizzare un concept album. Eppure, in qualche maniera, ogni traccia ruota attorno al concetto che dobbiamo abituarci al cambiamento e viverlo come una possibilità di realizzazione personale, essere ottimisti anche nei confronti delle domande che per ora sono senza risposte». Chi ha collaborato alla realizzazione dell’album? «Il disco è stato realizzato (oltre che con gli immancabili ukuleli di Farnedi, ndr) con la partecipazione di Marco Bovi al basso, Mauro Guazzoni alla batteria e Riccardo Lolli alle tastiere, che suonano con me anche dal vivo, e la produzione artistica di Francesco Giampaoli». Il primo disco solista, “Ho lasciato tutto acceso”, è un lavoro autobiografico da cui trapela l'immagine di un Farnedi che ama i fumetti e odia l'economia, preferisce stare con i cani e sugli argini dei fiumi. Possono sembrare dei concetti un po' naif messi così tutti insieme... «Mi piacciono le colline e sono totalmente ignorante in materia di economia e sento l'esigenza di esserlo! Da parte mia, c'è stata una scelta molto tempo fa di dividere il concetto di benessere da quello di benestante. Ho deciso di fare un lavoro nella vita che forse è tra i più indeterminati e incerti che ci sono, ma che è più nelle mie corde, è quello che mi rende più felice e che riesco a fare meglio mettendo in pratica le cose che nel tempo ho imparato...».
«La signora del titolo
è un’ex operaia che dopo le scuole serali ha scritto persino due romanzi...
I
qualche parte tra il metal e il noise. Alla voce l’indemoniata Stefania Pedretti, alla (mezza) batteria, Bruno Dorella.
Una bizzarra foto promozionale del progetto hip-hop Shabazz Palaces
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Per una preview del nuovo album Auguri Alberta, Enrico Farnedì si esibirà sabato 21 marzo alle 22 sul palco del Cisim di Lido Adriano in versione swing con altri quattro musicisti. Antonella Garro
L’ANTICIPAZIONE
Anche l’hobbit Frodo al festival in spiaggia con rock band da tutto il mondo Dopo il bagno di folla della scorsa edizione, c’era una certa attesa tra gli appassionati di musica alternativa per il cartellone di Beaches Brew, festival gratuito sulla spiaggia di Marina di Ravenna, organizzato dal bagno HanaBi insieme all’agenzia di concerti olandese Belmont Bookings. E l’annuncio non ha certo deluso le attese, con più di una ventina di artisti provenienti da tutto il mondo. L’appuntamento è dall’1 al 5 giugno e c’è anche una nota di colore che va ben oltre i confinu musicali: tra i protagonisti infatti anche Elijah Wood, attore americano noto al grande pubblico per aver interpretato Frodo Baggins, l'hobbit tra i protagonisti del Signore degli Anelli, qui in versione dj con il progetto Wooden Wisdom. Da segnalare poi tra i big l’hip-hop sperimentale degli americani Shabazz Palaces, la presenza dei californiani Moon Duo, Thee Oh Sees e Wand con la loro psichedelia; il punk-rock delle americane Ex Hex e soprattutto Babes in Toyland, riformatesi a sorpresa dopo quindici anni; gli Strand Of Oaks (progetto alt-folk-rock del cantautore americano Timothy Showalter, già al Bronson di Madonna dell'Albero alcuni mesi fa); gli emergenti cantautori americani Mikal Cronin e Kevin Morby; il post-punk dei canadesi Viet Cong e Ought; i chiacchierati danesi Iceage insieme ai loro connazionali Yung; i garage-rocker francesi J.C. Satàn, il college rock degli australiani Twerps, il power-pop degli olandesi Afterpartees, il cantautore-chitarrista africano Mdou Moctar e gli italiani del lotto: i toscani Go!Zilla, i lombardi His Electro Blue Voice, il bolognese Stromboli e l’elettronica di Godblesscomputers.
Il 6 marzo al Naima di Forlì concerto di Bobby Solo, autore e interprete di alcune delle canzoni più popolari della musica italiana che strizza l’occhio al rock’n’roll.
IOANNA AL PETRELLA Venerdì 6 marzo alle 22 per la rassegna jazz del teatro Petrella di Longiano, il giovane Carmine Ioanna si esibirà in un concerto in solo con la sua fisarmonica.
MATTHEW LEE AL SOCJALE Al Teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) il 20 marzo torna il rock’n’roll anni ‘50 del cantante, compositore e pianista Matthew Lee, all’anagrafe Matteo Orizi, pesarese. Con la sua band propone atmosfere rockabilly e perfomance alla Jerry Lee Lewis, il suo più chiaro ispiratore. Tra gli altri appuntamenti del Socjale l’omaggio a De André del 6 marzo del The Faber’s Social Club e il concerto di Enrico Cifiello, cantante e pianista che si muove tra pop, jazz e soul (13 marzo).
COTTIFOGLI AL MAMA’S Al Mama’s di Ravenna continuano i concerti del sabato dedicati alla musica etnica e popolare: da segnalare il 7 marzo quello con la cantante Luisa Cottifogli.
LA FIABA PER LE DONNE Venerdì 6 marzo alle 20 al circolo Arci Casablanca di Villanova di Bagnacavallo “A mezzogiorno un dì – Fiaba musicale per adulti in dieci quadri” per flauto, violino, violoncello e pianoforte. In occasione della Festa della donna, la pianista basca Koro Izutegui crea una serata conviviale tra musica e parole incentrata sulla fiaba e sul rapporto tra questa e la psiche femminile.
MUSICA
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IL FESTIVAL
CLASSICA
Un viaggio nel jazz moderno
Orchestre, solisti e anche Richard Galliano “Crossroads” parte da Danilo Rea, Raiz, Paula Morelenbaum e Sarah Jane Morris in giro per la Romagna 52 concerti in 49 serate con oltre 500 artisti coinvolti. Numeri impressioL CONCERTO nanti per Crossroads, il festival itinerante che quest’anno si terrà in tutta la regione dal 28 febbraio fino all’1 giugno e che sarà anche un viaggio attraverso le innumerevoli sfaccettature del jazz moderno. Qui segnaliamo gli eventi del mese di marzo, che in Romagna toccano solo la provincia di Ravenna (sempre alle ore 21). Martedì 3 all’Auditorium Arcangelo Corelli di Fusignano spazio alla musica improvvisata con Danilo Rea che porterà il suo trio con Ares Tavolazzi e David King. Alla sala del Carmine di Massa Lombarda gli appuntamenti sono due in questo primo mese di programmazione, entrambi sulle rotte alternative all’asse Italia-Usa. È il caso della cantante brasiliana Paula Morelenbaum, col suo Bossarenova Trio (20 marzo), e di una vocalist di Goran Bregovic con la sua storica banda al Carisport di Cesena riferimento assoluto del pop jazzato di più raffinata fattura come l’inglese Sarah Jane Morris, in duo col chitarAl Carisport di Cesena il 14 marzo (ore 21) ritmi travolgenti e sonorità fragorose con “If you don’t rista Antonio Forcione (8 marzo). go crazy, you are not normal!”, il nuovo concerto di Goran Bregovic, accompagnato dalla sua stoGiovedì 19 all’Oratorio rica formazione, la Wedding & Funeral Band (fiati, percussioni e voci bulgare). Il repertorio spadell’Annunziata di Solarolo l’ex leader zierà dai suoi celebri successi agli ultimi album (Alkohol e Champagne for Gypsies) fino ad anticidegli Almamegretta, Raiz, e Fausto pare alcuni brani del nuovo disco. Mesolella faranno rivivere classici del rock, del pop e del repertorio napoA NEW YORK letano in sorpren’ANTICIPAZIONE PETER BERNSTEIN denti arrangiamenti per voce e E GRISSETT A RICCIONE chitarra. Infine, il jazz statunitense Il 27 e il 28 marzo alle 21 al palazzo dei contorna con le deligressi di Riccione dopranti e dissacranti pio appuntamento con avventure dei due grandi jazzisti Sexmob del tromnewyorkesi, rispettivabettista Steven La 26esima edizione del Ravenna Festival mente il chitarrista Bernstein tra le (22 maggio-27 luglio) rende omaggio a Peter Bernstein e il piamusiche felliniaDante Alighieri, in occasione dei 750 anni nista Danny Grissett. ne di Nino Rota, il dalla nascita. Opere in prima assoluta di Entrambi suoneranno 22 marzo al teaAntonio Guarnieri e Nicola Piovani, orchecon il loro quartetto. tro Rossini di stre e direttori internazionali (Zubin Mehta Lugo. Organizza e l'orchestra del Maggio, Semyon Bickhov e Jazz Network. la Munchner Philharmoniker, Riccardo Info: 0544 405666 e www.erjn.it. Muti e la Cherubini) sono alcuni appuntamenti del cartellone. In chiusura Muti dirigerà il Falstaff di Verdi nel suo unico impeA RASSEGNA gno operistico in Italia nel 2015. Vari e trasversali gli spettacoli “fuori GRANDI TROMBETTISTI A CESENATICO tema”: dal celeberrimo Rocky Horror Show di Richard O’Brien alla nuova creazione, The Car Man, di Matthew Bourne (prima italiana) da Saga, opera equestre di Giovanni Lindo Ferretti, al recital di Roberto Vecchioni accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Cherubini, dalle coreografie punk rock di Michael Clark a quelle sperimentali di Emio Greco, alle afroamericane del Dance Theatre of Harlem. Da non perdere è anche l’inedito Vivaldi Recomposed all’insegna dell’eletProsegue la nuova rassegna jazz al teatro di tronica di Max Richter, mentre di grande Cesenatico. Il 5 marzo alle 21.30 l’appuntamento impatto pop sono i 60 anni di sigle televiè con il quartetto di Alessandro Fariselli con ospisive eseguite dall’Orchestra Sinfonica te d’eccezione il trombettista Fabrizio Bosso (nella Nazionale della Rai. Oppure in ambito foto). Il 13 marzo sarà la volta invece del quartetto di Chicco Capiozzo con un altro trombettista di cameristico sono una vera occasione per fama internazionale, Marco Tamburini, noto anche intenditori l’esecuzione integrale dell’oper la sua vena pop avendo partecipato agli ultipera pianistica di Pierre Boulez e l’intemi tour di Jovanotti e Cremonini. grale dei quartetti per archi di Béla Bartòk.
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Sono diversi gli appuntamenti con la musica classica a marzo tra Ravenna, Lugo e Forlì. Al teatro Alighieri di Ravenna prosegue la rassegna organizzata dall’associazione Mariani (inizio concerti ore 20.30). Il 3 marzo sarà la volta di un complesso d’archi di fama internazionale, attivo dal 1968, I Solisti Aquilani, diretti dal maestro Flavio Emilio Scogna. Il repertorio abbraccia le più diverse epoche musicali, da quella pre-barocca alla musica contemporanea. Il 10 marzo ecco invece la Camerata Ducale insieme al suo direttore e violino solista Guido Rimonda. Lungo il suo percorso, il complesso ha avuto la fortuna di collaborare con Richard Galliano e qui a Ravenna ad affiancarla sarà proprio il celebre fisarmonicista, che torna all’Alighieri a grandissima richiesta dopo il successo delle precedenti esibizioni. Travolgente il programma che fa convivere brani di Galliano e Piazzolla, con composizioni di Bach e Vivaldi. Il 18 marzo sarà di scena l’Orchestra da Camera dell’Accademia di Imola, nata nel 2013 e tenuta a battesimo dall’attuale direttore, il celebre Vladimir Ashkenazy. Sarà diretta da Carlo Tenan e vedrà la partecipazione nel ruolo di solisti della violinista Giulia Brinckmeier e del pianista Kiryl Keduk. Al teatro Rossini di Lugo l’appuntamento con la classica è per il 5 marzo alle 20.30 con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta dall’israeliano Asher Fisch, classe 1958 e già assistente di Daniel Barenboim. In programma la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvorak, anticipata da due pagine di Edward Grieg. Solista il virtuoso pianista Roberto Cappello. Al teatro Diego Fabbri di Forlì, invece, mercoledì 11 marzo alle 21 l’Orchestra Bruno Maderna con il direttore e pianista solista Lars Vogt sarà alle prese con Beethoven e Dvoràk. Il 25 marzo alle 21 l’appuntamento invece è con la pianista di fama internazionale Beatrice Rana che eseguirà brani da Chopin, Bach e Ravel.
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Al Ravenna Festival da Piovani a Zubin Mehta La 26esima edizione dedicata a Dante. Muti con il Falstaff nella sua unica opera del 2015 in Italia
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Il compositore tedesco MAX RICHTER (nella foto al centro) sarà al Ravenna Festival per presentare la sua rivisitazione tra ambient music ed elettronica di una pietra miliare del tardo barocco italiano, tra i lavori in assoluto più celebri nel suo ambito, “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi. Un progetto commissionatagli direttamente dalla Deutsche Grammophon, storica etichetta che è un’istituzione della musica classica e che in questi anni si sta sempre più aprendo verso la contemporanea
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TEATRO
Una scena dello spettacolo “Orchidee” di Pippo Delbono
L’INTERVISTA
Pippo Delbono: «L’arte ha perso la sua follia» L’autore e regista su pubblico, teatri, politica e i suoi spettacoli “La rabbia” e “Orchidee” Se fermate un passante su boulevard St Germain o davanti al Théâtre du Rond Point a Parigi e gli chiedete “qual è il più importante regista teatrale contemporaneo?” con buona probabilità vi risponderà Delbonò, con l’accento sulla “o” finale, come fanno i francesi. Ma Pippo Delbono non è affatto francese, è nato a Varazze, minuscola cittadina ligure. E anche se il suo fare teatro lo ha portato in tu tto il mondo – prima con artisti da Iben Nagel Rasmussen del Odin Teatret a Pina Bausch, e poi con il suo lavoro – il suo teatro è rimasto profondamente italiano. A marzo il suo La Rabbia sarà al teatro del Mare di Riccione, il 13, mentre il 31 marzo (replica 1 aprile) sarà all’Alighieri di Ravenna con Orchidee, che nei mesi scorsi è stato anche a Rimini. Si dice che “nessuno è profeta in patria”, si sente più amato dal pubblico straniero che da quello italiano? «Credo che il pubblico italiano sia coinvolto dal mio lavoro. Mentre recito sia la parte di Romeo che quella di Giulietta in una simbiosi, capita che qualcuno si alzi e se ne vada. Perché per lui “è troppo”. Il problema però non è del pubblico è della politica culturale, è dei cartelloni dei teatri italiani, che hanno abituato le persone a vedere sempre i soliti spettacoli. Non sono stati abituati a vedere cose diverse. Parte dell’artista è la follia, quella follia che serve per stupire e inventare. In Italia il teatro è fatto da attori “normali” che recitano tutti alla stessa maniera, che sono usciti da accademie e non si distinguono l’uno dall’altro. Ce n’è uno su mille che abbia qualcosa di diverso. La diversità è la forza della vita, invece in Italia si ha paura della diversità. Ecco forse in un paese come la Francia, nonostante tutti i problemi che hanno, sono più aperti alla di-
versità. L’Italia è un paese più conservatore. A teatro gli italiani vogliono vedere spettacoli di narrazione, con testi. Un teatro rassicurante, che usa parole alte così da far sentire il pubblico colto. Il mio lavoro crea disequilibri, incertezze nel pubblico. L’Italia è stato il paese della grande arte, della grande letteratura, delle rivolte, oggi sta vivendo un pericoloso momento di normalizzazione. Ha perso la sua follia. Follia che invece sembra entrata nella politica, creando altrettanti problemi». Sicuramente non è stata una scelta accademica chiamare Vladimir Luxuria a recitare nel riallestimento de La rabbia… «Vladimir oltre a essere una attrice ha una storia alle sue spalle. Una storia di lotte per i diritti civili, per la diversità e anche una storia televisiva. Per questo
credo dia un significato aggiuntivo allo spettacolo». La rabbia è uno spettacolo del 1995, come è cambiato in questo riallestimento dopo venti anni? «Direi in niente. Ho lasciato lo spettacolo identico». La rabbia è un tributo a Pasolini, ma non è uno spettacolo su Pasolini. «Credo che non ci sia modo peggiore di ricordare Pasolini che facendo di lui un santino. Come purtroppo capita spesso di vedere. Pasolini era una persona contro, che ha fatto del suo essere controverso il suo essere artista. Per questo ho deciso di prendere alcuni suoi testi e inserirli in un contesto vivo che è la mia vita e il nostro tempo. Questo spettacolo non è teatro, è più una commi stione, una conferenza, il teatro lo trovo retorico. È uno spettacolo brechtiano che parte da una cosa fondamentale di Pasolini: l’attualità del suo linguaggio». La biografia torna anche in Orchidee, in cui mette in scena il personale lutto della morte di sua madre. L’occidente tende a rimuovere il dolore, a dimenticarlo e non parlarne, come un tabù. Lei ha deciso di riviverlo ogni sera sul palco… «La morte fa parte della vita. Il teatro è una dimensione spirituale, poetica e politica. La mamma che mi manca è quella dei ravioli della domenica, nello spettacolo diventa una madre pittorica, una madre che si confronta con le parole di Ofelia. Un critico, abbastanza offuscato, disse che volevo fare uno spettacolo sulla “mammina”. Non è su mia madre, ma sulla figura della madre. È una dimensione diversa del dolore, meno patetica, più lucida. Il dolore della perdita di una madre è fatto di mancanze, anche di piccoli momenti, è fatto di solitudini. Attraverso la morte di mia madre parlo della morte di tante cose». Matteo Cavezzali
In Italia si ha paura della diversità, « gli spettatori sono stati abituati a vedere sempre allestimenti rassicuranti»
TEATRO
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FAENZA
LONGIANO
Al Ridotto del Masini il 20 marzo Le parole giovani di Teatro Valdoca con Mariangela Gualtieri
E Johnny prese il fucile in scena al Petrella il 14 marzo con Marco Baliani
RIMINI
Compagnia BrunoVillano con Genesiquattrouno al teatro degli Atti venerdì 20 marzo
RAVENNA-VISO-IN-ARIA
Il Discorso celeste su sport e religione Il terzo spettacolo del progetto dei Fanny&Alexander al Rasi. In scena anche Teatri Uniti e Teatro Nerval Sabato 28 marzo al teatro Rasi alle ore 21, nell'ambito di Ravenna viso-in-aria, Fanny & Alexander porterà in scena Discorso Celeste, con Lorenzo Gleijeses e la voce di Geppy Gleijeses, le musiche di Mirto Baliani e le immagini video di Zapruderfilmmakersgroup. Lo spettacolo, terzo in ordine cronologico del progetto Discorsi che la compagnia porta avanti dal 2011, è dedicato allo sport e alla religione mettendo in scena un dialogo surreale e impossibile tra figlio e padre, atleta e allenatore, giocatore e voce guida del gioco. Prima dello spettacolo, alle ore 20, presso la saletta Man-
Foto di scena di Discorso Celeste di Enrico Fedrigoli
diaye N'Diaye del teatro Rasi sarà presentata la rivista Edel, a cura di Calligrafie. L'incontro sarà condotto da Chiara Lagani (informazioni e prenotazioni: e-production; 0544 456716, 320 2226732, info@e-production.org). All’interno della stessa rassegna, sempre a marzo ci sarà lo spettacolo Dolore sotto chiave, che nasce dall’unione di due atti unici di Eduardo ed è realizzato da Teatri Uniti, sempre al Rasi, mentre mercoledì 18 alle 21 Canelupo nudo di Nerval teatro che fa parte del progetto triennale che la compagnia ha dedicato a Werner Schwab.
META’ PREZZO
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TEATRO
12 PROSA/1 GHINI E SANTARELLI
Dall’11 al 13 marzo al Masini di Faenza la commedia Quando la moglie è in vacanza con Massimo Ghini ed Elena Santarelli
BUCCI E PICARI
Il 7 marzo alla casa del chirurgo di Rimini Chi c’era c’è di e con Elena Bucci (foto) e Daniela Picari , con testi originali e di Baldini, Guerra, Pedretti
Nel mese della giornata della donna, tante sono le attrici in scena sui palchi della Romagna e con le donne sembra entrare anche la contemporaneità. Un tema di stringente attualità è per esempio quello in scena a Conselice (il 17 marzo) e al Masini di Faenza (il 18): Ferite a morte vede, tra le altre, Lella Costa portare in scena il celebre testo di Serena Dandini. Teatro “civile” e d’attualità anche a Rimini, il 6 marzo, al teatro degli Atti dove va in scena (a ingresso libero) La scelta di Marco Cortesi e Mara Foschini presentato in occasione della Giornata europea dei Giusti e che narra quattro storie vere dal conflitto della ex Jugoslavia. Ancora realtà e contemporaneità con 7 minuti, lo spettacolo di Stefano Massini, diretto da Alessandro Gassman con Ottavia Piccolo che narra di un fatto vero e parla di lavoratrici, diritti, fabbrica. Sempre rivolto alla vita quotidiana, ma decisamente più soft nei temi quelli invece proposti a Meldola l’11 marzo con Questi figli amatissimi di Roberta Skerl per la regia di Silvio Giordani. Si ride (amaro) anche a Cesena dal 12 e 13 marzo con Una pura formalità, spettacolo teatrale di Glau-
PAOLINI E LONDON
Marco Paolini e il suo teatro di narrazione al Novelli di Rimini il 4 marzo con il testo Uomini e cani tratto da Jack London
PROSA/2
Donne, lavoro, violenza: va in scena l’oggi Sul palco da Lella Costa a Ottavia Piccolo, ma non mancano anche i grandi classici co Mauri tratto dal film di Giuseppe Tornatore portando in scena una serie di personaggi femminili. E a uno dei protagonisti femminili del giornalismo italiano, Oriana Fallaci, è dedicato l’omaggio teatrale di Maria Rosaria Omaggio in scena il 21 marzo al teatro cinema Moderno di Savignano. Non mancano naturalmente anche i classici. A marzo, per esempio, il sipario della prosa a Ravenna si apre con il classico di Pirandello Enrico IV, in scena Franco Branciaroli, che ha già incassato applausi sui palchi di mezza Romagna, all’Alighieri dal 6 all’8 marzo. E un classico è quello anche al Rossini di Lugo dove viene portato in scena L’impresario della Smirne di Carlo Goldoni, il 25 marzo, con Valentina Sperlì e Roberto Valerio. Clas-
sico, ma in una rilettura semiseria, è lo spettacolo ispirato al grande bardo inglese che tanto successo ha avuto anche nella sua terra natale: Tutto Shakesperare in 90 minuti, per la regia e l’interpretazione di Alessandro Benvenuti, il 9 marzo a Russi. Mentre uno Shakespeare più classico è quello al Bonci di Cesena dal 5 all’8 marzo con La dodicesima notte con musiche di scena di Nicola Piovani, di e con Carlo Cecchi, che sarà anche a Ravenna dal 20 al 22. E ancora dall’Inghilterra giunge lo spettacolo che promette i brividi del giallo e del mistero, va in scena un testo tratta da Agatha Christie: Assassinio sul Nilo, che il 7 marzo è al Teatro della Regina di Cattolica mentre dal 14 al 16 marzo sarà a Lugo.
Una foto simbolo dello spettacolo tratto dal testo di Serena Dandini Ferite a morte
Accademia di Teatro Musicale Parola, Canto, Musica, Danza
Con il contributo di
Con il patrocinio di
COMUNE DI RAVENNA
TEATRO
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13 DANZA/1
FORLÌ, CESENA, FAENZA
CATTOLICA
Al teatro della Regina di Cattolica il 22 marzo va in scena Comix della No Gravity Dance Company, l’1 marzo è invece la volta di Dervish
Al Bonci di Cesena l’11 marzo e al Fabbri di Forlì il 17 marzo la Parsons Dance Company (a sinistra). Il Balletto del Sud al Masini di Faenza con Serata Stravinskij (a destra) il 29.
COMICO
DANZA/2
Risate d’autore con Rossi, Ale&Franz e Bergonzoni
Now: arriva Carolyn Carlson
Comico, che passione. Tanti gli spettacoli per chi ama la risata a teatro. Giuseppe Giacobazzi con il suo monologo Un po’ di me (Genesi di un comico) sarà a Ravenna all’Alighieri il 9 marzo e il 10 marzo al Masini di Faenza. A Bagnacavallo, la coppia comica Ale & Franz e i loro lavori in corso sono al teatro Goldoni il 27 marzo. A Cesena in scena va il funambolo Alessandro Bergonzoni con il suo Nessi il 28 e 29 marzo, mentre a Cattolica, al teatro della Regina è la volta di Paolo Rossi, il 29 marzo, con le sue lezioni di teatro in L’importante è non cadere dal palco. Infine, le risate a Forlì sono tutte al femminile con Bulli & Pupe martedì 24 marzo di Donatella Diamanti.
Domenica 15 e lunedì 16 marzo Carolyn Carlson, una delle protagoniste della scena internazionale della danza contemporanea, porta al teatro Alighieri di Ravenna Now la sua nuova creazione 2014, realizzata per inaugurare la sua residenza artistica al Théâtre National de Chaillot di Parigi. In questa sua nuova pièce, su musica originale di René Aubry, la accompagnano sette danzatori. Ad affiancarla il compositore René Aubry, da anni suo stretto collaboratore. Biglietteria: via A. Mariani 2, Ravenna tel. 0544249244. Tickets@teatroalighieri.org Orari: giorni feriali 10-13, giovedì 16-18 e un’ora prima degli spettacoli.
DANZA/3
Il Pinocchio di Sieni al Petrella Sabato 21 marzo al teatro Petrella di Longiano alle 21 la compagnia Virgilio Sieni porta in scena lo spettacolo PINOCCHIO_leggermente diverso coreografia, regia, luci Virgilio Sieni. Interprete Giuseppe Comuniello
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TEATRO
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L’INTERVISTA Giornalista e grande narratore Corrado Augias è uno degli autori che meglio ha saputo raccontare gli aspetti più inaspettati delle storie più note dalla Bibbia ai poeti e pittori che hanno camminato per le strade di Parigi e di Roma. Ed è ora impegnato nei teatri a raccontare la storia di Traviata accompagnato dal maestro Giuseppe Modugno (in Romagna sarà al Teatro Diego Fabbri di Forlì il 26 marzo). Lei è un grande narratore di storie, spesso parte da personaggi storici o letterari e li racconta alla sua maniera, come sceglie in quali storie calare i suoi lettori? «È una questione di gusto, potrei dire di Eros. Personaggi e vicende che mi appassionano. Il criterio è temporale. Sono una persona anziana e come i miei coetanei mi appaiono al passato. Il periodo che più mi piace è dalla fine del ‘700, diciamo dalla Rivoluzione Francese alla fine del Novecento». Ora sta girando nei teatri raccontando la storia di Traviata. Cosa l’ha affascinata in questo personaggio al punto da farci uno spettacolo? «Traviata è un’epitome. È un condensato di tante cose. C’è quella società a cavallo tra Luigi Filippo e la seconda Repubblica francese, che è un periodo molto appassionate di cui a Parigi, in cui io vivo una parte dell’anno, ci sono molte tracce. E poi c’è la storia di una prostituta. Sia Dumas che Verdi hanno avuto un grande coraggio di mettere prima in un romanzo e poi in un’opera, come protagonista una cocotte. Bisogna poi pensare che quando andò in scena la prima di Traviata nel 1853 a Venezia gli spettatori vedevano in scena una storia che parlava dei loro anni, con personaggi vestiti come loro in platea. Era un’opera contemporanea. Come se oggi si mettesse in scena una “cena elegante” da Berlusconi, il paragone è quello. Possiamo capire lo shock che rappresentò. Questo mi piace molto. Poi mi interessa la commistione franco-italiana. La vicenda raccontata da un giovane scrittore francese divenne famosa grazie a un compositore e un librettista italiani». Come cambiò la storia di Traviata attraversando le Alpi e passando dalla penna di Alexandre Dumas alla bacchetta di Giuseppe Verdi? «Cambiò profondamente. Dumas aveva messo l’accento su quello che oggi chiameremmo la sociologia: la condizione tra tollerate e reiette di queste ragazze. A Verdi la sociologia non interessa, punta tutto sull’amore. Più precisamente sul sacrificio d’amore. Richiesta dalle circostanze, Violetta Valery lascia il suo amore Alfredo perché le leggi della famiglia così impongono e sparisce rischiando di morire da sola». E voi come avete nuovamente modificato il personaggio per portarlo alla prosa? «Non l’abbiamo modificato, l’abbiamo riassunto: il racconto incrocia la storia di Alphonsine Plessis, la giovane donna morta di tisi, la storia del romanzo di Dumas con la musica di
La Traviata raccontata da Augias Lo scrittore in scena a Forlì con uno spettacolo dedicato al personaggio di Dumas e Verdi
Augias e Modugno in scena nel racconto della Traviata. Saranno al Diego Fabbri di Forlì il 26 marzo
Le prostitute vivono tra due «Dumas aveva messo « mondi, per questo interessano l’accento sull’aspetto sociologico, tanto la letturatura» Verdi punta sull’amore» RAVENNA
La Sonnambula nella versione del 1831 La sonnambula di Vincenzo Bellini, in programma il 27 e 29 marzo, ritorna all’Alighieri riproponendo l’allestimento originale del 1831, espressamente ricostruito per questa produzione che mette insieme vari teatri del nord Italia (fra i quali la Scala, il Sociale di Como, il Municipale di Piacenza) per la regia di Alessandro Londei e il direttore Francesco Ommassini.
Giuseppe Verdi. Per la musica interviene il maestro Giuseppe Modugno, assistente di Abbado per molti anni ora insegnante al Conservatorio di Bologna e concertista, spiegando come sono costruite le arie dell’opera». Lei è anche romanziere. Per delineare i protagonisti del suo ultimo libro, Il lato oscuro del cuore (Einaudi) si è ispirato a personaggi reali o di fantasia? «Il romanzo si basa su due donne: una giovane laureata in psicologia, Clara, che sta facendo un dottorato nel momento storico più affascinante per la medicina, che inizia a studiare la mente umana facendo così nascere la psicologia prima e la psicanalisi poi. Affascinata da questo periodo, cerca di approfondirlo con particolare attenzione alle donne, anche perché la psicanalisi nasce dalle donne, dalla loro malattia, femminile fin dal nome: isteria che in greco significa utero. L’altra donna, Vanda, è di ceto più umile e mal maritata, senza quasi accorgersene si ritrova a fare la puttana. Implicata in una vicenda terribile, questa donna viene a contatto con la prima finché la protagonista del libro diventa la terapia di Clara su Vanda». Vanda e Traviata sono entrambe prostitute, è il lavoro socialmente considerato il più abbietto eppure ha ispirato molta della grande letteratura… «Le prostitute esaminate letterariamente sono personaggi interessanti, anche se in realtà si tratta spesso di povere donne sfruttate. La letteratura francese dell ‘800 ne è disseminata, nello spettacolo è anche presente un parallelo fra Traviata e Nanà di Emile Zola. L’interesse viene dal fatto che le prostitute vivono a metà fra il mondo dell’ordine interiore e il mondo della sregolatezza esteriore, questo le rende delle creature a doppio taglio molto interessanti da raccontare». L’ultima donna di cui aveva scritto era Maria, una bella distanza tra questa figura di santa e vergine rispetto a due donne come Traviata e Vanda… «Di Maria in Maria è un colloquio che ho avuto con il marianologo Marco Vannini, Professore a Firenze. In quel caso la curiosità era dovuta al fatto che da una figura sbiadita come Maria nelle scritture, alla quale sono attribuite in tutti i Vangeli solamente tre frasi, si sia arrivati ad una figura venerata come una semidea, soprattutto nel cattolicesimo mediterraneo e polacco. Paradossalmente nei Vangeli si parla molto di più di Maddalena, un’altra prostituta, che dalle Scritture emerge come un personaggio molto più forte di Maria, la cui importanza crebbe in tempi più recenti. Matteo Cavezzali
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CONTROCINEMA
Vizio di forma, noir picaresco e lisergico Nelle sale l’ultimo film di Paul Thomas Anderson, surreale, scanzonato e psichedelico di Albert Bucci *
È nelle sale Vizio di Forma, il nuovo film di Paul Thomas Anderson, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Pynchon. Nel cast, protagonista Joaquin Phoenix, a cui si aggiungono Josh Brolin, Benicio del Toro, Owen Wilson e Martin Short. Colonna sonora originale (come già nei precedenti film di Anderson Il Petroliere e The Master) di Jonny Greenwood dei Radiohead. La storia segue fedelmente il libro di Pynchon, nelle inevitabili limitazioni di ogni adattamento. È il 1970: protagonista è l'investigatore privato ed ex poliziotto Doc Sportello (Joaquim Phoenix), antieroe alla Grande Lebowski, surreale variante hippie del detective Marlowe di Chandler, dedito al massiccio consumo di marijuana e altre droghe, che viene contattato dalla ex fidanzata Shasta per indagare sulla scomparsa del nuovo amante di lei, il ricco costruttore Mickey Wolfmann, e su un complotto ordito dalla moglie di Mickey per internarlo e dominare il suo impero economico. L’incipit ben presto si inteccia con altre storie: scompare infatti anche Shasta, rapita forse per il suo legame con Wolfmann, e Doc Sportello nelle sue indagini incontrerà informatori hippie infiltrati dalla FBI, amici poliziotti reazionari e nevrotici ma con lui solidali, la misteriosa mafia cinese del Golden Fang – il tutto nel microcosmo di una immaginaria Gordita Beach californiana degli anni '70, dove si intersecano movimenti di protesta, nuovi santoni, esplorazioni lisergiche, Hell's Angels e Fratellanze Ariane, le Pantere Nere, Charlie Manson, la guerra in Vietnam, la presidenza Nixon e l’allora governatore della California Ronald Reagan. Vizio di Forma è un noir divertente, ironico e scanzonato, lisergico e psichedelico, quasi la versione irridente di Professione Reporter di Antonioni. Pur se il plot è un classico del genere (il detective esplora, nelle sue indagini, il marcio di un’intera società), il film vuole mantenere, come detto dal regista Anderson, «lo stesso humour e l’eccentrica follia» del romanzo di Pynchon, in cui il tono sembra quello di un graffito di strada con Papa Francesco che si fuma una canna. Una caratteristica quasi costante del cinema di Paul
Thomas Anderson è l’utilizzare personaggi “testimone”, personaggi che siano cioè contemporaneamente sguardo sull’America ed “emblema” dell’America stessa, da Boogie Nights e Magnolia fino a Il petroliere e The Master. E anche Vizio di Forma cerca, attra-
verso le peripezie del detective Doc Sportello, di ricreare un percorso “collettivo” che esplori le tracce di quella “promessa americana” perduta negli anni '70. Il film, come il libro, appartengono al genere picaresco: nel quale un protagonista errabondo, durante
Paradossalmente il film rimane fedele al surrealismo delle atmosfere ispirate da Pynchon, ma non riesce a ricrearne fino in fondo l’unità di senso narrativo
Due scene di Vizio di forma, il nuovo film di Paul Thomas Anderson
il suo viaggio, incontra diverse situazioni e personaggi. Prototipi narrativi del picaresco sono il Lazarillo da Tormes, il Don Chisciotte, i Viaggi di Gulliver, fino all'America di Kafka. Il picaresco, fondato sul “viaggio”, è comunque ben distinto dal genere Odissea: perché il viaggio e l'errare in ogni Odissea hanno comunque un obiettivo preciso (il tornare a Itaca), mentre il senso del Picaresco è l'esplorazione del mondo. E dunque, se ogni Odissea ha come elemento unificatore l'obiettivo del protagonista, nel picaresco questo elemento unificatore è la coralità di situazioni affrontate dal protagonista.
Questa coralità di situazioni e personaggi è infatti l’elemento unificatore di altri film di Anderson. Solo che in questo suo ultimo lavoro, gradevole e intelligente, l’amalgama non riesce purtroppo al meglio: sempre affascinati dal mondo che Doc Sportello esplora nel suo viaggio, si aspetta il momento di capire esattamente cosa fosse quel mondo, dove sia finito il sogno americano, quando siano morti gli hippies e comparsi gli yuppies – senza però mai arrivare a una risposta soddisfacente. Il film, comunque buono, non riesce a dare un senso unificatore generale alle gallerie di situazioni e personaggi: non le coagula cioè in un affresco globale che soddisfi emotivamente lo spettatore. Il paragone con Pynchon è proprio questo. La deformazione della realtà nel romanzo di Pynchon porta a un lirismo ricco di humor che vuole per l'appunto trasmettere il senso di un'epoca, gli anni '70 americani; il film, paradossalmente, rimane fedele al surrealismo delle atmosfere ispirato da Pynchon, ma non riesce fino in fondo a ricrearne l'unità di senso narrativo e artistico, quella magia per la quale si viaggia dentro un mondo e lo si capisce, nei suoi pregi e difetti: che è il lato affascinante del picaresco. * Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura e Tecniche della Narrazione presso la Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.
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LIBRI
FESTIVAL
Fahrenheit 39, o della forma del libro Una fiera, una mostra, convegni ed eventi collaterali su graphif design, editoria e nuove tecnologie Per gli amanti dei libri di carta, dei libri da leggere ma anche da guardare, dei libri opera d’arte essi stessi nella loro fisicità, dal 6 all’8 marzo, all’Almagià di Ravenna torna Fahrenheit 39, festival curato dall’associazione culturale Strativari giunto alla quinta edizione, con un crescente successo di pubblico. Una mostra, conferenze, incontri, progetti che coinvolgono artisti italiani e stranieri, realtà locali e internazionali. Ne parliamo con il direttore artistico Emilio Macchia, graphic designer lui stesso. Chi viene a F39 cosa viene a vedere? Una mostra di libri rari? Design? Fotografia? «Partiamo dal presupposto che Fahrenheit39 non è solamente una mostra. Prima di tutto è un’occasione di incontro e confronto tra editori, designer, artisti, curatori e studiosi che operano nell’ambito dell’editoria contemporanea, e semplici amanti del libro o curiosi. Il festival infatti propone un ciclo di conferenze tenute da professionisti internazionali che presentano le proprie esperienze e i risultati delle loro ricerche. Poi, F39 è certo anche una mostra, un’esposizione che presenta una selezione di oltre duecento libri prodotti nel corso del 2014 e che sono stati scelti tramite il bando. Infine F39 è anche una fiera, uno spazio in cui alcune case editrici indipendenti possono presentare e vendere le loro pubblicazioni». Che rapporto c’è tra i libri esposti a F39 e una vecchia edizione tascabile di un grande classico, per non parlare di un’edizione e-book? «La principale differenza è nel rapporto che essi instaurano tra la forma e il contenuto. Un libro che si può trovare a Fahrenheit39 ha la stessa forma di un classico in edizione tascabile (un insieme di fogli legati tra loro e uniti con una copertina) ma ne diverge in quanto nel primo la forma è inscindibilmente legata al contenuto, essendo complementare ad esso, mentre nel secondo la forma è determinata da esigenze economiche e materiali (ridotte dimensioni, maneggevolezza, economicità). Per quanto riguarda invece gli ebook, a Fahrenheit39 non vengono direttamente presentati; il festival però è interessato ai mutamenti influenzati dall’avvento del digitale e per questo, già da qualche anno, invita ricercatori che si occupano del cosiddetto “post digital pubblishing”. Per approfondire l’argomento questa edizione proporrà l’intervento di Manuel Schmalstieg, artista,
A sinistra Emilio Macchia, nella foto in alto a sinistra un’immagine di una precedente edizione. Nelle immagini alcuni esemplari in mostra nelle passate edizioni.
designer e docente attivo nell’ambito della media art e delle hacker communities». A F39 può venire il sospetto che in un libro conti più la forma del contenuto, o anzi sia la forma a determinarne la natura. È così? «Il sospetto è lecito ma immotivato. Essendo la sensibilità per le qualità estetiche uno degli aspetti caratterizzanti della pratica del graphic designer ed essendo una buona parte degli attori coinvolti appunto dei graphic designer, va da sé che venga data un’attenzione primaria all’ambito visivo-for-
male. Parte fondamentale del lavoro di chi opera in questo campo è però la ricerca tesa a trovare una forma che sia diretta espressione di un contenuto; per cui, paradossalmente, si tratta quasi sempre del contrario: il libro prende letteralmente forma proprio a partire dal suo contenuto. Resta il fatto che spesso i libri presentati a Fahrenheit39 sono effettivamente molto “belli” da vedere e credo valga la pena venire a sfogliarli». Che futuro si immagina per l’oggetto libro? È destinato a diventare un pezzo da collezione o di design? «Il libro nella sua forma tradizionale e le sue modalità di fruizione non cesseranno mai di esistere, tuttavia non si può prescindere dai mutamenti che si stanno verificando globalmente e che sono legati allo sviluppo tecnologico. Anche il mondo dell’editoria deve tener conto dei cambiamenti che lo interesseranno. Questo significa porsi delle domande e rimettere in discussione alcuni processi, tenendo conto delle qualità che offrono i nuovi media ed evitando di dar luogo a oggetti inutili e privi di senso. Il libro fin
IL PROGRAMMA venerdì 6 Almagià – Ore 18 – Ingresso libero Ore 18 – Fahrenheit39 Opening Ore 21 – Offset exhibition Opening sabato 7 Almagià – Ore 11.30 – Ingresso libero Ore 11.30 – Book Exhibitions and Publishers Ore 17.45 – Manuel Raeder Ore 18-15 – Fucking Good Art Ore 18.45 – Manuel Schmalstieg Ore 23 – F39 Afterparty domenica 8 incontri a cura di Osservatorio Fotografico Almagià – Ore 11.30 – Ingresso libero Ore 11.30 – Book Exhibitions and Publishers Ore 11.30 – Offset + Dove Viviamo Ore 15.30 – Gregoire Pujade Lauraine Ore 16 – Stefano Graziani Al momento in cui andiamo in stampa il programma può ancora subire variazioni. Info: www.fahrenheit39.com
dalle sue origini è stato un “pezzo da collezione” e così continuerà a esserlo anche in futuro: portatore di significati e veicolo di conoscenza è l’oggetto ideale da voler custodire». Come sta cambiando la grafica editoriale? Le case editrici tradizionali fanno qualche tipo di ricerca e sperimentazione? «Nel panorama internazionale molte case editrici stanno modificando il loro modo di progettare il libro. Per quanto riguarda la grafica editoriale esistono realtà formative piuttosto interessanti che preparano progettisti validi e competenti. A tal proposito, per questa edizione la mostra di libri di F39 presenta i contributi di quattro importanti scuole europee di graphic design: Isia di Urbino, Werkplaats Typografie di Arnhem, Hgb di Lipsia e Ecal di Losanna. Sarà quindi un’occasione per vedere in prima persona i cambiamenti che stanno interessando il mondo della grafica applicata all’editoria». Federica Angelini
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8 Marzo FESTA DELLA DONNA Cocktail di Gamberi, carciofi violetti e riduzione di Bufala campana Riso carnaroli con asparagi e Carpaccio di Rana pescatrice Involtini di Spigola e scarola su guazzetto di molluschi Pre dessert alla Maracuja e lime Cannolo di ricotta di bufala e fiori d'arancio Bevande escluse, prezzo per persona
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L’INTERVISTA
L’INCONTRO CON SPADONI
Il salvatore del dialetto
Olindo Guerrini, alias Lorenzo Stecchetti, capostipite del poetare dialettale con i suoi “Sonetti Romagnoli“
attualmente sarebbe anacronistico abusare, altro che per passatempo». Sulla Ludla - la rivista edita dalla associazione Shurr - pubblicate anche testi di giovani autori, come usano il dialetto i ragazzi? «Un piccolo preambolo: da quando faccio parte della redazione, e ho ormai superato il decennio, mi vedo costretto a considerare giovane qualsiasi autore venuto alla luce dopo il 1965. Detto questo, sì! di tanto in tanto ci capita di dare accoglienza a lavori di ragazzi, inviatici da qualche meritorio insegnante che dedica un po’ del suo tempo scolastico al nostro idioma, e ovviamente si tratta di testi che lo usano in maniera essenziale e del tutto conforme alla data di nascita degli scriventi. Né potrebbe essere altrimenti, sia per l'età anagrafica sia perché il loro uso del dialetto è un'operazione didattica che potrà sperabilmente incontrare futuri riscontri, ma ben scarse occasioni di trovare utilizzo regolare e durevole nella vita di tutti i giorni. Anni or sono, nondimeno, è capitato che pubblicassimo alcune poesie di un undicenne in apparenza assai promettente: peccato che in seguito a quell'esordio, avvenuto nell'ormai lontano 2006, di quel giovane poeta in fieri si sia smarrita ogni traccia». Come è il dialetto di oggi rispetto al dialetto dei suoi genitori o dei suoi nonni? «Il suono delle parole, la cadenza del dialogo e della frase possono essere i medesimi, quello che varia sono i concetti espressi che, evidentemente, non possono essere uguali a quelli di tanti o addirittura tantissimi anni fa». E qui il discorso potrebbe collegarsi alla successiva domanda: ci sono neologismi? «È indubbio che qualsiasi lingua intenda mantenersi in sintonia con i suoi utilizzatori, sia destinata ad
LA POESIA
Abitaren dal ca biancuşi ad żeż Abiteremo bianchicce case di gesso di Paolo Borghi
Cvând a e’ tragvêrd arivaren biancuş a lużaren in dal ca biancuşi ad żeż né al curarà fra ‘d nó dagli afezion a cuimê dla su éco chi şbiavì sintir ‘d mêrom sól a jadusaren’e’ nöst’arcôrd adös i viv ch’i-s piânż e senza scòrar a javren tot ‘na vóş i-s lugrarà etìran i mument e agli ór e i dè e j’èn dla de’ rimpiânt a saren’int un mont da nö cuntês tènt da raşê’ e’ singulêr tènt da imbruiês a e’ gnint. Quando verremo al traguardo lattescenti abiteremo in bianchicce case di gesso né correranno fra noi affezioni a colmare della loro eco quei pallidi sentieri di marmo solo addosseremo il nostro ricordo ai vivi che ci piangono e senza discorrere avremo tutti una voce si consumeranno eterni gli istanti e le ore e i giorni e gli anni al di là del rimpianto saremo un massa da non contarsi tanti da rasentare l’unità tanti da ingarbugliarsi al niente
LAUREATANO
Per la rassegna Il tempo ritrovato al caffé letterario di Ravenna, mercoledì 25 marzo Nevio Spadoni e Franco Lauretano presentano "D'un sangue più vivo. Poeti romagnoli del Novecento" con ospite il poeta Paolo Borghi in una serata dedicata alla poesia romagnola da Olindo Guerrini e Tonino Guerra, da Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Il poeta Paolo Borghi premiato in Campidoglio per il lavoro sulla lingua locale Vive a poche centinaia di metri dal faro del porto di Marina di Ravenna. Preferisce stare da solo, con le sue parole, oppure in mezzo al mare, sulle cui onde spesso si allontana in barca a vela. Paolo Borghi non è una persona che ama fare discorsi e partecipare a cerimonie, ma qualche parola l’ha detta, non si poteva fare altrimenti, quando il 6 febbraio è stato convocato al Campidoglio per riceve il premio “Salva la tua lingua locale” per la poesia in dialetto, di cui pubblichiamo anche una poesia. Perché scrivere in dialetto? «Io appartengo a quella generazione dell'immediato dopo guerra che in Romagna s'è vista esclusa dall'usuale insegnamento del dialetto, ritenuto a quei tempi come qualcosa di disdicevole e povero di prestigio. Il mio approccio col romagnolo è dunque avvenuto accidentalmente, fuori dalle mura di casa e lontano da un ambiente scolastico che lo ripudiava in modo severo, quale ostacolo a una pretesa padronanza dell'italiano. Alla domanda mi piacerebbe poter rispondere che si tratta di una cosa proveniente da dentro, ma sarebbe solo un rifugio di comodo – o meglio una posa – perché in realtà credo di usare il dialetto semplicemente perché mi riesce più spontaneo e in definitiva mi ci riconosco meglio che nell'italiano. E d'altra parte potrebbe essere persino una reazione al fatto che in differenti regioni, anche persone di cultura non si peritino di comunicare fra loro nel linguaggio del luogo. Qui da Ravenna, per la scarsa abitudine cittadina nell'uso del dialetto e la conseguente carenza di interlocutori, non sono consuete le occasioni per parlarlo abitualmente, più fattibile dunque servirsene per la scrittura cosicché, sotto l'influsso dei Sonetti Romagnoli di Olindo Guerrini, ho iniziato a buttar giù versi di carattere leggero e ironico, così... giusto per fare quattro risate insieme gli amici. Soltanto di seguito, in conseguenza della lettura di Guerra, Baldassari, Pedretti… mi sono reso conto che la nostra parlata sapeva e poteva affrancarsi dalla satira e dal genere ridanciano, affrontando anche altri argomenti». Le sue poesie sono più amare che ironiche. Eppure nell'immaginario collettivo il dialetto è legato all'ironia, è un modo per allontanarti da questa visione? «I miei trascorsi “pindarici” si sono compiuti all'ombra di Stecchetti e dunque, persi nei meandri del computer, mi svelo responsabile di un numero quasi spropositato di versi in rima, sonetti e zirudelle, in sostanza conformi alla consuetudine. Per completezza d'informazione, ammetto anche che di tanto in tanto mi capita di scriverne ancora, e per giunta spassandomela. Ciò non toglie che questo sia un genere di poesia che ha ormai fatto il suo tempo e di cui
E
Paolo Borghi durante la premiazione in Campidoglio per la sua opera in dialetto
arricchirsi senza sosta di nuovi termini, man mano che il progresso li pone di fronte a vicende e situazioni in precedenza estranee. I neologismi, per l'appunto, riflettono l'esigenza di esternare concetti altrimenti sconosciuti, definire nuovi strumenti, strutture, realtà oggettive. Senza giungere ad un Nadiani e alla sua scrittura innestata a parole straniere, vocaboli presi a prestito dall'italiano ed espressioni gergali, è comunque inevitabile che un poeta con l'automobile prima o dopo necessiti di un parcheg, un'urgenza poco sentita in passato…É tuttavia essenziale, a proposito di “neologismi”, che chiunque si riproponga di scrivere o parlare un dialetto quanto meno accettabile, non s’inventi parole nuove solo perché non conosce quelle già esistenti». Raffaello Baldini diceva che certe cose accadono solo in dialetto. C'è una strofa di una tua poesia che non sapresti come tradurre in italiano? «Raffaello Baldini è indubbiamente un “grande” e di conseguenza chi credo di essere io per confrontarmi con tale testimonianza? Eppure mi piace pensare che in questa sua nota asserzione si possa identificare una sorta di giocoso e polemico sberleffo dedicato a coloro che, quando è riferito alla poesia, si ostinano a ritenere l'aggettivo dialettale come un attributo che la assimila a qualcosa di grossolano, marginale e subordinato a quella in lingua. Al momento, per buona sorte, la raggiunta parità fra le due espressioni poetiche è un fatto incontrovertibile e riconosciuto, cosicché l'etichetta"dialettale"qualifica soltanto la lingua nella quale essa viene enunciata. Esaurito il preambolo, io sono del parere che le cose semplicemente accadano, e spetti poi a ogni singolo autore decidere di quale linguaggio servirsi per esternarle. In quanto alla domanda, un'intera strofa direi di no, ma esistono senz'altro parole dialettali che tradotte letteralmente, non riescono a conservare il sapore di provenienza. Per limitarmi a un esempio, ho una poesia - il tema è quello della morte e dell'aldilà- che inizia con questi versi: Cvând a e’ tragvêrd arivaren biancuş a lużaren in dal ca biancuşi ad żeż Ora, aprendo il vocabolario dell'Ercolani, la voce biancuş è tradotta con un bianchiccio che, a mio parere, non riesce ad evocare neanche alla lontana il suono della parola originale, tant'è che nel primo verso ho concluso per renderla con lattescenti». Matteo Cavezzali
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CESENA
RAVENNA DISTEFANO: IN POCHE SETTIMANE IN VETTA ALLE CLASSIFICHE IL 6 MARZO OSPITE A “IL TEMPO RITROVATO”
Da Ferracuti a Valerio: incontri in Malatestiana
Chiara Valerio sarà ospite a Cesena il 20 marzo e a Ravenna il 21 con il suo Almanacco del giorno prima
Torna alla biblioteca Malatestiana di Cesena il ciclo di incontri “Cesenati per Leggere” a Cesena. Si comincia il 6 marzo alle 21 con lo scrittore Angelo Ferracuti che parlerà del suo libro Il costo della vita (Einaudi 2013), un’inchiesta giornalistica dove viene ricoATTOLICA struita la tragedia della Mecnavi di Ravenna, NARRAZIONI D’INCHIESTA l’incidente sul lavoro IN QUATTRO INCONTRI più grave, in termini di vittime, dal dopoguerSi chiama “Narrazione d’inchiesta” la ra, in cui morirono openuova rassegna di incontri che si svolgorai ravennati e di Bertino a Cattolica, a cura di Emiliano Visconti, noro. Seguirà Chiara e che prevede, sempre alle 18 al Centro Valerio, in calendario culturale polivalente, il 7 marzo Angelo venerdì 20 marzo, alle Ferracuti con Il costo della vita, il 14 21, in tandem con Leomarzo Luca Poldelmengo e il suo Nel nardo Colombati: duposto sbagliato E/O 2014, il 21 marzo rante l’incontro parleLeonardo Colombati con 1960 e il 28 ranno dei loro libri rimarzo Carlo Lucarelli e i suoi Misteri spettivamente Almanacd'Italia. co del Giorno Prima, primo romanzo dell’autrice per Einaudi (Valerio sarà anche alla Classense di Ravenna il 21 marzo alle 17.30), e AENZA 1960, l’anno delle Olimpiadi a Roma. Il 27 marzo sarà invece MAURIZIO DE GIOVANNI E IL SUO RICCIARDI AL MIC la volta del vincitore del campiello 2014, Giorgio Fontana Ospite del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza con il suo romanzo Morte di un per il ciclo di incontri con gli autori, sabato 28 marzo, alle uomo felice dedicato alla figura 16.30, sarà il noto giallista Maurizio De Giovanni, inventore di un giudice che lotta contro il del commissario Ricciardi che esordì in libreria nel 2007 per terrorismo rosso cercando tutFandango con Il senso del dolore. L'inverno del commissario tavia di capirne anche le motiRicciardi, la prima opera ispirata alle quattro stagioni. vazioni più profonde. Per informazioni sull’incontro, tel. 0546 697311.
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Per il cicolo di incontri Il tempo ritrovato a cura di Matteo Cavezzali che ogni settimana prevede un incontro al Caffé Letterario di via Diaz, a Ravenna, nel mese di marzo si segnala in particolare l’appuntamento con l’autore che sta scalando le classifiche di vendita della narrativa con il libro di esordio, pubblicato ai primi di febbraio da Mondadori dopo che l’autore stesso, il ravennate Antonio Dikele Distefano, lo aveva autoprodotto e lanciato tramite la rete. L’appuntamento nella sua città natale è venerdì 6 marzo alle 18.30 con il suo romanzo “Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti?”
WUMING (ANCHE) PER SOVVERSIVI DAGLI 8 ANNI Al Dock 61 di Ravenna, in via magazzini posteriori, il 19 marzo alle 21 sarà presentato il romanzo L'armata dei Sonnambuli in compagnia di Wu Ming1, Emiliano Visconti e Giorgio Stamboulis. Nell'occasione si parlerà anche di Cantamappe. Atlante bizzarro di storie e luoghi curiosi, il nuovo libro illustrato di Wu Ming dedicato a lettori sovversivi dagli 8 ai 108 anni, in uscita il 17 marzo.
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MICHELA MURGIA ALL’EX LAVATOIO DI MORCIANO Dopo il doppio incontro a Ravenna nell’ultimo giorno di febbraio, domenica 1 marzo Michela Murgia chiuderà il fortunato ciclo di incontri letterari all’ex lavatoio di Morciano (Rimini). L’appuntamento con la scrittrice sarda, diventata anche una voce fondamentale dei nuovi movimenti femministi, è per le 16, come sempre a ingresso libero.
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20 Possiamo solo immaginare l'atmosfera di Parigi nel 1871, quando George Eugène Haussmann aveva da poco terminato lo sventramento delle stradine e dei vecchi quartieri della capitale per far posto ai rettifili dei Grands boulevards, voluti da Napoleone III come segni di una modernità incipiente. Parigi zampillava energia, in barba alla recentissima sconfitta subita nella guerra contro la Prussia e alla sonora caduta dell'imperatore. Doveva apparire luccicante agli occhi di Giovanni Boldini, giunto nella Ville ad ottobre, appena in tempo per evitare di vedere i numerosi patiboli che nelle strade avevano giustiziato sommariamente centinaia di comunardi parigini. Il giovane pittore arriva in una metropoli ripulita e “ufficialmente” repubblicana: nonostante la crisi e la depressione incombenti, la nascente metropoli gli doveva apparire ben più avanzata della provinciale Firenze da cui Boldini proveniva e ancora più dell'asfittica Ferrara in cui era nato quasi trent'anni prima. Sono questi i passaggi biografici principali del pittore a cui i Musei di San Domenico di Forlì dedicano una mostra capillare, elastica nel comprenderne gli esordi e i contatti con i Macchiaioli, la prima attività dopo il trasferimento a Parigi e le produzioni eseguite come campione della Belle époque. Per quanto si faccia fatica a condividere l’esaltazione che ha circondato Boldini in vita e l'interesse che è cresciuto negli ultimi decenni – giustificabile solo con un'esplorazione storica dell'arte del periodo – l’esposizione di Forlì conferma l’usuale buon impianto, mirato a comprendere il ciclo produttivo di un artista e a testare il clima dell’epoca. Forse non sono molti i lavori dei macchiaioli in mostra e non bastano le opere esposte dei francesi per giocare sui confronti; forse è un azzardo scomodare i lavori di Van Dyck e (soprattutto) di Goya per riabilitare il virtuosismo del nostro fer-
ARTE LA RECENSIONE
La Belle époque di Boldini La mostra al museo San Domenico di Forlì dove capire l’artista e il clima del periodo
Sopra: Giovanni Boldini, La spiaggia di Ètretat con peschereccio, 1878-79, collezione privata (particolare)
A destra: Giovanni Boldini, Ritratto di M.me Charles Max, 1896 ca., olio su tela. Parigi, Musée d’Orsay
ARTE
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Giovanni Boldini, Al parco, 1872, collezione privata
A Parigi, più dei dipinti di figura, sono i paesaggi a olio o i ritratti ad acquerello a rendere giustizia alla maestria tecnica di Boldini
rarese, ma le opere sono numerose e in grado di illustrare le frequentazioni di Boldini e le presenze italiane più significative a Parigi. La mostra non segue un filo cronologico: faremo lo stesso, saltando di piano in stanza, a cominciare dalle prime opere della seconda metà degli anni ‘60, quando Boldini è a Firenze, a contatto con i Macchiaioli. Il paragone dei suoi dipinti di piccolo formato con quelli di Odoardo Borrani e le sculture di Cecioni, evidenzia lo spirito e la tecnica particolari del ferrarese che sta al gruppo dei realisti toscani come un accademico a Courbet. Se il mondo di Fattori and company prediligeva scene di uomini e donne colti nell'intimità quotidiana, contadina o piccolo borghese, i ritratti di Boldini tradiscono un interesse verso l'apparenza. Le sue signore con gatto, le figure femminili in piedi sono molto lontane dalla severità intenzionale di Lega e nonostante l'apparente realismo, l'indugiare sui tessuti, sull'evocazione di uno sguardo e l'inclinazione del corpo, diluisce ogni intensità introspettiva. Le figure avvolte in un tripudio di luci diventano statuine sospese in un affanno da libro Cuore. È proprio la tecnica di Boldini, già raffinata e sensibilissima a luci e ombre, a contribuire a certa astrattezza della figura. Il modello sembra riferirsi più al colorismo della pittura veneziana che alla macchia praticata dagli artisti del caffè Michelangelo. Se proprio si dovesse trovare similitudini con qualche realista, verrebbe in mente piuttosto Filippo Palizzi (non in mostra a Forlì): il suo “Dopo il diluvio” presentato a Parigi nel 1867 presenta affinità tecniche con la “Soffitta a Ferrara” (1870) di Boldini, unico ritratto che si avvicina ai soggetti dei macchiaioli pur nella distanza dalla macchia. Più in sintonia appaiono i paesaggi su muro realizzati per la residenza della famiglia Falconer, che propongono un mondo sinceramente quotidiano, a cui contribuisce
Giovanni Boldini, “Dalla soffitta a Ferrara”, 1870, collezione privata
non poco la scelta obbligata della tecnica a tempera. Poi, Parigi: e si comprende la sensazione di tradimento che accusano Signorini e Martelli. Boldini firma subito un contratto in esclusiva con Adolphe Goupil, il primo mercante d'arte che ha compreso il valore di una produzione seriale, accattivante, fatta di originali e riproduzioni, adatta a vari tipi di tasche che acquistano in filiali sparse in tutta Europa e oltre Oceano. Il pedaggio da pagare per l'artista è l'abbandono di ogni residuo realista o intimista: l’antieroico non si addice a una borghesia che si sforza di uscire dalla crisi. La produzione di Boldini si impenna sui valori del colorismo nel quale è un campione, ma se i dipinti di figura devono obbedire a un gusto neosettecentesco infarcito di un erotismo un po' gigione, sono i paesaggi ad olio o i ritratti ad acquerello a rendere giustizia alla
maestria tecnica dell'artista. Non a caso si tratta di prove minori catturate quasi in un presto musicale (“La spiaggia a Étretat”, 1878-79; Al parco, 1972) schiacciate dalla stragrande maggioranza di ritratti di aristocratiche e cocottes, riducibili a un prontuario di moda coloratissimo e ritoccato da artifici ripetuti: guanti, spallina che scende sulla spalla scoperta, scollatura-vertigine e bocca dischiusa. La Belle Époque è femmina, ma di nessuna in particolare riusciremo a ricordarci.Come disse Soffici, Boldini "piscia quadri ridendo": è «un tale ammasso di lasciato e di fatto, di falso e di vero, che bisogna prenderlo come è». Con questo spirito si va alla mostra. Boldini. Lo spettacolo della modernità: fino al 14 giugno - Forlì, Musei San Domenico - orari: MA-VE 9.30/19; SADO e festivi fino alle 20. Serena Simoni
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22 CESENATICO IL MARE DI CONRAD IN MOSTRA AL MUSEO DELLA MARINERIA Dopo Genova e Milano, sarà Cesenatico ad ospitare la terza tappa italiana della mostra “Cercando Conrad. Vita, navi e libri di uno scrittore marinaio”, dedicata alla figura e all’opera di Joseph Conrad, lo scrittore più celebre della letteratura del mare.La mostra sarà visitabile in Romagna fino al 3 maggio per poi trasferirsi al Pomorski Muzej di Rijeka, in Croazia, l’estate prossima. L’esposizione è allestita al Museo della Marineria, aperto sabato, domenica e festivi: 10-12, 15-19, dove sono in corso altre due mostre dedicate alla storia della portualità e in generale dello scambio nel mare Mediterraneo.
BAGNACAVALLO BONIZZA MODOLO, IN MOSTRA SETTANTA OPERE AL MUSEO CIVICO DELLE CAPPUCCINE
Giovanni Boldini, Bozzetto matita su carboncino su carta cm 31x24
Al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo si inaugura domenica 1 marzo, alle 11, un evento espositivo dedicato alla grafica artistica. Protagonista di questo nuovo appuntamento con l'arte è la visione astratta della pittrice e incisore vicentina Bonizza Modolo, a cui il Gabinetto delle Stampe del museo bagnacavallese dedica una mostra per celebrare la volontà dell'artista di donare alle collezioni museali un nutrito corpus di incisioni rappresentative di tutto il suo percorso artistico. La mostra “Le trame astratte di Bonizza Modolo”, curata da Diego Galizzi, responsabile del Museo Civico delle Cappuccine, racconta attraverso un allestimento di una settantina di pezzi il percorso artistico della Modolo, con un taglio volutamente rivolto all'incisione, anche se in mostra non mancano i riferimenti alla sua parallela attività pittorica. Fino al 19 aprile.
CASTROCARO
Il disegno tra Romagna e Toscana negli anni di Giovanni Boldini È dedicata all’importanza del disegno dalla metà dell’Ottocento in poi la mostra dal titolo: “Modernità del disegno tra Romagna e Toscana 1880-1914”, visitabile dal 28 febbraio al 28 giugno negli spazi Déco del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, a ingresso gratuito. La mostra, curata da Paola Babini e Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali del Padiglione, prevede un percorso che intende, attraverso 120 opere, valorizzare l’arte del disegno e della fiorente attività degli artisti, che nella seconda metà dell’Ottocento dalla Romagna crearono un flusso con e da Firenze. Inserita nell’ambito degli eventi collaterali alla grande esposizione di Giovanni Boldini a Forlì, la mostra parte proprio dal confronto con il celebrato maestro ferrarese del quale saranno in esposizione disegni provenienti da collezioni pubbliche e private, Il catalogo, edito dalla Edizioni Essegì, è disponibile in mostra con testi di Sauro Casadei, Daniele Casadio, Alberto Giorgio Cassani, Diego Galizzi, Antonella Imolesi Pozzi, Orlando Piraccini, Sergio Sermasi, Ulisse Tramonti.
Con il patrocinio ORDINE ARCHITETTI RAVENNA
Comune di Ravenna
Comune di Cervia
Comune di Lugo
Comune di Forlì
Comune di Cesena
GIOVEDÌ 19 MARZO Oggetti D’Autore FORLÌ
via Martoni, 54
Tomas Ghisellini
Stefano Piraccini
Ferrara
Cesena
Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea
ciclo di conferenze 2015 Info Reclam tel. 0544 408312 - redazione@trovacasa.ra.it - www.reclam.ra.it
ore 20 Apertura, registrazione crediti formativi e introduzione relatori ore 20.45 Architetto Stefano Piraccini ore 21.45 Azienda Oggetti D’Autore ore 22 Architetto Tomas Ghisellini ore 23.15 Spazio interventi e saluto conviviale
JUNIOR
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LA CURIOSITÀ
TEATRO
In mostra i mattoncini più famosi del mondo, non solo per bambini
Le favole di Rodari, al telefono
A seguito del successo di pubblico dell’edizione invernale tenutasi a Merano, in Alto Adige, torna ancora una volta a Forlimpopoli, in occasione dei festeggiamenti della Segavecchia, iBrick esposizione artistica di costruzioni Lego originali e custom, giunta alla sua quarta edizione. Quest’anno la mostra si terrà in una nuova location ubicata nel cortile interno della Rocca di Forlimpopoli. L’appuntamento è in piazza Fratti dalle 14 alle 20 nei giorni, sabato 7 e domenica 8 marzo, mercoledì 11, sabato 14 e domenica 15. Biglietto d'ingresso: 3,50 euro a persona (gratuito per bambini fino a 130 cm). La mostra è al coperto e si svolgerà anche in caso di maltempo. E per la prima volta anche a Ravenna arriva una mostra Lego, ideata, organizzata e realizzata da RomagnaLug, con i soci che esporranno le proprie opere costruite con i celebri mattoncini colorati. L’appuntamento è in via Degli Ariani, dal 21 febbraio all'8 marzo (dal lunedì al venerdì dall 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 15 alle 19).
Ancora diversi appuntamenti nei teatri di tutta la Romagna dedicati alle famiglie. Il 18 e 19 marzo (dalle 18 alle 21) all’Almagià di Ravenna vanno in scena le Favole al telefono di Gianni Rodari (per bambini e adulti dai 6 anni in su). Il progetto, ideato da Bluemotion, è quello di allestire una reception e una sala d'attesa dove stare tra libri da consultare, leggere o farsi leggere, illustrazioni da ammirare, storie da ricordare o immaginare, suoni da ascoltare. Poi si entra in teatro, dove aspettano il visitatore 15 telefoni disseminati nello spazio da cui 15 voci raccontano in diretta le favole di Gianni Rodari. In precedenza, l’1 marzo alle 16.30 all’Almagià il Teatro Pirata presenta Robinson Crusoe, l’avventura mentre restando a Ravenna, al teatro Rasi sabato 7 marzo alle 17 Giallo Mare Minimal Teatro porta in scena Di segno in segno, in cui il gruppo teatrale toscano prova a rispondere alle domande più comuni di molti bambini, del tipo: “perché i bambini devono sempre andare a letto, anche se non hanno sonno? Cosa c’è oltre il cielo? L’infinito dove finisce?”. Al teatro Rossini di Lugo l’ultimo appuntamento della stagione per famiglie è il 1 marzo con Quattro volte Andersen (consigliato per bambini dai 3 ai 7 anni) della compagnia pluripremiata Drammatico Vegetale di Ravenna Alla Casa del Teatro di Faenza invece domenica 15 marzo alle 16 il Teatro Due Mondi porta in scena Le nuove avventure dei musicanti di Brema. Al teatro Dragoni di Meldola il 28 marzo alle 21 arriva il Pinocchio di Marco Zoppello, descritto come un viaggio tragicomico per nasi (prodotto da Fondazione Aida). Domenica 1 marzo alle 16.30 al teatro di Coriano l’appuntamento è con Ali di farfalle della Compagnia Bella; l’8 marzo con la compagnia la Contrada e il suo La bella e la bestia e il 15 marzo con il Cappuccetto rosso dei Fratelli di taglia.
L’originale progetto di Bluemotion arriva a Ravenna. Gli altri appuntamenti SAGRE
Carri e musica per la Segavecchia di Cotignola Dal 1451, la secolare festa della Segavecchia di Cotignola, quest’anno alla sua 565° edizione, torna dal 12 al 15 marzo. Gastronomia, arte, musica e spettacolo, ma anche rievocazione storica e tradizione con la storica sfilata di carri allegorici accompagnata da bande musicali, gruppi folkloristici, ballerini e majorettes. Info: 339 2709721.
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FILIERA GASTRONOMICA
Chef to Chef: dai prodotti ai gourmet passando per i fornelli dell’alta cucina di Guido Sani
Fresco di conferma nel ruolo di segretario generale dell'associazione “Chef to Chef ”, Franco Chiarini, ci rivela le origini del sodalizio che è a tutti gli effetti una creatura in evoluzione, nata dalla sua passione e dal suo impegno per la qualità delle espressioni enogastronomiche del territorio. «Chef to Chef nasce come scommessa con gli amministratori ravennati in Regione con cui avevo coabitato quale direttore Anci e direttore Upi, all'epoca il presidente Vasco Errani, e gli assessori Guido Pasi e Guido Tampieri, che avevano come mito della valorizzazione della gastronomia regionale i salumi. Mentre io sostenevo che era il settore della ristorazione in forte movimento, che certe avanguardie in cucina stavano crescendo e quindi bisognava avere una politica di sostegno di questi fermenti, a fronte di una eccellenza già stratosferica dei prodotti locali. D'altra parte le leggi degli enti locali, nazionali ed europee non prevedono la tutela e la promozione della gastronomia, cioè di chi utilizza i prodotti, bensì solo dei prodotti stessi. E quindi come amministratori erano in qualche modo “ingabbiati” in questo ruolo istituzionale. Però, una volta che ho lasciato i miei incarichi per la pensione, hanno accettato la sfida e finanziato una ricerca che ho portato avanti per verificare possibili strumenti di valorizzazione del versante gastronomico. Il primo atto è stato quello, con alcuni amici ristoratori che frequentavo già da tempo, fra cui Bottura, Corelli, Spigaroli, Teverini a altri, di costituire un'associazione culturale che è nata con otto membri fondatori. Gli chef hanno capito subito che era un'occasione strategica, una base fondamentale per innervare il progetto in operazioni concrete rivolte all’evoluzione qualitativa della gastronomia. Un’opportunità non solo per il territorio in cui operavano – parliamo almeno di un milione e mezzo di abitanti – ma anche per aprirsi al mondo. L'associazione Chef to Chef è così diventata anche la prima interfaccia gastronomica con l’istituzione Regione». Ripercorriamone i primi passi... «Pur non essendo un'associazione di categoria, abbiamo avviato i primi rapporti istituzionali con Regione, Anci e Unioncamere e poi ragionato su come allargare la base di consenso sul progetto. Abbiamo considerato gli chef come snodo di una filiera più lunga,
Franco Chiarini con due statuette portamenù della sua collezione di memorabilia gastronomichche vanta oltre 10mila pezzi
però non in termini corporativi, di difesa di categorie del settore, ma come approccio culturale più ampio. Per cui sono stati in seguito coinvolti i produttori, quali fornitori top dei ristoranti, e anche i gourmet, cioè il terzo settore della gastronomia, costituendo così una rete non solo economica ma anche sociale e culturale. Oggi siamo arrivati a 50 chef, a una quarantina di fornitori fra cui anche i principali consorzi
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gastronomico-alimentari della Regione e una quindicina di gourmet, che poi sono i volontari che reggono le fila dell'associazione nelle sue attività»... Che tipo di attività? «Abbiamo sempre tenuto – ancorché sia Chef to Chef un'associazione culturale – a definire l'impresa gastronomica, all'insegna della massima qualità e innovazione, in termini di efficace espansione imprenditoriale. Ma questi obiettivi sono stati comunque distinti rispetto alla dimensione del volontariato che si incarna nell'incontro annuale di "Centomani". Una vera e propria festa, dalla mattina alla sera con otto ore di incontri e conversazioni a tema, i fornitori che presentano i loro prodotti e i cinquanta chef che preparano e offrono il loro piatti in progressione. Tutto gratuitamente, con ognuno che porta quello che ha... Il cibo diventa dono e la convivialità un aspetto non secondario dell’universo gastronomico. Proprio per rimarcare la differenza delle altre attività di Chef to Chef che sono incanalate invece in percorsi di business». Dal vostro osservatorio quali differenze di tradizione ed evoluzione avete individuato fra Emilia e Romagna? «Le storie dei due grandi territori sono molto diverse. I punti di debolezza della Romagna, com'è noto, sono i prodotti da cui si parte, perché d’altra parte ci sono delle enclave tipo Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico, Prosciutto di Parma e Culatello, tanto per fare qualche esempio, che sono un patrimonio di tale eccellenza da avere inevitabilmente influito da quelle parti anche sulla qualità della gastronomia e della ristorazione. Inoltre, dove c'è un turismo di massa o aggregati considerevoli di popolazione – è il caso della Riviera romagnola, ma anche di Bologna – la qualità non è determinante in campo gastronomico e anche enologico. Ma queste lacune sono ormai il passato. Anche in queste aree certe realtà gastronomiche e di prodotto si stanno evolvendo al meglio e bisogna pensare al futuro». E quindi come vede le prospettive future? «La questione è la crescita qualitativa in un contesto di innumerevoli prodotti, produttori ed esercizi di ristorazione. C'è un problema di trasmissione del sapere e di come socializzare le avanguardie. Parliamo sempre di cucina d'autore ovviamente, che non ha bisogno di ripetere bene una ricetta, semmai di rivederla criticamente e di
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25 innovarla continuamente. Una cucina che riguarda la pizzeria, la trattoria, non solo il ristorante rinomato. Noi ci stiamo attivando con piani di formazione, viaggi di aggiornamento, scambi di saperi, ma la questione di fondo è come creare un clima di innovazione complessiva su tutta la dimensione regionale, in termini di modernità. Cioè in sintonia con l’attuale fase post industriale che punta a sistemi di reti e connessioni culturali e informative e alla sostenibilità economica e ambientale. La scommessa strategica è creare una piattaforma gastronomica territoriale in Emilia Romagna. Che vuol dire finalmente un sistema di comunicazione e promozione all'altezza e poi l'unione dei privati che insieme devono chiedere alle istituzioni di creare un movimento che rappresenti complessivamente l'Emilia Romagna. E da qui – pur lasciando alle imprese di settore la loro autonomia di puntare all'internazionalizzazione – cercare di “sfondare” su alcuni mercati globali e fare venire il mondo da noi, in modo organizzato. Questa è la nostra ambizione: un'aggiornamento della politica economica in campo gastronomico che accomuni chi crede nella qualità e nell'innovazione. E con una logica, più che di distretto, come si dice oggi, di “dislargo” ovvero di sistema, certo ancorato al territorio ma aperto al mondo, sia in termini culturali che imprenditoriali.
A tu per tu con Franco
Chiarini, segretario e fondatore, assieme a chef di fama come Bottura, Corelli, Spigaroli &Co dell’associazione dei cuochi dell’Emila Romagna L'Expo di Milano sembra centrare proprio il tema... Crede che sia un'opportunità? «Nel caos generalizzato dell'Expo, con tutti i suoi ritardi progettuali e organizzativi, emergono enormi problemi di impostazione. E anche in questa occasione chi fa cucina rimane sempre in secondo piano. Il rischio, ed è già accaduto nel primo confronto tenuto recentemente sul tema, è che si radicalizzino questioni strategiche – ogm, biodiversità, industria alimentare – in una deriva ideologica che non tiene conto di quello che noi chiamiamo l'Expost, ovvero il lascito tangibile della grande kermesse. A questo proposito segnalo l'importante lavoro intrapreso dallo chef Massimo Bottura a Milano – e noi lo affiancheremo – che riguarda il tema dei poveri e delle nuove povertà. Sarà recuperato un teatro periferico che diventerà una mensa sociale. In questo caso avremo due concreti Expost. Da una parte un edifico riconvertito a fini umanitari che resterà in gestione alla Caritas e
I rinomati cuochi (da sinistra) Massimo Spigaroli, Igles Corelli e Paolo Teverini nominati recentemente, (assieme a Massimo Bottura) ai vertici di Chef to Chef
altre associazioni benefiche, con il fine di rimettere in circolo le eccedenze e le dispersioni alimentari. Per la sua apertura saranno chiamati a raccolta tanti blasonati chef internazionali e grandi artisti per intervenire con le loro creazioni sulla struttura. Dall'altra, questi maestri cuochi interverranno non tanto per una esibizione spettacolare ma per insegnare a chi condurrà questa mensa popolare, la cucina contemporanea e l'utilizzo degli avanzi, che è una gastronomia non solo economica ma anche salutista. Questa è una delle possibili risposte concrete al tema dell'Expo che rischia di essere astratto. Inoltre come Chef to Chef presenteremo alle istituzioni nazionali e locali questo modellino concreto – la piattaforma gastronomica di cui accennavo prima – in cui aree regionali si possono strutturare in termini di qualificazione del settore. Una sorta di traccia, di manifesto programmatico da estendere a diversi territori italiani». Tornando ai prodotti, oltrechè alla gastronomia cosa ne pensa dei vari marchi doc, docg, igp, dop...? «Le denominazioni sono atti importanti però sovente sono il veicolo per rendere industriale un prodotto che non è. Spesso con quelle denominazioni si consente anche a piccole imprese artigianali di marchiare un prodotto protetto nel mondo, insomma ci si può marciare economicamente, e questo può essere anche positivo. Ma noi diciamo che non basta: è una condizione forse necessaria ma certo non sufficiente: ci vuole la faccia del produttore. Bisogna creare questa simbiosi. Una denominazione può favorire uno standard medio ma non determina il rapporto di fiducia con il produttore che invece sarebbe fondamentale. Che sia un'industria, vogliamo citare Ferrero? oppure un artigiano, un contadino, un pescatore, come consumatore devo poterlo riconoscere e fidarmi di lui. Quindi l'operazione dei marchi di origine va completata per garantire una qualità autentica. D'altra parte come associazione non facciamo distinzioni a priori fra piccolo produttore e industria. Il problema è la qualifica di top di gamma. Non è una questione di artigianalità o di tecnologia, il merito è l'alto standard di categoria del prodotto. Ma va detto che anche il consumatore si deve autotutelare, informandosi meglio, oppure che ogni ristorante nel menù dovrebbe mostrare gli ingredienti di un piatto e chi glieli ha forniti. Così chi siede a tavola ha qualche strumento in più per capire e scegliere. Questa forma di trasparenza, ad esempio, è una delle condizioni per diventare “città della gastronomia” di Chef to Chef.
Still life a casa di Franco Chiarini, con uno dei menù della sua collezione che riguarda un expò parigino del 1925, affiancato da un fine cioccolato e una bottiglia di raffinato cognac di Champagne
BIOGOURMET DALLA
FONDAZIONE DI ARCIGOLA A VERONELLI FINO ALL’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA
Ravennate di fatto ma senza confini (anche oltre quelli nazionali) quanto a passioni e conoscenze enologiche e culinarie, Franco Chiarini ha frequentato fin da principio – quando non è stato fra i fondatori o attivi animatori – tutti i sodalizi italiani dedicatati ai prodotti gastronomici e alla ristorazione d’eccellenza: dall’Arcigola a Slow Food ai seminari di Veronelli, dal Gambero Rosso all’Accademia Italiana della Cucina, di cui a Ravenna è stato anche vicedelegato. «Mi sono sempre associato più per fare, per proporre progetti con spirito unitario, che per aderire – precisa Chiarini –. Vengo da una professione contabilistica e amministrativa e si tratta di una passione acquisita: l’illuminazione, o contaminazione che dir si voglia per un certo mangiare e bere di qualità non riguarda la Romagna, è avvenuta alla fine degli anni ‘60 quando ho conoscito mia moglie che è piemontese e aveva parenti francesi. Peraltro, dovendo viaggiare per lavoro, alla diaria per le trasferte aggiungevo i soldi di tasca mia per potermi sedere a tavola di famosi ristoranti e conoscere patron e chef innovatori». Nel 1986, assieme ai ravennati Graziano Pozzetto e Dino Silvestroni, Chiarini partecipa a Bra alla fondazione dell’Arcigola con a capo Carlin Petrini, da cui prese poi il via il movimento Slow. Autore di articoli e ricerche sui temi gastronomici più vari, sono da citare il progetto a Russi legato a due prodotti tipici di nicchia come belecot e canena, che ha generato una festa-mercato dei salumi cotti che coinvolge tutti i produttori dell’Emila Romagna. E la ricerca sul “Selvatico di pregio”, fra erbe spontanee, pesce e caccia, che segue il corso del fiume Lamone dalla sorgente al mare, con implicazioni paesaggistiche, di tutela ambientale e gastronomiche che riguardano la cucina d’avanguardia e la dimensione salutistica. Infine, nell’esperienza di Chiarini non manca l’aspetto del collezionista, che lo ha portato a raccogliere negli anni qualcosa come 10mila pezzi fra menù e altre memorabilia del convivio dai primi dell’Ottocento fino alla Seconda Guerra Mondiale. Ma non è un vezzo o una mania, anzi è un pozzo di sapere, «che consentirebbe – spiega Chiarini – chiamando a raccolta altri importanti collezionisti a livello mondiale, di riscrivere una storia della gastronomia fondata su pranzi e cene realmente consumati».
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CESENA
SFIDA ENOLOGICA
Tre giorni all’insegna del buon bere con il Romagna Wine Festival Per tre giorni Cesena diventa la capitale romagnola del vino. Gastronauti, vignaioli, giornalisti, winemaker, cuochi, degustatori e appassionati del ben vivere sono attesi nella città Malatestiana per la terza edizione del Wine Festival. Da venerdì 6 a domenica 8 marzo 2015 il cuore di Cesena, si trasforma nell’Agorà del confronto fra la Romagna del vino e altri territori enologici italiani di qualità. Primi fra tutti quelli del Sangiovese. Tanti i “centri di gravità” del Festival. A partire dalla Biblioteca Malatestiana, memoria del mondo, che ospiterà convegni e conferenze culturali, mentre nel vicino Palazzo del Ridotto andranno in scena le degustazioni principali con in evidenza i vini delle cantine romagnole, i partner toscani, Chianti e Vino Nobile di Montepulciano, e le Cantine ospiti di vari terroir italiani. Terzo polo del Festival il Foro Annonario dove avranno luogo gli show cooking seguiti in una sorta di reality show dalle telecamere di TeleRomagna. E ancora degustazioni di bollicine e assaggi a cura dei ristoranti del Foro. E per unire i vari eventi del Festival, in Via Zeffirino Re verrà allestito il food market delle tipicità gastronomiche romagnole che continua anche all’interno del Foro annonario. Il tutto coniu-
foto Marco Piffari
Vince il sommelier toscano Andrea Galanti il 14º Trofeo Master del Sangiovese 2015
gato da allestimenti e installazioni realizzate con gli imballaggi di legno e vetrine a tema in collaborazione con gli esercenti del centro storico. Insomma, un week end del gusto a tutto tondo con assaggi, degustazioni, convegni, conferenze, confronti fra produttori, giornalisti e blogger, show cooking, wine& food market per le vie del centro storico, visite guidate, pillole di analisi sensoriale, racconti di vino e l’attesa disfida tra le il Romagna Sangiovese e i grandi Sangiovese dei terroir toscani.. Nato da un pool di imprendi-
tori del vino uniti nel Consorzio Produttori di vino e olio delle colline cesenati, realizzato con il patrocinio del Comune di Cesena, della Camera di Commercio di Forlì Cesena, del Comitato Zona A, il Romagna Wine Festival quest’anno ha ricevuto collaborazione e sostegno anche dal Consorzio Vini di Romagna, Cesena Fiera, Società del Foro Annonario, Consorzio Nazionale Rilegno. L’evento è curato dall’Agenzia PrimaPagina di Cesena e dall’Associazione Sommelier Romagna. Info e aggiornamenti sul sito www.romagnawinefestival.it
Il 14° Trofeo Consorzio Vini di Romagna - Master del Sangiovese 2015, tenuto recentemente nella sede del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nell’ambito della due giorni di “Vini ad Arte”, ha visto un podio tutto toscano. L’importante riconoscimento è andato al fiorentino Andrea Galanti, che nel corso di un’esuberante prova finale ha preceduto i due corregionali Massimo Tortora e al terzo posto Luca Degl’Innocenti. Oltre al titolo di “Master 2015 - Ambasciatore del Sangiovese”, Andrea Galanti si è anche aggiudicato la somma di 2.500 euro che, a scelta, potrà decidere se cambiare con una grande esperienza professionale: un viaggio di otto giorni a Los Angeles, con partecipazione al corso Master of Sangiovese tenuto dalla North American Sommelier Association (N.A.S.A.). Le prove finali del Master del Sangiovese hanno visto i tre Sommelier finalisti cimentarsi in una serie d’impegnative prove: degustazione di tre vini Sangiovese con riconoscimento; abbinamento di vini Sangiovese a un menù; correzione di una carta di vini Sangiovese; accoglienza e presa della comanda; comunicazione su una sottozona del Romagna Sangiovese a scelta (in lingua inglese facoltativo); servizio e decantazione di un vino. Il Master del Sangiovese è stato organizzato dal Consorzio Vini di Romagna e dall’A.I.S. - Associazione Italiana Sommelier, in collaborazione con l’Enoteca Regionale Emilia Romagna.
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LE SFUMATURE DEL GUSTO Madonna dell’Albero (RA) Via H. Matisse Tel. 0544 271381 Cell. 347 3703598
OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 - Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it Osteria Malabocca
L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio.
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8 m a r zo
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Cozze alla Luciana Ravioli alla russa Trancio di smeriglio ai ferri Misticanza alla dalmata
Tutte le domeniche
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Family Day
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Musica dal vivo e karaoke. Un simpatico omaggio a tutte le presenti.
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€ 10
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€ 13
Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30 - chiuso il mercoledì
8 marzo con musica dal vivo Vecchia Ravenna, ristorante nel cuore storico della città, in cui è possibile ritrovare i sapori tradizionali della cucina romagnola con le minestre fatte in casa, secondi tipici, pesce e carne, accompagnati da ottimi vini locali e nazionali: il tutto in un’atmosfera di ospitalità e cortesia. Vecchia Ravenna propone infatti in autunno e in inverno i suoi tradizionali piatti per un viaggio alla riscoperta di antiche ricette della cucina romagnola, un tuffo indietro nel tempo per ritrovare vecchi sapori e profumi oggi dimenticati. Inoltre viene offerto un vasto ed orignale menù d’affari a prezzo fisso a tutti coloro che anche durante la pausa di lavoro non vogliono rinunciare alla buona cucina. Al ristorante Vecchia Ravenna rivive la cucina romagnola e anche qualcosa di più, grazie ad una consolidata esperienza e ad una gestione dinamica che è in grado di soddisfare ogni vostra esigenza.
Buddy Love e il maestro Francis
Il buon pesce dal 1955
I profumi del mare anche d’inverno Al buon pesce dell’Adriatico, abbiniamo una vasta scelta di vini selezionati dalla nostra cantina.
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Comitato scientifico Gianluca Bonini, Stefania Bertozzi, Giovanni Mecozzi, Filippo Pambianco Organizzazione, promozione, documentazione Reclam edizioni e comunicazione srl – Casa Premium rivista dell’abitare
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EXTRA L’INTERVISTA
Ruenza Santandrea è presidente di Legacoop Romagna da novembre 2014
Vista dalla galassia cooperazione, la cultura d’impresa è soprattutto la capacità di guardare oltre al proprio interesse e al breve periodo. Almeno è così che Ruenza Santandrea, al vertice della Lega delle cooperative in Romagna vede il tema. Che offre spunti di riflessione sul delicato equilibrio tra impresa e cultura. Cominciamo da una definizione: cos’è per lei la cultura d’impresa? «Bella domanda. Per dirla in poche parole è la capacità di creare un’organizzazione che sappia creare lavoro e profitto e sia socialmente sostenibile». Il mondo cooperativo ha o dovrebbe avere un modello di cultura d’impresa diverso rispetto ad altre forme sociali? «Credo che tutte le imprese dovrebbero essere socialmente sostenibili ma il modello coop, pur dovendo creare profitto come le altre, ha nel dna un approccio diverso soprattutto perché nelle cooperative il profitto va nelle riserve indivisibili e quindi è come se venisse destinato alle future generazioni. L’interesse non è quello di uno ma quello di molti. Il privato guadagna per sé e per la famgilia, ed è rispettabile. Ma nella coop c’è anche la consapevolezza di fare qualcosa per gli altri insieme agli altri: quando si esce da una cooperativa c’è una parte delle
«L’impresa che investe in cultura fa bene ai cittadini e anche ai suoi bilanci»
Ruenza Santandrea è presidente di Cevico,
importante realtà del settore vitivinicolo e dalla Romagna guarda alla filosofia aziendale del mondo coop: «Ha un dna rivolto al futuro» risorse che resta nella cooperativa lasciata. E poi intraprendere un lavoro in cooperazione credo sia una soddisfazione personale molto alta: il lavoro in team è uno stimolo in più». Dal modello attuale cosa le piacerebbe cambiare andando verso il futuro?
LA SCHEDA DA FAENZA
LA SIGNORA DEL VINO CHE GUIDA
LEGACOOP
Ruenza Santandrea dal 2005 è presidente del gruppo cooperativo romagnolo Cevico, uno dei più importanti sistemi vitivinicoli in Italia. Faentina, ha iniziato la sua lunga esperienza nel movimento cooperativo nel 1981. Revisore legale, nel corso degli anni ha ricoperto numerosi incarichi in consigli di amministrazione e collegi sindacali di aziende private e cooperative. È responsabile del settore vino di Legacoop nazionale. A novembre 2014 è stata eletta presidente di Legacoop Romagna.
«La forma cooperativa ha radici nel passato eppure è già modernissima. Più moderna che mai. È molto moderna perché in una fase in cui molte aziende sono andate all’estero non è stato così per la coop. Ha dentro i germi di una democrazia che a volte la rendono lenta e questo magari è un difetto da togliere. Ma mi pare che non abbia i difetti peggiori del capitalismo». Come si impara il modello coop? Come si trasmette alle generazioni successive? «I pilastri su cui si regge la cooperazione adesso sono proprio da insegnare mentre una volta erano più noti e più condivisi. Sono consapevole che in questo hanno influito alcuni casi negativi ma non si butta il cesto per una mela marcia. Dobbiamo lavorare di più con le scuole. È fondamentale
EXTRA
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31 PERCHÉ EXTRA UN
PONTE POSSIBILE TRA CULTURA E IMPRESA
Con il numero scorso di R&D Cult abbiamo inaugurato una nuova sezione del mensile dedicata alla cultura d’impresa con interviste a protagonisti del mondo economico romagnolo per capire se e come sia possibile un ponte tra i due mondi, convinti come siamo che la contaminazione sia necessaria, che la parola cultura, intesa come sapere, come insieme di conoscenze ma anche di valori, di possibili letture del mondo, di interpretazioni di ciò che ci circonda e di ciò che nell’uomo è più profondo, intesa come ricerca di piacere e appagamento emotivo e intellettuale, debba diventare un tema condiviso, debba riguardarci tutti. E debba dunque riguardare anche l’imprenditoria, anche i protagonisti del mondo economico che fanno cultura con le loro imprese, che possono incentivarla, declinarla, incoraggiarla, fruirla e anche finanziarla.
Dal 2005 Ruenza Santandrea è alla guida di Cevico, importante gruppo romagnolo nel settore vinicolo
andare a spiegare i valori. Non diamo più per scontato che si sappiano. Le generazioni uscite dal Sessantotto erano più politicizzate invece ora dobbiamo fare formazione. Un commercialista comune difficilmente propone il modello coop perché ha regole sue che richiedono conoscenze specifiche e settoriali. Eppure per i giovani c’è facilitazione iniziale, c’è disponibilità, c’è un tutor. Sostegno e aiuto per partire con poco capitale inziale». Quella mela marcia può ammalare tutto il profilo di cultura di impresa costruita nel tempo? «Le mele marce vanno cacciate e di solito ci si accorge che non è marcia la coop ma c’è un gruppo dirigente che ha fatto cose da non fare. Va fatta distinzione tra soci sani e gruppo dirigente. A volte basta cacciare quei diri-
genti. Poi va fatto un lavoro di comunicazione». Da dieci anni è alla presidenza del gruppo Cevico. C’è un valore che può rappresentare la vostra realtà più di altri? «Crediamo che la nostra azienda abbia obblighi non solo verso gli stakeholder, ma anche verso la società in cui vive. Cerchiamo di fare cose positive anche al di fuori del nostro oggetto sociale. Doniamo laboratori alle scuole, abbiamo cinque progetti di ricerca pura con l’università che sono utili a Cevico, ma anche ai ricercatori che stanno lavorando per noi in una fase con forti difficoltà. Poi la collaborazione con l’istituto agrario Scarabelli di Imola, con San Patrignano». E qual è l’apporto che può arri-
«Le donne manager
sul lavoro hanno un atteggiamento più meditato, meno competitività e maggiore capacità di lavorare in team
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vare dalla componente femminile nel fare impresa con una certa coscienza? «Credo che uomini e donne abbiano gusti e modi diversi di lavorare. Le differenze ci sono e quindi gruppi composti da ambedue completano un sistema aziendale. Le aziende che hanno board maschili devono fare i conti con le scelte di acquisto dettate dal mondo femminile e questo diventa un limite. E poi esiste una ricerca statunitense molto quotata che ha fatto una comparazione tra aziende e quelle con più donne hanno redditività maggiore». Ma c’è un metro di giudizio per valutare il lato femminile nell’impresa? «Partiamo dalla premessa che i manager, maschi o femmine che siano, sono animali difficili da inquadrare. Tempo fa si pensava di poterli sfornare tutti perfetti dalle scuole. Non è così. Ogni manager è diverso dall’altro e ognuno è diventato quello che è attraverso un percorso di vita: non cerchiamo di omologarli o li roviniamo. Dal lato femminile c’è un atteggiamento più meditato al lavoro, meno competitività, più capacità di stare in team, meno paura di farsi sopravanza-
Medicina estetica e ossigenoterapia
Intervista alla Dottoressa Claudia Rastelli Cos’è la medicina estetica e a cosa dovrebbe fare attenzione il paziente che decide di utilizzarla? Perché l’approccio del Centro Iperbarico verso la medicina estetica è “diverso” rispetto a quello di altri centri? Per capire quali sono i rischi e le opportunità per chi decide di sottoporsi a trattamenti di medicina estetica abbiamo intervistato la Dottoressa Claudia Rastelli, che collabora con il Centro Iperbarico. Buongiorno Dottoressa, come prima cosa può spiegarci cosa intendete lei e il Centro Iperbarico di Ravenna con “medicina estetica”? La medicina estetica è al giorno d’oggi un’opportunità che abbiamo per sentirci bene e fare pace con quei piccoli difetti che il tempo ha lasciato sul nostro viso o sul nostro corpo. È la medicina dello stare bene con noi stessi e del piacersi, è un regalo che ci doniamo per coccolarci e viziarci un po’. Rimane di estrema importanza, essendo una branca della medicina, eseguire i trattamenti in centri sanitari che garantiscano che il tutto sia fatto in sicurezza e con professionalità. La medicina estetica per come la intendiamo al Centro Iperbarico, non deve stravolgere la figura e i lineamenti della persona rendendoli irriconoscibili, ma deve migliorare i difetti indesiderati in maniera armonica, con naturalezza e senza eccessi. Al Centro Iperbarico di Ravenna quali trattamenti si effettuano? Al Centro Iperbarico di Ravenna offriamo ai nostri pazienti l’opportu-
nità di fare trattamenti di medicina estetica personalizzati e mirati alle esigenze della persona. Sul viso possiamo effettuare diversi tipi di trattamenti: - infiltrazioni di acido ialuronico per il riempimento delle rughe o per il ripristino dei volumi del volto; - iniezioni di botulino per il trattamento delle rughe di espressione della fronte; - inserzione di fili di biostimolazione, per il miglioramento delle microrugosità e delle ptosi cutanee; - biorivitalizzazione senza aghi tramite peeling chimico; - peeling chimici per il trattamento di acne, macchie e per il miglioramento della texture cutanea. Per il corpo offriamo pacchetti che associano i benefici della mesoterapia omeopatica e del linfodrenaggio per il trattamento di adiposità localizzate e per la PEFS (Panniculopatia Edemato Fibro Sclerotica) meglio conosciuta come pelle a buccia d’arancia. Recentemente abbiamo anche introdotto un innovativo pacchetto per il ringiovanimento cutaneo dove i benefici della biorivitalizzazione sono facilitati dall’ossigenoterapia in Camera Iperbarica e sta riscuotendo molto successo. Ci parli più in dettaglio del nuovo pacchetto di biorivitalizzazione e ossigenoterapia iperbarica. Questo trattamento nasce unendo l’esperienza del Dottor Longobardi nel campo della medicina iperbarica, del centro nella cura delle lesioni della pelle e della mia formazione nel campo della medicina estetica. Da anni si conoscono gli effetti benefici dell’ossigenoterapia iperbarica a livello della rigenerazione cutanea e da tempo si praticano “punturine” di biostimolazione con acido ialuronico e sostanze associate per il ringiovanimento del volto. Noi abbiamo associato le due metodiche per potenziare gli effetti benefici di uno e dell’altro tratta-
re. Atteggiamenti che fanno da ammortizzatore nei gruppi dirigenti». Che rapporto c’è tra imprese e mondo della cultura vero e proprio? «La cultura ha bisogno di sostegno perché difficilmente da sola ce la fa ma poi restituisce tantissimo, non in termini strettamente economici. Se investo nel teatro della mia città avrò cittadini che crescono e nel tempo avrà benefici anche per l’impresa, ma non sul breve periodo. Se non hai cultura diffusa nel Paese poi hai un Paese impoverito. Alla luce di questo ragionamento è chiaro che tagliare sul fronte culturale non sarebbe mai corretto ma quando il bilancio tende al rosso l’impresa taglia subito quello che non ha ritorno immediato. È per questo che su dovrebbe essere lo Stato a fare la sua parte». Quali sono i suoi gusti culturali? «Sono una lettrice onnivora, sul comodino in questo periodo ho un giallo norvegese. L’ultimo film visto è Wolf of Wall street e mi piace la musica classica. Sul teatro invece confesso che vado poco perché la stanchezza del lavoro spesso la sera si fa sentire». Andrea Alberizia INFO PROM
mento per garantire ai nostri pazienti un ottimo risultato. Il trattamento si compone di tre sedute di infiltrazione che si effettuano ogni 21 giorni, ognuno dei quali è seguito da due sedute di terapia iperbarica da effettuarsi nei giorni successivi. I risultati ottenuti sono quelli di ridonare alla pelle una maggior elasticità, un compattezza e lucentezza nuova conferendo alla persona un aspetto più fresco e sano. Cosa distingue il Centro Iperbarico di Ravenna da altri centri in cui si pratica medicina estetica? La possibilità di effettuare percorsi personalizzati mirati al benessere della persona, la professionalità e la competenza di uno staff medico e sanitario, la serietà e la sicurezza di effettuare trattamenti in un centro medico che da anni si occupa della salute dei propri pazienti e la certezza dell’utilizzo di prodotti di ottima qualità scelti tra case farmaceutiche ( preferenzialmente Italiane) impegnate nella ricerca e nell’innovazione. Centro Iperbarico di Ravenna via A. Torre 3 - Ravenna tel. 0544 500152 segreteria@iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravennablog.it www.facebook.com/centroiperbarico.ravenna