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FREEPRESS n.36

FEBBRAIO 2018

MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE

Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205

Nella foto Antonio Rezza (intervista a pagina 17)

FACCE DA TEATRO REZZA E MASTRELLA A RICCIONE TUTTI GLI SPETTACOLI DEL MESE DA NON PERDERE


BONALDO Letto Cuff

Via Faentina 218s Fornace Zarattini Ravenna tel. 0544 463621 www.ravennainterni.com www.facebook.com/RavennaInterniM


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febbraio 2018

EDITORIALE Più spazi d’autore nel nuovo R&D Cult Ed eccolo qui, il nuovo R&D Cult. Quando siamo partiti, alla fine del 2014, ci eravamo dati tre anni per capire se e come potesse avere un senso una rivista come questa, con questo formato, con questa distribuzione. Per noi rappresentava un salto, passare dai confini della nostra Ravenna – dove da oltre quindici anni pubblichiamo un settimanale di cronaca, economia, politica e cultura free press – a un mensile di sola cultura ma che parlasse a tutta la Romagna. Così come piace farlo a noi. Gli appuntamenti da non perdere, ma anche le interviste ai protagonisti della scena (non solo locale), le recensioni, i consigli. Ecco perché da questo numero ci saranno anche più rubriche di opinione, spazi fissi che vanno ad aggiungersi a quelli che già ci accompagnavano nel cinema (grazie alla collaborazione con Albert Bucci) e nella musica, con anche firme prestigiose come quella di caratura nazionale (scrive anche, tra le altre cose, per la rivista “Rumore”) di Francesco Farabegoli o di Bruno Dorella, musicista di culto della scena rock italiana che qui si è reinventato, con ottimi risultati, critico musicale. Ora si affianca la guida “per spettatori nomadi” di Iacopo Gardelli, giovane collaboratore che ogni mese si assumerà il difficile compito di scegliere cosa c’è da non perdere (o chissà, magari invece cosa c'è da perdersi assolutamente) dell'ampia scena teatrale romagnola, mentre Linda Landi nella sua “materia oscura” si occuperà di arti visive e non poteva mancare uno spazio critico anche nei libri. Qui troverete roba nuova e vecchia, autori romagnoli o libri che con la Romagna c’entrano qualcosa, libri che però in ragione dell'editore o di qualche caso fortuito, dalla Romagna sono anche usciti e hanno in un modo o nell'altro raccontato questo bizzarro pezzo di mondo anche al resto di Italia. Ecco, mentre è in atto forse una delle campagne elettorali più tristi di sempre, dove al momento in cui andiamo in stampa si è parlato di pensioni, di regalie varie, di tasse, di immigrati, di lavoro (per la verità anche poco) ma dove la cultura ha fatto per ora solo qualche fugace e sfuggente comparsa (ma c'è tutto febbraio, forza ragazzi) questo giornale vuole anche essere un'agenda per una fuga dal pensiero e dalla parole stereotipate del dibattito televisivo, per una lettura trasversale e laterale e critica del mondo come solo i linguaggi creativi possono offrirci, per arrivare al 4 marzo, comunque la si pensi, più preparati e meno ovattati.

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INTERVISTA FABRIZIO BOSSO TRA JAZZ, TROMBA E JACK LONDON

PROGETTI LA RINASCITA DEL FULGOR, IL CINEMA DI FELLINI

COPERTINA A TU PER TU CON ANTONIO REZZA E FLAVIA MASTRELLA

RECENSIONE LA BIENNALE DELL’INCISIONE DEDICATA A MAESTRI

LIBRI FABIO GEDA E IL SUO OMAGGIO A MARK TWAIN

GUSTO “LOVERIE” E TRADIZIONI DI CARNEVALE IN ROMAGNA

“FIATO AL BRASILE”, UNA SETTIMANA DI INCONTRI E CONCERTI Dal 6 al 12 febbraio torna con la settima edizione “Fiato al brasile”, la rassegna musicale nata da un’idea del sassofonista faentino Silvio Zalambani e del compositore José Gustavo Julião de Camargo (protagonista anche con il suo Zeluza Trio). In programma conferenze, incontri e concerti per una settimana dedicata alla scoperta della musica e della cultura brasiliana con ospiti dal Sudamerica, in vari luoghi tra Faenza, Lugo e Forlì. Info e programma al sito www.scuolasarti.it

R&D Cult nr. 36 - febbraio 2018

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo

Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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rap & pop

Come rifarsi una verginità artistica dieci anni dopo averla persa Quando Caparezza era ancora Mikimix e provò a sfondare sul palco del Festival di Sanremo, come dei Sottotono vietato ai minori... Caparezza in una foto promozionale del suo ultimo album, “Prisoner 709”, con cui sarà in tour il 9 febbraio al palazzetto di Forlì

Tra i lati negativi della cosiddetta retromania c’è che alle volte ci troviamo a rimpiangere certi lati particolarmente oscuri e tristi del nostro passato solo perché all’epoca avevamo i capelli e il ventre piatto. E credo che questo sia dovuto al fatto che gli eroi decadenti sono accolti meglio degli eroi ciccioni. Nella fattispecie: ne ho parlato diverse volte di recente, ma se prendete la musica italiana uscita alla fine del 2017 ci sono tre dischi legati tra loro a doppio filo. Sono dischi molto ben accolti dalla critica, che ne ha lodato l’ampiezza di visione, la capacità di reinventarsi, la personalità e la qualità delle canzoni. E tutti e tre vengono da artisti che si sono imposti con musica la cui ampiezza di visione, capacità di reinventarsi, personalità e qualità del songwriting era pressoché nulla. In altre parole, si tratta di tre buoni dischi fatti da gente che agli inizi faceva schifo a tutti. Parlo ovviamente di Jovanotti, Cremonini e Caparezza. Jovanotti sta seguendo da vent’anni e passa la stessa strategia artistica, che se vogliamo è anche accorta: scrive canzoni, si circonda di musicisti stratosferici, accoglie sotto la sua ala qualche indipendente, e via andare. Cesare Cremonini continua a cesellare la sua visione magniloquente di pop orchestrale applicato al pop non orchestrale – io personalmente lo preferivo quasi ai tempi dei Lunapop, ma sono in minoranza. Caparezza ha fatto l’opposto: ha preso il nome, il personaggio e la musica con cui aveva provato a fare successo negli anni novanta, li ha buttati nel cestino ed è passato oltre. Delle tre è la storia meno frequentata a dire il vero: negli anni novanta si fa chiamare Mikimix, nasce come volto giovane dell’allora Videomusic (conduceva Segnali di Fumo assieme alla Maugeri, una cosa un po’ difficile da descrivere, era una trasmissione di stampo alternative ma in studio c’era una cagnara simile a quella di Non è la Rai), e contemporaneamente s’arruola nella classica trafila sanremese per sfondare come cantante, come dei Sottotono vietati ai minori o un Nesli antelitteram. Poi semplicemente decide di dargliela su: un po’ l’insuccesso e un po’ il disgusto di se stesso. Mikimix, all’anagrafe Michele Salvemini, si chiude in un garage di Molfetta a scrivere nuove cose e nel 2000 ne esce con una testa di capelli tipo Abatantuono, il nome Caparezza e un disco rap dai toni molto più decisi. Il botto commerciale vero e proprio è col disco successivo, che si chiama Verità Supposte e contiene il singolo “Fuori dal Tunnel”. Le principali critiche a Mikimix/Caparezza in questo periodo non sono legate alla mafia dell’indie quanto a quella dell’hip hop, che nei primi anni duemila è piuttosto agguerrita – la scena s’è ritirata su se stessa per sopravvivere, le popstar non sono ancora manco un’ipotesi, Salvemini ha la fedina artistica troppo sporca e non si può dire che venga davvero dal giro hip hop. Da qui in poi è una storia come tante, le-

“La credibilità underground è facile da ottenere: basta non vendere e avere dei buoni agganci” LA CURIOSITÀ Dente in tour con il poeta Guido Catalano Tutto esaurito al Moderno di Savignano

Il cantautore emiliano Dente e il poeta torinese Guido Catalano incrociano chitarra e penna, per parlare d’amore “a modo loro” in un tour (con la regia di Lodo Guenzi della band Lo Stato Sociale) che tocca la Romagna il 2 febbraio al cinema-teatro Moderno di Savignano. I biglietti per il concerto-spettacolo sono andati esauriti in prevendita con diverse settimane di anticipo.

POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli

“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”

gata più all’infilare singoli e situazioni che altro. Caparezza ha la fama del duro, non partecipa a certe circostanze, non si piega a certi compromessi artistici e tutto il resto. Da quando porta questo nome si è fatto coinvolgere in cause sacrosante, ha accettato pochissimi compromessi, arringa il pubblico come se non ci fosse un domani e continua a tenere alta la bandiera dell’integrità. C’è una cosa molto bella che disse Norman Cook, quando Fatboy Slim era l’artista pop più venduto sulla terra. Disse che la credibilità underground è una cosa piuttosto facile da ottenere: basta non vendere e avere dei buoni agganci. Le dinamiche inglesi comunque sono sempre state legate agli hype di breve periodo, all’idea che oggi tutti stiano in fila per comprare il tuo disco e domani sia tu a far la fila all’ufficio di collocamento. In Italia, parlando in generale, siamo ancora abituati a pensare per compartimenti stagni: quando la Pausini fa un pezzo con la cassa, ci si chiede chi stia cercando di fregare. Non voglio dire che sia un atteggiamento particolarmente illuminato. Ma l’idea di farsi una verginità artistica cambiando nome e musica, dieci anni dopo aver perso la verginità artistica, è come ascoltare il pippotto contro l’evasione fiscale di un politico che dieci anni fa è andato in galera per evasione fiscale. Ecco, quel che mi fa più girare le scatole sono quelle volte che vedi il politico sbatterti in faccia le ultime sette dichiarazioni dei redditi. Poi naturalmente chiunque decide da caso a caso, e lo fa più che altro a seconda di quanto gli può piacere il disco. A me personalmente piace pensare che ci sia sotto qualcos’altro, che data a diversi anni prima dell’uscita delle prime cose di Mikimix: la parabola del figliol prodigo, o la storia di San Francesco e tutta quella roba. Continuiamo a sperare che ci sia Qualcosa Di Grande Tra Di Noi e che possa venire da Amici o X-Factor, o magari raccontare che quei dischi che tutti consideravano odiosi tutto sommato erano molto carini ingenui innocenti, e a quei tempi noi avevamo tanti capelli e niente pancia. E poi ci piace considerare Cremonini un Grande Autore, perché ci dà modo di perdonare i Lunapop, e ci piace che Jovanotti chiami ospite qualche nostro eroe, perché vuol dire che alla fine ne sapevamo a pacchi. E naturalmente ci piace ascoltare Caparezza, a prescindere da Mikimix, perché anche noi abbiamo qualche scheletro nell’armadio, e lui il suo non l’ha mai nascosto, anzi lo tiene lì in bella vista in modalità prendere o lasciare. A me però il suo ultimo singolo fa davvero schifo, non so che farci. Preferisco quasi “Oh Vita” e “Poetica”.

Caparezza il 9 febbraio a Forlì A due mesi di distanza dall’ultima data di Torino, Caparezza torna in tour per altre dieci tappe, tra cui (unica in Romagna), quella del 9 febbraio al palazzetto di Forlì.


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canzone italiana

LA ROMAGNA IN CUFFIA

MORANDI RIPARTE DA RIMINI Dopo la data zero di Jesolo, partirà il 24 febbraio dal palazzetto di Rimini il tour di Gianni Morandi, che promuove il suo 40esimo album di inediti, D’amore d’autore. Così come la Pausini (qui sotto), Morandi sarà tra i grandi ospiti di Sanremo.

OMAGGIO A DALLA LAURA PAUSINI, 25 ANNI DOPO Laura Pausini sarà tra gli ospiti del prossimo Festival di Sanremo, 25 anni dopo la vittoria all’Ariston che ha lanciato la sua carriera con “La solitudine”. La cantante di Solarolo ha pubblicato a fine gennaio il primo singolo tratto da Fatti sentire, il nuovo album in uscita il 16 marzo.

Il 14 febbraio al teatro Corte di Coriano concerto omaggio a Lucio Dalla con la band di Riccardo Majorana, storico vocalist, autore e collaboratore del cantautore bolognese.

Il blues rurale romagnolo di Vince Vallicelli di Luca Manservisi

“Blues rurale romagnolo” è l’espressione che pare abbia utilizzato lui stesso per descrivere il suo ultimo album solista, uscito lo scorso anno per Strade Blu Factory. Ed espressione non poteva essere più azzeccata per questo piccolo tesoro da custodire per gli amanti dei suoni della “terra” – per usare invece le parole di Antonio Gramentieri, chitarrista di Sacri Cuori e Don Antonio che nell’album suona e produce il tutto, marchiandolo a fuoco. Si tratta di La fevra, nuova incursione nel blues “dialettale”, dieci anni dopo l’ultima volta, di “Vince” Vallicelli, classe 1951, storico batterista della scena blues italiana con alle spalle collaborazioni con artisti come Gianna Nannini, Eugenio Finardi o Andy J. Forest. Uno che mentre andiamo in stampa, tanto per rendere l’idea, sta per partire per un tour in Messico con il cantante italoamericano Freddie Maguire, con cui ha appena registrato un nuovo album. E chissà che anche il dialetto romagnolo non sia “esportabile”, d’altronde uno come Cesare Basile, le cui canzoni in dialetto siciliano sono sicuramente state un modello per Vallicelli, è appena stato inserito nel cartellone del festival rock più importante al mondo, il Primavera Sound di Barcellona. Del resto impressiona la naturalezza con cui Vallicelli omaggia (cantando testi originali, scritti appositamente da autori vari) la sua terra, la sua Forlì, in un contesto che rimanda invece a Oltreoceano. In un album in cui ancora hanno un valore i fruscii, i suoni tra le note degli strumenti, registrato sempre a Forlì all’Amor Mio Non Muore “forse l’unico studio completamente analogico presente in Italia” (citando la cartella stampa), utilizzando in larga misura materiale a marca Lombardi Amplificazioni di Castrocaro Terme, “forse l'ultimo grande costruttore italiano di impianti audio professionali”. L’artigianato, in definitiva, che si fa arte.


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CONSIGLI D’AUTORE

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THE SONICS, MEZZO SECOLO DOPO Il programma dei concerti del Bronson Tra i rock club ormai più rinomati dell’intera penisola, il Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna) parte in febbraio con il concerto di mercoledì 3 dei veneti New Candys (post-punk, rock psichedelico) per poi proseguire il 9 con il cantautore americano Sam Amidon e il trio di culto italiano Guano Padano (folkrock strumentale), sul palco insieme per un concerto senza dubbio originale. Il giorno dopo, sabato 10, al Bronson si andrà probabilmente verso il tutto esaurito con l’unica data in regione delle ultime dieci aggiunte al lungo tour dei perugini Fast Animals and Slow Kids (altrock) a supporto del loro ultimo album Forse non è la felicità, dopo oltre 40 date e 50.000 presenze registrate ai concerti. Il 15 febbraio al Bronson (unica tappa del nord Italia oltre a Milano) arriva invece un pezzo di storia del garage rock americano, The Sonics, tornati stabilmente da una decina d’anni ma noti soprattutto per la loro carriera degli anni sessanta e oggi di nuovo in tour in Europa quasi sessant’anni dopo. Altri appuntamenti di caratura internazionale il 24 febbraio con il brit-rock dei londinesi The Wave Pictures e il 27 con il trio francese Zombie Zombie (synth-wave) mentre, nel mezzo, da segnalare anche la parentesi hip hop, in collaborazione con il Cisim, di sabato 17 febbraio quando Claver Gold, esponente di punta della scena underground italiana, presenterà il nuovo album uscito a fine 2017 al club di Madonna dell’Albero (il 2 febbraio sarà anche al Dancing Tre Stelle di Santarcangelo). Info e prevendite biglietti: www.bronsonproduzioni.com.

I miei dischi nei giorni del disordine di Riccardo Amadei *

L’americano Dan Rico, atteso all’Abajur. Sotto un concerto dei Fast Animals and Slow Kids, in arrivo al Bronson. A destra Riccardo Amadei

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PSICHEDELIA ANCHE DAL CILE Il live tra Cisim, Kinotto, Moog e Abajur Oltre al Bronson di cui si parla qui a fianco, nel Ravennate sono diversi i club o circoli con proposte di ottimo livello in ambito rock. Al Cisim di Lido Adriano la parola d’ordine è commistione e il calendario propone sabato 3 un punto di riferimento della scena rap underground italiana, il milanese Bassi Maestro, per poi proseguire l’11 con il concerto sperimentale della performer NicoNote (Violet Eves, Socì etas Raffaello Sanzio). Si torna ad atmosfere più classicamente folkrock il 16 con la presentazione ufficiale del nuovo album dei ravennati Rigolò, Tornado, per poi chiudere il mese, il 23, all’insegna ancora della sperimentazione con i progetti solisti dei due membri degli Ovo, ossia ?Alos (Stefania Pedretti) e Jack Cannon (Bruno Dorella). Passando al circolo Kinotto di Borgo Masotti, sempre nei dintorni di Ravenna, solito programma fuori dagli schemi: il 2 Dagger Moth (progetto solista della chitarrista ferrarese Sara Ardizzoni); il 4 lo storico gruppo indie-rock bolognese Ofeliadorme; l’11 le colonne sonore in salsa western dei toscani Dollaro d’onore; il 18 il jazz contaminato di Simona Severini e il 25 il forlivese (anche produttore) Franco Naddei. Arrivando alla città di Ravenna, il Moog ospita tre concerti all’insegna del rock psichedelico: il 7 i (anche un po’ romagnoli) Fulkanelli, il 15 l’americano Chris Forsyth (& the Solar Motel) e il 22 i cileni Chicos de Nazca. Infine, sempre a Ravenna, al circolo Abajur il 2 febbraio surf music strumentale con i ravennati Molokai Cocktail; domenica 4 il cantautore americano Dan Rico; il 9 i veneti (punk-rock) Diplomatics, il 16 gli americani Cool Ghouls (rock’n’roll) e il 18 i portoghesi The Lemon Lovers (alt-rock).

Il fatto è che in furgone non abbiamo l’autoradio. È un Ducato vecchissimo e poi ogni volta Alberto o Enrico mi dicono che porteranno le casse wireless per collegarci il telefonino, che poi non colleghiamo mai, perchè Enrico col telefonino ci spippola tutto il tempo per stalkerare le sue amiche e Alberto lo usa come navigatore (lo attacca da quando esce dal garage fino al parcheggio del locale dove suoneremo) e allora ci sarebbe il mio di telefonino, ma poi immancabilmente le casse wireless quei due se le dimenticano, assieme a un leggìo e al rullante e sai che delirio. Aggiungiamoci poi che Alberto viene da decine di anni nel metal spezzino, Enrico è un jazzista con tanto di pedigree (non parlategli mai del periodo elettrico di Miles Davis, potrebbe uccidervi), insomma capite bene la difficoltà nel selezionare una playlist? Elena, la violinista, ha una formazione accademica, adora la musica classica e i grandi cantautori degli anni 70 (ma io l’ho vista con questi occhi pogare a Ravenna mentre i Marlene Kuntz martellavano il pubblico con “Festa mesta”) e Gianluca... beh Gianluca ha 3 fuzz Big Muff in pedaliera e il santino di Jack White nella custodia della sua Mustang del '72, insomma, è veramente dura. Comunque proviamoci: ecco qualche album che ha segnato profondamente la mia geografia musicale, il tutto rigorosamente in ordine sparso ovvero in disordine, che poi è la cifra di questo tempo, no? Weld di Neil Young and Crazy Horses Avevo 16 anni, andavo al Centro Sociale di Santa Giustina a fare incetta di cd (se ne potevano prendere in prestito fino a 5 per volta, l'mp3 era ancora solamente una sigla), portai a casa questo doppio live, assolutamente inconsapevole della materia incandescente che mi era capitata per le mani, lo diedi in pasto allo stereo Panasonic e alzai il volume: da allora non mi sono più ripreso (e non ho più abbassato il volume), giuro tutt’ora in certi passaggi mi si chiude ancora la gola. L’attitudine all’elettricità di Neil Young quando impugna le briglia dei cavalli pazzi è qualcosa di emotivamente deragliante. Con quel disco ho capito appunto che deragliare spesso può far parte della traiettoria. Disperati, intellettuali, ubriaconi di Bobo Rondelli Considero Bobo il più grande cantautore vivente del Belpaese. È uno di quegli artisti che dal vivo fanno il vuoto dietro. In questo disco c'è un brano, “Gigiballa”, dove Bobone canta la disperazione di un orso in gabbia in preda a un terribile mal di denti. Mentre il pubblico feroce e inconsapevole lo deride e gli lancia noccioline, Gigiballa si dispera, urla afono, cerca aiuto ma nessuno lo comprende. Durante l’esecuzione del brano la metamorfosi di Rondelli nel povero orso è qualcosa di commovente: i rantoli, le espressioni facciali, la crudeltà della gente e la marcetta grottesca a coprire l'orrore a colpi di gran cassa. Poi se lo chiedete a lui, son sicuro che vi direbbe che si tratta solo di un povero orso sfigato, ma sta proprio lì il segreto di Bobo Rondelli: nella capacità di entrare nelle canzoni, e di trascinarci poi tutto quello che ha a tiro, come un vortice, come una vertigine. E se poi lo guardi bene, se riesci ad intercettare i suoi occhi sfuggenti lo vedrai chiaramente: l'orso. Perchè Bobo è Gigiballa.

“Babel” Soudtrack Un film fatto di sguardi, dove la colonna sonora è l'architrave su cui poggiano le storie laceranti raccontate da Inarritu. Col tema di “Bibo No Aozora” un Sakamoto dallo spleen europeo ci regala una zattera in campo lungo, per portarci alla deriva. A Ghost Is Born di Wilco Ma Nels Cline è un genio della 6 corde oppure un invasato dell'effettistica e del “famolo strano”? Di sicuro a quel geniaccio di Jeff Tweedy va benissimo così com'è, e come dargli torto. Il disco si apre sornione con “At Least That's What You Said”, che è il mio brano preferito in assoluto, il Solo di chitarra che squarcia la canzone nella parte centrale ha qualcosa di musicalmente “pericoloso”, il Principe direbbe che “scarta di lato”. Plastic Fang di Jon Spencer Blues Explosion The King is dead, ok, ma di sicuro ha lasciato qualche degno erede. Jon Spencer, corrosivo e debordante come il rock'n roll dovrebbe sempre essere, per ascoltare “She Said” è necessario mettersi in posizione antiurto. Non bastasse questo, varrebbe la pena di comprare il cd solo per l'artwork della copertina. Dalla di Lucio Dalla Questo è l'album che cantavo a squarciagola con mio padre dentro la nostra Fiat Croma, quando all'età di 6-7 anni si andava in montagna a Predazzo a sciare con tutta la famiglia. Le storie che raccontava Dalla mi prendevano di sorpresa e il turpiloquio nei brani all'epoca mi faceva molto ridere. Lucio Dalla per me fa rima con “libertà”, proprio lui che diceva “davanti alla musica non ho mai potuto scegliere”. Mi manca tantissimo, mi manca come lo zio strambo che di nascosto ti prende e ridendo sotto i baffi ti porta a fare un giro sul suo motorone, senza casco. Lucio cantava “Tutta la vita, al centro della confusione”. Ecco appunto del Disordine, come si diceva all'inizio, vedi che tutto torna? Alberto non parla e guida, ma sembra annuire: sono più che sicuro che neppure la prossima volta si ricorderà di portare le casse col wireless. Forse. * Riccardo Amadei è un cantautore di Rimini. Autore di musica per il teatro e promotore culturale con l’associazione “Risuona Rimini”, ha pubblicato due album a firma “Riccardo Amadei e Les Pastìs” Sabato 17 febbraio sarà sul palco del teatro Corte di Coriano con altri artisti riminesi per una serata dedicata a ritratti di cantautori


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febbraio 2018

rock club cesena

rock club cervia e savignano

IN ESCLUSIVA I CANADESI DESPISED ICON

L’UNICA DATA IN REGIONE DEI “NUOVI” MEGANOIDI

I concerti di Vidia, Cantera e Magazzino Parallelo

I live di Rock Planet, Cinetico e Sidro

Lo storico Vidia di Cesena ospita il 17 febbraio i Despised Icon, gruppo deathcore canadese, per l’unica data italiana del loro tour europeo. Restando a Cesena, da segnalare i concerti del Magazzino Parallelo, tra cui il 7 febbraio una delle sei date italiane (anche il 6 al circolo Arci di Fossolo, a Faenza, e l’11 al Borgo Est di Santarcangelo) del cantautore inglese (garage-blues) Pete “O’Dublo” Bennett. Sempre al Magazzino, il 10 (per la festa di Carnevale) i forlivesi Moro & The Silent Revolution (folk-rock) e l’hardcore-punk dei veneti Stormo, che festeggiano l’uscita del nuovo album. Il 14, infine, live del cantautore toscano Alessandro Fiori. E ancora a Cesena, alla Cantera l’11 febbraio mix di afrobeat, folk e rock con gli inglesi Time for T; il 25 rock strumentale e “cinematico” con i milanesi Torso Virile Colossale.

Despised Icon, al Vidia

In Zaire, al Clandestino

rock club forlì e faenza

COLOMBRE E GIARDINI: UN ALTRO POP ITALIANO Il programma del Diagonal e del Clandestino Appuntamento con due cantautori di punta della scena alternativa italiana al Diagonal Loft Club di Forlì. Il 7 febbraio appuntamento con Colombre, progetto del marchigiano Giovanni Imparato che ha debuttato l’anno scorso con uno dei dischi più interessanti dell’anno, in Italia; il 14 sarà invece la volta di Umberto Maria Giardini, un tempo noto come Moltheni, che presenterà l’ultimo album “Futuro proximo”. Si muove tra chitarre, Suicide, blues ed elettronica minimale il progetto J.D. Hangover dei forlivesi Stefano Cantarelli e Roberto Villa, il 21 al Diagonal, che poi il 28 propone il live synth-pop di San Diego, dj e cantautore romano. Nella vicina Faenza, invece, da segnalare l’unica data al momento di andare in stampa programmata al Clandestino, quella del concerto dell’8 febbraio degli In Zaire, nome di culto dell’underground italiano che si muove tra heavy, prog e rock psichedelico.

Al Rock Planet di Pinarella di Cervia in febbraio l’appuntamento è sabato 17 con i Meganoidi, storica ska-punk band genovese impegnata nel tour di presentazione del loro sesto album, Delirio Experience (unica data in regione). Restando nel Cervese, al Cinetico di Montaletto da segnalare il concerto del 16 febbraio dei ravennati Actionmen e dei torinesi Cibo, tra hardcore, punk e “demenzialità”. Passando al Sidro di Savignano, invece, il 21 febbraio sale sul palco la giovane rock band fiorentina La Notte prima di due date all’insegna del punk. Il 23 con band emergenti italiane (i genovesi Ratbones, i marchigiani The Dinasyt e i romagnoli Cut Me, Mick e Spring Moods) e il 28 con le The Tomboys, gruppo giapponese tutto al femminile che approda per la prima volta in Europa. Curiosità nella curiosità: sono prodotte da Glen Matlock dei Sex Pistols.

Actionmen, al Cinetico

Amari, al Bradipop

rock club rimini

TRA INDIE TRICOLORE E BLACK METAL TEDESCO Il mese di febbraio di Bradipop e Wave A Rimini l’appuntamento con i concerti rock, dopo l’addio dello storico Velvet, è ormai da tempo il sabato sera al Bradipop, dove passano in particolare i gruppi della scena indie italiana. Il 3 febbraio l’appuntamento è con i friulani Amari, storica band che mischia rap, pop ed elettronica che presenta il nuovo album Polverone; il 10 arrivano i veneti The Skaworkers, che ripercorrono la storia del rocksteady jamaicano e il 17 gli Universal Sex Arena, band che si è fatta conoscere in particolare aprendo i concerti dei Verdena. Il mese del Bradipop termina il 24 con il dub-reggae di Forelock & Arawak. Restando nel Riminese, al Wave di Misano il 3 febbraio l’indie-pop delle ravennati In.versione Clotinsky, il 10 il rock demenziale dei marchigiani Kurnalcool e il giorno dopo appuntamento di caratura internazionale con i tedeschi Downfall of Gaia, tra pesi massimi del post-black metal europeo.

Vi aspettiamo nella tranquillità della campagna a due passi dalla città. La qualità e stagionalità delle materie prime selezionate, la ricerca di carni particolari come bisonte, bufalo e picanha preparate sia allo spiedo che alla griglia e le numerose paste fatte in casa rappresentano il connubio perfetto per rendere la nostra locanda una tappa fissa per ogni vostra occasione speciale e i vostri pernottamenti fuori porta.

14 FEBBRAIO

SAN O VALENTIN

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febbraio 2018

l’intervista

«Quel concerto in Corea, davanti a 35mila persone» A tu per tu con il grande jazzista Fabrizio Bosso, atteso a Gambettola e Russi con uno spettacolo su Jack London di Luca Manservisi

Il torinese Fabrizio Bosso, 44 anni, è tra i più importanti trombettisti jazz del panorama internazionale. In febbraio tornerà in Romagna (il 7 al teatro comunale di Gambettola e il giorno dopo a quello di Russi) con lo spettacolo Concerto per Jack London, concerto-reading tratto dal racconto The Game, adattato dall’attore Silvio Castiglioni. Un racconto di pugilato al ritmo del miglior cronista sportivo quale seppe essere, tra le tante altre cose, Jack London, e insieme una commovente storia d’amore. Fabrizio, come è nata questa collaborazione? Sei fan di London? Conoscevi già il racconto? «Non sono nuovo a collaborazioni del genere, mi piace interagire con letture e spettacoli. Ma no, non conoscevo il racconto che però mi ha da subito molto incuriosito, l’ho studiato, ci abbiamo lavorato: è una storia di cazzotti e d’amore, un po’ come la musica, ci puoi litigare e poi fare l’amore con il tuo strumento. La prima (al teatro della Regina di Cattolica ormai quasi un anno fa, ndr) ha funzionato e ora siamo pronti per riprendere il viaggio...». Nello spettacolo collabori con il fisarmonicista Luciano Biondini, con cui hai inciso anche un disco, in duo. Qual è la formazione con cui ti senti più a tuo agio? «Suonare con Luciano mi dà positività, mi fa tirare fuori il meglio di me, essere in due ci offre la libertà di cambiare in qualsiasi momento rotta. E suonare con una fisarmonica in certi momenti è come avere di fianco un’orchestra intera, per via dei volumi, mi piace. In generale non saprei scegliere la formazione migliore, ho bisogno di tutto, di qualsiasi tipo di collaborazione. È come dover scegliere tra club o teatro: l’importante è suonare, ogni occasione, ogni formato, offre un tipo di emozione diversa». Tu hai collaborato con artisti di svariati ambiti, compreso il pop e il Festival di Sanremo. Diventa necessario farlo, invece, in un campo come quello del jazz dove si rischia forse un effetto stantìo? «Forse sì, è come dici tu, per avere nuovi stimoli nel jazz servono spunti presi anche da altri generi. Nel mio caso comunque è venuto tutto naturale: ho iniziato a lavorare nel pop o a flirtare con la musica brasiliana perché ne ho avuto l’occasione e per me queste occasioni sono stimoli: collaborare e frequentare altri generi è diventata una sorta di linfa vitale». Tu sei molto noto anche all'estero e sei spesso in tour fuori dall’Italia. Quali sono le differenze? L’impressione è che i jazzisti italiani in questi ultimi anni siano molto più considerati... «Sì, ci stiamo iniziando a ritagliare il nostro spazio, sicuramente. Il pubblico, invece, è differente: in Asia c’è molto rispetto, molta attenzione, inizialmente non riescono a trasmettere il calore, ma poi a fine concerto vedi che sono letteralmente impazziti. Mi ha colpito molto, pochi giorni fa, suonare in Corea del Sud da-

JAZZ Star da New York e Paolo Fresu per l’Artusi Proseguono gli appuntamenti dell’Artusi Jazz Festival. Venerdì 9 febbraio al Naima di Forlì un quartetto di super assi della scena jazz newyorkese, capitanato dal sassofonista Dayna Stephens, affiancato da Aron Parks (piano), Joe Sanders (contrabbasso) e Greg Hutchinson (batteria). Il 16 ci si sposta all’enoteca Colonna di Bertinoro con Blackline, il più recente progetto (in trio) del talentuoso chitarrista Francesco Diodati. Infine, il 25 febbraio appuntamento di nuovo al Naima con il grande trombettista Paolo Fresu che presenta il nuovo disco Carpe diem con il Devil Quartet.

La canadese Lauren Bush al Mariani Fa tappa anche al Mariani di Ravenna il tour della cantante canadese Lauren Bush, nuova voce del jazz internazionale, il 16 febbraio per un concerto dedicato al “song book” dei grandi compositori americani, accompagnata da un organ trio tutto italiano. Sempre al Mariani da segnalare anche il 2 febbraio il concerto di musica ed immagini che omaggia le grandi dive del cinema.

L’americana Joyce Elaine Yuille in “Corte” Per la rassegna jazz del teatro Corte di Coriano, il 2 febbraio appuntamento con la vocalità sofisticata e grintosa della cantante newyorkese, milanese d’adozione, Joyce Elaine Yuille che incontra L’eclettico ensemble romagnolo Jazz Inc. Si prosegue poi il 23 con Il Blue(s) Room Trio del chitarrista Luca di Luzio, che trae ispirazione dal sound dei mitici organ trio anni ’60 e per l’occasione ospita Max Ionata, tra i più importanti sassofonisti italiani.

MUSICHE DAL MONDO

«Faccio più di 200 date all’anno, la tromba è ormai una parte di me»

Alla riscoperta di Calvino al Petrella La violinista, cantante e compositrice italo-spagnola presenta venerdì 23 febbraio al teatro Petrella di Longiano il suo concerto ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino, accompagnata da un ensemble con tanto di fiati per una musica visionaria che parte dal jazz muovendosi attorno ad altri generi dal mondo.

vanti a 35mila persone. Un concerto jazz davanti a 35mila persone, in fila per ore per un biglietto, è qualcosa di inimmaginabile da queste parti e l’aspetto più sorprendente è che durante i momenti più silenziosi del concerto non si sentiva altro che il rumore del drone che registrava il tutto dall’alto. In Italia capita ancora di suonare in club sovrastati dalla caciara, ma negli ultimi anni sono molto migliorati i gestori dei locali e gli organizzatori di festival e anche qui l’attenzione del pubblico si è elevata parecchio». Che rapporto hai invece con la Romagna? Negli anni scorsi hai collaborato con il Ravenna Festival nella rivisitazione della Bohème firmata da Cristina Muti, che esperienza è stata? «Suono con tanti musicisti, tanta gente diversa, in regioni diverse, ma sicuramente quando torno in Romagna avverto sempre come una leggerezza, in senso positivo, un certo modo di saper prendere la vita. Poi avete una parlata contagiosa. Lavorare a uno spettacolo lirico mi ha colpito soprattuto per il lavoro dei ragazzi del corpo di ballo, degli attori: in quei momenti ti rendi conto del loro sacrificio, dei giorni e giorni passati a provare, a differenza di noi musicisti che invece facciamo un soundcheck e poi ripartiamo il giorno dopo». Anche il tuo lavoro, però, non deve essere sempre semplice: quante date fai in un anno? «Eh, diciamo che sono sopra le duecento. Duecentoventi circa. La tromba è come se diventasse una parte di te...». Perché proprio la tromba? E perché il jazz? «Vengo da una famiglia di musicisti, mio papà era trombettista e ho iniziato quasi per imitazione. Poi, facendo il conservatorio, iniziai ad avere un certo smago della lezione classica mentre big band e jazz sono divertenti...».

Dalla Cuba di Canizares fino a Bartok al Bonci Tra jazz, classica e suoni afro-cubani sabato 17 febbraio al Bonci di Cesena con la cantante, compositrice e violinista cubana Yilian Cañizares e il suo quartetto (basso, pianoforte, batteria e percussioni). Il 23 febbraio invece protagonista sarà Saverio Tasca, percussionista, compositore e polistrumentista che propone la prima esecuzione del suo Concerto originale per marimba e orchestra. Oltre al concerto di Tasca, gli Ensemble del Conservatorio di Cesena eseguiranno anche un brano di Sollima e uno di Bartok.

Popa Chubby, tango e liscio al Socjale Tra soul, blues e R&B con Popa Chubby, uno dei grandi bluesman americani, il 10 febbraio al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) che nel corso del mese ospita anche una serata sul liscio romagnolo con Riccarda Casadei (il 2); l’R&B dell’inglese Tawiah (con la Windmills band), il 16 febbraio, e il 23 la musica argentina della Tango Spleen Orquesta, nata dall’idea del musicista argentino Mariano Speranza.

Dean Bowman, la spiaggia è soul al Marlin Sabato 10 febbraio al Marlin di Punta Marina nell’ambito della rassegna organizzata dallo staff di Spiagge Soul appuntamento con Dean Bowman, tra i vocalist più dotati e rispettati della scena musicale afroamericana contemporanea, con alle spalle una carriera trentennale tra jazz, rock e gospel.

Dal country all’Albania, al Mama’s Tra gli appuntamenti del Mama’s di Ravenna, il 3 febbraio i veneti del Neon Quartet mescolano gli schemi melodici e ritmici del tango con le armonie e l'improvvisazione del jazz; il 10 country/folk con strumenti tradizionali con i Nashville &Backbones e il 24 (dopo l’omaggio a De André del 17) l’Hora Quartet, alla scoperta della tradizione popolare albanese.


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contemporanea

UN DISCO AL MESE

MUSICA SPERIMENTALE ALL’AREA SISMICA Il leggendario Otomo Yoshihide (nella foto) si esibirà in solo (con giradischi, elettroniche, chitarra elettrica) il 4 febbraio alle 18 all’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì) che ospita anche l’11 (sempre dalle 18) la chitarrista di fama internazionale Alessandra Novaga (nel suo progetto sul cinema di Fassbinder) e il 17 (dalle 22) i Chicago Plan, dream team euroamericano del jazz contemporaneo.

I bootleg di Bob Dylan, quando la fede ha il fuoco dentro di Bruno Dorella *

L’UNICA DATA ITALIANA DI PETER BRODERICK

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PORTE APERTE ORE 21 - INIZIO SPETTACOLI ORE 22

Esponente di punta della cosiddetta classica contemporanea al pianoforte, ma anche cantautore folk e polistrumentista, l’americano Peter Broderick sarà allo Spazio Tondelli di Riccione sabato 3 febbraio

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Bob Dylan - Trouble No More- The Bootleg Series Vol. 13/1979-1981 Riassumo la situazione: Dylan un giorno ha guardato il futuro e ha visto che prima o poi toccherà anche a lui andare sottoterra, poi ha guardato al passato e ha pensato “però, ne ho fatte di cose belle”. Ha quindi cominciato a saccheggiare gli archivi e pubblicare questa serie di bootleg cronologici, zeppi di registrazioni mai utilizzate, live e demo. Io che pur non sono un fan di questo tipo di operazioni, devo dire che con Dylan tutto ciò ha senso. Si sa che il nostro uomo ama cambiare continuamente i suoi pezzi, e che in qualche caso la versione migliore non la sentiremo mai, perché magari l’ha cantata durante un soundcheck in Lousiana mentre nessuno lo guardava. Nei “bootleg” pubblicati finora ho trovato delle gemme di rara bellezza. Vale quindi la pena mettersi a spulciare tra questi 8 cd + 1 dvd, perché c’è tanto bel materiale. Stiamo parlando di un periodo delicato: quello del Dylan redento, che ci tiene a far sapere a tutto il mondo che adesso crede in domineddio e vuole che tutti ci mettiamo a pregare con lui. In questi anni, tra il 1979 e il 1981,

LA STORIA DI ROMAGNA & RICCARDA CASADEI

BURLESQUE SHOW VERA DRAGONE & GIUDITTA SIN

TAWIAH & THE WINDMILLS BAND

TANGO SPLEEN ORQUESTA

escono album di qualità altalenante. Lo splendido Slow Train Coming, Saved (anch’esso notevole) e il meno riuscito Shots Of Love. Dal vivo però è tutta un’altra storia. All’epoca i concerti vennero fortemente criticati, la gente voleva i grandi classici e lui si presentava con un coro gospel a parlare di dio, con tanto di farneticanti prediche tra un pezzo e l’altro. Ma risentita oggi, ragazzi, che musica! Il coro gospel giova praticamente a tutti i pezzi e la band è stellare: oltre al solito Jim Keltner alla batteria (bisognerebbe studiare ogni singolo passaggio da lui suonato su questi dischi), Tim Drummond al basso, Spooner Oldham all’organo, mentre alle chitarre ci sono Fred Tackett e un certo Mark Knopfler... Ci sono versioni di “Slow Train” e “Gotta Serve Somebody” che superano per intensità e tiro quelle degli album, ci sono brani registrati in prova o durante i soundcheck che hanno il fuoco dentro. Se questa è la fede, datene un po’ anche a me.

* Batterista dei Bachi Da Pietra e degli OvO, chitarrista dei Ronin e dei Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.

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OMAGGIO A EDITH PIAF

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RAIMONDO RAIMONDI CON “ISOLE”

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Special guest IVETE DE SOUZA

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PEPPE SERVILLO TRIO SERVILLO GIROTTO E MANGALAVITE

ZIBBA PRESENTA IL SUO ALBUM “LE COSE”

Fuori programma SABATO 10 FEBBRAIO POPA CHUBBY SERATA BLUES - Opening act T-PONES


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classica/1 AGENDA CLASSICA Tornano i Mikrokosmi: giovani talenti all’Alighieri

Il pianista Bertrand Chamayou sarà a Ravenna il 6 febbraio con l’Orchestre des Champs-Elysées

L’orchestra degli Champs-Elysées apre la stagione della Mariani A “Ravenna Musica” anche il pianista Giuseppe Albanese Si rialza il sipario di “Ravenna Musica”, la stagione curata dall’associazione Angelo Mariani, che accompagnerà il pubblico con i suoi dieci appuntamenti dal 6 febbraio al 9 maggio al teatro Alighieri. L’inaugurazione, martedì 6 febbraio alle 20.30, è affidata a una tra le più prestigiose compagini europee, l’Orchestre des Champs – Elysées. Per numerosi anni orchestra in residence al Teatro par igino degli Champs-Elysées e al Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles, la formazione, dedita a un repertorio che spazia dal ‘700 al ‘900 interpretato su strumenti d’epoca, si è esibita nelle più rinomate sale da concerto del mondo. La sua nascita è avvenuta nel 1991 grazie all’iniziativa congiunta di Alain Durel, direttore del Teatro degli Champs-Elysées, e del maestro Philippe Herreweghe, divenuto suc cessivamente direttore artistico e principale direttore dell’orchestra.

A Ravenna l’orchestra sarà composta da 30 elementi impegnati in un programma tutto dedicato a Mozart: nella prima parte il Concerto in la maggiore K. 488 per pianoforte e orchestra vedrà la partecipazione nel ruolo di solista del pianista Bertrand Chamayou, affermatosi tra i migliori interpreti della scena internazionale. Nella seconda parte della serata sarà proposta la Sinfonia n. 36 K. 425 detta Sinfonia di Linz. Nel ruolo di maestro concertatore, a guidare la compagine sarà Alessandro Moccia, dal 1992 violino solista dell’orchestra. L’altro appuntamento di febbraio è in programma lunedì 19 (sempre alle 20.30 all’Alighieri) con un giovane ma affermato pianista italiano, Giuseppe Albanese, con un programma incentrato sulla forma musicale della fantasia – il tema dell’album con cui ha debuttato per la Deutsche Grammophon – con musiche di Beethoven, Schubert, Chopin, Liszt.

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AL FABBRI DI FORLÌ DALL’ORCHESTRA DEI SIRIANI ALLA “VOCE” DI LUCIA CIRILLO Prosegue la nuova stagione musicale al teatro Fabbri di Forlì. Il 13 febbraio va in scena l’opera prima creata appositamente nell’ambito del progetto finanziato dall’Europa “Eu.Terpe”, che promuove il ruolo delle piccole orchestre nel continuare a sostenere l’unicità delle tradizioni musicali, incrementare il loro potenziale e trasformare queste istituzioni in volano per la diffusione dell’offerta culturale europea. al teatro Fabbri, L’appuntamento è alle 21 per la grande prova aperta al pubblico dell’opera co-creata da tre compositori internazionali ed eseguita dall’Orchestra Maderna di Forlì, dall’Orchestra Ocal di Almeria, in Spagna, assieme alla Sepo, l’Orchestra degli espatriati siriani. Dirige il maestro Missak Baghboudarian. Il 21 febbraio alle 21 l’Orchestra Maderna di Forlì con la direzione di elegante semplicità del maestro Filippo Maria Bressan propone una serata (dal titolo “Voce”) con musiche del Sette-Ottocento, cui darà voce il Il mezzosoprano Lucia mezzosoprano Lucia Cirillo, Cirillo e il maestro apprezzata per la versatilità e Baghboudarian, attesi per le qualità vocali e al Fabbri di Forlì interpretative

Organizzata dall’associazione Mikrokosmos – direzione artistica Barbara Valli – la stagione 2018 di “Mikrokosmi” (20esima edizione) propone dieci appuntamenti alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna, la domenica mattina alle 11. Il 4 febbraio si parte con il soprano Sandra Pastrana e il pianista ravennate Marco Santià; l’11 febbraio si esibiranno tre giovani promesse provenienti dalle classi di Musica da Camera dell’Accademia di Imola e del Conservatorio Buzzolla di Adria: l’oboista Ludovica La Marca, il clarinettista ravennate Matteo Succi e la pianista Luna Costantini. Il 18 febbraio ci sarà il primo Mikrokosmi Off, un concerto dedicato ai migliori allievi della masterclass, che si svolgerà dal 15 al 17 febbraio, di Canto (M° Paola Leolini) e Musica da Camera (M° Nazzareno Carusi). Il 25 febbraio appuntamento con il giovanissimo pianista Giovanni Carraria Martinotti, vincitore del concorso di Asti 2017.

Ultimi due appuntamenti al Comunale di Cesenatico Cesenatico Classica termina al teatro comunale con due appuntamenti: l'11 febbraio alle 17 la giovane promessa del violoncello Francesco Stefanelli salirà sul palco insieme a Nicola Pantani al pianoforte per eseguire musiche di Rachmaninoff, Shostakovich; il 25 febbraio la Rimini Chamber Orchestra alle 17 (musiche di Hindemith, Telemann, Bach).

A Ravenna rinascono le Sonate scritte da Rossini a Conventello Il 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini verrà celebrato anche dalla rassegna “Capire la musica” al ridotto dell’Alighieri di Ravenna: il 12 febbraio alle 21 il concerto dal titolo “Rossini e Ravenna” comprenderà le piacevolissime Sonate a Quattro che l’autore pesarese scrisse a soli 12 anni a Conventello, vicino a Ravenna, dove era ospite della famiglia Triossi. Protagonisti della serata saranno i violinisti Davide de Ascaniis e Matteo Valerio, il violoncellista Enrico Mignani e il contrabbassista Giacomo Banella; fanno tutti parte della Young Musicians European Orchestra e insieme non arrivano neppure a 90 anni...

Violino e fisarmonica: un duo “incoerente” a Bagnacavallo Sabato 24 febbraio alle 21 al Goldoni di Bagnacavallo appuntamento con l’Incoerente Duo (nato nell’ambito di Accademia Bizantina, che organizza la rassegna) con il violino di Alessandro Tampieri e la fisarmonica di Giorgio Dellarole. Un curioso incontro tra violino e fisarmonica che interpreterà sonate per archi e basso continuo.

Tra Rossini e Beethoven a Lugo con la pesarese Wunderkammer Mercoledì 28 febbraio alle 20.30 al teatro Rossini di Lugo appuntamento con la Wunderkammer Orchestra, nuova compagine nata a Pesaro su impulso del compositore-pianista Paolo Marzocchi (già Premio Rossini di composizione) e del direttore d'orchestra Carlo Tenan. Si tratta dell’avvio di un progetto pluriennale di collaborazione tra l’orchestra e il teatro lughese legato a Rossini e Beethoven, di cui verranno eseguiti tutti i concerti per pianoforte e orchestra con solisti come Paolo Marzocchi e Marco Vergini. Due le novità: l'orchestrazione e le cadenze sono tutte nuove, di compositori di oggi. Il Terzo Concerto op. 37 di Beethoven, quello in do minore, è eseguito da Paolo Marzocchi, l'orchestrazione per l'organico della Wunderkammer è sua e pure la cadenza.


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lirica OPERA CONTEMPORANEA A Faenza, nell’abisso mediterrano della compositrice Rossella Spinosa Nell’ambito della nuova stagione concertistica “ERF&TeatroMasiniMusica”, a Faenza il 15 febbraio il Masini aprirà le porte a una novità: la prima opera contemporanea della compositrice Rossella Spinosa, dal titolo Abisso Mediterranoeo – Pietà l’è morta. Si tratta di un’opera per soli, coro, danzatore e ensemble musicale, che affonda le sue tematiche nell’attualità di cui ogni giorno gli organi di informazione riportano le tristi notizie, e sarà proprio un giornalista con il suo racconto quotidiano sugli sbarchi in Italia il protagonista di un testo scritto da Geppino Materazzi, profondo conoscitore delle culture del mondo, e Pap A. Khouma, scrittore e giornalista senegalese naturalizzato italiano, che spesso ha dato voce alla realtà dell’immigrazione “dal di dentro”, essendo lui stesso arrivato nel nostro paese negli anni ottanta seguendo le stesse rotte di terra e di mare. Rossella Spinosa, rinomata pianista e compositrice, ha scritto molte delle sue opere commissionate da grandi istituzioni concertistiche, ma anche per il teatro e per il cinema, nonché ha svolto un grande lavoro di sonorizzazione di film muti (oltre 50 pellicole) commissionato dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano. In scena Ermyras, il traghettatore (Akueson Adotey Dotcha, danzatore); Anfitrite, dea del mare (Paola Cacciatori, mezzosoprano) e Allan, il giornalista (Allan Rizzetti, baritono e voce recitante). A suonare il New Made Ensemble (Enrico Di Felice flauti, Raffaele Bertolini clarinetti, Ylenia Volpe fisarmonica e Rossella Spinosa elettronica) e la Cappella Musicale del Duomo di Milano (Claudio Riva maestro del coro, Alessandro Calcagnile direttore).

Tra Italia e Stati Uniti, rivive “La fanciulla del West” A Ravenna ultimi due appuntamenti con la stagione d’opera Prosegue con le ultime due coproduzioni la stagione d’opera al teatro Alighieri di Ravenna. Il 16 e il 18 febbraio La fanciulla del West di Giacomo Puccini rivivrà in un allestimento frutto di una cordata co-produttiva tra Italia e Stati Uniti che ha visto coinvolti il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Lirico di Cagliari, l’Opera Carolina e la New York City Opera, nonché i teatri di Ravenna, Modena, Pisa e Livorno. Nel 1910 il Metropolitan Opera Theatre offrì a Puccini l’allora esorbitante cifra di 20.000 lire per la composizione di quest’opera, in virtù del prestigio e del riconoscimento artistico che la paternità pucciniana potevano assicurare. Ne nacque una parti-

tura complessa e raffinata, in cui il compositore lucchese si spinse alla ricerca di nuovi stimoli e linguaggi musicali extraeuropei. La regia di Ivan Stefanutti trasporta lo spettatore nell’America della corsa dell’oro, facendo leva su una scena minimalista di forte impatto e su costumi fedelissimi, l’una e gli altri curati dal regista stesso; a guidare l’Orchestra della Toscana, l’americano James Meena di Opera Carolina. Chiuderà la stagione il 2 e 4 marzo, il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. Info e prevendite: tel. 0554 249244 e www.teatroalighieri.org.

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visioni

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il film

CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema

Una storia d’amore in un lago di horror e fantasy

di Albert Bucci

Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.

Il bellissimo La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro, vincitore del Festival di Venezia, esce nelle sale il giorno di San Valentino

Il giorno di San Valentino, 14 febbraio, esce in sala la migliore delle favole d'amore contemporanee: il film vincitore di Venezia 2017, e cioè il fantasy-horror La forma dell'acqua di Guillermo Del Toro. Il prolifico regista messicano (esponente di quella colonizzazione al contrario di Hollywood da parte di registi e attori messicani tra cui anche Alfonso Cuaron, Alejandro Gonzalez Inarritu e Gabriel Garcia Bernal) è un autore di genere, tra horror, fantasy e fantascienza, che aveva finora oscillato tra ottime prove come Il Labirinto del Fauno e sbiaditi kolossal para-commerciali quali Pacific Rim. Questa sua ultima opera, finalmente, lo consacra come grande regista, e non solo per essere riuscito a vincere a Venezia con un film horror, ma anche e soprattutto per aver portato a maturità tutte le sue tematiche artistiche. Ma veniamo alla storia. Siamo nell'America tra gli anni '50 e '60: l'epoca delle casalinghe felici, dei mariti in Cadillac, del boom dei consumi; al cinema è il momento d'oro dei musical e delle storie d'amore. Ma è anche l'America della Guerra Fredda, del maccartismo e del razzismo verso i neri. La protagonista è la giovane Elisa Esposito, orfana di evidente origine italiana, muta da tanto tempo a causa di antiche violenze, che lavora come umile donna delle pulizie in un segreto centro di ricerca militare. Le sue uniche amicizie sono il vicino

di casa Giles, anziano pittore omosessuale umiliato dalla vita e costretto a disegnare cartelli pubblicitari, e la collega di lavoro Zelda, afroamericana, anche lei donna delle pulizie presso il centro militare. Elisa può comunicare solo con la lingua dei segni, e di fatto solo Giles e Zelda l'hanno imparata e sono i suoi interpreti nel mondo. La routine di Elisa è fatta di bagni da pulire al lavoro, e sogni a occhi aperti a casa, incantata di fronte ai protagonisti dei musical che ballano e cantano. Quando un giorno, nel centro di ricerca, succede qualcosa. È arrivato “qualcosa” di strano e molto pericoloso, scoperto nelle foreste dell'Amazzonia, e scortato dal crudele colonnello Strickland: una creatura umanoide e anfibia, metà uomo e metà rana, un inquietante mostro venerato dagli Indios e per questo tenuto incatenato. Il “mostro” non è amato dai vertici militari, che vorrebbero ucciderlo per “studiarlo”, ed è anche oggetto di interesse da parte dei russi, attraverso le loro spie infiltrate nel centro di ricerca... Un mostro pericoloso per tutti, una creatura orrida, ma non per Elisa, che segretamente inizia a “comunicare” con il mostro, passo dopo passo, affezionandosi e legandosi sempre di più a lui, forse innamorandosene... Il primo mito apparente che sembrerebbe evidente è

Un mostro pericoloso per tutti, una creatura orrida ma non per Elisa, la protagonista

quello de La Bella e la Bestia: la ragazza umana che si innamora del mostro, unica a comprenderne la vera bontà. Ma dietro questo schema, tuttavia il film si compone di una trama più complessa, perché in realtà anche Elisa è, a modo suo, una “creatura”: immigrata, orfana, muta, e donna. È cioè una persona diversa dalla norma imperante nella società. E come lei, sono diversi i suoi compagni di avventura: l'artista Giles omosessuale e messo ai margini, e l'amica di colore Zelda. E non è casuale che Giles e Zelda siano gli unici che hanno imparato a comunicare con Elisa attraverso la lingua dei segni: primo segno nella storia affinché sia proprio la reietta Elisa l'unica a comunicare con la creatura, a esprimerle i suoi sentimenti e a scoprire che anche la Bestia sa amare: che sono proprio i diversi e gli umili coloro che sono capaci di vero amore e vera esistenza. Attorno a loro, i colori vividi dei vecchi film musicali, la dolcezza e bellezza del mondo pur se tanti esseri umani sono crudeli, e una raffinata messa in scena piena di citazioni cinefile dei film dell'epoca, dal Mostro della Laguna Nera, ispiratore della Creatura, al tip tap di Fred Astaire. Meritato vincitore di Venezia, probabile accaparratore di Oscar tra un mese, La forma dell'acqua incanta per la sua emozionante storia d'amore immersa, come la Creatura, in un lago di horror e fantascienza.

Nel film emerge come sono proprio i diversi e gli umili capaci di vero amore



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l’inaugurazione

Torna a splendere il Fulgor, icona del cinema nel mondo Sarà un centro culturale aperto con una vasta parte dedicata al maestro Federico Fellini, che lo rese celebre in Amarcord Titta, scendendo dalla bicicletta, vi entra in tutta furia, inseguendo la procace Gradisca. Come non ricordare la scena di Amarcord. E poi lei, la Gradisca dentro la sala, il buio, le sedie di legno, le volute del fumo di sigaretta, le ombre sullo schermo... Il Cinema Fulgor di Rimini Federico Fellini lo aveva ricreato su di un set romano, per Roma (1972) e poi Amarcord (1973). Questa piccola sala provinciale, dove ancora bambino vide per la prima volta un film seduto sulle ginocchia del padre, dove c'erano le “pancacce” sotto lo schermo, dove i “popolari” erano separati con uno steccato - “come nelle stalle” - dai “distinti”, dove sedevano le belle donne, come ha raccontato in La mia Rimini, era per lui l'incarnazione della magia del cinema, lo spazio tra sogno e realtà, il luogo degli incontri, veri o fantastici. Immediata fu la trasposizione nell'immaginario filmico collettivo; il Cinema Fulgor è una delle sale cinematografiche più iconiche e famose al mondo. Lo scorso 20 gennaio, nel giorno in cui l'indimenticato Maestro avrebbe compiuto 98 anni, dopo un imponente intervento di ristrutturazione durato sei anni e realizzato nell'ambito del progetto del Museo Fellini, il Cinema Fulgor è stato finalmente restituito ai riminesi. E non solo, destinato com'è a diventare fulcro culturale di valore internazionale. La storia del Fulgor ebbe inizio grazie all'intraprendenza di una donna energica e decisa, la fondatrice e proprietaria Signora Ida Ravulli, il 4 novembre del lontano 1914. In programma c'era Histoire d'un Pierrot di Baldassarre Negroni con la fatale Francesca Bertini. Per molti anni, fino al 1980, cambiando due sedi, è stato gestito dalla famiglia di Ida. Poi il periodo sotto una proprietà diversa e la chiusura più di dieci anni fa. Era infondo un cinema di provincia come tanti altri. Poi sono arrivati i film di Fellini e questa saletta è entrata a far parte del mito. A farla rivivere oggi, in pieno centro storico, nel raffinato spazio liberty di Palazzo Valloni al n. 162 di Corso d'Augusto (2 sale cinematografiche: 195 mq per 190 posti e 70 mq per 52 posti) il sempre mirabile lavoro dello scenografo Dante Ferretti – presente all'inaugurazionevincitore di tre premi Oscar, che con Fellini girò sei film e

che ora collabora con i più grandi, da Martin Scorsese a Kennet Branagh. L'allestimento degli arredi interni trasuda dell'amore che Ferretti porta al cinema e alla sua storia. Al piano terra, le due sale e il foyer sono un omaggio al cinema americano degli anni '30, un trionfo d'oro e porpora. Entrando si trovano le memorabilia e i segni della poetica di Fellini: le foto, i ritratti, le locandine, i progetti dei film realizzati e non. Salendo al primo e al secondo piano, si segue il racconto delle origini della produzione e dell'immaginario del cineasta, il suo rapporto con la città. All'ultimo piano un loft living space dove vegono proiettate le sequenze più significative dell'opera felliniana, con suono direzionale scelto dal visitatore. Sul soffitto, la riproduzione del tema astrale della nascita del regista, “a dimostrazione del legame tra la dimensione profonda e misteriosa dell'esistenza e il carattere artistico e creativo dell'individuo”, chiosa la pagina web del sito ufficiale www.cinemafulgorrimini.it. Dopo la trionfale apertura con ospiti e autorità, e dopo la serata evento di lunedì 22 gennaio per l'anteprima nazionale del nuovo film di Luciano Ligabue Made in Italy, alla presenza del regista e del cast, la programmazione del cinema Fulgor entra a pieno regime, la sala sarà

aperta tutti i giorni dal pomeriggio, e spesso anche la mattina con proiezioni diurne dedicate alle scuole e alle famiglie. «Il cinema Fulgor non sarà solo uno spazio per il cinema di qualità, per le ultime uscite del mercato nazionale e internazionale, ma un vero e proprio luogo aperto. Un cinema che non è solo una sala ma un hub culturale, un centro d’impulso intellettuale che funzionerà tutto l’anno. Un contenitore multimediale che ospiterà cinema, letteratura, retrospettive, dibattiti, nel nome e per conto dell’eredità intellettuale di Fellini». A parlare è Elena Zanni, per Khairos, la società riminese che gestisce la sala, e che già è forte dell'esperienza in città con lo storico Cinema Settebello. Accanto alla struttura portante del programma di sala, rappresentata da una selezione dei migliori film in uscita, una vasta parte sarà ovviamente dedicata al Maestro, non solo con le retrospettive a lui dedicate ma allargando la prospettiva a tre linee tematiche: la prima è quella dei film e degli autori che hanno influenzato Fellini (tra cui Roberto Rossellini, John Ford, Charlie Chaplin); la seconda include quei registi a lui contemporanei, in particolar modo la triade Antonioni, Bergman e Kurosawa, con cui si confrontava; infine una terza linea dedicata a tutti gli artisti che da lui sono stati potentemente influenzati, da Stanley Kubrick a Martin Scorsese. Tutto questo è possibile – spiega Zanni – grazie alle collaborazioni con enti importanti come la Cineteca di Bologna: «L'obiettivo è quello di trasformare il Fulgor in un luogo di cultura eterogeneo: il cinema infatti comprende più arti. Daremo quindi spazio a mostre, presentazioni, incontri, concerti, dialoghi con gli autori, registi ed attori, musicisti, e soprattutto daremo ampio spazio all'aspetto educativo, con corsi e incontri formativi con lavoratori del settore. Per studenti, per professionisti o meno. Ma anche per semplici cinefili e appassionati. A questo proposito ci è sembrato importante cercare uno sviluppo ulteriore dei progetti che la Khairos già imbastisce da diversi anni con le scuole e con l'Ateneo cittadino. Per farlo abbiamo chiesto la collaborazione del Dipartimento di Scienza della Qualità della Vita dell'Alma Mater, in particolare nella figura del professor Roy Menarini, docente di Cinematografia... Non da ultimo poi, collaboriamo con l'Ufficio Turismo per creare speciali pacchetti viaggio, promuovendo ulteriormente la Regione Emilia-Romagna e Rimini fra le destinazioni migliori per un turismo culturale in grado di generare valore per l’intero territorio». Già lo sanno i lettori dell'autorevole “New York Times” che, ancora prima del taglio del nastro ufficiale alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, hanno trovato il cinema Fulgor segnalato come luogo di notevole interesse in un lungo articolo dedicato ai luoghi turistici top per questo 2018. Erika Baldini



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teatro comico

BAEDEKER

Guida teatrale per spettatori nomadi

Risate sul palco con i volti noti di tv e teatro Dal premio Ubu alla prima assoluta: cinque spettacoli da non perdere

Da Lillo & Greg a Giacobazzi, fino a commedie come Ricette d’amore e Caveman

di Iacopo Gardelli

La stagione del comico in Romagna a febbraio non conosce molte soste, con volti noti e notissimi a calcare i palchi. Si comincia il 3 febbraio al teatro di Savignano sul Rubicone con The Pianist, da un’idea del Circo Aereo e di Thomas Monckton con Courtenay Stevens e la regia di Thomas Monckton e Sanna Silvennoinen che sarà anche il 6 febbraio al teatro della Regina di Cattolica. Circo comico a Cotignola il 4 febbraio, al teatro Binario, con The Black Blues Brothers. Il 7 febbraio all’Alighieri di Ravenna è la volta dello spettacolo Ricette d’amore di Cinzia Berni con Maria Pia Timo, Cinzia Berni, Beppe Convertini, Roberta Grazia, Francesca Bellucci (con la regia di Diego Ruiz). Maurizio Colombi è Caveman, l’uomo delle caverne, protagonista del testo di Rob Becker (con la regia di Teo Teocoli) andato in scena in 30 paesi e che vanta più di 10 milioni di spettatori e una strada intitolata a New York. Sarà al Comunale di Cervia il 9 febbraio. Il 13 febbraio allo Stadium di Rimini arriva Enrico Brignano con lo spettacolo Enricomincio da me, Arrivato ai 30 anni di carriera e ai 50 anni di età, Brignano non smette di farsi domande. Soprattutto, si chiede se ciò che è diventato è stato il frutto consapevole delle scelte fatte, un disegno del destino oppure “una gran botta di cu… riosa casualità”. Il 15 febbraio si ride al Novelli di Rimini, al femminile, con Teresa Mannino, interprete, autrice e regista dello spettacolo Sento la terra girare, ispirato sempre dalla sua amata Sicilia. Il 16 febbraio è di scena invece Max Giusti con Cattivissimo Max al Masini di Faenza. Uno spettacolo pieno di personaggi che Max interpreta per prendere in giro l’assurda realtà che ci circonda: dalla “regina della tv” Maria De Filippi e i suoi successi televisivi a Maradona (tornato in Italia per festeggiare i successi del Napoli) e Terence Hill/Don Matteo (trasferito da Gubbio a Spoleto) ad un mito della musica internazionale: Elton John. A Longiano il 18 febbraio c’è la compagnia C’art Comic Education Italia con Tranquilli!!, riflessione sul lato comico dell’essere umano che vive il quotidiano in modo frenetico con un linguaggio non verbale, cifra caratteristica della compagnia. Il 20 febbraio si prosegue con La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli, con il celebre comico nelle vesti di autore e inteprete diretto da Daniele Sala, in scena al Goldoni di Bagnacavallo. Si preannuncia il tutto esaurito per Giuseppe Giacobazzi alle 21 all’Alighieri di Ravenna il 20 e 21 febbraio con il monologo Io ci sarò. Il 22 febbraio uno spettacolo antologico con il repertorio di una celebre coppia comica, ossia Lillo & Greg, che saranno in scena sempre al Fabbri di Forlì. Sabato 24 febbraio alle 21 invece è la volta di spostarsi a Gambettola per vedere lo spettacolo Senza Glutine di e con Eraldo Turra e Stefano Bertonazzi alle tastiere. Comico e poetico lo spettacolo Solo di Arturo Brachetti, in fuori abbonamento il 27 e 28 febbraio al Diego Fabbri di Forlì.

Dall’alto verso il basso: Maurizio Colombi è “l’uomo delle caverne”, atteso a Cervia; le interpreti di “Ricette d’amore”, in programma a Ravenna; Enrico Brignano, protagonista a Rimini; Giuseppe Giacobazzi, per due date a Ravenna; Lillo e Greg, il 22 febbraio a Forlì

Febbraio passa in fretta, per fortuna. Ma per accorciare ulteriormente l'agonia, un qualche aiuto può venire dal teatro – e la Romagna, questo capoluogo culturale diffuso, offre allo spettatore nomade svariate possibilità interessanti, questo mese. Tra gli spettacoli di prosa contemporanea più chiacchierati degli ultimi tempi, va in scena il 15 febbraio al Rasi Il cielo non è un fondale di Daria Deflorian (nella foto) e Antonio Tagliarini, sodalizio artistico nato nel 2008 e impostosi come una delle compagini più interessanti della scena italiana. Fresco di un premio Ubu per il miglior allestimento scenico, firmato da Gianni Staropoli, questo lavoro è frutto di una produzione internazionale e ha ricevuto il plauso quasi unanime della critica di settore, italiana e non. Immersi in una scenografia ridotta all'osso, riflesso di uno spazio immaginario e onirico, i non-personaggi di questo lavoro si raccontano, si mettono a nudo, cercando di conciliare riflessioni profonde con la leggerezza dell'aneddoto. Al Teatro Rossini di Lugo si arresta, dall'8 all'11 febbraio, la lunghissima tournée di Copenaghen. Si tratta di un testo della drammaturgia inglese ormai già classico, firmato nel 1998 da Michael Frayn, e vincitore nel 2000 del prestigioso Tony Award. Nell'estate 1941, Heisenberg andò a trovare a Copenaghen il suo maestro Bohr. Nessuno sa con certezza che cosa si siano detti questi giganti della fisica contemporanea, ma è certo che il rendez-vous danese incrinò per sempre i rapporti tra i due. Sono i tempi della corsa alla bomba atomica e Heisenberg, colluso col regime nazista, è a capo del programma atomico tedesco. L'adattamento italiano, firmato da Mauro Avogadro, ritorna in scena dopo il suo

debutto, 18 anni orsono, con lo stesso cast d'eccezione: Umberto Orsini e Giuliana Lojodice, nei rispettivi panni di Bohr e di sua moglie e Massimo Popolizio, che interpreterà la controversa figura dello scienziato tedesco. Ritornando al contemporaneo, un altro appuntamento che sta suscitando grandi aspettative è l'ambizioso Il senso della vita di Emma, di Fausto Paravidino, che si fermerà al Bonci di Cesena dall’1 al 4 febbraio. Produzione trentina che ha debuttato lo scorso ottobre, questo “romanzo teatrale” di tre ore che racconta quattro decenni di vita italiana, e lo fa attraverso le parole di una delle penne più feconde di questo paese. Scendendo fino a Riccione si trovano, allo Spazio Tondelli, due appuntamenti che sarebbe un peccato perdere. Il primo è Pitecus, opera del 1995 che segnò un momento di svolta per la carriera del duo più anarchico del teatro italiano, Antonio Rezza e Flavia Mastrella. L'incredibile performance di Rezza dialoga costantemente con i quadri di scena della Mastrella, che diventano parte integrante dei fulminanti sketch di questo spettacolo. La follia di Rezza non è che logica, portata alle sue più lucide ed estreme conseguenze: risate (per una volta intelligenti) assicurate. Il secondo appuntamento è invece ancora avvolto nel mistero: si tratta del nuovo lavoro di Elio Germano, che ha visto la collaborazione drammaturgica della nostrana Chiara Lagani di Fanny & Alexander. Il titolo dello spettacolo è La mia battaglia, una riflessione sulla degenerazione della politica in senso estremistico. Debutto assoluto il 16 e il 17 febbraio, e pare che il sold out sia già molto vicino.


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l’intervista

Foto di Giulio Mazzi. In basso uno scatto di scena da Pitecus

Antonio Rezza e Flavia Mastrella: «Non facciamo teatro, facciamo ritmo» In scena a Riccione con il loro primo spettacolo: «È la nostra stessa avanguardia, funziona adesso come allora» Chiamo Antonio Rezza mentre ha appena finito le prove. Sento che armeggia con qualcosa, forse si fa il caffé con una moka. Si avvicina e si allontana dalla cornetta, che immagino abbia appoggiato sul tavolo per avere le mani libere. La sua voce va e viene, seguendo i suoi movimenti. Mi fa: «Dicono che sono strano, ma dipende tutto dai punti di vista. Se sapessero come li vedo io gli altri, loro sì che sentirebbero strani». Poi sento Flavia Mastrella. Lei invece è di poche parole, ma ben scandite, con forte accento laziale, di Anzio. Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono due delle voci più originali e irriverenti del teatro italiano. Sempre fuori dal coro hanno costruito negli anni un percorso artistico che ha attraversato teatro, televisione, cinema ed editoria, usando questi mezzi espressivi sempre in maniera inaspettata. Sabato 10 febbraio allo Spazio Tondelli di Riccione portano Pitecus il loro spettacolo insieme, ormai diventato classico. Pitecus è un vostro classico, sono passati quasi venticinque anni dal suo debutto, cosa vi lega ancora a lui? Rezza: «Pitecus è stato il nostro primo spettacolo quindi è la cosa che ci è più distante in assoluto, ma allo stesso tempo è anche la nostra stessa avanguardia. Funziona adesso come funzionava allora». Mastrella: «Pitecus è molto agile, frammentario e incentrato sul quotidiano. Fotofinish, invece, che facciamo a Bologna (il 17 febbraio al Duse, ndr) è stato il primo spettacolo in cui Antonio è uscito dalla macchina di scena che avevamo costruito, è entrato sul palco con tutto il corpo, e ha invaso il teatro coinvolgendo anche platea e pubblico». Per parlare dei personaggi che interpreti e del tuo modo di recitare si è cita spesso il termine “frenesia” ti ritrovi in questa parola? R: «Noi non facciamo teatro, facciamo ritmo. La critica la chiama “frenesia”, ma non scende nel dettaglio, perché non fa il lavoro nostro, fa la critica appunto. Se per frenesia si intende un ritmo frenetico che sostiene la scena, mi può andare anche bene. L’importante è non confonderla con una frenesia fine a sé stessa. La critica guar-

«Non è che se uno è diverso è strano, il surreale e il reale sono la stessa cosa»

Lo spettacolo è «un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato» Dal sito www.rezzamastrella.com: «Pitecus (il 10 febbraio a Riccione, ndr) racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio. I personaggi sono brutti somaticamente e interiormente, sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell’anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche».

da il comportamento umano non la tecnica». Col surreale che rapporto avete? R: «Lo stesso che c’hanno le persone “normali” con la realtà. Non è che se uno è diverso è strano. Per me il surreale e il reale sono la stessa cosa». M: «I luoghi che creiamo in scena sono altri mondi, che influenzano l’uomo che li vive». Dopo molti anni ora la critica vi acclama e avete vinto anche molti premi, che però avete accolto dicendo “troppo tardi”. La critica è tardiva? M: «Sono arrivati tardi, come al solito. L’artista è bello giovane. Però noi li abbiamo accettati tutti. Lavorare nell’ombra a lungo tempo diventa un po’ faticoso... » R: «Chi scrive le critiche non può sapere come vengono fatte le cose. Io non mi permetterei mai di dire a un altro com’è, o almeno se uno mi dice “io non sono così” me devo fidà... I premi fanno sempre piacere, certo però ce li dovevano dare prima, ma lo sanno, non c’è bisogno di dirglielo». Si fa fatica ad essere teatranti in Italia oggi? R: «Ah, lo devi chiedere ai teatranti questo. Noi siamo nei teatri solo perché è un luogo dove arriviamo. Dovremmo stare in gallerie d’arte, ma ci sta poca gente». M: «Siamo di passaggio. Facciamo film, scriviamo libri, facciamo più cose perché si alimentano l’un l’altra. Anche se sicuramente il teatro è una delle esperienze che abbiamo portato avanti per più tempo». Come è cambiato in tutto questo tempo il vostro modo di lavorare assieme? R: «È sempre più difficile. Dopo tutti questi anni è complicato capirsi, la comunicazione diventa più complessa, ma viene superata dalla tecnica, riusciamo a capirci senza parlare, scavalcando il problema. Ad ogni modo ci divertiamo ancora molto, altrimenti non lo faremmo». M: «Di volta in volta abbiamo cambiato il metodi di affrontare le cose, anche per non annoiarci. Fare sempre alla stessa maniera sarebbe stato veramente noioso. Ogni volta cambiamo lo spazio e le forme, e di conseguenza il contenuto. Anche se parliamo sempre della quotidianità, presa in modo superficiale». Cosa leggete? Che film amate? M: «Leggo tanto, ora ho letto un libro di Tommaso Labranca sui curatori d’arte, coi titoli sono negata, li scordo sempre. Poi Auto da Fè di Elias Canetti, e un libro che consiglio sempre a tutti è L’altra parte di Alfred Kubin, un incisore che ha scritto solo un libro in tutta la vita». R: «Libri ne leggo pochi, perché dei libri belli bisogna fidarsi, non leggerli. So tutto Artaud, ma non l’ho mai letto, perché mi fido di lui, ma non c’è bisogno che controlli. I film ne guardo tanti, mi piacciono quelli che piacciono a tutti: Kubrick, Pasolini, adesso sto guardando i film tratti dai racconti di Edgar Allan Poe fatti da Roger Corman. È un cinema fatto con disinvoltura, fresco. Con Giordano, mio figlio, guardiamo Jacques Tati e ridiamo un sacco. Non mi piacciono i film narrativi e sociali o l’arte che medica le ferite di chi non lo ha mai chiesto». E voi tornerete a fare video e cinema? M: «Abbiamo intrapreso dall’anno scorso canali indipendenti per proporre i nostri film in autonomia, abbiamo trovato realtà interessanti e molte persone che hanno voglia di vedere qualcosa di diverso». R: «Vogliamo farlo a breve, ma siamo intrappolati in teatro. Abbiamo dei film quasi pronti, ma prima dobbiamo liberarci da questa gabbia che ci siamo costruiti da soli». Matteo Cavezzali


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teatro contemporaneo AGENDA/RICERCA

AGENDA/PROSA

Silenzi di coppia al Mulino d’Amleto

Il seduttore a Forlì

Silenzi - Frammenti di un discorso di coppia del Teatro Patalò è in scena il 17 febbraio al Mulino d'Amleto di Rimini. Di e con Isadora Angelini e Luca Serrani.

L’Arlecchino di Ferruccio Soleri

EMMA E PARAVIDINO

Il 21 febbraio al teatro della Regina di Cattolica Ferruccio Soleri torna a calcare le scene con un il suo Una vita da Arlecchino.

Il senso della vita di Emma di Fausto Paravidino dall’1 al 4 febbraio in scena al Bonci di Cesena.

LA MIA BATTAGLIA Prima assoluta il 16 e 17 febbraio a Riccione, allo spazio Tondelli, per La mia battaglia con Elio Germano interprete di un testo scritto con la ravennate Chiara Lagani.

La fabbrica dei preti di Giuliana Musso Il 26 febbraio al teatro Binario di Cotignola va in scena il monologo di e con Giuliana Musso, La fabbrica dei preti.

Disegni “live” e musica per Più giù Martedì 27 febbraio al Rasi di Ravenna va in scena per la Stagione dei teatri il mix di musica e immagini sul palco con Più giù: disegno e voce di Stefano Ricci, contrabbasso Giacomo Piermatti.

STABAT MATER Prima assoluta al Masini di Faenza l’11 febbraio alle 21 per lo Stabat Mater di Antonio Tarantino interpretato da Maria Paiato, una rilettura della figura di Maria.

BULL, IL RING DELL’UFFICIO L’11 febbraio al Novelli di Rimini è in scena Bull, di Mike Bartlett: in un ufficio di impiegati trasformato in un’arena da combattimento, tre dipendenti aspettano il capo per sapere chi di loro sarà licenziato.

Misteriosa Genesi di Vyrypaev Genesi n. 2/ Ossigeno di Big Action Money, in scena il 23 febbraio, alle 21, al teatro degli Atti di Rimini: l’opera è di Ivan Vyrypaev che sostiene di non aver scritto il testo di questo spettacolo, ma di averlo ricevuto da una donna in cura presso una clinica psichiatrica.

La riforma luterana in Il giorno di un Dio Rendi ancora più piacevole la tua serata a teatro, ti aspettiamo con proposte di qualità per un esperienza di gusto, emozioni e arte. Cucina tipica Romagnola rivisitata con proposte di piatti Vegetariani, Vegani e di Pesce

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Il 13 e 14 febbraio al Bonci di Cesena Il giorno di un Dio su testo e regia di Cesare Lievi con un cast di 4 interpreti tedeschi e 4 italiani incentrato sulle conseguenze della “riforma luterana” e su temi attualissimi come teologia e libertà, fede e fanatismo, autorità e coscienza. Realizzato per i 500 anni della Riforma.

Tra il comico e il sentimentale Il seduttore di Diego Fabbri in scena al teatro di Forlì, dall’1 al 4 febbraio.

Storti è Il testimone Bebo Storti è interprete e regista, con Fabrizio Coniglio, dello spettacolo Il testimone in scena al Comunale di Conselice il 3 febbraio.

Fantasmi a Rimini Dal 6 all’8 febbraio al Novelli di Rimini è in scena Questi fantasmi di Eduardo De Filippo della compagnia Elledieffe Luca De Filippo. Si tratta di una delle commedie più importanti di Eduardo, scritta nel 1945.

Copenaghen a Lugo Giovedì 8 febbraio va in scena al Rossini di Lugo il testo considerato ormai un classico del teatro: Copenaghen di Michael Frayn, con Umberto Orsini. Fino al l’11.

Dal film alla scena Dall’8 al 10 febbraio al Bonci di Cesena arriva lo spettacolo tratto dal film di Elio Petri La classe operaia va in paradiso con la drammaturgia di Paolo di Paolo.

L’avaro a Cervia Martedì 13 febbraio al Comunale di Cervia un classico di Molière, L’avaro, intepretato da Alessandro Benvenuti. In replica il 14.

Brecht dell’Elfo Il Teatro dell’Elfo in scena al Fabbri di Forlì con un testo di Brecht: Mr Pùntila e il suo servo Matti, dal 15 al 18 febbraio.

Crimini coniugali Il 22 febbraio approda a Russi, dopo la prima nazionale a Faenza, il nuovo spettacolo con Michele Placido: Piccoli crimini coniugali di Eric Emmanuel Schmitt.

La notte dei racconti di Filipazzi

Qui e ora al Novelli

Allo Spazio Tondelli di Riccione il 18 febbraio Ferruccio Filipazzi porta in scena il suo La notte dei racconti, un rapporto tra padre e figlio basato sul racconto (consigliato anche dai 5 anni).

Al Novelli di Rimini il 28 febbraio arriva Qui e Ora, scritto e diretto da Mattia Torre con Paolo Calabresi e Valerio Aprea, testo contemporaneo che si apre su una tragedia tra quarantenni.


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prosa

Classici e contemporanei, la letteratura a misura di teatro

Da sinistra, Le difettose (in arrivo a Meldola) e Michela Murgia, protagonista in vesti diverse nei teatri della Romagna; qui sotto Roberto Mercadini, che a Rimini racconta i classici

D’ABBRACCIO È FILUMENA MARTURANO, DIRETTA DA CAVANI Da più di dieci anni Ravenna accoglie Geppy Gleijeses, attore napoletano che ha dedicato gran parte del suo lavoro alla drammaturgia partenopea, da Ruccello a Scarpetta. In questa stagione teatrale è protagonista nel ruolo di Domenico Soriano di questa Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, diretta dalla regista pluripremiata Liliana Cavani. Lo affianca in scena, nei panni della protagonista femminile, Mariangela D’Abbraccio – che con la famiglia De Filippo ha lavorato in più occasioni – la cui popolarità anche televisiva è esplosa con la fiction Un posto al sole. Lo spettacolo sarà in scena al teatro Alighieri da giovedì 8 a domenica 11 febbraio alle ore 21 (domenica alle 15.30).

Da Dante e Dostoevskij fino a Murgia e Saviano protagonisti nei cartelloni della Romagna Dal romanzo al palcoscenico, sono numerosi i libri di narrativa che sono stati tradotti per il linguaggio del teatro. È sicuramente il caso dello spettacolo che apre il febbraio al Masini di Faenza, in scena dall’1 al 3, ossia I Malavoglia di Giovanni Verga, intepretati da Enrico Guarneri con, tra gli altri, Ileana Rigano e Rosario Minardi (per la regia di di Guglielmo Ferro; incontro con gli artisti: venerdì 2 febbraio alle ore 18 presso il Ridotto del Masini, a ingresso gratuito). A Rimini, al teatro degli Atti, l’autore e interprete Roberto Mercadini racconta i classici. Si comincia il 4 febbraio con l’Orlando Furioso, mentre il 18 febbraio (sempre alle 17) toccherà a Shakespeare. Giorgio Colangeli si misura addirittura con il Sommo Poeta portando in teatro (a Conselice il 16 febbraio), una sua interpretazione di Dante con le musiche di Tommaso Cuneo. L’appuntamento invece con il grande Fëdor Dostoevskij, gigante russo che non ha mai scritto per il teatro ma che sul palco ci finisce con l’adattamento, a cura dello scrittore Vitaliano Trevisan, del suo romanzo dedicato al gioco d’azzardo, Il giocatore, scritto in un mese proprio per pagarsi i debiti di gioco. La regia è di Gabriele Russo in scena (il 20 febbraio al teatro della Regina di Cattolica) Daniele Russo, Marcello Romolo, Camilla Semino Favro, Paola Sambo, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Alessio Piazza, Sebastiano Gavasso. Un omaggio alla poesia di Dino Campana è invece in scena al teatro sociale di Novafeltria, il 2 febbraio, con Antonio Ramberti e Luca Serrani per la regia di Isadora Angelini. Al Diego Fabbri di Forlì invece è un libro contemporaneo a farsi testo da recitare: il 7 febbraio è infatti in scena La paranza dei bambini, tratto dal libro di Roberto Saviano in cui l’autore di Gomorra racconta la malavita dei giovanissimi a Napoli. Tratto da un romanzo contemporaneo, Le difettose di Eleonora Mazzoni, è un progetto di Emanuela Grimalda con l’impianto registico di Serena Sinigaglia. Si tratta di un monologo per sette personaggi e un’attrice, è “uno spettacolo allegro, disperato, trasversale e vitalissimo” esattamente come il microcosmo sotterraneo, apparentemente marginale ma assai popoloso che racconta. In scena al teatro Dragoni di Meldola il 20 e 21 febbraio. Tre gli appuntamenti con la scrittrice Michela Murgia nei teatri di Romagna a febbraio. All’Astra di Bellaria infatti l’8 febbraio l’autrice sarda vestirà i panni dell’attrice nel dar voce al premio Nobel della letteratura nel 1926 Grazia Deledda nel testo Quasi Grazia firmato dall’autore, anch’egli sardo, Marcello Fois, con la regia di Veronica Cruciani, la quale sarà la regista anche dello spettacolo in scena al teatro Turroni di Sogliano sabato 17 febbraio, Accabadora, tratto dall’omonimo romanzo di Michela Murgia, della compagnia CrAnPI - Teatro Donizetti di Bergamo con in scena Monica Piseddu. Lo spettacolo sarà anche al teatro Rasi di Ravenna per la stagione dei teatri il 23 e il 24 febbraio.

CESENATICO Dalla realtà al teatro: due spettacoli per “Naufraghi” Doppio appuntamento al teatro Comunale di Cesenatico a febbraio con la rassegna curata dall’associazione Mikrà “Naufragi” con temi di attualità politica. Il 3 febbraio la compagnia Frosini/Timpano porta in scena Aldo Morto, sulla tragedia di Aldo Moro (vincitore Premio Rete Critica 2012), mentre il 24 è la volta dei Capotrave con Lotta al terrore, storia drammatica e comica di un attacco terroristico a un supermercato visto da una sala riunioni comunale.

PERCHÈ ISCRIVERSI Perché siamo convinti che iscriversi sia la scelta giusta per chiunque abbia a cuore la democrazia e la dignità della persona; perché la Cgil è un soggetto di rappresentanza generale, non solo del mondo del lavoro comunemente inteso. Dunque, anche di quanti il lavoro lo cercano o che hanno attività non tipicamente classificabili di dipendenza lavorativa. La vera domanda a cui dare una risposta è: il mondo del lavoro, nel suo complesso, starebbe meglio o peggio senza il sindacato? Senza la Cgil? Siamo consapevoli di quanto sia difficile, conoscere le attività che esso svolge in favore delle tutele dei diritti delle persone. Molti possono pensare che esso sia finanziato dalle istituzioni; che esiste perché è una specie di organizzazione ‘parastatale’. Che nei suoi uffici operino dipendenti pagati dallo stato, visto che buona parte dei servizi forniti sono svolti in sostituzione o comunque ad integrazione di quelli pubblici. Niente di tutto questo: in realtà il sindacato sei tu. La Cgil sei tu. Senza il tuo contributo non esisterebbe. I contratti collettivi nazionali, la contrattazione nel posto di lavoro e nel territorio, i servizi di tutela delle persone, il protagonismo e la valorizzazione del mondo del lavoro e di chi il lavoro lo cerca, le mobilitazioni per un fisco più giusto, le lotte per una sanità diffusa e di qualità, per la legalità, per uno stato sociale finalizzato ad una sempre più forte coesione sociale. Sono soltanto alcune delle cose che cerchiamo di fare nel miglior modo possibile. Una Cgil più forte e rappresentativa, rende più forte te. Non siamo tra coloro che promettono di risolvere tutti i problemi, ma con te e con quanti intendano iscriversi facciamo un patto: noi proveremo sempre, fino in fondo, a rendere più giusta, più equa e più coesa la società in cui viviamo e a fare del lavoro lo strumento fondamentale per la libertà CGIL FORLÌ: Via Pelacano 7, 47122 Forlì - Tel. 0543 453711 delle persone.


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danza/1

Tango contemporaneo per raccontare storie e personaggi

danza/2

Il coreografo Luciano Padovani sui due spettacoli in scena a Faenza e Cattolica di Naturalis Labor

L’OMAGGIO A VAN MANEN E LA FRESQUE AL TEATRO ALIGHIERI DI RAVENNA Hooray for Hans! Omaggio a Hans van Manen, con le sue coreografie, è lo spettacolo di danza della compagnia Introdans (nella foto) che sarà in scena il 24 e 25 febbraio al teatro Alighieri di Ravenna con, in programma, “Polish Pieces” (assistente alla coreografia Mea Venema, musica Henryk Mikołaj Górecki, costumi Keso Dekker, luci Joop Caboort), “In and Out” (assistente alla coreografia Mea Venem, musica Laurie Anderson, Nina Hagen, scene e costumi Keso Dekker, luci Jan Hofstra), “Black Cake” (assistente alla coreografia Mea Venema, musica Pëtr Il’ic Cajkovskij, Leós Janácek, Igor’ Stravinskij, Pietro Mascagni, Jules Massenet, scene e costumi Keso Dekker, luci Joop Caboort). Sempre per la stagione di danza dell’Alighieri il 3 e il 4 febbraio invece sarà in scena il Ballet Prelijocaj con La Fresque.

Milonghe umide e fumose, cinturini neri che cingono la pelle lunare di creature vellutate e notturne, schiene nude e sguardi che vanno oltre le pareti. La musica di Gardel o Piazzolla che fa scansare le sedie tutte insieme e riempie la sala di corpi danzanti. L’alcol, le luci basse, la passione. Eppure nel tango si può cercare molto più di uno stereotipo, seppur avvolgente come i colori delle rose cantate da Capossela. C’è riuscito un coreografo veneto cresciuto a pane e contemporanea, che un giorno si è fatto trascinare nella milonga per amore: Luciano Padovani, in scena il 14 febbraio al Teatro Masini di Faenza con En tus ojos. Piazzolla tango e il 23 febbraio al teatro Regina di Cattolica con Romeo y Julieta tango. La Compagnia Naturalis Labor diretta da lei ha riempito i teatri con Romeo y Julieta, una produzione in cui rielabora il classico shakespeariano contaminando il tango con la danza contemporanea: oltre alla musica dal vivo del Cuarteto Tipico Tango Spleen, ci svela gli altri ingredienti di questa ricetta ? «Romeo y Julieta costituisce una sorta di salto di qualità della compagnia: è stato il lavoro che ci ha portato a riempire i teatri più grandi e ci ha permesso di incontrare un grande favore di pubblico. La mia volontà era superare gli stereotipi del tango tout court, un genere tutto sommato semplice, che non contiene una struttura narrativa. Affrontare la storia degli innamorati shakespeariani ci ha permesso di conferire al tutto un approccio diverso: al tango si è unita la danza contemporanea che a differenza del primo permette il racconto. Poi c’è grande cura per le scenografie che non sono riconoscibili come “Verona” o “Buenos Aires”, ma potrebbero essere sia l’una che l’altra. O nessuna delle due. Ne è scaturito un lavoro definito spesso “molto intenso emotivamente”, un mix che è piaciuto molto, a tal punto che non è raro vedere piangere gli spettatori più sensibili».

É stato difficile trovare interpreti che potessero fondere insieme questi due linguaggi? Come si è sviluppato il lavoro con la compagnia? «Gli interpreti si dividono in quattro danzatori con una formazione contemporanea e dodici autentici tangueros. Non è stato facile trovarli: abbiamo dovuto fare tantissimi provini a Vicenza e a Milano. Ma Giulietta Jessica D’Angelo - nonostante abbia visto più di duecento danzatrici, l’ho individuata quasi subito per la sua incredibile freschezza. Tantissimi degli applausi che arrivano sono proprio per lei e, così come Romeo, viene dalla danza contemporanea, non dal tango. In generale è stato più difficoltoso trovare i tangueros, perché ce ne sono pochi in Italia. Inoltre il pubblico generalmente non lo nota, ma chi pratica tango si accorge subito che lo spettacolo è fisicamente molto faticoso per chi non è abituato alla danza contemporanea. Viceversa, i danzatori contemporanei arrivano al tango più agevolmente perché sono abituati ad assimilare linguaggi differenti e reggono meglio lo sforzo fisico delle coreografie lunghe. Sicuramente tango e contact dance hanno molti punti in comune e questa caratteristica mi ha permesso di metterli in relazione creando lavori nuovi. Molto interessante è stato il rapporto con Silvio Grand, un tanguero, che da ormai dieci anni mi aiuta anche nelle coreografie montando le parti più strettamente legate al tango». Ma perché ha scelto proprio il tango e non altro? «Un giorno la mia ex moglie mi ha detto: “vieni a lezione di tango con me o ti lascio”. All’inizio era una vera sofferenza e facevo come i bambini che non vogliono andare a scuola, fingendo mal di pancia e mal di testa. Poi è nata una passione pazzesca e mi sono ritrovato – da persona tutt’altro che nottambula – a ballare nelle milonghe fino alle due di notte. Il primo spettacolo nato dalle sperimentazioni con il tango è Declaraciòn del 2005 in cui

ogni tanguero è innamorato di un altro che non lo corrisponde e a sua volta ne ama un terzo, tranne in un caso in cui due si amano reciprocamente. Ne è scaturita un’opera fresca, basata sugli equivoci, che ha avuto molto successo: abituato ai numeri della contemporanea, quando ho visto quattrocento posti invece del solito centinaio ho capito che la mia vita stava per cambiare. Certo bisogna stare attenti: cadere in un genere è anche un rischio, per questo continuo a sperimentare anche cose diverse». Cosa ci racconta invece di En tus ojos. Piazzolla tango? Quali differenze ci sono con Romeo y Julieta e con le altre produzioni? «La sfida qui è stata creare, sempre con il tango, un lavoro diverso da Romeo y Julieta: era necessario cambiare registro e raccontare un’altra storia, perseguendo un risultato altrettanto forte. L’occasione è arrivata con una ricorrenza legata a Piazzolla e il progetto era quello di dare una rilettura non trita della sua figura. Qui i tangueri sono sei e due i danzatori: l’interprete di Astor è di Reggio Emilia e rende molto l’idea di questo personaggio controverso come la sua musica, sospesa tra linguaggio colto e tango. Piazzolla è l’uomo dei contrasti: si dedica a un genere tradizionale e riesce a stravolgerlo, è al contempo amato e disconosciuto dagli argentini e in questo lavoro ci sono le sue torbide irrequietezze. Non è un’opera biografica, ma mette in luce il suo travaglio interiore e il rapporto con la sua musa, in cui ritroveremo ancora “Julieta” Jessica D’Amico. Da una barchetta di carta che Piazzolla osserva in apertura e che rappresenta la sua voglia di evasione, poi si sviluppa il racconto delle sue sensazioni e contraddizioni». Linda Landi

«Piazzolla è l’uomo dei contrasti: stravolge un genere tradizionale»


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COMIX A LUGO E CESENA Al Rossini di Lugo il 15 febbraio e al Bonci di Cesena il 25 lo spettacolo Comix della Nov Gravity Dance Company

PARSONS AL BONCI Wolfgang, Kind of Blue, UpEnd, Caught, Nascimento sono le coreografie della tappa del Parsons Dance Tour in scena il 6 febbraio al Bonci di Cesena.

IL LAGO DEI CIGNI A BAGNACAVALLO Al Goldoni di Bagnacavallo il 10 febbraio Il lago dei cigni della compagnia Raffaele Paganini

FLAMENCO AL FABBRI Sabato 24 febbraio alle 21 al Diego Fabbri di ForlĂŹ spettacolo di danza flamenco con la compagnia Flamenquevive


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capolavori

Ludovico Carracci, Conversione di Saulo, 1587-88, olio su tela. Bologna Pinacoteca Nazionale

Da Michelangelo a Caravaggio, l’epoca di passaggio in mostra Inaugura sabato 10 febbraio “L’eterno e il tempo”, la nuova grande esposizione ai Musei di San Domenico Il 10 febbraio si rinnova l’appuntamento con la grande arte al San Domenico di Forlì dove fino al 17 giugno sarà allestita la mostra che i promotori definiscono “sontuosa”e che sarà anche caratterizzata da un nuovo percorso espositivo che, per la prima volta, utilizza come sede espositiva la Chiesa conventuale di San Giacomo Apostolo, a conclusione del suo integrale recupero. “L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio”, questo il titolo dell’esposizione, documenta quello che è stato uno dei momenti più alti della storia occidentale. Gli anni che idealmente intercorrono tra il Sacco di Roma (1527) e la morte di Caravaggio (1610); tra l’avvio della Riforma protestante (1517-1520) e il Concilio di Trento (1545-1563); tra il Giudizio universale di Michelangelo (1541) e il Sidereus Nunciu s di Galileo (1610) rappresentano l’avvio della nostra modernità. Protagonisti al San Domenico saranno il dramma e il fascino di un secolo che vide convivere gli inquietanti spasimi del tramonto del Rinascimento e il procedere di un nuovo orizzonte, con grandi capolavori del Manierismo. L’istanza alla Chiesa di Roma di un maggiore rigore spirituale, se da un lato produceva una rinnovata difesa delle immagini sacre, dall’altro imponeva una diversa attenzione alla composizione e alla raffigurazione delle immagini, nonché a una ridefinizione dello spazio sacro e dei suoi ornamenti. Si sviluppano così scuole e orientamenti nuovi. Dal tentativo di dare vita a «un’arte senza tempo» di Valeriano e Pulzone, nell’ambiente romano, agli esiti del modellato cromatico di Tiziano, al naturalismo dei Carracci, con quel loro «affettuoso timbro lombardo», come lo chiama Longhi. Ma è anche la vita quotidiana che si affranca dai bagliori dell’estremo Rinascimento. Si avverte una “temperatura sentimentale” che pare interpretare il nuovo senso del Concilio tridentino che deve parlare a tutti i cuori creando una nuova forma di pietà e di devozione, con l’esaltazione della figura mariana, dei primi martiri e dei nuovi santi. Francesco d’Assisi fra tutti. Tra l’ultimo Michelangelo a Caravaggio, passando attraverso Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Vasari, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, Pellegrino Tibaldi, i Carracci, Federico Barocci, Veronese, Tiziano, Federico Zuccari, Cavalier d’Arpino, Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone, s’addipana un filo estetico di rimandi e innovazioni che darà vita a una età nuova. Comprese le forme alternative di Rubens e Guido Reni. Come questa mostra compiutamente racconta. Musei San Domenico - Piazza Guido da Montefeltro, 12, Forlì. Orari di visita: da martedì a venerdì: 9.30-19; sabato, domenica, giorni festivi: 9.30-20; ka biglietteria chiude un’ora prima. Lunedì chiuso.

FOTOGRAFIA L’Albero del latte, le immagini di Silvia Bigi alla fondazione Dino Zoli Alla Fondazione Dino Zoli di Forlì (viale Bologna, 288), dal 24 febbraio si terrà una mostra che esplora il tema dell’identità di genere, sollevando riflessioni sul ruolo della donna nella società contemporanea. In esposizione, le opere della giovane artista ravennate Silvia Bigi, formatasi al Dams di Bologna, al Centro Sperimentale Adams di Roma e all’International Center of Photography di New York. Curata da Francesca Lazzarini, la mostra comprenderà fotografie, installazioni, documenti di finzione e objets trouvés raccolti tra i Balcani e la Romagna, accompagnando lo spettatore in un percorso che mescolerà realtà e finzione, suggestioni poetiche e provocazioni critiche. In tempi in cui il femminicidio è argomento alla ribalta di tutti i canali d’informazione nazionali, la mostra dal titolo L’albero del latte approccia il tema della condizione di genere toccando aspetti universali e quotidiani, interrogandosi sul rapporto tra natura e cultura e sulle possibilità di sovvertire le norme sociali dominanti. Con L’albero del latte la Fondazione Dino Zoli inaugura un programma teso alla promozione e al sostegno della creatività giovanile fortemente voluto dallo stesso Dino Zoli. Dettagli sul sito: www.fondazionedinozoli.com.



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la recensione

Generazioni diverse di artisti per un’arte dell’incisione che si scopre contemporanea A Ravenna e Bagnacavallo la mostra dedicata a Maestri di Serena Simoni

Intitolata al rimpianto Giuseppe Maestri, il 20 gennaio si è aperta al Mar la sezione ravennate della Biennale di Incisione, giunta quest’anno al suo secondo appuntamento. Immaginiamo che Giuseppe stesso sarebbe stato contento di tanta vivacità di iniziative non tanto per il legame al suo nome – schivo di elogi come era, avrebbe liquidato tutto con una battuta – ma per la visibilità raggiunta dalle teniche incisorie alle quali ha dedicato l’intera vita. L’erede al percorso di Maestri è stata la città di Bagnacavallo che da diversi anni ha dirottato le linee programmatiche ed espositive del locale museo civico verso la storicizzazione del proprio patrimonio incisorio e lo studio delle produzioni contemporanee. Fra le iniziative ricordiamo la recente apertura di un sito collegato al Gabinetto delle Stampe su cui sono state caricate più di undicimila opere di oltre 1500 incisori italiani: si tratta di uno strumento di ricerca innovativo e poco diffuso nel nostro paese per conoscere questi linguaggi che per quanto antichi hanno avuto momenti alterni di fortuna. Un esempio fra tanti è la storia della xilografia che, comparsa nel secolo della stampa, è stata superata nei secoli successivi da nuove tecniche quali acquaforte e bulino, riprendendo vita solo fra la fine dell’Ottocento e le Avanguardie. Il secolo passato ha parificato le sorti rimettendo in ombra tutte le tecniche calcografiche: la facilità della riproduzione litografica e fotomeccanica si sono aggiunte alla difficoltà delle tecniche più antiche che necessitano di qualità particolari come la capacità di progettare a rovescio oltre a pazienza, lentezza, precisione e tanta perizia. Le mostre di Ravenna e Bagnacavallo, aperte a distanza di un mese circa una dall’altra, sembrano confermare l’interesse per le tecniche incisorie motivato da una rivalutazione della perizia disegnativa dopo decenni di utilizzo dei lin-

In alto a sinistra: Tano Santoro, “Cavalli”, 2017, acquaforte (opera vincitrice del Premio di incisione "Giuseppe Maestri" #Ravenna 2017) In alto a destra: André Beuchat, “Animae mundi”, 2017, acquaforte su rame In basso a sinistra: Maria Fabiola Ungredda, But the Hunter never arrived, 2017, acquaforte e bulino In basso a destra: Francesco casolari, Montecarlo 3000, 2017, acquaforte e tecnica poupée

guaggi multimediali. A guardare le opere in mostra a Ravenna ci si rende conto che gli artisti presenti appartengono a generazioni diverse e che fra le fila non mancano quelli più giovani, alcuni poco più che ventenni. La seconda constatazione riguarda gli incisori, spesso veri e propri specialisti spesso usciti dalla formazione artistica di scuole pubbliche e accademie: per quanto rinnovato il linguaggio rimane

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però legato a una élite di intenditori ed estimatori. Un’ultima riflessione marca positivamente l’affinità fra queste arti e i temi, le espressioni della contemporaneità: se il segno talvolta tradisce l’età dell’artista per i riferimenti al naturalismo o a un espressionismo ormai superati ma sempre in voga, è possibile osservare recuperi da stili del passato riadattati all’attualità o sconfinamenti in altri territori visivi come cinema d’animazione e fumetto. Qualche esempio: Tano Santoro, vincitore di questa edizione, è un veterano dell’acquafrote che pratica dagli anni ’60 approdando a uno stile che deve molto all’espressionismo figurativo. A una generazione più giovane appartiene lo svizzero trapiantato in Italia André Beuchat che nell'acquaforte ha trovato la dimensione per esprimere notevoli doti di disegnatore. Le sue opere manifestano lo studio della tradizione incisoria dei secoli passati compresi l’immaginario visivo settecentesco dei Lumi e le icone babeliche cinque-seicentesche. In un linguaggio estremamente raffinato per esecuzione e rimandi nelle sue lastre si individua una vena nera che ricorda Goya. Più o meno della stessa età anagrafica è Maria Fabiola Ungredda: l’utilizzo di tecniche miste - acquaforte, acquatinta e bulino - porta alla realizzazione di tavole oniriche che trapassano nell’illustrazione fiabesca con esiti molto interessanti. Marina Bindella studia dagli anni ’90 l’incisione polacca frequentando in particolare l’area dell’astrazione: nonostante queste linee di ricerca la pongano fuori dal dibattito corrente dell’arte occorre rendere merito all’eccellente resa tecnica delle sue linoleografie astratte, incentrate su una resa tridimensionale quasi sbalorditiva. In poche parole, si ritorna con questi lavori a un interesse verso il rapporto fra astrattismo e percezione. Fra le presenze va ricordata quella del romagnolo Nicola Samorì (Forlì 1977) che da anni accompagna la sua affermata produzione pittorica a quella incisoria utilizzando in entrambe un confronto serrato e drammatico con l’immaginario storicoartistico del passato. Fra i giovani va infine citato il bolognese Francesco Casolari (1982) che non a caso proviene da un percorso legato ad architettura e design: le sue scene metropolitane - delineate con grande precisione e finezza di segno - congiungono la tradizione utopica dei progetti di Sant’Elia alle fantasie spaziali improbabili di Escher attraverso le ossessioni futuribili delle città animate del regista d'animazione Miyazaki, dimostrando le grandi possibilità di dialogo di queste tecniche. Premio di incisione Giusppe Maestri, Museo d'Arte della città di Ravenna, fino al 18 marzo; orari: Ma-Sa 9-18; Do 14-18.


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MATERIA OSCURA

Sull’artista che si fa mangiare la faccia: il caso di Matteo Lucca di Linda Landi

Cosa può succedere se si uniscono la scultura, il corpo umano e… il pane? Non è facile gestire l’argomento senza cadere in osservazioni lapalissiane, trite, pseudo religiose, blasfeme o grottesche, che possono spaziare dal cannibalismo, all’ostia, fino all’Omino Pan di Zenzero di Shrek. Ma questa rubrica tratta la materia oscura che si annida negli universi creativi possibili, quella che, nonostante sia visibile, non si sa cos’è, ma solo cosa di sicuro non è. Quella che – si vocifera – possa aver ucciso i dinosauri o estinto chissà quante altre specie di incauto fruitore, attratto dalle conturbanti malie della cosmologia artistica e fatalmente disperso nell’oscurità delle sue galassie stellate come George Clooney in Gravity. Quindi il forlivese Matteo Lucca (1980) che crea non con “la materia dei sogni”, ma con quella del fornaio, è il pioniere perfetto per aprire questa Guida galattica per autostoppisti nell’universo creativo delle arti visive romagnole. Premesso che il pane, nelle sue sfaccettatissime declinazioni, è dall’alba dell’umanità l’alimento trasformato per eccellenza, consacrato sugli altari, brandito a vessillo nelle rivoluzioni e spregiato nelle leggende metropolitane sui sovrani francesi amanti delle brioches, e proprio per via di queste caratteristiche è stato scelto da Lucca come materia artistica, l’idea compiuta di calarlo in una sorta di fusione identitaria con la propria persona arriva dalla scintilla del Buddhismo tibetano che invita a “mettersi a disposizione degli altri”, quindi all’ascolto, all’aiuto, al nutrimento nel senso più esteso possibile. Così Matteo costruisce con le sue mani un forno e si ricrea in un autoritratto di pane per sfamare i bisogni degli altri. Le sue sculture campeggiano nello spazio con una imponente presenza data dai volumi a grandezza naturale, realizzati con la tecnica del calco dal vero, dalle imperfezioni delle superfici e dalle bruciature che, nell’insieme, compongono una visione dall’aspetto “pompeiano”. E le “cadute” in questo caso non sono le semplici rotture degli elementi aggettanti causate dalla mano pesante del tempo (la stessa che ha fatto strage di nasi e braccia nella statuaria classica), ma dei veri e propri assaggi da parte di animali. Un asinello ha degustato un braccio, mentre una nuca è servita come vitto e alloggio per una famiglia di topolini: entrambe le specie hanno lasciato una traccia d’oro del loro passaggio, perché l’artista ha deciso di contrassegnare con il battesimo del metallo prezioso i punti esatti in cui la materia è diventata nutrimento ed ha quindi assolto alla sua funzione più nobilitante. E così, dopo le incursioni nella natura del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, ora gli uomini di pane sono in cattività al Magazzeno Art Gallery di Ravenna per il site-specific “Gold Wears Down” (fino al 24 febbraio) e attendono i visitatori in attesa di un finissage… tutto da masticare.

ARTE I Cantieri Cristallino su corpo e linguaggio I Cantieri Cristallino, in Corte Zavattini 31 a Cesena, proseguono la loro indagine sui simboli politici del presente in relazione alla pratica artistica. In particolare, i due appuntamenti previsti per febbraio punteranno il loro focus sul corpo e sul linguaggio come veicoli di precise ideologie politiche. Si comincia sabato 17 e domenica 18 febbraio con Tassonomia del linguaggio, un seminario condotto da Giulia Marchi, artista e fotografa, che nel suo lavoro è da sempre interessata alla contaminazione dei codici espressivi e orientata verso un approccio concettuale e letterario della rappresentazione fotografica. Marchi proporrà un percorso sui campi di relazione tra le arti, con l’ausilio della scrittura e del pensiero di filosofi, artisti e linguisti, tra questi Michel Foucault, Noam Chomsky, Roland Barthes. (su prenotazione al 339 2783218 oppure calligraphie@calligraphie.it, termine iscrizioni mercoledì 14 febbraio). Dedicato invece al corpo l’incontro di domenica 25 febbraio con la fotografa e performer Marilisa Cosello e il poeta Vincenzo Frungillo. L’evento, che coincide con il finissage della mostra Heimat, costituisce un’occasione per riflettere sulle costrizioni fisiche e mentali e sulla conseguente limitazione dell'individuo nella società, nel suo trasformare il corpo da soggetto ad oggetto. Cosello, attraverso alcune serie fotografiche, un atto performativo e la proiezione del video Esercizi Obbligatori (che mette in scena una vera e propria coercizione corporale basata sulla ripetizione di sequenze ginniche) mostrerà concretamente la metamorfosi della persona in automa (nella foto). Con la sua visione dialogherà l’opera poetica di Vincenzo Frungillo, impegnato da diversi anni sul tema dei vincoli imposti dalla collettività alla dimensione individuale, e che con il libro Ogni cinque bracciate, un racconto della tragica vicenda delle atlete della squadra di nuoto olimpionica dell’ex Ddr, ci porta agli estremi della “programmazione corporale” effettuata dal sistema politico. Mària Chilf/Maruizion Battaglia in Heimat (diari familiari), fino al 25 febbraio. Seminario: Giulia Marchi in Tassonomia del linguaggio, sabato 17 e domenica 18 febbraio (h 10-13 / 14-18). Eventi: Marilisa Cosello /Vincenzo Frugillo: Un corpo estraneo, domenica 25 febbraio ore 18.

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l’intervista

Mark Twain secondo Fabio Geda: «Invidio Tom e Huck, sanno succhiare il midollo della vita» L’autore del best seller Nel mare ci sono i coccodrilli ospite della rassegna “Scrittori raccontati da scrittori” di Matteo Cavezzali

Ogni scrittore trova i suoi maestri nel passato, e dialoga con loro attraverso la lettura e la scrittura. L’autore torinese Fabio Geda diventato famoso nel 2010 con Nel mare ci sono i coccodrilli (Baldini Castoldi e Dalai), in cui racconta la storia della migrazione di un bambino afgano arrivato in Italia dopo un lungo viaggio, ha sempre amato Tom Sawyer e Huck Finn, per questo l’autore che ha scelto per “Scrittori raccontati da scrittori”, organizzata dalla associazione Rapsodia, è Mark Twain, di cui parlerà all’ex lavatoio di Morciano il 18 febbraio alle 17. Cosa ti ha spinto a scegliere di raccontare la figura di Mark Twain? «Amo da sempre Tom Sawye e Huck Finn. Da ragazzino avrei dato qualsiasi cosa per potermi unire a loro. Prima ancora di leggere i suoi romanzi ricordo di aver visto insieme a mio padre il film su Tom Sawyer diretto da Norman Taurog nel 1938 e poi quello di Don Taylor del 1973. E ovviamente il cartone animato giapponese mandato in onda da Raiuno per la prima volta nel 1980. Insomma, l’immaginario di Twain mi ha conquistato prima ancora che io sapessi che dietro a quel paradiso dell’infanzia ci fosse lui. Sì, perchè era così che lo consideravo: un paradiso dell’infanzia. Fiumi in cui tuffarsi e pescare, isole in cui nascondersi, indiani e ubriaconi con cui fare comunella o da cui fuggire. Twain aveva semplicemente raccontato il mondo in cui

era cresciuto e io quel mondo glielo invidiavo da morire. Poi, dopo, sono arrivati i libri e insieme ai libri la profondità e la complessità di quei racconti, che sono molto più che avventure per ragazzini». Mark Twain era un autore molto provocatirio pensi che esista una scrittura che oggi ha ereditato la sua carica dissacrante? «Non esiste più nulla di dissacrante perché ormai non c’è rimasto niente da dissacrare. Esistono scrittori pungenti e intelligenti, certo, ma sono guardati con accondiscendenza, hanno perso l’occasione dello scandalo. La strada della letteratura non è quella, in questo momento. E se vi venisse in mente di chiedermi allora qual è, be’, lasciatemi dire che non sono affatto sicuro di saperlo». Cosa ci affascina ancora così tanto delle figure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn? «Libertà, innocenza, spavalderia. Il saper urlare al mondo che il re è nudo. Credo ci sia molto di nostalgico nel nostro amare Tom e Huck: sono qualcosa che molti di noi crescendo smettono di essere e non intendo solo anagraficamente, ma culturalmente e moralmente. Sono sintonizzati sulle frequenze dell’avventura e della contemplazione, dello stupore e dell’amicizia. Ci danno la dannatissima impressione di sapersi godere la vita. Li guardiamo e diciamo: accidenti, loro sì che si sanno divertire, loro sì che sanno succhiare il midollo dell’esistenza di cui parlava Henry David Tho-

«Non esiste più nulla di dissacrante perché non c’è più nulla da dissacrare»

Venerdì 2 febbraio, ore 21.00

caffeletterariolugo.blogspot.it

Hotel Ala d'Oro MARCO CUZZI “Dal Risorgimento al Mondo Nuovo” (Firenze, Le Monnier, 2017) Introduce Paolo Cavassini Sarà presente l’autore Salone Estense SILVIA CAVICCHIOLI “Anita” (Torino, Einaudi, 2017) Introduce Marco Sangiorgi Sarà presente l’autrice

Domenica 18 febbraio, ore 18.00

Domenica 25 febbraio, ore 18.00 Hotel Ala d’Oro In collaborazione con il Conservatorio G.B.Martini di Bologna Musica e Poesia Ludwig van Beethoven e Lev Tolstoj “La sonata a Kreutzer” Violino: Daniele Negrini Pianoforte: Fabio Gentili Voce: Patrizia Randi Ingresso + aperitivo €. 8,00 Ingresso + aperitivo + cena a buffet €. 17,00

Venerdì 9 febbraio, ore 21.00 Hotel Ala d'Oro MARCELLO VENEZIANI “Imperdonabili” (Venezia, Marsilio, 2017) Introduce Daniele Serafini Sarà presente l’autore Hotel Ala d'Oro Inaugurazione della mostra pittorica “ANTROPOLOGIA ANARCHICA” di Nerio Casali Introduce Carmine Della Corte

reau. Credo che molti di noi li invidino. Io li invidio». Il personaggio di Ercole nel tuo ultimo romanzo Anime Scalze (Einaudi) ha qualcosa che ricorda Tom Sawyer. «Tutti i ragazzini di strada hanno qualcosa che ricorda Tom Sawyer. Sono fragili e spavaldi, come li ha definiti lo psicoterapeuta Gustavo Petropolli Charmet in un saggio di una decina di anni fa. Lui parlava degli adolescenti in generale, ma è una definizione particolarmente azzeccata per tutti quelli che si trovano ad abitare le periferie». Il tuo Nel mare ci sono i coccodrilli uscito otto anni fa, ha avuto un successo che forse nemmeno

Hotel Ala d’Oro In collaborazione con il Conservatorio G.B.Martini di Bologna Musica e Poesia Schumann raccontato da Filippo Tuena Pianoforte: Stefano Bezziccheri Voce: Filippo Tuena Ingresso + aperitivo €. 8,00 Ingresso + aperitivo + cena a buffet €. 17,00

Giovedì 8 febbraio, ore 21.00

Sabato 10 febbraio, ore 18.00

Mark Twain e, nella pagina a fianco, Fabio Geda

Martedì 27 febbraio, ore 21.00 Venerdì 16 febbraio, ore 21.00 Hotel Ala d'Oro MASSIMIANO BUCCHI “Come vincere un Nobel” (Torino, Einaudi, 2017) Introduce Enrico Montanari Sarà presente l’autore

Sala Consorzio Bonifica In collaborazione con il Comitato per lo studio e la tutela dei beni storici del Comune di Lugo EMANUELE PAPI “Pietre dello scandalo” (Bari, Laterza, 2017) Introduce Giuseppe Lepore Sarà presente l’autore


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LA RASSEGNA LETTERARIA Da London a Dick, passando per Fitzgerald: la grande letteratura americana raccontata da quattro scrittori La rassegna “Scrittori raccontati da scrittori” curata da Emiliano Visconti inizia il 4 febbraio e prosegue per tutte le domeniche del mese alle 17 nella sala comunale ex lavatorio di Morciano di Romagna (via Concia 11). Per il primo appunamento Romana Petri, scrittrice, editrice, traduttrice e critica letteraria, vincitrice di premi tra cui il Mondello, il Rapallo-Carige e il Grinzane Cavour, racconterà il capolavoro di Jack London Il richiamo della foresta, un grande classico americano di uno degli autori a tutt’oggi più amati e letti. L’11 febbraio ancora una voce femminile, questa volta quella di Helena Janeczek autrice, tagli altri, del recente volume di successo La ragazza con la Leica dedicato alla vicenda di Gerda Taro. A lei il compito di raccontare il romanzo che ha raccontato un’intera epoca tra luce sfavillanti del jazz e la caduta e la debolezza dell’uomo: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzegerald (nella foto). Il 18 febbraio, come si legge nell’intervista di queste pagine, Fabio Geda racconterà Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, mentre si chiude il 25 con Fabio Deotto autore dell’apprezzato Un attimo prima (Einaudi), ambientato in un mondo futuro, che parlerà dei racconti di uno dei padri della fantascienza Philip K. Dick.

tu ti aspettavi e oggi è entrato come libro di testo in molte scuole. A cosa è dovuta la sua fortuna secondo te? «Bisognerebbe chiederlo agli insegnati e ai lettori: gli autori di solito sono i meno indicati a spiegare la fortuna dei propri libri. Non so. Credo sia dovuta al fatto che è un testo emozionante. E l’arte, quando ti fa emozionare, scatena nel fruitore molto più di un sentimento passeggero: radica una certa idea di mondo. Credo sia per questo che è piaciuto e che gli insegnanti lo trovano utile. Possono poi partire dall'empatia per fare pensiero e riflettere su temi sociali quali l’identità, l’accoglienza, l’idea di confine e di famiglia».

INCONTRI LETTERARI Parole Diverse: Anime scalze alla rassegna degli “Acrobati”, dedicata agli adolescenti Per "Acrobati" rassegna letteraria «per scoprire la bellezza del proprio posto nel mondo» oraganizzata dal centro Parole Diverse di Forlì per festeggiare i due anni di apertura, giovedì 22 febbraio, alle 17.30, in sala Randi (via Delle Torri, 13) la psicoterapeuta e coordinatrice del centro Cinzia Orioli incontrerà Loretta Raffuzzi (psicoterapeuta Polo adolescenza Asl Romagna-Forlì) e lo scrittore Fabio Geda, che presenterà il suo ultimo libro Anime scalze dedicato al tempo di vita dell’adolescenza, dove un ragazzino di 15 anni si trova a dover crescere da solo.

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VENERDÌ 19 GENNAIO DIS-ORDINE AL MAMA’S Mosaici a Ravenna tra passato e presente con Marcello Landi - Pres. Ass. Dis-ORDINE 26 GENNAIO DEBUSSY ET COPAINS Ensemble Ravel In coll. con Ass. Culturale Italia-Francia

16 FEBBRAIO IL SESSANTOTTO SECONDO DE ANDRÈ Conferenza - Narratore Emiliano Visconti 23 FEBBRAIO LUI NON HA SCAMPO Letture tratte da scritti di protagonisti e testimoni della rivoluzione russa. Canzoni di Vladimir Vysotsky

2 FEBBRAIO MUSIC LIVE IN “A NIGHT IN JAZZ” Standard Trio meets Catia Gori

2 MARZO LE VOCI DI UN ECO Performance teatrale-musicale sull’immigrazione di Alberto Bedeschi con BELLA CIAO TRIO L’emigrazione nelle canzoni

9 FEBBRAIO NOI SIAMO IL SUOLO, NOI SIAMO LA TERRA Monologo per una cittadinanza planetaria con Roberto Mercadini - in coll. con Uaar

9 MARZO SEBBEN CHE SIAMO DONNE Presentazione del libro di P. Staccioli Oltre all’autrice sarà presente Silvia Baraldini

16 MARZO L’ULTIMO PRIMITIVO Vita orfica di Dino Campana in due atti monologo di Iacopo Gardelli e Elia Tazzari con Lorenzo Carpinelli 23 MARZO COME ERAVAMO CULT Racconti, immagini e testimonianze della cultura a Ravenna fra gli anni ‘70 e ‘80 di Franco Masotti e Fausto Piazza 30 MARZO ROMAGNA MIA… PRIMA DEL LISCIO Eraldo Baldini e Susanna Venturi presentano il libro “Prima del liscio” Christian Ravaglioli fisarmonica solo presenta il disco: “Il respiro della mia gente tutto è romagna mia” Saranno presenti ballerini folk legati alle tradizioni locali

SABATO 20 GENNAIO COSTA NILZA NASCIMIENTO Afro brasilian & world music 27 GENNAIO I KRIPTONIANI Revival anni ‘60 3 FEBBRAIO NEON QUARTET Tango Jazz 10 FEBBRAIO NASHVILLE & BACKBONES Country & bluegrass

24 FEBBRAIO HORA QUARTET “Sarabanda Postcomunista”: Albanian etno-jazz 3 MARZO ELISA RIDOLFI QUINTET Canta me o fado 10 MARZO ITALIAN FINGERSTYLE CONNECTION Guitar fingerstyle 17 MARZO GIPSY CARAVAN Gipsy and balcan music 24 MARZO BALEN LOPEZ TRIO Musica dai Paesi Baschi

17 FEBBRAIO ... anche se voi vi credete assolti, 31 MARZO siete per sempre coinvolti… 42 NORTH PARALLEL BANDEANDRÈ Storia di un impiegato Marco Rosetti: From Opera to Jazz


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parole

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LA ROMAGNA IN PAGINA

la rassegna letteraria

Da Walter Siti a Giuseppe Genna Un sorprendente esordio con il bagnacavallese Anselmo Toschi

I nuovi appuntamenti de “Il tempo ritrovato” alla biblioteca Classense di Ravenna

di Federica Angelini

L’autore di questo romanzo d’esordio, L’uomo di Elcito, edito da Meridiano Zero, è un ravennate che vive oggi nelle Marche e il libro racconta di un bagnacavallese che si trova nella Marca all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1866. Ma l’elemento autobiografico, che pure è percepibile in alcune pieghe delle riflessioni del protagonista (si vedano le considerazioni dell’uomo di pianura che non si rassegna al fatto di essere finito in un posto dove il tempo per percorrere la medesima distanza può più che raddoppiare in base a discese e salite), resta in controluce rispetto a una storia invece che ha molto di originale e a un personaggio complesso e sfaccettato. Anselmo Toschi è infatti un personaggio che emerge in modo vivido e a cui Cimatti riesce a dare profondità e spessore giostrando i punti di vista, alternando abilmente una narrazione in terza persona a missive scritte in prima, il racconto di fatti e azioni a pensieri e riflessioni anche molto personali. E superata la diffidenza iniziale che potrebbe essere suscitata dalla scarsa credibilità di un linguaggio raffinato e una capacità introspettiva di un uomo nato e cresciuto nella Bassa romagnola a metà Ottocento, seppur nipote di un farmacista, il lettore accetta volentieri questa almeno parziale sospensione di realtà per immedesimarsi in una vicenda che si dipana toccando via via corde sempre più esistenziali. Soldato ligio al proprio dovere, Toschi cerca un senso al suo essere e al suo ruolo aggrappandosi a certezze che virano nel corso del libro verso l’ossessione. Un libro che stratifica più elementi, quello storico ma anche quello politico e quello, appunto, intimo di un uomo e delle sue contraddizioni e dei suoi tormenti. La trama forse non riesce a mantenere sempre lo stesso ritmo, ma ci regala spaccati di vita quotidiana di un momento che ha tanti richiami a quello attuale: nella Marca sta per arrivare il treno, un futuro più tecnologico che si spera porterà benefici a tanti, ma che nella realtà riguarderà solo chi già viveva in una condizione di vantaggio. Entriamo nei cantieri e nelle baracche, viviamo le dure condizioni di lavoro di quegli operai che si spaccano la schiena per portare il “futuro”. Il libro spicca soprattutto per la capacità di

Cimatti di mettere in scena, intorno a Toschi, una galleria di personaggi maschili veri e veraci, dai destini commoventi, credibili e mai stereotipati. Li vediamo nei boschi, piegati dai dolori, spaventati, felici di andare finalmente al bordello, a sognare vite lontane o vicine. Sono personaggi che come in una sorta di pop-up escono dalla pagina e accompagnano il lettore anche una volta chiuso il libro, insieme naturalmente ad Anselmo Toschi che piano piano finirà per raccontarci uno spaccato anche della famiglia in cui è cresciuto, del conflitto con il padre, del rapporto con la madre, di una dinamica famigliare complessa e che ha lasciato in lui segni profondi. Viviamo attraverso di loro il dramma del colera, che colpì duramente pezzi di Italia in quegli anni, in particolare Ancona. Un libro molto maschile, dove le donne hanno ruoli inevitabilmente più risicati, e dove è giocato con una certa maestria anche l’ingrediente delle suspense, insieme a quello del segreto, della doppia verità, quella ufficiale e ufficiosa, insieme a un doppio sguardo sul fenomeno del brigantaggio e della ricerca individuale di uno spazio di libertà. Senza mai essere didascalico e senza prosopopea, Cimatti racconta una vicenda dove i confini tra giusto e sbagliato sfumano spesso e che si chiude con un finale non scontato. E se c’è chi ha visto rimandi a giganti della letteratura americana negli influssi, da Steinbeck a McCarthy anche per il tema della frontiera (perché i monti tra cui Toschi va a caccia di briganti hanno comunque una dimensione “fuori dal mondo”), di certo quello che si può osservare è una grande consapevolezza nel maneggiare le tecniche di scrittura, di un lavoro accurato nelle scelte, di una scrittura controllata e mai di getto che già aveva dimostrato nei primi racconti e che ora si mantiene anche sulla lunga distanza di un romanzo di 250 pagine. Per chi avesse voglia di ascoltarlo parlare di questo suo romanzo, Massimiliano Cimatti sarà a Cesena sabato 24 febbraio alle 18 alla libreria Coop di Cesena, nel centro commerciale Lungo Savio.

Il Tempo Ritrovato, la rassegna letteraria organizzata da Matteo Cavezzali alla Biblioteca Classense di Ravenna, continua giovedì 8 febbraio con Walter Siti che presenterà Bruciare tutto (Rizzoli). Il libro che ha fatto scandalo di uno dei grandi maestri della letteratura italiana in cui Siti si interroga: «Qual è oggi il Male assoluto? Ovvero qual è l’ultimo tabù rimasto nella società occidentale?». Mercoledì 14 febbraio sarà la volta di Eugenio Baroncelli con Risvolti Svelti (Sellerio) reading con i musicisti Gabriele Graziani e Vanni Crociani. Nello spettacolo Baroncelli narrerà alcune vite brevissime da Defoe, «l’inventore di quella forma di truffa che chiamiamo il romanzo moderno», a William Harrison, che fu presidente degli Stati Uniti per soli 30 giorni, record battuto però dal presidente messicano restato in carica per tre quarti d’ora… Mercoledì 21 febbraio Giuseppe Genna presenta History (Mondadori). Per raccontare il futuro che sta velocemente alterando il nostro presente, la scrittura metafisica di Genna intraprende una sfida all'ultimo sangue con la materia e con la lingua della narrazione estrema, rappresentando una tragedia classica in forma di autofiction e di profezia. Martedì 27 febbraio Nevio Spadoni, Poesie 1985-2017” (Il Ponte Vecchio), uno tra i più importanti poeti dialettali contemporanei si racconta dialogando con l’etnologo Giuseppe Bellosi, l’editore Marzio Casalini e l’assessora alla Cultura di Ravenna Elsa Signorino. Mercoledì 28 febbraio lo storico Alessandro Luparini parlerà della Ravenna Fascista (Il Ponte Vecchio). Nell’incontro si approfondirà la conquista del potere da parte dei fascisti a Ravenna, riscoperta dagli archivi della biblioteca Oriani. Gli incontri proseguiranno ogni mercoledì fino a inizio aprile con Giorgio Falco, Marilia Mazzeo e molti altri.

LUGO Dalla figura di Anita agli aneddoti sui Nobel: il febbraio del Caffé letterario Fitto il calendario del Caffè letterario di Lugo, per il febbraio. Tra gli appuntamenti giovedì 8 alle 21 al Salone Estense Silvia Cavicchioli presenta, con Marco Sangiorgi, il suo Anita (Torino, Einaudi, 2017), biografia, nascita del mito e genesi di rappresentazioni destinate a occupare un posto di rilievo nella simbologia patriottica nel periodo che va dall'unificazione italiana al fascismo. Il giorno successivo, all’hotel Ala d’Oro sempre alle 21, Marcello Veneziani presenta Imperdonabili (Venezia, Marsilio, 2017), un itinerario attraverso idee, opere e autori. Gran parte di questi può essere ricondotta a una particolare famiglia definita da Cristina Campo degli «Imperdonabili»: irregolari del pensiero che non si accontentarono del loro tempo, ma lo contraddissero. Ancora un percorso storico, questa volta tra le vicende che hanno portato tanti a vincere il premio scientifico più prestigioso del mondo, il Nobel, grazie a Massimiano Bucchi e il suo Come vincere un Nobel. Si chiude, dopo alcune serate di musica e poesia, il 27 febbraio alle 21 nella Sala Consorzio Bonifica con Emanuele Papi, direttore della prestigiosa Scuola Archeologica Italiana di Atene, per un viaggio appassionante attraverso undici storie archeologiche ai quattro angoli del Mediterraneo – dalla Libia all’Italia, dalla Siria alla Grecia.


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LETTURE Mercadini a Gatteo e Ravenna sulla vastitià, il suolo e la terra Oltre agli appuntamenti al teatro di Rimini (vedi p. 19) Roberto Mercadini terrà altri due incontri e precisamente l’8 febbraio alle 21 a Gatteo, nella Biblioteca comunale G. Ceccarelli (via Roma, 13) in una serata dal titolo “Sulla vastità - I libri che hanno tentato di contenere un mondo”. L’attore e autore sarà inoltre il 9 febbraio alle 21 a Ravenna, al Mama's performing arts cafè (via S. Mama, 75) per una serata dal titolo: “Noi siamo il suolo, noi siamo la terra”, monologo per una cittadinanza planetaria

incontri

TRE FILOSOFI PER PARLARE DI ANIMALI E SPECISMO A RIMINI L’Istituto di Scienze dell’Uomo di Rimini organizza in collaborazione con la Biblioteca Gambalunga di Rimini un ciclo di tre conferenze sulla “questione animale”, oggetto di interesse e di studio per molti filosofi contemporanei. Che cos'è l'antispecismo? Che rapporti legano gli umani agli altri animali? Quand'è che l'uomo ha cominciato a considerare gli altri animali come mere risorse da utilizzare? È possibile trovare una dimensione umana che non sia strettamente antropocentrica e specista? A queste e altre domande cercheranno di rispondere Margherita D'amico (giornalista e scrittrice, autrice di Socrate 2896 per Bompiani, sabato 10 alle 17), Benedetta Piazzesi (filosofa e ricercatrice, autrice di Così pergfetti e utile. Genealogia dello sfruttamento animale per Mimesis, il 17 febbraio) e Massimo Filippi (neuroscienziato e filosofo antispecista, autore di Questioni di specie per Eleuthera, il 24 febbraio). Gli incontri, tutti alle 17 e a ingresso libero, si svolgeranno nelle Sale Antiche della Biblioteca Gambalunga di Rimini. In occasione delle conferenze, dal 10 al 17 febbraio, presso la Galleria dell'Immagine sarà possibile visitare la mostra fotografica di Stefano Belacchi dal titolo “Un incontro mancato”.

AGENDA LETTERARIA Alla scoperta dei gioielli della Malatestiana Torna l' appuntamento con il "Viaggio fra i tesori della Malatestiana", promosso dall'Associazione Amici della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Il 18 febbraio dalle 10.30 alle 12.30 Paola Errani farà scoprire i manoscritti collocati con segnatura 164, opera di autori cesenati che si inseriscono in un arco cronologico che va dalla fine del XV secolo a tutto l'Ottocento. Mentre il 25 febbraio, sempre 10.30 alle 12,30, Gilberto Biondi condurrà alla scoperta del "Catullo" della Malatestiana: rivisitazione di un codice.

Blues per cuori fuorilegge con Carlotto e Don Antonio Venerdì 23 febbraio alle 21, al teatro Binario di Cotignola, è inserito nel cartellone di “Andar per nebbie”, una serata dal titolo mutuato dall’ultimo libro di Carlotto, “Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane”. Il maestro del noir Massimo Carlotto (nella foto) incontra i suoni senza confini di Don Antonio. Conduce Corrado Ravaioli. Info e prenotazioni: Primola 349 3523188, info@primolacotignola.it.

De Pietrantonio e la sua L’arminuta alla biblioteca di Santarcangelo Martedì 27 febbraio alla biblioteca di Santarcangelo alle 21, Emiliano Visconti intervista Donatella di Pietrantonio, l’autrice de L’arminuta (Einaudi), vincitore perlatro del premio Campiello 2017. Il titolo — termine dialettale traducibile in «la ritornata» — si riferisce alla protagonista, una tredicenne che, senza capirne la ragione, viene rimandata alla famiglia d'origine dopo essere vissuta fin da piccolina in una famiglia diversa che ha sempre creduto la sua, si troverà in un ambiente difficile e povero e solo al termine del libro al lettore sarà data capire le ragioni.

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febbraio 2018

tradizioni Quel martedì grasso che è il Mardi Gras o Pancake Day in lingua anglofona

Le “loverie” fritte per il Carnevale in Romagna Le specialità della tradizione per il periodo in cui viene sovvertito l’ordine e si mangiano i dolci prima del “magro” della Quaresima Il Carnevale ha origini molto remote, da ricercare nelle antiche festività dionisiache greche, le Antesterie, nei Saturnali romani, fino ad arrivare all’Akitu, una cerimonia di dodici giorni celebrata dai Babilonesi in corrispondenza dell’equinozio di primavera. Punto comune a tutti questi momenti era il sovvertimento di ogni ordine sociale, l’abolizione delle gerarchie, la dissolutezza e il ritorno al caos primordiale. Secondo le arcaiche credenze, durate questi giorni, si annientavano i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti e questi ultimi erano liberi di vagare sulla terra. E seguendo questi riti pagani, le maschere, che

A proposito di martedì grasso ecco una curiosità: nei paesi di lingua anglofona il “nostro” martedì grasso è chiamato Pancake Day! Si parla anche di Shrove Tuesday e il nome deriva dalla parola shrive che significa “essere liberi dal peccato”. In alcuni stati degli Usa, lo Shrove Tuesday è conosciuto come Mardi Gras. L’idea alla base della festa è quella di liberarsi di tutti i cibi grassi che si hanno in casa, in vista della penitenza gastronomica prima della Pasqua. Ecco perché è tipico cucinare i pancake: in questo modo ci si liberava dalle “tentazioni culinarie” derivanti da latte, zucchero, burro e uova. Ricetta dei Pancake Ingredienti: 200 grammi di farina 0, 1 bustina di lievito per dolci, 1 cucchiaio di zucchero, mezzo cucchiaino di sale, 3 cucchiai di olio di semi di arachide, 200 millilitri di latte, 2 uova di medie dimensioni, un po’ di burro per ungere la padella. Preparazione: In una capiente ciotola unire la farina, il lievito, lo zucchero e il sale. Mescolare bene, creare la classica “fontana” e aggiungere le 2 uova, l’olio e poco alla volta il latte. Continuare a mescolare fino a che non si ottiene un composto omogeneo, abbastanza liquido, senza bolle e senza grumi. Nel frattempo scaldare una padella che si avrà precedentemente unto con abbondante burro e, aiutandosi con un cucchiaio, versare l’impasto nella padella ben calda (circa 2 cucchiai di impasto per ogni pancake in una padella di medie dimensioni). Quando si nota che si formano delle bolle sulla superficie del dolce, aiutandosi con una spatola e facendo attenzione a non rompere la crêpe, girarla sull’altro lato e continuare facendo cuocere circa 3 minuti per lato a fuoco medio. Infine, aggiungere gli ingredienti che più piacciono e servirle ancora calde.

permettono a chiunque di essere qualsiasi cosa o persona esso voglia, e poi le sfilate e la tradizione dei carri allegorici sono tipiche rappresentazioni del caos. L’ordine può essere ristabilito solo con un rituale purificatorio: la condanna di un fantoccio, insomma la nostra “Segavecchia”. I roghi sono tutt’oggi diffusissimi in varie città d’Italia e simboleggiano la rinascita, il passaggio dall’inverno alla primavera. Nel profondo infatti, tutti questi rituali rappresentavano i simboli della “fine” e del “nuovo inizio”, del risveglio: via via nel tempo si interpretarono come chiusura e apertura di un nuovo ciclo della natu-

I roghi sono tutt’oggi diffusi e hanno un ruolo di purificazione

CAFFETTERIA

ra, dall’inverno alla primavera, e di conseguenza dei lavori agricoli. Il Carnevale in questi termini è un momento estremamente legato alla terra e alla sua fecondità. Poi arrivò il Cristianesimo e con questo le festività si legarono indissolubilmente al periodo di digiuno prima della Pasqua, la Quaresima, i 40 giorni nei quali era vietato il consumo della la carne: è da qui che deriva la parola Carnevale, da carnem levare, togliere quindi la carne. Per questo motivo, l’ultimo giorno dei “bagordi”, il martedì grasso è dedicato a feste e banchetti. Dal dì successivo inizierà il periodo di pentimento ed espiazione e ogni cosa tornerà al suo posto. Veniamo ora nella nostra terra, in Romagna, dove era una feste molto sentita (e gradita!), ed in particolare il

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febbraio 2018

Le tagliatelle fritte di Carnevale

CESENA Torna la fiera dell’identità romagnola tra enogastronomia e folklore

Ingredienti 200 grammi di farina 0 2 uova di medie dimensioni 4 cucchiai di zucchero semolato 1 arancia con la buccia edibile (non trattata) olio per friggere (di arachide) 2 cucchiai di zucchero a velo (facoltativo) Preparazione Impastare la farina con le uova come per una comune pasta all'uovo. Tirare quindi una sfoglia di medio spessore, poi cospargerla con lo zucchero semolato, il succo dell’arancia e la sua buccia grattugiata. Arrotolare la pasta come per fare le tagliatelle e tagliarle della larghezza di circa 1 cm. Lasciarle arrotolate e friggerle in abbondante olio. Ora scolarle su una carta assorbente, disporle su un vassoio da portata, cospargerle di zucchero a velo e servirle fredde (lo zucchero a velo è opzionale).

Da sinistra due tipici dolci di carnevale, castagnole e tagliatelle, tutti rigorosamente fritti

giorno del martedì grasso: si faceva tardi, si eccedeva con il vino e si ballava tutta la notte, senza pensieri. E a tavola si facevano grandi scorpacciate, soprattutto dei tradizionali dolci fritti nello strutto. Ebbene sì, come in molte regioni d’Italia, anche in Romagna, ancora oggi il Carnevale non significa solo maschere, sfilate di carri allegorici, coriandoli, stelle filanti ed originali storie legate al passato, ma anche l’abbondanza di dolci: qui da noi, i coriandoli e le stelle filanti si ritrovano anche in tavola, trasformati in piatti tipici che non solo celebrano le risate e l’allegria ma si ispirano anche al sacro lavoro delle “azdore”. Sto parlando dei tor-

Torna anche quest’anno a Cesena la fiera “Sono Romagnolo”, ossa la “Fiera Nazionale dell’identità Romagnola”, un evento dedicato a sapori, cultura e tradizioni romagnole. Gli elementi portanti della fiera sono sicuramente la tradizione enogastronomica romagnola, il folklore e la cultura locale. Dopo il grande successo delle prime due edizioni, l’evento propone la terza edizione il 23, 24 e 25 febbraio che si terrà ancora una volta presso il quartiere fieristico di Cesena – Pievesestina. I padiglioni della Fiera saranno suddivisi per aree tematiche, aree che andranno a toccare ogni settore della cultura e del folklore della terra di Romagna: nel settore istituzionale sono presenti gli stand che mirano alla promozione del territorio e delle tradizioni romagnole con particolare attenzione a comuni, pro loco e associazioni. Nel settore produttori i migliori produttori enogastronomici e le attività di artigianato proporranno i loro prodotti; area dedicata ai commercianti. Infine, nella Strada dei Mestieri verranno rappresentati i mestieri di una volta, i lavori di artigianato che dimostrano con quanta dedizione vengono realizzati quelli che non sono semplici oggetti, ma vere opere d’arte. Infine, un’intera area dedicata alla ristorazione, in cui è possibile degustare tutti prodotti tipici che vengono proposti durante le feste, un ricco menu che spazia dai prodotti del mare a quelli dell’entroterra. Non mancheranno inoltre spettacoli, animazioni per i più piccoli, momenti di intrattenimento, giochi, gare, conferenze per un pubblico di ogni età. Orari di apertura al pubblico:venerdì 23 febbraio dalle 17 alle 23; sabato 24 febbraio dalle 10 alle 23, domenica 25 febbraio dalle 10 alle 21.

telli ripieni di crema o di marmellata, delle castagnole, delle frappe e delle immancabili tagliatelle fritte. Questi ultimi probabilmente sono quelli più legati al nostro passato, frutto della semplicità delle tradizioni contadine: null'altro che normali tagliatelle che si rendono dolci e golose cospargendo la sfoglia appena tirata con zucchero e succo di limone o di arancia. La sfoglia, una volta arrotolata, si taglia in tagliatelle che, ancora arrotolate, vengono fritte. Un altro dolcetto che frequentemente si trova durante il periodo di Carnevale (ma non solo), sono i tortelli frit-

Coriandoli e stelle filanti si trovano anche in tavola con castagnole e frappe

ti, piccoli triangolini ottenuti con un impasto di farina, latte, burro e sale che racchiudono un cuoricino di marmellata fatta in casa o di crema pasticcera. Ogni tortello viene fritto e poi spruzzato di zucchero semolato e/o di alchermes. Ancora, fra le “loverie” del Carnevale, non può mancare quella segnalata come piatto tipico “delle Romagne” da Pellegrino Artusi nella sua opera, le castagnole: anche se l’autore le considera “di genere non troppo fine” resta un dolcetto immancabile per questo periodo. Ora potrebbe sorgere una domanda: perché tutto fritto? La risposta va ricercata nella necessità storica di preparare velocemente i dolci per offrirli a quante più persone possibile, a basso costo. Giorgia Lagosti

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