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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli aprile 2015 n.5 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I L’immagine realizzzata da Claudio Notturni in copertina di “Tra l’Adriatica e il West” di Eraldo Baldini, in uscita per Fernandel

APRILE 2015

SESSO, RISATE E LIBRI DAL CASO MISSIROLI AL RACCONTO IN ANTEPRIMA DI ERALDO BALDINI ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

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ciclo di conferenze 2015 Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea Alessandro Bucci Faenza

Tomas Ghisellini Ferrara

Iotti / Pavarani Reggio Emilia

M2R Reggio Emilia

Giovedì 19 FEBBRAIO

Albergo Cappello RAVENNA Giovedì 19 MARZO

Oggetti d’Autore FORLÌ Giovedì 23 APRILE

Edilpiù LUGO Giovedì 21 MAGGIO Sala Conferenze

Autorità Portuale

Laprimastanza Montiano (FC)

Stefano Piraccini Cesena

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RAVENNA Andrea Oliva Reggio Emilia

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NESPOLI (FC) Antonio Ravalli Ferrara

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Giovedì 17 SETTEMBRE

Magazzini del Sale CERVIA Giovedì 15 OTTOBRE Galleria Comunale

Palazzo del Capitano

Pulelli / Valbonesi Cesena

Ecrù Parma

CESENA Giovedì 19 NOVEMBRE

Albergo Cappello RAVENNA

ore 20 Apertura, registrazione crediti formativi ore 20.30 Saluto azienda promotrice ore 20.45 Architetti emergenti ore 21.45 Architetti esperti ore 22.45 Spazio interventi e saluto conviviale

Sperandio / Pozzi Santarcangelo (RN) Info Reclam tel. 0544 408312 redazione@trovacasa.ra.it - www.reclam.ra.it

Comitato scientifico Gianluca Bonini, Stefania Bertozzi, Giovanni Mecozzi, Filippo Pambianco Organizzazione, promozione, documentazione Reclam edizioni e comunicazione srl – Casa Premium rivista dell’abitare


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SOMMARIO

L’ EDITORIALE

• MUSICA Intervista ai Verdena.................pag. 6 • TEATRO La magia del mentalista...............pag. 11 • CINEMA La verità sul grande schermo ..pag. 15 • LIBRI Intervista a Marco Missiroli .....pag. 16 • ARTE Il Bel Paese: la recensione .......pag. 20 • JUNIOR La stagione dei parchi .............pag. 23 • GUSTO Intervista allo chef Borroni ......pag. 24

Segnali intermittenti Aprile 2015, si celebrano i settant’anni della Liberazione e da queste parti pare che accanto alle formule più tradizionali, si stiano cercando nuovi linguaggi e nuovi modi per comunicare i contenuti antifascisti su cui si fonda la Repubblica. Linguaggi che sono quelli della musica, della letteratura, della cultura in senso lato insomma. Mezzi questi che da sempre riescono a veicolare contenuti attraverso le generazioni, in contesti diversi, rinnovando i messaggi su cui si fonda (o si dovrebbe fondare) una comunità. Anche per questo non può che essere accolta come una buona notizia la decisione della nuova giunta regionale a guida Bonaccini di aumentare di dieci milioni i fondi alla cultura che arrivano così a superare i 28 milioni di euro. Una boccata d’ossigeno per i Comuni in difficoltà, anche sul fronte culturale, nel redigere il bilancio a fronte di nuovi tagli e per il sistema culturale tutto che, per via delle nuove norme sulle tassazioni delle Fondazioni bancarie, rischia di avere nel 2015 meno risorse da cui attingere sui territori per progetti di varia natura. E arriva anche a fronte di un’altra notizia non proprio positiva per la nostra regione, rispetto alla quale alcuni consiglieri regionali si stanno muovendo: oltre al riconoscimento dell’Emilia Romagna Teatro come Teatro Nazionale, il ministero ha infatti accolto solo la candidatura del Due di Parma a diventare Teatro di Rilevante Interesse Culturale per il triennio 2015/2017, rigettando quelle degli altri tre candidati, di cui due romangoli, ossia Accademia Perduta /Romagna Teatri (che organizza rassegne a Cervia, Faenza, Bagnacavallo, Meldola, Ravenna stessa) e Ravenna Teatro (a cui si devono, tra le altre cose, la stagione di prosa di Ravenna, quella sul contemporaneo di Ravenna-viso-in-aria e la straordinaria esperienza della non-scuola), che sono rientrati solo nella categoria dei centri di produzione teatrale. E la Romagna, insomma, si troverà di fatto senza nemmeno un cosiddetto Tric, con i mancati finanziamenti che questo comporta. Noi siamo ovviamente di parte, ma ci pare un fatto piuttosto curioso visto l’ampiezza della produzioni, delle stagioni, del pubblico e della vitalità della proposta teatrale da queste parti. E siamo certi che anche senza riconoscimenti dal ministero questa qualità non verrà meno né nei calendari delle stagioni, né nelle produzioni che anzi, negli ultimi anni, sia per Accademia Perduta (con la collaborazione con Massimo Carlotto) sia per Ravenna Teatro hanno ottenuto ottimi riscontri e mostrano una vitalità senza appannamenti. La speranza è che più di un ministero, possa il pubblico in platea. Insieme ai rappresentanti della politica che, almeno a Bologna, sembrano essersi mossi per tempo e aver dato un bel segnale a inizio mandato.

• EXTRA Da Sgm a Unieuro: parla Silvestrini...pag. 30

Torna (dal 9 al 30 aprile tra Rimini e Cattolica) Smiting Fest, giunto alla sesta edizione e dedicato quest’anno all’assurdo e al nonsense con incontri, concerti, proiezioni, eventi anche per i più piccoli. Tra gli appuntamenti clou la serata al teatro degli Atti di Rimini del 19 aprile con il recital tra musica e teatro “Waterface – Neil Young, gli anni della trilogia oscura”. Lo spettacolo è dedicato agli anni della depressione successivi al successo di Young (quelli dal 73 al 75 in cui dà alle stampe anche il mitico album “On the beach” da cui è tratta questa foto). Il programma completo della rassegna sul sito www.smitingfestival.it.

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 5 supplemento a

R&D anno XIV nr. 622 del 26-3-2015

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MUSICA

DAL VIVO

ICONE PUNK E PSICHEDELIA L’americano Sonny Vincent (nella foto), leggenda vivente del punk-rock, sarà al Sidro di Savignano il 22 aprile. Ma sono tanti altri i concerti di caratura internazionale del locale: dal blues-rock di Molly Gene (15 aprile) alla psichedelia degli americani Dead Meadow (5 aprile) e dei tedeschi Spacelords (8 aprile), al punk-rock degli americani Banner Pilot (24 aprile) al rock’n’roll di un gruppo addirittura cileno, i Perrosky (29 aprile).

C’ERANO UNA VOLTA I JETHRO TULL Il 18 aprile al Carisport di Cesena arriva l’uomo che ha reso poplare il flauto nel mondo del rock: Ian Anderson, leader della storica band di rock progressivo inglese Jethro Tull, per uno show che spazierà dal nuovo concept album dell’artista fino ai grandi classici del suo gruppo.

LA STORIA DELL’HARDCORE MELODICO Al Rock Planet di Pinarella di Cervia il 4 aprile arriva una band icona della scena dell’hardcore-punk melodico, i californiani Lagwagon (nella foto), con alle spalle 25 anni di carriera. E un’altra piccola leggenda della scena, i newyorkesi Dog Eat Dog, saranno a Pinarella il 18 aprile. Il 25 si cambia genere invece con gli irlandesi The Answer e il loro hard-blues.

IL RICORDO «Ha creato un movimento rock in un’area dance, il Velvet è stata la roccaforte della musica quando ancora il rock era nel sottobosco». Lo ha dichiarato Samuel Romano, celebre cantante dei Subsonica, che a Thomas Balsamini hanno dedicato anche il nuovo disco. Ed è solo uno dei numerosi nomi di spicco della scena rock italiana ad aver omaggiato pubblicamente Balsamini, gestore e dj storico del Velvet di Rimini e ancor prima dello Slego, scomparso prematuramente nel 2013. Dopo la festa del 2014 che ha di fatto portato alla reunion dei Bluvertigo, il 3 aprile al Velvet si terrà un’altra serata dedicata a Thomas, in occasione di quello che sarebbe stato il suo compleanno. «Continua la grande voglia di manifestare riconoscenza da parte dello staff del Velvet e di generazioni di giovani che al Velvet e allo Slego, grazie a Thomas, hanno suonato, cantato, ascoltato, ballato e conosciu-

Anche gli Afterhours per Thomas Balsamini to la musica per tre decenni». Per festeggiare il compleanno di Balsamini quest’anno è in programma la performance (elettronica) di Godblesscomputers a cui seguiranno i concerti di Cristina Donà e Afterhours. La serata proseguirà con alla consolle Boosta, Samuel, Ninja e C-Max, praticamente i Subsonica in versione dj set. Ingresso 15 euro, prevendita consigliatissima su www.bookingshow.it e www.mailticket.it.

Anche Cristina Donà sarà al Velvet per Balsamini

AL VELVET ECCO BLUEBEATERS E MODENA CITY RAMBLERS Al Velvet di Rimini in aprile oltre alla festa in ricordo di Thomas Balsamini sono da segnalare anche i concerti dei Bluebeaters (funk e soul) il 18 aprile e quello dei Modena City Ramblers (combat-folk) del 30.


MUSICA

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5 DAL VIVO

TRE F ACCE DELLA MUSIC A ITAL IANA TRA RA VENNA E RIM INI Diversissimi tra loro, sono tre artisti del panorama italiano che si esibiranno in aprile in Romagna: Tricarico (a sinistra) sarà al Mariani di Ravenna il 2 aprile con il suo cantautorato stralunato e surreale; Carmen Consoli con il suo pop d’autore sarà il 24 aprile al 105 Stadium di Rimini; Giovanni Allevi infine farà tappa ancora a Ravenna con un tour di solo piano il 19 aprile al Pala De André

CONCERTI IN SPIAGGIA Eugene Chadbourne apre la stagione del Boca Barranca di Marina Romea

È già estate tra Tav Falco e Allegri Ragazzi Morti Con l’arrivo della primavera tornano anche i concerti in spiaggia, in particolare nel Ravennate. Al Boca Barranca di Marina Romea si parte in grande stile il 3 aprile (dalle 23.30) con il 61enne Eugene Chadbourne, storica figura dell’avanguardia e controcultura newyorkese, chitarrista tra i primi a fondere blues, free jazz, rock’n’roll e politica che ha col-

laborato negli anni con artisti del calibro di John Zorn, Fred Frith, Derek Bailey, Jello Biafra, They Might Be Giants, Sun City Girls, Violent Femmes. Adesso Chadbourne è innamorato del suo le sue canzoni surreali contro le ingiustizie (come la sua “Roll over Berlusconi”). Il 10 aprile al Boca un altro grande artista americano, Tav Falco, maestro di una ruvida fusione di rockabilly, blues e rumoristica variegata,

tra i primi agitatori insieme ai Cramps di quella scena che poi verrà chiamata psychobilly. Spostandosi di qualche chilometro, la stagione del bagno Hana-Bi di Marina di Ravenna inizierà (in versione indoor) il 16 aprile con il concerto folk-blues degli americani Arborea. L’inaugurazione vera e propria è invece in programma il 25 aprile con gli spagnoli Mourn, promettente band catalana formata da quattro giovani nostalgici delle sonorità indie rock d'annata, dell'alt-rock anni '90 e del punk rock di Ramones e discepoli. Infine da segnalare il ritorno del Pitch Party del Barrumba di Pinarella di Cervia, il 24 aprile, con il concerto di una delle band storiche della scena rock alternativa italiana, i Tre Allegri Ragazzi Morti, in questa occasione in versione acustica.

Estate in Riviera Feste ed eventi in Romagna Feste ed eventi al Mare & Dintorni come ai tempi di Prenota il tuo post a direzione@reclam.ra.it

actotum.


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MUSICA

6 AGENDA AL BRONSON FUZZTONES, SNAIL, STATO SOCIALE, WHITE HILLS...

L’INTERVISTA

I Verdena e quei dubbi in studio: «Ma la gente si ricorderà di noi?» di Luca Manservisi

Oltre ai Verdena (già sold out da tempo), al Bronson di Ravenna in aprile sono attesi gli americani The Fuzztones, leggende del garage che tornano in Italia con un tour per celebrare i 35 anni di carriera (il 4 aprile con in apertura i connazionali, psichedelici, The Vacant Lots); il nuovo fenomeno indie-pop italiano Lo Stato Sociale (5 aprile); l’eccentrica songwriter americana psych-folk Azalia Snail (8 aprile); la giovane Soak, uno degli astri nascenti del cantautorato britannico (10 aprile) e – dopo i Doormen (vedi articolo a pagina 7) – il trio space-rock psichedelico newyorkese White Hills (23 aprile - nella foto).

IL BLUES DI POPA CHUBBY IN DISCOTECA A FORLÌ Il 17 aprile il chitarrista e bluesman americano Popa Chubby sarà in concerto a Forlì, alla discoteca Empyre. Biglietto 20 euro. Info: 366 1512799.

AL VIDIA FOLK

DEMENZIALE E THRASH METAL “EXTREMO”

Al Vidia di Cesena il 5 aprile serata tra folk, comicità e teatro canzone con il romagnolo Duo Bucolico e i romani Kutso. In apertura la debuttante Crista, pop-rock-electro da Cattolica (nella foto). L’11 aprile al Vidia invece il thrash metal dei milanesi Extrema.

Dopo i sold out – tra gli altri – del Velvet di Rimini e dell’Estragon di Bologna, i Verdena arrivano con un altro concerto andato tutto esaurito in prevendita, l’11 aprile, al Bronson di Ravenna. Forti del trionfo – come si dice in questi casi – di critica e pubblico (con il debutto al terzo posto tra i dischi più venduti in Italia) del loro nuovo disco, Endkadenz Vol. 1, i Verdena sono tra i pochi eredi (insieme a Le Luci Della Centrale Elettrica, per esempio) di quella scena figlia di gruppi come Afterhours e Marlene Kuntz che negli anni Novanta in particolare aveva portato il rock alternativo anche in Italia a un pubblico più vasto. Ne parliamo con la bassista Roberta Sammarelli, che forma il terzetto bergamasco insieme ai fratelli Alberto (voce, chitarra) e Luca (batteria) Ferrari. Roberta, allora, com’e che si diventa la più grande rock band italiana? Vi sentite ancora parte di una scena? «Non ci siamo mai posti domande del genere, abbiamo sempre fatto musica non guardandoci molto in giro, perché siamo cresciuti ascoltando prettamente musica straniera e in un luogo abbastanza isolato. In linea di massima non credo si sia mai potuto parlare di scena musicale in Italia, piuttosto di tanti gruppi ma ognuno con la sua storia diversa». Come sta andando il nuovo tour? Vi aspettavate i sold out di questi giorni? «Non ci aspettavamo assolutamente questa affluenza di pubblico; ogni volta che rimaniamo in studio per tre anni ci chiediamo se la gente si ricorderà ancora di noi, per cui quando poi succede è una sensazione bellissima. Il tour sta andando molto bene, avevamo bisogno di tornare sul palco dopo tutto questo tempo». Dal vivo come avete cambiato il vostro approccio rispetto agli inizi, anche alla luce della complessità degli ultimi due dischi? «I primi dischi erano sicuramente più semplici e immediati. Non avevano bisogno di tanti arrangiamenti. Anche se già al terzo disco c’era un quarto elemento alle tastiere, Fidel Fogaroli. Quando lui se ne andò iniziammo a fare tutto noi sui dischi, sovraincisioni, eccetera, per cui riproporre dal vivo tutte quelle atmosfere necessitava di una persona in più (in questo tour li accompagna Giuseppe Chiara, ndr). Però è normale che più il tempo passa più ampliamo i nostri orizzonti e cerchiamo di migliorarci, anche a livello stumentale». Mentre il precedente Wow a

Parla la band travolta

mio parere suona come una collezione poco omogenea e alla lunga dispersiva, con il nuovo disco sembrate aver trovato la vostra dimensione sonora, pur nella varietà di stili toccati. Un po’ il famoso album della maturità, forse, cosa ne pensi? «È ancora presto per noi per poter giudicare il nuovo disco, forse saremo in grado di farlo tra un paio di anni. Sicuramente siamo convinti di ciò che abbiamo fatto e di come è uscito. Credo che la compattezza di Endkadenz rispetto a Wow sia dovuta al fatto che abbiamo scritto tutte le canzoni assieme in sala prove, e anche in fase di registrazione abbiamo fatto tutto insieme. In Wow invece c’erano un sacco di interventi musicali di Alberto o Luca da soli». Come sarà il Volume 2 di Endkadenz e quando uscirà? Con che criterio avete diviso il disco? «Uscirà tra qualche mese e abbiamo diviso i brani con un criterio semplice, quello di equilibrio, di atmosfere e di bpm. Se nel Volume 1 ci sono tot canzoni con il pianoforte, sarà così anche nel 2, idem per la chitarra elettrica e acustica».

da un successo inaspettato «Il nuovo disco? Influenzato anche da Beach Boys e Queen...

»

Come nascono i testi? C'è chi li critica per alcuni passaggi a dir poco surreali, ma sono obiettivamente una delle vostre forze, unita al cantato molto simile a uno strumento aggiunto. Quanta importanza hanno per voi? «I testi negli ultimi anni stanno prendendo sempre più importanza, nel senso che Alberto ci dedica sempre più tempo». E come vi rapportate con la nuova tecnologia, penso a Spotify o al download, voi che fate album con espliciti riferimenti al mondo del vinile? «Siamo molto legati ai supporti fisici, per cui preferiamo ancora il vinile o il cd alla musica digitale. Detto questo, penso sia una cosa positiva aver la possibilità di accedere a quasi tutto in qualsiasi momento». Quali sono i vostri ascolti recenti? Date l'idea di ascoltare anche cose molto lontane dal rock... «Durante la scrittura e la registrazione di Endkadenz in realtà non abbiamo ascoltato molta musica, se non noi stessi. Negli ultimi anni sono subentrati nuovi ascolti, tipo i Beach Boys o i Queen... In linea di massima cose più “liriche” che penso ci abbiano influenzati in questi due ultimi dischi».


MUSICA

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7 LA ROMAGNA IN CUFFIA

I nuovi Doormen e un album da cui ripartire

NUOVE USCITE/1

Gli Amycanbe svelano “Wolf” al Verdi di Cesena Esce ufficialmente il 20 aprile il nuovo disco dei cervesi Amycanbe. Si chiama Wolf e verrà presentato con un tour che in questo mese toccherà anche la Romagna grazie al concerto del 18 aprile al teatro Verdi di Cesena. Si tratta del terzo album della band che ha alle spalle già dieci anni di carriera. Pur restando all’interno di sonorità indie-pop, il nuovo album viene annunciato con sonorità più minimali incentrate su piano, tastiere e tappeti elettronici, su cui spicca l’ormai nota voce della cantante ravennate Francesca Amati (nella foto, attiva anche con il suo progetto parallelo Comaneci).

di Luca Manservisi Il difficile terzo disco per The Doormen, è un po’ quello della rinascita. Abbandonata la storica sezione ritmica (bassista e batterista) con cui il quartetto si era fatto conoscere ben oltre i confini della loro Ravenna tra gli appassionati di rock di stampo anglosassone, i soli Vins Baruzzi e Luca Malatesta si sono chiusi in studio di registrazione per dare vita a una sorta di concept album sulla propria città. Si chiama Abstract [ra] e il tema è quello appunto della provincia (che si vorrebbe abbandonare ma a cui si resta legati, come nelle belle illustrazioni dell’edizione cartonata del cd, a cura di Nicola Varesco), ma anche dell’amore, del lavoro (con testi sempre in lingua inglese). La prima notizia è che la “piccola rivoluzione” di cui si parla nella cartella stampa non è così evidente e questo conferma il fatto che erano loro due, evidentemente, le menti al centro del progetto anche nei primi due dischi e che il “suono Doormen”, pur se qui più ricercato, scuro e a tratti vagamente psichedelico, resta quello già noto. Quello che fa riferimento al revival post-punk, al britpop o al post-britpop inglese, tanto per intenderci, con la voce di Baruzzi sempre più matura e in grado di toccare ambiti finora inesplorati, ma che continua inevitabilmente a ricordare all’ascoltatore gruppi come Interpol o Suede, finendo così per essere valore aggiunto ma allo stesso tempo limite nell’ottica di cercare di ampliare la potenziale platea di riferimento della band, che pur si ritrova con un disco con diverse frecce al suo arco. A partire dalla nervosa partenza di “Abstract Dream” e passando per i pezzi che più cercano di allontanarsi dal passato (e da alcuni rimandi stranianti agli Afterhours. tipo nell’attacco di “Through My Bones”), come l’ipnotismo dell’ottima “It Could Be You”, che si stempera nei coretti finali alla Blur, o un trittico finale che vale da solo il prezzo del biglietto e da cui mi auguro ripartiranno quando sarà ora di tornare in studio: dall’elegante epicità di “Inside my orbit” fino alla perfetta cavalcata conclusiva di “Higway Again” passando per quello che è forse il capolavoro del disco, una struggente “Technology” che è un po’ la summa della loro (ancor giovane) carriera. I Doormen confermano così pregi (un suono e un tiro che niente hanno da invidiare a band inglesi che vendono migliaia di copie) e difetti (legati all’essere ancora troppo derivativi) e si preparano a far parlare di sé anche nel loro naturale paese di riferimento, l’Inghilterra, dove il disco verrà promosso sui media. “Abstract [ra]” esce il 6 aprile e verrà presentato in un tour (di nuovo in quartetto) che parte l’11 da Perugia e che il 18 aprile arriva nella Ravenna citata nel disco, al Bronson di Madonna dell’Albero.

NUOVE USCITE/2

I Rigolò a Santarcangelo, poi ecco “Gigantic” Uscirà con tutta probabilità il 23 aprile e si chiamerà Gigantic il nuovo album dei ravennati Rigolò. Il loro è un neo-folk del tutto rivisitato che vede alla voce e alla chitarra il fondatore Andrea Carella, accompagnato dal violoncello di Jenny Burnazzi (insieme nella foto). A completare la line up Alessandro Reggiani (basso/ukulele) e Andrea Napolitano alla batteria. Prima di intraprendere il nuovo tour a supporto del disco, i Rigolò chiuderanno idealmente il tour 2014 con un’ultima data il 9 aprile all’Ottavino di Santarcangelo di Romagna. Il nuovo disco è prodotto insieme a Mattia Coletti (che l’ha registrato e mixato) e la Garage Records, per cui esce e che ne cura anche il mastering.


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MUSICA

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CONSIGLI D’AUTORE Dal minimalismo di Drake alla scena neozelandese: tre dischi da recuperare

ELETTRONICA Il 25 aprile all’Almagià di Ravenna torna Club Adriatico con il live del britannico Objekt, tra techno, Uk bass e dubstep (in apertura Petit Single). Ultima serata della stagione invernale, sarà anche un’anteprima di Loose, un nuovo progetto di musica elettronica in vari spazi di Ravenna che si terrà dall’8 al 10 maggio.

di Lorenzo “Godblesscomputers” Nada *

Lorenzo Nada

Scrivere di musica è come ballare di architettura diceva qualcuno. Mettiamola così: esistono due livelli di lettura e comprensione della musica. Uno è quello emotivo, che riguarda appunto le emozioni che ognuno prova ad ascoltare certi dischi e certe canzoni. Si tratta di una dimensione individuale e intima, una dimensione soggettiva che, in quanto tale, non riesce ad essere trasposta adeguatamente in scrittura. E questo per una ragione molto semplice: ossia che la percezione della musica da parte di ognuno di noi è frutto della nostra sensibilità, una sensibilità che abbiamo coltivato ed educato nel tempo, frutto di attitudini individuali che si mischiano con visioni, letture e ascolti, ma anche con storie di vita vissuta. E questa miscela è unica, perchè ognuno di noi è diverso. Quando un giornalista musicale scrive che un disco suscita determinate emozioni è giusto tenere a mente che le sensazioni di cui sta parlando sono le sue e non è detto che proviamo le stesse cose. Se invece scrive che un disco ricorda altri ascolti o artisti di riferimento, entriamo nel secondo livello di lettura, una lettura oggettiva che oggi più che mai serve a orientare l’ascoltatore nella grande moltitudine di uscite discografiche. Con questa premessa non voglio certo dire che il primo livello di lettura sia sbagliato o non debba esistere. È interessante leggere gli spunti di carattere emozionale dell’autore, anche se l'attenzione si sposta su chi scrive e non sul disco di cui si sta parlando. Mi è stato chiesto di parlare di alcuni album che mi sono piaciuti e che mi sento di consigliare e in un certo senso mi trovo un po' in difficoltà a farlo. Non vorrei far passare l'idea che quelle che scriverò di seguito siano vere e proprie recensioni. Si tratta semplicemente di dischi che mi hanno colpito per varie ragioni legate al primo livello di comprensione a cui sopra facevo riferimento. Ma veniamo finalmente ai dischi. Siccome sono un grande appassionato di musica e ci sono dischi che sono dei manifesti della mia vita, in questa disamina rischierei di perdermi tra la miriade di album a cui sono affezionato, perciò ho deciso di restringere il campo e di parlare di una manciata di dischi usciti recentemente che per qualche ragione mi hanno colpito molto. Drake - If you're reading this it's too late Per chi non lo conoscesse Drake è un rapper canadese, molto noto negli Stati Uniti. Personalmente ho snobbato i suoi dischi fino ad un paio d'anni fa quando a casa di un amico ascoltai per caso il suo precedente lavoro intitolato Nothing was the same. Alcuni brani mi colpirono molto, così il giorno seguente me lo riascoltai con calma nella solitudine della mia cameretta. Da allora non ho mai smesso di ascoltarlo. Il suo ultimo album, uscito qualche settimana fa, si intitola If you're reading this it's too late e non ha affatto deluso le mie aspettative. Si tratta di minimalismo sonoro in chiave hip hop. Strumentali scarne, con melodie accennate e batterie potentissime che fanno tremare le vetrate. Il rap di Drake è profondo, cadenzato e molto musicale. Alterna liriche crude a melodie vocali talvolta impastate con l'autotune. C'è una strana malinconia di fondo nelle atmosfere del disco, e credo che in fondo sia proprio questo a farmelo piacere. Brani consigliati: Know Yourself, Preach, Wednesday Night Interlude Electric Wire Hustle - Love can prevail È da qualche anno ormai che sostengo che in Nuova Zelanda ci sia una delle migliori scene musicali. Qui ci sono straordinari esempi di artisti che mischiano soul, dub, reggae ed elettronica in miscele uniche e sorprendenti. Ho scoperto la Nuova Zelanda nelle mappe musicali grazie ai Fat Freddy's Drop, uno dei miei gruppi preferiti, per i quali ho avuto l'onore di aprire il concerto nel 2013 all'Estragon di Bologna. È grazie a loro che ho conosciuto gruppi fantastici provenienti dalla stessa isola. Uno di questi, appunto, sono gli Electric Wire Hustle. In questo loro secondo e ultimo lavoro mischiano tribalismo, elettronica e soul. La voce di Mara Tk (questo il nome del cantante del gruppo) è un soul struggente e malinconico che nuota tra armonie elettroniche e beats sincopati. Tutto quello che cercavo negli ultimi mesi è condensato in questo disco. Miglior album del 2014. Brani consigliati: If these are the last days / Bottom Line / By & Bye Romare - Projection L'ultimo disco di cui vorrei parlare è Projection del producer inglese Romare uscito pochi giorni fa sulla label inglese Ninja Tune. Di Romare mi ha sempre colpito l'utilizzo sapiente dei campionamenti provenienti da posti lontani come l'Africa, l'Asia e il Sud America. La sua elettronica è ruvida e pulsante e in questo disco conferma il suo grande talento di compositore. Per chi compone musica al computer è sempre molto difficile distanziarsi dal suono delle macchine, dai preset computerizzati e digitali, per questo ammiro molto chi ricerca i suoni caldi e organici. La sua musica elettronica fa riferimento al blues, alla sua forza emotiva e trascinante mischiata con ritmiche e groove che fanno esplodere il dancefloor. Non mancherò di suonare questo disco nei miei prossimi dj set. Brani consigliati: Work Song / Lover Man / Prison Blueso. * Lorenzo Nadalin, per tutti Nada, con il suo progetto Godblesscomputers è considerato dalla critica come uno dei più grandi talenti della musica elettronica italiana. Nato 30 anni fa a Faenza e cresciuto a Lugo, dopo alcuni anni a Berlino ora vive e lavora (producendo anche la musica di altri artisti) a Bologna

RAP HORROR Arrivano il 4 aprile al Vidia di Cesena i Dope D.O.D, trio olandese che ha portato ad alti livelli il cosiddetto rap horrorcore. Contaminazioni di metal ed evocazioni horror per un gruppo nato nel 2006 e con un nutrito gruppo di fan in tutta Europa.

RAP X FACTOR Il rapper Madh, volto noto al grande pubblico per la sua partecipazione all’ultima edizione di X Factor, sarà in concerto al Kojak di Porto Fuori il 2 aprile

SPERIMENTALE

«Quel flusso demoniaco che parte dall’utero...» Il nuovo album di Stefania “?Alos” Pedretti È uscito il 16 marzo Matrice, il nuovo album di ?Alos, progetto di Stefania Pedretti, artista di musica sperimentale conosciuta anche al di fuori dall’Italia, lombarda ma ormai ravennate d’adozione. L’album è distribuito dall’etichetta belga Cheap Satanism ed è stato regisrato, mixato e masterizzato da Lorenzo Stecconi all’Ardis Hall di Ravenna, spazio di prova della compagnia teatrale Fanny & Alexander. L’album verrà presentato con una serie di concerti in aprile anche all’estero (tra Svizzera, Belgio, Olanda, Ungheria...) per poi arrivare il 2 maggio al Bronson. Abbiamo chiesto a Stefania di descriverci il suo nuovo disco in poche righe, che pubblichiamo qui con estremo piacere. “In questo mio nuovo disco, dopo dieci anni di attività e cinque dischi come ?Alos, ho cercato di addentrarmi maggiormente nel lato oscuro,esoterico, primordiale, forse ancestrale della mia musica e del mio essere. Da qui “Matrice”, la materia prima, il caos che prende forma, la luce e le tenebre rifuse insieme. Tutto questo l'ho tradotto in cinque pezzi, in cui, attraverso il suono caratteristico della mie chitarra e voce, ho mescolato il doom, il metal con l’elettronica creatami da ospiti d'eccellenza, come gli inglesi Necro Deathmorth in “Matrice” o Mai Mai Mai in “Ignis red elixer”. Nella conclusiva traccia “Hyle” ritorno alla mia passione per l'elettro acustica e la ricerca, in esso la mia voce si fonde con le percussioni del giovane batterista pugliese Giovanni Todisco. Il disco è un viaggio, un flusso demoniaco che parte dall’utero, si espande attraverso il suono e travolge”. Stefania Pedretti


MUSICA

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9 IL FESTIVAL/2

Big dell’avanguardia in ricordo di Pezzinga L’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì) organizza il secondo Haiku Festival, dedicato alla memoria di Pierantonio Pezzinga, tra le altre cose redattore di Enrico Rava con Irio De Paula: Radio Fujiko ed esperto di musica d’avanguardia e speil duo si esibirà rimentale. Saranno quei suoni “altri” da lui tanto il 10 aprile amati a caratterizzare quindi il festival con alcuni a Coriano nomi di caratura internazionale. Si parte sabato 11 aprile (ore 22.30) con il duo composto da Luigi Ceccarelli (vera e propria star del panorama della musica contemporanea italiana, che si esibirà a laptop ed elettroniche) e Paolo Ravaglia (nome trasversale alle scene jazz e d’avanguardia, capace di collaborare con artisti del calibro di con Philip Glass o Steve Reich) ai clarinetti. Il giorno dopo – domenica 12, alle 18 – un altro nome storico della scena italiana (ora di Barcellona) Paolo Angeli con la chitarra orchestra da lui stesso ideata: 18 corde, ibrido tra chitarra baritono, violoncello e batteria, dotato di martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile. Con questa singolare creazione il musicista sardo rielabora, improvvisa e compone una musica inclassificabile, sospesa tra free AZZ jazz, folk noise, pop minimale, post-rock. Il festival torna poi nell’ultimo weekend A RICCIONE ARRIVA IL GRANDE LEW TABACKIN del mese con alcuni big americani. Sabato A CESENATICO SERATA HAMMOND CON SAM PAGLIA 25 alle 22.30 l’appuntamento è con l’elettronica di Bob Ostertag, una sorta di L'ultimo concerto della rassegna monumento delle arti innovative contem“Jazzenatico” sarà il 3 aprile al teatro comuporanee a stelle e strisce. Domenica 26, nale di Cesenatico con una serata interaalle 18, ecco invece la Natural mente dedicata all’organo Hammond. Sul Information Society, progetto del composipalco tre organisti d'eccezione come Sam tore e multistrumentista Joshua Abrams Gambarini (Jazz à la mode), Mecco Guidi imperniato intorno al suono del guimbri, (Groovadelic Trio) e Sam Paglia. Ad accomuno strumento originario della Guinea, pagnarli anche Alessandro Scala e ma diffuso nel nord Africa, integrando Alessandro Fariselli al sax tenore e i batteristi Max Ferri e Fabio Nobile. Info e prenotacomposizione e improvvisazione per creazioni: 0547 79274. re tappeti ipnotici, fortemente ritmici, graUltimo appuntamento anche con la rassezie all’apporto di musicisti di altissima gna del Teatro del Mare di Riccione che caratura, come Lisa Alvarado (harmosabato 11 aprile ospita una stella del jazz americano come il flautista e sasnium, gong) e Frank Rosaly, batterista agisofonista Lew Tabackin (nella foto) con un quintetto che vede, tra gli altri, alla tatore della scena di Chicago. batteria Roberto Gatto. Infno: 346 4104884 e info@areasismica.it.

IL FESTIVAL/1

Da Diane Schuur a Raul Midòn per Crossroads Parata di grandi nomi per dare nuova vita al jazz. Omaggi anche a Pink Floyd e Zappa In aprile entra decisamente nel vivo e si espande in tutta la Romagna il festival itinerante di jazz J moderno Crossroads. A segnare momenti salienti della programmazione arriveranno musicisti capaci di interpretare l’idioma jazzistico da prospettive assai diverse. La cantante americana Diane Schuur per esempio è la portabandiera di un mainstream venato di virtuosismo (celeberrimi i suoi sovracuti), per l’occasione declinato in forma di omaggio a Stan Getz e Frank Sinatra (17 aprile al teatro degli Atti di Rimini), mentre quello del multistrumentista americano Raul Midòn è quasi un cantautorato jazz-folk (25 aprile sempre al teatro degli Atti di Rimini). Sul fronte italiano spiccano le nuove creazioni musicali del trombettista Enrico Rava, in un poetico duo col chitarrista brasiliano Irio De Paula (10 aprile al Jazz Club di Coriano), e del vocalist John De Leo, impegnato a ricreare dal vivo il suo ultimo disco Il Grande Abarasse con un'orchestra acustico-tecnologica (8 aprile al teatro comunale di Cervia). Il cartellone di Crossroads 2015 fornisce inoltre una perfetta fotografia delle variegate espressioni della musica improvvisata italiana: il trombettista Fabrizio Bosso sarà in “Tandem” col pianista Julian Oliver Mazzariello (2 aprile alla Baracca dei Talenti di Gambettola); le musiche dei Pink Floyd diventeranno materia di improvvisazione grazie alla pianista Rita Marcotulli, circondata da un cast ragguardevole che comprende anche Andy Sheppard, Raiz, Fausto Mesolella, Ares Tavolazzi (16 aprile al teatro comunale di Russi). Il 24 aprile, infine, Coriano ospiterà una seconda serata a tutto Brasile con il duo che affianca le voci e le chitarre di Cristina Renzetti e Tati Valle seguito dal Trio Correnteza, con Gabriele Mirabassi, Roberto Taufic e ancora la Renzetti. Infine, i Quintorigo, rinforzati dalla batteria di Roberto Gatto, esploreranno il repertorio fantasmagorico di Frank Zappa (il 30 aprile al comunale di Russi).

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MUSICA

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IL FESTIVAL

CLASSICA

Non solo lirica all’Opera di Lugo

Anche Vinicio Capossela a Forlì con la Maderna A Ravenna Mario Brunello

Da Piazzolla ai contrabbassi, dalle canzoni spagnole a quelle dei Beatles rivisitate Torna al teatro Rossini il Lugo Opera Festival con un programma serrato che parte giovedì 2 aprile con Crime passionnel, con musiche di Astor Piazzolla che si rivela in questa pièce un talento anche in campo drammaturgico. Nella sua prima rappresentazione del 1982 a Parigi, Crime passionnel fu eseguita con enorme successo. A poco più di trent’anni di distanza da quella data, Mario Cei ritorna al mondo della canzone francese d’autore e porta per la prima volta in Italia questa rara e preziosa opera con gli arrangiamenti e l’accompagnamento al pianoforte di Alessandro Sironi e la messa in scena di Roberto Recchia. Giovedì 16 aprile l’appuntamento è con Tosca X, creazione per 14 danzatori di Monica Casadei, su musiche naturalmente di Giacomo Puccini. Il giorno dopo sarà la volta di Quando i Beatles mettono il frac... con il Trio Lennon, fondato nel 1995 e composto da affermati solisti marchigiani con un repertorio che spazia dal classico al romantico. In questo caso le immortali melodie del quartetto di Liverpool sono state elaborate e ripensate da Roberto Molinelli in una stesura diversa dall’originale, di più ampio e sinfonico respiro, ma che conservano inalterate le caratteristiche. Domenica 19 ecco The Bass Gang, quartetto di contrabassisti che spazierà dal classico al rock passando da colonne sonore e canzoni napoletane. Mercoledì 22 aprile verranno invece rispolverate antiche canzoni spagnole (musiche di F. Sor, F. Garcia Lorca, E. Granados, J. Rodrigo, M. de Falla) con Ruth Rosique (soprano) e Francisco Bernier alla chitarra. Infine, prima degli ultimi appuntamenti di maggio, martedì 28 aprile va in scena Cara ingrata patria con musiche di Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi, con Annunziata Vestri (mezzosoprano), Mariangela Sicilia (soprano), Alessandro Luongo (baritono) e Rosetta Cucchi al pianoforte. Spettacoli alle 20.30. Informazioni: 0545 38542 e www.teatrorossini.it.

L’EVENTO

Villoresi e Sparagna per i 70 anni della Liberazione Ravenna Festival, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e in collaborazione con il Comune di Ravenna e l’Anpi Provinciale, presenta: “25 Aprile sempre!” in scena al teatro Alighieri sabato 25 aprile (ore 21) in occasione dei 70 anni della Liberazione. Un evento in cui si intrecciano due momenti di spettacolo: la grande attrice Pamela Villoresi in una sorta di inno alla libertà dal titolo Io Ho visto e Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica (nella foto) e il Coro Amarcanto, nel concerto “Dalle belle città: canti di popolo dal Risorgimento alla Resistenza”. Info e prevendite: 0544 249244 e on line www.ravennafestival.org.

Prosegue al teatro Alighieri di Ravenna (inizio concerti ore 20.30) la stagione musicale curata dall’associazione Angelo Mariani. Il 14 aprile ad allinearsi sul palcoscenico saranno i componenti della Filarmonica Arturo Toscanini, diretta da Marco Dallara con la partecipazione di due artisti di calibro internazionale: il violinista russo Sergej Krylov, fra le altre cose vincitore dei concorsi “Stradivari” di Cremona e “Kreisler” di Vienna, e il celebre violoncellista Mario Brunello, primo artista italiano a vincere il Concorso Ciaikovskij di Mosca nel 1986. Saranno solisti nel Concerto per violino, violoncello e orchestra di Brahms. Il 20 aprile sarà ospite l’Europa Galante, complesso italiano nato nel 1990 con lo scopo di interpretare, su strumenti d’epoca, composizioni del grande repertorio barocco e classico. Diretto dal suo fondatore, il violinista Fabio Biondi, ha ottenuto un grande successo fin dalla pubblicazione del suo primo disco, dedicato a Vivaldi. E proprio a Vivaldi sarà dedicato gran parte del programma. Il 28 aprile all’Alighieri si esibirà in recital la pianista Beatrice Rana, che a soli venti anni si è già imposta nel panorama musicale internazionale grazie alle vittorie dei prestigiosi concorsi pianistici Van Cliburn e di Montreal. A Ravenna eseguirà un’ampia scelta di composizioni di Chopin. L’Orchestra Maderna di Forlì sarà protagonista dei due appuntamenti di aprile (ore 21) della stagione al teatro Fabbri di Forlì; il 14 aprile con due opere di Mozart (Il Flauto Magico e Sinfonia concertante per violino e viola) e il Maestro Paolo Chiavacci nella doppia veste di violinista e direttore del Conservatorio Maderna di Cesena; il 29 in scena anche la voce recitante di Vinicio Capossela nel Requiem per Animali Immaginari del maestro Stefano Nanni, nata da una suggestione scaturita da un testo di Borges regalatogli dallo stesso Capossela.


TEATRO

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L’INTERVISTA

«La realtà? Non esiste». Parola di mentalista Il forlivese Francesco Tesei sul suo lavoro tra magia e psicologia. Anteprima a Meldola del nuovo spettacolo Nell’Ottocento i mentalisti erano maghi che millantavano di essere dotati di poteri paranormali che andavano in giro per l’Europa con i loro spettacoli in cui leggevano nella mente, prevedevano il futuro ed evocavano presenze paranormali. Con l’avvento degli effetti speciali al cinema e dopo che Nietzsche ci ha detto che non solo non esistono i fantasmi, ma che forse nemmeno Dio ci osserva più in cielo, il lavoro del mentalista si è fatto più faticoso. Troppo scetticismo. È nato quindi negli ultimi trent’anni un nuovo mentalismo che parte dai meccanismi psicologici che esistono nella realtà. Inganni quotidiani nei quali caschiamo senza nemmeno accorgercene. «Spesso crediamo di essere liberi di pensare, mentre le idee che abbiamo ci vengono indotte da qualcun altro». Da questo ragionamento è partito il forlivese Francesco Tesei per il suo spettacolo, Mind Juggler, che lo ha portato sui palcoscenici di tutta Italia conquistando anche la critica. Ora è al lavoro per un nuovo progetto che sarà in scena dal 17 al 21 aprile in anteprima nazionale al Dragoni di Meldola. Di nuovo si tratta di uno spettacolo che unisce psicologia e illusionismo in una seduzione collettiva. Lo abbiamo intervistato per scoprire in che inganno ci siamo cacciati. Buongiorno Francesco, una prima domanda… «Vuoi chiedermi che cos’è il mentalismo?» Allora è vero che legge nella mente. «Già». Confessi: tutte le interviste le iniziano così… «Esatto. Potrei mettere questa prima risposta come segreteria del telefono». Faccia finta che sia la prima intervista che fa. Ci rispieghi per l’ennesima volta cos’è il mentalismo. «Il mentalismo consiste nell’esplorare le magie della mente e della comunicazione in maniera spettacolare. È l’unione di magia, illusionismo e psicologia attuata tramite il coinvolgimento del pubblico che diventa il vero protagonista dello spettacolo. Non è da confondere con una scienza però, è uno spettacolo». Psicologia e magia, apparentemente due tecniche agli antipodi… «Sono più simili di quello che si pensi. “La magia si compie dentro la mente degli spettatori” diceva un illusionista molto famoso. Quando un mago fa sparire una pallina o apparire una colomba in realtà quella visione c’è solo nella mente dello spettatore, non è reale. È un trucco artigianale, ma agisce sulla percezione della mente. Usiamo gli occhi, ma guardiamo con la mente». Cosa succede nel suo spettacolo? «Faccio magie psicologiche per dimostrare quanto siamo prevedibili nelle nostre scelte. Condizionabili. Pensiamo di scegliere liberamente anche quando siamo pilotati». Ad esempio? «Agiamo per associazioni mentali. Faccio pensare a una parola liberamente e poi la indovino. Condiziono il libero arbitrio del pubblico in maniera subliminale, senza che se ne accorga. Così sollevo dubbi senza dare risposte». Leggere nel pensiero è un fatto di psicologia o è una buon vecchio trucco da mago? «Per leggere il pensiero basta la comunicazione. Capisco a cosa stai pensando leggendo il linguaggio non verbale. La postura del corpo, i movimenti del volto, il tono della voce, le pause… è possibile leggere nel pensiero e lo dimostro». Come ha iniziato a fare magie? «Ho iniziato da bambino. Come dice Raul Cremona “il mago è un bambino a cui hanno regalato una scatola di giochi di prestigio e dopo trenta anni è ancora lì

che ci gioca”. Della magia ti innamori da bambino. Capita a tutti così». E quando è diventato un mago di professione? «A diciotto anni ho iniziato a lavorare come illusionista sulle navi da crociera». C’era un altro illusionista che lavorava sulle crociere e poi ha fatto carriera… «Ah ah, già.. Anche lui è diventato mentalista poi… Per altro ho fatto anche uno spettacolo a Cesano Boscone (dove Silvio Berlusconi ha fatto i servizi sociali in seguito alla sentenza Mediaset, ndr) recentemente…» Immagino che fosse un pubblico esigente… Torniamo a lei. Come è passato dalla magia da crociere al mentalismo psicologico? «Mi sono stancato di fare numeri, quando avevo 35 anni volevo uscire da quel tipo di magia un po’ limitante. Ho visto uno spettacolo del mentalista inglese Darren Brown e per me è stata rivelazione. Il mentalismo anni fa era ancora legato al dissimulare “poteri soprannaturali” e questo non mi interessava, ma adesso stava prendendo piede un approccio basato sulle parole. Prima di buttarmi sul mentalismo ho iniziato a studiare. Ho seguito un master in PNL Programmazione Neuro Linguistica a Torino basato sulle teorie dello psicoloco-ipnotista Wilton Erikson. Molti le studiano queste teorie per diventare venditori in sette giorni, a me non piace quel tipo di approccio. Sono materie che se studiate in maniera seria fanno capire molti meccanismi della comunicazione». Come si possono applicare i suoi trucchi di lettura del pensiero alla vita quotidiana? «Mi scrivono molti giocatori di poker che vorrebbero capire che carte ha in mano l’avversario, altri vorrebbero applicare la lettura del pensiero nel proprio lavoro o in amore… Ogni persona dice mediamente venti bugie al giorno. Io smaschero le bugie. Quando uno ci sta mentendo si comporta in maniera diversa da quando dice la verità». Non deve essere facile essere la fidanzata di un mentalista… «Beh, non funziona proprio con tutte le bugie…» Il suo spettacolo ha anche contenuti molto seri, non si distingue più cosa è psicologia e cosa illusionismo. Vuole insinuare dei dubbi nel pubblico su cosa sia la realtà? «Cos’è la realtà? Una cosa oggettiva da scoprire o qualcosa che si plasma sui nostri pensieri? La nostra famiglia, la nostra educazione diventano i nostri occhiali. Noi scambiamo per la realtà oggettiva quello che noi percepiamo come realtà. Il significato di ciò che ci circonda dipende dal nostro livello di esperienza. Se i miei genitori mi hanno sempre detto di non fidarmi degli altri, da adulto questo insegnamento finirà a influenzarmi inconsciamente nella vita. La realtà si plasma sui nostri pensieri. Non esiste “La realtà”». Lei insinua anche che la negatività seguita alla crisi sia in parte una magia di illusionismo… «La negatività è un fattore psicologico che ci fa percepire il mondo in maniera pessimistica. Se continui a pensare come hai sempre pensato otterrai solo i risultati che hai sempre ottenuto. Cambiando i tuoi piani mentali cambia la tua realtà. La realtà è come uno spettacolo di illusionismo, cambia solo che nella realtà non c’è alla fine il mago che ti spiega il trucco che ha usato». Matteo Cavezzali

«È possibile leggere nel pensiero e lo dimostro Ogni persona dice mediamente venti bugie al giorno: io le smaschero Ma con la fidanzata non funziona proprio sempre...

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TEATRO

12 RICERCA L’APRILE SPERIMENTALE E CONTEMPORANEO DEL DIEGO FABBRI L’aprile contemporeaneo del teatro Fabbri a Forlì inizia venerdì 3 con la La società (foto a sinistra) della Compagnia MusellaMazzarelli che sabato 4 e domenica 5 aprile dalle 10 alle 16 alla Fabbrica della candele terrà anche un workshop gratuito. Il 10 aprile è la volta della danza di Animali senza favola di Simona Bertozzi/Nexus alle 21 (foto centrale), mentre alle 22 una produzione del collettivo cinetico: Francesca Pennini in Miniballetto N°1 (foto a sinistra).

DANZA/1

Il John Doe del gruppo nanou e il Robinson di MK in scena a Ravenna Una due giorni intensa a Ravenna per gli amanti della danza contemporanea che sconfina nel teatro di ricerca. Venerdì 17 aprile alle 21 e in replica sabato 18 alle 19, alle Artificerie Almagià, il gruppo nanou presenta, per la prima volta in città, la versione completa della sua ultima produzione: John Doe. Una collezione di racconti lasciati incompiuti, di sapore carveriano, che si muovono attorno al tema dell’assenza di identità: “John Doe” è del resto un nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato. Sabato 18 aprile alle 21 al Teatro Alighieri, invece, MK presenta Robinson, uno spettacolo che prende spunto dal noto romanzo di Daniel Defoe ma lo restituisce attraverso una coreografia essenziale e quasi algida. Nello spettacolo i cinque danzatori si muovono a scatti violenti, quasi meccanici o mossi da fili invisibili (foto).


TEATRO

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13 RICERCA

LA SOCìETAS IN PALESTRA

DOPPIO SPETTACOLO

Domenica 19 aprile alle 21 alla palestra Ginnasio Sportivo G. Ambrosini di Forlì sarà in scena Giudizio. Possibilità. Essere. Esercizi di ginnastica su “La morte di Empedocle” di Friedrich Hölderlin, da eseguire in una palestra, di Romeo Castellucci - Societas Raffaello Sanzio, con Chiara Causa, Silvia Costa, Laura Dondoli, Irene Petris.

Doppia serata il 24 aprile al Fabbri di Forlì, con, alle 21, il dramma sonoro Indigenous (foto a sinistra) del gruppo Barokthegreat, e alle 22 Francesca Foscarini e Yasmeen Godder in Gut Gift (foto destra)

DANZA/2

Il Don Chisciotte di Aterballetto a Forlì A Rimini 300 allievi dalla Romagna (e dintorni) per “Sosteniamo il talento” A Rimini prosegue fino ad aprile la stagione della danza. Sabato 11 aprile al teatro Novelli va infatti in scena lo spettacolo di e con Serena Cuccaro dal titolo Iperuranico con la partecipazione di Sandra Urbinati e Marco Baldazzi e per la regia di Angela Drudi. Sempre a Rimini si svolge lo spettacolo per la raccolta di fondi per borse di Studio a cura di Spazio Corpo, venerdì 24 e sabato 25 aprile al Novelli. Durante le due serate si alterneranno sul palcoscenico più di 300 allievi di 13 scuole di danza dalle Province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Pesaro e Ancona. “Sosteniamo il Talento” è un fondo permanente per borse di studio, dedicato a giovani in formazione nel campo artistico. Nato nel

2010 ha devoluto dalla sua creazione 14mila euro in donazioni a giovani studenti come Giacomo Pini (ora al Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance), Matteo Magalotti (studente alla scuola dell’Opera di Vienna), e accompagnato altri come Matteo Di Loreto (Balleto dell’Opera Danese) al professionismo. A Forlì, invece, giovedì 16 aprile al Diego Fabbri salirà sul palco Aterballetto con il suo Don Q. Don Quixote de la Mancha per la coreografia di Eugenio Scigliano, le musiche di Kimmo Pohjonen e repertorio classico spagnolo per una rilettura, nel linguaggio della danza moderna, del grande classico della letteratura iberica (nella foto).


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TEATRO

14 PROSA/2

PROSA/1 Dal Decamerone secondo Baliani ad Arthur Miller Le grandi stagioni di prosa volgono al termine un po’ in tutti i principali teatri della Romagna e si fanno più rari gli appuntamenti da non perdere in cartellone. Sicuramente tra questi c’è Decamerone, vizi, virtù, passioni liberamente tratto dal grande classico della letteratura italiana di ogni tempo, la raccolta di novelle Decamerone di Giovanni Boccaccio. In scena il volto notissimo e molto amato anche dal pubblico del grande schermo di Stefano Accorsi per l’adattamento e la regia del grande Marco Baliani, in scena dal 10 al 13 aprile al teatro Alighieri di Ravenna. A Lugo, in quei giorni, arriva un classico contemporaneo, il celeberrimo testo di Arthur Miller Morte di un commesso viaggiatore interpretato da uno dei nomi di punta della prosa italiana, Elio de Capitani, insieme a Cristina Crippa, al Rossini l’11 e il 12 aprile. A Russi, la scena è di Elena Bucci e Marco Sgrosso della compagnia Le belle bandiere che mercoledì 15 aprile portano lo spettacolo, che affonta il tema della dittatura, La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman con Elena Bucci, Marco Sgrosso, Maurizio Cardillo alle 20.45 al teatro comunale.

Silvio Orlando riporta La scuola di Starnone al Bonci di Cesena Stefano Accorsi in scena all’Alighieri nel Decamerone di Baliani

Al Bonci di Cesena, Silvio Orlando è protagonsita della commedia La scuola, sempre attuale per raccontare, con la regia di Daniele Lucchetti, il mondo appunto di una scuola media superiore tra ironia e comicità ma con uno sguardo critico che impone allo spettatore una riflessione profonda. L’autore del testo è infatti Domenico Starnone, pluripremiato scrittore e insegnante che per Feltrinelli ormai oltre vent’anni fa pubblicò alcuni volumi, il più celebre intitolato Ex cattedra, sul mondo della scuola. Libri incisivi a tratti esilaranti, da cui sono stati realizzati film e spettacoli teatrali. E che, soprattutto, sono ancora attualissimi. In scena da martedì 21 al 24 aprile.

SAVIGNANO CRISTICCHI CANTA

Elena Bucci e Marco Sgrosso nel loro celebre Antigone. Saranno in scena a Russi ad aprile con il nuovo lavoro La morte e la fanciulla

E RACCONTA LA SECONDA

GUERRA

Domenica 26 aprile alle 21 al teatro Moderno di Savignano sul Rubicone, andrà in scena Mio nonno è morto in guerra Voci, canzoni e memorie della seconda guerra mondiale di e con Simone Cristicchi, con i contributi concessi dall’associazione nazionale Vittime Civili di Guerra. Uno spettacolo di memorie, canzoni e videoproiezioni, aneddoti.

PASQUA AL MOLOTREZERO Proposta di Pesce

RISTORANTE APERTO A PRANZO E CENA BEACH BAR - AMPIA AREA RELAX - CAMPI DA GIOCO

PROMOZIONE LETTINI E OMBRELLONI On line troverete tutte le imperdibili offerte sui pacchetti estate 2015

Vi aspetta un’estate al MoloTreZero pieno di novità! Stabilimento balneare MoloTrezero Viale delle Nazioni, 248 - Marina di Ravenna Info e prenotazioni Tel. 0544 530793 www.molotrezero.com info@molotrezero.com

Proposta di Carne

INSALATA di SEPPIE con verdurine croccanti e limone

SFORMATINO DI PATATE, FONDUTA DI PARMIGIANO E PROSCIUTTO CROCCANTE

RISOTTO ALLA MARINARA con pesto di rucola FILETTO DI PLATESSA al limone e origano

BIS DI PRIMI: CAPPELLETTI al ragù CRESPELLE con spinaci e squacquerone

ASSAGGIO DI FRITTO MISTO di pesce e verdure (centro tavola)

AGNELLO con PISELLI all’USO di ROMAGNA (servito con patate al forno)

MOUSSE AL MASCARPONE con salsa al cioccolato

MOUSSE AL MASCARPONE con salsa al cioccolato

€ 20.00

(bevande escluse) Per info e prenotazioni: 0544 530793


CINEMA

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A sinistra un’immagine da The Internet’s Own Boy, a destra un’immagine di Gimme Shelter

CONTROCINEMA

Il primo film? Un documentario. Dei fratelli Lumière Nel rapporto tra realtà e finzione l’origine stessa della settima arte. Ad aprile la seconda parte di una rassegna RASSEGNA

di Albert Bucci *

La nuova edizione di “Per Non Morire di Televisione” – rassegna del documentario d'autore, in programma al PalaCinema di Ravenna nell’ultimo week end di marzo ma anche il 10-11 aprile – non è solo un'opportunità imperdibile per poter vedere in sala film di grande valore e di difficile reperibilità, ma offre anche lo spunto per riflettere su un genere, il documentario, sul quale esistono confusi preconcetti e false opinioni. Si tende intanto ad associare il documentario al giornalismo e alla televisione: ma solo perché si confonde il documentario con il reportage o servizio giornalistico televisivo. E invece il documentario nasce insieme al cinema. La prima dimostrazione pubblica dei fratelli Lumière è una sequenza documentaria: un treno alla stazione ferroviaria. Il cinema nasce dunque per rappresentare la realtà, nasce già documentario. Ed è solo dopo che Méliès inventa il cinema di finzione: che rappresenta narrazioni e filma il proprio immaginario. Il cinema quindi vive fin dalla sua nascità immerso in questa relazione tra realtà e narrazione, creando i suoi due generi fondamentali documentario e fiction. I due generi non sono mai rimasti distinti, ma si sono mescolati e contaminati a più livelli. Nel cinema narrativo, spesso si usa l'artificio del finto documentario (prototipo è Zelig di Woody Allen); nel cinema documentario, sempre più si vogliono cogliere le storie raccontabili a partire dalla realtà. Nella rassegna al Palacinema, solo per citare alcuni titoli, ci sono documentari come Qui di Daniele Gaglianone, che racconta senza pregiudizi il primo movimento no Tav in Val di Susa; The Internet’s Own Boy, la storia dell'attivista Aaron Swartz; oppure Le Maratone di Peter di Giovanni Visentin, dedicato al regista teatrale Peter Stein; e soprattutto il film di chiusura, il primo rockumnetary Gimme Shelter del 1970, sul tour americano dei Rolling Stones dell'anno precedente, opera di Albert Maysles, uno dei grandi maestri del documentario, scomparso di recente. Maysles fu grande esponente del Direct Cinema degli anni '60, e meglio di tutti seppe descrivere con chiarezza il ruolo artistico e sociale del documentarista nelle pulsioni solo apparentemente contrapposte tra narrazione e realtà: «Come documentarista, sei un osservatore, un autore, ma non un regista. Sei un esploratore e uno scopritore, non un controllore del set... Fare un film non è trovare la risposta a una domanda. È cercare di catturare la vita così come è... Quello che un documentario può magnificamente fare è di insegnarci che cosa è il mondo vero. Se non c'è la verità non c'è vera conoscenza». * Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura e Tecniche della Narrazione presso la Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.

Doc in tour: venti pellicole per valorizzare l’Emilia-Romagna sul grande schermo

Francesco Guccini che canta ©Francesco Conversano

Prosegue in tutta la Regione la proiezioni dei documentari selezionati per la nona edizione del Doc in tour, la rassegna di documentari itineranti curata da Regione Emilia-Romagna, Fice EmiliaRomagna, D.E-R – Documentaristi Emilia-Romagna e Fondazione Cineteca di Bologna progetto Fronte del Pubblico. Sul grande schermo venti documentari selezionati tra opere di autori o case di produzione emiliano-romagnole, o con temi che riguardano la regione. «Doc in Tour – spiegano gli organizzatori – è parte di un progetto che vede la Regione impegnata ad attrarre sul territorio tutte le fasi della filiera: dal processo creativo fino alla distribuzione in sala, passando per la produzione cinematografica». Tra le programmazioni più articolate e lunghe quella del Cinema Tiberio a Rimini dove si comincia il 9 aprile e si prosegue fino a fine maggio (proiezioni gratuite tutte alle 21). Tra le prime date in programma giovedì 9 aprile, Francesco Guiccini. La mia Thule di Nene Grignaffini, Francesco Conversano (il 7 aprile sarà invece al Supercinema di Santarcangelo e il 27 invece al San Biagio di Cesena); giovedì 16 aprile Il futuro è troppo grande di Giusy Buccheri, Michele Citoni; giovedì 23 aprile, Kevin, will, will my people find peace? di Elisa Mereghetti, Eco de femmes di Carlotta Piccinini e Mulheres di Elisa Bucchi, Nicola Bogo; giovedì 30 aprile 2015 Vite in centro di Nicola Zambelli, Fabio Ferrero, Andrea Paco Mariani. Al Supercinema di Santarcangelo invee il 14 aprile (alle 21) sarà proiettato Paese mio di Riccardo Marchesini, il 21 aprile Italiani veri di Di Marco Raffaini e Giuni Ligabue e il 28 aprile Questa non è un’esercitazione. Al San Biagio di Cesena il 13 aprile ci sarà L’altro Fellini di Roberto Naccari e Stefano Bisulli (il 17 aprile sarà invece alla Cineteca di Rimini) e il 20 aprile Il cielo capovolto: 7 giugno 1964, lo scudetto del Bologna di Paolo Muran (il 24 aprile anche alla Cineteca di Rimini). A Forlì al Saffi D’Essai il 20 aprile ci sarà la tripla proiezione di La beauté c’est la tete, Mulheres e Eco des femmes mentre il 27 aprile si potranno vedere STiplife e Stolica/Sedia. La programmazione proseguirà poi fino a fine maggio in altre varie sale delle tre province romagnole.


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LIBRI

L’AUTORE

«Sogno che il mio romanzo diventi un amuleto» Il riminese Marco Missiroli sul suo ultimo libro Atti osceni in luogo privato, caso editoriale del momento di Federica Angelini

Riusciamo a contattare Marco Missiroli tra una presentazione e l’altra, per una chiacchierata sul suo ultimo libro, Atti osceni in luogo privato, pubblicato da Feltrinelli da poche settimane e che è già diventato il caso letterario del momento. Riminese d’origine, Missiroli, classe 1981, è al suo quarto romanzo, dopo Il senso dell’elefante, Il buio addosso e Bianco, tutti editi da Guanda. Ma il successo sta arrivando con quest’ultimo libro, di cui hanno parlato bene nomi come Emmanuel Carrère e Roberto Saviano, che è stato recensito da tutte le principali testate e che svetta nella classifica dei libri più venduti. Mentre scrivevi il libro avevi immaginato una simile reazione al momento della pubblicazione? «No, ho fatto un libro per una volta libero, scritto come volevo, come sono nella vita comune, usando il mio codice sentimentale. Mentre lo scrivevo non sapevo nemmeno se pubblicarlo proprio perché era molto intimo. Poi, quando l’ho finito, ho deciso di farlo leggere. E alla fine mi sono detto: va bene lo pubblico». Dunque questo successo, come si dice, di pubblico e di critica, ti ha stupito? «Beh, non è un successo da maremoto, ma è di certo un passo in avanti grosso. Ed è soprattutto un segnale bellissimo, che dimostra come i lettori hanno voglia di cose nuove, spontanee. Il mercato editoriale non è morto». Possiamo definire il libro una sorta di educazione sentimentale e sessuale? «È un libro sentimentale di un ragazzo dai 12 ai 36 anni attraverso il sesso e la letteratura, da un punto di vista maschile». Eppure è un libro che è piaciuto moltissimo a tante donne... «Sì, piace soprattutto alle donne. Il libro ha due chiavi di lettura, mostra come gli uomini pensano alle donne e dà alle donne la possibilità di capire come cambiare un uomo». Un uomo si può cambiare? «Certo, la donna è maieutica per l’uomo. Ne può tirare fuori il bello o il brutto, ma comunque tira fuori qualcosa». Tra i personaggi che svettano indiscutibilmente nella storia ci sono il padre e forse ancora di più la madre di Libero, il protagonista. «Sì, sono complementari. La madre è quella della ferita primordiale ma che poi guarisce quella ferita e dà un senso al nome di Libero. Lei è una donna libera e alla fine le perdoni tutto proprio per la sua libertà. Il padre non può quindi che essere a tratti invisibile, ma è comunque sempre presente, naif e funambolico. E per Libero i due

«Il successo?

Non me l’aspettavo, ma credo sia un buon segnale per l’editoria: i lettori ci sono e hanno voglia di cose nuove, spontanee

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IL LIBRO

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È la storia di un’educazione Atti osceni che non vogliono sentimentale ed emotiva che piace anche alle donne perché scandalizzare Lanciato verso il successo da nomi come Roberto Saviano ed mostra loro come possono Emmanuel Carrère, il romagnolo Marco Missiroli è il caso letterario del momento con il suo Atti osceni in luogo privato cambiare un uomo (Feltrinelli). In copertina la “Holy Cross (in hoc signo vince)” di

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sono sempre insieme». Mentre la bibliotecaria, la donna più matura, l’amica che consiglia e consola, che donna rappresenta? «È l’utero, colei che ha la funzione di rimettere al mondo gli altri. Quando la famiglia tradisce, le donne tradiscono, c’è lei che ricostruisce. Lei è il vero femminile». Il libro è un’educazione sentimentale, ma parla tanto di sesso. C’era un timore nell’affrontare questo tema di fatto poi non così frequente fuori dai libri di genere? Nel romanzo citi la Duras... «Assolutamente sì. C’era la paura di rompere anche quel politically correct sulla sessualità che aveva caratterizzato i miei libri precedenti. Ma mi sono detto che dovevo trovare il coraggio di farlo e di farlo adesso». Lo hai scritto con una lingua molto precisa, con frasi pulite senza mai una sbavatura, pur affrontando argomenti che potevano giustificare una scrittura magari più impulsiva e meno controllata. «Scrivere in prima persona e di temi come il sentimento e il sesso

Erwin Blumenfeld a dire già molto del libro. Il romanzo parla infatti di sesso e di corpi, ma anche di letteratura, di vita raccontata e rappresentata di rapporto tra letture e vissuto. La storia è quella di Libero Marsell, raccontata in prima persona, e della sua formazione sentimentale e sessuale dai dodici anni fino all’età adulta. Il libro è scandito in parti che suddividono le varie fasi della sua vita dall’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, la maturità, l’adultità. Filo conduttore è l’elemento sessuale come elemento vitale e quasi esistenziale, e la volgarità viene evitata con una cura anche perché non c’è alcuna intenzione di turbare o stupire o scandalizzare. È una storia anche famigliare, di ricomposizione, di affetti. Tra i personaggi che emergono con più forza e che più sfuggono qualsiasi rischio di cliché, pur nell’apparente banalità della loro vicenda sentimentale, sono quelli della madre e del padre, sia nel rapporto tra loro, sia in quello con il figlio, che fa da filtro rispetto al lettore lasciandogli lo spazio per riempire i vuoti sapientemente disseminati da un punto di vista tanto coinvolto. Infine, ci sono due città che danno forma alla vita dei personaggi che ne modificano percezioni e sensazioni, Parigi e Milano, a volte con immagini un po’ cartolinesche, forse, a tratti invece coinvolgenti come veri e propri luoghi dell’anima del protagonista. (fe. an.)

comportava effettivamente un rischio altissimo di sbracamento. Per questo ho scelto una lingua che non definirei controllata, ma misurata. In questo modo il libro si legge velocemente, ma arriva in profondità». È stata quindi una scelta fatta a priori? «In realtà la scrittura, quella scrittura, mi è venuta in modo spontaneo. A scrivere il libro ci ho messo 21 giorni appena. Anche se poi ho continuato a lavorarci per due anni». I libri accompagnano l’educazione di Libero. A cosa serve la letteratura e speri in qualche modo che il tuo libro possa diventare in futuro un libro per un ragazzino che cresce? «Lo spererei tanto, spero che possa diventare una specie di amuleto che li faccia sentire meno soli. L’età dai tredici ai vent’anni per me è stata difficile, ero timido e invisibile alle ragazze». Come hai scelto i testi che accompagnano Libero? Hai dovuto escluderne alcuni per ragioni di coerenza narrativa, visto che Libero compie dodici anni più o meno nell’anno in cui tu nascevi? «Sì, tantissimi, penso a Carver per esempio, che cito appena, ma anche ad Ammaniti per certi versi. Ma è anche vero che tutti i libri che compaiono nel romanzo sono stati volumi della mia formazione, la solitudine per il Deserto dei Tartari, il riscatto per il Commesso, sono tutti veri agganci emotivi e non solo un confine culturale» Libero compie dodici anni nell’anno in cui muore Sartre. Perché scegliere quel periodo storico? E perché Parigi? «Parigi è la mia città d’elezione, insieme a New York. Ho scelto quel periodo perché era un momento culturalmente fervido e dove si poteva ancora avere gradualità e lentezza, non c’era la velocità di adesso». E oggi, quindi, com’è l’adolescenza dei ragazzi? «È completamente bruciata da social e da telefonini. È tutto velocizzato, sicuramente è molto diverso, sono cambiati i tempi di crescita e di sviluppo, anche a livello sentimentale». Libero cresce a Parigi, tu invece sei cresciuto a Rimini, in una città di provincia, quanto può cambiare questo nell’educazione sentimentale di un ragazzo?. «In realtà Rimini è una grande città. A Rimini si cresce d’estate, quando di abitanti ne fa un milione, mentre d’inverno si va in letargo. E se sei timido, non hai dimestichezza con il rapporto tra i corpi, rischi di crescere molto insicuro. Ecco, credo che la letteratura serva a dare sicurezza».


LIBRI

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AGENDA

POESIA

A 10 anni dalla morte, Rimini celebra il grande poeta Da Mari a Tobagi, gli appuntamenti da non perdere con gli autori del dialetto: Raffaello Baldini

Ecco i big della letteratura

Michele Mari

Marco Malvaldi

Laura Pariani

Fitto il calendario di incontri con gli autori di aprile. Si comincia a Ravenna dove l’1 al Caffé letterario di via Diaz, per la rassegna “Il tempo ritrovato”, sarà ospite il filosofo Ermanno Bencivenga con il suo La filosofia in sessantadue favole (Mondadori), mentre il 15 aprile, sarà la volta di Stefano Petrocchi, direttore del Premio Strega, con il suo La polveriera, sempre alle 18. Alla bibilioteca Classense ci sarà invece Paola Mastrocola l'11 aprile alle 17.30. stesso orario per Marco Malvaldi il 16 aprile che sarà anche alla Malatestiana di Cesena il 17 aprile alle 20.30. Tornando a Ravenna, ma alla bilioteca Oriani alle 17, sarà la volta di Benedetta Tobagi, il 29 aprile. A Rimini invece l’appuntamento è alla Gambalunga con Michele Mari il 13 alle 18 intervistato da Emiliano Visconti che sempre nella biblioteca riminese presenterà anche il suo libro il 19 aprile Je so pazz'. A Santarcangelo, due gli appuntamenti in biblioteca: Fabio Geda, autore di Se la vita che salvi è la tua (Einaudi) il 19 aprile alle 18 e Laura Pariani il 23 alle 21, mentre il 22 alle 21 sarà a Lugo, all’Ala d’oro per il Caffé letterario sempre con il suo ultimo libro Questo viaggio chiamavamo amore dedicato a Dino Campana. Tra gli appuntamenti di aprile di questa ricca e longeva rassegna anche Pierluigi Panza, autore per Bompiani de L’inventore della dimenticanza il 10 aprile e lunedì 13 Giuseppe Antonelli con Comunque anche Leopardi diceva le parolacce. A Faenza il circolo Prometeo dedica gli incontri del mese di aprile alla Resistenza, mentre al Mic, sabato 11 aprile alle 16,30 l’ospite letteraria sarà Cinzia Leone, attrice a autrice anche di narrativa, per Bompiani ha firmato Cellophane.

A dieci anni dalla morte, Rimini dedica un’intera rassegna al grande poeta dialettale santarcangiolese, Raffaello Baldini, dal titolo Baldiniana 2015. Con un approccio colto e popolare allo stesso tempo, si susseguono mostre e incontri con attori, registi e studiosi del teatro contemporaneo a confronto sulla lingua teatrale di Baldini (Baldini a teatro, 18 aprile), fino alla presentazione dell’ultimo libro a lui dedicato, in tandem con Franco Loi, da uno dei maggiori studiosi italiani della poesia contemporanea in dialetto, Manuel Cohen (23 aprile), dal titolo Baldini per me (per noi, per tutti). La rassegna si chiude al Teatro degli Atti con il recital Il Baldini degli altri (mercoledì 29 aprile), testimonianza viva della proliferazione baldiniana, cui parteciperanno i nuovi poeti in dialetto e gli sperimentati attori provenienti da tutta la Romagna. Infine, due documentari da vedere sui poeti romagnoli sono in programma alla Cineteca comunale: Santarcangelo di Romagna. il paese dei poeti di Simonetta Nicolini e Romagna terra dei poeti di Eddi Bisulli (10 aprile).

LA MOSTRA A PENNABILLI SI CELEBRA LA MATEMATICA IPAZIA Il Museo del Calcolo Mateureka di Pennabilli, a Rimini, ricorda con una mostra la scienziata Ipazia di Alessandria a 1.600 anni dalla sua morte; donna eccezionale, conosciuta e studiata come filosofa, ma anche valente astronoma e prima donna matematica di cui si hanno ragionevoli informazioni documentate. La mostra inaugura il 4 aprile (e resterà aperta fino al 30 agosto) con i seguenti orari di visita: sabato e domenica 10-12.30 e 15-18.


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L’ANTEPRIMA

Un mio antenato delle caverne: Uhr Balduhr Ringraziamo Eraldo Baldini per averci dato la possibilità di anticipare qui uno dei suoi settantasette racconti che compongono il volume in uscita l’8 aprile per Fernandel dal titolo Tra l’Adriatico e il West. Una volta, facendo scavi intorno a casa per adeguare il collegamento delle fogne, abbiamo scoperto che sotto c’è una cavità, un’antica grotta che fu abitata nella preistoria. Lì ci viveva un mio lontanissimo antenato, il primo di cui sia rimasta memoria: Uhr Balduhr. Come faccio a saperlo? Perché Uhr Balduhr inventò una prima, rudimentale forma di scrittura, con la quale ricoprì tutta la superficie interna della grotta. Segni a migliaia, con cui ha raccontato la propria vita e la propria storia. Non è stato facile decifrare quella scrittura, però con l’ausilio di alcuni esperti ce l’ho fatta. Uhr Balduhr era ritenuto un visionario con la testa tra le nuvole, uno che perdeva tempo a fare cose insensate e inutili. Un protocretino, insomma. La sua invenzione della scrittura non venne capita né apprezzata, e risulta che spesso sua moglie e tutti gli altri componenti della famiglia lo suonassero a colpi di clava perché ritenevano che rovinasse le pareti della dimora a forza di incidervi segni. Sua moglie (in realtà la sua seconda

Un racconto inedito dalla nuova raccolta di Eraldo Baldini, in uscita l’8 aprile moglie, per questo chiamata Bis; di cognome faceva Bethica) si lamentava di continuo, ma Uhr secondo me era un genio, troppo avanti per i suoi tempi. Come tutti i geni aveva qualche difetto, ad esempio quello di raccontare balle colossali. Le poche volte che andava a caccia, al ritorno s’inventava di avere ucciso animali ferocissimi ed enormi, così grandi che non era riuscito a portarli alla caverna. Insomma, tornava sempre a mani vuote. Solo una volta riuscì a portare a casa una tigre dai denti a sciabola (l’aveva trovata svenuta in un crepaccio, anche se narrò di averla neutralizzata a mani nude), ma la bestia dopo un paio d’ore si riprese e divorò nell’ordine: la zia Prima Tiva, il nonno Troglo Dith e la cugina Nea N. der Thal (che probabilmente, come si può dedurre dal nome, derivava da una nobile famiglia preistorica di stirpe germanica). Gli altri riuscirono a fuggire e in quell’occasione, spinti dalla necessità di svignarsela in fretta, conquistarono

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19 FORLÌ definitivamente la posizione eretta. Poi la tigre morì di indigestione e i miei antenati superstiti poterono rientrare nella caverna. Ma il vero motivo per cui Uhr Balduhr dovrebbe passare alla storia è che scoprì il fuoco. Ora non è che gli altri non lo conoscessero, perché ogni tanto un fulmine incendiava la foresta, ma nessuno sapeva come accenderlo. Un vicino dei miei antenati, Men Thecat, ci aveva provato in tutti i modi, finché una volta, al sopraggiungere di un temporale, si era arrampicato su un albero tutto avvolto in fasci di paglia secca; idea non malvagia, perché al primo fulmine la paglia si era incendiata davvero, ma Men Thecat non aveva calcolato bene i tempi della faccenda: a scendere dall’albero togliendosi nel frattempo la paglia accesa di dosso gli sarebbero occorsi tre minuti, ma il fuoco aveva divorato lui, la

paglia e l’intero albero in tre secondi. Perlomeno, comunque, aveva inventato la cremazione. Uhr Balduhr (come tutti gli altri, perché non erano ancora state inventate le scarpe) cam-

IL LIBRO TRA L’ADRIATICO E IL WEST, 77 RACCONTI DA RIDERE Esce l’8 aprile, per l’editore Fernandel, una raccolta di settantasette racconti comici, brillanti, dissacranti a firma dello scrittore ravennate Eraldo Baldini, noto al grande pubblico, italiano e non solo, per i suoi romanzi e racconti tra noir e “gotico e rurale” e per la sua produzione saggistica in veste di antropologo e conoscitore della Romagna. Qui, nella raccolta chiamata “Tra l’Adriatico e il West” la cifra stilistica che rivela l’autore è piuttosto quella dell’ironia (che i suoi lettori hanno già avuto modo di scoprire e apprezzare nel romanzo L’uomo nero e la bicicletta blu), dello humor talvolta caustico a narrare vicende di pura fantasia o che prendendo spunto da un fatto reale, magari di cronaca, che diventano occasione per una sorta di divertissement. Tra le prime presentazioni, quella alla Feltrinelli di Ravenna giovedì 23 aprile alle 18.

minava sempre a piedi nudi, cosa che gli aveva provocato il formarsi di grossi calli e duroni nei piedi e nei calcagni. Questi ispessimenti gli causavano prurito, e una volta cominciò a grattarseli furiosamente con un bastoncino di legno. Gratta e sfrega, sfrega e gratta, il bastoncino prima cominciò a puzzare di bruciato (come pure i duroni di Uhr), poi si accese. Gli altri corsero a raccogliere il tizzone e riuscirono a conservare il fuoco, facendo fare all’umanità un grosso balzo in avanti. Nessuno però si interessò del povero Uhr, a cui bruciò la gamba fino al ginocchio, così che per il resto della vita rimase sciancato. Da allora arrancò appoggiandosi a un ramo d’albero tagliato a sua misura. Inventò così la stampella. Uhr sulle pareti della grotta faceva anche disegni, che la moglie, trovandoli orrendi, cercò sempre di cancellare. Con un sistema a base di luce radente al laser siamo riusciti a farli riemergere, scoprendo che il mio antenato aveva dipinto cose molto simili alla Gioconda, a Guernica di Picasso e a un quadro di Bosch. La sua ultima creazione, appena abbozzata di fretta, fatta quando si accorse che nella grotta, in cui si trovava in quel momento da solo, era entrata un’altra tigre dai denti a sciabola (riuscì a darne notizia poco prima di essere divorato), è molto simile a un altro quadro famoso: l’urlo di Munch. Io credo che fosse davvero un grande, Uhr Balduhr.

Wu Ming 1 parla di Prima guerra mondiale Sabato 11 aprile, al Ridotto del Teatro Fabbri di Forlì (via dall'Aste 10) alle 18, per il ciclo Palinsesti (VIII edizione), si tiene l’incontro sulla Grande Guerra con Wu Ming 1, con anticipazioni sul prossimo progetto narrativo del collettivo di scrittori Wu Ming. Info: 0543 712819.

RAVENNA

Valerio Evangelisti e Il sol dell’avvenire Giovedì 16 aprile, alle 21, torna al Mama’s club di Ravenna (via San Mama) lo scrittore Valerio Evangelisti per presentare il romanzo storico-sociale-politico ambientato tra Romagna e Bologna Il sol dell’avvenire, secondo tomo, quello intitolato Chi ha il ferro ha il pane (Mondadori). Accompagneranno la serata le musiche di Gigi Tartaull.


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ARTE

LA RECENSIONE

Quel Belpaese da inventare Al Mar in mostra la frammentarietà dell’Italia all’indomani dell’unità fino ai primi del ‘900 di Serena Simoni

Pare che la celebre frase «Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani» non sia mai stata pronunciata da Massimo D’Azeglio - scrittore, uomo politico e patriota in prima linea nelle lotte risorgimentali - che con una certa diffidenza aveva visto sorgere l’unità italiana. La distanza critica del Primo Ministro del Regno sabaudo si basava sulla consapevolezza delle enormi differenze dei vari regni preunitari, riuniti forzosamente sotto l’egida piemontese. Come altri intellettuali dell’epoca, egli avrebbe preferito una confederazione e a giudicare dalla realtà sociale e politica del tempo, le sue ragioni non erano così avventurose. Il giorno dopo alla proclamazione del Regno d’Italia, il paese aveva una stragrande maggioranza di analfabeti che parlavano dialetti diversi e vivevano in un paese profondamente agricolo, povero di risorse e di materie prime, quasi sfornito di strade e ferrovie. Nel 1861 l’utopia dell’identità nazionale gareggiava con una realtà parcellizzata e centrifuga. La nascita del Belpaese fu quindi un’invenzione a tavolino che si trovò a dover rielaborare in fretta simboli semplici e stabilizzanti, in grado di spingere un popolo straniero a se stesso a sentirsi “uno”. Sugli sforzi di ripensare una nazione inesistente e conquistata a fatica indaga la mostra

A sinistra: pittore italiano del XIX sec, la vivandiera, Roma, Colelzione Apolloni

Van Elven Petrus Henricus Theodor Tetar, Veduta fantastica dei principali monumenti d Italia, 1858, Genova, Galleria d arte moderna

recentemente aperta al Mar, a Ravenna, che sceglie numerosi tagli tematici quasi a riproporre la frammentarietà che perdura in modo evidente nel Belpaese dall’unità fino almeno agli inizi del ‘900 e si attenua in procinto della prima Guerra mondiale, quando il grande bagno di sangue cementò nel nazionalismo l’idea dello Stato. La prima sezione della mostra curata da Claudio Spadoni si apre con un grande dipinto dell’olandese Tetar Van Elven, pittore di fiducia del sovrano sabaudo, specializzato in

vedute fantastiche dal chiaro impianto romantico. La sua Veduta dei principali monumenti d’Italia (1858) sembra una dichiarazione programmatica dell’importanza del patrimonio culturale italiano in funzione unitaria. Sprovvista di elementi comuni sul piano reale, l’idea Italia viene mediata attraverso la visione tradizionale del Grand Tour che da due secoli garantiva continue migrazioni di stranieri al di qua delle Alpi. Il mare, il pino marittimo simbolo della veduta di Napoli, la serie dei più importanti monumenti artistici italiani ai bordi di una baia, la catena montuosa che unisce le montagne del Cadore al Vesuvio, forniscono un baedeker visivo per gli italiani appena nati. Altrettanto importante diventa la cronaca risorgimentale organizzata attorno alle quasi mitiche figure di


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Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, courtesy Galleria d'Arte Montrasio, Milano

Ippolito Caffi, Fine della festa dei moccoletti al Corso allíaltezza di S. Marcello, Roma, Collezione Apolloni

Garibaldi e dei suoi uomini nell’assedio di Roma o ai bersaglieri alla presa di Porta Pia. La volontà nel registrare gli eventi quasi in contemporanea di Cammarano, Lega e Buonamici si prolungano verso fine secolo nelle vedute eroiche di Vittorio Guaccimanni o nella creazione di mitologie quotidiane, come nella vivandiera orgogliosamente vestita del tricolore. Se per ricordare l’epopea risorgimentale si ondeggia fra un realismo scelto in funzione didascalica e l’idealizzazione figurativa tratta dalla tradizione classicista, nei decenni successivi si riprende la funzione della guida turistica organizzata dalle Alpi al mare, passando attraverso le grandi città italiane. A ciascuno il suo: il paesaggio del Piccio fissa le prealpi

lombarde nel fremito dell’interpretazione romantica mentre Previati indaga le cime dell’arco alpino utilizzando le sperimentazioni del Divisionismo. È un’Italia varia e agricola, selvatica e povera, che entra nel vivo del paesaggio nostrano con due bellissime vedute del Borgo di Porta Adriana e della pineta di Ravenna eseguite rispettivamente da Telemaco Signorini (1875) e Luigi Bertelli (1890). In questa sezione vale la pena segnalare quello che a buon titolo può essere definito una piacevole scoperta: a dispetto dell’attenzione del pubblico ricevuta in vita, il nome di Ippolito Caffi è stato riconsiderato solo negli ultimi decenni grazie alla rivalutazione di un colorismo raffinato, oscillante fra veduta romantica

e luminismo realista, applicato alla vedute di Venezia, Genova e Roma e nelle descrizioni di celebrazioni ufficiali o di feste popolari. Seguono in mostra le sezioni dei riti e dei costumi sociali, dei ritratti di famiglia, della vita nei campi: si tratta di opere che faticano a ricomporre un quadro unitario sia perché - come si diceva - ancora inesistente, sia perché frutto di proiezioni ideali o semplice accademismo. Passiamo così dall’intimità borghese di una lezione di piano del toscano Cecioni alle scenette di genere di gusto neosettecentesco di Mosé Bianchi, dal neoromanticismo scapigliato dei ragazzetti di Tranquillo Cremona al documentarismo veloce dei riti popolari di Michetti. Qualche volta traspare una modernità attenta alle novità linguistiche d’Oltralpe,

come nella fredda passeggiata di borghesi di Bonzagni (1910) che riprende il cromatismo furioso dei Fauves e Die Brücke, senza dimenticare le sagome indifferenti di Munch. Di contrasto, la documentazione fotografica esposta appare un po’ più vera, un po’ meno ideale: in essa compaiono

L’idea Italia viene

inizialmente mediata attraverso la visione del Grand Tour e dalla cronaca risorgimentale

anche alcune donne che però - a differenza di quanto viene presentato in molti dipinti, dove appaiono come soggetto preferito - non leggono, non scrivono, non meditano sugli scogli di Sorrento. Sono spesso lavoratrici avvolte da grandi fazzolettoni, ginecei attorno al capofamiglia o madri che giocano con i bambini in mezzo ad altre donne. La guerra in arrivo - esaltata dagli avanguardisti in mostra - le porterà fuori dalle case, nei posti di lavoro in città e finalmente nella storia. Il Bel Paese. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi - Museo d’Arte della città di Ravenna - fino al 14 giugno - orari a marzo: ma-ve 9-18, sa-do 9-19 - da 1 aprile: ma-gi 9-18, ve 9-21 sa-do 9-19.

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FORMAZIONE

Il design? All’estero, ma in Romagna Un allestimento durante un open day dell’ateneo frequentato da molti studenti di Forlì, Ravenna e Cesena. Sotto una veduta del monte Titano su cui sorge San Marino, a pochi chilometri da Rimini

male molto forte, e le spese di vitto e alloggio sono contenute rispetto a contesti diversi come le grandi città». Finora chi sono stati gli studenti? «C’è innanzitutto un buon equilibrio di genere, ovvero maschi e femmine in modo paritario. In maggioranza appena usciti dalle superiori, ma c’è anche chi si iscrive in età più matura. Provengono soprattutto dalla Romagna, dalle Marche e da San Marino, ma anche da Veneto e regioni del Sud Italia. Gli studenti stranieri iniziano ad arrivare per i workshop estivi».

essere attivate borse di studio offerte da aziende partner. La segreteria fa un ottimo lavoro di supporto e la condizione familiare sta anche in questo. Stare in una realtà piccola, ma accessibile permette di concentrarsi sul lavoro e lo studio, ma essere connessi con il mondo. I docenti hanno come età media 40/45 anni e gli assistenti spesso sono ex studenti. C'è una rete collaborativa infor-

E i docenti? «Come dicevo è uno degli aspetti più rilevanti. In questo caso l’internazionalizzazione è significativa, soprattutto nei workshop di luglio. Ma anche il meglio a livello italiano e qui mi limito a citare solo uno dei casi più recenti come quello di Massimo Banzi, l'inventore della piattaforma open-source Arduino». Elettra Stamboulis

Intervista a Omar Vulpinari docente al corso dell’università di San Marino che compie dieci anni Volete andare a studiare all’estero, ma sentirvi a casa? Beh, c’è Unirsm Design dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Parte proprio dal piccolo stato situato nella nostra regione questa indagine sulle opportunità formative in Romagna legate all’ambito creativo. Il Corso di laurea triennale in Design è nato da dieci anni, seguendo un trend che ha visto moltiplicarsi le scuole che propongono un percorso che storicamente è nato al Politecnico di Milano, ma che ha da sempre alcune declinazioni negli Isia come nell'esperienza faentina, incentrata sulla ceramica. Difficile districarsi tra corsi universitari, pubblici e privati, che sotto la stessa etichetta nascondono in realtà identità piuttosto differenti. Abbiamo chiesto aiuto al Omar Vulpinari che insegna sin dalla fondazione a San Marino. Che cosa si impara nei Corsi di laurea in Design? «Il corso di laurea triennale in Design propone un percorso trasversale tra Design di Prodotto e Design della Comunicazione Visiva e Multimediale che al terzo anno prevede una scelta a seconda del proprio orientamento. Nel nostro corso di laurea magistrale in Design, attivo dal 2012 si può invece scegliere tra Motion Graphic Design oppure Interaction Design. I laureati possono trovare impiego nella libera professione, in aziende, in agenzie e studi e in tutte le realtà in cui sono richieste competenze interdisciplinari tra product, visual e interaction design, come negli ambiti del cinema, televisione, editoria multimediale, industria culturale e nelle imprese ad alto contenuto tecnologico. Il titolo magistrale permette anche di intraprendere la carriera accademica. Bisogna ricordare che il progetto formativo è nato in partnership con lo Iuav di Venezia e, anche se ora i Corsi di laurea camminano con le proprie gambe, lo Iuav certifica e garantisce l'equipollenza con il titolo accademico italiano». Certo, non dimentichiamoci che siamo all’estero. E come si sta in questo estero così vicino? Cosa trova uno studente che in qualche modo contraddistingue l’esperienza di studi? «Innanzitutto la qualità del rapporto docente/studente, che è continuo e diretto e fatto da insegnanti giovani, brillanti e di fama internazionale. San Marino si può permettere, vista la giovane età, di selezionare docenti che nascono nella professione e che hanno lo sguardo sul futuro. Così il Corso di design a indirizzo comunicazione è particolarmente rivolto alla comunicazione ad alto contenuto tecnologico, e il design di prodotto ha una particolare attenzione per l’interattività, che oggi è maggiormente richiesta. La rivoluzione digitale richiede un lavoro più complesso, il presupposto è l'innovazione tecnologica per cui c'è ampio spazio per prodotti innovativi e di servizio. E poi c’è un aspetto davvero singolare e privilegiato

dovuto al fatto che San Marino è una nazione molto piccola: gli studenti in alcuni casi hanno l'opportunità di realizzare progetti proposti dal governo stesso. Per fare un esempio concreto, Matteo Di Iorio e Giovanni Vincenzi stanno realizzando i francobolli che celebreranno il 10° Anniversario di Unirsm Design». E per la vita serale c’è Rimini? «Certo la repubblica sammarinese non può competere con la Miami dell'Adriatico, ma l'atmosfera familiare, da comunità che si vive all'università ha qualcosa di speciale. Sono circa 400 tra studenti e docenti, e hanno profondamente cambiato le abitudini del centro storico e dei dintorni dove i locali notturni e gli eventi culturali non mancano». E a livello di opportunità lavorative cosa fa l’università? Esiste un accompagnamento al lavoro, un tutoraggio? «Compreso nei tre anni della laurea di primo livello c’è lo stage in azienda, che può essere svolto in Italia come all'estero. In più, da pochi mesi è partito il parco scientifico tecnologico di San Marino che offre finanziamenti per idee di Start Up selezionate e uno spazio incubatore, a cui l’università ovviamente collabora. E poi offriamo tutoraggio per i contest di design e numerosi workshop e seminari durante tutto l’anno che portano i ragazzi a lavorare con professionisti straordinari da tutto il mondo». Per quanto riguarda il tuo specifico settore ci sono particolari possibilità? «Avendo lavorato per 16 anni per la comunicazione sociale dell’Onu quan-

do ero a capo del dipartimento di Visual Communication di Fabrica, ho portato questa esperienza con me e da tre anni ci sono studenti che fanno lo stage all’Unric di Bruxelles dove si occupano di comunicazione online». Ci sono sistemi di welfare per gli studenti, studentati o altro? «Ad oggi purtroppo non ce ne sono, stiamo però lavorando perché possano

INTERVISTA DOPPIA CINQUE DOMANDE A DUE EX STUDENTI Abbiamo posto 5 domande a due neo laureati della Facoltà di San Marino, Matteo Di Iorio , originario di Forlimpopoli, e Giovanni Vincenzi, di San Marino, per avere anche lo sguardo di chi ha frequentato la scuola. Facoltà di design: per chi? E per chi assolutamente no? Matteo di Iorii:«Io l'ho scelta inconsapevolmente, solo perché pensavo fosse congeniale alla mia personalità. Design è anche un modo di vivere: ci vuole una costante osservazione del mondo che ci circonda». Giovanni Vincenzi. «Adatta a chi sente la necessità di sviluppare conoscenze e competenze in un ambiente creativo e stimolante da vivere come una "full immersion". Bisogna lavorare in gruppo, quindi non è fatta per chi non sa confrontarsi o mettersi in gioco insieme agli altri». Le tre cose più belle dello stare a San Marino da studenti MdI: «C'è molta socializzazione tra gli studenti. San Marino inoltre non ha ritmi e stress di una grande città, e questo aiuta anche lo studio. A livello economico è sicuramente una spesa affrontabile, sia come affitto che come vita quotidiana». GV: «Il paesaggio è magnifico, soprattutto al tramonto quando si esce dalle lezioni. Gli alloggi per gli studenti sono messi a disposizione dalla città e i locali di ritrovo si trovano tutti molto vicini tra loro, è facile quindi trovarsi e incontrari. Studiare in un antico e bellissimo exmonastero (una struttura invidiabile) è sicuramente molto suggestivo». E le tre più brutte... MdI: «Forse il senso di “isolamento” dal mondo e di estraniazione. è un luogo dove risiedono famiglie principalmente e, nel centro storico, neanche quelle. Poi la nebbia. Ah, e la strada ripidissima da fare per raggiungere la facoltà...» GV: «Spostarsi sul territorio, se non si è auto-muniti, è piuttosto difficoltoso. Il centro storico, dove risiede la facoltà, non è frequentato da giovani del posto e non ha grandi attrattive. Quando nevica diventa un luogo magnifico per quanto non praticabile». Cosa rimpiangi? MdI:«Rimpiango che il mio percorso sia volato via. Tre anni passano veloci e e forse avrei potuto imparare ancora di più da questa fantastica facoltà. Uno dei periodi più belli della mia vita». GV: «Sinceramente non ho rimpianti; forse l'unico è quello di non aver fatto un esperienza semestrale all'estero». In una riga cosa fai ora... MdI: «Sono graphic designer presso uno studio di Londra. Inoltre ho anche collaborato recentemente con la facoltà per la realizzazione di un francobollo interattivo collegato a internet per celebrare i10 anni dalla nascita della facoltà di Design di San Marino». GV: «Mi sono laureato da poco più di un mese, ora sto portando avanti alcuni progetti personali. Tra questi un c'è un francobollo commemorativo per la Repubblica di San Marino per celebrare il 10° anniversario di Unirsm Design». (el. stam.)



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GUSTO

PROFESSIONE CUOCO

Le ardite creazioni di un giovane Chef di Guido Sani

Ha appena 24 anni, milanese di origine, già ai fornelli da quando ne aveva 14, eppure Mattia Borroni è chef executive dell’Alexander, uno dei più rinomati ristoranti ravennati, ed è anche il più giovane fra i cuochi dell’associazione regionale CheftoChef che vanta grandi “soci” come Massimo Bottura, Massimo Spigaroli, Igles Corelli, Paolo Teverini... Alcuni gourmet ed esperti di gastronomia hanno colto nelle sue creazioni un grande talento e lo ritengono un’autentica promessa della “nuova” cucina. «Mi chiedi della vocazione del cuoco? Non so se l’ho mai avuta... Quand'ero bambino i miei genitori, molto impegnati nel lavoro, mi portavano sempre a mangiar fuori al ristorante o in pizzeria. Fra i miei sogni c’era quello di fare da grande il pizzaiolo. Sicuramente mi attirava la manualità. Da adolescente mi interessava più manipolare il legno o darmi da fare con la meccanica più che guardare la tv o giocare alla playstation». Quando hai cominciato a brigare tra i fornelli? «A pranzo, d'estate cucinavo io a casa. Avevo rispolverato un'enciclopedia di gastronomia mai aperta. Iniziai con i dolci più semplici, poi qualche primo piatto, facevo la pasta all'uovo... Così mia madre mi spinse verso la scuola alberghiera. Avevamo anche un amico di famiglia che faceva il ristoratore vicino a Saronno. A 13 anni andai da lui a fare pratica durante le vacanze estive, facevo gli stuzzichini, qualche dolce, aiutavo i cuochi in qualche preparazione. È li che ho intuito che le cucine erano il mio mondo. Quello che volevo fare nella vita. Iniziai a frequentare l’istituto Carlo Porta a Milano. Anche nella pratica a scuola ero il più entusiasta, comunque il più intraprendente. Di solito facevo il responsabile di un team di più allievi a cui era affidata la preparazione di un piatto. Al terzo anno di scuola alberghiera l'impegno è cresciuto, quando si trattava di organizzare esercitazioni come fossimo nelle cucine di un vero ristorante. Io cercavo sempre di ottenere un ruolo da chef: ricevere le comande, disporre il lavoro ai fornelli, seguire le preparazioni e l'uscita dei piatti. Poi andavo sempre qualche concorso o seguivo progetti particolari anche esterni alla scuola. Mentre studiavo per il diploma, i venerdi sera e il sabato e la domenica, a pranzo e cena, ho sempre lavorato in un locale. Ne ho cambiati tanti nel corso di quegli anni e mi sono allenato sul

Lo chef Mattia Borroni. Nella pagina a fianco una serie di sue recenti creazioni

campo, soprattutto in locali milanesi». Com'era l'impatto con un ambiente professionale «Beh, non c'è paragone con l'ambiente scolastico che è molto tranquillo e protetto. Mi sono abituato presto ai ritmi e alla fatica professionale. Se sei uno alle prime armi stare dentro la cucina di un grande ristorante può anche essere traumatico, ti senti un po' fuori luogo. Quando ero al “Four Season”, in un albergo 5 stelle di lusso, non erano ammessi errori, c'era molta severità e si tendeva a una certa perfezione. In altri locali, magari, chi dirigeva era un po' più tollerante. Ma la disciplina non doveva mancare, serviva sempre un minimo di rigore nel muoversi fra i fornelli. In un ristorante di Como non mi era concessa alcuna sbavatura nel lavoro. Ho patito una fatica e una frustrazione tremenda, ma ho tenuto duro e alla fine queste regole molto rigide mi sono servite professionalmente per puntare sempre a migliorare le mie prestazioni». Dopo la gavetta quando hai immaginato di diventare uno chef ? «Quando, a 18 anni, ho cominciato ad avere qualche soddisfazione economica e indipendenza, ma pensavo di cavarmela in modo meno impegnativo. Poi, dopo diverse esperienze, sono capitato a Ravenna, e un po' per caso ho trovato l'opportunità di esprimere la mia personalità, la mia creatività, in maniera autonoma. In effettti, il mio obiettivo era essere un cuoco speciale, per quello ho fatto anche tanta gavetta, Per imparare, per capire i segreti del mestiere, innanzitutto. Avevo l'ambizione di essere qualcuno, senza pensare troppo ai guadagni e al tempo libero. Visto che è un lavoro faticoso e richiede molto tempo almeno volevo togliermi qualche soddisfazione personale, potere sperimentare». Com'è la vita quotidiana di uno chef o almeno quella che intraprendi oggi? «Inizio a muovermi in cucina alle 10, fino alle 15.30; poi solitamente dalle 18.30 alle 23.30, e questo come attività ordinaria. Se poi ci sono eventi particolari, gli orari si dilatano. Ma in fondo il lavoro non finisce mai, bisogna risolvere problemi organizzativi, poi di notte il lavoro continua a ronzarti in testa e sogni i piatti da fare. Mi capita anche che il giorno di riposo vada a mangiare in qualche ristorante stellato o di alto livello per verificare le proposte dei colleghi. Certo è un piacere ma siamo sempre in campo». Fra creare e organizzare qual è l'impegno professionale maggiore?


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25 «Quello che è difficile, delicato, non è tanto organizzare le linee, preparare i piatti e tenere il ritmo di uscita delle comande, fortunatamente posso contare su di una brigata efficiente e collaudata. Direi che è molto più complicato e rischioso inventare un piatto nuovo che possa essere compreso dai clienti. Sul piano creativo non ho problemi, in questa fase ho molte idee, faccio diversi studi, esperimenti, ma alla fine la difficoltà è trovare quell'equilibrio che possa accontentare chi viene al ristorante. C'è un problema di sostenibilità economica, c'è un problema di replicabilità del piatto per un adeguato numero di persone, ma anche di apprezzamento della novità. Non si tratta solo di gusto ma propiro di superare i pregiudizi. C'è chi rifiuta un ingrediente, o un tipo di cottura, anche se magari non l’ha mai assaggiato. I clienti curiosi e disponibili a provare sapori nuovi, a scoprire combinazioni inedite, sono una minoranza». Quanto contano le materie prime? «Se sono ottime ed eccellenti per uno chef significa potere essere già a metà dell'impresa culinaria. Quindi la loro scelta ha un valore fondamentale per qualificare lo stile e la reputazione di un ristorante. I prodotti migliori facilitano molto il lavoro in cucina. Diciamo che per alcuni piatti o loro componenti serve la materia al top della gamma, per altri basta il miglior rapporto qualità/prezzo». E la stagionalità che importanza riveste nella tua cucina? «A dire il vero la stagionalità non esiste più. Il mercato oggi offre una varietà di prodotti da ogni parte d'Italia e del mondo. Qualche volta si trovano prodotti in anticipo o in ritardo che sono molto più buoni di quelli di stagione. Ma è meglio non esagerare nella reperibilità, anche per ragioni di costi e comunque vale la pena utilizzare le materie prime di qualità locali, se sono disponibili...» Non avere sempre a disposizione il meglio dei prodotti che ti servirebbero è più una sfida o una sfortuna? «Sinceramente una sfortuna. Ma si fa per dire... In realtà è sempre una sfida, perché bisogna precisare che per una certa tipologia di materie prime l'accurato processo di trasformazione, a cui è sottoposta in cucina, può sopperire bene alla sua qualità, diciamo di medio livello. Per altri prodotti, nel caso siano il cuore di un piatto, come la carne e il pesce, invece serve l'eccellenza o quanto meno l'ottimo. Se non lo si ha a disposizione non si fa...». Comunque il top della gamma di un prodotto non è sempre conveniente, per ragioni economiche, visto che poi il costo ricadrebbe in modo esagerato sul conto di chi si siede a tavola». E gli scarti di certi prodotti o sottoprodotti con cui hai sperimentato certe preparazioni? «In generale hanno valore, ma quasi mai nella ristorazione. Non per il risultato finale, che può anche essere prelibato, ma per i tempi lunghi di trasformazione e preparazione, che sono impossibili da sostenere nella cucina di un locale. Sono una dimensione poco esplorata di conoscenza alimentare, una dimostrazione

CINEMA IN CENTRO QUELLO CHE VOLEVI A RAVENNA ORA C’È.

S a l a d a 1 0 0 p os t i D ol b y D i g i t a l S u r r ou n d 5 . 1 P r o i e t t o r e C h ri s t i e C P 2 2 1 0 1 6 0 0 0 A n s i L um e n

di creatività culinaria fondata su elementi apparentemente poco commestibili. Insomma, ricerche ed esercizi di stile. Ma nulla a che fare con il menù di un ristorante». Quanta tecnologia serve nel tuo lavoro creativo? «È molto importante. Ma dipende dalla cucina che si fa. Se si punta alla semplicità, all'essenziaiità, se ne può fare anche a meno. Se invece si vuole innovare, abbattitore, bimbi, roner, pacojet, forno rational, camera di lievitazione... sono indispensabili, per realizzare certe trasformazioni, forme, consistenze e comunque cotture o miscelazioni ottimali». Cosa ne pensi della moda ormai smodata della cucina in tv e ormai citata ovunque... «Ne penso bene, perché promuove il nostro lavoro di chef, ci da visibilità, svela un mestiere difficile, i retroscena di prodotti e preparazioni... D'altra parte però ho l'impressione che non stia cambiando più di tanto le abitudini delle persone che vanno a mangiar fuori. Quello dei gourmet o comunque di chi frequenta la ristorazione di qualità e innovativa, resta un pubblico limitato. In futuro chissà...» Sei più orientato alla tendenza fusion o alle tradizioni del territorio... «La tradizione intesa come sapere alimentare tramandato può, anzi dovrebbe, sopravvivere ottimamente a livello domestico, nelle cucine di casa. Nella ristorazione la tradizione non può essere imbalsamata ma in continuo rinnovamento, fra destrutturazione e ristrutturazione dei piatti tipici. Anche perché la tecnologia si evolverà e già oggi ci permette di realizzare prontamente trattamenti dei cibi come l’essiccazione, l’affumicazione, le cotture lentissime che sono proprie delle tradizioni culinarie più antiche. Con risultati straordinari. La difficoltà come dicevo prima è la clientela che spesso intende la tradizione come conservazione, come consuetudine... Ma nell’evoluzione e nella sperimentazione non si può osare troppo, sarebbe velleitario. D’altra parte se fusion vuol dire innestare particolari accostamenti, ingredienti o spezie tipiche di altri paesi allora è interessante e stimolante. Altra cosa, molto discutibile, è creare dei mostri culinari che mescolano per così dire capre e cavoli». Oltre le materie prime e le preparazioni quanto ti impegni nell'impiattamento, nell'estetica delle tue proposte? «Certo l'aspetto visivo di un piatto è fondamentale, anche per attirare l'attenzione sul gusto. All'estetica della portata, all'effetto della presentazione, nel mio lavoro, ci tengo moltissimo. Diciamo che ciò che è bello o curioso non può che introdurre al buono. Nell'economia della preparazione, l’aspetto finale occupa in certi casi la metà del tempo che dedico all’intera pietanza. A volte, per rendere più esaltante la presentazione di un piatto mi ritrovo anche a cambiare o a rielaborare un ingrediente, che magari era già efficace nell'accostamento di sapori. Quando invento un menù penso non solo come a come cucinarlo ma anche a come impiattarlo alla perfezione».

Conversazione con Mattia Borroni, 24

anni, già ai fornelli all'età di 14. Chef executive del ristorante Alexander di Ravenna – e il più giovane fra i cuochi di CheftoChef – per alcuni gourmet ed esperti è un'autentica promessa della “nuova” cucina Parcheggia facile

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FIERA INTERNAZIONALE

CHEFTOCHEF

Gran folla di appassionati e affari per i vini di Romagna a Vinitaly La 49esima edizione del Vinitaly di Verona, una delle fiere di riferimento a livello nazionale e internazionale per il settore del vino, ha registrato un notevole successo di pubblico (ma anche di incontri fra addetti ai lavori ed esperti enologi e di scambi commerciali) nel Padiglione 1, curato dall’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna. Molte le novità che hanno accompagnato i vini emiliano romagnoli nella kermesse. A partire dall’allestimento di tutto il padiglione (circa 4.000 mq), che ha trovato come elemento caratterizzante di promozione delle eccellenze enologiche la via Emilia, uno dei “simboli” italiani più celebri e antichi, l’arteria stradale più lunga e importante d’Italia, costruita dal console Marco Emilio Lepido nel 187 a.C. «Lungo tutto il suo percorso, da Rimini a Piacenza, con una piccola deviazione per raggiungere Ferrara – ha sottolinea Pierluigi Sciolette, presidente dell’enoteca regionale – la via Emilia è quella linea che dà continuità a tutta la nostra regione, unendo cultura, gastronomia, paesaggi, tradizioni e, soprattutto, caratteristiche uniche nell’offerta di vini». Tra aziende e consorzi erano in duecento i rappresentanti e gli ambasciatori del vino del territorio emiliano romagnolo all’interno del Padiglione 1. Fra questi, il Consorzio dei Vini di Romagna e una folta

A Russi convegno sulle eccellenze gastronomiche regionali in vista dell’Expo

schiera di aziende vitivinicole romagnole (una cinquantina circa) provenienti dalle provincie di ForlìCesena, Ravenna e Rimini, presenti con i loro prodotti nei banchi di assaggio. Fra i tanti eventi, incontri tecnici e d’affari con i buyer internazionali, forum, degustazioni guidate, abbinamenti con la gastronomia tipica, anche alcune curiosita, come la presentazione di quello che è stato definito il “più antico vino del mondo” nello stand di Coldiretti. Quello presentato al Vinitaly deriva sicuramente dalla tecnica più antica del mondo ma ha un cuore molte romagnolo: le uve di Albana. La

tecnica arriva dalla Georgia dove 13 mila anni fa è sopravvissuta la vitis vinifera, la madre di tutti i vitigni moderni. È qui che migliaia di anni fa è nata l’arte di fare il vino conservato in grandi anfore di terracotta messe sottoterra. Da questo presupposto l’azienda Tremonti di Imola ha preso le mosse per iniziare la prima produzione di vino in anfore di terracotta. Il frutto della sperimentazione sono con le prime 600 bottiglie di un vino che hanno chiamato “Vitalba”. Si tratta di Albana ottenuto con 120 giorni di macerazione con le bucce in anfora, solo con lieviti indigeni dello stesso vino e senza solfiti.

Il municipio di Russi (Ravenna), ha ospiato recentemente, nell’ambito della seconda edizione della “Festamercato dei Salumicotti” (nella foto), ha ospitato convegno “Russi Città della Gastronomia”. Molti gli interventi, aperti da Luigi Franchi, coordinatore di CheftoChef, l’associazione che riunisce i migliori cuochi della regione e che ha ideato e organizzato l’evento russiano, e conclusi da Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna. «L’Emilia Romagna è la regione con il maggior tasso di biodiversità in Italia – ha sottolineato l’assessore – Sono tre le parole che devono identificare e connotare la nostra agricoltura: sostenibile, per l’ambiente ma anche per il reddito degli agricoltori; competitiva, e qui ce la giochiamo se riusciamo a essere distintivi e innovativi pur nel rispetto delle tradizioni; internazionale, in quanto nessun Paese può più sopravvivere contando sulla sola domanda interna. È chiaro che noi dobbiamo puntare su una qualità crescente dei prodotti perché altrimenti subiamo la concorrenza di quello che arriva dall’estero. In vista di Expo, la Regione ha incrementato i fondi destinati alla promozione, nonostante i tagli che ci hanno colpito». «Essere stati scelti dalla Regione fra i soggetti partner per affrontare al meglio l’”avventura” di Expo è ovviamente per noi una gratificazione – ha detto nel suo intervento lo chef stellato Paolo Teverini, vice presidente di Cheftochef – L’Emilia Romagna è da considerarsi la regione gastronomica più importante al mondo, con i suoi prodotti unici, conosciuti e riconosciuti a livello internazionale, E per valorizzare al meglio questi prodotti occorre anche innalzare il livello di preparazione e di formazione degli operatori del settore. A partire dalle cucine dei ristoranti».


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OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 - Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it

Vecchia Ravenna, ristorante nel cuore storico della città, in cui è possibile ritrovare i sapori tradizionali della cucina romagnola con le minestre fatte in casa, secondi tipici, pesce e carne, accompagnati da ottimi vini locali e nazionali: il tutto in un’atmosfera di ospitalità e cortesia. Vecchia Ravenna propone infatti in autunno e in inverno i suoi tradizionali piatti per un viaggio alla riscoperta di antiche ricette della cucina romagnola, un tuffo indietro nel tempo per ritrovare vecchi sapori e profumi oggi dimenticati. Inoltre viene offerto un vasto ed orignale menù d’affari a prezzo fisso a tutti coloro che anche durante la pausa di lavoro non vogliono rinunciare alla buona cucina. Al ristorante Vecchia Ravenna rivive la cucina romagnola e anche qualcosa di più, grazie ad una consolidata esperienza e ad una gestione dinamica che è in grado di soddisfare ogni vostra esigenza.

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Osteria Malabocca

L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio.

Via Pasolini 41 - Ravenna - Tel. 0544 215135 - Cell. 339 3774225

www.vecchiaravenna.com

Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30 - chiuso il mercoledì

Agriturismo Massari CONSELICE (RA) - via Coronella, 110 Tel. 0545.980013 - fax 0545 980035 agriturismomassari@virgilio.it www.agriturismomassari.it

Pasqua e Pasquetta ' ' ' ' ' ' '

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via Reale 440 Mezzano (RA) Tel. 0544 1674067 Cell. 333 7185253 www.osteriaterraemaris.it A pochi passi da Ravenna, Terrae Maris non la classica osteria ma un tranquillo ed accogliente locale che propone una cucina del territorio con pietanze sia classiche che rivisitate. L’accurata scelta delle materie prime la si può riscontrare sia nelle proposte di carne che in quelle di pesce. Una dedizione che viene riconosciuta dalle principali guide enogastronimiche. La cantina propone le migliori bollicine nazionali e diverse proposte tra vini biologici e biodinamici, garantendo un’ottimo rapporto qualità/prezzo. A pranzo una proposta di mare veloce e conveniente per chi lavora, con un occhio sempre alla qualità. Seguici su Facebook: Osteria Terrae Maris e scopri le nostre proposte per le festività.

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OSTERIA TERRAE MARIS

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Aperto dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 22 ad esclusione della domenica sera e del mercoledì


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Ristorante-pizzeria pub-disco-showchef Via San Vitale | Albergone, n. 27 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 61574 Cell. 348 7046583 www.maisonbarcelona.com

Menù di Pasqua Torta Pasqualina della tradizione Uova con asparagi e pancetta croccante

Giovedì 16 aprile 2015

ShowChef

Ravioli di brasato con crema di latte e salsa di spinaci Crespella formaggio e erbette gratinata al forno

# degusta # giudica # riguarda

Costolette di agnello con salsa Panpepato e radicchio veronese brasato Cosciotto di maiale al forno al profumo di Salicornia

ShowChef è lo SHOW dello CHEF

Tortino speziato con crema zabaione Acqua, vini della casa e caffè

Il primo web-show in livestreaming sull’arte culinaria e sulle degustazioni proposte da Grandi Chef italiani

€ 30 a persona Tel. +39 0544 71156 - Cell. 335 218700 Via Madonna della Neve 15 - Cervia (RA) La Dama delle Saline

NUOVA

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La botte RISTORANTE - PIZZERIA

OGNI GIORNO VI ASPETTANO TRE MENU DIVERSI

Dipinto di pesce freddo Padellata di frutti di mare con ragù di scalogno basilico e pomodoro fresco

CUCINA TRADIZIONALE ROMAGNOLA A BUFFET

Risotto di scampi e carciofi allo zenzero

VASTA SCELTA DI CARNE PESCE E PIZZA

Assaggio di fritto con verdure croccanti Brodetto alla portocorsinese e bruschette di pane all’olio Crostatina con chantilly e tris di cioccolati Acqua e caffè ZENZERO Ristorante & Pizzeria Marina di Ravenna Viale delle Nazioni, 353 Cell. 346 1676092

Antipasto misto mare Strozzapreti allo scoglio Risotto di mare Sorbetto al limone Grigliata mista di pesce Assaggio di frutta - Caffè Bevande incluse (acqua e vino)

Menù di Pasqua

€ 40,00 a persona + ricco buffet con vasta scelta di contorni e stuzzicherie La Botte Viale Romagna 1 - Lido di Savio (RA) Info e prenotazioni cell. 333 4283254 - tel. 0544 939375 Aperto tutti i giorni


JUNIOR

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AGENDA Uno scorcio dell’Italia in miniatura

A RAVENNA IN SCENA ANCHE ALICE ALLA CASA DELLE MARIONETTE Il museo La Casa delle Marionette di vicolo Padenna, in centro a Ravenna, organizza una serie di attività in aprile, a partire da sabato 11 (ore 16) con un momento ludico- didattico di educazione espressiva rivolto ai bambini condotto da Silvia Rastelli. Domenica 12 alle 11 in occasione dei 150 anni dalla pubblicazione del capolavoro Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis Carroll, verrà proposto lo spettacolo di marionette e teatro d’oggetti “Alice!!!” di e con Sergio Diotti. Sabato 18 aprile alle 17 si svolgerà invece la VII edizione del minifestival di poesia per bambini e ragazzi 7/13 anni “La Pentola d’oro”, in collaborazione con RavennaPoesia. Fino al 31 maggio il Museo sarà aperto tutti i sabati e tutte le domeniche (tranne Pasqua e Pasquetta) dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, con possibilità di visite guidate personalizzate su prenotazione (info 392 6664211).

VISITA CON LANTERNE PER FAMIGLIE ALLA ROCCA MALATESTIANA DI CESENA

RIAPERTURE

Non solo divertimento nei parchi della Riviera In aprile inizia la stagione, da Rimini a Ravenna, tra animali da scoprire, spettacoli e didattica Con aprile inizia la stagione dei parchi della riviera romagnola che spesso non sono solo divertimento, ma anche proposte didattiche e culturali. Come per esempio allo storico “Italia in miniatura” di Rimini, che dal 28 marzo ha riaperto le sue attrazioni con ingresso tutti i giorni dalle 9 alle 19. Alle oltre 250 miniature delle principali città italiane (e non solo) si affiancano un padiglione dedicato alle leggi della fisica, alcuni percorsi dedicati ai più piccoli, la “scuola guida interattiva” e spettacoli dal vivo. Peculiarità di Rimini è anche il Parco tematico dell’aviazione, che in aprile resterà aperto dalle 9 alle 18 con i suoi 100mila metri quadrati di esposizione e gli oltre 50 velivoli in mostra. Restando nel Riminese dal 1° aprile resterà aperto tutti i giorni (dalle 9.30 alle 16.30) il grande Acquario di Cattolica con le sue oltre cento vasche espositive, mentre il 1° aprile apre anche l’Oltremare di Riccione (dalle 10 alle 18) con attrazioni e spettacoli e la possibilità di conoscere da vicino delfini, rapaci e pappagalli. Il 28 marzo ha anche riaperto il Delfinario di Rimini che nella stagione 2015 ospita tre

esemplari di leoni marini della California, protagonisti dello spettacolo in programma alle 16 fino al 30 aprile. A Rimini dal 3 aprile (inizialmente solo per weekend e festivi, poi dal 23 aprile tutti i giorni) apre Fiabilandia, il grande parco tematico sulle fiabe con attrazioni ma anche spettacoli dal vivo. Risalendo la costa, a Milano Marittima ha aperto in marzo la Casa delle Farfalle (con la serra e la Casa degli insetti) che in aprile osserverà i seguenti orari: 9.30-12.30 e 14.30-18 (chiusura settimanale lunedì), sabato, domenica e festivi orario continuato (tutti i sabati e le domeniche partono visite guidate comprese nel biglietto di ingresso). A Ravenna riapre dal 2 al 7 e poi nei weekend e tutti i giorni dal 24 aprile Mirabilandia, con un nuovo spettacolo di stuntman e quelli sui dinosauri, il concerto di mariachi, la parata con artisti di strada, oltre alle consuete attrazioni. Di fronte a Mirabilandia, era già aperto in marzo nei weekend e in aprile aprirà i battenti tutti i giorni (dalle 10 fino agli ultimi ingressi delle 15) il Safari con animali esotici e anche le sue occasioni didattiche.

Domenica 26 aprile alla Rocca Malatestiana di Cesena dalle 16.30 alle 18 un suggestivo percorso alla scoperta dei segreti, della bellezza e dei sapori della città. Un percorso a luce di lanterna che si svolge nei camminamenti interni alle mura e negli spalti panoramici (in caso di pioggia nella Rocchetta). In questa occasione fra letture, suoni e sapori tipici e dimenticati, si va alla scoperta di passaggi segreti e inediti della fortezza attraverso pensieri e poesie che al lume di lanterna possono ricordare le usanze e la magia della Romagna. Alla Rocca sono in programma altre iniziative per bambini, il programma è consultabile su www.roccamalatestianadicesena.it.

A CERVIA TRE GIORNI DEDICATI AI CON COSTURZIONI E AREA GIOCHI

Dal 4 al 6 aprile dalle 10 alle 18, al Club Hotel Dante di Cervia si svolgerà “Mattoncini a Cervia”, esposizione di costruzioni e diorami realizzati da collezionisti e appassionati Lego. Ci saranno set e costruzioni a partire dagli anni '60 fino ad oggi. Area giochi per i bambini e area vendita allestita dal negozio Lego di Ravenna.

Accademia di Teatro Musicale Parola, Canto, Musica, Danza

Con il contributo di

LEGO

Con il patrocinio di

COMUNE DI RAVENNA


RAVENNA &DINTORNI aprile 2015

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EXTRA L’INTERVISTA Giuseppe Silvestrini, presidente di Sgm Distribuzione e patron della catena Unieuro

«L’impresa ha una responsabilità anche oltre le mura aziendali» Tra famiglia e lavoro: da Sgm a Unieuro, il racconto del forlivese Giuseppe Silvestrini In principio furono bombole e fornelli a gas, cucine a legna, radio e macchine da cucire. Oggi sono tablet, computer e tv in 3D. L’impero Unieuro guidato dal forlivese Giuseppe Silvestrini affonda le radici in quell’attività aperta nel 1937 dal padre Vittorio. Con il presidente di Sgm Distribuzione, società che controlla la catena nazionale, parliamo di impresa e imprenditori, in bilico fra esigenze economiche e sensibilità civili. Cominciamo da una definizione: cos’è la cultura d’impresa? «È l’insieme dei valori alla base del reciproco impegno dell’imprenditore e dei suoi collaboratori nel portare avanti un progetto che non è solo economico, ma anche etico e sociale. In particolare, per l’imprenditore, deve essere la consapevolezza che ogni azione, ogni decisione presa, ogni valutazione fatta, ha una ricaduta sulle persone che lavorano assieme a lui e che hanno contribuito a realizzare il sogno di una vita. Per i collaboratori è la coscienza che il proprio lavoro è importante indipendentemente dal ruolo perché l’azienda è un meccanismo delicato in cui ognuno è un ingranaggio indispensabile». La cultura d’impresa per Unieuro ha valori specifici? «Credo fermamente che prima di ogni cosa venga la famiglia e credo anche che il lavoro sia uno dei motori fondamentali per il sostegno e lo svilup-

«Il gruppo riveste un ruolo

cruciale per la diffusione della cultura nel nostro Paese vendendo quasi tutti i mezzi di divulgazione

»

«Il web ha creato un mondo di totale trasparenza che premia i comportamenti leali e virtuosi

»

IL DATO UN

IMPERO DA

1,4

MILIARDI DI FATTURATO

Nell'ottobre 2013 viene siglato un accordo l’inglese Dixons e Sgm per la creazione di una società che controlli le insegne Unieuro e Marcopolo Expert, costituendo così il secondo gruppo italiano a proprietario unico nel settore dell'elettronica di consumo. Il fatturato stimato (chiusura FY 2014: 28 febbraio 2015) è di 1,4 miliardi euro.

po della famiglia. E affinché una azienda possa crescere e svilupparsi e l’ambiente lavorativo sia confortevole, stimolante e proficuo, vi sono valori imprescindibili sui quali in Unieuro non transigiamo: l’onestà, il merito, la competenza». Quando una realtà imprenditoriale si espande nel corso degli anni, può accadere che si perdano certi valori? O addirittura è necessario cambiarli per ampliarsi? «Assolutamente no. Nel percorso di crescita indubbiamente tante cose cambiano, l’organizzazione deve necessariamente adattarsi per poter gestire dimensioni e complessità crescenti, ma altrettanto sicuramente i valori originari sono rimasti intatti ed anzi rappresentano il collante della nuova Unieuro, le fondamenta su cui ancora oggi poggia tutta l’azienda». È rimasto un legame con il territorio? «Assolutamente sì perché la sede centrale è rimasta a Forlì e, sebbene il magazzino sia stato spostato a Piacenza, questa operazione ha rappresentato una opportunità di crescita ulteriore per molti collaboratori e per tutti i dipartimenti aziendali. Complessivamente oggi l’azienda conta circa quattromila dipendenti sul territorio nazionale e di questi circa 220 sono nella sede di Forlì e altri 200 negli 8

L'evoluzione della specie Nel 2015 compie 10 anni e raggiunge la pubblicazione dei 100 numeri la rivista dell'abitare a Ravenna e in Romagna Trovacasa, poi evoluta nel 2010 in Trovacasa Premium, e ora di nuovo in trasformazione.

La rivista cambia nome in Casa Premium, riordina la veste grafica, si apre a nuove sezioni dedicate all’arte e al design, rimanendo tuttavia fedele alla sua natura di spazio – informativo e di dibattito – innovativo per fare incontrare, attraverso una molteplicità di relazioni: il mercato immobiliare e delle costruzioni, le imprese del territorio, la cultura e i professionisti del progetto e i cittadini tutti.


EXTRA

RAVENNA &DINTORNI aprile 2015

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negozi romagnoli, da Faenza a Misano Adriatico». Cosa ricorda dei tempi in cui è iniziata la sua avventura? Tra allora e oggi è modificata la sensibilità che l’opinione pubblica pretende da un imprenditore? «Sicuramente il mondo è molto cambiato. C’è oggi una aumentata sensibilità dell’opinione pubblica sul tema della responsabilità degli imprenditori nel fare impresa, un responsabilità che va oltre il confine delle mura aziendali e si estende sia all’ambito sociale, dati gli stretti legami con il territorio, sia a quello etico. Un tema quest’ultimo a noi molto caro dato che da anni sosteniamo la ricerca nel campo medico scientifico per la cura di gravi malattie, sul quale il territorio romagnolo esprime delle eccellenze in campo mondiale, ed inoltre aiutiamo una Onlus (Associazione Amici di Padre Querzani) fortemente impegnata in una missione umanitaria a favore dei bambini del Congo». Il matrimonio tra Sgm e Dixon (vedi box) è avvenuto non molto tempo fa. Le unioni sono la ricetta per uscire dalla crisi? «La crisi economica ha indubbiamente spinto le aziende a cercare maggiore efficienza nei processi operativi e a cercare sinergie sia interne che esterne. Una delle modalità più efficaci per perseguire tali obiettivi e sicuramente quello delle aggregazioni che consentono da un lato di esprimere sinergie di costi impensabili nelle piccole dimensioni e dall’altro di avere un’organizzazione in grado di competere in un mondo sempre più globalizzato, un quadro normativo sempre più complesso e un consumatore sempre più esigente. Infatti, con l’avvento dell’era digitale e dei social network, è aumentata molto anche la consapevolezza da parte dei consuma-

Il poeta, scrittore e sceneggiatore riminese Tonino Guerra, morto nel 2012 a 92 anni. Nel 2001 prestò il volto alla compagna promozione Unieuro pronunciando la frase poi divenuta celebre: «Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita»

LE TAPPE DALLE BOMBOLE DEGLI ANNI AI 420 NEGOZI DEL 2015

le imprese e le ha poste di fronte alle loro responsabilità, proiettandole direttamente in un mondo di totale trasparenza dove vengono premiati i comportamenti leali e virtuosi, mentre vengono messi alla gogna i comportamenti opachi e poco corretti. L’unico problema di questo processo è che è avvenuto in modo molto veloce e repentino e molte aziende hanno trovato difficoltà nell’adattarsi alle nuove regole del gioco, a volte per responsabilità degli stessi imprenditori che si sono trovati a corto di idee nuove, ma soprattutto per un quadro normativo e istituzionale molto conservativo e ingessato su vecchi schemi, non più al passo con i tempi». Quale sarebbe il rapporto perfetto tra impresa e mondo della cultura? E Unieuro che legame ha con la cultura locale e nazionale? «Ci tengo a sottolineare una cosa che generalmente ci viene poco riconosciuta: Unieuro, assieme anche ai competitor del nostro settore, riveste da sempre un ruolo cruciale per la diffusione della cultura nel nostro Paese: siamo i principali venditori di quasi tutti i mezzi di divulgazione di informazioni e quindi anche di cultura. Vendiamo libri, televisori, cd musicali, computer, tablet, telefoni, tutti i mezzi che consentono all’informazione e alla cultura di diffondersi a tutti i livelli della popolazione rendendola facilmente accessibile. Inoltre il ruolo delle imprese è sempre più proiettato nell’ambito sociale e specialmente per una azienda retail come la nostra, l’aspirazione sarebbe che il negozio non venisse più visto come un semplice luogo di acquisiti, ma sempre più come un luogo di aggregazione, in cui trascorrere tempo libero e nutrire le proprie passioni, siano esse cinematografiche, culinarie, di lettura, o culturali, nel senso più ampio del termine». Guido Sani

TRENTA

1973 Vittorio Silvestrini lascia la guida di Sgm Distribuzione, azienda di commercio all’ingrosso e al dettaglio nata nel 1937 come rivendita di cucine e bombole gas, ai figli Giuseppe e Maria Grazia. 1982 Apertura a Forlì del primo megastore della Romagna (1500 mq) 2000 Sgm entra in Expert Italia. 2001 Sgm apre il suo sito di ecommerce marcopoloshop.it in un periodo quando ancora il commercio online era poco diffuso (dieci anni dopo arriverà a contare più di 600mila clienti registrati, 20 milioni di visitatori unici, 150mila ordini annui e un fatturato di oltre 35 milioni di euro).

tori dei propri diritti e le aziende vengono messe continuamente di fronte alle loro responsabilità, misurate e confrontate in base alla loro capacità di rispondere in modo efficiente, corretto e competitivo alle esigenze del consumatore moderno: in poche parole non c’è più spazio per il pressapochismo o per operatori improvvisati». Tra le ricette per la ripresa va elencato anche il Jobs Act? Le piace? Per il gruppo avrà risvolti? «Come concetto base è l’azienda che deve tutelare i propri collaboratori, non c’è dubbio che finalmente, dopo anni di immobilismo, questo provvedimento vada nella direzione di dare maggiori strumenti all’impresa per competere nel mercato globale e per fronteggiare positivamente sia i momenti di crisi che quelli di espansione. Ma nello stesso

tempo offra ai lavoratori maggiori opportunità di inserimento nel mondo del lavoro e una giusta rete protettiva in caso di difficoltà, che però stimoli gli stessi lavoratori ad attivarsi per la ricerca di nuova occupazione, dando una prima spallata ad un sistema assistenzialista passivo che tanto male ha fatto alla nostra economia. Per la Unieuro i vantaggi del Jobs Act deriveranno soprattutto dagli aspetti di maggiore flessibilità operativa che saranno utili a migliorare la gestione dell’organizzazione del lavoro». L’universo online sta modificando molto il modo di fare impresa. Un pro e un contro di questo impatto? «Come dicevo prima l’avvento del web, delle vendite online e dei social network, ha in sostanza messo a nudo

2003 Giuseppe Silvestrini diventa presidente del gruppo Expert Italia di cui Sgm fa parte come uno dei soci di maggioranza. 2005 Il fondo di private equity Rhone Capital entra nella compagine sociale di Sgm. 2007-2012 Con le acquisizioni di Consumer, Venex e Eldo Sgm, con l'insegna Marcopolo Expert, raggiunge una rete complessiva di 79 punti vendita diretti e 138 affiliati. 2013 Sgm acquista la catena Unieuro, con i suoi 93 punti vendita diretti e 88 affiliati. 2014 Conclusa l'operazione di rebranding di tutta la catena: la nuova Unieuro conta oltre 420 negozi su tutto il territorio nazionale.

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