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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli luglio 2015 n.8 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I

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Il progetto dedicato al liscio di Zapruder Filmmakersgroup andato in scena in una delle passate edizioni del festival Santarcangelo dei Teatri

LO SPETTACOLO DELLA RIVIERA DALLA FESTA DELLA NOTTE ROSA ALL’AVANGUARDIA TEATRALE DI SANTARCANGELO ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

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GIO 0,08 PIA OM€AG COPrezzo


Piccola guida al territorio

La notte rosa con la musica di Chiara Tra gli eventi anche i Moka Club e lo spettacolo comico di Paolo Ruffini Nel luglio intenso di Comacchio e del suo territorio con danze, incontri, cinema all’aperto, teatro per famiglie spicca ovviamente la magia della notte rosa che si irradia per tutto il territorio di Comacchio, a partire dai Trepponti che sarà suggestivamente illuminato di rosa, per ben tre giorni con appuntamenti sui vari lidi per pubblici dai gusti più diversi. Ma tutti i Lidi si coloreranno di rosa, con allestimenti scenografici a tema, tantissime saranno le serate a tema nei locali, campeggi e negli stabilimenti balneari. A Lido di Pomposa e degli Scacchi, in località Sagano, per esempio, in viale Mare Jonioe via Valtellina si comincia venerdì 3 luglio alle 21.30 con il concerto di Chiara Galiazzo, conosciuta semplicemente come Chiara, cantante italiana salita alla ribalta nel 2012 vincendo la sesta edizione del talent show X Facor. Ad oggi è ritenuta una delle artiste più seguite dal pubblico giovane per la notorietà ricevuta anche grazie a numerosissimi spot televisivi che l’hanno vista in coppia con artisti internazionali. Ha al suo attivo due partecipazioni al Festival di San Remo, rispettivamente: nel 2013 classificandosi ottava con il singolo Il futuro che sarà, e nel 2015, classificandosi quinta con il brano Straordinario. Nel corso della sua carriera ha inoltre vinto un Wind Music Awards ed ha ottenuto una candidatura agli Mtv Awards 2013, una al Medimex, una ai Kid's Choice e varie candidature ai World Music Awards. Dopo il concerto di Chiara, segue alle 23.40 lo spettacolo pirotecnico della ditta Scarpato e si conclude con Radio Sound da mezzanotte alle 3 con il dj Paul Frost e la vocalist Ester Dianati. A Porto Garibaldi in via dei Mille il concerto sarà un tributo a Zucchero mentre sul lungomare ci saranno i mercatini. Musica tecno e afro a Lido di Volano vicino al Ristorante Cormorano e anche in questo caso a mezzanotte lo spettacolo pirotecnico. A Lido degli estensi in

Museo Remo Brindisi

viale Carducci ci sarà una serata magica ed esoterica con cartomanti, tarocchi, lettura degli occhi e della mano. E l’oroscopo dell’estate per conosce cosa ci riservano i mesi delle vacanze in amore, lavoro, salute. A Lido di Spina sarà possibile visitare la bellissima casa-museo di Remo Brindisi, che contiene migliaia di opere dei grandi del Novecento fino all’una di notte, con biglietto ridotto per le donne. Il sabato 4 luglio, l’appuntamento è ancora in località sagano questa volta per lo spettacolo dei Moka Club, una Band si disco music anni '70, formata dal 7 elementi provenienti da tutta la riviera adriatica. Il repertorio di Moka Club comprende tutti i grandi classici

Museo della Nave Romana

della disco anni '70 e primi anni '80 tra cui i brani molto conosciuti e frizzanti oltre che contagiosi di Village People, Bee Gees, Gloria Gaynor, Barry White. In via dei Mille di Porto Garibaldi, invece, va in scena la magia della 15esima edizione della sfilata di abbigliamento e hair styling a cura dell’Anam mentre in via Carducci, a Lido degli Estensi, c’è uno degli appuntamenti più attesi ovvero la musica e la comicità di Paolo Ruffini, comico, attore e presentatore di Colorado e concerto delle Voci Sole. Domenica 5 luglio ancora tutti i lidi in rosa con mercatini, zumba e balli ad animare i lidi. Il programma completo su www.turismocomacchio.it.

Valli di Comacchio

L’EPOCA ROMANA IN UNA NAVE MUSICA E DANTE NEL GIARDINO L’estate offre più di un’occasione per una visita all’imperdibile Casa museo Remo Brindisi, a Lido di Spina. Nel giardino di queto gioiello che contiene centianaia di opere dei più importanti artisti del Novecento, il 25 luglio, si tiene un concerto per tenore, violino, violoncello, arpa, pianoforte, mentre il 30 luglio l’appuntamento è dedicato al Sommo Poeta nella ricorrenza del 750° della nascita, grazie a una conversazione su Dante con la ricercatrice letteraria Claudia Crevenna, musiche a tema con voce, arpa e pianoforte. Via N. Pisano, 44029 Lido di Spina Telefono: 0533/314154 Da aprile/giugno: al sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18

NOTTE ROSA IN NAVE L'Amministrazione Comunale e la Soprintendenza per i Beni Archeologici è al lavoro per dare seguito al progetto di realizzazione di un grande museo del territorio, che prevede, tra le altre cose, il trasferimento del museo del carico della nave romana al piano terra dell'ex-settecentesco ospedale degli Infermi. Il progetto sta procedendo parallelamente alla creazione di 4 nuove sezioni museali, dedicate ad altrettante epoche archeologiche. Il carico della nave romana è un tesoro tutto da scoprire, "un'enciclopedia rimasta a lungo sepolta sull'età romana", come ha sottolineato Alberto Angela, durante un servizio di Superquark dell'estate 2013, dedicato al misterioso naufragio della nave di età augustea.

Via della Pescheria, 3, Comacchio Tel. 0533 314154 Da aprile ad ottobre apertura da martedì a domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.

Oltre alla possibilità di scoprire le valli e i loro splendidi panorami, non mancano le occasioni per scoprire anche il mare, in notturna. In particolare da Porto Garibaldi il 3 luglio, salperanno le Navi del delta per lo Speciale Notte Rosa alle 22.30 per escursioni serali per vedere lo spettacolo pirotecnico dal mare (info e prenotazioni: cell. 346 5926555, le escursioni proseguono anche sabato 4 luglio con cena a bordo). Di giorno restano invece tutte le possibilità di escursioni in barca, bicicletta e e a piedi per gli amanti del birdwatching e dei panorami vallivi. www.vallidicomacchio.info www.podeltatourism.it


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SOMMARIO

L’ EDITORIALE

• MUSICA I concertoni della Riviera .........pag. 11 • ARTE Samorì alla Biennale di Venezia.....pag. 12 • LIBRI Il racconto di Paolo Casadio....pag. 16 • CINEMA Cosa recuperare nelle arene....pag. 19 • TEATRO La direttrice di Santarcangelo .......pag. 20 • GUSTO La nuova presidente dell’Aici.......pag. 26 • JUNIOR Gli spettacoli all’aperto ...........pag. 29

Mai dare nulla per scontato In questo primo anno di vita di R&D Cult per noi ogni mese è innanzitutto una scoperta continua, una rivelazione della ricchezza infinita di questo territorio che in estate sembra davvero esplodere come un caleidoscopio di festival, iniziative, concorsi, spettacoli, concerti (e l’idea di essere esaustivi in queste pagine diventa sempre più una chimera). Momenti dove la cultura diventa motore per l’economia del turismo che sia quello giovanile, delle famiglie, un arricchimento di linguaggi dove si mescolano colto e popolare, alto e basso, classico e sperimentale. Dai grandi appuntamenti con i maestri come Uto Ughi e Riccardo Muti, alla ricerca sperimentale di Santarcangelo dei Teatri fino ai campionati di magia e agli spettacoli pirotecnici per la Notte Rosa (ma non solo) e insieme una rilettura plautina a Sarsina, la Romagna offre davvero di tutto (incluse buone letture e rassegne di filosofia con tanto di visite guidate in salina, a Cervia). Occasioni anche per i residenti di vivere i centri storici, di incontrarsi, di imparare, di confrontarsi. E tutto questo nonostante le difficoltà crescenti di bilancio per tanti enti locali che portano anche a paradossi dolorosi. Uno di questi è il grido d’allarme lanciato di recente dal direttore della Fondazione Oriani che gestisce l’omonima biblioteca di storia contemporanea a Ravenna, la quale ha dovuto ridurre gli acquisti di libri e rischia di dover ridurre gli orari di apertura al pubblico, dopo aver perso i contributi provinciali ed essersi vista ridurre quelli delle fondazioni (fortunatamente in questo caso almeno il Comune ha tenuto duro). E un altro segnale non proprio positivo arriva da Lugo, sempre nel ravennate, dove dopo trent’anni ha chiuso senza preavviso un festival jazz che già aveva imbastito un cartellone e invitato gli artisti, tutti di calibro internazionale. Mancanza di fondi. Il sindaco si è detto dispiaciuto, ma si dice impossibilitato a scegliere. Ecco, anche in questi mesi di feste e scintillii, qualche luce si spegne. E anche se è estate, se c’è la Notte Rosa e tante altre cose da fare, è un peccato che la cosa accada nel silenzio. E la lezione è: mai dare nulla per scontato. Sulla cultura è bene restare vigili, anche d'estate.

• EXTRA I valori degli artigiani ...................pag. 30

LA NOTTE È ROSA Venerdì 3 luglio si festeggia la decima edizione della Notte Rosa in tutta la riviera romagnola. Sterminato il programma lungo tutto il weekend, con i grandi eventi che saranno concentrati come al solito nel Riminese (in piazzale Fellini, a Rimini, concerto di Francesco De Gregori) ma che vedrà iniziative in grado di attirare il grande pubblico anche nei lidi ferraresi (come il concerto di Chiara Galiazzo) e per la prima volta il coinvolgimento anche della costa marchigiana. Per tutto il programma dettagliato si rimanda al sito internet www.lanotterosa.it.

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 8 supplemento a

R&D anno XIV nr. 635 del 25-6-2015

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MUSICA

GUIDA PRATICA

Verucchio Festival, non solo Einaudi Dal rock dei Kooks alle chitarre acustiche dei Kings Of Convenience, dalle tradizioni al jazz, dall’Australia a Israele... Un’edizione davvero di alto livello, la 31esima del Verucchio Festival, in programma nella splendida cornice del borgo riminese dal 17 luglio all’1 di agosto. Un calendario di dieci concerti che toccano svariati generi, dal rock all’elettronica, dal folk al cantautorato, passando per sonorità etniche e neoclassiche. Ad aprire il cartellone venerdì 17 sarà uno dei pochi artisti italiani presenti – tra cui naturalmente il padrone di casa Ludovico Einaudi, che dirige il festival per l’undicesimo anno consecutivo – ossia Brunori Sas, nome d’arte del cantautore calabrese Dario Brunori, tra i più interessanti della nuova generazione, che presenterà sul sagrato della Collegiata Brunori Srl - una società a responsabilità limitata, spettacolo già portato nei teatri italiani (spesso sold out) in bilico tra cabaret, teatro canzone e concerto, dove per la prima volta ha alternato a brani del suo repertorio rivisitati veri e propri monologhi. Il giorno dopo, questa volta alla rocca malatestiana di Verucchio, l’appuntamento è con un personaggio molto particolare come l’israeliano Oren Lavie, compositore, pianista, cantautore, commediografo e scrittore di libri per l’infanzia. Musicalmente parlando è stato accostato un po’ a sproposito a Nick Drake, ma il contesto è pur sempre quello acustico e intimistico, per canzoni raffinate che poggiano spesso su piano e voce e arrangiamenti che rimandano alla musica classica. Domenica 19 (di nuovo alla Collegiata), terzo giorno consecutivo di festival con il cantautore folk australiano Xavier Rudd con la sua band, The United Nations, che riunisce musicisti da ogni angolo del globo per rappresentare le diverse culture di Australia, Sudafrica, Samoa, Germania e Papua Nuova Guinea. Mercoledì 22 luglio è la giornata dedicata agli appassionati del rock più trendy, quello di The Kooks, campioni di incasso nella loro Inghilterra grazie al tiro anche melodico, inizialmente in stile Strokes e sull’onda del revival postpunk, ora però molto più vario, con un album, Listen dell’anno scorso, che cerca strade nuove nel funky e nell’hip-hop. La prova dal vivo (alla Collegiata) potrebbe chiarire quale sia la strada intrapresa effettivamente dal gruppo, che finora certo però non ce l’ha fatta, successo commerciale a parte, a entrare nella storia del rock del nuovo secolo. Giovedì 23 luglio (sagrato della Collegiata) una band molto amata tra il pubblico più intellettuale (per non dire intellettualoide), i tedeschi The Notwist, partiti dall’hardcore per arrivare a un folk-rock intriso di

In alto uno scatto da una delle passate edizioni del Verucchio Festival. Qui sopra a sinistra i Kings of Convenience e poi in senso orario altri protagonisti di questa edizione: il direttore artistico Ludovico Einaudi, Toumani & Sidiki Diabaté e Luke Pritchard dei Kooks

CLASSICA A SAN LEO IL GRANDE VIOLINISTA UTO UGHI. E UNA SERATA DEDICATA A FARINETTI E AI CANTANTI EVIRATI... Grande ritorno di Uto Ughi per la sesta edizione del San Leo Festival in programma dal 15 luglio al 2 agosto nella città leontina. Ughi, in un percorso attraverso i secoli che va da Bach a Kraisler, si esibirà insieme ai Filarmonici di Roma, mercoledì 15 luglio alle 21 nella splendida cattedrale di San Leo. La rassegna proseguirà mercoledì 22 luglio alle 21 nella Pieve Romanica con l'insolito concerto “Son qual nave ch'agitata: Farinelli e i virtuosi cantanti evirati”. Il sopranista Francesco Di Vito e l'ensamble Musiqua, con Giovanna Barbati (viola da gamba) e Chiara Tiboni (clavicembalo), immergeranno il pubblico nel clima musicale che vide Farinelli, uno dei più famosi cantanti castrati della storia, incantare tutta Europa con i suoi virtuosismi canori. Giovedì 30 luglio alle 21 nel Palazzo Mediceo il concerto “L'800 e la bella epoque”. Mirco Roverelli al pianoforte e Angelo Colajanni al flauto faranno rivivere le atmosfere salottiere del repertorio cameristico per flauto e pianoforte reso ancora più interessante dalla presenza di alcuni brani per ottavino. Info e prevendite: 0541/926967 e 0541/916306.

melodia e sporcato dall’elettronica, con alle spalle un disco capolavoro come Neon Golden, ancora oggi, 13 anni dopo, di gran lunga il pezzo migliore della loro discografia. Sabato 25 luglio appuntamento più intimo (e per la prima volta, rispetto agli altri concerti in notturna, all’orario dell’aperitivo, 18.30) al Museo Archeologico con il sassofonista Dimitri Grechi Espinoza che presenta il suo Oreb, progetto in cui il jazz si fonde con sonorità mediorientali. Martedì 28 luglio si torna alla chiesa della Collegiata e anche in ambiti più rock, in questo caso in particolare a sonorità di folk-pop “da camera”, prettamente acustiche, dei Kings Of Convenience. Il duo norvegese torna così a suonare insieme per proporre in particolare brani estratti da Quiet is the New Loud, il loro debutto a livello mondiale del 2001, album che diede il via al cosiddetto new acoustic movement, ispirato tra gli altri – come si legge ancora sul web di un movimento invece davvero dimenticato molto rapidamente – dallo stile di Simon & Garfunkel e, in generale, dal ritorno a una semplicità di matrice folk per chitarre acustiche e melodia. Il concerto verrà alternato a momenti di discussione e racconto da parte dei due artisti (Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe). Imperdibile, poi, la serata del 30 luglio (alla Collegiata) con Toumani & Sidiki, nuovo progetto di Toumani Diabaté, maestro della kora – una sorta di arpamandolino della tradizione africana – con cui ha scritto pagine memorabili della musica (nel suo caso, interamente strumentale) del suo continente, rendendola davvero universale e collaborando poi (anche con nomi apparentemente molto lontani come Bjork o Damon Albarn dei Blur) a progetti diversi in album jazz, blues e rock. A Verucchio presenterà il suo ultimo progetto in duo col figlio Sidiki, altro virtuoso della kora, famoso nel suo paese anche per il suo duo hip-hop. A chiudere il mese di luglio, il 31 alla Collegiata, come detto il concerto di Ludovico Einaudi che proporrà al pianoforte il suo album In a time lapse, come sempre sospeso tra neoclassica, contemporanea e minimalismo. L’ultimo appuntamento del festival è in programma sabato 1 agosto al museo Archeologico con il violoncellista Redi Hasa e la cantante Maria Mazzotta per un viaggio tra musica e parole dai Balcani ai Carpazi, passando dalle tradizioni delle regioni del Sud dell’Italia. Infoline: 0541 670222. Luca Manservisi


MUSICA

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5 RAVENNA FESTIVAL

Dal ritorno di Piovani ai concerti dell’Amicizia di Muti

LA RASSEGNA

Anche l’Orchestra di Piazza Vittorio cerca di “Percuotere la mente” a Rimini Torna “Percuotere la mente”, rassegna realizzata nell’ambito della Sagra Musicale Malatestiana e dedicata alla contaminazione tra generi. Un viaggio in cinque tappe dal 2 al 30 luglio – nella cornice ormai tradizionale della Corte degli Agostiniani di Rimini (via Cairoli 42) – che spazierà dal cantautorato italiano alle sperimentazioni anglosassoni, dalle rivisitazioni jazz alle sonorità etniche. Si comincia giovedì 2 luglio, nell’ambito degli eventi della Notte Rosa, con Paola Turci, che presenterà Io sono, un disco antologico che contiene dodici canzoni storiche completamente riarrangiate e tre brani inediti. Sul palco sarà accompagnata da Fabrizio Fratepietro alla batteria, Piepaolo Ranieri al basso, e Fernando Pantini alla chitarra elettrica. Si proseguirà venerdì 10 luglio con Stefano Bollani in “Piano solo”, un recital dal piglio enciclopedico che percorre la storia del jazz e non solo. Altro viaggio, questa volta alla scoperta delle radici della musica, quello proposto dall’Orchestra di Piazza Vittorio, che giovedì 16 luglio offrirà agli spettatori la possibilità di compiere “Il giro del mondo in 80 minuti”. Orchestra multietnica nata nel 2002, rappresenta una realtà unica: è la prima e sola orchestra nata con l’auto-tassazione di alcuni cittadini che ha creato posti di lavoro e relativi permessi di soggiorno per musicisti provenienti da tutto il mondo e promuove la ricerca e l’integrazione di repertori musicali diversi e spesso sconosciuti al grande pubblico. Sarà poi la volta di Anna Calvi, cantautrice e chitarrista inglese che nel giro di poco tempo è riuscita a ritagliarsi uno spazio proprio all’interno del panorama rock contemporaneo. Venerdì 24 luglio presenterà il suo disco One Breath accompagnata da Mally Harpaz (harmonium percussioni vibrafono), Alex Thomas (percussioni) e Ben Christophers (tastiere). A chiudere la rassegna giovedì 30 luglio sarà il Brian Auger’s Oblivion Express, gruppo fondato dal padrino dell’acid jazz e pioniere della fusion Brian Auger, maestro dell’Hammond B3 e del piano elettrico, voce della band è Alex Ligertwood, conosciuto in tutto il mondo come la voce dei Santana. Il concerto sarà l’occasione per vedere sul palco anche i LOG2, forse l’unica tribute band di Brian Auger esistente.

In luglio il Ravenna Festival prosegue – oltre che con il Falstaff, la Carmen di Matthew Bourne (approfondimenti a pagina 22 nella sezione dedicata al teatro) e la danza con Emio Greco e Pieter C. Scholten (9 luglio al Pala De André) – con la grande musica, dal Pacific Quartet Vienna (1 luglio ai chiostri della Classense) al ritorno di Nicola Piovani (sabato 11 alla pinetina di Micoperi); dall’integrale dei quartetti per archi di Bela Bartòk per i 70 anni dalla scomparsa (7 e 8 luglio alla Classense) fino ai concerti dell’Amicizia del maestro Riccardo Muti (nella foto), che dirigerà l’orchestra Cherubini e quella del Petruzzelli di Bari il 4 giugno al Pala De André e il 6 a Otranto, in Puglia. Da segnalare poi il progetto “Mercanti di sale” venerdì 17 luglio alle 20.30 al piazzale Saline di Cervia con Fabio Mina (flauti, field recordings dei suoni delle saline e live electronics) Marcello Fois e Gavino Murgia Mediterranean Trio, e domenica 19 all’alba (ore 6) con Fabio Mina (flauti), Peppe Frana (oud) e Marco Zanotti (percussioni) e poi dal tramonto (Trekking “la via del sale”) all’ex discoteca Woodpecker, ore 19 (con ristoro alla Casa delle Aie) agli spettacoli delle 21.30 in pineta (Davide Enia, Rita Botto e la Banda Diavola) e delle 23.30 alle Terme di Cervia (Lounge underwater sounds).

EMILIA ROMAGNA FESTIVAL A FORLÌ LA STORIA DELLA TURCHIA CON LA ISTANBUL STATE SYMPHONY ORCHESTRA A CESENATICO LA BANDA MUSICALE DELLA POLIZIA DI STATO Torna l’Emilia Romagna Festival. In luglio da segnalare l’appuntamento del 27 al Duomo di Forlì, con la Istanbul State Symphony Orchestra, tra le formazioni sinfoniche più antiche e importanti della Turchia fondata nel 1827 dal fratello di Donizetti: guidata dalla prestigiosa bacchetta di Ender Sakpinar, affronterà un programma di autori del ‘900, in un mix tra Oriente ed Occidente. Tra i grandi interpreti di Erf 2015 anche la Banda Musicale della Polizia di Stato, da oltre 70 anni importante veicolo di divulgazione della musica in Italia e all’estero, formata da 105 "professori d'orchestra" guidati dal maestro Maurizio Billi, che si esibirà il 23 luglio a Cesenatico in Piazza Spose dei Marinai. Info e programma: www.erfestival.org.

Sabato 11 luglio

Incontro con gli autori dei due siti più noti in Italia.

Giovedì 16 luglio

con “KAFKA SULLA SPIAGGIA” vi aspetta un’estate tutta da ridere

Cena, ingresso e spettacolo

20 €

Sabato 25 luglio Con un monologo tutto da ridere si presenterà uno dei volti televisivi più noti

Stabilimento balneare Molo Trezero Viale delle Nazioni, 248 - Marina di Ravenna - Info e prenotazioni Tel. 0544 530793 www.molotrezero.com info@molotrezero.com

Incontro con il giornalista e conduttore della rassegna stampa “Lateral” su Radio Capital Cena, ingresso e spettacolo

GENE GNOCCHI

Cena, ingresso e spettacolo

LUCA BOTTURA “Per sorridere sull’attualità”

20 €

25 € RISTORANTE APERTO A PRANZO E CENA BEACH BAR - AMPIA AREA RELAX CAMPI DA GIOCO


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MUSICA

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BASTONATE DI CARTA

RADIO IN SPIAGGIA

Cosa ascoltare sotto l’ombrellone

ANCHE RACHELE DEI BAUSTELLE AL BAGNO PETER PAN

Ecco cinque dischi a tema sole/caldo/amicizia/corpi unti da caricare nei vostri dispositivi per fare la figura di chi ne sa

Prosegue al bagno Peter Pan di Marina di Ravenna la programmazione della storica Radio Melody che il mercoledì sera trasmette dalla spiaggia incontrando di volta in volta un artista (presente in carne e ossa di fronte al pubblico) con cui chiacchiera il dj Luigi Bertaccini, scegliendo i pezzi da mettere in onda (e a volte improvvisando una performance acustica). Il programma di luglio vede mercoledì 1 Andrea Appino dei Zen Circus, l’8 luglio Rachele Bastreghi dei Baustelle (nella foto), il 15 il cantautore cesenate (e membro dei Good Fellas) Enrico Farnedi, il 22 i Pan del Diavolo e il 29 (con un live vero e proprio) i Sacri Cuori.

di Francesco Farabegoli *

La spiaggia è il luogo ideale per ascoltare musica. Non è per una questione di relax o solitudine o contesto visivo: è perché anche i più feroci appassionati di vinile, alta fedeltà e concettualità materica del pop sono costretti ad abbassare la cresta, contenere le loro turbe mentali sul ritorno dei vecchi formati e arrendersi alla comodità di un iPod pre-equalizzato con cuffie apposite e musica ipercompressa. Io purtroppo non ascolto tantissima musica in spiaggia, un po’ perché sono grasso e non amo farmi vedere a torso nudo, un po’ perché quando ci vado mi capita spesso di accompagnarci una bambina che mi costringe a starla a sentire e raccontarle la storia del fungo e del pipistrello, quindi mi becco la musica che esce dagli stabilimenti dei locali, tipo GLI EAGLES o l’agghiacciante greatest hits di Tiziano Ferro (scherzo, naturalmente: ho comprato il biglietto per la data di Tiziano a Bologna e quando avrete questo foglio in mano probabilmente io sarò sotto il palco a piangere mentre lui canta cose tipo notizia è l’anagramma del mio nome). C’è da dire che la maggior parte dei dischi che possiedo suona molto meno interessante del frangersi delle onde sul bagnasciuga e del rap di quelli che vendono il cocco fresco, e quindi anche in queste situazioni mi sono abbastanza disintossicato. Se siete invece di quelli che hanno ancora bisogno di musica sotto l’ombrellone, ecco cinque dischi a tema sole/caldo/amicizia/corpi unti, usciti abbastanza di recente, da caricare nei vostri dispositivi e ascoltare per fare la figura di chi ne sa. Holly Herndon – Platform. L’estate è soprattutto la stagione del flirt e della promiscuità. La differenza tra l’estate 2015 e quella del 1995 è che nel 1995 dovevi arrangiarti con le persone intorno a te e tirarci fuori il meglio che potevi. Nel 2015 puoi fare tutto online con persone scelte accuratamente da un elenco di contatti selezionato in base a preferenze politiche, musicali, letterarie, sportive e sessuali; non si rischia più di finire a letto con uno juventino, per dire. A questo tema, tra gli altri, è dedicato quello che probabilmente sarà eletto disco dell’anno su quasi tutti i giornali che avete la spiacevole abitudine di leggere. È il secondo disco lungo di Holly Herndon ed è una sorta di compromesso tra maranza italo disco concettuale e certa roba che esce su Mego, con tutta una serie di elementi di contorno casuali che rendono completamente insulse le due righe che ho usato per descrivere la musica. Il singolo racconta di una fantasia parasessuale sul fantomatico agente NSA che sta sorvegliando il suo computer e questa cosa tutto sommato mi sembra abbastanza estate 2015. Algiers – S/T. Non c’è niente di meglio per entrare in clima estivo che far finta di saperne un botto di black music. Per quelli come me, a cui la black music non interessa, i dischi più utili a questo scopo sono quelli con elementi casuali di soul music inseriti in contesti di musica che più bianca non si può, tipo boh, gli Oxbow o i primi TV on the Radio. A questa bisogna è uscito recentemente il primo disco (su Matador) di questo gruppo che si chiama Algiers e sono praticamente gli Einsturzende Neubauten con un nero alla voce, cioè una cosa che cerca di rendere ascoltabilissimo l’inascoltabile puntando sul tuo complesso del grande padrone bianco. Sarebbe odioso ma è un disco della madonna. Liturgy – The Ark Work. È probabile che ve la siate persa per strada, ma nel 2015 (tra le altre cose) è possibile ascoltare black metal mentre vi state abbronzando. Succede per merito di una manciata di gruppi statunitensi che hanno rubato cinque idee dal black e le mettono in pratica con qualche espediente situazionista di bassissima lega, tipo fare un pezzo black metal di sette minuti con i campanellini al posto delle chitarre e magari togliendo le voci; il capolavoro di questo nuovo genere in provetta è uscito quest’anno ed è questo disco (sta su Thrill Jockey); è tutto fatto di queste piccole stronzate / innovazioni che lo fanno scorrere via come un bicchiere d’acqua fresca, ottimo in cuffia sotto l’ombrellone, assolutamente privo di controindicazioni (alla fine non vi viene voglia di uccidere nessuno) e fondamentalmente preso bene. Twerps – Range Anxiety. Esce su Merge ed è il secondo, terzo o sedicesimo disco degli australiani Twerps. Sono il gruppo più spiaggia-oriented tra quelli che ho visto suonare al Beaches Brew. Non so dirvi che genere suonano esattamente perché ho perso il giro di tutte le nuove definizioni, comunque è indiefolk metà dritto e metà stralunato tipo Violent Femmes o Beat Happening con un po’ di Velvet Underground e qualche altro nome casuale, ma magari non Liturgy o Algiers. Diciamo che se il mio discoestate del 2014 era quello degli Alvvays, questo ne è il corrispondente del 2015. Aphex Swift – S/T. È un disco di mashup tra musiche di Aphex Twin e tracce vocali di Taylor Swift messo insieme da un fumettista abbastanza famoso di nome David Rees. A questo punto è un po’ vecchiotto, avrà un anno sulle spalle, ma funziona comunque da dio. Come tutti i dischi che mi piacciono è un disco stupidissimo, quasi offensivo nell’arroganza di incrociare roba che a volte sembra tra i momenti più importanti della nostra epoca e molto più spesso minchiate utili sì e no allo scopo di riempire il minutaggio di un album intero. Il fatto è che io ho gusti molto personali e quindi è probabile che quelle che a me sembrano minchiate a voi possano sembrare capolavori, quindi il disco è consigliatissimo e poi magari mi fate sapere (intendo figurativamente; non voglio DAVVERO che mi fermiate in spiaggia e mi diciate la vostra opinione sul disco di Aphex Swift). * fondatore di Bastonate, miglior sito musicale italiano alle ultime due edizioni dei Macchianera Awards

LEGGENDE IN SPIAGGIA

THE FLESHTONES A MARINA ROMEA A un passo dai 40 anni di carriera, sempre con la formazione (quasi) originale, gli americani Fleshtones suoneranno il 10 luglio al Boca Barranca di Marina Romea la loro musica tra garage, rockabilly, rhythm and blues e surf rock.

Il concerto dei Twerps durante il festival Beaches Brew al bagno Hana-Bi (di cui si parla nel pezzo qui a fianco di Farabegoli) in una foto di Francesca Sara Cauli

AGENDA SUL CANALE DI CESENATICO DAI SELTON AI THEGIORNALISTI Prosegue la rassegna del venerdì del Moby Dick al MoloNoveCinque di Cesenatico. Il 3 luglio appuntamento con UNA, progetto solista della cantautrice e folk rock pugliese Marzia Stano; il 10 luglio ecco il pop dei romani TheGiornalisti, il 17 luglio soul e r&b acustico con Momo Said and the Shockolates; il 24 luglio il folk-rock dei brasiliani (ma ormai milanesi di adozione) Selton e il pop-rock dei torinesi Anthony Laszlo.

IN

CENTRO A RAVENNA RAP CON MODER E IL FOLK DI COMANECI E RIGOLÒ

Prosegue la rassegna di musica dal vivo in centro a Ravenna, nella corte del negozio Bon Ton di via Cavour 103, con concerti alle ore 21 a ingresso gratuito. Venerdì 3 luglio sul palco il folk-rock-blues sperimentale dei Comaneci, il 10 luglio il folk rock dei Rigolò (vedi recensione nella pagina a fianco) e il 17 luglio serata rap con Lanfranco Vicari, in arte Moder.


MUSICA

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7 LA ROMAGNA IN CUFFIA

La crescita dei Rigolò, a tratti irresistibili di Luca Manservisi Un ascolto molto piacevole, quello del terzo disco dei ravennati Rigolò, fondati ormai cinque anni fa da Andrea Carella, autore, cantante e chitarrista già nei Comaneci. E dai Comaneci l’ha seguito nella nuova avventura anche Jenny Burnazzi, il cui violoncello rappresenta il valore aggiunto di questo nuovo Gigantic, uscito in maggio per Garage Records e prodotto da una garanzia come Mattia Coletti, che ha avuto il merito di aggiungere qualche dettaglio sintetico che rende il tutto più suggestivo. Gigantic resta comunque un disco prettamente acustico, che farà la gioia in particolare di chi è cresciuto ascoltando certe sonorità folk-pop malinconiche in voga (si fa per dire) in particolare negli anni novanta. Una scena trasversale che potrebbe andare dall’America di Sophia o dell’Elliott Smith un po’ più solare all’Europa dei Deus e fino all’Australia di una piccola band di culto come i Sodastream. E andando più indietro, tra gli antenati illustri di Gigantic ci sono forse il Neil Young acustico e i Velvet Underground del terzo disco, quello più folk e cantautorale. Inquadrato l’ambito musicale e detto delle irresistibili aperture melodiche di pezzi come la finale “Better Soul” (quasi un duetto d’altri tempi...), “On the radio”, “You you you” e soprattutto il crescendo di “In The Wake Of Kites” (in rete si può trovare anche il bel videoclip di Gerardo Lamattina) o della rinfrancante esplosione quasirock di “Another Good Chance”; e detto comunque della riuscita di un po’ tutti gli otto pezzi dell’album, il difetto del disco è forse proprio il fatto che siano solo otto i pezzi (per un totale di neanche mezzora), di cui il primo più che altro una intro strumentale. Magari si tratta di una scelta estetica, ma che dà al progetto un carattere quasi di estemporaneità. Il cui esempio-manifesto potrebbe essere “Before it gets dark”, canzone centrale dell’album che promette molto, ma finisce non appena pare stia entrando nel vivo. In definitiva davvero tutto molto carino – e non si prenda questa volta il “carino” come una critica – e un gruppo in netta crescita rispetto all’ultimo album (compresa la voce di Carella, con i suoi limiti, ma adattissima e ben inserita nel contesto...), a cui manca però ancora qualcosa, forse in termini di personalità, per il salto di qualità definitivo, quello che potrebbe consacrarli tra le band di culto da non perdere della scena folk-pop italiana.

L’EVENTO

Festa in darsena per Ravenna2015 con il live di Bombino Il cantautore e chitarrista africano, Bombino, protagonista della festa del 18 luglio in darsena a Ravenna. Sotto uno scatto da una delle passate edizioni del festival Spiagge Soul

Sarà l’Hendrix tuareg, Bombino, il protagonista della parte musicale della festa del 18 luglio in darsena a Ravenna per il titolo di Capitale italiana della cultura 2015. Nato e cresciuto nel deserto del Niger, Bombino è stato scoperto dal regista americano Ron Wyman che lo fa collaborare negli Usa anche con Dan Auerbach dei Black Key. Nel 2013 l’esplosione internazionale, con il suo album “Nomad”, tra desert-rock e blues, che l’ha portato a collaborare anche all’ultimo disco di Jovanotti. Oltre a Bombino, il programma della musica dal vivo prevede un set hip-hop e il concerto dei Playing for change, supergruppo musicale formato essenzialmente da artisti di strada di varie etnie. La festa partirà alle 18 con una giocosa parata per grandi e piccoli ideata dal Teatro del Drago e prevede anche altri momenti spettacolari come le performance inedite dei gruppi teatrali Tanti Cosi Progetti, Menoventi, gruppo nanou e Fanny&Alexander (all’Almagià) e le incursioni di danza urbana di Cantieri. Spazio anche all’arte con un contest di live painting all’ex Tiro a segno e una videoproiezione d’impatto di Andrea Bernabini.

IL FESTIVAL

Il soul invade le spiagge ravennati Torna Spiagge Soul, il festival itinerante sui lidi ravennati dedicato alla “musica dell’anima”. Dopo l’anteprima del 3 luglio sul lungomare di Marina di Ravenna in occasione della notte d’oro con la vocalist americana Lisa Hunt (che con la band si esibirà anche al Ruvido di Punta Marina venerdì 31), il festival parte il 18 luglio al bagno Peter Pan di Marina con Patrick Ruffino, cantante, cantautore e compositore originario del Benin. Tra gli appuntamenti da segnalare poi quello con il cantante e batterista americano Sugaray Rayford (il 22 luglio), la cantante inglese Alexia Coley (il 24 al porto canale di Marina), l’armonicista e cantante americano Greg Izor (il 24 e il 25), la band multietnica Café Touba (il 25 al porto canale di Marina), il trio italo-inglese Gamma3 (il 30 luglio a Marina). Il festival si concluderà poi nelle prime due giornate del mese di agosto con il cantante americano Wee Willie Walker o il noto cantante e armonicista Marco Pandolfi. Info: www.spiaggesoul.it.


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MUSICA

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CONSIGLI D’AUTORE Cinque dischi da ricordare di questa prima metà del 2015 di Piero Merola *

La sindrome da classifica di fine anno assume dei sintomi ancora più gravi quando si cerca di riassumere il meglio delle uscite addirittura al giro di boa dell'anno in corso. Dopo uno o due ascolti si grida al miracolo per tantissimi dischi, una settimana dopo ne arrivano di nuovi e ci si dimentica subito degli instant classic osannati qualche tempo prima. Poi ci sono dischi come il clamoroso Black Messiah di D'Angelo della fine del 2014 o il notevole album di Beyoncé uscito a cavallo tra 2013 e 2014 a rovinare classifiche già compilate a metà dicembre. Meglio evitare di pensare fin da ora ai traumatici ripensamenti e provare semplicemente a scommettere sulle uscite che segneranno questo 2015 come se fosse un gioco. Anche se mancano ancora sei lunghissimi mesi. Kendrick Lamar, To Pimp a Butterfly. Ne avrete certamente sentito parlare ovunque, ma fa bene ribadirlo. Il nuovo album del fenomeno hip hop di Compton ha marchiato a fuoco questo inizio anno. Il mio primo approccio col suo talento è stato un po' fortuito, prima del meritato hype e del successo di good kid, m.A.A.d city: un'incandescente esibizione pomeridiana al Pitchfork Music Festival di Chicago e lui a sputare veleno su delle basi old-school. Un colpo di fulmine indimenticabile per flow, personalità e potenza dei brani. Rispetto al predecessore, questo album complesso e monumentale riesce a far quadrare il cerchio accogliendo nel suo hip hop trasversale e contemporaneo cinquant'anni di musica nera, dal free jazz al soul passando per il funky e il g-funk. Il resto lo fanno i testi con una rabbia black rivisitata, mai banale e maledettamente attuale anche quando mancano i riferimenti ai recenti disordini che hanno scosso l'America. Sufjan Stevens, Carrie & Lowell. Ogni volta che il tormentato genio polistrumentista dall’ostentata spiritualità cristiana torna con un nuovo album si teme che, prima o poi, come per tutti gli artisti un po' demodé, sia arrivato il passo falso, la sbroccata definitiva. E puntualmente Sufjan, invece, smentisce tutti, restando se stesso, estraneo ai trend, alle mode e ai trucchi del marketing. The Age Of Adz aveva scontentato qualcuno per la virata sintetica che si accompagnava ai consueti momenti orchestrali iperarrangiati. Nel nuovo disco il tema è la morte, gli arrangiamenti sembrano a tratti ridotti all’osso. Ma le canzoni trafiggono il cuore, come solo lui e pochi altri. Holly Herndon, Platform. Il suo è stato un percorso di trasformazione incredibile dagli esordi nei gruppi della chiesa del suo quartiere a Johnson City, Tennessee, a sofisticata icona femminile delle producer sperimentali di musica elettronica. Nel mezzo la sua fuga da giovanissima a Berlino ha giovato alla sua formazione musicale e questo disco, il secondo dopo il promettente Movement, è distribuito dalla storica 4AD. L’elettronica algida e fieramente digitale di Holly ha un respiro futuristico, ma conserva a tratti un calore umano, tra inserti vocali emozionanti, ritmiche visionarie, echi, silenzi e campioni mai scontati. Non a caso di professione fa la sound designer, il suo habitat sono gli happening nei musei ed è titolare di una cattedra in “Estetica della musica sperimentale elettronica dal 1980 a oggi” alla Stanford University. Kasami Washington, The Epic. Nella musica contemporanea il jazz per molti rappresenta uno scoglio insormontabile, come se fosse un mondo inaccessibile, fatto di dinamiche del tutto estranee al resto dei generi musicali. Kasami Washington è cresciuto a Los Angeles in una di quelle aree in cui non c'era alcuna alternativa al gangsta-rap e alle violenze di strada. Poi ha scelto di diventare un sassofonista, ha suonato da turnista e collaboratore per giganti del calibro di McCoy Tyner, Freddie Hubbard, Kenny Burrell e George Duke. Grazie all’amicizia con Snoop Dogg, ha improvvisamente allargato i confini del suo universo musicale finendo per lavorare al fianco di Mos Def e Lauryn Hill. Infine è finito nella selezionata pletora di collaboratori che hanno messo in piedi la parte musicale del nuovo album di Kendrick Lamar. In questo triplo disco, fa semplicemente jazz, senza contaminazioni con generi distanti al suo immaginario. Eppure può risultare alla portata di tutti, anche ai più ostili a certe sonorità. Provare per credere. Panda Bear, Panda Bear Meets The Grim Reaper. Quando si è cresciuti ascoltando gli Animal Collective non si può mai restare indifferenti davanti all'uscita di un disco dei vari progetti solisti e paralleli che si sono affiancati alla storia della band di Baltimora. O si amano o si odiano, nessuno lo mette in dubbio. Ma a differenza dei suoi eccentrici compagni di band, l'introspettivo Noah Lennox, a partire da quel Person Pitch da Beach Boys 3.0, ha saputo più degli altri guardare oltre. Dal dub, alle basi dell'hip hop degli anni Ottanta, passando per l'IDM, senza mai rinunciare troppo alla melodia con quel timbro vocale carico di riverberi che lo rende unico. Questo disco è il giusto compromesso tra l'anima più nostalgica ed eterea di Panda Bear e quella più oscura e metropolitana. * Nato a Lecce 27 anni fa, dal 2006 vive e lavora a Forlì. Scrive di musica nuova per il magazine online KALPORZ (www.kalporz.com) di cui è oggi editor e che festeggia proprio in questi giorni quindici anni dalla fondazione. Ha curato "IKEA-POP", rubrica sulle novità musicali svedesi e, dopo una parentesi negli Stati Uniti, ha ideato la rubrica settimanale "Prima Fermata, Brooklyn" per La Voce di New York. Scrive anche per Zero e Altitude, seleziona musica nuova in giro e collabora con Bronson Produzioni.

IL PERSONAGGIO

IOSONOUNCANE, non un cantautore «Per l’Italia, che è un paese conservatore, il cantautore è colui che dice la verità. È un’immagine consolatoria e reazionaria, di destra, con cui non voglio avere un cazzo a che fare». (Jacopo Incani). Poche volte un disco italiano in ambito alternativo era stato accolto con un simile entusiasmo dalla critica, tanto da eleggerlo già come pietra miliare di questi anni. Nessuna esagerazione, perché Die, secondo disco pubblicato a cinque anni dal promettente (ma non così clamoroso come qualcuno lo vuole dipingere) debutto del 32enne sardo Jacopo Incani, in arte IOSONOUNCANE, tutto maiuscolo, è davvero un qualcosa piovuto da un’altra galassia per i canoni della scena italiana. Un piccolo capolavoro (a partire dalla splendida copertina con la foto di Silvia Cesari) di cantautorato (checché ne dica lui nella citazione in apertura) inclassificabile, un concept con protagonista un uomo in mare e una donna ad attenderlo (o forse no) sulla riva, che è poi solo un modo per parlare di temi universali, articolato in sei brani che in realtà sono un proemio, una conclusione e in mezzo quattro pezzi, due dal punto di vista di lei e due da quello di lui. Nel corso dei quasi quaranta minuti del disco si ascolta un flusso sonoro studiato e prodotto (alla grande) nel dettaglio, in cui il pop si unisce al prog, l’elettronica al folk e alla psichedelia, la melodia alla sperimentazione. Con una dozzina di ospiti più o meno prestigiosi che contribuiscono con percussioni, organo, pianoforte, sintetizzatori, campionatori, chitarre (le più svariate, tra cui quella sarda di Paolo Angeli), flicorno, sax, tromba, trombone, cori femminili... Il risultato finale è incredibile. E non lo dico solo io. «[...] “Die" è una raccolta formidabile perché formidabile è il talento del suo autore. Che fosse di una categoria superiore si sapeva già. Ma che in appena due dischi potesse aspirare a diventare il più bravo di tutti nel suo genere - qualunque esso sia - beh, era difficile da immaginare» (Rockit); «[...] “Die” è un lavoro di cui si sentiva un gran bisogno, capace di allontanarsi dalla terra della sufficienza artistica, dove non si osa per paura di sbagliare, e di puntare in alto verso lidi inesplorati [...]» (Melty); «[...] è un lavoro gigantesco, ciclopico, in grado di creare un mix raro dall'incontro tra sintetico e analogico, qualcosa che all'estero, anche grazie alla sua italianità profonda, esotica, sarebbe già culto[...]» (Il Sole 24 Ore); «[...] forse tra qualche anno Die sarà considerato un classico della musica italiana [...]». (Internazionale) «[...] spariglia il perbenismo dell’odierna canzonetta col fatto bene, anzi benissimo, di un disco inqualificabile, ché qualificarlo sarebbe come darlo in pasto a una mortificazione [...]» (Mescalina); «[...] Spesso si gioca a pensare a quali tra i dischi pubblicati in questi anni saranno ricordati e citati tra dieci o vent’anni: io credo fermamente che “DIE” figurerà tra questi. Inaudito». (Dance Like Shaquille O'Neal); «[...] un lavoro unico, bucolico, Die prende le canzoni e le stiracchia, le adatta al paesaggio, le trasforma in colonna sonora» (Repubblica XL);

I cinque album consigliati da Piero Merola: da sinistra e dall’alto, in senso orario, le copertine dei dischi di Sufjan Stevens, Kasami Washington, Holly Herndon e Panda Bear Al centro “To pimp a butterfly” di Kendrick Lamar.

E via dicendo, che poi le citazioni sarebbero troppe. Così come lo sono state in questi mesi le interviste, da cui scopriamo però come Incani abbia come riferimenti per la campionatura i (sublimi) lavori di Focus Group (in particolare per il disco con Broadcast) o di El-P o come durante la composizione di Die abbia ascoltato: «elettronica come Fennesz, ma anche jazz, house, psichedelia, prog e musica tradizionale sarda». Mentre i testi dell’album sarebbero nati dopo aver «letto e analizzato “Germinal” di Zola, “Lo straniero” di Camus, “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, le poesie de “La terra e la morte” di Pavese, “Il vecchio e il mare di Hemingway”, ma anche alcuni scritti di Manlio L PROGRAMMA Massole, poeta 86enne del mio stesso paese (Buggerru, ndr)». ALL’HANA-BI OTHER LIVES, OWEN PALLETT, IL RITORNO DEI CCCP... Incani porterà dal vivo in Romagna il suo disco, e tutte Oltre all’appuntamento del 25 con IOSONOUNCANE di cui si parla nell’articolo di quele chiacchiere che gli stanno sta pagina (in apertura l’elettronica di Vaghe Stelle), nel mese di luglio all’Hana-Bi di Marina di Ravenna saranno addirittura 15 le serate di musica dal vivo (sempre a ingresso andando dietro, il 25 luglio gratuito) con band di caratura internazionale della scena alternativa. Tra queste, da all’Hana-Bi di Marina di segnalare il 2 luglio il ritorno del folksinger americano Micah P. Hinson, il 7 la superband Ravenna. In questo tour di folk-rock americana Woods, il 9 con i danesi The Wands e gli australiani The Walking Who presentazione IOSONOUN(tra pop, rock e psichedelia), il 10 il ritorno di Lisa & The Lips (garage-funk dall’America), CANE suonerà Die integrall’11 King Salami and The Cumberland Three, nuova rivelazione della scena rhythm and mente, da solo sul palco con blues, da Londra; il 14 il revival psychedelic-hard rock degli americani Radio Moscow, il «campionatori, loop-machi15 l’unica data italiana degli Other Lives (folk-rock dagli Usa); il 17 i “nostri” Ronin con il ne, computer, chitarra e cantautore sperimentale californiano Ben Seretan; il 21 il talentuoso violinista e cantautovoce». In cabina di regia il re polistrumentista canadese Owen Pallett; il 24 l’afrobeat dei misteriori C’Mon Tigre; il coproduttore artistico del 28 il garage dei californiani Tijuana Panthers e infine il 31 luglio la serata dedicata agli stodisco Bruno Germano. Che rici Cccp con il fondatore Massimo Zamboni che ripercorre i classici della band insieme a sia da non perdere lo si sarà un cast d’eccezione tra cui Angela Baraldi e Max Collini (Offlaga Disco Pax). capito. Luca Manservisi

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MUSICA

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IL FESTIVAL

Sulle Strade Blu del folk Alla rassegna itinerante Los Lobos, Marc Ribot, Lambchop... Dopo l’anteprima di giugno al podere del Nespoli con il concerto del duo XylourisWhite, parte ufficialmente la nuova edizione di “Strade Blu”, il festival curato dall’associazione culturale Big Ben, il cui spirito viene sottolineato dal presidente Andrea Bernabei: «L’obiettivo è portare un bel concerto in un bel posto, fuori dalle logiche e dalle rotte sonore desuete. Usare la musica per scoprire il territorio, e il territorio per scoprire la musica». L’edizione di quest’anno mette in fila alcuni nomi da capogiro, come sempre nell’ambito della scena “folk e dintorni” mondiale, come recita il sottotitolo. Tra questi spiccano i Los Lobos, storica band chicana di Los Angeles (sì, quella di “La Bamba”...) che mischia country, folk, blues e R&B, che saranno l’8 luglio a Faenza (piazza delle Molinella) dopo il forfait dell’ultimo minuto dell’anno scorso. Il festival parte però già mercoledì 1 luglio (al giardino della biblioteca di Alfonsine a ingresso gratuito) con uno dei più grandi cantautori italiani – seppur poco noto al grande pubblico – il siciliano Cesare Basile. Il giorno dopo, giovedì 2, in piazza a Faenza sarà la volta dei “padroni di casa” Sacri Cuori, il cui chitarrista e fondatore, Antonio Gramentieri, è anche direttore artistico del festival. I Sacri Cuori presenteranno il loro nuovo album, Delone, acclamato dalla critica internazionale, sempre a cavallo tra folk(lore), colonne sonore d’antan, blues e atmosfere desertiche. Tra le loro ispirazioni anche la musica di un mostro sacro come Marc Ribot, storico chitarrista americano che sarà in carne e ossa a Strade Blu il 10 luglio a Santarcangelo, per una data realizzata in collaborazione con il celebre festival dei teatri della cittadina riminese (di cui parliamo nella sezione dedicata al teatro di questo giornale). Facendo un passo indietro, da segnalare anche il nome di caratura internazionale del 4 luglio, ossia quello della cantautrice americana Jolie Holland, in concerto al complesso degli ex Salesiani di Faenza. Sabato 11 ci si sposta invece a Massa Lombarda (piazza Matteotti) con il bluesman latino Frankie Chavez e uno storico cantautore irregolare italiano come Rudy Marra. Il programma del mese di luglio termina alla grande lunedì 20 al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza con il ritorno degli americani Lambchop, istituzione della scena alt.country a stelle e strisce che per l’occasione suoneranno integralmente dal vivo l’album da molti considerato il loro capolavoro, Nixon, a quindici anni ormai dalla sua uscita. Un disco che aggiunse alla tavolozza sonora della band di Kurt Wagner chiari rimandi a generi come gospel e r&b e che oggi è considerato un piccolo classico. Il programma del festival proseguirà poi in agosto con anche due pezzi da novanta come Calexico e Jon Spencer, di cui parleremo sul prossimo numero del mensile. Per scelta, Strade Blu ha deciso di non mettere in vendita i biglietti in prevendita, sarà però possibile prenotarli inviando una mail all’indirizzo: info@stradeblu.org.

I Los Lobos saranno a Faenza l’8 luglio

CONCERTI I JULIE’S HAIRCUT

AL

RIOT FEST

DI

MASSA LOMBARDA

Dal 10 al 12 luglio in vari luoghi del centro di Massa Lombarda va in scena la dodicesima edizione del Riot Fest che propone, oltre al concerto con Chavez e Marra in collaborazione con Strade Blu di cui si parla nell’articolo di questa pagina, venerdì 10 luglio il cantante rock Giacomo Voli, reso celebre dal talent show televisivo The Voice, e domenica 12 una storica band della scena rock alternativa italiana come i Julie’s Haircut. Stand gastronomici e musica dal vivo già a partire dal pomeriggio. Info: www.riotfest.it.

AL SOGLIANO BLUES

ARRIVANO I

DR. FEELGOOD

Sabato 18 luglio dalle 17 appuntamento in piazza Matteotti a Sogliano sul Rubicone con la quarta edizione del Sogliano Blues Festival. Attrazione della giornata saranno i Dr. Feelgood, storica formazione di pub-rock inglese. Ad aprire, i lombardi Bluestouch, la friulana Eliana Cargnelutti con band, Gennaro Porcelli & The Highway 61 e il noto chitarrista e armonicista Marco Pandolfi.


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MUSICA

10 AGENDA DAL REGGAE AL BRASILE CON JIMMY CLIFF E MARIA GADĂ™

L’EVENTO

In mille a suonare i Foo Fighters Tutti a Cesena per il videomessaggio

Prosegue la rassegna “acieloapertoâ€? che giovedĂŹ 2 luglio porta alla Rocca malatestiana di Cesena il giamaicano Jimmy Cliff (nella foto), icona indiscussa del reggae, riconosciuto a livello mondiale anche grazie ala vittoria di un Grammy Award nel 1985. VenerdĂŹ 24 luglio invece il festival torna a Villa Torlonia (San Mauro Pascoli) per un concerto organizzato in collaborazione con il Brasil Festival di Bologna. L’appuntamento sarĂ con l’intensa voce della brasiliana Maria GadĂš, tra samba, funk e suoni afro.

Dave Grohl durante un concerto dei Foo Fighters: molti fan italiani si ritroveranno a Cesena il 27 luglio per invitarli a suonare in Romagna

DA TOWNSEND AGLI ANGRA PINARELLA DI CERVIA

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Sull’onda del successo anche per il recente tour di spalla ai Foo Fighters, gli inglesi God Damn saranno al Rock Planet di Pinarella sabato 11 luglio con il loro suono potente, da powerduo. VenerdĂŹ 17 invece appuntamento con il Devin Townsend Project, del cantante e chitarrista canadese (che in carriera si è mosso tra heavy metal, jazz, blues e progressive). Sabato 18 a Pinarella il New York Ska-Jazz Ensemble, mentre sabato 25 l’appuntamento è con la celebre band prog/power brasiliana Angra e il 28 con gli Enter Shikari, quartetto post hardcore britannico.

Per la prima volta nel mondo, e con una modalitĂ del tutto inedita, domenica 26 luglio al Parco Ippodromo di Cesena, mille musicisti si incontreranno per eseguire all'unisono il famoso brano “Learn to Flyâ€? dei Foo Fighters, la rock band americana guidata da Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana. La performance, guidata dal noto direttore d’orchestra forlivese Marco Sabiu, verrĂ registrata da una troupe di professionisti che realizzeranno il video di “Rockin'1000â€? – cosĂŹ è stato chiamato l’evento – che diventerĂ lo strumento virale in rete per lanciare l'appello e invitare la band a suonare in Romagna. Il progetto è stato ideato e promosso da un gruppo di amici appassionati di musica rock, capitanati da Fabio Zaffagnini, project manager dell’evento. Presentato sul web lo scorso dicembre, in 6 mesi ha raccolto piĂš dei 40mila euro necessari per realizzare la sfida e produrre il video. Ăˆ ancora possibile donare ed è ancora aperto il reclutamento dei musicisti fino all’esaurimento dei posti disponibili (al momento di andare in stampa ne erano stati assegnati circa 700, da tutta Italia): possono candidarsi cantanti (250), bassisti (150), chitarristi (350) e batteri-

sti (250) che in un video dovranno dimostrare le proprie competenze e convincere quattro giudici. L’obiettivo è semplice: recapitare un invito originale ai Foo Fighters che saranno oltretutto in Emilia Romagna a novembre (dopo aver annullato solo il tour estivo per l’incidente occorso a Grohl che si è rotto una gamba sul palco in Svezia) e che magari – sperano gli organizzatori – potranno cosĂŹ prendere in considerazione la proposta. Il programma. Domenica 26 luglio il posizionamento e il chek-in dei musicisti al parco Ippodromo partiranno giĂ dalle 8.30 di mattina. A mezzogiorno inizieranno le prove. L’evento sarĂ aperto al pubblico tutto il giorno, ma gli spettatori diventeranno protagonisti dalle 18, quando inizierĂ la registrazione vera e propria del video. Dalle 21 inizierĂ la festa con aperitivi e dj-set, che poi presuguirĂ da mezzanotte al Carisport di Cesena. La cittĂ sarĂ inoltre invasa dalla musica rock giĂ dal weekend: venerdĂŹ 24 infatti musicisti di “Rockin'1000â€? avranno a disposizioni vari luoghi del centro di Cesena per suonare i propri pezzi o fare jam session.

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MUSICA

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11 CONCERTONI

I RITORNI DI LITFIBA, MANNOIA E SUBSONICA Piero Pelù (in alto a sinistra) sarà con i suoi Litfiba il 12 luglio in piazza a Sogliano sul Rubicone. La sera prima protagonista invece Fiorella Mannoia. I Subsonica (sotto) saranno invece all’Arena della Regina di Cattolica il 18 luglio

RADIO BRUNO A Cesenatico il 3 luglio arriva il concertone di Radio Bruno con Annalisa (nella foto), Enrico Ruggeri, Zero Assoluto, Nesli, Alexia...

ANASTACIA E MIKA: STAR A CATTOLICA Due star internazionali come l’americana Anastacia (a sinistra) e il cantautore britannico Mika (a destra) saranno in concerto all’Arena della Regina di Cattolica rispettivamente il 15 e il 25 luglio

IL VOLO E THE KOLORS A CERVIA In piazza a Cervia il 18 luglio gli ultimi vincitori del festival di Sanermo, Il Volo (nella foto). Il 25, toccherà invece ai vincitori di “Amici”, The Kolors


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ARTE BIENNALE/1

di Serena Simoni

La Biennale di Venezia è un traguardo importante per un artista, la cui partecipazione può essere considerata un giro di boa, almeno per quanto riguarda il riconoscimento e la visibilità del proprio lavoro. Per questa edizione, inaugurata a maggio nella città lagunare, è stato invitato a partecipare un altro artista del nostro territorio, un onore già spettato solo quattro anni fa al ravennate Yuri Ancarani. Poco più giovane di quest’ultimo, Nicola Samorì – nato a Forlì nel 1977 – è presente col proprio lavoro all’interno del Padiglione Italia, allestito all’Arsenale. Samorì risiede attualmente a Bagnacavallo ed è legato a Ravenna per motivi di prima formazione, avendo frequentato da giovane il Liceo artistico cittadino. In un mondo del tutto globale, vivere in una piccola città di provincia non diminuisce la possibilità di operare nei grandi centri dell’arte e di avere un mercato e inviti internazionali: è quanto si deduce leggendo il curriculum dell'artista che ha inaugurato solo l'anno scorso alcune personali in gallerie private di Londra, New York, Berlino e Copenaghen. Solo quest’anno, pochi mesi prima dell'inaugurazione della Biennale, l'artista ha aperto una sua personale al Trafo, il Centro di arte contemporanea appena inaugurato nella città di Stettino, in Polonia.Il progetto del Padiglione Italia alla Biennale è nato da un affidamento per concorso su un progetto che presentasse affinità al programma generale di Okwui Enwezor, curatore dell'attuale edizione della Biennale, intitolata All the World's Futures. E sicuramente aderente a pieno titolo nelle linee guida di Trione (vedi articolo a pagina 13) è appunto l'opera di Nicola Samorì, che negli spazi architettonici predefiniti in mostra per ciascun

Samorì, dalla Romagna a Venezia L’artista forlivese, ora residente a Bagnacavallo, tra gli invitati all’Arsenale

Le opere di Nicola Samorì allestite presso l’Arsenale di Venezia (Biennale 2015)

artista - una sorta di camera a cui si accede tramite un portale architravato - ha realizzato tre dipinti e un allestimento a parete, facendo dialogare pittura, scultura e intervento sullo spazio. I tre dipinti sono collocati frontalmente e ai due lati per chi entra, mentre la parete allestita mediante sculture, dipinti, oggetti e teche, rimane alle spalle dello spettatore, spettacolarmente precisa e ordinata secondo le intenzioni dell'artista. Raggiungiamo Samorì per telefono, poco prima di una partenza per Basilea, per qualche domanda sull'esperienza e su questo lavoro. Sorpreso di essere stato selezionato per questa Biennale? «Certo; non avevo mai incontrato il curatore prima di questa occasione. È stato Vincenzo Trione a cercarmi, probabilmente convinto dalle affinità fra il tema da lui scelto e il mio lavoro». Il tema della memoria è sempre stato in effetti lampante nelle tue scelte... «Archivio e memoria sono da sempre collegati alla mia ricerca, che appare essere un contributo naturale agli assunti di “Codice Italia”. La controfacciata della mia stanza è non a caso un complesso congegno di warburghiana memoria, che catalizza ampi strati, sintomi e abitudini del mio percorso. È uno spartito complesso in cui sono presenti opere chiave del mio passato, oggetti nascosti e originali di due dei miei maestri, Mattia Moreni e Lucio

Fontana. L’archivio si contamina con gli altri tre lavori presentati, in una osmosi regolata da uno spazio calcolato al centimetro, organizzato come un sacello quattrocentesco». La pala che si presenta di fronte allo spettatore raffigura un “Deposto”... Il Cristo deposto (“Lienzo”) è stato dipinto su un vecchio tavolo, di formato orizzontale, utilizzato per i massaggi. A questo dipinto risponde la scultura verticale sulla parete opposta, un Risorto che pare un torso trecentesco intagliato dentro una scultura africana. Orizzontale e verticale segnano le parentesi all’interno delle quali il progetto prolifera». Perché le tele alle pareti sono parzialmente accartocciate su se stesse o sostituite da materiale “altro”, in modo da apparire ferite, lacerate? «Nella mia ricerca soggetto e oggetto sono interpretati come una soglia. Non è una riflessione sull'assenza, ma sulla resistenza dell'immagine: quello che saggio e con cui mi misuro è la sua (im)possibilità di scomparire». C'è una memoria di Burri per questa scelta tecnica e iconografica? «Burri ha messo le mani nella fisiologia della materia: le sue opere sono corpo/carne detti con i sacchi, con i ferri, con le plastiche… anche se l’artista “inevitabile”, se si osserva il mio lavoro, è senza dubbio Lucio Fontana,

Accademia di Teatro Musicale Parola, Canto, Musica, Danza

Spettacolo di chiusura anno accademico 2014-2015

LIBERTÀ di Laura Ruocco

sabato 4 luglio 2015 ore 21,00 TEATRO RASI - Via di Roma 39, Ravenna Info e prenotazioni: 331.7983986 CON IL PATROCINIO DI: COMUNE DI RAVENNA

GEMELLAGGIO CON:

CON IL CONTRIBUTO DI:

Ravenna, via M. Marani 1 Info e iscrizioni 331.7983986 accademiadelmusical@alice.it


ARTE

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BIENNALE/2

Codice Italia, per sottrarsi alla dittatura del presente

che ha messo alla prova il piano della pittura come nessun’altro. Non è un caso che nel mio archivio in Biennale sia ospitato un suo “Concetto spaziale” del 1962, uno squarcio nero su fondo nero». I riferimenti non mancano anche alla storia dell’arte più antica... «Un italiano d’adozione che non mi stanco di saccheggiare è Jusepe de Ribera (lo Spagnoletto), una declinazione epidermica del caravaggismo che esibisce la simbiosi fra l’olio e la carne in una pratica tautologica per molti versi inavvicinabile: proprio per questo mi interessa, perché mi obbliga a ritentare il miracolo della pittura ad olio tutti i giorni». In che modo il tuo lavoro si distingue da quello degli altri artisti invitati? «I miei sono gli unici “dipinti” in senso classico all’intero di un

Padiglione prevalentemente plastico e il mio lavoro è il solo a muovere da dentro i testimoni antichi». Secondo quanto hai affermato, la tua è comunque una pittura estremamente concettuale. «M’interessa la consapevolezza del margine, senza bandire il centro emozionale di un’opera, perché è da quel cuore, da quell’urto, che prendono il via tutte le didascalie possibili. Come recita il titolo di un dipinto di Gino de Dominicis, In principio era l’immagine. La voce nell’arte è arrivata dopo; è un accadimento che segue, e a volte perseguita, un’apparizione». Ed essere invitato vicino a nomi del calibro di Kounellis o Parmeggiani che effetto ti ha fatto? «Significa calarsi nella vertigine di una storia cercando di farsi scudo con il lavoro. Giorno per giorno la distanza si carica di aneddoti e di un vissuto che

allentano la tensione, senza livellare le esperienze». Un incontro più significativo degli altri? «Con Peter Greenaway, direi, ma non per la sua performance in Biennale. Moltissimi anni fa il suo film "Il ventre dell'architetto" mi ha cambiato lo sguardo e condividere lo stesso spazio è stata quasi la prova di un obiettivo toccato dal mio inconscio». Qualche cambiamento nella tua vita, dopo questa partecipazione, e qualche progetto in vista? «Essere in Biennale con un buon lavoro rompe gli indugi di chi sta sulla soglia da tempo. È accaduto. Nell’immediato futuro si conferma invece un progetto che avanza da mesi, al teatro anatomico di Amsterdam, dove presenterò una grande scultura in marmo, una calcificazione minerale degli organi e degli umori mostrati in quella stanza».

Il vincitore della sezione italiana della Biennale di Venezia è risultato Vincenzo Trione, professore allo Iulm di Milano e collaboratore del Corriere della Sera. “Codice Italia” – questo il titolo della sezione all'Arsenale – ha affrontato, secondo le linee guida del curatore, il tema della possibilità di rilevare costanti all'interno delle poetiche artistiche italiane attraverso le generazioni, mirando all'identificazione di un minimo comune denominatore fra personalità diverse per tecnica, cultura ed età. Il criterio base per la selezione dei 15 rappresentanti italiani più tre inviti a stranieri (Peter Greenaway, William Kentridge e Jean-Marie Straub) - è stata la «necessità di sottrarsi alla dittatura del presente», rilevando poetiche che interagiscono a livello più profondo o, al contrario, più diretto con la storia dell'arte del passato, dall'archeologia alle sperimentazioni del secolo scorso. La memoria è quindi la falsariga su cui si è appuntata non tanto la nostalgia rievocativa, ma una ricerca che fa dell'archivio un bisogno interiore, da reinterpretare o tradire incessantemente. Dati i criteri, è stata quasi obbligata la presenza di alcuni artisti ormai noti e appartenenti alle generazioni del passato - Kounellis, Paladino, Longobardi, Parmiggiani - che dalle fila di Arte Povera, da quelle della Transavanguardia o da posizioni del tutto autonome, hanno da sempre dialogato con le iconografie del passato e la tradizione classica, operando con tecniche del tutto diverse o addirittura regressive e irrispettose. Lo stesso criterio è valso per artisti delle generazioni più recenti, come Vanessa Beecroft, che ha tradito in un certo senso parte della sua ricerca più conosciuta per allestire un'opera che presenta affinità con quelle di Anne e Patrick Poirer di trenta anni fa, non fosse per il mantenimento di una posizione voyeuristica dello sguardo e la nudità dei soggetti, in questo caso sculture classicheggianti o riecheggiate sulla pittura del Novecento. Una citazione a parte merita anche la seconda artista – fra le due uniche italiane invitate – Marzia Migliora, che forzando la memoria in senso soggettivo (ma quale altro potrebbe essere?) e autobiografico, sospinge il lavoro in una terra che sta fra realtà e memoria infantile, richiedendo allo spettatore - giusto per il tempo di uno sguardo - di mettersi nei panni di una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie. (se. si)


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ARTE

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FORMAZIONE

Quella bottega dove imparare la scenografia L’indirizzo specialistico dell’Accademia di Belle Arti di Bologna a Cesena, in un capannone di 700mq La Romagna riserva sempre incredibili sorprese: piccole nicchie di qualità, luoghi del pensiero e del fare in cui le mani e l'immaginazione creano isole forse poco note di meraviglia. Il corso specialistico di Cesena è sicuramente una di queste chicche: fa parte della variegata offerta formativa dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e ha già compiuto dieci anni. Nata inizialmente come Triennio e biennio, è divenuta poi un'offerta fortemente specialistica e è un unicum nazionale. Le attività didattiche e laboratoriali sono svolte in un capannone di 700 metri quadri, messo a disposizione grazie al connubio accademia e territorio, dalla Cassa di Risparmio locale. Guidata per i primi anni da Enrico Manelli, ora in pensione, vanta docenti che mescolano attività di docenza e professionale. «Come in una bottega rinascimentale» mi dice il prof. Claudio Magrin, il quale aggiunge: «Questa è una scuola per studenti fortemente determinati, appassionati, curiosi. Non ci sono orari, come succede in teatro. Quello è il tuo obiettivo, creare la magia sulla scena. Con qualsiasi tecnica: fotografia, disegno, pittura, digitale. Non ci sono preclusioni. Noi lavoriamo per tirare fuori il tuo talento, ma tu ci devi mettere il sudore e la volontà. Il

Un docente:

o il laboratorio di Zimmermann e Amoroso». Parla ovviamente di Plastikart che produce istallazioni per la biennale, per l'expo, per musei e aziende di tipo avveniristico e di rara bellezza. E i ragazzi che escono diplomati da voi che cosa si trovano di fronte? «Se hanno lavorato con serietà e attivato la loro passione, non sono certo a spasso. Dal comunale di Bologna, ai maggiori teatri d'Italia si possono trovare studenti che sono passati di qui». Se quindi imparate facendo, siete concentrati sull'obiettivo e soprattutto siete interessati alla comunicazione della scena, di quel mistico luogo in cui tutto si consuma nella relazione con lo spettatore, non abbiate paura di intraprendere questa strada: «Non è un problema se uno studente non sa disegnare bene. Quello lo risolviamo. Ma se alle otto vuole smontare, beh, meglio si scelga un'altra strada...». Per conoscere il piano di studi www.ababo.it/ABA/scenografia-del-melodramma Elettra Stamboulis

Pesaro, se si scorre il curriculum degli insegnanti si capisce come il concetto di bottega artistica sia particolarmente azzeccato per questo biennio. Per questo motivo, mi racconta Marcello Morresi, gli studenti vengono da tutta Italia e con diplomi anche molto differenti: «Non è fondamentale avere fatto il triennio di Scenografia. È certo un elemento utile, ma abbiamo avuto studenti che avevano completato gli studi ad Architettura e che volevano dedicarsi alla progettazione scenica. La complessità dell’allestimento del teatro musicale ti permette di affrontare questioni pluridisciplinari, risolvere problemi che richiedono più competenze e professionalità». E il rapporto con la città, come si presenta? «Certo – dice sempre Morresi – è una piccola città di provincia. Però è importante il lavoro informale che noi facciamo, di buon vicinato diciamo così, con le esperienze eccellenti che essa offre. Ad esempio il teatro di Castellucci

«Non è un problema se uno studente non sa disegnare, ma se alle otto vuole smontare, meglio si scelga un’altra scuola Il teatro non ha orari né festivi» teatro non ha giorni festivi». E moltissimi sono i docenti che si muovono tra palco e banchi: da Rinaldo Rinaldi, finissimo pittore scenografo che ha lavorato per tutti i grandi maestri italiani, a Paola Mariani, che insegna Tecniche di sartoria ed è responsabile dei costumi del Rossini Opera Festival di

ARCHEOLOGIA

INAUGURA IL PARCO DI CLASSE ALLA PRESENZA DEL MINISTRO

Il 27 luglio a Ravenna, alle 19, si terrà l'attesa inaugurazione della prima stazione del sito archeologico di Classe alla presenza dell Ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini. Si tratta del sito realizzato da RavennAntica con la collaborazione del Comune, della Soprintendenza dell'Emilia Romagna e dell'Università, là dove sorgeva l'antico porto di Ravenna fondato da Augusto, fiorente all'epoca dell'Impero, di Teodorico e del dominio bizantino, che tornerà a nuova vita.


LIBRI IL LIBRO/1

Tra aneddoti, verità storiche e leggende Per il Ponte Vecchio esce “I misteri di Ravenna”, a firma del narratore e antropologo Eraldo Baldini

La statua del Guidarello custodita a Ravenna

Che si sia turisti o indigeni, questo nuovo libro dei misteri delle città romagnole della serie pubblicata dall’editore cesenate Il ponte Vecchio di Romagna è una chicca da non perdere. Del resto la città in questione, che arriva per terza dopo Forlì e Rimini, è la più antica e ricca di storia di queste terre, Ravenna, e del resto a scrivere il libro è una delle penne più prestigiose, se non la più prestigiosa, della città: lo scrittore nonché antropologo Eraldo Baldini. Il quale finalmente in questo libro fa quello che non aveva ancora fatto, ma che andava fatto. Ovvero un breve agevole saggio di curiosità e amenità storiche, aneddoti e credenze popolari, tutti documentati, tutti approfonditi nei suoi lunghi anni da studioso della tradizione romagnola e non solo, ma raccontati con più semplicità rispetto alla sua solita voce di studioso. Come narratore Baldini ha sperimentato più registri e stili per modulare quel “gotico rurale” che lo ha reso noto a livello nazionale e non solo: racconti e romanzi che narrano la paura nelle varie sfaccettature, passando dalle venature comiche del bellissimo L'uomo nero e la bicicletta blu, basato anche su suoi ricordi personali, alla lingua asciutta e senza sbavatura che usa per descrivere la tragedia umana della campagna napoleonica in Russia di Pioveva sangue (basato su documenti storici reperiti durante i suoi studi). Come saggista e autore di libri quali Il ciclo dei riti, Romagna Tenebrosa, I riti della tavola si è sempre distin-

to per un lavoro attento e rigoroso, di grande interesse popolare, ma decisamente poco ammiccante per il pubblico non specialista, si tratta di volumi di grande interesse, ma decisamente ponderosi, non proprio una lettura da spiaggia, diciamo. Questa volta Baldini dà invece alle stampe un libercolo più agile, di più facile lettura (ma senza esagerare) e che sappiamo comunque accurato e frutto di molte ricerche. Dentro vi sono curiosità storiche che non hanno risposte certe. Gli appassionati di storia antica vi leggerenno per esempio dell’incerto destino del figlio di Arminio venuto prigioniero a Ravenna e di cui qui si perdono le tracce, ma scopriranno anche il labirinto presente nella basilica di San Vitale dai profondi significati simbolici. Qui si scopre la vera storia di Guidarello (un po' diversa da come molti forse la immaginano vista la fortuna e la leggenda legata alla sua statua) e gli amanti della letteratura scopriranno il legame tra Ravenna e il Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki. Non mancano elementi e misteri sacri, e altri più profani, ci sono mostri (forse) e fantasmi. Misteri che vanno dall’antichità ai tempi più recenti e che attraversano le cronache in parte restano tali, in parte vengono svelati, ma soprattutto un'occasione per saperne di più di una città dalla storia millenaria fatta di grandi eventi, ma anche di amenità, un libro da tenere e consultare per i nativi, un bellissimo souvenir per un turista. (fe. an.)

Dal Guidarello

ad Arminio, un libro tra letteratura, arte e credenze popolari

IL LIBRO/2

IL LIBRO/3

Sanguigna, orgogliosa Forlì nella penna di Paolo Cortesi

Rimini, racconti ironici tra personaggi illustri e figli “dimenticati”

Delitti niente affatto misteriosi ma che raccontano di un momento storico, tra Otto e Novecento, in cui per morire bastava un piccolo diverbio, condannati a morte che non si piegano al potere papale nemmeno sul patibolo, i segreti del trucco di Caterina Sforza. Sono I misteri di Forlì (2013) firmati dallo scrittore forlivese Paolo Cortesi, che ha all'attivo due romanzi con Piemme e un altro recente per il Ponte Vecchio. Si tratta di una raccolta di fatti, curiosità tra le più svariate che si leggono in parte come brevi racconti, alcuni davvero curiosi e interessanti, altri ovviamente meno, tutti ambientati a Forlì, e tutti documentati. Ne esce una città sanguigna, diretta, meno illustre delle vicine Ravenna e Rimini, ma cionondimeno con una storia meritevole di essere raccontata e in cui emerge, limpidissimo l'orgoglio partigiano di chi scrive il volume.

Ne I misteri di Rimini (2014), affidato alla penna della giornalista Vera Bessone e dello storico Federicomaria Muccioli, ad affiorare come primo elemento è il taglio volutamente ironico nel raccontare una serie di vicende innanzitutto storiche. In questi misteri compaiono personaggi noti ai più come il famoso chirurgo di epoca romana di cui è stata scoperta la dimora, ma anche un figlio “dimenticato” come il Cagnacci, i soggiorni a Rimini di Goldoni e Pascoli, molte vicende che hanno in effetti poco di misterioso ma molto di bizzarro. Come lastoria della “lasciva beata Chiara”, dove si scopre addirittura che Babbo Natale è riminese ad honorem, e la ricostruzione della storia di Paolo e Francesca (da Rimini, appunto) di cui, sostengono gli autori, non vi sono certezze sul luogo del delitto (potrebbe non essere Gradara, insomma). E poi, ancora, una visita a scoprire le meraviglie del tempio malatestiano fino al mistero più fitto: quello della riminesità.

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IL RACCONTO

La casa del diavolo Un’indagine del brigadiere Venturoli Evaristo Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, romagnoli e non, al lavoro e in vacanza, pubblichiamo un racconto di Paolo Casadio, scrittore ravennate, pressoché inedito (uscì cinque anni fa per la Nanni editore), dal sapore molto locale sia nello stile, sia nell’ambientazione. Un “divertissement” elegante perfetto per il relax estivo con un personaggio, il brigadiere Venturoli, che ci terrà compagnia per tutta l’estate. di Paolo Casadio

Si squaccia a terra, il brigadiere Venturoli. Si squaccia a terra e poco importa se il completo principe di Galles sarà poi da lavare. In fondo alla tornatura, dove il campo si perde nel rilievo sabbioso del cimitero alleato, la fiammella rompe il buio tra le rovine della casa dei Tarroni. E il brigadiere capo in congedo Venturoli Evaristo si deve ricredere: il diavolo esiste. Due giorni prima si era presentato in parlamento Stòfero d’la Zòpa, il boaro. Il parlamento sarebbe un libero esercizio di critica politica esercitato dai rappresentanti locali dei partiti, con sede invernale nell’osteria di Ràgán e, d’estate, in trasferta alla fresca barberia di Tagliagola. Il boaro aveva salutato deputati, barbiere e brigadiere, s’era cavato il cappello perché un parlamento è pur sempre un parlamento – anche se composto da sei teste - e poi, serio: - Ma voi, ci credete agli spiriti? E al diavolo? Parole che a Piangipane, paese diviso equamente tra repubblicani e socialisti, suonavano come una

bestemmia. La reazione degli onorevoli fu varia e differenziata, come s’addice alla democrazia. La fazione repubblicana sversò un pitale di cancheri sulla chiesa, sul popolino credulone, sui preti eccetto don Ramazzotti che era un buon cristianaccio – nonché parroco del paese – e concluse l’intervento con un classico cavallo di battaglia ascritto – pare - al Mazzini Giuseppe: - Ch’i s faza dé in tè cul. La fazione socialista sversò un pitale di cancheri sulla chiesa, sul popolino credulone, sui preti eccetto don Ramazzotti che era un buon cristianaccio – nonché parroco del paese – e concluse l’appassionata orazione con una massima – pare – marxista, traslata in romagnolo: - Ch’i s faza dé in tè cul. Stòfero – che voleva venire a dire Cristoforo, Tassinari Cristoforo, figlio d’una sbracciante cui la mietitrebbia aveva rubato mezzo piede – convenne prudente sulle conclusioni congiunte degli onorevoli, ma si permise di aggiungere il dubbio: - Di notte, gira per la casa delle lucciole. L’hanno visto in più d’uno. E il brigadiere in pensione Venturoli Evaristo – per tutti, Varisto d’Tribus oppure é’crabignir, il carabiniere – che non apparteneva al parlamento ma, in coerenza al suo passato, rappresentava in qualche forma le istituzioni, una sorta di segretario generale, s’incuriosì. La casa delle lucciole rimaneva sulla larga tra Piangipane e Camerlona: dopo l’omaggio di una bomba alleata a neppure dieci metri, restavano rovine, muri diroccati, travi semicarbonizzate, e ci cresceva bene l’invadente parietaria, il piscialetto e l’equiseto. La brezza perenne della larga teneva pulita l’aria e doveva essere buona, perché a maggio le rovine si riempivano di pulsanti fosforescenze: le lucciole. Della famiglia di mezzadri che vi abitava – i Tarroni, dodici persone – s’era salvata

appena nonna Santa, per quei miracoli inspiegabili destinati ad alimentare i trebbi serali e le leggende. E, a proposito di leggende, tra le lucciole qualcuno giurava di averne vista una grossa, troppo grossa per esserlo, e poi non volava con i salti scarvagliati delle lucciole: cos’era? Forse le anime degli undici morti, di cui si trovarono resti talmente miseri da impedirne la sepoltura? Questo, in sostanza, era quel che si diceva. E il diavolo, si sa, non perde occasione per recuperare anime disperse.

S’era risolto a parlarne alla moglie. Un accenno, per carità, due parole buttate lì di sera, dopo il Musichiere. Spenta la radio, aveva borbottato cose, lucciole, diavolo: e lei, che conosceva quell’animo nato carabiniere e restato carabiniere, non aveva speso altro che le parole necessarie: - Così dicono. L’aveva sposata anche per il linguaggio essenziale. Però, nel caso in questione, la stringatezza non dissipò i dubbi del brigadiere in congedo Venturoli. S’era risolto a parlarne con don Ramazzotti, nella canonica deserta. Il prelato, che già teneva una mucchia d’anni, ascoltò in silenzio il racconto del graduato, si grattò a lungo i quattro capelli della testa, si versò un bicchiere di sangiovese e principiò: - La i sarà un motivo parché la chiamano la cà de gévol, a mo? Parché, vedete, il diavolo ha multiformi aspetti con cui si può rivelare, ció. Multiformi aspetti, non so se mi spiego. Multiformi aspetti. Un’affermazione che complicava la storia anziché chiuderla. S’era risolto, alla fine, a parlarne con Stòfero d’la Zòpa, nella sua boaria, che se lo vedevano i deputati pensavano:”gli si è inaquarito il cervello, a Varisto”. Stòfero badava alle bestie, spagliolando mucchie di fieno nella stalla. Bisognava parlargli così, perché non si fermava mai, pareva un Landini testa calda. Erano pochi in famiglia, e i lavori troppi, e gli toccava di faticare come un bue se voleva metter da parte farina per l’inverno. E quindi Venturoli lo seguiva, con fedeltà canina, dalla stalla alla buca dello stallatico, dalla buca dello stallatico alla stalla. - No, io non l’ho visto. Ho detto che l’hanno visto.

«Vedete, il diavolo ha

Si squaccia a terra, il brigadiere Venturoli. Gli occhi non mentono, ci vede bene, il carabiniere: quasi undici decimi, a dispetto dell’età. E quindi può testimoniarlo, oltre ogni dubbio: la fiammella c’è. Ondeggia tra le macerie diroccate, indugia esitante, segue un percorso indeciso eppure sicuro. La fiammella c’è. Siccome il suo maresciallo gli diceva sempre “quel che si vede esiste, ricordalo”, Venturoli si rialza dalla scomoda posizione e parte deciso verso la casa delle lucciole. Ma la tornatura è lavorata in profondità, e ogni tre passi s’impantana nel solco e rincula di due. I cento metri diventano trecento, fra salire e discendere, poi scapuzza e uno, scapuzza e due, e poi cade d’ala: no, non si fa male, ma quando arriva con il fiato a mantice ai ruderi, certo, le lucciole ci sono, e del diavolo solo l’odore e bonanota ai suonatori. Già, l’odore. Acre, pungente, sulfureo, proprio come s’addice alla presenza diabolica. Al brigadiere, smarrito nel mezzo dei ruderi come Dante in mezzo al bosco, dispiace non aver al fianco la Beretta 34, convinto che una sbucanata come si deve, una buona palla calibro nove corto può aver ragione del più zizulone dei diavoli. Si muove esitante tra le code di cavallo – così è conosciuto l’equiseto - e i piscialetto, attorniato dagli insetti luccicanti, quando poco più avanti, oltre la calera che corre affianco la tornatura, un ghigno agghiacciato rompe la luce del buio. E Venturoli Evaristo, all’improvviso, dà il collo: ha paura.

multiformi aspetti con cui si può rivelare, ciò Multiformi aspetti, non so se mi spiego

»

Stavolta s’è appostato più vicino. E in bisacca ha caricato la Beretta 34, perché non si sa mai. Le lucciole avvolgono i muri diroccati, paiono voler carezzare i mattoni sbriciolati, con quel volo ubriaco di luce. Venturoli vede tutto benissimo, ma la canna


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della pistola gli preme un punto onorevole e delicato, e allora caccia la mano in bisacca, sbassa la testa per osservare la manovra e quando la rialza, quando la rialza il diavolo c’è. Attento, sta attento. Non respira neppure. La fiammella ondeggia, al solito, entra ed esce dai ruderi della cà de gévol, è quasi una danza: “vuoi vedere”, pensa, “vuoi vedere che sta proprio cercando le anime dei Tarroni?” E si dà del patacca, perché lui, al diavolo, non ci crede. Avrà multiformi aspetti, come sostiene don Ramazzotti: “me ne basta uno, e poi vediamo”. E quindi parte, sono solo cinquanta metri e via, e via con una vigliacca di scapuzzata che a momenti ci finisce lui, dal diavolo, a naso rotto. Quando arriva ai ruderi, dolorante, la fiammella è scomparsa. E il ghigno agghiacciato si perde nel freddo della larga. - Chi l’avrebbe visto? Stòfero s’imbarbagliò, affondò il forcale nello stallatico a spalare, e spalava, spalava. - Chi l’avrebbe visto? – ripete, testardo, il brigadiere. Il boaro si bloccò, asciugò il sudore luccicante con la manica della camicia. Guardava e vedeva non Varisto d’Tribus, il figlio di Pavlì, vedeva Venturoli é’crabignir, e dei carabinieri bisognava diffidare. - Non voglio fare la spia – s’impuntò, la bestia. Venturoli comprese che bisognava aspettare l’asino all’abbeveratoio, e non cercarlo tra i cudali. Pazientare, incalzarlo con garbo: anche il caparbio si piega. E l’esperienza al brigadiere non mancava. Così cavò il toscano di bisacca, si mise comodo e seduto all’ombra di un frassino, tirò su i calzoni per non sformarli alle ginocchia e principiò a ragionare con se stesso, a voce alta, quando passava l’altro. - Una lucciola non è un fuoco… - Amore e diarrea non si possono tenere coperti… - Sono i buoi vecchi che portano a casa il carro… - L’aria non ha le corna… Ebbe il boaro per sfinimento. S’avvicinò, arretrando il cappello con l’avambraccio, appoggiandosi al forcale impiantato nel suolo. - L’altro giorno, alla pesa, e’Dutòr mi ha detto di averlo visto. Io non v’ho detto niente, mi raccomando. Prendi su e vai dal dottore – che poi dottore non era, il soprannome si doveva al fatto che leggeva, leg-

geva tanto, cose di misteri ordinari e straordinari – e lo trovò nel borghetto, dentro alla bottega, a fabbricare sporte. Mano felice, le più belle sporte della Romagna, e poi bigonci, ceste, cappelli, custodie da mannaia, perfino gilè. Attacca, Venturoli, e vuol sapere, e l’altro intreccia, zitto, e si capisce che il cesto vorrebbe farlo al brigadiere, e di quelli grandi. Ma non può. E’ pur sempre “e’crabignir”. Stavolta lo prende, il diavolo. S’è appostato a neanche dieci metri dai ruderi, tra le code di cavallo, più o meno dov’è caduta, sei anni prima, la bomba alleata. Il terreno è ancora scarvagliato, ha trattenuto il sentore di ferro esploso, di fuoco. Eh sì, stavolta lo prende. Addirittura s’è avvolto nella capparella, per essere buio nel buio, e aspetta. Aspetta un pezzo, tra le lucciole che lo pigliano per il culo, nell’aria asciutta e fine. Aspetta un pezzo, fino all’alba della Piripina, ma il diavolo non si fa vedere, e il brigadiere in quiescenza Venturoli torna a casa stanco, incriccato e deluso. E’Dutòr posò la sporta, cavò i fulminanti da bisacca e riaccese la pipa. Contemplò Venturoli con calma assoluta, tra le virgole di fumo e le cateratte dell’età. Che poi nessuno sapeva quanto fosse vecchio, il dottore: si diceva “come il cuculo”, e tanto bastava per rendere la conta inutile e ridicola. - Dipende da quello che s’intende per diavolo. Belle parole ma oscure, troppo oscure. - La fiammella c’è, l’ho vista – ribatte Venturoli, razionalista. Checcapperi, quel che è, è. - Anch’io. E l’urlo, l’avete sentito? - Non mi pareva un urlo. - Avrei una teoria. Il brigadiere s’avvicinò incurvandosi, per abitudine. E la teoria vedeva il diavolo, certo, ma unicamente come caricatore d’armi. E’ tornato tra le code di cavallo. E’ tornato con la capparella, invisibile, squacciato nella terra e pazienza se i bragoni si sformeranno. Niente pistola, niente Beretta 34: in quel posto, dopo le confidenze del dottore, aveva capito che non era caso. Poi s’è assicurato del giorno: non sia di giovedì, come la volta scorsa, perché il giovedì ci sono le veglie mariane, e il diavolo è credente, non ne manca una. Gli sembra strano,

quasi blasfemo, ma è così, non ne manca una, con buona pace di don Ramazzotti e dei suoi multiformi aspetti e non so se mi spiego. E’ tornato tra le code di cavallo ed è calmo, nessuna apprensione, alcun timore. Aspetta. Non accende il toscano per via della brace, perché quel che avrebbe visto non doveva essere disturbato. Aspetta. Lo scricchiolio lo sorprende da mano stanca. Il bagliore tremulo della lanterna avanza e, dietro, illumina quel poco di faccia del diavolo che il fazzoletto nero lascia visibile. Arriva ai ruderi, si blocca, agita la lanterna a croce sui resti dei muri, sui vigorosi cespugli di parietaria. In quel posto hanno vissuto, hanno figliato, hanno festeggiato, hanno sofferto e sono scomparsi. Nonna Santa li elenca tutti, a voce impercettibile, li elenca tutti e undici tenendo per ultima

Malvina, di appena due anni. Entra in casa, illumina l’arola del camino – ancora intatta – e anche lì una croce, un ricordo. Una casa ripone, niente si perde. E’ attenta a non scapuzzare nelle macerie erbose, nonna Santa, per via che pure lei è vecchia come il cuculo, e un femore resta un femore, ma è rimasta sola, e il compito di farli vivere ancora non si può dar via. Il brigadiere capo Venturoli Evaristo osserva, zitto, lo svolgersi del cerimoniale. Quella bomba cadde nel maggio del ’44, il mese mariano. S’erano rifugiati in cantina. Non fu sufficiente. Il brigadiere capo Venturoli Evaristo osserva, muto nell’animo, con il rispetto dovuto al dolore. Nonna Santa scompare, nella luce del buio, verso il paese, verso il rilievo sabbioso del cimitero alleato, e nell’aria scura il ghigno è solamente un’invocazione disperata di morte.

IL LIBRO QUEL DELICATO ROMANZO: LA QUARTA ESTATE Autore di un romanzo di recente pubblicato da Piemme e ben recensito dalla principale critica nazionale, dal titolo La quarta estate, Paolo Casadio è uno scrittore che ha da poco esordito sulla scena nazionale ma la cui cifra stilista sembra già ben riconoscibile. Penna elegante e raffinata scrive questi racconti in una lingua pregna di romagnolità, assorbendo lemmi e modi di dire dal dialetto e rendendola così vivace e imprevedibile. Sono racconti che nascono, ci racconta «da piccoli fatti di cronaca che ho trovato nei giornali dell’epoca, mentre mi documentavo principalmente per il mio romanzo. Diciamo che sono piccoli progetti collaterali a quello». Il romanzo in questione è appunto La quarta estate, ambientato a Marina di Ravenna durante la quarta estate di guerra in un sanatorio per bambini. Più che la trama in sé, la forza del libro sta forse proprio nell’ambientazione e nella ricostruzione di un’epoca per la quale Casadio ha preso spunto dalla realtà documentata inserendo però molti elementi immaginari per dar vita a un libro originale e che si discosta dai filoni più gettonati oggi e che si caratterizza per la delicatezza dei personaggi, delle storie e anche dell’ironia.


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CERVIA

CESENATICO

MARINA DI RAVENNA

Gene Gnocchi, Lercio, Spinoza e Bottura: satira sulla spiaggia

Fiera del libro e guide filosofiche dentro le saline

Tre appuntamenti (ore 20) con la satira al bagno Molo Tre Zero di Marina di Ravenna nel mese di luglio. Sabato 11ci saranno due autori del più dissacrante e seguito sito di satira italiano: il Lercio. Insieme a loro ci sarà peraltro Stefano Andreoli, tra gli inventori di un altro sito web che ha fatto la storia della satira dal basso: Spinoza. Giovedì 16 luglio, invece, sarà la volta del giornalista bolognese Luca Bottura, il conduttore di una rassegna stampa quotidiana che non risparmia battute a nessuno su Radio Capital: Lateral. Bottura è anche protagonista, con Guido Bertolino, del nuovo programma 42, il sabato mattina sempre su Radio Capital. Sabato 25 luglio, invece, il terzo ospite sarà uno dei volti televisivi più noti in materia di satira e comicità, Gene Gnocchi, anche scrittore apprezzato, che promette un vero e proprio monologo tutto da ridere.

Guido Catalano e i suoi versi d’amore

Mentre si attende il programma, ancora in via di definizione, della nuova edizione di incontri con gli autori La spiaggia ama il libro, che prenderà via il 19 luglio, già certa è la novità, a Cervia, della Fiera del libro, con una quindicina di editori, tra locali e non, in piazza Garibaldi per tre giorni, dal 10 all’11 luglio, con presentazione di autori e volumi. Tra gli ospiti già confermati sicuramente il giornalista Giancarlo Mazzuca, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, la giornalista cervese Letizia Magnani. Sempre a Cervia e sempre a luglio tornerà poi la nuova edizione di Filosofia sotto le stelle da martedì 21 in piazzale dei Salinari quando alle 21.30 si parlerà di Rinascimento: tra Eros e Philia con Massimo Cacciari (nella foto) e Raphael Ebgi, mentre alle 18 del 22 è prevista una visita in salina con guida filosofica (alle 18) di Massimo Donà. Tra gli ospiti anche Marcello Sutera in concerto, Davide Grossi e Massimo Adinolfi, Erasmo Storace. Venerdì 24 luglio ci sarà anche un laboratorio di scrittura con Cristiano Cavina e un colloquio con Erasmo Storace e Gianluca Morozzi. Conduce gli incontri Massimo Previato. Eventi gratuiti, alcuni a numero chiuso.

In collaborazione con

Nell’ambito della rassegna estiva Ribalta Marea di Cesenatico, sabato 4 luglio alle 21, nel giardino di Casa Moretti si parla dell’antologia dal titoto Questa Romagna che ho nel sangue che raccoglie brani di poteti romagnoli del Novecento insieme Marisa Zattini delle edizioni Il vicolo e ai curatori Gianfranco Lauretano e Nevio Spadoni. Giovedì 9 luglio, nel Cortile del Museo della Marineria si parlerà del romanzo Oceano (Minerva edizioni) di Francesco Vidotto, mentre domenica 26 luglio l’appuntamento è con gli esilaranti versi di Guido Catalano (nella foto) impegnato in un “live” di sicuro successo Ti amo ma posso spiegarti... alle 21 in Piazza delle Conserve.

BAGNACAVALLO

FORLÌ

STASSI E BARONCELLI NEL CHIOSTRO DELLE CAPPUCCINE

LETTURA INTEGRALE DELLA ALL’ARENA MELOZZO

Continua a luglio l’edizione 2015 del Bibliocaffè, rassegna di incontri con gli autori organizzata dalla biblioteca comunale Taroni di Bagnacavallo nel chiostro delle Cappuccine, alle 21.30. Dopo il primo incontro con Fulvio Ervas il 30 giugno, martedì 7 luglio sarà la volta di Fabio Stassi e del suo Come un respiro interrotto, mentre il 14 luglio ci sarà Eugenio Baroncelli, che parlerà di Gli incantevoli scarti, entrambi pubblicati da Sellerio nel 2014. Il 21 luglio si terrà la premiazione del concorso “Il racconto in 10 righe”. Al termine di ogni serata il “bicchiere della buonanotte” sarà offerto dalla cantina Daniele Longanesi. Si conferma inoltre la collaborazione con il Cineparco: chi partecipa al Bibliocaffè del martedì ha diritto a un ingresso ridotto per la proiezione del mercoledì. L'ingresso è in via Vittorio Veneto 1/a.

Per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri e in ricordo di Andrea Brigliadori, a Forlì, dal 7 al 9 luglio, all'Arena Melozzo (adiacente alla Chiesa SS. Trinità, corso Garibaldi), si svolgerà la terza edizione di "Tòta la Cumégia", lettura non stop dell'intera "Divina Commedia".Nella serata del 10 luglio, nella Sala Melozzo, si terrà inoltre una conferenza che avrà come tema "Con Dante per attraversare le selve oscure dell’esistenza" e che vedrà come relatori Manuela Mambelli, curatrice del Museo Didattico Dantesco di Ravenna, e Franco Palmieri, direttore artistico di "All'improvviso Dante. 100 Canti per Firenze". Gli eventi sono a ingresso libero.

In collaborazione con

COMMEDIA

Sabato 11 Luglio ore 21 Concerto

Ladies Zeppelin Piada salsiccia e birra Via G. di Vittorio 60, Ravenna (Zona Bassette) Tel. 366-4046235

a partire da € 3,00 Presenta Sonia Davis

Colazione Pranzo Cena Pizzeria

15.30 Domenica 12 Luglio dalle fino a tarda notte Le band più seguite della zona Dj set Birra e salsiccia

GRUPPI LIVE Bon Scott Experience Burning Heart Aspro Hair Long The Uncut Service

Spettacolo "Car Wash" di Ylenia e Stefania ore 16

POLE DANCE

fino a tarda notte

Piada salsiccia e birra a partire da €3,00

Proiezione Moto Mondiale

Presenta Sonia Davis


CINEMA

19

BELLARIA

CONTROCINEMA

TRE GIORNI DI FESTIVAL DEDICATO

La calda stagione sul grande schermo Le prossime nuove uscite in sala e i film da recuperare nelle arene sotto le stelle di Albert Bucci *

AI DOCUMENTARI

Dal 24 al 26 luglio torna il Bellaria Film Festival, storica rassegna giunta ormai alla 33° edizione, e completamente dedicata al documentario d’autore. Info sul programma: www.bellariafilmfestival.org.

documentario Napolislam sui napoletani convertiti all'Islam. A fine estate (27 agosto) segnalo infine l'arrivo in sala di Taxi Teheran di Jafar Panahi, che è riuscito a realizzare questo piccolo gioiello nonostante la censura del regime iraniano gli impedisca tuttora di girare liberamente i suoi film.

L’estate per il cinema in Romagna è notoriamente associata alle arene estive – e conseguenti promozioni di “cinema all'aperto” e “cinema sotto le stelle” (sperando sempre che non si trasformi in cinema sotto la pioggia!). Ma la distribuzione delle prime visioni prosegue anche d'estate, pur se di solito assai trascurata da media, promotori e spettatori. Un motivo esiste: nelle uscite regolari estive di solito vengono propinate strane miscele di kolossal troppo scarsi per avere successo d'inverno, commedie ultra-leggere poco divertenti e horror pre-confezionati non propriamente imperdibili. Ricordo che l'anno scorso ad agosto vidi Apes Revolution, film che se non avete visto va solo a vostro vantaggio intellettuale ed economico. Tra i film in prossima uscita, però, ce n'è qualcuno che consiglio: il biopic francese Violette di Martin Provost sulla vita di Violette Leduc e della sua amicizia con Simone de Beauvoir; tra gli horror, sicuramente il bellissimo australiano The Babadook (15 luglio), tra allucinazioni alla The Others e paura alla Shining (e i paragoni non sono irriverenti); a luglio escono anche Poltergeist, prodotto da Sam Raimi e con Samuel Rockwell, che promette di essere una buona versione del grande classico delle case infestate dagli spiriti; per la fantascienza, segnalo Predestination, con Ethan Hawke, sui viaggi nel tempo, tratto dal racconto Tutti voi zombie del 1959 di Robert A. Heinlein; l’inglese Ex_Machina, sull'intelligenza artificiale; ma soprattutto la riedizione in sala del primo Terminator del 1984 (sì, quello di James Cameron con Arnold Scharwenegger!), che anticiperà di poco l'uscita del 9 luglio del nuovissimo Terminator: Genisys del 2015, che vede il ritorno del buon Arnold come attore, sempre nel ruolo di un Terminator (quest'ultimo non l'ho visto e quindi andrò a vederlo a scatola chiusa come voi, incrociamo le dita...). Il 22 luglio esce anche Cobain: Montage of Heck viscerale bio-documentario su Kurt Cobain. Detto poi che non so come sarà il prossimo Mission: Impossible (dal 19 agosto), se non che c'è sempre lo scientologizzato Tom Cruise; né ho altresì idea del thriller sci-fi Left Behind - La profezia con Nicolas Cage che deve scoprire perché milioni di persone stanno svanendo in tutto il mondo, lasciando dietro di sé solo gli abiti; spererei invece che uscissero anche da queste parti la riedizione di un grande classico del cinema giapponese, ovvero Viaggio a Tokyo di Yasujiro Ozu (1953); e il curioso

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«D’estate, tra le prime

visioni, c’è in genere un mix di kolossal troppo scarsi per avere successo, commedie poco divertenti e horror non imperdibili Ma qualcosa da consigliare c’è

»

Nella foto in alto, immagine tratta dall’australina Badabook, in prima visione estiva, al centro un’immagine di Mommy, in seconda visione nelle arene e in basso un primo piano dal film inglese Ex-Machina, in prima visione nelle sale.

Ma veniamo ora alle nostre care arene estive e seconde visioni. Intanto, non preoccupatevi se perdete un film da qualche parte, poiché le programmazioni sono quasi tutte equivalenti e i film fanno una turnazione efficace. Dei tanti possibili film, mi limito a ricordarne quelli che forse avete più plausibilmente perso e che invece meritano tantissimo: Pride, che racconta dell’Inghilterra Thatcheriana degli anni '80, e di come un gruppo di attivisti LGTB riuscirono a vincere la diffidenza dei minatori e a collaborare insieme durante il loro lunghissimo sciopero; ancora l'inglese Jimmy's Hall di Ken Loach; oppure Due giorni, una notte dei fratelli Dardenne; Viviane di Ronit Elkabetz, storia di divorzi impossibili nell'Israele odierna; Un piccione seduto su ramo riflette sull'esistenza, geniale humor nero satirico di Roy Andersson voncitore a Venezia 2014; Il Regno di Inverno del turco Nuri Bilge Ceylan, vincitore Cannes 2014; il grande noir L'amore bugiardo di David Fincher. Poi rivederei Mommy di Xavier Dolan, Pasolini di Abel Ferrara, Interstellar di Christopher Nolan, Vizio di Forma di Paul T. Anderson e Birdman di Alejandro Inarritu. Fuori dal circuito classico delle arene, ci sono alcune grandi classici da godere. A Forlì, tutti i lunedì potrete rivedere capolavori come Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento, Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, il Falstaff di Orson Welles, Tirate sul pianista di François Truffaut, Brian di Nazareth dei Monty Pyton, La legge del desiderio di Pedro Almodòvar. Ma il migliore cinema all'aperto, per qualità e fascino, rimane il Cinema in Piazza di Bologna, se volete navigare controflusso sull'autostrada. Basti dire il programma del 1 luglio: Casablanca, in versione originale, presentato da Isabella Rossellini, figlia della protagonista Ingrid Bergman... * Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura e Tecniche della Narrazione presso la Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.


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TEATRO

SANTARCANGELO DEI TEATRI

«Il festival? Sia una sorgente del teatro di domani» Intervista a Silvia Bottiroli, direttrice artistica della 45esima edizione di una delle più importanti manifestazioni d’Europa di Matteo Cavezzali

Silvia Bottiroli è la direttrice artistica di uno dei più interessanti festival internazionali di teatro in Europa. Arroccato nella piccola cittadina che diede i natali a Raffaello Baldini, Tonino Guerra e Nino Pedretti, il festival di Santarcangelo dal 1971 è un imprescindibile punto di riferimento per chi vuole scoprire il teatro di domani. Dal 10 al 19 luglio si svolge quest’anno la quaratacinquesima edizione. Anche quest anno il programma di Santarcangelo è fortemente segnato dalla presenza di artisti internazionali, perché in Italia è così difficile vedere lavori di compagnie straniere? «Purtroppo è vero che manca alla scena italiana una dimensione internazionale. Gli spettatori italiani fanno fatica a vedere lavori di gruppi esteri perché al di fuori di qualche festival questi non vengono ospitati dai teatri. La nostra idea del Festival di Santarcangelo è un luogo di confronto internazionale anche per far fronte a questa grave lacuna. Un festival per il confronto con artisti, osservatori e operatori stranieri, ma anche un momento per permette agli spettatori di assistere a spettacoli che difficilmente potrebbero trovare nelle stagioni teatrali».

Che teatro si fa in Europa? Voi con quali criteri scegliete quali artisti ospitare? «Gli spettacoli che chiamiamo cambiano a seconda dei bisogni della scena italiana. Il panorama europeo è molto vasto e diversificato. Quest’anno abbiamo scelto due linee guida: una è stata dare spazio a nuove forme di teatro politico. Stiamo parlando di lavori alla luce

La direttrice Silvia Bottiroli

Un’immagine dal progetto Azdore dell’artista svedese Öhrn che ha coinvolto donne di Santarcangelo

IL PROGRAMMA PRIME NAZIONALI, SPETTACOLI POLITICI, DANZA E LIBRI DA SALVARE Come sempre il programma del festival è sterminato e comprende diversi luoghi, parla a diversi pubblici. L’apertura, il 10 luglio, è affidata al lavoro di Milo Rau Breivik’s Statement (prima nazionale, venerdì 10 ore 21.30, Piazza Ganganelli). Go DEEP è il progetto che il Festival ha affidato ai Motus e che si rivolge ai giovani del territorio in un laboratorio che porterà alla realizzazione di una grande parata notturna che accompagnerà la chiusura del Festival (prima assoluta, sabato 18 ore 1, Piazza Ganganelli). Due prime nazionali disegnano il confronto tra teatro e contemporaneità: il lavoro dell’ungherese Béla Pinter che in Our Secrets (venerdì 10 ore 20.30, sabato 11 ore 22.30, domenica 12 ore 21.30, Supercinema) mette in scena, in forma di teatro musicale, la storia di un’amicizia ambientandola negli anni Settanta del secolo scorso. E di regimi totalitaristi parla anche Timeloss (venerdì 10 ore 22.30, sabato 11 ore 21.30, Hangar Nero) di Amir Reza Kooesthani che mette in scena l’Iran di oggi. Per quanto riguarda le coproduzioni del festival spicca Christophe Meierhans artista svizzero/belga che in Some use for your broken clay pots (venerdì 10 ore 20, sabato ore 11 ore 22.30, Hangar Bianco; domenica 12 ore 21.30, Piazza Ganganelli) invita gli spettatori a immaginare insieme una possibile nuova Costituzione e una nuova forma di voto e di governo. Si muove tra il gesto politico e quello artistico anche il lavoro del collettivo tedesco Ligna che ne Il grande rifiuto (prima nazionale, venerdì 10 ore 19, sabato 11 ore 17, domenica 12 ore 18, lunedì 13 ore 19, venerdì 17 ore 19, sabato 18 ore 17.30, domenica 19 ore 17, arco Piazza Ganganelli) si interroga su cosa sarebbe successo se l’Internazionale socialista prevista per l’agosto 1914 avesse avuto luogo. Esempi di teatro politico sono poi quelli del Teatro delle Albe con Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi (giovedì 16 e venerdì 17 ore 21.30, sabato 18 ore 19.30, Hangar Nero), e di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini con Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (venerdì 17 ore 20, sabato 18 ore 22.30, Supercinema), spettacolo sulla crisi greca tratto da l’Esattore, romanzo del grande scrittore ellenico Petros Markaris. Più che di residenze d’artista si deve parlare di residenze di produzione nel festival, come il caso dello svedese Markus Ohrn e del progetto Azdora (da venerdì 10 a giovedì 16 e domenica 19, ore 19-22 performan-

ce ore 19.30, sabato 18 ore 16-22, Spazio Saigi), in cui coinvolge donne mature della città romagnola in un lavoro comune sulla figura della padrona di casa. L’artista visuale Christian Chironi presenta Audio Guide (da venerdì 10 a domenica 19, ore 10.30-12.30; 17-21, Piazza Ganganelli), una serie di tracce audio che realizzerà grazie al contributo dei venditori ambulanti. Anche i Muta Imago lavorano sul sonoro e in Antologia di S. (prima assoluta, da giovedì 9 a sabato 18, ore 10-2, domenica 19 ore 10-24, Piazza Ganganelli n.10), interrogano i passanti sulla ricerca di un amore giovanile. Nasce anche una collaborazione con il cenFoto di Archive, di Gadi Dogan

tro artistico belga Vooruit che proseguirà in un percorso pluriennale. Saranno a Santarcangelo i lavori di giovani artisti come Simon Allermeersch che in Rabot 4-358 (sabato 11 ore 21,30, Piazza Ganganelli; sabato 18 ore 21.30. domenica 19, ore 22.30, Lavatoio) affronta il tema del diritto alla casa, Veridiana Zurita, che in Host me and I’ll cook fo you (prima nazionale, giovedì 16 e venerdì 17 ore 20-23, sabato 18 e domenica 19 ore 18-23, Sala Porta Cervese) sarà ospite di alcuni santarcangiolesi e cucinerà insieme a loro in un gesto che da quotidiano si fa politico e Maria Lucia Cruz Correia che in 1 place and 144000 seconds (domenica 12, ore 7, sabato 18, ore 9, domenica 19, ore 15) invita gli spettatori a scoprire insieme alcuni luoghi in cui la città si fa organo vitale. Prosegue la sperimentazione della Piattaforma della danza balinese da venerdì 10

a domenica 12 e da venerdì 17 a domenica 19 ore 17-19, Sala del Consiglio Comunale), progetto speciale del Festival curato da Michele di Stefano, Fabrizio Favale e Cristina Rizzo. Il tema del gender, invece, trova spazio a Santarcangelo grazie a Motus, che presenta MDLSX (prima assoluta, sabato 11 e domenica 12 ore 20, lunedì 13 ore 21.30, martedì 14 ore 21, giovedì 16 ore 20, venerdì 17 ore 23, sabato 18 ore 20, Teatrino della Collegiata), un assolo in cui Silvia Calderoni indaga il confine tra maschile, femminile, la mutabilità di genere e la sua valenza soggettiva e politica. Tra i protagonisti della danza a Santarcangelo Tino Sehgal: untitled (2000) (sabato 18 ore 18.30 e ore 19.30, domenica 19 ore 19 e ore 20, Lavatoio) con l’interprete di eccezione Boris Charmatz, direttore del Musée de la Danse di Rennes e Frank Willens. Mette Edvardsen proporrà Time has fallen asleep in the afternoon sunshine (da giovedì 9 a domenica 12 e da martedì 14 a domenica 19, ore 10.3012.30; 15-18, Biblioteca Comunale A. Baldini) che trae ispirazione da Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. La danese Mette Ingvartsen in 69 Positions (prima nazionale, sabato 18 ore 22.30, domenica 19 ore 21.30, Hangar Bianco) indaga il rapporto tra politica, sessualità e performance. Il confronto con materiali d’archivio ispira anche Archive dell’israeliano Arkadi Zaides (sabato 11 ore 20, domenica 12 ore 23, Lavatoio) che lavora sulle immagini delle videocamere di sicurezza del centro di informazione per i diritti umani nei territori occupati. Collettivo Cinetico: Ball Roaming (sabato 11 ore 20.30, Spazio Saigi) che invaderà le piazze di Santarcangelo con un gruppo di giovani interpreti che danzeranno guidati dall’ascolto delle loro cuffie audio e Cinetico 4.4 (venerdì 10 ore 17, sabato 11 ore 16.30, domenica 12 ore 17, Piazza Ganganelli), originale lavoro in forma di gioco di ruolo. Infine domenica 19 lungo il corso di tutta la giornata, Piazza Ganganelli ospiterà Burning Books un’iniziativa di Associazione Ubu per Franco Quadri e Santarcangelo. La casa editrice Ubulibri distribuirà gratuitamente centinaia di volumi del proprio catalogo. La prevendita dei biglietti si apre lunedì 6 luglio nella biglietteria di piazza Ganganelli per tutti gli spettacoli. Prevendita telefonica da lunedì 6 a sabato 18 luglio dalle 10.30 alle 13 telefonando al numero 0541 622665. Dal 29 giugno è aperta la prevendita dei biglietti sul sito www.santarcangelofestival.com e sul sito www.vivaticket.it. Sono previste varie forme di abbonamento. Numerosi spettacoli, concerti, installazioni e incontri sono a ingresso gratuito.


TEATRO

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Una scena dello spettacolo di Deflorian-Tagliarini ispirato al romanzo del greco Markaris Foto di Futura Tittaferrante

del quadro teorico dato da Hans-Thies Lehmann sul post-drammatico, con un linguaggio del corpo e della scena chiari, senza una verticalità del testo. Sono però lavori molto diversi tra loro. Béla Pìnter ad esempio sarà qui con uno spettacolo brechtiano con canzoni che rompono la scena su una storia di una amicizia maschile. Milo Rau racconta una realtà politica senza filtri mettendo in scena il discorso con cui Anders Breivik si difese in tribunale dopo aver compiuto la strage all’isola di Utøya in Norvegia. Tra gli italiani il teatro delle

Albe con lo spettacolo su Aung San Suu Kyi, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini. Dall’altra parte guarderemo alla ricerca dentro la danza e la coreografia europea che sta attraversando questioni molto profonde sul fare danza. Il corpo è luogo di una memoria personale e collettiva che mostra e si nasconde alla vista come nel lavoro di Tino Shegal». Alla fine della scorsa edizione avete aperto un interessante dibattito sul significato del fare un festival oggi, di dialogare con la città

che lo ospita e contemporaneamente sull’internazionalità, come si sta concretizzando questo percorso? «La questione iniziale è stata proprio una domanda sull’essenza effimera del festival. È una finestra limitata, che volevamo prolungare al prima e al dopo. A partire dall’incontro della scorsa edizione è uscita una prima pubblicazione e ne usciranno altre tre. Sarà una raccolta di pubblicazioni bilingue che abbiamo chiamato How to build a manifesto for the future of a

festival. Un manifesto come un riferimento a forma politica e artistica per il futuro del festival, non solo quello di Santarcangelo. È un modo per chiedersi come un’organizzazione artistica si pensa anche al di là del suo svolgimento. La pubblicazione di How to build a manifesto è una forma di condivisione, una sorta di atlante del festival, un luogo di dialogo, uno spazio per tradurre testi importanti. Purtroppo in Italia vengono tradotte pochissimo certe aree di pensiero. L’ultimo numero di questa pubblicazione sarà dedicato al futuro, e sarà curato dalla scuola che abbiamo creato con diverse collaborazioni internazionali». In un momento di analisi profonda come questo come guardate alla lunga storia del festival, quali sono gli elementi di continuità e quali i punti di rottura? «Abbiamo lavorato in modo approfondito sugli archivi del festival. Ci sono moltissimi dattiloscritti archiviati, ma mai pubblicati. È stato sconcertato scoprire quanti siano i punti che ci accomunano con questa storia e come il dibattito sia fondamentalmente sempre legato a questioni perennemente aperte e senza risposta. Testi come il primo editoriale di Piero Patino del ‘71, o quello di Roberto Bacci dell’84, sarebbero potuti essere di oggi. In Bacci è stato straordinario ritrovare il ragionamento sul festival come luogo di produzione, di creazione e di accompagnamento di percorsi artistici. Un luogo di incontro tra artisti italiani e internazionali. Ho trovato molti più punti di con-

«Abbiamo puntato

sul teatro politico e sulla ricerca dentro la danza

»

tinuità che di rottura. Il festival non deve essere una fotografia dell’esistente, ma una sorgente del teatro di domani». Sul produrre novità e collegare la città di Santarcangelo con un respiro artistico internazionale è molto interessante il progetto Azdora in cui l’artista svedese Markus Öhrn lavorerà con anziane donne del paese sul tatuaggio e il metal, come è nato questo originalissimo progetto? «È nato da una curiosità reciproca tra festival e artista. Öhrn ha realizzato una trilogia teatrale che ha girato per i più importanti festival, da Avignone al Transamerique di Montreal. È un artista che ha spaziato dal Noise al Black Metal alle arti visive e aveva un grande interesse per Santarcangelo e il festival. Voleva lavorare su un progetto specifico così è venuto a esplorare Santarcangelo, ha studiato la città, i luoghi e le persone. E poi ha trovato questa chiave per unire il suo immaginario a quello della città. Ha invitato donne adulte e anziane a collaborare. Il lavoro è partito da un aspetto biografico, sua nonna era morta da poco e questo ha sollevato in lui una questione universale: cosa avrebbe fatto sua nonna della sua vita se non avesse dovuto prendersi cura della sua famiglia?» E come hanno reagito le azdore di Santarcangelo? «Ci stupiamo sempre della grande generosità degli abitanti della Romagna. Si sono presentate tantissime donne che si sono completamente affidate a un artista che non conoscevano (che lavorerà con Stefania Pedretti Alos) portandole a contatto con un immaginario molto lontano da loro, quello del trucco metal e della musica noise. L’incontro tra persone completamente diverse ha un potere esplosivo».

MILANO MARITTIMA

10 e 11 luglio 2015 ore 20.30 Circolo Tennis, Milano Marittima

INGRE GRATUSSO ITO

P R O G R A M M A VENERDÌ 10 20.30 22.00 23.30

Inizio Torneo Premio Ambiente “Vip Amici del Mare” Gran Buffet (luogo da definirsi. Invitati Vip, Autorità, Sponsor)

SABATO 11 13.00 20.30 23.00 24.00

Buffet Bagno Paparazzi 242 (Invitati Vip, Autorità, Sponsor) Inizio torneo Premiazioni Cena (luogo da definirsi). Invitati Vip, Autorità, Sponsor Organizzazione Mario e Patrick Baldassarri

Situato nel centro storico di Santarcangelo di Romagna (RN), Vicolo di Brused è un ristorante giovane e dinamico, accogliente e piacevole, a conduzione familiare; fondato recentemente da Benedetta e Massimiliano, Vicolo di Brused propone uno spazio con tavoli all'aperto e una cucina senza glutine per i celiaci. La struttura dispone dell'accesso per disabili e mette a disposizione della clientela un ampio parcheggio a 100 metri dall'ingresso.

via Battisti 23/25 Santarcangelo di Romagna Tel. 0541.622990


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TEATRO

22 RAVENNA FESTIVAL/1 IL FALSTAFF

DEI MUTI, DIRETTO DAL MAESTRO CON LA REGIA DI CRISTINA MAZZAVILLANI

Dal 23 al 26 luglio, al teatro Alighieri di Ravenna, andrà in scena il Falstaff diretto da Riccardo Muti, con regia e ideazione scenica di Cristina Mazzavillani Muti, l’orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il coro del Teatro Municipale di Piacenza e il maestro del coro Corrado Casati. Si tratta di una produzione di Ravenna Festival, allestimento in occasione di Expo 2015, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna. Profonda la sintonia che lega Riccardo Muti all’ultima straordinaria opera di Verdi: «Potrei dirigere Falstaff ogni sera, immergersi in essa significa vivere in uno stato di gaudio totale» ha dichiarato il maestro. Le prove di Falstaff vedranno Muti impegnato anche nella prima masterclass per direttori d’orchestra e maestri collaboratori nell’ambito della “Riccardo Muti Italian Opera Academy”: un'autentica accademia dell'opera italiana aperta ai giovani talenti di tutto il mondo. Con questo nuovo progetto Muti intende dedicarsi ancora di più alla formazione dei giovani musicisti realizzando un’dea che coltivava da tempo, trasmettere ai giovani quanto appreso dai suoi “maestri” come Vincenzo Vitale, Bruno Bettinelli e Antonino Votto.

RAVENNA FESTIVAL/2

Se Matthew Bourne ri-immagina la Carmen In scena in esclusiva italiana The Car Man, il lavoro del coreografo inglese noto per le sue riscritture La prima italiana in esclusiva del Matthew Bourne’s The Car Man. Bizet’s Carmen Re-Imagined (dal 2 al 5 luglio al Teatro Alighieri di Ravenna per Ravenna Festival) è una di quelle attese che non può non far fremere di curiosità. Perché Matthew Bourne, da diversi anni è un ospite assiduo e molto gradito, che direttamente dal West End londinese, si porta con estro e trovate “pirotecniche” garbatamente vicino al musical - non dentro, ma molto in prossimità. Partendo dai candidi, efebici cigni di Swan Lake alla corte di Elisabetta II, fino ai graziosi vampirelli volanti di Sleeping beauty, rivisita e stupisce – senza aver paura di niente e nessuno – ambientazioni, cronologie, plot e, nel caso del The Car Man di quest’anno, anche i titoli. Infatti la sua opera liberamente ispirata alla Carmen di Bizet, deve molto anche alle due versioni di Il postino suona sempre due volte, film cult dal romanzo noir di James M. Cain. Dimentichiamo la fabbrica di sigari dell’opera originale: ora siamo in America, in una tavola calda degli Anni ’60 che sa di olio per motori. Qui, nell’afa polverosa e sudaticcia del paesello, tra il roboare d’auto d’epoca e bullismo di provincia, arriva un perturbante e fascinoso straniero che sconvolge tutti gli equilibri. Atmosfere da thriller e intrighi amorosi, ambiguità, sinistri doppi sensi e sentori torbidi, a partire dal cartello che accoglie gli stranieri ad “Harmony”: più che un cartello di benvenuto, un ammiccante monito a guardarsi le spalle “guidando con prudenza”. Un mix di ingredienti che colgono nel segno: ne è la prova la lunga vita delle produzioni della New

Adventures, la compagnia del coreografo britannico, che vede recensioni ancora entusiaste e piene di calore ad anni dalla prima. Merito anche delle performance dei magnifici protagonisti scelti da Bourne, spesso esaltati dalla critica internazionale per la grinta, l’espressività e l’alto livello tecnico.Basti pensare alla leggiadria del corpo di ballo dello Swan Lake: un’ar-

monia di garbo neoclassico di rara icasticità, che ha saputo ritagliarsi il meritato spazio anche nell’immaginario mainstream, grazie anche alla bellissima pellicola di Stephen Daldry, Billy Elliot, ispirata alla vera storia del danzatore inglese Philip Mosley. Bourne, insomma, è un abile burattinaio che si destreggia tra i generi citando la tradizione, trasfigurando il

patrimonio culturale di riferimento in opere completamente nuove e originali: racconti in movimento densi di acuti rimandi e ingegnose traslitterazioni. Le sue parole d’ordine sono contaminazione, ibridazione, riattualizzazione. E non ha paura di toccare temi molto seri, che prendono le mosse dalla letteratura (Dorian Grey), dalla storia (Cinderella) o dal

cinema di derivazione letteraria, come in questo caso, e arrivano diretti alla prossimità dei giorni nostri, confezionati nella veste piacevole e godibile dello spettacolo di ispirazione musical, con effetti scenografici davvero molto speciali. Un appuntamento con il Festival che si può accettare sulla fiducia. Linda Landi



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TEATRO

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FAENZA

Il teatro in piazza Molinella

Da sinistra i Black Blues Brothers, Ale e Franz e Ivano Marescotti

Gli spettacoli per il Masini Estate tra comicità, danza e piramidi umane

Torna per il 2015 la rassegna estiva di teatro a Faenza, a cura di Accademia Perduta a cui è affidata anche la stagione invernale del Masini. Il luogo è la bella piazza della Molinella, proprio di fronte al teatro Masini, a due passi da piazza del Popolo. Si comincia con una perfomrmace di acrobazie, limbo col fuoco, piramidi umane e musica R’n’B dei Black Blues Brothers il 3 luglio alle 21,15. Seguirà la comicità di Ale e Franz con Gaber, Jannacci, Milano, Noi, un omaggio, accompagnato da musica dal vivo, ai due grandi cantautori e alla loro città il 10 luglio alle 21.15. Carmen – Bolero sarà il dittico di danza contemporanea proposta da MM Contemporary Dance Company (15 luglio ore 21,15) che lascerà poi il palcoscenico al ciclismo “eroico” di Ivano Marescotti in Bestiale… quel Giro d’Italia! (29 luglio ore 21,15). Info: 0546 21306 e teatromasini@accademiaperduta.

CASOLA VALSENIO

RIMINI

CERVIA

Tornano le notti di favola, tra musica, teatro, narrazioni e mercati della fantasia Teatro, musica, spettacolo dal vivo, narrazione, laboratori, trekking e passeggiate notturne. Dall’antipasto al dolce, per un’immersione culturale dei cinque sensi. “De gustibus non disputandum est” è il tema della 33esima edizione di “Casola è una Favola”, la rassegna artistica curata dalla compagnia Teatro del Drago in programma dal 17 al 31 luglio a Casola Valsenio in provincia di Ravenna. Una manifestazione che toccherà i luoghi più suggestivi della località collinare (Abbazia di Valsenio, Parco del Cardello, Gardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni”, Chiesina di Sopra, Parco Fluviale) e che si svolgerà in concomitanza con l’ottava edizione della Festa dei Racconti Dimenticati e con i “Concerti nei luoghi della storia” (19 luglio). Nel programma di quest’anno “Casola è una Favola” vanta almeno due nomi importanti della scena musicale italiana. Il primo è quello di Marco Ligabue (fratello di Luciano) che si esibirà in concerto sabato 18 luglio alle ore 21,30 in piazza Sasdelli. Il secondo nome è quello di Syria, che domenica 26 luglio alle ore 21,30, sempre in Piazza Sasdelli, salirà sul palco con “Bellissime”, un viaggio acustico nelle più belle canzoni italiane al femminile. Il Mercato della Fantasia è in programma venerdì 24 e venerdì 31 luglio a partire dalle 20 nel centro storico. Bancarelle a tema fiabesco allestite con apparati scenografici saranno la fantastica cornice agli spettacoli di teatro di strada, di narrazione, di burattini e alle video proiezioni che in questi due venerdì si susseguiranno a partire dalle ore 20 fino alla mezzanotte. Momenti unici per vivere Casola come il paese delle Fiabe e per una sera esserne protagonisti, con i vestiti a tema (info e regolamento su www.teatrodeldrago.it). La Notte delle Favole, in calendario sabato 25 luglio alle 21, è la serata in cui tutto il paese si trasforma in un teatro dai mille palcoscenici e dove attori-narratori professionisti danno vita ad una lunga kermesse di racconti in piccoli cortili. Per questi due ultimi eventi é consigliata la prenotazione al 392 6664211, oppure inviando una mail a info@teatrodeldrago.it.

GIACOBAZZI,

CONFESSIONI D’ESTATE

Psychiatric Circus, uno spettacolo tra risate e terrore Per la prima volta a Rimini, nell’area esterna del 105 Stadium, dal 17 luglio al 21 agosto andrà in scena il controverso show Psychiatric Circus (sconsigliato ai minori di 14 anni) con un cast internazionale di artisti impegnati in un gioco di incastri tra acrobatica (al suolo e al trampolino), verticalismo, fachirismo, contorsionismo, manipolazione, fantasismo e tanta folle comicità per regalare agli spettatori risate e terrore. Lo show ha inizio alle 22. Prevendite: www.psychiatricircus.com. Infoline: 329 6212090.

MONTEFIORE CONCA SPETTACOLO PIROMUSICALE NELLA ROCCA DI LUNA Il suggestivo borgo di Montefiore Conca sarà interamente teatro di uno spettacolare appuntamento “piromusicale” tra suoni e luci, dunque, il 18 e 19 luglio per la manifestazione “Rocca di luna” dal titolo “E le stelle si accendono a una a una”. Il programma delle giornate è consultabile sul sito www.roccadiluna.it.

Uninca data romagnola per il tour del comico Giuseppe Giacobazzi nell’estate 2015 qulla del 19 luglio a Cervia (Ra), in Piazza Garibaldi. In scena lo spettacolo Confessioni d'estate, un monologo che vuole trasformare la piazza nel vecchio parchetto dove ci si ritrovava tutte le sere con gli amici, soltanto con il gusto di stare insieme.


TEATRO

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RAVENNA

All’Almagià di Ravenna, in Darsena, per la festa del 18 luglio, tra gli appuntamenti teatrali all 21.45 gruppo nanou, Studio per Baby Doe, alle 22.15 - Fanny & Alexander con Kriminal Tango(foto)

RICCIONE

RIMINI

Prosegue fino al 4 luglio nel Parco del Grand Hotel di Riccione il Grand Circus Hotel, rassegna di circo contemporaneo. Spettacoli teatrali dal mercoledì al venerdì alle 21.30, sabato e domenica alle 19.30 e alle 21.30. Concerti: dal mercoledì al sabato ore 22.30.

Dal 6 all’11 luglio si tiene a Rimini il 26° Campionato mondiale di magia Fism, con centinaia di ospiti (tra cui Mr. Forest, nella foto) e un fitto programma di spettacoli, incontri, conferenze. Info: www.fismitaly2015.com

SARSINA

Il Vantone: se Pasolini riscrive Plauto Al Festival del teatro classico anche uno spettacolo su Luciano di Samosata «primo autore di science fiction» Tempo d’estate e torna il Plautus Festival a Sarsina, città natale del grande commediografo romano che ogni anno gli dedica l’unica stagione di teatro classico in Romagna. Gli spettacoli si svolgono nella nuova arena plautina, all’aperto, su un pendio naturale in prossimità del colle di Calbano. Ma il 9 luglio, a ingresso gratuito, l’appuntamento sarà nella piazza principale per una conversazione su Plauto (cui è dedicata la piazza stessa) con il noto autore Valerio Massimo Manfredi. L’11 luglio, invece, si va all’arena per una prima nazionale: Giove è un abusivo con Woody Neri che ne cura regia e adattamento (la traduzione è di Silvia Pagni). Si tratta della mise-in-space di testi di Luciano di Samosata (120 d.C), autore che Neri definisce «inventore della "science fiction"» per la sua visione del mondo così in controdenza rispetto alla credenza dell’epoca. Il 19 luglio poi va il scena il Bardo: Ida Danieli e Lello Arena sono infatti protagonisti de Il sogno di una notte di mezza estate di Ruggero Cappuccio, liberamente ispirato all'opera daWilliam Shakespeare per la regia di Claudio De Palma. Il 25 luglio, sarà invece la volta di

Vigorito spiega le ragioni della scelta di questa messa in scena che, come noto, è una riscrittura del Miles Gloriosus di Plauto: «Tra le domande che mi feci studiando questa traduzione, la più insistente era “Perché Pasolini?”. Quale curiosità poteva aver spinto il nostro Poeta a decidere di tradurre una commedia del III secolo avanti Cristo in una lingua, tra l’altro, non sua; il dialetto romanesco? Erano gli anni del Vangelo secondo Matteo, di Accattone e si erano già dati alle stampe capolavori come Ragazzi di Vita e Le ceneri di Gramsci». E ancora: «La commedia Plautina certo è ben salda sui pilastri dell’intrigo amoroso e delle beffe del servo a carico del padrone ma il Nostro vi individua un germe importante, fondamentale per la sua grammatica di autore degli ultimi: l’Umanità, pietosa e rivoluzionaria.Allora diventa plausibile immaginare Efeso come una periferia qualsiasi della Roma che Pasolini ha così tanto amato, far compiere al tempo un salto di due millenni e lasciare che Ninetto Davoli sarà in la storia di Pirgopolinice e Palestrione abbandoni la sua scena per Il vantone natura farsesca, allegorica, per mutarsi in una graffiante commedia sociale». Spettacoli dalle 21.30. Info, dal 6 luglio: 0547 698102.

uno spettacolo davvero plautino. Sarà infatti proposto, con in scena Ninetto Davoli ed Edoardo Siravo, Il vantone di Pier Paolo Pasolini per la regia di Federico Vigorito. In una nota

COTIGNOLA L’Arena delle balle di paglia è quel luogo, all’incrocio del canale emiliano romagnolo, dove a luglio, da sette anni a questa parte grazie al lavoro volontario di Primola, sorge un teatro effimero, fatto appunto di balle di paglia, dove ogni anno si alternano laboratori, mostre, spettacoli, concerti, dove si può mangiare piadina agli stand e godersi il paesaggio (tema peraltro dell’edizione 2015) unico. Basti dire che per raggiungere l’arena bisogna camminare per oltre un chilometro tra i campi dopo aver lasciato l’auto e non esistono scorciatoie (ma esiste un servizio navetta per la mobilità ridotta). Tanti gli appuntamenti anche per i più piccoli. Il progetto si basa sul volontariato, l’ingresso è di almeno due euro, ma per alcuni eventi è previsto un biglietto (info www.primolacotignola.it; tel. 333 4183149). Si comincia l’11 luglio, all’alba, per l’allestimento dell’arena e il concerto delle FemmeFolk e si chiude il 21 luglio con i torinesi Mau Mau. Nel mezzo ci saranno, tra gli altri, giovedì 16 luglio la prima assoluta italiana del quartetto di jazzisti composto da Da-

Anche Capossela all’Arena delle balle di paglia Spettacoli, performance, mostra: torna a vivere il suggestivo teatro effimero in mezzo ai campi niele D’Agaro (sassofono e clarinetto), Marco Ricci (chitarra), Roberto Bartoli (contrabbasso), Mirco Mariani (batteria, tamburi). Il 17 sarà invece una serata dedicata a sei identità cantautorali romagnole: Andrea Grossi (Bagnara di Romagna), Niente (Forlimpopoli), Jocelyn Pulsar (Forlì), Dulcamara (Faenza), Enrico Farnedi (Cesena) e Giacomo Toni (Forlimpopoli). Ma la stessa sera, alle 20.30, alla Golena dei poeti, il Teatro delle Ariette porta attori contadini a fare la polenta in uno spettacolo di e con Paola Berselli e Stefano Pasquini, con Maurizio Ferraresi. Sabato 18 luglio, calendario fittissimo tra il concerto Gnawa jinn alle 7 del mattino, per la colazione all’arena,mentre alla sera andrà in scena un monologo di e con Roberto Mercadini. E poi ancora la performance concerto del duo Inte-

Una foto simbolo da una passate edizione di questo luogo unico che si anima dal 16 al 21 luglio

riors (Valerio Corzani ed Erica Scherl) e la camminata per ascoltare un campo di grano registrato sul Senio. Domenica il concerto serale sarà dei Solisti Aquilani Francesco Loi e Daniele Orlando per i concerti della natura di Antonio Vivaldi (tappa dell'Emilia Romagna Festival), mentre il 20 luglio l’ospite sarà Vinicio Capossela che alle 19.30 converserà con Eraldo Baldini sulle creature del suo libro Il paese dei copppoloni mentre alle 22 si terrà il concerto per orchestra d'archi, arrangiato e composto da Stefano Nanni con canzoni e testi di Vinicio Capossela e letture tratte dal "Manuale di Zoologia fantastica" di Jorge Luis Borges. Si chiude l’arena martedì 21 luglio con il Terminal: blues del broker fallito, di e con Giovanni Nadiani, prima del gran ballo con i Mau Mau e cui seguirà l’asta delle balle di paglia.


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GUSTO

IL PERSONAGGIO di Guido Sani

Angela Schiavina è una vera e propria signora della buona tavola: elegante e squisita come i piatti che prepara, gourmet e professionista a livello nazionale nel campo del catering e dei grandi ricevimenti, è autrice da anni di una rubrica di ricette domestiche (poi raccolte in due volumi editi da Reclam) sul settimanale R&D che hanno esteso la sua notorietà di esperta e maestra di cucina in tutta la Romagna. Fra i primi aderenti al movimento Slow Food è da tempo membro dell’Aici, l’Associazione Insegnati Cucina Italia, di cui recentemente è stata nominata presidente nazionale. Un’occasione per parlare con lei del complesso e straordinario mondo del cibo, oggi divenuto, grazie a media vecchi e nuovi, un tema seguitissimo ma a volte anche una moda o un’ossessione, non sempre rispettosa della cultura e dei saperi da cui nasce la grande civiltà enogastronomica italiana Angela chi sono e cosa si propongono gli associati dell’Aici? «L’Aici è l’associazione nazionale insegnanti cucina italiana, raggruppa persone che non provengono da percorsi istituzionali – quali chef, ristoratori, produttori, docenti di istituti alberghieri – ma amanti e appassionati del mondo del cibo, in particolare in ambito privato. L’associazione che oggi ha rappresentanti un po’ in tutta Italia nasce a metà degli anni ‘90, promossa da un piccolo gruppo di signore che avevano ideato le prime scuole di cucina per amatori. La pioniera di questa attività amatoriale è Ada Parasiliti, siciliana di origine, che a Milano dove risiedeva da tempo, inaugura 25 anni fa l’Angolo della Gastronomia. All’epoca esistevano già le scuole del Cordon Bleu in Francia, ma non nel nostro paese, che era ancora ben lontano dall’interesse e dai fenomeni mediatici che oggi dilagano in tema enogastronomico. L’idea nasceva dal desiderio, soprattutto di un certo pubblico femminile, a cui piaceva cucinare in casa, di confrontarsi anche in modo pratico con persone esperte per avere informazioni utili su prodotti, utensili e imparare tecniche e ricette… A questa prima esperienza milanese,, seguirono altre iniziative del genere: il Melograno di Romana Bosco a Torino, la scuola di Bianca Rosa Bravetti a Falconara Marittima, quella di Susanna Badii ad Arezzo... Si tratta di donnne tanto colte quanto appassionate dotate di una straordinaria manualità ma soprattutto capaci di trasmettere la loro sapienza e creatività, dal mercato ai fornelli». Non è poi del tutto vero che siamo al di fuori di una certa esperienza professionale… «Non è una questione di professionalità cioè di abilità o competenza: è il ruolo di trasmissione del dell’esperienza, che vale proprio per la scuola di cucina e le maestre insegnati e non per uno chef, che magari è eccezionale a creare piatti originali ma incapace di comunicare o semplicemente è geloso delle proprie ricette. D’altra parte ad animare dell’Aici non sono cuochi stellati o geni culinari, spesso si tratta di saper fare e insegnare a fare ...delle splendide frittelle. Insomma, la buona cucina, soprattutto quella di casa, passa anche dalla semplicità e dalla tradizione, purché si ottenga una pietanza di qualità. La questione fondamentale, che fonda anche le nostre scuole e la nostra attività, è proporre e divulgare il cibo come valore, in tutti i suoi aspetti di civiltà sociale ed economica, ma in particolare come elemento di cultura e momento di condivisione e convivialità». Anche tu, in tempi non sospetti modaioli, hai aperto a Ravenna una scuola… «Le mie prime iniziative didattiche risalgono al 1977 a casa mia, in parte dedicate a chi aveva aperto un’attività in campo gastronomico oppure rivolte a persone che richiedevano lezioni di cucina in casa propria. Poi quasi dieci anni dopo – con l’apertura di un mio Laboratorio di Gastronomia, organizzato anche per prestazioni professionali – ho avviato corsi più strutturati, in parte richiesti dall’associazione femminile Fidapa e in parte ispirati a una frequentazione della scuola milanese di Ada Parasiliti. Per anni ho svolto questa attività fino a quando, in tempi più recenti, mi sono concentrata sul catering

L’Angela del “focolare” e il cibo come piacere, cultura e condivisione A sinistra, un ritratto di Angela Schiavina (e in basso una sua insalata di fiori edibili); qui sotto lo scenario di un ricevimento da lei organizzato all’Arsenale di Venezia

ourmet, cuoca eccellente, professionista del catering G e maestra di cerimonia di grandi ricevimenti, autrice di ricette e libri dedicati alle “cose buone di casa”, la ravennate Angela Schiavina è stata eletta recentemente presidente nazionale dell’Associazione Insegnanti di Cucina Italiana di qualità. È un lavoro affascinante che spesso vuol dire progetti di grandi ricevimenti per occasioni speciali (incontri politici e diplomatici, feste e matrimoni di rango elevato, party legati a iniziative culturali internazionali, momenti conviviali per importanti aziende italiane o multinazionali, ndr) con centinaia di invitati che richiedono mesi di ideazione e pianificazione, un’organizzazione impeccabile, e tutto si deve risolvere al meglio in poche ore. Peraltro, non mi interessa più di tanto la ristorazione che necessita, anche se di alto livello, una certa routine e continuità. E poi mi piace viaggiare, cambiare città e luoghi dove cucinare e apparecchiare, da Milano a Venezia, da Firenze a Bologna, Torino, Roma, fino a Londra, dove ho colto l’occasione per insegnare l’arte di fare il mio piatto romagnolo preferito: i passatelli… Ma nonostante questi impegni professionali ho sempre tenuta viva la passione per l’insegnamento che da qualche anno svolgo nel podere di famiglia di Filetto, che è stato ristrutturato appositamente e dove, appunto, tengo corsi di cucina, dimostrazioni, degustazioni di prodotti e iniziative conviviali, e presto sarà dotato anche della possibilità di pernottare». Ritorniamo al club Aici, come strutturate la vostra attività didattica e divulgativa? «Innanzitutto, va detto che essendo un piccolo sodalizio, abbiamo forze e risorse limitate, a parte le quote associative. Qualche rinomata azienda collabora con noi ma si tratta di progetti specifici su prodotti o trasformazioni alimentari che ci sostengono nell’impegno didattico. Diciamo che la nostra è una testimonianza di relazioni fra esperti ed appassionati rivolta alla divulgazione. La vita di club è scambiare esperienze e conoscenze per portare avanti la missione di trasmettere ad altri il saper fare culinario, come dicevo. E poi affrontiamo gli aspetti professionali della formazione permanente per l’insegnamento, anche perché mutando ed evolvendosi il mondo della gastronomia, fra nuovi prodotti, tecniche e utensili, deve necessariamente cambiare

anche il modo in cui si insegna. Per questo teniamo dei corsi di formazione interni. Siamo aperti alle innovazioni di ogni genere, compresa la quasi sconosciuta quanto straordinaria cucina molecolare oppure le tecnologie avanzate di conservazione o di cottura, ma il nostro scopo principale resta quello di promuovere, seppure con le rivisitazioni del caso, la grande tradizione della gastronomia italiana. Anch’io, personalmente, sono una “nazionalista”, nonostante sia aperta al mondo e onnivora, torno sempre al punto di partenza, alle mie radici gastronomiche. Questo anche per tutelarci dalla enorme “bolla” mediatica e modaiola del food dove in tanti, ormai troppi, si improvvisano chef, ristoratori, esperti gourmet e pure maestri di cucina». Quindi credi che si stia esagerando con la mania del cibo, coi talent show televisivi e il divismo in tavola? «Sì, credo si stia un po’ esagerando. Siamo martellati da ogni sorta di informazioni, e anche sul cibo questo rischia di fare confusione. D’altra parte, non mi sembra che oggi si mangi meglio che in passato. Ci sono basi fondamentali nell’approccio alla cucina che non possono essere travalicate e trascurate. Ma mi rendo conto che la velocità e vastità delle comunicazioni e la globalizzazione commerciale, ad esempio sul piano della reperibilità dei prodotti agricoli, non vanno demonizzate. Basterebbe un po’ più di parsimonia e l’attenzione a certi punti cardinali e orientamenti che sicuramente hanno aumentato la consapevolezza e la cultura del valore del cibo, non solo come nutrimento. Penso al rispetto per la produzione agricola autoctona e la biodiversità, per i prodotti e i cibi tipici, per l’integrità e la salubrità degli alimenti e per chi lavora con passione, scrupolo e creatività, lungo tutta la filiera alimentare, dall’umile contadino allo chef stellato. Inoltre, stanno emergendo i mercatini dei contadini e il commercio di prodotti a km zero, o comunque strettamente legati alla stagionalità e al territorio. Sono tutti temi,

ad esempio, che sta portanto avanti con grande impegno e lungimiranza Slow Food a cui aderisco con convinzione, anche nell’interesse della mia professione e della mia attività didattica e di divulgazione delle buone pratiche in cucina». Le nuove tecnologie o internet possono convivere con l’etica del “buono, pulito e giusto” e con il rispetto della tradizione culinaria artusiana e delle regioni italiane? «E perché no? Se si utilizzano con un po’ di sale in zucca ben vengano. Le nuove tecnologie in cucina, come certi robot, abbattitori di temperatura o per la bassa cottura controllata, sono molto utili e oggi alla portata di molti cuochi domestici. Ci si può cimentare in casa come in una grande cucina professionale, con ottimi risultati. E sul web si possono trovare miriadi di informazioni utili e consigli autorevoli così come acquistare prodotti poco reperibili e di alta qualità per piatti particolari. Da questo punto di vista è interessante anche frequentare i tanti festival e le manifestazioni sul cibo che si tengono durante l’anno dalle nostre parti e in tutto il Paese». Concludiamo sull’Aici, quali progetti futuri? «Mi aspetta un impegno triennale per consolidare e rilanciare gli scopi dell’associazione a partire dal convegno annuale nazionale in cui tiriamo le fila delle attività divulgative e didattiche. Vorrei riprendere la vecchia consuetudine di un viaggio formativo, che quest’anno potrebbe cogliere l’occasione a tema dell’Expo di Milano. A proposito... Come originaria della Romagna, ho pensato di elaborare anche l’idea di affiancare la nostra associazione all’iniziativa itinerante di “Chef to Chef”, che in agosto partirà da Rimini, proprio verso l’Expo milanese, con un percorso in diverse tappe, alla scoperta e dimostrazione delle eccellenze enogastronomiche dell’Emilia Romagna. Come Aici ci piacerebbe partecipare con un Apecar, tipico mezzo del “cibo da strada”, per preparare e fare assaggiare frittelle di riso, quelle “buone cose di casa” citate anche dall’Artusi».


Moriconi

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VIAGGIO GASTRONATURALISTICO

CASA ARTUSI

Via mare, in pianura e in collina: l’Emilia Romagna verso l’Expo Un pellegrinaggio alla riscoperta delle ricchezze del territorio, per arrivare all'esposizione universale consapevoli del nostro patrimonio enogastronomico e naturalistico: è questa l'idea alla base del progetto “L’Emilia Romagna in viaggio verso Expo”, un percorso attraverso la regione dedicato ai prodotti agroalimentari di qualità e all’educazione alimentare, all’informazione e all'innovazione, alla conoscenza della biodiversità e della qualità sostenibile. L'iniziativa, presentata il 18 giugno a Milano da Massimo Spigaroli, presidente dell'associazione “CheftoChef – emiliaromagnacuochi”, Livia Zanetti, presidente Apt Servizi, Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano, e Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, è stata realizzata grazie alla collaborazione di CheftoChef con la Regione Emilia-Romagna e Apt Servizi. Il progetto consiste in un viaggio, che partirà da Rimini venerdì 7 agosto e proseguirà inaugurando tre itinerari lungo le storiche vie regionali: la via d’acqua del mare Adriatico e del fiume Po, la via di terra rappresentata dalla via Emilia, e l’Alta via dei Parchi. Si concluderà poi a Milano dentro Expo, il 22 settembre, con un grande evento: cuochi e sfogline tireranno una sfoglia di pasta lunga 50 metri, con i ripieni e i formati di tutta la regione. Gli itinerari prevedono oltre trenta appuntamenti fra grandi cene, street

food, mercati e comizi agrari, dove si potranno apprezzare le specialità del territorio interpretate dai cuochi di CheftoChef. Le tappe saranno illustrate in una cartoguida. Due motonavi seguiranno il percorso d'acqua, che toccherà diversi porti: Rimini il 18 agosto, Cesenatico il 21 agosto, Cervia il 23 agosto, Comacchio il 24 agosto, Ferrara il 25 agosto, Finale Emilia (Mo), lungo l’antico canale degli Estensi, il 27 agosto, Mezzani (Pr) il 29 agosto, Boretto (Re) il 6 settembre, Polesine e Zibello (Pr) il 12 settembre, Isola Serafini a Monticelli d’Ongina (Pc) il 17 settembre, Piacenza il 18 settembre. Il percorso di terra, all'insegna del cibo di strada, verrà affrontato in bicicletta e porterà i food truck, vere e proprie cucine viaggianti, e le bicitri-

ciclo nelle piazze di molte città: Rimini il 18 agosto, Savignano sul RubiconeTerre del Rubicone (Fc) il 20 agosto, Forlì il 25 agosto, Faenza il 26 agosto, Imola il 27 agosto, Reggio Emilia il 28 agosto, Bologna il 1 settembre, Valsamoggia (Bo) il 2 settembre, Rubiera (Re) il 4 settembre, Modena il 5 settembre, Parma il 6 settembre, Noceto (Pr) l’8 settembre, Fidenza (Pr) l’11 settembre, Fiorenzuola d’Arda (Pc) il 15 settembre, Piacenza il 18 settembre. L'itinerario escursionistico dell’Alta Via dei Parchi, da percorrere a piedi, toccherà i rifugi e i borghi appenninici. I luoghi degli appuntamenti sono: Rimini il 7, Pennabilli (Rn) l’8 agosto, Diga di Ridracoli (Fc) il 10 agosto, Carnè di Brisighella (Ra) il 20 agosto, Poggio di Badi di Castel di Casio (Bo) il 26 agosto, Cavone di Lizzano in Belvedere (Bo) il 28 agosto, Fiumalbo (Mo) il 29 agosto, Passo Pradarena (Re) il 5 settembre, Rifugio Lagdei (Pr) l’8 settembre, Castell’Arquato (Pc) il 13 settembre, Piacenza il 18 settembre. Il calendario dettagliato delle iniziative si troverà prossimamente sul sito www.viaggioversoexpo.it e sulla app “Via Emilia” che sarà scaricabile a breve.

DEGUSTAZIONE E VENDITA Brisighella via Strada 2 tel. 0546 81103 fax 0546 81497 info@brisighello.net www.brisighello.net PUNTO VENDITA CENTRO STORICO Brisighella Piazzetta Porta Gabolo 8 tel. 0546 80131

15 LUGLIO ore 21.30

MAGIC IN THE MOONLIGHT

VINO OLIO E PRODOTTI TIPICI

di Woody Allen Con Elleen Atkins, Colin Firth

Una commedia romantica che narra di un grande prestigiatore che prova a smascherare una sedicente medium

I “Premi Marietta 2015” aggiudicati a Nadia Tessitori, Giulio Babbi e Don Pasta Fisioterapista nella vita, cuoca per passione: è Nadia Tessitori di Tolmezzo (Udine) vincitrice del “Premio Marietta 2015”. La sua ricetta “Cjarsons alla luganega e sclopit”, giunta in finale insieme a quelle di altri quattro cuochi dilettanti provenienti da tutta Italia, è stata giudicata la migliore dalla giuria delle Feste Artusiane di Forlimpopoli. I due riconoscimenti del "Marietta ad Honorem" sono andati invece a Giulio Babbi, padre di uno dei marchi dolciari più celebri nel mondo, per le sue straordinarie dolcezze e allo scrittore Don Pasta, il più “inventivo attivista del cibo” secondo il New York Times, per i suoi racconti e le performance sulla cucina italiana.

FESTA DEI PRODOTTI TIPICI “Vini e Sapori in Strada” in piazza a Longiano La grande manifestazione enogastronomica organizzata dal Comune di Longiano, Bandiera Arancione del Touring dal 2005, e dalla “Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli” di Forlì e Cesena, torna sabato 11 luglio con tanti ospiti e buon vino. Nella magnifica piazza panoramica del Castello Malatestiano, tra le ore 19 e mezzanotte, una ventina di produttori offriranno degustazioni dei migliori vini, prodotti tipici, dolci e piatti della cucina romagnola. L’ingresso alla manifestazione è gratuito; per 12 euro si acquistano un bicchiere da degustazione e marsupio, assieme a un carnet da 10 ticket, per assaggiare vini e pietanze. Inoltre l’Associazione Guide Turistiche di Romagna proporrà due visite gratuite, al Castello Malatestiano e alla Fondazione Balestra. La serata sarà allietata dalle sonorità rockabilly degli Strikeballs.


JUNIOR TEATRO

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LA MOSTRA

Attori, pupazzi e arte circense in piazza a Faenza Torna la rassegna “Teatro Ragazzi nella Molinella”, vero e proprio fiore all’occhiello della proposta artistica del Masini di Faenza che, insieme alle “Favole” della stagione invernale, lo rende probabilmente l’unico teatro italiano a programmare spettacoli di teatro ragazzi incessantemente durante tutto l’anno solare. Confermati i quattro appuntamenti nei lunedì sera del mese di luglio all’aperto, in piazza delle Molinella a Faenza, con alcune delle più qualificate proposte del teatro ragazzi italiano per il divertimento collettivo dei bambini e delle loro famiglie. Il 6 luglio la compagnia Fontemaggiore porta in scena “Il tenace soldatino di stagno” di Marina Allegri, tratto dalla fiaba di H. Christian Andersen; il 13 luglio Il Baule Volante presenta “Il sogno di tartaruga -Una fiaba africana” di Liliana Letterese, con attori e musica dal vivo con strumenti etnici; il 20 luglio i Fratelli di Taglia con il loro “Alì Babà e i 40 ladroni” e momenti di arte circense; il 27 infine Teatri Comunicanti con “La storia di un punto”, testo e regia di Marco Renzi, spettacolo di teatro d’attore con oggetti, burattini, pupazzi e videoproiezioni. Gli spettacoli iniziano alle 21.15, biglietti a 3 euro.

Una scena dallo spettacolo “Il tenace soldatino di stagno”

Dinosauri giganti al parco di Cervia È stata inaugurata il 20 giugno (e resterà aperta fino a fine ottobre) al Parco Naturale di Cervia la mostra “Dai dinosauri ai giganti dell’era glaciale”. Il percorso espositivo presenta decine di riproduzioni dei giganteschi dinosauri vissuti milioni di anni fa. Orari in luglio: 9-19. Biglietti a 12 euro (ridotto 10); gratis per bambini fino a 5 anni.

LIBRI LA RASSEGNA TORNANO

GLI SPETTACOLI ALL’APERTO IN VIA

SPADA

Il teatro per ragazzi torna protagonista, al teatro di via Spada a Brisighella, anche per l’estate 2015. A inaugurare il cartellone saranno diverse formazioni di Accademia Perduta/Romagna Teatri, con alcune delle sue più recenti produzioni: il 2 luglio Un topo, due topi, tre topi… Un treno per Hamelin, rilettura della celebre fiaba Il pifferaio magico, diretto da Claudio Casadio; il 9 Sassi, foglie, petali e piume, spettacolo ispirato alle Metamorfosi di Ovidio del giovane e straordinario Pietro Piva e giovedì 16 Sotto la neve. Minuetto d’inverno, divertentissimo racconto di Marcello Chiarenza sull’importanza che il susseguirsi delle stagioni riveste per il necessario rigenerarsi della natura. Seguiranno il 23 la fiaba musicale Pik Badaluk di Ca’ Luogo d’Arte e il 30 luglio Il giardino stregato di Maga Cornacchia de Gli Alcuni. Spettacoli alle 21.15.

LETTURE, DISEGNI, MUSICA E PIC NIC AL CASTELLO MALATESTIANO DI CORIANO Nella corte del Castello malatestiano di Coriano il sabato sera è tutto dedicato alla letteratura per i più piccoli, in collaborazione con il Premio Andersen. Appuntamenti a tema – Io non ho paura! (4 luglio), Il mondo degli animali (11 luglio) e Io sono un bambino! (18 luglio) – con le parole degli attori della compagnia Fratelli di Taglia e le inedite sonorizzazioni dal vivo di Massimo Modula (chitarra) e Giacomo De Paoli (percussioni), mentre sulle mura del Castello le illustrazioni dei racconti diventeranno scenografie alternandosi a momenti di live painting. Atmosfera festosa e informale con il pic nic sull’erba (nel cestino solo prodotti a Km Zero), animazioni e make up a tema, sessioni di disegno dal vivo e strumenti musicali autocostruiti. Ingresso (compreso cestino Pic Nic): Adulti 12, Bambini 10 euro. Info e prenotazioni: 0541 957656 – 329 9461660.

Estate in Riviera Feste ed eventi in Romagna Feste ed eventi al Mare & Dintorni come ai tempi di Prenota il tuo post a direzione@reclam.ra.it

actotum.


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EXTRA L’INTERVISTA

Alta scolarizzazione e capacità di sporcarsi le mani. È il connubio che per Pierpaolo Burioli – presidente provinciale della Cna a Ravenna, dove l’associazione ha appena festeggiato i 70 anni – può garantire un futuro professionale ai giovani nel mondo dell’artigianato e quindi un futuro all’artigianato stesso. Perché la continuità delle botteghe è uno dei temi cruciali all’ordine del giorno di un’associazione di categoria che, secondo le parole del suo massimo dirigente, sente di incarnare non solo interessi corporativi ma anche un bisogno di rappresentanza dei cittadini, o perlomeno di una buona fetta vista la capillare diffusione delle piccole aziende sul territorio. Di questo, di cultura d’impresa e di altro abbiamo parlato con Burioli. Qual è lo stato di salute dell’artigianato locale? Non tanto nei numeri ma in termini di spirito di iniziativa, vitalità, capacità di innovazione… «I numeri danno l’idea di una inversione di tendenza ma non è una ripresa, chiamiamola ripresina. Le imprese stanno cercando di cavalcarla con la consapevolezza che serve aggressività, non è più tempo per risparmi, razionalizzazioni e riduzione dei costi. Oggi si deve puntare al rinnovo dei processi di produzione e, per chi può permetterselo, sull’internazionalizzazione. Purtroppo facendo i conti con le difficoltà per accedere al credito e la pressione fiscale che sta prosciugando le casse delle imprese. Con dei paradossi di aziende che chiudono non per debiti ma per crediti perché le pubbliche amministrazioni pagano con ritardi enormi». Al tema del rinnovamento è collegato quello della continuità: c’è una difficoltà per trovare chi porta avanti l’attività della bottega? «Tra i giovani c’è la paura di sporcarsi le mani. Il lavoro manuale è uno spauracchio considerato non idoneo a profili di scolarità elevata e invece sarebbe binomio straordinario.

«L’innovazione è l’unica via per la vita dell’artigianato Sporcarsi le mani sul lavoro non è una perdità di nobiltà»

Il presidente provinciale della Cna a Ravenna

indica la strada per la sopravvivenza delle botteghe e del know-how specifico: «L’imprenditore sa che deve studiare tutta la vita per restare al passo» L’applicazione delle conoscenze al lavoro artigianale è la grande sfida del futuro e non mancano gli esempi di grandi successi. Uno è il restauro: resta una fondamentale componente manuale ma l’applicazione di modelli informatici ha cambiato la professione in una direzione nuova che ora necessita di competenze specifiche. Molte aziende non vedono continuità perché viene a cessare chi è in possesso del knowhow e non c’è chi possa prendere il testimone. Stiamo cercando di favorire un rapporto di conoscenza delle imprese nel mondo scolastico. Quindi l’artigianato ha poco fascino sulle nuove generazioni… «Attraverso il nostro ente di formazione Ecipar e le iniziative sul territorio cerchiamo di trasmettere il messaggio ai giovani. Qualche risultato lo abbiamo ma la scuola italiana è un po’ refrattaria al rapporto con le imprese. A Ravenna alcuni istituti superiori hanno marca-

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to la differenza però sono ancora delle rarità». A proposito di nuove generazioni, com’è il rapporto con le nuove tecnologie e le nuove forme di comunicazione? «Dipende dalle varie categorie. Per molti artigiani i social network hanno fornito una nuova possibilità di farsi conoscere e quindi anche sopravvivere grazie alla moltiplicazione dei rapporti. Finora c’era il passaparola fatto di persona, oggi è su Facebook». Le innovazioni tecnologiche dei processi produttivi cancelleranno l’artigianato o questo avrà sempre una sua fetta di mercato? «Molti spariranno, altri nasceranno. L’artigianato dovrà convertirsi. Prendiamo il settore dell’elettronica: non esiste più la riparazione perché il modello economico preferisce la sostituzione del prodotto guasto con uno nuovo anche con gravi conseguenze ambien-

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CHI È DA

ANNI PROGETTA E REALIZZA RETI DI RADIOTELECOMUNICAZIONI

Pierpaolo Ettore Burioli è nato a Ravenna nel 1951, è sposato e ha due figli. Dopo la maturità scientifica al liceo Oriani di Ravenna e la maturità tecnica all’Itis di Cesena si iscrive a Ingegneria elettronica che frequenta senza completare il percorso di studi. Nel 1977 è co-fondatore della ditta Oscar Elettronica a Ravenna operante nel settore delle costruzioni elettroniche e in particolare negli impianti di radiotelecomunicazioni. Nel 1991, pur mantenendo per qualche tempo una partecipazione nella Oscar Elettronica, ha fondato la ditta Radio Team che da allora opera nel settore della progettazione, installazione e manutenzione di impianti radiomobili privati, specialmente per clienti istituzionali (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Regione EmiliaRomagna, Amministrazioni Comunali e Provinciali, Protezione Civile) e ditte operanti nel settore energetico (Gruppo Eni, Enel) o multiservizi (Hera). È presidente della Cna provinciale di Ravenna dal 2013 e membro della direzione provinciale, vicepresidente Siar Cna Ravenna (Società immobiliare del gruppo) dal 2009, amministratore unico Cna Servizi Finanziari Ravenna. Membro del comitato locale di Ravenna (Consulta dei soci) del Credito Cooperativo ravennate e imolese da giugno 2001 fino a maggio 2007 e da quella data membro del Consiglio di Amministrazione. Dal 2013 Amministratore Indipendente ai sensi della circolare 263/2006 Banca d’Italia – 9° aggiornamento del 12.12.2011 relativo alla disciplina del conflitto di interessi e delle obbligazioni dei soggetti collegati.

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R&DCULT luglio 2015

EXTRA

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«Oggi si parla tanto

di fare rete. Nella cultura d’impresa va inclusa anche la capacità di sapersi consorziare, una caratteristica che ha saputo superare i difetti di nanismo tipici del settore artigianale fatto di piccole realtà

»

Pierpaolo Burioli (a destra) dialoga con Leo Celotti, uno dei soci fondatori della Cna a Ravenna, in occasione delle celebrazioni per il 70esimo anniversario dell’associazione di categoria degli artigiani il 5 giugno scorso

tali. E allora il riparatore si è convertito. In fondo l’artigiano ha capito che in buona sostanza deve studiare per tutta la vita. E quando lo spieghiamo ai giovani ci guardano stupiti ma questa caratteristica è la capacità di continuare a esistere». Qual è la cultura di impresa in questo settore? «In questo contesto ci mettiamo anche il modo di fare impresa e in questo la Romagna è stata capostipite nella costituzione dei consorzi di imprese artigiane per rispondere al difetto di nanismo. È cultura di impresa anche una forte

adesione alle associazioni di categoria». Eppure non manca chi le ritiene espressioni superate. «Potrà sembrare una difesa d’ufficio ma secondo noi hanno ancora un motivo di esistere. È ancora necessario il sindacato di mpresa anche se oggi si pensa che altre forme di rappresentanza più dirette possano bastare. Ma non è solo rappresentanza di interessi corporativi: in un periodo in cui le forze politiche vivono una crisi di fiducia, diventa importante rappresentare i cittadini».

Che natura ha il rapporto tra artigianato e cultura? «Molto intenso. Sia come associazione ma anche all’interno delle diverse categorie. Guardiamo al mondo della fotografia dove si riescono a fare cose tempo fa impensabili. Poi le attività figurative. La Cna cerca di sostenere queste attività con iniziative. Per definizione si può fare meglio. Ci proviamo con le sponsorizzazioni nell’ambito di Ravenna Festival, mostre di pittura, ragionando come territorio, non disgiungendo la singola realtà. Ma la cultura è anche quella che

può attirare turismo. Lavoriamo perché il nostro territorio diventi più appetibile, la cultura delle opere e del paesaggio, gustare i prodotti enogastronomici». Siamo arrivati a parlare di cultura. Quali sono stati i suoi ultimi approcci in termini di libri, teatro, musica, cinema? «L’ultimo libro letto è “I cento libri che rendono la nostra vita più ricca” di Piero Dorfles. Mi ha fatto confrontare con le mie memorie in materia letteraria e ho avuto conferma che non sono un cattivo lettore. Al cinema non vado mai, lo ammetto, la mancanza di tempo non è una giustificazione. E anche le stagioni teatrali non le ho seguite molto. Sono un appassionato di jazz e ricordo ancora con emozione le storiche stagioni del Ravenna Jazz alla Rocca Brancaleone». Andrea Alberizia


Ravenna Festival 2015

MartedĂŹ 30 giugno ore 21.30 Palazzo Mauro de AndrĂŠ Ravenna

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