FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli maggio 2015 n.6 ROMAGNA&DINTORNI
R O M A G N A & D I N T O R N I
MAGGIO 2015
Un’immagine del leggendario spettacolo che apre l’edizione 2015 del Ravenna Festival a Forlì
MUSICAL SHOW A FORLÌ LO SPETTACOLO DI CULTO “ROCKY HORROR” CON IL RAVENNA FESTIVAL ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa
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Piccola guida al territorio
Maggio tra natura e cultura, sapori e benessere Fotografia naturalistica
Tra i protagonisti della Primavera slow di Comacchio c’è la fotografia naturalistica con i primi tre giorni di maggio dedicati a mostre di autori di fama internazionale; workshop ambientati in aeree naturalistiche del Parco del Delta del Po, dove sarà possibile testare le attrezzature all’avanguardia; laboratori didattici ed escursioni nelle Valli di Comacchio accompagnati da fotografi; proiezioni e audiovisioni, il Photofestival di Asferico – AFNI con la premiazione del concorso fotografico 2015, la mostra delle immagini premiate in anteprima a palazzo Bellini fino al 24 maggio. E inoltre, in relazione a Expo Milano 2015, Comacchio ospiterà la premiazione del concorso di fotografia internazionale “Riso….Sor-riso!”.
Birdwatching
Nei tre giorni dei "Birdwatching Days" (15, 16 e 17 maggio) ci saranno guide specializzate per scoprire la varietà di avifauna con le modalità di fruizione più disparate: cento specie in un giorno oppure a bordo di fuoristrada 4×4, oppure ancora in barca in mezzo ai canneti e molto altro ancora.
Nordic Walking in valle
La tre giorni “Comacchio Wellness”, che si svolgerà l'8, il 9 e il 10 maggio, è dedicata al nordic walking per un week-end di suggestive camminate tra saline, pinete, dune e valli. Il momento clou sarà sabato 9 maggio alle 18.30 sulle dune di Lido di Spina con "I suoni della natura, sale, vento e sabbia", un dialogo musicale con il paesaggio costiero con Fabio Mina Fiati e Marco Zanotti alle percussioni.
Museo Remo Brindisi
Seppie e canocchie in tavola
Per chi invece vuole scoprire e apprezzare i sapori unici di questo territorio tra valli e mare, gli ultimi due fine settimana di maggio (il 23 e 24 e il 30 e 31) renderanno omaggio alla cucina marinara di Porto Garibaldi con la riuscitissima "Sagra della Seppia e della Canocchia", che animerà il portocanale della località rivierasca.
Museo della Nave Romana
IL NOVECENTO IN 2MILA OPERE
UN VIAGGIO NELLA STORIA
A Lido di Spina spicca la Casa Museo voluta dal maestro Remo Brindisi , che ospita una collezione d'arte contemporanea di incredibile importanza. La struttura nel verde della pineta fu realizzata su progetto dell'architetto-designer Nanda Vigo. Nata come casa e museo insieme, ospita una raccolta, nella quale sono pure inserite opere dello stesso Brindisi, che comprende circa duemila esemplari delle principali correnti artistiche del Novecento a livello internazionale.
Nell’edificio del complesso di Palazzo Bellini ha sede il museo dedicato alla nave romana di epoca imperiale (fine del I secolo a.C.), destinata al commercio fluviale e naufragata con il suo carico di merci tra cui lingotti di piombo, anfore, ceramiche, profumi, lanterne. Un’occasione straordinaria per un viaggio nel tempo e nella storia del mare e non solo. Il museo è aperto al pubblico tutto l'anno.
Via N. Pisano, 44029 Lido di Spina Telefono: 0533/314154 Da aprile/giugno: al sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18
Via della Pescheria, 3, Comacchio Telefono: 0533 314154 Da aprile ad ottobre apertura da martedì a domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.
Ravenna Festival ai Trepponti
Per gli amanti della cultura e dello spettacolo, dal 29 al 31 maggio i Trepponti sono destinati a diventare un vero e proprio palcoscenico per il prestigioso Ravenna Festival con l'evento "Arpa di luce" che nello scorcio più noto e suggestivo della cittadina fa riverberare suoni, luci e colori, grazie alla combinazione tra fasci di luce al laser e pendoli. Tre musicisti daranno vita anche a brevi, coinvolgenti performance musicali.
Valli di Comacchio
LA MAGIA DELLE VALLI Inserite nel Parco del Delta del Po, le Valli di Comacchio sono un ambiente naturale di straordinaria suggestione da scoprire in bicicletta, a piedi o in barca, dove scattare foto, praticare birdwatching o semplicemente andare alla scoperta di paesaggi mozzafiato accanto a specie animali nel loro habitat naturale. Amplissima le offerte di escursioni e attività per scoprire, vivere e amare questo ambiente unico. www.vallidicomacchio.info www.podeltatourism.it
R&DCULT maggio 2015
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SOMMARIO
L’ EDITORIALE
• MUSICA Dieci giorni di grande jazz........pag. 4
I Nobraino e quell’assurdo gioco virale
• TEATRO Il Rocky Horror Show a Forlì.........pag. 12 • CINEMA Corti, che passione..................pag. 15 • LIBRI I libri “millefoglie” di De Carlo...pag. 16 • ARTE San Siro visto da Ancarani.......pag. 20 • GUSTO I sapori di Slow Food ..............pag. 24
Dunque i Nobraino non saranno al primo maggio di Taranto. E non è questa l’unica data saltata come forma di vero e proprio boicottaggio. I riccionesi sono risultati infatti colpevoli di oltraggio al politically correct dopo la strage di migranti in mare del 18 aprile. La band, nota per la verità per posizioni politiche e impegno sull’argomento (non a caso, presumiamo, erano stati invitati al 1 maggio di Taranto, una sorta di “controconcerto” indipendente nato anche come controcanto a quello di Roma organizzato da Cgil, Cisl e Uil), è stata ricoperti di insulti per aver cinicamente e spietatamente osservato che la pesca sarebbe stata buona quest’anno perché il mare era stato pasturato. Una frase che a meno che non sia Goebbels in persona a pronunciarla non può che essere letta per ciò che è: un’amara battuta di denuncia. Invece, apriti cielo. Il bisogno di dire qualcosa sui social, di esternare l’orrore, di trovare qualcuno con cui prendersela non ha risparmiato il mondo della cultura e della musica. Dare addosso ai Nobraino è diventato una specie di gioco virale in cui in breve hanno partecipato anche coloro che non sapevano chi fossero costoro (che, ci teniamo a dirlo, non hanno particolari fan in questa redazione) e che non si sono preoccupati di contestualizzare il messaggio. Meglio sfoderare l’originale battuta sul nome, che così si sfoggia anche un po’ di inglese. Per 24 ore la grancassa ha suonato quasi senza contraltari. Poi qualche voce si è levata, almeno da questi parti, tra cui quella di Francesco Farabegoli del sito Bastonate (che tra l’altro ci scrive anche un pezzo sui Foo Fighters a pagina 6) e quella di Stefano Andreoli di Spinoza a difendere la band e ridimensionare il tutto. Ma troppi sono rimasti quelli con il ditino puntato a dire che no, non si può scherzare così. Perché si vede che per fare una battuta bisogna lavorare per forza in un giornale satirico (e magari farsi sparare addosso) ed esibire un patentino, perché non basta una storia personale. Hanno speculato su una tragedia per avere visibilità, è un’accusa ricorrente. Il punto è che bastava prendere quella frase per ciò che era e nemmeno la visibilità ci sarebbe stata. Se non quella di qualcuno che sì, in effetti, meglio forse che continui a fare qualcosa di diverso nella vita che la satira.
• JUNIOR Puerilia, teatro a Cesena ................pag. 29 • EXTRA Parla Oscar Farinetti di Eataly .........pag. 30
C’è anche l’illustratore ravennate Gianluca Costantini tra i protagonisti del progetto “Notturno Americano”, lo spettacolo che sta portando in giro Emidio Clementi (voce dei Massimo Volume) insieme ai musicisti Emanuele Reverberi e Corrado Nuccini (dei Giardini di Mirò). Si tratta di un reading musicale che è un viaggio nell'America dei primi del '900 raccontato attraverso lo sguardo dello scrittore Emanuel Carnevali. Durante il reading scorrono alle spalle della band le immagini realizzate (sovrascrivendo anche vecchie stampe fotografiche) da Costantini, chiamato a dare un volto a brani e personaggi. Illustrazioni (come quella nella foto di questa pagina) contenute anche nel vero e proprio album pubblicato da Santeria in queste settimane e che verrà presentato dalle nostre parti il 9 maggio alle 18.30 alla galleria Primo Piano di Rimini.
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MUSICA
R&DCULT maggio 2015
4 DAL VIVO
VOCI DI DONNA Da sinistra: Paola Turci presenta il nuovo disco alla Mediaworld di Rimini il 10 maggio alle 17; Annalisa (Scarrone, quarta all’ultimo Sanremo e divenuta celebre grazie ad “Amici”) si esibirà dal vivo il 13 maggio al teatro Novelli di Rimini, che il 9 maggio ospiterà invece il concerto di Irene Grandi (a destra).
IL FESTIVAL
Il grande trombettista cubano Arturo Sandoval è tra i protagonisti di Ravenna Jazz
Dieci giorni con i big Grandi nomi al teatro Alighieri, da Dee Dee Bridgewater Una parata di star concentrata nel giro di dieci giorni, fitti di appuntamenti, con concerti serali (sempre alle 21) al teatro Alighieri, i live in vari club della città e dei dintorni e gli appuntamenti pomeridiani degli ‘Aperitifs’nei locali del centro. Questa in sintesi la nuova edizione dello storico festival Ravenna Jazz, che all’Alighieri chiama a raccolta le più prestigiose voci del jazz statunitense, a partire dalla data inaugurale, sabato 2 maggio, con la leggendaria vocalist Dee Dee Bridgewater, al cui fianco ci sarà l’altrettanto portentosa voce di sua figlia, China Moses: “Just Family” è l’inevitabile titolo di un programma che attraversa le generazioni e gli stili musicali. Sarà parecchio stimolante ascoltare, solo pochi giorni dopo, un’altra grande star del canto afro-americano, Dianne Reeves, che presenterà il repertorio R&B, latino e pop del suo più recente album, Beautiful Life (venerdì 8). Sul fronte delle voci maschili ecco Gregory Porter, che arriverà a Ravenna domenica 10: tra i più sensazionali cantanti emersi nella black music degli ultimi anni completerà il quadro sulla vocalità afro. La serata di giovedì 7, con “Soupsongs”, l’omaggio alla musica di Robert Wyatt eseguito dal gruppo della trombonista inglese Annie Whitehead, sarà invece una specie di tour vocale europeo con ben tre cantanti di primissimo piano in front line: l’italiana Cristina Donà e le britanniche Sarah Jane Morris e Jennifer Maidman. Musica solo strumentale, e assolutamente travolgente, si ascolterà sabato 9, con una leggenda della musica jazz-cubana, Arturo Sandoval: la più vigorosa tromba del latin jazz risalterà sulle infuocate trame di un sestetto dalla spiccata propensione ritmica. Le voci spiccano anche nel cast artistico dei concerti di “Ravenna 42° Jazz Club”.: il primo degli appuntamenti nei club ravennati (tutti con inizio alle ore 21.30) sarà infatti con lo swing delle Blue Dolls (domenica 3 maggio al Teatro Socjale di Piangipane); sarà poi il conturbante impatto emotivo della cantante franco-africana Mina Agossi a chiudere le serate
nei club e anche il festival, lunedì 11, ancora al Socjale. Gli altri due appuntamenti nei club ravennati saranno invece nel segno del jazz strumentale. Lunedì 4 al Cisim di Lido Adriano si ascolterà un omaggio jazz-hitech al capolavoro A Love Supreme di John Coltrane: ad officiare il ‘rito’ saranno il sassofonista Francesco Bearzatti e la crew del guru dell’elettronica martux_m. Il quartetto del sassofonista Alessandro Scala, impreziosito dalla presenza di Flavio Boltro alla tromba, applicherà coinvolgenti groove e sonorità ricche di effetti alla cultura hardboppistica di questi due solisti (mercoledì 6 al Mama’s Club). Dopo gli oltre 4000 spettatori dell’anno scorso, torna anche il concerto a ingresso gratuito “Pazzi di Jazz” Young Project, che si svolgerà il martedì 5 (ore 21) nella spettacolare scenografia del palcoscenico galleggiante allestito sul Canale Candiano (Darsena di Città). Una produzione originale della quale saranno protagonisti ben 250 giovanissimi musicisti tra orchestra, percussioni e cori: studenti delle scuole ravennati che hanno preso parte all’iniziativa didattica “Pazzi di Jazz”, diretti da Tommaso Vittorini, Ambrogio Sparagna e Alien Dee, ai quali va aggiunta la tromba di Paolo Fresu. Ecco poi gli ‘Aperitifs’: appuntamenti pomeridiani (ore 18.30) tutti a ingresso gratuito che si terranno nei locali del centro. Curiosa la formula, che è quasi una sfida gettata ai musicisti: quella di esibirsi in solo, talvolta con strumenti assai anomali per questo tipo di performance e spesso con progetti ideati appositamente per l'occasione. Esempio perfetto è il solo di Marcello “Jandu” Detti intitolato “Trombon’n’ Bar”, che vedrà il musicista romagnolo imbracciare una pittoresca strumentazione: trombone, basso tuba, tromba a coulisse, conchiglie giganti. Da segnalare poi le percussioni esotiche di Marco Zanotti; il polistrumentista Alfredo Nuti Dal Portone; le “StorieNote” del cantautore e chitarrista Andrea Grossi; il “piano solo con parole” dell’iconoclasta cantautore Giacomo Toni; il tastierista e violinista Dimitri Sillato; le percussioni etniche, addizio-
Tra gli eventi anche Fresu con 250 studenti su un palco galleggiante
FORLÌ L’OMAGGIO
A
MARLENE DIETRICH
DELL’ITALIAN
JAZZ ORCHESTRA
Venerdì 1 maggio alle 21 al teatro Diego Fabbri l’Italian Jazz Orchestra renderà omaggio alla leggendaria attrice Marlene Dietrich. 21 musicisti diretti da Fabio Petretti con special guest la tromba di Fabrizio Bosso e la voce dietrichiana di Silvia Donati.
MUSICA
R&DCULT maggio 2015
5 DAL VIVO RA P COM MERCI ALE? Reduce dalla partecipazione all’ultimo festival di Sanremo, il cantautore e rapper Nesli sarà in concerto il 22 maggio al Velvet di Rimini
CESENA NAZIONALPOPOLARE Concerti nazionalpopolari al Carisport di Cesena che IL 16 maggio ospita la calda voce di Mario Biondi (a destra) e il 24 il noto cantautore toscano Marco Masini
PRIMO MAGGIO/1 EDOARDO BENNATO
del Ravenna Jazz a Gregory Porter, fino all’omaggio a Robert Wyatt nate di elettronica, di Gian Luigi 'Bubi' Staffa; l’arsenale di chitarre di Antonio Gramentieri tra sound americano e orgoglio musicale romagnolo; l'ukulele dell’Aperitif swing-latino di Christian Lisi e il fisarmonicista e tastierista Enrico Pelliconi. Durante Ravenna Jazz infine si potranno seguire ben tre workshop. Il primo, tenuto da Alien Dee, sarà dedicato all'approfondimento delle tecniche dello
human beatbox. Verranno poi il seminario "Trova la tua voce" affidato a Francesco Bearzatti: un corso di improvvisazione aperto a tutti gli strumenti e un ulteriore workshop di approfondimento delle tecniche dell'improvvisazione jazzistica rivolto ai praticanti di qualunque strumento sarà "Trumpet Therapy" con Flavio Boltro. Info e programma: 0544 405666 e www.erjn.it.
IN CONCERTO IN PIAZZA A
RIMINI
Nell’ambito di "Piacere Spiaggia Rimini Village” il celebre cantautore napoletano Edoardo Bennato si esibirà in concerto il 1° maggio. Alle 21 al piazzale Fellini (ingresso gratuito).
PRIMO MAGGIO/2 I DIAFRAMMA
DI
FIUMANI
ALLA
VECCHIA STAZIONE
DI
FORLÌ
Alla Vecchia Stazione di via Montesanto, a Forlì, si festeggia il 1° maggio alle 22 con il concerto dei Diaframma, storica band wave fiorentina di Federico Fiumani.
PRIMO MAGGIO/3 IL “CONCERTONE” DEL MEI
PER I DIRITTI DEI MUSICISTI E DEGLI ARTISTI
Nasce a Faenza il Primo maggio per i Diritti dei musicisti e degli artisti del Mei. Sul palco in piazza del Popolo dalle 16 alle 20 Carola Moccia, Vinsanto, Piccoli Animali Senza Espressione, Il Terronista, Cosimo Morleo, Idhea, MoMa e altri. Testimonial dell’evento è Omar Pedrini.
R&DCULT maggio 2015
MUSICA
6 DAL VIVO
AL BRONSON ROCK BAND DI CULTO: DAI GOAT AI PIONIERI MUDHONEY Al Bronson di Ravenna concerti di artisti di culto in maggio, a partire l’8 dalla psichedelia e le maschere degli svedesi Goat (a sinistra nella foto), passando il 16 per i pionieri del grunge Mudhoney (al centro il leader Mark Arm in una foto storica con Kurt Cobain dei Nirvana) e i folksinger americano Micah P. Hinson (foto a destra) e canadese Barzin (entrambi sul palco il 20 maggio). Da segnalare sempre al Bronson anche il noise-jazzcore dei romani Zu il 2 maggio e il 29 The Gories, storica formazione garage di Detroit.
BASTONATE DI CARTA
CESENA
Foo Fighters, metafora di un’epoca Ecco cosa fare con i 69 euro del biglietto per il loro concerto di Bologna (e non di Cesena...) di Francesco Farabegoli *
I Foo Fighters vennero a suonare a Cesena nel ’97 circa, al Vidia, il tour di The Colour and the Shape. Io i Foo Fighters non li amavo particolarmente, nel senso, mi sembravano il classico gruppo da colonna sonora dei telefilm e quindi boh, sticazzi, niente concerto dei Foo Fighters. Ci andò il mio amico Mirko però. Pagò una cosa come trentamila lire. Il gruppo salì sul palco e iniziò a venire bersagliato di oggetti non meglio identificati, suonò per una ventina di minuti e scese dal palco inviperito. Fine della storia del concerto dei Foo Fighters a Cesena. Qualche mese dopo parlavo con un buttafuori del Vidia e mi raccontò meglio com’era andata: pare che qualcuno avesse preso male lo sfottò delle Mentos in quel video (vedi foto) e si fosse organizzato per tirargli pugni di caramelle confettate addosso a Cesena. Non ho notizie di altri concerti in cui sia successo, così devo pensare che questa cosa sia – diciamo – lo standard di quel che succedeva ai concerti dei Foo Fighters. Non so dire esattamente, e i racconti di seconda mano non sono mai affidabili. Quello che so per certo è che nei primi mesi del 2015 un gruppo di persone in fotta, tra cui un paio di amici miei, si sono messi d’impegno per organizzare una campagna dal basso volta a far suonare i Foo Fighters a Cesena. La campagna si compone, essenzialmente, di due parti. La prima è una campagna di crowdfunding per raccogliere i soldi che servono a pagare la parte tecnica dell’evento (40mila euro da raccogliere entro il 30 aprile. Scrivo il pezzo a sette giorni dalla scadenza e siamo al 40%, insomma mi sa che andrà a monte). La seconda è organizzare un flashmob con 1000 musicisti che suonano “Learn To Fly” a luglio al Parco Ippodromo di Cesena, il posto dove Grillo organizzò la Woodstock a 5 Stelle, e poi girano un video per chiedere a Grohl di suonare a Cesena. Dal ’97 al 2015 il mondo è cambiato parecchio, molto di più della musica dei Foo Fighters per dire – erano un gruppetto allora, sono rimasti un gruppetto per tutta la loro carriera. In qualche modo la ridanciana simpatia di Dave Grohl e quell’estetica dell’esser presi bene sette giorni la settimana hanno fatto presa sul pubblico, facendolo diventare la più influente rockstar della sua epoca e l’ambasciatore dei fan delle chitarre nel mondo del pop, il tutto senza che si sia mai preso il disturbo di fare un bel disco. È abbastanza una metafora della nostra epoca, in ogni caso. I Foo Fighters hanno tutto quello che serve per essere un grande gruppo rock: il tiro, una storia, l’impegno, la conoscenza musicale, le radici profonde, gli ex-gruppi dei membri, il rispetto della comunità rock e una copertina di Pettibon; tutto tranne i pezzi. A volte non servono. La trollata definitiva, in ogni caso, è che i Foo Fighters hanno annunciato due date italiane a novembre. Una delle due è a Bologna, e se questa non è la trollata più geniale mai fatta a dei cesenati non so davvero che altro pensare. Dicevo, nel momento in cui scrivo, alla vigilia dello sfumare della raccolta crowdfunding dei rockin’1000, i Foo Fighters hanno annunciato un concerto nella città che si è menata più spesso con Cesena allo stadio. Sempre oggi (giovedì 23 aprile) sono andati online i biglietti su Ticketone, e circa cinque ore dopo i biglietti sono esauriti su entrambe le date. È una gag piuttosto vecchia, tra poco ne usciranno fuori degli altri eccetera eccetera. Quello che mi prende bene è che ci siano migliaia di persone che sono disposte a pagare, ehm, 69 euro, cioè 60 euro più la prevendita. Ho fatto una specie di lista di quello che potrei comprare a 69 euro invece che andare a vedere i Foo Fighters. La prima cosa che mi viene in mente è l’intera discografia di inediti dei Nirvana, quattro album (ci metto dentro anche Incesticide) più qualche raccolta tattica tipo Sliver – Best of the Box (i Nirvana hanno fatto uscire un box set e poi un Cd singolo con la roba che potevi voler avere anche senza voler pagare i soldi del box set) e una maglietta dei Flipper uguale a quella che Kurt Cobain si era disegnato col pennarello. Al secondo posto ci sta la discografia essenziale dei Foo Fighters (cioè tutti i dischi dei Foo Fighters che è assolutamente essenziale possedere per essere un appassionato di musica) più un voucher di 69 euro da spendersi in vestiti o scarpe o cose inutili. Al terzo posto una spilletta con scritto DAVE GROHL IS MY HERO più un poster di un concerto dei Foo Fighters con i Jawbreaker disegnato da Frank Kozik negli anni novanta, probabilmente fuori catalogo. Quarto posto: birra, hanno aperto anche un negozio da poco a Ravenna. Quinto posto: il box set della serie Sonic Highways, quella in cui i Foo Fighters vanno a registrare ogni pezzo dell’ultimo disco in una città diversa incontrando gente tipo Steve Albini e Ian MacKaye e facendosi ripetere cose che potete comunque trovare sul tubo gratis. Sesto posto: 57 pacchetti di Mentos al bar vicino a dove lavoro. * fondatore di Bastonate, miglior sito musicale italiano alle ultime due edizioni dei Macchianera Awards
AL VIDIA I LOWER THAN ATLANTIS IL RAPCORE DEI DEEZ NUTS E I BALCANI DEI GATTAMOLESTA Al Vidia di Cesena sabato 2 maggio arrivano gli inglesi Lower Than Atlantis, celebri soprattutto in patria con il loro sound accattivante a cavallo tra il punk rock e il rock alternativo (in apertura i bolognesi Maybe e i cesenati So long, Astoria). Il 9 maggio altra serata internazionale al club cesenate con quattro band hardcore: gli australiani Deez Nuts e i californiani Stick to Your Guns, Trash Talk e Being As An Ocean. Sabato 16 maggio al Vidia infine serata ispirata ai Balcani con il gipsy-folk dei romagnoli Gattamolesta e la musica gitana del trombettista Eusebio Martinelli e della sua Gipsy Orkestar.
SAVIGNANO AL SIDRO Un frame tratto dal videoclip “Big me” dei Foo Fighters, sorta di parodia degli spot delle Mentos
ANCHE HUGO RACE DOPO GLI SCATENATI AUTORAMAS E TOKIO SEX DESTRUCTION
Tra i concerti da segnalare al Sidro Club di Savignano sul Rubicone, mercoledì 20 maggio saliranno sul palco gli spagnoli Tokio Sex Destruction con il loro trascinante funk’n’roll tra punk e soul. Il 27 maggio ecco invece i brasiliani Autoramas tra surf, garage e punk-rock. Infine, il 30 appuntamento con l’australiano Hugo Race, cantautore di fama internazionale tra l’altro anche membro fondatore dei Bad Seeds di Nick Cave.
RONCADELLO ALLA FESTA DELLA BIRRA I MEGANOIDI RIPERCORRONO LA LORO CARRIERA Alla festa della birra di Roncadello di Forlì venerdì 29 maggio (ore 21.30) concerto dei Meganoidi band genovese nota di rock alternativo dai tratti irriverenti. Nel corso di questo tour ripercorre la propria intera carriera, ormai quasi ventennale.
MUSICA
R&DCULT maggio 2015
7 DAL VIVO UN CLASSICO AMERICANO I Giant Sand (storica band country-rock che ruota attorno al talento dell’americano Howe Gelb - nella foto di Eleonora Rapezzi) festeggiano i 30 anni di carriera anche a Rimini, con il concerto del 16 maggio al Velvet
TRA SGRESS IONE AL RO CK PLA NET Al Rock Planet di Pinarella il 30 maggio l’hard-rock degli americani Nashville Pussy, celebri per i loro show semi-pornografici (foto a destra). Volgarità e depravazione anche il 28 maggio con i norvegesi Turbonegro (a sinistra). A Pinarella da segnalare anche il pop-rock degli svizzeri The Rambling Wheels (9 maggio) e il metal degli svedesi Arch Enemy e degli americani Unearth (16 maggio).
Una foto di un concerto degli spagnoli Tokio Sex Destruction, che saranno il 20 maggio al Sidro di Savignano e il 22 al Boca Barranca di Marina Romea
VERSO L’ESTATE
A Cesenatico spunta Il Pan del Diavolo
Partono i live sul canale. E nel Ravennate in spiaggia Jacco Gardner e Paul Collins
In maggio iniziano i concerti anche nei locali estivi, tra cui naturalmente il bagno Hana-Bi di Marina di Ravenna, ormai noto anche oltre i confini nazionali per la sua programmazione. Qui – in attesa del festival Beaches Brew in programma dall’1 al 5 giugno – il 9 maggio si esibiranno i ravennati Kisses From Mars (post-rock) e il progetto solista della ferrarese Sara Ardizzoni, Dagger Moth; il 22 maggio si terrà il concerto dell’eccentrico cantautore olandese Jacco Gardner, polistrumentista che propone un pop barocco dai tratti psichedelici con riferimenti a Syd Barrett e Beach Boys. Pochi chilometri più a nord, al Boca Barranca di Marina Romea, questo mese ospita una piccola leggenda della musica rock anglosassone: Paul Collins, pioniere del power-pop a stelle e strisce (con i The Beat), sarà in concerto il 2 maggio. Dall’America arriva al Boca (il 29 maggio) anche Bob
Malone, tastierista negli ultimi anni in tour anche con John Fogerty dei Creedence Clearwater Revival, che presenta il suo progetto solista. E ancora: l’8 maggio serata dedicata alla musica elettronica con Larry Gus, nome d’arte del greco Panagiotis Melidis; il 15 la farà da padrona il funk con i Ridillo in formazione originale e infine il 22 tra funk e soul con gli spagnoli Tokio Sex Destruction. Scendendo lungo la riviera, inaugura sul portocanale di Cesenatico “Moby Dick”, serata dedicata alla musica dal vivo del Molo9Cinque. L’8 maggio l’appuntamento è con il post-rock strumentale dei cesenati 64 Slices Of American Cheese; il 15 con il pop-rock in italiano degli emergenti milanesi Gli Amanti; il 22 con il folk-rock dei siciliani Il Pan Del Diavolo e il 29 concerto dei cervesi Amycanbe (vedi recensione pagina 9).
R&DCULT maggio 2015
MUSICA
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CONSIGLI D’AUTORE Alcuni dischi femminili E una delle batterie più belle degli ultimi anni di Giacomo Sacchetti *
Ho avuto per la prima volta seriamente a che fare con Ravenna quando ho dato l’esame di Antichità Ravennati. L’interrogazione andò molto bene, talmente bene che a un certo punto la prof mi disse: “Le faccio la domanda per la lode”. Al che io ero già all’Irish Pub. Mi chiese in quale secolo è stata costruita la Porta Nuova, io le risposi XIII, lei si mise a ridere e mi spiegò che era come dire che Hitler è un dittatore del 1600. Era una signora simpatica, elegante, era di Ravenna, aveva ragione e non fosse stata molto più grande di me mi sarei anche innamorato. Essendo io di Cesena mi è capitato di leggere qualche copia d’importazione di Ravenna&Dintorni, e sono molto contento di scrivere sul suo fratello Romagna&Dintorni Cult. In fondo è anche un po’ per colpa di Ravenna se alla fine mi hanno pure dato una laurea. Quando mi è stato chiesto di scrivere l’articolo mi è venuto in mente subito quell’esame. Solo dopo, a proposito di signore, ho pensato di farlo su un po’ di dischi di gruppi femminili che ho ascoltato ultimamente. Cinque italiani e gli altri americani. Le Enidd sono di Verona e hanno fatto uscire on line Stock Phrase Again, che contiene 3 canzoni, tra le più belle che io abbia sentito quest’anno. I riferimenti sono chiari (Karate, Van Pelt) e (anche) per questo mi fanno tremare le ossa. Hanno registrato anche “What’s Missing”, una cover dei Bedhead. Any Other è di Milano ed è la cantautrice con la voce più bella del mondo. Adele Nigro fino a luglio 2014 era una delle due Lovecats, poi è diventata Any Other, da sola, e adesso con lo stesso nome ha messo su il gruppo elettrico. È decisa, indecisa, arrabbiata, tranquilla, il suo modo di scrivere canzoni è tra il collettivo Elephant 6 e Elliott Smith e tutto questo quando prende la chitarra si sente, ti entra in testa e la spacca. Tra un po’ esce il disco. Elli de Mon è una musicista bravissima di Vicenza, dal vivo è una onegirlband carichissima ma anche riascoltando il disco (l’ultimo, omonimo, dell’anno scorso) non ce la faccio ad appassionarmi alla sua musica, che può essere descritta come un blues del delta con un po’ di garage. February EP delle The Smudjas (Milano) e il mini delle Alga Kombu (Bologna) li ho scoperti da poco. Mi piacciono tantissimo e ho poco da dire se non che: le Alga Kombu fanno pop punk con una forte componente vulvica e dal vivo dovrebbero eliminare solo la voce di accompagnamento di quella tipa che salta intorno al palco che mi sembra di troppo; February EP è r’n’r garage che suona emocore e il risultato è solo gran pezzi. La cantante è una sfondona ma non mi dà fastidio. Per l’America. Le Coathengers hanno alcune cose che non mi piacciono: capelli ruffi, tatuaggi sbattuti in da face come se fossero belli, la voce sfonda (qui mi dà fastidio). L’ultimo disco è Suck My Shirt (2014), in realtà è abbastanza piatto e il precedente non è che sia tanto meglio. Dal vivo (le ho viste al Bronson a Madonna dell’Albero) quando aumentano il ritmo con le chitarre fanno praticamente noise rock ed è anche bello. Per un po’, poi dopo anche basta. Le Girlpool hanno fatto un album nel 2014 e nel 2015 un 7’’ pollici con due canzoni di cui una (“Chinatown”) è molto semplice e bella. Nel disco alcune volte la chitarra la potrei suonare anch’io e non sono convinto che la cosa mi convinca del tutto, ma la questione più importante è la melodia: ogni canzone è accomodante e anche se magari loro non vorrebbero sempre esserlo, sono divertenti. Le Slutever non mi piacciono molto ma nello split con le Girlpool hanno fatto due pezzi che mi ricordano le Breeders più pop. Mi piace comunque di più l’ep Almost Famous (2015) perché è più distorto. Se vi va, ascoltate su bandcamp anche le altre cose che hanno fatto dal 2010, soprattutto Sorry I’m Not Sorry. Potrebbero essere l’ennesimo gruppo garage pop punk che sentite e/o potrebbero piacervi moltissimo. In conclusione, una delle batterie più belle degli ultimi anni l’ha suonata nel 2012 una donna, Amy Farina in The Odds dei The Evens. Una volta avevo un gruppo, suonavo la batteria. Se esistesse l’esame di Batterie Incredibili e si potesse scegliere un docente, sceglierei lei. Ah lì, altro che domanda per la lode: prendo 18 a sciupé... * Giacomo Sacchetti è nato a Cesena nel 1978, ha studiato Lettere Moderne e fa l'impiegato. Negli anni Novanta ha suonato nei Wild Bunch e nei Malia. Oggi scrive (anche) di musica su Neuronifanzine
La dj tedesca Lena Willikens si esibirà all’Almagià di Ravenna sabato 9 maggio nell’ambito della prima edizione del festival di arte e musica elettronica Loose
ELETTRONICA
Ravenna come Berlino: techno (e non solo) tra club e gallerie d’arte
Elli de Mon
Debutta a Ravenna il primo festival dedicato all’arte e alla musica elettronica. Si chiama Loose e nasce sulla scia di Club Adriatico, la serata mensile che negli ultimi due anni ha portato all’Almagià alcuni dj di caratura internazionale allo scopo di promuovere anche a Ravenna la cultura del clubbing. Il festival si terrà in tre giornate dall’8 al 10 maggio in vari luoghi di Ravenna. Ecco il programma completo con i dettagli degli artisti presenti. Venerdi 8 maggio si parte alla galleria Ninapì di via Pascoli, in centro a Ravenna, dalle 18 alle 21 con l’inaugurazione e la performance di Still, il nuovo progetto di Simone Trabucchi (Dracula Lewis, Hundebiss Records), da Milano, dedito alla rivisitazione del computerized dub e delle prima produzioni dancehall digitali. Si tratta di un concerto del tutto particolare, per drum machine, giradischi e synth. La serata inaugurale proseguirà al planetario di Ravenna con due repliche di spettacoli della rassegna Paradoxes, curata dalla compagnia Orthographe e dall’etichetta discografica Presto!? e nel corso della quale il dispositivo ottico del planetario interagisce con l'esecuzione live dando vita ad ogni incontro a un'inedita performance di suoni e luci in 3D. L’appuntamento sarà alle 21 e alle 22 (posti limitati, consigliata la prenotazione via mail: citizenkane@fannyalexander.org) con TCF, progetto musicale dell'artista norvegese Lars Holdhus, conosciuto anche per il suo lavoro nel campo delle arti visive. Le sue produzioni sono influenzate sia dalla musica concreta sia da un estetica glitch e sci-fi, ma anche da generi più legati al club come l'hardcore e la trance. La prima serata del festival terminerà al Valtorto di Fornace Zarattini (dalle 23 alle 4 di notte) con il live di Primitive Art, progetto che nasce dall’unione dei suoni di
Matteo Pit e la voce di Jim C. Nedd: il loro approccio istintivo e tribale attinge dall’immensa miniera della world music (nel 2013 è uscito il loro primo disco, Problems, per Hundebiss Records). A seguire dj-set del tedesco Privacy, reduce dall'ultima edizione del festival Berlin Atonal dove ha miscelato con padronanza wave, dub, noise, industrial e techno. Sabato 9 maggio si riparte dalla galleria Ninapì (ore 1922) con il live di Bear Bones, Lay Low, nome d’arte di Ernesto González, venezuelano da tempo trapiantato in Belgio, che costruisce atmosfere psichedeliche utilizzando suoni prevalentemente elettronici (a seguire dj-set di Hazina). Sabato si passerà poi all’Almagià (dalle 23 alle 5 del mattino) per il clou del festival, con i concerti del britannico Powell – in cui la forza e la fisicità della techno si mescola con l'attitudine post-punk e wave e con lo spirito avventuroso delle sperimentazioni – della tedesca Lena Willikens – dj di Colonia che si muove tra house tribale, acid, techno, afro e kraut – e del cesenate Lorenzo Senni, definitivamente consacrato a livello internazionale grazie agli ultimi due album per Editions Mego e Boomkat, che per definire la propria musica (sorta di de-costruzione del suono della rave culture degli anni Novanta) ha coniato il termine "pointillistic trance". Finale “soft”, domenica 10 maggio dalle 17 alle 21, in spiaggia, al bagno Ruvido di Punta Marina con Marco Unzip – una delle figure chiave nello sviluppo del movimento legato alla musica elettronica a Bologna fin dai suoi esordi ai tempi del Link per arrivare oggi a essere direttore artistico di roBOt festival – e i dj del Club Adriatico El Putiferio e Bangutot. Info: 349 7767662.
Prima volta per Loose,
festival di tre giorni con Senni, Powell, Still...
MUSICA
R&DCULT maggio 2015
9 LA ROMAGNA IN CUFFIA
L’elettronica gentile di “Wolf” degli Amycanbe
NUOVE USCITE/1
Godblesscomputers presenta “Plush and Safe” A poco più di un anno dal precedente “Veleno”, che lo ha imposto come talento della musica elettronica italiana, esce il 12 maggio per le etichette La Tempesta International e Fresh Yo! Label “Plush and Safe”, nuovo disco di Godblesscomputers, (nome d’arte del lughese Lorenzo Nadalin). Hanno collaborato al disco anche Francesca Amati degli Amycanbe (alla voce in due pezzi) e il polistrumentista Francesco Giampaoli (Sacri Cuori). La prima data del nuovo tour vedrà Godblesscomputers il 16 maggio allo Spring Attitude di Roma; il musicista lughese parteciperà poi a due festival in Francia per arrivare dalle nostre parti il 1° giugno al festival Beaches Brew di Marina di Ravenna.
di Luca Manservisi L’aggettivo più utilizzato quando si parla di loro nelle recensioni, difficile non farci caso, è “internazionale”. E in effetti cosa c’è di più distante dalla Romagna di un gruppo che suona (e canta in inglese) un sofisticato pop elettronico ispirato alla scena tedesca di Notwist e Lali Puna che a sua volta non aveva niente a che fare con la Germania e guardava agli Stereolab o comunque ai ritmi del Regno Unito? Una strada, questa, su cui ora gli Amycanbe camminano con passo sicuro, dopo gli esordi un po’ più incerti su quale direzione prendere tra folk, rock, pop e piccole sperimentazioni casalinghe. Wolf – terzo album sulla lunga distanza in dieci anni di attività uscito lo scorso 20 aprile – è il disco finora più maturo della band anche proprio per questa sua raggiunta consapevolezza. Figlio dei suoni appunto di Notwist, Lali Puna o Tarwater, per restare in Germania, e anche chiaramente degli ultimi Radiohead, ma allo stesso tempo sorta di manifesto di un gruppo con una personalità ormai ben definita che ora assomiglia soprattutto a se stesso. Un suono, quello di Wolf, che esalta l’ormai famigliare voce di Francesca Amati, sempre più lontana dalla Cat Power di inizio carriera e più vicina (per sensibilità) a una Beth Gibbons, che anche i Portishead sono evidentemente da inserire tra le ispirazioni del disco. In definitiva un altro piccolo gioiellino per gli amanti di sonorità dolci e malinconiche impreziosite da un tappeto di battiti sintetici e una elettronica gentile che ha i suoi apici in una “Bring back the grace” che poteva stare in uno dei primi dischi degli islandesi Mum, una “Fighting” emozionante con un crescendo quasi orchestrale, il chorus in cui si scioglie “5 is the number” e la più complessa “Febbraio” (tutti pezzi in cui la voce di Francesca cambia pelle, pur restando riconoscibilissima, come forse mai in passato), prima del finale con la bella ballata elettrica di “Queens” e lo strumentale di stampo post-rock di chiusura (piacevole ma forse anche un po’ inutile), in cui l’elettronica evapora in maniera piuttosto naturale. Il limite dell’album invece è paradossalmente la sua eccessiva eleganza, la sua pulizia, il rischiare a volte l’effetto patinato. In futuro non sarebbe affatto male osservare l’elettronica degli Amycanbe sporcarsi, farsi malata, e sentire magari anche la voce di Francesca andare almeno un po’ fuori controllo. Gli Amycanbe stanno presentando “Wolf” in un tour che toccherà la Romagna in maggio il 29 al Molo9Cinque di Cesenatico.
NUOVE USCITE/2
Ecco “Delone”, il ritorno dei Sacri Cuori Esce il 22 maggio per l’etichetta tedesca Glitterbeat Records (distribuzione Audioglobe) il nuovo album dei romagnoli Sacri Cuori. Si chiama Delone ed è stato anticipato dal singolo omonimo a inizio aprile, che vede come ospite la cantante australiana Carla Lippis. Si tratta del terzo album del gruppo guidato dal chitarrista Antonio Gramentieri, a tre anni dall’acclamato Rosario. La loro è una musica – prevalentemente strumentale – ispirata a blues, folk e rock americano.
ROMAGNA IN TOUR/1 THE DOORMEN
E
COSMETIC
ROMAGNA IN TOUR/2 AL
VELVET
Continua il tour di presentazione del terzo album dei ravennati The Doormen, “Abstract [Ra]”. Il 9 maggio porteranno il loro rock influenzato da suoni british e dark-wave allo storico Velvet Club di Rimini insieme ai Cosmetic, band romagnola di noise-pop con alle spalle ormai quasi dieci anni di carriera.
MIAMI & THE GROOVERS A RIMINI E DINTORNI Tante date in Romagna del tour di presentazione del nuovo disco, “The ghost king”, dei Miami & The Groovers. La band riminese con il suo classic rock di chiara derivazione americana sarà in concerto il 3 e il 16 maggio in piazzale Fellini, a Rimini, il 23 al parco Marecchia di Villa Verucchio e il 24 al “Rombo & Rock” di Montiano.
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MUSICA
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LA RASSEGNA
Da Stravinsky a John Cage A Lugo non solo lirica all’Opera Festival con Zavalloni, Kang, Bishop... Ultimi appuntamenti del Lugo Opera Festival che prosegue al teatro Rossini di Lugo il 4 maggio alle 20.30 con una serata dedicata alla vocalità contemporanea con la presenza carismatica della nota cantante bolognese Cristina Zavalloni, in trio col pianista Andrea Rebaudengo e il clarinettista Gabriele Mirabassi, tutti impegnati in un programma espressamente pensato per il festival che accosterà liriche di John Cage, Leonard Bernstein, Charles Ives e Duke Ellington a canzoni e lied di autori viventi quali John Adams, Carlo Boccadoro e della stessa Zavalloni. Dopo la parentesi con la mini-rassegna dedicata ai concerti d’organo con la voce recitante di Lucia Ferrati (martedì 12 maggio alla Chiesa del Suffragio su Lldegarda di Bingen e martedì 19 alla Chiesa del Carmine su Caterina da Siena, sempre alle 20.30), il festival riprende al Rossini il 10 maggio con la realizzazione in forma scenica di un capolavoro assoluto del Novecento, la celebre Histoire du Soldat (Storia del Soldato) di Igor Stravinsky, opera da camera su libretto di Charles-Ferdinand Ramuz, nella nuova versione ritmica in italiana curata per il festival da Vincenzo De Vivo, con la regia di Rosetta Cucchi e la partecipazione di alcuni studenti delle scuole medie superiori di Lugo appositamente selezionati dalla direzione artistica. Interpreti ne saranno la violinista Mihaela Costea, il clarinettista Daniele Titti, il pianista Matteo Angeloni e la voce recitante di Alessio Genchi. Sarà un’edizione molto innovativa del capolavoro stravinskiano, nato volutamente “povero” nel 1918 allorché Stravinsky, sfollato in Svizzera con la famiglia dopo i sommovimenti della Rivoluzione Russa del 1917, decise di immergersi nel folle progetto assieme al poeta Ramuz e al direttore d’orchestra Ernest Ansermet di scrivere un’opera per marionette da portare in giro ed eseguire nei villaggi di tutta la Svizzera. Ne scaturì un’opera geniale per piccola orchestra ispirata al mito di Faust, in cui il protagonista, un soldato di ritorno dalla guerra vende il suo violino al diavolo. Chiude il festival il 20 maggio alle 21 l’ormai decennale appuntamento in coproduzione col Festival Angelica di Bologna, la Fondazione Teatro Comunale di Modena e il sostegno della Regione Emilia-Romagna: quest’anno la prima assoluta della nuova opera «Eyvind Kang Chirality/Virginal Coordinates 2015» del raffinato compositore e violista americano di origine coreana Eyvind Kang (classe 1971) eseguita dalla MG_INC Orchestra diretta dallo stesso Eyvind Kang (che si esibisce anche alla viola) con la partecipazione straordinaria del cantante e chitarrista americano Alan Bishop, noto per essere stato la voce solista e bassista della band di rock sperimentale Sun City Girls, e conosciuto anche con gli pseudonimi Alvarius B e Uncle Jim. Alle tastiere e alla fisarmonica il pianista e critico musicale bolognese Marco Dalpane. Info: 0545.38542 e www.teatrorossini.it.
La cantante bolognese, di fama internazionale, Cristina Zavalloni sarà al Lugo Opera Festival
CLASSICA/1 PAPE GURIOLI E LA DANZATRICE ACROBATICA. POI LA FILARMONICA DI BRESCIA E BERGAMO Ultimi appuntamenti all’Alighieri di Ravenna (ore 20.30) con la stagione dell’associazione Mariani. Originale quello del 4 maggio, con lo spettacolo “Cult Memorandum” che vedrà tre artisti – il pianista Pape Gurioli, la cantante Federica Balucani e la danzatrice acrobatica Loretta Morrone – impegnati in un viaggio musicale tra brani di musica leggera e d’opera. A chiudere la rassegna, l’11 maggio, sarà la Filarmonica del Festival Internazionale di Brescia e Bergamo, nata dal festival fondato da Agostino Orizio nel 1964. Sarà guidata dal direttore del Festival Pier Carlo Orizio, che ha diretto le principali orchestre del panorama europeo. Solista nel Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov sarà l’astro del pianismo russo Daniil Trifonov.
CLASSICA/2 A FORLÌ
IL QUARTETTO D ’ARCHI E L’ORCHESTRA
MADERNA
CHIUDONO LA STAGIONE
Mercoledì 13 maggio al teatro Diego Fabbri di Forlì il quartetto Nous (violini, viola e violoncello) propone musiche di Webern, Haydn, Cajkovskij, mentre l’ultimo appuntamento con la classica al teatro forlivese è in programma il 22 maggio con l’Orchestra Maderna diretta da Filippo Maria Bressan con la partecipazione dei vincitori del concorso lirico “Forlì Musica 2015” con musiche di Rimskij–Korsakov.
MUSICA
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SPAZI CULTURALI
Sonorità sperimentali inaugurano l'auditorium San Giacomo a Forlì L'avanguardia musicale europea sarà protagonista degli eventi inaugurali del nuovissimo auditorium di San Giacomo, finalmente restituito alla comunità forlivese in primaria funzione di sala musicale, parte integrante del complesso museale e culturale di San Domenico, dopo oltre un decennio di progetti di recupero e di restauri. Nell'ampio programma di concerti, che animeranno le due intere giornate di sabato 30 e domenica 31 maggio, spiccano infatti due proposte dell'associazione “Area Sismica” che da anni, nel forlivese, si è distinta come un polo internazionale di concerti live dedicati ad ogni sorta di sperimentazione sonora. Per l'occasione, a San Giacomo si esibirà il pianista italiano Francesco Prode (il 30, alle ore 23), più che un esecutore o un interprete, un vero e proprio narratore della musica contemporanea, anche quando prende mano a partiture di "mostri sacri" come Nono, Stockhausen o Reich. A seguire (il 31, alle ore 18), in assolo con le sue ance, arriverà Evan Parker, da più di trent'anni maestro della musica radicale europea di matrice jazzistica, inesausto improvvisatore capace, anche sul piano tecnico, di raggiungere le vette dell'inaudito. Il cartellone inaugurale di San Giacomo è ricco anche di altre opportunità d'ascolto a partire dal concerto d'esordio di Catherine Jones (violoncello) e Giulia Nuti (clavicembalo) che si cimenteranno in sonate dall'op.XV del compositore barocco Giovanni Battista Cirri da Forlì. Poi, sempre sabato 30, dalle 20 alle 23 sono previste letture storiche e visite guidate all'ex chiesa trasformata in auditorium. Domenica 31 invece si ricomincia all'alba (ore 6) con un concerto d'archi del
L’ex chiesa di San Giacomo, ora auditorium nel complesso di San Domenico a Forlì
Quartetto Fauves, quindi un ulteriore "open day" (dalle 7 alle 10), e in seguito altri concerti dell'Orchestra giovanile Masini, del chitarrista Claudio Marcotulli, dell'Ensemble Maderna del Conservatorio di Cesena e infine del pianista Davide Franceschetti. La chiesa di San Giacomo rappresenta il fulcro – e l'ultimo edificio recuperato in ordine di tempo – del pregevole complesso conventuale medievale dei Domenicani, già sistemato da anni come articolato spazio espositivo per mostre temporanee, che proprio in questo periodo ospita un'ampia rassegna dedicata a Giovanni Boldini. Edificata nel XIII secolo, tra
rotagonisti Evan Parker P e Francesco Prode proposti da "Area Sismica" In programma anche altri concerti classici fra il 30 e 31 maggio
Francesco Prode Evan Parker
il 1715 e il 1719 l'interno della chiesa venne riformato sulla base di un progetto attribuito all'architetto Giuseppe Merenda, ispirato allo stile del barocchetto. Espropriato nell'epoca napoleonica, l'edifico ha perso la sua funzione religiosa per essere utilizzato con funzioni più prosaiche e infine abbandonato fino agli anni '70 del '900, quando all'apice dell'incuria ha subito il crollo del tetto e lo sventramento delle strutture. Dopo una lunga e sofferta fase di ristrutturazione, restauro e di progettazione (si pensò anche di recuperarla come teatro cittadino), infine ha prevalso l'indirizzo dell'auditorium. Il recupero architettonico e funzionale porta la firma dell'architetto forlivese Gabrio Furani, sotto l'egida del Mibac, della Soprintendenza locale e dell'Ibc regionale, con il cospicuo sostegno finanziario della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì. In effetti, lo spazio vanta oggi notevoli caratteristiche polivalenti, fra cui una cavea pavimentale ideata a suo tempo per una platea "a scomparsa" automatizzata, in modo da potere utilizzare la sala sia per eventi spettacolari o convegnistici, sia come grande spazio espositivo. Attualmente il dispositivo, anche per ragioni di costi, non è completato ma restano le potenzialità strutturali, in attesa di tempi migliori. Sta di fatto che l'attuale vocazione "sonora" di San Giacomo ha suscitato anche l'interesse della prestigiosa manifestazione musicale Ravenna Festival, che finora ha aperto un rapporto di collaborazione con Forlì e la Fondazione della Cassa dei Risparmi sul fronte dei musical al palasport, ma che potrebbe essere allargato ad altri importanti eventi concertistici, proprio nel nuovo auditorium. Fausto Piazza
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TEATRO
di Linda Landi
Quarant’anni dopo la prima rappresentazione è diventato un successo su scala mondiale che non risente del peso del tempo, pur tradendo la decade di cui è figlio (o meglio, genitore, se si guarda alla cronologia): il Rocky Horror Show, con la sua commistione di glamour, rock asciutto e virulento, e comicità provocatoria, che da quel lontano 1973 in cui vide i natali in un piccolo teatro del West End londinese, si è ormai ricollocato in una dimensione atemporale di sempreverde capace di appassionare anche i giovanissimi. Grazie all’intuizione di Richard O’Brien, attore a caccia di fortuna dopo esser stato silurato dal cast di Jesus Christ Superstar, in cerca dello “spettacolo che anche lui avrebbe voluto vedere”, e alla regia di Jim Sharman, è ancora oggi tra i musical più rappresentati al mondo, con i suoi 20 milioni di spettatori all’attivo. Negli Anni ’70 fu un vero inno alla libertà e alla trasgressione, che lanciò il guanto della sfida al perbenismo residuo dei suoi tempi (la coppia di candidi fidanzatini “traviati” sessualmente dallo scienziato pazzo trans e pure alieno) imponendosi immediatamente con personalità appassionata e assurgendo presto allo status di classico, complice la natura pop del musical. Nel 1975 arriva anche l’adattamento su pellicola dello stesso Sharman, che duetta ancora con Richard O’Brien (il sinistro maggiordomo Riff Raff) per portare al cinema quello che diventerà rapidamente un film di assoluto culto, al pari della controparte teatrale, con il dilagare della mimica indimenticabile dei personaggi. Ancora protagonista Tim Curry (lo scienziato pazzo FrankN-Furter) e il cuore degli interpreti originali, insieme alla giovane Susan Sarandon nel ruolo della fidanzata Janet. Tradito inizialmente dagli incassi, come ogni film che riesce a fare breccia nell’immaginario collettivo, cresce poi negli anni chiudendo il cerchio sul mito del musical e attraversando così le generazioni, grazie alla sfrontatezza della forma, la fisicità audace degli interpreti, l’originalità nella rilettura dei moltissimi riferimenti. Dal 22 al 24 maggio sarà in calendario per il Ravenna Festival (PalaCredito di Romagna, Forlì), in una sola tappa italiana insieme a Milano, ma si tratta in realtà di un focoso ritorno per il nostro territorio: infatti trentacinque anni fa il musical fece irruzione nella “swinging Ravenna” di inizio Anni ’80, quella in cui si saggiava la nascita del teatro postmoderno, la musica elettronica, il design e le mostre di nuovi collettivi. Franco Masotti, direttore artistico del festival, ci ha lasciato qualche impressione da insider sul Rocky Horror di allora e di oggi. ˙La chiave del suo successo è la dimensione liberatoria e divertita. Oggi ha perso molto della sua portata sovversiva e ha acquisito in cambio una valenza educativa: ormai fa parte della storia, anche grazie a un film che ha quattro stelle sul Mereghetti, un riconoscimento riservato a pochi. É un lavoro denso di citazioni colte, da American Gothic, alla Creazione di Michelangelo; inoltre la coppia di fidanzatini pudici proiettata in un mondo di forti cedimenti (soprattutto maschili) è lo specchio dell’epoca: l’onda lunga degli Anni ’60 e della “Swinging London”». Il pub-
RAVENNA FESTIVAL/1
Il ritorno del liberatorio Rocky Horror Show Il direttore artistico Franco Masotti sul musical di culto in scena a Forlì dal 22 al 24 maggio
blico, Masotti dice di immaginare di «di rivedere in buona parte lo stesso pubblico di allora, anche se nessuno (suppongo) si scandalizzerà più: il travestimento non fa più scalpore e i dibattiti sul tema gender sono all’ordine del giorno, anche se il non voler ammettere la propria parte femminile ancora persiste nelle giovani generazioni di romagnoli,
così come l’impatto in un paese a prevalenza cattolica in parte si fa ancora sentire. E il Rocky Horror è allo stesso tempo un allegro girone dantesco di peccatori non pentiti e recidivi, la dimensione ecumenica dell’amore senza differenze e senza esclusioni, un’esaltazione delle coppie di fatto, nell’insieme di un vero “rock’n roll musical” (come Jesus Christ Superstar) nella versione originale, assolutamente non facile da avere». Va detto anche che, quest’anno, non è il solo spettacolo trainante del Festival a toccare il tema gaytrans, spiega ancora il direttore: «anche Car Man di Bourne è molto trasgressivo, ma più cupo e con rimandi al cinema dark, così come anche il Michael Clark che coreografa su musiche dei Sex Pistols è indubbiamente parte dell’Inghilterra trasgressiva. Viene da chiedersi quindi cosa rimanga oggi della rivoluzione sessuale del ’68: forse la trasgressione oggi è nella tv ed è quella formato famiglia dell’Isola dei Famosi¨. Una menzione speciale sul tema “travestimento”, nella sua accezione più giocosa e leggera: forse non tutti sanno che esiste una consolidata tradizione tra i fans del Rocky Horror, ovvero presentarsi alle repliche degli spettacoli vestiti come il proprio personaggio preferito. Al Cinema Mexico, a Milano ne hanno addirittura fatto un appuntamento fisso per trent’anni. E anche gli organizzatori del Festival caldeggiano costumi e danze scatenate. Quindi, per dirla come il Dr. Frank-N-Furter, don't dream it, be it (“non sognatelo, siatelo”).
L’ANTICIPAZIONE IN ARRIVO UNA BOHÈME IN MUSICAL PER LA REGIA DI CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI «Adoro il musical, un genere sottovalutato, non sempre considerato per la sua ampia espressione artistica che portando in scena musica, canto, recitazione, danza, in fondo è l'erede, l'evoluzione moderna, della tradizione operistica». Parola di Cristina Mazzavillani Muti. La presidente del Ravenna Festival non nasconde la sua passione per i grandi spettacoli creati a Broadway e nel West End londinese, che fra l'altro condivide con i condirettori artistici del festival e che ormai una decina fa l'ha convinta a tenere a battesimo la fondazione a Ravenna di un'Accademia del Musical, tuttora vivace e frequentata da molti adolescenti, sotto la guida di Laura Ruocco. D'altra parte il Ravenna Festival nelle ultime edizioni, coinvolgendo la città di Forlì (e con il sostegno della locale Fondazione della Cassa dei Risparmi), ha inserito nel cartellone produzioni originali di grande successo come Cats, Mamma Mia ed Evita, e quest'anno il fantasmagorico Rocky Horror Show che va in scena nel capiente PalaCredito di Romagna a fine maggio, uniche repliche in Italia, oltre a quelle allestite a Milano. E va sottolineato che i rapporti fra opera lirica e musical evocati da Cristina Muti non solo solo un'interpretazione della storia dello spettacolo, ma un progetto in via di realizzazione che dovrebbe debuttare a Ravenna in autunno, proprio su di una sua un'idea e la sua regia. «Il grande Giacomo Puccini con le sue opere è stato un precursore del musical, dei capolavori musicali di Cole Porter, George Gershwin, Leonard Bernstein... Così ho pensato di realizzare una Bohème in forma di musical, in collaborazione con alcuni musicisti dell'Orchestra Cherubini. Qualcuno penserà a un "peccato mortale", ma vi garantisco che sarà uno spettacolo pulito e rispettoso del genio pucciniano». (fa. pi.)
TEATRO
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RAVENNA FESTIVAL/2
FORLÌ
Una scultura di luce e suono a Comacchio con Pirelli e Gibran
Un “Presidio” multidisciplinare Il direttore sulla XII edizione del festival Ipercorpo alla Fabbrica delle candele di Matteo Cavezzali
Arpa di Luce di Pietro Pirelli, l’installazione per Ravenna Festival a Comacchio, è una grande scultura di luce sui Trepponti nonché un vero e proprio strumento musicale che viene suonato sia “pizzicando” direttamente le corde virtuali costituite da raggi di luce laser che lanciando lunghi pendoli che, intercettando i laser, generano un’infinita melodia ipnotica. Per tre sere, dal 29 al 31 maggio, i Trepponti di Comacchio saranno trasformati in un grande strumento musicale luminoso che riverbera su archi, mura e canali. Arpa di Luce (installazione a cura di Agon) si presenta ogni volta in una nuova veste, traendo ispirazione dal luogo e dalla sua storia come è stato a Venezia nell’ambito della Biennale. A Comacchio l’arpa potrà essere percepita come una rete tirata fra le due torri, a sbarrare il passo verso il mare. L’arpa così disposta avrà 11 corde che saranno lambite da altrettanti pendoli di lunghezza a scalare che, una volta avviati, creeranno un canto infinito, generato dal continuo trasformarsi di figure a serpentina, quasi una metafora del percorso di un’anguilla. Da questa rete di luce attraversata dal moto sinuoso dei pendoli si dipaneranno anche una serie di eventi luminosi e sonori, lambendo superfici d’acqua, arcate e muri. L’arpa verrà anche suonata da Pirelli con brevi performance alle quali si unirà (oltre a Gianpietro Grossi) lo straordinario suonatore di liuto Wisam Gibran, con cui Pirelli ha tenuto un concerto nel centro di Nazareth in Palestina. L’istallazione è visibile da entrambi i lati del ponte ed è ad accesso gratuito.
Il teatro italiano è molto apprezzato all’estero, ma non sono molti i gruppi che riescono a portare i propri spettacoli in festival o in teatri stranieri. Con l’intento di mostrare a organizzatori stranieri alcuni spettacoli italiani è nato dodici anni fa Ipercorpo, il festival di Città di Ebla diretto da Claudio Angelini che quest’anno si svolge dal 28 al 31 maggio. Quest’anno avete chimato l’edizione del festival “Presidio”, un titolo molto simbolico in tempi in cui i fondi per la cultura scarseggiano. «Presidiare è mantenere una posizione, ha una valenza politica. È mantenere un avamposto. Il festival ha una grossa valenza rispetto al nome che porta. È il decimo anno che organizziamo Ipercorpo a Forlì, ed è la dodicesima edizione contando le due svolte a Roma. Quest anno l’abbiamo titolato “Presidio” proprio per dire che noi siamo qui e resistiamo. Purtroppo per motivi di agibilità non potremmo fare spettacolo negli spazi del Atr, il vecchio deposito degli autobus, dove siamo di solito. Ma rimarremo nel centro di Forlì, alla Fabbrica delle candele, un luogo con grandi potenzialità e, dall’altra parte del centro, Palazzo Romagnoli e la Galleria Marcolini. Come mai non sarete più al ex-deposito degli autobus? «È chiuso per dei lavori di bonifica, speriamo che si possano riusare il prossimo anno. Siamo in una fase di transizione». Oltre al teatro ci sarà molto altro… «Abbiamo una smaccata declinazione multidisciplinare. Oltre al teatro ci sarà la musica, componente stabile del festival da anni, e l’arte contemporanea che vedrà esposta la collezione Verzocchi di opere d’arte sul tema del lavoro. Davide Serri segue la parte di arte contemporanea e ha invitato artisti come Davide Rivalta, autore anche dei gorilla in palazzo di giustizia a Ravenna e delle bufale a Sant’Apollinare in Classe. A Forlì esporrà due sculture imponenti di animali, che simboleggiano appunto il presidio, una davanti ai Musei San Domenico». Per il teatro, come si riesce a portare a Forlì organizzatori teatrali da tutta Europa? «Samo entrati a far parte di una piattaforma internazionale con Iago studio, quest’anno verranno sedici operatori da sedici paesi europei, dall’Estonia alla Svizzera». Che spettacoli vedranno organizzatori e pubblico? «Il nostro spettacolo Suite Michelangelo, che ha debuttato alla Sagra Malatestiana di Rimini. Il Teatrino Giullare con Finale di partita di Beckett. Dewey Dell, il gruppo dei figli di Romeo Castellucci che vivono tra Berlino e l’Inghilterra. I danzatori Paola Bianchi e Alessandro Bedosti e il gruppo nanu, con cui collaboriamo da tempo e che è il nostro asse con Ravenna, un ponte tra le due città. I nanou saranno presenti con un site-specific con cui occuperanno gli uffici della Fabbrica delle candele». A quali festival fate riferimento come modello di creazione di un percorso che dall’Italia diventa internazionale? «Per primo sicuramente il lavoro di Silvia Bottiroli al Festival di Santarcangelo e al suo sguardo alla scena internazionalizzazione. Anche se non ci vogliamo confrontare con una realtà storica come Santarcangelo. Altri festival che guardiamo con interesse sono Drodesera Fies Festival a Dro in Trentino e il festival di danza Nid Platform a Bergamo». Come mai gli spettacoli italiani girano poco all’estero rispetto agli spettacoli francesi? «Abbiamo problemi scarsa competitività per girare all’estero, gruppi francesi per esempio ricevono sovvenzioni pubbliche per tournée all’estero che portano lustro alla Francia. L’Italia è vista come un faro della ricerca. Molti vengono a vederci, ma poi non avendo sostegni economici alle tournée fanno fatica a ospitare gli spettacoli…» Quest’anno ospitate spettacoli molti diversi tra loro, dalla ricerca più radicale a Beckett con le marionette, come scegliete le compagnie da ospitare conciliando generi diversi? «Il teatro è una forza espressiva che può articolarsi in diversi ambiti. Non faccio una crociata al teatro di parola, come alcune compagnie di ricerca. Credo che la complessità linguistica del teatro debba favorire il superamento delle vecchie barricate tra generi. Come direttore del teatro di Forlì abbiamo diviso il programma in categorie: contemporaneo, prosa e danza, ma molti lavori sfuggono a questi canoni e ci mettono in difficoltà, per fortuna! Sono termini da superare. Abbiamo performance che sono quasi un concerto, come quella dei Dewey Dell, fino alla lirica che abbraccia il teatro contemporaneo come gli spettacoli prodotti dalla Sagra Malatestiana di Rimini oppure, come ricordavi, i pupazzi del Teatrino Giullare, uno spettacolo molto amato che gira da più di dieci anni». È il dodicesimo anno che organizzate Ipercorpo, come sono cambiate le compagnie che compongono la scena italiana in questo decennio? «Il teatro, quello vero, è quello che rischia, che osa e che vive. Ce n’è tanto. Segue carnalmente la società e spesso approfitta dei problemi che attraversa per arricchirsene poeticamente. La nascita, la morte, la trasformazione stilistica dei gruppi teatrali è naturale. Sarà poi la critica a identificare correnti e raggruppamenti per creare delle teorie. Il pericolo del teatro di oggi è che si sta “normalizzando”. La riforma del Fus (Fondo unico per lo spettacolo, ndr) va in questa direzione, premiare le realtà più statiche Un’immagine da e penalizzare quelle più dinamiche. Le scelte della Regione vanno in questa direzione. Finale di partita Così si mettono a rischio le realtà più piccole. Se certo teatro non riesce a essere visto messo in scena da muore. Molti festival stanno scomparendo. L’artista però deve fare qualcosa delle conTeatrino Giullare dizioni che lo circondano, non devono essere le condizioni a fare qualcosa di lui. Se le condizioni si inaspriscono bisognerà trovare nuove strade per viverle e teatralizzarle. Fare teatro è rischiare e non recitare uno spettacolo».
«Credo che
la complessità linguistica debba favorire il superamento delle vecchie barricate tra generi
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TEATRO
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CONTEMPORANEO
COMICO
Donne tra la vita e la morte Le sorelle Macaluso di Emma Dante in scena al Fabbri di Forlì
Gigi Proietti con i suoi Cavalli di Battaglia Gigi Proietti torna ad esibirsi dal vivo con lo spettacolo, Cavalli di Battaglia, uno show che ripropone il meglio del suo repertorio. Tra canzoni, sketch e monologhi, Gigi Proietti sarà in scena anche in Romagna, a Cesena, al Carisport il 23 maggio.
OPERA
La stagione del contemporaneo del Diego Fabbri di Forlì chiude con uno spettacolo di Emma Dante. Domenica 3 maggio (alle 21) va infatti in scena il pluri-premiato (ha ricevuto nel 2014 i due più prestigiosi Premi Ubu, quello come miglior spettacolo dell’anno e come miglior regia) Le sorelle Macaluso una “storia matriarcale” di una famiglia di sette donne. La famiglia è formata da sette sorelle, tutte femmine, Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella, morta qualche anno prima. Dopo la cerimonia, le sorelle si fermano a ricordare, evocare, rinfacciare, sognare, piangere e ridere della loro storia. È il funerale di una di loro. I morti stanno in fondo, pronti ad apparire e a scomparire, pronti a portarsi via la defunta mentre una strisciata di scotch sul pavimento segna il confine tra qua e là. Emma Dante è un’artista la cui fama ha da tempo travalicato i confini nazionali. Regista di prosa, artefice di un teatro sanguigno che racconta in palermitano stretto di famiglie terribili, di omicidi, incesti, di donne forti e violente, nel 2012 ha firmato la regia della Carmen diretta da Daniel Barenboim, inaugurando la stagione de La Scala. Di questo ultimo spettacolo la regista scrive: «Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere in fondo. In fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Che danza. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono delle facce, tre, cinque, sette, undici facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Le sorelle Macaluso sono uno stormo di corvi neri che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte».
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I Fanny debuttano nella lirica con Il flauto magico Sabato 16 maggio 2015, nella Sala Bibiena del Teatro Comunale di Bologna debutta Die Zauberflöte – Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart, una nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna con la compagnia ravennate Fanny & Alexander. Si tratta del debutto nella regia lirica per il gruppo di ricerca ravennate molto atteso anche in Romagna. Da Santarcangelo si organizza il viaggio in pullman per vedere lo spettacolo il 23 maggio.
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CINEMA
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CONTROCINEMA
I cortometraggi? Hanno fatto la storia Un excursus tra gli short-film prima che diventassero un fenomeno sociale più che artistico
Un fotogramma di “La Jetée” del francese Chris Marker (1962)
di Albert Bucci *
A Ravenna è il mese dei cortometraggi, grazie al festival Corti da Sogni, quest'anno dal 13 al 16 maggio al teatro Rasi. I corti attualmente sono un fenomeno più sociale che artistico. Le nuove tecnologie rendono possibile a chiunque girare un corto con un telefonino e divulgarlo su canali internet di massa: il che porta da un lato a una “democrazia” del cinema, ma dall'altro a una globale “mediocrità” immersa nel mare magnum della rete che associa il corto a qualcosa di troppo facile e amatoriale per essere vero cinema. Rimane così forte il preconcetto che un cortometraggio sia un film “minore”, “piccolo”, buono al più per qualche minuto di svago. Il che può essere vero solo in termini statistici. Cortometraggio (short-film, in inglese) indica semplicemente un film sotto una certa durata. Non esiste accordo universale sul limite temporale, esattamente come in letteratura non esiste uno numero fissato di pagine per distinguere tra racconto e romanzo. Lo standard più diffuso dice che un film corto dovrebbe durare meno di 30 minuti; ed è però lo stesso standard secondo il quale un film normale dura almeno 80-90 minuti – con buona pace di chi fa un film lungo “solo” 70 minuti... Ma quali sono le origini di questo standard? Scrivendo di corti, è necessario ripercorrere l'intera storia del cinema. Il cinema, sia come intrattenimento che come arte, non nasce con durate prestabilite. I primi registi creavano i loro film senza alcuna costrizione di tempo. Lo spettatore poteva così assistere sia a opere dalla lunghezza wagneriana quali Intolerance di David W. Griffith o Napoléon di Abel Gance, che a film brevi che erano all'epoca la maggioranza delle pellicole realizzate:
al 13 al 16 maggio il festival di Ravenna Dstandard dice che un corto dovrebbe durare
Lo
meno di 30 minuti mentre un “lungo” non meno di 80 o 90 minuti. Ma da quando?
basti citare i Viaggi sulla Luna di Georges Méliès e le sempre bellissime comiche degli anni ’10 e ’20 di Charlie Chaplin, Buster Keaton, Stanlio e Ollio; o i cartoni animati di Walt Disney. Anche il cinema d’avanguardia degli anni ’20 e ’30 produsse moltissimi capolavori brevi: tra i più noti, il surrealista Le Chien Andalou di Luis Bunuel e Salvador Dali; il Ballet Mécanique dell'artista Fernand Léger; La coquille et le
Un fotogramma di uno dei classici cartoni animati di Tex Avery
clergyman di Germaine Dulac; Entr'Acte di René Clair; L'étoile de mer di Man Ray; Zero in condotta di Jean Vigo. I film brevi sono dunque stati, fin dall'inizio, una delle modalità narrative preferite. È solo dagli anni ’20 che Hollywood introdusse il canone del film lungo tra i 75 e i 90 minuti, per meglio gestirne la commercializzazione in sala: standard che è rimasto quello attuale.
Ma nei decenni successivi, e fino ai giorni nostri, il film breve non è mai scomparso e ha spesso rappresentato un formato con cui confrontarsi. L'arte della brevità è perfetta, ad esempio, nei film di animazione, sempre legati al formato breve dai classici cartoni animati di Tex Avery, Chuck Jones, Hanna e Barbera e della Pantera Rose, alle sofisticate sperimentazioni del canadese Norman McLaren, fino ai crudeli personaggi dell’inglese Phil Mulloy. Dove meglio si coglie forse la natura del cortometraggio di fiction è nei film a episodi, genere che esplose dagli anni ’50 soprattutto in Italia e in Francia. La creatività dei grandi autori potè così esprimersi anche in film brevi, spesso diventati più famosi dell'intera antologia. Dino Risi diresse I mostri, 20 corti
sulla società italiana del boom economico. Di Pasolini si ricordano due bellissimi film brevi: La Ricotta, con Orson Welles, contenuto in Ro.Go.Pa.G., film di 4 episodi i cui altri tre registi erano Rossellini, Godard e Gregoretti; e Cosa sono le nuvole con Totò, episodio di Capriccio all'italiana. Oppure Amore e rabbia del 1969: corti diretti da Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard, Carlo Lizzani. In Francia, la Nouvelle Vague produsse memorabili corti nel film I sette peccati capitali (1962), con regia di Claude Chabrol, Eugène Ionesco, JeanLuc Godard, Roger Vadim. E poi, andando avanti in ordine sparso, Coffee and Cigarettes, corto di Jim Jarmusch del 1986 con Benigni, dal quale Jarmusch poi girò altri dieci corti sullo stesso tema, che furono montati nell'omonimo film del 2003; e New York Stories del 1989: tre corti firmati Scorsese/Coppola/Allen... Il genere corto ha sedotto anche molti artisti tetrali: da Samuel Beckett, che nel 1964 scrisse la sceneggiatura per il meraviglioso corto sperimentale Film, di 22 minuti, interpretato da un vecchio Buster Keaton intrappolato in una tipica storia beckettiana dell'assurdo; a Romeo Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio, che ne 1995 diresse il visionario film breve Brentano, tratto dal racconto di Robert Walser. Alla fine di questo breve e limitatissimo excursus nella storia del cortometraggio, dedico alcune righe al mio film breve preferito di tutti i tempi: La Jetée, del francese Chris Marker, 1962, film di fantascienza post-apocalittica. La Jetée ha una tecnica particolarissima: non è girato in pellicola, ma è un fotoromanzo, cioè una sequenza di fotografie in bianco e nero fisse e montate, con la voce narrante che racconta l'intera storia. All'aeroporto di Orly, un bambino assiste all'omicidio di un uomo. 30 anni dopo, è finita la terza guerra mondiale, lasciando i pochi superstiti a vivere sottoterra. Il bambino, ora uomo, viene mandato indietro nel tempo, cercando di trovare nel passato il rimedio alla devastante radioattività del suo presente. L'uomo è ossessionato, fin da allora, dall'omicidio a cui assistette. Nel suo viaggio nel tempo, si innamora di una donna del passato. L'amore nel passato contro la desolazione del suo tempo; l'umo vorrebbe rimanere con lei, in quel tempo che fu il suo e ora non lo è più, ma... Non racconto il finale; cercate in dvd o su internet questo sublime, commovente e metafisico film breve, del quale Terry Gilliam fece un famoso remake nel 1995: L'esercito delle 12 Scimmie, con Bruce Willis, Brad Pitt e Madeleine Stowe. P.s. Tutti i film brevi citati sono su youtube o siti simili. * Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura e Tecniche della Narrazione presso la Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.
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LIBRI
L’INTERVISTA
«I miei libri? A strati, come una millefoglie» Andrea De Carlo: «Scrivo a stesure successive finché non ho ottenuto il risultato che stavo cercando» «Vivrei solo negli stadi intermedi, se potessi, senza punti di partenza e di arrivo o scopi da raggiungere; me ne starei immerso in un continuo traballamento provvisorio riparato dal mondo, con pensieri circolanti non focalizzati, in attesa di niente. (O in attesa di tutto: cambiamenti e trasformazioni e aperture di nuovi orizzonti sorprendenti da un secondo all'altro)», scriveva Andrea De Carlo in Uto (Bompiani). Era il 1995, nel frattempo, “in questo continuo traballamento” che è la vita ha scritto molti libri, canzoni, sceneggiature e non solo. Venerdì 22 maggio alle 21 sarà ospite di Scrittura Festival a Ravenna sul palco di Piazza dell’Unità d’Italia. Ecco chi è oggi Andrea De Carlo. Con Cuore primitivo è arrivato al diciottesimo romanzo, come è cambiato il suo modo di scrivere dai tempi degli esordi con Treno di panna? Si può dire che ha passato diverse fasi, mutando il suo stile? «Quando ho scritto Treno di panna il mio stile era influenzato dal cinema, dalla fotografia e dalla pittura iperrealista, avevo un approccio quasi da studioso di comportamenti animali. Poco alla volta il mio interesse si è spostato sulla ricerca psicologica, e mi ha interessato sempre meno rappresentarmi attraverso degli alter ego, cercando invece di esplorare personalità lontane dalla mia». In questo romanzo, come aveva già fatto in altri suoi libri, le voci narranti sono diverse. Questo tipo di racconto con più punti di vista come altera la fruizione della storia dal punto di vista di un lettore? «Credo che una variazione continua di prospettiva permetta a chi legge di apprezzare la complessità di ogni esperienza, e la soggettività di ogni percezione. Dal mio punto di vista mettermi nei panni di personaggi molto diversi tra loro, e da me, è una sfida continua, sorprendente e stimolante». La storia inizia con il tetto di una casa che lascia filtrare dell’acqua, per ripararlo viene chiamato un costruttore, Ivo, che si scopre nascondere dei segreti. Un tetto rotto che ci introduce alla storia di una coppia in crisi. Che importanza hanno i simboli nei suoi romanzi? «Ne hanno molta. I miei romanzi sono fatti a strati, come torte millefoglie, e uno degli strati contiene simboli». Il 22 maggio sarà ospite di Scrittura Festival, se dovesse dare una definizione della parola “scrittura”? «È un modo di tradurre, con accuratezza variabile a seconda di chi scrive, pensieri che a loro volta sono traduzioni di sensazioni». Lei ha un metodo di scrittura? «Parto da un’immagine iniziale, che poi si traduce nell’incipit del romanzo. Non faccio mai piani molto dettagliati, ma scopro la storia strada facendo,
In alto Andrea De Carlo nello studio del talent televiso “Masterpiece”
«Una variazione di prospettiva permette a chi legge di aprrezzare la complessità di ogni esperienza
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come fosse un viaggio con ampi margini di imprevisto. Scrivo a stesure successive, e non smetto finché non ho ottenuto il risultato che stavo cercando». Per il festival tornerà in Romagna. Con un romagnolo, Federico Fellini, lavorò al suo progetto più ambizioso ispirato a Carlos Castaneda. Il film non andò in porto, ma da quella viaggio in Messico con Fellini nacque il suo libro Yucatan. A trent’anni di
«Chiunque sia dietro il nome
di Elena Ferrante non è certo una voce pura e ingenua, lontana da grandi giochi commerciali
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distanza cosa ricorda più vividamente di quella esperienza? «La curiosità di Federico Fellini, la sua capacità di stupirsi delle cose. La nostra amicizia, la condivisione di impressioni e sensazioni. Poi l’aspetto avventuroso e inquietante di quel viaggio, che da Los Angeles ci portò tra le piramidi maya di Chichén Itzá, tra messaggi oscuri, inseguimenti, incontri, scoperte». È stato giudice del primo talent show sulla scrittura, Masterpiece, Come valuta questa esperienza a posteriori? Che relazione c’è tra la scrittura, in cui esistono solo delle parole sulla carta, e la televisione, dove esiste solo l’immagine? Che importanza ha l’immagine nella letteratura contemporanea?
«È stata un’esperienza interessante. In realtà raccontare attraverso la televisione un romanzo in formazione è impossibile; è invece possibile raccontare le persone che scrivono, ma per farlo ci vorrebbe una forma molto più libera di quella implacabilmente rigida del talent show. Quanto all’importanza dell’immagine, è grande per gli scrittori occasionali, famosi per altre ragioni. La letteratura vera è quasi assente dai media». Un’ultima domanda. In questi giorni è uscita la dozzina del Premio Strega dalla cui giuria lei è uscito per protesta. Pensa che se vincesse una autrice come Elena Ferrante, che scrive per la piccola casa editrice e/o e non per una major, si potrebbero superare le critiche che faceva al premio di essere monopolizzato dai grandi editori? «Non credo. Elena Ferrante ha sponsor influenti, i suoi libri hanno venduto centinaia di migliaia di copie, ne sono stati tratti due film e tra poco una serie televisiva. Chiunque ci sia dietro quel nome, non è certo una voce pura e ingenua, lontana dai grandi giochi commerciali». Matteo Cavezzali
LIBRARIA SE L’EDITORE
DIVENTA UN ARTISTA: CONVENTION ALLA CLASSENSE
Dal 28 al 30 maggio si svolge a Ravenna Libraria, una convention-mostra del libro d'arte e d'artista internazionale. Il focus dell'evento che si svolge nell'arco di quattro giornate, è indirizzato alla produzione editoriale di ricerca. I chiostri francescani ospitano Printville una selezione delle migliori case editrici europee. Sempre nei chiostri verrà dedicato uno spazio ai libri prodotti dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia e una selezione dei libri d’artista di Claudio Parmiggiani appartenenti alla Collezione stessa. Nell’ambito del progetto viene allestita nell’Aula magna della biblioteca Classense la mostra “Magdalo Mussio. Il designer dimenticato” dedicata a uno degli artisti italiani protagonisti, in particolare con la casa editrice Nuova Foglio, dell’editoria d’arte in Italia negli anni ‘60/’70. La Collezione Maramotti presenta il libro-opera di Alighiero Boetti Insicuro noncurante (1975) alla Biblioteca Classense. Nell’ambito dell’iniziativa sono previsti incontri con artisti, galleristi, bibliofili (Emilio Isgrò, Franco Vaccari, Massimo Minini, Giorgio Maffei, Jan Van der Donk…). Un momento di incontro diretto tra editori e pubblico di collezionisti, chiamati appositamente a Ravenna per incentivare la diffusione del libro d’artista e favorire le dinamiche del collezionismo. Il programma completo sarà consultabile dal 7 maggio sul sito: http://www.librariaravenna.it/#top.
LIBRI
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IL FESTIVAL
Da Grossman a Piccolo, parole in piazza Con la seconda edizione di ScrittuRa tornano a Ravenna incontri, mostre e laboratori IL PROGRAMMA Lunedì 18 maggio: ore 17 e 19 – Il castello dei destini incrociati, spettacolo per bambini di Tanti Cosi Progetti – Giardini Pensili della Provincia Martedì 19 maggio: ore 17 - Inaugurazione itinerante mostra Autografie - partenza Biblioteca Classense Mercoledì 20 maggio: ore 18.30 - Carmelo Sardo – Caffè Letterario
David Grossman
Lo scorso anno, al suo esordio, fu un successo di pubblico, quest’anno per la seconda edizione, promette di non essere da meno. Dal 18 al 24 maggio torna ScrittuRa Festival in vari luoghi di Ravenna, con il cuore che resta la piazza dell’Unità d’Italia, adiacente alla piazza del Popolo, fino a Palazzo dei Congressi, dalla Biblioteca Classense al Mar, dal Caffè Letterario ai chiostri dell’Oriani ai giardini pensili della Provincia, sempre organizzato dall’associazione Onnivoro, sempre sotto la direzione artistica di Matteo Cavezzali. Tra i nomi più attesi (oltre ad Andrea De Carlo che intervistiamo nella pagina a fianco) c’è sicuramente David Grossman, tra i più importanti autori israeliani, i cui romanzi hanno segnato l’immaginario di diverse generazioni. Tra i titoli più noti i best seller Qualcuno con cui correre, Che tu sia per me il coltello, A un cerbiatto somiglia il mio amore fino al più recente Applausi a scena vuota, tutti editi in Italia da Mondadori. Grossman dialogherà con Marino Sinibaldi, giornalista e direttore di Radio
Giovedì 21 maggio: ore 17 - Massimo Cacciari e Alberto Giorgio Cassani – Biblioteca Classense; 18.30 Lidia Ravera – chiostri Emeroteca
Francesco Piccolo
Rai 3. Di sicuro interesse anche la presenza di Francesco Piccolo, vincitore del premio Strega 2014, che presenterà un reading in piazza dell’Unità d’Italia, tratto dall’esilarante Momenti di trascurabile infelicità. Sarà ospite anche l’acclamato Marco Missiroli, autore del recente romanzo Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli). E poi ancora ci sarà Carlo Lucarelli, scrittore noir tra i più amati, autore per Rai 3 del programma Blu Notte, che parlerà della sua scrittura tra giallo e romanzo per ragazzi. E ancora ci sarà Lidia Ravera, diventata scrittrice di culto negli anni della contestazione studentesca con Porci con le ali e ora in libreria con Gli scaduti. Carmelo Sardo parlerà di Malerba, la biografia dell'ergastolano artefice di una strage camorristica, con cui ha vinto il premio Leonardo Sciascia. Torna anche il corso di scrittura alla sala conferenze del Mar che quest’anno vedrà nel ruolo di docenti Lorenza Ghinelli, affermata scrittrice e docente di
corsi di scrittura per la scuola Holden fondata da Alessandro Baricco; Christian Raimo, autore per Einaudi e Minimum Fax, che parlerà di scrittura autobiografica; Eugenio Baroncelli, autore per Sellerio di libri molto originali per stile narrativo e composizione, e vincitore del premio Mondello. Si parlerà anche di editoria con Jacopo De Michelis responsabile narrativa Marsilio Editore. Oltre agli incontri, sono in programma letture, spettacoli di teatro, eventi per bambini, visite guidate letterarie e altro ancora. Per l’occasione saranno allestite cinque mostre: Autografie con le opere di venti artisti selezionati da Crac Centro Ricerca Arte Contemporanea, una performance di arte di strada a cura di Dimensione Variabili, Graphiste da Bonobolabo, Giovani Autografie degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, una degli studenti del Liceo Artistico Nervi. Tra i media partner Minima & Moralia, Addio Gutenberg e anche Ravenna&Dintorni.
Venerdì 22 maggio: ore 9.30 – lezione di scrittura di Lorenza Ghinelli – Mar; ore 18.30, Carlo Lucarelli, Piazza dell’Unità d’Italia; ore 21 Andrea De Carlo, Piazza dell’Unità d’Italia Sabato 23 maggio: ore 9.30, lezione di scrittura di Eugenio Baroncelli, Mar; ore 18.30, David Grossman, Palazzo dei Congressi; ore 21, Francesco Piccolo, Piazza dell’Unità d’Italia Domenica 24 maggio: ore 9.30, lezione di scrittura autobiografica di Christian Raimo, Mar; ore18.30: Jacopo de Michelis, Marsilio Editore, Piazza dell’Unità d’Italia; ore 21 Marco Missiroli, piazza dell’Unità d’Italia. MOSTRE: Autografie di Crac Arte (20 artisti), Dimensioni Variabili Alunni Accademia di Belle Arti e Liceo Artistico Scrittura come street art a Bonobolabo; Libraria – l’editore come artista (vedi pagina 16).
Anche durante lo SCRITTURA FESTIVAL in PIAZZA UNITÀ D’ITALIA
Stiamo preparando per voi un modo nuovo per vivere l’emozione dell’aperitivo CREMERIA IL NAZIONALE P.zza del Popolo, 28 - Ravenna Tel. 0544 1878026 info@caffeilnazionale.com
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LIBRI
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CESENA
LA RECENSIONE
Scrittori musicisti e registi
L’invenzione della madre: un libro doloroso, fastidioso, straordinario
Una tre giorni con Pupi Avati, Zamboni, Capossela, Guccini e altri
Oltre a ScrittuRa Festival a Ravenna, dal 22 al 24 maggio si svolge un’importante e interessante tre giorni dedicata alla letteratura a Cesena, nella biblioteca Malatestiana dove sono in programma incontri con gli autori più in vista della scena letteraria italiana che presentano i loro ultimi romanzi. In programma nomi di fama nazionale e dello spettacolo come Vinicio Capossela con Il paese dei coppoloni che aprirà il festival nella prima serata. Tra gli ospiti (sabato alle 15.30) Paolo Sortino e Francesco Pecoraro per le nuove letterature e l’esordiente Marco Peano, autore del molto acclamato L’invenzione di una madre e che sarà intervistato dal più noto Marcello Fois (domenica alle 17.30). Tra i nomi di punta anche Paolo di Paolo che incontra Giuseppe Prosperi sabato alle 16.15, prima dell’incontro dedicato al centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale con il volume Verificato per censura. Lettere e cartoline di soldati romagnoli della prima guerra
mondiale, a cura di Marcello Savini e Giuseppe Bellosi. Con la presenza di entrambi i curatori e letture di Roberto Mercadini. A Elisa Biagini è dedicato l’angolo delle letture poetiche. Gran finale in serata con il reading musicale di Massimo Zamboni, il celebre fondatore delle band Cccp e dei Csi, tratto dal suo libro "L'eco di uno sparo". La domenica mattina si comincia con il rapporto tra cinema e letteratura con Laura Pariani e Pupi Avati alla scoperta di Dino Campani con il romanzo della scrittrice dal titolo Quel viaggio chiamavamo amore. che saranno protagonisti anche dell’incontro delle 17.30 dedicato all’esordio letterario del noto regista Il ragazzo in soffitta (edito da Guanda). Alle 15 l’incontro è tra un grande della musica e ormai anche affermato narratore, Francesco Guccini, e il padre del noir bolognese Loriano Macchiavelli, che firmano a quattro mani il libro La pioggia fa sul serio. Si chiude con l’incontro dal titolo Fiction o autofiction con Francesco Piccolo e Antonio Pascale.
È un libro per certi versi straordinario che non potrei forse consigliare né regalare a nessuno per nessun motivo mai. L'invenzione della madre di Marco Peano (autore esordiente che sarà tra gli ospiti della biblioteca Malatestiana, vedi articolo a fianco) è un racconto su dolore, amore, famiglia, vita e morte che non risparmia nulla, che non fa mai sconti, che porta il lettore dentro la quotidianità, la routine della malattia di una madre che ogni giorno muore. Si vive accanto al figlio l'ultimo anno di vita di una donna di 53 anni che dopo aver sconfitto il tumore al seno scopre di avere un carcinoma meningeo. La voce narrante è in terza persona, ma il punto di vista è appunto quello di Mattia. Un espediente che crea una distanza minima, quella distanza anche linguistica per cui la donna diventa “la madre di Mattia” e la parola mamma scompare dalla narrazione. Una distanza che permette anche a Peano un passaggio continuo tra il dentro e il fuori, tra il presente e i ricordi, tra la stanza della malattia e ciò che accade nel resto della vita di chi assiste la madre morente. La decadenza fisica ci viene mostrata fino all'insopportabile ma sempre avvolta e attutita da un amore filiale cristallino. Una scrittura pulita, incisiva, a tratti secca, un andamento narrativo arricchito da incisi a fondo pagina che sono riflessioni, spunti che aprono o chiudono e completano riflessioni, situazioni, ragionamenti. Coraggioso, fastidioso, il libro può giustificare il ricorso all’espressione “ostentazione del dolore” perché non ha pudori nel raccontare quella che è la quotidianità del malato e di chi lo assiste e non ha pudori nel raccontare l'amore di un figlio verso la madre. E come una madre vuole passare con i figli che crescono il maggior tempo possibile consapevole che quegli attimi non ritorneranno una volta che saranno cresciuti, qui in un crudele rovesciamento dei ruoli è il figlio a non voler perdere fino all'ultimo respiro della madre, consapevole che non ce ne saranno altri. Per questo diventa inevitabilmente un libro su tutte le vite e tutte le morti e tutte le madri. Marco Peano, L’invenzione della madre (Minimum Fax, 2015), pp 252. Federica Angelini
L'evoluzione della specie Nel 2015 compie 10 anni e raggiunge la pubblicazione dei 100 numeri la rivista dell'abitare a Ravenna e in Romagna Trovacasa, poi evoluta nel 2010 in Trovacasa Premium, e ora di nuovo in trasformazione.
La rivista cambia nome in Casa Premium, riordina la veste grafica, si apre a nuove sezioni dedicate all’arte e al design, rimanendo tuttavia fedele alla sua natura di spazio – informativo e di dibattito – innovativo per fare incontrare, attraverso una molteplicità di relazioni: il mercato immobiliare e delle costruzioni, le imprese del territorio, la cultura e i professionisti del progetto e i cittadini tutti.
Casa Premium è sfogliabile sul sito www.reclam.ra.it Tieniti aggiornato con la pagina Facebook Casa Premium
LIBRI
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LUGO
FORLÌ TRA
CON
Tra poesia, mito, eros: il maggio del Caffé letterario Prosegue la programmazione di incontri con gli autori del Caffé letterario di Lugo. Mercoledì 6 maggio alle 21 l’ospite all’hotel Ala d’oro sarà l’autore napolateno, inventore dell’amato commissiario Ricciardi, Maurizio de Giovanni con il suo romanzo edito da Rizzoli Il resto della settimana ambientato nel bar di Peppe, minuscolo porto di mare nel ventre di Napol. L’8 maggio ci si sposta al salone Estense della Rocca di Lugo per Umberto Curi e le sue Endiadi (Raffaello Cortina editore) per un viaggio nei significati profindi e simbolici del mito greco. Tra gli altri appuntamenti di maggio interessante quello di venerdì 22 alle 21 con Francesco Pecoraro e il suo La vita in tempo di pace edito da Ponte alle Grazie e l’appuntamento con Davide Rondoni in collaborazione con il Museo Francesco Baracca di Lugo per il romanzo dedciato al pilota caduto nella prima guerra mondiale, Francesco Baracca stesso, nel centenario dell’ingresso in guerra dell’Italia. Il mese si chiude con Igor Sibaldi e il suo Eros e amore, saggio edito da Frassinelli che cerca di fare luce sulle dinamiche del sentimento che tutti hanno sperimentato. Info: su:www.caffeletterariolugo.it.
ECONOMIA E FILOSOFIA : INCONTRO AMARTYA SEN E JEAN-PAUL FITOUSSI
Venerdì 8 maggio alle 18 al teatro Diego Fabbri di Forlì (corso Diaz 47) per la notte verde si svolgerà l’incontro dal titolo “Il senso del Buon vivere” con i teorizzatori del Bil tra cui il premio Nobel per l’economia Amartya Sen (nella foto), docente di economia e filosofia ad Harvard e tra le voci più autorevoli al mondo di economia del welfare e lotta alla povertà. Insieme a lui Jean-Paul Fitoussi, direttore di ricerca per l’Osservatorio francese per la congiuntura economica e tra i primi ad aver teorizzato l’inadeguatezza del Pil come indicatore di benessere e progresso ed Enrico Giovannini, già Chief Statistician dell’Ocse. A moderare l’incontro il giornalista Gianni Riotta. Si tratta del primo evento per Exportiamo Buon Vivere che proseguirà fino a settembre, quando si concluderà con la Settimana del Buon vivere organizzata da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Legacoop Romagna.
Maurizio de Giovanni
RIMINI
MORCIANO
LE
MESSAGGERE EPISTOLARI FEMMINILI : SE NE PARLA ALLA GAMBALUNGA DI RIMINI
Sabato 9 maggio alle ore 18, nelle Sale Antiche della Biblioteca Gambalunga di Rimini, si parla di scrittura come esercizio di creatività, di interrogazione sul sé e sul mondo, come gesto di indipendenza e ricerca. Protagoniste: Virginia Woolf, Hanna Arendt, Sylvia Plath. Ne parla Ruggero D’Alessandro nel suo libro Le messaggere epistolari femminili attraverso il ’900. Virginia Woolf, Hannah Arendt, Silvia Plath (Mimesis, 2012), in cui racconta, attraverso le loro corrispondenze, alcuni momenti di queste tre grandi scrittrici
Melania Mazzucco a Morciano Tra gli appuntamenti da non perdere quello con la scrttrice Melania Mazzucco autrice, tra gli altri, del romanzo Sei come sei, a Morciano il 26 maggio, martedì, in biblioteca alle 21.
Con il patrocinio ORDINE ARCHITETTI RAVENNA
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GIOVEDÌ 21 MAGGIO Autorità Portuale RAVENNA
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Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea
ciclo di conferenze 2015 Info Reclam tel. 0544 408312 - redazione@trovacasa.ra.it - www.reclam.ra.it
ore 20 Apertura e registrazione crediti formativi ore 20.30 Saluto Autorità Portuale ore 20.45 Architetti Tappi / Barbieri ore 21.45 Architetti M2R ore 22.45 Spazio interventi e saluto conviviale
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di Serena Simoni
Venticinque minuti di film che volano, con alcune immagini che tolgono il respiro: è questo l’ultimo lavoro di regia di Yuri Ancarani, San Siro, che sta già collezionando premi e successi internazionali. Prodotto da Care Of in collaborazione con Sky, doveva essere un progetto mirato all’esplorazione del mondo della televisione e delle regie mobili, ma poi si è trasformato nel racconto della vita invisibile in un grande stadio, prima del “grande evento”. I protagonisti sono le architetture, il personale che ci lavora – da quello sconosciuto alle grandi star del Milan – e la grande massa del pubblico, ripreso solo mentre sciama all'interno della struttura. Sembra poco, ma in realtà una struttura per nulla accattivante come quella di San Siro si trasforma in porzioni architettoniche suggestive, mentre i precisi gesti di chi lavora – che siano i cablatori, i green-keepers o i poliziotti del controllo sicurezza – diventano indelebili, tanto quanto i suoni dei loro attrezzi. Come in alcuni dei suoi lavori precedenti, il film diventa un’epopea del lavoro che analizza i gesti ripetitivi dei soliti ignoti come quelli minimi dei giocatori famosi, ripresi prima di entrare. C’è un’alternanza continua fra spazi pieni (di gente) e vuoti, fra fermo-immagine sulle strutture - talvolta inerti quanto un muro che riempe la schermata - e riprese in movimento che decifrano i gesti. E oltre a questi, tutte le immagini e i suoni (o i silenzi) contribuiscono a emozionare: dalla stanchezza e irritazione di chi lavora sotto la pioggia per controllare i
VIDEOMAKING
E il San Siro di Yuri Ancarani diventa un pezzo da museo cavi, alla tensione dei giocatori, fino alla paura – proprio quella – delle urla dei tifosi, che rimbalza sopra un muro sotto gli spalti durante la partita. Un lavoro eccezionale, dove le parole sono quasi del tutto assenti mentre i suoni/rumori sono perfetti e le immagini calibrate al millimetro. Bravo Yuri. Proprio bravo. Mi hai fatto venire i brividi per un mondo che è lontano da me mille miglia. «Pensa me, che non so neanche i nomi dei giocatori! Ma non cono-
sco neanche i nomi dei cablatori, se è per questo...» Come hai fatto a riprendere così tante persone al lavoro e farlo in immagini "pulite", così calibrate? «È frutto di un lavoro lunghissimo che in questo caso mi ha preso tutti i week-end di un’intera stagione calcistica. Seguivo le persone che lavoravano e osservavo i loro gesti: solo così puoi anticipare ogni mossa e non sbagliare la ripresa. Alcune volte ho dovuto ripetere la stessa scena per quattro volte, tipo quella in cui si apre il cancello del sotterraneo per far entrare i giocatori: a causa della sicurezza, mi avvertivano sempre all'ultimo momento e non riuscivo a preparare le attrezzature. Oppure, quando ho ripreso i controlli dei poliziotti: magari venivano con un’altra divisa e toccava ripetere la settimana successiva». Insomma, un gran lavoro?! «Sì, i miei sono film brevi, ma
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basati su un lavoro artigianale lunghissimo. Per questo talvolta sono poco compresi: non possono essere presentati in una sala cinematografica, perchè hanno bisogno di un certo tipo visione, diciamo più museale, e di un tempo minore rispetto al film. Ma al tempo stesso, sono veri e propri lavori di regia che i curatori di mostre artistiche faticano a comprendere». In effetti, l'audio è molto importante nel tuo lavoro. Difficile curarlo in una sala da cinema... «È da anni che collaboro con Mirco Mencacci, il migliore nel campo del sound. Magari uso degli strumenti peggiori per le riprese, ma per il suono la qualità deve essere massima. In San Siro i suoni sono importanti perchè sono il mezzo attraverso cui passano le emozioni. Ne va quindi della qualità complessiva del lavoro che deve essere un giusto equilibrio fra immagini-suono-musica».
Le parole invece sono quasi del tutto assenti... «Sono quasi del tutto inutili: le ritengo fuorvianti rispetto a quello che voglio dire. Mi interessa capire piuttosto cosa sta succedendo in un luogo, il motivo per cui faccio vedere certe cose. Alla fine, un autore lavora sempre per sé, così mi dicono...» Le urla della folla dei tifosi non sono infatti parole, ma il suono di una massa che non si vede. È una scena molto forte. «Per questo l'ho inserita a metà lavoro: sopra alle gradinate avviene tutto, ma sotto sei davanti a un fottutissimo muro, che serve ad amplificare le emozioni». Trovo bellissime anche le immagini, anche se dici che utilizzi mezzi più scarsi. «Non bisogna confondere la qualità delle immagini con la precisione della inquadratura. Uso una macchina acquistata a Ravenna, costo 2000 euro, e un cavalletto di
carbonio. Potrei usare di meglio, ma preferisco di no: è una scelta precisa, perchè dovendo riprendere le persone al lavoro, con attrezzature più grandi rischio di deconcentrarle e di essere invasivo». Quindi devi instaurare un certo rapporto con loro? «Voglio mantenere una relazione equilibrata e corretta, condividendo la situazione di fatica e la pioggia, se c'è. Non cerco di sembrare un altro, altrimenti non funziona. All'inizio non mi trattano male, ma neanche bene: poi magari mi offrono anche un caffè». Anche con Balotelli? «Sono sempre stato una presenza discreta, anche sul pullman. Pensa che non si era neanche accorto che lo stavo riprendendo...» Nonostante la macchina, le riprese delle architetture sono perfette.
«In generale, l'architettura mi interessa. San Siro è come una cattedrale dove si svolge una preghiera collettiva. Il primo impatto rivela un'architettura brutta, un luogo cementato e senza orizzonti da cui pensi di non poter più uscire. Poi, invece, l'ho visto attraverso i contrasti dei colori delle divise delle persone che ci lavorano, utilizzan-
«Allo stadio sono sempre stato una presenza discreta: Balotelli non si era nemmeno accorto che lo stavo riprendendo
»
do come cromia fondamentale i grigi di Milano». Ho notato che hai calibrato tutto, mantenendo un range raffinato di colori ...
«I colori variano fra la luce calda e fredda, determinata dai sistemi di illuminazione in certe ore e condizioni. La correzione dei colori è fondamentale nel lavoro ed è difficile perchè in riprese così lunghe nel tempo i colori cambiano. Durante il montaggio devi decidere la temperatura del colore e trasformare tutto come se avvenisse in un giorno solo». Dove hai presentato San Siro e con quali risposte? «Il film ha vinto il Premio del Maxxi di Roma, che l’ha acquistato, ed è stato presentato anche a Rotterdam, al Museo di arte moderna di Toronto, a Locarno, al Pompidou di Parigi, alla Gam di Milano e in vari festival statunitensi. Al Moma di New York ha fatto parte di una ristretta selezione di film internazionali di sperimentazione che ogni anno vengono presentati». E hai qualche progetto o presentazione nel prossimo futuro? «Farò un film su mio soggetto per il canale culturale Arte della Tv francese e un altro per l'Onu, ambientato ad Haiti. Poi, sono stato invitato a settembre in una collettiva all'Art Museum di San Francisco e ho una personale all'orizzonte che sarebbe eccezionale... ma per questa preferisco star zitto finché non va in porto». Una presentazione a Ravenna ci sta in questo panorama a tutto campo? «È possibile vedere il film on demand su Sky Arte Hd, e dopo il recente derby Inter-Milan è anche disponibile su Sky Sport Hd. Nessuna presentazione nei musei ravennati, ma al bar sport!».
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FORMAZIONE
Impara l’arte (del mosaico) all’accademia A Ravenna dove, tra le tessere musive, si incontrano bambini impegnati in laboratori e studenti da Roma Non è più periferia la sede della storica accademia di Ravenna: l’inurbamento degli ultimi anni ha creato come una cittadella (a cui certo mancano ancora alcuni servizi di base, come una buona ciclabile) e i ragazzi che la frequentano vivono, in questo particolare edificio che fu un centro di formazione professionale di alto profilo, in uno spazio che ricorda paesaggi ibridi di altri luoghi. Abbiamo intervistato Paola Babini, coordinatrice del corso dell'Accademia di Bologna, e girovagato per le aule che ospitano una settantina di studenti di varie età. «Vedi – dice Babini – questa è un po’ la caratteristica di questa particolare Accademia: nello stesso giorno puoi incontrare i bambini che sono venuti a fare un laboratorio per sperimentare il mosaico e gli studenti dell'Accademia di Roma». Sono infatti presenti dodici studenti dell’Accademia della capitale che stanno lavorando, guidati dai colleghi di Ravenna e sotto l'attento occhio di Tinarelli, a una serie di mosaici che saranno poi istallati al Liceo Tasso di Roma. Passa a controllare i lavori anche lo storico mosaicista Cicognani... «Ecco, succede così. Siamo in una fase particolare: molti progetti crescono, non riesco neanche ad elencarteli tutti. Ad esempio abbiamo eseguito un lavoro per i Carabinieri, e ora sono arrivati gli artiglieri... ieri è stato in visita il questore...»
Ma cosa si impara di unico qui? So che quest’anno c'è stato un boom si è passati da 15 a 37 iscritti al primo anno... «In effetti quanto seminato in questi anni si è tradotto quest’anno in un
incremento notevole di richieste. Parliamo sempre di numeri diversi da quelli delle grande accademie, ma bisogna pensare anche che l’offerta formativa è costituita da un corso triennale ad indirizzo Mosaico e un
biennio specialistico della stessa disciplina. Tuttavia la particolarità del corso è che, soprattutto nel triennio, gli studenti possono assaggiare e conoscere molti linguaggi e tecniche, dalla Pittura alla Fotografia alla
Scultura». Quindi finito il Triennio possono anche specializzarsi in altri indirizzi? «Assolutamente sì. Molti in effetti lo fanno. Così come non tutti coloro che affrontano il biennio provengono da Mosaico. Diciamo che il Mosaico è la disciplina trainante, ma è soprattutto un leitmotiv di lettura delle altre discipline. Uno stimolo concettuale». Chi è il vostro studente ideale? «Sicuramente chi pensa a un futuro artistico, anche se ad essere sinceri sono una minoranza. Oggi i ragazzi scelgono con più facilità indirizzi che prevedono l’utilizzo di arti applicate o tecnologie. Non so se sia la crisi o un mutamento del mondo dell'arte. Ma penso lo stesso che il cardine dell'Accademia debba essere il lavoro dell'artista». E da dove provengono? «Diciamo che negli ultimi anni c’è stata una prevalenza di italiani provenienti da ogni parte della penisola, con qualificate presenze di studenti stranieri da ogni continente... (Nel frattempo mentre osserviamo il lavoro degli studenti di Roma mi presenta una studentessa russa e una coreana..., ndr). Vengono dalla Sardegna, come dal Veneto. Ci conoscono attraverso internet perlopiù. Alcuni richiamati dal Mosaico, altri da Oreficeria, qualcuno dal corso di Fotografia...» Il docente è ancora Guido Guidi?
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LA MOSTRA
Cinema e illustrazione tra arte e irriverenza
«Guidi ora tiene un workshop che vede la partecipazione anche di non iscritti canonici al corso, il corso annuale è tenuto da Buda. Ma il lavoro di fotografia è sempre molto importante». Quali sono le ragioni per cui vale la pena di iscriversi a Ravenna? «Direi la pluralità di stimoli, il fatto che il corso ti permette di avere un ampio raggio di esperienze curricolari, ma allo stesso tempo il fatto che è un unicum. Poi c’è questo clima di famiglia, in cui arrivano molte cose, alcune piccole, altre grandi, e c'è un rapporto individuale molto stretto. Ora ad esempio nel laboratorio di Mosaico di Strada stanno lavorando a un progetto che sarà presentato il 18 luglio in Darsena ispirato al Museo del
Bardo... (entriamo mentre i bambini stanno completando i loro lavori a mosaico...nel frattempo alcuni studenti dell'Accademia stanno lavorando ad alcuni singolari mosaici, ndr). Si tratta di figure marine realizzate con un particolare materiale fluorescente che riceviamo da una ditta di Sassuolo. Adesso un'altra ditta, questa volta di Ascoli Piceno, ci ha chiesto di testare un loro materiale per realizzare borse di lusso con inserti a mosaico...» Avete dati su cosa fanno successivamente i diplomati dell'Accademia? «Siamo ancora agli inizi da questo punto di vista. Molto va ancora implementato: ti posso dire che molti portano questa esperienza in altri luoghi, ad esempio una ex studentessa ha aperto un laboratorio
di mosaico a Caserta. Vorrei ricordare che comunque le occasioni sono differenziate sulla base anche degli interessi dei singoli studenti: mostre, progetti, attività che si intersecano con il design, sono tante le strade che possono essere intraprese». Che cosa ti aspetti dal futuro? «Credo che l'Accademia di Ravenna potrebbe diventare un'esperienza di eccellenza. Il polo perlomeno europeo del Mosaico e una fucina per gli artisti. Sarebbe opportuno anche ampliare l'offerta formativa, senza sovrapporci ad altri progetti, ci sono comunque spazi interessanti da esplorare. Ci stiamo lavorando!» Per informazioni: www.accademiabellearti.ra.it. Elettra Stamboulis
Dal 9 al 19 maggio, alla Bonobolabo di Ravenna (Via Centofanti 79), l’illustrazione va al Cinema grazie al Chicken Broccoli Show, un’esibizione collettiva che vede raccolti più di 125 illustratori italiani e internazionali alle prese con i cult più famosi della Settima Arte. Da Kill Bill a Le avventure acquatiche di Steve Zissou, da Band à part a Old Boy, fino al celebre serial Game of Thrones, la mostra presenta le visioni illustrate alternative di grandi film a opera di artisti celebri come Zerocalcare, Ale Giorgini (nella foto il suo Kill Bill), Simone Massoni, Rubens Cantuni, Rita Petruccioli, Il Pistrice, Irene Rinaldi e molti altri. Durante la mostra sarà presentato il ChickenBroccoli Magazine, versione cartacea del sito cinematografico più irriverente e divertente del panorama web contemporaneo: chickenbroccoli.it. Cuore della mostra sarà la realizzazione di una tavola da skate disegnata in esclusiva dallo street-artist romano Lucamaleonte, che sarà dedicata a un vero cult anni Ottanta: Ritorno al Futuro, di cui ricorre il trentennale proprio nel 2015. Oltre 100 artisti hanno realizzato il loro tributo al Cinema, facendo “recitare” un Pollo e un Broccolo (le mascotte del sito chickenbroccoli.it) nei loro CB LOGOS: Mauro Gatti, Riccardo Guasco, Davide Saraceno, Ilaria Falorsi, Massimo Giacon, Margherita Barrera, Francesco Poroli, Gianluca Folì sono solo alcuni dei nomi.
ChickenBroccoli Show:
anche Zerocalcare tra gli artisti
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L’ASSOCIAZIONE
Buono, pulito e giusto: la filosofia Slow declinata in Emilia Romagna (e all’Expo) di Guido Sani
Ormai da trent’anni Slow Food, con il simbolo della chiocciolina lenta ma tenace, rappresenta un approccio universale alla cultura del cibo, nella convinzione che in fondo, nel bene e nel male, «siamo quello che mangiamo». Un'associazione globale (vedi il progetto Terra Madre) che non solo esalta i piaceri epicurei dell buon gusto, del mangiare e bere bene – che rischiano, sul filo delle mode più attuali, di essere distorti in una caricatura mediatica – ma interpreta il mondo dell'alimentazione come un fondamento della civiltà. Quella che nasce dalla terra, dalla sapienza di agricoltori e allevatori, passando dai processi di trasformazione e dai mercati dei prodotti tipici fino alle eccellenze gastronomiche. Insomma, una filiera del nutrimento eppure del godimento dei frutti della terra, che non può prescindere dalla naturalità, dall'autenticità e dal rispetto di chi è artefice e custode dei prodotti della tavola, sia umile contadino o chef stellato. Di questo e altro ne parliamo, attraverso uno sguardo particolare sul nostro territorio, con Raffaella Donati, presidente regionale del movimento Slow dell'Emilia Romagna. Recentemente, come da qualche anno a questa parte, si è tenuto lo Slow Food Day, che significato ha per voi questa ricorrenza e quanti iscritti contate in Emila Romagna? «I soci sono all'incirca tremila, non tantissimi a dire il vero, rispetto alla grandezza della nostra regione... Lo Slow Food Day più che celebrare l’associazione è una giornata in cui si cerca di diffondere quella che è la filosofia del movimento con un evento coordinato in tutto il territorio nazionale. Quindi tutte le varie condotte organizzano una serie di iniziative con tematiche ogni volta diverse e particolari, che quest'anno era il cibo quotidiano, ovviamente inteso come
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Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food
"buono, pulito e giusto”, le parole cardine del nostro manifesto. Buono è il cibo che a livello gustativo ci permette di apprezzare la biodiversità di un prodotto; pulito perché è coltivato, allevato, trasformato, senza l'uso della chimica, cresciuto in modo che salvaguardi l'ambiente e la persona che lo consuma; giusto perchè tutta la filiera di produzione avviene nella completa etica e legalità, con una giusta remunerazione per colui che lo produce o lo trasforma ed anche ad un prezzo giusto per coloro che lo acquistano. Nella nostra regione la maggior parte della condotte ha partecipato in quest'occasione nelle modalità più svariate: chi organizzando una serie di degustazioni chi, come ad esempio la condotta di Godo-Bassa Romagna, realizzando un percorso all'interno di un vera e propria cultura materiale legata al mondo delle valli, quale l'ecomuseo delle erbe palustri di Villanova di Bagnacavallo, fino ad altri che sono scesi in piazza con un punto informativo». A proposito di valorizzazione delle particolarità territoriali, quante sono le condotte Slow in Emilia Romagna? «Nella nostra regione sono 16, e probabilmente saliranno a 17, con la ricostituzione della condotta di Rmini, che dopo un periodo di difficoltà e di scarsa attività, sta per riprendere l'inziativa in un bacino che va dal capoluogo a Riccione fin verso l'entroterra e San Marino. La presentazione del nuovo sodalizio dovrebbe avvenire quest'estate in occasione di Al Mèni, il "circo-mercato di sapori e cose fatte con le mani e col cuore"». Visto che siamo arrivati in Romagna, quante sono le condotte di questa parte della Regione? «Senza considerare Rimini, per l'appunto in fase di ricostruzione, abbiamo le condotte di Cesena, Forlì, Faenza, Ravenna e Godo con la Bassa Romagna». Ma è vero che la Romagna, rispetto ai valori profes-
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25 sati da Slow Food, è un po' la sorella minore dell'Emila, una zona ancora arretrata rispetto alle antiche e consolidate eccellenze della food valley che va da Modena a Parma? «Forse in passato è stato così, soprattutto per quanto riguarda la costa romagnola, dove con il turismo di massa è prevalsa una strategia economica che ha puntato sì alle tradizioni culinarie, ma più in quantità che nella salvaguardia della qualità. Però il dibattito sul tema dell'alimentazione svolto negli ultimi anni credo abbia stimolato un'inversione di tendenza, anche a fronte della crisi economica, della lotta allo spreco e della sostenibilità ambientale. Così, proprio in Romagna, adesso abbiamo una serie di condotte che sono molto attive dal punto di vista politico del cibo. Recentemente abbiamo messo in piedi a livello nazionale, un vasto e importante progetto sugli Appennini che vuole cercare di ridare economia sociale alle montagne che si stanno spopolando e che d'altra parte sono ricche di risorse ambientali, culturali e di prodotti gastronomici d'eccellenza. Non a caso il piano è partito da un convegno che ha interessato quell'area appenninica fra Toscana ed Emilia Romagna, e che in particolare, con la condotta di Forlì riguarda il parco delle Foreste Casentinesi e i vari comuni che ne fanno parte. A questo proposito sono già partite una serie di azioni fra cui, ad esempio, il coinvolgimento delle mense scolastiche, non solo sul versante dell'educazione al gusto dei bambini, ma anche di utilizzo di materie prime del territorio e quindi di rilancio di un'economia primaria che rischia di scomparire». Parliamo allora dei presìdi Slow Food dei prodotti territoriali, uno dei capisaldi dell'iniziativa di tutela della biodiversità. Quali sono quelli della Romagna? «I presìdi della Romagna per ora sono cinque: il sale di Cervia, la razza suina della mora romagnola, la bovina romagnola, il formaggio raviggiolo e la pera cocomerina. Volendo, potremmo aggiungere anche l'anguilla marinata di Comacchio, vista la contiguità delle valli, fra l'area ferrarese e quella ravennate. Com'è noto ogni presidio individua un prodotto, una razza o una materia prima trasformata che è via di estinzione. Si tratta non solo di tutelare questa rarità, coinvolgendo i produttori per istituire un disciplinare di quel tipo di prodotto, ma anche di formare un gruppo di produzione – come una cooperativa o un consorzio – in modo che vi sia una quantità sufficiente di prodotto da portare sul mercato. Da una parte si opera con tecnici ed esperti per salvaguardare qualità e quantità della produzione, dall'altra si cerca di promuovere questi prodotti nella varie iniziative nazionali e territoriali di Slow Food – dal Salone del Gusto a Slow Fish a Cheese, ai Mercati della Terra... Inoltre, con il progetto “Alleanza”, si cerca di costituire accordi fra i produttori e i ristoratori, che si impegna-
Atu per tu con Raffaella Donati
presidente regionale di Slow Food, a proposito di iniziative, condotte, e presìdi del nostro territorio E sulla sfida che il sodalizio della chiocciolina lancerà all’esposizione universale di Milano a sostegno dei giovani agricoltori, pescatori e artigiani del cibo di tutto il mondo, nel segno della biodiversità
Raffaella Donati (al centro nella foto) in occasione del recente Slow Food Day a Bologna
Via Bassa del Pignataro, 8 - Ravenna Tel. 0544 212967 ## ) " %$$ " %" $ " " )) $ #$ ) " $ #$ $%$$ # $" ' ## " %$$ " " $ "& %$ $%$$ "$ & # " # "
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no a introdurre questi alimenti nei loro menù». Dal locale all'universale. Quale sarà l'impegno di Slow Food nell'ambito dell'Expo che come tema ha proprio quello dell'alimentazione? D'altra parte anche l'Amministrazione regionale ha deciso di investire risorse notevoli nella manifestazione... «Recentemente, in occasione dei forum alla Corte Pallavicina nell'ambito di “Centomani di questa Terra” di Chef to Chef, è intervenuta l'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli che giustamente ha rilevato come del tema "Nutrire il pianeta" in verità se ne stia parlando ben poco... Ebbene noi saremo dentro all'Expo, anche con uno spazio particolarmente grande, ma è una partecipazione sofferta, molto dibattuta al nostro interno. Però abbiamo deciso di esserci perché comunque da sempre parliamo di cibo, e di cibo sostenibile. Va detto che esistono due visioni della questione, una che è relativa al mercato e all'industria, l'altra più legata alla qualità e alle persone. E noi parteciperemo promuovendo questa seconda cultura del cibo, quindi le ragioni della sostenibilità e non quelle del mercato. Siccome dentro l'Expo il ruolo principale, privilegiato, l'avranno le realtà più grandi, sia sul piano mediatico che economico, noi ci saremo per ricordare che c'è un altro modo e un altro mondo per fare agricoltura, per produrre cibo e realizzare anche reddito. Il focus che proporremo è quello che ci caratterizza, cioè la biodiversità, che consente di evidenziare le relazioni di interdipendenza tra risorse e persone, esseri viventi e prodotti. Soprattutto ci sarà una mostra interattiva proprio sulla biodiversità, che illustrerà la nostra visione del cibo attraverso una serie di argomenti che vanno dallo spreco alla legalità, dall'ambiente alla salute. E ci saranno anche momenti di denuncia di tutto quello che accade di negativo nel mondo con un’alimentazione non di qualità. Che non si dovrebbe chiamare cibo ma merce e che è tutto il contrario di buono, pulito e giusto. Speriamo di potere mettere in atto un ampio confronto e contatto con tante persone, e potere aprire un fronte politico per incidere anche a livello ministeriale su vari piani: dall'educazione alimentare ai protocolli delle mense scolastiche, dall'abbattimento degli zuccheri nei prodotti industriali per bambini alla protezione delle aree marine, fino ai cosiddetti “beni comuni”. Dal 3 al 6 ottobre organizzeremo una sfida importante, anche sul piano politico, lanciata dal nostro presidente Carlo Petrini, visto che all'Expo non saranno presenti gli attori principali e autentici del cibo sostenibile, cioè i contadini. Sarà un grande evento, a Milano, ma fuori dall'esposizione universale, che coinvolgerà sotto il nome di "Terra Madre Giovani", cinquemila fra produttori, allevatori, pescatori, artigiani, al di sotto dei 40 anni, provenienti da tutto il mondo, che si confronteranno per tre giorni sul loro modo di "nutrire il pianeta"».
R&DCULT maggio 2015
GUSTO
26 MELDOLA
CESENATICO
La contesa medioevale alla Rocca delle Caminate
Pesce azzurro che passione Si mangia sul portocanale
Nel meraviglioso scenario del Parco di Rocca delle Caminate si svolge, tra squilli di trombe e abiti d’epoca, la 15esima edizione della manifestazione medioevale “Otto castelli per un palio”. La contesa verrà disputata da otto cavalieri che portano i colori e gli emblemi storici dei castelli che rappresentano e che si sfideranno sui loro cavalli nella giostra dell’Almoravide. Ad allietare le giornate, spettacoli di falconeria, saltimbanchi, menestrelli, mangiafuoco, sbandieratori, musici, danzatori. E naturalmente sono attivi stand gastronomici a tema. Quando: sabato 16 e domenica 17 maggio.
Cesenatico ospita la 15esima edizione di “Azzurro come il pesce”, kermesse culinaria dedicata alla valorizzazione del prodotto “principe” della cucina locale, ovvero il pesce azzurro, e alla promozione della ristorazione di qualità. Stand e bancarelle con possibilità di assaggi saranno allestiti tra piazza Ciceruacchio, il mercato ittico, il porto canale e la colonia Don Bosco. Quando: stand gastronomici aperti dal pranzo di venerdì 1 maggio alla cena di domenica 3 maggio dalle 11.30 alle 15.30 e dalle 18 alle 22.
BRISIGHELLA
MERCATO SARACENO
Tutti pazzi in collina per il carciofo moretto
Formaggi, salumi e vini alla fiera nata nel 1500
Torna la sagra del carciofo moretto di Brisighella. La festa vuole celebrare questo prodotto della terra con un ricco mercato dei prodotti tipici e un punto ristoro, affiancati da stand con prodotti di artigianato tradizionale. I commercianti e le botteghe artigiane del centro storico resteranno aperte durante la manifestazione. I ristoranti presenteranno menù caratteristici del territorio. Quando: domenica 10 e domenica 17 maggio, dalle 9. Stand gastronomico ore 11-20.
Conosciuta anche come la Fiera di Maggio, la Fiera dei salumi e formaggi di Mercato Saraceno si svolge fin dal 1500. Piazza Mazzini, il cuore della città, sarà adibita come luogo di mercato per la vendita di prodotti alimentari naturali e biologici. Ci sarà inoltre uno spazio per le degustazione dei vini prodotti dalle 5 cantine locali, che faranno da corollario agli assaggi di salumi e di formaggi. Quando: sabato 2 e domenica 3 maggio.
ZATTAGLIA
BELLARIA IGEA MARINA
Dallo stinco alla polenta: ecco la festa del cinghiale
I cortili diventano osterie tra canti e balli popolari
Anche quest’anno la Festa del cinghiale di Zattaglia rallegra la collina faentina tra Brisighella e Casola Valsenio. In menù brillano le specialità a base di cinghiale: stinco e salsiccia di cinghiale, rosticini, polenta con sugo in salmì, trippa, stufato con costole e patate, a cui si aggiungono orecchioni e tagliatelle. In programma anche spettacoli e musica. Quando: dall’8 all’11 maggio.
Bellaria Igea Marini si trasforma nella “Borgata che danza” per la festa dedicata alle antiche forme della musica popolare, musiche, canti e balli che sono stati trasmessi generazione dopo generazione. Per l’occasione i cortili interni e la storica via Romea si trasformano in osterie, dove le famiglie del posto cucinano cibi tradizionali mentre gruppi di suonatori improvvisando canti e balli. Quando: dal 22 al 24 maggio.
DEGUSTAZIONE E VENDITA Brisighella via Strada 2 tel. 0546 81103 fax 0546 81497 info@brisighello.net www.brisighello.net PUNTO VENDITA CENTRO STORICO Brisighella Piazzetta Porta Gabolo 8 tel. 0546 80131
Ristorante Il Prato dei Fiorentini di Loretta dal Prato & C. snc
Ristorante - Piadineria Aperto dal mercoledì alla domenica e nei giorni festivi a pranzo, merenda e cena. Locale a gestione famigliare, con paste di produzione propria, carni fresche di qualità, piadina romagnola e fritta con formaggi e salumi nostrani. NO barriere architettoniche, ampio parcheggio
VINO OLIO E PRODOTTI TIPICI
Venerdì sera... POLENTA E BACCALÀ Via Cardello, 22 Casola Valsenio (RA) Tel. 0546.70875
E D I Z I O N E
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La redazione giornalistica di R&D e una decina di autori esperti in campo musicale e culturale, in collaborazione con la direzione della Manifestazione, sono già all'opera per realizzare servizi di approfondimento, articoli e interviste dedicate agli eventi e ai protagonisti dell'edizione 2015 del Ravenna Festival, la prestigiosa manifestazione artistica Ravennate e una delle più ricche e importanti a livello Nazionale e Internazionale. Ravenna Festival Magazine uscirà il 4 giugno con oltre cento pagine di contenuti in gran parte inediti, con un ricco repertorio di immagini, il calendario aggiornato degli eventi e molte notizie utili, una vera e propria guida di qualità a tutti gli spettacoli del Festival. Edizione 2014
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JUNIOR
R&DCULT maggio 2015
29 AGENDA
ACCADEMIA PERDUTA TRA CASOLA E FAENZA
Accademia Perduta porta il suo Pollicino a CasolaValsenio il 9 maggio per la ricostruzione del campo sportivo della località crollato di recente. Al teatro Masini di Faenza, invece, il 4 maggio alle 21 ingresso libero per l’anteprima del nuovissimo Sassi, foglie, petali e piume, ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, con Pietro Piva, in forma di studio.
PIN’OCCHIO A RAVENNA
Prosegue fino al 9 maggio a Ravenna la mostra-spettacolo ispirata alla storia di Pinocchio della compagnia Drammatico Vegetale alla Biblioteca Classense.
TEATRO Dall’1 al 25 maggio Cesena torna capitale della “puericultura teatrale” con le giornate di Puerilia dirette da Chiara Guidi della Societas Raffaello Sanzio con spettacoli, racconti, dialoghi, film, laboratori, installazioni tra Teatro Comandini, Biblioteca Malatestiana e [Non]Museo. Molti i laboratori e gli appuntamenti rivolti a insegnanti e agli adulti che si occupano o si interessano di infanzia, ma molti anche quelli destinati direttamente ai bambini. Tra questi confermati gli appuntamenti in mattinata che coinvolgono i bambini delle scuole cesenati e naturalmente anche quelli invece aperti a tutti e fruibili negli orari pomeridiani. Sabato 9 maggio, per esempio, al Comandini alle 16 e a alle 17.30 ci sarà lo spettacolo di Chiara Guidi/Socìetas Raffaello Sanzio La terra dei lombrichi. Una tragedia per bambini da Alcesti di Euripide (parte del laboratorio “Il metodo errante”) per adulti e bambini dagli 8 anni, mentre alle 16 e alle 17 al [Non]Museo si terrà un laboratorio sull’arte contemporanea a cura di Valentina Pagliarani, Leslie
Puerilia: il pensiero dei bambini in festival Spettacoli, laboratori, incontri sotto la direzione di Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio Silvani, Fabiola Tinessa per bambini dai 7 ai 13 anni (stesso programma che si ripete domenica 10 maggio). Sabato 16 maggio (in replica domenica 17) invece l’appuntamento, alle 16 e alle 18 al Comandini, è con Buchettino, da Le petit poucet di Charles Perrault, della Socìetas Raffello Sanzio, per adulti e bambini dagli 8 anni. Domenica 17 dalle 15 alle 18, in loop (accesso ogni 20 minuti) varie proiezioni e installazioni al [Non]Museo per ragazzi e bambini da tre anni tra cui Della terra. Installazione sonora per tavolo tellùrico a cura di Enrico Malatesta e Valentina Pagliarani; Oggetti che narrano. Installazione partecipativa e laboratorio da Messo a dimora di Giorgia Valmorri a cura di Giorgia
Un’immagine da Buchettino della Socìetas, in scena a Cesena per Puerilia
Valmorri e Leslie Silvani; il videodocumentario Filosofare. Un documentario sul pensiero infantile di Alcantara Teatro. Al Comandini sempre il 17 maggio, dopo Buchettino, alle 17 sarà in scena il Teatro delle Briciole/Solares Fondazione delle arti con Con la bambola in tasca, ispirato alla favola Vassilissa la bella di Alexander Afanasiev per bambini dai 3 ai 7 anni. Sabato 23 maggio, dalle 21 al Teatro Comandini sarà proiettato Nuvole e mani, film di animazione di Simone Massi (edizioni Minimun Fax) a seguire la festa Freddaonotte con dj set, live set, performance. La proiezione di Nuvole e mani e l'ingresso a Freddanotte sono gratuiti. Info e programma: www.raffaellosanzio.org.
EXTRA
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LA CATENA FONDATA
NEL
2004,
FATTURATO
2011
DA
200
MILIONI
Eataly è una catena internazionale di punti vendita di medie e grandi dimensioni specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari italiani di alta qualità. La società è controllata per il 60 percento dal fondatore Oscar Farinetti e per il restante 40 da alcune cooperative (Coop Liguria, Novacoop e Coop Adriatica). Nel 2014 il fondo di investimento Tamburi Investment Partners acquisice il 20 percento della società da Farinetti stimando una valorizzazione di tutta la catena pari a 600 milioni di euro. Il primo punto vendita aperto è stato nel 2007 a Torino, quello più grande è a Roma (16mila mq), l’ultimo quello di Forlì a febbraio 2015 nel restaurato Palazzo Talenti-Framonti in piazza Saffi. Nell'occasione Farinetti dichiarà che «questo è l'Eataly più bello d'Italia». Attualmente sono sette i punti vendita fuori dall’Italia (tra cui New York, Tokyo, Dubai, Istanbul) e il gruppo nel 2011 ha fatturato oltre 200 milioni di euro.
L’INTERVISTA
«Vi racconto Eataly, business tra cibo e cultura» Farinetti è approdato in Romagna con la celebre catena dedicata ai prodotti di qualità «Feuerbach diceva “L'uomo è ciò che mangia”. Mangiare meglio per vivere meglio»
CHI È NATALE
DETTO
OSCAR
Natale Farinetti, conosciuto come Oscar, è nato a Alba (Cuneo) nel 1954, figlio del partigiano, imprenditore e politico Paolo Farinetti. Si iscrive a Economia e commercio dell'Università di Torino nel 1972, ma abbandona nel 1976. Contribuisce a sviluppare il supermercato Unieuro fondato dal padre nel 1967: ne diventerà presidente fino al 2003 quando vende agli inglesi della Dixons Retail e con il ricavato di oltre un miliardo di euro fonda Eataly. Nel 2011 il Comune di Forlimpopoli gli ha conferito il Premio Artusi, nel 2014 laurea honoris causa in Economia a Urbino.
7 maggio
Cibo, cultura, impresa: all’interno dell’area delimitata da questi tre vertici si muove Eataly, catena del buon mangiare fondata dieci anni fa e arrivata a Forlì due mesi fa. Al taglio del nastro in febbraio c’era anche il patron Oscar Farinetti. Qual è il primo bilancio da piazza Saffi? «Nei primi due mesi abbiamo avuto 150mila visitatori, 87mila scontrini, 30mila coperti e 30mila caffè. Un milione e 300mila euro di fatturato. I piatti più venditi sono la pizza con la mozza-
rella di bufala, i cappelletti al ragù e la tagliata. Nei weekend abbiamo moltissimi turisti e le famiglie si fermano a fare la spesa, a mangiare e restano in negozio anche per tre o più ore. È un record e siamo felici che le persone non abbiano fretta di fare la spesa e andare via». Il punto di Forlì è da considerare il riferimento per tutto il bacino romagnolo oppure ci può essere spazio per altre aperture nelle province di Ravenna e Rimini? Come mai la scelta è caduta su Forlì? «La Romagna è un territorio al quale
sono molto legato: mi ricorda tantissimo le Langhe, la terra dove sono nato e ancora oggi vivo. Per me è come essere a casa, per questo mi è sembrato naturale aprire a Forlì. Amo la romagnolità e i romagnoli che la incarnano al massimo: il gastronomo Pellegrino Artusi, il primo a insegnare l'arte del mangiar bene, era di Forlimpopoli; per non parlare del mio carissimo amico Tonino Guerra, di Santarcangelo. L'idea di Eataly è quella di valorizzare le migliori tradizioni locali, puntando su una cucina dagli ingredienti artigianali, sempli-
ore 20.30
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CAPIRE LA MACROECONOMIA PER COMPRENDERE LA CRISI
ci e di alta qualità, all’insegna del piacere accessibile a tutti e in Emilia Romagna c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ma non solo. Eataly crea nuovi posti di lavoro, ridà vita a luoghi dimenticati e lavora al fine di creare vere e proprie sinergie con il territorio. Per il momento tutte le forze di Eataly sono concentrate su Forlì, su Eataly Bologna e su Eataly Piacenza, che rappresentano con altrettanto orgoglio l'Emilia». Nei giorni dell'apertura si è parlato di riportare le auto in piazza Saffi. È una ipotesi che si aspetta
5 giugno
I TRATTATI EUROPEI Un percorso analitico storico-giuridico-macroeconomico sull'Unione Europea dalle origini ai giorni nostri
Analizzare la crisi economica dell'Eurozona con gli strumenti della Modern Money Theory
Sala D’Attorre Casa Melandri
Sala Buzzi
Via Ponte Marino, 2 Ravenna
Viale Berlinguer, 11 Ravenna
Due incontri con Giuseppe Nasone e Daniele Morandi a cura di ME-Mmt Emilia Romagna
Segue dibattito con il pubblico
Segue dibattito con il pubblico
EXTRA
RAVENNA &DINTORNI maggio 2015
31 trovi consenso? Un centro storico motorizzato si concilia con la filosofia veicolata dal brand Eataly? «Piazza Saffi è meravigliosa ma sono certo che consentire alle auto di accedere ad una delle quattro vie che la circondano servirebbe molto a fare vivere di più il centro dai forlivesi e dai visitatori. Abbiamo attivato un servizio di consegna a domicilio in bicicletta economico ed ecologico. Eataly non veicola filosofie sempre uguali per quanto riguarda la viabilità, non è il nostro mestiere». Qual è il concetto di cultura d'impresa a monte di un progetto come Eataly? È un concetto di cultura d'impresa che si diversifica in qualche modo da modelli considerati più standard e meno moderni? «Quello di Eataly in effetti è un format originale. Tutti gli Eataly sono luoghi in cui si può allo stesso tempo comprare, mangiare e imparare che hanno l'obiettivo obiettivo di rimettere al centro del discorso la passione per ciò che si mangia costruendo un grande progetto di narrazione, recuperando e rilanciando i prodotti, i valori e le tradizioni della cultura enogastronomica italiana. Il tutto con semplicità e immediatezza, ironia e auto-ironia. È la qualità dei prodotti ad essere messa sotto il riflettore: è quello che evidentemente ci ha permesso nel 2007 di emergere e distinguerci». A tavola c'è davvero cultura? Da qualche tempo si è andato affermando con maggiore forza il concetto dell'arte culinaria da considerare cultura partendo dalle materie prime di qualità. Ma quanto è convinzione diffusa e quanto è solo moda passeggera? «Feuerbach diceva che “l'uomo è ciò che mangia” e aveva proprio ragione: per vivere meglio bisogna mangiare meglio e conseguentemente sapere davvero quello che si mangia. Il consumatore consapevole è colui che è realmente informato su quello che sta per ingerire: conoscendo, può davvero compiere una scelta e decidere cosa
Forlì
«Nei primi due mesi 150mila visitatori, 87mila scontrini, 1,3 milioni di fatturato»
A tavola
«In Romagna non rinuncerei mai a uno dei fantastici prodotti di salumeria»
Jobs Act
«La riforma può favorire maggiore occupazione Risultati in sei mesi Da noi 200 assunzioni»
Crisi
«Il cibo come l’arte è un’eccellenza italiana che ci invidiano quindi opportunità di ripresa»
A destra Oscar Farinetti brinda con Davide Drei, sindaco di Forlì, in occasione dell’inaugurazione del punto Eataly in piazza Saffi a febbraio 2015 (foto Luca Massari)
alla tavola, può essere la strada da percorrere per l'Italia ai tempi della crisi? «Il cibo, come l'arte, è una delle eccellenze italiane per la quale siamo ammirati, e a volte invidiati, dal resto del mondo. Grazie alla posizione geografica, al territorio e ai venti l'Italia è tra i paesi al mondo con più biodiversità agroalimentare. La nostra cucina non ha pari e valorizzarla ed esportarla rappresenta un'opportunità di benessere incredibile». Di recente ha dichiarato che grazie al Jobs Act il suo gruppo quest'anno potrà fare 200 nuove assunzioni. Ha solo aspetti positivi la nuova legge del lavoro? «Non sono abituato a lamentarmi. Penso che questa riforma possa fornire le condizioni per una maggiore occupazione, passaggio fondamentale per la ripresa. I risultati si potrebbero vedere già nei prossimi sei mesi». Nei panni di imprenditore qual è la sua visione ottimale del rapporto
mangiare. Per questo narrare, raccontare il prodotto è fondamentale. Io sono ottimista e credo che i consumatori stiano davvero cambiando, in meglio. Per paradosso questo cambiamento positivo è anche frutto della crisi economica che ha portato molti a riscoprire la bontà dei piatti e degli ingredienti più semplici, puntando sulla qualità delle materie prime, più che sulla quantità». Cuochi, fornelli, ricette e alimentazione hanno ormai monopolizzato grandi fette della programmazione televisiva. Un bene o un male per la cultura del cibo? «Il fatto che ci sia maggior interessamento verso il cibo non può che essere una cosa positiva: come ho già detto, sapere cosa si mangia è importantissimo e la televisione è un medium che può aiutare a raggiungere un vasto pubblico. È difficile narrare ciò che si mangia e si beve, ma qualcuno ci riesce, anche in tv». Il settore cibo, da intendere in tutta la sua filiera dalla produzione
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tra impresa e cultura nel senso più classico del termine? Vedremo Eataly sponsorizzare eventi in Romagna? «Impresa e cultura hanno ottime possibilità di cooperazione e ci sono dei bellissimi esempi di imprenditori che hanno fatto molto per la cultura. Eataly ha tra i suoi pilastri fondativi l'educazione: in particolare quella enogastronomica. Nei nostri negozi abbiamo delle aule didattiche che utilizziamo per creare eventi culturali. In particolar modo voglio ricordare la didattica gratuita che dedichiamo ai bambini delle scuole primarie e ai pensionati. In punti vendita come Torino, Milano e Roma riceviamo più di duemila bambini all'anno, e sono circa mille i pensionati che seguono gli incontri gratuiti. Si sta lavorando perché tutto questo accada anche a Forlì perché l'idea che la città entri dentro Eataly per vivere delle esperienze di formazione è l'apice del nostro senso di diffusione della cultura. In futuro vedremo se Eataly potrà anche uscire verso la città e con quali iniziative». I punti Eataly spesso rappresentano incroci tra la cucina e altre realtà culturali. Qual è la sua dieta culturale? Ultimo libro letto? Ultimo film visto? Ultimo spettacolo teatrale? Ultimo disco comprato? «Cultura è confrontarsi con le persone e con il mondo, sempre e in qualsiasi circostanza. Basta essere buoni osservatori e carpire tutto quanto possibile dalle diverse esperienze. E poi io parlo molto e con tutti e so ascoltare. Non si tratta solo di comprare libri o vedere film, ma anche di osservare il mondo e le persone». Qual è il suo piatto preferito della tradizione romagnola? «Ce ne sono moltissimi ma ciò a cui non rinuncerei mai è uno dei vostri fantastici prodotti di salumeria accompagnato da un buon bicchiere di Lambrusco. Se ci penso l'acquolina in bocca mi rende felice». Andrea Alberizia
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