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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli dicembre 2015-gennaio 2016 n.13 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I

DICEMBRE 2015 GENNAIO 2016

FESTE DANZANTI NUMERO SPECIALE CON DUE MESI DI EVENTI E APPROFONDIMENTI ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

• Redazione tel 0544 271068 • redazione@ravennaedintorni.it • Pubblicità tel. 0544 408312 • info@reclam.ra.it

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Piccola guida al territorio

Il fascino delle feste tra cultura e natura Un ricco programma di eventi per animare le suggestive vie d’acqua della cittadina e visite guidate per scoprirne i gioielli storici naturalistici anche nel cuore dell’inverno Le feste di Natale? Si passano a Comacchio, tra le suggestioni di natura e cultura, storia e divertimento grazie al ricco programma di iniziative. Si comincia, neanche a dirlo con la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, per andare alla scoperta di storia, natura e arte. In particolare, per il dicembre 2015, Po Delta Tourism in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, ha pianificato per i giorni festivi di dicembre, a partire da martedì 8, percorsi esclusivi a bordo di piccole imbarcazioni per andare alla scoperta delle oasi naturali del Delta del Po, difficilmente raggiungibili in altro modo, ricchi di scorci paesaggistici degni di essere visitati e fotografati. I racconti della Comacchio di una volta e delle sue bellezze monumentali, tra ponti e canali, sono affidati a una serie tra visite guidate in centro storico e iniziative che avranno luogo alla Manifattura dei Marinati, grazie alla collaborazione con le associazioni "Teatro Insieme" e "Marasue". Per quanto riguarda invece il programma delle feste vere e proprie, fino a Capadanno e anzi fino all’Epifania, ci sarà il ritorno dal teatro di burattini, passando per la Bottega di Geppetto, ma anche il gospel sino alla rappresentazione della Natività a cura della compagnia dialettale "Al Batàl" e alla fiaccolata, curata dal gruppo sub Ippocampo nel portocanale di Porto Garibaldi, in collaborazione con la Famìa ad Magnavaca e con l'Associazione L'Alba. Imperdibile lo spettacolo di capodanno al Lido degli Estensi, con musica, animazione, dj set e con il gruppo "Frenetika", tra balli, divertimen-

Museo Remo Brindisi

2016: TANTI EVENTI PER IL VENTENNALE DELLA SCOMPARSA DI REMO BRINDISI L'Amministrazione Comunale sta pianificando una serie di eventi per ricordare la figura di "Remo Brindisi", a 20 anni dalla sua scomparsa, sopraggiunta il 25 luglio 1996 proprio in quella casa-museo del Lido di Spina, che il Maestro aveva eletto quale dimora, ma anche come fucina dell'arte contemporanea, luogo dinamico di confronto culturale con i grandi dell'epoca e con gli allievi. Via N. Pisano, 44029 Lido di Spina Telefono: 0533/314154 Da novembre a febbraio: dal venerdì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 15 alle ore 17.30. Chiuso il 25 dicembre 2015 ed il 1° gennaio 2016.

to e sorprese dalle ore 19 alle 3 del mattino, per brindare all'Anno Nuovo. La manifestazione è organizzata dal Consorzio del Lido degli Estensi. Molti degli eventi della programmazione natalizia in centro storico sono organizzati

Centro storico

dall'Ascom, in collaborazione con numerose associazioni di volontariato locali. Programma ed aggiornamenti saranno disponibili sul sito: www.comacchioturismo.it

Valli di Comacchio

ALLA SCOPERTA DEL CENTRO STORICO

LE VISITE GUIDATE NEI GIORNI DI FESTA

Accanto alle visite al Museo del carico della Nave Romana, con le aperture straordinarie previste nei mesi di dicembre e gennaio, il centro storico di Comacchio è tutto da scoprire, grazie alle visite guidate, che consentiranno di ammirare i presepi sotto i ponti, ma anche quelli popolari. Da non perdere gli eventi di chiusura delle festività natalizie con la tradizionale "Tamplà" (mart. 5 genn. ore 16) e tante altre iniziative, sino alla Befana dei Pompieri (merc. 6 genn. ore 11) e al grande spettacolo piro-musicale "Avan la vacie" (merc. 6 genn. ore 18), tra musica, balli, divertimento, distribuzione di calze e cioccolato caldo.

Escursione in barca di 1h30 Imbarco: Stazione Foce (Valli di Comacchio). Date di partenza: 6, 7, 8, 26, 27 – Dicembre 2015 e 1, 2, 3, 5, 6 – Gennaio 2016.

Via della Pescheria, 3, Comacchio Tel. 0533 311316 ed e-mail: fortunamaris@comune.comacchio.fe.it

Oasi nel Delta: Dall’8/12/2015 al 28/02/2016, tutti i giorni festivi tranne il 25/12/2015 e 01/01/2016. Percorsi esclusivi a bordo di piccole imbarcazioni attraverso i fitti canneti delle oasi naturali alla foce del Po. Durata: ca 2 ore. Partenza: ore 11.00 da Goro o Gorino (punto di partenza da confermare alla prenotazione). Tariffe: € 17,00 adulti, € 10,00 da 4 a 10 anni, gratis da 0 a 3 anni – partenza garantita con min. 6 pax. Prenotazione obbligatoria Info: www.podeltatourism.it


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SOMMARIO

L’ EDITORIALE

• MUSICA Le luci della centrale elettrica...pag. 4

Buone feste di cultura per tutti

• TEATRO Chiara Guidi e la Sanzio oggi........pag. 18 • CINEMA Il festival Amarcort a Rimini.....pag. 25 • LIBRI La scrittrice dei giovani lettori....pag. 26 • ARTE Dialogo tra Moreni e Samorì ........pag. 33 • GUSTO Gli antichi grani di Romagna........pag. 40 • JUNIOR Gli spettacoli per famiglie .......pag. 44 • EXTRA Deco, tra etica e impresa .............pag. 46

È un passaggio d’anno complicato questo, con tutti che parlano di cultura da difendere, da brandire contro il nemico, di (nostra) cultura sotto attacco. Ed è piuttosto avvilente seguire il dibattito nazionale, che tanti riverberi ha anche su quello locale per diretta conseguenza, un’idea di cultura che possa essere quella incarnata dal presepe a Natale, che sarebbe addirittura minacciato. Ora, il presepe è una meravigliosa tradizione che come tale può essere apprezzata da chiunque, anche da atei e agnostici, purché non vi sia la pretesa che poi tutti credano che davvero il 25 dicembre da duemila anni festeggi la nascita di Gesù Bambino, figlio di Dio, annunciato da un Arcangelo e nato da una vergine. Il Natale, o meglio il solstizio d’inverno lo si celebrava da molto prima con tanto di scambi di doni (leggere il magnifico Tenebroso Natale di Eraldo Baldini per credere), da secoli su questo antico rito si è innestata una tradizione che in Italia appunto diventa il presepe. E invece la sensazione quando brandiscono buoi e asinelli e crocifissi è che sembra pure che dobbiamo tutti crederci, per rivendicare la nostra presunta identità. Un bel passo indietro verso un’epoca grosso modo precedente l’Illuminismo, non c’è che dire. A noi invece piace più un’idea di cultura davvero laica e aperta, in quella troviamo la nostra identità, anche romagnola (popolo notoriamente anticlericale con ragioni storicamente ben determinate e non certo per misteri incomprensibili). I presepi sono tutti da visitare (basti dire che da queste parti c’è quell’incanto di Cesenatico), naturalmente, così come le chiese, le moschee, le sinagoghe e tutte le espressioni della creatività umana che hanno a che fare con la religione e quindi con la vita. E poi però nemmeno sotto Natale ci pare una brillantissima idea ridurre tutto a questo, che in fondo la vita passa anche per i teatri (dove, fateci caso, proliferano spettacoli che hanno per esempio a che fare con la psicanalisi e il rapporto tra normalità e follia, che se non è un tema identitario del presunto e cosiddetto Occidente questo davvero non sappiamo cos’altro possa esserlo). E la musica, sacra e non, e i libri e l’arte e anche la buona tavola. Insomma, cerchiamo tutti di stare sereni e fare feste, questo sì secondo la tradizione, all’insegna di un messaggio di pace verso tutti, anche verso chi non crede (incredibile ma pare ce ne siano in giro, nascosti tra noi) a Babbo Natale. Noi intanto ci rivediamo a fine gennaio: in questo numero doppio trovate anche cosa fare in giro per la Romagna passate le feste.

I L C A PO D AN NO P OD A NN C ON A C AARR BO NI O N L UC U CA B ON Come al solito sarà nel Riminese che ci saranno più occasioni di divertimento per festeggiare il Capodanno in Romagna e Rimini la fa da padrone con un calendario di 150 eventi a partire dall’inizio di dicembre che culmineranno con il concerto di Luca Carboni in piazzale Fellini del 31 dicembre, poco prima i tradizionali fuochi d’artificio anche sulla spiaggia (vedi foto). Grandi eventi anche a Riccione per tutto il mese di dicembre e Capodanno con Paolo Belli, mentre a Bellaria il momento clou è affidato alle Iene della celebre trasmissione e alla comicità di Paolo Cevoli.

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 R&D Cult nr. 13 supplemento a

R&D anno XIV nr. 655 del 3-12-2015

Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 - 392 9784242

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MUSICA

di Luca Manservisi

Potrà piacere o meno, ma il ferrarese Vasco Brondi ad appena 31 anni può già dire di aver scritto un pezzo di storia del rock italiano di inizio anni Duemila. In particolare il suo album di debutto con Le Luci Della Centrale Elettrica (che altro non è che il suo progetto solista, più o meno allargato a musicisti di contorno) ha aggiornato i canoni del cantautorato cupo e depresso, portandolo con il tempo fuori dalla ristretta nicchia del mondo alternativo e arrivando recentemente – tanto per dire – a scrivere una canzone nel nuovo disco di Jovanotti. Il 14 gennaio sarà al Bronson di Ravenna nell’ambito del nuovo tour in versione minimale, come annunciato dal titolo “Con la chitarra e il computer”, che partirà in dicembre e che a fine novembre vedeva già diverse date sold out da tempo. Lo abbiamo incontrato. Che tipo di concerti dobbiamo aspettarci? Perché intraprendere un altro tour a distanza di pochi mesi dal vecchio, senza nuovo materiale da promuovere? «Il motivo direi che è semplice: voglia di suonare e di sperimentare questa atmosfera così diversa dai grandi club o dai palazzetti in cui ho suonato per il tour di “Costellazioni” (il terzo album delle Luci, uscito nel marzo del 2014, ndr). Dopo un tour enorme con quindici persone al seguito tra tecnici e musicisti e posti da duemila e tremila spettatori, possiamo oggi andare via in quattro e suonare in posti intimi, guardandoci tutti negli occhi. Con me sul palco ci sarà Andrea “Cabeki” Faccioli (politstrumentista veronese, ndr): abbiamo costruito un concerto minimale ma molto vario, si alterneranno atmosfere elettroniche e da balera. Useremo chitarre acustiche, elettriche, loop station, distorsori, casse dritte, pianoforte e computer. Proporremo le canzoni proprio nella versione in cui escono. Forse volevo avere la possibilità di riprendermi anche questa dimensione intima, andare un po’ contro all’idea che più diventi conosciuto più le persone che vengono al concerto sono lontane dal palco e ti vedono minuscolo a cento metri da loro». A distanza di quasi due anni, “Costellazioni” si conferma un disco coraggioso e anche piuttosto riuscito, dopo il secondo album che forse resta un passo falso sotto il peso dello splendido debutto di “Canzoni da spiaggia deturpata”. Sei d’accordo? Riascolti spesso i tuoi dischi? «Sono la persona sbagliata a cui fare questa domanda, ogni disco è sentito al massimo e ci sono dentro anima e corpo, li amo insensatamente e li faccio principalmente per me, non per convincere qualcuno. Non progetto automobili, non riesco ad analizzarli meccanicamente e non mi interessa farlo a dire il vero. Sono tutte fototessere dettagliate di quello che avevo dentro e attorno in quel periodo. Tra criticare e creare ho scelto di creare, i discorsi li lascio agli altri senza intromettermi». Quando lavorerai al prossimo disco e cosa dobbiamo aspettarci? Seguirai la strada più varia e complessa dell’ultimo album? «Ancora non lo so, vedremo. Penso sempre a qualcosa di nuovo, amo vedere cose che mi immagino diventare reali. Il cantiere è sempre aperto ma sicuramente ci sarà un periodo di

L’INTERVISTA

Le Luci della Centrale Elettrica e il fascino di essere controverso Vasco Brondi torna con un tour

«intimo» per chitarra e computer e parla di successo, critiche e anche di Jovanotti, con cui ha collaborato: «Gli ultimi suoi dischi sono meglio di quasi tutti gli italiani alternativi»

Vasco Brondi in una foto di Antonio Siringo

GLI ALTRI CONCERTI AL BRONSON

ANCHE

THE MORLOCKS. E

POI

CALIBERO 35, BACHI

DA

PIETRA, LEVANTE...

Tra dicembre e gennaio al Bronson di Ravenna oltre alle Luci della Centrale Elettrica (vedi intervista in questa pagina) tanti altri protagonisti della scena italiana: il 5 dicembre si parte con il sound strumentale e cinematografico dei Calibro 35, con il loro nuovo disco “S.P.A.C.E.” (in apertura gli Ottone Pesante), l’11 dicembre (per l’occasione al Fargo Cafè di via Girolamo Rossi, in centro a Ravenna) concerto acustico di Caso, il 19 arriva il pop di Levante mentre in gennaio spazio il 5 alla festa della Befana con i ravennati The Doormen e il loro brit-rock, il 9 al poeta e cantautore sempre ravennate, Gregor Ferretti, il 16 invece Todo Modo, nuovo progetto di Giorgio Prette, ex batterista degli Afterhours, il cantautore Paolo Saporiti e Xabier Iriondo, chitarrista e polistrumentista degli stessi Afterhours. A chiudere, il 23 gennaio, il pop irriverente del duo I Camillas. Nel mezzo, però, da segnalare il ritorno del festival “Passatelli in Bronson” con la possibilità di cenare a base di passatelli (ma non solo) al piano superiore prima dei concerti con uno spaccato della migliore scena indipendente italiana. Si parte il giorno di Natale, con il rock-blues sporchissimo dei Bachi da Pietra e con il noise degli Zeus!, entrambi con il disco nuovo in fase di presentazione; ad aprire il math-rock strumentale degli emiliani Mood. Il secondo giorno, sabato 26, sonorità più chiaramente debitrici del rock anglosassone con il dream-pop dei pesaresi Havah, il ritorno dei cesenati Sunday Morning, il power trio milanese Pueblo People e la psichedelia dei torinesi The Yellow Traffic Light. Ultima giornata, domenica 27, con il live in solo del chitarrista di Ronin e Fulkanelli, Cristian Naldi. In questi primi due mesi invernali sono invece eccezionalmente residuali, in termini di numeri, i concerti di band straniere. Da segnalare giovedì 3 dicembre Kim And The Created, una delle giovani performer più promettenti della scena garagepunk indipendente americana e il ritorno in Italia (al Bronson il 7 dicembre) dei The Morlocks, band di culto della scena garage-punk californiana nata nel 1984 e riunitasi quattro anni fa: a Ravenna suoneranno le loro canzoni più celebri con una formazione da all-star che vede, a fianco del leader della band Leighton Koizumi, musicisti di Fuzztones, Link Wray, Sonny Vincent o Gravedigger V. Il 12 dicembre, infine, torna a Ravenna il trio psichedelico cileno Follakzoid.

pausa, nel senso che farò tutte cose che non supereranno i confini di casa mia, forse». Detta in estrema e brutale sintesi, sei passato da essere un “cocco” della critica dopo il primo disco a un cantante di successo, anche parecchio maltrattato da certo giornalismo più snob. Sei amato e allo stesso tempo odiato anche tra il pubblico come pochi altri forse nella storia della scena alternativa italiana. Come te lo spieghi?

«Penso sia sempre successo alle cose che più amo, sono diventate sempre controverse. Ho sempre amato gli artisti che lasciano un segno anche piccolissimo nel loro tempo e nel farlo diventano un’ossessione per i loro contemporanei che li hanno amati e disprezzati ma non riescono proprio ad ignorarli, sono sempre al centro dell’attenzione. A me viene da ringraziare per queste attenzioni, sono attestati di rilevanza che neanche mi aspetto mai. Ho scritto trenta canzoni, un paio d’ore di musica

I Todo Modo, al Bronson in gennaio

che nessuno trasmette, devi proprio andare a cercartele, eppure sento sempre una certa attenzione e mi colpisce molto che se ne debbano occupare anche coloro a cui non piacciono per niente, sembrano non poter far finta di nulla. Mi sembra che tutto, anche le critiche insensate, abbiamo contribuito a migliorarmi, a pormi più domande o a fregarmene di più. A farmi stare meglio in generale». In questi anni avrai riflettutto su questa cosiddetta

“scena alternativa”... «Sarà banale ma non è mai stata una mia catalogazione dividere musica alternativa da musica non alternativa, semplicemente o mi arriva qualcosa o non mi arriva. Se poi gli alternativi sono quelli che si sentono migliori degli altri per la musica che ascoltano credo che, se hanno più di quindici anni, abbiano un problema». E per restare in tema: come si passa dalla collaborazione con i Cccp a Jovanotti? «Ho sempre creduto che si possa fare qualcosa di profondo e di popolare alle stesso tempo. Seguire un percorso preciso, seguire se stessi, anche sperimentare, ma per raggiungere gli altri, non per chiudersi in qualche comoda nicchia nella consolatoria posizione del genio incompreso: adesso i geni incompresi non esistono o sono rarità assolute. Grazie a internet non c’è più la mediazione dei discografici puoi arrivare direttamente ma l’importante è prima stare in casa e lavorarci, poi condividere, non viceversa. Onestamente credo che gli ultimi tre dischi di Jovanotti siano molto migliori, più politici e più tutto di quasi tutti i dischi italiani che si definiscono alternativi. Tra l’altro ho aperto un tour di Lorenzo qualche anno fa e prima di me gli unici che aveva invitato ad aprirgli i concerti erano stati proprio i Csi di Ferretti e Zamboni all’epoca di “Tabula Rasa Elettrificata”. Gli scompartimenti sembrano essere nelle teste delle persone più che nella realtà». Hai descritto nelle tue canzoni gli scenari degli anni Zero, in che periodo stiamo vivendo e perché ti interessa parlarne? «Sentivo molto forte questo desiderio di fare canzoni che parlassero di futuro adesso che il futuro è una parola con una connotazione quasi negativa e che viene detto e ripetuto che è tutto sbagliato e in crisi e che il futuro non esiste più. Mi venivano delle canzoni liberatorie, allegre e disperate. Con una illogica allegria. Delle canzoni che funzionano come i sospiri di sollievo. Volevo un disco (fa riferimento al primo, ndr) da suonare durante la guerra, da ballare sotto i bombardamenti. Che fosse un incoraggiamento. Fidarsi del futuro vuol dire soprattutto fidarsi del presente, conoscere il presente».


MUSICA

R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

5 STORIA DELLA MUSICA LE ORME PORTANO IN TOUR I LORO TRE DISCHI PIÙ NOTI

L’EVENTO

FOLK E DINTORNI IL DUO BOTTASSO AL VERDI DI FORLIMPOPOLI Venerdì 18 dicembre al teatro Verdi di Forlimpopoli serata muiscale con il concerto del Duo Bottasso. Folk strumentale a cura dei musicisti (e fratelli) piemontesi Simone (organetto diatonico) e Nicolò Bottasso (violino) che hanno debuttato l’anno scorso con l’album “Crescendo”.

I SACRI CUORI TRA EUROSONIC E IL CONCERTO AL TEATRO ASTRA

SERATA JOHN LENNON CON ASSANTE E CASTALDO

“ATTENTI

AL GORILLA ”: UN OMAGGIO A DE ANDRÉ

Sabato 9 gennaio al Comunale di Cesenatico “Attenti al gorilla”, omaggio a De André di Andrea Amati & Band.

MINGARDI E LA BANDA ELASTICA PELLIZZA AL TEATRO SOCJALE Venerdì 4 dicembre al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) concerto del cantautore bolognese Andrea Mingardi, sul palco con una big band di nove elementi, con fiati e coriste per un viaggio dal soul alla canzone d’autore. Da segnalare sempre al Socjale a fine gennaio (venerdì 29) la band torinese pop-folk-rock Banda Elastica Pellizza, vincitrice nel 2008 della targa Tenco per il miglior autore emergente.

Le Orme, storica band veneziana punta di diamante del progressive italiano, si appresta a festeggiare nel 2016 i 50 anni di carriera, vissuti anche tra scioglimenti e cambi di formazione. Il tour celebrativo parte però già in dicembre e venerdì 4 Le Orme saranno al Naima di Forlì con uno spettacolo in cui, per la prima volta nella loro storia, proporranno unicamente brani dei loro tre album storici: “Collage”, “Uomo di Pezza” e “Felona e Sorona”. Sul palco Michi Dei Rossi (membro storico della band) alla batteria, Michele Bon (con Le Orme dal 1990) alle tastiere, organo hammond, pianoforte e synth e Fabio Trentini (in formazione dal 2009) alla voce, basso, chitarra e basso pedale.

Al teatro Novelli di Rimini lunedì 7 dicembre (ore 21.15) serata tributo a John Lennon, nel 35° anniversario della scomparsa, con i noti giornalisti di Repubblica Ernesto Assante e Gino Castaldo. A seguire concerto dei Rangzen, che poi omaggeranno i Beatles anche in un live in piazza Ceccarini, a Riccione, sabato 2 gennaio.

CANTAUTORATO

Vinicio Capossela festeggia i 25 anni di carriera anche a Cesena Lunedì 28 dicembre Vinicio Capossela torna al Vidia di Cesena per quella che sembra ormai essere diventata un’abitudine: il concerto di Natale. Sarà sicuramente un live particolare, quello dell’istrionico cantautore che sta celebrando anche i suoi 25 anni di carriera musicale e che pochi giorni prima compirà 50 anni. E proprio per questa occasione, il 14 dicembre, il Naima organizza a Forlì un raduno con tutti i giovani cantautori che si richiamano in qualche modo a Vinicio Capossela.

Venerdì 29 gennaio al teatro Astra di Bellaria Igea Marina concerto dei Sacri Cuori, band romagnola strumentale che si avvale per questa serata della cantante Carla Lippis per presentare il loro album, “Delone”. I Sacri Cuori rappresenteranno anche l’Italia il 15 gennaio all’Eurosonic festival di Groningen.

ROCK IN BIO I QUINTORIGO RILEGGONO HENDRIX AL TEATRO VERDI DI CESENA Gli eclettici Quintorigo rileggono Jimi Hendrix in un concerto in programma il 12 dicembre al teatro Verdi di Cesena nell’ambito della serata Rock in Bio.


R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

MUSICA

6 di Francesco Farabegoli *

Non so se qualcuno segue questa rubrichetta assiduamente: se qualcuno lo fa credo sia intuibile che ho un grosso problema di dipendenza da internet. A dire il vero sono un po’ un tossico all’ultimo stadio, uno di quelli che passano ogni secondo possibile a scrivere minchiate sui social e che prova disagio fisico ogni volta che si allontana per più di 80 centimetri dal proprio smartphone, quelli che vengono presi per il culo con le vignette e le campagne di sensibilizzazione che vi invitano, quando siete nei parchi, a guardar cinguettare gli scriccioli invece che stare piegati su Twitter. Vivo abbastanza bene questo mio disturbo: ce l’abbiamo in tanti, siamo persone perlopiù gradevoli, quasi nessuno di noi vota 5 Stelle e se abbiamo bisogno di sostegno reciproco sappiamo sempre dove trovarci. Siamo un simpatico popolo di buontemponi che non rompono le scatole a nessuno e hanno le loro usanze, come un piccolo paesino. Una delle mie usanze preferite dei tossici di internet è quella per cui, tra la fine dell’anno e l’inizio di quello successivo, ognuno di noi pubblica una lista di attese e propositi per l’anno successivo. Un’altra delle mie usanze preferite dei tossici di internet è quella di sfottere qualunque usanza dei tossici di internet, mettendosi dall’altra parte della barricata per fare la figura di quelli che ci stanno dentro ma con un atteggiamento critico e disincantato. Alcuni riescono a rispettare entrambe le tradizioni usando il tipico auto-sarcasmo dei tossici di internet, con formule tipo “L’IMMANCABILE AHAHHAHAA MEGALOL- LISTA DEI DISCHI CHE MI ASPETTO PER L’ANNO NUOVO” (nel borghetto di internet dove abito io si parla solo di dischi). Io ho deciso di approfittare dell’ospitalità di R&D Cult per costringervi a leggere una lista delle cose musicali che succederanno nel 2016 e che mi aspetto con più ansia. Prima cosa, irraggiungibile: il nuovo disco degli Wrens. Gli Wrens sono un gruppo del New Jersey, attivo dai primi anni novanta che suona una sorta di indiepop-rock assolutamente irrilevante se non per due cose: uno, i dischi che escono sono sistematicamente bellissimi. Due, tra un disco e l’altro passano dieci anni e passa. Il disco precedente degli Wrens si chiama The Meadowlands, è uscito nel 2003 ed è il disco rock più bello uscito negli anni duemila. L’attesa per il disco nuovo è stata uno stillicidio: il gruppo ha iniziato a lavorarci qualcosa come sette anni fa, pubblicando messaggi tranquilli tranquilli sul sito (cose tipo “siamo vivi, stiamo lavorando a pezzi nuovi”) che pian piano, a botte di annunci ogni trimestre, diventavano canzoni vere e proprie e poi “provini” e poi “abbiamo quasi finito di registrare” e poi “manca solo la copertina” o “oggi abbiamo firmato per un’etichetta finalmente” o “comunque non è buono quanto il disco prima”. Cose così. Mi hanno fatto arrivare ad uno stato di schizofrenia paranoica che ormai quando leggo WRENS prendo automaticamente in mano

Rihanna durante un concerto e, sotto, Kurt Cobain

BASTONATE DI CARTA

L’immancabile lista musicale del 2016 Tra attese e buoni propositi: ecco l’usanza di fine anno dei tossici di internet un coltello. Sia quel che sia, il 2016 dovrebbe essere l’anno buono, possibilmente il primo trimestre, possibilmente con un capolavoro senza tempo. Campa cavallo. Fun fact: il nome del gruppo in inglese significa “gli scriccioli”. Seconda cosa, il nuovo disco di Rihanna. Questa cosa potrebbe farmi suonare un po’ matto, ma sapete quando è stata l’ultima volta che Rihanna ha pubblicato un album? 2012. In sostanza, dopo aver fatto uscire un disco ogni dieci mesi circa per tutta la sua carriera, ha deciso che forse era il caso di mollare un attimo il colpo e, così a buffo, far passare tre anni da un disco all’anno. Ora voi non lo sapete ma Rihanna è una delle mie artiste pop preferite: tour massacranti, presenzialismo serrato e performance ai limiti della resistenza umana, tipo i Black Flag ma applicati al poppone da classifica, e questo tutto sommato è un concetto che mi esalta. A dir la verità a quanto pare la pubblicazione del disco di Rihanna passa come “imminente” e data l’aria che tira di questi tempi questo significa che non solo arriverà prima del 2016, ma anche che probabilmente sarà possibile ascoltarlo il giorno in cui state leggendo questo pezzo. Il disco

si chiamerà ANTI, ennesimo riferimento ai Black Flag, e conterrà canzoni intitolate probabilmente “My War”, “Six Pack”, “Rise Above” e “Gimme Gimme Gimme”. La terza cosa, tra le altre cose, è la data a San Siro del tour di Rihanna, che ci sarà a luglio. Fun fact: Rihanna significa “lo scricciolo” in un dialetto delle Barbados. No, scherzo. La quarta cosa che aspetto di più sono i nuovi Nirvana. L’uscita di Montage of Heck – The Home Recordings ha sancito in via definitiva che dobbiamo smettere di accanirci su Kurt Cobain, le quotazioni del rockenroll ultimamente sono bassissime, la bolla dell’EDM sta per scoppiare. È facile prevedere che da qui a fine 2016 qualcuno metterà mano ad un disco su cui smetteremo di fare gli snob e decideremo di salutare come una rivoluzione. Oppure, naturalmente, no. Non sarebbe il primo anno che non succede, in effetti è dal ’92 che ci tocca accannare su ‘sta cosa. Alla quinta cosa non riesco ad arrivarci. Per un momento volevo scrivere del concerto dei Cure, che è stato annunciato a metà novembre e si terrà nell’ottobre del 2016, ma la triste verità è che non sopporto più nemmeno i Cure dei dischi

che piacciono a tutti. Devo ammettere anche che la quarta cosa è totalmente pretestuosa, e che la terza è una ripetizione della seconda che non considera il fatto che con ogni probabilità non riuscirò ad andare a vedere Rihanna a San Siro. E la seconda è una cosa del 2016 che, con ogni probabilità, succederà nel 2015. A farci bene i conti, ho scritto un pezzo di 6000 battute in cui non faccio altro che darmi dello sfigato ed augurarmi che nel 2016 i The Wrens, un trascurabile gruppo pop rock, facciano uscire il loro disco. Questo rende il 2016, nelle aspettative, un anno incredibilmente simile al 2015, oltre che ricordare vagamente una canzone di Lucio Dalla che ha rotto le palle a tutti quanti. Spero segretamente, per non sembrare uno che s’attacca alle pagliuzze, che il nuovo disco degli Wrens li imponga come i nuovi Nirvana. E magari che Rihanna se li porti a suonare di spalla nel tour europeo. Nel qual caso, vi aspetto carichissimi per la lista dei desideri musicali del 2017. * fondatore e autore di Bastonate, miglior sito musicale italiano alle ultime tre edizioni degli Oscar del web


MUSICA

R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

7 IL FESTIVAL/1

CLUBBING/1

CLUBBING/2

RIAPRE IL COCORICÒ CON I BIG

ANCHE TIGA ALL’ARMONICA DEL VELVET

Il 7 dicembre è già stata ribattezzata da un po’ come la serata “Back Home”, la riapertura dello storico Cocoricò di Riccione dopo i noti fatti di cronaca. Una grande festa con dj di caratura internazionale tra cui Apollonia (i francesi Dan Ghenacia, Dyed Soundorom, Olivier Ducreux) e l’inglese Ben UFO. Sono già fissate poi le serate del 12, 19 e 26 dicembre, ma ancora non sono stati resi noti i programmi.

Sabato 12 dicembre al Velvet di Rimini prende vita la prima serata dal titolo “Armonica” frutto della collaborazione tra lo stesso Velvet e Narciso. Una serata dedicata alla musica elettronica, di ricerca e alla club culture, con vari dj in scaletta tra cui big come il canadese Prosumer e, soprattutto, il musicista e dj canadese Tiga (nella foto).

IL FESTIVAL/2

Il Diagonal festeggia i suoi primi 20 anni Concerti (e arte) contro l’identità di genere Torna sabato 19 dicembre a Rimini (spazio Grottarossa) il Degender Fest, festival queer che si interroga – spiegano gli organizzatori – e promuove una critica circa le tradizionali rappresentazioni dell'identità di genere e le categorie di orientamento sessuale. In programma dibattiti, performance, mostre, installazioni, laboratori, dj-set e, dopo la cena, i concerti, anche parecchio estremi, di Hyenaz (da Berlino), Hate & Merda, Female Trouble Band e Alga Kombu.

Dal 16 al 21 dicembre è in programma il festival dei primi vent’anni di attività del Diagonal Club di Forlì. Si chiama, con l’ausilio di un gioco di parole, “Comediventi”, e propone eventi di musica elettronica praticamente tutte le sere. Si parte il 16 con il live della Dewey Dell, compagnia nota in particolare per la danza contemporanea che può contare sulla presenza di Demetrio Castellucci alla cura del suono (lui che è noto anche con il moniker Black Fanfare); il giorno dopo altro mix tra le arti, con la performance della compagnia teatrale romana Muta Imago, molto attiva con le nuove tecnologie, a cui

seguirà il dj-set di Marco Unzip. Venerdì 18 dicembre sarà la volta di un doppio live di musicisti di elettronica, Tabache, progetto del lughese Francesco Tabanelli, e Catalano, producer italiano ora di stanza a Oxford; sabato 19 si esibirà infine Yakamoto Kotzugo, che in realtà è solo un nome d’arte, di un giovane ma già affermato artista veneziano. Domenica la festa continua con i dj storici del locale, mentre lunedì è annunciato un party a sorpresa. Da segnalare al Diagonal in dicembre anche il concerto del 9 con l’elettronica dei napoletani Elem.

Contributo dl attivazlone: 4 euro/mese (+ 1 euro/mese se nuova linea) per 48 mesi. Fibra con velocltà fino a 100 Mega in download e 20 Mega in upload. Dopo 12 Mesi la velocità verrà ridotta fino a 20 Mega in download e 3 mega In upload. ADSL: velocità fino a 20 Mega in download e 1 Mega in upload. Fibra in tecnologia "Fiber to the Cabinet" Vodafone. Promozione valida in esclusiva per i clienti Vodafone su attivazioni entro il 31 Dicembre 2015 salvo proroghe. In caso di disattivazione dell'offerta mobile, Super Fibra e Super ADSL passerà a 29 euro/mese. Durata minima contrattuale 24 mesi.Corrispettivo per recesso anticipato 45 euro. Costo massimo disattivazione 70 euro. Le velocità effettivamente raggiungibili dipendono da copertura, tecnologia e distanza tra il cabinet in strada e l'abitazione del cliente. Per infomazioni sulla copertura e prestazioni di rete, condizioni e piani mobili compatibili con l'offerta vai su vodafone.it. Dopo i 12 mesi inclusi nell'offerta Fibra e i 6 mesi inclusi nell'offerta ADSL, il Ticket Intrattenimento di Sky Online si rinnova automaticamente a 9,99 euro al mese, salvo disattivazione (Sky Online o Fibra). I contenuti effettivamente disponibili variano in base alla programmazione.


R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

MUSICA

8 CONSIGLI D’AUTORE

AGENDA ROCK

Non proprio maestri, forse nemici Dieci autori italiani nel nuovo secolo

AL BRADIPOP DI RIMINI I LONDINESI WILL AND THE PEOPLE

di Lorenzo Kruger *

Non sono un giornalista ed è stato scritto tantissimo e benissimo dei miei maestri, dei maestri di tutti, morti e vivi. Per ricavarmi un posto di lavoro in fabbrica parole, premo crea “argomento”, in modalità originale: “Cantautorato dopo il 31 dicembre del 1999”. Non propriamente i miei maestri, ma contemporanei, colleghi, compagni, nemici. Anzi per fare ancora più l’originale ne parlerò bene.

Lorenzo Kruger con i suoi Nobraino

1. Manuel Agnelli. “Padania” con gli Afterhours. Oltre ai pannelli solari ultimamente c’è stato molto cantautorato nel rock indipendente italiano e la combinazione è stata di grande ispirazione per tutti. Manuel Agnelli è tra i primi a mettere insieme una scrittura con pezzi di usati, copertoni, crocefissi (o crocifisse?) provocanti e provosuoni dolore sincero, linguaggio forte innovazioni viscerali. 2. Cristiano Godano. “Pansonica” con i Marlene Kuntz. Godano ha inventato (il disco in questione, scelto solo per l’esigenza di restare nel nuovo secolo, è un omaggio ai vent’anni di “Catartica”) un animale geneticamente nuovo, un intellettuale con doppia fila di canini; elegante e rabbioso, una sirena ammaliante con barba e coltello, libro e scintilla. fuoco evviva. 3. Giorgio Canali. “Nostra Signora della Dinamite” con i Rosso Fuoco. Passata la frontiera del millennio nascosto dentro ad un fumetto western, è un sopravvissuto, rigenerato e immortale. Anarchico con tendenza alla poesia. Ci seppellirà tutti. 4. PierPaolo Capovilla. “A Sangue Freddo” con i Teatro degli Orrori. Carmelo

Bene, Pasolini, i Jesus Lizzard... Non era facile metterli insieme, ma lui ha organizzato un funerale dove ha invitato tutti e servito distillati veneziani di teatro e furore, politica in mp3 da pogo. 5. Morgan. “Le Canzoni dell’Appartamento”. Tenco che sostituisce il vino con droghe più pesanti e con il computer, anche Morgan fa il suo sforzo per alzarsi su questo deserto apocalittico, e tra polvere e macerie suggerisce la sua direzione. Farlo prima che venga codificata è una cosa apprezzabile. 6. Vasco Brondi. “Canzoni da spiaggia deturpata” con il progetto Le Luci della Centrale Elettrica. Qui passo idealmente alla categoria “giovani”. Brondi ha trovato in qualche palazzo abbandonato un rotolo di carta igienica e lo ha trasformato in un rotolo di carta Kerouac, sul quale evacuare prose spontanee e flussi coscienti di parole, per composizioni grigie di grande impatto, benissimo riuscite. 7. Dente. “L’Amore non è bello”. Da un luna park deserto spuntano frasi di zucchero filato e un giocoliere di parole con un sorriso triste tutto suo, prova prenderlo e diventa un palloncino rosso che vola via. 8 Alessandro Mannarino “Bar della Rabbia”. Qualche furbo ha messo in valigia il grammofono del nonno e tenta di rivenderci vecchi modi, esercizi di stile riusciti. Qui su Terra3214x ci accorgiamo tutti di aver voglia di ascoltare quelle storie nuove e solite a quella maniera vecchia e rara. 9 Luca Romagnoli “Auff ” con il Management del Dolore Post-Operatorio. Qui inauguro la sezione “emergenti” di cui vorrei intendermi di più, perché è un ottimo posto dove rubare pezzi di ricambio. Romagnoli che distrattamente potrebbe sembrare solo un riciclatore ha messo a punto un dispositivo esplosivo standard che distrugge obbiettivi di ultima generazione. Fra l’altro è tra i più attenti osservatori della cospirazione tra sesso e sistema. Facciamolo salire a bordo. 10 Giacomo Toni. Il suo disco più bello o più venduto deve ancora scriverlo. Solo perché ci suono insieme mi è capitato di conoscere questo ex idraulico umanista, altrimenti avrei ceduto ad una divagazione sull’hip hop. Inoltre speculare sul di lui è una promozione gratuita al progetto spaziale che stiamo per fare partire, ma non ve ne parlerò. Mi limiterò a dirvi che è un tipo che ha molta cura per le parole, come se si stessero esaurendo e le usa per esperimenti che creano invariabilmente interesse in chi assiste. Una surrealtà che farebbe bene alla narrazione di questi tempi… * Nato a Riccione nel 1977 e ora stabilitosi a Cesena, Lorenzo Kruger è leader e cantante della band folk-rock Nobraino, che il prossimo anno festeggerà i vent’anni di carriera . Insieme a Giacomo Toni ha dato vita anche al progetto Gli Scontati, tour tributo a Paolo Conte.

I londinesi Will And The Peopole sabato 5 dicembre saranno in concerto alla discoteca Bradipop di Rimini. La band è molto nota tra i giovani di mezza Europa per saper coniugare senza troppi patemi generi come pop, ska e reggae.

DA CONNY OCHS

AI

SEX ORGANS

AL

SIDRO

Al Sidro club di Savignano sul Rubicone progetto in collaborazione con Radio Melody con lo storico dj Luigi Bertaccini che terrà le redini di un incontro tra parole e suoni: protagonista della prima serata, il 6 dicembre, il blues sognante del duo bolognese Alice Tambourine Lover, il 20 dicembre invece al Sidro sarà la volta del cantautore tedesco Conny Ochs, in acustico. I concerti proseguono il 10 dicembre con il punk degli scozzesi The Murderburgers e quello misto al pop della Florida della vecchia scuola dei Rational Anthem. Il 16 dicembre invece spazio al garage-voodoo-trash degli americani The Sex Organs, che come da nome si esibiscono travestiti da organi riproduttivi. Da segnalare poi il 23 dicembre il ritorno della garage-rock band romagnola Small Jackets con anche Lu Silver alla voce, prima di chiudere l’anno coi veneti OJM, istituzione del panorama stoner italiano. Al momento di andare in stampa, infine, l’unico concerto confermato per gennaio è quello del 31 con due realtà originali del panorama italiano, gli Zolle e gli Ottone Pesante, entrambi legati come ispirazioni al mondo del metal ma da cui si allontanano fin dal primo ascolto.

AL VIDIA IL LEADER DEGLI ATARIS. POI ANCHE I BLASTEMA Lo storico leader della punk-pop band americana The Ataris, Kristopher Roe, sarà in concerto al Vidia di Cesena sabato 23 gennaio. Eseguirà per l’occasione i pezzi degli album più importanti degli Ataris, tra cui il disco d’oro “So long, Astoria”. Restando in ambito di punk melodico, al Vidia si terrà anche il concerto (il 7 dicembre nell’ambito del raduno rock) delle Cattive Abitudini, band attiva dal 2004 e nata sulle ceneri dei Peter Punk. Sabato 12 invece l’appuntamento è con l’alternative rock dei veneti Airway, il giorno di Natale il Vidia festeggia con il concerto dei romagnoli Lennon Kelly e Creep mentre sabato 26 dicembre l’appuntamento è con il rock tradizionale dei forlivesi Blastema, noti anche per la loro partecipazione al festival di Sanremo e che hanno da poco pubblicato il loro terzo album. Infine, il 5 gennaio da segnalare il rock-pop sognante dei romagnoli Cosmetic.

AL WAVE

ARRIVA IL DUO INDUSTRIAL DALL’UCRAINA

Venerdì 4 dicembre al club Wave di Misano Adriatico arriva per la prima volta in Romagna da Minsk il duo ucraino Ambassador21 che si muove tra hardcore (con strumenti digitali) e industrial. Ad aprire la serata l’electro degli Obscure. Il giorno dopo, sabato 5 appuntamento con l’electro-rock dei torinesi Wicked Expectation.

LA SCAPIGLIATURA

ARRIVA AL

MOOG

DI

RAVENNA

Lunedì 7 dicembre dalle 21.30 concerto de La Scapigliatura al Moog, in centro a Ravenna. Si tratta del progetto di due fratelli di Cremona che mischia la storia del cantautorato italiano a riferimenti di pop sofisticato, vincitore quest’anno del Premio Tenco per l’opera prima.

POST-PUNK

VENETO AL DEBUTTO A

RIMINI

L’11 dicembre al Cas8 di Rimini concerto dei debuttanti veneti Futbolìn (post-punk/screamo).

MACOLA & VIBRONDA ALLO ZAMPANÒ DI CESENA Giovedì 10 dicembre alle 22 al caffè Zampanò di Cesena concerto di Macola & Vibronda, collettivo romagnolo che si muove tra folk, rock, ska e reggae.

ALLA VIGNA DI PORTA SANTI SUPERMARKET E I TRADITORI Tre appuntamenti alla Vigna di Porta Santi, a Cesena. Martedì 8 dicembre ecco la “world music romagnola” – come la chiamano loro – dei Supermarket; il 22 dicembre atmosfere electro-pop e post-punk con I Traditori, band cesenate nata da una costale delle Visioni di Cody; infine giovedì 19 The Tocsins, altra realtà cesenate che si muove tra post-rock e soul.

I RADIOLONDRA TORNANO ALLA CORTE DI CORIANO Venerdì 11 dicembre al teatro CorTe di Coriano, tornano sul palco i Radiolondra. La band riccionese pop-rock presenterù il nuovo disco.


MUSICA

R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

9 AGENDA

LA ROMAGNA IN CUFFIA

I RONIN

A LIDO ADRIANO CON IL NUOVO EP

Gli Schonwald a Parigi, non per caso

A un anno dall’uscita del loro ultimo album, i Ronin sono tornati con un mini Ep e per l’occasione saranno in concerto anche in Romagna. Il 9 gennaio la band di Bruno Dorella (che propone un sound interamente strumentale con chiare ispirazioni cinematografiche) si esibirà infatti dal vivo al Cisim di Lido Adriano.

di Luca Manservisi

MARA PRESENTA IL SUO SECONDO ALBUM “OTTOBRE ‘66” Venerdì 4 dicembre al Cisim di Lido Adriano concerto di Mara, la cantautrice ravennate (Luzietti il cognome) che aveva fatto parlare di sé con il delicato cantautorato del disco d’esordio del 2012, “Dots”. In questa occasione presenterà in anteprima il suo seguito, "Ottobre '66", album in uscita a gennaio 2016. Sarà inoltre proiettato il video del brano "San Francisco" tratto dal nuovo album. Info: 389 6697082.

LA RASSEGNA

ALLA ROCCA MALATESTIANA ANCHE LE SIGARETTE E “HOUDINI”

Le “Radici” di Giampaoli e Godblesscomputers

Tra i concerti da segnalare del sabato per la rassegna “Il salotto del custode” alla Rocca Malatestiana (oltre a Edipo, vedi p. 10) il 19 dicembre arrivano da Roma Le Sigarette, duo di folk-pop fresco di debutto, mentre il 16 gennaio il cantautore riminese Giuseppe Righini presenterà il suo disco “Houdini”, in cui l’elettronica incontra la forma canzone. Ma i concerti sono in programma a cadenza settimanale. La formula è quella dell’aperitivo dalle 19 e poi concerto attorno alle 21.30. Info e programma: www.roccamalatestianadicesena.it.

Parte una nuova rassegna musicale nella bassa Lughese: l’appuntamento è con le prime due date al teatro Binario di Cotignola, a ingresso gratuito (posti limitati, info e prenotazioni allo 0545 908826). Si chiama “Radici” e la mente artistica di questi primi due concerti è Francesco Giampaoli, musicista, compositore e produttore ravennate, fondatore insieme ad Andrea Scardovi dell’etichetta discografica Brutture Moderne, oltre che essere colonna portante della band Sacri Cuori e della sua Classica Orchestra Afrobeat. Sarà lui il protagonista della prima serata, il 14 dicembre, quando proporrà brani estratti dai suoi tre dischi solisti (una particolare rivisitazione della musica colta unita al folklore) e dalle musiche scritte assieme al rapper ravennate Lanfranco “Moder”

Vicari per lo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe “Il Volo”. Ad accompagnarlo sul palco, oltre allo stesso Moder, anche Enrico Farnedi, polistrumentista e cantautore cesenate, Enrico Mao Bocchini, batterista che collabora da anni con Giampaoli e il bassista di Ronin e Actionmen, Diego Pasini. Il secondo appuntamento è con un artista in qualche modo lanciato da Giampaoli, Lorenzo Nada, che in un concerto-racconto presenterà al pubblico di Cotignola il suo progetto Godblesscomputers, da tempo tra le più interessanti proposte in ambito elettronico in Italia a detta di un po’ tutta la critica di settore. L’artista visivo David Loom curerà il “light & visual design” originale di entrambe le serate. Gli spettacoli iniziano alle 21.30.

Stavano suonando a Parigi venerdì 13 novembre, in un club a pochi passi dal Bataclan, mentre era in atto il massacro, ignari di tutto. Al termine del loro concerto sono rimasti chiusi per motivi di sicurezza nel locale fino a notte fonda, poi la corsa in albergo senza fortunatamente alcuna conseguenza. Una casualità da brividi, che dà però bene le dimensioni anche della caratura internazionale dei ravennati Schonwald, duo composto da Luca Bandini e Alessandra Gismondi (cantante negli anni novanta dei piuttosto noti Pitch) che ha da poco pubblicato il proprio terzo album sulla lunga distanza, “Between parallel lights”, prodotto appunto da due etichette francesi, la Anywave e la Manic Depression, specializzata quest’ultima in materiale post-punk. Da lì parte infatti il percorso artistico del duo, molto chiaro e delineato, fin dalle immagini promozionali (tutte rigorosamente in bianco e nero) utilizzate sui social network o per le interviste. La loro è una dark-wave glaciale – anche se proprio in questo ultimo loro disco molto più fisica e “rock” del passato – nell’ambito del cosiddetto revival minimal-synth che prevede appunto l’utilizzo massiccio di sintetizzatore, batteria elettronica, chitarre e bassi taglienti, una voce fredda e distante (quella di Alessandra) che chiude il cerchio. I riferimenti sono i primi Cure, i Suicide, l’amata Siouxsie, i New Order, i Joy Division, ma anche alcune cose dei My Bloody Valentine (qui citati platealmente nella parte strumentale della bella “Lux”) e dello shoegaze. Gli Schonwald fanno la loro cosa, non fanno altro, sono facilmente catalogabili e pure inevitabilmente prevedibili, ma la loro cosa la fanno molto bene. E le recensioni con voti alti di stampa specializzta italiana ed estera pubblicate in queste settimane rendono loro giustizia. Nota di merito anche per la bella copertina dell’album, realizzata da Grégoire Belot e Myriam Barchechat.


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MUSICA

10 HIP HOP/1

DA MADH A CLAVER GOLD, DA EDIPO A J-AX: LE FACCE DIVERSE DEL RAP Carrellata di personaggi più o meno legati al mondo del rap in queste settimane in romagna: da sinistra, ecco Madh, noto anche per la sua partecipazione a X Factor, che sarà al Vidia di Cesena il 5 dicembre (insieme al rapper ravennate Irol); e poi Claver Gold, in concerto il 23 gennaio al Cisim di Lido Adriano; il cantautore Edipo, alla rocca di Cesena il 12 dicembre e infine, a destra, il volto più noto, quello di J-Ax, che sarà in Romagna però solo per firmare autografi (almeno ufficialmente) il 15 dicembre al Mediaworld di Savignano.

HIP HOP/2

«Il rap è scomodo, ma allontana la paura» Intervista (doppia) a Shone e Aldivas, coppia nella vita e in consolle nei party dell’Emilia-Romagna di Filippo Papetti

Sono una coppia nella vita reale, e anche in consolle: dove si ritrovano ad infuocare i party hip hop dell'Emilia-Romagna. Lei si chiama Aldivas, è una cantante e performer ravennate di origini casertane; lui Shone, di Forlì, fondatore della crew Malestremo nonché ex-membro del gruppo hardcore Violent Sutura. Entrambi sono due ottimi dj da party, tra i più rappresentativi della zona. I loro dj-set riescono ad unire le ultime innovazioni in fatto di sonorità black, con lo spirito originario dell'hip hop. Shone, toglimi una curiosità, come sei passato dal cantare – urlare! – in un gruppo hardcore, a fare il dj hip hop nei club? «In realtà mi son avvicinato all'hip hop all'età di 13 anni, attorno al 1996. Facevo rime e graffiti con un mio vecchio amico che oggi è uno dei dj più rappresentativi della scena drum & bass italiana, Dj Ferro. In seguito mi sono appassionato anche di crossover, metal, hardcore; ma è innegabile che il mio legame primario è rimasto quello con l'hip hop, sia underground che da party». Qual'è la musica che preferite suonare nei vostri dj-set? Vi va di consigliare qualcosa ai lettori di R&D Cult? Shone: «Io propongo un set molto vario, che va dai classici hip hop fino alle hit new school, per arrivare poi alla trap e all’elettronica più blackoriented. Ormai facciamo dj-set insieme dal 2010 e abbiamo trovato una certa alchimia. Personalmente mi sento di consigliare tre album recenti: “Rodeo” di Travis Scott, “Beauty Behind The Madness” di The Weeknd e “What A Time To Be Alive” di Future & Drake». Aldivas: «Io invece non ho particolari preferenze su cosa suonare, perché ogni volta mi piace mettermi in gioco e sperimentare nuovi suoni e passaggi. Tuttavia i miei brani preferiti in assoluto sono “You don't know my name” di Alicia Keys, “Millionare” di Kelis e “U.N.I.T.Y” di Queen Latifah. Insomma, sono nata e cresciuta con l'r&b». Tu Aldivas utilizzi anche molto il linguaggio del corpo, quanto conta questo nelle tue performance da dj? A.: «Per me conta soprattutto essere se stessi,

«In questo momento

di odio del diverso l’hip hop ha la grande responsabilità di integrare

»

sempre e comunque. L'abbigliamento e lo stile fanno parte di me e dello show; ma anche se sembro una persona molto estroversa quando devo suonare sono sempre in ansia, perché cerco di curare ogni singolo particolare e quando sbaglio non me lo perdono facilmente. So che devo lavorare ancora, ho tanto da imparare e migliorare, ma non voglio fermarmi di fronte a niente. Io credo molto in noi donne: penso che dovremmo sostenerci sempre! È questo il messaggio che cerco di

trasmettere quando sono in consolle o quando canto. Da poco ho anche pubblicato il mio primo singolo, “W.O.M.A.N.”, di cui si può trovare il video su YouTube. È un progetto a cui tengo moltissimo perché è a sostegno dell'Istituto Oncologico Romagnolo, per aiutare le donne malate di tumore». Il rap è stato spesso accusato di essere misogino e/o di trasmettere messaggi negativi, quali sono secondo voi invece gli aspetti positivi? S.: «Indubbiamente il rap ha sempre usato un linguaggio di impatto e spesso scomodo, ma è anche vero che è un genere decisamente vario. A me ad esempio l'hip hop ha dato tanta energia e voglia di mettermi in gioco. In questo momento storico di bombardamento mediatico sulla paura del diverso, l’hip hop ha la grande responsabilità di unire, avvicinare e integrare. È una sfida che deve cogliere». A.: «Purtroppo non tutti riescono a cogliere la profondità di una cultura come l'hip hop, credono piuttosto sia un mondo fatto di droghe, apparenza e parolacce. Invece è tutt'altra cosa. È stare insieme, è comunicare, è confrontarsi. Se dovessi definirla in tre parole utilizzerei: amore, sfogo e rispetto». Dove possiamo venire a sentirvi suonare? Altri progetti per il futuro? S.: «Attualmente siamo resident dj di un party spettacolare chiamato Alternative Undergroundz, due venerdì al mese, a Faenza. Con noi c'è il nostro amico Dj NersOne, de Il Lato Oscuro della Costa. Poi suoniamo come guest in vari eventi, della zona e non: a settembre ad esempio eravamo al PleasureLand di Ravenna e qualche settimana fa Aldivas si è esibita al Cassero di Bologna. Sempre con Il Lato Oscuro della Costa, con cui collaboriamo spesso anche al Cisim – una delle realtà più solide della zona –, organizziamo un appuntamento mensile al Caffé Teodora di Ravenna, dove diamo spazio ai giovani (e non solo) che vogliono mettersi in gioco; più contest e dj-set». A.: «Inoltre sta per uscire il mio nuovo videoclip e l'Ep a cui sto lavorando già da un po'. Se vi va cercateci sulle nostre pagine Facebook, dove potete trovare anche i nostri mixtape».


MUSICA

R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

11 GOSPEL

UN DISCO AL MESE

LA RASSEGNA/1

DUE DATE DI CEDRIC SHANNON RIVES

Tre ore di jazz “epico” per un album strepitoso

Venerdì 18 al Naima di Forlì e sabato 19 dicembre al teatro CorTe di Coriano concerto gospel dell’americano Cedric Shannon Rives “& Brothers”.

di Bruno Dorella *

SHERRITA DURAN A PIANGIPANE Venerdì 15 gennaio al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) concerto della cantante gospel californiana Sherrita Duran che presenterà in antepèrima il nuovo disco accompagnata dal quartetto di Felice del Gaudio

A LONGIANO

LE

SERENITY SINGERS

Mercoledì 23 dicembre alle 21 al Petrella di Longiano concerto gospel di Natale con le americane Serenity Singers

Kamasi Washington “The Epic” (Brainfeeder, 2015) Sarà capitato a qualcuno di voi di essere in un locale, chiacchierando amabilmente o annoiandosi, bevendo una birra o ballando, e a un certo punto mollare tutto e tutti per correre dal dj e chiedergli cosa sia quella musica fantastica che sta suonando. Ecco, a me è successo poco tempo fa con “The Epic” di Kamasi Washington. “Chi?” è stata la mia risposta. Non avevo idea di chi fosse. Mi sono informato. Ed è uno che già sulla carta mi piace. Intanto perché, pur essendo questo il suo primo vero album, ha un curriculum lungo un chilometro: Wayne Shorter, Stanley Clark, Herbie Hancock non ti chiamano a suonare se sei scarso, ok? E ancor di più Flying Lotus e Kendrick Lamar, che magari di tecnica musicale ne sapranno un po’ meno, ma hanno budget illimitati e chiamano solo top player. Poi, frequenta il jazz come l’hip hop, e questo dà quel sapore di eclettismo che tanto mi piace. Ma soprattutto, rilancia. Esordisce con un disco triplo da quasi 3 ore, si fa fotografare davanti ad un paesaggio spaziale richiamando subito Sun Ra, e intitola l’album “The Epic”, nientemeno. Ed è davvero un jazz epico quello proposto da Kamasi Washington, laddove magari epico non è da intendersi come bambocciata da giocatori di ruolo, ma sicuramente l’ampio utilizzo di cori morriconiani, sezioni archi imponenti e temi roboanti, crea un forte senso di kolossal. Che si sia inventato un genere, l’epic jazz? Visto quello che è successo dopo che gli Iron Maiden hanno inventato l’epic metal, spero di no. Ma alla fine quello che conta è che l’album è strepitoso, le composizioni sono mozzafiato per tutte le 3 ore, i musicisti sono in stato di grazia e suonano come se non ci fosse un domani. Per fortuna non credo ai dischi della settimana, del mese e dell’anno, perché altrimenti...

I chitarristi Pilìa e Viterbini a Rimini e Gambettola Nel’ambito del festival Collateral dell’Arci, doppio concerto in Romagna con due dei massimi esponenti chitarristici del panorama "alternative" nazionale. Si tratta di Stefano Pilìa (nella foto), chitarra dei Massimo Volume e dall’anno scorso anche degl Afterhours, e di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion. L’appuntamento è per il 3 dicembre al circlo Milleluci di Rimini e il 7 al Treesessanta di Gambettola.

LA RASSEGNA/2

Giovanni Truppi al Cisim per Teatro Elettrico Parini Notte è la mini rassegna di due date organizzate da Teatro Elettrico al Cisim di Lido Adriano (Ravenna). Il 10 dicembre protagonista sarà uno dei cantautori più interessanti del panorama italiano, il napoletano (nella foto) Giovanni Truppi (in apertura il ravennate Gianluca Viscuso presenta il suo nuovo disco). Il 29 gennaio sarà invece Francesca Morello, in arte RYF, a presentare il suo nuovo disco. Nel corso delle due serate esposizioni artistiche, performance, dj-set.

POPOLARE DA PASOLINI ALL’ETNO-POP MEDITERRANEO AL MAMA’S Tra i tradizionali concerti del sabato al circolo Mama’s di Ravenna, incentrate in particolare su sonorità world, da segnalare in particolare l’omaggio al roots rock americano dei Mandolin’ Brothers del 5 dicembre e, il sabato successivo, la serata dedicata alla poesia di Pasolini con la cantante marchigiana Frida Neri. In gennaio si riprenderà il 9 con l’etno-pop mediterraneo dei toscani Kabila.

A LONGIANO UNO SPETTACOLO DEDICATO A LUCIO DALLA Giovedì 10 dicembre al teatro Petrella di Longiano uno spettacolo musicale per raccontare il mondo di Lucio Dalla a cura di alcuni suoi collaboratori, in primis il suo arrangiatore Roberto Costa.

* Batterista dei Bachi Da Pietra e degli OvO, chitarrista dei Ronin, membro della Byzanthium Experimental Orchestra, felicemente ex discografico, aspirante sommelier, orgoglioso ravennate d'adozione, in attesa della giornata di 48 ore per poter finire un paio di cose.

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R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

MUSICA

12

AVANGUARDIA

Paolo Fresu, al centro, con il suo storico quintetto

Dall’Australia alla Norvegia all’Area Sismica

IL PERSONAGGIO PAOLO ANGELI AL CLAN Il chitarrista sardo Paolo Angeli rappresenta oggi uno dei maggiori vanti italiani all'estero nel campo della musica, non solo d’avanguardia. L’inventore della Chitarra Sarda Preparata (ha ideato una vera e propria chitarra-orchestra partendo dallo strumento tradizionale) sarà in concerto l’8 dicembre al Clandestino di Faenza.

JAZZ: IL CONCERTO

Il quintetto che ha fatto la storia Al Bonci di Cesena Paolo Fresu con il suo progetto fondato nel 1984 Martedì 26 gennaio alle 21 al Bonci di Cesena – in occasione del ventennale della riapertura del teatro dopo il restauro – concerto di quello che è probabilmente in ambito jazz il quintetto più famoso d’Italia. Si tratta di quello guidato dalla tromba di Paolo Fresu (arrivato sul palco dei cinque continenti accanto ai più grandi nomi della musica afroameriana, in tour per duecento concerti all’anno) e da lui fondato nel 1984 insieme al pianista Roberto Cipelli. Oggi festeggia con la stessa formazione (completata da Tino Tracanna al sax, Attilio Zanchi al contrabbasso ed Ettore Fioravanti alla batteria) i trent’anni di vita, celebrati anche dal nuovo lavoro in studio, uscito l’anno scorso, dal titolo ¡30!. Il concerto è dedicato al trombettista cesenate Marco Tamburini, morto quest’anno in un incidente stradale e che nella sua carriera ha suonato anche al fianco di Fresu: fra i due era nata una fraterna amicizia. Info: 0547 355959.

I tre Trophies

Come al solito alcune vere e proprie chicche per appassionati di avanguardia e musica sperimentale al circolo Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forl). Il mese di dicembre parte per esempio sabato 5 (alle 22.30) con l’unica data italiana del progetto Trophies, ideato da Alessandro Bosetti – ennesimo caso di musicista brillante non più residente in Italia – in cui la sua voce processata in tempo reale si fonde con l’uso del tutto originale della chitarra elettrica di Kenta Nagai (giapponese ormai americano d’adozione che vanta collaborazioni con Thurston Moore, Lee Renaldo, Jim O’Rourke e tanti altri) e il groove di Tony Buck (membro fondatore degli australiani The Necks e compagno di avventura di John Zorn, Tom Cora, Phil Minton...). Altra esclusiva per l’Italia il giorno dopo (domenica 6 dicembre alle 18), con i primi passi del progetto Casa Futuro, per gli amanti del jazz contemporaneo. Ne fanno parte lo svedese Johan Berthling (già con Fire! Orchestra) al contrabbasso, Gabriel Ferrandini (Red Trio e Power of the Horns) alla batteria e il sassofonista portoghese Pedro Sousa. Ultima data del 2015 domenica 20 dicembre, alle 18, con l’atipico duo di percussionisti di chiara fama formato da Michele Rabbia e dal norvegese Ingar Zach che si muovono tra musica improvvisata e freejazz contemporaneo. Il 2016 parte domenica 17 gennaio alle 18 con il napoletano Ciro Longobardi, pianista tra i più acclamati nel repertorio contemporanio, con un concerto dedicato ad Anthony Braxton. Infine, da segnalare domenica 31 gennaio alle 18 il trio britannico di jazz contemporaneo Decoy con Alexander Hawkins all’organo hammond, John Edwards al contrabbasso e il batterista Steve Noble.

JAZZ: IL TRIBUTO

LISCIO SECONDO

ZANCHINI

BELLEVILLE

DI

RIMINI

Al Belleville Club di Rimini prosegue la rassegna jazz venerdì 11 dicembre con Carlo Maver in “Trio Destructurado”. Il concerto si basa sul repertorio dei tre dischi di composizioni originali registrate dal musicista e compositore di fama nazionale e internazionale, il tutto rivisitato da una formazione che vede oltre allo stesso Maver a bandeon e flauto, Pasquale Mirra al vibrafono e Roberto Rossi alle percussioni. Nel 2016 la rassegna riprenderà il 15 gennaio con il pianista Gian Marco Gualandi e i suoi “The Ellingtonians” con Alessandro Fariselli (sax tenore), Stefano Travaglini (contrabbasso) e Claudio Bonora (batteria) per un tributo al grande compositore americano “Duke” Ellington. RASSEGNA DEL

AL PETRELLA

Boltro omaggia Davis a Bellaria e Cervia Tra i più importanti jazzisti italiani, il trombettista Flavio Boltro sarà in Romagna per un paio di date in Romagna. Nell’ambito del “Jazz Inc 4tet Tour”, infatti, presenterà il proprio tributo a Miles Davis il 17 dicembre al Rosso Vermiglio di Bellaria Igea Marina e il 18 dicembre al Cantinone di Cervia. Con lui sul palco Alessandro Fariselli al sax, Massimiliao Rocchetta al piano, Mauro Mussoni al contrabbasso e Fabio Nobile alla batteria.

ROSSO VERMIGLIO

IL

TRIO ROPE

EZIO BOSSO

AL

PETRELLA

DI

LONGIANO

RENZETTI

E

VALLE

AL TEATRO

ASTRA

DI

BELLARIA

Appuntamento con la musica brasiliana al teatro Astra di Bellaria Igea Marina venerdì 11 dicembre con il duo italo-brasiliano, tutto femminile, “As Madalenas” formato da due tra le più attive interpreti di musica brasiliana in Italia, Cristina Renzetti e Tati Valle.

DI

PUGLISI

Venerdì 29 gennaio parte la rassegna jazz del teatro Petrella di Longiano. L’appuntamento è con il Trio Rope del pianista Fabrizio Puglisi, tra i musicisti più sorprendenti della scena italiana jazz attuale. Con lui il batterista Zeno de Rossi e Stefano Senni al contrabbasso.

GUIDI-AQUINO-RABBIA

A

FORLIMPOPOLI

Il 4 gennaio al teatro Verdi di Forlimpopoli concerto jazz con il trio formato da Giovanni Guidi al piano, Luca Aquino alla tromba e Michele Rabbia alla batteria.

ANCHE DIMITRI SILLATO

E IL PIANO SOLO DI

BRASILIANA AL FEMMINILE CON

AL

La rassegna jazz “about music” dell’enoteca Rosso Vermiglio di Bellaria prosegue il 3 dicembre con il quintetto del trombettista modenese Valerio Renzetti e il 17 con il Trio Gipsy del chitarrista Marco Vienna (il 10 invece protagonista Flavio Boltro, vedi fotonotizia qui a fianco).

Tra gli appuntamenti fuori stagione del teatro Petrella di Longiano, il 20 dicembre alle 21 il quartetto del fisarmonicista Simone Zanchini ripropone in chiave jazz alcuni tra i tempi più popolari di Secondo Casadei e di tutto il liscio romagnolo. Venerdì 22 gennaio appuntamento di grande prestigio con “The 12th Room”, concerto di piano solo del compositore e musicista Ezio Bosso, noto anche per le sue collaborazioni al cinema con Salvatores. Proporrà sue composizioni originali e riletture di Bach, Cage, Chopin e Sgambati.

MUSICA

CARLO MAVER

LA

AGENDA IL

JAZZ: L’AGENDA

ALLO

ZINGARÒ

Prosegue la storica rassegna jazz del mercoledì allo Zingarò di Faenza. Il 9 dicembre l’appuntamento è con la cantante Monia Angeli per una rilettura delle canzoni americane e italiane degli anni Trenta, il 16 con il progetto di jazz mediterraneo Zancle della cantante milanese Serena Ferrara con il pianista Luca Dell’Anna e il bassista Iva Barbieri. In gennaio si riparte il 13 con Nicola Peruch (pianoforte, synth e vocoder) che si esibirà con la violinista Elena Majoni e nel progetto Tredokyo; il 20 il pianista Dimitri Sillato in solo e in trio; il 27 swing, gipsy e pop con Sugar Pie and The Candymen.



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MUSICA

14 CLASSICA/1 CON L’ENSEMBLE

DELLA

TOSCANINI

SI VA ALL’OPERA A

LUGO

Inaugurata il 28 novembre con il giovane direttore d’orchestra Jacopo Rivani alla guida della Filarmonica Toscanini, la stagione concertistica del teatro Rossini di Lugo – che porterà sul palco anche Maria Perrotta il 26 gennaio (vedi intervista in questa pagina) – prosegue domenica 20 dicembre con la serata “All’opera”. Sul podio dell'Ensemble della Filarmonica Arturo Toscanini salirà il teramano Giambattista Giocoli, apprezzato clarinettista sia come solista nelle migliori orchestre sinfoniche che in blasonati gruppi cameristici. Eccolo dunque al suo debutto al Rossini con un programma ormai rarissimo, nello stile dei Concerti Martini & Rossi anni '50, che offrirà la possibilità di ascoltare nella stessa sera le sinfonie e le ouverture più famose, una formidabile carrellata di hit dell'opera che faranno la gioia di tutti i melomani: dalla Norma di Bellini alla Forza del destino di Verdi, dalla Manon Lescaut di Puccini alla celebre sinfonia del Barbiere di Siviglia di Rossini, passando per gli intermezzi dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni e dei Pagliacci di Leoncavallo, per finire con i ballabili dall'Aida e dal Macbeth di Giuseppe Verdi. Il tutto nella nuovissima versione per orchestra da camera del compositore Lorenzo Meo.

CLASSICA/2 ALL’ALIGHIERI DI RAVENNA L’ORCHESTRA SINFONICA ROSSINI APRE LA STAGIONE Maria Perrotta

L’INTERVISTA

Maria Perrotta, l’amore per Bach e quella Russia troppo trascurata di Enrico Gramigna

Pianista sopraffina, destinata secondo la critica a diventare la nuova Rosalyn Tureck, la calabrese Maria Perrotta sarà in scena al teatro Rossini di Lugo martedì 26 gennaio in compagnia del quartetto Mirus. Raggiunta telefonicamente nel suo rifugio parigino, la pianista ci ha concesso una chiacchierata a cuore aperto. Il teatro di Lugo la aspetta trepidante, lei ormai è una presenza frequente nella stagione concertistica. Qual è stata la sua prima esperienza al Rossini? «Con Lugo è stato subito amore, si è creato un legame umano molto bello col pubblico. Il mio debutto su quelle scene è stato con le Variazioni Goldberg di Bach mentre ero in attesa della mia seconda bimba. Quando sono arrivata sul palco del Rossini sono rimasta colpita. Dovevamo registrare la serata per farne un disco (era il 2012: il cd Decca è uscito invece l’anno scorso, ndr) ed erano state tolte tutte le quinte per avere un suono migliore. Ricordo la visione di questo palco improvvisamente molto grande e l’acustica del teatro, bella ma non facile, quindi perfetta per il disco». È sempre difficile per un pianista registrare le Variazioni Goldberg. Quanto pesa il confronto con il mostro sacro Glenn Gould? «Ho amato tantissimo le registrazioni di Gould, chiaramente imprescindibili per chiunque voglia anche solo fare un ascolto consapevole di Bach, ma poi me ne sono distaccata creando la mia idea delle Goldberg. L’opera bachiana è scritta per clavicembalo, ma oramai è un caposaldo della letteratura pianistica. Con questa consapevolezza dobbiamo affrontare il dilemma del clavicembalo sul pianoforte. Sono convinta che la filologia, scienza moderna, sia importante, ma la nostra ossessione per l’autenticità debba essere trattata con sicurezza, sia, cioè, rapportata al nostro tempo. Per suonare Bach, per esempio, non possiamo dimenticare che il pianoforte ha il pedale e che questo mi permette di raggiungere le orecchie di tutti i presenti nelle sale da concerto che, va detto, attualmente sono decisamente più grandi di quelle del ‘700». Quindi la questione trattatistica non l’appassiona? «Al contrario, tuttavia bisogna considerare anche quanto il compositore in esame potesse aderire o meno alle prassi esecutive evidenziate dai trattati dell’epoca. Gould, per tornare alla mitica figura di riferimento per Bach, aveva il pregio, nella sua ricerca del suono clavicembalistico, di rapportarsi con un testo, non con l’idea di un’epoca. La “barocco renaissance” ha una sua ragion d’essere, tuttavia noi pianisti che suoniamo uno strumento ben diverso dal clavicembalo, dobbiamo avere l’intelligenza di suonare senza l’ossessione dell’antico, senza però abusare della modernità».

Dopo Bach, a Lugo ci ha fatto ascoltare Chopin, quindi a gennaio Shostakovich, dal barocco ai giorni nostri. Come si legano questi tre autori? «L’amore per Bach è stato spontaneo, come per Beethoven: a posteriori potrei dire che fu la scrittura polifonica a colpirmi. Bach è un autore fondamentale, la sorgente della conoscenza per poter suonare il repertorio successivo. Il punto di arrivo per un pianista deve essere però il grande repertorio romantico e Chopin rappresenta uno dei vertici più alti della scrittura per pianoforte. Chiaramente Bach è sempre presente, se non come repertorio, come risorsa d anche per il grande repertorio russo l’esperienza bachiana è imprescindibile. Shostakovich è un autore poco frequentato, ma è affascinante l’ambiguità della scrittura che si può ritrovare. Probabilmente l’unico modo per vivere nella Russia staliniana per un musicista era ricorrere a questa ironia di sottofondo, sempre celata ma ben manifesta, una sorta di messaggio in codice che si manifesta all’ascoltatore attento. La produzione di Shostakovich è quindi sempre una scoperta, un mondo vasto che, chiudendo il cerchio, riecheggia al bachiano». La letteratura russa per pianoforte è una parte considerevole del repertorio, eppure lei afferma che non sia adeguatamente valorizzata. Prokofiev, per esempio, è ampiamente suonato. Ha in mente qualche compositore che vorrebbe fosse più presente nei cartelloni? «Sinceramente trovo strano che sia Shostakovich sia Scrjabin siano trascurati. Di recente ho suonato il Prometeo di Scrjabin con l’orchestra Verdi di Milano ed è stata una grande scoperta. Il pianoforte è parte integrante del tessuto orchestrale pur avendo un ruolo di grande rilievo. Per quel che riguarda Shostakovich, invece, non vedo l’ora di poter suonare col quartetto Mirus». I suoi partner musicali a Lugo saranno proprio i componenti del quartetto Mirus. Cos’è per lei il quartetto? «Il suono. La bellezza del quartetto per me si esprime nella coesione del suono, nella capacità dei musicisti di unire le vibrazioni dei propri strumenti quasi a formarne uno nuovo. Il quartetto Mirus è composto da musicisti eccezionali, infatti fanno tutti parte dell’orchestra Mozart creata da Claudio Abbado, di fatto un’orchestra di solisti. Suonare con un quartetto come questo è sempre un piacere e una gioia». Un’ultima domanda: da calabrese a Parigi, tornerebbe in Italia? «Ah, l’Italia. Domanda difficilissima. Io vengo dalla Calabria, dal profondo sud, terra generosissima e della quale sento quotidianamente la nostalgia, ma è anche una terra dalla quale moltissimi vanno via. Torno molto di frequente in Italia, perciò la nostalgia si attenua e ormai Parigi mi ha accolta e anche qui mi sento a casa».

Parla la celebre pianista «Che ricordi a Lugo, quando ero incinta...»

A fine gennaio parte il prestigioso cartellone di “Ravenna Musica”, curato dall’associazione Angelo Mariani. Giovedì 28 gennaio alle 20.30 al teatro Alighieri di Ravenna l’appuntamento sarà con una delle più rinomate orchestre italiane, l’Orchestra Sinfonica Rossini, che aprirà la stagione guidata dal suo direttore principale Daniele Agiman con un programma tutto dedicato alle sinfonie operistiche di Rossini. In dicembre sempre all’Alighieri, ma nella sala Corelli (alle 11 del mattino), termina l’altra rassegna della Mariani dei “Concerti della domenica”. Da segnalare in particolare due omaggi a Francesco Balilla Pratella, il padre della musica futurista, in occasione del sessantesimo anniversario della morte. Saranno tenuti rispettivamente il 6 dicembre dal duo soprano e pianoforte Gabriella Morigi e Adriano Tumiatti e nell’appuntamento finale del 20 dicembre dal Gruppo Corale “Pratella - Martuzzi” diretto dal maestro Matteo Unich. In mezzo, domenica 13 dicembre, il Quartetto Fauves, tra le più promettenti giovani formazioni ravennati, vincitore del progetto di riscoperta di Gian Battista Cirri, proporrà quartetti inediti del compositore forlivese, di cui presenterà anche una prima registrazione assoluta.

CLASSICA/3 BEETHOVEN/LISZT CON IL DUO CAVALLI E MUCCIOLI: CHIUDE LA SAGRA MALATESTIANA Con l’ultimo “Concerto di musica da camera” cala il sipario sulla prestigiosa Sagra Musicale Malatestiana di Rimini. L’appuntamento è per sabato 19 dicembre alle 21 al teatro Novelli con Davide Cavalli e Davide Muccioli, un duo pianistico che eseguirà Beethoven/Liszt Sinfonia n 9 op 125 in re minore. Il concerto è offerto alla città per volere e in ricordo di Minnie Torsani fino ad esaurimento dei posti disponibili.


MUSICA

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15 CLASSICA/4

Bach Sanssouci: Bahrami e Mercelli a Cattolica Venerdì 22 gennaio appuntamento al teatro della Regina di Cattolica con Bach Sanssouci, le Sonate per flauto e pianoforte di Bach eseguite da un duo d’eccellenza, il pianista iraniano Ramin Bahrami, considerato tra i più interessanti interpreti bachiani contemporanei, e il flautista Massimo Mercelli.

NATALE

I concerti delle feste, da Vivaldi a Tullio De Piscopo

CLASSICA/5 DAI

POLACCHI A

CAMPANELLA-GIROTTO

CON

RAVEL-DEBUSSY

A

CESENA

Al teatro Bonci di Cesena la stagione dei concerti parte con un’anteprima – sabato 5 dicembre alle 21 – realizzata in collaborazione con l’associazione Polonia e il consolato generale di Polonia di Milano. Sul palco il violinista Karol Kaminski e il pianista Arnold Gniwek, polacchi, con un programma che vedrà brani di Wieniawski, Szymanowski, Bacewicz, Chopin e Brahms. Il cartellone vero e proprio parte invece sabato 9 gennaio quando le note “colte” di Michele Campanella (al pianoforte) incontreranno il sax jazz dell’argentino Javier Girotto (nella foto), in omaggio a Maurice Ravel e Claude Debussy.

DAL MOZART

DEL

QUARTETTO FARNESE

AI

LIEDER

DI

Massimo Lopez in veste di cantante jazz, sarà a Riccione il 19 dicembre

SCHUBERT

A

CESENATICO

Al Comunale di Cesenatico la stagione di musica classica entra nel vivo domenica 20 dicembre con il Quartetto Farnese (musiche di Mozart) per proseguire il 10 gennaio con i “Lieder da Schubert a Wolf” con Danusha Waskiewicz alla viola e Andrea Rebaudengo al pianoforte e concludersi il 31 gennaio con Danilo Rossi (viola) e Luisa Prandina (pianoforte) su musiche di Schubert, Ravel e Debussy. Tutti i concerti iniziano alle 16 e saranno seguiti da un aperitivo.

Sono diversi gli appuntamenti musicali a tema natalizio in tutta la Romagna. Partendo da Ravenna, il 18 dicembre alle 21 nell’ambito della rassegna “Capire la musica” di Emilia Romagna Concerti alla chiesa di Santa Teresa si terrà il Concerto di Natale con la Young Musicians European Orchestra, nella grande versione "sinfonica" diretta da Paolo Olmi con il pianista Daniel Kharitonov. Il teatro Goldoni di Bagnacavallo ospiterà poi il Concerto di Natale “In saecula saeculorum”, organizzato da Accademia Bizantina: il programma della serata, che andrà in scena martedì 22 dicembre alle ore 21, sarà composto da musiche di Vivaldi, Porpora, Corelli e Handel e vedrà esibirsi, insieme agli artisti dell’Accademia Bizantina, la mezzosoprano Ewa Gubanska. Al teatro Comunale di Cesenatico l’appuntamento con il Concerto di Natale è per il giorno dopo, sabato 26 dicembre alle 17 con il coro polifonico Ad Novas e l’orchestra G.Lettimi di Rimini (mentre il 31 dicembre alle 21 a Cesenatico andrà in scena il “Gran concerto di fine anno” tra lirica, operetta e canzoni napoletane). A Riccione nell’ambito della vasta rassegna organizzata per le feste, da segnalare sabato 19 dicembre il concerto di Natale “Sing and Swing” con la Jazz Company (feat. Massimo Lopez) al palazzo dei congressi tra Cole Porter e George Gershwin e il 28 dicembre il tradizionale Concerto degli Auguri sempre al palazzo dei congressi con il maestro Giorgio Leardini che dirige l’Orchestra Filarmonica Marchigiana con uno special guest d’eccezione: Tullio De Piscopo, che festeggia a Riccione i 50 anni di carriera. In programma la sinfonia op 40 k 550 di W.A. Mozart e la suite for chambre orchestra and jazz piano trio di Claude Bolling.

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16

TEATRO

AGENDA DANZA ECCO IL FLAMENCO (CON PROSCIUTTO E SANGRIA) Il Lago dei Cigni del balletto di Mosca “New Classical”, sul palco al Bonci

Lunedì 7 (ore 21,15) e martedì 8 dicembre (ore 18,30) doppio appuntamento esclusivo al teatro Corte di Coriano con Miradas Flamencas, lo spettacolo di flamenco che vede esibirsi per la prima volta in Italia i bailaores spagnoli Francisco El Nano Mesa e Monica Hidalgo assieme al cantante Miguel El Picuo e al chitarrista acustico Roque Acevedo Vazquez. Chitarra, canto e danza, suoni, movimenti e forme arricchiti dalla degustazione del tipico jamon iberico innaffiato dall’immancabile sangria.

I BALLERINI DELLA SCALA TRA VIVALDI E BACH Domenica 13 dicembre alle 16 al teatro comunale di Cesenatico va in scena “Danza in concerto” con il Corpo di ballo del Teatro alla Scala. In programma musiche di Vivaldi, Telemann, Bach con Thomas Cavuoto alla viola e Filippo Pantieri al clavicembalo.

L’HIP

HOP ARRIVA ANCHE A TEATRO

Sabato 16 gennaio alle 21 al teatro Fabbri di Forlì appuntamento con Around, probabilmente il primo spettacolo teatrale – ideato e diretto da Mirella Rosso e Marco Silvestri – in cui una storia viene raccontata con il linguaggio hip hop. Per fare questo è stata assemblata la crew italiana di street dance degli Mnai’s, tra le più innovative ed eterogenee del mondo.

LA TOSCA

IN CHIAVE CONTEMPORANEA

Sabato 16 gennaio alle 21 la compagnia Artemis Danza porta in scena, al teatro Bonci di Cesena, ToscaX, il nuovo progetto della coreaografa e regista ferrarese Monica Casadei dedicato a Giacomo Puccini, interpretando la celeberrima opera lirica.

SPELLBOUND CONTEMPORARY CON PA | ETHOS Sabato 30 (ore 20.30) e domenica 31 gennaio (ore 15.30) lo Spellbound Contemporary Ballet aprirà la stagione di danza del teatro Alighieri di Ravenna presentando Pa|Ethos, ultima opera del celebre coreografo di origine tibetana Sang Jijia. Lo spettacolo si avvale delle musiche del compositore Dickson Dee e della collaborazione, per la scenografia virtuale, di Luca Brinchi e Roberta Zanardo.

DANZA

Tutta la magia del balletto russo Grandi classici da Mosca nei teatri di Cattolica, Cesena, Faenza e Forlì La magia del balletto russo farà irruzione anche sui palchi della Romagna tra dicembre e gennaio. A partire dalla due giorni molto natalizia organizzata al teatro Bonci di Cesena con protagonista il Russian New Classical, giovane compagnia privata fondata all’inizio del 2001 a Mosca con lo scopo di sviluppare la grande tradizione del balletto classico russo. Il corpo di ballo è formato da ballerini provenienti dalle migliore accademie di danza di Mosca, San Pietroburgo, Ufa, Perm e la compagnia si avvale anche di prestigiose collaborazioni con étoile provenienti dei Teatri Stabili di Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg (l’attuale direttore artistico è Timur

Gareev, ex solista del Teatro dell’Opera e Balletto di Novosibirsk). L’appuntamento è con due grandi classici: domenica 27 dicembre sarà la volta de Il lago dei cigni (anche all’Arena della Regina di Cattolica il 13), lunedì 28 dicembre invece de La Bella Addormentata. Altri due appuntamenti in Romagna sono poi in programma in gennaio con il prestigioso ensemble del Balletto di Mosca “La Classique”. Il 12 gennaio aprirà il sipario sulla stagione di danza del Masini di Faenza con la rappresentazione de Lo Schiaccianoci (balletto classico in due atti, con le coreografie di Marius Petipa) mentre il 25 gennaio sarà al Fabbri di Forlì con Cenerentola.

Ristorante • pizzeria • pub • disco showchef • cabaret • musica dal vivo

Sabato 12 dicembre Un modo nuovo di comprare, degustare, assaggiare e goderti le proposte della bottega, enoteca, ristorante, bar caffetteria

Cena col comico

PAOLO MIGONE Seconda serata in compagnia dei comici di Zelig Prevendita diretta al locale o al 348.7046583 MENÙ: ANTIPASTO: Tagliere con verdure croccanti, verdure alla griglia, tomino alla piastra, affettati romagnoli, crescentine fritte con lardo, squacquerone, pecorino e piadina SECONDO: Tagliata di manzo al sale di Cervia e rosmarino accompagnata da patate al forno DESSERT: Vasetto di zabaione con frutti di bosco

€ 35,00 p.p. incluso lo spettacolo con tavolo riservato, bevande escluse

Bagnacavallo (RA) Via San Vitale | Albergone, n. 27 Tel. 0545 61574 - Cell. 348 7046583 www.maisonbarcelona.com Maison Barcelona

Piazzetta Fabbri, 5 - Cesena Cell. 393 9074659


TEATRO

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LIRICA

Puccini e la Bohéme rivisitati La trilogia del Festival dà il via alla stagione di Ravenna che parte invece con Mascagni Sarà dedicata a Giacomo Puccini e al suo capolavoro più amato, La Bohème, la nuova trilogia d’autunno di Ravenna Festival su cui si aprirà il sipario del teatro Alighieri il 9 dicembre (repliche 12 e 14). La vicenda della fragile Mimì, dell’amore che travolge lei e Rodolfo, e dei sogni disillusi dei giovani e scapigliati artisti che li circondano torna sul palcoscenico ravennate nella nuova produzione ideata da Cristina Mazzavillani Muti. Forte della collaborazione con il collaudato team creativo che la affianca composto da Vincent Longuemare per le luci, Davide Broccoli video programmer e Alessandro Lai per i costumi, ai quali si aggiunge l'innovativo videomaker David Loom, Cristina Muti continua a percorrere le strade dell’high tech: scene virtuali e proiezioni capaci di immergere il pubblico nei colori e nelle atmosfere di paesaggi visionari, in questo caso ispirati all’onirica fantasia dell’opera pittorica di Odilon Redon, uno dei principali protagonisti del movimento simbolista e amico di Stéphan Mallarmé. La partitura sarà affidata all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e ad un giovane cast vocale (frutto di un lungo percorso di audizioni) diretti da Nicola Paszkowski. A completare il progetto dedicato a Puccini farà seguito un “divertimento alla bohémienne”, dal titolo Mimì è una civetta, in calendario il 10 e 13 dicembre. La nuova produzione, in prima assoluta, è una rivisitazione dei temi pucciniani che il Festival ha commissionato al giovane e versatile musicista Alessandro Cosentino, di formazione classica, ma capace di muoversi ai confini tra rock, jazz e folk, che si avvarrà di una band (in palcoscenico) a cui si aggiungerà le partecipazione straordinaria di un virtuoso della fisarmonica come Simone Zanchini e l’eclettismo jazz della tromba di Fabrizio Bosso. Un’opera dai toni brillanti affidata alla regia e alle coreografie del newyorkese Greg Ganakas, figura carismatica nonché didatta e divulgatore del musical theatre americano. Venerdì 11 dicembre a Forlì (PalaCredito di Romagna) il terzo appuntamento della trilogia è un unicum in senso assoluto: il maestro Riccardo Muti, a vent’anni esatti dallo storico concerto MutiPavarotti offerto a sostegno della Comunità di Sadurano, dedicherà al suo fondatore don Dario Ciani, recentemente scomparso, un nuovo evento presentando al pianoforte alcune pagine tratte dalle più celebri opere di Puccini assieme al soprano Anna Netrebko (una delle più acclamate cantanti liriche dei nostri giorni) e al tenore Yusif Eyvazov. L'oramai collaudata formula delle trilogie autunnali di Ravenna Festival, che alterna ogni sera un titolo, costituirà la prima parte della stagione d’opera 2015-2016 del teatro Alighieri che si aprirà ufficialmente nell’anno nuovo il 9 e 10 gennaio con un titolo raramente rappresentato, L'amico Fritz di Mascagni. La nuova coproduzione realizzata con Fondazione Teatro Piacenza, Teatro Comunale di Modena e Teatro Rendano di Cosenza vedrà la regia di Leo Nucci e la direzione di Donato Renzetti alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, costante presenza che costituirà il perno di tutte le produzioni d'opera della stagione.

LA PRESENTAZIONE IL XXVII RAVENNA FESTIVAL Sabato 5 dicembre alle 11 al palazzo dei congressi di Largo Firenze, in centro a Ravenna, verrà presentato al pubblico (ingresso gratuito e aperto a tutti) il programma della XXVII edizione del Ravenna Festival.

La scenografia che verrà utilizzata per la Bohéme di Cristina Mazzavillani e, sopra, il maestro Muti

OPERETTA IL “MY

FAIR LADY ” DI

CORRADO ABATI

IN TUTTA LA

ROMAGNA

Dopo esser passato da Ravenna sarà in scena al Masini di Faenza (13 dicembre ore 16), al Bonci di Cesena (6 gennaio ore 15.30) e al Fabbri di Forlì (17 gennaio ore 16) My Fair Lady – uno dei musical più famosi, tradotti e amati nel mondo – nella versione curata dal maestro italiano del teatro musicale, Corrado Abbati. Su una scena capace di sottolineare sia i momenti burleschi che quelli romantici, il ruolo principale è quello della musica per due ore di divertimento dal vivo.

ALL’ALIGHIERI

ARRIVA

“AGGIUNGI

UN POSTO A TAVOLA ”

Al teatro Alighieri di Ravenna entra nel vivo la rassegna di operetta con il Gran Concerto del 12 gennaio con l’orchesta Alighieri e il coro Calamosca-Mariani e il classico Aggiungi un posto a tavola che la compagnia Dell’Alba di Ortona porta in scena il 26 gennaio.

Si accendono i riflettori, entra in scena l’Arte della vera gioielleria italiana. Genio e Tradizione si fondono insieme per raccontare le grandi storie dietro ai piccoli oggetti di valore, quelli che restano tutta una vita.

Ogni anno 400.000 persone applaudono Gold Gallery. Vieni a scoprire perchè.

Troverete Gold Gallery e GraceT nei seguenti Centri Commerciali:

RAVENNA: Esp - FAENZA: Le Maioliche BOLOGNA: Centrolame - Centronova - Shopville Gran Reno - Centroborgo - IMOLA: Leonardo CARPI: Borgogioioso - CENTO: Guercino - CESENA: Montefiore - Lungo Savio - FERRARA: Il Castello - Le Mura FORLÌ - Punta di Ferro - FORLIMPOPOLI: Le fornaci - MODENA: I Portali - GrandEmilia - PARMA: Euro Torri RIMINI: Le Befane - I Malatesta - SAVIGNANO SUL RUBICONE: Romagna Shopping Valley


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TEATRO

18 IL PROGRAMMA FESTIVAL MANTICA A CESENA: TEATRO, DIALOGHI, VISIONI E MUSICA

Foto di Alessandro Scotti dello spettacolo Gola

La rassegna Màntica 2015 al teatro Comandini di Cesena prende il via con Lectura Dantis. Due canti dall’Inferno, esercizio per voce e violoncello di e con Chiara Guidi e Francesco Guerri venerdì 4 dicembre alle 20.30. Il concerto di Tetraktis, alle 22.30, ha in programma musiche di Henry Cowell, Lou Harrison, Steve Reich, Edgard Varèse, Iannis Xenakis. Assedio di Parigi, lo spettacolo di Pupi siciliani di Franco Cuticchio, adatto anche per un pubblico di bambini, va in scena sabato 5 dicembre alle 21. Sarà seguito, alle 22.30, dalla nuova creazione della performer e regista Muna Mussie, Milite ignoto, calata nella propria lingua d’origine, il tigrino. La coreografa e danzatrice Adriana Borriello - oltre a presentare la performance al termine del laboratorio Rosario, sabato 5 alle 19.30 (ingresso gratuito) - debutta in prima nazionale con Col corpo capisco, martedì 8 alle 18.30: con lei in scena due giovani danzatrici, sulle musiche originali di Roberto Paci Dalò eseguite dal vivo. La perfomance Gola. In tre movimenti - creata da Chiara Guidi, in collaborazione con Alessandro Scotti, con Giuseppe Ielasi alla cura del suono e ispirata alla novella Angoscia di Anton Cechov, realizzata con il coinvolgimento dei partecipanti al laboratorio omonimo – andrà in scena da domenica 6 a martedì 8 dicembre alle 20.30, in collaborazione con Teatro Bonci / Emilia Romagna Teatro Fondazione, e sarà preceduta dall’incontro con Ewa Klonowski, sabato 5 dicembre alle 18, dal titolo “Scendere: tecniche e intuizioni?”. Le visioni cinematografiche di Màntica 2015 si concentrano sui documentari del regista di origine ucraina Sergei Loznitsa: Polustanok (The Train Stop, b/n, 25’, 2000): venerdì 4 alle 18 e alle 21 E Blokade (b/n, 52’, 2005), in programma domenica 6 alle 18, un montaggio basato su materiali d'archivio dell’assedio a Leningrado. Seguirà alle 19, un incontro col regista, dal titolo Il passato vive. L’ingresso alle proiezioni e all’incontro è gratuito. Il dialogo sui buchi neri, con l’astrofisico Amedeo Balbi si tiene venerdì 4 dicembre alle 19, mentre “Ascendere a Dio con le parole”, con Piero Cappelli sarà lunedì 7 alle 18. Dal 4 all’8 dicembre Freddanotte - realtà indipendente nata dall’iniziativa di un gruppo di giovani cesenati - si innerva in Màntica proponendo concerti e musica per ballare. Tra i dj set (a ingresso gratuito), che prolungheranno ogni serata verso le ore piccole, anche due live: l’intarsio di Kelpe tra psichedelia, fonti contemporanee e schemi compositivi anni Novanta, sabato 5 alle 23.00; e il groviglio musicale di Mutamassik, produttrice, musicista, sinesteta, lunedì 7 alle 22.30. Informazioni e prenotazioni: tel. 0547 25566.

RICERCA/SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO

«Il teatro deve essere un’esperienza necessaria» Chiara Guidi da Mantica al lavoro con gli adolescenti e l’infanzia: «Non pensato per l’intrattenimento» di Matteo Cavezzali

Socìetas Raffaello Sanzio è ormai un marchio artistico conosciuto in tutto il mondo. La compagnia fondata a Cesena nel 1982 da Romeo Castellucci, Claudia Castellucci, Chiara Guidi e Paolo Guidi è oggi una delle realtà italiane teatrali più apprezzate nel mondo. Anche se non esiste più. Abbiamo parlato con Chiara Guidi, che è attrice, autrice e curatrice artistica della rassegna Mantìca. Claudia Castellucci in una recente intervista ad Artribune ha dichiarato che la Socìetas Raffaello Sanzio non esiste più. È davvero così? «Una volta realizzavamo spettacoli tutti e tre allineati. In questo momento c’è un’autonomia legata alla nostra specificità individuale. Claudia segue un percorso legato alla danza, Romeo ha fatto scelte al di fuori della Raffaello, occupandosi anche di cose molto lontane, come la lirica. Io lavoro sulla voce e sull’infanzia. Sono tre strade diverse, ma sullo stesso solco. Siamo uniti proprio perché siamo divisi. È un processo alchemico basato sulla separazione degli elementi. Formalmente esistiamo ancora però, e siamo riconosciuti dal Ministero come gruppo». Mantìca che sarà fino all’8 dicembre al Teatro Comandini di Cesena, ha quest’anno tratti in comune con le edizioni precedenti, ma anche diversità profonde. Come mai? «Mantìca essendo un osservatorio sul teatro si muove, perchè l’osserva-

torio per definizione si sposta. C’è una forma, una Y, che ho scelto per rappresentare questa edizione. Si tratta di due rette che si separano. È una forma che mi riconduce all’ultimo lavoro che ho preparato e alla mia idea stessa di teatro. Ogni messa in scena è una riflessione sul teatro e che cosa è adesso. Il teatro deve essere un’esperienza necessaria». Una parola-immagine attorno a cui hai lavorato per questa edizione è “gola”. Cosa significa per te? «Gola è un buco, una voragine. Attraverso questa gola interrogo diversi persone: sono percussionisti, perché la percussione è uno sfondamento, c’è un’astrofisica che parla dei buchi neri, uno studioso lingua ebraica che vede una tecnica per la risalita da questo precipizio, ci sarà l’antropologa Ewa Klonowski che si è calata nei buchi delle fosse comuni della guerra nella ex-Jugoslavia. Il teatro è uno sprofondare per poi risollevarsi con la parola sul palco». In scena ci sono anche i pupi siciliani di Franco Cuticchio con uno spettacolo dal titolo: L’assedio di Parigi, un titolo che suona oggi come una coincidenza inquietante… «È sconvolgente. Si tratta di un poema epico cavalleresco, ma questa assonanza ci rivela come di fatto siamo sempre attorno alla stessa questione». Da anni lavori con gli adolescenti in teatro, portandoli in una dimensione molto lontana da quella dei ragazzi costretti ad

«Nella Sanzio in questo

momento c’è una specificità legata ai nostri percorsi individuali. Sono tre strade diverse, ma sullo stesso solco

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addormentarsi in platea di spettacoli di prosa lontanissimi dal loro mondo… «I cartelloni di prosa dei teatri italiani sono sempre uguali, tradizionali, riproposizione dei medesimi titoli. È una forma di ripetitività che non esiste negli altri teatri d’Europa. Questo modo di portare il teatro nelle città non coglie l’interrogativo su cui bisognerebbe interrogarsi: cosa è oggi il teatro? Ai ragazzi ho fatto un invito cinque anni fa, attraverso la scuola. Anche se non è facile coinvolgere le scuole... Oggi si è formato un gruppo di 20 adolescenti delle superiori e venti universitari con cui abbiamo messo in scena Le rane di Aristofane e La tempesta di Shakespeare». E poi come è nato il progetto “Essere primitivo”? Esistono esperienze simili in Europa? «È nato dai ragazzi stessi che hanno spinto per proporre spettacoli personali. Il progetto consiste nel dare libero accesso al teatro agli adolescenti. Non credo ci siano esperienze simili in Europa. Gli diamo un tecnico a disposizione e loro possono liberamente creare quello che vogliono, senza nessun filtro. È un lavoro enorme e gratuito di giovani protagonisti, i ragazzi sentono la presenza di una forte spaccatura tra il loro mondo e quello degli adulti, sentono una indefinitezza, sono sospesi e chiedono di essere integrati. È un’integrazione non etnica, ma dell’uomo. Lo faccio per un’esigenza mia, non per un motivo sociale. Il teatro tradizionale è messo in crisi da loro. È “primitivo” nel senso di spontaneo e potente. L’arte dell’acca-

dimento poetico è una loro risposta a quello che sta accadendo. È una risposta che non è una risposta, perché è arte e l’atre non dà risposte». Cosa accomuna i lavori “primitivi”, in scena a fine novembre al Comandini, prima di Mantica? «I lavori non sono pensati per il consumo del pubblico o l’intrattenimento. Abbiamo fatto del teatro un luogo di lusso: il lusso di ascoltare i giovani e la loro arte. Stanno nascendo riflessioni sull’essere molto esistenziali dove mettono in campo filosofia e storia, cose che studiano a scuola. Ma anche la storia del presente. Lavorando su se stessi con il teatro diventano più responsabili di quello che accade a loro». Cosa ti stupisce del loro approccio al teatro? «Mi stupisce capacità di concentrare in una scheda tecnica, in un titolo, in un copione, quello che stanno cercando. Tutte le volte mi dicono che è molto difficile dare forma a quello che si sente. È il tormento dell’atto di creazione. È molto bello per un giovane avere questo tipo di preoccupazione». E come attrice invece a che progetti stai lavorando? «Sto muovendo la mia attività tra due poli: l’infanzia e la voce. Sto lavorando sulle fiabe giapponesi in due spettacoli molto diversi: uno per bambini che debutterà al festival di Lubiana; l’altro è un concerto con il percussionista Enrico Malatesta e i musicisti Giuseppe Ielasi e Francesco Guerri che debutterà al teatro Bonci».


TEATRO

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RAVENNA

AGENDA AI MIGRANTI CON IL COLLETTIVO 320 KG

Fèsta con Scrooge, Baby doe e una cena di “compleanno” Dal 4 al 13 dicembre torna Fèsta, evento organizzato dalla cooperativa E (che riunisce quattro compagnie del ravennate: Fanny&Alexander, Eros Anteros, Menoventi e gruppo Nanou) che prevede giorni di spettacoli, opere, danze, cene, musica e parola per festeggiare la sua esistenza. Ecco il programma nel dettaglio di questa edizione 2015: venerdi 4 dicembre alle 20 e 22.30, all’Ardis Hall, via G. S. Bond i 3, Ravenna, ci saranno i Menoventi con Ascoltate Cartoline a Roma (prenotazione consigliata),una raccolta di interventi performativi dedicati alle città italiane. Ciascuna voce cerca di amplificare la prospettiva di una categoria di persone (in questo caso i turisti che hanno condiviso il loro tempo e il loro denaro coi romani) ritenuta in qualche modo rappresentativa per la città ospite. Alle 21 .15 invece all’Almagià, in Darsena a Ravenna, ci sarà Scrooge, studio per Discorso verde: a partire dal doppiaggio di un cartone animato, Scrooge dà qui ai suoi nipoti (Qui Quo e Qua) una famosa lezione sul Denaro e la sua circolazione. Ma un’altra storia, quella del più ricco dei ricchi, del più avaro degli avari di tutti i tempi - lo Scrooge del “Canto di Natale” di Dickens, sempre in versione Disn ey - interferisce a poco a poco con la morale di quell’insegnamento…Domenica 6 dicembre, dalle 19.30 al Ristorante Controvento (via Cittadini 17, Faenza), serata di gala per i 10 anni di Menoventi e Altre Velocità dal titolo Chi mangia chi con ospiti, giochi e azioni performative a sorpresa (prenotazione obbligatoria entro il 4 dicembre). Venerdi 11 dicembre a Palazzo Rasponi in piazza Kennedy, dove si svolgono le giornate per la Capitale Italiana della cultura, dalle 21 alle 23 il gruppo Nanou presenta Baby Doe in collaborazione con ToDay ToDance. Stesso luogo per domenica 13 dicembre e il laboratorio per bambini da 5 a 11 anni di Fanny & Alexander “Pianeta Giallo” (fruizione gratuita, prenotazione obbligatoria al numero 392 6664211). I bambini saranno guidati a interagire, nel contesto di una semplice situazione narrativa, ad esemLETTRONICA pio l’incontro con un animale misterioso, con DENTRO FESTA ANCHE LA MUSICA una serie di quesiti e picDI CLUB ADRIATICO CON ERRORSMITH cole prove giocose, stimolazioni fantastiche e concrete. Sabato 5 dicembre dalle 23 all’Almagià, diciottesima serata di Club Adriatico, Info e prenotazioni: percorso di eventi dedicato alla musica elettronica. La serata ospita il berlinese info@e-production.org Errorsmith che, con la sua mescolanza tra i generi, apre a nuovi ritmi e sonorità. E 349.7767662 (Marco come sempre in consolle ci sarà Herva, resident per la stagione in corso, cresciuMolduzzi) dalle 10 alle to tra jazz, funk e hip hop, e che oggi si muove tra house, acid, electro, techno e UK bass. 12.30 e dalle 15.30 alle 18.

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Al Petrella di Longiano, venerdì 4 dicembre, il Collettivo 320 kg presenta Ai migranti, un album fotografico in cui ogni foto si sviluppa in profondità e nella dimensione del tempo che rappresenta un viaggio sensibile‚ che considera tutti gli uomini‚ mirando a renderci presenti e partecipi di un’esperienza emotivamente forte‚ in cui diversi piani di lettura si sovrappongono. Lo spettacolo ha direzione e coreografia di Piergiorgio Milano e si avvale della collaborazione alla scrittura scenografica di Florencia Demestri. Da un'idea di Giovanna Milano.

LATELLA PORTA IN SCENA FASSBINDER Dal 10 al 13 dicembre al teatro Bonci di Cesena va in scena Ti regalo la mia morte, Veronika tratto dal film Veronika Voss di Rainer Werner Fassbinder per l’adattamento di Antonio Latella (che ne cura anche la regia) e Federico Bellini.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE SECONDO BERARDI E CASOLARI Al teatro degli Atti di Rimini va in scena La prima la migliore di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, martedì 15 dicembre. Lo spunto è il romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale dello scrittore tedesco Eric Maria Remarque, una riflessione sulla prima guerra mondiale raccontata in maniera lucida e feroce, attraverso la prospettiva di un soldato diciannovenne.

LAIKA: CELESTINI NEI PANNI DI UN “POVERO CRISTO” Mercoledì 13 gennaio al Petrella di Longiano sarà di scena Ascanio Celestini con il suo Laika che vede Gianluca Casadei alla fisarmonica e la voce fuori campo di Alba Rohrwacher. Lo spettacolo si chiede cosa penserebbe Gesù se tornasse sulla terra. Il protagonista è appunto un “povero Cristo” che vive chiuso in un appartamento di qualche periferia.

ATARAX MEMORIAL DI ONNIVORO A PALAZZO RASPONI La compagnia ravennate teatro Onnivoro sarà a palazzo Rasponi (piazza Kennedy) per le giornate di Ravenna capitale 2015 alle 16.45 (repliche alle 19.15 e alle 22.30) di venerdì 11 dicembre.

LUS, UN TESTO POETICO PER LE ALBE In scena al teatro Rasi di Ravenna l’11 e il 12 febbraio ci sarà Lus uno spettacolo che vede in scena Ermanna Montanari diretta da Marco Martinelli su un testo poetico di Nevio Spadoni con le musiche di Luigi Ceccarelli.

IL PENTOLONE DELLE ARIETTE AL CISIM Giovedì 17 e venerdì 18 dicembre il teatro delle Ariette in collaborazione con il Teatro della Albe porta in scena Sul tetto del mondo al Cisim di Lido Adriano: in scena un pentolone in cui si prepara il cibo, guardando passare il tempo, e che si condivide alla fine dello spettacolo.

L’UOMO DELLA SABBIA APRE IL RIDOTTO A FAENZA Giovedì 14 gennaio prende il via la stagione di contemporaneo al ridotto del Masini di Faenza con i faentini Menoventi che ripropongono un loro titolo di successo: L’uomo della sabbia.

IN VIAGGIO VERSO LOURDES Venerdì 15 al Rasi di Ravenna è in scena Lourdes, della compagnia Capotrave/Andrea Cosentino, un libero adattamento del libro di Rosa Matteucci per l’adattamento e la regia di Luca Ricci: un divertente carnevale di personaggio in viaggio verso Lourdes. .

TORNA RUMORE DI ACQUE, PIÙ ATTUALE CHE MAI Nello spazio Vulkano di San Bartolo, dal 19 al 22 febbraio torna in scena uno spettacolo tra i più noti e fortunati (e purtroppo di estrema attualità): Rumore di acque con in scena Alessandro Renda sulla tragedia dei migranti morti durante la traversata del mar Mediterraneo.

HAMLET TRAVESTI IN SCENA AL RASI il 29 gennaio al Rasi va in scena Hamlet Travesti di Punta Corsara che prende spunto dalla riscrittura burlesque settecentesca dell’opera per raccontare una famgilia fuori di sesto.


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L’ARTISTA

«I miei personaggi? Totem del mio essere» Elena Bucci delle Belle Bandiere, da Russi a Mosca e Pechino, passando per De Berardinis di Matteo Cavezzali

Ispirandosi alle parole di Pier Paolo Pasolini, Elena Bucci e Marco Sgrosso creano nel 1993 Le belle bandiere: compagnia di teatro romagnola, ma allo stesso tempo apolide. Oggi a più di venti anni, c’è un luogo che considerate casa? «Ce n’è più di uno. Nonostante siamo una compagnia che collabora da anni con altre realtà, dal Teatro Metastasio di Prato al Centro Teatrale Bresciano – dove saremo in scena per un mese di repliche – a Ert di Modena, abbiamo voluto una doppia sede a Bologna, dove ci siamo formati artisticamente e a Russi, la città dove sono nata, per dimostrare per primi a noi stessi che si possono creare progetti di rilevanza nazionale anche a partire da piccoli paesi amati». A differenza di molti gruppi teatrali voi non avete un teatro o non organizzate una programmazione, è stata una scelta artistica o ci sono stati dei problemi di relazione con le amministrazioni… «C’è stato un momento in cui c’era un grande slancio a Russi per far ritrovare alla città un teatro, ancora distrutto dalla guerra. Noi facevamo spettacoli in posti magnifici, ma del tutto abbandonati. Nel 1993 facevamo spettacoli a San Giacomo mentre era completamente decadente, quando ci andavano solo spacciatori e delinquenti, e il pubblico ci seguiva commosso e partecipe». E il teatro di Russi?

«Abbiamo contribuito con entusiasmo a farlo riaprire, attraverso eventi e spettacoli, ma quando poi è accaduto, nel 2001, pur avendo la bella possibilità di lavorare e provare nel teatro non si

piacere. Il senso di appartenenza a questi luoghi ci ha tenuto legati qui, nonostante i molti viaggi e le opportunità. Ci piacerebbe che i teatri e il luoghi della culutra rimanessero sempre aperti, in

«Mi sono accorta di aver acquisito tecnica e libertà con grande divertimento in quel periodo. Dovevamo essere pronti in ogni momento a correre il rischio di affrontare la scena, in prova come in spettacolo, perché era un autore molto esigente e appassionato. Lui chiedeva una adesioElena Bucci nei panni della ne intima e totale allo Locandiera di Goldoni fotografata spettacolo, e un grande da Elena Bucci Tommaso Le Pera rigore tecnico. Mi ha insegnato che la tecnica è uno strumento di libertà, un modo per arrivare al risultato artistico che si vuole ottenere. Mi ha insegnato anche come l’intuizione possa essere veloce e inaspettata, e possa nascere dalla paura, ribaltandola. Ribaltare l’ostacolo trasformandolo in estasi». Cosa ti stai insegnando da sola? «A non affezionarsi alle soluzioni che già si conoscono. Avere il coraggio di buttare via tutto e ricominciare da capo». In questi giorni sei una programmazione continua e in un stata ospite a Rai Radio3 per preininterrotto scambio di idee, progetti, sentare le tue interpretazioni negli linguaggi. Una casa aperta a tutti». anni… Sei tornata a Russi dopo aver «Io ho accettato l’invito di Laura lavorato oltre dieci anni con Leo De Palmieri di Radio3 e ho creato Vite Berardinis, cosa ti ha lasciato il altrove, dove dialogano personaggi femminili dei miei lavori, personaggi molto lavoro con un grande del teatro distanti tra loro». come lui?

sono create le condizioni per una progettualità più articolata, come forse potrà accadere in futuro. Forse qualcuno aveva l’infondata paura che ci volessimo appropriare del teatro, ma chi ha assistito al progetto di rinascita di questo teatro lo associa anche a noi e alla nostra passione, e questo ci fa molto

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A quali di questi personaggi sei rimasta più legata negli anni? «I miei personaggi sono come miei parenti, sono totem del mio essere, figure che vengono dalla Commedia dell’arte come Isabella Andreini, dal teatro ottocentesco come Eleonora Duse, sulla quale ho lavorato molto, la monaca messicana Juana de la Cruz, scrittrice libera e indipendente vessata dall’Inquisizione, ma anche figure importanti della mia vita. Donne famose e non famose, messe assieme. Laura Mariani ha detto che trasformo le persone reali in personaggi è mi è sembrato un commento molto affascinante». Adesso sei in partenza per la Cina dove porterai una Locandiera di Goldoni, come vedrà un testo così un pubblico tanto distante? Avete preso degli accorgimenti per andare incontro ai loro gusti? «È stato proprio il teatro di Pechino a chiederci un testo della tradizione italiana. Noi faremo La locandiera identica a come la facciamo per il pubblico italiano. Abbiamo solo rallentato alcune battute per agevolare i sottotitoli». Siete da poco stati anche a Mosca, cosa ti ha colpito degli spettatori russi rispetto al loro sguardo verso il teatro italiano? «Ho scoperto un grande amore e passione per la cultura italiana. A volte non ci rendiamo conto di quanto sia adorata la nostra cultura nel mondo, per me è stata una bellissima sorpresa». Hai avuto modo anche di pensare a progetti futuri? «Mi sto documentando sul teatro nei lager e nei luoghi dell’olocausto, su cui presto inizieremo a lavorare e sto scrivendo, finalmente, non solo per il teatro, ma passando dal teatro. Naturalmente nessuno di questi risultati sarebbe possibile senza l'aiuto di chi ha fondato con me la compagnia, Marco Sgrosso e di tutti coloro che formano il nucleo di attori, artisti e tecnici che da anni ci sostengono e ci seguono».

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Un Natale carico di luci amore e serenità "

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L’INTERVISTA

La cattivissima politica secondo Balasso L’attore e autore sarà in scena a Faenza con uno spettacolo di cui è anche regista di Federica Angelini

Sarà in scena a Faenza dal 29 al 31 gennaio 2016 con il nuovo spettacolo, di cui è autore, interprete e anche regista. Del resto che Natalino Balasso abbia più di un talento è cosa nota da tempo. Lo abbiamo più volte visto a teatro, certo, ma anche al cinema in pellicole dirette da Carlo Mazzacurati (ma non solo) come La giusta distanza e La sedia della felicità. Inoltre, è autore apprezzato di libri e romanzi editi da Mondadori e altri testi, e se in tv non si vede da tempo, negli anni è diventato ormai una celebrità su canali come Facebook o Youtube. Lo contattatiamo al termine di una giornata di prove, pochi giorni prima del debutto al teatro Goldoni di Venezia. Con Teatro Stabile del Veneto ha infatti realizzato la feroce commedia La Cativìssima (Epopea di Toni Sartana) che porta in scena con Francesca Botti, Marta Dalla Via, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Stefano Scandaletti. Lei ha una carriera di attore teatrale e cinematografico, autore, scrittore, è stato un volto televisivo, perché ora diventa anche regista? «Effettivamente si tratta di una prima volta per uno spettacolo di questa portata. In passato ho fatto il capocomico, e in un certo senso è quello che faccio anche in questo caso, una specie di capocomicato. Non credo sarò mai un vero regista. Semplicemente, visto che metterò in scena un testo mio, mi è piaciuta l’idea di plasmare personalmente la commedia». Difficile essere regista di se stesso e allo stesso tempo attore di un proprio testo? «Quando scrivi per te stesso, il personaggio lo tari sulle tue corde di attore e quindi sembra più facile portarlo in scena, anche se va detto che, da dentro, non ti vedi mai con sufficiente obiettività. Si tratta di una difficoltà diversa rispetto a quando invece interpreti un altro pesonaggio che ti viene consegnato e che devi restituire. Così come è diverso quando sei diretto da altri registi di cui devi soddisfare le aspettative.» Una commedia tarata dunque proprio sull’attore Natalino Balasso e che inaugura una trilogia sull’ascesa. Ci racconta qualcosa dello spettacolo? «In Cativìssima il protagonista è il personaggio che interpreto io stesso: Toni Sartana. Come si intuisce dal nome, è un po’ come il Sartana degli spaghetti western, un arrampicatore disposto a tutto per conquistare prima il proprio partito, poi la propria regione e infine quella vicina. Dentro ci sono rimandi a Brecht, ma soprattutto a Ubu re, sì, diciamo che è un Ubu re veneto». Il Polesine è sempre presente nel suo lavoro. Quale è il rapporto tra la sua arte e il territorio? «Come scriveva Borges, anche un buco in una cantina può essere un Aleph, ossia un inizio. Detto in altre parole, il luogo è un incidente. Il regista

«Il teatro? È l’unica

forma d’arte in cui bisogna essere tutti vivi insieme nello stesso momento

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LA RIVISTA IL PALCOSCENICO DI RAVENNA E PROVINCIA Nei teatri (e nei centri storici) della provincia di Ravenna è in distribuzione gratuita l’edizione 2015/2016 della rivista Palcoscenico, da cui è tratta questa intervista a Natalino Balasso. Si tratta dell’ormai tradizionale annuario dei teatri della provincia con il calendario di tutti gli spettacoli, articoli di approfondimento e interviste, edito da Reclam Edizioni e Comunicazione.

Carlo Mazzacurati diceva che amava molto girare nel Polesine perché è una bella scenografia per ambientarci delle storie dentro. Per me è un po’ la stessa cosa. Le colori con le tinte del luogo, ma le storie per arrivare a tutti devono comunque essere universali». Il tema della commedia è quello, attualissimo, della politica, che torna spesso nel suo lavoro. «Si può dire che Cativìssima mostra il lato oscuro di tutta questa gente che manovra all’interno dei partiti. Il mio personaggio arriva a limiti estremi, per capirci, ammazza la gente per ottenere i propri scopi, e potrei dire che della politica di oggi mostra proprio la cattiveria, sì, la totale mancanza di umanità e compassione verso chi soffre, verso gli sconfitti. Alla fine è una commedia che ha una sua storia e un’evoluzione che racconta questo: la cattiveria». Il suo lavoro ha seguito e segue linguaggi e forme diverse. Perché continuare oggi anche con il teatro? «Per la verità quello dell’attore è l’unico mestiere che so fare, il resto è tutto di contorno. Peraltro è incredibile che ancora io venga considerato un personaggio televisivo: manco dalla tv da almeno nove anni. In realtà poi il teatro è un lavoro a cui bisogna dedicare molto tempo e non me ne resta per fare altro. Mi piacerebbe per esempio fare più cinema, ma ho spesso dovuto dire di no. Posso dire che non ho mai fatto saltare una data teatrale per altri impegni. Uno

spettacolo teatrale annullato per impegni televisivi degli artisti, come capita, credo sia la resa del teatro». Ma perché preferire il teatro? Cosa ha che le altre forme d’arte non hanno? «La differenza è che il teatro è l’unica forma d’arte in cui bisogna essere tutti vivi nello stesso momento. Per questo non credo che la gente abbandonerà mai il teatro, che infatti non è mai stato sostituito, nemmeno dal cinema. Il teatro è un rito, il rito della consumazione della vita: siamo lì tutti insieme, ci stiamo divertendo o stiamo soffrendo nello stesso momento, non capita in nessun altro luogo. Certo, capita che a teatro vadano in scena anche spettacoli morti, dove in realtà non succede niente di tutto questo. Io credo che dobbiamo al pubblico qualcosa di vivo, non riservato a un pubblico privilegiato, e comprensibile a tutti». Dal teatro ai social. Il suo profilo Facebook è seguitissimo e molto amato, i suoi status sono riflessioni sempre molto puntuali, che partono magari dal commento di piccoli fatti di cronaca, dove mette in luce il punto di vista di persone spesso marginali, con un profondo spessore politico e di impegno. Ma la carriera politica la interessa? Ci sono stati altri comici prima di lei che hanno intrapreso questa strada con un certo successo… «Io normalmente mi alzo alle 14, non potrei fare politica perché quelli fanno sempre un sacco di cose di mattina. Ma no, non rientra nei miei interessi occuparmi di partiti o andare in parlamento o robe del genere. La politica la facciamo tutti noi tutti i giorni: il nostro comportamento è per forza politico,

l’uomo come diceva Aristotele è un animale politico perché siamo fatti per vivere in gruppo. La politica intesa come rappresentanza parlamentare o governo è un po' come il calcio, anzi il fantacalcio: quando un politico fa una promessa sta sempre mentendo, perché in realtà non può risolvere le cose, è l'economia ormai a decidere e la politica cerca di adeguarsi. Se così non fosse Syriza in Grecia non avrebbe avuto problemi. La politica può al massimo abbellire qualche piazza, ma non certo intervenire sui veri meccanismi. In questo c’è una profonda ipocrisia». Questa riflessione sembra quasi portare al fatto che votare non abbia più senso… «Se la politica è il Fantacalcio, andare a votare è “X factor”. La verità è che troppa gente vuol cambiare il mondo ma non i propri comportamenti. Noi diciamo di credere in un mondo più giusto e intanto ci facciamo pagare in nero, per esempio. Se davvero cambiassero i comportamenti delle persone, cambierebbe anche il resto di conseguenza». Con gli spettacoli, i video su Youtube, Facebook, i libri, c’è anche in parte l’intento di educare gli spettatori? «No, non mi sento un educatore. Semmai fornisco un esempio. Magari se vedo uno che raccoglie la cacca del cane, mi viene in mente di fare altrettanto quando porto fuori il mio. Ma non è che quel qualcuno mi sta educando, mi sta solo fornendo un esempio. Mi piace più pensarmi come un asino, l’asino che sveglia dai suoi torpori l’Idiota di Dostoevskij e lo fa tornare senziente».


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TEATRO

22 ONE MAN SHOW

IL MENTALISTA, IL TRASFORMISTA E LA REGINA DEL GRAND GUIGNOL (ALL’ITALIANA) Il mentalista Francesco Tesei (a sinistra) porta il suo nuovo show tra illusionismo e psicologia,The Game ,al teatro Fabbri di Forlì martedì 12 gennaio e al Masini di Faenza il 26 gennaio, stesso palcoscenico anche per uno dei trasformisti più amati dal pubblico, Enrico Brachetti in Brachetti che sorpresa! mercoledì 27 gennaio e giovedì 28 gennaio. Tutto al femminile invece il Grand Guignol all’italiana con Lunetta Savinio al teatro Comunale di Cervia il 9 e il 10 gennaio.

PROSA

CLASSICI

La follia della modernità Da Cesena a Faenza, gli spettacoli in cartellone tra dramma e commedia Chi non ricorda l’interpretazione di Jack Nicholson al cinema? Ebbene Qualcuno volò sul nido del cuculo, tratto come il film dal libro di Ken Kesey, è diventato uno spettacolo teatrale di Alessandro Gassman che ripercorre quelle vicende ambientandole in Italia e in un tempo più vicino a noi (i primi anni Ottanta) grazie alla collaborazione dello scrittore Maurizio de Giovanni, in scena al Novelli di Rimini dal 9 all’11 dicembre e poi al Rossini di Lugo dal 16 al 18 gennaio. E di Alessandro Gassman e sempre, in qualche modo, legato al tema del rapporto tra follia e normalità è anche lo spettacolo in programma invece a Cesena, al Bonci, dal 21 al 24 gennaio, La pazza della porta accanto, da un testo di Claudio Fava con Anna Foglietta protagonista racconta l’appassionata storia d’amore tra Alda Merini e un giovane paziente dell’ospedale psichiatrico in cui la poetessa è stata ricoverata. A trattare di piscoanalisi è infine il fortunato Il visitatore, spettacolo che sta dall’anno scorso riscutendo grandi successi con in scena Alessio Boni e Alessandro Haber nella parte di un inedito Sigmund Freud, dal testo di Eric-Emmanuel Schmitt (in scena dal 21 al 24 gennaio al Fabbri di Forlì) E di follia si parla anche il 30 gennaio al Goldoni di Bagnacavallo con la commedia Matti da slegare con un trio della comicità: Giobbe Covatta ed Enzo Iachetti in scena e la regia di Gioele Dix su un testo di Axel Hellstenius: Elia e Gianni, dopo anni di ospedale psichiatrico, vengono mandati a vivere da soli alla ricerca di una strada per il reinserimento. Un momento di leggerezza è quello che regala Massimo Ghini, resgista e interprete della commedia Un’ora di tranquillità, sul testo mai rarppresentato prima in Italia di Florian Zeller, tra i più apprezzati drammaturghi contemporaei francesi che racconta di come un uomo che ha appena acquistato un disco di vinile non riesca a ritagliarsi il tempo di goderselo. Dal 19 al 22 dicembre al teatro Fabbri di Forlì e il 9 dicembre al Goldoni di Bagnacavallo e dal 14 al 17 gennaio all’Alighieri di Ravenna. Ancora un testo contemporaneo, questa volta del noto drammaturgo inglese Alan Bennett per Nudi e crudi, in cui sul filo di un’ironia mai scontata o volgare, Bennett affronta il tema della relazione uomo-donna. In scena Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi dal 12 al 14 gennaio, sempre al Teatro Novelli. Toni lievi e da commedia giocata sulle relazioni di coppia anche al Masini di Faenza dove dal 16 al 18 dicembre va in scena Cancun con, tra gli altri, Mariangela D’Abbraccio. Nel teatro di Conselice, la

CESENATICO: DA ARISTOFANE

A

MOLIÈRE

Giovedì 17 dicembre prende il via alle 21 la stagione di prosa con uno spettacolo fuori abbonamento prodotto dal Plautus festival di Sarsina e dunque ispirato al grande teatro greco. Si tratta della commedia Lisistrata di Aristofane per la regia di Cristiano Roccamo con Vanessa Gravina . Dall’antica Grecia al teatro francesce classico, il 26 gennaio sempre a Cesenatico sarà invece in scena l’allestimento de L’avaro di Molière per la regia di Claudio Palma con Lello Arena nella parte di Arpagone (foto).

TRA ROSTAND

E

MILLER

A

LUGO

Il grande testo di Edmond Rostand Cyrano de Bergerac è portato in scena da Jurij Ferrini, interprete e regista, al Rossini di Lugo dal 4 al 7 dicembre per far rivivere le atmosfere romantiche di una Francia tra fine Ottocento e Prima guerra mondiale. Dal 29 al 31 gennaio, ancora un grande classico, questa volta del Novecento, calca le scene lughesi. Umberto Orsini infatti è protagonista de Il prezzo di Arthur Miller in cui l’autore americano tratta il difficile tema della grande crisi economica del 29.

prosa contemporanea ha il volto e la voce di Ottavia Piccolo in scena con Stefano Pizzardi in Enigma, spettacolo in cui, come recita il sottotitolo “Niente significa mai una cosa sola” e Jakob e Ingrid, in una Berlino vent’anni dopo la caduta del muro, si trovano in un dialogo quanto mai inaspettato, il 19 gennaio. E incentrato su un confronto a due, ma in questo caso due donne, è la commedia drammatica che vede in scena in veste di attrice e anche di regista Monica Guerritore sul testo di Donald Margulies Qualcosa rimane. Con lei Alice Spisa, premio Ubu 2013 come migliore attrice under-30, un’Eva contro Eva contemporanea, in scena all’Astra di Bellaria sabato 16 gennaio e al comunale di Conselice il 30 gennaio.

Una scena di Qualcuno volò sul nido del cuculo in scena a Rimini e Lugo

MARITO IDEALE DI

PER

PIER PAOLO PASOLINI

Il 20 dicembre, nello Spazio Tondelli di Riccione (ex Teatro del Mare) arriva lo spettacolo dedicato a Pier Paolo Pasolini nel quarantesimo anniversario della morte: “Il sole e gli sguardi. La poesia di Pier Paolo Pasolini in forma di autoritratto” che vede come interprete protagonista Luigi Lo Cascio.

WILDE

A

RUSSI

Tre le commedie più amate di Oscar Wilde, Il marito ideale fonde leggerenzza e contenuto in una pièce che unisce privato e politica e pone più di un dilemma da cui è difficile dare una risposta con Roberto Valerio, Pietro Bontempo, Chiara Degani e Luca Damiani. In scena il 4 dicembre a Russi, mentre l’11 gennaio lo stesso teatro ospita invece un classico italiano nato per la narrativa e trasposto per il teatro da Tato Russo che ne fa anche la regia e ne è interprete. Si tratta de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, il celebre romanzo in cui il drammaturgo siciliano torna a indagare il tema dell’identità, dell’apparenza e dell’essenza.

ADRIANO

POESIA LO CASCIO

IL

E L’EDIPO

RE

A

RICCIONE

La scena dello “Spazio Tondelli” (nuovo nome del Teatro del Mare di Riccione) nel 2016 si apre all’insegna di grandi testi classici: sabato 9 gennaio Giorgio Albertazzi porta infatti il fortunato Memorie di Adriano tratto dal romanzo di Marguerite Yourcenar che dal 1989 conta oltre 930 repliche in mezzo mondo. Il 22 gennaio, invece, Eugenio Allegri sarà “Edipus” nella rivisitazione del testo classico “Edipo re” di Sofocle. Prenotazioni e informazioni: stagione@riccioneteatro.it tel. 320 0168171.


TEATRO

R&DCULT dicembre 2015 gennaio 2016

23 COMICO/1

MANNINO, MANERA E UN SALONE DI BELLEZZA

E per chi a teatro vuole la certezza di ridere, Teresa Mannino sarà in scena al Diego Fabbri di Forlì martedì 26 gennaio con Sono nata il ventitré. Leonardo Manera, volto reso noto da Zelig, sarà al teatro di Coriano sabato 30 gennaio con Segnali di vita, mentre il rodato Forbici e follia, ambientato in un salone di bellezza, sarà in scena al Masini di Faenza l’11 dicembre.

COMICO/2

SPORT

Da Bergonzoni a un Villaggio a ruota libera La stagione da ridere prevede anche Alessandro Benvenuti e Paolo Cevoli La stagione di comico di dicembre si apre il 3 con Alessandro Benvenuti e il suo Un comico fatto di sangue in cui l’autore e la sua compagna di vita analizzano con un linguaggio comico modernissimo e con chirurgica spietatezza i rapporti tra i membri di una famiglia che sa tanto d’Italia al teatro Fabbri di Forlì. All’Alighieri di Ravenna sarà invece di scena Ogni martedì alle 18 con Vito e Claudia Penone su un testo di Francesco Freyrie e Andrea Zalone che immagina un personaggio affetto da personalità multipla nello studio di uno psicologo (il 20 dicembre). Il funambolico Alessandro Bergonzoni riproporrà invece il suo Nessi al Masini di Faenza, il 15 gennaio, Ma l’appuntamento clou per il teatro comico in Romagna è forse quello dell’11 dicembre con Paolo Villaggio e il suo A ruota libera... 2015. Lo spettacolo si terrà nel teatro comunale di Conselice diretto da Ivano Marescotti (il quale porterà in scena l’8 gennaio uno spettacolo ispirato alla vita di Gustavo Trombetti tratto da un libro di Loriano Machiavelli). Infine, Paolo Cevoli sarà invece di scena a Cervia il 29 gennaio con Perché non parli.

CIRCO

ZORZI, PALLAVOLISTA VOLANTE

SE

Sabato 5 dicembre alle ore 21.15, al teatro Astra di Bellaria va in scena lo spettacolo dedicato a La leggenda del pallavolista volante, ossia Andrea Zorzi. L’ex atleta è in scena con Beatrice Visibelli ed è autore del testo con Nicola Zavagli. Le vicende personali e la storia di un Paese intero si intrecciano in un racconto capace di alternare momenti ironici, a tratti persino esilaranti, e scene malinconiche o drammatiche.

Sbarca anche a Ravenna nell’area del Pala de André, il 21 gennaio, lo spettacolo circense ambientato in un ospedale psichiatrico: Psychiatric Circus, reduce da una tournée che ha già toccato anche le città di Rimini e Forlì. Un incubo acrobatico vietato ai minori di 14 anni di grande impatto scenico e capace di far ridere il pubblico su un tema complesso come la follia. Uno spettacolo dissacrante, lontano dal politically correct.

GLI ACROBATI SONO IN MANICOMIO

PROGRAMMA DICEMBRE 2015/ GENNAIO 2016 Mer. 2 dic. - ore 14.30 Incontro Cisimeet: Le relazioni familiari con le psicologhe Marisa Biondi e Milena Romboli

Viale Giuseppe Parini 48, Lido Adriano (RA) Ass. Cult. “Il lato oscuro della costa” info tel. +0039 389.6697082 cisim.lidoadriano@gmail.com - www.ccisim.it www.facebook.com/ccisim www.facebook.com/bibliocisim INGRESSO CON TESSERA ENTES 2015/2016

Ven. 4 dic. - ore 21.30 Concerto Deve ancora venire Mara live Presentazione in anteprima assoluta del nuovo album “Ottobre ‘66” In collaborazione con Brutture Moderne

Gio. 10 dic. - ore 19 Concerto Parini Notte Live di Giovanni Truppi + Gianluca Viscuso Mostra fotografica di Andrea Fiumana In collaborazione con Teatro Elettrico Mer. 16 dic. - ore 10 Incontro Cisimeet Proiezione del film Caterina va in città di Paolo Virzì (2003)

Dal 17 al 18 dic. - ore 20 Teatro Teatro delle Ariette Sul tetto del mondo Di Paola Berselli e Stefano Pasquini. Con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi, Stefano Massari, Stefano Pasquini. Immagini e montaggio video Stefano Massari Regia Stefano Pasquini In collaborazione con Ravenna Teatro / Teatro delle Albe

LABORATORI Cisimeet: Una serie di laboratori finalizzati ad imparare, autoprodurre, creare, riciclare e non inquinare socializzando Mer. 9 dicembre 2015 dalle 10 alle 12 Autoproduzione: raccogliamo i materiali, costruiamo i regali con il rispetto per la natura Da ottobre a maggio Laboratorio di Rap CISIM LAB con Lanfranco “Moder” Vicari e SammyBoy. Tutti i merc. dalle 16 alle 18 Tutti i ven. dalle 15 alle 17

LEGGERE IL CINEMA Proiezioni di film e film di animazione per ragazzi tratti da libri e fumetti. In collaborazione con la biblioteca del CISIM e la scuola elementare Iqbal Masish di Lido Adriano. Sab. 5 dic. 2015 ore 10 Le follie dell’imperatore film Disney d’animazione (78’) di Mark Dindal (USA, 2000) Sab. 16 genn. 2016 ore 10 Pom Poko film giapponese di animazione (119’), diretto da Isao Takahata (Giappone, 1994)

Lun. 21 dic. - ore 10 Incontro Cisimeet Le relazioni familiari con le psicologhe Marisa Biondi e Milena Romboli Sab. 9 genn. - ore 22 Concerto Ronin live In collaborazione con Delikatessen Ven. 22 genn. - ore 21 Documentario Rassegna di documentari Altrove The long road to the Hall of Fame (70 ) di Reda Zine (talia, USA 2014) A seguire incontro con l’autore Reda Zine, conduce Tahar Lamri Sab. 23 genn. - ore 22 Concerto Claver Gold live Ven. 29 genn. - ore 19 Concerto Parini Notte Live di Niconote, Abra degli Esposti, R.Y.F. In collaborazione con Teatro Elettrico


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CINEMA

CONTROCINEMA

Guida ragionata al grande schermo sotto Natale Nolo solo cinepattoni e film per famiglia, ecco i titoli in uscita da non perdere, aspettando Tarantino a febbraio Albert Bucci*

Il cinema di Dicembre e Gennaio non è solo cine-panettoni o cartoni per famiglie. Ecco quindi alcune segnalazioni più “cinefile” su come sopravvivere a pop-corn, bambini strillanti e lunghe file domenicali. Se ancora non l'avete visto, guardate l'imperdibile Dio esiste e vive a Bruxelles del belga Jaco Van Dormael, spassosa commedia fantasy dove Dio è un alcolista belga con una moglie (la Dea) sottomessa, un figlio hippy scappato di casa (sì, Gesù) e la figlia undicenne Ea che vuole rimediare alle pazzie del padre: mirabile apologo sul senso della vita. E poi a breve il documentario Il Mago - L'incredibile vita di Orson Welles che esce in occasione dei 100 anni dalla nascita del grande maestro del cinema. A dicembre le folle si scateneranno per il biopic di Daniele Lucchetti sulla vita di Papa Francesco Chiamatemi Francesco Il Papa della gente. Ora, pur se questo Papa è sicuramente più simpatico e umano di molti suoi predecessori, credo che certe operazioni, al di là del risultato, abbiano sempre un vago sapore di agiografia. Vi consiglierei invece il bellissimo noir spagnolo La Isla Minima, una variante iberica di True Detective 1 nel quale due poliziotti cercano un serial killer muovendosi tra i fantasmi della Spagna anni '80 appena uscita dalla dittatura franchista. Ron Howard invece affronta il più classico libro della letteratura americana, il Moby Dick, nel suo nuovo film Heart of the sea che racconta del vero naufragio che ispirò a Melville il suo capolavoro. Altri grandi noir in arrivo sono poi Regression di Alejandro Amenábar, con Emma Watson ed Ethan Hawke; e Mon Roi – Il mio re di Maïwenn, con Vincent Cassel. Poco prima di Natale, arrivano i grandi botti cinematografici: Irrational Man di Woody Allen, con Emma Stone e Joaquin Phoenix, storia di un professore di filosofia che trova il senso della vita, appunto, realizzando un atto folle e irrazionale... E insieme al grande Woody, arriva il grande Steven Spielberg con Il ponte delle spie, protagonista Tom Hanks, avvocato coinvolto in una spy-story durante la guerra fredda. Per palati più raffinati, esce Francofonia - Il Louvre sotto occupazione di Alexader Sokurov, che narra delle sorti del Louvre e delle sue opere d'arte durante l'occupazione nazista di Parigi. E per tutti, me compreso, anche se

Sopra un fotogramma di Remember di Atom Egoyan; sotto un’immagine del film di Ron Howard che racconta le origini di Moby Dick

ho qualche timore: Star Wars – Il Risveglio della Forza, tutti gli attori della saga originale riuniti dopo

tata nella New York degli anni '50. Dopo l'epifania, arriveranno La Corrispondenza, il nuovo film di Giuseppe Tornatore, su una ragazza che espia la morte del padre facendo la controfigura nel cinema di personaggi destinati a morire; e un curiosissimo film sulla celeberrima Heidi, dove figura anche Bruno Ganz. Ma il vero oggetto misterioso del 2016 sarà Creed - Nato per combattere con Sylvester Stallone. Ricordate chi era Apollo Creed? Era il primo rivale di Rocky Balboa, poi divenuto suo amico e poi morto (non ricordo in quale numero di Rocky). E 40 anni dopo, Rocky torna come allenatore e mentore di Adonis Creed, il figlio di Apollo Creed... Ho seri dubbi sul senso del film, se non come giustificazione per rivedere Sylvester Stallone in una storia di pugilato, questa volta a bordo ring. Altri due film di gennaio che ben promettono sono il biopic di Danny Boyle su Steve Jobs qui interpretato da Michael Fassbender insieme a Kate Winslet; e Redivivo di Alejandro González Iñárritu con Tom Hardy e Leonardo Di Caprio, epico survival di lotta e resistenza da parte di un esploratore dato per morto in una spedizione invernale nelle vergini terre americane Per il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, in uscita due ottimi film sul nazismo: Remember di Atom Egoyan con Christopher Plummer, in cui un uomo è alla

Come sopravvivere alle lunghe file

domenicali e ai popocorn: in sala, per esempio, tra gli altri il bellissimo “La isla minima” 30 anni nel nuovo capitolo di un capolavoro del cinema di fantascienza. Certe operazioni sono sempre a rischio, soprattutto perché non c'è più la regia di George Lucas; ma tant'è: guardiamolo e poi giudicheremo. L'anno nuovo inizia sotto il segno di un film di cui mi disinteresserò, pur se farà i soliti 50 milioni di incasso, e cioè Quo vado? di Checco Zalone. Penso invece che guarderò il nuovo Macbeth, non fosse altro che per ammirare le prove attoriali dei due protagonisti Michael Fassbender e Marion Cotillard; e che non mi lascerò scappare nemmeno Carol di Todd Haynes con Cate Blanchett e Rooney Mara, love story lesbica ambien-

caccia della guardia nazista che sterminò la sua famiglia; e l'ungherese Il figlio di Saul, film rivelazione a Cannes 2015, ambientato ad Auschwitz. E infine segnatevi il 4 febbraio 2016: che uscirà The Hateful Eight, il nuovo western di Quentin Tarantino, protagonista il bounty killer Ken Russell. *Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiagtura e Tecniche della Narrazione alla Iulm di Milano e produttore esecutivo di spot pubblicitari televisivi. Possiede anche una laurea in Fisica Teorica. Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert.


CINEMA

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RIMINI

RAVENNA/1

L’ottavo Amarcort Le novità e le conferme del festival internazionale di corti Ottava edizione per l'Amarcort Film Festival, dall’1 al 6 dicembre al Teatro degli Atti e in altre location di Rimini, sempre per la direzione artistica di Simona Meriggi. Tra gli appuntamenti da non perdere la serata“Clermont to Amarcort”, il 4 dicembre (Teatro degli Atti). Prima della proiezione dei corti, incontro con un ospite d'eccezione: Christian Guinot, uno dei fondatori del Festival di Clermont-Ferrand, già membro del comitato di selezione internazionale della rassegna francese. Insieme a lui in giuria ci sono per Amarcort Jacopo Chessa (Direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio), l'attore Stefano Pesce e il regista e documentarista Roberto Naccari. Quattro le sezioni previste dal concorso. La sezione "Amarcort" è dedicata a cortometraggi italiani e stranieri appartenenti al genere fiction della durata massima di 20 minuti. "Gradisca" comprende corti italiani e stranieri di fiction, ma con durata massima di 4 minuti. Saranno presentati la sera del 5 dicembre al Teatro degli Atti, significativamente preceduti e introdotti dalla proiezione di “Seggio 17”. La Sezione "Rex" è dedicata a cortometraggi di animazione con durata massima di 17 minuti: l'appuntamento è per venerdì 4 dicembre alla Cineteca di Rimini con 15 opere. I giurati di Rex saranno Sabrina Zanetti (Direttore artistico di Cartoon Club), il disegnatore e fumettista Andrea Venturi e l'animatore e regista Nedo Zanotti. La sezione "Fulgor", per corti di fiction emiliano-romagnoli, con durata massima ancora di 17 minuti. 8 i lavori che saranno presentati il 5 dicembre al Teatro degli Atti. Il poker delle 4 sezioni troverà sintesi e compimento nel gran finale della sera del 6 dicembre al Teatro degli Atti, quando saranno premiati i corti vincitori. A definire il pokerissimo va aggiunta la Sezione “Grand Hotel”, con il secondo concorso di sceneggiatura. Oltre alla collaborazione con le scuole e i giovani, ci saranno appuntamenti nella “Conference Room”: il Focus sui Bandi Europei con Sarah Bellinazzi del Creative Europe Desk Media di Torino del 3 dicembre; quindi, direttamente dalla Bonelli, l'incontro di Andrea Venturi con gli studenti delle scuole di disegno e di fumetto e le 'istruzioni per l'uso' con il fotografo di scena Loris Zambelli (entrambi il 5 dicembre); infine, l'appuntamento con Jacopo Chessa, Direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio (6 dicembre). L'altra novità sono le “Storie di Successo”, incontri e proiezioni con autori che stanno avendo successo nel mondo del lungometraggio: il 4 dicembre l'attore Stefano Pesce presenta “Leoni” di Pietro Parolin, il 5 dicembre sarà la volta, direttamente dal Festival di Venezia, di Fabio Masi con il documentario in dieci capitoli “Il decalogo di Vasco” (annunciato Vasco Rossi in collegamento Skype); il 6 dicembre toccherà a Luca Elmi con il suo mediometraggio girato negli Stati Uniti “Roman Citizen”. Trasversalmente al programma: dal 3 al 6 dicembre, allo Spazio Duomo, collettiva fotografica a cura dell'Associazione Fotografica t.club; per tutto il periodo del festival, al Teatro Degli Atti, mostra fotografica dei finalisti del Concorso Paparazzo 2015 (diviso in tre sezioni: "La vita nelle province del bel paese"; "Energia... in movimento"; “Tema libero”), con possibilità di votare le foto esposte.

Matite stellari al Bonobolabo Domenica 13 dicembre alle 16, nello spazio Bonobolabo (via Centofanti 79 Ravenna), verrà inaugurata “Matite Stellari” mostra dedicata alla saga di Star Wars. Bonobolabo in collaborazione con Empira ospita le tavole e le illustrazioni realizzate da Davide Fabbri per la casa editrice americana Dark Horse, ad accompagnarlo Denis Medri e Stafano Babini che per l’occasione si cimenteranno a disegnare i personaggi di George Lucas.

RAVENNA/2 RUMORE

BIANCO , UN DOCUMENTARIO DELLE SUI MIGRANTI DEL MEDITERRANEO

ALBE

Il 5 dicembre alle 19.30, il Circolo Arci Dock61 presenta Mare Bianco, il documentario di Alessandro Renda (attore del Teatro delle Albe, filmaker e “guida” dei laboratori della non-scuola). Mare Bianco è un “taccuino di appunti” che racconta l'esperienza del Teatro delle Albe a Mazara del Vallo. Sullo sfondo di questo luogo di frontiera, si intrecciano, per capitoli, due “viaggi”: da una parte le dure giornate di pesca nel mezzo del Canale di Sicilia e a largo delle coste della Tunisia del peschereccio Prassitele, dall’altra le danze e i canti di un gruppo di ragazzi, per lo più tunisini, impegnato a realizzare Cercatori di tracce, una riscrittura da Sofocle.


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LIBRI

L’INTERVISTA

«I ragazzi? Ottimi lettori, curiosi e aperti» Scrittrice, traduttrice, editor: Beatrice Masini parla dell’editoria per gli young adults di Federica Angelini

Beatrice Masini è scrittrice, traduttrice, editor, collaboratrice del festival “Un Mare di Libri” di Rimini, unico festival in Italia rivolto proprio ai ragazzi di medie e superiori (peraltro fuori dal calendario scolastico). Non si può esitare ad annoverarla tra i più importanti conoscitori del mondo editoriale in generale e in particolare dei ragazzi, visto che proprio a loro si rivolge come autrice e traduttrice (e si è rivolta come curatrice editoriale in passato). Sarà a Ravenna l'11 dicembre invitata proprio a incontrare in mattinata i ragazzi di alcune scuole e alle 16 ospite di un incontro aperto tutti, in biblioteca Classense, incentrato sulla letteratura per i cosidetti “young adults”. E da qui cominciano la nostra chiacchierata. Ma dunque gli “young adults” esistono davvero come lettori, non sono un'invenzione delle case edtrici? «Esistono eccome. Leggono molto e più degli adulti, non solo: hanno voglia di incontrare gli autori, apprezzano lo scambio, sono curiosi di sapere come nascono le storie e non sono affatto chiusi. Inoltre leggono di tutto, hanno uno sguardo largo e sono molto ricettivi». Quindi non è vero che leggono solo fantasy o storie di vampiri? «No, non è vero. I ragazzi sono ottimi destinatari che non cercano solo l’evasione ma sono aperti e possono passare da un genere all’altro; va inoltre detto che i generi stessi si modificano nel tempo. Il tema semmai è quante cose buone vengono loro offerte dagli editori e se ne arrivano abbastanza, sia per quanto riguarda gli autori italiani, che l’editore deve scegliere e poi curare, sia per quanto riguarda la selezione di ciò che viene tradotto dall'estero. I libri per ragazzi possono assumere nuove forme di fantasy, nuove pieghe di realismo, ci possono essere romanzi per ragazzi formalmente sperimentali e rigorosi». Stai quindi dicendo che anche nel mondo della letteratura per ragazzi può nascere il capolavoro in grado di parlare anche agli adulti, di innovare? «Certo, può nascere ovunque, non esistono preclusioni». Cosa distingue un libro per ragazzi allora da un libro anche per adulti? «Il confine non è ben delineato ed è bene così, le sfumature sono infinite. Direi che la chiave è nel punto di vista, se all’autore interessa assumere il punto di vista del destinatario o se invece il suo sguardo resta esterno. Tanti libri che piacciono ai ragazzi stanno a

Dalla pagina Facebook del festival Mare di libri una foto che mostra i ragazzi già all’opera per l’edizione 2016 che si terrà dal 17 al 19 giugno a Rimini, come sempre fuori dalle date dell’anno scolastico.

metà e poi c'è comunque il gusto del lettore, a monte». Esistono temi che nei libri per ragazzi gli editori italiani magari ritengono sia bene non trattare per non ferire determinate sensibilità? «Mah, la mia impressione è che qualsiasi tabù potrebbe cadere di fronte all'ipotesi di vendere molte copie. Direi che se esiste una censura è data dall'aspetto commerciale. Ciò detto, aggiungo però che nel fare libri per ragazzi ci vuole una responsabilità diversa da quella richiesta a chi fa libri per adulti: ma la questione non sta tanto nel tema, si può parlare di tutto, dipende da come come lo si tratta. Se un argomento viene usato solo per attirare l’attenzione o provocare allora non va bene, se invece è trattato in modo onesto e con una bella costruzione che aiuta a tenere insieme le cose in modo armonico e senza secondi fini non credo ci siano problemi». Ma il romanzo per ragazzi deve avere intenti pedagogici, educativi o formativi? «Il termine formativo mi piace molto più degli altri; d’altra parte, il romanzo di formazione è il romanzo per eccellenza, quello in cui il protagonista affronta dei cambiamenti e cresce, così come accade ai lettori in quella fascia di età». Possiamo immaginare che un giovane possa essere molto più influenzato da un libro rispetto a quanto accade a un adulto? «In effetti, i libri sono sempre fondamentali, a qualsiasi età, ma è più probabile che esercitano su lettori giovani un potere maggiore di quanto non accada su un adulto». È una leggenda editoriale o è vero che i libri per ragazzi vivono più a lungo perché c'è un ricambio continuo del pubblico dei lettori?

«Oggi mi sembra

che nella letteratura per ragazzi manchino le voci italiane dei trenta-quarantenni; le case editrici dovrebbero forse fare uno sforzo maggiore nel cercarne

»

Beatrici Masini, sarà alla Classense, a Ravenna , l’11 dicembre alle 16 per incontrare il pubblico

I LIBRI DALLE STORIE DOPO LE STORIE A PIUMINI Beatrice Masini è autrice di numerosi libri per diverse fasce d’età, anche per adulti. Tra i testi più amati e di successo per i più piccoli c’è, per esempio, il divertentissimo “Storie dopo le storie” dove immagina cosa succeda ai protagonisti di fiabe classiche come Cenerentola, I tre porcellini o Biancaneve dopo il finale che tutti conosciamo. Ha inoltre firmato i viaggi nel tempo di Maisie, bambina protagonista di incontri con la giovane Cleopatra, Mozart o Leonardo. Tra gli ultimi libri per ragazzi, dai 14 anni, Ciao,tu, un libro scritto a quattro mani con il grandissimo Roberto Piumini.

«È vero per i libri belli, per quelli meno belli invece la vita è perfino più breve che per gli altri perché non ci sono uffici stampa o giornali a promuoverli... Per una casa editrice è importante riuscire ad avere un gruppo di libri che resistono al tempo e che tracciano anche la linea editoriale». E come sceglie un lettore un buon libro? La scuola può aiutare? «Servono buoni pusher, bisogna avere qualcuno di fiducia in libreria o in biblioteca, trovarsi una rete di consigliere bravi. Sono importantissimi. E sì, nella scuola ci sono anche insegnanti straordinari, non tutti, ma ce ne sono che fanno un lavoro davvero fondamentale». Come valuti l'offerta attuale del panorama editoriale italiano? «Se guardi all’estero c’è tanto, le possibilità sembrano praticamente illimitate, ci sono case editrici con un’identità più netta nella scelta, altre meno, il problema in quel caso semmai, per il lettore, è riuscire a scegliere. Invece per quanto riguarda gli autori italiani, mi sembra che attraversiamo una fase di stallo,

non vedo emergere la generazione di trenta-quarantenni. Noi cinquantenni (Beatrice è del 1962, ndr) ha beneficiato del fervore editoriale che è andato diciamo dall’87 al 2000, allora c'era davvero tanto spazio. Oggi mi sembra che ci siano voci che mancano, ci vorrebbe forse più coraggio anche da parte degli editori di scovarne di nuove». Tu sei anche nota per la traduzione di Harry Potter. Che idea ti sei fatta delle ragioni di un simile successo planetario? «Per fortuna una risposta a questa domanda non c’è, l’alchimia resta misteriosa e quindi non replicabile né programmabile a tavolino. Come uno stesso libro possa aver avuto tanto successo in tutto il pianeta contemporaneamente è davvero straordinario. È una bellissima saga, arrivata in un momento in cui forse c’era bisogno di un'evasione fatta bene, che avesse il passo da classico. Del resto Harry Potter può contare su radici ben piantate in un certo tipo di fantastico anglosassone, ma, per fortuna, resta un animale fantastico anche editorialmente». Che esperienza è stata tradurre Harry Potter? Ti è capitato, in quel periodo, di essere stata interpellata più su questo che sui tuoi stessi libri dai ragazzi? «È stata un’esperienza divertente, per certi versi epica. E sì, la domanda più perfida me la rivolse un ragazzo chiendomi proprio: “Come ci si sente a essere più famosa per aver tradotto il libro di un'altra che aver scritto i suoi?” Lo avrei picchiato... ma eravamo in pubblico». Come si riesce a non far prevalere la propria indole di scrittori quando si traduce? «È molto facile se l’autore ha una poetica molto diversa dalla tua, se invece lo stile o gli argomenti sono vicini è necessario fare anche due passi indietro. Il bello del tradurre è proprio cercare di rendere ciascuna voce con la sua peculiarietà». Scrivere, invece, è una necessità? «Sì, è una forma di espressione, come per alcuni lo è cucinare, per altri fare la mamma a tempo pieno. Si scrive comunque a prescindere dall'idea di poter poi essere pubblicati, anche se poi prima o poi arriva la necessità anche di condividere ciò che si è fatto, ma non è prioritario». Oggi lavori in Bompiani, al centro delle cronache editoriali per la decisione di un drappello di editor e scrittori di staccarsi dopo l'acquisizione da parte di Mondadori e salpare con la “Nave di Teseo”. Come si lavora oggi lì? «Per ora lavoriamo come abbiamo sempre fatto, vedremo cosa accadrò in futuro. Intanto, auguro naturalmente in bocca al lupo agli amici che stanno iniziando una nuova avventura, persone che conosco e che stimo».


LIBRI

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LA RASSEGNA

PSICOLOGIA

“Il Tempo ritrovato” tra Marcos e gli anni ‘70

Incontro con Jesarum e la sua utilissima guida

Nadia Terranova

IL LIBRO CHIRÙ DI MICHELA MURGIA, UN ROMANZO SUL POTERE Giovedì 3 dicembre alle 18.30 a Palazzo Rasponi arriva la scrittrice sarda Michela Murgia per parlare del suo ultimo romanzo, uscito da poche settimane per Einaudi, Chirù. Si tratta di un libro che lei stessa definisce tra i più “politici” che abbia mai scritto in quanto tratta di relazioni di potere e di eredità, lasciti. La storia infatti è tutta incentrata sul rapporto tra una donna di 38 anni, l’attrice Eleonora, e un giovane musicista di vent’anni di meno, Chirù, appunto. Tra i due il rapporto è appunto quello di un allievo e una maestra che si sono scelti reciprocamente. Il punto di vista è quello di Eleonora di cui conosciamo la famiglia d’origine, una famiglia “malata” dove i rapporti di potere tra padre e madre sono improntati sulla prepotenza e la prevaricazione del primo e la complicità e incapacità di ribellarsi della seconda. Ma anche Chirù non ha genitori pronti a trasmettergli alcuna fiducia in se stesso e negli altri. Ecco allora l’importanza di trovare rapporti fuori dal contesto dei legami di sangue, dove il sangue coincide con quello delle ferite. Un modo di affrontare anche il tabù che vede una donna più anziana legarsi in qualche modo a un ragazzo da formare. Un libro di sentimenti, feriti, rapporti umani, ma soprattutto di pensiero dove si raccontano rapporti e situazioni che non siamo soliti nemmeno nominare.

Prosegue a Ravenna, a Palazzo Rasponi (piazza Kennedy), la rassegna Il tempo ritrovato a cura dell’associazione Onnivoro. Mercoledì 9 dicembre sarà la volta di un incontro con due autori Marcos y Marcos. Ugo Cornia presenterà il suo romanzo Sono socievole fino all’eccesso e mentre Fausto Malcovati parlerà de Il medico, la moglie, l’amante prime uscite della nuova collana della casa editrice milanese: “Il mondo è pieno di gente strana”, sarà presente anche l’editor ed editore di Marcos Claudia Tarolo, editor. Dopo la pausa delle feste a gennaio, mercoledì 13, sempre alle 18.30 a Palazzo Merlato arriverà un’altra narratrice Einaudi, Nadia Terranova con il suo romanzo ambientato negli anni Settanta Gli anni al contrario. Mercoledì 21 gennaio invece si parlerà del genocidio del popolo Armeno con Antonia Arslan.

A sinistra Costanza Jesarum, sopra l’immagine di copertina della sua “guida portatile” edita da Minimum Fax nel 2015

Divertente, intelligente, acuto, ironico, ma soprattuto utilissimo. Il libro di Costanza Jesarum, psicoterapeuta romana, è strumento da tenere a portata di mano e consultare per affrontare con più consapevolezza situazioni comuni ai più (o alle più) nella vita quotidiana senza sorbirsi un saggio di difficile comprensione e senza sentirsi un caso clinico da curare, o almeno non più di quanto non lo siano anche tutte le altre persone che ci circondano. Con quel suo linguaggio (a volte fin troppo) impastato di romanesco, la Jesarum ci rivela meccanismi (per esempio folgorante è il capitolo sull’adolescenza) familiari, di relazione di coppia, di affermazione di sé regalandoci spiegazioni che magari non ci faranno cambiare comportamenti, ma almeno ci faranno sentire meno in colpa quando li mettiamo in atto. Ma attenzione, nessuno pensi a qualche rassicurante rubrica da giornale femminile, i concetti espressi da Jesarum non sono mai banali, offrono un punto di vista non scontato e che si fonda su solide basi scientifiche. Nota a molti anche per essere l’autrice del blog beizauberei, sarà a Ravenna sabato 23 gennaio alle 10.30 in un evento organizzato dal centro di psicoterapia Liberamente di Ravenna. Appuntamento a Palazzo Rasponi a ingresso libero. (fe. an.)

L’APPUNTAMENTO WU MING 4 AL DOCK

DI

RAVENNA

Giovedì 3 dicembre alle 21, intervistato da Giorgio Stamboulis al circolo Arci Dock 61 di Ravenna, in zona darsena, Wu Ming 4 racconterà l’ultima fatica del collettivo a vent’anni di distanza da Q (Luther Blisset), L’invisibile ovunque. Si tratta di un romanzo storico che i Wu Ming definiscono una “non celebrazione” della Grande Guerra attraverso il racconto di quattro storie che saltano dal fronte italiano a quello francese e ritorno.

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MUSICA

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NARRATIVA/1

I veri ipocriti secondo Eleonora Mazzoni Il nuovo romanzo dell’attrice e scrittrice originaria di Forlì su famiglia, religione, adolescenza

L’attrice e scrittrice Eleonora Mazzoni che ha scelto la sua città natale, Forlì, per iniziare il tour di presentazioni del suo ultimo romanzo

Dopo il brillante esordio con Le difettose (Einaudi, 2012), dove affronta il tema della procreazione assistita, Eleonora Mazzoni, attrice e scrittrice nata a Forlì, è tornata in libreria con Gli Ipocriti, per Chiarelettere a settembre. E ha iniziato il tour di presentazione, a novembre, proprio dalla sua città natale ospite della Biblioteca Saffi con una presentazione a cui abbiamo volentieri assistito, anche perché la Mazzoni si afferma come scrittrice raffinata con questo secondo romanzo, in cui, spiega, ha voluto inserirvi elementi personali che ha avuto «bisogno di mettere sotto la lente d’ingrandimento della scrittura»: la religione, un tema che l’accompagna da sempre, la figura del nonno testimone di Geova e quella della nonna, che, al contrario del marito, era attaccata alla vita e non voleva essere esclusa dalla società. Tutti piccoli tasselli che l’hanno suggestionata e hanno lasciato una traccia tra le pagine del romanzo. Quella raccontata ne Gli Ipocriti è in apparenza una famiglia perbene: borghesia bolognese, padre critico cinematografico, madre casalinga, militanza in un movimento cattolico di cui la Mazzoni descrive i meccanismi e la gerarchia, pur senza nominarlo. La protagonista, Manu, insospettita dal ritrovamento di una scatola di preservativi nel cassetto del padre, lo spia attraverso un sistema di telecamere e scopre una doppia vita di incontri frequenti con ragazze molto più giovani. La scoperta di una realtà opposta a quella che i genitori hanno sempre difeso la porta ad allontanarsi ancora di più da una famiglia con cui non aveva mai comunicato, a perdere la fiducia in quelle che fino a poco prima erano certezze e ad allontanarsi persino da quel movimento che era stato la sua casa. Attraverso le pagine del libro ci immergiamo nei pensieri di Manu, che si trova a un punto di svolta della sua vita, segnato non solo dalla scoperta di una realtà ipocrita e dal disgregarsi della famiglia, ma anche dai turbamenti dell’adolescenza: la ricerca della propria identità, il senso di inadeguatezza, la disillusione, la prima cotta e i primi confusi impulsi sessuali.L’autrice ha voluto raccontare l’adolescenza perché, dice sempre lei stessa, è un’età «bellissima e stupidissima, di grandi cambiamen-

ti ed emozioni, un’età “di soglia” in cui si cerca la propria identità, in cui si ha voglia di credere e riconoscersi in un gruppo». Inoltre, ha scelto di raccontare personaggi che, all’improvviso, si rendono conto che la realtà è diversa da come l’hanno pensata fino a quel momento. Secondo l’autrice, gli ipocriti non sono coloro che fingono di essere ciò che non sono, ma le persone che credono di essere ciò che non sono. Non a caso, hypocritès, in greco, significa attori: «l’attore deve recitare una parte che non è sua, ma a un certo punto, se è molto bravo e non un guitto da quattro soldi, può recitare quella parte meglio di uno che fa la sua vita e basta». I personaggi sono delineati con grande maestria: la scrittrice è riuscita a renderli vivi e a trovare la loro voce grazie anche all’esperienza come attrice che l’ha aiutata a immedesimarvisi. Per costruire il personaggio di Manu non solo ha rievocato la propria adolescenza, ma si è anche confrontata con le ragazze di oggi per assorbire il loro modo di parlare e il loro gergo. Lo stile è dunque fresco, dirompente, colloquiale e riflette benissimo l’andamento dell’umore di Manu. Ne risulta un personaggio tenero, fragile, ma anche potente: Manu si sente insicura come molte ragazze della sua età, perché è timida, si vede grassa e bruttina e non si sente mai all’altezza degli altri. È intelligente, si pone tante domande e fatica a trovare le risposte e, come per tutti gli adolescenti, le sue opinioni non prevedono mezze misure. Le pagine scritte dal punto di vista del padre, Amedeo, hanno invece un respiro più ampio, uno stile più adulto, a volte lirico, più pacato e riflessivo. Amedeo scrive il suo memoriale a partire dal punto di svolta della sua vita: il momento in cui il suo mondo si disgrega, gli cade la maschera e lui si vede per quello che è, scorgendo il riflesso di un uomo che non gli piace. Capisce che Manu lo disprezza e non può perdonarlo, e allora sente improvvisamente la mancanza di quella figlia con cui non ha mai comunicato. A Forlì, inoltre, l’autrice ha spiegato la scelta di parlare del movimento: oltre a essere un argomento che la riguarda da vicino, perché da ragazzina lei stessa ha fatto parte di Comunione e Liberazione, «una realtà di nicchia, sconosciuta ai più, di cui si parla poco». D’altra parte, nel romanzo il movimento assume un carattere universale e diventa metafora del bisogno dell’essere umano di riconoscersi in qualcosa, che sia un ideale o un gruppo, del bisogno di non essere solo e, allo stesso tempo, di essere libero. Gloria Bernabini


LIBRI

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29 RACCONTI

IL LIBRO

Romagna da spiaggia

2015: una top ten tutta italiana con in testa Massimo Zamboni

Fabio Pirola presenta la sua ultima raccolta di racconti Tu sei la stella, edito da Il ponte vecchio alla libreria Al punto sabato 5 dicembre alle 17.30. Introduce Michele Casadei. Si tratta di un raccolta che racconta la Romagna contemporanea delle spiagge, dei lettini e dei bagnini lottatori. Un universo in cui i tempi d‘oro delle estati in riviera si fondono con le urgenze del presente, dalla direttiva Bolkenstein al declino della movida, passando per l’indipendenza della Regione Romagna, e in cui si muovono personaggi emblematici e irresistibili come l’uomo più forte del mondo, il veggente del mojito, il Camerata Ugolini.

IL PERSONAGGIO

Il giullare Franco Mescolini A breve in libreria Franco Mescolini. Uomo, maestro, giullare di Daniela Placido con un prologo di Ivano Marescotti. Il primo libro dedicato a Franco Mescolini, il grande attore cesenate. Il libro sarà presentato da Mescolini e Marescotti oltreche dall'autrice il 9 gennaio in Biblioteca Malatestiana a Cesena. Scrive l’autrice nella sua nota introduttiva: «… Nel 2011 ho avuto la fortuna di conoscere Franco Mescolini e ne sono rimasta affascinata. Per questa ragione, ho sentito l’esigenza di lasciare un’impronta del suo patrimonio umano e artistico».

LUOGHI

Rimini, dalla preistoria a oggi Venerdì 18 dicembre, alle 17, nella Sala del Giudizio, nei Musei della Città Rimini, Angelo Turchini presenta il suo libro un volume di 576 pagine, con oltre 250 immagini, dal titolo Dalla Preistoria all'anno Duemila da poco in libreria per Il ponte Vecchio. Nella presentazione, Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, scrive che identità e appartenenza sono per una comunità il fondamento di una qualsiasi id ea di progresso, e ciò per la buona ragione che «è molto più facile perdere la strada per la meta se non si sa da dove si viene».

Instancabile promotore di incontri con autori, rassegne, eventi fuori e dentro le scuole, Emiliano Visconti lavora da tempo tra Romagna e Marche ed è a lui che si deve anche l’organizzazione della bella rassegna voluta dall'assessorato alla Cultura del Comune di Cesena che si svolge l'ultimo week end di maggio "La bellezza delle parole". A lui abbiamo chiesto la sua personale top ten dei dieci libri di autori italiani che ha preferito nel 2015. Eccola: 1) Massimo Zamboni - L'eco di uno sparo, Einaudi (Il romanzo, cantico, come dice il sottotitolo, di uno dei fondatori dei Cccp e Csi, ambientato nel 1944 nella bassa emiliana) 2) Tommaso Pincio, Panorama, NN editore (Il più noto autore sotto pseudonimo - tra Pynchon e il Pincio a Roma - ha scritto un romanzo che parla del mondo del web) 3) Fabio Stassi, È finito il nostro carnevale, Minimum Fax (La storia di Rigoberto Aguyar Montiel un amante del calcio e delle donne dalla Parigi di fine anni Venti alle dittature sudamericane degli anni settanta) 4) Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, Feltrinelli (La formazione sentimentale - sessuale e letteraria di Libero, tra Parigi e Milano) 5) Paola Mastrocola - L'esercito delle cose inutili, Einaudi (L’ultimo romanzo, fiaba, della nota autrice dedicato appunto al senso delle cose apparentemente inutili) 6) Marco Balzano - L'ultimo arrivato, Sellerio (Il premio Campiello 2015, una storia di emigrazione minorile tra il Sud e il Nord d’Italia) 7) Marcello Fois, Luce Perfetta, Einaudi (Il raffinato scrittore sardo ha scritto l’ultimo capitolo sulla stirpe dei Chironi) 8. Laura Pariani, Questo viaggio chiamavamo amore, Einaudi (Un romanzo su uno dei grandi geni della letteratura novecentesca, Dino Campana) 9) Eugenio Baroncelli, Gli incantevoli scarti, Sellerio (L’ultima raccolta dell’autore ravennate che in questo caso cesella cento romanzi in cento parole) 10) Emanuele Trevi, Il popolo di legno, Einaudi (Rilettura di Pinocchio in chiave calabrese, tra ingenuità e strapotere del potere)

LA RECENSIONE

Un thriller da illusionisti: Ventuno di Casanova Il noto personaggio ravennate dà alle stampe il suo primo giallo, dopo quattro libri per ragazzi Il mondo dell’illusionismo ha molti aspetti in comune con l’impianto (e la storia) del giallo classico. Basti pensare come una fra le situazioni più frequenti (anche se difficile da gestire) sia quella dei delitti nella camera chiusa. Dall’inglese John Dickson Carr ai celebri Ellery Queen, passando per Agatha Christie, molti fra i migliori autori del giallo classico hanno proposto “omicidi impossibili”, messi a segno in luoghi inaccessibili, come appunto un ambiente chiuso dall’interno. In fondo, ogni autore di “polizieschi” compie un’illusione quando propone intrighi e misteri. Come il mago sul palcoscenico, spesso distrae il lettore, facendogli mettere a fuoco dettagli e descrizioni che coprono la traccia vera. A volte aggiunge anche elementi inconsueti, per aumentare la confusione. È questo il clima che si respira nel romanzo Ventuno (Sperling & Kupfer; 18,90 euro), uscito a metà ottobre e firmato da Antonio Casanova. Esatto: l’illusionista ravennate cui hanno assegnato per due volte il Merlin Award (una specie di Oscar per i maghi), e che si può incontrare sui palcoscenici protagonista dello spettacolo Aenigma, estrae dal cappello un thriller, dopo aver mandato in libreria, negli anni scorsi, quattro romanzi per ragazzi, editi da Piemme, al centro dei quali c’era un personaggio particolare, Nasha Blaze, un ragazzo che possiede il dono di passare dal mondo reale a quello della fantasia. Un thriller, dunque, che rispetta i canoni del genere, partendo dagli elementi citati poche righe sopra: illusionisti, camere chiuse e riferimenti letterari alti. Il protagonista si chiama Nathaniel Poe: ovvero il nome di un personaggio di una serie fantasy, la Trilogia di Bartimeus, del londinese Jonathan Stroud; ed è un giovane mago. E il cognome… insomma, non servono note a piè di pagina per ricordare chi sia Edgar Allan Poe (il suo primo romanzo giallo, il capolavoro “I delitti della rue Morgue”, è ambientato

appunto in una camera chiusa). Nat è un ex capitano di polizia, a Las Vegas, città del gioco e del vizio, del caldo e del crimine (ci si trova dalle parti di CsiScena del crimine, insomma). È diventato cieco dopo un incidente, mentre indagava, inutilmente, sull’assassinio della sorella. Sul corpo della ragazza qualcuno aveva tatuato un tarocco inesistente, un’Arpia. E lo stesso simbolo appare sul cadavere di un croupier, assassinato dopo aver concluso il proprio turno in un hotel-bisca; quell’albergo propone anche affascinanti spettacoli di magia. Antonio Casanova gioca in casa con abilità; così svela alcuni trucchi “magici”, ne cita altri e collega elementi classici del genere (la coppia dei poliziotti, false piste, donne meravigliose davvero dark, l’amore che rischia di far saltare le indagini, l’amicizia, in alcuni punti eccedendo con i luoghi comuni) con novità contemporanee. Come l’amico di Poe, un hacker in grado di violare qualsiasi sistema nel mondo. E nel mondo ci si sposta per capire chi sia l’assassino della ragazza e del croupier, inseguendo altre tracce di sangue e molte “aringhe rosse”, false piste insomma. Saltando da Vegas al Giappone, per tornare negli States, con una vertigine continua. Chi riesce a uccidere in quel modo, saltando da un continente all’altro come se usasse universi paralleli, senza lasciare alcuna traccia? Misteri e amori, illusioni e nefandezze raccontati con un linguaggio leggero e asciugato, soprattutto negli incipit dei capitoli. Ventuno, e il titolo richiama naturalmente il gioco d’azzardo, sostanzialmente mantiene quello che promette. In modo particolare proprio nel finale, giusto e diverso da quello che ci si poteva aspettare da un plot . Molto cinematografico. Nevio Galeati


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LIBRI

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BELLARIA

SAVIGNANO

Gli anni di piombo raccontati da Benedetta Tobagi

Il Leopardi politico e civile di Corrado Augias

Sabato 12 dicembre, alle 21.15, ingresso libero al teatro Astra di Bellaria per una serata della stagione “Per aspera ad astra” che è dedicata a una lettura. Presente sarà Benedetta Tobagi, autrice del testo e che introdurrà la serata in cui invece si ascolterà la lettura di Annabella Di Costanzo, Manuel Ferreira (a cura di Dig, Documentari Inchieste Giornalismi). Il testo in questione è intitoloato Come mi batte forte il tuo cuore ed è dedicato al padre dell’autrice, Walter Tobagi, giornalista in prima linea contro il terrorismo, assassinato da un commando terroristico il 28 maggio 1980, a Milano. La figlia Benedetta ha scritto un libro in cui ripercorre i brevi momenti trascorsi con lui e racconta un pezzo della storia del nostro Paese con gli occhi di una bambina, una figlia che ha perso il padre quando aveva soltanto tre anni. Quel delitto ha lasciato nella sua vita un vuoto abissale, e lei ci è entrata in punta di piedi studiandosi montagne di appunti, articoli, lettere private. Nella sua ricerca ci sono rabbia, amarezza, tenerezza, amore ma anche rigore e sete di verità: due qualità che le hanno permesso di ricostruire con straordinaria efficacia il clima degli anni di piombo. La compagnia teatrale Alma Rosè dà voce alle sue parole e a quelle del padre, mentre sullo schermo scorrono le immagini del documentario Rai Perché Tobagi? L’omicidio di un giornalista impegnato sul fronte della verità. L’appuntamento rientra tra le iniziative promosse dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Bellaria Igea Marina per diffondere la cultura della legalità (vedi box). Il teatro Astra si trova in via Guidi Paolo, 77, Igea Marina. T. 339 435 5515

RIMINI E CATTOLICA TRE GIORNI DI INCONTRI E FILM SU LEGALITÀ E ANTIMAFIA Lo spettacolo con il testo di Benedetta Tobagi fa parte della rassegna dedicata al tema della legalità e dell’antimafia “Anticorpi” che parte a Rimini, giovedì 10 dicembre alle ore 18 presso la Cineteca di Rimini, con il dibattito dal titolo “Istantanee di mafia. Fotografia e cronaca alla prova del crimine organizzato”. Un’occasione preziosa per approfondire “Le presenze mafiose in Romagna sulla stampa quotidiana”, una ricerca a cura di Vittorio Mete basata sull’analisi degli articoli giornalistici che parlano di mafie pubblicati dalle tre testate locali dal 1992 ad oggi. La conversazione, moderata da Antonio Gabellini, sarà arricchita da un approfondimento sull’utilizzo delle fotografie a corredo dei racconti di mafia, analisi a cura di Marco Solaroli dell’Università di Bologna nata dagli archivi dei due principali settimanali italiani (Espresso e Panorama) dal 1980 al 2014. Alle 21 ci si concentrerà su Mafia Capitale, con il recente film di Stefano Sollima Suburra, tratto dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini e propone al pubblico uno spaccato impietoso della condizione umana, sociale e politica in cui si trova Roma, capitale della corruzione. Alle 21 dell’11 dicembre, invece, a Cattolica al Centro Culturale Polivalente della Biblioteca si parlerà di Aemilia, in presenza di Sabrina Pignedoli, giornalista e scrittrice, minacciata per le sue denunce, Matteo Marini, giornalista di Repubblica e autore del libro “Nuova Gestione. Usura e prestanome: gli affari della criminalità organizzata in riviera”. La serata vedrà anche l’intervento dell’Assessore alla legalità della Regione Emilia Romagna, Massimo Mezzetti. “Anticorpi” il 12 dicembre fa tappa a Bellaria-Igea Marina e chiude con due appuntamenti. Al mattino andrà in scena "Dentro gli spari" mise en espace di Giorgio Scaramuzzino liberamente tratta da Io dentro gli spari di Silvana Gandolfi (Salani editore), libro vincitore del premio Andersen 2011 e del Prix Sorcieres 2012, mentre la sera al teatro Astra il reading Come mi batte forte il tuo cuore (vedi articolo a fianco).

Ristorante Pizzeria via Berlinguer 4 Ravenna Tel. 0544 455263

CORRIERE ESPRESSO

FB: Ristorante Bar Pizzeria Oltremare www.ristoranteoltremare.it

IL PRANZO DI NATALE

CENONE DI CAPODANNO

Carpaccio di petto d’oca affumicato con ananas, pinoli e uvetta sultanina

Aperitivo di benvenuto Carpaccio di tonno marinato con soya alle erbe aromatiche Tris di gratinato (capesante allo zenzero, alici di lampara ripiene e canocchie gratinate) Lasagnetta al profumo di mare con bisque di crostacei Medaglioni di rana pescatrice profumata alla senape avvolta nel prosciutto iberico Mousse di lenticchie Tortino di riso basmati con verdure e salsa zafferano Cestino di frolla con frutta e crema chantilly al cocco con salsa al cioccolato Frutta fresca, secca e spumante per il brindisi, caffè, digestivo e acqua € 55,00 vino escluso

Passatelli in brodo al ristretto di cappone Cappelletti al ragù Petto di faraona ripieno di ricotta e timo con verdure gratinate Zuppa inglese € 30,00 escluso bevande

Sabato 31 gennaio alle 21, si apre la stagione del cinema teatro Moderno (piazza Borghesi 21) di Savignano sul Rubicone con una serata dal carattere decisamente letterario. In scena infatti ci sarà il noto scrittore Corrado Augias con Stefano Albarello a voce e strumenti nello spettacolo reading “O patria mia... Leopardi e l’Italia”. Per molti anni Giacomo Leopardi è stato solo l’immenso poeta che tutti conosciamo. Solo in tempi più recenti si è cominciata ad apprezzare anche la sua attività saggistica che, secondo autorevoli giudizi, toccherebbe il livello di una vera filosofia. I giudizi che il poeta dà sull’Italia e sugli italiani variano con il passare degli anni, ma non c’è dubbio che negli anni giovanili si senta forte in lui un vivo amor di patria. Ne sono esempio le due famose composizioni All’Italia e Per il monumento di Dante. Partendo da questi versi ma inserendo anche considerazioni prese dallo Zibaldone e versi estratti da alcuni dei Canti più belli, Corrado Augias propone un ritratto sorprendente di Giacomo Leopardi e del suo rapporto con l’Italia, con la vita, con gli amori: il senso forte di un’immaginazione che fu per molti anni la sua sola vera realtà.Biglietti: intero 15 euro, ridotto 12.Prenotazioni: tel. 389.0171314, email: biglietteria@cinemateatromoderno.it, prevendita on-line www.vivaticket.it, il giorno dello spettacolo la biglietteria apre alle 18. Info: www.cinemateatromoderno.it, info@cinemateatromoderno.it, tel: 389.0171314.

Possibilità di menù alla carta

FRECCIA TRICOLORE di Bruno Casadio

TAXI MERCI • Corriere espressonazionale• • Ritiro e consegne in giornata nelle province di RA-RN-FC-BO• • Automezzi adibiti al trasportomedicinali e alimenti •

Auguri con trasporto UFFICI E SEDE LEGALE: Madonna dell’Albero (RA) Via Cella 173 Tel. e Fax0544.497563 Cell. 339.8299089 Albo Imprese Artigiane n. 61494 Albo Autotrasportatori n. 4406261


LIBRI

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SAGGIO

CESENA A CENA

CON L’AUTORE : A GENNAIO WU MING

Ravenna, la città che richiamava viaggiatori illustri Per i mosaici, per la pineta, per l’antico fascino di capitale e (soprattutto) per la città che accoglie le spoglie mortali di Dante, Ravenna, pur se geograficamente defilata per non dire isolata e quindi esclusa dal giro classico del cosiddetto Grand Tour, fu visitata in passato da moltissimi uomini di cultura europei e americani che ne hanno scritto in diari di viaggio, lettere, perfino romanzi. Oggi un volume curato da Eraldo Baldini e Dante Bolognesi raccoglie moltissimi di questi testi, gran parte dei quali mai tradotti prima in italiano, in un pregiato volume edito da Longo che sarà presentato a Palazzo Rasponi venerdì 11 dicembre alle 21. Un’occasione per scoprire come diversi viaggiatori, tra il 1800 e il 1960, hanno anche cercato di coglierne aspetti particolari e «segreti», o più profondi e più intimi, di scoprirne l’anima, il genius loci, di capirne gli abitanti e i loro caratteri. E spesso, si badi bene, questi viaggiatori, questi «forestieri» avevano nomi illustrissimi quali quelli Henry James, Oscar Wilde, Sigmund Freud, Aleksàndr Blok, William Butler Yeats, Hermann Hesse, Carl Gustav Jung, Marguerite Yourcenar, Le Corbusier e molti altri, mentre artisti e pittori come Klimt, Klee, Kandinsky vengono influenzati in maniera decisiva dall’impatto con Ravenna e i suoi tesori culturali. Oltre 150 le voci raccolte in questo volume di 422 pagine.

SANTARCANGELO

DA PRIMO LEVI A DANTE: TRA LETTERATURA

E FILOSOFIA PER LA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA

Tra gli altri appuntamenti a Palazzo Rasponi di Ravenna nelle giornate dedicate a Ravenna capitale italiana della cultura 2015 da segnalare anche quello con Marco Belpoliti e Marco Martinelli (delle Albe) dedicato al libro “Primo Levi di fronte e di profilo” (edito da Guanda) nel salone delle feste alle 18 di venerdì 11 dicembre. Alle 10 del mattino, invece, il filosofo Rocco Ronchi, dell’università de L’Aquila, parlerà di “Tradizione e innovazione nella cultura contemporanea”, mentre alle 11 di sabato 12 dicembre si terrà un convegno dedicato a Dante, definito “poeta del futuro” a cui parteciperà anche il ministro della cultura Dario Franceschini e i sindaci di Ravenna, Firenze e Verona. Alle 17.30 conferenza su “Tempo ed eternità in Dante, Petrarca e Machiavelli” come Remo Bodei.

Centro Iperbarico Ravenna

Ci si può immergere anche con il pacemaker?

«Mi chiamo Roberto, ho 20 anni e abito a Bussoleno in provincia di Torino. Dal 2006 soffro della Sindrome di Kearns-Sayre, che mi ha portato ad avere due interventi chirurgici agli occhi per ptosi palpebrale, due pancreatiti acute e a novembre del 2012 mi è stato impiantato un pacemaker definitivo DDD 60/min, sottoclaveare sx con elettrocatetere RV su SIV per sincope in BAV III grado. Da allora mi è stato proibito o molto limitato fare dello sport. La settimana scorsa mi sono recato in una piscina dove si svolgevano prove gratuite di immersioni. Ho parlato con gli istruttori che mi hanno consigliato di rivolgermi a persone competenti e mi è stato fatto il vostro nome. Ora vorrei chiedervi se con il PM posso frequentare il corso da sub (il mio medico mi ha proibito categoricamente lo stile libero perchè si potrebbe rompere il “filo” che scorre sotto la clavicola e sconsigliato la subacquea senza però spiegarmene il motivo). Da quello che ho potuto vedere e anche provare, nelle immersioni non è richiesto lo stile libero, ma rana e molto uso delle gambe. Questo è uno sport per il quale nutro molto interesse, soprattutto se avrò la possibilità di fare delle uscite in mare aperto, ma per questo devo sapere di poterlo fare in tranquillità, nel limite del possibile, senza ulteriore rischio per me e per i compagni di immersione. Vorrei avere quindi dei chiarimenti sulle problematiche a cui andrei incontro con la pratica di questa attività».

A DICEMBRE ,

Due nuovi appuntamenti per due cene letterarie della rassegna “scritto e soffritto” all’osteria Da Ghigo di Cesena, organizzate in collaborazione di Emiliano Visconti in piazza del Popolo a Cesena. Lunedì 14 dicembre, alle 21, l’ospite è Marcello Fois con il suo libro Luce Perfetta che chiude la saga dei Chironi. L’11 gennaio invece sarà la volta di Wu Ming per parlare dell’ultimo libro, appena uscito in libreria, del collettivo che racconta quattro storie della Prima Guerra Mondiale, un romanzo dal titolo L’invisibile ovunque edito ancora una volta da Einaudi. Il costo è di 34 euro comprensivo di cena ispirata alla terra di provenienza dell’ospite e di vino e un libro a scelta dalla “Carta dei Libri”.

PALAZZO RASPONI

Pubblichiamo dal blog del Centro Iperbarico di Ravenna la domanda di Roberto, che chiede se può effettuare immersioni subacquee pur portando un pacemaker. Risponde il dottor Luigi Santarella dello staff del Centro Iperbarico.

FOIS

Risponde il dottor Luigi Santarella: «Caro Roberto, ti ringrazio della stima e dell’attenzione. È difficile poterti rispondere pienamente in base ai pochi elementi riportati, cercherò comunque di illustrarti quali sono i parametri richiesti dalla medicina subacquea ed iperbarica per concedere l’idoneità all’attività subacquea. In primo luogo è di fondamentale importanza la valutazione di ogni caso in maniera personalizzata. I punti principali che devono essere valutati per considerarti idoneo all’attività subacquea sono: l’abilità a svolgere le attività di preparazione a terra come trasporto attrezzature, vestizione e abilità al nuoto, il rischio di incorrere in aritmie e il rischio per il compagno di immersione. Da quanto racconti ti è stato proibito il movimento degli arti superiori a stile libero, questa limitazione potrebbe causare in condizioni di assoluta necessità in cui fossi costretto a fare quei determinati movimenti, un grave rischio per la tua sicurezza e del tuo compagno a causa di danno all’elettrocatetere. Questo primo punto quindi già di per sé controindica all’attività subacquea. Per quanto riguarda l’idoneità di questi dispositivi all’attività subacquea, ogni azienda produttrice rilascia le caratteristiche di resistenza di questi presidi alle alte pressioni, i test alle alte pressioni variano da casa a casa e bisogna identificare il modello del tuo pacemaker e verificare per quali profondità sia testato e risultato sicuro. Le ditte produttrici di pacemaker in ogni caso dichiarano che sport come la subacquea dovrebbero essere evitati, in quanto la tendenza alla tachiaritmia comporta il rischio di perdita di coscienza improvvi-

I RITI DELLA TAVOLA IN BIBLIOTECA Venerdì 4 dicembre, presso la Biblioteca comunale di Santarcangelo, alle 21, lo scrittore e studioso ravennate Eraldo Baldini presenta il suo libro I riti della tavola in Romagna, un excursus sulle tradizioni della civiltà contadina legata alle festività, le ricorrenze e in generale il ciclo delle stagioni a tavola.

sa e quindi un pericolo anche in presenza di accompagnatori. La medicina dello sport è molto restrittiva nel concedere idoneità a portatori di peacemaker. Infatti le linee guida affermano che l’idoneità può essere concessa nel caso non coesista cardiopatia organica, il pacemaker sia bipolare, il soggetto non sia pacemaker dipendente e segua un adeguato follow-up. Nel tuo caso specifico essendo presente una patologia cardiologica su base organica ed essendo dipendente dal pacemaker vengono a mancare i requisiti per l’idoneità. Personalmente ritengo che uno sport ad elevato impegno cardiovascolare come la subacquea associato all’ambiente ostile (acqua) sia sconsigliato nel tuo caso specifico, verrebbero a mancare infatti le condizioni per immergerti in tutta sicurezza. Rimango disponibile ad ogni ulteriore chiarimento, puoi contattarmi attraverso la segreteria del Centro Iperbarico Ravenna».

Centro Iperbarico di Ravenna

via A. Torre 3 - Ravenna tel. 0544 500152 segreteria@iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravenna.it www.iperbaricoravennablog.it www.facebook.com/centroiperbarico.ravenna


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LIBRI

32 di Simona Guandalini

IL PROTAGONISTA

Appena varcata la soglia del Centro Relazioni Culturali di Ravenna a Casa Melandri, mi imbatto in un attaccapanni dal quale pende un cappello scuro, un capo d’abbigliamento d’altri tempi. Intorno, alcune scrivanie ingombre di carte e tantissimi libri. Poi da dietro uno scaffale fa capolino Walter Della Monica, mi viene incontro porgendomi la mano. La sua presa è salda, il sorriso gentile, i modi affabili: così si presenta uno dei personaggi ravennati che per decenni ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo culturale della città. Dopo trent’anni passati alla direzione del Centro Relazioni, ha lasciato il testimone, pur rientrando nel gruppo di volontariato culturale dove ricopre il ruolo di responsabile. Quella di Della Monica è una vita dedicata alla letteratura e alla divulgazione della poesia. Risale al lontano 7 gennaio 1956 il primo “Trebbo Poetico”, tenutosi in una sala dell’asilo comunale di Cervia, dove Della Monica e l’amico Toni Comello intrattennero con inaspettato successo un pubblico composto da gente comune, compresi pescatori e casalinghe. Sempre a lui si deve l’ideazione del “Premio Guidarello” al giornalismo. Nel 1974, quando ancora lavo-

«Con tutti i maggiori poeti di allora c’è stata una vera amicizia che si è protratta nel tempo: mi riferisco a Ungaretti, Quasimodo, ma anche a Montale, Vittorio Sereni, Giorgio Caproni. Di questi in particolare mi è rimasto impresso Ungaretti, perché ci è stato sempre molto vicino durante gli anni del Trebbo; non te lo aspetteresti da uno dei capiscuola dell’ermetismo, ma era espansivo, rideva molto e faceva battute. Rispetto a lui era molto più discreto Montale. Quasimodo aveva una personalità pungente ed era piuttosto acido… All’epoca aveva molti seguaci al contrario di oggi: vorrei tanto che fosse valorizzato per il merito ricoperto in ambito letterario. Riguardo Pasolini, il nostro incontro più significativo è stato a Valdagno, una delle città “capitali del capitalismo”: con Pasolini c’era da stare all’erta. Invece

rava come operatore turistico, Della Monica promosse i primi “Incontri letterari” del Centro Relazioni Culturali, alle cui iniziative si dedicherà a tempo pieno dal 1984. Nel ’95 prende invece vita il “Progetto Dante”, con la prima lettura integrale in Italia della Divina Commedia, raccontata e commentata da Vittorio Sermonti nella Basilica di San Francesco. Terminata nel 1997 l’imponente impresa, il “Progetto Dante” prosegue dal 1998 con la “La Divina Commedia nel mondo”: una rassegna internazionale con lo scopo di far conoscere dove, come e quando è stato tradotto e diffuso il poema dantesco. Sempre a Della Monica si deve, infine, la rassegna annuale “Un poeta da ricordare” realizzata a Marina di Ravenna. Le capita spesso di ricordare come l’esperienza del “Trebbo Poetico” sia stata una fucina per le sue successive attività. Ci racconta qualcosa dei personaggi che ha avuto modo di conoscere?

il pubblico lo accosle molto bene. Io e Comello abbiamo girato per molte località del Paese e spesso questi grandi poeti venivano con noi per partecipare all’evento, e lo facevano volentieri. In queste occasioni erano acclamati dal pubblico come divi. Tutto questo è difficile da immaginare oggigiorno». Nel ’74 promuove, insieme a Mario Lapucci. i primi “Incontri letterari”. Com’è nata l’idea? «Il primo degli “Incontri” è avvenuto proprio l’8 aprile del 1974, con ospite Carlo Sgorlon e il suo libro Il trono di legno, per il quale l’anno prima aveva vinto il Premio Campiello. Il tutto è nato dal fatto che ero amico del libraio ed editore ravennate Mario Lapucci. All’epoca Lapucci mi parlò del successo di vendite de Il trono di legno e gli dissi “ma io lo conosco Sgorlon”, e lui “allora perché non lo invitiamo”?. E così fu. All’epoca ci si teneva in contatto tramite lettere, non con le mail come oggi. Pensi che sono passati ormai 40 anni…».

Della Monica, una vita tra poeti e letterati Dagli anni Cinquanta animatore di trebbi, incontri, eventi, progetti per valorizzare Dante a Ravenna Da che anno gli “Incontri” si sono cominciati a fare a Casa Melandri? «Ma io ti dirò, non so se c’era già allora Casa Melandri. C’era l’edificio, quello sì. Mi ricordo che quand’ero bambino qui le donne vendevano le uova: venivano con la sporta piena di uova, si mettevano qua sotto, dove

IL LIBRO

Come nasce invece il “Progetto Dante” e come si arriva alla prima lettura pubblica integrale della Divina Commedia? «È andata così: prima invitai Vittorio Sermonti a Ravenna per presentare, man mano che uscivano, i tre volumi della Divina Commedia da lui curati. Nel frattempo sono nate le “rivisitazioni storiche”: processi immaginari a sfondo storico-letterario: iniziati

SCRITTORI E POETI DI ROMAGNA SECONDO DELLA MONICA «PASCOLI? POETA DEGLI AFFETTI, MA ANCHE DELLE ANGOSCE» Nel volume Poeti e scrittori di Romagna, edito da Il Ponte vecchio lo scorso settembre, Della Monica ha raccolto nel libro i “ritratti letterari” di molti personaggi che hanno dato notevole contributo alla cultura rappresentando anche in ambito nazionale la Romagna con la loro poesia, la saggistica, il giornalismo. È una sorpresa inoltrarsi in questa galleria dove incontriamo autori con il loro profilo umano, rendiconti di loro opere e note critiche, ma anche le prose e le poesie della loro vita e della nostra vita. Il libro diventa un grande specchio della Romagna letteraria, in particolar modo di quella moderna e contemporanea, movendo da Vincenzo Monti, alle origini della scuola classica romagnola, per giungere fino a noi, passando attraverso Pascoli, Renato Serra, Marino Moretti, Dino Campana, Dante Arfelli, Tino Dalla Valle, Raffaello Baldini, Claudio Marabini. «La caratteristica che mi ha portato a sceglierli – dice Della Monica – è la romagnolità, non importa se alcuni di loro hanno preferito usare il dialetto. La poesia può essere importante a prescindere dal mezzo espressivo scelto, come il dialetto romagnolo. Qui, con questa raccolta, vorrei dare un quadro di come si presenta la realtà culturale in Romagna; si parte dalla fine del Settecento e si va avanti, cercando anche di cogliere i cambiamenti e le scelte di indirizzo dei vari autori che si sono susseguiti». Sono trenta gli autori raccolti in questa antologia, tutti pubblicati nel periodico “Romagna ieri oggi domani” ed è impossibile parlare di tutti. Non possiamo trascurare Pascoli che definito «erede della grande poesia italiana che unisce Dante, Petrarca, Leopardi» e dire che per lunghi periodi la sua poesia non era in grande considerazione, o meglio, era quella del fanciullino, delle rime facili. «Pascoli è considerato, insieme a Carducci e D’Annunzio, uno dei più rappresentativi poeti italiani. Secondo me il poeta raccolse il testimone lasciato dai grandi del passato:la sua è poesia della memoria, della natura, degli affetti. Ma anche delle angosce, del dolore e della solitudine». (tratto dall’intervista all’autore a cura di Anna De Lutiis)

ora c’è sala D’Attorre, tutte in fila. Io venivo con mia madre. Poi la palazzina è stata adibita a garage, e infine ha avuto luogo la ristrutturazione». C’è qualche personaggio, avuto come ospite, che ricorda tutt’ora? «Di qui ne sono passati più di mille, perciò non ho ricordi particolari, tranne in riferimento agli amici. Ora stavo pensando a Emanuele Severino, il filosofo; mi pare fossimo al Rasi. Ogni tanto ripensandoci mi vengono in mente questi personaggi di grande spessore intellettuale…».

nel 1990 con Teodorico fino e conclusi col processo al Passatore nel 1993. Nel 1992, in occasione del “Processo per Paolo e Francesca”, invitai Sermonti a leggere il V dell’Inferno; il pubblico gremiva il teatro. Grazie al beneplacito dell’allora direttore del Centro Dantesco, padre Enzo Fantini, la sera del 3 aprile 1993 organizzammo nella Basilica di San Francesco, a Ravenna, la lettura di Sermonti dell’ultimo canto del Paradiso. Il successo fu enorme e il pubblico che riempiva la chiesa si esibì in un applauso in-

IL NUOVO CRC QUATTRO DONNE PER LA GESTIONE DEL COMUNE Dal 2013 la gestione del Centro Relazioni Culturali di Ravenna è passata ufficialmente nelle mani del Comune con un nuovo Direttivo, composto da Maria Grazia Marini, dirigente responsabile, Francesca Masi, coordinamento scientifico e Anna Guidazzi, segreteria organizzativa, con il supporto di Anna De Lutiis.

terminabile. A questo punto io e Sermonti ci chiedemmo: “perché non fare la lettura integrale di tutte tre le cantiche”?. Non fu però semplice realizzarlo, perché Sermonti si fece pagare, e non poco: oltre cento milioni delle vecchie lire, più le spese. La vera impresa la intraprendemmo noi per trovare tutti quei soldi. Allora ci misero la faccia e i soldi il direttore dell’Associazione Industriali di Ravenna, Giovanni Costa, e un giovane e dinamico manager, Giuseppe Parrello, che aveva il compito di rimettere in sesto la Calcestruzzi del Gruppo Ferruzzi». Dalla lettura integrale della Commedia di Sermonti a “La Divina Commedia nel mondo”... «Nel 1997 sono terminate le letture della Divina Commedia e mi sono chiesto: “E adesso? Adesso per portare avanti Dante cum a-s fal?” L’idea mi venne suggerita da un volume dell’editore Longo, che s’intitolava L’opera di Dante nel mondo, a cura di Enzo Esposito, dell’università di Roma. Mi misi in contatto con l’autore. Esposito mi fornì un vecchio elenco del le traduzioni note fino ad allora della Commedia: in tutto ne risultavano oltre una trentina. Noi oggi ne contiamo più di cinquanta. Con la consulenza del professore, io e Sermonti scegliemmo le tre traduzioni più recenti, e invitammo a Ravenna i traduttori, che decisero di aderire al progetto. L’unica cosa che ancora non mi so spiegare è come, dopo quasi sette secoli dalla morte di Dante, il Ministero della Cultura, la Società Dante Alighieri o altri organi di questo tipo non abbiamo mai pensato di fare una ricerca a tappeto per sapere in quali paesi è stata tradotta l’opera di Dante. Lo abbiamo dovuto scoprire noi, e siamo arrivati a ben 55 traduzioni. Com’è possibile che ci siano queste lacune, questa indifferenza sulla fama di Dante nel nostro paese? Schérzegna?» Tornando alla nostra città, come vede oggi l’iniziativa cultura a Ravenna, è soddisfatto? «Ravenna è già una città molto attiva sul piano culturale. Ritengo che, per certi aspetti, sia più dinamaica di Bologna. Ci sono molti interessi; noi lo vediamo anche qui, ogni venerdì, quando Sala D’Attorre si riempie di persone. Bisognava conoscerla 30-40 anni fa: se ti volti indietro un momento ti viene l’istinto di scappare, andare via come un fulmine. È una città che si è sviluppata moltissimo nel tempo se penso alle manifestazioni, alle attività culturali che si organizzano in vari campi dell’arte e del sapere e alla partecipazione del pubblico. Chi è un po’ aggiornato su questo piano, si rende conto che ogni giorno emergono proposte nuove. E questo va bene, soprattutto per i più giovani. Ravenna non è una città morta: una volta era considerata tale, chiusa in se stessa, anche dai poeti e scrittori viaggiatori. Ed era così, ma ormai da tempo non lo è più».


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PITTURA

Dialogo Moreni-Samorì, tra Rimini e Cotignola Intervista a Massimo Pulini, insegnante, artista e assessore, sulla mostra “La disciplina della carne” (e non solo) di Elettra Stamboulis

Aprirà il 4 dicembre a Cotignola e il 5 a Rimini questa originale mostra, La disciplina della carne, che mette in dialogo due artisti, uno vivente e uno storicizzato, che con la Romagna hanno avuto una relazione imperfetta. Curatori (anche in questo caso si ripete a livello geometrico il doppio) Massimo Pulini e Massimiliano Fabbri. Abbiamo intervistato il primo, che è anche assessore alla Cultura del Comune di Rimini, che il secondo già l’avevamo interrogato sul proprio fare artistico. Come nasce l’accoppiata del doppio Mattia Moreni e Nicola Samorì? Un accostamento stilistico, è la pittura che la fa da padrone oppure l’inizio di un più ampio disegno di confronti tra artisti viventi e non? «Sono testimone personale del fatto che Samorì ha sempre amato Moreni. Ha discusso con me a Bologna una tesi proprio sul suo lavoro. Certo i caratteri dei due sono molto diversi, ma hanno un minimo comune denominatore. Questo non prefigura un progetto più complessivo. Per il momento ha una sua unicità quella relazione, anche se abbiamo fatto altri dialoghi tra contemporanei e partecipiamo per inciso ad un progetto Ibc Linee di dialogo che vede un artista emiliano e uno romagnolo a confronto, ma specifici e alla pari cronologicamente contemporanei. Questa è una proposta particolare che funziona anche come doppio dialogo. Cercavo da tempo relazioni con Cotignola e con quella realtà che da diversi anni vede Fabbri come agitatore con Selvatico. Per me quella è un’esperienza feconda e in questo momento di riepilogo a fine mandato, la mostra della FAR più importante che ci sarà sarà quella della Biennale del disegno che aprirà dal 16 aprile al 24 luglio (ultima domenica). La Biennale ha raccolto molti semi di Selvatico. La proposta è venuta comunque dallo stesso Nicola insieme a Massimiliano, con la consapevolezza che nella zona attorno a Lugo e Cotignola, luoghi di residenza di Moreni in alcune fasi, c’erano sue opere. Ed è per questo che esposte sono quelle circoscritte agli anni ’50. C’è un catalogo comune. Si è condiviso un taglio critico negli effetti che può produrre questo dialogo. Si è trovato insieme un titolo che va ad interpretare un po’ il minimo comune denominatore. Ovvero il tema della pelle, della stratificazione, della sensualità declinata in modo diverso, ma centrale per entrambi». Hai scritto di Samorì che potrebbe essere “un serial killer dell’arte, un maniacale orafo della ferocia”... «Il testo è molto sintetico, e volevo in poche parole dire un’impressione, non una verità. Cercavo di definire il livello di acume estetico e allo stesso tempo di sfrontatezza... cercavo ossi-

A sinistra: Mattia Moreni, Immagine bianca, 1961, olio su tela, Palazzo San Giacomo, Russi, collezione Benito Righetti

A destra: Nicola Samorì Sodoma, 2015, olio su tavola, legno, collezione privata

Massimo Pulini

mori che potessero definire i caratteri di un artista come Nicola. Egli presenta livelli di sensualità e bellezza uniti a un’autoflagellazione dell’arte. C’è questa pratica di scarnificazione o addizione di sottrazione, potremmo dire addizione di bellezza o sottrazione di pelle. Tortura il corpo dell’arte. Apparentemente: poi il tutto potrebbe essere ricostruito nella finzione». Invece per Moreni parli, e qui diciamo confermi una vulgata, di “visione dionisiaca e rupestre, satiresca e luciferina”... L'hai conosciuto? «Sì, l’ho conosciuto e confermo questa coincidenza tra artista e opera. C’era un’immersione di sé, del suo corpo, delle sue ossessioni con il corpo della pittura. Che ci fosse una fisicità, un erotismo nemmeno tanto sottaciuto diventa quasi banale sottolinearlo. Malgrado la sua gioia pittorica però c’era coraggio e ferocia con se stesso. L’opera di Nicola invece può sembrare necrofila come estetica (per me no) ma c’è uno spicchio di sole, mentre la carnalità di Moreni è tutta basata su pittura che inebria. Non fa

sconti a nessuno neanche a se stesso». Moreni fu partigiano, e fu proprio a Cotignola prima e a Brisighella poi che la scelta dell’impegno lo portarono. E poi scelse la Romagna come patria, lui pavese di nascita e torinese di formazione... «Lui era un romagnolo acquisito: credo abbia trovato un’analogia. La radicalità del pensiero civile, sociale, politico nella bassa ravennate ha trovato luoghi per attecchire per cui lui ha riconosciuto nella franchezza di quel tipo di carattere territoriale una parentela». Due pittori dunque romagnoli, per scelta o casualità, ma per Nicola vedremo anche scultura. Tu pensi che la sua opera tridimensionale sia la continuazione di una pittura? «Attraverso la scultura ha messo in campo una ulteriore creatività potente. Lo conoscevo in Accademia come pittore e incisore, ma per me è stata una sorpresa piacevole… Sai, la riflessione sull'antico spesso è passata dalla pittura, perché la scultura ha tecniche difficili... è un campo vergine nella sua poetica. Credo che possa trovare cose importanti. Lo vedo un fiume in piena». Avete in progetto delle acquisizioni? «Partivamo e lavoriamo tuttora con un budget molto limitato, abbiamo però ricevuto doni quasi commoventi. La povertà delle risorse non mi poteva permettere né di fare acquisizioni (difficile anche a livello normativo), né potevo chiedere doni a chi già faceva un favore a venire... ma alla fine sono arrivati. Tra questi anche alcuni artisti che sono intervenuti sui luoghi fisici come Eron

o Roberto Paci Dalò che hanno lasciato in loco i loro interventi e che abbiamo conservato». In questa mostra hai una doppia veste: come si concilia il doppio ruolo di assessore e curatore? «Non c’è nessuna scissione di me stesso, rivesto un ruolo che non ho cercato ed è giunto in modo inaspettato. Ho dichiarato subito che non avrei potuto essere rappresentante di una categoria, ho semmai cercato di portare una posizione sociale e politica che fa parte della mia formazione vera, che è artistica. Questo ho fatto. Ho trovato le condizioni per farlo. Non c'è stata antinomia». Ci sono casi famosi, come Giulio Carlo Argan, di questa duplice natura... «È vero, anche il mio maestro Concetto Pozzati è stato assessore alla cultura del Comune di Bologna... Quando Gnassi mi ha chiesto di diventare assessore alla Cultura è stato per chiedermi non di essere qualcun altro, ma di portare un’angolazione legata all’essere artista e studioso d’arte». E come ci si sente? «Sento un ruolo politico anche quando faccio l’insegnante e mi sento artista anche da assessore. Se si corrisponde a un canone forse alla fine non vengono fuori le caratteristiche individuali. Poi non posso essere rappresentante di qualcuno. Non credo alla delega, ho una formazione anarchica che ancora tengo cara, e quella formazione mi ha portato a dubitare della sincera possibilità di rappresentare qualcuno. Nell'atto civile di assumersi una responsabilità si deve investire quello che si è costruito come persona, il senso di giustizia e ingiustizia, le energie rivolte ad una passione».

LA MOSTRA I DETTAGLI E GLI EVENTI Luoghi e durata delle mostre Museo Civico Luigi Varoli Cotignola / FAR Fabbrica Arte Rimini dal 4 dicembre al 21 gennaio 2016 Mattia Moreni – Nicola Samorì / La disciplina della carne. A cura di Massimiliano Fabbri e Massimo Pulini, con la collaborazione di Annamaria Bernucci e Giovanni Barberini e un testo critico di Alberto Zanchetta. Inaugurazione Cotignola venerdì 4 dicembre ore 18.30, Rimini sabato 5 dicembre 2015 ore 18. L'ingresso alle mostre è gratuito. Incontri Alla Scuola arti e mestieri Cotignola Venerdì 18 dicembre alle 21, “Mattia Moreni a Palazzo San Giacomo”, un dialogo tra Giovanni Barberini e Roberto Pagnani a partire da letture di documenti inediti provenienti dalla collezione Ghigi Pagnani; domenica 17 gennaio alle 18, “Ossessione Moreni”, le raccolte Penazzi e Righetti raccontate con le parole dei collezionisti; sabato 9 gennaio alle 19, Massimiliano Fabbri dialoga con Nicola Samorì intorno alle ragioni della mostra e alla sua pittura e scultura. Visite guidate alle mostre Far Fabbrica Arte Rimini: sabato 12 dicembre alle 17.30, con Massimo Pulini, artista, storico dell’arte e assessore al Comune di Rimini; sabato 16 gennaio alle 17.30 con Massimiliano Fabbri, artista, Museo Varoli Cotignola. Museo Varoli Cotignola, venerdì 18 dicembre alle 18.30 con Massimiliano Fabbri; domenica 17 gennaio alle 17 con Massimo Pulini.


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ARTE

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LA MOSTRA/1

Le nuove generazioni di critici al Mar Le opere del notissimo Slinckachu insieme a Marzia Corinne Rossi e Giulia Dall’Olio fino al 10 gennaio di Sabina Ghinassi

Il Mar di Ravenna sta vivendo l’invasione di decine di lillipuziani. No, non è il set di una riedizione contemporanea dei Viaggi di Gulliver ma la mostra dello street artist e blogger inglese Slinckachu che, presentato da Davide Caroli, ha allestito negli spazi del museo una piccola personale (una sua opera nella foto a destra). Slinckachu è uno dei tre artisti protagonisti di questa edizione di Critica in Arte, l’appuntamento ormai consolidato del Mar di Ravenna con l’arte e

Ottava edizione

per il progetto che chiama in causa giovani curatori la curatela delle nuove generazioni. Davide Caroli presenta lo street artist e blogger inglese Slinckachu, Marta Cereda affianca Marzia Corinne Rossi, Leonardo Regano cura il progetto di Giulia Dall’Olio. Tre giovani artisti raccontano, ognuno in modo profondamente differente, il paesaggio contemporaneo. Lo fanno con mezzi e sensibilità diverse, usando sguardi e tecniche a prima vista lontani, eppure tutti e tre esigono un intervento, non esclusivamente passivo, da parte dei visitatori. Giulia Dall’Olio con l’installazione Cave Naturam costruisce una sorta di gabbia nella quale imprigiona la visione della natura dipinta, ostacolando la fruizione visiva da parte dei visitatori che si trovano a dover prestare attenzione. Per l’artista la natura diventa un elemento che, nella sua assoluta potenza/bellezza, richiede, per essere contemplato, una fatica, una difficoltà, uno sforzo da parte di chi gli si avvicina. Marzia Corinne Rossi con Afterglow presenta un’installazione site specific, progettata per gli spazi interni del Mar. Anche Afterglow esige un’azione/attenzione attiva e, in qualche modo, interpretativa. Il titolo allude al pulviscolo luminoso della luce del crepuscolo, qualcosa di magico e intenso come contemplazione nell’esperienza dell’uomo, e mette in scena un intrico labirintico di forme scultoree realizzate in carta vetrata – materiale molto amato dall’artista – con il quale ogni visitatore, perdendosi, attiva una differente relazione. Quello di Rossi è uno spazio-soglia che si ricrea attraverso ogni azione individuale e sembra muoversi dinamicamente; esige un impegno fisico e percettivo da parte di ognuno di noi. Infine Slinckachu, ormai famosissimo in tutto il mondo, espone un nucleo di fotografie, parte del Little

People Project (una sua foto in UK vale circa 6500 sterline), e due installazioni. La prima è composta da piccole mongolfiere con pacchettini di McDonald’s, mentre la seconda (progettata per gli spazi del Mar), meno urbana e più affine all’idea del piccolo popolo cara alla tradizione inglese, fa volare le sue piccole creature su foglie. In un’intervista di un paio d’anni fa al Guardian, l’artista ha raccontato: «Sono sempre stato interessato alle “piccole cose”. Mio padre mi aveva fatto un set per il trenino quando ero piccolo ma io non ero interessato ai treni in realtà: quello che mi affascinava erano sempre le figure, le case e gli alberi». Da quella fascinazione, dopo una breve parentesi in pubblicità, è nata la sua avventura di artista, fatta di miniature che dalle strade di Londra sono arrivate a Pechino, Mosca, New York, incantando con un mix di solitudine urbana, humour e reverie infantile chi le ha incontrate. Mar, Museo d’arte della città di Ravenna, via di Roma 13. Fino al 10 gennaio, ingresso gratuito da martedì a domenica e festivi: 9-18; aperture festive: 8 e 26 dicembre, 6 gennaio; chiuso: 25 dicembre e 1 gennaio. La biglietteria chiude un’ora prima.

LA MOSTRA/2

Una biennale dell’incisione dedicata a Maestri Da dicembre a febbraio a Ravenna e Bagnacavallo i talenti emergenti della grafica d’arte Nasce dalla volontà di rendere omaggio a Giuseppe Maestri, figura di spicco dell’ambiente culturale ravennate e profondamente legato a quello bagnacavallese, il progetto del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo di istituire, all'insegna del suo nome, una Biennale artistica dedicata al linguaggio grafico dell’incisione, e di farlo sotto il segno di una collaborazione tra Comune di Bagnacavallo e Comune di Ravenna. Le città, che entrambe furono così importanti per la vita artistica di Maestri, ospiteranno a partire dal 18 e 19 dicembre le due sezioni di cui si compone la Biennale. Al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo inaugurerà venerdì 18 dicembre alle 18 il Premio per giovani incisori. Fino al 14 febbraio 2016 si potranno ammirare le opere realizzate dai migliori talenti emergenti italiani under 40 nella grafica d'arte. Le cinquantasei incisioni che fanno parte della fase finale del premio sono state selezionate tra più di 140 opere pervenute. Palazzo Rasponi di Ravenna ospiterà invece il Premio di incisione “Giuseppe Maestri”, promosso ad invito tra alcuni dei più significativi e interessanti incisori attualmente attivi nel panorama nazionale. L’esposizione ravennate inaugurerà sabato

L’ARTISTA INCISORE VIRTUOSO E SAPIENTE TORCOLIERE Giuseppe Maestri (Sant’Alberto 1929 – Ravenna 2009) è stato un incisore virtuoso e sapiente torcoliere, dal suo torchio hanno di fatto visto la luce le opere di artisti come Giulio Ruffini, Tono Zancanaro, Carlo Zauli, Giò Pomodoro e Mattia Moreni (solo per citarne alcuni). Nel 1965 insieme alla moglie Angela Tienghi fonda a Ravenna, in via Baccarini, la galleria “La Bottega”, che ben presto diventerà un punto di riferimento e un vero cenacolo di artisti e intellettuali. È nella sua Bottega che Maestri entra in contatto con numerose personalità artistiche di caratura nazionale e studia il procedimento incisorio fino a diventare uno stampatore professionale ricercatissimo. Nel frattempo intraprende con grande umiltà un suo personale percorso artistico, studiando e sperimentando le tecniche calcografiche fino ad elaborare le sue prime opere, oggetto sin da subito di particolare interesse da parte degli amici della Bottega e che man mano sono andate riscuotendo i favori della critica.

19 dicembre alle 11 e sarà visitabile fino al 31 gennaio. La Biennale si concluderà poi a febbraio 2016 con la mostra, a Bagnacavallo, “L’onirica navigazione. Omaggio a Giuseppe Maestri”, selezione di opere a tema dalle collezioni del Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo. La prima Biennale di Incisione “Giuseppe Maestri” sarà una delle manifestazioni culturali previste nel calendario del programma Ravenna 2015 Capitale Italiana della Cultura. La biennale beneficia del Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Ravenna, nonché della collaborazione di partner come la Cna provinciale, Grafiche Morandi e la stamperia d’arte 74/B di Milano; il comitato scientifico è composto da Ermes Baioni (incisore e collaboratore del Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo), Marzia Faietti (direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze) Diego Galizzi (responsabile del Museo Civico delle Cappuccine) e Maria Grazia Marini (direttrice del Mar). Info: Museo Civico delle Cappuccine, via Vittorio Veneto 1/a, Bagnacavallo, gabinettostampe@comune.bagnacavallo.ra.it, www.museocivicobagnacavallo.it.



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LA RECENSIONE

McCurry, artista mondiale e popolare Probabilmente siamo quasi tutti arrivati a lui attraverso gli occhi verdi di Sharbat Gula bambina, che “bucavano” la copertina di un National Geographic. E poi ci siamo resi conto che i racconti di cui è capace – drammatici, garbati, commoventi – con la presenza decisiva del momento e la narrazione accesa del colore, vedevano in quel volto bello e selvaggio, acerbo ma già vissuto, appena un portentoso inizio. Steve McCurry è a Forlì con le sue Icons and women fino al 10 gennaio, reporter e cantastorie del quotidiano in luoghi e in frammenti della storia che possono anche essere lunghissimi, ma si portano sempre dietro un’impronta di immediato e straordinario. Le immagini al San Domenico sono immerse in un allestimento teatrale e rarefatto, in cui la luce si concentra solo sulle opere e lascia spazio a un’essenzialità che s’intona perfettamente con ogni finestra di mondo che McCurry decide di dischiudere delicatamente o spalancare, quasi sempre a distanze vertiginosamente ravvicinate. Una mostra in cui – fa piacere vederlo e scontare un po’ di confusione – le sale sono gremite di curiosi, appassionati, addetti al mestiere e inequivocabili neofiti dei musei con un po’ di sindrome da smartphone, che riconfermano la popolarità del fotografo presso il grande pubblico. Oltre a essere uno dei grandi protagonisti della fotografia contemporanea, McCurry ha infatti l’indiscussa dote di rendere tutto leggibile, narrato, evidente. Sa raccontare la vita attraverso le reazioni alle condizioni climatiche, trasformando in un documentario complice (di cui lui stesso fa parte) la serie degli umani che reagiscono all’alluvione monsonica, che insegue con grande meticolosità lungo tre continenti. Oppure catturare l’India e suoi i passeggeri dal finestrino di un treno, fotografando chi gli è di fronte, scendendo per immortalare le biciclette

A sinistra: Peshawar, Pakistan, 1984 In basso: Mumbai, India, 1996

A Forlì una mostra dedicata

al grande fotografo, in un allestimento teatrale e rarefatto

appese fuori dai finestrini e sussurrandoci un dettaglio che ci fa solo immaginare la grande capacità di elaborare quotidiane strategie autoconservative di chi vive in condizioni durissime. Ritrae i templi, le strade, i sorrisi, i mercati, i santuari e i malati di Aids. Scatta a pochissimi passi dalle guerre, avvicinando la paura dei bambini con le mani serrate su ferali giocattoli. Rischia, si fa persino aggredire per intrufolarsi nelle cerimonie religiose, cerca costantemente buone guide, corre o attende, in un serrato susseguirsi di eventi in cui lo scenario risucchia l’osservatore fino a catturarlo all’interno del quadro. Ma soprattutto ha imparato ad essere paziente: «Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi». Ed è la stessa metodica, ma addolorata, capacità di attendere che lo porta a riprendere il drammatico crollo dell’11 settembre, lo skyline di New York colpito al cuore che sanguina un fiotto nebuloso di fumo e polvere, per poi ripiegarsi in relitto, pianto e macerie. Ma più di ogni altra cosa, questa mostra mantiene la promessa della sua intitolazione, parlandoci di icone, di donne bellissime riprese nelle loro specificità: McCurry cattura sguardi, tratti somatici, costumi, posture e li trasforma in cronaca e introspezione. Se ne appassiona con rispetto ed empatia, come quando, dopo diciassette anni, torna sulle tracce dei profughi rifugiati a Peshawar nel 1984 durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan per ritrovare un volto e ringraziare la ragazzina a cui doveva così tanto. E dopo tante ricerche, ci riesce: nel 2002 rivede finalmente quello sguardo schivo, cresciuto, segnato dalla fatica e dal dolore di una vita al limite della sofferenza. Si avvicina con grande rispetto, spiega alla donna ignara della sua fama che una sua nuova immagine avrebbe reso evidente al mondo quanto le sofferenze del popolo afgano non si fossero ancora concluse. Così McCurry diventa il benefattore di Sharbat Gula e della sua famiglia: le procura cure mediche e aiuti, la ritrae per documentare le condizioni di estrema difficoltà in cui versano le donne del suo popolo. E il suo viso torna a fare il giro del mondo. Linda Landi

L’EVENTO

Tre giorni da capitale della cultura A Ravenna dall’11 al 13 dicembre anche tante mostre a Palazzo Rasponi EVENTI COLLATERALI DALLE PROIEZIONI DI CORTI E GREENAWAY AL CONCERTO DELLA BYZANTIUM EXPERIMENTAL ORCHESTRA Ogni sera sono previsti eventi anche in seconda serata. L’11 dicembre alle 22.30, “Corti d’autore. Da Georges Méliès a Wes Anderson” conduce Mariangela Sansone, a cura di Start Cinema / Circolo Sogni Antonio Ricci. Sabato 12 dicembre alle 22.30 proeizioni “Dante, Greenaway, l’Inferno e Beatrice” a cura di Start Cinema. Infine, domenica 13, la tre giorni si concluderà alle 21.30 con “This must be the Palace” concerto della Byzantium Experimental Orchestra, nata proprio in seno al progetto di candidatura, a cura di Associazione Culturale Bronson e alle 23 festa con “Dancing Palazzo Rasponi” a cura di Garage Sale / Ass. Cult. Norma nel Salone delle feste – secondo piano. Altre notizie sul programma alle pagine 19, 31 e 45.

Si chiamano “Rasponi open space” le tre giornate fitte di eventi nel cuore della città per salutare in bellezza il 2015, l'anno che ha incoronato Ravenna come Capitale Italiana della Cultura. Obiettivo: invitare tutti a una nuova full immersion di arte, cultura, intrattenimento e socialità. Dall'11 al 13 dicembre Palazzo Rasponi dalle Teste ospiterà 47 appuntamenti, aperti a tutti, fra conferenze, presentazioni di libri, eventi di cinema, musica, teatro e danza, per grandi e piccini, che vedranno in scena centinaia di protagonisti e che abbiamo segnalato nelle varie sezioni del giornale. Ma per l’occasione, Palazzo Rasponi diventerà anche luogo espositivo per diversi progetti. Tra questi c’è Ravenna con fotografie di Gerry Johansson a cura di Cesare Fabbri e Silvia Loddo per Osservatorio Fotografico, l’esposizione è accompagnata da un volume stampato da Osservatorio fotografico e all’inaugurazione sarà presente l’autore, alle 12 di venerdì 11. Stesso giorno e stessa ora anche per “Palazzo Rasponi e Piazza Kennedy, Tra memoria e futuro”, a cura di Agenzia Image e “Nuove coordinate urbane. Progetti di attivazione dal Tiro a Segno alla Darsena” a cura di Meme Exchange. Nella sala 5 al secondo piano sarà invece allestita “Erano Ariani” a cura di Orthographe, un’installazione audio fotografica che è una sintesi del percorso a tappe del Wulfilla Tour che ha portato i curatori a visitare Bulgaria, Svezia e Germania negli ultimi tre anni, tre lingue e tre racconti che collegano questi luoghi a Ravenna attraverso Wulfilla, Teodorico e il Codex Argenteus. Infine, a cura di Giuseppe Nicoloro un percorso fotografico dentro l’Expo di Milano.

Una suggestiva immagine di Palazzo Rasponi, recentemente restaurato e teatro di tre giorni di eventi culturali


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GALLERIE

AGENDA

Il Vicolo, tra arti visive e poesia Nato nel 1989 a Cesena, è uno dei punti di promozione culturale più consolidati del territorio È nato nel 1989 a Cesena ed è uno dei punti di promozione culturale più consolidati del territorio di Cesena e romagnolo in generale: si tratta de Il Vicolo, l’azienda di promozione culturale e organizzazione mostre fondata dalla coppia di architetti Marisa Zattini e Augusto Pompili a Cesena. Il loro negozio di interior design in centro a Cesena è diventato, nel corso di un trentennio, una sorta di concept store culturale, in grado di unire uno sguardo internazionale a un affondo nella cultura e nella qualità del territorio. Il Vicolo si occupa di letteratura e arte, dal 1998 edita la rivista trimestrale Graphie con la direzione di Gianfranco Lauretano, pubblica cataloghi d’arte, collane editoriali, organizza mostre ed eventi e, per ogni progetto, coordinato sempre da Zattini e Pompili, vanta collaborazioni eccellenti sia in ambito letterario che artistico. Qualche nome negli anni: gli artisti Mark Kostabi, Enrico Baj, Aligi Sassu, Ugo Nespolo, Richard Hess, per toccare alcuni protagonisti del nostro territorio come Giovanni Fabbri, Paola Babini e Silvano D’Ambrosio. Il percorso progettuale del Vicolo ha un deliberato obiettivo rizomatico che, pur restando di base a Cesena, ha abbracciato, con collaborazioni istituzionali – valga come esempio la recente personale di Onorio Bravi alla Biblioteca

stre e della pubblicazione di testi letterari e poetici. La collaborazione, anche in fase ideativa, tra poeti e artisti visivi è una delle chiavi del successo delle mostre organizzate dal Vicolo. Questo dicembre Il Vicolo ha due mostre da vedere: la prima, da visitare perché è intensa, struggente e profondamente lirica, è Fragilis Mortalitas 1915: Renato Serra e la Grande Guerra – Opere di Federico Guerri e Luca Piovaccari, ispirata alla figura del grande scrittore cesenate morto a soli 31 anni durante la Grande Guerra; la seconda, colorata e visionaria, Onorio Bravi, Tarocchi e Tarocchi – Allegorie Fantastiche, inaugura il 5 dicembre alle 17.30 alla Galleria Comunale Santa Croce di Cattolica ed è visibile per l’intero periodo natalizio. Sabina Ghinassi A sinistra: Onorio Bravi, L’innamorato. A destra: Luca Piovaccari: Il soldato.

Classense di Ravenna – tutto il territorio regionale e non solo, seguendo una filosofia di promozione culturale a largo spettro. Lo stesso si può dire della scelta di unire frequentemente arte e poesia, in un’ottica non specificatamente settoriale dell’organizzazione di mo-

Due le mostre in corso: alla casa museo Renato Serra e a Cattolica

Fragilis Mortalitas 1915: Renato Serra e la Grande Guerra – Opere di Federico Guerri e Luca Piovaccari, Casa Museo Renato Serra viale Carducci, 29 - Cesena, fino al 22 dicembre. Orari: mercoledì e sabato 10.30 - 12.30 / 17 -19 martedì, venerdì e domenica 17 -19. Ingresso gratuito. Onorio Bravi, Tarocchi e Tarocchi – Allegorie Fantastiche, Galleria Santa Croce, via Pascoli 21 - Cattolica, 5 dicembre - 10 gennaio 2016. Orario: dalle 16 alle 19, venerdì, sabato, domenica. Ingresso gratuito.

IO D U T S i n a r e v li a r barba POP ART MOSAIC MOSAICO CONTEMPORANEO

RAVENNA Via Girolamo Rossi, 21/A - 1 Tel. 0544 215162 info@barbaraliveranistudio.com Barbara Liverani Studio www.barbaraliveranistudio.com

CONFERENZE AL MIC DI FAENZA Nuovo ciclo di conferenze al Mic di Faenza. Sabato 12 dicembre alle 16.30 Antonio Guarnotta e Sonia Aviles presentano la nuova guida alla Sezione Precolombiana; domenica 17 gennaio alle 10.30 Claudia Casali e Valentina Mazzotti presentano la nuova guida del Museo Internazionale delle Ceramiche, infine sabato 30 gennaio alle 16.30 Gianfranco Brunelli presenta la mostra “Piero della Francesca. Indagine su un mito” (Forlì, Musei San Domenico, 13 febbraio – 26 giugno).

DANIELE CANTONI ALLE PESCHERIE DI LUGO Sabato 5 dicembre alle 17 alle Pescherie della Rocca di Lugo, in piazza Garibaldi, inaugura la mostra personale “Le parole non dette” del pittore Daniele Cantoni. Saranno esposti in totale una trentina di quadri e pallet dipinti realizzati negli ultimi mesi dall’artista. In occasione dell’inaugurazione sarà presentato il suo quarto libro contenente le opere di quest’ultimo anno curato dal critico Gian Ruggero Manzoni, che sarà presente all’inaugurazione. La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 27 dicembre.


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GUSTO

IL PERSONAGGIO di Fausto Piazza

Graziano Pozzetto da Argenta, dove è nato ormai 74 anni fa, è un omone cordiale dall'eloquio torrenziale. Monumentale come la sua opera omnia: 30 libri, di media 250 pagine. A cui si aggiungono – parola dell’autore – qualcosa come 2400 incontri pubblici, fra partecipazione a convegni, conferenze, presentazioni... Messi assieme fanno una sorta Treccani della Romagna e dintorni, frutto di quarant'anni di ricerche sulla cultura materiale: materie prime, prodotti e tradizioni contadine, identità territoriali, fra gastronomia e convivialità, miti e riti della tavola e della civiltà popolare. Tutti testi enciclopedici nei contenuti, puntigliosi nei particolari, straboccanti nel lessico. Si tratta di studi (e innumerevoli testimonianze) rigorosamente informati ma talvolta stemperati dall'elogio sentimentale o animati dal furore, a difesa di cose buone, di saperi e di sapori che stanno per soccombere nel blob dell'omologazione industriale e nelle mistificazioni del marketing e delle enogastromode. Anche la casa di Graziano è enorme e densa di emozioni, fatta a sua immagine e somiglianza, dentro le spesse mura di una vetusta casa colonica che ha più di trecento anni, a San Pietro in Campiano nella campagna delle Ville Unite. Fra piano terra e cantine è una labirintica wunderkammer di memorie e di ele(ali)menti commestibili: centinaia e centinaia di bottiglie selezionate e collezionate di vini di pregio, di distillati, liquori e liquorini, conserve e confetture, formaggi e salumi, legumi, frutti e ortaggi di stagione. E poi stoviglie e memorabilia enogastronomiche chissà come e chissà quando accumulate, fossili recuperati fra le zolle dei campi, arnesi e suppellettili della civiltà rurale Romagnola, Piemontese, dell’amata Valle d’Aosta e altri angoli d’Italia. Infine uno stanzone con centinaia di libri, riviste, ritagli di giornale, volantini e manifesti, manoscritti e carteggi d’ogni sorta, di un archivio sedimentato in decenni di indagini e parsimoniosa raccolta di documentazioni. Della Romagna dei mangiari e degli usi e costumi popolari Graziano Pozzetto ha esplorato ogni territorio: colline, vallate, pianure, valli e coste dai confini con le Marche a quelli con l’Emilia e il Ferrarese, descrivendo minuziosamente materie prime, cibi, cucine domestiche e sociali, dalle osterie all’alta ristorazione, dalla tradizione all’innovazione. Sempre con occhio critico e intransigente, rispetto ai valori più autentici. Vista l’indole enciclopedica dell’autore non può mancare un elenco essenziale dei temi trattati: il formaggio di fossa, lo scalogno, la salama da sugo ferrarese, la piadina romagnola, il formaggio squacquerone, il porco, l’anguilla, le rane e i ranocchi, le minestre romagnole, i frutti dimenticati. Poi i testi dedicati a bacini e giacimenti enogastronomici territoriali come il Montefeltro, la Valmarecchia, il Parco del Delta del Po o trattati generali quali le Cucine di Romagna o la Cucina del latte. Fino a escursioni anedottiche come l’iperbolico “I grandi mangiatori di Romagna”. L’avventura editoriale di Graziano Pozzetto è iniziata nel 1990, e me la ricordo bene perché partecipai alla sua realizzazione come capo della redazione del settimanale “Il Nuovo Ravennate” a cui il nostro autore collaborava con articoli, recensioni e ricette su prodotti tipici, osterie, tradizioni culinarie. Si trattava di un volumetto antologico, molto esile rispetto alle future pubblicazioni, ma il cui titolo, Fricandò Romagnolo, era un vero e proprio manifesto programmatico delle ponderose ricerche che avrebbero appassionato Pozzetto negli anni a venire. Graziano forse è tempo di fare un bilancio del tuo lavoro, come lo definiresti e come ti definiresti a questo punto del percorso di ricerca e scrittura? «Ti cito un breve profilo scritto da Alfredo Antonaros in cui mi riconosco pienamente: “Graziano Pozzetto è la memoria e la saggezza dei contadini della Romagna... Una vita dedicata alla ricerca per difendere la cucina tradizionale, quella povera, sommersa, contadina e domestica, e i suoi prodotti... e per evitare che le omologazioni uccidano la cultura di un territorio e la memoria della sua gente”. Questo è quello che ho fatto, di cui rivendico il rigore culturale sia nel lavoro sul campo sia per la sintonia con i testimoni e i padri della nostra terra. In fondo io sono un gastronomo che indaga sul campo, non uno storico. Ma è il sapere degli storici che in parte sostiene e incornicia le mie codificazioni culturali».

Quarant'anni di ricerche sull'identità gastronomica della Romagna A fianco un ritratto del giornalista, scrittore, studioso di tradizioni popolari e gastronomo, Graziano Pozzetto. Sotto, alcunoi dei suoi libri più noti. In basso, l’ultima pubblicazione dedicata ai “frutti dimenticati”.

raziano Pozzetto ha impegnato una vita a Gindagare fonti e testimonianze su prodotti, saperi e sapori del territorio. In 30 libri e 2400 incontri con il pubblico ha realizzato un’opera enciclopedica e di divulgazione unica in Italia Chi fa parte di questa cerchia di riferimento culturale? «Mi riferisco a personaggi che mi hanno orientato, supportato e confortato nelle mie ricerche con la lora autorevolezza. Ho studiato i loro testi, con alcuni di loro ho discusso e condiviso le mie pubblicazioni e in certi casi ho intrattenuto o coltivo tuttora una sincera amicizia. Parlo dello storico riminese Piero Meldini e del professore Alberto Capatti e di figure di spicco o grandi autori ormai scomparsi come il poeta Tonino Guerra, il giornalista e scrittore faentino Claudio Marabini, il russiano Tino Babini, l’antropologo di Sarsina Vittorio Tonelli, l’etnografo riccionese Gianni Quondamatteo, il conte lughese Giovanni Manzoni che aldilà del nobiltà si è occupato della Romagna popolare... E via andare, l’elenco sarebbe lunghissimo. Ma voglio richiamare anche il preziosissimo ausilio di anziani contadini, insegnati e preti di campagna, presidenti di Pro Loco, artigiani del cibo, che con le loro testimonianze hanno nutrito le mie curiosità». Dal tuo lavoro hai ricavato anche gratificazioni e riconoscimenti... Certo, tantissimi a livello locale e vari premi ed encomi anche in ambito nazionale. Mi piace ricordare il premio letterario Bancarella dedicato alla gastronomia, dove sono stato finalista con alcuni dei miei libri e nel 2011 premiato alla carriera. Poi il premio giornalistico Guidarello, nel 2008, dove mi hanno definito

«autore schivo e riservato», una qualificazione che mi ha ben tratteggiato. Magari non sembra ma io sono proprio così. Ebbene posso vantare tanti estimatori ma anche altrettanti detrattori». A proposito di detrattori, nel tuo ultimo libro, dedicato ai frutti dimenticati, in coda scrivi un singolare “salutino”, dove ti togli qualche “sassolino” dalle scarpe... «Quello del salutino a fine libro era un vecchio suggerimento di Tonino Guerra... Ne ho approfittato per chiarire che ho sempre lavorato, pensato e scritto in totale indipendenza e responsabilità, senza obiettivi di marketing. Proprio perché non ho mai accettato compromessi e mediazioni mi hanno dato del “picconatore”, del “talebano”, del “rompiballe”... Ci sono amministratori pubblici e di aziende, politici e pubblicitari che non mi vedono di buon occhio. Me ne sono fatto una ragione. È legittima questa diffidenza anche perché operiamo in ambiti diversi. Ma io mi occupo di cultura non di promozione commerciale o turistica. E non sopporto l’ipocrisia e le mistificazioni, l’omologazione, il conformismo, la sciatteria, soprattuto nel campo sul quale ho speso di mio risorse materiali e intellettuali. Infatti, a parte qualche eccezione, istituzioni pubbliche e società private del settore, ma anche certi sodalizi, raramente hanno sostenuto i miei progetti o acquistato i miei libri. In certi contesti si preferisce la superficialità, l’inseguire le mode piuttosto che

l’approfondimento culturale. Allo stesso modo non mi invitano quasi mai a convegni ufficiali in tema enogastronomico. Così, rispetto a una certa nomenclatura, giro al largo salvaguardando la mia autonomia.». Ma cos’è che ti indigna così tanto nel rutilante e ormai dilagante universo del cibo fra ricettari a go-go, show cooking, cuochi star, delicatessen a pacchi... «La mancanza di autenticità, la falsificazione, l’ignoranza, la prostituzione della tradizione e della tipicità a fini commerciali. Ti faccio qualche esempio. Si parla dell’anguilla come emblema del parco del Delta del Po, senza denunciare la sua progressiva scomparsa. Ogni anno di autentica anguilla di valle se ne ricavano si e no 20 quintali. L’hanno ammazzata l’inquinamento e le manipolazioni idrogeologiche. E quello che sarebbe uno straordinario giacimento enogastronomico ora è ridotto a un paesaggio per trekking e birdwatching. Con la complicità di amministratori e mezzi di informazione. Poi ci sono le mode come quella della pregiata mora romagnola. In giro c’è poco più di mille capi gestiti da bravi allevatori ma se si calcola quanti insaccati di mora sono in commercio, si dovrebbe immaginare una disponibilità di almeno centomila maiali. Ti sembra plausibile senza pensare male? D’altra parte c’è lo scandalo del marchio IGP della piadina. Un assist della politica al prodotto industriale che non ha niente a che fare con la tradizione della piada fatta al momento nei chioschi. Le piadine industriali vanno benissimo, evviva l’export, sono un volano economico e occupazionale, ma dovrebbero denominarsi in altro modo. Ogni cosa andrebbe chiamata con il suo nome, nel rispetto dell'identità culturale e della territorialità. Invece si fa il contrario. Robe da matti. Per non parlare del vino dei grandi consorzi romagnoli. Sarà anche un’attività produttiva fiorente e con buoni standard di gusto e salubrità, ma spacciare quelle etichette come eccellenze dell’enologia romagnola, beh ci vuole una bella faccia tosta. Infine, per quanto riguarda trattorie e osterie della cosiddetta tradizione romagnola, è ormai una questione di fighetteria, di moda. Chi le gestisce potrà anche essere bravo e professionale ma non ha più radici e consapevolezza delle vere tradizioni. Aria fritta». Chi ha fatto trenta... Avrai in serbo sicuramente altri progetti. «Il prossimo anno è il centenario della morte di Olindo Guerrini, il formidabile Stecchetti. Un personaggio che adoro, straordinaria figura di accademico e studioso, coltissimo e arguto, che si è interessato anche alla storia della gastronomia. Recentemente ho sentito tante castronerie sul personaggio. C’è chi addirittura si attribuiva la “scoperta” del suo noto libro sulla cucina degli avanzi, esaltandolo come uno strumento utilissimo in questi tempi di crisi... Ridicolo. In verità Stecchetti con quel libro, si confrontava con l’Artusi e la sua memorabile opera sulla cucina regionale della borghesia italiana di fine Ottocento. Un ricettario che non comprendeva piatti poveri. A ben vedere gli avanzi di Stecchetti sono cose preziose: funghi, tartufi, carni… È evidentemente un'esercitazione accademica quella di Steccheti che è rimasta “lettera morta”. Stecchetti era un corrispondente gastronomico di Artusi, comprovato da 55 lettere. Con lo storico Alberto Capatti abbiamo pensato ad un progetto editoriale in proposito: pubblicare questa corrispondenza poco conosciuta, affiancata da un saggio sulla cucina povera e miserabile dei contadini romagnoli, che non conservavano, ovviamente, degli avanzi. Questa pubblicazione, magari con il contributo di un’altro storico come Piero Meldini, potrebbe mettere in luce questa particolare relazione fra Artusi e Stecchetti e anche fra la cucina borghese e quella dei più umili. Non so se mi inviteranno a qualche convegno...».


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GUSTO

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A sinistra e in basso un campo di grano Gentil Rosso e pasta realizzata con grani antichi.

I

PRODOTTI DELLA TERRA

Quei grani antichi da preservare per biodiversità, qualità e per cultura di Giorgia Lagosti

Negli ultimo 30 anni il mercato ci ha abituato a nutrirci con le tradizionali farine di grano tenero bianche, di tipo 0 o 00, e con queste, oramai, produciamo di tutto: pane, pasta, prodotti da forno, dolci…. Queste farine però sono ricavate da grani prodotti su larga scala, selezionati e modificati geneticamente nel corso degli anni per rendere più ricca e abbondante la produzione a discapito della qualità, della ricchezza dal punto di vista nutrizionale e quindi del nostro benessere. In controtendenza, per fortuna, negli ultimi tempi si stanno riscoprendo i grani antichi. Questi non sono altro che varietà del passato rimaste autentiche e originali, ovvero che non hanno subito alcuna modificazione da parte dell’uomo per aumentarne la resa. Tra questi il più noto e diffuso è il canadese Kamut®, ormai diventato un vero e proprio brand registrato e un business mondiale, ma anche l'Italia ha le sue varietà da riscoprire. E se è vero che il più conosciuto a livello nazionale è il Senatore Cappelli, ne esistono molti altri a seconda della regione di produzione. Abbiamo per esempio il Saragolla, il Gentil Rosso, l’Ardito, la Tumminia, il Grano Monococco, la Verna, il Rieti. Tutti hanno caratteristiche per cui è importante preferirli ai grani “moderni”. Le varietà antiche, infatti, non sono state rimaneggiate geneticamente dall’uomo e per questo hanno rese basse. Le loro spighe sono molto alte e contengono chicchi irregolari. Tutto questo fa sì che la loro coltivazione sia più difficoltosa rispetto a quella dei grani ottenuti con pratiche intensive e quindi il prezzo di vendita sia più alto. Il prodotto che ne risulta però è più sano e genuino. I grani antichi vengono general-

mente lavorati con la macinazione a pietra e la farina è di conseguenza molto meno raffinata rispetto a quella prodotta con grano moderno. Grazie a questo tipo di lavorazione, infatti, si hanno materie prime che potremmo considerare semi-integrali, ancora forti delle proprietà nutrizionali pre-

senti nel chicco. La modificazione del grano moderno ha fatto sì che esso diventasse molto più ricco delle proteine precursori del glutine (gliadina e gluteina), con tutti gli svantaggi che ciò comporta per il nostro organismo. I grani antichi, invece, mantenendo un rapporto

più equilibrato tra amido e proteine del grano, permettono di ottenere prodotti molto più leggeri, digeribili e assimilabili di quelli realizzati con il grano moderno. A questo proposito è bene sottolineare che la gluten sensitivity, ovvero la sviluppata sensibilità al glutine, che si riscontra sempre più fre-

IL DETTAGLIO IL GENTIL ROSSO, FRUMENTO TENERO DELLA ROMAGNA Il Gentil Rosso è una vecchia popolazione di frumento tenero originaria della toscana centrale, particolarmente diffusa in Romagna già nel 1800 e abbandonata via via dal 1925 quando, con l'inizio della Battaglia del Grano, l’agronomo e genetista Nazareno Strampelli introdusse varietà di frumento più produttive. A rigor del vero, il Gentil Rosso è più antico del Senatore Cappelli, varietà di frumento duro ottenuta dallo Strampelli intorno al 1915. Oggi è coltivato dall’Azienda San Biagio Vecchio di Oriolo dei Fichi, Faenza. Lucia Ziniti e Andrea Balducci, i proprietari, ne sono venuti a conoscenza attraverso Daniele Amorino, un piccolo imprenditore faentino con una passione incontenibile per i grani antichi. Parlando poi con i vecchi delle loro colline, in particolare con Don Antonio Baldassari e Nino Tini, Lucia e Andrea hanno trovato conferma della antica diffusione del Gentil Rosso nell'areale della Torre di Oriolo dei Fichi e hanno deciso di investire tempo e denaro per questa tipologia di grano. Per questa la coltivazione non utilizzano alcun diserbo né trattamento chimico poiché tutti i terreni della loro azienda agricola (podere San Biagio Vecchio e podere Terbato) sono certificati biologici da Icea. Una volta arato il terreno, si procede alla semina verso la fine di ottobre mentre la piena maturazione avviene, dopo che le spighe hanno raggiunto un’altezza di oltre 160cm, generalmente nella prima settimana di luglio. La sua resa si attesta sui 20q/ha quando quelle dei frumenti moderni in pianura si aggirano intorno agli 80q/ha.Per quanto riguarda invece la produzione di farina, in azienda si è deciso di preservare al meglio la qualità del chicco facendolo macinare con pietra naturale presso il mulino biologico (certificato anch’esso Icea) di Ilario Conficoni a Predappio. E macinano volta per volta piccoli quantitativi di frumento (circa 2/3 q) per evitare di fare invecchiare la farina.Questo tipo di macinatura, oltre a garantire profumo e sapore incredibilmente intensi, permette di conservare anche il germe di grano, le sostanze aromatiche volatili e i composti termosensibili come enzimi e vitamine che diversamente con le moderne macinature a cilindri andrebbero persi. Il Gentil Rosso ha un contenuto di glutine molto basso pertanto la sua farina è considerata debole (W48 quando le farine di frumento moderno hanno circa W200 e le farine forti come la Manitoba arrivano a punte di W400 ). Se utilizzato in purezza, l’impasto non presenta l’elasticità a cui le odierne farine comuni ci hanno abituato. E ciò perché la mancanza di elasticità è causata dal ridotto contenuto di glutenine: si tratta di proteine capace di rendere il glutine più tenace, resistente alle odierne lavorazioni industriali ma non facilmente digeribile.

quentemente negli ultimi anni, è probabilmente dovuta a un consumo eccessivo del grano moderno ricco in maniera smisurata di glutine. Il vantaggio di utilizzare grani antichi invece, meglio ancora se allo stesso tempo si cerca di variare propria alimentazione con cereali senza glutine, scongiura o quanto meno allontana la possibilità di sviluppare intolleranza al glutine (ciò ovviamente non vale per la celiachia). I grani antichi hanno sfumature di odori e sapori che l’industriale grano moderno può solo sognare. Se facciamo in casa del pane con una farina ricavata da un grano antico (meglio se utilizzando pasta madre come lievito naturale) ci rendiamo immediatamente conto della differenza. La riscoperta dei grani antichi è merito soprattutto dei piccoli produttori locali che ogni giorno con coraggio affrontano la concorrenza del grande mercato e scelgono comunque di produrre grani di qualità anche se non sempre gli conviene. È per questo che vanno aiutati a sopravvivere acquistando, anche se sono un po’ più costosi, i loro prodotti. Acquistare grani antichi è anche un ottimo metodo per optare per la filiera corta ed evitare così di alimentarci con prodotti che arrivano da chissà dove. A questo proposito un discorso molto importante da fare è quello legato alla biodiversità: acquistare almeno ogni tanto grani antichi significa tutelare la biodiversità del proprio territorio o di altre zone di Italia. Infine, accanto al valore della riscoperta di questi grani in termini di biodiversità, altrettanto importante è cercare di continuare a farli vivere e crescere per il loro valore storico e culturale: le popolazioni antiche si sostentavano prevalentemente con questi cereali che variavano da zona a zona a seconda delle condizioni ambientali. Un bel patrimonio da tutelare insomma, per non dimenticare mai l’origine delle nostre terre.


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GUSTO

42 VIN BRULÈ IL ROGO DEL NIBALLO IN PIAZZA A FAENZA PER LA NOTT DE BISÒ Una delle bancarelle di Sant’Agata Feltria

Il 5 gennaio a Faenza torna la Nott de Bisò, tradizionale festa folcloristica che si svolge nella splendida cornice di piazza del Popolo e che conclude le iniziative legate al Niballo-Palio di Faenza. Il Niballo, che deve il suo nome ad Annibale, antico nemico proveniente da oltremare, viene bruciato la notte di vigilia dell’Epifania come segno conclusivo dell’anno e simbolo di tutte le avversità e problemi che ognuno vorrebbe “bruciare” per cominciare una nuova vita. Secondo la tradizione, il Niballo giunge in piazza del Popolo su un carro trainato da buoi: a trasportarlo e portarlo al rogo è il Rione vincitore del Palio dell’anno appena trascorso. Il culmine della festa è a mezzanotte quando il rappresentante del Rione, vestito in un tradizionale costume cinquecentesco, appicca il fuoco al maestoso fantoccio. In quel momento più che mai si vuoteranno i caratteristici “Gotti” ricolmi di “bisò”, cioè le caratteristiche ciotole colme di vino caldo, bollito con aromi e spezie. Il “gotto” è simbolo dei cinque Rioni e della città di Faenza e viene proposto ogni anno con uno stile decorativo diverso.

BISÒ

E POLENTA (ANCHE DALLA ALLA SAGRA DI SOLAROLO

VAL D’AOSTA)

Il Bisò, o vin brulè, sarà protagonista anche della storica sagra di Solarolo (sempre nel Faentino) in programma il 16 e il 17 gennaio e in cui viene celebrata anche la polenta, con la partecipazione di una delegazione valdostana.

FESTE

Sant’Agata è la casa del Natale Tornano i mercatini e gli stand gastronomici in dicembre

GOLOSITÀ A FORLÌ IL 13 DICEMBRE DI SANTA LUCIA

IL TRADIZIONALE TORRONE

A Forlì, nel giorno di Santa Lucia, si fa festa con il torrone. La tradizione vuole che questo giorno sia dedicato alle ragazze ed è proprio a loro che si regala il prelibato dolciume. Fin dalla mattina di domenica 13 dicembre, corso della Repubblica e piazza Saffi si riempiono di bancarelle che per tutto il giorno, fino a sera, propongono croccanti, torroni, golosità varie e giocattoli.

Tra le vie del suggestivo borgo di Sant’Agata Feltria, nell’entroterra Riminese, tornano i mercatini del “Paese del Natale” dove è possibile trovare idee regalo, decori e presepi artigianali, accompagnati dal suono tradizionale delle zampogne. Gli appuntamenti quest’anno sono ancora quattro: il 6, l’8, il 13 e il 20 dicembre. Nella piazza principale è allestita la casa di Babbo Natale e degli elfi attorno alla quale si organizzano eventi legati ai bambini delle scuole, con due renne in carne e ossa che trai-

nano una slitta guidata da un vero lappone. La gastronomia diventa la riscoperta dei piatti caratteristici della nostra tradizione locale. I ristoranti, le trattorie e le locande propongono l’affermato percorso gastronomico “I Piatti dell'Avvento” preparato secondo usi e tradizioni del Natale romagnolo. I gustosi piatti si possono apprezzare anche nell’accogliente atmosfera della “Mangiatoia”, un ampio stand coperto e riscaldato all’interno dell’area fieristica. Info: tel. 0541 848022.

OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 Bagnacavallo (RA) Tel. 0545 64468 www.malabocca.it Osteria Malabocca

L'Osteria Malabocca è un piccolo e confortevole locale a gestione familiare situato nella piazza principale di Bagnacavallo. Ci piace dire che la nostra cucina è priva di etichette, se non quella della "stagionalità", infatti i nostri menù cambiano con il mutare dei prodotti che la natura mette a disposizione, cercando di lavorarli nella maniera più semplice possibile. Tutto viene preparato giornalmente da noi, compresi le paste, i dolci e il pane. Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorni escluso il mercoledì, mettendo a vostra disposizione un menù vegetariano, uno di pesce e uno di carne oltre ad una selezione di piatti dedicati ai sapori e ai profumi del territorio. Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30

Chiuso il mercoledì

Il Gentil Rosso viene seminato nel podere di Terbato, proprio di fronte alla Torre di Oriolo. Dal raccolto 2015 il nostro frumento è certificato bio da ICEA.

Cantina San Biagio Vecchio Andrea Balducci cel 339 35 23 168 Lucia Ziniti cel. 349 055 35 98 Ufficio: Via Salvemini, 55 - Faenza - RA Cantina: Via Salita di Oriolo - Faenza - RA

www.cantinasanbiagiovecchio.com


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43 CARNE CHE PASSIONE

FIERE

IN GENNAIO LA FESTA DEL MAIALE A VERUCCHIO, MONTIANO E VILLA TORLONIA

Un viaggio tra i prodotti tipici A Forlì torna Sapeur, dal 22 al 24 gennaio

Tanti appuntamenti in Romagna nel mese di gennaio dedicati alla vecchia tradizione contadina della “smettitura” del maiale. Tra gli altri segnaliamo la fiera del Maiale – detta Fira de Bagòin – di Verucchio, due giorni di festa (il secondo week-end di gennaio) in cui le specialità del maiale la fanno da padrone: costolette, salsicce, fegatelli, cotechini, ciccioli, salame e naturalmente il sanguinaccio, dolce tipico preparato con il sangue del maiale. Come contorno la musica folkoristica romagnola e bancarelle sparse per tutta piazza Europa. Molto suggestiva anche la festa del weekend successivo a Villa Torlonia (San Mauro Pascoli). Si tratta dell’undicesima edizione della Festa de Bagoin ma la Tora (la festa del maiale alla torre), in programma da venerdì 15 a domenica 17 gennaio in coincidenza di Sant’Antonio Abate. Durante la tre giorni si terranno incontri, mostre e sono in programma musica e balli, oltre alla lavorazione sul posto delle carni, la preparazione degli insaccati e lo stand gastronomico con prodotti a base di carne di maiale cotti rigorosamente alla brace. Domenica 24 gennaio (dalle 12 fino alle 20.30) la Festa del Maiale si terrà invece a Montiano, nel cesenate. In piazza, chiosco con ciccioli e vin brulè, mentre dalle 15 si procederà sotto al tendone alla dimostrazione della lavorazione della carne del maiale, alle 16.45 appuntamento con la tombola in piazza e dalle 19 cena allo stand gastronomico coperto.

Dal 22 al 24 gennaio si terrà a Forlì la 13esima edizione di Sapeur, la fiera del prodotto tipico di qualità. Un viaggio alla riscoperta del gusto e delle tradizioni culinarie delle Regioni di tutta Italia, tra sapori, profumi, prodotti tipici e artigianali. Una passeggiata in mezzo agli stand gastronomici regionali che propongono assaggi gratuiti per tutti i palati. «Centinaia di prodotti alimentari tipici e artigianali – si legge nella nota degli organizzatori dell’evento –, tutti in bella vista sui banchi e difficilmente reperibili nei negozi di generi alimentari». L’appuntamento è alla Fiera di Forlì venerdì 22 e sabato 23 dalle 10 alle 22.30, domenica dalle 10 alle 20. Biglietti: venerdì 2 euro, sabato e domenica intero 7 euro. Biglietto per la sezione degustazione vini 8 euro.

IL DOLCE TIPICO

A Massa Lombarda si celebrano i sabadoni A Massa Lombarda il 25 gennaio, in occasione della festività del patrono San Paolo, si svolge la Sagra del Sabadone, il dolce tipico massese (nella foto) che prende il nome dalla saba, distillato del mosto d’uva. Si tratta di una sorta di raviolo dolce con un ripieno a base di castagna.

DEGUSTAZIONI TRAMONTO DIVINO A CERVIA IL 28 DICEMBRE Il 28 dicembre si terrà a Cervia Tramonto DiVino, il consueto incontro con i migliori vini e i migliori prodotti Dop e Igp dell’Emilia Romagna. A partire dalle 17 ai Magazzini del Sale sarà possibile degustare più di 250 etichette regionali oltre a prodotti tipici. Le guest star della giornata saranno le 40 etichette del Franciacorta, come omaggio alle origini lombarde di Milano Marittima, e l’immancabile piadina romagnola con lezioni guidate e laboratori.


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JUNIOR

RIMINI

RAVENNA/1

A Natale va in scena la neve

A gennaio all’Almagià arrivano Al Novelli lo spettacolo “Snowshow” del celebre clown Slava dal 23 al 25 dicembre la Befana e Zorro Un Natale speciale va in scena al Teatro Novelli con il ritorno dello spettacolo più celebre di Slava, il clown russo pluripremiato e acclamato come “il più grande clown al mondo”, Slavas’ Snowshow. Poesia, gioia, divertimento, ma anche un pizzico di malinconia per lasciarsi incantare dalla magia dei fiocchi di neve, le bolle di sapone e i palloncini colorati sospinti da un vento di tempesta che avvolge in spire fatate il pubblico dei grandi e dei piccini, dagli 8 ai 100 anni. Uno spettacolo per tutti, capolavoro che riesce a fondere il dramma con la risata, il reale col surreale, la crudeltà con la tenerezza, accompagnando lo spettatore in un viaggio attraverso la poesia, la magia, la fantasia e la frenesia ludica come raramente capita di vivere. E allora, che il pubblico segua ancora una volta il Clown giallo e i suoi compagni in un’avventura che non finisce mai, come i palloncini, come la neve. In scena mercoledì 23 dicembre (alle 21), giovedì 24 dicembre (alle 16) e venerdì 25 dicembre (alle 21).

FORLÌ DANZA, MUSICA, MIMI

CESENA E GRANDI CLASSICI

Nella Chiesa di San Giacomo a Forlì, sabato 26 dicembre alle 21 e in replica domenica 27 dicembre alle 16 e alle 18 va in scena un grande classico di Natale per l’infanzia: La piccola fiammiferaia nell’allestimento di Ca’ Luogo d’arte. Domenica 3 gennaio, invece, al Diego Fabbri di Forlì alle 16 va in scena la storica compagnia francese, che utilizza i linguaggi della danza e mimo, The Musicians of Silence. Il 31 gennaio si torna invece a San Giacomo per lo spettacolo comico, musicale e acrobatico dei The Black Blues Brothers.

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UN LABORATORIO PER COSTRUIRE UNA TROTTOLA IN LEGNO Continuano gli appuntamenti per i più piccoli alla Rocca di Cesena con laboratori, giochi, film, spettacoli per bambini da 0 a 1000 anni... per osservare, sperimentare, imparare e far decollare la fantasia. Domenica 6 dicembre, in particolare ci sarà la compagnia di “C’erano una volta i giochi” di Nancy Kyla per il laboratorio manuale “Costruiamo insieme un giocattolo di legno?!”. Durante il laboratorio, i bambini scopriranno quanto è facile con materiali semplici creare una piccola trottola variopinta. Programma completo: www.roccamalatestianadicesena.it.

Tradizionale festa per la Befana all’interno della stagione “Le arti della Marionetta” del Teatro del Drago all’Almagià di Ravenna, in zona Darsena. Mercoledì 6 gennaio alle 15.30 si parte con il gioco dello scambio dei regali con pesca a sorpresa, mentre alle 16.30 va in scena lo spettacolo di burattini La mirabilante istoria di Fagiolino (del Teatro del Drago), prima della merenda e, alle 18, dell’arrivo della Befana. La tradizionale programmazione della stagione riprende poi domenica 17 gennaio alle 16.30 con le Storie di Arlecchino della compagnia Barbariccia. Domenica 24 gennaio, stessa ora e stesso posto, invece per godersi Z - Le avventure di Zorro, spettacolo di burattini catalani per bambini a partire dai tre anni della compagnia Ferrè&Ronga (nella foto).


JUNIOR

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Tre serate al Comunale

Poesia, teatro, cinema, stelle: una domenica di laboratori

Tre sabato sera di dicembre a “Teatro con mamma e papà” sono quelli che propone Accademia Perduta al teatro Comunale di Cervia. Si comincia il 5 dicembre con Un topo… due topi… tre topi… Un treno per Hamelin, una produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri, si prosegue il 12 dicembre, sempre alle 21, con Metamorfosi, cinque storie di uomini che si trasformarono in cose di Pietro Piva e si chiude con Storia di un bambino e un pinguino di Angelo Facchetti, con Michele Beltrami e Paola Cannizzaro. Il teatro Comunale di Cervia si trova in via XX settembre. Info, tel. 0544 975166.

Domenica 13 dicembre, nell’ambito delle iniziative organizzate da Ravenna 2015, il Palazzo Rasponi di Ravenna si apre per una serie di attività dedicate prevalentemente a bambini e famiglia. Si comincia alle 10 nel Salone delle feste, al secondo piano, con Corpogiochi Off, “Laboratorio per cittadini dai 5 ai 99 anni” a cura di Cantieri (ingresso su prenotazione: tel. 329 4010828 o laboratoridautore@cantieridanza.org), mentre nella Sala 9, sempre al secondo piano del Palazzo, ci sarà un laboratorio di archeologia creativa (ingresso su prenotazione: tel. 331 7911990). Dalle 10.30 alle 12.30 “Un Mondo di Gioco e Regali”: bolle, palloncini e giocolerie varie a cura di Urban Fàbrica / Circolo degli Attori animerà il cortile interno e l’atrio al piano terra. Dalle 15 alle 18.30 si svolgeranno invece vari laboratori tra cui il laboratorio “Il piccolo villaggio” a cura di Lucertola Ludens, il laboratorio didattico “Galileo e la Luna” a cura di Arar / Planetario e poi ancora Bunny Avatar a Palazzo a cura di TCP – Tanti Cosi Progetti. Dalle 15 anche il laboratorio “Sagomine parlanti” a cura dell’Associazione culturale La Bagattella (ingresso su prenotazione: tel. 392 6664211), mentre Teatro del Drago presenterà Da Fagiolino a Teo: storie di marionettisti e burattinai. Nella sala 5 al primo piano ci sarà la mostra spettacolo con visite guidate Pin’occhio – viaggio giocoso in sette movimenti. Ma il programma prevede ancora il laboratorio teatrale Pianeta giallo #animale (vedi pag. 19), alle 15, a cura di E production/ Fanny&Alexander (ingresso su prenotazione: tel. 392 6664211), la mostra Nel giardino di Giverny con Monet a cura della Scuola Primaria Garibaldi, un laboratorio di cinema e di poesia e uno spettacolo di burattini (alle 17) con Teatro del Drago. Si chiude alle 18 con Filastrocca, filastrocca: parla piede, balla bocca, performance di poesia e danza di Franco Costantini e Emilia Sintoni prima di lasciar spazio alle feste che si apriranno in serata per i grandi.

FUSIGNANO E COTIGNOLA

Tra cappuccetto e Pik Badaluk Gennaio di spettacolo per i più piccoli nella Bassa lughese, in provincia di Ravenna. Sabato 16 dicembre al teatro Binario di Cotignola va infatti in scena Se Pinocchio fosse Cappuccetto Rosso (Compagnia Nata, ore 20.45). Al teatro Moderno di Fusignano si comincia invece il 10 gennaio con la messa in scena teatrale di un classico della letteratura per l’infanzia: Pik Badaluk di Ca’ Luogo d’Arte (nella foto). Alle 17 di domenica 24 gennaio va invece in scena lo spettacolo Cappuccetto Rosso della storica e pluripremiata compagnia ravennate Tanti Cosi Progetti.

FAENZA E BAGNACAVALLO

Natale ed epifania al Masini

SAN BARTOLO

Tanto teatro anche tra Faenza e Bagnacavallo per i più piccini. Nel bellissimo teatro Goldoni andrà in scena Il manifesto dei burattini del Teatrino dell’Es domenica 13 dicembre alle 17. Domenica 20 dicembre spettacolo natalizio con Pandemonium Teatro (ore 16) al Masini di piazza Nenni, a Faenza, dove si festeggia anche la festa della Befana il 6 gennaio alle 16 con lo spettacolo A proposito di Piter Pan (nella foto). Nuovo appuntamento poi nella città manfreda domenica 17 gennaio con Il gigane soffiasogni de La piccionaia.

DOMENICA DI SPETTACOLO AL VULKANO Fitto programma di spettacoli domenicali per la rassegna “Tè a Teatro” nello spazio Vulkano di San Bartolo, vicino a Ravenna. Domenica 10 gennaio va in scena Un, due, tre di Drammatico vegetale, il 17 Tre servi alla prova, il 24 Il circo tre dita di Alberto De Bastiani e domenica 31 gennaio ci saranno invece le Briciole di Pollicino di Baba Jaga. Tutti gli spettacoli iniziano alle 15.30.

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EXTRA

L’INTERVISTA

Tra panettoni e detersivi spunta il jazz Dal Prato racconta Deco e le sue passioni L’amministratore delegato della coop con trecento dipendenti nei settori alimentare e pulizia della casa «Avremmo potuto cercare scorciatoie per i risultati ma non si può se hai una cultura d’impresa» La produzione di detersivi e l’industria alimentare di biscotti e crackers: si muove tra questi due settori l’attività di Deco l’azienda di Ravenna che affonda le sue radici imprenditoriali all’inizio del Novecento. Oggi conta quattro stabilimenti in Romagna e oltre trecento dipendenti che portano avanti le lavorazioni dovendo fare i conti con l’evoluzione del mercato e degli approcci del consumatore in settori dove le sensibilità hanno conosciuto sviluppi molto profondi in tempi recenti. La cultura d’impresa della cooperativa ce la racconta Giorgio Dal Prato, amministratore delegato. Alimentari e detergenza sono i settori in cui opera Deco. Possono sembrare contesti distanti: hanno punti in comune? «Il comune denominatore è soddisfare i bisogni domestici delle famiglie. La mission di Deco è da sempre quella di identificare e sviluppare prodotti per l’alimentazione salutare delle persone e la pulizia e l’igiene della casa che siano sicuri, di qualità e competitivi. Lo scopo è soddisfare ogni giorno i bisogni di milioni di consumatori che, in diverse occasioni della vita domestica, al mattino per colazione, in una pausa della giornata, per festeggiare una ricorrenza e per la cura della casa, possano

«La sensibilità

alla corretta nutrizione è ancora scarsa nel grande pubblico

TEMPI MODERNI Io corro Tu corri Ella/Egli corre Noi corriamo Voi correte Essi corrono

apprezzare la qualità dei nostri prodotti o di grandi industrie o distributori che si avvalgono delle nostro know how industriale». Come si può descrivere la cultura d’impresa di Deco?

»

TEMPI UMANI Chi corre sempre saprà sempre meno cose di colui che resta calmo e riflette. (Proverbio africano)

«La nostra cultura industriale è orientata alla qualità dei prodotti intesa come sicurezza, salubrità, rispetto delle persone, dell’ambiente e del territorio. Investiamo continuamente in efficienza produttiva, acquistando nuove tecnologie, nella R&S di nuovi prodotti per adeguarli alle mutevoli esigenze dei consumatori e nella formazione e sviluppo delle risorse umane che col proprio lavoro hanno influenza sulla qualità dei prodotti e dei servizi. Il tutto con grande rigore gestionale». Ci sono aspetti della cultura d’impresa Deco che sono distintivi di questa azienda? «L’etica aziendale orientata alla sostenibilità sociale, economica e ambientale dei prodotti e dei processi. Ad esempio è dal 1986 che utilizziamo plastica riciclata per realizzare i nostri flaconi, abbiamo programmi volontari per ridurre l’impatto ambientale dei nostri prodotti e processi, riducendo anche i consumi di risorse naturali». Ci sono state in passato scelte aziendali dettate dalle linee della cultura d’impresa anche se sarebbe stato più vantaggioso seguire altri percorsi? «Come amministratore delegato della cooperativa non sono solo chiamato a massimizzare il valore dell’azio-

Cultura, la riflessione a tutto tondo sulla nostra vita RAVENNA eDINTORNI.it

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ne o dell’impresa nel breve periodo per collocarla sul mercato, ma anche a perseguire uno sviluppo durevole nel territorio, sostenibile in un’ottica intergenerazionale È chiaro che senza questi valori avremmo potuto cercare scorciatoie più convenienti per raggiungere i nostri obiettivi di sviluppo nel mercato, come il decentramento produttivo anche all’estero dove il costo dell’energia e del lavoro sono molto più convenienti. La nostra capacità di mantenerci competitivi nel tempo, dipende dalla nostra capacità di affrontare tempestivamente i processi di cambiamento, coerentemente con l’evoluzione sociale, economica e culturale del Paese. L’importanza della sostenibilità sociale, economica, ambientale, è nata e cresciuta nella convinzione che la responsabilità sociale dell’impresa sia intrinsecamente connessa al concetto di sviluppo durevole». Il periodo storico è particolarmente attento all’alimentazione sana. Questo probabilmente impone ai produttori attenzioni maggiori: si tratta di soddisfare richieste effettivamente utili o sono più necessità dettate dalle mode del momento? «Probabilmente è nata e si è inizialmente sviluppata come moda ma ora il legame fra alimentazione, stile di vita e salute delle persone è scientificamente dimostrato e condiviso. L’industria alimentare ha quindi un ruolo primario nel fornire risposte efficaci ai diversi stili di vita delle persone con prodotti nutrizionalmente adeguati e correttamente comunicati». L’attenzione al cibo sano e a stili di vita corretti come si sono concretizzati nell’universo Deco? «Da oltre 15 anni ci impegniamo a fornire ai consumatori una corretta informazione sui prodotti, offrendo


EXTRA

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L’AZIENDA SCELTA

OGNI GIORNO DA

500MILA

PERSONE

Deco Industrie progetta, realizza e confeziona detersivi ad uso domestico, oltre a prodotti da forno, dolci e salati. Si confronta direttamente con le esigenze della grande distribuzione, con gli standard qualitativi dei grandi marchi nazionali studiando le abitudini dei consumatori. Le sedi del gruppo cooperativo fondato nel 1951 sono dislocate nei tre stabilimenti alimentari di San Michele, Forlì e Bondeno, a cui si somma quello di Bagnacavallo per la detergenza. Il fatturato 2014 è stato di circa 123 milioni di euro (+4 percento rispetto al 2013), 132 milioni pezzi prodotti nel 2014, in pratica circa 500.000 atti di acquisto al giorno da parte dei consumatori. Ha oltre 300 dipendenti.

l’opportunità di poter scegliere consapevolmente i cibi più coerenti al proprio stile di vita. Da più di 15 anni Deco realizza etichette con informazioni trasparenti e chiare fornendo quante più informazioni utili, con tutti gli ingredienti esplicitati anche quando non previsto dalle norme. Offire prodotti nutrizionalmente equilibrati ad un prezzo conveniente comporta una continua ricerca per rispondere alle linee guida e ai regolamenti nazionali ed internazionali». Il grande pubblico, quello che entra nei negozi e compra, quanto è davvero informato sui temi della salute nel cibo e quanto invece si lascia abbagliare da falsi miti? «Pur essendo cresciuta, la sensibilità alla corretta nutrizione è ancora scarsa nel grande pubblico, infatti in nessun Paese al mondo il fenomeno dell’obesità è in riduzione. Occorre impegnarsi maggiormente per favorire l’educazione al consumo, alla nutrizione e ognuno nel suo piccolo può dare un contributo. Innanzitutto insegnare la corretta nutrizione ai bambini sin dalle scuole, formare tutti gli insegnanti su questo tema e soprattutto le donne perché sono le più coinvolte nella produzione, nell'acquisto, nella preparazione del cibo e nell'educazione dei figli». Commercio online: è un canale che Deco utilizza? È un canale che può essere percorso per questi prodotti? «Sta crescendo in modo esponenziale ma nei beni di largo consumo è frenato dal costo del delivery. Lo stiamo monitorando e sperimentando, ma riteniamo che sia più terreno di sviluppo della grande distribuzione organizzata e dei piccoli produttori di nicchia piuttosto che dell’industria». La trasparenza è un valore importante. Tra le imprese c’è

abbastanza apertura o ancora troppe volte si tende a cercare un paravento dietro cui nascondersi? «La trasparenza è un valore, ma non sempre conveniente da perseguire. Deco pubblica il bilancio di sostenibilità che è il frutto della volontà di diffondere in modo trasparente, chiaro e completo le informazioni di maggior rilievo e testimoniare quanto viene fatto dai soci e dipendenti Deco Industrie nello svolgere le proprie attività in tema di responsabilità sociale d’impresa». Il mondo imprenditoriale nel suo complesso è chiamato anche a sostenere il mondo culturale oppure la cultura deve essere capace di camminare solo con le proprie gambe? «La cultura costa e gli operatori culturali, anche i grandi artisti, non sono in grado di sostenerla e diffonderla al grande pubblico senza il sostegno pubblico o privato. Deco investe oltre

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Il chitarrista americano Al Di Meola è tra i musicisti preferiti di Giorgio Dal Prato, amministratore delegato di Deco Industrie

150mila euro all’anno in varie iniziative culturali e sportive prevalentemente locali, e abbonamenti a riviste e spettacoli per i propri soci e dipendenti». Deco ha partecipato a Expo. L’esposizione è stata celebrata ma è stata davvero un successo per gli scopi prefissati o piuttosto una vetrina promozionale che per “nutrire il pianeta” è servita a poco? «Deco ha presentato all’Expo una nuova linea di prodotti con farine integrali a ridotto contenuto glicemico sviluppato in collaborazione con l’Università di Pavia, che ha suscitato notevole interesse tra i medici, nutrizionisti, grandi clienti e consumatori presenti. L’esposizione universale è stata innanzitutto un grande successo di pubblico e ha contribuito a migliorare l’immagine del cibo italiano nel mondo. Ha favorito anche riflessioni e dibattiti sulla grande contraddizione, l’eccesso di cibo nelle zone più sviluppate del pianeta e l’accesso al cibo nelle zone più povere». Abbiamo parlato di cultura d’impresa e cultura più classica. Per quanto riguarda quest’ultima qual è la sua dieta culturale? Ultimo libro letto? «“I traditori” di Giovanni de Cataldo e “Armi-acciaio-malattie” deell’antropologo Jared Diamond». Ultimo film visto? «Un documentario sul British Museum». Ultimo concerto visto? «Al Di Meola, chitarrista americano al Blue note di Milano». Mostre? «Seguo quelle del San Domenico di Forlì, del Palazzo diamanti di Ferrara, del Mar di Ravenna, del Mic di Faenza oltre a tutte quelle di Linea D’ombra in Italia». (gu.sa.)


TOSCANA

L’incanto dell’Alto Mugello in attesa del Natale Nei piccoli borghi dell’Alto Mugello – un balcone toscano affacciato sull’Emilia Romagna - l’attesa del Natale è magica. Circondati da montagne e boschi, immersi in un paesaggio affascinante che quando si ricopre di una coltre di neve diventa incantato, Palazzuolo Sul Senio, Marradi e Firenzuola nelle domeniche che precedono il Natale allestiscono suggestive manifestazioni. A Palazzuolo Sul Senio il 6, 8, 13 e 20 dicembre si svolge MAGIE DELL’AVVENTO. Nelle vie del borgo medioevale inondate da musiche natalizie si potranno ammirare anche sulle finestre, nascosti negli angoli e nei portoni i tradizionali o innovativi presepi del percorso “100 Presepi per Palazzuolo”. Nella Piazza dell’Avvento (Piazza IV Novembre) vengono allestiti stand con presepi, decori, composizioni, candele ecc e non mancherà la baita con Babbo Natale che ascolterà i desideri dei bambini. Presso lo stand della “Mangiatoia” specialità gastronomica e prodotti tipici. Non mancheranno gruppi musicali, artisti di strada e animazione per grandi e piccini. Nelle ore serali Palazzuolo sarà illuminato da tante lanterne bianche. Il 26 dicembre alle ore 20,30 Rievocazione storica della Nascita di Gesù nelle vie del centro storico (Info: 055 8046125 – www.palazzuoloturismo.it) A Marradi il 6 e 13 dicembre ci saranno i MERCATINI DI NATALE con i tradizionali banchetti con prodotti tipici, idee regalo e oggetti natalizi. Alle 11 arriverà nel villaggio Babbo Natale con la sua magica slitta e aprirà l’ufficio postale per timbrare e imbucare le letterina dei bimbi. Alle 12 degustazione di piatti tipici marradesi nei RISTORANTI IN PIAZZA o ci si potrà riscaldare al fuoco del grande braciere, cuocere la salsiccia e gustare caldarroste e vin brulè. Alle 13 lo spettacolo delle bolle di sapone e alle 14 quello di Burattini e Marionette. Alle 15 “C‘era una volta... novella, cioccolata calda” merenda accanto al camino nello splendido Palazzo Torriani (su prenotazione 335.6926412). Alle 15,30 domenica 6 dicembre Coro Gospel “Voices of Joy” di Faenza mentre domenica 13 dicembre “Coro Degli Animosi” di Marradi. Il 6 dicembre l’asinella Pippi porterà i bimbi a spasso sul carrettino. (Info: 055 8045170 - www.pro-marradi.it) A Firenzuola l’appuntamento è il 13 e 20 dicembre con FIOCCHI DI NATALE: due domeniche per cercare regali, decorazioni e leccornie nel centro storico. Ci saranno stand gastronomici e spettacoli di animazione per bambini. Non mancherà la presenza di Babbo Natale. Il 20 alle 15.30 concerto in piazza “Canzoni di Natale sotto l’albero”. Da Imola per raggiungere Firenzuola si attraversa la frazione di Piancaldoli dove il 6 e 20 dicembre si terrà un simpatico “Mercatino delle arti e dei sapori”. A Cornacchiaia, altra frazione di Firenzuola, nella chiesa romanica di San Giovanni Battista Decollato risalente al 1025, si terrà il 26 dicembre alle ore 17.00 il tradizionale Concerto di Natale del coro polifonico femminile “Mulieris Voces”. (Info: Tel. 055 8199477 www.comune.firenzuola.fi.it)

IL CALENDARIO DEGLI GLI EVENTI 6 dicembre Palazzuolo Sul Senio: MAGIE DELL’AVVENTO Marradi: MERCATINI DI NATALE 8 dicembre Palazzuolo Sul Senio: MAGIE DELL’AVVENTO Dall’8 dicembre al 6 gennaio Palazzuolo Sul Senio: 100 PRESEPI PER PALAZZUOLO 13 dicembre Palazzuolo Sul Senio: MAGIE DELL’AVVENTO Marradi: MERCATINI DI NATALE Firenzuola: FIOCCHI DI NATALE 20 dicembre Palazzuolo Sul Senio: MAGIE DELL’AVVENTO Firenzuola: FIOCCHI DI NATALE 26 dicembre Palazzuolo Sul Senio: PRESEPE VIVENTE Firenzuola: CONCERTO DI NATALE A CORNACCHIAIA Nella vallata del Mugello al di là dei passi appenninici della Colla, del Giogo e della Futa si segnalano i seguenti particolari eventi: SIGNORE IN RICAMO Borgo San Lorenzo – Villa Pecori Giraldi 29/11 e 5, 6 e 8/12 ore 1013 e 15-19 Nel Museo della Manifattura Chini mostra della Scuola di Ricamo di Borgo San Lorenzo con la presenza dei cappelli storici del Museo della Paglia di Signa. PRESEPE MECCANICO Borgo San Lorenzo (Oratorio SS.Crocifisso) - dall’8 dicembre al 10 gennaio Con ricostruzioni di paesaggi, personaggi in movimento e l’alternarsi del giorno e della notte. Info: 055 8459295 TRENO DELLA BEFANA San Piero a Sieve – 6 gennaio 2016 Il treno a vapore, con la Befana a bordo, partirà da Firenze con sosta a San Piero a Sieve e ritorno. Info: 055 8487241, www.prolocosanpieroasieve.it CAVALCATA DEI MAGI Borgo San Lorenzo – 9 gennaio 2016 Sfilata in costume da Villa Pecori Giraldi con i Re magi che cavalcheranno lungo le vie del paese. Esibizione dei Bandierai e Musici di Castel San Barnaba. Info: 055 849661, www.comune.borgo-san-lorenzo.fi.it


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