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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli ottobre 2015 n.11 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I

OTTOBRE 2015

Un’immagine tratta dalla serie tv “In the Flesh” che sarà trasmessa integralmente al Nightmare Film Fest

ASPETTANDO L’ORRORE DAL CINEMA FINO AGLI ORCHI PER I BAMBINI: NON SOLO HALLOWEEN ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

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R&DCULT ottobre 2015

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SOMMARIO • MUSICA Il mestiere del critico ................pag. 8 • TEATRO I Masque raccontano Crisalide ......pag. 12 • CINEMA Gli incubi di Halloween............pag. 15 • LIBRI I maestri di Flavio Caroli..........pag. 18 • ARTE Il mosaicista Paolo Racagni...........pag. 24 • GUSTO Il festival del cibo di strada..........pag. 26 • JUNIOR Gli spettacoli per famiglie .......pag. 29

L’ EDITORIALE

Un anno di R&D Cult Con questo numero di ottobre, R&D Cult compie il primo anno di vita. Partiti in forma un po' sperimentale sullo slancio e la speranza che Ravenna e la Romagna diventassero capitale europea della cultura nel 2019, da bravi romagnoli anche dopo la sconfitta abbiamo continuato a coltivare un'idea di territorio interconnesso, che affondando le proprie radici identitarie nella propria cultura (che si parli di lingua, poesia, cibo o tradizioni musicali) guardasse al futuro con nuovi denominatori comuni, come la ricerca, l'avanguardia teatrale, l'attenzione per l'arte, la musica. In quest’anno siamo usciti regolarmente, ogni mese, e abbiamo raccontato di festival da migliaia di spettatori e rassegne per pochi appassionati, abbiamo recensito dischi e libri, abbiamo intervistato ospiti e protagonisti della scena romagnola. Il ritratto che ne esce di questa terra è, ci pare, a dir poco lusinghiero in termini di produzione e circolazione, sia per quantità sia per qualità. E il nostro personalissimo bilancio, lasciatecelo schietto, è venato di un certo orgoglio. I tempi non sono i più facili per l'editoria, ma noi siamo riusciti a resistere con un nuovo giornale gratuito innanzitutto grazie alle persone, agli inserzionisti, che hanno creduto nel progetto e hanno trovato nel prodotto editoriale un mezzo di comunicazione interessante anche per le loro attività (sempre grazie a loro). Non solo, in questo anno siamo riusciti a costruire nuove collaborazioni, soprattutto sul versante della musica, a consolidarne altre, per le pagine dell'arte, ed è stata l’occasione per ognuno di noi a mettere in gioco le proprie competenze per ciò che più ci appassiona. Ogni telefonata o mail ricevuta per dirci bravi, chiederci la pubblicazione di una notizia, una partnership o semplicemente dove poter trovare il giornale per noi è stato motivo di sincera soddisfazione. Un anno fa chiedevamo aiuto a tutti voi per farci crescere, segnalarci eventi, aiutarci ad allargare lo sguardo. Un anno dopo non possiamo che ringraziarvi per tutto e chiedere di continuare a farlo anche per l'anno a venire.

• EXTRA L’app sul cibo della start up ..........pag. 30

A F O RL O R Lìì L E FO F O TTO DI S TE V E M c CU R D I T EV Mc C U RRR Y Inaugurata a fine settembre, resterà aperta fino al 10 gennaio ai Musei di San Domenico di Forlì la mostra “Icons and women” di Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. In esposizione oltre 180 foto di varie dimensioni (in questa pagina abbiamo scelto “Vietnam, 2013”): una selezione delle immagini più famose insieme ad alcuni lavori recenti e ad altre non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri.

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 11 supplemento a

R&D anno XIV nr. 646 del 1-10-2015

Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 - 392 9784242

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Della Torre, Nevio Galeati, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Fabio Magnani, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni. Redazione: tel. 0544 271068 - Fax 0544 271651 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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MUSICA OSCAR DEL WEB

di Francesco Farabegoli *

Quando gli Smiths si sciolsero, nel 1987, avevo dieci anni. A posteriori posso ricordare alcuni flash di quello che poteva essere viverseli sul momento: mio fratello chiuso in bagno per un’ora e mezzo con il mangianastri che pompava musica che non sentivo da nessun’altra parte; una decina d’anni dopo ascoltare “How Soon Is Now?” e ricordare che era una delle canzoni che passavano più spesso. A quei tempi, in ogni caso, gli Smiths mi scivolarono relativamente addosso. Mi piacevano alcuni singoli, uscii pazzo quando sentii “Please Please Please” musicare la pubblicità di una birra in Tv, mi ritrovai a canticchiare spesso “There Is a Light That Never Goes Out” in anni nei quali ascoltavo praticamente solo metal (rispondeva ai principali requisiti: estrema, mortifera, ironica), “Bigmouth Strikes Again”, “Panic” che incitava a impiccare i dj e boh, un’altra decina di altre. E riuscivo a vedere l’impatto eccezionale delle copertine dei loro dischi, ma tutte quelle cose non riuscivo a metterle una insieme all’altra. Ascoltare un disco degli Smiths, dopo tre o quattro canzoni, è sempre stata una sofferenza. Le compilation, stessa cosa. Le produzioni così anni ottanta, quei riverberi, la voce così enfatica di Morrissey, la chitarrina appuntita di Marr: non era roba mia. Per qualcuno, molte persone in realtà, gli Smiths sono uno dei gruppi della vita. Le ho guardate per lungo tempo con un briciolo di sospetto, un po’ perché ho gusti diversi e un po’ perché in larga parte era lo stesso Morrissey a prenderle per il culo (rileggetevi il testo di “Heaven Knows I’m Miserable Now”). La proiezione di questi ragazzi magri e pettinati con gli occhialoni, che piangono e piangono per qualsiasi sciagura capiti alle loro vite, tipo il compito di latino o il supermercato che non tiene più i tegolini. Poi ho scoperto che anche alcune delle mie persone preferite hanno gli Smiths tra i dieci gruppi della vita. Uno è il mio collega Matteo, che conobbi su un forum metal all’altezza del 2000, in una discussione sui Neurosis, lui parlava con cognizione di causa e aveva la copertina di “Meat is Murder” come avatar. Un altro è Phil Anselmo, di cui potete trovare un video sul tubo in cui parla estasiato per 5 minuti di quanto eccezionale fosse Johnny Marr e di quanto Morrissey fosse il cantante più particolare e riconoscibile della storia dopo King Diamond – e così en passant rivela che sì, c’è un motivo per cui anche i Pantera hanno una canzone che si chiama “Cemetery Gates”. Un altro ancora è un giornalista musicale di nome Maurizio Blatto: nel 2014 ha pubblicato un libro su Baldini&Castoldi intitolato My Tunes, uno dei più bei libri mai scritti sulla musica. È una specie di raccolta di episodi autobiografici raccontati attraverso 77 canzoni, non necessariamente le sue preferite. L’episodio più commovente del libro è quello che parla di “Asleep”, una canzone per piano e voce che il gruppo non mise su The Queen Is Dead e usò come b-side del singolo The Boy With The Thorn In His Side. La strana storia di una canzone invisibile, che il gruppo ha suonato una sola volta dal vivo, e che diventa la colonna sonora della vita di un negoziante torinese che alla musica si è dato anima e corpo.

BASTONATE

È (ANCORA) IL MIGLIORE SITO INTERNET MUSICALE ITALIANO

In questa pagina una nuova puntata della rubrica “Bastonate di carta” di Francesco Farabegoli, che ogni mese ospitiamo con grande piacere su queste pagine. Come si evince dal nome, si tratta di una sorta di versione cartacea, di Bastonate, il blog fondato dal 38enne cesenate Farabegoli che ha da poco vinto per il terzo anno consecutivo l’Oscar come miglior sito musicale italiano ai Macchianera Awards, tradizionali riconoscimenti annuali che celebrano il meglio del web, la cui cerimonia di premiazione si è svolta al teatro Novelli di Rimini nell'ambito della Festa della Rete, a metà settembre. Ha incassato quasi 18mila preferenze contro le 11mila del secondo classificato e le 5mila del terzo, che sono poi due marchi molto celebri in tutto il mondo come – rispettivamente – Mtv e Rolling Stone.

BASTONATE DI CARTA

Morrissey e le canzoni che tirano fuori il meglio di noi Ricordi e riflessioni sugli Smiths e il loro ex cantante, in concerto a Cesena giovedì 8 ottobre

In alto un disegno dello stesso Francesco Farabegoli che firma il pezzo; qui sopra la storica copertina di “Meat is murder” degli Smiths; a destra Morrissey in una foto recente

Credo che sia il più bel periodo di sempre per scrivere e leggere di musica. Dopo essere rimasta impantanata per anni in un cliché alla Rolling Stone volto a santificare gli artisti, i loro eccessi e la loro (quasi sempre inesistente) carica rivoluzionaria, la scrittura musicale ha incontrato i blog ed è diventata la sega mentale delle persone che ascoltano la musica. Spariti i blog, è rimasto l’approccio dal basso: la musica che prende un senso quando incontra le persone che la ascoltano,

quando la musica dice qualcosa sulla nostra vita (ancora “Panic”), e allora forse ha più senso parlare della mia vita che della loro musica. Forse è una forma di vampirismo, scrivere della propria vita e leggere delle vite degli altri, ma in fondo sempre meglio che ascoltare l’ennesima storia su Manchester e sulla working class britannica degli anni ottanta. Io, di mio, a Morrissey sono grato soprattutto di questo: checché ne possiamo pensare delle sue canzoni, sembrano destinate

a tirare fuori il meglio delle persone che le hanno adottate. Come quella volta che lui, da solista, suonò ad un Heineken Jammin’, sbattuto terzo in scaletta dopo Depeche Mode e Negramaro: sale sul palco in camicia rossa, prende il microfono, il gruppo attacca “Panic” e ci troviamo tutti in lacrime a chiedere la testa del dj. Dopo allora non l’ho più visto, più che altro per colpa sua (concerti paccati all’ultimo, pochi pezzi degli Smiths in scaletta, eccetera). Ora è spuntata

fuori un po’ all’improvviso, dopo ventiquattr’ore di sì-no-forse-non so, la notizia di un concerto di Morrissey al Carisport di Cesena, giovedì 8 ottobre. Il concerto è organizzato dai ragazzi di Acieloaperto, l’ultima di tante cose eccezionali successe quest’anno per merito loro. Suppongo sia obbligatorio celebrare. * fondatore e autore di Bastonate, miglior sito musicale italiano alle ultime tre edizioni degli Oscar del web


MUSICA

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CONCERTI AL BRONSON

UN DISCO AL MESE

Dalla sigla di True Detective all’hardcore svedese da sold out Tornati sotto i riflettori grazie alla spettrale “Far From Any Road” – il brano scelto per la sigla della prima stagione di True Detective – gli Handsome Family, i coniugi del country-folk dell’Illinois tornano dopo otto anni al Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna) il 12 ottobre per la data che segna l’inaugurazione ufficiale della nuova stagione (dopo l’anteprima di settembre con l’indie-rock dei Parquet Courts). Solo tre giorni dopo, giovedì 15 ottobre, l’appuntamento è già con un sold out annunciato, a celebrare l’arrivo in Italia dei Refused, la storica band hardcore punk svedese tornata insieme nel 2012 dopo 14 anni. Il gruppo passerà al Bronson per una delle due date italiane del tour europeo di presentazione dell’album “Freedom”, uscito a fine giugno a 17 anni di distanza dal mitico “The Shape Of Punk To Come”, considerato universalmente una pietra miliare del genere. La stagione prosegue con una parentesi locale il 17 ottobre con la sludge band ravennate, nota però anche al di fuori dei confini nazionali, Void of Sleep, che presenterà il secondo album “New World Order”, in uscita il 19 ottobre per Aural Music. Tornano gli ospiti stranieri sabato 26 con i canadesi Suuns, tra elettronica, kraut e psichedelia, insieme al producer e compositore libanese Radwan Ghazi Moumneh, noto come Jerusalem in My Heart, mentre il primo mese di programmazione si concluderà martedì 29 con Deradoorian, ex bassista e corista-cantante californiana dei Dirty Projectors (nonché fidanzata di Avey Tare degli Animal Collective) che presenterà il suo primo album solista, uscito in estate, “The Expanding Flower Planet”. Info: 333 20971141.

Angel Deradoorian, in concerto il 29 ottobre al Bronson

Il free jazz eversivo che si inventò il rap di Bruno Dorella *

New York Art Quartet “S/T” (ESP-Disk) È il 1964. Il jazz, lungi dall’essere un genere sotto formalina come siamo abituati a vederlo oggi, è la forma di musica più radicale sul pianeta, un vero fenomeno di rottura sociale. Non solo una questione di sballi, droghe, sesso e differenze generazionali, come sono state le rivoluzioni musicali dopo il jazz, ma una bomba ad orologeria, il medium che stanno usando gli afroamericani per uscire dalla segregazione. Ed il free jazz è la forma più estrema di questa musica, un magma destrutturato in cui musicisti spesso eccezionali parlano una lingua tanto liberatoria da essere incomprensibile ai più. In questo clima i geniali Roswell Rudd (trombone) e John Tchicai (sax), due nomi chiave del “giro”, organizzano una session che coinvolge l’onnipresente batterista Milford Graves ed il semiesordiente bassista Lewis Worrell (che nel giro di qualche anno, dopo aver suonato con Albert Ayler, farà perdere le sue tracce). Questa session di Manhattan darà vita non solo ad una registrazione storica per il suo straordinario contenuto musicale, ma anche per la carica eversiva dei suoi contenuti teorici. Infatti si aggrega alla combriccola anche un giovinastro che sta facendo molto parlare di sé con i suoi scritti, tale Leroi Jones, conosciuto anche come Amiri Baraka, che diventerà una delle voci principali della nuova coscienza afroamericana, ormai destinata a dire addio alla segregazione razziale. Per l’occasione recita, a ritmo di jazz, la sua infernale poesia “Black Dada Nihilismus”, un getto di vomito sulla società americana chiusa e benpensante, che dipinge una Harlem delirante a tinte fortissime. Un’avanguardia (dada) nera (black) e pericolosa (nihilismus), e l’America bianca e borghese può solo prenderne atto. En passant, Amiri Baraka e il New York Art Quartet in quel 26 Novembre 1964 s’inventano anche il rap. Il gruppo avrà vita breve, fino a riapparire per un concerto del 1999, in cui sono invitati da Thurston Moore ad aprire per i Sonic Youth nel loro momento di massima fama. E il cerchio si chiude. * Batterista dei Bachi Da Pietra e degli OvO, chitarrista dei Ronin, membro della Byzanthium Experimental Orchestra, felicemente ex discografico, aspirante sommelier, orgoglioso ravennate d'adozione, in attesa della giornata di 48 ore per poter finire un paio di cose.


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MUSICA

6 CESENA/1 PINO MARINO ALLA ROCCA Il cantautore romano Pino Marino sarà il 15 ottobre tra i protagonisti della rassegna di concerti alla Rocca Malatestiana di Cesena. Tra gli altri appuntamenti del mese da segnalare il 3 ottobre il post-rock dei Kisses From Mars e il 24 le Femme Folk.

NON SOLO LIGA NAZIONALPOPOLARI

Reduce dal successo di Campovolo, lo storico chitarrista di Ligabue, Federico Poggipollini, sarà in concerto il 3 ottobre al teatro Verdi di Cesena per presentare il suo album solista

Due big della musica leggera italiana come Marco Masini (a sinistra) e Raf, saranno in concerto al Carisport di Cesena rispettivamente sabato 10 e sabato 24 ottobre

CESENA/2 I SUNDAY MORNING

AL

VIDIA

PINARELLA

Il 10 ottobre il Vidia festeggia il suo 31° compleanno con il concerto indie-rock dei cesenati Sunday Morning.

MISANO DALL’HARDCORE ALLA CELTICA AL WAVE Sabato 3 ottobre al Wave Club di Misano Adriatico appuntamento con le sonorità pesanti del Grind On The Road Fest. Protagonisti del festival gli emiliani Raw Power, probabilmente la più longeva hardcore punk band italiana con una carriera ormai trentennale alle spalle. Il cast è completato da due big della scena grind italiana: gli Ape Unit (band di Cuneo già oggetto di culto) e i modenesi Grumo. Tra queste due esibizioni ci sarà ampio spazio per un altro evento speciale: il release party ufficiale di “Pietra”, nuovo album dei biellesi O, tra hardcore, black, death, grind e suggestioni post-core. Infine, sul palco anche gli emergenti fiorentini Robanera (sludge/doom) e i death/crusters riminesi Mannaia. Sempre il Wave di Misano ospiterà il 24 ottobre un festival sulla cultura celtica e pagana, già a partire dalla mattina con incontri, pranzo celtico e cena tolkieniana. Dalle 22 i concerti di Haegen, Aftergod e Vallorch. Tra i due festival, in ottobre, alcuni live da segnalare sempre nel locale della costa riminese: venerdì 9 l’hard-desert rock dei Voldo, sabato 10 electro con i Laik-Oh.

Il metal melodico scandinavo al Rock Planet Sabato 24 ottobre appuntamento con due big della scena internazionale del metal melodico. Protagonisti, infatti, gli svedesi Hardcore Superstar – con alle spalle una carriera quasi ventennale e impegnati nel tour di presentazione del loro ultimo disco – e l’inconfondibile cantante finlandese Michael Monroe (al centro nella foto), con il prossimo disco in uscita il 16 ottobre.

SAVIGNANO

TORNA IL FESTIVAL DEL ROCK ‘N’ ROLL Dall’1 al 3 ottobre si terrà a Ravenna la quinta edizione del festival di rock ‘n’roll Moondogs, per la prima volta in modalità completamente gratuita. L’appuntamento è all’Almagià in Darsena venerdì sera e tutta la giornata di sabato, con un’anteprima di due giornate anche in centro storico, con la collaborazione di tanti esercizi commerciali. Tre giorni a base di rock and roll, rockabilly, bluegrass, rhythm ’n’ blues e tutte le loro varie declinazioni, con band europee e italiane. In centro dj-set e concerti giovedì e venerdì partono già dalla mattina per arrivare fino a notte fonda nei locali coinvolti. L’Almagià aprirà invece venerdì alle 22 e resterà aperto tutto sabato, allestito con parti espositive, mezzi d’epoca e merchandising, soprattutto nel Moondogs Village, l’area esterna del festival, un’occasione per conoscere, curiosare, ascoltare, comunicare e anche imparare a ballare il rock ‘n’ roll. Inoltre cibo e bevande, espositori, live e dj set al sabato pomeriggio e per tutta la manifestazione Sul palco tra venerdì e sabato alcuni nomi prestigiosi, quali gli Slick Steve and The Gangsters, guidati dal cantante inglese Steve Hogan, l’enfant prodige francese Rockin’ Raffi, a soli dodici anni già un fenomeno mondiale (in uno show esclusivo, per la prima volta in Italia) o gli inglesi The Shooting Stars (anche loro in esclusiva per il Moondogs). Tra gli italiani, il grande bluesman Marco Pandolfi, The Honkers, The Same Old Shoes, Ruben Minuto & Matteo Ringressi e i Truffle Valley Boys, i Jacknives.

RIMINI

FORLÌ

AL VELVET TORNANO GLI ANNI ‘50 E ‘60

ELETTRONICA E DINTORNI AL DIAGONAL Tornano i concerti del mercoledì (ore 22 a ingresso gratuito) al Diagonal Loft Club di Forlì che quest’anno festeggia i vent’anni di vita. Si parte il 7 ottobre con la wave minimale degli svedesi Lust For Youth, poi a seguire il 14 ottobre appuntamento con il cantautore (con basi digitali) riminese Giuseppe Righini, il 21 l’elettronica dei milanesi Evil Twin e il 28 con Il Pugile, trio elettronico strumentale di Torino.

RAVENNA

Dall’indie-pop al desert rock al Sidro Ritornano i concerti al Sidro di Savignano sul Rubicone. Il 3 ottobre indie-rock con gli emiliani Three In One Gentleman Suit; domenica 4 aperitivo con le sonorità indie-pop del duo al femminile In.Versione Clotinsky (nella foto) mentre martedì 20, dalla California, tre band che suoneranno varie sfumature di desert rock, a partire dai Fatso Jetson di Mario Lalli, uno dei padri fondatori delle sonorità desertrock e poi i 3rd Ear Experience e i Fever Dog. Infine, lunedì 28 appuntamento con una one-man-band francese, King Automatic.

Sabato 24 ottobre al Velvet di Rimini serata “Twist and shout!” dedicata agli anni Cinquanta e Sessanta con il concerto di Sugar Daddy And The Cereal Killers e poi possibilità di truccarsi e acconciarsi a tema, dj-set e corsi di ballo. Sugar Daddy & the Cereal Killers nascono nel 2009 a Milano grazie all’idea del cantante e chitarrista Simone Caputo e al supporto del batterista Francis Needham e del bassista Roberto Boldi. Il loro sound è un mix di rythm’n’blues, jive, boogie e rock’n’roll.


MUSICA

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7 LA ROMAGNA IN CUFFIA

“Il giovane valzer”, un piccolo tesoro da scoprire

ELETTRONICA/1

Big della techno di Detroit al Club Adriatico

di Luca Manservisi Passato ingiustamente nella più completa (o quasi) indifferenza, merita assolutamente un ripescaggio “Il giovane valzer”, sesto album del 40enne polistrumentista e compositore ravennate Christian Ravaglioli, uscito sul finire del 2014. Di fatto membro aggiunto dei Sacri Cuori e con alle spalle una serie di collaborazioni illustri, Ravaglioli sorprende con un album fuori dal tempo, molto vario e curioso, che passa dal folk (inteso anche come vero e proprio folclore, basti come esempio la deliziosa ballata “Fondre [Bol ad savo]” in dialetto romagnolo, presente anche altrove, in cui presta la sua voce la cantante da balera Patrizia Ceccarelli) all’avanguardia e ad atmosfere jazzate, restando sempre molto accessibile. Un ascolto adatto davvero a tutti e in cui ognuno potrà trovare i propri riferimenti. I più chiari sono il Vinicio Capossela più malinconico (almeno nei due pezzi in cui canta Mirco Mariani dei Saluti da Saturno, tra l’altro collaboratore dello stesso Vinicio), un grande maestro come Pascal Comelade in alcuni passaggi strumentali, la scuola di Tucson (presente in carne e ossa con la cantautrice francese Marianne Dissard e lo storico produttore Craig Schumacher) e indirettamente gli stessi Sacri Cuori, la neoclassica ma anche il blues e forse l’indie-rock (almeno nella sorprendente “Sei un incubo”) a cui si devono aggiungere stranezze assortite per completare una tavolozza resa ancor più varia da un gran numero di strumenti (il solo Ravaglioli, tanto per rendere l’idea, suona diversi tipi di pianoforti e tastiere, fisarmonica, corno inglese, flauto, oboe, clarinetti, lap steel, mellotron, zither, sega musicale, celesta) e collaborazioni (per non parlare di una chicca assoluta come le registrazioni di Alan Lomax effettuate a Russi nel 1954 di “Corde russiane”). Il difetto del disco sta forse proprio paradossalmente in questa sua eccessiva varietà, che lo rende un tantino sfuggente e per forza di cose poco coeso, con il rischio che alla lunga questa caratteristica possa quasi infastidire. Ma non al punto da scalfire l’ottima impressione del primo ascolto: quella di essere di fronte a un piccolo tesoro da scoprire e riscoprire.

ELETTRONICA/2 SPERIMENTAZIONI, DJ-SET E PERFORMANCE AL VELVET Sabato 3 ottobre al Velvet di Rimini si terrà una serata del Moho, club “discontinuo”, con il live di Somec, progetto techno sperimentale di Giovanni Napoli, i dj-set di Danilo Betti, Brilliants Rip e Kenzo e le performance artistiche di Perceptions. Ingresso entro le 23.30 a 12 euro, dopo a 15. Info: 333 8331589.

Si apre sabato 17 ottobre la stagione di Club Adriatico, la serata mensile dedicata al clubbing e alla musica elettronica all’Almagià di Ravenna, nel cuore della darsena di città. L’appuntamento clou della serata è il concerto di Dopplereffekt, uno dei diversi progetti di Gerald Donald, mente con James Stinson dei leggendari Drexciya e figura chiave e seminale nello sviluppo della techno di Detroit. Dalle originarie sonorità electro e dai richiami afro-futuristici le produzioni di Dopplereffekt si sono mosse anche verso un’elettronica più sospesa, melodica e ambientale. Nei loro live show audio/video danno vita a un mondo sonoro visionario inimitabile (una loro performance nella foto qui sopra). A chiudere la serata uno dei produttori più promettenti della scena italiana Herva, che per la stagione 2015/16 sarà resident dj di Club Adriatico e che si muove con grande libertà creativa tra house, acid, electro, techno e Uk bass per un dj-set tutto da ballare. Porte aperte dalle 23 a 10 euro. 12 euro dopo mezzanotte. Info: 349 7767662.

RAP ALLA BAIA IMPERIALE UN HALLOWEEN

CON

J-AX

Sabato 31 ottobre la storica Baia Imperiale di Gabicce Mare ospita alla consolle per la festa di Halloween uno dei rapper più noti in Italia, J-Ax. L’ex leader degli Articolo 31 si esibirà per l’occasione in un dj-set.


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MUSICA

8 di Luca Manservisi

Nell’ambito dello sterminato programma del Mei di Faenza (vedi pagina accanto), ci sarà spazio anche per riconoscimenti nazionali rivolti al mondo del giornalismo musicale. I primi classificati di ciascuna categoria saranno premiati domenica 4 ottobre dalle 16 nella sala del consiglio comunale. Tra questi due torinesi: un veterano del settore come Eddy Cilìa (53 anni) e Carlo Bordone (47 anni), primi a pari merito nella sezione “blog” rispettivamente per il sito venerato-maestrooppure.com e withnailblog.wordpress.com. Blog che sono solo l’appendice di due carriere nate e che tuttora continuano sulla carta stampata (Cilìa scrive per le riviste Audio Review e Blow Up, Bordone per il mensile Rumore e per il Fatto Quotidiano). Ne abbiamo approfittato per parlare di giornalismo musicale, e di musica, in questa intervista doppia. Come e perché si diventa critici musicali? Carlo Bordone: «Per caso e per passione, credo. Non è così difficile iniziare, comunque: basta proporsi a qualche giornale, scrivere in italiano almeno accettabile ed essere disposti a essere pagati poco o più spesso niente». Eddy Cilìa: «Da piccolo ho sempre pensato di voler fare il giornalista, crescendo mi sono innamorato della musica e così ho cercato di unire le due cose, anche se ci sono riuscito forse solo per caso: se nessuno mi avesse pubblicato i primi pezzi magari oggi farei il professore di storia...». Qual è stato il vostro primo articolo pubblicato da un giornale? C.B.: «Se ricordo bene, era la recensione di un disco dei Posies su Rumore. 1996, circa». E.C.: «Era un articolo di una pagina sul disco postumo dei 101'ers, il primo gruppo di Joe Strummer dei Clash, uscito nel 1983 sul Mucchio Selvaggio. I miei primi articoli furono però in realtà quelli su Television e Stray Cats usciti sul Mucchio nei mesi successivi». Qual è il pezzo a cui siete più affezionati? C.B.: «Un articolo su Elliott Smith, uscito sul Mucchio poco dopo la sua morte». E.C.: «Sinceramente non saprei». E ce n’è uno che vi vergognate di avere scritto? C.B.: «Nessuno in particolare. Ovviamente a distanza di diciotto anni c’è ancora chi mi rinfaccia la stroncatura di Ok Computer, sempre su Rumore. Non rinnego il giudizio, oggi però mi imbarazza il tono saccente e sprezzante che utilizzai. Ero giovane e sciocco». E.C.: «Direi che non provo imbarazzo nel rileggermi. Anche articoli di 30 anni fa, magari erano sbagliati nella sostanza, raramente nella forma». In Italia, che non è l’America e neppure il Regno Unito, si può campare facendo nella vita il critico musicale? C.B.: «No. Io oltre a scrivere di musica faccio il copywriter e insegno comunicazione». E.C.: «Un ragazzo che volesse provarci ora ha possibilità di riuscirci pari allo zero. Quelli della mia generazione invece forse ce la fanno Carlo ancora, senza diventare ricchi, si Bordone sopravvive. Al momento io posso dire di campare solo scrivendo di musica, sì». Ma è vero che per fare il critico bisogna essere (o essere stati) anche musicisti? C.B.: «Non so suonare alcun strumento, né ho mai avuto ambizioni musicali. Non penso che per un critico musicale sia necessario aver suonato più di quanto sia necessario per un critico cinematografico aver girato un film o per uno letterario aver scritto un romanzo». E.C.: «Credo sia indispensabile essere musicisti se ci si occupa di musica classica. Per il jazz magari può aiutare. Per il rock e il pop invece credo contino di più gli ascolti e l’avere una chiara idea storica di come si sono sviluppati i vari generi». Chi è stato il vostro più grande modello? C.B.: «Al di fuori del giornalismo musicale, sogno di riuscire a raggiungere un giorno lo stile e la classe inarrivabili di un Gianni Clerici, per me la più grande firma vivente del giornalismo italiano. Ma temo sarà impossibile». E.C.: «Penso che in Italia chi ha iniziato nei primi

La nostra intervista doppia ai due critici rock

premiati a Faenza per i loro blog: Carlo Bordone ed Eddy Cilìa tra passione e lavoro

SCRIVERE DI MUSICA anni Ottanta non poteva che avere come modello Riccardo Bertoncelli». E il giornalista musicale italiano che più apprezzate? C.B.: «Sono cresciuto leggendo Bertoncelli, Guglielmi, Sorge, Campo, ovviamente Eddy. Tra chi ha iniziato quando ho iniziato io, o dopo, per non far torto a nessuno mi limito a citare un solo nome ma è quello di un fuoriclasse assoluto: Maurizio Blatto». E.C.: «Ne cito solo uno, che poi non può neppure essere definito un critico, per non far torti a nessuno: Maurizio Blatto, autore di due libri meravigliosi». Cosa non sopportate invece dei vostri colleghi e della stampa musicale? C.B.: «Ho paura che sarebbero le stesse cose che non sopporterei in me, vedendomi dal di fuori. In generale mi infastidiscono le polemicucce e le parrocchiette. E un’altra cosa che mi irrita è la mania del revisionismo un tanto al chilo, sia in positivo che in negativo. Un conto è rileggere con nuovi strumenti critici qualcosa che si dà per scontato, un altro è far credere che gli 883 siano stati fondamentali o che i Beatles in fondo in fondo fossero una merda. È una pratica stupida, superficiale e narcisistica per chi la fa». E.C.: «Non ho nessuna pazienza per la forma sciatta, indipendentemente da quale sia il tema di cui si scrive, e la stampa musicale è anche parecchio sciatta. Tanto per intenderci, preferisco leggere qualcosa che è scritto bene ma che parla di musica che non mi interessa piuttosto che il contrario. Faccio un esempio per tornare alla domanda sui giornalisti che ammiro: Valerio Mattioli scrive così bene che lo leggo sempre anche se spesso parla di musica che io detesto». Un’intervista che ti ha lasciato qualcosa? C.B.: «Molte. Dovendo scegliere quella a John Lydon: mi immaginavo di essere accolto a rutti e insulti, è stata invece una delle conversazioni più piacevoli e divertenti che abbia mai avuto con un musicista». E.C.: «Non ho mai fatto tante interviste, ma ne ricordo in particolare due, con tutti i limiti della conversazione telefonica: un assolutamente squisito Arto Lindsay e poi uno dei miei eroi con cui ho finito quasi

con il litigare: John Cale, strepitosamente scostante, ma anche troppo». Un’intervista letta, invece, che vi ha lasciato qualcosa? C.B.: «Anche qui tante. Andando molto indietro con la memoria, ne ricordo una bellissima di Guido Chiesa agli X, su un vecchio Rockerilla. Roba che mi faceva venir voglia di partire subito per Los Angeles e andare a trovarli». E.C.: «Non ne ricordo una particolarmente rivelatrice, ma di certo i giornalisti inglesi e americani, anche per il fatto che spesso ne scrivono dopo aver passato un giorno intero con gli artisti, sono dei maestri e con alcuni di loro, i più bravi, l’intervista rappresenta un’autentica forma d’arte» Quante volte ascoltate un disco prima di recensirlo? C.B.: «Dalle tre alle cinque». E.C.: «Tendenzialmente scrivo dopo almeno quattro ascolti, di cui l’ultimo molto attento, prendendo appunti. A volte può capitare di esse- Eddy re costretti a dovere fare più in fretta Cilìa ma posso dire di non aver mai scritto di un disco senza averlo ascoltato almeno due volte, di cui una con estrema attenzione». Cambiate spesso idea con il tempo sui dischi? C.B.: «Certamente. Ma non è detto che l’idea nuova sia più giusta di quella originaria. Non mi pento di nessuna stroncatura o recensione positiva, quando le ho fatte ero convinto di quello che scrivevo». E.C.: «Può capitare, fortunatamente non spesso per dischi di cui avevo scritto. Ma quando capita non ho mai avuto problemi a tornare sui miei passi e a scriverlo». Come ascoltate musica e in che modo? Utilizzate Spotify o lo streaming? C.B.: «Ascolto musica sempre, ovunque e comunque. Sul divano, in auto, mentre corro, in bici sull’autobus, mentre lavoro. Va bene tutto: vinili e cd (che continuo a comprare in quantità notevoli), ma anche streaming, download, promo. Non faccio differenze, e dei modi “veri” e “giusti” di ascoltare musica non me ne è mai fregato niente». E.C.: «Non utilizzo nessun tipo di streaming, ascol-

to musica seriamente su un impianto come si deve. Purtroppo con gli anni si è perso il gusto dell’ascolto. In un mondo ideale la musica si dovrebbe ascoltare dal vivo, in quello reale la riproduzione dovrebbe essere a quel livello. Con gli mp3 e i telefonini, invece, è cambiato anche il modo di registrare musica, con un crollo drammatico a livello di qualità. Gli ultimi dischi dei Pearl Jam, per esempio, oltre che pessimi artisticamente sono inascoltabili come suono, con i volumi tirati al massimo per il formato compresso. Stessa cosa con gli ultimi Springsteen». Quanti dischi avete a casa, ma soprattutto, in che modo sono catalogati? C.B.: «Un po’ di migliaia, ma ho smesso di contarli dopo l’ultimo trasloco. Sono ordinati in un banalissimo ordine alfabetico». E.C.: «Avendo appena fatto un trasloco, sulla base della grandezza di alcune librerie, ho calcolato che riuscirei a riempire un campo da calcio (Cilìa è anche noto Juventino, mentre Bordone è un tifoso sfegatato del Torino, ndr) da una porta all’altra, sistemandoli fino all’altezza della traversa (ride, ndr). I vinili saranno invece circa 4mila... Tutti sono divisi per stili musicali, ere cronologiche e aree geografiche». Il gruppo o il disco che conoscete solo voi – si fa per dire – e che vorreste fosse nelle case di tutti gli appassionati di musica? C.B.: «Non lo conosco solo io, per fortuna, ma direi Bevis Frond (la cui discografia occuperebbe mezza abitazione di qualunque appassionato di musica)». E.C.: «I dischi di culto sono centinaia e spesso il culto con gli anni svanisce. Penso personalmente a Nick Drake per esempio, che era uno dei miei culti e ora è finito in uno spot pubblicitario, o a quando ho comprato Forever changes dei Love, che era per pochi iniziati e ora è una pietra miliare per molti...». Esiste un’epoca migliore di un’altra musicalmente parlando? Che tipo di periodo è quello che stiamo vivendo? Sono usciti dischi recentemente che “resteranno” anche tra 50 anni? C.B.: «Se si ama la musica, non c’è un’epoca migliore di un’altra. Dischi belli ne escono sempre. Ovviamente, se ci si limita alla musica pop e rock, come ogni forma d’arte e di espressione ha un suo arco fisiologico di sviluppo, legato a troppi fattori diversi. In questo senso, è persino banale dire che gli anni Sessanta e quelli a cavallo tra Settanta e Ottanta siano state le epoche più fertili e innovative in assoluto. Ma pur essendo un grande appassionato di quei periodi trovo un po’ triste limitarsi al culto del passato, e credo sia un dovere ascoltare - e quando lo merita, celebrare - quello che esce oggi. Dal punto di vista quantitativo e qualitativo “medio” è un buon momento, ogni anno vengono pubblicati tanti dischi interessanti che purtroppo hanno una tenuta nella mente degli ascoltatori infinitamente inferiore ai dischi che uscivano cinquanta, quaranta, trenta o anche solo vent’anni fa. Siamo tutti in attesa della prossima rivoluzione, che è un po’ come dire in attesa di Godot. Però io ci spero ancora. Su quali dischi resteranno pietre miliari tra 50 anni, te lo potrò dire fra 50 anni. Con una seduta spiritica, temo». E.C.: «La risposta è fin troppo ovvia: nella seconda metà degli anni sessanta si è creato moltissimo di quanto si è poi ascoltato in seguito. E a cavallo fra il 1965 e il ‘79-’80 è stato inventato quasi tutto di ciò che ascoltiamo oggi. Gli anni 2000 si caratterizzano per la “retromania”, per citare il titolo di un eccellente libro di Simon Reynolds, ma forse perché è aumentata la massa, i dischi belli sono ancora tanti. Per assurdo siamo di fronte a una parcellizzazione del mercato che ha fatto bene alla musica, gli artisti non hanno più la pretesa di diventare tutti ricchi e famosi e fanno il disco che vogliono, in maniera più libera. E senza allungare troppo i contenuti, come all’epoca dei vinili, oggi tornati prepotentemente di moda. Poi se mi chiedi se fra 50 anni li ascolteremo ancora, rispondo di sì, perché sono bei dischi, ma non so se avranno fatto la storia». Lasciamo perdere per un momento l’obiettività da critico e lasciate parlare il fan che è in voi: I vostri cinque dischi da isola deserta? C.B.: «Forever Changes dei Love, N.1 Record dei Big Star, Dusty in Memphis di Dusty Springfield, Astral


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9 Weeks di Van Morrison e Pet Sounds dei Beach Boys». E.C.: «Forever Changes dei Love, London Calling dei Clash, il primo dei Velvet Underground, Marquee Moon dei Television e un disco quasi a caso dei migliori black, tra Otis blue di Otis Redding, What’s Going on di Marvin Gaye, There's a Riot Goin' On degli Sly and The Family Stone oppure Hot buttered soul di Isaac Hayes...». I vostri cinque gruppi preferiti? C.B.: «Beatles, Byrds, Rem, Husker Du e Fairport Convention». E.C.: «Non avrei cominciato a scrivere senza i Clash e i Velvet Underground di Lou Reed. Altri due gruppi della mia vita sono i Rem e i Television, mentre aggiungerei i Pink Floyd dei primi album, che erano enormi». I vostri cinque solisti preferiti? C.B.: «Bob Dylan, Laura Nyro, Elliott Smith, Beth Orton, Neil Young». E.C.: «Bob Dylan, Lou Reed, Bruce Springsteen, Neil Young, su cui ho appena completato un libro, un altro nero a caso di cui sopra, il Van Morrison di Astral weeks, Robert Wyatt, Jimi Hendrix, troppi». Tornate a fare i critici: il disco più bello ascoltato quest’anno? E il più sorprendente? C.B.: «Di più belli te ne dico tre: Courtney Barnett, Father John Misty, Kamasi Washington. Il più sorprendente quello di Toro Y Moi». E.C.: «Il nuovo di Kendrick Lamar è bello e lui una sorpresa visto che, per tornare a una domanda di poco fa, è uno dei pochi giovani che forse sta scrivendo la storia della musica anche in questi anni Duemila». I dischi più brutti che vi sia mai capitato di ascoltare? C.B.: «Li ho rimossi» E.C.: « Quando stronco mi diverto, è come la vendetta per avermi fatto perdere tempo prezioso. Cito solo un gruppo, non un disco, nonostante la galleria degli orrori sia lunga: i Mars Volta, che riescono a riassumere molto del peggio del rock di alcuni decenni, in un certo senso sono geniali...». Parliamo della scena italiana, spesso molto intrecciata con la critica: è più difficile stroncare gruppi e artisti che, magari, si conoscono anche personalmente? C.B.: «Non ho mai scritto molto di musica italiana, e non invidio chi lo fa. Esattamente per quello che dici nella domanda». E.C.: «A inizio carriera feci la scelta di non scrivere di musica italiana, un pochino anche per i motivi della tua domanda. I Mars Volta non vengono a rompermi le scatole, gli italiani forse sì. E così preferisco non parlarne neppure bene, come per esempio mi sarebbe piaciuto fare, dico il primo gruppo che ho adorato che mi viene in mente, con i Massimo Volume». Avete la possibilità qui di fare pubblicità a tre gruppi tre emergenti (o anche no) italiani che credete ne abbiano bisogno e se lo meritino. C.B.: «Paolo Spaccamonti, Moro & the Silent Revolution, Davide Tosches». E.C.: «Me ne vengono in mente due: Paolo Spaccamonti e Moro & the Silent Revolution (gli stessi di Bordone, nonostante le due interviste siano state fatte in separata sede e in momenti diversi, ndr)». Infine: che rapporto avete con internet? Al Mei venite premiati per i vostri blog ma siete firme soprattutto di cartacei, come convinvono le due cose? C.B.: «In realtà ultimamente scrivo più su internet che su carta. I due mezzi si possono integrare benissimo, anche se il web è una fossa dei leoni se lo si affronta con l’approccio sbagliato. È facile cadere nella tentazione di fare i fenomeni e di essere provocatori. Il feedback immediato induce a calcare i toni, ma anche alla superficialità. Tutto ciò è squalificante, dal punto di vista professionale, oltre che faticosissimo da gestire e in definitiva una gran perdita di tempo ed energie. Credo che su internet si debba essere professionali e rigorosi esattamente come sui cartacei.cartacei. E.C.: «Devo solo ringraziare internet per la velocità con cui si possono reperire informazioni e per come mi ha facilitato il lavoro: ricordo ancora bene i primi anni in cui scrivevo a mano, facendo talmente tante correzioni che poi dovevo ricopiare l’articolo e poi batterlo a macchina con carta carbone e mandare l’originale per posta. In generale credo comunque che internet abbia completato il quadro, lasciando alla carta stampata, che certo ha accusato il colpo in termini di copie vendute, la possibilità di specializzarsi e approfondire, così che ognuno possa scegliere».

IL PROGRAMMA

Torna il circo del Mei a Faenza Quattro giorni di eventi e musica dal vivo in vari luoghi della città manfreda Cesare Basile (a destra in una foto di Maddalena Migliore) e Jacopo Incani, in arte IOSONOUNCANE, riceveranno al Mei il premio come miglior artista indipendente dell’anno, vinto a ex aequo

Musica dal vivo, strumenti musicali, cinema, libri, web, social network, blog, videoclip, fotografia, grafica, formazione, campus, food e autoproduzione. Sono gli ingredienti del Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza che dopo aver chiuso un ciclo l’anno scorso con la sua 20esima edizione si trasforma in “Super Mei Circus”, quello che gli organizzatori (in primis lo storico patron Giordano Sangiorgi) definiscono come «il primo festival itinerante della cultura italiana indipendente ed emergente». Il primo appuntamento di questa carovana itinerante è dall’1 al 4 ottobre nella città dove tutto è nato, a Faenza. Prima di entrare nel vivo nel weekend, quella di giovedì, 1 ottobre, sarà una sorta di anteprima con fulcro al museo di scienze naturali Malmerendi, dove la giornata si concluderà con i live di Fab (e i Fiori) e di Omar Pedrini, che presenterà il suo nuovo album. Venerdì 2 continuerà l’anteprima, in particolare al Museo Internazionale delle Ceramiche con diversi live tra cui quello di Enrico Farnedi, Bevano Est e il progetto Gli Scontati in omaggio a Paolo Conte a cura di Lorenzo Kruger dei Nobraino e Giacomo Toni. Nella prima due giorni saranno comunque già diveri i luoghi toccati dalla manifestazione, oltre ai due citati, come il Rossini Cafè, lo studio Calycanthus, l’associazione culturale Do, la galleria della Molinella, il complesso degl Ex Salesiani e l’Osteria della Sghisa. Sabato 3 ottobre si entra nel vivo con incontri, workshop e presentazioni nelle sale comunali prima della festa Mei con Siae al ridotto del teatro Masini nel corso della quale si terranno premiazioni ed esibizioni, tra gli altri della cantautrice Erica Mou, dei Punto e Virgola, di Zibba e la presentazione del progetto di Amnesty International sulla musica come veicolo e testimonianza dei diritti fondamentali dell’uomo. Nel frattempo al Caffè della Molinella si terranno presentazioni di libri, tra cui l’autobiografia di Immanuel Casto e l’incontro sul tributo del mondo hip hop a Lucio Dalla, mentre il palco in piazza del Popolo inizierà a prendere vita dalle 17.30 con i premi per Ghemon e Lo Stato Sociale (tra gli altri) e le esibizioni di decine

di artisti tra cui Camillas, Eugenio Bennato, Dellera e il rapper percussionista napoletano Ciccio Merolla che verrà premiato nel corso del Mei anche per il suo video “O Bongo” che ha ottenuto 27 milioni di visualizzazioni. I concerti proseguiranno ovviamente durante la serata che poi si trasformerà nella Notte bianca di Faenza con tutto il centro storico coinvolto. Alle 20.30 di sabato al teatro Masini lo spettacolo omaggio a Fred Buscaglione, Piero Ciampi e Sergio Endrigo a cui seguirà la premiazione dell’artista indipendente dell’anno che in realtà sono due, a ex aequo: il cantautore siciliano Cesare Basile e IOSONOUNCANE, progetto dell’artista sardo Jacopo Incani. Sul palco si alterneranno Bobo Rondelli, Mauro Ermanno Giovanardi, The Niro, Alberto Fortis, Giovanni Truppi e altri. Da segnalare sempre sabato gli eventi e i concerti anche tra piazza XII Febbraio (dedicata al folk), il museo Carlo Zauli, il Mic (con i Blastema), il circolo Arci Prometeo, lo Zingarò, il palazzo delle Esposizioni, il “ring stage” di palazzo Laderchi, solo per citarne alcuni. La domenica ripartirà nelle sale comunali con incontri e convegni, gli Stati generali della Nuova Musica e nel pomeriggio la consegna delle targhe Mei Musicletter (rivolte in particolare al giornalismo musicale con riconoscimenti al sito internet Sentireascoltare, alla rivista cartacea Blow Up e ai blog dei critici Eddy Cilìa e Carlo Bordone, che intervistiamo nella pagina a fianco). Sarà anche la giornata della prima del progetto “Il canto degli emerginati” con ospite speciale Massimo Zamboni dei Csi. Dalle 15 in avanti riprenderà anche la musica dal vivo in giro per Faenza con protagonisti, tra gli altri, Nobraino (per un concerto in solidarietà ai migranti, loro che erano finiti al centro delle polemiche dopo un post su Facebook), Flavio Giurato e Moltheni. Ma i concerti – e le mostre, gli incontri, le conferenze e da quest’anno anche la prima edizione di una rassegna sul cinema musicale – saranno decine e decine in decine di luoghi, tanto da rendere impossibile renderne conto in maniera esasutiva in una pagina di giornale: si rimanda per questo al sito internet www.meiweb.it.


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MUSICA

10 CONSIGLI D’AUTORE

AVANGUARDIA

15 dischi da avere di questo 2015 di Simone Ferrara *

In questa giornata grigia di fine settembre dal sapore autunnale provo a buttar giù quello che più mi è piaciuto in questo 2015. Sono gli ascolti che più mi hanno accompagnato a casa, in macchina, nei viaggi, ai concerti. Holly Herndon - Platform (4AD) Forse il disco che più mi ha spiazzato quest’anno. Un flusso ininterrotto di futuro. Un ascolto per niente facile ma nello stesso tempo per me molto stimolante. Non conoscevo prima Holly Herndon. Trovo la sua abilità nel saper creare strutture sonore che mischiano avanguardia, glitch, pop, sinfonica ed elettronica notevolissima. Probabilmente sarà lei a occupare i piani più alti del mio podio di fine anno. John Carpenter - Lost Themes (Sacred Bones) Che dire, alla notizia non ci credevo: John Carpenter, il regista cult, esce nel 2015 con un nuovo disco! Su Sacred Bones! Ok mi sono detto, andiamo ad ascoltarlo. In un primo tempo è rimasto sul mio scaffale, poi in questi ultimi mesi è tornato insistemente a farsi ri-ascoltare. Il disco ha il tipico suono (datato) da colonna sonora anni 80, ma le sue strutture sono nuove. Il suo suono strumentale funge come una nuova colonna sonora per “Fuga da New York”. Ottimo! Lightning Bolt - Fantasy Empire (Trill Jockey) Sono tornati! Era da Hypermagic Mountain del 2008 che non li sentivo così in forma. Nel mezzo due dischi secondo me non perfettamente a fuoco. Sempre nel mentre una lunga pausa John Carpenter live che ha fatto solo che alimentare la loro nomea dal vivo. Questo nuovo disco me li riconsegna in modo esaltante: mai cosi “rock” prima, riff macina tutto, voce al solito annichilente. Unici nel loro genere. Sightings - Amusers and Puzzlers (Dais) La band di NY ha deciso di sciogliersi. Dispiace veramente saperlo, sono stati capaci in questi anni, con poche fasi alterne, di stupire. E ci lasciano di nuovo stupendoci: la prima traccia del disco, “Counterfeited”, contiene tutto il loro bagaglio: no wave, noise, punk, deragliamenti, ferraglie, scatti. Un basso per tutto il disco che ho avuto la fortuna di sentire dal vivo: non se ne esce. Low - Ones And Sixes (Sub Pop) Con i Low è ferita nel cuore. Rappresentano una parte emotiva di me che non posso più far finta che non ci sia da Trust. Con un certo timore mi sono avvicinato a questo nuovo lavoro. Ma ci risiamo. Ecco riemergere tutto il trasporto Low nella sua totale intensità. Che non vuole solo dire slowcore, ma oggi anche tessiture elettroniche e suoni caldi nei brani iniziali, leggerezze e indie rock negli altri a fare da ottimo contraltare. I brani ritrovano una scrittura degna del loro nome e io posso tornare ad essere felice! Blanck Mass Dumb Flesh (Sacred Bones) Metà Fuck Buttons in solitaria. Siamo in territori non specificati, industrial e pseudo trance elettronica. Inaugurato da voci in reverse, questo Dumb Flesh ottiene fin da subito una felice non-catalogazione, che oggi penso premi sempre e comunque. Durante il disco mi sembra di notare echi “big beat” anni ’90, sotto le macerie noise elettroniche, permanenti dall’inizio alla fine. Voce del verbo originalità. IOSONOUNCANE - Die (Trovarobato) Quando Cosmo dei Drink To Me mi disse alla data cesenate “Ascoltati il nuovo disco di IOSONOUNCANE, è una bomba!” mi si sono drizzate le orecchie. Partito il disco alla fine di “Tanca” il disorientamento era altissimo. Siamo in multistrati “pop” della canzone d’autore italiana 2.1. Di più. Se questo disco uscisse nel 3015 lo immaginerei sempre così. Ryley Walker Primrose Green (Dead Oceans) Stoffa. Un nome nuovo nel panorama meno “hype” del momento. Copertina del disco in stile Van Morrison, aromi jazzati, saper fare lontano e già sicuro, quei sapori di Tim Buckey nell’aria… Inevitabilmente non può far altro che farsi strada una volta ascoltato, e andare in loop. Gnod - Infinity Machines (Rocket Recordings) Entriamo un po’ in area psych. Asteroide dell’anno. Il quinto disco della band inglese più fumogena della storia sforna il suo capolavoro. Suite lunghe dallo sviluppo lento e denso. E quando ti aspetti le chitarre loro cosa fanno? Ti fanno trovare batterie sintetiche e suoni lunari. Al limite della claustrofobia, questi 8 movimenti fan sì che per viaggiare non serva nessun tipo di sostanza stupefacente. Föllakzoid III (Sacred Bones) Rimaniamo in territorio psych ma cambiamo marcia. Passiamo dalla prima direttamente in quinta con questa band cilena di ventenni. Nel terzo lavoro i Föllakzoid danno il meglio. Sezione ritmica disco/punk funk, chitarre liquide, delay, basso funk nero e scurissimo, voce un filo volutamente dietro le quinte. Hanno girato nei festival e per fortuna sono passati anche dalle nostre parti, convincendomi che avranno molto altro da dirci. Ennesima perla della Sacred Bones, un’etichetta a mio avviso tra le migliori del pianeta. Laurent Garnier La Home Box (F Comm) Spostiamoci in ambito elettronico/house. Ed ecco il Garnier più a fuoco degli ultimi anni. Ora che ci penso è un attimo passare dalla psichedelia dei Föllakzoid a queste partiture. La Home Box descrive Garnier in maniera rinata, ogni pezzo entra in orbita, crea luminosi balzi in avanti, il groove si fa denso, si inceppa, la battuta si fa tarantola, il climax generale fa elevare il disco tra le migliori uscite nel genere dell’anno. Ogni dancefloor che si rispetti dovrebbe avere una “Enchanté” abilmente mixata al suo interno. Jamie XX In Colour (Young Turks) Qui cadiamo alla voce hype dell’anno. E mi sono domandato più volte se se lo meritasse. Alla fine ho deciso: se lo merita. Se lo merita quando ti ritrovi a canticchiare un ritornello da giorni e strippi perché non ti ricordi di chi sia. E la risposta è tutta li. Il singolo “Loud Places”, 100% XX, lo ascolti per radio e pensi che se ogni cosa che ascoltassi per radio fosse così, sarebbe un mondo migliore. Ma questo disco raccoglie tanti altri momenti molto belli. Davvero un esordio solista per una delle menti degli XX magistrale. Sufjan Stevens Carrie & Lowell (Asthmatic Kitty) Francamente non avevo capito Sufjan cosa volesse fare del proprio estro musicale. Ma è anche colpa mia, non ho donato particolarmente attenzione alle sue ultime cose. Poi arriva questo nuovo lavoro. Sento dire che sarebbe ritornato ad atmosfere più minimali e intime. E già si alzano le attese. Mi informo sulla gestazione dell’album, sul perché di quella foto in copertina. E mi sale il magone. È il Sufjan più a nudo che potessimo avere. Il disco mi è piaciuto molto, raggiunge picchi per tutta la sua durata, in punta di piedi, con pochi strumenti, ma con quella intensità che forse solo lui poteva permettersi. Colleen Captain Of None (Thrill Jockey) Cecile Schott ritorna a far parlare di sé dopo un lungo silenzio. E lo fa con una eleganza inbarazzante. Passato inosservato dai più, questo disco è una spiaggia deturpata dove risiede un’oasi e una sorgente d’acqua purissima. Cameristico quanto basta, lo porto con me con gli ascolti più interessanti di quest’anno. Perché dopotutto mi rendo conto che più passa il tempo, più si stratifica tutto, più sono alla ricerca di purezza e cose fuori da (questo) tempo. Lakker - Tundra (R & S Records) Concludo con questa giovane promessa europea techno. E non solo. Questi Lakker mischiano techno primitiva a bordoni ambient e voci chiesastiche da oltretomba. Una vera sorpresa il loro Tundra, un disco prima di tutto fatto di suoni, ma anche di splendide linee vocali leggiadre che fanno decollare molti brani. Potremmo pensare che la città di Blade Runner oggi, se esistesse, suonerebbe così. * Simone Ferrara, 35 anni di San Mauro Pascoli, è promoter e organizzatore di eventi musicali dal 2003, attivo con il progetto Stereo:Fonica anche con dj set e selezioni musicali. Collabora o ha collaborato in diverse forme con i principali festival e locali della Romagna, tra cui l’ultima rassegna “Acieloaperto”

L’AREA SISMICA RIPARTE CON I RUBATONG Dopo la festa di riapertura del 10 ottobre, riparte ufficialmente domenica 18 ottobre la stagione di concerti dell’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì), tra i club più importanti almeno della regione di musica d’avanguardia. L’appuntamento con il primo (e in esclusiva) concerto italiano dei Rubatong, progetto inclassificabile nato in Belgio che vede tra i membri la percussionista bulgara Tatiana Koleva, il chitarrista René van Barneveld (noto anche tra rock e rap con gli Urban Dance Squad) a fianco dei fondatori: il chitarrista Luc Ex (nella foto) – divenuto popolare fin dagli esordi come membro dei The Ex e considerato attualmente uno dei massimi esponenti della musica libera, e il cantante Han Buhrs.

CANTO

Erf in Winter esplora la voce umana dal tango fino ai famosi castrati È la “voce umana veicolo supremo dell’espressione musicale” il fil rouge della quarta edizione di Erf in Winter, la stagione di concerti organizzata dall’associazione Emilia Romagna Festival insieme al Comune di Faenza e alla Scuola Comunale di Musica Sarti. Cinque appuntamenti (il primo è già andato in scena il 30 settembre) che accostano al suono degli strumenti le mille intonazioni della voce. Giovedì 15 ottobre (ore 21) spazio a un repertorio crossover con “Nostalgia del presente”. Un concerto in cui si confrontano e si fondono due modi intensi e particolari di vivere e interpretare l’universo tango con composizioni di Silvio Zalambani e di rinomati autori argentini del tango contemporaneo. L’esecuzione sarà affidata alla cantante argentina Sandra Rehder, considerata una delle voci di tango più interessanti del panorama musicale attuale, accompagnata dal Grupo Candombe. Giovedì 22 ottobre (ore 21) è di scena la voce ancora, agile, acuta ma al tempo stesso estesa e profonda, quella che nel ‘700, l’epoca d’oro dell’opera lirica, era la voce dei castrati. All’epoca alcuni di essi divennero vere e proprie star celebrati e osannati in tutta Europa come il famosissimo Farinelli. In questa serata verranno proposti accanto a brani rari come le arie e i rondo del faentino Sarti e di Mysliveček alcunipezzi celeberrimi come l’aria di Orfeo di Gluck o le celebri arie mozartiane. Interpreti il contraltista Carlo Vistoli accompagnato al fortepiano da Marco Farolfi, due specialisti nella prassi esecutiva barocca, entrambi attivissimi sulla scena italiana e straniere. Giovedì 29 ottobre (ore 21) nuovo appuntamento con la lirica anche se quasi di confine, con la cantante Gabriella Costa (nella foto) e il pianista (noto per la sua presenza dei programmi notturni di Chiambretti) Andrea Bacchetti, due artisti con un repertorio vasto e versatile, in un programma che, da Parigi alla grande canzone americana, propone le evoluzioni del canto con brani di Fauré, Debussy, Gershwin, Bernstein e Barber. L’elegante espressività vocale di Gabriella Costa sarà accompagnata dal giovane ma già affermato pianista Andrea Bacchetti, forse più noto agli italiani per essere stato il pianista intrattenitore prima del “Chiambretti Night” e poi del “Chiambretti Supermarket”. Info: 0542 25747 e www.erfestival.org.


MUSICA

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11

CLASSICA/1

CLASSICA/2

Il festival estense di Modena arriva anche a Lugo Il festival di musica antica estense “Grandezze & Meraviglie” di Modena fa tappa anche a Lugo. Sabato 10 ottobre alle 21 al teatro Rossini in prima nazionale l’appuntamento è con i tre violini, il violone e il clavicembalo dell’ensamle Academia Graecensis e il concerto dal titolo “La mano dell’arco” con musiche di, tra gli altri, Fontana, Frescobaldi e Gabrieli per una coproduzione con il Festival Anima Mea. Il sabato successivo, 17 ottobre, l’appuntamento è alle 21 alla chiesa del Pio Suffragio, sempre in prima nazionale, con “Musica estense: stravaganza olandese” a cura dell’ensemble Francesco I con interpreti, come da titolo, italiani e olandesi (oltre che spagnoli). Infine, sempre alla chiesa del Pio Suffragio, giovedì 22 alle 21 si terrà una serata dedicata agli “Strumenti di Assisi della collezione del Sacro Convento” con l’ensemble Heliantus e strumenti come l’ornetto, il cornettino e la dulciana.

La Theresia Youth Baroque Orchestra a Rimini La Sagra Musicale Malatestiana ha varato una nuova iniziativa che consiste nella produzione di un film documentario dedicato a Zoroastre, tragédie lyrique di Jean Philippe Rameau interamente girato all’interno dei monumentali spazi offerti dal Teatro Galli di Rimini. Durante le fasi di realizzazione il pubblico sarà ammesso sul set per assistere (16 e 17 ottobre) alla prima esecuzione in tempi moderni di una sequenza di pagine tratte dall’opera e affidate alla Theresia Youth Baroque Orchestra diretta da Claudio Astronio. La regia è di Gianni di Capua mentre all’attrice Galatea Ranzi è stato affidato il filo della narrazione.

CLASSICA/3 AL BONCI

DI

CESENA

IL CONCERTO -SPETTACOLO SULL’OPERA DI

GUSTAV MAHLER

Proseguendo nell’originale progetto di costruire proprie produzioni musicali, il Teatro Bonci di Cesena ha promosso, nell’ambito delle celebrazioni della morte di Renato Serra, la realizzazione da parte del Conservatorio di Cesena di un concerto in forma di spettacolo. Il titolo, Abschied, rimanda all’opera di Gustav Mahler Il canto della terra, composta tra il 1908 e il 1909, per orchestra sinfonica e due cantanti. La composizione è eseguita dall’ensemble Metamorphosen del Conservatorio di Cesena, guidato dal maestro concertatore Paolo Chiavacci (nella foto). L’appuntamento è per domenica 18 ottobre al Bonci e segna l’avvio della stagione del Teatro musicale.

CLASSICA/4 GIOVANI IN VETRINA E IL PRIMO VIOLINO DELLA SCALA AL RIDOTTO DI RAVENNA Torna “Giovani in musica”, progetto dell’associazione Mariani di educazione alla musica rivolto principalmente al pubblico giovanile, con la finalità di valorizzare i migliori giovani talenti musicali della Romagna. La rassegna, che si dipanerà dall’1 al 22 ottobre in sette appuntamenti pomeridiani (ore 17) tutti i lunedì e i giovedì alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna, sarà incentrata sul tema “Tra Impressionismo e Simbolismo”. Dal 25 ottobre al 20 dicembre si rinnova invece la tradizione dei matinée in musica, con i sette appuntamenti dei “Concerti della Domenica” (inizio ore 11 sempre alla sala Corelli), che manderanno in scena solisti ed ensemble con una carriera internazionale già avviata o consolidata da anni. A inaugurare la rassegna il celebre violinista Francesco Manara, primo violino dell’Orchestra del Teatro alla Scala, in duo con l’emergente pianista ravennate Cesare Pezzi.

ANTICO E BAROCCO CON L’ACCADEMIA TRA BAGNACAVALLO E RAVENNA Continuano le rassegne di musica antica organizzata da Accademia Bizantina. Alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna domenica 4 ottobre (ore 11) i riflettori saranno puntati sull’ensemble Arsenale Sonoro con musiche di Bach e Telemann (lo spettacolo verrà riproposto alle 17 alla chiesa di San Girolamo di Bagnacavallo); Beethoven, Farrenc e fortepiano è invece il tema del concerto dell’11 ottobre (ore 11) affidato al quintetto Il Tetraone; a chiudere la rassegna della domenica mattina di Ravenna, il 18 ottobre, tornerà Accademia Bizantina, che si metterà sulle tracce dei Musicisti italiani nella Londra di Händel. Da segnalare anche la chiusura di San Girolamo a Bagnacavallo l’11 ottobre, alle 17, con l’ensemble Lira Celeste. Il soprano Laura Folli, accompagnato dalla viola da gamba di Cristiano Contadin, dall’organo di Francesco Baroni e dalla tiorba di Tiziano Bagnati, eseguirà musiche di Couperin e de Lalande.


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TEATRO

L’INTERVISTA

Masque, il teatro tra movimento, filosofia, ricerca Torna il festival Crisalide, organizzato dalla compagnia forlivese: «Un luogo dove ragionare sul processo creativo» di Matteo Cavezzali

Dal 1992, Masque teatro resiste come presidio di un teatro che non è teatro, una realtà conosciuta in tutta Italia, ma poco riconosciuta dai sistemi teatrali tradizionali. Lorenzo Bazzocchi è l’anima del gruppo. “Non è successo niente, è ciò che stiamo diventando” è il titolo che avete scelto per la ventiduesima edizione di Crisalide, il festival teatrale che si terrà a Forlì dal 1 al 4 ottobre, a cosa allude un titolo così sibillino? «Le parole del titolo vengono da riflessioni nate da Gilles Deleuze e Félix Guattari in Che cos’è la filosofia. Un testo di difficile lettura che ci accompagna da anni. Tentiamo di trovare una tematica, un titolo, per definire il luogo all’interno del quale stiamo. Non vuole però essere un modo di indirizzare la ricerca su un tema prescelto. Cerchiamo di raccogliere le nuove tensioni del panorama italiano. Cerchiamo di dare uno sguardo al mondo europeo della Danza in collaborazione con il Teatro Diego Fabbri. Tra i molti artisti ci sarà anche il coreografo greco-berlinese Kat Válastur che lavora sul concetto di divenire in movimento attraverso l’esplorazione dello spazio, dice che con il suo corpo tenta di esplorare nuovi mondi e terre sconosciute. La scenografia è una stanza esplosa, ha portato 180 kg di piastrelle per la scenografia». È un festival di teatro senza nemmeno uno spettacolo teatrale, una scelta radicale? «Esatto. Ci saranno solo performer e danzatori, nessuno spettacolo di teatro, ma non credo sia una scelta radicale. Negli ultimi sei, sette anni ci stiamo avvicinando al teatrodanza. La drammaturgia teatrale che ci interessa è quella fatto con il movimento. Non è che non ci siano spettacoli validi che partono da un testo, ma la nostra è una scelta». Pensa che ci sia una frattura tra il teatro di testo e quello di movimento? «La ricerca per anni tendeva a coniugare diverse forme di teatro, ora c’è un ritorno al testo, una scelta legata anche a difficoltà di produzioni con scenografie invasive per i costi elevati che oggi nessuno può più sostenere. Così si torna a canoni del dialogico e alla letteratura teatrale. Stanno passando alla ricerca del testo teatrale anche registi che negli anni ’90 erano sempre stati “contro”. Credo che ci sia però ancora una grande tensione, anche nuove generazioni, verso il teatro di movimento che non va dimenticata». Il teatro performativo non è però una tendenza degli ultimi anni, sta diventando una forma ancora più di nicchia? «Il problema è che il sistema tea-

Sopra Silvia Costa, “A sangue freddo”. Sotto: Kat Vàlastur (Grecia) in “Gland”. Qui sotto Lorenzo Bazzocchi in scena per lo spettacolo dedicato a Nikola Tesla

trale è asfittico e favorisce le storie, ed è contro il teatro astratto. Si guarda solo al numero di spettatori. Basta guardare alle Stagioni anche a Cesena, Forlì e Ravenna. Ci si rifà al luogo comune che ciò che è astratto non abbia senso, che è come dire che Mondrian, Mirò o Kandynsky non valgono niente perché sono astratti… è come quando alla dodecafonia di Schoenberg si preferivano i Nibelunghi di Wagner. Ci sono differenze di budget incredibili tra la sperimentazione, che è ignorata, e il mantenimento del teatro del passato, legato alla borghesia. Borghesia, sì, che è un termine obsoleto, ma che a teatro detta ancora i suoi gusti». E i nuovi gruppi teatrali? «La Legge 13 dell’Emilia Romagna di fatto chiude per i prossimi 15 anni ai nuovi gruppi teatrali. Si vuole fare tabula rasa. Lo si vede a Rimini e a Ravenna, senza aiuti delle amministrazioni non si va avanti, e gli aiuti sono ridicoli. Quello che dicono le amministrazioni è “ci sono dei buoni gruppi già finanziati, ne abbiamo abbastanza, perché sprecare altro denaro per il teatro” e così impediscono il nascere di nuove compagnie. L’unico nuovo gruppo che ce la sta facendo sono i figli della Raffaello Sanzio… Possibile che in città di 120 mila abitanti ci vogliano venti anni per vedere un gruppo teatrale nascere? Poi si vedono eventi come la Notte Verde in cui si spendono in una sera quindici volte di più che il budget complessivo di festival

internazionali. È puro populismo». Perchè allora vale la pena continuare a fare teatro? «È difficile, è faticoso, ma è amore. È un sogno che porteremo avanti finché riusciremo. Spero che i giovani possano sognare di fare teatro, possano sperare che un giorno il teatro non sia un passatempo, ma possa diventare la loro vita. Questa è una speranza che va aiutata. Nuove generazioni cercano di uscire da forme restrittive. Crisalide è luogo dove ragionare sulle cose e sul processo creativo, grazie anche ai workshop. Quest anno ci sarà la danzatrice brasiliana Aline Correa che proviene dalla breakdance. Lei lavora sul concetto di caduta, come morte e resurrezione. Il vostro ultimo spettacolo è sullo scienziato che ha sfidato le regole della scienza per dimostrare che era possibile un’altra strada distinta da quella “imposta”: Nikola Tesla. Sembra che si colleghi con quello di cui stavamo parlando… «La questione politica c’entra molto con la vita di Tesla, con i suoi studi si potrebbero realizzare molte cose, come le macchine elettriche, che di fatto sono stati affossati dalle sette sorelle del petrolio». Da sempre un vostro tratto stilistico è l’utilizzo di macchinari in scena, ma questa volta sembrano anche molto pericolosi… «Sì, è uno spettacolo pericoloso, ci sono tensioni di elettricità alte. Un

«La sperimentazione

è ignorata per ragioni di budget e c’è un ritorno al teatro borghese

»

IL PROGRAMMA Giovedì 1 ottobre ore 21, Kat Válastur (Grecia), GLAND - The marginal sculptures of Newtopia_danza* ore 22, Rocco Ronchi / Paolo Godani Il canone della vita. Deleuze e la linea minore_filosofia Venerdì 2 ottobre ore 21, Alessandro Carboni, Being in here, in what will no longer be_performance ore 22, Silvia Rampelli / Habillé d’eau, Courtesy of_video ore 23, Manuel Zurria, musica Sabato 3 ottobre ore 21, Silvia Costa, A sangue freddo_danza ore 22, Florinda Cambria, Essere sul punto_filosofia ore 23, MK / Roberta Mosca, S U B. IV_danza Domenica 4 ottobre ore 21, Aline Corrêa (Brasile), Resistência_danza* ore 22, Gianluca Gentili, Bloom_musica Fabbrica delle Candele - piazzetta Corbizzi 30 Forlì. Workshop di danza e fotografia, info e iscrizioni: masque@masque.it - 393 9707741.

milione di volt. È necessario fare molta attenzione, non ci si può distrarre. In scena si fa scorrere corrente elettrica senza fili, è la riproduzione di un vero esperimento di Tesla, che fu il primo in Europa a realizzarlo. Le macchine che utilizziamo sono di nostra costruzione, come sempre. La macchina per me è un paesaggio, un meccanismo ambiente in coerenza con la sua tensione. Siamo lontani da un teatro che può andare in ogni posto. I teatri sono luoghi neutri, senza anima, noi sentiamo che l’attore dovrebbe essere all’interno di una nicchia, come le sculture del Buonarroti. Per questo costruiamo dei luoghi. Quello di Tesla è un amore per il fantastico, ha dimostrato che la realtà non è solo quello che vediamo ogni giorno, ma c’è qualcos’altro, come un’onda elettrica. Tutto questo fa parte di un meraviglioso che Tesla ha portato ad estremi livelli». Dicevi che il teatro è uno spazio prima di tutto. In questi giorni sarà riaperto il vostro storico spazio della falegnameria, dopo i lavori. Cosa è cambiato? «Sarà rinnovato. Dal 2000 siamo alla ex-falegnameria, ma lo spazio era attrezzato solo per 90 persone, ora dopo i lavori ne potrà ospitare 150. Apriremo ad ottobre provvisoriamente, ma la vera inaugurazione sarà a gennaio. Verrà anche la figlia di Félix Guattari, il medico e filosofo a cui abbiamo deciso di dedicare la sala».


TEATRO

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FAENZA

BAGNACAVALLO

La Finocchiaro in anteprima con Calendar Girls La stagione del teatro Masini di Faenza, dal 16 al 18 ottobre sempre alle 21, si apre con l’anteprima nazionale di Calendar Girls, primo adattamento teatrale italiano dell’omonimo film, interpretato nei ruoli principali da Angela Finocchiaro e Laura Curino. La storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, è quella di un gruppo di donne fra i 50 e i 60 anni, membre del Women’s Institute (la più grande organizzazione di volontariato delle donne nel Regno Unito), che si impegna in una raccolta fondi destinati a salvare un ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro e lo fa posando senza abiti ottenendo un successo straordinario.

Le madri e figlie di Due partite Ad aprire il sipario della nuova stagione del Teatro Goldoni a Bagnacavallo sarà la prima nazionale di Due partite, celebre testo di Cristina Comencini, qui interpretato da un “poker” di giovani attrici: Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Giulia Michellini e Giulia Bevilacqua dirette da Paola Rota. Le protagoniste di Due partite sono donne che si proiettano madri, madri che immaginano come saranno le loro figlie, figlie che hanno assunto, mangiato e digerito le proprie madri per farsi donne autonome, diverse, opposte, e sorprendentemente vicine (giovedì 29 ottobre alle 21).

RAVENNA/1 ANCHE NICOLA VAPORIDIS

RAVENNA/2 NELLA COMMEDIA PER

LUCÉ

Anche tre attori noti al grande pubblico grazie alla loro attività in televisione e sul grande schermo saranno protagonisti insieme alla ravennate Laura Ruocco sul palco del teatro Alighieri di Ravenna il 23 ottobre alle 21 per la commedia Finché giudice non ci separi. Si tratta di Nicola Vaporidis (celebre per le Notti prima degli esami), Luca Angeletti e Augusto Fornari (qui anche in veste di regista e accompagnato anche dal fratello Toni). La data ravennate ha anche finalità benefiche essendo organizzata con la Fondazione Onlus Lucé che ha lo scopo di migliorare la vita dei malati di cancro. Biglietto tra i 20 e i 25 euro (info 0544 249244 e 339 174706). In collaborazione con Reclam edizioni srl.

TORNA

A

VULKANO AMORE

E ANARCHIA DEL TEATRO DELLE ALBE

Fino a giovedì 15 ottobre nello spazio VulKano di San Bartolo, a Ravenna, tornerà in scena lo spettacolo Amore e Anarchia del Teatro delle Albe che fa rivivere due personaggi di fine ‘800, cresciuti in una Ravenna attraversata, come il resto del Paese, da sconvolgimenti politici e umani: le imprese garibaldine, l’ideale repubblicano, la caduta del governo dei papi, l’unità d’Italia, in uno spettacolo che ha riscosso enorme successo lo scorso anno. Il testo è di Luigi Dadina e Laura Gambi, in scena ci sono Dadina stesso con Laura Marangoni. Repliche tutti i giorni eccetto il 5 e il 12 ottobre. Inizio spettacolo ore 21, domenica ore 15.30, venerdì 2 e sabato 3 ottobre ore 19.

Centro Iperbarico Ravenna

L’ossigenoterapia iperbarica può essere utile per curare le ulcere venose? Pubblichiamo dal blog del Centro Iperbarico di Ravenna la domanda di Giuseppe, che chiede un consiglio per sua madre, che soffre di ulcere venose. Risponde Klarida Hoxha dello staff del Centro Iperbarico. «Da quasi due anni mia madre cerca di curare il suo male ma senza risultato. Dopo svariate visite da dermatologi e chirurghi vascolari non siamo riusciti ad avere i risultati sperati, anzi, la situazione continua a peggiorare. Le sono state somministrate un sacco di creme senza ottenere nulla. Volevo capire come funziona la camera iperbarica, quante sedute mediamente servono per un problema come quello di mia madre e quali possono essere le controindicazioni.» Risponde Klarida Hoxha: «Gentile Giuseppe, grazie per averci contattato. Mi dispiace per il problema della mamma che dura ormai da tempo causando grande sofferenza per entrambi. Le medicazioni e le creme sono secondarie nel trattamento dell’ulcera venosa, infatti è la compressione (bendaggio) il trattamento più importante per condurle alla guarigione. La compressione si può ottenere in diversi modi: con bendaggi elastocom-

pressivi a multistrati, bende a lunga o corta estensibilità e bendaggi tubolari elastici. In caso di ulcere di difficile guarigione, la compressione ideale è ottenuta dal confezionamento di un bendaggio multistrato da un operatore esperto, in quanto un bendaggio eseguito male può essere pericoloso per la gamba. La pressione esercitata dal bendaggio deve essere graduata, con la pressione più alta (circa 40 mm Hg) alla caviglia, e la pressione più bassa (circa 18 mm Hg) sotto il ginocchio: aumentando la pressione idrostatica dell’arto si riduce contemporaneamente la pressione venosa superficiale. Al Centro iperbarico di Ravenna gli infermieri esperti nella cura delle ulcere eseguono in media circa 50 bendaggi di vario tipo ogni giorno. Le bende utilizzate hanno lo scopo di ridurre l’infiammazione, ridurre l’edema e assicurare una compressione idonea; queste vengono associate a medicazioni che variano a secondo del tipo di ferita. Il trattamento iperbarico può servire come preparazione dell’ulcera alle procedure ricostruttive oppure nel caso di presenza di fattori di compromissione (ad esempio la sovrainfezione). La terapia iperbarica viene prescritta successivamente alla terapia compressiva, dopo aver svolto uno studio vascolare con adeguato iter diagnostico. Durante le visite di controllo si rilevano con precisione la misura dell’area dell’ulcera e il tipo di fondo della lesione secondo i criteri di Falanga, solo a questo punto viene stabilito il protocollo terapeutico da seguire e il numero di sedute di camera iperbarica necessarie per la persona.

Per quanto riguarda le controindicazioni, il medico in prima visita valuta i pazienti con un’anamnesi approfondita e nel caso di problemi ai vari organi (cuore, occhi, polmone ecc) richiede gli esami di accertamento o la consulenza dei vari specialisti prima di prescrivere la terapia iperbarica. Per maggiori informazioni può contattare la segreteria del centro iperbarico al numero 0544/500152.

Centro Iperbarico di Ravenna

via A. Torre 3 - Ravenna tel. 0544 500152 segreteria@iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravennablog.it www.facebook.com/centroiperbarico.ravenna


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CINEMA

FORLÌ/1

FORLÌ/2

Dieci giorni di corti dal mondo

Liliana Cavani e le donne sotto le dittature

Dodicesima edizione per il festival con lavori provenienti da 117 paesi

Da in alto a sinistra: Guida (Urbes Rosana, Brasile); Me ei vieteta joulua (Ahmed Khadar, Finlandia); French Touch (Cheng Xiaoxing, Cina); Avemaria (Basil Khalil, Palestina, Francia, Germania)

È giunta alla dodicesima edizione il festival Sedicicorto organizzato dall’omonima associazione per la direzione artistica di Gianluca Castelli e che si svolge nella città di Forlì in vari luoghi, dall’Apollo di via Mentana all’Atrium alla Fabbrica delle candele. Oltre 4mila i film che hanno partecipato alla selezione da un totale di 117 paesi. 215 i titoli selezionati per le quattro sezioni competitive (Movie, di film internazionali di fiction e documentari, Animalab, film internazionali di animazione e sperimentali, Animare, film internazionali di animazione per bambini e Cortitalia, film nazionali di qualsiasi genere) per cui sono previsti premi in denaro e le 10 sezioni

fuori competizione. Nei dieci giorni di proiezione dall’8 al 17 ottobre ci saranno 32 anteprime nazionali oltre a workshop, incontri, premiazioni. A questo proposito vale la pena citare la giuria composta da undici membri tra cui Sílvia Ferran Salvadó, Co-direttrice del Festival FEC_Reus European Short Film Festival (Spagna), Olha Reiter, direttrice esecutiva di Lviv Film Commission and Film Fund, Morvern Cunningham del Glasgow Short Film Festival, Christian Inaraja Genís, Co-direttore del Festival FEC_Reus European Short Film Festival (Spagna), Rita Capucho dell’Università di Coimbra e del Film Festival di Avanca.

Per la seconda edizione del Novecento Festival a Forlì, dedicato questa volta al tema “Le donne nei regimi totalitari”, oltre al programma di conferenze, mostre e incontri che coinvolgono storici ed esperti del settore, è prevista anche una breve rassegna cinematografica sul grande schermo. Si comincia lunedì 12 ottobre alle 20.30 e alle 23, alla Biblioteca Saffi, con Storia del Terzo Reich (I) di Liliana Cavani (introduce Francesca Brignoli), mentre martedì 13 ottobre, sempre agli stessi orari e nello stesso posto si potrà assistere alla seconda parte. Mercoledì 14 ottobre. alle 17 e alle 19, al Centro culturale San Francesco Magda Martini introduce Liberatori e liberate di Helke Sander mentre la sera, alla Biblioteca Saffi, sul grande schermo ci sarà sempre Liliana Cavani ma con Età di Stalin (I) (la seconda parte sarà proiettata la sera seguente). Venerdì 16 ottobre alle 21 e alle 23.30, al Cinema Saffi di Forlì, lo scrittore Gianfranco Miro Gori introdurrà invece il recente Vincere di Marco Bellocchio che ruota attorno a Benito Albino Dalser, figlio del dittatore Benito Mussolini (Filippo Timi) e di Ida Irene Dalser (Giovanna Mezzogiorno). Gran finale sabato 17 ottobre quando alle 17 e alle 19.30, al Cinema Apollo, sarà proiettato La donna nella Resistenza (1965) di Liliana Cavani alla presenza della regista che dialogherà con Valerio Caprara e Andrea Bruni (in collaborazione con Biblioteca Saffi).


CINEMA

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15 di Albert Bucci *

“Soffro di Sindrome di Morte Parziale. Quello che ho fatto durante la mia condizione senza trattamento medico non è colpa mia.” “Questo posto non accetterà mai persone come noi. Mai.” Il mese di Ottobre termina con la festa di Halloween, che per il cinema a Ravenna significa Ravenna Nightmare, il festival di horror e fantascienza che dirigo e che, gioiendo della anti-scaramanzia del 13mo anno, continua a sfidare le paure e i tabù più espliciti della psiche e dell'esistenza umana. Il Cinema non è più solo fatto di film da 90 minuti che escono in sala. In particolare, la televisione non è più, come un tempo, il grande nemico del cinema: e questo è evidente nelle serie tv, opere sempre più complesse e raffinate che attingono sempre più dal cinema, tanto che si può parlare di una vera e propria invasione del Cinema dentro la televisione. La tv, per migliorare se stessa, ha infatti usato la più semplice delle ricette: adottare il linguaggio, le tematiche e le forme artistiche del Cinema. Ecco perché, tra i tanti film che il Nightmare proporrà, sono particolarmente felice di una speciale anteprima nazionale della lunghezza di 9 ore: la proiezione integrale della Serie TV inglese In The Flesh (1a stagione 2013 - 2a stagione 2014), prodotta dalla Bbc e tuttora inedita in Italia, vincitrice del Bafta 2014, l'equivalente dei David di Donatello in Gran Bretagna. In The Flesh non assomiglia a nessun'altra serie Tv o film sugli zombie; ed è forse la sua geniale originalità che, paradossalmente, non l'ha ancora portata sulle televisioni italiane. Il genere è quello del film zombie post apocalisse, ma secondo un punto di vista radicalmente diverso, che parte da dove di solito i film sugli zombie finiscono: come trovare la soluzione al problema. Dopo il “risveglio” dei morti, la loro trasformazione in zombie e una lunghissima guerra tra umani e morti viventi costata migliaia di vittime, gli zombie erano stati definitivamente sconfitti. Ma non tutti sterminati, perché gli zombie sopravvissuti avevano pur sempre famiglie e amici che non hanno mai spesso di sperare che forse un giorno, per miracolo, sarebbero tornati “normali”. In the Flesh parte da questo “miracolo” della scienza. Dopo anni, si è finalmente trovata una cura medica per curare gli zombie, riportarli alla ragione e reintegrarli nella società. La medicina, con pruderie tutta britannica, li definisce sofferenti da “Sindrome di Morte Parziale” (Partially-Deceased Syndrome, acronimo PDS); devono portare lenti a contatto colorate e spalmarsi creme abbronzanti per attenuare i loro tratti irrimediabilmente zombie; e rimangono comunque degli zombie, dei nonmorti-viventi a cui è stata ridata la ragione e la personalità. Il giovane 19enne Kieren è uno di questi ex-zombie. Si era suicidato dopo che il suo miglior amico era morto come soldato in Afganistan; risorto come zombie, uccise molti

HORROR

Straziante e commovente In the Flesh Le nove ore della serie cult della Bbc in proiezione a Ravenna a fine ottobre esseri umani, scampò alla morte durante la guerra, fu internato in un ospedale-carcere dove fu cavia per gli esperimenti medici. E adesso, dopo la cura e il trattamento, è tornato alla ragione. Quando i medici lo dimettono, per Kieren inizia la sfida più difficile, la stessa di tutti gli ex-zombie: tornare a vivere nella propria casa, con la sua famiglia, nel piccolo villaggio natale di Roarton, ma in un ambiente ostile per il quale lui è solo un “marcio” zombie che ha ucciso amici e parenti, a malapena da tollerare (nel pub del paese campeggia la scritta “si servono solo umani”), se non da ammazzare definitivamente in spedizioni notturne gestite da gruppi paramilitari di ex combattenti reduci dalla guerra umani vs. zombie. I genitori deboli e imbelli non riescono a capire la “diversità” di un figlio ex-zombie; i vicini lo evitano come un infetto; l'a-

L’EVENTO A RAVENNA HALLOWEEN DIVENTA NIGHTMARE, IL FESTIVAL DELL’ORRORE Con Halloween a Ravenna torna il cinema horror del festival Nightmare, giunto quest’anno alla tredicesima edizione e che si svolgerà dal 28 ottobre al 1 novembre al Palazzo del Cinema di Ravenna in Largo Firenze. Il RNFF è il più importante appuntamento italiano per il cinema di genere horror e fantastico. Evento principale del Festival sarà il Concorso Internazionale per lungometraggi; e poi anteprime, eventi speciali, retrospettive e incontri, che per una settimana renderanno Ravenna capitale italiana del cinema horror. Da segnalare l'omaggio al grande Alfred Hitchcock, padrino simbolico di questa 13ª edizione; le esilaranti Nightmare Lectures dello scrittore Valerio Evangelisti; e la proiezione integrale della serie TV inglese In The Flesh, evento speciale del festival. Scritta da Dominic Mitchell, prodotta dalla BBC (2013/2014) e tuttora inedita in Italia, vincitrice di un premio BAFTA, la serie cult rivisita in maniera decisamente originale e non scontata, con notevole pathos, il tema dei morti viventi e della post apocalisse. Il RNFF è promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna in compartecipazione con St/Art produzioni, col sostegno della Regione Emilia-Romagna, col Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Media Partner ufficiale Horror Channel.

Essere zombie diventa immagine in cui

rappresentare tutte le “diversità” e tutti gli abbandonati della Terra: emarginati, malati, pazzi, nemici, terroristi, tutti coloro che sono e saranno sempre extra-di-qualcosa

mata sorella Jem è stata addirittura una delle più famose cacciatrici di zombie durante la guerra. In questa situazione di isolamento, senza poter più contare sugli affetti precedenti, sempre al limite del pericolo, Kieren può solo frequentare altri ex-zombie: tra cui la ribelle e anticonformista Amy, che si definisce con autoironia adoloescenziale la sua BDFF (Best Dead Friend Forever); e il mistico e carismatico Simon, che attorno a sé raduna l'insofferenza e il disagio sociale degli zombie, i nuovi reietti; entrando poi in contatto col misterio-

so Undead Prophet, capo di una setta segreta di zombie a metà strada tra religione e terrorismo che cerca il Primo Risorto, colui che fu il primo morto a risorgere come zombie. Perché fu proprio Roarton la città dove inizià tutto, dove i primi morti tornarono come zombie sulla Terra... In The Flesh non è solo un grande film sugli zombie. È un’opera straziante e commovente, ricca di suggestioni e di rimandi, pervasa di humor nero e crudele. Essere “zombie” di volta in volta diventa immagine in cui rappresentare tutte le “diversità” e tutti gli abbandonati della Terra: emarginati, malati, pazzi, nemici, terroristi, tutti coloro che sono e saranno sempre extra-di-qualcosa. Per chi verrà al festival, ci sarà anche la rara opportunità di poter conoscere gli autori di In the Flesh: lo scrittore Dominic Mitchell e il regista Jonny Campbell, ospiti a Ravenna per il Nightmare. *Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiagtura e Tecniche della Narrazione alla Iulm di Milano e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.


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EVENTI

DAL TRAMONTO

DISCO ALL’APERTO

A Ravenna la Notte è ancora d’oro Sabato 10 ottobre spettacoli, mercatini, concerti e gastronomia fino all’alba Sabato 10 ottobre, dalle 17 alle 5, Ravenna festeggia la sua notte bianca. Si tratta della nona edizione della Notte d'oro, l’evento che offre come da tradizine decine e decine di attrazioni fra arte, musica, teatro, gastronomia e letteratura dal tramonto all'alba fra Piazza del Polo, piazza san Francesco, le vie del centro e fino alla Darsena di città (dove all’ex tiro a segno si terrà una serata sui progetti di riuso di spazi abbandonati). L'edizione 2015 ha in serbo alcuni nomi noti al grande pubblico: il cantante Giuliano Palma, gli attori Ivano Marescotti e Moni Ovadia (vedi pagina 17). Come sempre arte e mosaico avranno un ruolo di primo piano con 11 inaugurazioni di mostre, tutti i monumenti aperti e visite guidate, mercatini, e decine e decine di concerti per quanti sono i locali pubblici che anno dopo anno contribuiscono ad animare questa lunga notte autunnale. Da segnalare anche il mercatino “Fatto ad arte” tra i portici di piazza Caduti e via Ricci, la fiera degli artigiani in piazza XX Settembre, via Mazzini che si trasformerà nella via degli Artisti e l’apertura straordinaria del museo del Risorgimento di via Baccarini con figuranti garibaldini. Dal punto di vista gastronomico, torna in piazza Einaudi il cartoccio di fritto misto mentre in piazza del Popolo dalle 18 all’1 “La porchettata d’oro di Ariccia”. Per tutti i dettagli aggiornati www.lanottedoro.it.

IN

PIAZZETTA SI BALLA COL

BBK

I due locali del litorale ravennate, Matilda e Bbk, uniscono le forze per la Notte d’oro e portano la discoteca in centro a Ravenna, nella piazzetta dell’Unità d’Italia (adiacente la centralissima piazza del Popolo), presso il Caffè Nazionale che organizza l’evento. Dalle 19 parte l'aperitivo con le sonorità di Matteo Manzoni, mentre dopo la mezzanotte si terrà la tradizionale Kuduro Night del Bbk, con Mauro Catalini & Hot Boys. C'è anche la possibilità di prenotare tavoli. Infoline: 338 6509800.

JUNIOR ANIMAZIONI,

FESTE E NARRAZIONI PER I PIÙ PICCOLI

La Notte è d’Oro anche per i più piccoli. Diversi gli appuntamenti pensati per i bambini. Alle 18 all’Almagia “Le arti della marionetta”: festa della nuova stagione teatrale e presentazione delle attività (ingresso libero). Alle 20.30 agli antichi Chiostri Francescani (via Alighieri) “Racconti e meraviglie”: narrazioni per bambini di Vladimiro Strinati. Alle 17.30 alla Domus dei Tappeti di Pietra (via Barbiani) “Una danza sull’acqua”: visita guidata dedicata ai bambini con Silvia Togni (ingresso 5 euro). In via Antica Zecca animazioni per bambini dalle 17 alle 19. Dalle 18 all’1 al piccolo museo di Bambole e altri Balocchi “Caramelle e cioccolatini a tutti i bimbi” (ingresso 2,50 euro).

Dalle 18:00 alle 3:00

MUSICA SOUL JAZZ E BLUES con Andrea dj e Canna dj Cena con scelta di piatti misti a 6€ Ore 24 BOMBOLONI CALDI!

Alex&Paul via A. De Gasperi, 11 - Ravenna Tel.

0544 34713

Facebook: Alex

& Paul

10 ottobre NOTTE D’ORO

Per la Notte d'oro aperto fino alle ore 3.00

- Dj Set -

Aperti fino alle 3 Ravenna, via Corrado Ricci 37 tel. 0544/37410 - cell. 348 016 9185 facebook: Teodora Caffè

CORSO CAVOUR 79, RAVENNA, ITALIA

TEL. 0544 30154


EVENTI

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17 LA MUSICA

VISITE GUIDATE

In piazza Giuliano Palma

L’ANTICO

PORTO DI

L’ORO

CLASSE

La Notte d’Oro si aprirà alle 18 di sabato con la musica e le dirette di Radio Studio Delta in piazza del Popolo dove alle 22.30 è atteso Giuliano Palma in concerto. Diversi i momenti musicali organizzati dal Comune di Ravenna: nella Basilica di San Vitale alle 18 “Note d’oro in preghiera” con i Cantori di San Vitale e alle 22 il concerto d’organo “Tessere veneziane”; al Museo d’arte della città alle 19 Enri Zavalloni “Italo con organo tour”. Altri live nei diversi locali del centro di Ravenna, dalle 18 fino a notte fonda.

IL RACCONTO

Tra Moni Ovadia e Marescotti Moni Ovadia è l’ospite di RavennaPoesia per la Notte d’Oro: l’attore, oratore e musicista sarà protagonista al palazzo dei congressi di Largo Firenze dalle 21. In contemporanea, al teatro Rasi una serata dedicata a Raffaello Baldini e Fabrizio De André: “due grandi poeti del ‘900” con l’attore Ivano Marescotti, il gruppo musicale Bandeandré e la voce narrante di Cristiano Colinelli. Dalle 21 in avanti agli Antichi chiostri francescani verrà invece proiettato lo spettacolo di videomapping 3D di Andrea Bernabini ispirato all’Inferno della Divina Commedia. Infine, dalle 18 in piazza San Francesco incursioni poetiche di Livia Santini.

CLASSE

Alle 17, 19, 20 e 21 all’antico porto di via Marabina 7 (Classe), senza prenotazione, 5 euro/persona (gratuito fino a 6 anni). DI

Alle 18 all’antico porto di via Marabina 7 (Classe), itinerario agli scavi con particolare riferimento a tutti gli oggetti in oro, argento e altri metalli, costo 8 euro (incluso biglietto).

RAVENNA LETTERARIA: DANTE ALIGHIERI E LA VIA

ALLA DOMUS

DEI

TAPPETI

Festival e monumenti aperti La Notte d’oro è anche cultura, a Ravenna, con il festival biennale internazionale di mosaico contemporaneo “Ravenna mosaico” (vedi pagina 24) e altre installazioni realizzate appositamente per la serata. Sarà anche l’occasione per visitare i monumenti di Ravenna con aperture speciali dalle 20 alle 24 del Mausoleo di Teodorico, il battistero degli Ariani, il museo nazionale e la basilica di Classe, mentre la basilica di San Vitale resterà aperta dalle 20 alle 22 e dalle 23 alle 24 (quando non si terranno i concerti). Dalle 10 alle 24 saranno aperti anche tutti i siti di RavennAntica (l’antico porto di Classe, la domus dei Tappeti di Pietra, Tamo, Cripta Rasponi e giardini pensili).

DI

PIETRA

Via Barbiani, ingresso chiesa Sant’Eufemia. Alle 21 “Una domus aurea nell’età d’oro di Ravenna”, senza prenotazione, costo 5 euro (incluso biglietto).

LA

BIBLIOTECA DELL’ARCHITETTO

MORIGIA

Alle 18 all’aula magna della biblioteca Classense: visia guidata alla mostra, ingresso gratuito.

TESORI

NASCOSTI... AL MUSEO NAZIONALE

Alle 21 al museo nazionale di via San Vitale 17, prenotazione obbligatoria entro venerdì 9 ottobre: pm-ero.munazionale-ra@beniculturali.it.

ONORIO BRAVI: RAVENNA

IL MOSAICO

DEI POETI

Alle 17.15 allo Iat di piazza Caduti, prenotazione obbligatoria 0544.482838/35404, costo 6 euro/persona (gratuito fino a 10 anni).

FANTASTICA

Alle 21 sala Manica lunga della biblioteca Classense di via Baccarini 3a, visita guidata alla mostra.

LA

COMPAGNIA DEI NUMERI PRIMI

Alle 21 e alle 23 di fronte alla Domus dei Tappeti di Pietra di via Barbiani, itinerario cabalistico legato ai numeri della città, costo 8 euro (incluso il noleggio di radioguide).

RAVENNA

A SCATOLA CHIUSA

Alle 21 e alle 23 in largo Chartres (angolo con via De Gasperi), itinerario a sorpresa in sette punti semi nascosti e poco conosciuti di Ravenna e legati a fatti e persone della città, costo 8 euro (incluso il noleggio di radioguide).


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LIBRI

SAGGISTICA

Flavio Caroli e l’arte vista dai grandi maestri Lo storico ravennate, volto noto della tv, sarà presto in libreria con un nuovo volume per Mondadori La storia dell’Italia è la storia della sua arte. Non tutti però la raccontano allo stesso modo, per questo c’è chi ha voluto ribadire quale sia la “vera” storia dell’arte italiana, che non è quella delle aste, e nemmeno quella dei musei chiusi, ma è quella delle opere viste e toccate da vicino. Flavio Caroli, ravennate di origine, è uno dei volti più noti tra gli storici dell’arte italiani. Docente universitario e divulgatore televisivo Caroli ha deciso di dare voce ai maestri della storia dell’arte con il suo nuovo volume Con gli occhi dei maestri che uscirà tra i Saggi Mondadori e che presenterà a Ravenna il 20 novembre alla Sala D’Attorre. Qual è stata per lei l’importanza di avere buoni maestri? «Per me hanno avuto una importanza decisiva, tutti, quelli che ho conosciuto e quelli che ho solamente letto. Per primo Longhi, che è il “nonno” di tutti gli storici dell’arte italiani, poi Arcangeli il “padre”, con cui mi sono laureato. Poi Graziani, che ha una storia straordinaria, era il primo allievo di Longhi, e morì a soli 27 anni nel ’43 dopo aver fatto dello cose fondamentali. Suo figlio, che era appena nato quando il padre morì, diventò poi mio grandissimo amico. Anche lui ebbe una fine infausta, perché morì suicida. Poi parlo di Briganti, maestro romano dell’eleganza della storia dell’arte. Morto Arcangeli c’era una insoddisfazione perché la scuola italiana stava diventando attribuzionista, a me non bastava. Io credo in una storia dell’arte delle idee, prima di tutto. Per questo per me è inoltre molto importante il lavoro con Gombrich, che contattai per proseguire questi studi assieme e che

«Assolutamente sì. Ognuno di loro a modo suo. Quando Bassani descriveva Longhi diceva “non sembra un professore, ma sembra un artista”. Graziani padre e figlio hanno storie da storici e da artisti. Arcangeli poi era un poeta! Briganti era un artista a modo suo, appassionato all’arte antica e anche a quella contemporanea. Gombrich era un artista mitteleuropeo, l’equivalente dei grandi scrittori inglesi della sua generazione». Cosa caratterizza la linea che distingue la storia italiana dell’arte di cui lei parla dalla altre? «Non esiste una storia dell’arte, ne esistono molte, perché ogni storico fa la sua. Quelle degli storici più autorevoli sono quelle più riconosciute. C’è chi dice la verità e chi racconta delle balle per avvalorare le proprie idee. Questo è il punto di fondo. La linea mae-

stra Longhi-Graziani-ArcangheliBriganti è la miglior scuola italiana. Come dice la fisica per due punti passa solo una retta, qui i punti sono quattro, ma la retta è comunque una sola. Si contraddistingue da altre scuole per il rap-

«Oggi la critica italiana è la più futile di tutte. Finita quella grande scuola i critici hanno lavorato per il mercato, anzi il mercatino, dell’arte

»

frequentai per tutta la vita. Da questo ceppo derivano tutti i miei studi. Spesso i lettori si appassionano alle vite degli artisti, pare però che anche le vite degli storici dell’arte siano altrettanto interessanti…

porto fisico con l’opera, un rapporto d’occhio che mantiene un rapporto di idee. La linea invece mitteleuropea è una linea di pure idee». Insomma vuole dire che la scuola italiana è più concreta? «Più concreta lo era ai tempi di

Sotto: Flavio Caroli. A destra: il ragazzo morso da un ramarro del Caravaggio che fu esposto anche al Mar di Ravenna in occasione di una mostra dedicata a Longhi a cui si deve la riscoperta e la ripresa degli studi sul grande pittore italiano.

Longhi e Arcangeli, poi è diventata la più futile di tutte. Finita quella grande scuola, gli storici italiani hanno lavorato per il mercato, anzi per il mercatino dell’arte, come se fossero in un negozio di antiquariato». Cos’è quindi per lei il ruolo dello storico dell’arte? O quale dovrebbe essere… «Mark Bloch diceva che la storia dell’arte non è un corteo che passa davanti a noi, e lo storico non è quello che guarda questo corteo passare. Lo storico deve stare dentro il movimento e assumere notizie, che possono essere vere o false». Lei è ora uno dei maestri… «Questo lo lascio dire agli altri, faccio quello che posso cercando di capire il passato».

…che cosa direbbe ai suoi “allievi” che diventeranno i maestri di domani? «Bisogna essere ambiziosi. Bisogna cercare di capire il senso della storia. È necessario fuggire dei giochino del para-antiquariato, giochino a cui si è ridotta la grande storia dell’arte italiana». L’insegnamento dell’arte a volte si è arroccato nelle accademie, altre volte si è invece aperto a molti, fino ad arrivare ai grandi numeri della televisione… «Sì, parlando di arte a Che tempo che fa siamo arrivati a tre milioni di spettatori. Lasciando da parte il mio narcisismo, questi numeri significano che molte persone sono interessate all’arte. Vogliono capire come siamo arri-

vati fin qui». Quindi meglio uscire dalle accademie? «Sicuramente sì. Quando l’accademia era altissima, come quella di Ronchi, era un conto. Oggi le accademie sono fatte da figure piccolissime, e lo dico da dentro, visto che insegno anche all’università». In questi giorni ci sono state molte polemiche sulla chiusura dei monumenti e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Che idea si è fatto a riguardo? «L’Italia non si può permettere di tener chiuso quello che è la sua grandezza nel mondo. I custodi però dovrebbero essere qualificati e pagati bene!» Matteo Cavezzali


LIBRI

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FILOSOFIA

LETTERATURA

Tutte le forme del potere Nove incontri Sarà il potere nelle sue diverse forme il filo conduttore della nuova rassegna filosofica pensata da Gustavo Cecchini e promossa dalla Biblioteca Comune di Misano. Nove incontri a partire da venerdì 2 ottobre durante i quali si alterneranno sul palco del cinema-teatro Astra della località riminese illustri filosofi, scrittori e pensatori del nostro tempo. «Oggi – scrivono gli organizzatori – la nostra teoloMichela Marzano è gia è l'economia e nella sua incarnatra gli ospiti della zione economica il potere agisce atrassegna di incontri traverso la persuasività delle sue idee, di filosofia sul e la civiltà che ne nasce è tenuta insiepotere a a Misano insieme a Fusaro, me non dalle idee di bellezza, di verità, Bagnai, Guzzi, di giustizia o di destino, ma dalle idee Cacciari, Sini e di commercio, proprietà, prodotto, molti altri. scambio, valore, profitto, denaro che in modo conscio o inconscio governano la vita dell'uomo occidentale e per imitazione dell'uomo del pianeta. Nelle nostre società “democratiL PROGRAMMA che”, la convinzione comune è di poter controllare l’esercizio del potere attraverso le isti2 Ottobre: Diego Fusaro, Non avrai altra società all'infuori di questa: ideologia e potere tuzioni e la regolamentazione 9 Ottobre: Marco Guzzi, Il potere spirituale del consenso. Invece proprio 16 Ottobre: Alberto Bagnai, La tecnica al potere: intellettuali e democrazia al tempo della crisi gli aspetti più drammatici del23 Ottobre: Michela Marzano, le trappole del cuore: le dinamiche del potere nei rapporti affettila attuale crisi economica in vi atto, che ha condotto sull’orlo 30 Ottobre: Maurizio Viroli, L'illusione del potere della miseria ampi strati delle 6 Novembre: Roberta de Monticelli, Il potere e la realtà : il nuovo volto del realismo politico popolazioni del cosiddetto oc13 Novembre: Massimo Cacciari, il potere che frena cidente evoluto, hanno evi20 Novembre: Luigi Zoja, Potere e paranoia denziato il ritorno del potere 27 Novembre: Carlo Sini, Il Potere della conoscenza nel suo aspetto più rude e barbarico: impalpabile, invisibile, Gli incontri si terranno presso il Cinema-Teatro Astra di Misano Adriatico, via d'Annunzio 20 con astratto, impersonale, ma tutinizio alle 21. Ingresso libero sino ad esaurimento posti. Info: 0541.618484 tavia feroce».

I

Fois, Pincio e Bellocchio: l’ottobre di Palazzo Rasponi Prosegue la rassegna di incontri letterari Il tempo ritrovato, inaugurata da Gianrico Carofiglio a settembre, a Ravenna. Mercoledì 7 ottobre alle 18.30 a Palazzo Rasponi Francesco Magris presenta Al margine (Bompiani). Innovativo economista, Magris, docente all’Università “François Rabelais” di Tours, ridefinisce l’idea di marginalità come limite dello spazio e della morale, divide la virtù dal peccato e il centro dalla periferia. Tommaso Pincio scrittore tra i più innovativi del panorama italiano, mercoledì 14 ottobre alle 18.30, sempre a Palazzo Rasponi, presenta il suo ultimo romanzo Panorama (NN editore) in cui racconta l’amore ai tempi dei social network. Il 21 ottobre, stessa ora e stesso posto, per Marcello Fois e il suo Luce perfetta saga familiare ambientata nella sua Sardegna. Il 28 ottobre, sempre alle 18.30 a Palazzo Rasponi, Violetta Bellocchio parlerà della nuova narrativa femminile presentando la raccolta Quello che hai amato. Undici donne. Undici storie vere. Bellocchio è molto nota per il libro autobiografico Il corpo non dimentica in cui racconta un periodo della sua vita in cui è stata risucchiata nella spirale dell'alcolismo.

NARRATIVA MAURIZIO MAGGIANI OSPITE A LUGO CON IL ROMANZO DELLA

NAZIONE

Appuntamento di spicco della rassegna “Il caffé letterario” a Lugo per il mese di ottobre è quello di lunedì 12 alle 21 all’hotel Ala d'Oro con lo scrittore Maurizio Maggiani autore de Il romanzo della Nazione (Milano, Feltrinelli, 2015) in cui Maggiani rifà la storia della sua famiglia quando questa comincia a morire.


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LIBRI

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Zaclèn, Samuele Bersani e Comaneci tre esponenti della scena musicla romagnola, dal passato allla stretta attualità, citati da Raffaele Meale.

di Federica Angelini

Di primo acchito si rischia di non capire bene se e quanto questo libro vada preso troppo sul serio, già a partire da titolo, Fuori i compagni dalle balere, e la grafica di copertina con quel lettering che rimanda al cirillico. E nemmeno la prefazione dai forti tratti autobiografici dell’autore ci aiuta più di tanto a chiarirlo. Qui capiamo che Raffaele Meale coltiva da tempo, fin dall'infanzia, il mito della Emilia-Romagna rossa e che questo mito si è nutrito, per generazioni ormai, anche della musica che qui veniva prodotta. E quando si entra nel vivo della lettura i dubbi svaniscono: in questo libro è raccontata un pezzo di storia dell’Emilia-Romagna che comincia peraltro proprio in Romagna con il mitico Zaclén, considerato l’inventore del folk romagnolo da cui è nato poi il liscio. Da qui prende infatti le mosse il racconto di Meale, classe 1979, romano a tutti gli effetti ma estimatore della regione per anni ritenuta all’avanguardia e modello di buon governo e welfare dai compagni del resto d'Italia. Ma se dei successi economico/politico/sociali del passato siamo tutti, noi autoctoni, mediamente piuttosto consapevoli, non è altrettanto scontato che lo siamo rispetto al

LA NOVITÀ

L’Emilia-Romagna, una storia di musica Da Zaclén a Samuele Bersani: il piacevole libro di un romano amante della nostra regione

contributo cruciale e fondamentale che la regione ha dato alla storia della musica italiana recente. Certo, tutti conosciamo nomi come Guccini, Dalla, Ligabue o Samuele Bersani o perfino Gianni Morandi in tanti ricordiamo i gloriosi Cccp, e in molti apprezziamo gli Offlaga Disco Pax, e tutti sappiamo che sono bolognesi, reggiani o riminesi, ma non per questo siamo soliti pensarli come parte di un fenomeno in qualche modo sviluppatosi non casualmente proprio qui, non casualmente con quell'ordine di apparizione. Meale questo ci mostra: una sequenza non casuale di grandi autori, di voci che si sono più o meno influenzate a vicenda, di una vera e propria “scena” provinciale e periferica ma che non ha mai avuto nulla da invidiare alla metropoli. Il tutto in un volume raccontato con la leggerezza che promette in effetti la copertina e

uno stile confidenziale, come prometteva l'introduzione, che lascia però trapelare passione vera e competenza autentica. Dalla scena mainstream infatti si passa anche a quella più indie fino a riferimenti a tutte le realtà contemporanee che oggi calcano la scena, inclusi gruppi come i ravennati Comaneci o realtà, sempre a Ravenna, come il Bronson e l'Hana-bi di Christopher Angiolini, ormai annoverati tra i grandi indie club mondiali. Insomma, lettura piacevole e formativa in cui lasciare che un romano di Roma che in realtà nella vita si occupa prevalentemente di cinema (lo potete leggere per esempio su Quinlan.it), ci racconti un po' di passato, presente e forse futuro dell'Emilia-Romagna musicale. Raffaele Meale, Fuori i compagni dalle balere, Arcana edizioni, 239 pagine.


LIBRI

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21 SAGGI TORNA

IN LIBRERIA L’HALLOWEEN DI

BALDINI

E

BELLOSI

Torna in libreria, dopo nove anni dalla prima edizione per Einaudi, da tempo esaurito, il saggio pubblicato dalla Società Editrice Il Ponte Vecchio che gli studiosi di tradizioni popolari e scrittori Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi dedicano alla festa di Halloween in Italia. Un libro che grazie ad una ricerca accuratissima, le tradizioni di tutto il territorio nazionale, si pone l’obiettivo di dimostrare che questa celebrazione, ritenuta erroneamente nata altrove ed estranea alla nostra cultura, ha in realtà in Europa e anche da noi la propria origine. Il volume dal titolo Halloween. Origine, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia sarà presentato in varie occasioni dai due autori.

POESIA/1 Largo a Baldini, tra mostre, video e il recital di Nori A dieci anni dalla scomparsa continuano le celebrazioni in memoria del grande poeta romagnolo Raffaello Baldini, noto per i suoi versi in dialetto. Nel paese natale, a Santarcangelo, prosegue fino al 28 novembre nella biblioteca la mostra dei 53 disegni di Gianluigi Toccafondo dedicati alle sue poesie e pubblicati in un volume edito da L’arboreto dal titolo Le maschere di Raffaello. A Ravenna invece tre giornate dal titolo Largo a Baldini! in occasione dell’intitolazione di un largo in darsena al poeta (il 24 ottobre alle 11 con installazioni di Crac Arte) vedranno venerdì 23 ottobre al teatro Rasi (alle 20), l’inaugurazione della mostra Baldini in scena con fotografie di Sandro Cristallini e still dal video di Stefano Bisulli a cura di Fabio Bruschi. Alle 21 andarà in scena il recital musicale Fiumana con Vittorio Bonetti, Eliseo dalla Vecchia e Rudy Gatta. Alle 20.30 di sabato 24 si torna al Rasi per la proiezione del corto (premiato lo scorso anna a Sedicicorto di Forlì) di Silvia Bigi E’diveri e il video di Baldini che legge La Fondazione al Premio Riccione (alle 21). Domenica 25 il placoscenico sarà invece il centro storico di Ravenna con, alle 16.30, La chéursa letture di corsa con Lorenzo Scarponi, Eliseo dalla Vecchia, Rudy Gatta e Giuseppe Bellosi, mentre alle 21 al Rasi sarà lo scrittore emiliano Paolo Nori (nella foto) a leggere Coso. Discorso su Raffaello Baldini. Sempre dedicato a Baldini è anche la serata di venerdì 30 ottobre alle 21.30 al Mama’s club di via San Mama, sempre a Ravenna, dove l’autore Giuseppe Bellosi legge La Fondazione di Baldini.

POESIA/2

La Commedia illustrata Una mostra dedicata alle immagini usate nei secoli per l’opera di Dante Nell’anno delle celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri il Museo d’Arte della città di Ravenna partecipa alle manifestazioni con una importante mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, a cura di Stefano Roffi dedicata all’illustrazione della Commedia. In una sezione della mostra si trovano le illustrazioni di Amos Nattini (Genova 1892 – Parma 1985) che ebbero da subito un enorme successo grazia alla stima e al sostegno ricevuti da Gabriele D’Annunzio, che nel 1919 lo incoraggiò ad intraprendere questa colossale impresa. L’altra sezione del percorso è dedicata all’esposizione integrale di illustrazioni di Scaramuzza, risalenti agli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, poste in dialogo con le coeve opere di Doré. Il totale delle opere esposte, incisioni, acquerelli e un olio, si avvicina ai 500 pezzi in una totale immersione figurativa nella visione dantesca, così come recepita nella modernità. Il ricco catalogo presenta un saggio di Emanuele Bardazzi e Francesco Parisi sul tema “L’illustrazione della Divina Commedia attraverso i secoli” e testi di Mauro Carrera, Anna Mavilla, Cinzia Cassinari, Stefano Roffi dedicati ai protagonisti della mostra. La mostra inaugura sabato 3 ottobre e resterà aperta fino al 10 gennaio al Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna di via di Roma.

VISITE GUIDATE Amos Nattini, Divina Commed ia, Purgatori o canto XXXI, Alla vista di Beatrice Dante cade vinto

ALLA SCOPERTA DELLE PINETE DI DANTE Per il progetto InCanto, volto allo sviluppo e all’approfondimento del tema della natura in Dante vengono proposte due giornate immersi nella suggestione dantesca, domenica 4 e domenica 11 ottobre. I due percorsi a partecipazione gratuita coinvolgeranno i partecipanti per tutta la giornata, tra la mostra “Divina Commedia. Le visioni di Dorè, Scaramuzza, Nattini” ospitata al Mar e i percorsi danteschi all’interno della Pineta di Classe. I due itinerari inizieranno alle 10. L’escursione naturalistica sarà condotta da una Guida Ambientale Escursionistica di Atlantide. Prenotazioni: 0544 528710, 529260 natura@atlantide.net.


ARTE

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Un’illustrazione della canadese Sievewright in mostra alla galleria Mirada di Ravenna

L’EVENTO

Komikazen: la realtà a fumetti Undicesima edizione per il festival ravennate. Tra le mostre “La linea della crisi” con artisti greci e l’attivista Kara Sievewright di Sabina Ghinassi

È arrivato all’undicesima edizione e, negli anni, è diventato uno dei festival più importanti di questo ambito a livello europeo. Si tratta di Komikazen, il primo festival del fumetto di realtà in Italia. È partito da una scommessa, quella di indagare la graphic novel e del reportage a fumetti come genere narrativo e visivo in grado di restituire una prospettiva profonda e creativa di ciò che succede nel mondo, creando , nello stesso tempo, un background sistemico intorno a chi ama, pratica, legge le graphic novels in Italia e, più nel dettaglio, a Ravenna. Di qui, in tempi insospettabili, sono passati il cartoon reporter statunitense Joe Sacco e Marjane Satrapi, quando ancora non era regista

cinematografica e autrice acclamata a livello internazionale. Sacco e Satrapi arrivarono qui, fecero stages e incontri con i ragazzi delle scuole: il tutto dieci anni fa, senza troppo clamore. Insomma, Komikazen ha sempre giocato in anticipo, grazie alle intuizioni della coppia CostantiniStamboulis e del team dell’associazione Mirada, sostenuto dal Comune di R a v e n n a . Quest’anno (dall’8 al 12 ottobre) il focus è puntato sulla crisi greca rappresentata attraverso le storie disegnate, in particolare apparse sul quotidiano Efimerida ton syntakton. Per 55 settimane è apparsa sull’inserto del sabato una storia realizzata da un disegnatore diverso sullo stesso tema “Il giorno della crisi”, che in greco suona anche come “il giorno del giudi-

In programma

anche un incontro con Ted Rall, del L.A. Times

zio”. Queste storie sono esposte nella mostra collettiva allestita nelle Cantine di Palazzo Rava a Ravenna (via di Roma 117): La linea della crisi. Il catalogo di quest’anno è un diario di bordo di queste storie. Un diario da guardare e da sfogliare con gli occhi, entrando nella sintesi tragica e allo stesso tempo ironica, di qualcosa che abbiamo percepito, come sempre avviene nelle grandi crisi economiche del XXI secolo, come un’entità astratta e fagocitante in grado di ingoiare le nostre vite attraverso meccanismi occulti e criptici. Ecco, questa mostra è l’occasione per dare corpo e senso al perché e al come di questa crisi, che ha coinvolto e continua a coinvolgere anche tutti noi e la nostra percezione dell’Europa. Diversa, ma non meno importante come riflessione su temi antropologici e ambientali, è Decolonial Love, la mostra allestita a lla Galleria Mirada (via

Mazzini, 83) e dedicata all’artista e attivista Kara Sievewright ( vernice alle 19 del 9 ottobre), che con le sue bellissime narrazioni disegnate difende i diritti e la terra del suo popolo nell’arcipelago Haida Gwaii nel Pacifico Nord Occidentale, patrimonio dell’Unesco e culla della cultura nativa degli Haida. Insieme saranno moltissime le presenze da non perdere. In primis Ted Rall, vignettista, giornalista, fumettista e illustratore statunitense, editorialista del L.A.Times. La satira politica di Ted Rall, che collabora con più di cento testate giornalistiche statunitensi, si è espressa in questi anni attraverso numerosissime vignette in cui prende di mira i paradossi della politica interna e della politica estera americana, nonché i cliché dello standard culturale “dell’americano medio”e l’atteggiamento vessatorio della polizia americana nei confronti di comuni cittadini.

Negli ultimi anni la sua ricerca è concentrata soprattutto sulle criticità della politica estera americana in Asia. L’autore terrà un workshop venerdì 9 ottobre a numero chiuso dalle 9 alle 17 ( per iscrizioni info@mirada.it entro il 6 ottobre). Oltre a queste presenze, il programma delle quattro giornate è densissimo e diffuso: dalle Cantine di Palazzo Rava al Dock 61 in zona Darsena, passando per la Sala Muratori della Biblioteca Classense e La Casa delle Donne. I nomi? Tutti da non perdere: dai vignettisti Khalid Albaih e Cem Dinlenmis, ai disegnatori Gary Embury e Augusto Paim, sino a Laura Silvia Battaglia, Marta Gerardi, Lucia Biagi, Alessia Di Giovanni, Nicola Gobbi, Marco Gastone, Matteo Stefanelli, Andrea Plazzi,Carlo Gubitosa, Soloup, il vignettista Ghiannis Ioannou, Ghiannis Michailidis e Ghiannis Koukoulas. Info e programma completo: www.komikazenfestival.org.


ARTE

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FAENZA

RICCIONE

I linguaggi dell’oggi

Oltre cento litografie e acquetinte di Joan Mirò in mostra tra due ville

Una settimana dedicata al contemporaneo dal 5 all’11 ottobre Da sinistra: Nico Vascellari, Carnival Of Souls; “Proud to be a shit”, Laurina Paperina; Luigi Ontani

A Faenza dal 5 all’11 ottobre sette giorni dedicati all’arte contemporanea per celebrare la XI giornata del Contemporaneo indetta da Amaci. Il Museo Carlo Zauli (via della Croce 6) inaugura la settimana (5/10, ore21) con Claymation a cura di Guido Molinari, la mostra dei lavori in ceramica realizzati dall’artista Jonathan Monk durante la sua residenza d’artista “Ceramica nell’arte contemporanea” che il Museo Carlo Zauli, ogni anno, dal 2003, propone per contribuire alla diffusione del mezzo ceramico tra gli artisti contemporanei. Il Mic-Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (viale Baccarini 19) espone due progetti (inaugurazione 11/10, alle 18): Ouroboros di Giulia Manfredi, a cura di Irene Biolchini, una personale che nasce come un ripensamento dell'iconografia a tema vegetale delle ceramiche faentine, e l’installazione ceramica Cuccagna ittica dell’artista romano Giuseppe Ducrot, all’interno del progetto a cura di Achille Bonito Oliva “L’albero della Cuccagna, nutrimenti dell’anima” ideato per Expo; e infine una parte del progetto operadelocalizzata - dislocata anche tra Museo Carlo Zauli, Museo Scientifico Naturale Malmerendi e Cantina Leone Conti (inaugurazione 9/10,

ore 18 al Mic e alle 19.30 all’Mcz) a cura dell’artista Nero/Alessandro Neretti - che quest’anno espone Ducks on the rocks di Laurina Paperina, artista che lavora con l’immaginario pop dei cartoon tra fumetto e street art. Tesco (vicolo delle Vergini 13) presenta Carnival of Souls, (inaugurazione 7/10, ore18.30) personale di Nico Vascellari, a cura di Daniela Lotta. L’Isia presenta nel cortile degli Ex Salesiani (10/10, ore 21) Design for Superheroes, una linea di abiti progettata su misura per le esigenze delle persone diversamente abili. Gli studi di architettura della città del circuito “+A!” Gruppo Architetti del Comprensorio faentino (info point: corso Garibaldi 23c) aprono le porte dei loro studi con food design e mostre di giovani artisti. Infine la Fototeca Manfrediana, in collaborazione con Magma, espone alla Galleria Comunale d'arte, Grigio Chiaro un progetto fotografico sulla Colonia dei Monopoli di Stato di Milano Marittima in stato di abbandono. Numerosi anche gli eventi collaterali tra incontri, presentazioni di libri d’artista e proiezioni con una particolare attenzione a Luigi Ontani. Info: 0546 691602 | 0546 697352.

Sono in mostra fino al 18 ottobre, all'interno di due storiche ville di Riccione, più di 100 opere tra litografie e acquetinte realizzate da Joan Miró tra gli anni Sessanta e Settanta. L’esposizione è dedicata all’intento del grande maestro catalano di rappresentare poemi e poetica attraverso segni e colori e presenta sei serie complete di litografie e acqueforti. La serie che dà il titolo alla mostra, “Le Meraviglie”, vuole essere un omaggio alla visione della vita che Mirò percepiva come un "giardino" nel quale scorgere e godere delle meraviglie offerte dalla natura, ma anche dalla capacità dell’Uomo di vivere in un sogno. La mostra presenta tra le altre la serie completa di Ubu Roi, un "Uccello Re" che va in vacanza alle Baleari, nella quale un Mirò ancora surrealista incanta con i suoi giochi di colore e segno, profondità e forma. Segue la serie dei poemi chiamati “Les marteau sans maître” (foto) dove Mirò evolve il surrealismo in una sorta di sintesi tra astrattismo geometrico e cromatismo lirico che si trasforma, nella terza serie delle “Meraviglie con variazioni”, in un surrealismo maturo. Orari: 10-13 e 16-19. Biglietto 5 euro. Villa Mussolini, viale Milano, 31 (dove si trova la biglietteria) e Villa Franceschi, via Gorizia, 2. Infoline: 0541 693534 .

Un'emozione unica nelle oasi naturali del delta del Po focedel Escursioni in barca alla foce del fiume fiume,, a bordo di piccole e silenziose imbarcazioni in partenza da Gorino e Volano… … ed escursioni in barca e in bicicletta nelle Valli di Comacchio, la dimora di fenicotteri, con visita agli antichi casoni da pesca. Per assaporare assaporare piatti piatti tipici tipici aa base base di di pesce pesce ee anguilla, anguilla, vi vi aspettia aspettiamo Per al ristorante Bettolino di Foce, nel cuore delle valli. Valli di Comacchio.

Ogni giorno, fino al 2 novembre Partenze giornaliere fino al mese di ottobre e su prenotazione nei mesi di dicembre, gennaio, febbraio PER INFO Tel./Fax 0533.81302 Cell 346.5926555 info@podeltatourism.it www.podeltatourism.it - Facebook: Po Delta Tourism


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ARTE

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L’INTERVISTA Un’arte antichissima, un maestro di oggi: con la Notte d’Oro del 10 ottobre, si apre RavennaMosaico, il festival internazionale di mosaico contemporaneo (in vari luoghi del centro di Ravenna, fino all’8 novembre) che ogni due anni moltiplica le occasioni per parlare - in una delle attuali Capitali Italiane della Cultura - di arte musiva e dei suoi protagonisti, tra cui figura Paolo Racagni, prof essore, pittore e soprattutto artista delle tessere. Per l’edizione 2015 del festival Racagni è coinvolto in un autentico progetto “di bottega”: la realizzazione, per conto della Fondazione RavennAntica, di un’onda di mosaico che “scorrerà” dalla rampa d’ingresso del Museo di Classe in direzione dei visitatori. Ne abbiamo approfittato per farci raccontare cosa si cela dietro le tessere di un mosa ico e di chi lo realizza. Professor Racagni, qual è per lei - prima su tutte - la peculiarità del linguaggio musivo, rispetto alle altre forme d’arte? «La poetica della frammentazione. Credo che anche la sua attualità risieda in questo: da una parte è lo specchio della società, dall’altra è un gancio con i valori sicuri che fatichiamo a ritrovare come individui. Siamo sempre proiettati verso il futuro, vogliamo vivere disinvolti, ma alla fine ricerchiamo le certezze. Il mosaico è materia certa e incorruttibile: durevole, seppur instabile. È un vetro, un liquido che non raggiunge mai veramente un equilibrio. Abbiamo visto grandi artisti non mosaicisti fare cose interessanti con il mosai-

Mosaico, o la poetica della frammentazione Parla Paolo Racagni, artista coinvolto in un progetto di bottega per la Biennale di Ravenna co, come Afro e Mathieu. Ma l’eccellenza nella decorazione possono raggiungerla solo le grandi maestranze: l’estro non basta, ci vuole la tecnica. Al mosaico, manca solo un protagonista che sia quel che è Leoncillo

«Il mosaico è materia certa e incorruttibile: durevole seppur instabile È un vetro, un liquido che non raggiunge mai veramente un equilibrio

»

per la ceramica». Per questo l’ha scelto anche lei? Dal mosaico è partito, con l’Istituto d’Arte, poi però ha scelto la pittura all’Accademia di Venezia, ma al mosaico è ritornato… O c’è stata un’occasione prima? «Avevo forse quindici anni ed era un’estate degli Anni ’60: un amico più grande che frequentava il cineclub al Mariani con me, era un artista del mosaico e un giorno mi invitò ad aiutarlo per un lavoro. Quell’amico era Pierluigi Borghi. Lasciai Ragioneria e mi iscrissi all’Istituto d’Arte». Ed ha avuto altri grandi maestri: il Gruppo dell’Accademia, in cui figurano i più importanti mosaicisti del Novecento, ma anche grandi pittori come Saetti, Vedova o Santomaso all’Accademia veneziana… Cosa le hanno trasmesso?

IL FESTIVAL ARTISTI

DALLA

NORVEGIA

AL

GIAPPONE,

DA

EGITTO

A ISRAELE

Il primo Festival Internazionale di Mosaico Contemporaneo, RavennaMosaico, arriva alla quarta edizione: dal 10 ottobre all’8 novembre opere ed artisti si incontreranno nella città capitale del mosaico che quest’anno è anche Capitale Italiana della Cultura. Il Mar ospiterà le opere selezionate per la terza edizione del Premio Gaem, Giovani Artisti e Mosaico, ed una mostra documentale in omaggio ai 20 anni dalla realizzazione in mosaico della Chambre Turque di Balthus, opera firmata dall’autore ed in questi mesi prestata dal Museo a Expo 2015. Tutti gli spazi espositivi di Palazzo Rasponi saranno occupati da mostre ed installazioni, tra le quali la ormai tradizionale Opere dal Mondo, una selezione di quarantuno opere di artisti soci di Aimc: francesi, tedeschi, lituani e norvegesi, ma anche egiziani, russi, giapponesi ed israeliani. In anteprima rispetto alle aperture del 10 ottobre sarà visitabile da sabato 3 una mostra curata da Linda Kniffitz e Rosetta Berardi con una selezione di opere dalla Francia. Una delle caratteristiche che accomuna alcune opere di questa edizione è il lavoro collettivo, che unisce il sapere di artisti diversi che hanno deciso di comporre insieme un’opera per il Festival: è il caso di Un mare di mosaico, progetto di Officine Bizantine Riunite, che dopo Expo 2015 sarà presentato a Palazzo Rasponi, di Signs, della tedesca Caroline Jung e del progetto olandese Social Sofa che sarà presente al Mar, a Palazzo Rasponi ed anche in Darsena. RavennaMosaico 2015 sarà arricchito da incontri, presentazioni, conferenze con focus speciali sulla Russia e la Turchia già a partire da domenica 11 ottobre, quando si ritornerà al Mar per un workshop dal titolo Making Mosaics, a Contemporary Practice. Info su: www.ravennamosaico.it.

«In tutti ho visto la coltura della passione e del mestiere. Se di arte devi vivere, c’è un aspetto artigianale da cui non ti puoi allontanare mai. Nessuno si autoproclama artista - a parte Dalì ma viene investito durante il percorso. Tra gli Anni ’60 e ’70 era necessario sapersi ritagliare una parte di lavoro prettamente “operaia”: poteva capitare la commissione di una tomba, come una traduzione musiva da un cartone di altri pittori. Bruno Saetti mi ha particolarmente aiutato e incoraggiato in questo. Incontri come Vedova e gli altri grandi poi ti segnano sempre: sono un imprinting per la serietà del lavoro, lo stretto legame col sociale. L’artista è un comunicatore e ha un ruolo critico fondamentale». A cosa sta lavorando ora, per la Biennale? «A quel che è stato definito “Il mosaico dell’Onda”. La cosa più interessante di questo progetto è la metodologia, che ritrova la dimensione essenziale del fare mosaico: il lavoro di équipe e un solido e necessario connubio con l’architettura. L’idea di partenza è a più mani, insieme all’architetto Andrea Mandara e alla Fondazione RavennAntica e l’esecuzione è a bottega, con i mosaicisti del Laboratorio di Restauro del museo di Classe. Come accadeva p er le basiliche nell’epoca tardoantica e bizantina, la firma è dei vescovi che le vollero, mentre il nome degli esecutori non si rendeva noto». Come immagina sarà l’arte mosaico fra cinquant’anni? «L’unica risposta mi viene guardando mio figlio: sarà sicuramente informatica e linguisticamente molto articolata». Linda Landi


ARTE

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RIMINI/2

La forma archetipica del nido nella ricerca di Graziano Spinosi «Da molti anni, con una insistenza variopinta, con un’ossessione innamorata, Graziano Spinosi lavora e ricerca, progetta e costruisce intorno alla forma archetipica del nido. Ma si potrebbe dire intorno al grembo materno, alla crisalide, al guscio, alla barca, alla gemma, alle mani giunte, al vaso, al carapace, al gomitolo, al sacco, al seme, al cranio, al nodo, al pianeta. Sono tutte forme che, prima di giungere all’arte, contengono cose tra loro diverse: un nascituro, un navigante, un cervello, una preghiera o un fuoco, ma ognuna svolge un ruolo di protezione, di conservazione e riparo» scrive lo storico dell’arte e pittore Massimo Pulini nella presentazione della piccola antologica dedicata dall’Augeo Art Space a Graziano Spinosi, artista bolognese di nascita, ma romagnolo d’adozione, visto che vive tra Londra e Santarcangelo di Romagna e insegna Ricerca Artistica Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Artista di sapore intensamente pauperista, presenta una serie di opere che segnano il suo percorso degli ultimi venticinque anni: da Sutoria, scarpe fiabesche dedicate agli artisti realizzate per il Pastificio Pastificio Cerere di Roma all’inizio degli anni ’90, ai grandi tessuti pettinati e non cardati di Wire, sino ai grandi alberi/bozzoli/nidi realizzati prima con fasciame di ferro e intonaco cementizio e poi ultimamente alleggeriti attraverso il recupero di materie naturali, quali il rattan e la cera d’api. Forme sinuose, tessiture, fili, leggerezza e pesantezza si scambiano i ruoli, mentre le materie acquistano una voce, un ruolo e un corpo e una delicata intensità simbolica dilata lo sguardo: le calzature adatte a sentieri incantanti, le enigmatiche crisalidi in attesa di schiudere il loro mistero, la memoria di ordito e trama dei grandi tessuti muovono una fascinazione rarefatta e persistente. Sono lavori non effimeri, portatori di una grazia sorprendente e gentile, sui quali fermarsi per più di un momento. Sino al 12 dicembre, Augeo Art Space, Corso d’Augusto 217, Rimini; 0541 53720; info@augeo.it; aperto martedì – sabato ore 10-12.30; 1619.30 o su appuntamento.(sa. ghi.)

Playstones di Bittante al museo della città Graziano Spinosi, Nido XVII, rattan, cera d'api, 90 x 45 cm, 2012

Fino al 25 ottobre al Museo della città di Rimini sarà visitabile “Playstones” del ravennate Raniero Bittante, mostra di fotografia, pietra, legno, plexiglass: foto prelevate dalla rete, sentieri e tracce in mezzo a boschi, percorsi della grande guerra, impronte di pensieri e ragioni umane e sassi. Orario: da martedì a sabato 8.30-13 / 16-19; domenica e festivi 10-12.30 / 15-19, lunedì non festivo chiuso (possono variare, verificare sempre via telefono).

FORLÌ MOSTRA DEDICATA A CESARE VALLE NELL’EX CASA-STADIO DELL’OPERA NAZIONALE BALILLA Nell'edificio Ex Gil, in viale Della Libertà, 2, a Forlì, è aperta fino al 25 ottobre una mostra dedicata al progettista di questa struttura recentemente restaurata e che fu casa-stadio dell’Opera Nazionale Balilla: l’ingegnere romano Cesare Valle, architetto per vocazione e formazione. Grazie alla ricca documentazione conservata nell’archivio romano degli eredi dell’architetto, generosamente prestata per questa esposizione, si è potuto affrontare per la prima volta e in maniera sistematica tutta l’opera svolta da Cesare Valle a Forlì e nel suo territorio provinciale, comprensivo anche dei progetti non realizzati. In concomitanza con il festival Novecento e grazie ad Atrium, venerdì 16 ottobre dalle 10 alle 12.30 si svolge una visita guidata al Quartiere razionalista di Forlì (partenza Viale della Libertà angolo Piazzale Martiri dell’Ungheria) e alla mostra stessa.


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GUSTO

FESTIVAL GASTRONOMICO di Guido Sani

Carlin Petrini, il padre nobile di Slow Food, ha sentenziato: «Cesena è la capitale del cibo di strada». Sicuramente l’ha confermato il pubblico che, da oltre quindici anni, affolla a migliaia il festival autunnale dedicato alla “gastronomia popolare” per eccellenza – e, per l’appunto, di strada. Si tratta di un vero e proprio primato del capoluogo romagnolo, non solo per longevità e successo dell’evento ma anche per la qualità delle proposte culinarie, molto vicine alle parole d’ordine del “buono, pulito e giusto“ sostenute dal movimento slow di Petrini. Dal 2 al 4 ottobre, sempre in Piazza della Libertà a Cesena, si tiene l’ennesima edizione del festival, quest’anno dedicato alle prelibatezze del CentroSud d’Italia. Ne parliamo con Gianpiero Giordani, ideatore, animatore e organizzatore con Confesercenti, della manifestazione gastronomica. Giordani, da dove nasce l’idea di una fiera del cibo di strada che ha avuto un così inaspettato e straordinario successo di pubblico? ««La prima edizione del festival internazionale è del 2000, concepita appositamente per animare il centro storico di Cesena. In italia è stata la prima iniziativa strutturata sul cibo di strada che ha svelato e promosso al grande pubblico questo tipo di gastronomia. Che poi sta all'origine della gastronomia stessa: è di semplice preparazione e strettamente legata alle tradizioni agrolimentari del territorio a cui appartiene. Potremmo dire che quella di strada è la più “onesta”, accessibile ed economica tra le varie forme di gastronomia. È sempre stata quella meno soggetta all'influenza delle mode passeggere… O almeno lo era prima d'ora, perché anche il cibo di strada è diventato di gran moda. Manifestazioni del genere sono via via spuntate come funghi in tutto il Paese e il rischio adesso è quello di una banalizzazione alimentare. Noi abbiamo continuato a lavorare, come principio, nel solco della tradizione e, sul piano dell'autenticità del gusto, cerchiamo di tenere alta la qualità dei produttori e dei prodotti offerti». D’accordo ma qual è stata la scintilla, come vi è venuta in mente all’epoca? «Quando abbiamo cominciato siamo partiti dalla nostra piadina, naturalmente. Quella che si fa qua a Cesena o comunque quella tipica romagnola. Dobbiamo partire dal fatto che negli anni Sessanta del ‘900 le donne di casa hanno cominciato a preparare e vendere la piadina per strada, in piccoli chioschi. È così che una specialità locale che si consumava nel desco familiare è diventata un formidabile cibo “da asporto” o da gustare al momento, uno dei prodotti più classici di questo genere, sempre più famoso e apprezzato ben oltre i confini della Romagna. Sulla base di questa esperienza che avevamo sotto casa, abbiamo iniziato a cercare altri produttori di cibi analoghi, i gemelli, in Italia e all'estero, magari anche molto più antichi come tradizione, della piadina romagnola. A fine anni ‘90, attraverso le reti di Slow Food, del Conservatoir International des Cuisines Méditerranéennes e di Confesercenti, abbiamo trovato e preso contatto con i produttori e gli esercenti più qualificati e iniziato a imbastire il festival. E devo aggiungere che ritenevamo importante anche aprire un confronto in campo agroalimentare e gastronomico fra culture ed economie diverse, magari legate alla comune area Europea e del Mediterraneo». Cosa ricorda delle prime edizioni della manifestazione? «Grazie ai suggerimenti di Carlo Petrini, e con l’intenzione di ospitare chi aveva in alcune città storiche italiane un chiosco rinomato di cibo di strada, convinsi a venire a Cesena con le loro specialità, l'Antica Focacceria San Francesco di Palermo, che portò pane e panella, pani câ meusa, arancine… e il Trippaio di Gavinana di Firenze, famoso per i suoi squisiti panini col lampredotto e la trippa alla fiorentina. Sempre nei primi anni, invitammo un produttore di Istambul di donner kebab, per proporre questa specialità come si fa nell’autentica tradizione turca, e lo stesso vale per un produttore di gyro pita greco, che venne a Cesena con il suo spiedo a preparare il tipico panino con la carne arrostita di maiale. Poi come si è sviluppato il festival?

A Cesena la buona tavola è ben servita per strada

al lontano D Duemila nel centro della città romagnola migliaia di avventori prendono d’assalto i chioschi del Festival del Cibo di Strada, quest’anno allestito dal 2 al 4 ottobre. Del suo primato e successo ce ne parla l’ideatore e promotore Gianpiero Giordani

Nelle immagini, dall’alto in basso: folla attorno al quadrilatero delle cucine e degli stand gastronomici del festival di Cesena. Cibo servito al momento in un chiosco. Una cuoca ai fornelli nelle cucine del festival. Lo stand della piadina romagnola, regina della manifestazione

«È nato, appunto, come rassegna internazionale ma in seguito questa formula è diventata biennale. Dal 2007 alterniamo le edizioni: un anno è dedicato ai cibi del mondo, il seguente, con la denominazione “Saporìe”, si concentra su gemellaggi gastronomici con le regioni italiane. Quest'anno è per così dire un’edizione nazionale: oltre all'Emilia Romagna che ha sempre un suo spazio, ospitiamo diverse proposte originarie del Centro-Sud del Paese, dalle Marche alla Toscana, dall’Umbria all’Abruzzo e al Molise, verso il meridione, fino a Campania, Puglia e Sicilia».

Chissà quante curiosità gastronomiche ha incrociato in questi quindici anni... «Tante, e tutte interessanti. Le prime che mi vengono in mente sono legate all’intervento al festival dello studioso Predrag Matvejevic che, parlando di storia e culture del Mediterraneo, ci ha ricordato la particolare assonanza fra termini come “pane”, “pita” e la “pida” o “piè” che in dialetto è la nostra piadina. E poi la singolare storia di una rinomata specialità “di strada” della Linguadoca, la tielle di Séte (un tortino di pane, polpo e pomodori, ndr) molto simile alla tiella di Gaeta,

per il semplice fatto che fu importata nella cittadina di mare francese da emigrati di origine italiana e in particolare di Gaeta. Ma il bello è che questo cibo sembra sia arrivato a suo tempo a Gaeta dalla Catalogna, portato da marinai catalani, protagonista di un lungo viaggio nel tempo e nella geografia degli scambi attraverso Mediterraneo. D’altra parte scambi e incroci li abbiamo anche sperimentati qui a Cesena quando abbiamo servito, in una passata edizione del festival, la meusa siciliana con la piadina»... Parliamo di successo e di numeri, come si spiega l’attrazione per il cibo di strada? «Come già sottolineavo, perché siamo stati i primi a valorizzare, concentrandola in un’unico spazio, la varietà e qualità di questa gastronomia popolare eppure di grande prelibatezza. Quasi subito il fenomeno nato a livello locale è esploso, anche dal punto di vista mediatico, sul piano nazionale. Nell’edizione internazionale dello scorso anno siamo stati travolti dalla folla. Stimiamo che siano passate 100mila persone. Ma oltre le file per assaggiare pietanze preparate sul momento, si tratta di una festa a tutto campo, con diverse animazioni e opportunità conviviali». Come valuta gli chef professionisti che si sono avvicinati recentemente al cibo di strada? Magari allestendo una cucina mobile con le loro insegne... «La nostra formula è legata ai produttori artigianali e alla semplicità dei prodotti, ma ben venga questa declinazione dell’alta cucina verso il cibo di strada. D’altra parte la ristorazione moderna nasce in Francia, dai cuochi disoccupati dopo la caduta dell’aristocrazia che si sono messi in proprio e aperto locali per servire piatti pronti a nuovi cittadini. In fondo anche i primi chef si sono affacciati sulla strada... Sempre in Francia recentemente è nata la bistronomia, con la creazione di alcuni piatti eccellenti proposti a prezzi del tutto accessibili. Credo sia importante che un grande cuoco si cimenti con quella semplicità che è progenitrice della gastronomia, ricercando e ricreando nuovi cibi di strada, alla portata di tutti. Fra i nostri ospiti peraltro c’è uno chef di fama come Marco Cavallucci che proporrà alcune invenzioni culinarie a tema e poi, dall’anno scorso, abbiamo aperto anche una piccola area dedicata ad alcuni selezionati food truck». Cosa c’è nel futuro del festival? «Avendo problemi di crescita, uno spazio più ampio e funzionale, ma senza rinunciare al centro storico di Cesena. Poi avanzeremo con la proposta, oltre al cibo di strada, di qualche piatto tipico, come abbiamo sperimentato recentemente. Quest’anno ad esempio, uno stand catanese preparerà una pasta alla Norma. Mentre continueremo ad aprirci alla ristorazione con il progetto di “Tipico a Tavola”, che associa locali per promuovere la cultura enogastronomica dell’Emilia Romagna. Sicuramente consolideremo le nostre linee guida soprattuto sul versante della selezione e del controllo dell’offerta del festival, in termini di autenticità delle pietanze, qualità e salubrità delle materie prime utilizzate. Nelle cucine del festival ad esempio è bandito l’olio di palma e vengono usati materiali biodegradabili ed ecocompostabili». Concludiano tornando al cibo di strada originario: la piadina. Che ne pensa del marchio Igp? «Siamo assolutamente contrari, quel marchio non serve. O meglio serve solo a tutelare la produzione industriale. Noi crediamo che l'unica e vera piadina sia quella dei chioschi. Per questo assieme a Slow Food abbiamo creato un'associazione per la valorizzazione della piadina romagnola, l’autentica fatta a mano con le materie prime della tradizione».


TOSCANA

Domeniche golose nell’Alto Mugello Un viaggio in autunno nell’Alto Mugello, territorio Toscano che guarda l’Emilia Romagna, permetterà ai golosi di assaggiare i piatti della cucina di tradizione e acquistare tanti prodotti tipici tra cui il prelibatissimo Marrone IGP (Indicazione Geografica Protetta). A MARRADI si svolge nelle quattro domeniche d’ottobre la 52^ Sagra delle Castagne (la seconda sagra più antica d’Italia): ci saranno stand gastronomici con le leccornie elaborate con questo frutto tra cui la mitica torta di marroni, i tortelli, il tronco, il castagnaccio, le marmellate di marroni, i marrons glacés, i “bruciati” (caldarroste), etc.. Si potranno acquistare prodotti del bosco e sottobosco, artigianali e commerciali assistendo a spettacoli musicali e attrazioni per bambini. Annullo filatelico il 18 dedicato alla Giornata Mondiale dei Parchi Letterari: Marradi è infatti incluso nel parco letterario delle Terre di Dante. Marradi sarà collegata dal tradizionale treno a vapore da Pistoia, Prato e Firenze l’11 ottobre e da Rimini, Cesena, Forlì e Faenza il 25 ottobre (Info “Antologia Viaggi” al numero 0573/367158). Nel borgo medioevale di PALAZZUOLO SUL SENIO “Villaggio ideale d’Italia” tutte le domeniche d’ottobre c’è la Sagra del Marrone e dei Frutti del Sottobosco con ghiotte occasioni gastronomiche e pomeriggi musicali. I suoi prodotti tipici sono genuini e di grande pregio. Fra questi il “MARRONE DEL MUGELLO” che diviene assaggio gustoso di topini, torta di marroni, tortelli ripieni di crema di marroni ecc. E poi ancora il “Fungo Porcino”, i tartufi, i frutti dimenticati, le marmellate di lampone, mirtillo, more, ecc. Ci sarà anche un mercatino di hobbistica e artigianato. Triplo appuntamento domenicale a FIRENZUOLA: si inizia il 4 ottobre con W la patata manifestazione dedicata alla ricercatissima patata di Firenzuola utilizzata per il ripieno dei famosi tortelli mugellani. Stand gastronomici, la camminata educativa “Passeggiando nell’orto” e laboratori per bambini, spettacoli circensi e “a tavola” con piatti tipici locali. Si continua l’11 e il 18 ottobre con Dal Bosco e dalla Pietra: mostra di manufatti in pietra serena e il mercato dei prodotti locali con il marrone IGP Mugello e le patate, il miele, i formaggi, la carne, il farro, i frutti dell’autunno ecc. Gli scalpellini mostreranno le tecniche di lavorazione della pietra serena. L’11 ottobre “Passeggiata all’eremo di San Donnino” e Rassegna di Cori Polifonici. Il 18 ottobre un “Girarrosto da guinnnes” e spettacolo di falconeria. I sapori dell’autunno si possono trovare anche nei tanti ristoranti del territorio: tutte le informazioni sul sito www.mugellotoscana.it, in “gastronomia” e “dove mangiare”.

52° SAGRA DELLE CASTAGNE Marradi - 4, 11, 18 e 25 Ottobre Vendita marrone IGP Mugello e degustazione di prelibatezze a base di castagne. 11 ottobre: treno a vapore da Pistoia, Prato e Firenze 25 ottobre: treno a vapore da Rimini, Cesena, Forlì e Faenza. Info: tel. 055 8045170 - www.pro-marradi.it SAGRA DEL MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO Palazzuolo sul Senio - 4, 11, 18 e 25 Ottobre Manifestazioni e appuntamenti gastronomici, con l’assaggio di prodotti, intrattenimento musicale e folclore. Info: tel. 055 8046125 - www.palazzuoloturismo.it W LA PATATA Firenzuola - 4 ottobre 1° Mostra mercato della patata firenzuolina, con assaggi di specialità locali. Info: tel. 055 8199477 - www.comune.firenzuola.fi.it DAL BOSCO E DALLA PIETRA Firenzuola - 11 e 18 Ottobre Mostra mercato del marrone e della pietra lavorata, padiglione gastronomico. Info: tel. 055 8199477 – 055 8199434 Si possono raccogliere personalmente i marroni nei castagneti: consulta il sito www.mugellotoscana.it


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GUSTO

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ACCORDO ALL’EXPO

CASA ARTUSI

Agricoltori e operatori turistici della riviera alleati per fare crescere l’enogastronomia Riviera romagnola ed entroterra regionale si alleano per valorizzare bellezze e prodotti dell’Emilia Romagna. Agricoltori di Coldiretti, ristoratori e albergatori hanno, infatti, sottoscritto ad Expo, nel padiglione Coldiretti, un “Patto per la Riviera” con l’obiettivo di valorizzare il territorio, l’ambiente e i prodotti di qualità dei primi e la grande capacità di accoglienza e ospitalità dei secondi. Il terreno dell’accordo è il cibo, vero e proprio motore del turismo: Secondo una recente indagine Coldiretti, infatti; per più di un italiano su tre (35 per cento) dipende proprio dal cibo il successo della vacanza che per essere perfetta non deve mai far mancare la degustazione delle specialità enogastronomiche locali. Il cibo infatti – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è considerato l’ingrediente più importante della vacanza che batte la visita a musei e mostre, (29 per cento), lo shopping (16 per cento), la ricerca di nuove amicizie (12 per cento), lo sport (6 per cento). Per questo l’Italia – commenta Coldiretti – è leader mondiale nel turismo enogastronomico, con oltre 24 miliardi di euro spesi dai turisti nazionali ed esteri nel belpaese per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti tipici, secondo l’analisi di Coldiretti

dalla quale si evidenzia che è destinata alla tavola ben un terzo (33 per cento) della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia. Il “Patto per la Riviera” – informa Coldiretti Emilia Romagna – prevede che ristoranti e alberghi di qualità di Rimini e Riccione inseriscano nei loro menù piatti dell’enogastronomia locale con prodotti agricoli del territorio forniti dalle aziende di Campagna Amica. Alberghi e ristoranti che utilizzeranno prodotti di stagione, salumi, carni, formaggi, vini, potranno così fregiarsi del marchio “Campagna Amica nel piatto”. Il legame tra turismo ed enogastronomia locale – specifica Coldiretti Emilia Romagna – sarà rafforzata da visite guidate dei turisti presso le aziende agricole e le cantine dell’entroterra, dove potranno visitare le bellezze naturali, i piccoli musei, gli antichi borghi, attraverso attività passeggiate in bici, a cavallo o semplicemente con un trekking guidato. La Riviera – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è l’ambito turistico più rilevante di tutta la regione Emilia Romagna e il “Patto” sottoscritto tra Coldiretti, ristoratori e alberghi ha una platea potenziale di 5.058.598 turisti (quanti sono gli arrivi contati nel 2014 dell’Osservatorio turistico regionale) per un totale di 26.215.603 presenze.

ANDAR PER SAGRE E FESTE In centro a Ravenna fra pane e vino Ottobre all’insegna dei fondamenti della gastronomia a Ravenna dove il 17 e 18 ottobre, nella centralissima piazza del Popolo tornerà ad ospitare il Festival Internazionale del Pane con panificatori e pasticceri provenineti da tutta Europa, per un denso programma di assaggi e incontri sul tema . Il mese si chiuderà con la nuova edizione di Giovinbacco, la grande festa del vino, e in particolare delle etichette romagnole (Sangiovese e Albana in primis) fra degustazioni, stand gastronomici e incontri conviviali. Per la prima volta, dal 23 al 27 ottobre, anche questa manifestazione sarà allestita tra piazza del Popolo, piazza dell'unità d'Italia e le vie limitrofe.

Fine settimana a Cesenatico con “Il pesce fa festa”

Conferito ad Alberto Alessi il premio Artusi 2015 In occasione di una cerimonia pubblica a Forlimpopoli, il 26 settembre è stato conferito il Premio Artusi 2015 ad Alberto Alessi, imprenditore e design manager dell’omonima azienda di attrezzature per la casa e la cucina, conosciuta in tutto il mondo per la qualità e la bellezza dei suoi prodotti. «Il premio va ad Alberto – si legge nelle motivazioni della giuria del premio di Casa Artusi – ed alla sua storia famigliare e industriale che hanno guidato il design italiano legato alla cucina. Rinnovando il lavoro artigianale e tradizionale dell'azienda, senza mai rinunciare alla propria singolarità e alla cultura del “cibo”, ha compiuto un lavoro originale e fortemente innovativo che rappresenta una delle più belle esperienze del Made in Italy nel mondo». Dal canto suo Alberto Alessi ha affermato: «Appena mi hanno comunicato la consegna del premio mi sono interrogato su quali punti in comune potessi avere con l’Artusi. Sono giunto alla conclusione che una cosa ci accomuna: Artusi è stato un grande gastronomo ma non era un cuoco, io sono un produttore di oggetti di design ma non sono un designer. Entrambi, in sostanza, siamo dei mediatori culturali, siamo dei laboratori di ricerca nel campo delle arti».

Cesenatico si trasforma in un grande ristorante per la manifestazione gastronomica “Il Pesce fa Festa” in programma dal 30 ottobre all’1 novembre. Le degustazioni dei piatti a base di pesce si svolgeranno nella sul lungomare di Cesenatico, mentre nelle vie del centro storico della città verranno allestiti i punti ristoro dove si potranno degustare i piatti della tradizione locale, come il fritto misto dell’Adriatico, il risotto alla marinara, le seppie con i piselli e i passatelli al brodo di pesce. Nella zona portuale di Ponente, nei pressi del vecchio Squero, i pescatori, all’interno di una tensostruttura, elaboreranno antipasti a base di cozze e vongole, primi succulenti e le classiche “rustide”. Per i palati più raffinati, l'Associazione Chef to Chef, rappresentata da Alberto Faccani e Andrea Bartolini, proporrà ricette più elaborate ma sempre rigorosamente realizzate con il pescato locale.

Odorosi tartufi fra Dovadola e S. Agata Feltria Appuntamenti da non perdere per i buongustai golosi di tartufo le domeniche di ottobre a Sant’Agata Feltria nel riminese (il 4, 11, 18 e 25 ottobre) per la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco pregiato e a Dovadola nel forlivese (solo il 18 e il 25) per 48esima edizione della Fiera e Sagra del Tartufo. In netrembe le località, oltre alla mostra mercato per la vendita dei prelibati tartufi e di altri prodotti del sottobosco sono allestiti stand gastronomici per la degustazione di pietanze (risotti, tagliatelle, uova, crostini, panzerotti) insaporite con i rinomati funghi ipogei e altri piatti tipici della collina.

OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it Osteria Malabocca

giovedì 15 ottobre 2015

INFO E PRENOTAZIONI +39 0545 61754 / +39 0545 7046583 showchef@maisonbarcelona.com www.showchef.tv Via Albergone, 27 Bagnacavallo (RA)

www.maisonbarcelona.com

Ristorante-pizzeria pub-disco-showchef

L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio. Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30

Chiuso il mercoledì


JUNIOR

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RAVENNA/1

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Tornano le marionette per Halloween (e non solo)

LABORATORI DI RILASSAMENTO E IDEAZIONE TEATRALE

Al via la nuova stagione teatrale all’Almagià curata da Teatro del Drago Al via a ottobre la nuova stagione teatrale per le famiglie del Teatro del Drago all’Almagià di Ravenna “Le arti della marionetta”, giunta alla ventisettesima edizione. Si comincia sabato 10 ottobre dalle 16.30 con la grande festa di presentazione della stagione alla città, nel giorno della Notte d’oro (vedi pp. 16-17). Il primo appuntamento con lo spettacolo è per sabato 24 ottobre alle 21 e il Teatro Potlach con I primi cento anni di Edith Piaf, un viaggio musicale nella Francia degli anni Trenta e Cinquanta attraverso le canzoni della grande artista. Domenica 25 ottobre alle 16.30 si comincia con i grandi classici: la compagnia Fontemaggiore porta i suoi Tre porcellini, uno spettacolo d’attore per bambini a partire dai 4 anni su testo di Marina Allegri. Sabato 31 ottobre torna poi l’appuntamento tradizionale con la grande festa di Halloween, dalle 16.30 alle 10 della mattina successiva: si comincia con lo spettacolo di Eventi Culturali/Teatri Comunicanti dal titolo L'orco del teatro uno spettacolo d’attore di teatro comico adatto a bambini dai 4 anni. Seguirà come tradizione la festa e, per i più grandi e coraggiosi, la notte dentro l’Almagià.

Per il festival Homunculus di Tanti Cosi Progetti due gli appuntamenti per i bambini: un laboratorio per ragazzi dai 7 ai 12 anni di tre giorni (dal 20 al 23 ottobre) al Valtorto di Fornace Zarattini, a Ravenna, suddiviso in una parte dedicata al rilassamento attraverso lo yoga, e una di ideazione di un racconto, tradotto in testo e interpretato dai partecipanti le cui voci registrate, unite a suoni e musica individuati nel corso degli incontri, daranno vita ad un evento visivo-sonoro nella giornata del 25 ottobre, quando andrà in scena anche lo spettacolo dei Tcp Il fuso nero. Per iscrizioni e informazioni sul laboratorio: 3388017819 (Antonella) o 3355622377 (Danilo).

CESENA/1

CESENA/2

LE ATTIVITÀ DEL [NON]MUSEO NELL’AUTUNNO

Maratona di lettura alla biblioteca Malatestiana

Dopo la pausa estiva, ha ripreso le attività il [Non]museo di Cesena con laboratori di fotografia, atelier di esplorazione del colore e della pittura, laboratorio di danza, suono e percussioni, atelier narrativo di promozione alla lettura e anche di inglese rivolti a bambini e ragazzi dai tre ai diciotto anni. Ogni mese, inoltre, il sabato pomeriggio avrà un tema che sarà sviluppato attraverso attività: il 3 e il 10 ottobre si gioca con l’arte intorno a una mostra. Oltre alle attività laboratoriali è aperto e a libera fruizione lo spazio della Bottega del Nutrimento, con libri, oggetti e merende. Info: www.katriem.it. Via Aldini, 50 Cesena, 329 2291306

Incontro con Stefano Bordiglioni e Sara Tarabusi per gli under 10. Caccia al tesoro per gli over 11 A Cesena, nella bellissima cornice della Biblioteca Malatestiana (piazza Bufalini 1), l’associazione culturale Barbablu festeggia i suoi dieci anni con una maratona letteraria che va dal 15 al 17 ottobre. Si comincia appunto giovedì 15 alle 17 (Aula Magna) con Storie, rime e filastrocche raccontate dal noto e amatissimo autore per ragazzi Stefano Bordiglioni, autore di numerosi best seller, storie ambientate in varie epoche storiche, autore della serie Dinodino e di Storie con il motore, solo per citare alcuni titoli. Un appuntamento adatto a bambini dai 6 ai 10 anni. Venerdì 16, sempre alle 17, laboratorio, sempre per bambini dai 6 ai 10 anni, Cento parole in un piatto di carta luminosa in cui l'attrice Sara Tarabusi anima storie, versi, giochi linguistici. Sabato 17 si chiude la tre giorni, sempre alle 17, con una caccia al tesoro nel Paese delle Meraviglie, gioco a squadre e di scoperta realizzato in collaborazione con il festival riminese Mare di Libri adatto a ragazzi dagli 11 ai 18 anni. Info: Ass. Barbablu 328.9086126.


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EXTRA L’INTERVISTA

Le tirate dell’ultimo giorno sui libri per agguantare un 18, poco tempo per stare ai fornelli, poca voglia di lavare i piatti: l’universitario fuorisede è probabilmente, nell’immaginario collettivo, una delle figure con l’alimentazione più disordinata che si possa immaginare. Sarà pure uno stereotipo ma a Cesena è stato il punto di partenza per una startup di quattro giovani che hanno realizzato un’applicazione per telefonino capace di accompagnare il consumatore nella lettura dei prodotti che compra. Obiettivo mangiare sano: se vi capita di vedere qualcuno che fotografa i Tegolini del Mulino Bianco tra gli scaffali del supermercato magari sta usando Edo. Maria Vincenza Gargiulo, lei è una dei quattro fondatori. A chi e quando è venuta l'idea? «È nato tutto dalla classica situazione che capita a molti universitari fuori sede: si mangia male quello che capita. Così un paio di anni fa, appena laureati in Informatica, gli altri tre si sono detti che il settore dell'alimentazione poteva essere una bella sfida per le nuove tecnologie. Tramite l'università hanno cercato qualcuno con le competenze specifiche da unire alle loro più tecniche e sono arrivata io». Vi siete improvvisati imprenditori? «Abbiamo avuto l’appoggio di Cesenalab, l'incubatore di imprese è stato un grosso aiuto per noi: ci ha permesso di conoscerci, ci ha dato le giuste conoscenze per partire, abbiamo avuto un team competente per definire l’idea e il business model, ci hanno dato un posto dove lavorare e dove tutt'ora siamo. Realtà del genere dovrebbero nascere ovunque». Parliamo dell'app: si scarica sul telefonino e poi? «Con la scansione del codice a barre o con una ricerca manuale si ottiene un punteggio

da zero a dieci che segnala quanto è sano un prodotto, una sintesi delle sue caratteristiche positive e negative, se è adatto a celiaci o intolleranti al lattosio e una lista di alternative più sane». Come vengono elaborate tutte queste informazioni? «Abbiamo creato un algoritmo con la supervisione della professoressa Alessandra Bordoni, medico nutrizionista dell'università di Bologna, per valutare ogni prodotto. Abbiamo archiviato un database di 20mila prodotti diversi. Se un prodotto non è già in archivio l'utente viene guidato per fare foto all'etichetta e mandarcela e arriva una notifica quando è pronta la risposta». Quanto tempo è servito per realizzare l'app? «Un anno di lavoro. Per i dettagli dell'algoritmo e per il database andavamo nei supermercati a fare foto agli scaffali e da qualche parte ci hanno pure mandato fuori...». L'unicità sta nell'algoritmo? «È proprio il cuore dell'applicazione. Sviluppato integralmente da noi». È un brevetto depositato? «Per gli algoritmi non è possibile ma abbiamo in mente di proteggerlo in qualche modo». Il successo è dovuto al particolare momento attuale in cui l'attenzione all'alimentazione ha raggiunto livelli altissimi. Se fosse una moda passeggera? «Il consumatore sta crescendo tantissimo: vuole sapere cosa mangia e sta capendo che quello che mangiamo fa la nostra salute. Non credo sia una moda passeggera, cosa che invece accade per alcuni ingredienti anche per colpa di una cattiva informazione che circola nel settore alimentare. Per questo tralasciamo i sensazionalismi e puntiamo alla scientificità».

Il dietista sta nel telefonino A Cesena nasce l’app che dà le pagelle ai cibi e propone alternative sane

Dopo la laurea è partita la startup di quattro studenti Basta fotografare il codice a barre o inserire i dati e un algoritmo scientifico elabora le informazioni «La nostra cultura d’impresa? Costruire tutto da zero»

Chi garantisce il valore scientifico dell'applicazione? «Prima di tutto c'è stata la supervisione di un medico nutrizionista dell'università. E poi i nostri punti di riferimento sono enti accreditati a livello europeo come la Sinu, società itialiana nutrizione umana». La necessità di una semplificazione grafica per le esigenze di uno smartphone non mette a rischio il rigore scientifico? «Cerchiamo di non banalizzare, è difficile ma facciamo di tutto per rendere i concetti semplici senza snaturare il messaggio». Le nuove tecnologie applicate all'alimentazione che risultati potranno portare in futuro? «Non esistono limiti. Ci sono già aziende che stanno sviluppando sensori capaci di analizzare le caratteristiche del piatto in tavolo. Oggi si

fanno foto ai piatti per metterle su Instagram, un giorno le faremo per sapere cosa mangiamo». Avete annunciato una versione a pagamento entro Natale, cosa avrà in più? Quanto costerà? «Non abbiamo ancora deciso la cifra. La versione premium avrà una parte in cui l'utente potrà variare alcuni aspetti come i livello di assunzione di un nutriente o escludere un particolare ingrediente dalla propria dieta». Finirà con i dietisti in rivolta contro Edo come i taxisti contro Uber? «No, il ruolo del professionista non può venire mai meno. Noi vorremmo essere complementari a dietologi, dietisti, nutrizionisti: l'app può essere un supporto quotidiano al lavoro dello specialista che va sempre consultato. Ci saranno tutti gli avvertimenti del caso quando si va a modificare alcuni parametri».

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A sinistra i quattro fondatori di Edo srl. La startup che ha creato l’app per il mangiare sano è nata dentro Cesenalab, incubatore e acceleratore d’impresa incentrato sul mondo digital, web e new media. A destra invece alcune immagini di come si presenta l’applicazione sui telefonini

CHI SONO QUATTRO UNIVERSITARI DI CESENA CREANO L’APP PER MANGIARE BENE La società Edo ha sede a Cesena. A crearla sono stati quattro universitari. Diego Lanzoni (Sogliano sul Rubicone, presidente): si occupa della gestione amministrativa della società, di tutto ciò che riguarda l’area del database management e aiuta nello sviluppo Ios. Luciano Venezia (Avellino, Ceo): è il responsabile dell’applicazione Ios e cura gli aspetti tecnici e implementativi dell’algoritmo. Marco Giampaoli (Fano, responsabile tecnico): è il responsabile dell’applicazione Android e di tutti gli aspetti tecnici che sono dietro le quinte di Edo. Maria Vincenza Gargiulo (Napoli, food technologyst): è la guida nel mondo dell’alimentazione ed è la “creatrice” dell’algoritmo che valuta quanto è sano ogni prodotto alimentare. A loro quattro in seguito si è aggiunta Giulia Pieri: si occupa di definire da un punto di vista nutrizionale di cosa hanno bisogno gli utenti in base al loro profilo.

E nessun produttore si è lamentato per i suggerimenti che l'app fornisce come alternative più sane? «Ancora non è capitato ma potrebbe succedere. Tutto sta nell’intelligenza del produttore: noi vogliamo creare canale di comunicazione tra utente e aziende incentivando la trasparenza e magari essere uno stimolo per offrire prodotti migliori. Vorrei che ci vedessero come un alleato; ad esempio sono stata a un convengo sulle etichette: per legge devono esserci certe informazioni e altre restano fuori, la nostra app veicola info aggiuntive che possono arrivare al consumatore partendo dall’azienda». Avete o avrete spazi pubblicitari sull'app? «Niente banner, ci abbiamo riflettuto e abbiamo valutato che avere pubblicità di alcuni prodotti non sarebbe eticamente la scelta giusta».

«I medici specialisti

devono vederci come un collaboratore La consulenza dell’esperto è sempre necessaria Poi l’applicazione può aiutare l’utente a orientarsi

»

Quindi con una Srl startup senza raccolta pubblicitaria si campa in cinque? «Beh, per la verità otto mesi dopo il lancio dell'app facciamo un po' fatica. Ci stiamo dedicando full time al progetto perché ci crediamo e siamo riusciti a partire grazie a un finanziamento di 50mila euro dall'azienda Alimos conosciuta tramite Cesenalab». Qual è la cultura di impresa in una startup di cinque giovani? «Cerchiamo di essere semplicemente noi stessi, non ci diamo arie, rimaniamo con i piedi per terra. Stiamo imparando noi per primi sperimentando: dobbiamo costruire qualcosa da zero ed è qualcosa di nostro, è un valore che nessun'altra tipologia di lavoro può darti, un'esperienza emozionante che dovrebbero fare tutti. Non è facile ma ad oggi dico che ne vale la pena». Andrea Alberizia

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