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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli settembre 2015 n.10 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I

SETTEMBRE 2015

Uno scatto di Adriano Zanni dal SI Fest di Savignano, tra i più importanti eventi dedicati alla fotografia in Italia

IL RACCONTO DELLA REALTÀ LE STAR DELLA FOTOGRAFIA E DEL GIORNALISMO AI FESTIVAL DI FINE ESTATE ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

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NaturaSì Romagna

Uno stile di vita in sintonia con lo scorrere del tempo, l’avvicendarsi delle stagioni e dei bisogni interiori. Ascoltiamo i mutamenti dell’anima in connessione con la natura, assecondiamo il ritmo del sonno e della veglia, il desiderio di cibo caldo o freddo, il bisogno di silenzio per riflettere in noi stessi.

INSERTO DA CONSERVARE NELLE PAGINE CENTRALI

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Piccola guida al territorio

Non solo anguilla: arriva una sagra di eventi Degustazioni, concerti jazz, escursioni con i batani sui canali e alla scoperta dei casoni Dal 25 settembre all’11 torna la storica sagra dell’anguilla a Comacchio che unirà alle tante occasioni per i buongustai anche appuntamenti jazz e letterari, di pittura e navimodellismo, regate nei canali e anche football americano. Cuore della sagra sarà ovviamente il grande stand gastronomico allestito nei pressi di Argine Fattibello dove ogni sabato e domenica, ma anche il venerdì sera con menù speciali dedicati (prenotazione tavoli per gruppi di almeno 20 persone: tel. 366 3561236) sii potranno degustare, accompagnati ai vini doc del Bosco Eliceo, specialità della cucina tradizionale locale insieme a pizze tradizionali e innovative, come la “delle valli con anguilla” . Ogni sabato mattina, sarò dedicato alla pesca e lavorazione dell’anguilla che “rivive” in un doppio appuntamento con dimostrazione pratica della cattura in una stazione da pesca nelle valli. E, a seguire all’interno della Manifattura dei Marinati – storico stabilimento dove ancora oggi si produce l’Anguilla Marinata di Comacchio (Presidio Slow Food) – si terrà la suggestiva accensione dei camini della Sala Fuochi per la spiedatura della “regina delle valli”. Fra il 26 settembre e l’11 ottobre ritornano cene con menù a tema, degustazioni guidate e banchi d’assaggio del “Convivio dei Vini sulle Sabbie”. Sabato 3 ottobre, cottura e degustazione di duecento chili di vongole veraci provenienti dalla Sacca di Goro. Domenica 11 ottobre, invece, verrà rinnovato il “gemellaggio gastronomico” fra Comacchio e Parma con il taglio del primo Prosciutto di Parma insaporito con il Sale dei Longobardi. Ricco anche il calendario delle visite guidate che prevede, ogni sabato, tour a piedi e una speciale passeggiata con l’accompagnamento di “personaggi illustri” della vita comacchiese, e non solo, fra luoghi, suggestioni delle tredici isolette su cui è stata fondata la “piccola Venezia delle Valli”, ma anche wine tour. Ogni sabato pomeriggio e domenica, oltre a visite guidate alle principali Chiese di Comacchio, sono in programma percorsi in bicicletta verso la vecchia Salina. Tutti i giorni con partenza da Stazione Foce, vengono organizzate escursioni in barca lungo i canali interni delle Valli con itinerario guidato e sosta agli antichi casoni da pesca

Tanti gli eventi musicali e letterari: sabato 26 settembre la rassegna “Librandosi…di Gusto” ospiterà la presentazione, anzi il “mini-show” fra cucina ed umorismo, di Maria Pia Timo, protagonista del nuovo spot Barilla recentemente girato a Comacchio, che racconterà il suo libro La Vespa Teresa. In serata, spazio alla musica con “Comacchio Jazz” che vedrà salire sul palco dell’Arena di Palazzo Bellini il “Giò Belli Manouche 4et”. Sabato 3 ottobre, invece, aperitivo letterario in collaborazione con Food&Book di Montecatini Terme, con lo chef Renato Bernardi e il suo Altra Cucina, selezione di 66 ricette nella quale il noto cuoco rivisita i piatti tipici della tradizione italiana. A seguire – in collaborazione con l’associazione Jazzlife – ricordo in musica per Marco Tamburini, il trombettista recentemente scomparso – nel 2014 ospite alla Sagra dell’Anguilla – con lo special guest Fabrizio Bosso ed i “Barioca Extended”, per l’occasione in sestetto. Domenica 4 ottobre gran galà di chiusura per Sing&Sound con i dodici aspiranti cantanti selezionati nel corso del contest animato dalla musica di Radio Sound 98.1 Fm. Infine, sabato 10 ottobre arriva il Maurizio Rolli 5tet. Fra gli eventi e spettacoli della tradizione, spazio ad appuntamenti legati alle acque. Ogni sabato e domenica, oltre alle tradizionali escursioni guidate in batana, i visitatori – “armati” di paradello e accompagnati dai consigli di un esperto barcaiolo – potranno provare l’esperienza di condurre una tipica imbarcazione comacchiese. Ogni domenica, infine, l’arte di navigare nei canali di Comacchio si farà gara: il 27 settembre e 4 ottobre i migliori paradelli della città dei Trepponti si sfideranno in batte-

rie eliminatorie per conquistare l’accesso alle regate di finale in programma domenica 11 ottobre. Infine, nell’ultimo weekend di Sagra, due giorni di esposizione di fedeli riproduzioni di modelli in scala ed esibizioni di riproduzioni navali radiocomandate che navigheranno tra moli, isole e fari, attraccando alle banchine di veri e propri scali in miniatura. Non mancheranno poi, in tutti e tre i week end, le tradizionali bancarelle di golosità, prodotti artigianali, manufatti artistici e curiosità per strade e piazze di un po’ tutto il centro storico. Così come gli eventi sportivi fra i quali – nel pomeriggio di sabato 3 ottobre allo stadio Raibosola – il quadrangolare di football americano con Aquile Ferrara, Chiefs Ravenna e Broncos Faenza che segna il ritorno ufficiale all’attività agonistica dei Comacchio Buccaneers, la ricostituita formazione locale.

Omaggio alla stella del grande schermo in valle Una mostra, La stella di Comacchio, che è un omaggio a Sophia Loren, al cinema e alla bellezza delle valli. A sessant’anni dall’uscita del film di Mario Soldati La donna del fiume, Comacchio organizza una mostra che coglie l’occasione dell’anniversario per fare un viaggio nel tempo e nel territorio. La mostra, allestita nelle sale di Palazzo Bellini, riunisce una selezione di immagini - tra fotografie di scena e di backstage, scatti delle location per come appaiono oggi, manifesti e locandine originali mai esposti prima, che unite alle voci e alle testimonianze di coloro che nel 1954 hanno assistito alle riprese, raccontano il territorio, il film e la sua diva. La mostra, curata da Stefania Marconi e Andrea Samaritani, è promossa dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Comacchio, in collaborazione con l'Ente di gestione per i Parchi e le Biodiversità - Delta del Po. Ad organizzarla Open Group e Articolture, società bolognese di progettazione culturale, in collaborazione con Ferrara Film Commission, l’associazione A Spasso nel tempo e con il contributo di Carife. Fondamentale è stata la collaborazione di Paolo Micalizzi, consulente scientifico del progetto, e quel-

la di Giampaolo Guidi, a cui appartengono le locandine, i manifesti e i cimeli d’epoca che ci restituiscono intatta l’atmosfera del tempo. Il film fu interamente girato tra Comacchio e le sue Valli, a Lido di Volano, Taglio della Falce e nei canneti di Pila a Porto Tolle, coinvolgendo, come attori secondari, numerosi abitanti del territorio. L’itinerario tocca le principali location del film: la Manifattura dei Marinati, dove Nives, la protagonista della pellicola, interpretata da Sophia Loren, era addetta alla lavorazione delle anguille; Lido di Volano, dove furono girate le scene della festa da ballo e della rissa; Taglio della Falce, dove tuttora è esistente e visibile la casa dove abitava Nives. La mostra a Palazzo Bellini è stata inaugurata venerdì 28 agosto con la proiezione del film La donna del fiume. Palazzo Bellini, Via Agatopisto 5, Comacchio (FE) La mostra sarà aperta da lunedì a sabato, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Durante i week end della Sagra dell’Anguilla (26-27 settembre, 3-4 e 10-11 ottobre) la mostra rimarrà aperta al pubblico con orario continuato. Info: tel 0533 314154, www.turismocomacchio.it


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SOMMARIO

L’ EDITORIALE

• MUSICA C’erano una volta gli 883 .........pag. 6

La Romagna rock

• TEATRO Ammutinamenti di danza urbana ..pag. 12 • CINEMA Il film sull’omicidio di Perugia..pag. 14 • LIBRI Il mese di Dante Alighieri........pag. 19 • ARTE Grande fotografia a Savignano.....pag. 18 • GUSTO Alla scoperta di Casa Artusi.........pag. 22 • JUNIOR I burattini arrivano dal mare....pag. 29 • EXTRA L’impresa dell’arte (del mosaico)....pag. 30

Una meraviglia vedere mille persone provenienti da tutta Italia incontrarsi a Cesena per suonare tutte assieme contemporaneamente, non ci sono dubbi. Un’altra prova di originalità e spirito d’iniziativa tutti romagnoli, esempio plastico di come possano funzionare sul serio iniziative nate dal basso, come si dice, e divenute “reali” solo grazie al “virtuale”, a internet. Anche per questo il “Rockin’ 1000” di Cesena era inimmaginabile forse solo 10 anni fa, mentre ora insegna al mondo che certe cose, chissà, basta solo volerle. L’unico dubbio che ci resta è quello legato al fine: tanti sforzi, migliaia e migliaia di euro raccolti, un ritorno mediatico mai visto con centinaia di articoli, interviste alla Cnn, 23 milioni di visualizzazioni del video registrato al Parco dell’Ippodromo su Youtube per ottenere che cosa? Per organizzare un concerto dei Foo Fighters (che già a novembre suonano a Bologna, per dire) a Cesena. Sì, come se Cesena, e la Romagna, fossero fuori dal giro che conta. Un messaggio probabilmente sbagliato, stando anche solo ai dati di fatto: basta sfogliare questo e gli scorsi numeri di questo mensile per rendersi conto che forse mai come in questo periodo storico la Romagna è entrata davvero nella mappa della musica dal vivo mondiale, e in particolare del rock, senza alcun bisogno dei Foo Fighters, che forse “rock”, inteso più che altro come attitudine, lo sono sempre meno. Solo questa estate da queste parti sono passate vere e proprie leggende come gli americani Dead Kennedys, Flamin’ Groovies, Fleshtones (e qualche dinosauro come Ian Paice dei Deep Purple), si sono susseguiti festival per tutti i gusti, dal prestigioso Verucchio di Ludovico Einaudi al sorprendente “acieloaperto” di Cesena, da quello più nazionalpopolare di Sogliano a “Percuotere la mente” di Rimini, da una grande edizione di Strade Blu a Spiagge Soul, dai concertoni di Rimini al cartellone di caratura internazionale del bagno Hana-Bi, con il suo festival di inizio estate in costante ascesa, segnalato sulle riviste di tutto il mondo e in grado pure di portare spettatori anche dall’estero. Insomma, d’accordo, facciamo di nuovo tutti i complimenti a chi ha reso possibile una cosa come il Rockin’ 1000, ma ricordiamo anche che se la Romagna è così “rock”, non è certo merito dei Foo Fighters...

T OR N A IILL F EESS TI AL O RN T I VVA D EL L A S T RE E T A R E L LA ST R E ET RTT Dal 6 al 13 settembre torna Subsidenze, il festival di street art di Ravenna, organizzato dall’associazione culturale Indastria. Sarà possibile ammirare street artist di fama internazionale (Gola Hundun, Camilla Falsini, Tellas) al lavoro sui muri del quartiere Darsena (in particolare via Lanciani e via Trieste). Il festival ha già regalato nei mesi scorsi due anteprime: l’artista tedesco Jim Avignon ha dipinto una parete in via Gulli ripreso dalle telecamere di Sky Arte; a luglio, invece, Pixelpancho, artista torinese conosciuto in tutto il mondo, ha realizzato in via Trieste “The Last Kiss” (nella foto l’artista al lavoro). Il programma nel dettaglio del festival e degli eventi collaterali sul sito internet www.indastria.zone

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 10 supplemento a

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MUSICA

CLASSICA/1

Zubin Mehta e i suoi fratelli Tanti big ai concerti sinfonici della Sagra Musicale Malatestiana Entra nel vivo nel mese di settembre la 66esima edizione della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini, tra le rassegne di musica classica più importanti d’Italia. Vasto il giro d’orizzonte offerto dal ciclo dei concerti sinfonici, tutti in programma alle 21 nell’auditorium della sala della piazza del Palacongressi di Rimini. Con la prestigiosissima bacchetta di Daniel Harding, torna alla Sagra (giovedì 3 settembre) l’Orchestra Filarmonica della Scala con un programma aperto da The Unanswered Question composto da Charles Ives, pioniere della musica statunitense, e dedicato poi all’esecuzione della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Tutto dedicato alla musica di Cajkovskij il concerto affidato al carisma di Valery Gergiev alla testa dell’Orchestra del Teatro Marinskij (domenica 6 settembre) con l’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta, la Sinfonia n. 4 in fa minore e il Concerto per pianoforte n. 1, che vedrà impegnato il giovanissimo e talenutuoso pianista russo Daniel Kharitonov, terzo premio all’edizione 2015 del Concorso internazionale Cajkovskij. La Israel Philharmonic Orchestra (9 settembre) sarà guidata invece dal leggendario Zubin Mehta che a Rimini affronta Verklärte Nacht di Arnold Schönberg e il poema sinfonico di Richard Strauss dedicato a Till Eulenspiegel per chiudere la serata con la celeberrima Sinfonia Patetica di Cajkovskij. Infine un’altra compagine di prestigio internazionale, la Royal Philharmonic Orchestra (14 settembre) torna alla Sagra Musicale Malatestiana con uno

Zubin Mehta e (a destra) Pinchas Zukermann. Sotto un dettaglio dalle prove di Hyperion

fra gli indiscussi astri dell’archetto mondiale: Pinchas Zukermann, impegnato nel Concerto per violino e orchestra di Max Bruch e la Sinfonia n.7 di Dvorak. Lo scrittore e musicologo Alessandro Zignani introdurrà i concerti sinfonici (dalle 19.30 alle 20 sempre al Palacongressi di Rimini) ai giovani possessori dell’abbonamento Mentore, riservato ai minori di 25 anni del tutto gratuitamente per una sorta di adozione musicale. Luigi Livi, docente al conservatorio Rossini di Pesaro, introdurrà invece al pubblico il 5 settembre alle 16.30 all’Istituto Lettimi, Verklärte Nacht op. 4 di Schönberg, che verrà eseguita, come detto sopra, il 9 settembre dalla Israel Philharmonic Orchestra. Info: tel. 0541.704294704293 e www.sagramusicalemalatestiana.it.

LIRICA

I romani Muta Imago rileggono Hyperion di Bruno Maderna

PROGETTI COLLATERALI DAL SALON WITTGENSTEIN

ALLA FESTA PER IL PIANOFORTE DI

VERDI,

FINO A

BRANDUARDI

CON GLI ALLIEVI

Tra i progetti collaterali della Sagra Malatestiana da segnalare l’inedito intreccio tra parole e musica offerto da Salon Wittgenstein, il 19 settembre alle 21.30 al teatro degli Atti di Rimini. Si tratta di un progetto originale della Sagra che indaga le relazioni con la musica e la filosofia dei due fratelli Paul e Ludwig Wittengstein, tutti e due irrimediabilmente segnati dall’esperienza al fronte durante la prima Guerra Mondiale. Realizzato in collaborazione con l’Accademia Pianistica di Imola, il progetto vedrà coinvolto il pianista Alessandro Tardino e l’attrice Giovanna Daddi, in un contrappunto di parole e musica. Tra gli altri eventi anche la festa per salutare il ritorno del pianoforte suonato da Giuseppe Verdi in occasione dell’inaugurazione del Teatro Galli nell’agosto 1857 e restaurato dal Laboratorio di Restauro dell'Accademia dei Musici con la direzione scientifica di Claudio Veneri. Nella sala Ressi del Galli (20 e 21 settembre) l'Accademia dei Musici presenta lo spettacolo di inaugurazione del pianoforte ritornato a “cantare”, con le Arie de L'Aroldo “raccontate dal pianoforte stesso”, voce narrante di quella Estate del 1857. Il soprano Michela Sburlati con Emanuele Lippi, maestro concertatore al pianoforte, il coro lirico di Rimini “Galli” e Valerio Veneri per l’ambientazione scenografica, proporranno una selezione di brani da l’Aroldo, il melodramma verdiano con cui si inaugurò il teatro riminese, nel corso di un evento organizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di studi verdiani di Parma. Il tutto sarà presentato da Marco Beghelli, docente all’Università di Bologna. Infine, come tutti gli anni la Sagra Musicale Malatestiana dedica particolare attenzione alle eccellenze espresse dalle forze musicali cittadine ospitando nel suo cartellone eventi promossi dall’Istituto Musicale Lettimi che quest’anno offre un omaggio al mondo di Tolkien (17 settembre) al Teatro Novelli, con le composizioni di allievi eseguite dall’Orchestra dell’Istituto Musicale Lettimi diretta da Nicolò Facciotto e con la partecipazione straordinaria di Angelo Branduardi come voce recitante in uno spettacolo intitolato Ainulindalë, la musica degli Ainur e ispirato al magico universo creato dal popolarissimo scrittore. Oltre all'esecuzione orchestrale, anche le musiche del progetto sono firmate da quattro giovani allievi dell'Istituto Musicale di Alta Formazione: Nicolò Facciotto, Mattia Guerra, Federico Mecozzi, Ivan Tiraferri.

La Sagra Musicale Malatestiana di Rimini ha affidato al giovane ma già affermato gruppo teatrale romano Muta Imago un nuovo allestimento dell’opera lirica Hyperion di Bruno Maderna, presentata dallo stesso autore ad ogni nuova rappresentazione in forma sempre diversa, a sancire la sua natura di cantiere aperto. Il lavoro di allestimento è inteso dai Muta Imago – si legge nella cartella stampa – come una riappropriazione di un’opera che non può essere fermata in maniera definitiva e che – profittando della polarità tra corpo e strumenti, fra i materiali concreti segnati dal flauto, le voci, i nastri magnetici – liberi in forma nuova la potenzialità drammaturgica sognata mezzo secolo fa da Bruno Maderna per dare una forma all’ineffabile destino dell’artista cantato da Friedrich Hölderlin, “il dramma di un individuo che vive incompreso nel mondo e a sua volta non comprende il mondo circostante”. Firmato da Claudia Sorace e da Riccardo Fazi di Muta Imago, Hyperion di Bruno Maderna debutterà il 26 settembre (replica il 27) alla Sala Pamphili del Complesso degli Agostinani, con il soprano Hanne Roos, la flautista Karyn de Fleyt, il live electronic di Juan Parra Cancino e il performer Jonathan Schatz, in una nuova produzione che la Sagra Musicale Malatestiana realizza assieme a Roma Europa Festival.


MUSICA

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5 FOLKLORE

CLASSICA/2

A LONGIANO CENTO SUONATORI DI ORGANETTI MECCANICI

Tra Cina e Armenia gran finale dell’Erf nella chiesa di Forlì Termina con un doppio appuntamento alla chiesa di San Giacomo in San Domenico di Forlì la quindicesima edizione dell’Emilia Romagna Festival, un lungo itinerario musicale di 41 concerti partito il 18 luglio. Il 14 settembre a esibirsi a Forlì sarà la China Youth Philharmonic Orchestra, compagine che esprime il meglio della cultura musicale del proprio paese, diretta da Youqing Yang e affiancata da quattro giovani solisti cinesi, Ni Yizhen al flauto, Zhang Weiliang al flauto di bambù, Jin Hui al violino e Song Fei all’erhu. La chiusura è in programma mercoledì 16 e sarà affidata a un concerto all’insegna del dialogo e della riconciliazione. Il prestigioso Hover State Chamber Choir di Erevan (Armenia), fondato e diretto da Sona Hovhannisyan nel 1992, che lo dirigerà anche per questa occasione, si esibirà con un repertorio di musiche tra Oriente e Occidente, in piena linea con i percorsi storici di quelle regioni, da sempre terre di incontri e contatti tra popoli, culture e civiltà diverse, e che vede tra gli altri la prima esecuzione italiana di Psalmus III di Krzysztof Penderecki. Il brano è stato scritto espressamente dal compositore polacco per l’Hover ed è stato eseguito in prima assoluta alla Carnegie Hall di New York il 26 maggio scorso.

La Dutch Swing College Band

JAZZ

A Rimini un omaggio a Frank Sinatra e la storica orchestra swing olandese Fedele come sempre alla tradizione del jazz delle origini, dal ragtime e il dixieland sino allo swing delle grandi orchestre, torna il festival Rimini Jazz. La sua quindicesima edizione, in scena per tre sere consecutive al Teatro Novelli, il 19, 20 e 21 settembre (ore 21.15), offrirà un programma di respiro internazionale, con formazioni tutte di ampio organico che viaggeranno lungo le coordinate stilistiche, geografiche e cronologiche del jazz classico. La rassegna sarà inaugurata sabato 19 da un doveroso omaggio a Frank Sinatra, in occasione del centenario della sua nascita. La Swingers Orchestra, fondata e diretta dal chitarrista Delio Barone, ha creato un programma quanto mai attinente alla linea musicale del festival. “Sinatra Meets Basie” seleziona infatti, nell’enorme repertorio di The Voice, le sue prove più swinganti: a sostenere la parte che fu di Frank Sinatra ci sarà il vocalist Riccardo Mei, celebre voce e volto televisivo. Domenica 20 arriverà a Rimini la Dutch Swing College Band, che festeggia i 70 anni di ininterrotta attività. Un traguardo che ne fa la più longeva formazione di jazz tradizionale: dall’esordio nel 1945 (in occasione della liberazione dell’Olanda alla fine della guerra) a oggi, la Dutch Swing College Band ha viaggiato in tutti i continenti, accogliendo anche solisti ospiti di enorme prestigio. Forte dei suoi arrangiamenti originali e di un sound non ricalcato sui modelli statunitensi, il settetto olandese sarà diretto dal sassofonista, clarinettista e cantante Bob Kaper. Per la serata finale di Rimini Jazz 2015, lunedì 21 settembre, ci sarà invece il ritorno della MYO – Mondaino Young Orchestra, con ben 26 musicisti affidati alla direzione di Michele Chiaretti. Info: 0541 51011/0541 52206 e www.riminijazz.it.

Sabato 12 e domenica 13 settembre a Longiano è in programma l’11esima edizione del festival internazionale dell'Antico Organetto, l'unico in Italia. Longiano sarà popolata da circa cento suonatori provenienti da otto Paesi d'Europa che con i loro antichi e preziosi strumenti musicali meccanici allieteranno un festa fuori dal tempo, con musiche, balli, spettacoli, animazioni. Sabato 12 alle 16.30 si terrà una vera e propria parata di apertura lungo le strade del centro fino alle 22.30. Domenica 13 la festa inizierà alla mattina alle 9 con la mostra scambio di antichi organetti, grammofoni e dischi; gli artisti torneranno a esibirsi dalle 16.30 mentre dalle 21.30 alle 22.30 è previsto il gran finale in piazza San Girolamo.

A GATTEO

UN’ALTRA SETTIMANA DEDICATA AL LISCIO ROMAGNOLO

Dopo quella in giugno, torna anche in settembre a Gatteo Mare “Liscio d’aMare”, un'intera settimana dedicata al liscio. Spettacoli e divertimento alla mattina in spiaggia e alla sera in piazza della Libertà da domenica 6 a domenica 13 settembre.


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MUSICA

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BASTONATE DI CARTA

IL PERSONAGGIO

Max Pezzali e i demoni degli 883

Il tour mondiale di Eros Ramazzotti parte da Rimini

Il concerto al 105 Stadium arriva a 10 anni dall’inizio della rivalutazione... di Francesco Farabegoli *

Il 26 settembre Max Pezzali suona al 105 Stadium di Rimini, una tappa del tour del nuovo disco AstronaveMax, che non ho sentito un po’ perché in questo periodo sono sfavato di mio e un po’ – soprattutto – perché il singolo che passa in radio fa schifo. Mi piacerebbe molto andare al concerto però, perché la data cade per puro caso a celebrazione di un anniversario che nessuno, peraltro giustamente, ricorda. Nella fattispecie, sono dieci anni quasi esatti dall’uscita del numero 85/87 (luglio/agosto) di Blow Up. È in quel numero, precisamente nella rubrica “Italiani brava gente”, che inizia la rivalutazione della musica degli 883. In quegli anni non era ancora chiaro cosa stava succedendo e cosa sarebbe successo: il mondo era diverso, l’ideologia critica e la scrittura di Christian Zingales erano ancora entro i limiti di guardia, internet non aveva ancora imboccato la deriva social. Quell’articolo parlava di Mauro Repetto e Zucchero Filato Nero, uno dei dischi più assurdi e radicali (e brutti, ok) mai concepiti in seno al pop italiano; ma lo faceva in un modo inedito, approcciandosi a quel disco come al desiderio di rivalsa di un outsider che sembrava aver vissuto sempre all’ombra di uno dei più grandi autori di canzoni di ogni tempo in Italia. Fatto, finito, chiuso: per la rivista italiana più snob ed elitaria, che in quel mese ospitava in copertina un semisconosciuto ed eccezionale gruppo post-rap di nome Kill The Vultures, il cantante degli inni dei regaz provinciali più chiassosi tamarri e sfigati, era un songwriter di valore pari a De Andrè. Quel giorno non fummo in pochi a sorridere. La musica degli 883, quelli con Repetto in formazione, era il principale guilty pleasure di tantissima gente che bazzicava in area indie e alternative. Le sue canzoni parlavano di sconfitta, degrado, fantasie, rosico e sfiga in una maniera non tanto diversa da quelle dei Dinosaur Jr; le musiche non avevano paura di essere sintetiche e mettersi in mostra con un senso del ridicolo all’italiana quasi eroico. Un paio d’anni dopo, su un forum, qualcuno aprì un sondaggio per votare il miglior pezzo degli 883. Molti maniaci musicali entusiasti esplosero in un chiassoso coming out, parlando di quanto e come il sassofono di “Con un deca” o la strofa finale di “Jolly Blue” avessero dato alla loro vita un senso nuovo e più profondo. Matteo, il mio socio su Bastonate, si sbizzarrì: definì “avatiano” La donna il sogno e il grande incubo, paragonò l’atmosfera malsana di “Ti sento vivere” al backstage dei concerti dei Mayhem quando Dead inalava il fetore delle carogne di uccelli per salire sul palco con la nausea; si spinse fino a paragonare il rapporto tra Pezzali e Repetto alla relazione di amore e odio che correva tra Bob Mould e Grant Hart negli Husker Du; Claudio Cecchetto come il Tony Wilson italiano. Chiuse sancendo che gli 883 sono per Pavia quello che Fellini era per Rimini. Il tutto sotto le velate pernacchie di un mare di gretti ed impostatissimi critici musicali in erba, il

A destra Eros Ramazzotti, 51 anni. A sinistra Max Pezzali, 47 anni, anche in basso, ai tempi degli 883, con Mauro Repetto

cui massimo grado di concessione alle classifiche italiane erano insulsi dischi di rock giovanilistico del cazzo tipo La fabbrica di plastica di Grignani, credo per via di una recensione positiva uscita sul Mucchio ai tempi. Fu un bel momento, di quelli in cui ci si riappacifica con se stessi e i propri demoni: la mia vita è relativamente vuota, per me le epifanie sono quasi tutte musicali. Il movimento di rivalutazione degli 883 andò avanti a gonfie vele fino alla fine del decennio e oltre; quasi tutti gli addetti ai lavori avevano indossato una casacca: chi li trovava epocali, chi li considerava mezze calzette. Durante questi anni Pezzali continuava a incidere, forse per mettere i bastoni tra le ruote al partito dei sostenitori: lontanissimi i fasti dei primi due-tre album, si preparava alla pensione con certi orribili dischi di canzoncine pop senza fotta, più una dozzina di uscite divise tra best of, remix, live e strani mostri di Frankenstein (Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012, Cd celebrativo per il ventennale del loro primo disco: le parti vocali in parte cancellate per metterci strofe cantate da alcuni rapper in voga al momento). A quei tempi lo scontro pro/contro 883 nella comunità alternative era al picco del clima di tensione, con qualche spiacevole strascico fuori da internet, nella vita vera – capitava di parlarne davvero, con la gente nei bar e nei ristoranti, sostenere le ragioni del pro e del contro mentre le persone ai tavoli adiacenti si dividevano tra composito imbarazzo e ostentato facepalm. Poi rientrò tutto entro i limiti di guardia, Pezzali fece un trionfale tour per il ventennale di carriera e continuò ad operare ai margini. Nel mio caso la tensione esplose violentemente, una domenica di aprile, in una pizzeria di Bologna in cui ci eravamo dati appuntamento con certi amici blogger. Volarono accuse e insulti, poi decidemmo che forse litigare tra amici per un disco degli 883 era troppo e archiviammo la questione. Pagammo il conto – dieci euro a testa – e ce ne andammo a fare una passeggiata. Fuori dalla pizzeria, nella mestizia di quei silenzi che posson succedere in certe piazze di Bologna, un certo Nanni Cobretti decise di mettere la pietra tombale sulla faccenda e disse: «comunque abbiamo mangiato in pizzeria con un deca». * fondatore di Bastonate, miglior sito musicale italiano alle ultime due edizioni degli Oscar del web, i Macchianera Awards

“Perfetto” forse no, ma sicuramente fresco e ringiovanito: questo è il responso che ci viene consegnato dalla nuova uscita di Eros Ramazzotti intitolata, appunto, Perfetto. A partire dalla copertina, spesso indicativa del contenuto: un Eros ritratto con una posa nello stile del miglior Michael Jackson, vestito elegante ma con scarpe da ginnastica. Come a dire «sì, sono uomo, ma dentro rimango il giovanotto di sempre». I brani non sono da meno: una serie di pezzi briosi, frizzanti e movimentati (quasi tutti potenziali hit da classifica) e poco spazio lasciato alle ballate. Del resto l'album è stato pubblicato all'alba della stagione estiva quando, inevitabilmente, c'è bisogno di ritmo. Il messaggio, insomma, è chiaro: si può parlar d'amore (al solito, il tema centrale) anche senza melodie struggenti e strappalacrime. E per farlo, oltre ad avvalersi di un team di collaboratori di rilievo, ha deciso di proporre sonorità in cui la sua chitarra, in bilico tra folk e country ma mantenendo sempre i connotati pop, è sempre in primo piano, coadiuvata a tratti da un pizzico di elettronica. Musica veramente suonata, quindi, a differenza di molti suoi colleghi che invece stanno cavalcando le (effimere?) mode del momento. E al fine di diffondere questo messaggio ha scelto proprio la Romagna (Rimini, 105 Stadium, 12 settembre) per inaugurare il suo imminente tour mondiale. Già, mondiale, perché il Signor Ramazzotti continua ad essere uno degli artisti nostrani di maggior successo al di fuori dei confini, grazie soprattutto al respiro internazionale che è riuscito ad infondere, nel corso degli anni, al suo ricco canzoniere. E poco importa se recentemente ha dovuto fronteggiare la polemica relativa alla presunta corsia preferenziale riservata alla figlia Aurora durante i provini per un posto nella conduzione di X Factor. Anzi, probabilmente questo darà ancor più carica al cantautore romano per rendere anche il suo tour, così come il disco, Perfetto. O quasi... Matteo Fabbri

IL FESTIVAL A CASTROCARO

VINCE LA CAMPANA

DALISE

La voce nuova della canzone italiana ha un nome: è Maria Teresa D’Alise (in arte Dalise), 31enne di Cancello Scalo (Caserta), la vincitrice della finalissima della 58esima edizione del Festival di Castrocaro. Un trionfo giunto al termine di una serata di musica, spettacolo e divertimento, trasmessa in diretta su Rai1 da piazza d’Armi a Terra del Sole e condotta per il terzo anno consecutivo da Pupo. Per lei si apriranno ora le porte del Festival di Sanremo (selezioni per l’area Nuove Proposte) e, prima ancora, del Festival della Canzone italiana di New York, dove a settembre sarà in gara insieme a Valentina Borchi, vincitrice del Premio per il Brano più Radiofonico.


MUSICA

R&DCULT settembre 2015

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L’abbraccio e la stretta di mano tra Dave Grohl e Fabio Zaffagnini in occasione del loro incontro negli Stati Uniti

L’EVENTO

Con i Foo Fighters il sogno diventa realtà Dave Grohl e soci incontrano in America gli organizzatori del Rockin’ 1000 e assicurano: «Veniamo a Cesena» La foto qui sopra, l’abbraccio di Fabio, da Fusignano, con Dave Grohl dei Foo Fighters, chiude il cerchio. Risale a metà agosto ed è stata scattata a Walla Walla, nello stato di Washington, in America, dove Fabio era stato invitato insieme a una delegazione di Rockin' 1000, l'evento da Guinness dei Primati che a fine luglio ha portato Cesena sulla bocca di tutti gli appassionati di musica rock del pianeta, o quasi. A ideare il tutto appunto lui, Fabio Zaffagnini, 39 anni, che da pochi mesi a Cesena ci vive pure. Della sua impresa ne abbiamo parlato più volte nei mesi scorsi anche su queste pagine. Ora è il momento di riavvolgere il nastro. I Foo Fighters sono la band fondata e capitanata dallo storico batterista (qui invece cantante e chitarrista) dei Nirvana, Dave Grohl. Con alle spalle ormai oltre vent'anni di carriera, è diventato uno dei gruppi rock più popolari al mondo, in grado di riempire gli stadi anche in Italia, e con un rapporto particolare con i propri fan. Tanto che Grohl li aveva quasi stimolati: «Verremo a suonare dove ci chiamerete», era stato in poche parole il suo appello. E a Cesena – dove degli sconosciuti (o quasi) Foo Fighters avevano già suonato a fine

anni Novanta al Vidia – hanno preso la cosa molto sul serio. Così grazie a Zaffagnini, come ormai noto, in mille (per la precisione 985 persone, di cui circa la metà provenienti da fuori regione) si sono ritrovati a fine luglio al Parco dell'Ippodromo per suonare (e cantare) all'unisono "Learn to fly", tra le canzoni più famose dei Foo Fighters. Una performance collettiva che è diventata un videoclip al momento (circa un mese dopo) visualizzato da oltre 23 milioni di persone in tutto il mondo. Un video con il quale si chiedeva alla band americana, appunto, di venire a suonare in Romagna. La risposta di Grohl in persona, sempre tramite un video, si è fatta tardare poche ore ed è stata, in sintesi: «Ci vediamo a Cesena». Tutto perfetto, insomma, con la ciliegina sulla torta che è stata appunto l'invito arrivato agli organizzatori di Rockin' 1000 di partecipare come ospiti al festival musicale di Walla Walla, con in cartellone anche gli stessi Foo Fighters. Zaffagnini è così salito sull'aereo per l'America con una delegazione di una decina di persone tra organizzatori e musicisti dell'evento. «Ci hanno trattato da superstar – ci racconta al telefono –,

ci sono venuti a prendere all'aeroporto, ci hanno ospitato, ci hanno dato i biglietti per il festival e poi ci hanno invitati nella tenda dei Foo Fighters...». Tanta è stata l'emozione, che ora Fabio quasi non ricorda neppure cosa si sono detti... «Ero come in trance agonistica. Loro sono stati simpaticissimi, ci hanno ringraziato per quello che abbiamo fatto, si sono complimentati, ci hanno detto di essere rimasti molto colpiti...». E poi è arrivata una conferma importante: «Sì, certo, ci hanno confermato con una stretta di mano che verranno a Cesena. Hanno detto che nessuna band al mondo si sarebbe potuta rifiutare. Ora il problema è più di questione organizzativa – continua Zaffagnini – toccherà ai manager, alle agenzie, trovare la data. In novembre sono in concerto a Bologna e vorrebbero riuscire a suonare a Cesena in quel periodo, ma hanno un'agenda molto piena e non sarà semplice». L'obiettivo è quindi riuscire a organizzare il concerto (con tutta probabilità al Carisport) già questo inverno, ma se non si riuscirà si tratterà solo di aspettare magari l'anno prossimo, come da piani iniziali. (lu.ma.)


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MUSICA

8 DAL VIVO FOLK CELTICO A FORLì

RICORDI STRAY CATS

Lunedì 7 settembre in piazza Saffi il festival di musica celtica di Forlì si chiude con il live del chitarrista scozzese Tony McManus

Sabato 5 settembre all’America Graffiti di Forlimpopoli concerto del batterista dei paladini del rockabilly Stray Cats, Slim Jim Phantom

ALPHA BLONDY ALLA FESTA PD L’ivoriano Alpha Blondy (nella foto), icona reggae, sarà il 5 settembre l’ospite di punta della festa dell’Unità di Ravenna che al Pala De André (fino al 14 settembre) propone anche i concerti di Linea 77, Fausto Leali, Filippo Graziani, Paolo Jannacci, Bluebeaters... Info: www.pdravenna.it

L’INTERVISTA di Luca Manservisi

Di artisti poco convenzionali, per fortuna, ce ne sono molti. Ma il 52enne milanese Stefano Rampoldi, in arte Edda, in Italia rischia di esserlo più di tutti. All’apice del successo come leader dei Ritmo Tribale, nel magico mondo del rock alternativo italiano degli anni Novanta, mollò tutto per una crisi d’identità. Sparì nel nulla – qualcuno lo credette pure morto – tra eroina («Mi sono drogato per sei anni», confesserà poi in diretta tv a Daria Bignardi) e la decisione di abbandonare la musica per fare l’operaio, prima di tornare con un disco solista nel 2009 molto lontano dal rock del suo primo gruppo ma sempre con la sua inconfondibile voce, poco incline ai compromessi. Un disco di cantautorato acustico e volutamente dimesso, intimista fin dal titolo (Semper biot), ottimamente prodotto e arrangiato, a cui segue tre anni dopo il più sperimentale, ma forse ancora più bello, Odio i vivi. È dell’anno scorso invece Stavolta come mi ammazzerai? (che è una citazione tratta dal film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, capolavoro di Elio Petri del 1970), una sorta di ritorno al rock delle origini, duro a partire dai testi, finiti anche nel tourbillon delle polemiche per le accuse di sessismo (tra i versi incriminati, per esempio, «tu sei solo pelle e fica», «sei una puttana da un euro/che non vale mille lire», «la ragazza fa l’attrice porno/lei è una succhiacazzi/ma è quello che io voglio»). «Poi mi spiegheranno cosa significa sessismo, io non ho nulla contro le donne, anzi, sessista io, che mi chiamo Edda? Che canto testi al femminile? Non ho nessun problema con le donne». Al telefono Edda è come sembra leggendo alcune interviste. Schivo, con la tendenza a non prendersi sul serio, fin troppo umile e modesto: «Sei mio fan davvero? E sei anche grande ormai, che problemi hai? Comunque, se non sei invece fan dei Ritmo Tribale meglio così, non ne parliamo, avevano un cantante di merda...». Edda è tra i protagonisti del minifestival al Velvet di Rimini (vedi box) dell’11 settembre, quando ormai sarà in tour da quasi un anno ininterrottamente. Come sta andando? Ti pesa suonare così tanto? I tuoi concerti sono tradizionalmente

Edda, le donne, il sesso, la droga L’ex cantante dei Ritmo Tribale sul suo percorso artistico e di vita: «Sono un privilegiato...»

DAL VIVO CON LUI AL VELVET ANCHE THEGIORNALISTI E BUD SPENCER BLUES EXPLOSION

molto intensi... «Ma no, è come bere un bicchiere d’acqua. È il mio lavoro, e ti assicuro che c’è di ben peggio, mi sento un privilegiato... Mi piace soprattutto viaggiare, vedere città diverse, conoscere persone nuove». E il pubblico come reagisce? Ci sono anche fan dei Ritmo Tribale? «Tendo a non guardare il pubblico, mi metto di traverso oppure mi faccio accecare dai faretti... Però ci sono reazioni durante o dopo il concerto che stupiscono me per primo. Come l’altra sera, quando una bellissima ragazza è venuta a ringraziarmi per la mia musica. Inizio a sentire una certa responsabilità, forse ho fatto qualcosa di buono per qualcuno...». In fondo con questo ultimo disco sei tornato ad avere successo, no? «Mah, io in questi giorni a dire il vero sto cercando lavoro, guardo gli annunci, a 52 anni non è mica facile... E allora provo a fare musica e a dire la verità avrei anche già scritto un nuovo album, vedremo se e quando riuscirò a

pubblicarlo». Che tipo di disco sarà? Sempre tirato e rock come l’ultimo? «A dire il vero penso che stupirà qualcuno, che sarà più pop, pop nel senso per esempio di Sea Change di Beck. Però non posso dirlo ancora con certezza, non mi occuperò in prima persona, come sempre, degli arrangiamenti e delle musiche ma lo farò con Luca (Bossi, a basso e tastiere, ndr) e Fabio (Capalbo, alla batteria, ndr). D’altronde io non so fare a suonare (in realtà suona la chitarra, ndr), ho solo questa mia voce...». Che può piacere, ovviamente, ma anche arrivare quasi a irritare. Ne sei consapevole? Hai mai cercato di addolcirla? «Non si può piacere a tutti. Io sono questo e me ne frego. Come se mi chiedessero di fare l’amore in modo diverso, ci mancherebbe. Io godo così, godo a cantare, e poi comunque in questo anno di tour e prove la mia voce un po’ è cambiata. Anche con la chitarra cerco di migliorarmi tutte le volte. In

Edda sarà tra gli artisti che si esibiranno venerdì 11 settembre al Velvet di Rimini in occasione della sesta edizione del meeting itinerante dei locali di musica dal vivo organizzato da KeepOn – il Circuito degli oltre 250 Live Club italiani. Una festa che ogni anno raduna centinaia di gestori e direttori artistici, oltre a promoter, agenzie, musicisti e operatori del settore che al Velvet si incontreranno già dalla mattina. I cancelli per il pubblico dei concerti aprirà alle 18. Oltre a Edda saliranno sul palco le band Majakovic, di Oach, Kaufman, Massaroni Pianoforti, Eugenio in Via di gioia, VeiveCura e a chiudere i due protagonisti più noti, Thegiornalisti e Bud Spencer Blues Explosion. L’ingresso dalle 18 è gratuito per tutte le band e i musicisti, 8 euro per gli spettatori comuni. Info: info@velvet.it e 339 7571399.

studio ascolto Jimi Hendrix, io che odio il blues, e poi mi attorciglio le dita cercando di seguirlo...». E quale altra musica ascolti? «Ne ho ascoltata talmente tanta dai 12 ai 30 anni che ormai sono vent’anni che non ascolto praticamente più nulla. Cercano di farmi sentire cose nuove i ragazzi che sono con me in tour. L’altro giorno ci hanno provato con la chitarrista lesbica, quella che ha inciso con David Byrne...» St. Vincent? «Sì, St. Vincent, brava chitarrista, ma niente di che». Ne hai accennato anche in questa intervista: il sesso per te si direbbe un’ossessione... «Ho un brutto rapporto con il sesso, mi fa stare male». Da Hare Krishna quale sei dovresti praticamente astenerti... «Certo ma anche come Hare Krishna ho fallito, tutte le volte che faccio sesso poi mi riprometto di smetterla, ma non ce la faccio, devo farlo tutti i giorni. È come con la droga, crea dipendenza. Come il gioco d’azzardo. La dipendenza non va bene. E il sesso non è gioia e liberazione, non per me». A proposito di droga, come vedi oggi i tuoi anni da eroinomane? Ti sono serviti in qualche modo? «Sinceramente è stata una bella croce nella mia vita, ora che ne sono uscito posso dire che non sono serviti a nulla. Forse per capire cosa vuol dire dipendenza, per me poi che non avevo fumato mai neppure una sigaretta. Sono passato direttamente all’eroina. Sì, magari dal punto di vista artistico, forse, sono stati utili...». I tuoi testi allora sono davvero autobiografici? Non hanno anche ispirazioni letterarie? «No, tutto quello che mi è uscito rappresenta quello che avevo dentro, quello che ho in qualche modo vissuto. Non so davvero se posso dire che mi piacciano i miei testi, però. Anzi, direi che sono proprio brutti. Sono mia croce e delizia, diciamo così».


MUSICA

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9 IL FESTIVAL DI MUSICA ELETTRONICA

GIOST RE, M ONGOL FIERA E IL RAP D I EMIS KILL A TRA I DJ D I PLEA SUREL AND Dopo il successo della prima edizione (vedi foto), torna sabato 19 settembre al Pala De André di Ravenna il festival di musica elettronica Pleasureland. Cinque palchi per altrettanti generi musicali con dj e artisti di caratura mondiale (il tedesco Paul Van Dyk, gli olandesi Sander Van Doorn e Sunnery James & Ryan Marciano, gli svedesi Dada Life, l’inglese Miguel Campbell, Dj Ralf e altri) oltre che un nome di spicco dell’hip hop come Emis Killa. Oltre alla musica spazio a giostre, gare di velocità, zona relax con idromassaggi e anche la possibilità di volare in mongolfiera. Il giorno dopo after party a Mirabilandia

I Parquet Courts apriranno il Bronson il 16 settembre

ROCK

AGENDA

E in spiaggia arriva anche l’ex Spacemen 3

ALLA

Saranno i Parquet Courts, da Brooklyn, con il loro indie-rock figlio di gente come Pavement, Velvet Underground o Wire ad aprire il 16 settembre il Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna), la cui stagione entrerà poi nel vivo in ottobre con già confermate band come Handsome Family e Refused. Nel frattempo, però, lo staff del Bronson è sempre impegnato in spiaggia, al bagno Hana-Bi di Marina di Ravenna con ancora diversi concerti di rilievo. Il 3 settembre appuntamento tra ambient e minimalismo con il progetto Dardust del pianista e compositore Dario Faini; il 5 torna la psichedelia degli americani The Warlocks; l’8 l’indie-rock degli inglesi Evans The Death; il 17 la nuova promessa del folk americano Ryley Walker e il 20 The Living Deads, duo psych/rockabilly di Denver. Nel mezzo ci sarà spazio, l’11 e il 12 settembre, anche per una mini-rassegna, il Rainy Days, festival di fine estate dedicato alle sonorità heavy e psichedeliche con band di culto della scena underground internazionale. Il primo giorno si parte con gli americani Lumerians e Joy, i cileni Chicos de Nazca e gli olandesi Death Alley; sabato toccherà invece alle band italiane Sonic Jesus, New Candys e Istvan insieme a una sorta di padrino d’eccezione: Will Carruthers, bassista anche degli Spacemen 3, tra le band che più hanno influenzato la carriera di un’intera generazione di artisti.

FABBRICA DISMESSA DJ E MUSICA ELETTRONICA

Sabato 5 settembre all’antica fabbrica di conserve dismessa di via Buozzi 96/A, a Gambettola, si terrà l’Open Air Party organizzato da Magma e La Cantera. In programma dj-set di Sleeve, Brilliant Rip e Flamingo e il live di Light Parade, progetto electro/ambient nato di recente a Rimini da un personaggio noto ai più come Stephen Sword.

A MARINA ROMEA L’AMERICANA RACHAEL YAMAGATA Il 25 settembre al Boca Barranca di Marina Romea concerto della cantautrice blues-rock americana Rachael Yamagata, nota anche per le sue canzoni presenti in diverse serie televisive. L’11 settembre al Boca invece il concerto degli italiani Mandolin' Brothers (roots rock e americana).


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MUSICA

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CONSIGLI D’AUTORE

CONCERTI/1

Dai Metallica a Coltrane, un viaggio alla riscoperta di un oggetto: il disco di Bruno Dorella *

Ah, il disco. Un oggetto che ha meno di un secolo. Che poi è niente, se paragonato al suo contenuto, la musica, probabilmente la più antica forma di comunicazione, sicuramente la più antica forma d’arte concepita dall’essere umano. Eppure appena è comparsa la musica incisa ha cambiato subito le cose: le nostre abitudini, il nostro arredamento, e la musica stessa, che si è dovuta adattare prima al formato del vinile, poi della cassetta, poi del cd. E il disco è diventato un oggetto di cuIto. Tant'è che persino oggi, nell'epoca del tramonto del supporto, sbaragliato dal file, ancora compiliamo elenchi di dischi. Non di canzoni, non di partiture, non di concerti. In questo mio viaggio quindi prediligerò proprio la musica pensata per il disco, l’album, piuttosto che quella pensata per l’esecuzione dal vivo o semplicemente per essere scritta. In parole povere, mi limiterò alla musica del XX e XXI secolo. E non è poco pensare di fare a meno del sommo Bach, e dei vari Beethoven, Mozart e compagnia scrivente. Loro il disco manco potevano immaginarselo. E sebbene lo conoscano benissimo gli esecutori che ripropongono quelle composizioni su cd – e che di conseguenza incidono pensando alla durata del supporto e a una scaletta accattivante – resta il fatto che quella musica sia nata infischiandosene alla grande di queste cose. E in questo modo io mi facilito la vita, eliminando un millennio di storia e concentrandomi solo sull'epoca in cui sono stato al mondo, con la fortuna di aver vissuto in diretta l'uscita, il successo, e in qualche caso il fallimento, di molti dei dischi che citerò. Partiamo dal primo cd che ho comprato, visto che il primo viniIe era un disco per bambini. Stand Up dei Jethro Tull, che potremmo anche escudere dall’elenco, se non contenesse la più bella cover di sempre, Bourèe, ripresa, ed ecco che lo rinominiamo, dal sempre sommo Bach. Il formato cd era appena nato, e gli scaffali avevano dunque pochi titoli. Circostanza assai fortunata, perché erano tutti fondamentali. Nessuno stupore dunque se anche il secondo ed il terzo cd che ho comprato siano capolavori epocaIi. The Queen Is Dead degli Smiths e The CIash, della band omonima. I Clash mi danno l’appigIio per citare il genere che ha cambiato il mio approccio alla musica: il punk. Soprattutto nella sua variazione/evoluzione detta hardcore. Il primo, omonimo album dei Bad Brains, Just Look Around dei Sick of It All, e Los Primeros Gritos dei Los Crudos sono i miei capisaldi. Dall’hardcore aI suo parente stretto heavy metal, ecco la mia trimurti: Master of Puppets dei Metallica, Live After Death degli Iron Maiden, Reign In Blood degli Slayer. E per chiudere la panoramica sulla musica pesante, il gruppo che unisce punk, hardcore e metal e li rifonda tutti: i Neurosis con Souls at Zero. Ma saranno poi davvero le chitarre distorte ad etichettare come pesante uno stile di musica? Non saranno ben definibili come pesanti (che, intendiamoci, per me è una categoria di merito) i PanSonic di A o gli Autechre di EP7? Per rimanere sulla musica elettronica da ascolto citerei Come To Daddy di Aphex Twin, Bricolage di Amon Tobin, e sul versante puramente techno almeno Revolution For Change di Underground Resistance, alla faccia di chi pensa che techno sia sinonimo solo di (s)ballo. Tra i pionieri della musica elettronica citerò solo Trilogie De La Mort di Eliane Radigue, e basti questo macigno per tutti. Qui si entra in accademia signori, ed è giusto ricordare almeno alcuni dei compositori del ‘900 che avevano ben chiara l’idea che la loro musica sarebbe finita sui dischi. Luciano Berio, Pierre Boulez, George Gershwin, Gyorgy Ligeti, Philip Glass, Charles Ives, Olivier Messiaen, Karlheinz Stockhausen, Igor Stravinskij, Edgard Varése, solo per citare alcuni dei più grandi. Duke Ellington è stato il ponte tra l’accademia classica ed il jazz, ma per gran parte della sua carriera il concetto di album è stato un po’ vago. Quindi dovessi citare i miei tre dischi jazz direi Intuition di Lennie Tristano, The Black Saint And The Sinner Lady di Charles Mingus e Jazz Advance di Cecil Taylor, concedendomi altri tre posti per il mio sottogenere preferito del jazz, ovvero il free, per cui ecco Free Jazz di Ornette Coleman, Space Is The Place di Sun Ra e A Love Supreme di John Coltrane. Passando dalla musica afroamericana a quella africana, il mio pallino degli ultimi due anni è Nomad di Bombino, saltando in America Latina molti si stupiranno nel sapere che una mia pietra miliare è La Nueva Canciòn Chilena degli Inti Illimani, mentre il mio primo, potentissimo impatto con la musica asiatica è stato Voices From The Distant Steppe degli Shu-De, dalla piccola repubblica di Tuva. E l’Italia? Un intero mondo di canzoni che hanno segnato la mia infanzia, soprattutto. E proprio per questo mi limiterò a segnalare tre canzoni. “Sora Rosa” di Antonello Venditti, “Milano e Vincenzo” di Alberto Fortis e “Un’Altra Vita” di Franco Battiato. Andatevele a risentire, prima di storcere il naso. Sulla musica di genere si potrebbe non finire più, tralascio in questa sede il rap, il funk, il blues, il garage rock’n’roll x-abilly e tante altre sottoculture che pur amo, in nome della spietata selezione che sottosta agli altrettanto spietati problemi di spazio. Concedetemi solo un breve excursus tra le colonne sonore, genere da me prediletto, per il quale cito almeno Neil Young per Dead Man, Angelo Badalamenti per Twin Peaks e naturalmente Ennio Morricone, per uno qualsiasi dei film di Sergio Leone che hanno scolpito nella roccia lo spaghetti western. Non si possono racchiudere in un genere Tom Waits (irrazionalmente, il suo disco che amo di più è The Black Rider), la PJ Harvey di Rid Of Me, i Portishead di Dummy, il Tricky malato di Nearly God. Mi tocca farla finita, per non tediarvi ulteriormente, ed il mio ultimo pensiero va alle centinaia di dischi che ho dimenticato. Noi freaks del disco siamo così. Logorroici perché appassionati. Beata la generazione degli mp3, che forse ascolterà meglio la musica perché non si affezionerà ad un oggetto. Forse. * Milanese classe 1973, ma ormai ravennate d’adozione, Bruno Dorella è senza dubbio una delle figure chiave della scena musicale underground italiana, vissuta anche da discografico fondando l’etichetta Bar La Muerte, ma soprattutto come musicista dapprima di una punk band divenuta di culto come i Wolfango, poi con tre progetti che sta portando avanti tuttora: come batterista nel duo noise-metal OvO e di quello rock-blues dei Bachi da Pietra; come chitarrista e autore con i Ronin

GLI M+A IN PIAZZA A BAGNACAVALLO Sono stati scelti anche da Joe Bastianich in persona per il primo festival musicale del noto personaggio televisivo americano, organizzato questa estate in Friuli. Tanto per far capire il grado di popolarità che hanno raggiunto gli M+A, già noti per essere stati i primi italiani a suonare sul palco centrale di quello che è probabilmente il festival più importante del mondo, quello di Glastonbury in Inghilterra. Cantano in inglese e suonano un electro-pop venato da jazz e influenze tropicali, dal chiaro respiro internazionale, tanto che sono più famosi nel Regno Unito che nella loro città, Forlì. Loro sono poco più che ventenni e si chiamano Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli. Il duo sarà in concerto il 25 settembre in piazza a Bagnacavallo per a Festa di S.Michele.

Bruno Dorella in uno scatto della fotografa Silvia Bigi

CONCERTI/2 EXTRALISCIO AL GRAND HOTEL DI RIMINI ExtraLiscio è il nuovo progetto del multistrumentista Mirco Mariani (dei Saluti di Saturno, collaboratore anche di Vinicio Capossela, nella foto al centro con il cappello) per quella che viene definita coma “la balera del futuro”. Un omaggio al liscio romagnolo, rivisitato insieme a un’orchestra (con anche protagonisti del settore): dal vivo l’appuntamento è al Grand Hotel di Rimini sabato 12 settembre


MUSICA

R&DCULT settembre 2015

11 LA ROMAGNA IN CUFFIA

Un Houdini riminese tra Subsonica e La Crus di Luca Manservisi

Matthew Bellamy dei Muse in uno dei tanti concerti da tutto esaurito negli stadi di tutto il mondo. Sotto, Giovanni Versari nel suo studio di Tredozio

LA CURIOSITÀ

Il suono del nuovo album dei Muse è nato in uno studio di Tredozio Drones, il nuovo album dei Muse ai vertici delle classifiche di un po’ tutto il mondo, ha un suono italianissimo firmato da Giovanni Versari, il tecnico del mastering dello studio La Maestà di Tredozio, paese di 1.300 abitanti in provincia di Forlì-Cesena dove ha deciso di trasferirsi dopo 15 anni di esperienza a Milano. È la prima volta che una band così importante decide di masterizzare il proprio disco in uno studio italiano. Da anni uomo del suono di gruppi italiani come Subsonica, Negramaro, Verdena, Vasco Brondi o Vinicio Capossela, Versari è stato inaspettatamente scelto dai Muse, la band britannica da 17 milioni di dischi venduti nel mondo, che per quello che è stato definito come “il ritorno discografico alle radici rock” ha voluto come co-produttore il celebre Robert John “Mutt” Lange (AC/DC, Foreigner, Def Leppard, Maroon 5) e come mixing engineer Rich Costey ( Franz Ferdinand, Bloc Party, Rage Against the Machine). In un’intervista al Carlino Versari ha rivelato come a metterlo in contatto con i Muse sia stato un loro collaboratore, Tommaso Colliva, fonico e produttore ligure. «Avevano bisogno di fare uscire il singolo nel web abbastanza in fretta e col suono giusto – ha spiegato al quotidiano –, dopo alcune prove di mastering con tecnici importanti, Tommaso ha giocato la carta italiana e gli ha proposto di far fare a me “Psycho”. E loro, dopo un ascolto comparato, hanno optato proprio per il signor nessuno». E anche il resto dell’album (a eccezione del primo pezzo) è stato così masterizzato da Versari a Tredozio, dove i Muse non sono però mai andati: il lavoro si è svolto grazie a collegamenti via Skype tra Los Angeles, Londra e la Romagna.

Merita una segnalazione Houdini, album uscito in primavera e che naturalmente nulla ha a che fare con l’omonimo disco dei Melvins prodotto da Kurt Cobain. Questo Houdini è infatti il terzo lavoro sulla lunga distanza di un nome invece decisamente poco esotico come Giuseppe Righini, 42enne riminese che nella sua biografia si definisce «cantante curioso, autore onnivoro, attore occasionale, scrittore funambolo e piccolo giornalista carbonaro». Varie anime compresse anche all’interno di Houdini, che rappresenta però una piccola svolta nella sua produzione, in grado forse di allargare anche la platea di riferimento essendo un disco che cerca di unire il cantautorato e la canzone d’autore a una elettronica d’ascolto alla Depeche Mode (tanto per intenderci) o, per restare in Italia, alla Subsonica. Un esperimento riuscito, in generale, anche se piuttosto telefonato, a dire la verità. L’atmosfera è pure troppo decadente e intellettuale – proprio quella di un disco concepito e registrato «tra Berlino e Rimini», come si legge in rete –, la voce a volte esageratamente enfatica e non sempre adatta all’invece ottima, davvero, confezione sonora. E così la differenza la fanno le canzoni, non tutte all’altezza ma alcune piccole sorprendenti perle di un certo cantautorato noir (cantato coraggiosamente in italiano) sulla scia dei migliori La Crus, per esempio. O come una versione maschile di qualcosa di Cristina Donà. O una electro dei Marlene Kuntz. A spiccare sono in particolare i pezzi meno movimentati, dall’iniziale “Monge Motel” alla ballatona gridata di “Amsterdam”, dalla scurissima “Licantropia” al bel crescendo di “Lungo la strada” fino alla ninna nanna finale di “Non siete soli”. In mezzo anche alcune cadute, tra versi in francese, citazioni di Baudelaire o il singolo – non orribile ma piuttosto inutile –, in stile Garbage, di “Magdalene”. Passo ancora incerto, seppur di qualità, per un artista maturo che potrebbe aver ancora diverse cose da dire.


R&DCULT settembre 2015

12

TEATRO

DANZA

Tornano le incursioni urbane di Ammutinamenti Dal 12 al 24 settembre a Ravenna la XVII edizione del festival tra giovani talenti e progetti con le scuole Dal 12 al 24 settembre Ravenna ospita la XVII edizione del festival di danza urbana e d’autore Ammutinamenti, curato dall’associazione Cantieri, con la direzione artistica di Monica Francia e Selina Bassini. Quest’anno, il festival sceglie la Velocità 1 come, spiegano le direttrici artistiche «ritmo esistenziale e poetico per le narrazioni corporee, la velocità che ti permette di orientarti nel caos, di sentire il corpo, di sentire il mondo. È la velocità che ti permette l’ascolto, evita le distrazioni, i rumori, il chiacchiericcio, il giudizio; evita il passato e il futuro, entra con profondità nel presente e nello spazio. È il corpo flessibile, non irrigidito dalla corazza, quello che

sa accogliere teneramente la sua fragilità e la trasforma in forza». Ammutinamenti si svolge tra la Darsena e il centro città con nuove invasioni di danza urbana. Sono protagonisti del festival più di 40 giovani danzatori e coreografi, tra artisti emergenti e artisti già affermati sulla scena nazionale e internazionale. Tra i focus di questa edizione: il progetto Ravenna “Dance Raids”, che inaugura il festival con un repertorio di spettacoli, laboratori, eventi site specific nelle storiche piazze e strade del centro; la Vetrina della giovane danza d’autore® (18-20 settembre- Almagià e altri luoghi della città), che vede protagonisti giovani autori e compagnie

emergenti, selezionati da alcuni dei più importanti operatori della danza nazionale che fanno parte della rete Anticorpi XL. Partecipano alla Vetrina: Annalisa Privati (Puglia), Gianluca Girolami (Toscana), Stellario Di Blasi (Sicilia), Francesco Colaleo (Campania), Claudia Catarzi (Toscana), Manfredi Perego (EmiliaRomagna), Eugenia Coscarella (Piemonte), Nicola Galli (EmiliaRomagna), Michela Paoloni (Marche), Francesca Penzo e Tamar Grosz (Emilia-Romagna), Gabriele Valerio (Puglia), Carlo Massari e Chiara Taviani (Lombardia), Luca Rapis (Lombardia), Giovanni LeonarduzziBellanda (Friuli Venezia Giulia) e

Annalì Rainoldi (Lombardia). Da segnalare anche il progetto Corpogiochi, laboratori dedicati all’interazione tra famiglie e giovani coreografi che partecipano ad azioni formative del Network XL, assaggi di danza a scuola e prove urbane con protagonisti i bambini in collaborazione con La settimana del buon vivere. Ammutinamenti si apre sabato 12 settembre con il laboratorio La Cadenza tenuto da Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio. In occasione del festival Castellucci propone una introduzione di alcune “cadenze”: passi ritmati secondo schemi tratti dalla metrica dell’antica poesia greca, che vanno eseguiti con precisione psicologica (dalle 15 alle 19, Artificerie Almagià). Il Festival rinnova l’appuntamento con Prove d’Autore XL, esito finale della residenza d’autore condotta dal coreografo Riccardo Buscarini con il gruppo di danza contemporanea del Balletto di Toscana Junior- Compagnia Balletto di Toscana Junior, azione del Network XL coordinata da Cantieri (20 settembre ore 10-Artificerie Almagià). Tra gli eventi si segnala l’apertura del Festival (12 settembre) con il tour italiano di tre compagnie internazionali: Lali Ayguadé (Spagna), Physical Momentum Project (Spagna) e la compagnia Gil Kerer (Israele). Selezionate per l’azione Danza Urbana XL, un tour tra diverse città italiane

partito con grande successo da Torino. Di grande emozione lo spettacolo Animali senza favola della Compagnia Simona Bertozzi/Nexus. La danzatrice e coreografa di fama europea presenta lo step finale del progetto I chiari del bosco (13 settembre ore 21.30Artificerie Almagià). In anteprima per il Festival lo spettacolo L.A.N.D Where is my love? del coreografo Daniele Ninarello, vincitore del premio Collaboraction 2015 azione promossa e sostenuta dal Network XL (14 settembre ore 21.30Artificerie Almagià). Al termine degli spettacoli si terrà un incontro aperto al pubblico con le compagnie condotto dal critico Fabio Acca. Il gruppo Nanou omaggia la propria città Ravenna presentando un site specific per il progetto Baby Doe, nelle sale del Museo Nazionale ricoperte di antichi e luminosi mosaici bizantini (18 settembre alle 16 e alle 17). Due le mostre-installazioni fotografiche: Storie sui fili a cura di studio di comunicazione Image, in occasione della presentazione dell’omonimo libro di Carla Baroncelli (12 settembre, ore 19 via Magazzini Posteriori); Sogni perduti. Sogni ritrovati del fotografo Dario Bonazza e della performer Giulia Cesari (12 settembre ore 20.30, 22 e 22.30 e 24, Arteficerie Almagià prenotazione obbligatoria). Info e prenotazioni: 0544 251966 / 320 9552632, www.festivalammutinamenti.org.

FORLÌ CROWDFUNDING DEI MASQUE PER FAR NASCERE IL TEATRO FELIX GUATTARI

Un’immagine da Tesla, un recente progetto teatrale di Masque

È in corso dal 12 luglio e per cento giorni l’operazione di crowdfunding lanciata da Masque teatro per far nascere il teatro Felix Guattari. Dopo 23 anni dalla nascita della compagnia che ha dato vita al festival Crisalide, l’obiettivo è quello di giungere all’apertura di un vero proprio teatro che verrà ospitato negli spazi dell’Ex Filanda Maiani in via Orto del Fuoco 3 a Forlì dove già Masque lavora da tempo. L’obiettivo è portare la sala principale nelle condizioni di poter accogliere 150 persone. «Di qui – si legge sul sito – la necessità ultima di adeguare l’impianto di ricircolazione dell’aria e potenziare la tribuna. È proprio per affrontare i costi di questi ultimi lavori che stiamo promuovendo questa campagna di crowdfunding. Se raggiungeremo il limite prefissato prenderà vita, nella città di Forlì, il primo teatro dedicato alla ricerca, alla danza contemporanea, alla filosofia. La nascita nel 2014 della scuola di filosofia Praxis ci da la forza di credere in questo sogno. Per questo vi chiediamo di aiutarci a portare a termine questa grande impresa di cui tutti saremo beneficiari».


TEATRO

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13 RIVISITAZIONI STORICHE/1

RIVISITAZIONI STORICHE/2

CIARLATANI E GIULLARI RINASCIMENTALI NELLA ROCCA DI FORLIMPOPOLI

TERRA DEL SOLE: DUE FINE SETTIMANA TRA RINASCIMENTO E MEDIOEVO

Giunge alla 37esima edizione la manifestazione storica di rievocazione rinascimentale “Un de’ in’t la Roca ad Frampul” (ossia: Un giorno nella Rocca di Forlimpopoli) in cui si rievoca un avvenimento del ‘500, ossia i festeggiamenti ordinati dalla contessa Battistina Savelli per il ritorno dello sposo Brunoro II Zampeschi dalle terre di Francia, dove aveva vittoriosamente combattuto gli Ugonotti ed era stato insignito della Croce dell’Ordine di San Michele. La festa si articola in quattro giornate, da giovedì 10 settembre a domenica 13. Nel cortile interno della Rocca rivivranno mercanti, streghe, artigiani e ciarlatani e un mercato d’epoca. Le serate saranno animate da giullari, mangiafuoco e armati, per rendere ancora più realistico questo spaccato di vita antica. Sabato sera verranno proposti spettacoli di vario tipo, dal torneo di tiro con l’arco ai duelli di armati, dalle evoluzioni di cavallerizzi alle esibizioni di sbandieratori e tamburini. La domenica vedrà il dispiegarsi del corteo storico rinascimentale, rievocante appunto l’arrivo del conte accompagnato da dame, cavalieri, popolani, mercanti e armati. Il gran finale serale sarà nel fossato della rocca, quando mangiafuoco e duelli di armati con spade infuocate presenteranno “magia di ritmi e bandiere”, una fusione di ritmi di tamburi e volteggiare di bandiere, tutto al lume delle torce e attorniato da effetti pirotecnici. Ingresso a offerta libera.

Sabato 5 e domenica 6 settembre si ripete il palio di Santa Reparata a Terra del Sole. L'evento si ricollega a una gara svoltasi l'8 ottobre 1549 per l'inaugurazione della Pieve bizantina di Santa Reparata. Per l'occasione, la città fortezza sarà percorsa dal corteo composto da trecento figuranti in costumi del '500, mentre il paese si trasformerà; case, palazzi e castelli imbandierati, piazze popolate di mercanti, imbonitori, ciarlatani e guitti. Ingresso ad offerta libera. E sempre a Terra del Sole, nella cornice del Bastione di San Martino e del Castello del Capitano di Piazza, gruppi di revocazione e bottegai medievali provenienti da tutta Europa danno vita a combattimenti, spettacoli e attendamenti, il tutto rigorosamente in abito d’epoca nel fine settimana del 26 e 27 settembre. La manifestazione conta la presenza di 26 gruppi, da tutta Europa, con reenactors (rievocatori storici) e mercanti provenienti da Italia, Ungheria, Francia, Belgio, Germania, Ucraina, Repubblica Ceca, Inghilterra e Polonia. Le compagnie sono state accuratamente selezionate in base a rigidissimi criteri per poter garantire la migliore ricostruzione storica del periodo compreso tra il 1360 e 1410, arrivando a contare oltre 300 figuranti in costume storico e più di 50 tende medievali. Al centro della manifestazione la rievocazione della battaglia che vide coinvolte nel 1387 le truppe comandate da Francesco Ordelaffi da Forlì contro le Compagnie di Ventura dei Landi, dei dal Verme e Guido d´Asciano, che vennero sconfitti.

NOTTE BIANCA

Arte circense a Savignano Nuova edizione per la notte bianca di Savignano sul Rubicone che lo scorso anno portò per le strade della cittadina circa 8mila persone. Quest’anno il tema sarà il circo e le opere visive. Spettacolo dalle 21 alle 3 del del mattino con intrattenimento circense e dj set sabato 19 settembre.

RIVISITAZIONI STORICHE/3 TRA

ALLA

FALCONIERI E SALTIMBANCHI ROCCA DELLA CAMINATE

Il 19 e il 20 settembre si svolge, nella Rocca delle Caminate di Meldola, la XII edizione di “Caccia, falconeria e armi del medioevo”, una festa dal sapore medievale. Accanto ai balestrieri e ai conoscitori dell’arte della falconeria, si potranno vedere duelli e assalti tra schermidori e voli di rapaci. Ad allietare le giornate banchi con antichi mestieri, saltimbanchi, menestrelli, mangiafuoco e falconieri. Ingresso: 2 euro il sabato, 5 euro la domenica. Bambini sotto i 12 anni gratis.


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CINEMA

CONTROCINEMA

Il film su Meredith che sembra la Divina Commedia Il grande regista inglese Winterbottom ha girato anche a Ravenna, ispirato dall’omicidio di Perugia. E da Dante di Albert Bucci*

Ad agosto la basilica di San Vitale a Ravenna è stata per due giorni il set di un film russo, un colossal fantasy-medievale dal titolo provvisorio The Viking, del quale probabilmente non troveremo più le tracce se non esplorando tra qualche anno le rimanenze delle videoteche di Mosca. Due anni fa un altro monumento di Ravenna fu set, sempre per due giorni, di un altro film: il monumento è la Tomba di Dante e il film è The Face of an Angel, del grande regista inglese Michael Winterbottom, noto per film come Butterfly Kiss, Benvenuti a Sarajevo, 24 Hour Party People, Cose di questo mondo (che vinse l'Orso d'Oro a Berlino 2003), Codice 46, Road to Guantanamo e The Killer Inside Me. Questo suo ultimo film, pur se girato completamente in Italia, per lo più a Siena, e pur se annoverando tra i protagonisti un imprevedibile Valerio Mastandrea che recita con disinvoltura in lingua inglese, difficilmente verrà mai distribuito nelle nostre sale. Ma ve ne parlo per un legame con Ravenna e la sua storia che va ben oltre l'essere stata una semplice location. The Face of an Angel è ispirato al famoso delitto di Perugia del 2007, quando la studentessa inglese Meredith Kercher fu trovata morta e di lì il processo con protagonista l'americana Amanda Knox e il suo fidanzato italiano dell'epoca Raffaele Sollecito nel quale furono accusati dell'omicidio. La storia viene appena riadattata da Winterbottom: il delitto avviene a Siena e non a Perugia, i protagonisti hanno i nomi cambiati, ma la vicenda è quella del delitto Kercher. Sullo sfondo del processo di appello e del battage giornalistico, il regista inglese Thomas (interpretato da Daniel Brühl, già protagonista di film come Salvador 26 anni contro, Bastardi senza gloria e Rush dove impersona Niki Lauda), in crisi esistenziale dopo aver divorziato dalla moglie e separato dalla piccola figlia Beatrice con la quale può parlare solo su skype, è in Italia per preparare un film ispirato al delitto. Nelle sue ricerche sul caso è aiutato dalla giornalista Simone (Kate Beckinsale, la vampira di Underworld e la Ava Gardner di The Aviator) con cui ha anche una tormentata storia d'amore, dalla studentessa Melanie (la modella Cara Delevingne), che lo guida nei meandri degli ambienti stu-

denteschi dove è maturato il delitto, e soprattutto dall'oscuro, enigmatico ed ambiguo Edoardo (Valerio Mastandrea), che sembra sapere sul delitto più di chiunque altro, fino al sospetto che ne sia coinvolto. Sembrerebbe un true crime movie: ma in realtà la storia processuale non interessa a Winterbottom per stabilire chi siano i veri colpevoli del delitto, bensì come movente per un viaggio dentro la psiche umana del regista protagonista, nella

coscienza che ogni verità sulla storia e sul delitto rimarrà inevitabilmente oscurata. Il film è costruito secondo un esplicito riferimento alla Commedia di Dante: Thomas regista è il poeta, Mastandrea è il lato oscuro di Virgilio, e la ragazza morta, Meredith, compare come Beatrice, guida verso la bellezza perduta nella morte; per non dimenticare che la figlia del regista si chiama appunto Beatrice. Il film che Winterbottom costruisce con The Face of an Angel è lo stes-

Sopra due foto delle riprese a Ravenna con la modella Cara Delevingne, tra i protagonisti del film di Winterbottom insieme a Valerio Mastandrea (foto in basso)

so film che Thomas vorrebbe girare: tre atti, seguendo le cantiche Inferno-Purgatorio-Paradiso, e la ricerca di una verità esistenziale attraverso la Vita Nova di Dante. Ravenna e la Tomba di Dante compaiono solo alla fine, ma sono il culmine di arrivo di tutta la vicenda umana del protagonista, che non a caso dice testualmente: «Vado a Ravenna, è il mio pellegrinaggio», omaggio alle spoglie mortali del suo ispiratore Dante. Uno dei migliori registi inglesi di questa generazione gira un film tracciato secondo la Divina Commedia: sembrerebbe uno scherzo, ma non è così. Dante, nella cultura anglosassone, è poeta di riferimento, punto fermo della letteratura insieme a Shakespeare: forse molto più che nella nostra cultura italiana contemporanea, verrebbe da dire. E quindi un grazie a Winterbottom e al suo bel film, che conto di programmare come evento speciale in uno dei prossimi festival di Ravenna.. *Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiagtura e Tecniche della Narrazione alla Iulm di Milano e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.


IL FUTURO? ETICO E SOSTENIBILE Quattro pagine dedicate alla Settimana del Buon Vivere: incontri e spettacoli su equità e innovazione Alimentazione, bene comune, benessere, coesione, cultura, etica, salute sono i sette temi cruciali di cui si torna a parlare durante un evento unico per estensione e portata a cui dedichiamo questo inserto centrale: la Settimana del Buon Vivere. In tutta la Romagna dal 19 al 27 settembre saranno più di duecento gli appuntamenti tra incontri, spettacoli, concerti, workshop dedicati a esperti e neofiti, appassionati e semplici cittadini, famiglie e giovani. Il tutto partendo da Forlì ma incrociando molte altre realtà del territorio romagnolo e dando così vita a sinergie e coproduzioni. E quest’anno, proprio a Forlì, nella culla della Settimana, nascerà anche una vera e propria “Cittadella del Buon Vivere” (vedi pagina III). Nel corso della manifestazione si potrà imparare a ascoltare grandi nomi dell’economia, dell’arte, della cultura, della religione, del giornalismo, confrontarsi sul tema del Buon Vivere declinato secondo le diverse visioni. Ma si potrà anche imparare fare gli orti, a riconoscere i materiali di cui è fatto un oggetto per poterlo

smaltire senza produrre rifiuti, ma si potrà anche praticare yoga, parlare di cicloturismo, di buon cibo da non sprecare, scoprire i segreti e le bellezze dell’Appennino o esperienze di autocostruzione con balle di paglia. Il tutto in un programma che nasce “dal basso” e unisce le realtà del territorio con le eccellenze nazionali: un esempio virtuoso di “economia delle relazioni”. Il programma è davvero vastissimo, in queste quattro pagine estraibili segnaliamo alcuni degli eventi da non perdere, per scoprire gli oltre duecento appuntamenti, tutti a ingresso libero, è bene consultare il sito internet www.settimanadelbuonvivere.it. La Settimana del Buon Vivere – ideata da Monica Fantini – è sostenuta e organizzata da Comune di Forlì, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Legacoop Romagna, in collaborazione con l'Associazione Punto e a Capo e IRST-IRCCS di Meldola e realizzata grazie alla fondamentale passione delle oltre 250 realtà tra associazioni, cooperative ed enti.

L’EVENTO TUTTO

COMINCIA CON LA QUARTA NOTTE VERDE, A

FORLÌ

La Settimana del Buon Vivere è inaugurata sabato 19 settembre dalla Notte Verde: una giornata animata da convegni, seminari, workshop, degustazioni dedicati alla sostenibilità, all'innovazione responsabile e allo stare insieme sparsi per tutta la città. Piazza Saffi la sera si illuminerà a festa e diventerà una grande sala da ballo dove il liscio tradizionale e la musica elettronica chiameranno a raccolta tutti quelli che hanno voglia di stare insieme, riscoprire il valore delle cose semplici e assistere a un finale a sorpresa. La Notte Verde giunge alla quarta edizione confermando l’ambizione di presentare con i linguaggi dell’arte, della cultura e della convivialità, i temi dell’innovazione responsabile, sostenibilità, tutela ambientale, comunità, relazioni e sani stili di vita, cercando di stimolare riflessioni e di fornire le possibili soluzioni per il necessario cambio di direzione. Appuntamento allora dalle 10 di sabato 19 settembre con i primi appuntamenti, dalle 15 in piazza Saffi per quelli con i più piccoli e per tutto il centro storico con molti laboratori, concerti e incontri e a largo de Calboli, piazza XX settembre e piazzetta della Misura per le degustazioni con i produttori.


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II IN SCENA

PRANZO DI BABETTE

DOV’È L’USCITA?

COSA CI MANCA PER ESSERE FELICI?

Alle 21 di martedì 22 settembre nella chiesa di San Giacomo Lella Costa sarà impegnata ne Il pranzo di Babette, una riflessione sulla necessità di condividere benessere e felicità perché siano davvero tali.

Martedì 22 settembre alle 21.30 nell’arena Castel Sismondo di Rimini spettacolo di Max Paiella dove l’artista comico affronta il tema delle possibili vie d’uscita dalla crisi.

Mercoledì 23 settembre l’incontro con Simona Atzori, la grande ballerina nata senza braccia che nonostante la menomazione è riuscita a realizzare i propri sogni, è pensato per le scuole, ma aperto anche al pubblico. Alle 10 all’Auditorium della Cassa dei Risparmi di Forlì.

L’INIZIATIVA

Cibo, salute, donne: i valori del Buon Vivere Tra i protagonisti Riotta, Dandini, Bergonzoni, lo chef Bottura Impossibile rendere conto di tutti gli appuntamenti della Settimana del Buon Vivere nel poco a spazio a disposizione, ci limiteremo dunque a segnarlarne alcuni dal profondo valore etico. È questo il caso dell’incontro con Monsignor Franco Perazzolo del Pontificio Consiglio per la Cultura che, partendo dall’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco, ragiona sulla tutela dell’ambiente come impegno comune per l’umanità con un eminente rappresentante della comunità islamica, l'Imam Yahiya Pallavicini, vicepresidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) sabato 19 settembre, alle 11 alla Chiesa di San Giacomo, Forlì. Nella stessa giornata ci sarà poi il Premio nazionale Comuni Virtuosi d’Italia (alle 16 del 19 settembre, sempre a San Giacomo) che sarà seguito dalla presentazione, da parte del giornalista Gianni Riotta, di progetti innovativi per un futuro sostenibile e la gara finale di Best Entrepreneurial Experience organizzato dall’Istituto Italiano in collaborazione con il Dipartimento di Stato degli Usa, si tratta di due appuntamenti che fanno da prologo alla Settimana del Buon Vivere che inaugura ufficialmente la sesta edizione alle 21 di domenica 20 settembre nella chiesa di San Giacomo a Forlì dove si susseguiranno un monologo del funambolo della parola Alessandro Bergonzoni sui sette valori del Buon Vivere, la presentazione di un ebook a cura di Gianni Riotta dal titolo Voci sui 7 valori del Buon Vivere e il viaggio del buon vivere Serena Dandini, vera e propria madrina dell’evento. Lunedì 21 settembre un’altra testimonianza sulla ricerca che può sprigionare dalla fede, ma che interessa anche laici e atei, è quella di Padre Enzo Bianchi, che in una lectio magistralis cerca di individuare il senso dell’esistenza umana (dalle 10.30, Chiesa di San Giacomo Forlì). Tra i temi centrali della Settimana naturalmente c’è il cibo, tema di Expo: lo chef pluripremiato Massimo Bottura è l’ospite della tradizionale cena di gala (lunedì 21 settembre alle 21 al teatro Verdi di Cesena, su prenotazione) ma molte saranno le occasione conviviali e che diventano anche solidali. Si parlerà naturalmente di ambiente con vari protagonisti tra cui Mario Tozzi che presenta la sua ultima fatica editoriale sulla tecnologia dannosa e insostenibile in un evento per le scuole aperto al pubblico (alle 10 di martedì 22 settembre all’Auditorium della Cassa dei Risparmi di Forlì). Mentre le donne saranno protagoniste martedì 22 settembre sempre a San Giacomo per Il punto di vista della virgola, storie di femminilità con l’autrice e attrice Lella Costa insieme alle attrici Maria Amelia Monti e Stefania Casini (quest’ultima anche regista) e i contributi di chi si occupa di centri antiviolenza, dottoressa e oncologhe. Seguirà la messa in scena del testo di Stefania Casini e Monica Fantini: Tumorate di Dio. E di malattia e salute si parlerà con medici oncologi e psicologi anche nell’incontro di venerdì 25 settembre alle 21 alla chiesa di San Giacomo prima della performance di uno dei mentalisti più noti d’Italia Francesco Tesei. E sempre venerdì 25, ma a Ravenna la Settimana del Buon Vivere incrocia il festival il Grido della Farfalla per un incontro, alle 21, con Luca Mercalli, il noto climatologo, sugli scenari climatici futuri, mentre sabato 26 settembre l’appuntamento è di nuovo a San Giacomo con l’economista Enrico Giovannini per previsioni che riguardano piuttosto il panorama politico ed economico in epoca di big data, alle 17. La Settimana chiude poi con un la IV marcia per la Pace della Romagna con una doppia partenza in bici comtemporanea da piazza Saffi a Forlì e dall’ippodromo di Cesena per raggiungere alle 10.30 piazza Garibaldi di Forlimpopoli e da lì far partire il corteo diretto alla Rocca di Bertinoro dove l’arrivo è previsto per le 13.

Tra gli ospiti che intrecciano

i temi della fede Monsignor Franco Perazzolo e padre Enzo Bianchi

UN LUNGO VIAGGIO Riotta incontra McCurry Tra i momenti clou della Settimana del Buon Vivere c’è l’incontro del giornalista Gianni Riotta con il fotografo Steve McCurry in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica, venerdì 25 settembre alle 17 nella chiesa di San Giacomo. La mostra sarà allestita a San Domenico e resterà aperta fino al 10 gennaio 2016, dal titolo Icons and women con oltre 180 foto di cui alcune inedite tra cui il ritratto di Shabrat Gula la “Ragazza afgana”, qui riprodotto.


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III IN SCENA

L’ULTIMA ESTATE DELL’EUROPA

SOLO BAGAGLIO A MANO

ENERGIA A KM 0

Giovedì 24 settembre alle 10.30 al teatro Fabbri di Forlì lo spettacolo di e con Giuseppe Cederna con le musiche dal vivo di Manzoni e Capelli nel centenario della Grande Guerra. Foto di Marco Caselli Nirmal.

Giovedì 24 settembre alle 21 nella chiesa di San Giacomo a Forlì l’autore Gabriele Romagnoli sceglie il tema del bagaglio come metafora di un modello di vita che dovrebbe privilegiare l’utilità senza temere la privazione. Leggeri si viaggia meglio, del resto.

La Notte Verde di Forlì si illumina in piazza Saffi alle 22 con i Musicanti di San Crispino e l’Orchestrina di Molto Agevole per una festa in piazza con un basso impatto di noia e alto indice di benessere.

IL LUOGO

L’INIZIATIVA SOLIDALE

E a San Domenico nasce una cittadella sempre aperta

Un pranzo per non lasciare indietro nessuno Domenica 20 settembre alle 12, si svolge il pranzo solidale al parco urbano Franco Agosto a favore dell’Emporio della Solidarietà della Caritas e del Comitato per la Lotta Contro la Fame nel Mondo. 10 euro (gratis per i bimbi sotto i 6 anni) per un pranzo a un’enorme tavolata dove il primo ingrediente è il piacere di stare insieme, senza lasciare indietro nessuno. Prevendite: 0543 30299, 0543 474801, 0543785429.

IL TEMA UNA Il complesso di San Domenico visto da piazza Guido da Montefeltro

Dal 22 al 27 settembre da quest’anno la manifestazione potrà contare su un nuovo spazio: la Cittadella del Buon vivere dove trovano casa arte, passione e creatività. La cornice è quella, assai suggestiva, dei Musei di San Domenico a Forlì dove si alterneranno spettacoli, mostre, laboratori, concerti, incontri, iniziative senza soluzione di continuità o quasi. Qui si potrà venire per mangiare, grazie al Il Ristorante del Buon Vivere a cura dell’Osteria Don Abbondio, a caccia di letture nella Libreria del Buon Vivere a cura di La Bottega dell’Invisibile, a chiedere informazioni al Punto Informativo dell’Ufficio Informazione Turistica del Comune di Forlì e anche a conoscere tantissime associazioni di volontariato attive in città che saranno presenti e animeranno gli spazi della cittadella.

MOSTRA E UN INCONTRO SUI VOLTI INVISIBILI

Diversi i momenti dedicati al tema dell’immigrazione nella settimana del buon vivere in questo momento così drammatico in Europa. Domenica 20 settembre inaugura la mostra dedicata alle donne migranti Volti invisibili (fino al 18 ottobre) con le foto di Francesco Francaviglia nell’ex oratorio di San Sebastiano alle 17.30. Saranno presenti l’autore, il sindaco Davide Drei e Franca Imbergamo, Sostituto Procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Mercoledì 23 settembre, invece, nella sala San Luigi di Forlì alle 20.30 si raccontano storie di migrazione e accoglienza con Andrea Morniroli della coop Dedalus, Dina Taddia dell’ong Gvc, Lisa Tormena del premio Ilaria Alpi e la regista Anna Selenga.



LIBRI

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LE CELEBRAZIONI

Il mese del Sommo Poeta, tra mostre e spettacoli A Ravenna oltre 60 eventi. A “Dante 2021” Cacciari, Haber, Gazzolo, Ossola e anche il cantante dei Baustelle Un momento di una delle passate edizioni di Dante2021 ai chiostri francescani. A destra il cantante dei Baustelle Francesco Bianconi, tra i protagonisti del festival dantesco

Nel mese di settembre Ravenna celebra come tradizione il sommo poeta Dante Alighieri, riconosciuto nel mondo quale il simbolo per eccellenza della letteratura italiana. All’interno del vasto calendario intitolato “Ravenna per Dante”, il Comune propone e raccoglie in trenta giorni di attività oltre 60 eventi, che coinvolgono 24 spazi e 40 soggetti culturali tra istituzioni e associazioni pubbliche e private. Quest’anno l’iniziativa si carica di ulteriore importanza, poiché si inserisce nel 750° anniversario della nascita del poeta, che prelude – lungo un percorso settennale – alle celebrazioni del VII Centenario della morte dell’esule Alighieri, avvenuta a Ravenna nel lontano 1321. Un ruolo centrale all’interno della rassegna lo detiene la manifestazione del “Settembre Dantesco”, organizzata dall’Opera di Dante e dalla Biblioteca Classense, dove il 5 settembre inaugura la mostra a ingresso libero di Paolo Gubinelli “Segni per Dante”: le “opere d’arte su carta” dell’artista marchigiano rappresentano un omaggio all’Alighieri e alla Ravenna “dantesca”; l’esposizione sarà visitabile sino al 3 ottobre. Oltre a Gubinelli, la Classense rende omaggio al sommo poeta con un’esposizione biografica d’eccezione: “La biblioteca dell’architetto Camillo Morigia. I libri, le incisioni, i disegni, alle origini del progetto architettonico del sepolcro dantesco”, dal 15 settembre al 5 gennaio nell’Aula Magna dell’antica biblioteca camaldolese. Un posto di riguardo all’interno di “Ravenna per Dante” lo detiene “Dante 2021”, importante e consolidato festival culturale ideato e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione

scientifica dell’Accademia della Crusca. Il ricco programma della manifestazione, quest’anno giunta alla sua V edizione, si svolge dal 16 al 26 settembre: gli incontri proposti sono raggruppati sotto il motto «come piante novelle / rinnovellate di novella fronda» (Purgatorio XXXIII, 143-144), ad indicare il continuo e progressivo rinnovarsi della scrittura e del progetto poetico e morale dantesco. Gli aspetti sviluppati saranno in particolare due: il valore di Dante come “ambasciatore” internazionale e nazione della lingua italiana; e l’interazione tra discipline artistiche diverse: esemplare è la collaborazione tra Mimmo Paladino e Alessandro Haber sotto il segno degli scritti danteschi di Jorge Luis Borges, per un lavoro commissionato dal Festival che sarà presentato in prima assoluta (il 18 settembre alle 21 al teatro Alighieri). Non meno significativi gli interventi di Massimo Cacciari (il 19 settembre alle 17.30 ai chiostri francescani) e Carlo Ossola (che riceverà il premio Dante lo stesso giorno alle 21 all’Alighieri e sarà protagonista anche ai chiostri la mattina del 20), e il confronto tra Ferruccio de Bortoli e Antonio Patuelli (nel pomeriggio del 18 ai chiostri). Infine la bravura interpretativa di Virginio Gazzolo porterà in scena giovedì 17 alle 21 ai chiostri Il fiore: testo poco noto, attribuibile o meno a Dante a seconda delle interpretazioni. Infine, da segnalare anche un momento quasi pop con il leader della band Baustelle, anche scrittore, Francesco Bianconi, che nella serata del 19 settembre al teatro Alighieri si esibirà in un reading musicale. Info e programma dettagliato www.dante2021.it. Simona Guandalini

IL FESTIVAL

LA RASSEGNA

GialloLuna NeroNotte riscopre la femme fatale

“Il tempo ritrovato” riparte con Carofiglio

Dopo una serie di appuntamenti propedeutici che si sono svolti nel corso dell’inverno, della primavera e d’inizio estate facendo diventare “GialloLuna NeroNotte” un festival letterario diffuso su più territori e su più stagioni, dal 21 al 27 settembre a Ravenna si svolgerà la parte clou della 13esima edizione dell’evento dedicato alla letteratura gialla, noir e thriller. “La femme fatale” è il titolo che accompagna questa edizione 2015, che vedrà quindi protagonisti principalmente autrici e personaggi femminili, in concomitanza anche con i 50 anni dell’affascinante personaggio di Valentina, nata dalla fantasia di Guido Crepax, omaggiato in una mostra allestita negli spazi del Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Ravenna, in via degli Ariani, angolo via Diaz. Altra ricorrenza che un festival ravennate non poteva tralasciare è quella del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri (la cui tomba è proprio a Ravenna). Il calendario. Lunedì 21 settembre alle 11 all’ex Chiesa di Maria delle Croci in via Guaccimanni inaugura la mostra dei ragazzi del liceo artistico (fino al 31 ottobre) “La femme fatale, immagini di donne fatali e dark lady”. Alle 18 al Mariani Lifestyle di via Ponte Marino “Misteri ravennati”: incontro con il direttore del festival Nevio Galeati e il giornalista Carlo Raggi sui “Delitti (im)perfetti”. Martedì 22 alle 18 alla libreria “Liberamente Libri” di via Alberti incontro con la scrittrice Maria Silvia Avanzato che presenta il suo libro “In morte di una cicala”, Fazi editore. Mercoledì 23 alle 18 sempre a “Liberamente” incontro sulle “Frontiere dell’editoria: auto pubblica-

Torna la rassegna letteraria “Il tempo ritrovato” a Ravenna. Il primo incontro sarà domenica 13 settembre alle 21 a Palazzo Rasponi, in piazza Kennedy, con Gianrico Carofiglio. Scrittore, ex-magistrato ed onorevole, i suoi libri – racconti, romanzi, saggi – sono tradotti in tutto il mondo. Carofiglio presenterà il suo nuovo lavoro “Con parole precise, breviario di scrittura civile” edito da Laterza. Seguiranno due incontri realizzati per la programmazione ravennate della Settimana del Buon Vivere in collaborazione con Legacoop Romagna e Slow Food, con tanto di degustazioni. Mercoledì 23 alle 18.30 sempre a Palazzo Rasponi Massimo Montanari parlerà de I racconti della tavola (Laterza). Giovedì 24 alle 18.30 ma al Caffè Letterario di via Diaz sarà ospite Ermanno Bencivenga, filosofo, saggista, docente alla California University ed editorialista de Il Sole24Ore, che parlerà de Il bene e il bello, etica dell’immagine (Il Saggiatore). Mercoledì 30 alle 18.30 al Caffè Letterario sarà la volta di viaggiare nella storia del blues con Vite affogate nel blues con lo scrittore e musicista Roberto Menabò.

zioni ed ebook” con PaGiNe Edizioni e gli scrittori Giorgio Bonoli e Stefano Mazzesi. Giovedì 24 alle 18 a Casa Melandri, via Ponte Marino, “Romagna in noir”: intervengono gli autori Guido Pasi, Maurizio Mariani, Vito Ronchi e Paolo Casadio. Venerdì 25 alle 18 a Casa Melandri incontro con le scrittrici Alessandra Selmi, Divier Nelli e Annamaria Fassio. Alle 20.30 al Mariani si terrà invece la premiazione dei racconti inediti del premio letterario organizzato in collaborazione con “Il Giallo Mondadori” a cui seguirà la cena e musica dal vivo. Sabato 26 è il giorno dell’omaggio a Dante, alle 11.30 e alle 18.30 a Casa Melandri con Giulio Leoni, Francesco Fioretti e Kim Paffenroth. Domenica 27 alle 11.30 al Mariani aperitivo con Antonio Casanova, per la presentazione in anteprima del suo romanzo thriller “Ventuno”, Sperling & Kupfer Editore. Nel pomeriggio torna la caccia al tesoro per ragazzi a cura del Teatro del Drago. La partecipazione a tutti gli appuntamenti è gratuita. Info: 335 6485088 e www.gialloluna.com.

Valentina di Crepax sarà omaggiata al festival GialloLuna NeroNotte

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LIBRI

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di Matteo Cavezzali

C’è chi crede a tutto, e chi no. Edoardo Boncinelli è uno scettico per vocazione. Non crede a niente di ciò che non è dimostrabile. Per questo sarà uno degli ospiti principali del convegno nazionale del Cicap il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, che si terrà dal 25 al 27 settembre al teatro Bonci di Cesena. Boncinelli è saggista, genetista, direttore del laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo del Istituto scientifico San Raffaele ed è garante scientifico del Cicap. Cosa distingue una scienza da una pseudo-scienza? «Il metodo scientifico! Cos’è la scienza? Si possono dare molte definizioni ma sicuramente è il metodo con cui le affermazioni vengono dimostrate che determina se si tratta o no di scienza. Chiunque può fare delle ipotesi, ma se non le mette alla prova dei fatti non può dimostrare nulla. Nonostante questo c’è un universo di bufale che girano per questo mondo. Ho appena scritto un libretto su questo argomento». Per voler citare una delle più grandi bufale di oggi? «Sono molte, difficile fare esempi. Io sono molto affezionato alla bufala dell’omeopatia, molto cara anche a Piero Angela. Se è vero che a chi non ha nulla l’omeopatia può anche giovare, a chi ha qualcosa con l’omeopatia non risolve niente. Lo dimostra anche il fatto che per problemi seri tutti tornano alla medicina convenzionale, anche in Cina!» Una posizione che suscita molte polemiche… «Lo so, ma che ci devo fare, una parte della mia vita è contrastare questi discorsi “a pera” che si fanno dappertutto. Non solo in Italia, anche in Francia e in Germania l’omeopatia vanta moltissimi estimatori». Come mai, secondo lei, se l’omeopatia non funziona ha così tanti seguaci? «La prima cosa che mi viene in mente, anche se non so se si può dire, è che anche la religione ha moltissimi adepti, anche se non è vero niente di quello che sostiene. Il fatto è che le persone amano le bugie e odiano la verità». Come fanno ad avere così tanti adepti quelle che lei chiama “bufale”? «Vede: la verità costa fatica. Credere alle bufale è facile. Fare un ragionamento giusto e corretto è complicato. È più comodo scegliere ragionamenti in discesa che ragionamenti in salita». Credere in Dio è quindi la cosa più semplice da fare? «Certo! Si tratta di mitologie che semplificano la vita. Ho 74 anni, quando ne avevo 20 pensavo che in cinquanta anni il mondo sarebbe progredito verso una valutazione credibile delle cose, ma mi sembra che non siamo progrediti quasi per nulla. La gente continua a credere ciò che implica per sé meno problemi». Il suo rapporto con i credenti? «Alla fine di ogni conferenza ci sono le domande. Il momento più

L’INTERVISTA

GIORNALISMO/1

La scienza? La fa il metodo

Grido della Farfalla: a Ravenna Mercalli e Cavalli

Parla il genetista Boncinelli, a Cesena per il convegno Cicap

straziante. Mi chiedono “Lei crede in Dio”? Io rispondo: “Ma cosa vi importa? Se credete bene per voi, altrimenti va bene comunque, io cosa c’entro?” Molti vorrebbero che uno scienziato dicesse loro: “Sì, io che sono logico e razionale, credo in Dio, e quindi avete ragione”. Vogliono che dica quello che vorrebbero sentirsi dire. Beh, questo mi manda in bestia». Crede che la diffusione dell’estremismo religioso sia legata con la sua idea di “credere come scelta più semplice”? «Gli estremismi hanno valenza sociale e psicologica più che religiosa. In occidente sono legati a ragionamenti intellettuali, diciamo… Mentre nelle aree povere del mondo l’estremismo nasce da uno scoppio di irrazionalità dovuto alle condizione sociali. Fare il combattente, nei paesi dove non si mangia, è un lavoro conveniente. Non è una cosa razionale, ma ha a che fare con i bisogni fondamentali. Chiaramente questa è una mia opinione». E in occidente, quali nuove credenze stanno prendendo piede? «Il cibo è la nuova religione degli atei. Continuo a sentire gente che dice “Bisogna mangiare quello, non bisogna mangiare quell’altro”. Il cibo è diventato il depositario di quella valenza simbolica che si dava all’aldilà». E lei come si pone davanti al culto del cibo? «Io ho poca pazienza. Dico: va bene, fate come vi pare, ma non rompete le scatole». Il Cicap ha fatto molte battaglie per svelare le truffe dei fenomeni paranormali… «Fortunatamente ho poca esperienza nel genere, perché sono stato

«La bufala

a cui sono più affezionato? L’omeopatia

»

«La nuova religione degli atei è il cibo»

circondato da persone intelligenti. Il metodo comunque per svelare i trucchi di questi fenomeni è sempre lo stesso, il metodo scientifico: Se è vero si deve ripetere a comando, se non si ripete a comando non è vero». A breve uscirà il suo libro su parla Dante (che presenterà a Ravenna per la rassegna “Il tempo ritrovato”). Che approccio ha avuto con il sommo poeta? «Dante è un personaggio impressionante, di una grandezza incomparabile. Io l’ho affrontato nell’unico modo che so, ovvero scientificamente. Ho confrontato alcune affermazioni di Dante con quello che dice la scienza d’oggi e ho fatto scoperte molto interessanti… » Dante però era un grande credente, o no? «Chi lo sa. Io la mano sul fuoco non ce la metterei… Di sicuro Dante ha una concezione del mondo più moderna di tanti moderni».

Ritorna, per il settimo anno consecutivo, il Grido della Farfalla, il festival dell’informazione libera organizzato dall’associazione culturale Gruppo dello Zuccherificio. Dal 24 al 27 settembre sfileranno sul palco di Piazza dell'Unità d'Italia a Ravenna molti ospiti tra cui Luca Mercalli, meteorologo e ricercatore, Giulio Cavalli, giornalista e scrittore, gradito ritorno dopo il successo dello spettacolo dello scorso anno, e i vincitori del Premio giornal i s m o d’Inchiesta giunto alla quarta edizione. Da segnalare due workshop dedicati agli addetti ai lavori, ma non solo: il 24 settembre torna a Ravenna la Scuola di Altra amministrazione di Marco Boschini. Una giornata di studi diretta da esperti e amministratori locali sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti in Italia, attraverso l’esperienza di comuni virtuosi come Latronico (PZ), Malegno (BS) e Novellara (RE). Il 25 settembre, invece, sarà la volta del workshop “DataJournalism – Nuova Risorsa per l’informazione”, curato da Andrea Nelson Mauro, giornalista e fondatore di Dataninja. Il corso è patrocinato dall’ordine dei giornalisti Emilia – Romagna e garantisce l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori per la formazione continua dei giornalisti. Altra novità di questa edizione della manifestazione: il settimanale nazionale Left affiancherà lo storico Ravenna&Dintorni come media partner. Il programma definitivo sarà disponibile sul sito www.gruppodellozuccherificio.org a partire dai primi di settembre. Per info e iscrizioni ai workshop: gruppodellozuccherificio@gmail.org.

WEB A RIMINI LA FESTA DELLA RETE CON MACCHIANERA ITALIAN AWARDS

GLI ATTESI E TEMUTI

Dal 12 al 14 settembre a Rimini la rete italiana torna a darsi appuntamento per una tre giorni di incontri, dibattiti, workshop e la premiazione dei Mia con la Festa della Rete (ex Blogfest). «Un momento d’incontro – dicono gli organizzatori – in cui superare le “barriere” del virtuale e conoscere e incontrare i volti/le penne più seguiti della rete». Tra le novità di questa edizione, l’aggiunta del macro tema Fashion, ma anche i MIA, i noti Macchianera Italian Awards, che aprono le porte a Youtuber e Fashion Blogger. La premiazione, il momento più atteso si terrà il 12 settembre alle 20.30 al teatro Novelli di Rimini. In passato il prestigioso riconoscimento, che si suddivide per categorie, è andato, tra gli altri, ai siti di satira Spinoza e Lercio, al blog musicale Bastonate, a Zerocalcare come miglior vignettista. Tra gli appuntamenti in calendario per il weekend: conferenze e tavole rotonde su 6 macro-temi (Economy, Fashion, Food, Hi-tech, Kids, Media) a cui parteciperanno penne note della blogosfera, del giornalismo e dei social network; Workshop; Dirette streaming; BarCamp e per maggiori informazioni: www.festadellarete.it.


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GIORNALISMO/2

L’EVENTO TRE GIORNI DI INIZIATIVE, GRANDI OSPITI, SATIRA, CONCERTI A RICCIONE

Formigli a Dig: «Mai rassegnarsi alla verità che ci viene fornita» Corrado Formigli sarà uno degli ospiti di Dig – Documentari Inchieste Giornalismi, il festival che raccoglie l’eredità del Premio Ilaria Alpi (sabato 5 alle 16 al palazzo del Turismo con il resto della giuria e alle 19 in piazzale Ceccarini a parlare di Isis). Lo storico premio infatti è cessato per volontà della madre della Alpi in segno di protesta per la verità negata sulla morte della figlia. Formigli, cresciuto nella palestra di Santoro in programmi come MobyDick e Anno Zero, dal 2011 è autore e conduttore di Piazzapulita su La7. Lei aveva vinto in passato due volte il Premio Ilaria Alpi, che ha segnato venti anni di giornalismo italiano, come ha vissuto la notizia della sua fine? «Non conosco nel dettaglio le vicende che hanno portato a questa decisione, però mi dispiace molto non ci sia più un premio che ricorda una giornalista molto coraggiosa come Ilaria, uccisa mentre stava realizzando un’inchiesta sul traffico d’armi in Somalia. Era un modo per ricordare l’importanza del lavoro degli inviati e ricordare quale è davvero la natura del nostro mestiere. Ho avuto l’occasione però di partecipare alla giuria di questo nuovo premio, Dig, e di constatare che il giornalismo di inchiesta è ancora vivo e ci sono tanti giornalisti nel mondo che combattono per far conoscere la verità». Ilaria Alpi stava lavorando per rivelare la verità sul traffico di armi ed è finita paradossalmente vittima lei stessa di una verità nascosta,

quella calata sulla vicenda della sua morte. Il giornalismo cosa può fare per la verità? «La verità non si scopre mai del tutto, ma il giornalismo può avvicinare le persone ai fatti. Credo che il ruolo del giornalismo dovrebbe essere quello di non rassegnarsi mai alla verità che ci viene fornita. Nemmeno a inchiesta conclusa. Deve andare avanti e tenere accesi i riflettori anche sulle vicende su cui l’opinione pubblica si è rassegnata, e deve farlo con l’appoggio di editori. Si tende a consumare i fatti troppo rapidamente. Il grande difetto che abbiamo in Italia è l’assenza di memoria. Credo che il giornalismo dovrebbe tenere viva la memoria sui grandi misteri che aspettano ancora una soluzione». Ha citato gli editori, crede siano più una risorsa o un problema per le notizie?

«C’è editore ed editore. Il problema in Italia è la quasi assenza di editori puri. Uno di questi, fortunatamente è il nostro di La7. Poi c’è un problema economico serio che spinge gli editori verso prodotti di breve durata e immediato profitto. Questo non si sposa con la qualità dell’inchiesta giornalistica». Dalle inchieste che ha visionato nei panni di giurato del DIG, quali sono gli argomenti che appassionano di più i giornalisti di oggi? «Sicuramente il terrorismo e l’Isis, ma anche temi che riguardano la nostra esistenza: cosa c’è dentro uno smart phone o attraverso quali meccanismi vengono prodotti i beni che noi consumiamo. C’è una grande sensibilità anche sui temi ambientali e civili». Molti giornalisti della carta stampata si lamentano da dieci anni che internet ha ucciso il loro

Dig si svolge dal 4 al 6 settembre a Riccione con workshop per addetti ai lavori e tanti eventi aperti al pubblico: concerti, presentazioni, documentari, spettacoli teatrali tra piazzale Ceccarini, il palazzo del Turismo e altri luoghi. Tra gli ospiti nomi quali quelli di Bernardo Iovene, Alessandro Sortino, Luca Bottura, Toni Capuozzo, Monica Maggioni, gli autori di Il terzo segreto di satira, Lercio e Spinoza. Il programma completo è sul sito: www.associazionedig.org.

lavoro, vale lo stesso anche per la televisione? Come è cambiato il modo di lavorare? «Internet è uno strumento straordinario e inevitabile. Il giornalismo però non si esaurisce con internet. Non bisogna perdere di vista l’importanza del recarsi su un luogo e parlare direttamente con le proprie fonti. Senza mediazione. L’altro elemento di internet, che mi spaventa, è che girano molte bufale e a volte è difficile distinguerle dalle notizie». Ha citato l’importanza di recarsi sul campo. Lei è stato il primo giornalista italiano a recarsi a Kobane dopo l’assedio. Come è mutata l’idea che aveva del conflitto con l’Isis dopo essere stato sul campo? Come mai così pochi giornalisti italiani si sono recati a Kobane? «Non era facile entrare e la componente di rischio era molto alta. Perché altri non ci sono andati?... bisognerebbe chiedere a loro… Da lì ho avuto la conferma che la guerre dell’Isis è una cosa da prendere molto sul serio e che è già una Guerra Mondiale che ci coinvolge. Non stiamo facendo abbastanza per arginarla». Cosa ha trovato a Kobane che non si sarebbe aspettato di vedere? «Ho trovato persone meravigliose. Donne e ragazzi di venti anni che muoiono, combattendo con le ciabatte ai piedi e il fucile in mano, per difendere i confini dell’occidente. Esiste ancora una forma di eroismo, che non siamo neanche capaci di comprendere. Sono

rimasto invece stupefatto di non vedere nemmeno un’organizzazione umanitaria a Kobane. C’è internet, ma non sono arrivate ambulanze né viveri alle persone che vivevano sotto assedio, perché bloccati dalla Turchia». Contrariamente a molti suoi colleghi ha deciso di mostrare le immagini più crude delle “esecuzioni” dell’Isis, come mai? «Secondo me bisogna mostrare le atrocità dell’Isis e farlo in un contesto dove c’è una mediazione giornalistica. Sono video che tutti possono vedere su internet senza alcun filtro, il giornalismo deve dare una interpretazione dei fatti, mostrandoli». Parlando invece di politica nazionale, lei è entrato in contrasto in modo diretto con Renzi… «Non ci siamo scontrati con Renzi. Il giornalismo deve mostrare i punti critici di un qualunque governo. Renzi poi ha attaccato i talk show, ma credo che il politico debba fare il politico e il giornalista debba fare il giornalista». Lei ha lavorato molti anni con Santoro, cosa ha appreso dal suo modo di lavorare e cosa invece oggi fa diversamente? «Santoro mi ha insegnato che una trasmissione televisiva è un prodotto di artigianato e che va seguita in ogni sua minima parte. Michele mi ha anche insegnato una forte indipendenza dal potere politico. Ciò che è cambiato è il taglio. Prima l’ultima parola l’aveva lui, ora ce l’ho io e la mia redazione». Matteo Cavezzali


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ARTE

SAVIGNANO SUL RUBICONE

Se la fotografia indaga l’habitus: il SI Fest

Alla ventiquattresima edizione del festival anteprime nazionali ed europee per due artisti statunitensi MOSTRE A PALAZZO VENDEMINI Mike Brodie A Period of Juvenile Prosperity / Tones of Dirt and Bone Larry Fink The Vanities / The Beats Mustafa Sabbagh #000 – Tuxedo Riot “Corey Vinegar mentre fuma nella sua tenda” di Mike Brodie, nella mostra “Toni di sporcizia e ossa (Tone of Dirt and Bone)”

Claudine Doury Loulan Beauty Martina Bacigalupo Gulu Real Art Studio Gabriele Basilico Iran 1970 Felice Beato La fotografia in Giappone e la scuola di Yokohama Francesco Francaviglia Le donne del digiuno Giulia Marchi Sullòrlo Monia Perissinotto Tokyo nights Tommaso Tanini H. said he loved us Simone Donati Hotel Immagine Tomas VandenDriessche How to be a photoprapher in four lessons Paolo Ventura Short stories Danilo Montanari Autoritratto in forma di libro Enrico DeLuigi Cosplayers Jacopo Benassi BTOMIC

Torna dall’11 al 13 settembre la più importante manifestazione artistica legata alla fotografia della Romagna, e una delle più importanti a livello nazionale. A Savignano sul Rubicone (Palazzo Vendemini) si svolge infatti in quei giorni la 24ª edizione del SI Fest che si concentrerà sul tema [HABITUS]. Tema da declinare secondo l'accezione dello studioso Marcel Mauss che preferiva parlare di habitus piuttosto che abitudine, a sottolineare l'origine esterna dell'habitus rispetto ai corpi, e del sociologo francese Pierre Bourdieu per il quale habitus è un insieme di schemi di organizzazione del mondo. A condurre attraverso il suggestivo percorso, le immagini di alcuni autori del panorama fotografico nazionale e internazionale come Mike Brodie, fotografo statunitense che grazie al SI Fest 2015 approda per la prima volta in

Europa, con A Period of Juvenile Prosperity, un racconto sulla sottocultura giovanile punk e squatter in viaggio tra treni merci e stazioni attraverso l’America intera. L’esposizione verrà arricchita anche dalla proiezione, appositamente prodotta per il SI Fest, del primo lavoro fotografico dell'autore realizzato su Polaroid Tones of dirt and bone, storie in fotografia come narrazioni moderne. In anteprima nazionale e sempre dagli Usa Larry Fink, autore newyorchese che presenta la mostra inedita in Italia The Vanities, specchio completamente originale della mondanità hollywoodiana, poi pubblicato nel libro di Schirmer&Mosel. Fink sarà presente personalmente al vernissage venerdì 11 settembre (ore 20) ed espone al SI Fest una seconda mostra, The Beats, suo primo lavoro, realizzato quando l'autore non era ancora maggiorenne.

#000 - Tuxedo Riot è il titolo della mostra appositamente pensata per il SI Fest da Mustafa Sabbagh. L’autore concentra la sua ricerca ridefinendo la storia dell'arte attraverso la fotografia contemporanea e crea una sorta di contro canone estetico al cui interno il punctum è la pelle: non solo fotografo di moda, ma un poeta dell’immagine, innamorato del corpo umano. Di grande interesse le venti stampe all'albumina colorate a mano, ossia le prime fotografie sul Giappone al momento della sua apertura all'Occidente, che costituiscono il cuore della mostra dedicata a Felice Beato, La fotografia in Giappone e la scuola di Yokohama. Realizzate dal fotografo veneziano naturalizzato inglese, le fotografie fanno parte dell’archivio fotografico Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia.

Con un omaggio a Gabriele Basilico, il SI Fest presenta la mostra Iran 1970, reportage del viaggio che nell'estate 1970 porta Basilico e la compagna Giovanna Calvenzi da Milano a Kabul a bordo di una Fiat 124, attraverso Jugoslavia, Turchia e Iran. Un festival che si arricchisce, dunque, per tramite sia dei maestri che dei nuovi interpreti della fotografia quali Tommaso Tanini, Simone Donati, Martina Bacigalupo, Giulia Marchi, Francesco Francaviglia, Monia Perissinotto, Tomas VanderDriessche. Quello dell'editoria indipendente è un altro interessante capitolo di questa 24esima edizione. Il SI Fest dedica uno spazio centrale al settore, accogliendo 12 piccole case editrici italiane attive nell'ambito della fotografia e scegliendo di dedicare loro un momento speciale di

approfondimento sugli scenari e sulle prospettive di sviluppo di questo comparto che da sempre garantisce qualità dei prodotti, libertà di giudizio e preziose sorprese editoriali. Da segnalare lo speciale appuntamento su moda e fotografia, curato e condotto da Denis Curti, che vedrà dialogare insieme Gian Paolo Barbieri, Settimio Benedusi, Giovanni Gastel e Toni Thorimbert (sabato 12 settembre, piazza del Torricino, ore 18) e la proclamazione dei vincitori del Premio Pesaresi, 14ª edizione (venerdì 11 settembre, Villa Torlonia, San Mauro Pascoli ore 22) e del Premio SI Fest, 24ª edizione (domenica 13 settembre, Sala Conferenze dell'Accademia dei Filopatridi, ore 18.30). Arricchiscono l'evento il SI Fest Off e il SI Fest After, contenitori di approfondimento e di intrattenimento. Il SI Fest 24 è promosso dall'Associazione Savignano Immagini in collaborazione con il Comune di Savignano sul Rubicone. Info: Ingresso alle mostre a Palazzo Vendemini: intero 10 euro; ridotto 8. Orari : venerdì 11 settembre ore 20-24; sabato 12 ore 9-1; domenica 13 settembre ore 9-20. Sabato 19 ore 15-24; domenica 20 ore 10-13/15-19; sabato 26 ore 1519; domenica 27 ore 10-13/15-19.


ARTE

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RAVENNA

L’arte? Una pedagogia dello sguardo Il 12 settembre inaugura al Mar la collettiva dei vincitori della biennale per giovani artisti Ram

In alto: un’opera di Dissenso Cognitivo in mostra. In basso un’opera di Sara Vasini

Il Museo d’Arte della città di Ravenna ospita come ormai da tradizione la mostra biennale del premio R.A.M. di Ravenna e provincia: inaugura infatti sabato 12 settembre alle 18 (e resterà visibile fino al 27 settembre) la mostra con i lavori dei vincitori della selezione 2014/15. Il concorso biennale, giunto alla decima edizione e realizzato dall’associazione Mirada, si consolida come importante e continuativa esperienza di valorizzazione di giovani artisti visivi del territorio e ha costituito il trampolino di lancio per una nuova leva di artisti. La commissione – composta quest’anno da Maria Rita Bentini, Gianluca Costantini, Sabina Ghinassi, Elettra Stamboulis e Antonella Perazza – ha individuato sette vincitori i cui lavori saranno esposti nelle stanze al piano terra del Mar. Gli artisti in mostra sono, per il mosaico Sara Vasini (a cura di Luca Maggio), per la fotografia Nicola Baldazzi (a cura di di Maria Rita Bentini), per la scultura Victor Fotso Nyie (a cura di di Elettra Stamboulis), per la videoarte Miriam Dessì (a cura di di Daniele Torcellini), per la pittura DissensoCognitivo (a cura di di Claudio Musso), per l’installazione Caterina Morigi (a cura di di Sabina Ghinassi) ed ex aequo UkiYo-E (a cura di di Antonella Perazza). Il tema individuato quest’anno anno è la pedagogia. Che cos’è l'arte se non anche una pedagogia dello sguardo? Si chiedono gli organizzatori. Partendo dall’esperienza montessoriana, che fa dell’uso del grafismo uno dei suo principali strumenti pedagogici ed educativi, attraversando le indagini narrative di Truffaut e del suo Ragazzo selvaggio, approd ando ma solo per poco sulle rive del Teatro dell’Oppresso, gli artisti hanno dialogato con i curatori intercettando poi la loro personale pedagogia dello sguardo. Le opere saranno accompagnate da un testo critico specifico per ogni lavoro che verrà poi pubblicato sul catalogo collettivo di RAM in doppia versione: free press e catalogo. Oltre al tradizionale catalogo (GIUDA edizioni), sarà realizza to un allegato speciale alla rivista free press Ravenna&Dintorni sull’evento. Sul sito www.giovaniartistiravenna.org saranno archiviati tutti gli artisti che hanno fatto parte del progetto e che costituiscono una sorta di mappatura della giovane arte nel nostro territorio negli ultimi quattordici anni.


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FORMAZIONE

Progettare un prodotto dai materiali al design L’eccellenza dell’Isia di Faenza, uno dei quattro Istituti Superiori per l’Industria Artistica in tutta Italia Sono solo quattro gli Isia, Istituti Superiori per l'industria artistica, e uno di questi è a Faenza. Nati negli anni in cui il Design non era cosa da pittori, ma allo stesso tempo costituiva un elemento fondamentale della rinnovata passione per il rapporto tra bellezza e funzionalità, sono stati per decenni le uniche scuole post diploma, insieme al Politecnico di Milano, che preparavano alla complessa e poliedrica figura del designer. Super selettive (ancora oggi entrano solo 30 studenti ogni anno), malgrado la proliferazione di corsi afferenti all’ambito del design di prodotto, sono ancora i pionieri della formazione di questa figura professionale che sta a metà tra un artista e un ingegnere. «Soprattutto si tratta di una figura che al centro deve mettere la parola etica» mi corregge subito il direttore, Roberto Ossani, che aggiunge: «Oggi si progetta tutta la vita di un prodotto, dalla scelta di materiali e tecnologie eco-compatibili all'interfaccia e alle relazioni, fino alla morte dell'oggetto, con tecniche come il riuso, il riciclo, lo smaltimento». Capisco quindi come sia più facile definire che cosa non è un designer, più difficle dire cosa invece è veramente. Così questa conversazione con il prof. Ossani è un utile spunto anche per chiarirci qualche dubbio. Quali sono le ragioni che hanno portato alla nascita di un Isia a Faenza? «Faenza è stato l'ultimo Isianato in Italia, dopo Roma, voluto da Giulio Carlo Argan, Firenze e Urbino. Era il 1980 e c’era un’esperienza legata in qualche modo alla tradizione della ceramica e iniziata da un visionario come Tonito Emiliani. Inizialmente la vocazione ceramica era molto sentita, mentre negli anni '90 con la riforma dei curricula universitari, l'Isia di Faenza è diventato a tutti gli effetti una scuola per designer di prodotto». Si tratta quindi di un percorso universitario? «Sì, certo. Anche se rispetto all'università classica ci sono differenze sostanziali. Innanzitutto una strettissima relazione con il sistema delle imprese, che fa sì che il 75% dei nostri studenti (e in alcuni anni quasi il 100%) abbia trovato lavoro un anno dopo la fine degli studi. Ci sono in tutto, tra triennio e biennio, 150 studenti e l'obbligo di frequenza crea una vera e propria comunità. Un rapporto strettissimo da docenti e studenti, ma anche l'esperienza di-

In alto, studenti dell’Isia a lezione. Sotto la facciata dell’edificio che ospita l’Istituto e l’allestimento di una mostra dei lavori realizzati dagli studenti

retta dell'esperienza del mestiere. Mi spiego: molto spesso gli studenti non fanno simulazioni, ma fanno veramente proposte alle aziende che ci pongono dei problemi». E com'è la vita da studente faentino? «Certo Faenza è una piccola cittadina, ma la vita è diventata, soprattutto negli ultimi quindici anni, più frizzante e interessante. C’è anche un aspetto di mutuo aiuto molto importante: ad esempio gli studenti non faentini, che sono la maggioranza, hanno costruito nel tempo una sorta di scambio automatico degli appartamenti. C’è ovviamente anche tutto il

«Si tratta di un percorso

universitario, ma con alcune differenze, tra cui la strettissima relazione con le imprese. Per questo il 75% dei nostri studenti trova lavoro entro un anno dalla fine degli studenti

»

discorso del diritto allo studio previsto dalla nostra Regione, ma ci sono anche queste forme auto organizzate di risolvere problemi». Ho letto anche di un cospicuo numero di studenti che hanno vinto premi e avuto particolari opportunità... «In effetti è una storia che andrebbe scritta. Sicuramente posso citare così a memoria Alessandro Innocenti che qualche anno fa ha vinto la borsa di studio per la Singularity University nella Silicon Valley. Si tratta di un’occasione che viene offerta a pochi e selezionatissimi giovani da tutto il mondo in

un contesto che chiamare università risulta limitativo. Devo dire che l'anno prima l'aveva vinto anche uno studente dell'Isia di Firenze. Sintomo che il nostro è un sistema che funziona». Questo aspetto del dato occupazionale, stabile da 20 anni, di certo è una di quelle variabili che possono essere significative nella scelta di un percorso di studi di questi tempi. Per chi volesse cimentarsi, sul sito ci sono i test e le prove che sono state somministrate negli ultimi anni. Per maggiori informazione http://www.isiafaenza.it/ Elettra Stamboulis


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GUSTO

RADICI GASTRONOMICHE

Casa Artusi, la dimora della cultura e dell'appetito della cucina italiana di Guido Sani

« La data di nascita di Casa Artusi è il 2007, anche se per la verità l'idea comincia a definirsi già negli anni Novanta quando iniziano a Forlimpopoli le Feste Artusiane, uno degli appuntamenti dedicati alla figura e all'opera di Artusi più noti e frequentati a livello regionale e nazionale. L'intenzione è quella di di ricordare e valorizzare il cittadino più illustre di Forlimpopoli per caratterizzare così la sua città natale come patria del padre della gastronomia moderna italiana. Casa Artusi è stata realizzata grazie all'impegno dell'amministrazione comunale di Forlimpopoli – affiancata dalla fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì – nel complesso dell'ex chiesa dei Servi. Edificio medievale poi rinascimentale, quindi abbandonato con le soppressioni Napoleoniche a misere funzioni, è stato recuperato con un investimento ingente, proprio pensando al patrimonio artusiano e progettato ad hoc. Dispone di 3mila metri quadrati funzionali, comprende una vasta corte e la chiesa che ospita anche opere d'arte come la pala cinquecentesca di Marco Palmezzano... Qual è la vocazione principale della struttura? «Casa Artusi è innanzitutto un centro culturale dedicato alla cucina di casa, che la distingue dagli altri centri e associazioni culturali o di formazione che si occupano di enogastronomia, un esempio su tutti Slow Food. Questo indirizzo rivolto essenzialmente alla gastronomia domestica si lega naturalmente sull'opera fondamentale di Pellegrino Artusi, quella Scienza in cucina. L'arte di mangiar bene, che già nel sottotitolo si presenta come manuale pratico per le famiglie e rivolto a chi cucina in casa. In realtà il capolavoro artusiano, sul piano storico e linguistico è molto di più di un ricettario, ma sostanzialmente racconta come preparare il cibo in ambiente familiare. In senso lato, la Casa è un polo di documentazione e attività dedicate al patrimonio della cucina italiana e della sua natura, fatta di semplicità, di prodotti stagionali e del territorio e di preparazioni autenticamente artigianali. Come raccomandava l’Artusi...». E quali sono le sue fondamenta istituzionali? «Si articolano attorno all’interesse per quell'enogastronomia casalinga prediletta dal nostro autore che ampliò il suo testo dalle originarie 475 a ben 790 ricette dell'ultima edizione del 1911, anno della sua morte. Il ricettario in fondo è il risultato di un'attività

In ogni casa italiana in cui si abbia un minimo di considerazione del valore dei libri, ma soprattutto ci sia una cucina dove si preparano abitualmente i pasti quotidiani, troveremo sicuramente una copia dell'Artusi. Uno dei pochi scrittori, forse l'unico, in cui il nome dell'autore è sinonimo del testo. Che è La Scienza in Cucina. L'Arte di Mangiar Bene. Un vero e proprio best seller della materia, ma si può dire in assoluto, dell’editoria italica. Di questo manuale culinario infatti si registrano 111 edizioni (la più nota e diffusa quella del 1911) per una tiratura di quasi 1milione e 300mila copie. Il testo oltretutto è ancora in ristampa e per chi chissà quanto in futuro. Senza contare le traduzioni: in inglese, olandese, portoghese, spagnolo, tedesco, francese, russo... Pellegrino Artusi, nato a Forlimpopoli nel 1820, è un uomo d’altri tempi, dall'aspetto austero, ritratto con cilindro e basettoni, assertore del metodo scientifico, nutrito da passioni letterarie ma soprattutto culinarie. Commerciante di professione, trasferitosi dalla Romagna a Firenze a metà del suo secolo, nel corso di alcuni decenni, mette in fila una sistematica serie di ricette, divise per portate, individuate in giro per regioni e borghi del Paese, poi testate una per una nella cucina di casa e scritte con arguzia e precisione, come brevi racconti golosi. Nasce così, per la prima volta (ma se ne accorgeranno gli studiosi molto tempo dopo la sua morte) una sorta di trattato dell'unità gastronomica d'Italia. E grazie ad uno straordinario storico della cultura materiale come Piero Camporesi – autore di una memorabile introduzione all'edizione Einaudi della Scienza in Cucina – in tempi assai recenti, Artusi sarà accolto anche fra i padri della moderna letteratura popolare italiana, fra Collodi e De Amicis. Ad Artusi, la sua città natale erede, dopo la sua morte aldilà degli Appennini, del suo patrimonio intellettuale, gli ha dedicato una grande Festa celebrativa ma soprattutto una grande Casa dove si intrecciano la tradizione e l’innovazione, i saperi e i valori della gastronomia nazionale da lui prefigurati. Ne parliamo con il presidente di Casa Artusi dal 2009, Giordano Conti, architetto, saggista e docente universitario, già sindaco di Cesena per due legislature. Presidente Conti, quando nasce Casa Artusi e con quali ambizioni?

Sul Molo di Marina di Ravenna un tuffo nell’antica tradizione di pesce con 4 MENÙ DEGUSTAZIONE

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GUSTO

R&DCULT settembre 2015

23 esperienziale, con viaggi in giro per l’Italia, di relazioni, grazie al carteggio con le sue lettrici, e sperimentale, com'era nello spirito positivista di Artusi. Le ricette infatti sono ampiamente testate proprio a casa sua, con i suoi due fedeli cuochi Francesco Ruffilli, anche lui di Forlimpopoli, e con la prediletta domestica toscana Marietta Sabatini. E poi vogliamo promuovere lo spirito conviviale del mettersi ai fornelli al servizio di parenti e amici, di cucinare in casa. Che è, e resta, un momento importante del saper fare la cucina e di condividere i piaceri della tavola. Se no non ci spiegheremmo il sempre più vasto interesse che oggi sta suscitando la gastronomia amatoriale sul web, in tv e e nei media in generale». Una questione di identità e coesione sociale e culturale... »Dice bene... Per questo Casa Artusi ha un carattere preminentemente culturale ed esprime il valore di un'identità popolare attraverso il cibo e la buona tavola. Si tratta però di un identità aperta, non rivolta a se stessa, chiusa al nuovo, provinciale. Al contrario, Artusi ci insegna la cucina è il frutto di un intreccio di varie culture, di diversi saperi. Certo siamo orgogliosi di certi piatti della tradizione, del tutto originali come i passatelli di Romagna o i cappelletti che ci distinguono o caratterizzano a livello regionale o nazionale ma è un'identità frutto dall'incontro di diverse tradizioni e tutt'ora in evoluzione». Passiamo al patrimonio e alle inziative. «Certo ci sono gli importanti aspetti documentari delll'archivio e della biblioteca, ma il cuore di Casa Artusi è la scuola di cucina dove si racconta e si insegna alle personi comuni, agli appassionati, come realizzare una ricetta, come preparare un buon piatto. Per i corsi abbiamo allestito 20 postazioni tutte perfettamente attrezzate. Abbiamo nostri maestri di cucina per le lezioni ma ospitiamo anche docenti esterni, fra cui esperti di enogastronomia e chef provetti. Proponiamo però corsi brevi, semplici, veloci, tematici – che non riguardano la formazione professionale – durante un po' tutto l'arco dell'anno. Quindi non si tratta di lezioni accademiche, ma incontri guidati da professionisti per istruire degli amatori. Nei prossimi mesi abbiamo già un programma almeno otto corsi fra lezioni pratiche e dimostrative che trattano dalla piadina al pane con lievito madre, dal pescato alla cucina vegetariana e vegana, fino agli aperitivi e alla pasticceria. E pure un corso dedicato ai bambini»… Torniamo al patrimonio culturale che custodite. «Il patrimonio custodito è essenzialmente l'eredità dell'archivio Artusi: libri, carte e carteggi, pure gli arredi di casa sua, fra mobili e quadri… La biblioteca in particolare non solo raccoglie i documenti artusiani, le innumerevoli edizioni italiane straniere del suo capolavoro, ma anche saggi e volumi dedicati alla cultura gastronomica in generale. Poi disponiamo di vari spazi attrezzati per conferenze culturali e formative, convegni a tema e meeeting di delegazioni italiane e straniere o di aziende, che qui trovano un luogo ideale per incontrarsi e confrontarsi. Naturalmente abbiamo anche un ristorante e una bottega, che propongono menù e prodotti strettamente legati alla filosofia culinaria artusiana.

asa Artusi è un centro culturale «C dedicato alla cucina di casa – afferma

il presidente Giordano Conti – Tuteliamo e promuoviamo il saper fare, la varietà e lo spirito di convivialità della grande tradizione della gastronomia italiana, nel segno dell’identità e dell’innovazione»

Nella pagina fianco, scorci delle feste Artusiane e della corte di Casa Artusi a Forlimpopoli. In alto, un ritratto di Pellegrino Artusi e, qui sopra, del presidente del centro Giordano Conti. Nelle altre foto, momenti dei corsi gastronomici organizzati annualmente da Casa Artusi.

Forlimpopoli, Casa Artusi Sabato 26 settembre ore 17 Consegna del Premio Artusi 2015 all’emblema del ‘made in Italy’ nel mondo

Alberto Alessi “Natura e artificio, tra cibo e design” Riflessione con il filosofo Aldo Colonetti, storico e teorico dell'arte, del design e dell'architettura. Mostra di oggetti della collezione Alessi LA CITTADINANZA È INVITATA

Complessivamente contiamo una media di trentamila visitatori all'anno». Poi ci sono le Feste Artusiane... «Certo, oltre ai corsi e a tutte le altre attività di divulgazione e promozione, Casa Artusi gestisce in collaborazione con il Comune, le Feste Artusiane: oltre una settimana di eventi fra gastronomia di qualità, mercato di prodotti tipici, spettacoli, animazioni, incontri culturali, ogni anno frequentata da migliaia di persone. Le Feste promuovono anche due riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. C’è il Premio Artusi, conferito a grandi personalità della cultura, dell'impegno e del volontariato sociale – devo dire mai a uno chef – che si sono distinti per il loro particolare rapporto con il mondo dell'alimentazione e della gastronomia. Fra i premiati si possono ricordare nella varietà dei protagonisti il primo, assegnato al regista Ermanno Olmi e quello del 2014 dedicato a padre Enzo Bianchi. Quest'anno abbiamo scelto Alberto Alessi, un grande imprenditore ma anche uno straordinario inventore di utensili per la cucina, tanto funzionali quanto belli, dal design inconfondibile. Un vero emblema del Made in Italy. La cerimonia di premiazione si terrà a Casa Artusi il prossimo 26 settembre, alle 17. E c’è un premio Marietta dedicato anche agli appassionati della cucina domestica, sotto forma di concorso per ricette originali, che comprende anche una sezione ad honorem dedicata a personalità ed aziende che si sono distinte per eccellenze e innovazioni nel campo della pruzione e della cultura gastronomica. Cito solo alcuni degli ultimi premiati: l’attore Paolo Poli, lo scrittore e performer Don Pasta, l’artigiano romagnolo delle cialde Giulio Babbi. Infine, voglio segnalarlo, saremo in varie date di settembre all'Expo per promuovere la nostra Casa e le nostre attività». A proposito di Expo, allarghiamo un po’ gli orizzonti alla dimensione internazionale di Casa Artusi «Nel 2011 abbiamo creato la prima sede decentrata di Casa Artusi a Mosca, in accordo con l'Accademia Internazionale del Turismo moscovita. Un altro accordo è stato avviato nel 2013, che ha portato alla realizzazione di una sede a Manila, nelle Filippine. L'ultimo accordo riguarda il Brasile, in particolare con Curitiba, nella regione del Paranà. Si tratta non solo di esportare il nostro marchio ma di portare avanti progetti e scambi sul piano della formazione gastronomica e turistica. in particolare dedicati ai più giovani. Vogliamo rimarcare la nostra funzione di promotori in Italia e all'estero dei valori fondanti della cucina nazionale e di una gastronomia di alto artigianato: la qualità dei prodotti, la salubrità, la freschezza, la varietà e la biodiversità territoriale. E questo non solo in senso culturale ma anche economico e, in particolare, turistico. Ci riteniamo ambasciatori del buon nome della cucina italiana e della sua autenticità, tutelandola da ogni ibridazione e dequalificazione. Con questi obiettivi andremo presto anche in Polonia, poi in Gran Bretagna. L'obiettivo strategico è proseguire sulla strada della molteplicità delle relazioni all'estero, un giorno, chissà, con la realizzazione di una vera e propria Casa Artusi International».


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GUSTO

24 BERTINORO

VILLANOVA DI BAGNACAVALLO

PREDAPPIO TRE GIORNI DI BRINDISI COL SANGIOVESE

Alla Festa dell’Ospitalità con la tavola imbandita

Sulle colline forlivesi si tiene la decima edizione del primo fine settimana settembrino dedicato a degustazioni, cene e percorsi guidati al vino locale per eccellenza: sua maestà il Sangiovese. In programma anche laboratori di divulgazione e assaggi tenuti da esperti per appassionati. E un’asta pubblica di beneficenza con bottiglie magnum delle cantine dell’Associazione per la promozione del Sangiovese di Predappio, con etichettatura da collezione. Quando: le serate dal 4 al 6 settembre.

La buona tavola e un bicchiere di vino sono l’essenza dell’ospitalità. Per questo attorno alla medievale colonna ad anelli dell’accoglienza a Bertinoro si degustano i piatti tipici all’uso di Romagna con abbondanti libagioni di Sangiovese di cui le colline circostanti sono ricchissime. Questo ed altro, fra incontri, spettacoli, mercatini e passeggiata guidata alle cantine, propone l’edizione 2015 della Festa dell’Ospitalità, quest’anno dedicata a Dante, che passò da quelle parti (la pieve di Polenta) lungo la via dell’esilio. Quando: intrattenimenti e degustazioni fino al 6 settembre.

Specialità di mare e di terra alla Sagra delle erbe palustri Per l’occasione della sagra, dedicata agli arcaici saperi della civiltà delle erbe palustri, fra la pianura e le valli, dove si rievoca l’artigianato di intrecciare i giunchi e la vita rurale fra terra e acque, on manca la gastronomia del territorio. Con menu di pesce (cena su prenotazione), i mangiari tipici della Bassa Romagna e un confronto fra la piada nostrana e quella degli altri (ad esempio l’India),alla Vecchia Osteria. Quando: dall’11 al 14 settembre per cena; domenica 13 anche a pranzo.

BAGNACAVALLO

VERUCCHIO

Sapori di un tempo e corsa San Michele: dal dolce dei somari per Santa Croce tipico alle osterie effimere Alla tradizionale fiera contadina di Santa Croce, detta anche di Quatorg, l’evento più atteso è la “chéursa di brech”, mitica corsa dei somari montati da donne. Fra lazzi, giochi, animali delle fattorie e attrezzi agricoli, le vie e le piazze del borgo medievale si riempiono di suggestioni e di sapori di un tempo, fra mercatini dell’artigianato e dei prodotti tipici e piatti preparati da autentiche “arzdore” del paese. Quando: dall’11 al 13 settembre.

RUSSI

Alla Fira di Sett Dulur, trionfo di belecot e canena Fra le più celebri sagre romagnole, la secolare Fira di Sett Dulur, richiama in pianura migliaia di persone a ogni edizione. Oltre a giostre, giochi, spettacoli, mercatini e mostre, la festa mette in tavola alcune particolarità enogastronomiche: dal belecot (saporito salume cotto di produzione locale) a vini autocnoni come la Canena e il Lanzese. Quando: dal 16 al 21 settembre.

Nella cittadina della bassa Romagna ricca di chiese e monasteri, la festa patronale di San Michele è un fitto programma di mostre, concerti, spettacoli e animazioni ma soprattutto di occasioni culinarie proposte da osterie e punti di ristoro allestiti nei luoghi pù singolari e suggestivi del centro storico. Da non perdere i dolcetti della tradizione autunnal e la tipica torta, disponibile solo nel periodo della festa. Quando: le serate dal 25 al 29 settembre.

PERTICARA POLENTA

CONSELICE

E DELIZIE DEL BOSCO

Come preparare il tenero ranocchio in tutte le salse

Nel paesino sotto il Monte Aquilone, fra le colline riminesi di Novafeltria, le domeniche fra metà settembre e i primi d’ottobre si celebra la bontà della polenta (fatta con ben 13 specie di granoturco rigorosamente macinate ad acqua) e dei frutti del sottobosco, in particolare i funghi porcini. Non mancano la piadina sottile, la caldarroste e il Sangiovese della zona. Quando: 13, 20, 27 settembre e 4 ottobre.

Se c’è un protagonista assoluto della popolare sagra d’autunno a Conselice questo è il tenero ranocchio, da degustare in tutte le salse, e in particolare come condimento del tipico risotto preparato come una volta dalle arzdore locali, che offrono anche una versione in umido e in croccante frittura. Non mancano altre proposte gastronomichedella classica gastronomia romagnola, fra piada e carne ai ferri. Quando: a cena dal 17 al 21 settembre.

OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it Osteria Malabocca

L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio. Nei giorni della Festa di San Michele saranno in menù piatti speciali della tradizione! Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30

Chiuso il mercoledì


JUNIOR TEATRO DI FIGURA

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IL PROGRAMMA

I 40 anni di Arrivano dal Mare Artisti internazionali e prime nazionali allo storico festival, tra Gambettola e dintorni “Arrivano dal Mare!”lo storico e conosciuto festival di Teatro di Figura, tra i più longevi in Italia e in Europa, da sempre vetrina internazionale è giunto al traguardo storico dei 40 anni. E così, dal 15 al 20 Settembre le città di Gambettola, Cervia, Cesena, Gatteo, Longiano e Montiano verranno invase da oltre cinquanta spettacoli che vedranno protagonisti burattini, marionette, pupazzi e narratori, fra tradizione e innovazione, tra linguaggi antichi e riletture moderne, e non mancheranno debutti e anteprime nazionali (tra cui quella di uno spettacolo del Teatro delle Briciole), incontri, convegni, seminari, workshop, mostre (tra cui quella sui manifesti delle varie edizioni del festival stesso). Sui vari palchi si alterneranno compagnie palestinesi, iraniane e israeliane, peruviani, svedesi e provenienti da tutta Italia.Tra gli eventi clou la giornata finale di domenica con due eventi d'eccezione. La mattina è dedicata alla consegna dei premi “Sirene d'Oro” con ospiti specialissimi Topo Gigio e la sua creatrice Maria Perego (Centro Fellini alle 11). Nel pomeriggio esplode il Carnevale dei Burattini, per le vie del Centro Città. Più di 20 compagnie si esibiscono open air dalle 15 alle 20. Troneggerà su tutti il Carro Allegorico (proveniente dal Carnevale Gambettolese) dedicato a Sganapino e alle maschere dei burattini. Il festival invece inizierà con un ritorno nella sua casa originaria, a Cervia con la deposizione di una targa commemorativa (piazzale Torre San Michele alle 21.15 seguito da Il grande trionfo di Fagiolino della Famiglia Monticelli) prima di intraprendere l'itinerario che porta a Gambettola, la nuova sede ospitale del Festival. E con la 40° edizione arriva anche una novità sostanziale: l’organizzazione è infatti della Cooperativa ravennate “Teatro del Drago”, che ne ha rilevato il marchio, resta tuttavia a condurlo lo storico direttore artistico Stefano Giunchi, coadiuvato da Roberta Colombo.

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Svarta Katten dalla Svezia porterà in scena Nessuna paura per il Dott. Schwindelfritz

FORLIMPOPOLI COSPLAY, FUMETTI, FANTASY

E PARATE

STAR WARS

Ci sarà anche una sezione junior, a Forlimpopoli, dove il 5 e il 6 settembre si svolge la due giorni dedicata agli amanti dei fumetti e del Cosplay: Comicspopoli. Il programma prevede incontri (ci sarà anche il disegnatore ravennate Riccardo Crosa), mostre, conferenze, laboratori, parate (in particolare spicca quella di Star Wars) e tanto spazio sia per gli eroi manga sia per il magico mondo del Fantasy. Tra gli appuntamenti per i più giovani: alle 15.30 di sabato 5 settembre al Teatro Verdi si terrà la presentazione “Il Mondo di Fairy Oak” di Elisabetta Gnone alle presenza dell’autrice.

DA ISRAELE, PALESTINA E IRAN: GLI SPETTACOLI IN PROGRAMMA “Arrivano dal mare!” comincia il 10 settembre a Cesena (Foro Annonario, Orsolini e Palmieri) con l’anteprima di Mengone contro tutti. A Montiano, il 16 settembre, al Centro Culturale San Francesco, alle 11 ecco la prima nazionale Teatro Telaio (Brescia): Il sale della terra mentre alle 17, stesso luogo per i palestinesi di El-Hakawati Theatre con Marzuk mentre alle 21.15 ci si sposta alla Rocca Malatestiana per gli iraniani Apple Tree con Mobarak. Si approda poi a Gambettola, al Teatro Comunale alle 22.30 per gli israeliani Train Theatre con La Leggenda di Chelem – Full Moon. Il 17 settembre si fa tappa a Longiano dove si comincia alle 9.30 del mattino al Petrella con il Dott Bostik e le sue avventure di Cipollino, nel pomeriggio al Rio Parco ci saranno Gli sbaraccati di Milano e alle 17.30 in piazzetta tre martiri i “Burattini di Mattia”, mentre alle 21.15 si torna al Petrella per una prima nazionale del Teatro delle Briciole: Play. Spettacoli anche a Gambettola dove, tra gli altri appuntamenti, alle 23.30 all’ex Macello si terrà una Jam Session Burattinesca. Il 18 settembre è il giorno del convegno (Sala Fellini, ore 9.30) in cui Mario Guaraldi presenta la collana “In punta di mani”. Alle 15.30 un’altra prima nazionale al teatro Comunale: Il sale della terra di Teatro Telaio e, dopo gli spettacoli, in piazza Pertini (ore 16.30 con C'è un Asino che vola e alle 17.30 in piazzale Aldo Moro con il Teatro Medico Ipnotico) si torna a teatro alle 18.30 per uno degli ospiti più attesi: Svarta Katten dalla Svezia con Nessuna paura per il Dott. Schwindelfritz mentre alle 21.15 sarà la volta della tradizione meridionale con Gaspare Nasuto (Castellammare di Stabia) e Angelo Gallo (Crotone) Pulcinella e Zampalesta nella terra dei fuochi. La serata prosegue con i Train Theatre (questa volta alla sala Fellini di Gambettola) e all’ex Macello alle 23.30 con i peruviani Ines Pasic e il loro Cabaret. Il 19 settembre alla sala Fellini, a Gambettola, ci sarà la compagnia ravennate Drammatico vegetale con Brum! (spettacolo adatto ai piccolissimi) mentre alle 16 al teatro Comunale prima nazionale per i romani Fausta Manno e Gianni Silano con Filicunti. Dalle 17 alle 19 racconti a ripetizione a cura di tra gli altri di Sergio Diotti, Abdul Abderrahim e Tcp per i “I Cortili della Narrazione”, e alle 21.15 replica di El-Hakawati Theatre (Palestina) con Marzuk, alle 22.30 alla sala Fellini replica degli Apple Tree e alle 23.30 all’ex macello nuova Jam Session Burattinesca. Domenica, giornata conclusiva, si comincia alle 9.30 con l’inossidabile Fagiolino di Romano Danielli. Dalle 15 alle 20 andrà in scena “Il carnevale di burattini” mentre in serata alle 21, alle sala Fellini va in scena il Teatro del Carretto (Lucca) con Biancaneve mentre alle 22.30 al teatro Comunale replica per Azul dei peruviani Ines Pasic prima della festa finale, alle 20.30, all’ex Macello.

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EXTRA L’INTERVISTA

Con la cultura si mangia. La storia di Koko Mosaico a Ravenna lo dimostra: dieci anni fa fu il salto nel buio di Luca Barberini e Arianna Gallo e oggi è una consolidata realtà che unisce varie anime, da culla di creatività artistica a laboratorio su commissione riuscendo a far quadrare i conti come richiesto ad ogni impresa. Con cui crescere una famiglia: i due mosaicisti nel frattempo si sono sposati e stanno crescendo due figli. Barberini, che cos’è lo spazio che da sei anni curate al 136 di via di Roma, di fronte alla chiesa di Sant’Apollinare Nuovo? «Koko Mosaico è una bottega che ha una sua produzione, sia su commissione e sia di iniziativa propria ma sempre orientata al mercato. Poi è anche il mio studio dove posso portare avanti la mia produzione artistica che viene dalle mie intuizioni personali. Anche le mie opere nascono per essere vendute ma il punto di partenza è diverso rispetto a realizzare un mosaico dal disegno di qualcun altro. E infine è anche una scuola di formazione privata con corsi veri e propri, per chi si accosta da principiante o per chi vuole ampliare le sue tecniche». Lavorare su commissione eseguendo progetti di altri non è la fine dell’arte? «Se viene un cliente che ti richiede un quadro o una cornice o un pavimento con un brutto disegno puoi decidere di non farlo. Oppure puoi farlo e farlo al massimo della qualità tecnica anche se rimarrà qualcosa che artisticamente non ha gusto. Quando ci ha contattato un importante albergo di Venezia per gli arredamenti abbiamo seguito i progetti di un architetto eseguendo quello che volevano loro. Ma siamo anche andati in Oman a realizzare 500 metri quadri di pavimento in una moschea. Però quando si parla di produzione artistica la logica è del tutto diversa e segue altri canoni». Produzione artistica e produzione su commissione come si conciliano nello stesso laboratorio? «Viaggiano su binari separati ma ognuno ne può trarre un beneficio per motivi diversi». Quindi si può dire che la bottega di artigianato artistico è un’impresa che regge? «Non è facile vivere di mosaico. Quando ho iniziato con Arianna è stato più che altro il nostro salto nel buio. Ci eravamo conosciuti in un percor-

L’uomo che vive creando mosaici La storia di Luca, artista imprenditore Dieci anni fa il 34enne Barberini ha fondato la bottega Koko con la moglie Arianna Gallo «L’innovazione è il valore più importante per la cultura d’impresa del nostro laboratorio»

MATRIMONIO ARTISTICO MOGLIE

E MARITO, DALL’ISTITUTO D’ARTE ALLA BOTTEGA IN VIA

Nato a Ravenna nel 1981, Luca Barberini si diploma all'Istituto d'Arte per il mosaico Severini nel 2000 poi frequenta corsi professionali e lavora in diverse botteghe della città. Nel 2005, insieme alla moglie Arianna Gallo ha fondato Koko Mosaico (ora al 136 di via di Roma) dove si occupa della produzione e delle gestione aziendale. Arianna è nata a Ravenna nel 1976, anche per lei diploma all’istituto d’Arte (1995) e alla scuola per il restauro del mosaico della Soprintendenza (1999). A Koko Mosaico si occupa delle commissioni, delle collaborazioni artistiche e dell'insegnamento delle tecniche musive. Luca e Arianna (nella foto di Marco Miccoli, come le altre nella pagina accanto) hanno due figli, Paride e Duccio.

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CESENA, FC In contesto di palazzo signorile, con accesso da Piazza del Popolo, grazioso ampio monolocale, attualmente diviso con l'arredo in bilocale, composto da ingresso, soggiorno angolo cottura, camera matrimoniale, bagno, lavanderia e ripostiglio. Finemente arredato. Splendida vista sul palazzo comunale. APE: E €163.000 rif.161CA

rif.183B

BAGNO DI ROMAGNA,FC

A due passi dal Fumaiolo grazioso chalet in sasso con un ettaro di terreno abbinato. Ingresso su soggiorno con camino, cucina abitabile, bagno, due camere da letto. In mansarda ulteriori due stanze. Garage, cantina, taverna. Tutte le utenze presenti. Acqua da sorgente privata. APE: non determinabile €165.000 rif.865

BAGNO DI ROMAGNA,FC

Nel centro storico grazioso bilocale al 2° p. ristrutturato e finemente arredato in contesto di palazzo storico. Tetto con travi in legno, pavimenti in cotto, cantina/lavanderia e un esclusivo posto auto in corte comune. OCCASIONE UNICA APE: E Info in ufficio

so di formazione, è iniziata una relazione e abbiamo pensato di partire con qualcosa di nostro per mettere a frutto le nostre competenze». Oggi si sente più artista o più imprenditore? «Sono un artista imprenditore. Non siamo più nei tempi in cui l’artista si chiude nello studio e crea senza pensare ad altro. Oggi devi creare senza dimenticare di promuoverti. E devi sfruttare i canali nuovi come Facebook. Avere un gallerista ti dà un’immagine professionale ma costa molto». E qual è la cultura d’impresa in una impresa di cultura? «La concorrenza è tanta, soprattutto a Ravenna. Questo fa precipitare i prezzi nonostante la qualità sia elevata. Per questo è indispensabile avere l’innovazione come valore fondamentale in questa attività. Devi sempre riuscire a stupire il pubblico con qualcosa che ti distingua dal resto. Ogni volta che stai realizzando qualcosa devi chiederti che cosa offri di nuovo rispetto ad altri». Ma Ravenna fa bene a puntare ancora sul mosaico nel 2015? «La città è conosciuta come la città del mosaico. All’estero è forte questo collegamento. Eppure molti non sanno che il mosaico è un mezzo espressivo che può essere usato in tantissime forme. Noi ad esempio abbiamo dei mini-corsi di mezza giornata o giornata intera che permettono a chiunque di realizzare la sua opera da portare a casa. E la mia stessa produzione molte volte alla gente non sembra nemmeno che sia veramente un mosaico». Artisticamente è ancora un linguaggio vivo?

CESENA, FC Alle porte di Cesena, villa completamente ristrutturata composta da ampie zone giorno, 4 camere, 4 bagni, taverne con predisposizione angolo cottura, garage doppio. Parco piantumato con possibilità di edificabilità. Finiture di pregio, riscaldamento a pavimento, aria condizionata, aspirazione centralizzata, pannelli solari termici. Predisposizione ad eventuale divisione in due unità abitative. APE: CInfo in ufficio rif.156CA

rif.192B

BAGNO DI ROMAGNA,FC

In zona laghi, in bellissima posizione, splendido casale indipendente ristrutturato, con annessi due ettari circa di terreno ed importante garage/attrezzaia. Possibilità di dividerlo in due unità abitative. Ottimo affare APE: G Info in ufficio rif.112S

MERCATO SARACENO,FC

Nelle colline incantevole e raffinata porzione di casale terra cielo, ottimamente ristrutturato. Estrema attenzione nei materiali e nelle finiture. La posizione panoramica rende questo immobile unico. Impianto fotovoltaico e pannelli solari. Centrale termica a legna. Impianto di raccolta acque piovane. Corte ben piantumata, terreno agricolo di 1 ettaro circa con frutteto e orto. APE: D €380.000

Ufficio: via Cesare Battisti 25 - S.Piero in Bagno (FC) - Tel. 0543.917204 - Mail: info@quatarca.it - InfoPoint 1: Anghiari (AR) C.so Matteotti 97 - InfoPoint 2: Cesenatico (FC) V.le Roma 53


EXTRA

R&DCULT settembre 2015

27

Luca Barberini al lavoro. A sinistra la sua opera “Qualcuno in mezzo al mare” (67x55, 2015)

LE MOSTRE L’11

OTTOBRE INAUGURA LA PRIMA PERSONALE ALLA GALLERIA NIART

«Le vecchie generazioni di mosaicisti potrebbero non apprezzare la produzione odierna. Ma non credo sia così. Anzi, io vedo un’impennata di ricerca e tecnica, c’è sperimentazione e fermento. Perché se vuoi stare sul mercato devi innovarti». Da dove arrivano le ispirazioni? Ad esem-

pio letture, musica, cinema o teatro hanno mai offerto spunti? Quali sono le ultime opere apprezzate? «Personalmente sono entrato in una fase di grande vivacità creativa dopo la nascita del mio primo figlio. Da loro vengono tantissime suggestioni. Ma succede anche che un libro come “La

vita, istruzione per l’uso” di Georges Perec sia stato uno spunto per un progetto che sto portando avanti da qualche anno. L’ultimo film visto al cinema è stato Antman, l’ultimo concerto quello di Arto Lindsay all’Hana-bi e invece il teatro non è mai stato tra le mie passioni». Andrea Alberizia

Il prossimo 11 ottobre inaugura la prima personale di Luca Barberini, curata dall’associazione Marte. Dopo sei anni di produzione personale il mosaicista ha deciso di relizzare la sua prima mostra ufficiale in concomitanza con il festival Ravenna Mosaico. Una ventina di opere di Barberini saranno in esposizione alla galleria Niart di piazza Anastagi fino al 31 ottobre. Nello stesso periodo (inaugurazione il 9 ottobre alle 18.30) alcune opere di Barberini saranno presenti con altri artisti anche alla mostra “Surface II mosaic edition”, curata da Bonobolabo e Osservatorio Fotografico in collaborazione con Libreria Dante di Longo, in piazzetta degli Ariani 16 a Ravenna: si tratta di mosaici realizzati su tavole da skateboard. Dal 24 ottobre al 6 novembre è invece in programma una mostra in una galleria a Taipei e dall’8 dicembre all’8 gennaio opere in mostra alla galleria Sacripante di Roma in un contesto che vuole valorizzare la street art. Da agosto invece altre sono in mostra in Francia a Paray Le Monial, una minipersonale dove Barberini è in esposizione con altri tre artisti: «Sono soddisfatto dei risultati che arrivano, sto vendendo molte opere e ricevo apprezzamenti da molte parti».



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