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Realizzato da COMUNICANDO di Balboni Nilla via Valli, 264 - Mirandola (MO) Stampa: Tipografia Baraldini (MO) Vietata la riproduzione delle foto di proprietĂ Varetti
CON IL PATROCINIO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA BOLOGNA TERRA DI SAPORI EDIZIONE 2019
Bologna terra di sapori è un prodotto creato per essere un compagno di viaggio, un ricordo e perchè no un ricettario di specialità tipiche bolognesi da conservare o regalare
Abbinando la classica atmosfera dei paesi della pianura ai borghi della parte alta Bolognese intendiamo promuovere il territorio composto dai 55 comuni bolognesi, attraverso la scoperta delle specialità culinarie e le sue eccellenze, palazzi storici, tradizioni culturali, luoghi di culto e del territorio. Così come la valorizzazione del dialetto di questa terra, da tramandare e non dimenticare! Tutti i testi sono sunti di articoli presi dai siti dei comuni o proloco o testi inviati dai comuni o proloco stessi, ma ogni pagina e ogni articolo è dotato in calce di un qr-code attraverso il quale il lettore, con l’uso del telefono può accedere al sito di riferimento per approfondire le informazioni a cui è interessato. Ringraziamo in primis La Città Metropolitana di Bologna che ci ha concesso il patrocinio, i siti che sono menzionati nella guida, il comune di Casalecchio per la collaborazione, le aziende che ci hanno supportato, e tutti quelli che hanno creduto in questo prodotto. Per ultimo, ma per riguardo, un ringraziamento particolare a Gianpiero Varetti, l’autore delle foto che trovate alternate nella sezione dedicata a Bologna città e a Dozza, ha saputo cogliere momenti di vita, squarci di palazzi storici e attimi che fanno la differenza.
Nilla Balboni COMUNICANDO
omaggio a Lucio Dalla che come tutti i bolognesi amava la sua Bologna da inserirla spesso nei suoi testi DARK BOLOGNA Lungo l’autostrada da lontano ti vedrò ecco là le luci di San Luca entrando dentro al centro, l’auto si rovina un po’ Bologna, ogni strada c’è una buca Per prima cosa mangio una pizza da Altero c’è un barista buffo, un tipo nero Bologna, sai mi sei mancata un casino Aspetto mezzanotte chè il giornale comprerò lo stadio, il trotto, il Resto del Carlino piove molto forte ma tanto non mi bagnerò c’è un bar col portico, mi faccio un cappuccino ma che casino, quanta gente, cos’è sta confusione? c’è una puttana, anzi no: è un busone Bologna, sai mi sei mancata un casino Chissà se in questa strada si può entrare oppure no? ah no, c’è Sirio, ma che due maroni così cammino per la piazza con una merda sul paletot ma perché anche col buio volano i piccioni? voglio andarmene sui colli voglio andarmene a vedere il temporale tra i fulmini coi tuoni mi sembra di volare nel tempo dei ricordi perdermi e affogare figurine, piedi sporchi e ancora i compiti da fare (le pugnette sui tetti, che belli quei cieli seduti là insieme) con le nuvole che cambiano colore (bocche rosse d’estate, cocomeri in fiore come è buono nei viali il profumo dei tigli, il profumo dei tigli) con della benzina l’odore (certe notti stellate nei cine all’aperto e le lucciole che si corrono dietro), (si corrono dietro) per fare l’amore (com’è bello andar a fare l’amore) C’è un tuono più forte che la notte svanisce mi sveglio di colpo più stanco più solo mentre il cielo schiarisce accendo il motore, guardo nello specchietto e vedo riflessa con un po’ di dolore Bologna col rosso dei muri alle spalle che poco a poco sparisce metto la freccia e vado sulla luna... vado a trovare la luna vado a trovare la luna vado a trovare la luna. Fonte: Musixmatch
Compositori: Lucio Dalla / D’Agostini Messini Testo di Dark Bologna © S.I.A.E. Direzione Generale, BMG Rights Management Italy S.r.l., Pressing Line Srl
Bologna BOLOGNA: Bulåggna Abitanti: Bolognesi, felsinei o petroniani
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BOLOGNA capoluogo dell’omonima città metropolitana, a sua volta capoluogo dell’Emilia-Romagna. Si tratta del settimo comune più popolato d’Italia 390. 636 abitanti ed è il cuore di un’area metropolitana di 1.014 .619 abitanti. I fiumi che maggiormente interessano il territorio provinciale di cui hanno modellato le vallate principali sono il Reno, il Samoggia, il Setta, il Savena, l’Idice, il Sillaro e il Santerno. La Valle del Samoggia Valle del Reno, Valli Bolognesi e le Valli Imolesi. Bononia è il nome latino di Bologna (di probabile etimologia celtica) che la città assunse dopo l’occupazione dei Romani nel 189 a.C., quando il territorio fu strappato ai Galli Boi insediativisi nel IV secolo a.C. (ca. 358-54 a.C.). Esiste anche una leggenda che narra di Felsino, discendente dell’etrusco Ocno (detto anche Bianore, lo stesso leggendario fondatore di Pianoro, Parma e Mantova, (di cui parla anche Virgilio), che diede il nome alla città successivamente cambiato dal figlio Bono in Bononia. Nota per le sue torri ” Uno degli epiteti coniati per Bologna è ” Turrita” per via delle oltre 150 torri che svettavano in città tra il XII e XIII secolo. Parte integrante del tessuto urbanistico, le torri non rappresentavano soltanto un ornamento architettonico del nucleo medioevale, quanto il potere delle più
BOLOGNA, capital of the homonymous metropolitan city, in turn the capital of Emilia-Romagna. It is the seventh most populated municipality in Italy 390. 636 inhabitants and is the heart of a metropolitan area of 1,014,619 inhabitants. The rivers that mostly interest the provincial territory of which they have modeled the principal valleys are the Reno, the Samoggia, the Setta, the Savena, the Idice, the Sillaro and the Santerno. La Valle del Samoggia Valle del Reno, Valli Bolognesi e le Valli Imolesi. Bononia is the Latin name of Bologna (probably of Celtic etymology) that the city assumed after the occupation of the Romans in 189 BC, when the territory was taken from the Galli Boi who settled in the 4th century BC. (ca. 358-54 BC).
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Comune P.zza Maggiore, 6 ..................tel. 051/2193111 Ospedale Maggiore”Pizzardi” Largo Negrisoli,2 t. el. 051/6478111 Ospedale S.Orsola-Malpighi Via P.Albertoni,15 t. el. 051/6362111 Aeroporto “G.Marconi Via del Triunvirato, 84 .tel. 051/64796 TAXI COTABO . ....................................tel. 051/6478111 Comune di Bologna
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illustri famiglie bolognesi. La forza e il prestigio del loro nome corrispondeva infatti alla grandezza e alla maestosità delle rispettive costruzioni, utilizzate finanche per scopi militari. I suoi lunghi portici. Nel 1288 viene emesso dal comune un Bando per Regolamentare i Portici che da tempo venivano costruiti spontaneamente nelle case dei privati. Il bando promulgava che nessun edificio doveva esserne privo. Le misure minime almeno 7 piedi bolognesi (2.66 metri) e larghi altrettanto, doveva riuscire a passarci un uomo a cavallo, permettevano di dare riparo a commercianti e studenti dalle intemperie e strade fangose, i primi portici avevano le colonne in legno di quercia, successivamente divennero in muratura, oggi dopo secoli i portici rimangono una caratteristica di Bologna unica al mondo con una estensione di 38km solo nel centro storico. Bologna possiede un ben conservato centro storico, fra i più estesi d’Italia. Lo stadio. Il 29 maggio 1927, viene inaugurato lo stadio Littoriale successivamente chiamato stadio Renato Dall’Ara alla presenza del Re d’Italia. Considerando
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There is also a legend that tells of Felsino, descendant of the Etruscan Ocno (also called Bianore, the same legendary founder of Pianoro, Parma and Mantua, of which Virgil also speaks), who gave the name to the city later changed by his son Bono in Bononia . Note for its towers ”One of the epithets coined for Bologna is the Turrita, due to the over 150 towers that towered in the city between the 12th and 13th centuries. An integral part of the urban fabric, the towers represented not only an architectural ornament of the medieval core, but also the power of the most illustrious Bolognese families. The strength and prestige of their name corresponds in fact to the grandeur and majesty of their respective buildings, even used for military purposes”. Its long arcades. In 1288 a call for tenders was issued by the municipality to regulate the arcades that had been built spontaneously in private homes for some time. The announcement promulgated that no building should be
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che la squadra, Il Bologna Foodball Club fu fondato 19 anni prima il 3 ottobre del 1909. Oggi in serie A. Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un’area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. Sede della più antica università del mondo occidentale, ( Nata nel 1088 circa). Ospita numerosi studenti da tutto il mondo. È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d’Europa. Nel 2000 è stata “capitale europea della cultura”, mentre dal 2006 è “città della musica” UNESCO. Secoli di storia gloriosa hanno fatto di questo territorio uno straordinario crogiolo d’arte, cultura, ambiente e Agricoltura. Un intreccio tanto fitto da rendere impraticabile una narrazione convincente dell’identità di questa provincia che dimentichi di giustapporre ai tesori dell’arte rinascimentale quelli dell’enogastronomia. Città da sempre a misura d’uomo, a cui dedicare tempo e attenzione, fino a perdersi nel passeggiare tra i portici, le piazze e i negozi. Gustare i prodotti del mercato, dove il fascino urbano, e l’accoglienza storica dei bolognesi sono inscindibili. Lunghi percorsi ciclabili sia in pianura che in collina.
without it. The minimum measures at least 7 Bolognese feet (2.66 meters) and equally large, had to be able to pass a man on horseback, they allowed to give shelter to traders and students from the weather and muddy roads, the first arcades had oak columns, subsequently became masonry, today after centuries the arcades remain a unique feature of Bologna in the world with an extension of 38km only in the historic center. Bologna has a well-preserved historic center, one of the largest in Italy. Stadium. On 29 May 1927, the Littoriale stadium was inaugurated, later called the Renato Dall’Ara stadium in the presence of the King of Italy. Considering that the square, the Bologna Foodball Club was founded 19 years earlier on 3 October 1909. Today in Serie A. Bologna is an important road and rail communication hub in northern Italy, in an area where important mechanical, electronic and food industries reside. Home to the oldest university in the Western world, (born around 1088). It hosts many students from all over the world. It is home to prestigious cultural, economic and political institutions and one of the most advanced exhibition centers in Europe. In 2000 it was “European capital of culture”, while since 2006 it has been UNESCO “city of music”. Centuries of glorious history have made this area an extraordinary melting pot of art, culture, environment and agriculture. A plot so dense as to make a convincing narrative of the identity of this province impractical that it forgets to juxtapose the treasures of Renaissance art with those of food and wine. A city that has always been on a human scale, to which you can devote time and attention, until you get lost in strolling among the arcades, squares and shops. Taste the products of the market, where the urban charm and the historical welcome of the Bolognese are inseparable. Long cycling routes both in the plains and in the hills. It is advisable not to leave Bologna without having tasted its
PIAZZA MAGGIORE Cuore della città, Piazza Maggiore è il risultato di secolari trasformazioni che la arricchirono via via di importanti edifici: la Basilica di San Petronio, il Palazzo dei Notai, il Palazzo d’Accursio, il Palazzo del Podestà e il Palazzo dei Banchi. (La maggior parte dei palazzi di Bologna risale principalmente all’epoca in cui la città era inglobata nello Stato della Chiesa tra il XVI e il XVIII secolo e appartenevano alle famiglie senatorie che governavano Bologna a quei tempi. Alcuni furono costruiti altri, già presenti, solo ammodernati.) Edificata dove originariamente era presente solo un terreno erboso, nell’anno 1200 il Comune iniziò ad acquisire case e terreni per costruire una piazza che da un lato avrebbe dovuto rappresentare l’importanza dell’istituzione comunale e dall’altro riunire le varie attività cittadine (scambi, commerci
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famous traditional dishes or its culinary proposals always open to new tastes from different cultures. Finally ........... What you call Bologna, is a great thing, that goes from Parma to Cattolica ... where people really live in Modena, work in Bologna and go to dance in Rimini in the evening ... it’s a strange metropolis ... that grows to a point of oil between the sea and the Apennines. (Carlo Lucarelli)
Ph Giampiero Varetti
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È consigliabile non lasciare Bologna senza aver assaggiato i suoi famosi piatti tradizionali o le sue proposte culinarie da sempre aperte a nuovi gusti provenienti da diverse culture. Infine........... Quella che lei chiama Bologna, è un cosa grande, che va da Parma fino a Cattolica … dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera va a ballare a Rimini … è una strana metropoli … che s’allarga a macchia d’olio tra il mare e gli Appennini. (Carlo Lucarelli)
PIAZZA MAGGIORE Piazza Maggiore is located in the very centre of Bologna. In the past, the square underwent many changes and was embellished with important buildings: the Basilica di San Petronio, Palazzo dei Notai, Palazzo d’Accursio, Palazzo del Podestà and Palazzo dei Bianchi. Most of the buildings in Bologna date mainly from the time when the city was incorporated into the Papal States between the 16th and 18th centuries and belonged to the senatorial families that ruled Bologna at that time. Some were built, others already present, only modernized It was built where there once was just a grassy area. In 1200, the Municipality started purchasing houses and land to build a square that would homage the importance of the city and gather all city activities (commerce, trade and various kinds of services) at the same time. Originally, the square came to be known as curia Communis or platea Communis and it was given its current name of Piazza Maggiore during the 16th century even though, between the expulsion of the Austrian army and 1944, it was named after the King of Italy Vittorio Emanuele II. So it was just after 1945 that the square and surrounding territory became officially known with the current name of Piazza Maggiore.
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FONTANA DEL NETTUNO Uno dei più noti simboli di Bologna è la fontana del Nettuno, sita nell’omonima piazza, adiacente a piazza Maggiore. Voluta dal cardinale legato Carlo Borromeo, fu progettata da Tommaso Laureti tra il 1563 E 1566 ed è sormontata da una statua rappresentante il dio del mare Nettuno, opera del Giambologna. È un simbolo del potere del Papa che governava il mondo come Nettuno governava i mari. Ai piedi della statua, infatti, giacciono quattro angioletti, che rappresentano Gange, il Nilo, l’Amazzonia e il Danubio, cioè i fiumi dei continenti conosciuti all’epoca.
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e servizi di vario genere). Inizialmente conosciuta come curia Communis e poi come platea Communis, sembra che solo a partire dal ‘500 si sia iniziata a conoscere come Piazza Maggiore, anche se dalla cacciata degli austriaci al 1944, alla piazza venne attribuito il nome del Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Quindi solo a partire dal 1945 la piazza e il territorio immediatamente circostante iniziarono a conoscersi ufficialmente con il nome attuale: Piazza Maggiore.
FONTANA DEL NETTUNO One of the most famous symbols of Bologna is the Neptune fountain, located in the square of the same name, adjacent to Piazza Maggiore. Commissioned by the cardinal Carlo Borromeo, it was designed by Tommaso Laureti between 1563 and 1566 and is surmounted by a statue representing the god of the sea Neptune, by Giambologna. It is a symbol of the power of the Pope who ruled the world like Neptune ruled the seas. At the feet of the statue, in fact, lie four little angels, representing Gange, the Nile, the Amazon and Danube, i.e. the rivers of the continents known at the time.
BASILICA DI SAN PETRONIO Si trova la gotica e imponente basilica di San Petronio costruita per volere del Comune fra il 1390 e il 1659. Presenta un portale decorato da bassorilievi di Jacopo della Quercia, mentre all’interno si trovano alcune cappelle notevolmente decorate. Nella navata sinistra, sul pavimento, è visibile la meridiana più grande del mondo, progettata dal matematico Giovanni Domenico Cassini e realizzata nel 1655....
BASILICA DI SAN PETRONIO Is the Gothic and imposing basilica of San Petronio built by the Municipality between 1390 and 1659. It has a portal decorated with basreliefs by Jacopo della Quercia, while inside there are some remarkably decorated chapels. In the left aisle, on the floor, the largest sundial in the world is visible, designed by the mathematician Giovanni Domenico Cassini and built in 1655.
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PALAZZO DEL PODESTÀ Fu la prima sede del governo cittadino esercitato appunto dal Podestà e dai suoi giudici e ufficiali. L’assetto originario non era molto differente da quello odierno: sotto le volte del portico e tutt’intorno si succedevano le animate botteghe di merciai, fruttivendoli e artigiani, mentre sotto le scale di accesso al primo piano i notai stipulavano atti e contratti. Fin dall’inizio disponeva di una torre campanaria detta dell’arengo per chiamare a raccolta i cittadini in caso di eventi straordinari (assemblee, guerre..). Originariamente doveva però trattarsi di una costruzione lignea che fu sostituita nel 1259 dall’odierna torre quadrangolare in cotto realizzata da Alberto di S. Pietro. I quattro pilastri angolari che sostengono la torre formano una volta a crociera detto ‘Voltone del Podestà’ in cui nel 1525 furono poste le statue in terracotta dei santi protettori della città plasmate da Alfonso Lombardi: S. Petronio, S. Procolo, S. Domenico e S. Francesco. Un particolare effetto acustico consente ai visitatori di parlarsi sommessamente e di sentirsi dagli angoli opposti del voltone.
PALAZZO DEL PODESTÀ It was the first seat of the city government, which was presided over by the Podestà and his judges and officers. The original structure was not much different from the one we see today: underneath the vaults of the portico and the surrounding area, there were animated shops of the merchants, greengrocers and artisans, while underneath the stairway entrance on the first floor the notary publics stipulated deeds and contracts. Ever since it was first built, it has had a bell tower - known as the Arengo Tower that was used to
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Torre Accursi o dell’Orologio Domina Piazza Maggiore ed è nota come torre dell’Orologio, posto sulla facciata nel 1444. La meridiana segna le ore diurne e soprattutto il mezzogiorno, rispetto a cui venivano tarati tutti gli altri orologi. Accursio, che ne era il proprietario, era arrivato da Firenze per studiare legge e divenuto poi illustre giurista, volle costruirsi la sua casa: una costruzione molto grande che includeva una scuola, con il portico verso la piazza, e una torre in angolo.
SALA BORSE Inaugurata nel dicembre 2001, è uno spazio culturale e multimediale all’interno di Palazzo d’Accursio, antica sede storica del Comune che si affaccia su Piazza Maggiore, da sempre centro e cuore della bolognesità. Gli scavi archeologici intrapresi nel corso dei lavori dell’attuale sistemazione di Salaborsa testimoniano, con le loro tracce di edifici pubblici e religiosi oggi visibili grazie ad una passerella aperta al pubblico, che il luogo è stato - fin dalle origini e per sette secoli di storia urbana
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rally all citizens in case of extraordinary events (meetings, wars...). Originally, however, it had to be constructed out of wood, which was eventually replaced in 1259 by today’s quadrangular terracotta tower built by Alberto di S. Pietro. The four corner pillars that support the tower form a cross vault called “Voltone del Podestà” where in 1525 the terracotta statues of the patron saints of the city were moulded by Alfonso Lombardi: San Petronio, San Procolo, San Domenico and San Francesco (St. Francis). A particular acoustic effect allows visitors to talk softly from the opposite corners of the vault. Based on a model of Aristotile Fioravanti, who installed the present bell in 1453, the Romanesque façade was renovated in Renaissance style upon the order of the Lord of the City, Giovanni II Bentivoglio. Accursi Tower Accursi Tower, also known as the Clock Tower, is located in Piazza Maggiore. The owner of the tower was Accursio, a young man who had moved from Florence to Bologna to study law. After becoming an important jurist, he decided to have his own house built: the building was very big and included both a school, whose portico looked out on the square, and a corner tower. The tower was added later to Accursio’s house and after his death, it was bought by the growing Municipality of Bologna. On the façade of the building, a huge mechanical clock was added in 1444. Its initial aim was to mark daytime, mainly midday, but since 1451 it has also marked nighttime. In order to build the clock, the tower was partly modified and a little tower was added. Salaborsa is the central public library opened in 2001 and provides a rich and fascinating cultural space inside Palazzo d’Accursio, the ancient and historical seat of the city government. The archaeological excavations carried out recently to restore Salaborsa revealed traces of public and religious buildings. They are visible to the public through a walkway and testify to the fact that the place has always been the centre of public life in the city. There is the impressive wall perimeter of the Renaissance Terribilia tank, paved roads and foundations of the Roman basilica, the wall of the Medieval tower house and the star-shaped tub once at the centre of the garden.
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Teatro Comunale di Bologna Nel 1756 il Senato bolognese, grazie anche all’impegno concreto del Cardinal Lambertini, affida l’incarico di redigere un nuovo progetto di teatro al celebre scenografo e architetto Antonio Galli Bibiena. L’inaugurazione avviene nel 1763 con l’opera inedita ‘Il Trionfo di Clelia’ di Metastasio con musiche di Gluck e scenografie dello stesso Bibiena.
Teatro Comunale di Bologna In 1756 the Bolognese Senate, on Cardinal Lambertini’s suggestion, employed the famous stage designer and architect Antonio Galli Bibiena design a new theatre. The theatre was inaugurated in 1763 with the new opera ‘Il Trionfo di Clelia’ by Metastasio with music by Gluck and stage scenes by Bibiena.
Piazza Verdi Situata nel pieno centro storico di Bologna, attraversata nel mezzo da Via Zamboni, la via universitaria per eccellenza, Piazza Giuseppe Verdi è a pochi minuti di cammino dalle due torri, simbolo del capoluogo emiliano.
Piazza Verdi Piazza Giuseppe Verdi is located in the city centre of Bologna, not far from “le due torri” (the two towers, symbols of the city), crossed by Via Zamboni, university centre par excellence.
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Palazzo Malvezzi De’ Medici Il palazzo, sede della Città Metropolitana di Bologna, definito “Palazzo dal portico buio” trae il proprio appellativo dalla caratteristica penombra del porticato. La sua costruzione si deve ai Malvezzi, illustre casato presente in città fin dal XII sec., che partecipa attivamente alla vita politica cittadina, ricoprendo importanti cariche a sostegno del partito guelfo e poi dei Bentivoglio.
Via Zamboni Via Zamboni is a historic road situated in the centre of Bologna. It’s about 1 km long and it leads from the Two Towers to Porta San Donato, running through the whole university area. Along this road and in the immediate surroundings there are some of the most important places of art and culture in town such as Palazzo Malvezzi de’ Medici, which now houses the offices of the Metropolitan City of Bologna, Palazzo Magnani.
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Via Zamboni Via Zamboni è una strada storica del centro di Bologna. Lunga circa 1 chilometro, parte dalle Due Torri e arriva fino a Porta San Donato, attraversando tutta la zona universitaria. Su questa strada e negli immediati dintorni si trovano alcuni tra i più importanti luoghi d’arte e di cultura della città come Palazzo Malvezzi de’ Medici, sede della Città metropolitana.
Palazzo Malvezzi De’ Medici The palace, seat of the Metropolitan City of Bologna, called “Palace of the dark arcade” derives its name from the typical dimness of its arcades. Its building is due to the Malvezzi, an illustrious family present in town since the 12th century, actively participating in the town’s political life, with important posts supporting the
PIAZZA DI PORTA RAVEGNANA Nel 1756 il Senato bolognese, grazie anche all’impegno concreto del Cardinal Lambertini, affida l’incarico di redigere un nuovo progetto di teatro al celebre scenografo e architetto Antonio Galli Bibiena. L’inaugurazione avviene nel 1763 con l’opera inedita ‘Il Trionfo di Clelia’ di Metastasio con musiche di Gluck e scenografie dello stesso Bibiena. Le due Torri: Garisenda e degli Asinelli Collocate strategicamente nel punto di ingresso in città dell’antica via Emilia, le due Torri Garisenda e Asinelli sono l’immagine simbolo di Bologna “la turrita”, così chiamata per le oltre 100 torri e case-torri costruire nel Medioevo, delle quali attualmente ne rimangono poco più di venti. TORRE DEGLI ASINELLI La Torre viene costruita tra 1109 - 19 dalla famiglia omonima e passa al Comune già nel secolo successivo. Alta 97,20 m presenta uno strapiombo di 2,23 metri
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Guelph party and later the Bentivoglio’s. In 1488, however, the Malvezzi took part in the conspiracy against the Bentivoglio, hatched by the Marescotti and were thus banished from town, after being deprived of their property. Only in 1506, following the overthrowing of the Bentivoglio and the town’s incorporation in the Papal States, were they able to return to Bologna and take back again the Senatorial title and all their properties.
PIAZZA DI PORTA RAVEGNANA Piazza di Porta Ravegnana (originally known as Porta Ravennate) is the place where “le due torri”, (the two towers, symbols of Bologna) and the statue of San Petronio (the patron Saint of the city) may be found. The name of this place is probably due to the presence, in ancient times, of a “Porta” (a big door that was part of the ancient walls of the city) where the road leading to Ravenna used to be, Via San Vitale. In the past the square underwent many changes and between the 19th and the 20th centuries it became a sort of junction for different roads such as Via Zamboni, the one leading to the university
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e una scalinata interna di 498 gradini terminata nel 1684. Il basamento è circondato da una ‘rocchetta’ realizzata nel 1488 per ospitare i soldati di guardia. Oggi sotto il portico sono state ricollocate alcune botteghe di artigianato a ricordo della funzione commerciale svolta dal medievale ‘mercato di mezzo. TORRE GARISENDA La vicina Torre Garisenda, coeva alla precedente, si differenzia visivamente per la minore altezza di soli 47 metri e il forte strapiombo (3,22 m) dovuto ad un precoce e maggiore cedimento del terreno e delle fondamenta. Dante che la vide ancora integra la paragona ad Anteo chinato nel XXXI Canto dell’Inferno. A metà del XIV secolo si rende necessario l’abbassamento. Il rivestimento in bugne di selenite alla base risale invece alla fine del XIX secolo.
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TORRE DEGLI ASINELLI The Torre degli Asinelli entry is free Bologna Welcome Card PLUS and Card EASY holders. The Tower was built between 1109 and 1119 by the family bearing the same name and was handed over to the municipality as early as the following century. Measuring 97.20 metres in height, it has an overhang of 2.23 metres and an internal staircase containing 498 steps that was finished in 1684. The base is surrounded by a “rocchetta” (stronghold), which was built in 1488 to accommodate the soldiers standing watch. Today, underneath the arcade, some craft shops have been relocated, reminiscent of the mercantile functions carried out by the medieval “Mercato di Mezzo”. TORRE GARISENDA The nearby Torre Garisenda, contemporaneous with the previous one, is visually different due to its lower stature of only 47 metres and the steep overhang (3,22 metres) due to an early and greater subsidence of the land and the foundations. Dante, who once saw it still intact, compared it to the stooped over Anteo in the XXXI Canto dell’Inferno (31st Song of Hell). During the middle of the 14th century, it became necessary to lower it. The ashlar covering in selenite stone at the base dates back to the late 19th century.
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L’ARCHIGINNASIO DI BOLOGNA L’Archiginnasio di Bologna è uno dei palazzi più significativi della città: fu sede dell’antica Università, dal 1563 al 1803. Il palazzo fu costruito nel 1562 su progetto di Antonio Morandi(detto il Terribilia), ed è ricchissimo di storia e opere d’arte. Citiamo il complesso araldico murale (che si compone di più di 6000 stemmi studenteschi), e il teatro anatomico (che risale al 1637, sala dedicata allo studio dell’anatomia a forma di anfiteatro, costruita in legno d’abete, soffitto a cassettoni, e decorata con statue di illustri medici del passato e di modelli anatomici dell’artista Lelli). Dal 1838 è sede della Biblioteca Comunale.
L’ARCHIGINNASIO DI BOLOGNA The Archiginnasio of Bologna is one of the most significant buildings in the city: it was the seat of the ancient University, from 1563 to 1803. The palace was built in 1562 to a design by Antonio Morandi (called Terribilia), and is rich in history and works art. We mention the heraldic mural complex (which is composed of more than 6000 student coats of arms), and the anatomical theater (which dates back to 1637, a room dedicated to the study of the anatomy in the shape of an amphitheater, built in fir wood, with a coffered ceiling, and decorated with statues of illustrious physicians of the past and anatomical models of the artist Lelli). Since 1838 it has been the seat of the Municipal Library.
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BASILICA DI SAN FRANCESCO Di notevole interesse la Basilica di San Francesco del XIII secolo dedicata a San Francesco d’Assisi, la basilica appartiene all’ordine dei frati minori conventuali (anche se ha subito notevoli interventi nel XIX secolo e nel secondo dopoguerra), primo esempio di gotico francese in Italia. Coeva è la chiesa di San Domenico, dove si trova l’arca in cui sono conservate le spoglie del santo, realizzata da Nicola Pisano e bottega, Niccolò dell’Arca e Michelangelo. Adiacenti ad entrambe le chiese si trovano i monumenti funebri dei glossatori.
PIAZZA SANTO STEFANO E CORTE ISOLANI Piazza Santo Stefano è uno dei luoghi più caratteristici della città e sebbene sia considerata prevalentemente una piazza, in realtà si tratta per lo più di uno slargo che si origina da Via Santo Stefano e che conduce allo spettacolare complesso monumentale che porta lo stesso nome, da cui la strada prosegue per poi imboccare l’antica via per la Toscana. Il complesso monumentale che domina la piazza è la Basilica di Santo Stefano, comunemente conosciuta come “sette chiese”. Si articola infatti su sette edifici sacri costruiti e rielaborati in epoche diverse, prevalentemente per opera del Santo patrono di Bologna, San Petronio. Oltre a mettere in risalto la monumentale Basilica di Santo Stefano, la piazza permette al visitatore di vedere in tutta la loro bellezza gli altri edifici che la circondano: da un lato, sulla sinistra, casa Berti con affreschi di Gaetano Gandolfi, il Palazzo Isolani e il quattrocentesco palazzo Bolognini Isolani, all’interno del quale si sviluppa Corte Isolani che conduce direttamente su strada Maggiore; sul lato opposto, quello
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BASILICA DI SAN FRANCESCO Of great interest is the church of San Francesco from the 13th century (although it has undergone significant interventions in the nineteenth century and after World War II), the first example of French Gothic in Italy. The church of San Domenico is coeval, where there is the ark in which the remains of the saint are kept, made by Nicola Pisano and workshop, Niccolò dell’Arca and Michelangelo. Adjacent to both churches are the funerary monuments of the glossators.
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destro, il cinquecentesco Palazzo Bolognini Amorini Salina. Oggi la Piazza è spesso utilizzata per ospitare manifestazioni culturali e concerti.si trova l’arca in cui sono conservate le spoglie del santo, realizzata da Nicola Pisano e bottega, Niccolò dell’Arca e Michelangelo. Adiacenti ad entrambe le chiese si trovano i monumenti funebri dei glossatori.
PIAZZA SANTO STEFANO E CORTE ISOLANI Piazza Santo Stefano is one of the most peculiar places in Bologna. Even though it is mainly considered as a square, it is not properly this: Via Santo Stefano widens to create this peculiar area that leads to the monumental group of buildings named after the same Saint. From Piazza Santo Stefano the ancient road to Tuscany may be taken. This group of churches is mainly known as “seven churches” as it is formed by seven holy buindings built and renovated during different periods, mainly on behalf of the patron Saint of Bologna, St. Petronio. Apart from giving prominence to these churches, the square allows visitors to see the beautiful buindings surrounding it: on the left side Casa Berti, whose frescoes were made by Gaetano Gandolfi, Palazzo Isolani and the 15th century Palazzo Bolognini Isolani that hosts Corte Isolani, a court that leads directly to Strada Maggiore; on the right side, the 16th century Palazzo Bolognini Amorini Salina. At present, the square is often used to host cultural events and concerts.
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BOLOGNA SOTTERRANEA Da via Zamboni, andando verso via Indipendenza, scoprite un’altra Bologna inaspettata, quella delle acque che scorrono sotterranee, e che fino a due secoli fa erano canali scoperti e alimentavano l’industria tessile della città. Sotto al portico di via Piella, una piccola finestrella si apre su uno scorcio veneziano: l’acqua lambisce le fondamenta delle case. La rete idrica bolognese fu sviluppata gradualmente tra il XII ed il XVI secolo. CATTEDRALE METROPOLITANA DI SAN PIETRO È la cattedrale della città, elevata al titolo di ‘Metropolitana’ nel 1582 da Papa Gregorio XIII che conferì alla diocesi di Bologna la dignità arcivescovile. Le origini dell’edificio, anticamente dotato di un battistero davanti alla facciata, affondano negli albori dell’era cristiana anche se le prime testimonianze risalgono al secolo X. Sono stati vari i cambiamenti apportati alla cattedrale nel corso dei secoli, prima devastata da un incendio nell’agosto del 1131, poi rimessa a dura prova da un terremoto nel 1222.
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UNDERGROUND BOLOGNA From via Zamboni, going towards via Indipendenza, discover another unexpected Bologna, that of the waters that flow underground, and that until two centuries ago were uncovered canals. Under the portico of Via Piella, a small window opens onto a Venetian foreshortening: the water laps the foundations of the houses. CATTEDRALE METROPOLITANA DI SAN PIETRO It is the cathedral of Bologna, entitled “Metropolitana” in 1582 by Pope Gregorio XIII, who also turned the diocese of Bologna into an archdiocese. There used to be a baptistery in front of the façade and the origins of the building may be traced back to the beginning of the Christian era (although it is said that the church already existed during the 10th century). The cathedral underwent several changes throughout the centuries: it was first hit by a fire in August 1131 and further put under strain by an earthquake in 1222
PALAZZO DAVIA BARGELLINI Sede dell’omonimo museo, il palazzo Davia Bargellini in Strada Maggiore è fra i maggiori edifici civili di Bologna per mole e nobiltà di impianto. Fu eretto su impulso di Camillo Bargellini a partire dal 1638 secondo un progetto dell’architetto Bartolomeo Provaglia, che venne poi realizzato nel giro di venti anni dal capomastro Antonio Uri.
Ph Giampiero Varetti
The Davia Bargellini palace The Davia Bargellini palace in Strada Maggiore, housing the museum with the same name, is one of the major non-institutional buildings of Bologna for its size and loftiness of structure. The building of the palace, commissioned by Camillo Bargellini, started in 1638, according to a project by architect Bartolomeo Provaglia, and was completed after twenty years by master mason Antonio Uri. GIARDINI MARGHERITA E’ il più esteso e frequentato parco cittadino. Realizzato, su disegno del piemontese Sambuy, per dotare Bologna di un grande spazio verde pubblico sull’esempio delle maggiori città italiane ed europee, venne inaugurato nel 1879 con il nome di Passeggio Regina Margherita (in omaggio alla moglie di Umberto I). Durante i lavori per la realizzazione del parco, nell’area venne alla luce un sepolcreto etrusco, dal quale proviene la pregevole tomba in travertino che si ammira ai margini del prato centrale. Una curiosità, sul lato meridionale del laghetto, è il breve tratto all’aperto che
GIARDINI MARGHERITA It is the largest and most popular city park. Designed by Sambuy from Piedmont, to provide Bologna with a large public green space based on the example of the major Italian and European cities, it was inaugurated in 1879 with the name of Passeggio Regina Margherita (as a tribute to the wife of Umberto I). During the works for the construction of the park, an Etruscan burial ground came to light in the area, from which comes the valuable travertine tomb that can be admired at the edge of the central lawn. A curiosity, on the southern side of the lake, is the short open stretch
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PARCO DELLA MONTAGNOLA E’ il più antico giardino cittadino, da secoli luogo di passeggio e teatro di manifestazioni, giochi, gare sportive. A partire dal 1662 l’area, sopraelevata rispetto a quelle circostanti perché dal medioevo deputata all’accumulo di macerie e rifiuti, venne destinata a uso pubblico: in parte occupata da orti e colture di gelso, per il resto era dotata di ampi viali e di un piazzale centrale a disposizione dei visitatori. Il disegno attuale risale ai primi anni dell’800, quando per espressa volontà di Napoleone venne ripensato da G. B. Martinetti secondo geometrie ispirate ai giardini alla francese. Nel 1896 la Montagnola fu arricchita con la grande scalinata monumentale che guarda verso la vec-
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that still makes the ancient Savena canal (1176), one of the waterways that once characterized the city. Ph Giampiero Varetti
ancora compie l’antico canale di Savena (1176), una delle vie d’acqua che un tempo caratterizzava la città.
PARCO DELLA MONTAGNOLA It is the oldest park of Bologna and it has always been a location used for performances, games and sport competitions. This park is open to the public since 1664. The current plan is to be dated back to the first years of the 19th century, when Napoleon ordered the architect G.B Marinetti to redesign it in the French style. In 1896, in the park, were built a monumental flight of stairs and a circular basin in the middle of the garden. In Montagnola, there are also centuries-old plane trees from the Napoleon period. The description is taken from I Giardini di Bologna, Biblioteca Salabors
chia porta e i ruderi dell’antica fortezza di Galliera. Più tardi al centro del giardino venne sistemata la vasca circolare, impreziosita da gruppi scultorei di Diego Sarti, che era stata creata per i Giardini Margherita al tempo dell’Esposizione Emiliana (1888). Fra gli alberi del giardino, che ha una superficie di 6 ettari, risaltano le grandi chiome di alcuni platani monumentali, il cui impianto è di epoca napoleonica.
Pausa gelato Foto Giampiero Varetti
La descrizione è tratta da I Giardini di Bologna, Biblioteca Salaborsa
EX GHETTO EBRAICO L’antico ghetto ebraico, in pieno centro medievale, conserva ancora oggi la sua struttura originaria. Un dedalo di viuzze e passaggi sospesi, ponti coperti e piccole finestre che racconta la storia di un’intera comunità, costretta a vivere in un’area specifica delle città italiane dallo Stato della Chiesa a partire dal 1556. Gli ebrei di Bologna vissero qui fino al 1569, quando furono espulsi una prima volta, e poi nuovamente tra il 1586, quando fu loro permesso di rientrare in città, e il 1593, anno della cacciata definitiva: 900 persone lasciarono Bologna e per oltre due secoli non fu permesso a un gruppo ebraico organizzato di viverci.
EX GHETTO EBRAICO The layout of Bologna’s 16th century ghetto can still be precisely traced amid the narrow streets in the medieval heart of the city: here, a maze of alleys, covered bridges and small windows tells the story of a whole community forced to live in a specific area of the town by order of the Papal State beginning from 1556. In Bologna, Jews lived in the ghetto until 1569, when they were expelled for the first time. In 1586, they were allowed to come back to town and lived here again until 1593, year of their final expulsion: 900 people left Bologna and no Jewish community was allowed into town for more than two centuries.
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SANTUARIO DELLA MADONNA DI SAN LUCA Tradizionale luogo di culto religioso legato alla devozione dell’immagine della Beata Vergine di S. Luca nonchè confortante approdo visivo per i bolognesi che rientrano in città, il santuario posto sul Colle della Guardia rappresenta uno dei simboli di Bologna. e oltre 600 arcate del portico, unico al mondo per la sua lunghezza di quasi quattro chilometri (3.796 m), collegano il santuario alla città e agevolano la processione che ogni anno dal 1433 conduce la bizantina Madonna con Bambino alla cattedrale durante la settimana dell’Ascensione. La sua realizzazione si avvia nel 1674 con la costruzione a Porta Saragozza dell’arco Bonaccorsi di G. G. Monti. Allo stesso architetto si attribuisce il progetto definitivo del tratto in pianura del portico ritmato da un modulo compositivo di estrema sobrietà e semplicità, ripreso dal suo successore C.F. Dotti a partire dal secondo decennio del ‘700. La parte terminale del percorso collinare, progettata da quest’ultimo, si caratterizza invece per la dinamica variazione di visuali e di punti di fuga fino alla visione finale del santuario. La chiesa attuale viene realizzata dal Dotti tra 1723 e 1757 in sostituzione di una precedente chiesa quattrocentesca mentre le due
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SANTUARIO DELLA MADONNA DI SAN LUCA As a traditional religious object of cult linked to the devotion of the image of the Blessed Virgin of St. Luca as well as comforting visual landmark for the Bolognese returning home, the sanctuary located on the Colle della Guardia is one of the symbols of the city itself. The over 600 arches of the portico, unique in the world for its length of almost four kilometers (3,796 m), connect the sanctuary to the city and provide shelter for the yearly procession that since 1433 leads the Byzantine Madonna and Child to the cathedral in the city centre during the Ascension week. Its construction began in 1674 with the building of the Bonaccorsi archway by G. G. Monti over Porta Saragozza. The same architect also designed the layout of the portico at the foot of the hill, with its extremely moderate and simple style, which was followed by his successor, C.F. Dotti, starting from the 1720s. Dotti’s contribution, which is expressed in the final section of the portico, is characterised by a dynamic variation of perspectives and vanishing points that lead up to the final, dramatic view of the sanctuary.
tribune esterne sono concluse dal figlio Giovanni Giacomo nel 1774. In sintonia con la tradizione bolognese il volume esterno si presenta privo di decorazioni enfatiche e solenni e si caratterizza per la semplicità del profilo curvilineo su cui è impostata la cupola. PALAZZO POGGI e L’UNIVERSITA’ Lungo via Zamboni cuore della” Polis Cuturale” Palazzo Poggi sede del rettorato e dell’Università dal 1803. Costruzione del periodo rinascimentale impostata su un bel portico di ordine dorico dovuta a Pellegrino Tibaldi, fu eretta attorno alla metà del XVI Secolo come dimora del cardinale Giovanni Poggi. Nel 1711 nacque l’istituto di scienze fondato dal generale Marsili. L’origine dell’Università di Bologna è attribuita all’anno 1088, data convenzionale fissata da un comitato di storici guidato da Giosuè Carducci. L’Istituzione che noi oggi chiamiamo Università inizia a configurarsi a Bologna alla fine del secolo XI quando maestri di grammatica, di retorica e di logica iniziano ad applicarsi al diritto. A Bologna trascorrono periodi di studio Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Guido Guinizelli, Cino da Pistoia, Cecco d’Ascoli, Re Enzo, Salimbene da Parma e Coluccio Salutati.
PALAZZO POGGI e L’UNIVERSITA’ Along via Zamboni, the heart of the “Polis Cuturale” Palazzo Poggi, seat of the rector’s office and the University since 1803. Construction of the Renaissance period set on a beautiful portico of Doric order due to Pellegrino Tibaldi, it was built around the middle of the XVI century as the cardinal’s home Giovanni Poggi. In 1711 the institute of sciences founded by general Marsili was born The institution that we today call the University began to take shape in Bologna at the end of the eleventh century, when masters of Grammar, Rhetoric and Logic began to devote themselves to the law. In the nineteenth century a committee of historians, led by Giosuè Carducci, attributed the birth of the University to the year 1088. The first recorded scholars were Pepone and Irnerio, the latter of whom was defined by the former as “lucerna iuris”. With the advice of four doctores thought to be their pupils, in 1158 Federico I promulgated the Constitutio Habita, in which the University was legally declared a place where research could develop independently from any other power.
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Ci sono luoghi dove basta metterci piede una volta, dove basta un timido approccio o un primo sguardo per non dimenticarsene più. Il Centro Sportivo Biavati, sito a Corticella in via Shakespeare 33, è qualcosa di davvero unico nel genere per la grandezza, la diversità e l’eleganza con quale si affaccia alla prima periferia di Bologna. C’è tutto quel che serve ad un atleta per diventare grande, c’è tutto quel che serve ad un genitore per essere tranquillo, c’è tutto quel che serve ad un giocatore per sentirsi professionista e c’è la volontà di non smettere mai di fare stare bene gli altri, i nostri fruitori.
I campi da calcio, i campi da tennis, i campi da beach volley, i campi da beach tennis, i campi da padel e la grandissima novità targata “Quarto Tempo”: cucina con pizzeria, aperta pranzo e cena, dal lunedì alla domenica con veranda estiva e maxischermo per ogni evento sportivo. È ricchissima l’offerta sportiva del Biavati. Il calcio conta la bellezza di 3 campi a 11 (2 in erba naturale e 1 in sintetico), 1 campo da calcio a 7 (in erba naturale) e 1 campo da calcio a 5 (in erba sintetica). Il tennis può vantare addirittura 6 campi (4 in terra rossa e 2 in sintetico). Sono, invece, 4 i campi da beach (sia volley che tennis) mentre i campi da
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BAR APERTO DALLE 7 ALLE 24
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padel sono 3. Gli ingredienti ci son tutti per praticare il tuo sport preferito in strutture all’avanguardia e capaci di permettere la giusta realizzazione di tutti i tuoi allenamenti o partite. Al termine di una lunga giornata, o nel bel mezzo di un felice giorno, la cucina con pizzeria Quarto Tempo riesce a soddisfare ogni tipo di richiesta. Piatti della tradizione tipica bolognese nelle versioni più classiche o con piccole, ma sfiziose, rivisitazioni dello Chef Saverio Quadrelli. Non solo cucina, tutte le sere è possibile anche mangiarsi un’ottima pizza (lievitata 48 ore) insieme agli amici e godersi così un bel momento di aggregazione. Attivo, invece, dalle 7 della mattina fino a mezzanotte il Bar nella stessa struttura del ristorante. Per ricche colazioni, pranzi veloci o aperitivi sfiziosi e leggermente diversi dal solito in un contesto di sport, allegria e divertimento.
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Eccellenze bolognesi Made in Italy Molte delle eccellenze alimentari che hanno fatto la storia dei prodotti Made in Italy sono nati a Bologna. Alcuni di essi sono stati superati dal tempo e non esistono più, altri sono passati di mano, altri sono ancora vivi e vegeti. Tutti comunque hanno una storia curiosa che voglio raccontarvi: dall’Amaro Montenegro al brandy Vecchia Romagna, dall’Idrolitina alle Pasticche del Re Sole. Bologna tra Ottocento e Novecento conosce un momento di grande fermento creativo, tra industrializzazione e tradizione. E’ a Bologna che nel 1879 nasce il primo Caffè-Chantant in Sala Borsa (Piazza del Nettuno), un bar con intrattenimento musicale ed è a Bologna che viene aperto nel 1911 il primo Albergo Diurno italiano, un locale dotato di bagni e docce (si pensi che a quell’epoca non esisteva ancora nelle case il bagno e ci si arrangiava con tinozze e catinelle). Si può dire che la famiglia Cobianchi non mancava di creatività,
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tant’è che, se Cleopatro Cobianchi inventò l’Albergo Diurno (chiuso solo negli anni ’90 del Novecento), il fratello Stanislao non fu da meno ed a lui è legata la storia dell’Amaro Montenegro. FOTO INSEGNA AMARO MONTENEGRO Stanislao Cobianchi scappò di casa ed andò a vivere in Montenegro dove scoprì le proprietà di alcune piante, ritornò poi in Italia, ma si trasferì in Piemonte dove esistevano diverse distillerie, lì imparò l’arte e, ritornato a Bologna, iniziò a fare esperimenti per produrre la sua bevanda con le erbe del Montenegro; il primo esperimento dell’Amaro Montenegro risale al 1885 e presto divenne una delle bevande più richieste. Il nome Amaro Montenegro è un omaggio alla principessa Elena di Montenegro, futura moglie di re Vittorio Emanuele III. L’Amaro Montenegro è ancora uno degli amari più amati ed esportati in tutto il mondo, lo stabilimento di produzione si trova a Zola Predosa (Bologna).
Brandy “VECCHIA ROMAGNA” Rimaniamo sempre in tema di bevande e vediamo come nacque il brandy Vecchia Romagna. In Via d’Azeglio, dove oggi c’è una Libreria Mondadori, è esistita – almeno fino al 1915 – una rinomata pasticceria, la Pasticceria Rovinazzi (dal suo laboratorio uscirono specialità come la Torta Margherita!); ancora oggi potrete ammirare le belle decorazioni liberty dell’antica pasticceria. Sul retro – già nell’Ottocento – venne allestita una distilleria del francese Jean Buton i cui preparati avevano già ricevuto molti premi a livello internazionale. Nel 1863 la Gio. Buton & C. di Bologna lanciò il suo Elixir Coca Buton a base di coca boliviana; in un opuscolo promozionale del 1876 si legge che l’azienda ne fabbricava annualmente e ne smerciava “molte migliaia di litri”. Sul finire del XIX secolo l’atteggiamento nei confronti della coca e dei suoi derivati cambiò, si cominciò a temere la sua dipendenza, la popolazione smise di acquistare bevande contenenti coca; non fu così, però, per Elixir Coca Buton perché la percentuale di principio attivo era così bassa da stare di gran lunga al di sotto delle percentuali consentite
nei prodotti farmaceutici. Nel 1940 Coppi e Bartali furono immortalati davanti ad una bottiglia di Elixir Coca Buton. Uno degli altri prodotti di casa Buton, l’Amaro Felsina, aveva addirittura come testimonials pubblicitario un cardinale. I Rovinazzi rilevarono la distilleria Buton contigua alla loro pasticceria, poi passata al marchese Filippo Sassoli de’ Bianchi che aveva ereditato la società dalla consorte Maria Rovinazzi; fu grazie al contributo innovativo del nuovo proprietario che nacque il brandy Vecchia Romagna, nel 1939, ancora in produzione.
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BIRRA RONZANI La Birreria Ronzani è un nome storico per la città di Bologna e la sua birra pregiata fu soprannominata “Oro del Reno” perché la produzione sfruttava l’acqua del fiume Reno; il primo stabilimento era in via Lame a Bologna, poi con l’espansione dell’attività fu trasferito a Casalecchio di Reno. La birra Ronzani nacque nell’Ottocento e conobbe una fase di grande successo ed espansione grazie, soprattutto, alla coltivazione diretta della materia prima; nel 1959 venne acquistata dalla Birra Wuhrer ed il nome Ronzani scomparve. Nel centro storico di Bologna c’era un caffè birreria dei Ronzani ai cui tavoli pare sia nata l’idea di fondare la squadra del Bologna Calcio; era ubicato nell’antico Palazzo Lambertini, all’inizio di via Rizzoli, poi distrutto – tra il 1910 e il 1912 Di recente gli eredi Ronzani hanno recuperato il marchio ed il materiale storico ed hanno ricominciato a produrre la birra Ronzani; dal 2009, infatti, la produzione avviene in maniera artigianale alle pendici del Monte Nerone (sul confine umbro-marchigiano), utilizzando acqua di fonte purissima e materie prime altamente selezionate. Majani Majani è un nome storico nella produzione di cioccolato. Era il 1796 quando Teresa Majani aprì un piccolo negozio di cose dolci vicino alla Basilica di San Petronio a Bologna. Nel Settecento, il cioccolato veniva consumato in tazza, liquido, non esisteva ancora il cioccolato solido e furono proprio i Majani a dare un impulso straordinario all’idea del cioccolato solido; il successo fu clamoroso e la Ditta Majani ricevette numerosi premi. Nel 1878 divenne fornitrice ufficiale di Casa Savoia e nel 1911 la FIAT le propose una collaborazione in occasione di un lancio pubblicitario; fu così che nacque il Cremino Fiat a 4 strati, 4 come il nome dell’auto che pubblicizzava. Agli inizi del ‘900, Majani aveva un negozio con bar e intrattenimento su via Indipendenza; era un luogo tra i più sciccosi della città ed il palazzo che l’ospitava venne chiamato “seggiola viennese” per l’architettura liberty del balcone al primo piano, ancora oggi ammirabile percorrendo la via che dalla stazione dei treni porta in piazza Maggiore; la palazzina Majani di via Indipendenza fu poi venduta. Il Cremino Fiat è ancora in produzione, insieme con altre specialità di Casa Majani; lo stabilimento si trova oggi a Crespellano, vicino a Bologna, mentre un fornito negozio Majani si trova in via de’ Carbonesi 5, nel centro storico di Bologna.
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IDOLITINA E PASTICCA DEL RE SOLE Il cavaliere Arturo Gazzoni fu un imprenditore bolognese molto creativo e con un fiuto incredibile per la pubblicità; iniziò con un ristorante in via Rizzoli, ma poi ebbe un’idea geniale. Era il 1907 e a quel tempo viaggi e cure termali andavano alla grande, così pensò che poteva avere successo la produzione di una polverina che portasse l’acqua termale nelle case; fu così che nacque l’Idrolitina, una soluzione di bicarbonato di sodio che rendeva frizzante l’acqua da bere e fu subito un gran successo, grazie anche al suo talento pubblicitario. Gazzoni inventò anche la pasticca del Re Sole, pubblicizzata come ideale contro la tosse. Entrambe sono ancora in produzione. Gazzoni inventò anche la pasticca del Re Sole, pubblicizzata come ideale contro la tosse. Entrambe sono ancora in produzione.
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Ricette e Storia “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita!”
Pellegrino Artusi.
Nel percorso dei 54 comuni troveremo per ogni zona un prodotto tipico e una ricetta Bolognese e dove lo richiede anche la storia, le origini e qualche licenza dialettale. Bologna la capitale Italiana del cibo per eccellenza, ricca di prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) IGP (Indicazione Geografica Protetta) e D.E.CO. A Bologna città, abbiamo risevato il “TORTELLINO” Sovrano fra tutte le paste ripiene, il famoso ragù alla bolognese, la Cotoletta alla bolognese e ...per dolce? La famosa Torta di riso, il tutto annaffiato da un buon Pignoletto dei colli bolognesi.
“IL TORELLINO “ si narrava che… Nel 1200 arrivò in una locanda chiamata Corona, a Castelfranco Emilia,(MO) una giovane e bella Marchesina da una carrozza tirata da quattro cavalli, per riposarsi. Il locandiere accompagnò la dama in camera e attratto irrimediabilmente dalla sua bellezza rimase a spiarla dalla serratura, rimanendo colpito dal suo ombelico. Al momento di preparare la cena l’immagine lo aveva talmente ispirato da tirare la sfoglia riproducendo le fattezze dell’ombelico della giovane nobile ma non sapendo cosa farne della sola pasta, li riempì. E così nacque il prelibato tortellino ripieno. Per altri la medesima storia assume un valore divino, vedendo, al posto della Marchesina, protagonista la Dea Venere. Il tortellino da sempre conteso tra Modena e Bologna. La Storia, fiera calcolatrice di date e fatti mette in riga le poesie delle leggende e stila la sua rigorosa ricerca nell’origine del buon tortellino. Infatti Tassoni, storicamente, era modenese, e siccome la rivalità tra le due città una realtà nota da lunga data, non
avrebbe mai fissato a Castelfranco Emilia il luogo di nascita dell’aspramente conteso tortellino, essendo avamposto dei bolognesi. A confermare ciò, va precisato che la storia di Venere compare solo nel poema di Ceri, il quale riporta nei suoi versi: “E l’oste, che era guercio e bolognese, imitando di Venere il bellico e con capponi e starne e quel buon vino l’arte di fare il tortellino apprese ”
La consacrazione ufficiale è segnata dal deposito della ricetta originale, quella dei tortellini in brodo, il 7 dicembre 1974, dalla “Dotta Confraternita del Tortellino” presso la Camera di Commercio di Bologna. La leggenda ha stuzzicato il palato e la curiosità e la storia ha fornito qualche indizio, ma se ancora non è chiara la partenità del tortellino, per cui ancora battagliano Modena e Bologna, la madre terra è certa, ed è l’Emilia :)
Tortellini
Turtlén Ricetta depositata dalla (Dotta Confraternita del Tortellino) Preparazione Preparare il ripieno tritando finemente tutta la carne e incorporarvi il parmigiano le uova e la noce moscata e sale qb. Far riposare almeno 12 ore in frigorifero. Preparare il brodo mettendo la carne in 4 lt. Di acqua fredda e portre ad ebollizione e togliere la sciuma che si viene a creare sopra. A questo punto aggiungere le verdure e il sale. Lasciar bollire dolcemente almeno 3 ore. Tirate col matterello un sfoglia sottile, tagliatela a quadretti di circa 3 cm di lato e mettete una nocciola di ripieno in ogni quadretto e chiudetelo a triangolo schiacciando la pasta (facendo attenzione a non schiacciare il ripieno) facendola aderire e arrotolandola al dito sovrapponete i due angoli premendo, che si attacchi la pasta e dategli la somiglianza di un ombelico (chi non l’avesse mai fatto, vada a vedere da una (arżdåura) bolognese). Più piccoli sono, meglio è. Scolate il brodo dalla carne e portate ad ebollizione, buttate dolcemete i tortellini che saranno pronti in ¾ minuti. Se poi aveste l’idea di mangiarli asciutti o alla panna, sarebbe come avere la grazia divina e sciuparla. Se vi avanza della sfoglia fate gli strichetti bolognesi come si faceva quando avanzava una volta!
Ingredienti per n. 1000 tortellini Pasta: • 3 Uova • 3 etti di Farina Ripieno: • Gr. 300 di lombo di maiale rosolato nel burro • Gr. 300 prosciutto crudo • Gr. 300 Vera mortadella di Bologna • Gr. 450 di formaggio parmigiano reggiano • n. 3 uova e noce moscata Brodo: • 1 kg di carne di manzo (doppione) • ½ gallina ruspante • Sedano, carota, cipolla, sale
Ricetta presentata dalla Sig. Maria Lanzoni Grimaldi
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Cotoletta alla Bolognese Cutulàtta a la bulgnàisa La cotoletta alla bolognese è uno dei piatti tipici di Bologna, di origine molto antica e molto ricco. Le sue origini? Sono parecchio antiche. Si ritiene sia stata protagonista tra le portate di alcuni banchetti già a partire dai primi anni del ‘600. Consiste in una cotoletta di carne (di vitello) prima passata nell’uovo, impanata e fritta in strutto. Viene quindi brevemente immersa in brodo di carne, per insaporirla ed “inumidirla” quindi la si mette in una teglia da forno , la si ricopre con una abbondante fetta di prosciutto e una generosa manciata di parmigiano reggiano. La si passa quindi al forno caldo fino a far sciogliere il formaggio soprastante. Particolarmente ricca è la versione con il tartufo. Una volta uscita dal forno la si ricopre di tartufo (o meglio di “trifola”, un tartufo bianco piccolo e molto profumato degli appennini circostanti Bologna). È usanza di alcuni mettere
anche una punta di concentrato di pomodoro nella teglia da passare al forno. La ricetta è stata depositata dalla Accademia italiana della cucina presso la Camera di Commercio di Bologna il 14 ottobre 2004. È anche nota con il nome di “Petroniana”.
Pignoletto dei colli Bolognesi Comprende l’intero territorio dei comuni di Monte San Pietro e Monteveglio della provincia di Bologna e parte del territorio dei comuni di Sasso Marconi, Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Crespellano, Bazzano, Castello di Serravalle della provincia di Bologna e Savignano sul Panaro della provincia di Modena. La coltivazione della vite è diffusa in maniera preponderante a quote inferiori ai 300 m s.l.m.., in sinistra Reno su suoli a tessitura fine, con contenuto in calcare variabile e su suoli a tessitura moderatamente fine, con elevata componente limosa e molto calcarei. Storia Plinio il Vecchio I secolo d.C. - nel capitolo “Ego sum pinus laeto” tratto dalla monumentale opera di agronomia “Naturalis historia”, enuncia che in “apicis collibus bononiensis” vi si produceva un vino frizzante ed albano, cioè biondo,
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molto particolare ma non abbastanza dolce per essere piacevole e quindi non apprezzato, poiché è risaputo che durante l’epoca imperiale era gradito il vino dolcissimo, speziato ed aromatizzato con innumerevoli essenze, inoltre, sempre molto “maturo” in quanto i vini giovani non erano in grado di soddisfare i pretenziosi palati della nobiltà. Riprendendo il cammino alla ricerca di tracce che ci possano condurre ai vini che oggi degustiamo, conferme sono riportate nel “Bullettino Ampelograficho” del 1881, in cui è nominata l’uva pignola prodotta nelle colline poste a sud dell’urbe di Bologna, la cui assomiglianza con l’attuale produzione è stupefacente, e non lascia più adito a dubbi di sorta. Lo statuto di Bologna del 1250 ordina la costruzione della “Strada dei vini” per trasportare con sicurezza verso Bologna i vini ottenuti nelle colline a sud della città. A partire dal 1250 risalgono i primi estimi del comprensorio vitivinicolo. Ad oggi, il riconoscimento più prestigioso conferito a vini bianchi di questo tipo è il marchio DOCG del Pignoletto classico dei colli bolognesi. Altro riconoscimento importante è stato il marchio DOC a vini Pignoletto prodotti nelle zone “Colli d’Imola”, “Modena” e “Reno”.
Torta di riso
tåurta ed rîs La torta degli addobbi (detta più semplicemente torta di riso) è un tipico dolce che appartiene alla tradizione culinaria bolognese. Veniva tradizionalmente preparato durante la “Festa degli addobbi”, festa istituita nel 1470 per il decennale di una parrocchia in cui era uso esporre alle finestre, in segno di festa, dei drappi colorati. In tale occasione le case dei parrocchiani erano aperte alle visite di vicini e conoscenti e agli ospiti si offriva questa torta. Si preparava allora la “torta di riso” che veniva offerta tagliata in piccoli rombi. Ricetta (Depositata alla Camera di Commercio dell’Accademia italiana della cucina di “Bologna dei Bentivoglio” il 14 dicembre 2005). Procedimento Far bollire il latte, aggiungere il riso, la scorza grattata di limone, il pizzico di sale, lo zucchero vanigliato. Far cuocere il riso facendo assorbire quasi completamente il latte. Far raffreddare in una terrina il riso per far assorbire il latte rimasto dalla cottura. Nel frattempo sbattere le uova con lo zucchero caramellato (si può montare a neve l’albume a parte), incorporate le mandorle tritate, il cedro candito tagliato a cerchietti (per chi usa gli amaretti aggiungerli frantumati finemente); amalgamare il tutto con il liquore di mandorle amare. Mettere tutto in uno stampo imburrato e spolverato con
Ingredienti • 1 litro di latte • 300 g di riso • 100 g di zucchero caramellato • 150 g di zucchero vanigliato • 4 tuorli d’uovo • 2 uova intere • 250 g di mandorle • 100 g di cedro candito • un bicchierino di liquore mandorla amara, cannella, chiodi di garofano • buccia grattata di un limone • pizzico di sale • facoltativo: 4-6 amaretti
pan grattato; l’impasto deve essere di 3–4 cm. Cuocere in forno scaldato a 180° per 20 minuti, poi abbassare a 150° e cuocere per altri 40-45 minuti. Come si forma una crosticina bionda e croccante togliere dal forno, lasciare intiepidire e bagnare con liquore dopo aver fatto dei forellini con uno stecchino. Togliere dalla teglia, tagliare la torta rigorosamente a losanghe e servirla.
il ragù bolognese ragó bulgnais
condimento per pastasciutta -Ragó bulgnais cónza da mnèstra sótta Dosi per quattro-cinque persone: Ingredienti • una noce di burro per ungere la casseruola (meglio se di terracotta) • 100 grammi di pancetta o lardo stagionati e battuti con la mezzaluna • 50 grammi di sedano-50 grammi di carota • 50 grammi di cipolla (o più per chi preferisce) • 300 grammi di scannello o cartella di manzo macinato • 200 grammi di polpa di maiale macinata • passata di pomodoro e triplo concentrato, secondo i gusti • uno o due ramaioli di brodo (meglio se di carne) • un bicchiere di vino bianco secco • sale, pepe, noce moscata se piace Preparazione Fate sciogliere pancetta o lardo e, molto adagio, fateci soffriggere cipolla, carota e sedano badando che non brucino. Quando le verdure sono imbiondite, mettete la carne mescolando spesso all’inizio per rosolarla. Poco dopo, sempre mescolando, aggiungete il vino. Quando sarà evaporato, mettete la passata di pomodoro. Abbassate la fiamma al minimo e lasciate cuocere molto adagio, dando un’occhiata ogni tanto e mescolando per evitare che si attacchi al fondo della casseruola. Se asciugasse troppo, aggiungete ogni tanto un po’ di brodo. Fate sobbollire pianissimo per circa quattro ore, aggiustando di sale, pepe e noce moscata se piace (senza eccedere). Verso la fine aggiungete la conserva “triplo concentrato”, molta o poca a seconda che piaccia un ragù più o meno rosso. Condite tagliatelle, di pasta all’uovo fresca cospargendo abbondantemente di parmigiano reggiano.
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libri e fotolibri, depliant, flyer, brochure cataloghi, calendari guide di settore e magazine territoriali Spazi pubblicitari su testate giornalistiche, siti, etc.
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Ph Giampiero Varetti
,
Arzola dell Emilia
www.comune.anzoladellemilia.bo.it
ANZOLA DELL’EMILIA Anzôla in dialetto bolognese Abitanti: Anzolesi Comune Via Grimandi, 1.......................tel. 051 733104 Biblioteca P.zza Giovanni XXIII, 2.........tel. 051 650222
Anzola è un comune italiano di 12 310 abitanti e si trova fra il torrente Lavino a levante e il torrente Samoggia a ponente. Tra la città di Bologna a est e Modena a Ovest. fa parte dell’Unione dei comuni Terre d’acqua. Tale denominazione (con alcune varianti come Unzola, Enzola), deriverebbe dall’antica tradizione di suddividere i fondi rustici in once o parti di oncia (onciola); da qui, per successive modificazioni, si sarebbe arrivati all’attuale Anzola. Frazioni: Castelletto, Lavino di Mezzo, Ponte Samoggia, San Giacomo Del Martignone, Santa Maria in Strada (La Badî).
Anzola is an Italian town of 12 310 inhabitants and is located between the Lavino torrent to the east and the Samoggia stream to the west. Between the city of Bologna in the east and Modena in the west. is part of the Union of common lands of water. This denomination (with some variants like Unzola, Enzola), derives from the ancient tradition of dividing the rustic funds into ounces or parts of ounces (onciola); from here, for subsequent modifications, it would have been the present Anzola. Fractions: Castelletto, Lavino di Mezzo, Samoggia Bridge, San Giacomo Del Martignone, Santa Maria in Strada (La Badî).
MUSEO ARCHEOLOGICO AMBIENTALE DI ANZOLA DELL’EMILIA, DEDICATA AI MATERIALI DELLA LOCALE TERRAMARA. Terramare erano villaggi su palafitte a forma quadrangolari costruiti a ridosso di corsi d’acqua appartenenti all’età del Bronzo Recente databile nella prima metà del XIII secolo a.C. indagato a più riprese a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Le terramare di Anzola sorgeva lungo il confine orientale della loro area di diffusione, e tra oltre 250 siti rinvenuti si delineava come luogo di frontiera.
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TORRE DI RE ENZO La Torre di Re Enzo così chiamata perché nel 1249 ospitò Re Enzo prigioniero dei bolognesi. Si narra che legò una stretta amicizia con Michele degli Orsi il quale tentò di farlo evadere ma senza successo.
THE HEADQUARTERS OF THE ENVIRONMENTAL ARCHAEOLOGICAL MUSEUM OF ANZOLA DELL'EMILIA, DEDICATED TO THE MATERIALS OF THE LOCAL TERRAMARA. Terramare were villages on quadrangular stilts built near water courses belonging to the Recent Bronze Age datable in the first half of the XIII century BC investigated several times since the 1980s of the last century. The terramare of Anzola rose along the eastern border of their diffusion area, and among more than 250 sites found it was delineated as a frontier place. TORRE DI RE ENZO The Tower of King Enzo so called because in 1249 it housed King Enzo prisoner of the Bolognese. It is said that he tied a close friendship with Michele degli Orsi who tried to make him escape but without success.
CHIESA SS.PIETRO E PAOLO La chiesa parrocchiale che si trova di fronte alla torre di Re Enzo fu dedicata ai Ss. Pietro e Paolo. Le origini del primo insediamento risalgono al IX secolo, ma fu consacrata nel 1300. Oggi la chiesa, la cui origine medievale è testimoniata dal duecentesco fonte battesimale, custodisce importanti opere di Spisanelli e Guardassoni. CHURCH OF THE ST. PETER AND PAUL The parish church located opposite the tower of Re Enzo was dedicated to Saints Peter and Paul. The origins of the first settlement date back to the 9th century, but it was consecrated in the 1300s Today the church, whose medieval origin is witnessed by the thirteenth-century baptismal font, contains important works by Spisanelli and Guardassoni... PALAZZO TOMBA DEL VESCOVO A tre chilometri dal centro del paese si trova la Tomba del Vescovo, palazzo del XIV secolo adibito a residenza estiva dei vescovi.
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PALAZZO TOMBA DEL VESCOVO Three kilometers from the town center is the Tomba del Vescovo, a 14th century palace used as a summer residence for bishops
GELATO MUSEUM CARPIGIANI In mostra la prima macchina industriale per gelato dell’azienda Cattabriga (1927) e l’autogelatiera progettata da Bruto Carpigiani all’inizio degli anni ‘40. Uno spazio a sé è riservato al cono gelato, il tipico contenitore brevettato a Washington D.C. nel 1903 da un italiano originario del Cadore. Il museo propone inoltre gustosissimi laboratori da abbinare alle visite guidate, dove è possibile degustare vari tipi di gelato e imparare a preparare gelati e sorbetti.
sabadoni Sabadón
Vi chiederete cosa sono! Mi sono fermata a San Giovanni in Persiceto a mangiare gli gnocchi fritti (fritti al momento) e ho chiesto alle ragazze che gestiscono La Bottega di Via Modena qual’era la tipicità della zona, una ricetta antica dei nonni e li in bottega le signore mi hanno detto che tra Anzola e San Giovanni le nonne facevano i sabadoni una specie di raviole dolci che si mangiavano a carnevale e a Natale. Da qui sono risalita all’antica ricetta perché li faceva anche mia nonna Concetta. Infatti era la sua specialità, a Natale si mangiavano i Sabadoni! Li ho sempre mangiati tutte le vigilie di Natale senza sapere il loro vero nome!!!
GELATO MUSEUM CARPIGIANI Carpigiani The museum offers tasty laboratories, to be combined with guided tours, conducted by experts. On show the first industrial ice-cream machine of the Cattabriga company (1927) and the auto-ice-maker designed by Bruto Carpigiani in the early 1940s. A separate space is reserved for the ice cream cone, the typical patented container in Washington D.C. in 1903 from an Italian native of Cadore. The museum also offers tasty laboratories to combine with guided tours, where you can taste various types of ice cream and learn how to prepare ice creams and sorbets.
Ingredienti per circa 40 raviole • 1/2 kg farina 00 • 40 g di zucchero • 30 g di burro morbido a temperatura ambiente • 1 uovo • 1/2 di bustina di lievito per dolci da mezzo kg. • 1 pizzico di sale • Latte per impastare al bisogno. • Strutto per la cottura Per il ripieno • Mostarda bolognese (al savour) • Cioccolato tritato molto finemente fondente (la nonna consiglia di assaggiare per le dosi) • 1 etto di castagne bollite schiacciate bene. • A piacere uva sultanina • Saba a piacere da bagnarli una volta cotti altrimenti cospargete di zucchero velo.
Preparazione amalgamate gli ingredienti per il ripieno e mescolateli bene che diventino un tuttuno. Per la pasta tiratela di circa 3 mm. e tagliate dei rettangoli dove al centro andrà il ripieno e ripiegare a portafoglio facendo attenzione a chieuderli bene. I sabadoni sono di forma rettangolare. Una volta fatti i Sabadoni, friggeteli nello strutto, levateli e bagnateli con la saba, oppure cospargeteli di zucchero velo.
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Argelato
www.comune.argelato.bo.it
ARGELATO Arżlè in dialetto bolognese settentrionale Abitanti: Argelatesi COMUNE, via Argelati,4 ................... tel. 051 6634611 Biblioteca, Via Centese, 48 .............. tel. 051 6634623
Argelato è un comune italiano di 9 831 abitanti. Fa parte dell’Unione Reno Galliera.Si estende lungo il fiume Reno e per questo è stato uno dei paesi più colpiti dall’alluvione del febbraio 2019. Il comune è costituito dalle frazioni di Volta Reno (che comprende anche le località di San Donnino e San Giacomo), Argelato, la Contea di Casadio (comprendente anche gli abitati di Malacappa di Passo Gatti e Quattro portoni) e Funo, che comprende anche la località Casette di Funo. Funo è nota per il Center Gross (grande centro di vendita all’ingrosso). - Anticamente Argelata - legato alle caratteristiche geomorfologiche del terreno, sia che si faccia riferimento alla sua argillosità, sia che si voglia richiamare ai lavori di arginatura necessari a contenere gli straripamenti del fiume. PALAZZO TALON SAMPIERI Viene edificato nel XVI secolo dalla nobile famiglia Senatoriale dei Sampieri, sui ruderi di una fortezza medievale. Intorno al 1578 è ampliato e ristrutturato su progetto di Pellegrino Tibaldi, uno dei più importanti architetti dell’epoca; allo stesso periodo risalgono gli affreschi al piano terra. Il palazzo Sampieri conoscerà altri interventi di abbellimento seicenteschi, fino all’ultima importante ristrutturazione del XVIII secolo che, con l’aggiunta del terzo piano, lo porta all’attuale e definitivo aspetto. Nel corso dei secoli palazzo Talon Sampieri ospiterà Papi, Re, artisti e compositori tra i quali Papa Giulio II, Vittorio Emanuele III, Gioacchino Rossini e Ottorino Respighi.
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Anciently Argelata - linked to the geomorphological characteristics of the terrain, whether it refers to its argillosity or whether it is desired to refer to the embankment works necessary to contain the overflows of the river. In the early Middle Ages, the so-called Santus Planus, a large latifundium south of the Po ‘di Ferrara between the territories of Mantua, Modena, Ferrara, Bologna and Ravenna, subdivided into masses, belong to the splitting up around the tenth century. vault consisting of fiefs, legacy of the homologous land units of the Romans.
PALAZZO TALON SAMPIERI It was built in the 16th century by the noble Senatorial Sampieri family, on the ruins of a medieval fortress. Around 1578 it was enlarged and restructured to a design by Pellegrino Tibaldi, one of the most important architects of the time; the frescoes on the ground floor date from the same period. The Sampieri palace will experience other seventeenth-century embellishment works, up until the last major renovation of the 18th century which, with the addition of the third floor, leads to the current and definitive aspect. Over the centuries the Talon Sampieri palace will host Popes, Kings, artists and composers including Pope Julius II, Vittorio Emanuele III, Gioacchino Rossini and Ottorino Respighi.
Villa Beatrice Lungo la via Centese un lungo viale alberato conduce a Villa Beatrice. Questo prestigioso edificio, risalente alla seconda metà del ‘500, venne costruito dalla famiglia senatoria bolognese degli Angelelli. In seguito fu ceduta alla famiglia Zambeccari (di cui si conservano motivi araldici negli affreschi), che ne rimase proprietaria fino al 1850, per essere poi acquistata, a seguito di tre passaggi di proprietà, dalla famiglia Facchini, il cui ultimo proprietario, Alessandro, la donò al Ricovero di Mendicità di Bologna (oggi Istituto Giovanni XXIII) nel 1943. Anche il giardino circostante ha particolari caratteristiche e comprende la collinetta-conserva; un tempo vi era pure collocata una peschiera. La disposizione degli alberi e della vegetazione venne studiata appositamente, secondo le tecniche rinascimentali, per accentuare lo sbalzo termico tra le due zone del giardino creando un microclima che provocava correnti e brezze d’aria tra le stanze della villa. Villa Beatrice: Via degli Aceri, 12 40050 Argelato (BO)
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Villa Beatrice Along the Via Centese a long treelined avenue leads to Villa Beatrice. This prestigious building, dating back to the second half of the 16th century, was built by the Angelelli senatorial Bolognese family. Later it was ceded to the Zambeccari family (whose heraldic motifs are preserved in the frescoes), which remained its owner until 1850, to then be purchased, following three changes of ownership, by the Facchini family, whose last owner, Alessandro, he donated it to the Ricovero di Mendicità of Bologna (now Istituto Giovanni XXIII) in 1943. The surrounding garden also has particular characteristics and includes the hillock-preserve; once there was also a fish pond. The arrangement of the trees and vegetation was studied specifically, according to Renaissance techniques, to accentuate the thermal shock between the two areas of the garden, creating a microclimate that caused air currents and breezes between the rooms of the villa.
CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO La chiesa di San Michele Arcangelo Edificio neoclassico .Nel 1105 La contessa Matilde di Canossa proprietaria del feudo di Argelato, dona la chiesa di San Michele arcangelo ai canonici della Cattedrale di Bologna, con incluso il diritto di riscossione delle decime. L’originaria fabbrica della chiesa esisteva già prima dell’anno Mille. PALAZZO DELLA MORTE oggi Palazzo del Vignola Nella quiete della Pianura Padana a Funo di Argelato, si trova un gioiello rinascimentale: Il Palazzo del Vignola, costruito nel ‘500 su disegno del grande architetto Iacopo Barozzi, detto “ Il Vignola. Il palazzo è stato nobile dimora patrizia sino alla metà del secolo XVI di proprietà dei conti Fava, famiglia estinta nel’ 600. Oggi i suoi ambienti raffinati tornano a vivere grazie all’appassionato recupero di un nome importante dello stile e del design italiano, Tonino Lamborghini.
CHURCH OF S. MICHELE ARCANGELO The church of San Michele Arcangelo A neoclassical building. In 1105 the countess Matilde di Canossa, owner of the fief of Argelato, donated the church of San Michele arcangelo to the canons of the Cathedral of Bologna, including the right to collect tithes. The original church building already existed before the year 1000
PALAZZO DELLA MORTE today the Palace of the Vignola Located at 20 minutes from Bologna there is a huge villa built in the 16th century by Jacopo Barozzi called “Il Vignola”, one of the most famous architects of the Italian Renaissance. Palazzo del Vignola was the country home of the Counts Fava, a noble family extinguished around 1614 with the death of Galeazzo Fava. Today its elegant rooms are back to life thanks to the passionate restoration taken by an important company for the Italian style and design: Tonino Lamborghini.
raviole bolognesi Raviôl bulgnaiśi
Ingredienti per circa 40 raviole • 1/2 kg farina 00 • 250 g di zucchero semolato • 125 g di burro morbido a temperatura ambiente • 3 uova • 1 bustine di lievito per dolci • la scorza grattugiata di 1 limone confettura di prugne o saba (al savour) • 1 pizzico di sale Prima di infornare • latte q.b. • zucchero semolato q.b. Dopolacottura: fare una soluzione con metà liquore all’anice e metà amaretto, da spennellare una volta tolte dal forno.
Procedimento Versate la farina sulla spianatoia e al centro mettete lo zucchero e il lievito, la scorza di limone e un pizzico di sale a parte (abbiate l’accortezza di tener separato il sale dal lievito). Al centro della fontana mettete le uova e iniziate a lavorare con una forchetta prendendo a mano a mano un po’ della farina circostante. Quando il tutto si sarà in parte asciugato iniziate a coprirlo e ad impastarlo. Aggiungete adesso il burro morbido a temperatura ambiente (non fatelo sciogliere sul fuoco) e impastate fino ad ottenere una pasta liscia e priva di striature di burro, deve essere uniforme. Formate una palla e fatela riposare avvolta in un canovaccio pulito per circa 30 minuti. Una volta atteso i 30 minuti, tagliate un pezzetto di pasta lavoratela e stendetela con il mattarello (o macchina per la pasta per chi non ha dimestichezza) almeno 4°5 cm e con uno stampino rotondo dentellato o un coppa pasta fate dei cerchi, dove all’interno con un cucchiaino metterete la confettura. A questo punto chiudete le Vs. raviole e fate attenzione a non schiacciarle troppo sui bordi, spennellate con latte e zucchero e adagiate le raviole su una teglia dove avrete messo la carta forno. Infornate per 20/25 minuti circa a 130° forno ventilato. Ultimo passaggio una volta sfornate spennellatele a piacimento con l’amaretto e anice che avete precedentemente preparato.
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Baricella
www.comune.baricella.bo.it
BARICELLA Bariśèla in dialetto bolognese Abitanti: Baricellesi Comune via Roma, 76 . ..........................tel. 051 6622411 Biblioteca comunale Via Europa, 3......tel. 051 6622438
Baricella è un comune di 6.980 abitanti della bassa Bolognese ed è l’ultimo paese della provincia di Bologna prima d’incontrare la provincia di Ferrara. Fa parte dell’Unione Terre di Pianura.e comprende le frazioni di: Boschi, Mondonuovo, Passo Segni, San Gabriele . I primi documenti storici che attestano l’esistenza di Baricella risalgono alla prima metà del XV secolo. Il suo nome deriva dai “bargelli”, ufficiali incaricati dei servizi di polizia e di controllo fiscale presso l’antico corso del fiume Savena, un tempo crocevia dei traffici con il confinante territorio ferrarese.
SANTA MARIA LAURETANA Nella frazione di Boschi si trova Santa Maria Lauretana , con all’interno una bellissima Madonna lignea vestita di abiti in tessuto risalente all’epoca della prima costruzione seicentesca, sostituita nel XIX secolo dall’attuale edificio.
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Baricella is a town of 6,980 inhabitants in the lower Bolognese area and is the last town in the province of Bologna before meeting the province of Ferrara. It is part of the Unione Terre di Pianura and includes the fractions of Boschi, Mondonuovo, Passo Segni, San Gabriele. The earliest documents referring to Baricella date back to the first half of the 15th-century. Its name comes from the “bargelli”, officials in charge of policing and fiscal controls on the ancient course of the River Savena, once a crossroads for trade with the neighbouring territory of Ferrara.
SANTA MARIA LAURETANA In the area of Boschi, there is the Church of Santa Maria Lauretana , containing a beautiful wooden Madonna clothed in fabrics from the time of the original construction, the 17th-century, substituted in the 19thcentury by the present building.
Chiesa di Santa Maria in Baricella (Santa Maria "De Guazzarello") Edificata nel XV° Secolo e più volte ampliata, custodisce dipinti di grande valore. Nel contiguo Oratorio di San Giuseppe (1778) vi è un organo del Peruzzi. Bellissima la Cappella della .B.V. di Lourdes, costruita da Don Giovanni Maurizzi deceduto nel 1980. Church of Santa Maria in Baricella (Santa Maria “De Guazzarello”) Built in the XVth Century and enlarged several times, it contains paintings of great value. In the adjoining Oratorio di San Giuseppe (1778) there is a Peruzzi organ. The Chapel of .B.V. of Lourdes, built by Don Giovanni Maurizzi who died in 1980.
BIRDWATCHING ALL’OASI DI BARICELLA BIRDWATCHING IN BARRICELLA OASIS Oasi realizzata dal comune di Baricella sui terreni del Reale When to visit it and how. Collegio di Spagna nata per il riequilibrio Ecologico Throughout the year it is possible to observe a significant number of bird species. However it is during the migratory Quando visitarla e come. passes (March / April and September / October) that the greDurante tutto l’anno è possibile osservare un notevole nu- atest number of species is found in this area: snipes, lapwings, mero di specie di Uccelli. Tuttavia è durante i passi migratori curlews, fighters and pyro-pyro, but also teals, garganeys and (marzo/aprile e settembre/ottobre) che in quest’area si rin- mallards stand in feeding in the low waters of the basins. In viene il maggior numero di specie: beccaccini, pavoncelle, the breeding season it is instead easy to see gray herons etc ... chiurli, combattenti
e piro-piro, ma anche alzavole, marzaiole e germani reali sostano in alimentazione nelle basse acque dei bacini. Nella stagione riproduttiva è invece facile avvistare aironi cenerini ecc... Il tracciato compie un giro ad anello che riconduce nell’esatto punto da cui si è entrati. Il tragitto tocca due piccoli capanni per l’osservazione leggermente rialzati, da cui è possibile osservare, senza essere visti, gli animali che sostano nelle zone umide. Le visite guidate debbono essere concordate con Sustenia.
The track completes a loop tour that leads back to the exact point where you entered. The route touches two small slightly raised observation huts, from which it is possible to observe, without being seen, the animals that stop in the wet areas. Guided tours must be arranged with Sustenia. Contatti: Sustenia srl - Recupero e Gestione Ambientale tel. 051 6871051 - cell. 340 8139087 mail info@naturadipianura.it Uff. Ambiente Comune Baricella - tel. 051 6622416 pagina web sul sito della Regione Emilia-Romagna
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Chiesa di Santa Filomena Venne fatta costruire nel 1844 dal Marchese Antonio Persichelli che aveva acquisito la tenuta Segni. Anteriormente esisteva un Oratorio che, con tutta probabilità, era ubicato dove ora sorge la parte destra della chiesa. Da ammirare il campanile. La pala dell’altare maggiore è della scuola di Guido Reni.
Church of Santa Filomena It was built in 1844 by the Marquis Antonio Persichelli who had acquired the Segni estate. Previously there was an Oratory which, in all probability, was located where the right side of the church now stands. To admire the bell tower. The main altarpiece is from the school of Guido Reni.
Palazzo Segni o Della Dogana Edificato nel XVII° secolo accanto alla Salarola, al Navile ed alla Cembalina era il luogo in cui i doganieri pontifici e ferraresi sorvegliavano il traffico fluviale che dal Navile passava alla Cembalina e quindi nel Po di Primaro. Nell’ampio parco circostante vi sono cippi dell’antico confine ai suoi contrafforti erano appesi gli anelli per ormeggio dei barconi.
Palazzo Segni o Della Dogana Built in the XVth Century and enlarged several times, it contains paintings of great value. In the adjoining Oratorio di San Giuseppe (1778) there is a Peruzzi organ. The Chapel of .B.V. of Lourdes, built by Don Giovanni Maurizzi who died in 1980.
Oratorio di San Marco All’estremità orientale del paese, l’Oratorio di San Marco (si presume del XVII° Sec.) è una bella costruzione in mattoni con decorazioni neomedievali in cotto e l’interno interamente decorato da affreschi. Restaurato nel 1905 dalla Fam. Zucchini.
Oratory of San Marco At the eastern end of the town, the Oratory of San Marco (presumed to be from the 17th century) is a beautiful brick building with neo-medieval terracotta decorations and the interior entirely decorated with frescoes. Restored in 1905 by the Zucchini family.
Zuppa imperiale Ingredienti • 6 uova • 150 gr. di semolino • 150 gr. di Parmigiano Reggiano grattato • 100 gr. di burro • sale, pepe, noce moscata • una fetta da 70/80 gr. di mortadella (facoltativa)
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Procedimento Prendere le uova, separare i tuorli dagli albumi, montando a neve questi ultimi. In una terrina versare i tuorli, 120 gr. di semolino, tutto il Parmigiano ed una presina di sale e noce moscata, mescolare bene ed unire 80 gr. di burro sciolto, gli albumi montati a neve, e, per chi la mette, la mortadella tritata finemente. Imburrare una teglia, velarla con il semolino e riempirla con l’impasto. Cuocere al forno e far raffreddare. Tagliare a cubetti e cuocerli per 5-6 minuti in un buon brodo bollente
Bentivoglio
www.Comunedibentivoglio.bo.it
BENTIVOGLIO Bentvói in dialetto bolognese Abitanti: Bentivogliesi Comune Pzza dei Martiri per la Libertà, 2 .tel 051 6643511 Biblioteca Via Marconi, 5......................tel. 051 6643592
Comune di 5495 abitanti della città metropolitana di Bologna, situato nella Pianura bolognese, è un piccolo borgo sul canale Navile, deve il nome all’antica signoria Bolognese che qui costruì una delle proprie dimore di campagna. Solo dal 1º gennaio 1886 prese il nome di Bentivoglio. Fa parte dell’Unione RenoGalliera. Le frazioni San Marino,Santa Maria in Duno, Castagnolo minore, Saletto Fabbreria, Baraccone,San Marco, Castiglia, Palazzo Bersani. La storia e lo sviluppo della località di Bentivoglio sono strettamente legate al canale Navile: lungo il suo percorso sorsero numerosi edifici fortificati tra i quali appunto la Rocca di Ponte Poledrano fatta costruire dal Comune di Bologna nel 1390 di fianco al Mulino, anche questo sorto nel 1300 sul percorso del Navile, a difesa del confine verso i marchesi d’Este di Ferrara. Sarà possibile scoprire il Castello, il Palazzo Rosso e il Mulino di Bentivoglio, prenotando
Of 5495 inhabitants of the metropolitan city of Bologna, located in the Bolognese Plain, is a small village on the Navile canal, owing its name to the ancient Bolognese lordship who built one of their country residences here. Only from 1 January 1886 he took the name of Bentivoglio. It is part of the RenoGalliera Union. The hamlets of San Marino, Santa Maria in Duno, Castagnolo Minor, Saletto Fabbreria, Baraccone, San Marco, Castiglia, Palazzo Bersani. The history and development of the town of Bentivoglio are closely linked to the Navile canal: along its route, numerous fortified buildings were built, including the Rocca di Ponte Poledrano built by the Municipality of Bologna in 1390 next to the Mill, which also arose in 1300 on the Navile route, to defend the border towards the Marquis d’Este of Ferrara Palazzo Rosso The first, so named for the bricks with which it was built, is one of the most famous examples of the Bolognese Liberty season. The hall that overlooks the loggia, the Sala dello Zodiaco is a decorative masterpiece. Built 1897 by the will of the Marquis Carlo Alberto Pizzardi.
Palazzo Rosso Il primo, così denominato per i mattoni con cui è stato costruito, è uno dei più noti esempi della stagione Liberty bolognese. Capolavoro di decorazione è il salone che dà sulla loggetta, la Sala dello Zodiaco. Costruito 1897 per volontà del Marchese Carlo Alberto Pizzardi.
MULINO PIZZARDI Adjoining Palazzo Rosso, it dates back to the mid-1300s and was built on the banks of the Navile canal in the Ponte Poledrano area, in the second half of the fifteenth century passed into the hands of the lord of Bologna, Giovanni II Bentivoglio. The Pizzardi family bought it in 1817 together with the vast complex of buildings and activities that had gradually arisen between the two branches of the Navile canal.
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MULINO PIZZARDI Contiguo a Palazzo Rosso, risale alla metà del 1300 e fu edificato sulle rive del canale Navile in località Ponte Poledrano, nella seconda metà del Quattrocento passa nelle mani del signore di Bologna, Giovanni II Bentivoglio. La famiglia Pizzardi lo acquistò nel 1817 assieme al vasto complesso di edifici e attività che via via era sorto tra i due rami del canale Navile.
Museo della civiltà contadina Un esempio di archeologia industriale, un’istantanea dell’attività molitoria che si è fermata nel 1970 a pochi Km dal capoluogo nella frazione di San Marino si trova il Museo della Civiltà Contadina, un museo etnografico di importanza nazionale che ricostruisce la vita contadina della pianura bolognese. Al suo interno è custodita una ricca collezione di macchine agricole, strumenti e oggetti legati alla vita e al lavoro nelle campagne bolognesi. Alcune sezioni sono i diversi cicli produttivi (la canapa, il frumento, il latte) o ricostruzioni di ambienti della casa rurale e tematiche legati all’archeologia contadina, ai mestieri e alle tradizioni locali.
IL CASTELLO DI BENTIVOGLIO Il castello fu fatto costruire da Giovanni II Bentivoglio fra il 1475 e il 1481 che qui fece costruire, proprio di fianco alla rocca, il castello denominato “Domus Jocunditatis” destinato a luogo di divertimento, per la caccia con i cani e i falconi, e per la pesca, e risale almeno al 1501 di fianco alla Rocca, quest’ultima fatta costruire nel 1390 dal Comune di Bologna con fini strategici.
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The Pizzardi family bought it in 1817 together with the vast complex of buildings and activities that had gradually arisen between the two branches of the Navile canal.
Museum of rural civilization An example of industrial archeology, a snapshot of the milling activity that stopped in 1970 just a few kilometers from the capital in the San Marino district is the Museum of Rural Life, an ethnographic museum of national importance that reconstructs the peasant life of the plain meat sauce
IL CASTELLO DI BENTIVOGLIO The castle was built by Giovanni II Bentivoglio between 1475 and 1481 which was made in his house, it is a place of entertainment, for hunting with dogs and falcons, and for fishing, and dates back to at least 1501 alla Rocca, built in 1390 by the Municipality of Bologna for strategic purposes OASI LA RIZZA A nord di Bologna si estende l’ex risaia di Bentivoglio e San Pietro in Casale, un’area che nel corso dei secoli ha subito radicali trasformazioni: dalle paludi, alle risaie e da queste ultime alle coltivazioni intensive fino al progressivo ritorno dell’acqua a partire dagli anni Novanta. Oggi l’Oasi di Bentivoglio - ex risaia “La Rizza” - ospita una ricca e diversificata fauna, in particolare uccelli, e permette di conoscere e cogliere il fascino dei paesaggi delle zone umide, un tempo caratteristici di gran parte della pianura bolognese. Per i fotografi il capanno “Piccole Ali”, una struttura attrezzata per fotografare gli uccelli del bosco la Rizza. I fotografi possono accedere previa prenotazione all’indirizzo info@naturadipianura.it nei seguenti orari: lunedì, martedì e venerdì dalle 9 alle 12 e sabato dalle 10 alle 13
Lo strichetto Nella tradizione veniva creato con i ritagli della sfoglia usata per preparare tortellini o tortelloni e oggi, da testimone della cucina povera e contadina, lo strichetto bolognese è diventato un piatto ‘ufficiale’ della cucina cittadina ed emiliana. L’Accademia italiana della cucina ha depositato la ricetta alla Camera di Commercio di Bologna dove è stata registrata con un atto notarile Dopo accurate ricerche che hanno ripercorso la storia dell’antenato delle moderne ‘farfalle’, che veniva creato stringendo il quadretto di sfoglia all’uovo con indice e pollice e che veniva servito condito con il ragù o con piselli, pancetta, panna e Parmigiano Reggiano, e grazie al contributo della Confraternita dello Strichetto di Casalecchio di Reno, l’Accademia italiana della cucina - Sezione Bologna dei Bentivoglio ha dato il via libera al deposito della ricetta che ora verrà conservata insieme a quella di tortellini e lasagne e, grazie alla Camera di Commercio, tramandata nel tempo.
Pasta panna, pancetta e piselli ritorniamo nel pieno di quegli anni un po’ goderecci, lontani dal considerare grassi e carboidrati dei cibi da consumare con moderazione.
Ingredienti e preparazione Tritate finemente la cipolla e fatela appassire in una casseruola insieme all’olio. Unite la pancetta tagliata a dadini e fate rosolare. Aggiungete i piselli, lasciate insaporire qualche minuto, quindi aggiungete poco brodo caldo (circa un mestolo abbondante) e cuocete fino a quando saranno diventati teneri, mescolando di tanto in tanto. Fuori dal fuoco, unite la panna al sugo preparato, riportate sul fuoco a fiamma bassa e fate legare, regolate di sale e pepe. Nel frattempo cuocete le tagliatelle in una pentola con abbondante acqua salata, scolatele al dente e fatele saltare nella padella. Servite subito la pasta panna, pancetta e piselli.
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Borgo Tossignano
www.comune.borgotossignano.bo.it
BORGO TOSSIGNANO Borg Tusgnàn in dialetto bolognese Abitanti: borghigiani, tossignanesi Comune p.zza Unità d’Italia, 7 . ..............tel 0542 91111 Biblioteca via Giovcanni XXIII . .............tel. 0542 90220 Pro Loco TOSSIGNANO www.prolocoborgotossignano.it
Rocca di Tossignano
Borgo tossignano è un comune di 3273 abitanti, nella valle del Santerno e fa parte del Nuovo Circondario Imolese. Il territorio comunale è costituito dai centri di Borgo (capoluogo sede del Municipio), Tossignano, Codrignano e Riviera, tutti e tre a pochissimi kilometri da Borgo. Le sue origini sono antichissime, risalenti all’Età del Ferro (IX - VIII secolo a.C.), ma il nome deriva dal romano Thausignanum, come romana era la fortificazione che diede vita al primo insediamento di Tossignano. Anticamente aveva nome Tossignano ed il capoluogo e la sede comunale edificata su uno sperone di gesso. Sorto nel tempo, a valle, l’abitato denominato borgo, per usufruire delle comodità offerte dal torrente Santerno e dalla strada Montanara, che generò lavoro e commerci, il capoluogo si spostò nella frazione in crescente sviluppo, dando al comune il nome di Borgo Tossignano (e, a Borgo, con decreto del 12 agosto 1954, è stata data anche la sede del municipio)
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Comune di Borgo Tossignano Proloco Borgo Tossignano
Borgo Tossignano is a town of 3,273 inhabitants, in the Santerno Valley, in the metropolitan city of Bologna. The municipal area is made up of the centers of Borgo (capital of the Municipality), Tossignano, Codrignano and Riviera, all three of which are a few kilometers from Borgo. Its origins are very ancient, dating back to the Iron Age (IX - VIII century BC), but the name derives from the Roman Thausignanum, as Roman was the fortification that gave birth to the first settlement of Tossignano. In ancient times it was called Tossignano and the capital and the municipal seat was built on a chalk spur. Rising over time, downstream, the village called the village, to take advantage of the comforts offered by the Santerno stream and the Montanara road, which generated work and trade, the capital moved to the growing area, giving the town the name of Borgo Tossignano (and, in Borgo, with the decree of 12 August 1954, the seat of the town hall was also given)
ROCCA DI TOSSIGNANO Ricostruita dai Bolognesi nel 1256 . Appartenne a Caterina Sforza che la fortificò nel 1493 distrutta dallo stato pontificio. Fu rasa al suolo nel 1538 dal governo di Imola .Ricostruita alla fine del Settecento da Giacomo Tomba. Fu distrutta durante la seconda guerra Mondiale. La Rocca conserva, oltre il fossato e il plinto del ponte levatoio, i suoi spessi basamenti, che intatti ne restituiscono ancora la sapiente geometria militare. Durante la seconda guerra mondiale, i Tedeschi ne fecero un punto privilegiato di osservazione sulla valle, dal ‘44 attraversata dalla Linea Gotica . Emozionante è la discesa nelle garitte, scavate nella selenite.
PALAZZO BARONALE Ricostruita dai Bolognesi nel 1256 . Appartenne a Caterina Sforza che la fortificò nel 1493 distrutta dallo stato pontificio. Fu rasa al suolo nel 1538 dal governo di Imola .Ricostruita alla fine del Settecento da Giacomo Tomba. Fu distrutta durante la seconda guerra Mondiale. La Rocca conserva, oltre il fossato e il plinto del ponte levatoio, i suoi spessi basamenti, che intatti ne restituiscono ancora la sapiente geometria militare. Durante la seconda guerra mondiale, i Tedeschi ne fecero un punto privilegiato di osservazione sulla valle, dal ‘44 attraversata dalla Linea Gotica . Emozionante è la discesa nelle garitte, scavate nella selenite. CHIESA DI SAN GIROLAMO La chiesa dedicata a San Girolamo e ubicata in piazza Andrea Costa a Tossignano, nasce come oratorio successivamente ampliato e trasformato in chiesa. Antico tempio officiato da Carmelitani fino al 1873 e successivamente dai Minori Osservatori fino al 1884, è stato restaurato di recente e attualmente ospita il Centro Visite e Documentazione della Vena del Gesso. Qui è custodita la Madonna di Tossignano, nota anche col nome di Madonna della Spiga, festeggiata il giorno della SS. Trinità. Si tratta di una tavola di scuola toscana del XV secolo, probabilmente parte di un’opera più grande.
ROCCA DI TOSSIGNANO Rebuilt by the Bolognese in 1256. It belonged to Caterina Sforza who fortified it in 1493, destroyed by the Papal State. It was razed in 1538 by the government of Imola. It was rebuilt at the end of the eighteenth century by Giacomo Tomba. It was destroyed during the Second World War. The Fortress preserves, beyond the moat and the plinth of the drawbridge, its thick bases, which still preserve its skilled military geometry intact. During the Second World War, the Germans made it a privileged point of observation over the valley, from the ‘44 crossed by the Gothic Line. Exciting is the descent into the sentry boxes, dug in selenite. Baronial Palace of Tossignano It dates back to the 16th century and was the noble residence of the d’Altemps family. The building dominates the Andrea Costa central square from the country purchased by Demagno now owned by the Parco della Vena del Gesso which renovated and inaugurated it in 2014. The center was established as a reference point for the collection and dissemination of information and documentation of the territory in particular from the Vena del Gesso and the Santerno river. In its four rooms some examples of the valley are illustrated, on the Vena del Gesso. Next to the permanent exhibition there is an educational laboratory and a specialized library supporting the rich educational offer for schools and groups. CHURCH OF SAN GIROLAMO The church dedicated to San Girolamo and located in Piazza Andrea Costa in Tossignano, was born as an oratory later extended in a longitudinal sense and turned into a church. Ancient temple officiated by Carmelites from 1858 to 1873 and later by the Minor Observers from 1873 to 1884, it was recently restored and currently houses the Visitor and Documentation Center of the Vena del Gesso. In one part of the Palace there is also a Museum of Material Culture. Here is the Madonna of Tossignano, also known as the Madonna della Spiga, celebrated on the day of the SS. Trinity. It is a 15thcentury Tuscan school table, probably part of a larger work.
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PARCO DEL LUNGOFIUME Il parco del lungofiume del Santerno costituisce un bel percorso pedonale e ciclabile, che si allunga sotto le pareti di gesso a strapiombo sul fiume. Dotato di aree attrezzate per la sosta, di un punto ristoro e di aree verdi, il parco si estende fino ai bacini di Rineggio, in località Campola, dove è stata realizzata un’oasi naturale. Lungo il percorso sono collocati cartelli didattici e illustrativi dell’ambiente naturale circostante. Sport e Vacanza attiva. L’Itinerario sulla Vena del Gesso conduce dalla Rocca di Tossignano al crinale della Vena fino a Monte del Casino. Da qui parte anche la prima tappa del Grande Circuito della Romagna (G.C.R.), che attraversa l’Appennino fino a San Leo nel Montefeltro. Ecc..prosegue l’itinerario consultabile Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola Tra le province di Bologna e Ravenna, le colline romagnole sono solcate da una spettacolare dorsale grigio argentea. Si tratta dell’affioramento gessoso più grande d’Europa (25 km), una ricchezza naturale e storica che affascina il visitatore. La Vena del Gesso prende il nome dalla pietra di gesso, detta anche selenite per la sua caratteristica di riflettere la luce, compresa quella della luna (Selene). I suoi riflessi cangianti dipendono dalle scaglie di sale incastonate tra la roccia, memoria dell’antico mare pliocenico. L’escursione più emozionante è quella lungo il crinale della Vena: da un lato il profilo dell’Appennino, dall’altro la pianura bordata dalla linea del mare. L’area presenta anche peculiari morfologie carsiche, che comprendono doline, valli cieche e numerosissime grotte, molte delle quali visitabili, tra cui spiccano gli “abissi”, cavità verticali che qui raggiungono profondità record. info: Tel. 0542.628143 - ecosistema@ecosistema.it
PARCO DEL LUNGOFIUME del Santerno is a beautiful pedestrian and cycle path, which stretches under the plaster walls overlooking the river. Equipped with areas equipped for parking, a refreshment point and green areas, the park extends to the basins of Rineggio, in Campola, where a natural oasis has been created. Along the way are educational and illustrative signs of the surrounding natural environment. Sport and Active Holiday The Itinerary on the Vena del Gesso leads from the Rocca di Tossignano to the Vena ridge up to Monte del Casino. From here also the first stage of the Grande Circuito della The Riverfront Park Romagna (G.C.R.), which crosses the Apennines up to San Leo nel Montefeltro, starts.. Etc.. Regional Park of the Vena del Gesso Romagnola Between the provinces of Bologna and Ravenna, the Romagna hills are crossed by a spectacular silvery gray ridge that gives the landscape a unique appearance. It is the largest chalky outcrop in Europe (25 km), a natural and historical treasure that surprises and fascinates the visitor. The Vena del Gesso takes its name from the gypsum stone, also called selenite due to its characteristic of reflecting light, including that of the moon (Selene). Its iridescent reflections depend on the flakes of salt set between the rock, a memory of the ancient Pliocene. The most exciting excursion is along the ridge of the Vena: on one side the profile of the Apennines, on the other the plain bordered by the line of the sea. The area also has peculiar karst morphologies, which include dolines, blind valleys and numerous caves, many of which can be visited, among which the “abysses”, vertical cavities that reach record depths stand out. In the area between Tossignano and Casola Valsenio (RA), one can appreciate the didactic-scientific aspects with the greatest impact on the landscape of the Vena, made even more suggestive by the slow reconquest of nature among the five working steps of the former quarry. Tel. 0542.628143 - ecosistema@ecosistema.it
Ingredienti (6/8 persone) • 5 litri di acqua • 1 kg farina di granoturco • sale • un buon ragù, rosso e corposo, fatto con le salsicce e il concentrato di pomodoro. Per il ragù • 8 Salsicce di puro suino • 400 Grammi di pomodori pelati passati • 3 cucchiai di doppio concentrato di pomodoro • 1/2 Cipolla bianca • 1/2 Bicchiere di vino bianco • Abbondante olio extravergine di oliva Procedimento In una casseruola dal fondo spesso rosolate con l’olio extra vergine di oliva la cipolla tritata fine. Non appena comincia a prendere colore, bagnate con uno spruzzo di vino bianco e quando quest’ultimo sarà evaporato, aggiungete il concentrato e poi il pomodoro passato. Una punta di sale dopo aver controllato se è necessario, coprite il tegame e lasciate cuocere a fuoco lento fin quando saranno cotte al punto giusto e la salsa sarà densa. Le salsicce di maiale hanno una carne molto gustosa e si prestano ad essere accompagnate dalla polenta. Per la Polenta Quando l’ acqua versata in un capace pentolone viene a bollore, spargete a pioggia la farina e mescolate con un mestolo di legno, per un’ ora fino a completa cottura. Versate la polenta ben cotta sulla spianatoia di legno. Tagliate la polenta a fette con filo o coltello. Condite le fette con ragù preparato con le salsicce, almeno una a persona, cotte nel sugo fatto di passata e di concentrato di pomodoro. Infine cospargete ogni piatto con abbondante parmigiano grattugiato. Il Calendario del Cibo italiano
polenta di Tossignano Apprezzata è inoltre la sua gastronomia, che la pone fra le località della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Imola. Nell’inverno del 1622, in un clima di guerra e carestia, a tale Mastr’Antonio da Farneto viene l’idea di organizzare una grande polentata di carnevale per risollevare il morale dei valligiani. Tossignano all’epoca era capitale di un piccolo feudo del Duca d’Altemps, governato da Scincia da Sermoneta. Da allora la Sagra della polenta non ha mai conosciuto interruzioni e si celebra ogni anno il giorno di martedì grasso. Ai partecipanti viene offerta polenta cucinata nei grandi paioli di rame, rimestata per un’ora con forconi di legno di castagno e infine condita con ragù di puro suino. Non è dunque per caso che nel 1998 a Borgo Tossignano sia nata l’“Associazione dei Polentari d’Italia”, organizzatrice del biennale Raduno Nazionale delle Polente d’Italia. “L’eccellentissimo Messer LEONARDO SINCIA DE SERMONETA Governatore de TOSSIGNANO, FONTANELICE et luoghi annessi ordina et comanda che lo jorno ultimo de carnevale se faza et se dextrebovisca ne la publica plaza polenta et vino in abundantia”. Ogni anno in concomitanza, si svolge la Sagra dei garganelli di Borgo.
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Budrio
www.comune.budrio.bo.it
BUDRIO Bûdri in dialetto bolognese Abitanti: Budriesi Comune Piazza Filopanti, 11 ...............tel. 051 6928111 Biblioteca via Giuseppe Garibaldi, 39 . .tel. 051 801220 Museo dei burattini . ........................ tel .051 6928306 - 051 6928279
Comune di Budrio Proloco di Budrio Museo dell’Ocarina e degli Strumenti musicali in terracotta Franco Ferri ................. info tel. 051 6928306
BUDRIO IERI Ha antiche origini umbre, come attesta anche il suo antico nome, Butrium (burrone) di origine prelatina. Reperti archeologici, conservati nel Museo Archeologico Paleoambientale, mostrano l’avvicendarsi di vari popoli in questa zona, dagli Umbri (civiltà Villanoviana), agli Etruschi, ai Galli, fino ai Romani, che hanno lasciato segni evidenti nella geometrica divisione dei campi (centuriazione agraria) e nel tessuto urbano del centro storico, in cui le vie si intersecano ad angolo retto. Nel periodo di rinascita economica dopo il Mille, gli uomini di Budrio si unirono in un Consorzio o Partecipanza di beni agrari, dati loro in proprietà perché li rendessero produttivi, a vantaggio di tutta la comunità. Si fa risalire a Matilde di Canossa la donazione del vasto territorio (“la Boscosa”) che permise l’istituzione della Partecipanza, che per vari secoli fu un tutto unico con il Comune e fonte di prosperità. BUDRIO OGGI È il capofila dei paesi dell’unione Terre di Pianura e fa parte della rete italiana Città Sane OMS. Vanta un fiore all’occhiello il centro protesi Inail di Vigoso eccellenza nel campo dell’ortopedia. bonifiche non hanno portato a coltura le terre emerse che, anche ora, fanno di Baricella un Comune agricolo ricco e fiorente.
BUDRIO IERI It has ancient Umbrian origins, as also testifies to its ancient name, Butrium (burrone) of prelatina origin. Archaeological finds, preserved in the Palaeoenvironmental Archaeological Museum, show the succession of various peoples in this area, from the Umbrians (Villanovian civilization), to the Etruscans, to the Gauls, up to the Romans, who left evident signs in the geometric division of the fields (agrarian centuriation ) and in the urban fabric of the historic center, where the streets intersect at right angles. In the period of economic rebirth after the year 1000, Budrio’s men joined in a Consortium or Participation of agrarian goods, given them in ownership to make them productive, to the benefit of the whole community. Matilde of Canossa is traced back to the donation of the vast territory (“la Boscosa”) which allowed the institution of the Partecipanza, which for several centuries was a single whole with the Municipality and a source of prosperity. BUDRIO OGGI Is the leader of the countries of the Terre di Pianura union and is part of the Italian network Città Sane OMS. The Inail prosthetic center of Vigoso is the pride of the orthopedics field.
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PALAZZO COMUNALE “PALAZZO TORRE” Il Palazzo Comunale, “Palazzo Torre”, sede del Municipio, risale al secolo XIV, quando sorse il primo edificio del complesso: la Torre detta ora dell’Orologio , anticamente della Guardia, poiché tale era la sua funzione. Derivata dalla ricostruzione del paese operata dal cardinale Albornoz dal 1363 al 1379, era la più importante fortificazione del paese. E tale rimase fino al 1870-71, quando fu abbassata e del tutto ristrutturata. Davanti alla torre si inalza la statua di Giuseppe Barilli, conosciuto anche con lo pseudonimo di Quirico Filopanti (Budrio, 20 aprile 1812 – Bologna, 1894), è stato un politico e matematico italiano. Nato a Budrio il 20 aprile 1812.
PIEVE DEI SANTI GERVASIO E PROTASIO Si arriva alla Pieve Percorrendo un bellissimo viale alberato è la prima chiesa del territorio e fra le più antiche della diocesi bolognese. Testimonianza della sua antica origine sono un gruppo di epigrafi , romane e longobarde , dei secoli V-VIII, ora murate sotto il portico dell’edificio sacro; e la “chiesa sommersa”, attribuibile al secoloVIII-IX d.C., che si trova sotto il pavimento dell’attuale edificio: è a tre navate, che terminano in tre absidi semicircolari, scoperta nel 1700, oggi, piene di fango, è accessibile solo nell’abside. L’attuale forma architettonica degli esterni risale al XVIII.
“PALAZZO TORRE” MUNICIPAL PALACE The Palazzo Comunale, “Palazzo Torre”, seat of the Town Hall, dates back to the 14th century, when the first building of the complex was built: the Tower known as the Clock Hour, formerly of the Guard, since this was its function. Derived from the reconstruction of the town by cardinal Albornoz from 1363 to 1379, it was the most important fortification in the country. And it remained so until 187071, when it was lowered and completely restored. In front of the tower stands the statue of Giuseppe Barilli, also known by the pseudonym of Quirico Filopanti (Budrio, 20 April 1812 - Bologna, 1894), he was an Italian politician and mathematician. Born in Budrio on April 20, 1812. PIEVE DEI SANTI GERVASIO AND PROTASIO Arriving at the Pieve Going along a beautiful tree-lined avenue, the Pieve dei Santi Gervasio e Protasio, is the first church in the area and among the oldest in the Bolognese diocese. Testimony of its ancient origin are a group of Roman and Lombard inscriptions from the V-VIII centuries, now walled up under the portico of the sacred building; and the “submerged church”, attributable to the 8th-9th century AD, which is located under the floor of the current building: it has three naves, ending in three semicircular apses, discovered in 1700, today, full of mud, is accessible only in the apse.
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CHIESA DI SAN LORENZO Prospiciente Piazza Filopanti, di fronte al Palazzo Comunale, è la chiesa parrocchiale di Budrio. Non se ne conosce la data di costruzione ,ma viene nominata già in un documento del 1146. Nel 300 venne affidata ai Frati di Maria che la ampliarono e l’abbellirono .Fu completata nel ‘600. Alla fine del secolo XVIII, Giuseppe Tubertini, anch’egli budriese, ne ampliò l’interno. La cappella maggiore e le laterali sono ornate di affreschi e tele di pregevoli pittori. Inoltre sono custodite le statue di San Sebastiano e San Lorenzo, patroni del paese, attribuite a Filippo Scandellari. ( 1717-1810) La chiesa è dotata di un organo metà dell’Ottocento che, recentemente restaurato, partecipa ogni anno alla Rassegna organi antichi, organizzata dalla Provincia di Bologna, con importanti esecutori internazionali. Per approfondimenti
CHURCH OF SAN LORENZO Overlooking Piazza Filopanti, in front of the Town Hall, is the parish church of Budrio. The date of construction is unknown, but it is already mentioned in a document dated 1146. In 300 it was entrusted to the Friars of Mary who enlarged it and embellished it. It was completed in the 600s. At the end of the XVIII century, Giuseppe Tubertini, also from Budri, expanded the interior. The main chapel and the lateral ones are decorated with frescoes and paintings by valuable painters. The statues of San Sebastiano and San Lorenzo, patron saints of the town, attributed to Filippo Scandellari are also kept. (1717-1810) The church has a mid-nineteenth-century organ which, recently restored, participates every year in the Review of Ancient Organs, organized by the Province of Bologna, with important international executors. For further information
SANTA MARIA DEL BORGO L’ingresso Della chiesa si apre sotto il voltone del Palazzo Comunale. Iniziata nel 1517 per volere della “Compagnia del Borgo” (o del Santissimo Crocefisso), fu terminata solo un secolo dopo.
SANTA MARIA DEL BORGO The entrance to the church opens under the vault of the Palazzo Comunale. Begun in 1517 at the behest of the “Compagnia del Borgo” (or of the Santissimo Crocefisso), it was
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finished only a century later.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE, DETTA DELL’OLMO L’edificio fu innalzato negli ultimi decenni del Cinquecento (1589-1596) sulla via Olmo, antica strada che prese il nome dall’albero dove era appesa l’immagine miracolosa della Madonna, a cui, vista l’affluenza di tanti fedeli, fu dedicata prima una cappella, poi la chiesa, fatta costruire dai proprietari del fondo. E’ un “santuario di campagna”, della metà del Seicento. Restaurata nel 1970, al centro del pavimento rinnovato c’è una lapide che ricorda il punto in cui sorgeva l’olmo “l’anno 1589”.
SANCTUARY OF THE MADONNA DELLE GRAZIE, SAID OF THE OLM The building was built in the last decades of the sixteenth century (1589-1596) on the via Olmo, an ancient road that took its name from the tree where the miraculous image of the Madonna was hung, to which, given the influx of so many faithful, it was first dedicated a chapel, then the church, built by the owners of the fund. It is a “country sanctuary”, from the mid-seventeenth century. Restored in 1970, in the middle of the renovated floor there is a plaque commemorating the point where the elm stood “the year 1589”.
CHIESA DI SAN DOMENICO Fondata dalla confraternita del SS. Rosario nel 1605 custodisce preziose tele d’epoca seicentesca.
Palazzo Boriani Dalla Noce Oggi sede della Biblioteca “Augusto Majani” , è il più imponente e signorile edificio di Budrio: già nel settecento si presentava articolato in più parti, con due cortili comunicanti per mezzo di un grande arco per fare passare le carrozze. Forma un isolato fra le vie Garibaldi, XX Settembre e Collo d’oca. L’interno ha pregevoli affreschi alle pareti e sul soffitto .
CHURCH OF SAN DOMENICO Founded by the confraternity of the SS. Rosario in 1605 holds precious paintings of the seventeenthcentury period. Info
Palazzo Boriani Dalla Noce Now the Augusto Majani Library, is the most imposing and elegant building in Budrio: already in the eighteenth century it was divided into several parts, with two courtyards communicating by means of a large arch to let the carriages pass. It forms a block between via Garibaldi, XX Settembre and Collo d’oca. The interior has valuable frescoes on the walls and on the ceiling.
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Tortelli di patate Ingredienti • Farina di semola 150 g • Farina “00” 150 g • Uova intere 2 • Tuorli d’uovo 3 • Olio extra vergine di oliva 1 cucchiaio • Sale grosso q.b. • Parmigiano q.b. • Pomodori secchi 60 g Per il ripieno: • Patate di Bologna D.O.P. 400 g • Olio extra vergine di oliva 50 g • Aglio 1 spicchio • Peperoncino 1 • Alloro 1 foglia • Sale grosso q.b. Per le bietoline: • Bietoline (solo la parte verde) 500 g • Aglio 2 spicchi • Olio extra vergine di oliva 50 g Per la cremina: • Patate di Bologna D.O.P. 100 g • Cipolla 50 g • Acqua q.b. • Olio extra vergine di oliva 30 g
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Preparazione Impasta farine, uova e olio e lascia riposare l’impasto. Per il ripieno: pela e taglia le Patate a dadini, stendile in una placca con olio, aglio, peperoncino e alloro. Copri con carta da forno e cuoci in forno per 30 minuti a 160°C. Raffredda le Patate, impastale e correggi di sale e pepe. Stendi la sfoglia e forma i tortelli non troppo grandi. Per le bietoline: pulisci, lava, asciuga le bietoline e scottale in padella con aglio e olio. Per la cremina: fai stufare le Patate con cipolla e olio, copri d’acqua e cuoci per 10 minuti. Frulla a immersione e ottieni una cremina liscia. Finitura: lessa i tortelli in acqua bollente salata, passali in padella con la cremina di Patate, tirali per alcuni minuti aggiungendo una spolverata di Parmigiano. Disponi le bietoline su piatti piani, adagia sopra i tortelli, guarnisci con pomodori secchi tagliati a fili e lucida con gocce d’olio extra vergine di oliva.
Calderara di Reno
www.calderaradireno.bo.it
CALDERARA DI RENO Caldarèra in dialetto bolognese Abitanti: calderaresi Comune Piazza Marconi,7 . ................... tel 051 6461111 Biblioteca L.go Giovanni da Palestrina,1 .tel. 051 6555275
Il territorio del comune di Calderara si estende nella pianura bolognese, lungo il fiume Reno e fa parte dell’unione dei comuni Terre D’Acqua con una popolazione di 13 247 abitanti; in passato esclusivamente agricolo, a partire dalla metà del ‘900, ha cominciato ad ospitare anche insediamenti industriali ed artigianali. Le frazioni sono Bargellino, Castel Campeggi, Lippo, Longara, Sacerno, Tavernelle Emilia. Nel Medioevo il Fundus Calidarius, fu feudo della nobile famiglia degli Ubaldini, chiamati “da Calderara” e poi Calderini. La testa di cervo e il fiore nello stemma comunale, provengono dall’araldica di questa famiglia. Il territorio fu occupato dai Longobardi, cui si deve, probabilmente, il toponimo di Longara e poi bonificato dagli ordini religiosi insediati nel convento di Sacerno. Il Comune, fondato sotto il governo Napoleonico nel 1802, col nome di “San Vitale e Calderara”, nel Cantone di Bologna, distretto del Reno, elesse il primo Sindaco, Agostino Carpi. Pochi anni dopo i due Comuni di Longara e Sacerno furono aggregati a Calderara. Notevoli opere del ‘900 sono il Teatro Reno, l’Acquedotto Renano, la Chiesa Parrocchiale di Calderara, alcuni edifici scolastici, il monumenti ai Caduti, un bronzo del Borghesiani e quello alla Resistenza di Nicola Zamboni e allievi. The territory of the municipality of Calderara extends into the Bolognese plain, along the Reno river and is part of the union of the Terre D’Acqua municipalities with a population of
proloco calderara viva
13 247 inhabitants; in the past it was exclusively agricultural, starting from the middle of the 20th century, and began to host industrial and artisan settlements. The hamlets are Bargellino, Castel Campeggi, Lippo, Longara, Sacerno, Tavernelle Emilia. In the Middle Ages the Fundus Calidarius, was a fief of the noble Ubaldini family, called “da Calderara” and then Calderini. The deer head and the flower in the municipal coat of arms, come from the heraldry of this family. The territory was occupied by the Lombards, which probably owes the toponym of Longara and then reclaimed by the religious orders established in the convent of Sacerno. The Commune, founded under the Napoleonic government in 1802, with the name of “San Vitale and Calderara”, in the Canton of Bologna, district of the Reno, elected the first Mayor, Agostino Carpi. A few years later the two Municipalities of Longara and Sacerno were aggregated to Calderara. Noteworthy works from the 1900s are the Reno Theater, the Renano Aqueduct, the Parish Church of Calderara, some school buildings, monuments to the Fallen, a bronze by Borghesiani and one to the Resistance of Nicola Zamboni and students.
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GOLENA DI SAN VITALE Nella golena di S. Vitale, presso il guado del Reno, si puo’ visitare una boscosa Area di Riequilibrio Ambientale, sistemata assieme ai Comuni di Bologna e Castel Maggiore e gestita dal locale gruppo del WWF.
GOLENA DI SAN VITALE In the floodplain of S. Vitale, near the ford of the Rhine, you can visit a wooded Environmental Rebalancing Area, arranged together with the Municipalities of Bologna and Castel Maggiore and managed by the local WWF group.
CHIESA DI S.ELENA E ROTONDA La Chiesa di S.Elena vanta radici molto antiche, posto che, secondo una tradizione qui avvalorata, S. Tertulliano avrebbe fondato nel 470 a Sacerno un monastero con accanto un oratorio costruito nelle forme del Santo Sepolcro. La dedicazione della chiesa a S. Elena, non comune nel bolognese, deriverebbe dalla volontà di onorare la memoria della madre dell’imperatore Costantino che volle diffondere il culto della croce di Cristo, e del Santo Sepolcro, culto che trovò molti proseliti in quel lontano periodo. Nel monastero di Sacerno ebbero sede dapprima monaci agostiniani e poi i benedettini, tra l’VIII e il IX secolo; infine vennero i “Servi di Maria nel 1297.
CHURCH OF S. ELENA AND ROUNDABOUT The Church of St. Elena has very ancient roots, a place that, according to a tradition supported here, S. Tertulliano founded a monastery in 470 in Sacerno with an oratory built next to it in the forms of the Holy Sepulcher. The dedication of the church to S. Elena, not common in Bologna, derives from the desire to honor the memory of the emperor Constantine’s mother who wanted to spread the cult of the cross of Christ, and of the Holy Sepulcher, a cult that many proselytes found in that distant period. In the monastery of Sacerno, first Augustinian monks and then the Benedictines took place between the 8th and 9th centuries; finally came the “Servants of Mary in 1297.
“La rotonda e la Chiesa di Sant’Elena a Sacerno “The rotunda and the Church of Sant’Elena a Sanei tempi lunghi della Storia” cerno in the long history” scritto da Rino Battistini (socio del nostro Gruppo di Studi), con l’apporto determinante delle due Parrocchie di Sacerno e Osteria Nuova e con la collaborazione del Gruppo di ricerca storica Calderarese, del locale Gruppo Fotografico e dell’Amministrazione comunale di Calderara di Reno. Oppure approfondimenti VILLE STORICHE Importanti aggregazioni di ville si trovano a Longara e a San Vitale (Villa Tanara, del XVII sec. e Villa Donini con il parco progettato alla fine dell’800 dal Conte di Sambuy, famoso paesaggista piemontese, autore anche dei Giardini Margherita di Bologna). Di analoga importanza le ville di Tavernelle e Sacerno (Villa Paleotti del XVII sec. e le Ville Masetti e Bassi del XIX sec. con la contigua Bassi-Terracini in territorio di Sala).
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written by Rino Battistini (member of our Study Group), with the decisive contribution of the two parishes of Sacerno and Osteria Nuova and with the collaboration of the Calderarese historical research group, the local photographic group and the municipal administration of Calderara di Reno. HISTORIC VILLAS Important aggregations of villas can be found in Longara and San Vitale (Villa Tanara, from the 17th century and Villa Donini with the park designed at the end of the 1800s by the Count of Sambuy, famous Piedmontese landscape designer, author of the Giardini Margherita of Bologna). Of equal importance are the villas of Tavernelle and Sacerno (Villa Paleotti from the 17th century and the Masetti and Low Villas of the 19th century with the adjoining Bassi-Terracini in the territory of Sala)
CIPPO DI SACERNO Molto importante a Sacerno, frazione che prende il nome da pratiche pagane pre-romane,(luogo dove adoravano il cervo ed altri animali selvatici ) che ritenevano sacri, La località Sacerno, detta “Mezzomondo”, è indicata come luogo dove dopo la morte dell’autocrate Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido si incontrarono, nel 43 a.C., per spartirsi il mondo romano dando vita al secondo Triumvirato. Questa colonna fu eretta nel secolo XVI dai Servi di Maria, proprietari dei terreni, con l’intento di celebrare l’importanza del luogo.
CIPPO DI SACERNO Very important in Sacerno, a hamlet that takes its name from pre-Roman pagan practices, (a place where they worshiped the deer and other wild animals) that they considered sacred. ‘autocrat Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Marco Antonio and Marco Emilio Lepido met, in 43 BC, to divide up the Roman world giving life to the second Triumvirate. This column was erected in the 16th century by the Servants of Mary, owners of the land, with the intention of celebrating the importance of the place.
MUSEO ARCHEOLOGICO In via Roma 12 presso il Centro Civico “ SpazioReno”, è dedicata al periodo romano e raccoglie numerose testimonianze archeologiche provenienti dal territorio caldera rese;l’allestimento, inserito in uno scenario suggestivo che ricostruisce l’interno di un edificio rustico, offre al visitatore la possibilità di fare un tuffo nel passato , in età romana
archaeological Museum In via Roma 12 at the Civic Center “SpazioReno”, it is dedicated to the Roman period and collects numerous archaeological remains from the caldera area, the installation, inserted in a suggestive scenario that reconstructs the interior of a rustic building, offers the visitor the chance to take a dip in the past, in Roman times
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Gran bollito bolognese Alàss bulgnaiś
L’ Emilia, famosa per il Gran Bollito alla Bolognese, la cui ricetta è stata depositata nel 2006 con un documento notarile alla Camera di Commercio, questa pietanza si prepara con: “copertina”, la “fallata”, la “polpa” e il “girello di spalla”; inoltre deve essere presente della carne con parti gommose e carne a fibra lunga: il“doppione”, la “punta di petto”, la “culatta”; Carni di vitello: la “testina”, lo “zampetto”, che può’ essere anche di maiale, la “punta di vitello”, il “codone” e la “lingua”,che possono essere indifferentemente di manzo o di vitello; il cappone, il cotechino e lo zampone.
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Da cosa si riconosce il tradizionale bollito bolognese? Dalla incredibilmente ampia scelta di salse, mostarde e contorni (la classica salsa verde, la salsa verde con cipolla, la salsa rossa con peperone, la mostarda di mele cotogne, la mostarda di frutta alla senape, i fagioloni bianchi in umido, le cipolline in agro dolce, il purè di patate, gli spinaci al burro, le carote e le patate bollite ed infine l’immancabile “friggione”) e dall’immancabile carrello, dove vengono tenuti in caldo e serviti i“Bolliti”, è uno dei massimi piaceri sia per il palato sia per l’occhio che il cultore della specialità culinaria petroniana può provare, mentre si estrae dal brodo fumante, in cui riposano i vari tipi e pezzi di carne, per tagliarli preparando il ricco piatto che sarà accompagnato da un secondo piatto, dove a scelta e secondo il personale gusto saranno collocate le salse che devono accompagnare il boccone di carne.
Casalecchio di Reno
www.comune.casalecchio.bo.it
CASALECCHIO DI RENO Caśalàcc’ in dialetto bolognese Abitanti: calsalecchiesi Comune Via dei Mille, 9...........................tel. 051 598111 Biblioteca Via Porrettana, 360.................tel 051 598300
Casalecchio è un comune di 36.555 abitanti. Oltre ad essere dal 1º gennaio 2015 capoluogo dell’Unione dei comuni Valli del Reno, Lavino e Samoggia, ente locale sovracomunale, con statuto autonomo, istituita il 23 dicembre 2013, è il terzo comune più popoloso della ex provincia di Bologna, dopo il capoluogo e Imola. Il territorio del Comune è incluso nell'itinerario enogastronomico Strada dei Vini e dei Sapori Città Castelli Ciliegi. Il nome del luogo, Casalecchio, è di origine romana: Casaliculum, che in latino medievale estivo. significa "piccolo agglomerato di case" sul Reno (corso d’acqua). Il Reno dà lavoro (pesce, ranocchi, legna, ecc.), ma regala anche divertimento. Lido di Casalecchio divenne meta di turismo. Il territorio è in parte pianeggiante, in parte è formato da colline con pendenze varie che non superano i 400 metri circa. Diviso in due dal fiume Reno, si stende ai piedi del Colle della Guardia (o di San Luca) ed è fiancheggiato parzialmente dalle colline dell'Eremo (Monte Capra) che costituiscono le pendici dei primi colli dell'Appennino Emiliano. Ai piedi del Colle della Guardia è situato il Parco Talon che prende il nome dai Sampieri Talon, proprietari della villa costruita all'interno del parco nel '600. Durante la Seconda Guerra Mondiale Casalecchio fu una delle città più colpite dalle incursioni aeree e dai bombardamenti. Il periodo della ricostruzione è stato particolarmente intenso ed ha richiesto il coinvolgimento di tutti i settori dell'economia ed in particolare il settore dell'edilizia, vero traino della ripresa economica. Fu insignita anche della Medaglia d’oro al Merito Civile.
Comune di Casalecchio Proloco di Casalecchio per vistare il parco e itinerari www.parcodellachiusa.it
Capital of the union of the municipalities of the Reno Valley, Lavino and Samoggia, the third most populous municipality in the province of Bologna. The territory is partly flat, partly formed by hills with various slopes that do not exceed about 400 meters. Divided in two by the river Reno, it lies at the foot of the Colle della Guardia (or San Luca) and is partially flanked by the hills of the Hermitage (Monte Capra) which form the slopes of the first hills of the Emilian Apennines. At the foot of the Colle della Guardia is the Parco Talon which takes its name from the Sampieri Talon, owners of the villa built inside the park in the 1600s. During the Second World War Casalecchio was one of the cities most affected by air raids and bombing. The period of reconstruction was particularly intense and required the involvement of all sectors of the economy and in particular the building sector, a real driving force for economic recovery. She was also awarded the Gold Medal for Civil Merit
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Da visitare: • Teatro comunale “Laura Betti” L’edificio che domina Piazza del Popolo, progettato dall’Ing. Carlo Tornelli e costruito nel 1928. • Chiesa di San Giovanni Battista (progetto di Melchiorre Bega, costruita tra il 1962 e il 1967) • Chiesa di Santa Lucia • Eremo di Tizzano • Chiesa di San Martino • Chiesa di Sant’Antonio e Sant’Andrea • Chiesa di San Biagio
• Chiesa di San Luigi • Chiesa di Cristo Risorto • Chiesa della Santa Croce di Casalecchio di Reno Ville •* Villa Sampieri-Talon • Villa Marullina • Villa Marescalchi • Villa Toiano • Villa Volpe • Parchi-Parks •*Parco della Chiusa (ex Parco Talon) • Parco Rodari
EREMO DI TIZZANO L’Eremo di Tizzano può essere considerato uno dei luoghi più suggestivi del Comune di Casalecchio di Reno. Arrivati in cima dopo un paio di km. di salita si gode uno splendido panorama: lo sguardo spazia su tutta la pianura bolognese: si può scorgere sulla destra la valle del Reno, di fronte il Santuario di San Luca per arrivare, in assenza di foschia, fino al Monte Mario e a Badolo. Il complesso monastico dell’Eremo è costituito da molti edifici. La facciata ha linee semplici, stile razionale barocco bolognese. All’interno una navata unica, alta e luminosa con sei cappelle laterali collegate fra loro da stretti passaggi. I monaci Camaldolesi iniziarono a costruirlo nel 1665. I lavori furono terminati, con non poche difficoltà, solo nel 1741. Nel 1799 la chiesa di Tizzano fu chiusa dal direttorio francese, e divenne parrocchia. Da segnalare il bellissimo Crocefisso cinquecentesco in legno d’olivo, nella seconda cappella sulla sinistra, alla base del quale è riposto un reliquiario che si dice custodisca frammenti della Vera Croce ed altre reliquie a testimonianza della Passione di Cristo e l’altare, situato nella prima cappella laterale di destra, dedicato alla Beata Lucia da Settefonti che apparteneva allo stesso Ordine Monastico dei Camaldolesi. Nell’antica sacrestia sono conservati arredi di culto e quadri di ottima fattura attribuiti a Gaetano Gandolfi e al Guercino. Nel parco adiacente si può accedere ad una chiesina secondaria, una sorta di cantina consacrata, dove in inverno viene celebrata la messa e che al tempo della guerra era adibita a rifugio, mentre sul retro sono visibili i resti di due delle diciassette celle dove vivevano i monaci. Una curiosità: Nella frazione di Eremo di Tizzano risiedono solamente 13 abitanti.
To visit: • “Laura Betti” Municipal Theater The building that dominates Piazza del Popolo, designed by Ing. Carlo Tornelli and built in 1928. • Church of San Giovanni Battista (designed by Melchiorre Bega, built between 1962 and 1967) • Church of Santa Lucia • Hermitage di Tizzano • Church of San Martino • Church of Sant’Antonio • Church of San Biagio
• Church of San Luigi • Church of the Risen Christ • Church of the Holy Cross of Casalecchio di Reno Ville •* Villa Sampieri-Talon • Villa Marullina • Villa Marescalchi • Villa Toiano • Villa Volpe • Parchi-Parks •*Parco della Chiusa (formerly Parco Talon) • Rodari Park
Hermitage di Tizzano The Hermitage of Tizzano can be considered one of the most suggestive places in the Municipality of Casalecchio di Reno. Arrived at the top after a couple of km. uphill you can enjoy a splendid view: the view extends over the entire Bolognese plain: on the right you can see the Reno valley, in front of the Sanctuary of San Luca to arrive, in the absence of haze, up to Monte Mario and Badolo. The monastic complex of the Hermitage consists of many buildings. The facade has simple lines, a rational Baroque style from Bologna. Inside, a single, high and luminous nave with six side chapels connected by narrow passages. The Camaldolese monks began to build it in 1665. The work was finished, with many difficulties, only in 1741. In 1799 the church of Tizzano was closed by the French directory, and became a parish. Of note is the beautiful sixteenth-century crucifix in olive wood, in the second chapel on the left, at the base of which is a reliquary which is said to contain fragments of the True Cross and other relics as a testimony to the Passion of Christ and the altar, located in the first side chapel on the right, dedicated to Blessed Lucia da Settefonti which belonged to the same Monastic Order of the Camaldolese. In the ancient sacristy there are cult furnishings and paintings of excellent workmanship attributed to Gaetano Gandolfi and Guercino. In the adjacent park you can access a secondary church, a sort of consecrated cellar, where in winter mass is celebrated and at the time of the war it was used as a refuge, while on the back you can see the remains of two of the seventeen cells where the monks. A curiosity: Only 13 inhabitants live in the hamlet of Eremo di Tizzano.
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CHIESA DI SAN MARTINO La chiesa parrocchiale di San Martino di Casalecchio di Reno fondata dai frati Martiniani nel VII Secolo è situata subito dopo la curva di Villa Ghillini. L’edificio fu costruito in posizione dominante, davanti alla collina e ai boschi del Monte Castello. Il complesso originario, che ruotava intorno a chiesa e monastero, visse alterne vicissitudini nei secoli: intorno all’anno Mille fu distrutto e subito dopo ricostruito per assistere al successivo decadimento del convento e alla conservazione della chiesa che venne gestita dai canonici di Santa Maria di Reno. L’attuale struttura della chiesa di San Martino è relativamente recente: l’antico edificio fu infatti riprogettato dall’architetto Edoardo Collamarini, nel 1926.
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CHURCH OF SAN MARTINO The parish church of San Martino of Casalecchio di Reno founded by the Martinian friars in the VII century is located immediately after the curve of Villa Ghillini. The building was built in a dominant position, in front of the hill and the woods of Monte Castello. The original complex, which revolved around the church and monastery, experienced alternate vicissitudes over the centuries: around the year 1000 it was destroyed and immediately rebuilt to assist the subsequent decay of the convent and the preservation of the church which was managed by the canons of Santa Maria di Reno. The current structure of the church of San Martino is relatively recent: the ancient building was in fact redesigned by the architect Edoardo Collamarini, in 1926. The archbishop of Bologna Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano in 1937 consecrated it and opened it again. Inside are important works of art.
L’arcivescovo di Bologna Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano nel 1937 la consacrò e l’aprì nuovamente . All’interno sono conservate importanti opere d’arte.
VILLA SANPIERI TALON From the second half of the sixteenth century, following a productive revival, villas, oratories, churches and the cultivation of farms were born. Casalecchio became one of the most sought after territories for this very reason. In the eighteenth century the Marquises Sampieri built a prestigious representative villa in Casalecchio, integrated with a large park, which Stendhal called “the Bois de Boulogne of Bologna” ..... Je vais presque tous les matins à Casa-Lecchio, promenade pittoresque, à la cascade du Reno: c’est le bois de Boulogne de Bologne ... (Stendhal) The villa of Casalecchio, “magnificent, delicious, romantic”, surrounded by a vast park, full of “remarkable things”, such as the temple to Flora, the obelisk, the “low temples” tower, the Chinese temple, was celebrated from “many talented poets”, including Dionigio Strocchi, Paolo Costa and Giovanni Marchetti. In the early decades of the nineteenth century it became a center of musical and literary culture at European level.
VILLA SANPIERI TALON Dalla seconda metà del Cinquecento, in seguito ad una ripresa produttiva, nacquero ville, oratori, chiese e si le coltivazioni dei poderi. Casalecchio divenne uno dei territori più ricercati proprio per questo. Nel XVIII secolo i marchesi Sampieri costruirono a Casalecchio una prestigiosa villa di rappresentanza, integrata con un grande parco, che Stendhal chiamò “il Bois de Boulogne di Bologna”..... La villa di Casalecchio, “magnifica, deliziosa, romantica”, attorniata da un vasto parco, ricco di “cose notevoli”, come il tempio a Flora, l’obelisco, la torre “dei bassi tempi”, il tempietto cinese, fu celebrata da “molti valenti poeti”, tra i quali Dionigio Strocchi, Paolo Costa e Giovanni Marchetti. Nei primi decenni dell’Ottocento diventò un centro di cultura musicale e letteraria a livello europeo.
Per chi volesse approfondire consigliamo di visitare online ricca di documenti, antiche cartoline ecc.
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La Chiusa di Casalecchio di Reno La Chiusa di Casalecchio di Reno, il più antico “monumento idraulico” d’Europa tuttora funzionante, è un simbolo silenzioso, opera dell’uomo che nei secoli ha svolto e svolge una funzione di promozione in favore di una cultura della laboriosità e di pace nella nostra comunità. Tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200, la realizzazione del primo manufatto della Chiusa coincide con lo sviluppo del complesso sistema di approvvigionamento idrico di cui si stava dotando la città di Bologna, mediante una rete di canali tra le più avanzate in Europa che serviva ad alimentare numerosi mulini per la fiorentissima industria tessile serica e per il trasporto di merci. Sempre a Casalecchio, sul tratto di Canale di Reno che si trova oggi nel quartiere Croce, nasce e si sviluppa tra la seconda metà del 1800 e gli anni ‘30 del 1900 il “LinificioCanapificio Nazionale”, la cosiddetta “Filanda” o “Canonica”. Crescita economica, sociale, demografica sono strettamente legate e tutte dipendono in quel momento dall’acqua. Acqua che diventa quindi anche simbolo di pace: la diffusione di una migliore qualità di vita aiuta la coesione della comunità. Allora come oggi. Alla fine del 2010 la Chiusa di Casalecchio di Reno è stata inserita nella lista del programma UNESCO 2000-2010 dei Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace a favore dei Giovani. La Chiusa di Casalecchio di Reno e gli altri manufatti idraulici di proprietà del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno – il Paraporto Scaletta (o Casa dei Ghiacci) e la centrale idroelettrica della Canonica – sono visitabili solo previa prenotazione oppure partecipando ai periodici eventi e visite guidate aperte al pubblico.
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the Chiusa Of casalecchio di reno The Chiusa di Casalecchio di Reno, the oldest “hydraulic monument” in Europe still in operation, is a silent symbol, a work of man who has played and promoted over the centuries in favor of a culture of industriousness and peace in our community. Between the end of 1100 and the beginning of 1200, the construction of the first building of the Chiusa coincides with the development of the complex water supply system of which the city of Bologna was being equipped, through a network of channels among the most advanced in Europe which was used to feed numerous mills for the flourishing silk industry and for the transport of goods. Also in Casalecchio, on the stretch of the Canale di Reno which is today in the Croce district, the “Linificio-Canapificio Nazionale”, the so-called “Filanda” o “was born and developed between the second half of the 1800s and the 1930s. Canonica “. Economic, social and demographic growth are closely linked and all depend on water at that moment. Water that therefore also becomes a symbol of peace: the diffusion of a better quality of life helps the cohesion of the community. Then as today. At the end of 2010 the Chiusa di Casalecchio di Reno was included in the list of UNESCO 2000-2010 program of
Messengers Heritage of a Culture of Peace in favor of Youth. The Chiusa di Casalecchio di Reno and the other hydraulic artifacts owned by the Consortium of the Chiusa di Casalecchio and the Canale di Reno - the Paraporto Scaletta (or Casa dei Ghiacci) and the Canonica hydroelectric power station - can be visited only by reservation or by participating in periodicals events and guided tours open to the public.
Per visitare la Chiusa: Parco della Chiusa di Casalecchio di Reno Ingresso principale via Panoramica 24 (attenzione perchÊ in alcuni periodi dell’anno esistono divieti alla sosta per le auto dei non residenti) Per informazioni e approfondimenti: Canali di Bologna cell. 389 5950213 (lun-gio, ore 8.30-12.00, ven ore 8.30-12.30) e-mail prenotazioni@canalidibologna.it www.canalidibologna.it
To visit the Chiusa: Main entrance: via Panoramica 24 (attention because in some periods of the year there are bans on parking for non-resident cars) For information and details: Canali di Bologna cell. 389 5950213 (lun-gio, ore 8.30-12.00, ven ore 8.30-12.30) e-mail prenotazioni@canalidibologna.it www.canalidibologna.it
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Il Parco della Chiusa di Casalecchio di Reno Proprio dalla Chiusa di Casalecchio di Reno prende il nome l’adiacente Parco della Chiusa, un polmone verde di 110 ettari di proprietà del Comune di Casalecchio di Reno dal 1975. L’area verde riveste una grande importanza dal punto di vista ambientale, per la sua funzione di corridoio ecologico e di habitat per specie protette come i chirotteri (pipistrelli) e la salamandrina dagli occhiali, simbolo del parco. Molto conosciuto e frequentato da tutti i bolognesi, è parte di numerosi e suggestivi itinerari di trekking, tra i più noti la Via degli Dei e la Via della Lana e della Seta. All’interno del parco, che Stendhal stesso definì il “bois de Boulogne di Bologna”, si trovano la Casa per l’Ambiente, con funzione di centro visite; il Vivaio comunale per la Biodiversità, situato in quella che era la vecchia limonaia della villa Sampieri Talon, famiglia nobiliare proprietaria dell’area prima che diventasse pubblica; Casa Santa Margherita e la Corte colonica Montagnola di Sopra. Nel cuore del parco è anche possibile soggiornare: la corte colonica Montagnola di Mezzo offre infatti sistemazioni sobrie e funzionali che possono essere prenotate in tutti i periodi dell’anno. Tutti gli edifici citati sono stati restaurati con fondi pubblici e restituiti alla collettività.
Parco della Chiusa di Casalecchio di Reno Ingresso principale via Panoramica 24 (attenzione perché in alcuni periodi dell’anno esistono divieti alla sosta per le auto dei non residenti) Per informazioni e approfondimenti: Servizio Ambiente Comune di Casalecchio di Reno tel. 051 598273 e-mail: ambiente@comune.casalecchio.bo.it www.parcodellachiusa.it
To visit the Chiusa Park: Main entrance: via Panoramica 24 (attention because in some periods of the year there are bans on parking for non-resident cars) For information and details: Servizio Ambiente Comune di Casalecchio di Reno tel. 051 598273 e-mail: ambiente@comune.casalecchio.bo.it www.parcodellachiusa.it
LIDO DI CASALECCHIO Già negli anni 20 il Lido era meta di divertimento Il tam tam arriva ai cittadini di Bologna che nelle domeniche d’estate cominciano a spostarsi dalla città per raggiungere questo tratto di fiume a Casalecchio. Diventano veramente tanti e negli anni ’30 tutto quell’afflusso stimola le capacità imprenditoriali di alcuni casalecchiesi che iniziano a trarne un
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the Chiusa Of casalecchio di reno park From the Chiusa di Casalecchio di Reno the adjacent Parco della Chiusa takes its name, a green lung of 110 hectares owned by the Municipality of Casalecchio di Reno since 1975. The green area is of great environmental importance, for the its function as an ecological corridor and habitat for protected species such as bats (bat) and spectacled salamander, symbol of the park. Very well known and frequented by all the Bolognese, it is part of numerous and suggestive trekking itineraries, among the most famous the Via degli Dei and the Via della Lana e della Silk. Inside the park, which Stendhal himself called the “bois de Boulogne of Bologna”, there is the House for the Environment, which serves as a visitor center; the municipal Nursery for Biodiversity, located in what was the old lemon house of Villa Sampieri Talon, a noble family that owned the area before it became public; Casa Santa Margherita and the Montagnola di Sopra farmhouse court. In the heart of the park it is also possible to stay: the Montagnola di Mezzo farmhouse courtyard offers sober and functional accommodations that can be booked in all periods of the year. All the buildings mentioned have been restored with public funds and returned to the community.
LIDO DI CASALECCHIO Already in the 20’s the Lido was a destination for fun. The tam tam arrives to the citizens of Bologna who in the summer Sundays begin to move from the city to reach this stretch of river in Casalecchio. They become really many and in the 30s all that influx stimulates the entrepreneurial abilities of some housewives who begin to derive an economic
beneficio economico. La seconda guerra mondiale allontana per anni la gente dal Lido : Nel 1946 il Lido riapre i battenti e con il rinnovato stabilimento balneare fa la sua comparsa una vera chicca: l’Isola Verde, un locale da ballo come non ne esistevano altri. Tavolini tondi, rustici e colorati di azzurro, rosso e giallo, lampioncini per creare la giusta atmosfera, fino al 1953. Poi La spaventosa piena del 4 novembre 1966 distrugge tutto. Nel 1998 l’Amministrazione comunale di Casalecchio di Reno opera il restauro del Lido di ieri. Così, a 110 anni dalla Grande Piena che ne aveva creato le premesse, la spiaggia dei bolognesi riprende a funzionare. Oggi, il Lido è affidato in gestione a un privato, offre servizio bar, lettini, un campo da beach volley e, come sempre, tanta tranquillità e relax!
Lasagne verdi Laśagnàtt vairdi
Paolo Monelli nel suo Il ghiottone errante del 1935 scrive: “Ho letto libri sacri e profani, ho cercato in mille volumi certezze e consolazioni, ma nessun libro vale questo volume di lasagne verdi che ci mettono innanzi i salaci osti bolognesi”. La ricetta originale delle lasagne alla bolognese vuole che la pasta all’uovo sia verde. Per ottenere tale colore si uniscono alla normale pasta sfoglia all’uovo durante la preparazione gli spinaci macinati fini.
benefit from it. The Second World War kept people away from the Lido for years: In 1946 the Lido reopened and with the renovated seaside resort a real gem appeared: the Green Island, a dance hall like no other. Round tables, rustic and colored in blue, red and yellow, lanterns to create the right atmosphere, until 1953. Then the frightening flood of November 4, 1966 destroys everything. In 1998 the Municipal Administration of Casalecchio di Reno operates the restoration of yesterday’s Lido. Thus, 110 years after the Great Fullness that had created the premises, the beach of the Bolognese started to work again. Today, the Lido is managed by a private individual, offering a bar service, sunbeds, a beach volleyball court and, as always, plenty of tranquility and relaxation!
Ingredienti per 6/8 persone • 1kg e due etti di ragù bolognese Ingredienti 1 kg di sfoglia verde • 700 gr di farina 00 • 3 uova fresche • 350 gr di spinaci lessati, strizzati bene e tritati Ingredienti salsa besciamella: • 100 g di farina 00 • 1 litro di latte fresco intero • sale fino e noce moscata q.b. • burro (un panetto di circa 200 g) Preparazione Sfoglia verde, Ragù bolognese, Besciamella, Parmigiano reggiano. Preparate la besciamella. Il ragù e la sfoglia. Mettete la sfoglia verde tagliata a quadretti in acqua bollente per due minuti, levatela e passatela in acqua fredda e stendetela su di un canovaccio di lino e lasciatela asciugare. Una volta cotta la pasta, prendete una teglia da forno e ungetela con un pò di ragù. Ora iniziate a coprire il fondo e fate uno strato di pasta sfoglia verde,uno strato di ragù alla bolognese, uno strato di besciamella un velo non troppa e una spolverata di parmigiano Ripetendo i quattro passaggi si formano più stratificazioni. Finendo con ragù besciamella e parmigiano reggiano in quantità. Vanno poi infornate nel forno statico preriscaldato a 200° per circa 25 minuti (oppure a forno ventilato preriscaldato a 180° per 15 minuti).
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Casalfiumanese
www.comune.casalfiumanese.bo.it
CASALFIUMANESE Casêl Fiumanés in dialetto romagnolo Abitanti: Casalesi Comune P.zza A.Cavalli ,15 ....................tel 0542 666122 Biblioteca Piazza A. Costa, 27 ..............tel. 0542 668035
Casalfiumanese è un comune di 3.460 abitanti Fa parte del Nuovo Circondario Imolese. Sorge lungo la Valle del Santerno in una zona sopraelevata favorevole alle colture da frutto. Il centro storico sorge in una posizione invidiabile, su una piccola altura poco a monte della Via Montanara, sulla sinistra del Fiume Santerno. L’accesso alla zona storica passa attraverso un arco fiancheggiato dalla Torre Civica, entrambi ricostruiti dopo i gravi danni subiti nel corso dell’ultima guerra. Malgrado ciò, l’abitato conserva quasi intatta l’originaria struttura di castello medioevale, con le case addossate le une alle altre, delimitate da poche, brevi viuzze.
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Comune di Casalfiumanese Proloco Casalfiumanese
Casalfiumanese is the first town that you meet going up the Santerno Valley, naturally defended by a deep cliff on the Rio Casale. The historic center is situated in an enviable position, on a small hill just upstream of Via Montanara, on the left of the Santerno River. Access to the historic area passes through an arch flanked by the Civic Tower, both rebuilt after the serious damage suffered during the last war. Despite this, the inhabited area preserves almost intact the original structure of a medieval castle, with the houses huddled together, bordered by a few, short lanes.
Frazioni Sassoleone sulla destra del Torrente Sillaro, su un fertile altopiano a circa 430 metri s.l.m. e a 25 km. dal Capoluogo. Nell’agglomerato urbano si possono ancora distinguere le due parti in cui era diviso: il Castello, l’antico nucleo con la parrocchiale e il Mercatale, dove si teneva il mercato il sabato e la fiera del bestiame ogni 16 del mese. San Martino in Pedriolo situata lungo la strada che da Castel San Pietro porta a Sassoleone, fiancheggiando il Torrente Sillaro, è la frazione del Comune più distante dal Capoluogo: 26 km.Si consiglia di visitare la Chiesa di San Martino costruita nel 1819 dall’architetto Venturoli su un preesistente edificio trecentesco e piu tardi nel 1881fu inalzato il campanile All’interno si trova una tela del 1780 di Todolini rappresentante San Martino . L’antica e primitiva chiesa fu anche plebana nel 1300.
Fractions Sassoleone on the right of the Torrente Sillaro, on a fertile plateau at about 430 meters above sea level and 25 km. from the capital. In the urban area we can still distinguish the two parts in which it was divided: the Castle, the ancient nucleus with the parish church and the Mercatale, where the market was held on Saturday and the cattle fair every 16th of the month. San Martino in Pedriolo located along the road that leads from Castel San Pietro to Sassoleone, flanking the Torrente Sillaro, is the farthest part of the Municipality from the Capital: 26 km. We recommend visiting the Church of San Martino built in 1819 by the architect Venturoli on a pre-existing fourteenth-century building and later in 1881 the bell tower is raised Inside is a canvas dated 1780 by Todolini representing San Martino. The ancient and primitive church was also plebeian in the 1300s.
Visite consiglate Fiagnano Sui bellissimi calanchi del Pliocene, ove nacque papa Onorio II, (lamberto Scannabecchi ) sono ancora visibili i resti del castello e il campanile dell’antica chiesa. Pieve di Sant’Andrea È un abitato ancora racchiuso entro le mura costruite dai Bolognesi nel 1400 e conserva un’impronta tipicamente medievale con una torre rotonda alta 10 m. La chiesa, nominata nel IX sec., è stata rifatta alla fine del secolo scorso. Torre Pedriaghe (Pieve di Sant’Andrea) È una massiccia fortifica¬zione eretta dai Bolognesi nel XIV sec., con una torre alta 14 m, e proseguita dagli Alidosi nel secolo successivo.
Recommended visits Fiagnano On the beautiful gullies of the Pliocene, where Pope Onorio II was born, (lamberto Scannabecchi) the remains of the castle and the bell tower of the ancient church are still visible. Pieve di Sant’Andrea It is a village still enclosed within the walls built by the Bolognese in the 1400s and retains a typically medieval imprint with a 10 m high round tower. The church, named in the 9th century, was rebuilt at the end of the last century. Torre Pedriaghe (Pieve di Sant’Andrea) It is a massive fortification built by the Bolognese in the 14th century, with a 14 m high tower, and continued by the Alidosi in the following century.
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Chiesa romanica e convento di Riviera È l’edificio di culto più antico di tutta la media Valle del Santerno e l’unica struttura conventuale rimasta in tutta la zona. Il complesso fu edificato nel XIV secolo per volontà di Beato Giovanni Tavelli da Tossignano e fu un santuario molto noto. La leggenda riporta che il beato passò a piedi il fiume in piena per recarvisi a pregare. Fu convento dei Padri Serviti dal 1430 al 1652. All’interno della chiesa è stata rinvenuta una tavola, raffigurante la Madonna col Bambino, opera di Jacopo Bellini, attualmente conservata a Brera.
Romanesque church and convent of the Riviera Romanesque church and convent of the Riviera. It is the oldest religious building in the entire Valle del Santerno and the only convent structure left in the whole area. The complex was built in the 14th century by the will of Blessed Giovanni Tavelli of Tossignano and was a well-known sanctuary. Legend has it that the blessed passed the river on foot to go there to pray. It was a convent of the Servite Fathers from 1430 to 1652. Inside the church a panel was found, depicting the Madonna and Child, by Jacopo Bellini, currently preserved in Brera.
Villa Manusardi con il parco pubblico che la circonda È oggi di proprietà del Comune di Casalfiumanese che l’ha destinata a biblioteca e scuola secondaria di primo grado. Si tratta di una tipica villa padronale ottocentesca appartenuta alla famiglia di banchieri milanesi Manusardi, che la utilizzavano per la villeggiatura e per vinificare l’uva delle loro proprietà. Il parco è rimasto quasi immutato: un’area erbosa pianeggiante con alberi ad alto fusto ai lati dei sentieri, e una zona in pendio che digrada verso rio Casale con vegetazione mediterranea spontanea.
Villa Manusardi with the public park that surrounds It - is today owned by the Municipality of Casalfiumanese, which used it as a library and lower secondary school. It is a typical nineteenth-century manor house that belonged to the Manusardi family of Milanese bankers, who used it for vacationing and making wine from their properties. The park has remained almost unchanged: a flat grassy area with tall trees on the sides of the paths, and a sloping area that slopes towards the Casale river with spontaneous Mediterranean vegetation.
Villa Masolini Sulla sponda destra del rio Casale sorge un’altra villa ottocentesca, la villa dei conti Masolini, con un giardino visitabile all’interno del quale si trova il “Fontanone”, piscina ottocentesca con spogliatoio in sasso.
Villa Masolini On the right bank of the Casale river rises another nineteenth-century villa, the villa of the Masolini counts, with a visitable garden inside which is the “Fontanone”, a nineteenth-century swimming pool with a stone dressing room.
IL SENTIERO LUCA GHINI Nel 1490 nasceva, sulle colline di Croara (Casalfiumanese), Luca Ghini, uno dei fondatori della botanica moderna. Un sentiero segnato, che sfrutta una vecchia strada comunale, sale dal Parco Manusardi a Casalfiumanese fino al sito della casa dello studioso, nel più classico ambiente dei calanchi.
IL RIO CASALE Tutt’attorno a Casalfiumanese si contano infinite possibilità per i bikers, nelle tante stradine che intersecano quest’am¬biente di frutteti, seminativi e calanchi. Il giro di più ampio respiro è senz’altro quello che contorna l’intera vallata del rio Casale, molto panoramico e vario, malgrado la quota modesta.
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Tradizioni e Gastronomia
Sagra del raviolo a Casalfiumanese I ravioli, dolci locali ripieni di mostarda o marmellata e conditi con zucchero e liquore Alchermes, sono i protagonisti di una festa dal sapore antico. La 1a edizione risale infatti al 1925, istituita dal Conte Federico Alessandretti in concomitanza con l’ancor più antica Fiera del bestiame di San Giuseppe (1738). Momento clou della festa è il lancio dei ravioli dolci dalle torri del paese sulla folla festante sotto la divertente regia del Conte Raviolone. Ancora oggi si festeggia a marzo lanciando le raviole dalla torre.vedi foto
Oltre alla sagra del raviolo a Casalfiumanese c’è la sagra dell’Albicocca, (di grande produzione nella valle del santerno) e un’altra sagra curiosa che si chiama” Sagra della Ficattola” che si svolge nella bella cornice del Parco della Villa Manusardi. Rivale della piadina è il risultato di una gustosa contaminazione con la cucina toscana. La specialità è tipica della Valle del Santerno e altro non è che pane fritto e imbottito con i salumi del luogo. È una specie di crescentina, o gnocco fritto, più spesso e a pasta più ruvida, con crosta più grossa e non va confusa con la piè fritta, variante romagnola del gnocco fritto (o crescentina) emiliano. Questa specialità locale, va farcita con salumi, formaggi e… nutella.
Ficattole Preparazione Disponete la farina a fontana sulla spianatoia. Sciogliete il lievito con mezzo bicchiere di acqua tiepida e un pizzico di sale. Mescolate alla farina aggiungendo, se è necessario, altra acqua. L’impasto deve essere piuttosto morbido. Fate una palla, mettetela in una ciotola ben infarinata, copritela con un canovaccio e lasciate lievitare lontano da correnti di aria fredda. Quando l’impasto è raddoppiato (circa un’ora) rimpastare e tirare la pasta con il mattarello in modo che sia alta circa mezzo centimetro. Tagliatela a losanghe e friggetela in olio bollente. Salate le ficattole e servitele ben calde. Prima di cucinarle, sarebbe meglio andare a Casalfiumanese ad assaggiarle!
Ingredienti per 4 persone • 500 grammi di farina. • 1 dado di lievito di birra. • 250 grammi di strutto oppure olio di oliva extravergine. • poco sale.
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Castel di Casio
www.comune.casteldicasio.bo.it
CASTEL DI CASIO Castèl d Chèsi in dialetto bolognese montano medio Abitanti: Castellani Comune Via Marconi, 9.............................tel 0534 44133 Biblioteca Via Vittorio Veneto, 10 .........tel. 0534 44133
Castel di Casio è un comune dell’Appennino tosco-emiliano di 3427 abitanti e fa parte dell’Unione dei comuni dell’Appennino Bolognese, si trova nella valle del Limentra di Treppio, affluente del fiume Reno. FRAZIONI: Suviana, Badi, Poggio di Badi, Poggiolino, Lizzo, Berzantina, Casola, Prati, Speranza, Lodio di Là, Faldo, Pian di Casale, Pida, Poggio, Marzolara, Ca’ Mucci, Capanna Dé Moratti. Il centro storico è dominato dai resti dall’antica torre medievale costruita nel 1219 svetta ancora sui tetti delle case ed è visibile in tutta la valle del Limentra. Nonostante oggi la torre sia spezzata verticalmente a metà dopo i danni subiti dal terremoto del 1846. I vicoli e le architetture delle abitazioni ricordano l’origine medievale dell’abitato, quando era centro mercantile sulla strada di crinale che collegava Bologna a Firenze..La zona fece parte dei possedimenti della Contessa Matilde di Canossa, diventando poi verso la metà del XII secolo, dominio dei conti Alberti di Prato o di Mangona. Nel 1211 Passò sotto il Comune di Bologna che, stante la sua posizione strategica di confine, ne fortificò la zona. PIEVE DEI SANTI QUIRICO E JULIETTA a monte dell’abitato,fondata probabilmente nel secolo VIII. Periodo bizantino, all’interno una pregevole tela rappresentante I SANTI QUIRICO E JULITTA opera del Guardassoni (XIX secolo).
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The historic center is dominated by the remains of the ancient medieval tower built in 1219, still stands on the roofs of the houses and is visible throughout the Limentra valley. Despite today the tower is broken vertically in half after the damage suffered by the earthquake of 1846. The alleys and the architecture of the houses recall the medieval origins of the town, when it was a merchant center on the ridge road that connected Bologna to Florence. century, domain of the Alberti counts of Prato or Mangona. In 1211 it passed under the Municipality of Bologna which, due to its strategic border position, fortified the area. PIEVE DEI SANTI QUIRICO AND IULIETTA upstream of the town, probably founded in the 8th century. Byzantine period, inside a valuable painting representing I SANTI QUIRICO E JULITTA work of Guardassoni (XIX century).
EDIFICI RURALI presenti sul territorio di Castel di Casio: BUVOLONE, fabbricato di notevoli dimensioni, ampio, con finestre e portali a sesto acuto in cotto di origine quattrocentesca. IL CASTELLACCIO, sorto probabilmente per ragioni difensive la cui parte più antica pare risalire al 1300; i PRATI, che presenta i resti di un torrione risalente al XVI secolo. I QUERCIADALI luogo particolarmente ricco di simboli e scritte scolpite su archi e stipiti, fra i quali spicca un concio con i simboli dei maestri muratori: martellina, martello, squadra e la mano del muratore medesimo. CASA TORRE della GAGGIOLA, raro esempio di villa signorile dei secoli XVII-XIX con loggiato ad archi ribassati e colonne. NUCLEO di PRADALE, risalente alla prima metà del Quattrocento, dotato di balchio e fienile con i muri inchiavardati in legno, uno dei pochi esempi di questo particolare costruttivo ancora presenti sull’Appennino CA’ DI VIGO con architrave cinquecentesco decorato da motivo a spirale. CHIESA di SAN BIAGIO. di origini trecentesche ma riedificata nel 1644.
LAGO DI SUVIANA Facilmente raggiungibile da Bologna percorrendo la Strada Statale 64 “Porrettana” fino a Riola e percorrendo la Strada Provinciale 23. Il piccolo borgo di Suviana è posto vicino all’omonimo lago artificiale, costruito nel 1928 e recentemente trasformato in parco naturale. Con una superficie di tredici ettari, il parco è attrezzato per lo svolgimento delle attività di pesca e di vela, ma soprattutto è frequentato da numerosi appassionati di surf. Proprio sotto IL LAGO DI SUVIANA ponte a schiena d’asino salvato durante la costruzione del bacino idroelettrico Fu costruito nel 1766 su disegno dell’architetto Giovanni Giacomo DOTTI, figlio del più famoso Carlo Francesco progettista del Santuario di San Luca a Bologna.
RURAL BUILDINGS present in the Castel di Casio area: BUVOLONE, a building of considerable size, large, with windows and portals with pointed arches in brick dating back to the fifteenth century; IL CASTELLACCIO, probably built for defensive reasons whose oldest part seems to date back to 1300; i PRATI, which presents the remains of a tower dating back to the 16th century. THE ENVELOPE place particularly rich in symbols and writings carved on arches and jambs, among which stands out a stone with the symbols of the masons masons: hammer, hammer, square and the hand of the mason himself; CASA TORRE della GAGGIOLA, a rare example of a mansion from the 17th-19th centuries with a loggia with lowered arches and columns. CORE of PRADALE, dating back to the first half of the fifteenth century, with a shed and barn with wood-framed walls, one of the few examples of this particular construction still present in the Apennines. CA ‘DI VIGO with a sixteenth-century architrave decorated with a spiral motif. CHURCH of SAN BIAGIO. of fourteenth-century origins but rebuilt in 1644. LAKE OF SUVIANA Easily reachable from Bologna along the State Road 64 “Porrettana” up to Riola and along the Provincial Road 23. The small village of Suviana is located near the homonymous artificial lake, built in 1928 and recently transformed into a natural park. With a surface of thirteen hectares, the park is equipped for fishing and sailing activities, but above all it is frequented by numerous surfing enthusiasts. Just below THE LAKE OF SUVIANA donkey bridge saved during the construction of the hydroelectric basin It was built in 1766 to a design by the architect Giovanni Giacomo DOTTI, son of the most famous Carlo Francesco, designer of the Sanctuary of San Luca in Bologna.
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CHIESA PARROCCHIALE dedicata ai SANTI GIUSTO e CLEMENTE Si possono ammirare i tesori conservati al suo interno. Nei pressi di Suviana si trova l’edificio rurale di CA’ DEI MUCCI del secolo XV, un tempo dotato di torre come testimoniano le due aperture oggi tamponate.
PARISH CHURCH dedicated to SAINTS RIGHT and CLEMENT You can admire the treasures kept inside. Near Suviana there is the rural building of CA ‘DEI MUCCI of the XV century, once equipped with a tower as evidenced by the two openings now closed.
CASOLA Nel nucleo di Casola degno dl nota la torre seicentesca che affianca la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, edificio nominato nel sec. XIII e interamente ristrutturato nel 1793. Al suo interno è possibile ammirare una bella pala raffigurante “Assunta” di scuola bolognese del Seicento.. Nel territorio comunale, al Poggio di Gaggiole presso Silla in Val di Reno, negli anni Cinquanta fu scavato un villaggio risalente all’età del bronzo (sec. VIII-VI a.C.) che testimonia la frequentazione di questa Valle fin dalle epoche più remote. Il centro antico di Casio fu il vicino castello di Bibiano, dominato da un gruppo di Sfagnesi vassalli del vescovo di Pistoia.
CASOLA In the nucleus of Casola worthy of note is the seventeenthcentury tower that flanks the church dedicated to Santa Maria Assunta, a building named in the century. XIII and completely renovated in 1793. Inside it is possible to admire a beautiful altarpiece depicting “Assunta” from the seventeenth century Bolognese school. In the municipal area, at Poggio di Gaggiole near Silla in Val di Reno, a village dating back to the Bronze Age (VIII-VI BC) was excavated in the Fifties, which testifies to the presence of this valley since ancient times. The ancient center of Casio was the nearby castle of Bibiano, dominated by a group of Sfagnesi vassals of the bishop of Pistoia.
BADI Frazione a 15 km da castel di casio si affaccia sul lago di Suviana dove Merita anzitutto menzione la bella CHIESA dedicata a SAN PROSPERO del secolo XVII di epoca barocca. Nella località “il Monte di Badi” si trova la CHIESA romanica di SANT’ILARIO, costruita all’inizio del XII sec. che conserva ancora testimonianze dell’epoca. Da non dimenticare il monumentale castagno. Pianta millenaria dove vi è stata intagliata una porta e all’interno può ospitare una dozzina di persone. A Moscacchia sorge anche l’ORATORIO dedicato ai SANTI GIACCHINO ed ANNA che conserva affreschi cinquecenteschi.
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BADI A hamlet 15 km from Castel di Casio overlooks Lake Suviana where the beautiful CHURCH dedicated to SAN PROSPERO from the 17th century of the Baroque period deserves mention. In the “Monte di Badi” area there is the Romanesque CHURCH of SANT’ILARIO, built at the beginning of the 12th century. which still preserves testimonies of the time. Not to forget the monumental chestnut tree. Thousandyear-old plant where a door has been carved and can accommodate a dozen people inside.
Edifici rurali di CA’ VECCHIA, con un interessante portale decorato del Cinquecento. Nuclei che offrono ancora un’immagine suggestiva delle loro origini: a Massovrana si trova il piccolo NUCLEO con TORRE, a doppio cornicione in pietra, risalente alle seconda metà del XV secolo; a Moscacchia, il nucleo di origine trecentesca, con scolpite sullo stipite di alcune finestre delle semisfere in rilievo, simboli di fecondità.
In Moscacchia there is also the ORATORY dedicated to the SAINTS GIACCHINO and ANNA which preserves sixteenth-century frescoes. Rural buildings of CA ‘VECCHIA, with an interesting decorated portal of the sixteenth century. Nuclei that still offer a suggestive image of their origins: in Massovrana there is the small NUCLEO with TORRE, with a double stone cornice, dating back to the second half of the fifteenth century; in Moscacchia, the nucleus of fourteenth-century origin, with carved on the jamb of some windows of the hemispheres in relief, symbols of fertility.
Pappardelle con ragù di cinghiale Il ragù di cinghiale ha un sapore più accentuato si sposa bene con pappardelle oppure con polenta RAGU’ DI CINGHIALE Ingredienti • Carne macinata di cinghiale 1kg • Cipolla bianca 1 • Aglio 1 spicchio • Carota 100gr • Sedano 80gr • Vino Rosso ½ bicchiere • Passata di pomodoro 750gr • Rosmarino 1 rametto • Alloro 3 foglie • Olio extravergine di oliva 30 gr. • Sale q.b. • Pepe nero q.b.
Preparazione Lavate le verdure e mondate aglio e cipolla. Tritate la cipolla, il sedano e la carota e fateli rosolare in una pentola da fondo spesso con un fili d’olio. Aggiungete poi l’aglio a pezzi e lasciate stufare per una decina di minuti a fuoco lento. Unite la carne di cinghiale, il rosmarino tritato, le foglie di alloro intere e mescolate così da consentire una cottura uniforme, e fate cuocere a fuoco medio per 10 minuti. Sfumate con il vino rosso e, non appena la parte alcolica sarà completamente sfumata, aggiungete la passata di pomodoro, mescolate, aggiungete sale e pepe e lasciate cuocere con il coperchio a fuoco lento per almeno 3 ore e mezza. Trascorso il tempo necessario, sollevate il coperchio e continuate la cottura per un’altra mezz’ora, così da rendere il ragù più asciutto. Una volta pronto, utilizzate il ragù di cinghiale per condire la pasta o per le vostre preparazioni. Se al posto della carne macinata utilizzate la polpa, allora lasciate marinare la carne di cinghiale: eliminate le parti grasse e fate marinare in frigo per una notte con carota e cipolla tagliate a pezzetti, alloro, salvia, rosmarino e vino rosso, coperto con pellicola trasparente. Al mattino scolate la carne, conservando il vino rosso, tagliatela a pezzetti piccoli e fatela rosolare bene in pentola con l’olio. Toglietela poi dal fuoco e tritatela grossolanamente. Rosolate le verdure a parte e unite dopo la carne, sfumate con il vino, aggiungete il pomodoro e le spezie e cuocete per circa un’ora, un’ora e mezza.
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Castel Guelfo
www.comune.castelguelfo.bo.it
CASTEL GUELFO Castèl Guêlf in dialetto bolognese orientale Abitanti: Castellani Comune Via gramsci, 10......................... Tel 0542 639211 BibliotecaViale II Giugno, 24 Tel. 0542 53460
Frazioni: Crocetta, Poggio Piccolo, San Martino, Via Larga Patrono S.Agnese Il comune di Castel Guelfo fa 4483 abitanti e fa parte del nuovo circondario Imolese. Collocato all’estremità del comprensorio imolese, il Comune di Castel Guelfo occupa una striscia di territorio lungo la sponda sinistra del fiume Sillaro. E’ compreso tra i Comuni di Imola, Dozza e Castel San Pietro Terme a sud, e il Comune di Medicina a nord. La storia delle comunità risale al periodo altomedioevale. Le contese tra Bologna e Imola per il possesso di questo territorio di confine videro, agli inizi del XIII secolo, la supremazia del governo bolognese. Il toponimo del paese ha origine da Castrum guelfum, da GuelfoVII di Baviera Marito di Matilde di Canossa.fortificazione guelfa da cui prende il nome edificata a partire dal 1309, anno in cui il Comune di Bologna commissionò all’architetto Romeo Pepoli la costruzione di un castello che difendesse gli abitanti del luogo dagli attacchi di Imola, città rivale. Palazzo malvezzi Hercolani Fu fatto costruire da Virgilio Malvezzi, nel 1448, quando ottenne la signoria di questa terra. Si estende al centro del castello inserendosi in maniera armonica con il contesto. Il rango della dimora è sottolineato dal suo arretramento sulla via che attraversa l’abitato, dalla soppressione del consueto portico e dalla compattezza del fron-
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Comune di Castel Guelfo
The municipality of Castel Guelph has 4483 inhabitants and is part of the new district of Imola. Located at the end of the Imola area, the Municipality of Castel Guelfo occupies a strip of territory along the left bank of the Sillaro river It is between the Municipalities of Imola, Dozza and Castel San Pietro Terme to the south, and the Municipality of Medicina to the north. The history of the communities dates back to the early medieval period. The disputes between Bologna and Imola for the possession of this border territory saw, at the beginning of the XIII century, the supremacy of the Bolognese government. The town’s toponym originates from Castrum guelfum, from GuelfoVII di Baviera Husband of Matilde di Canossa. Guelph fortification from which it takes its name built in 1309, the year in which the Municipality of Bologna commissioned the construction of a castle that defended the inhabitants of the place from the attacks of Imola, a rival city. Palazzo malvezzi Hercolani It was built by Virgilio Malvezzi, in 1448, when he obtained the lordship of this land. It extends to the center of the castle, fitting harmoniously with the context. The rank of the dwelling is underlined by its retreat on the road that crosses the inhabited area, by the suppression of the
te lineare e qualificato soltanto dall’ampio portale ogivale e dal balconcino retto da tre mensole. Di quell’epoca resta ancora intatto il vano della grande scala: spazio ampio e luminoso, di sobrio disegno barocco. Nel 1829 veniva aperto, al pian terreno, un piccolo teatro del quale non resta alcuna traccia. Attualmente è in parte sede del Municipio, mentre il lato sud è di proprietà privata.
usual portico and by the compactness of the linear front and qualified only by the wide ogival portal and by the balcony supported by three shelves. The space of the large staircase is still intact from that time: a large and bright space, with a sober Baroque design. In 1829 a small theater was opened on the ground floor, of which no trace remains. It is currently part of the Town Hall, while the south side is privately owned.
IL CASSERO Sulla rocca ogni epoca ha lasciato un IL CASSERO segno. Da struttura di carattere miliEvery age has left its mark on the tare, con solida costruzione squadrafortress. From a military structure, ta di fondazione trecentesca, subisce with solid square construction of interventi sostanziali nel cinquecenfourteenth century foundation, it to, con l’introduzione delle armi da undergoes substantial interventions fuoco a grossa gittata. Nel ‘700 il in the sixteenth century, with the incassero si presenta ancora come una troduction of large-range firearms. In robusta macchina da difesa. Gli interventi della the 18th century the quarterdeck still looks like a seconda metà del settecento e dell’ottocento trarobust defense machine. The interventions of the sformano l’edificio in un’elegante e nobile porta second half of the eighteenth and nineteenth cencittadina senza più porta laterale e ponte levatoio. Oggi è turies transformed the building into an elegant and noble city torre dell’orologio chiamata “campanazzo”. gate with no side door or drawbridge. Today it is the clock tower called “campanazzo”.
PALAZZO PODESTÀ Il palazzo del Podestà, oggi adibito ad abitazioni ed attività commerciali, fu edificato con ogni probabilità intorno alla metà del secolo XV, e costituisce la seconda residenza, per importanza e prestigio, delle rappresentanze e del governo locali. L’edificio non passa inosservato sia per la sua dimensione, ed in particolare per la sua torretta, più elevata rispetto alle costruzioni civili circostanti, sia per la presenza di una porta ad arco ogivale incorniciato da un fregio di cotto tipo bolognese. Nonostante i numerosi interventi la costruzione si presenta ancora ben conservata nei suoi caratteri originali, soprattutto nella parte retrostante, presso la corte e la torre, dove si individua la convivenza di residui linguaggi medievali e di motivi rinascimentali.
PALAZZO PODESTÀ The Palazzo del Podestà, today used for housing and commercial activities, was probably built around the middle of the XV century, and constitutes the second residence, in terms of importance and prestige, of the local representatives and government. The building does not go unnoticed both for its size, and in particular for its turret, which is higher than the surrounding civil constructions, and for the presence of an ogival arched door framed by a frieze of Bolognese type terracotta. Despite numerous interventions, the building is still well preserved in its original features, especially in the rear part, near the courtyard and the tower, where the coexistence of residual medieval languages and Renaissance motifs can be identified.
IL BORGO LE MURA E I TORIONI Allo scopo di rendere funzionale e accogliente l’abitato esterno al nucleo racchiuso dentro alle mura Malvezzi realizzò una serie di interventi urbanistici con la creazione del “Borgo”. Il perimetro difensivo - che misura 112 e 146 metri - oltre a costituire una cintura protettiva, insieme con il fossato esterno, consentiva, mediante i camminamenti interni, un percorso tra rocca e torrioni. Le mura sono alte circa 5 metri e lo spessore arriva fino a 2,5 metri. L’organizzazione architettonica prevedeva un sistema difensivo nel quale ogni elemento aveva una sua funzione specifica: ogni torrione “comandava” le mura sottostanti, ovvero oltre a difenderle, poteva colpirle nel momento in cui venivano prese dal nemico, e allo stesso tempo il cassero comandava i torrioni. Racchiudono il centro storico antico e sono ben visibili su tutti e quattro i lati.
IL BORGO LE MURA E I TORIONI In order to make the built-up area outside the nucleus enclosed within the Malvezzi walls functional and welcoming, he carried out a series of urban interventions with the creation of the “Borgo”. The defensive perimeter which measures 112 and 146 meters - in addition to constituting a protective belt, together with the external moat, allowed, through the internal walkways, a path between fortress and towers. The walls are about 5 meters high and the thickness reaches 2.5 meters. The architectural organization included a defensive system in which each element had its specific function: each tower “commanded” the walls below, or in addition to defending them, it could hit them when they were taken by the enemy, and at the same time the quarterdeck commanded the towers. They enclose the old historic center and are clearly visible on all four sides.
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e S. Giovanni Battista La data di costruzione dovrebbe risalire al 1462 quattro anni dopo
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Church of the Sacred Heart of Jesus and St. John the Baptist. The date of construction should
che s’insediarono i Malvezziche la fecero realizzare all’interno del castello. Nell’edificio, inaugurato nel 1802 e restaurato negli anni 2010-11, è conservata un prezioso dipinto (olio su tela) del pittore bolognese Pietro Fancelli (17641850). L’opera, che raffigura i misteri del santo rosario (253 x 174 cm), è stata anch’essa sottoposta a un recente restauro.
date back to 1462 four years after the Malvezziche settled in, they had it built inside the castle. In the building, inaugurated in 1802 and restored in 2010-11, a precious painting is preserved (oil on canvas ) by the Bolognese painter Pietro Fancelli (1764-1850). The work, which depicts the mysteries of the holy rosary (253 x 174 cm), has also undergone a recent restoration.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA PIOPPA Storicamente è il più antico degli edifici religiosi Guelfesi. Tra il 1490 e il 1500 fu eretto ponendolo all’ingresso del Borgo al termine dello stradone. Un curiosità: la chiesa della Madonna della Pioppa in passato ospitava un dipinto del Carracci “L’elemosina di S. Rocco”, opera che si trova ora nei musei di Dresda.
SANCTUARY OF THE MADONNA DELLA PIOPPA Historically it is the oldest of the Guelphs religious buildings. Between 1490 and 1500 it was erected by placing it at the entrance of the Borgo at the end of the main road. A curiosity: the church of the Madonna della Pioppa in the past housed a painting by Carracci “L’elemosina di S. Rocco”, a work now found in the museums of Dresden.
Ciambella bolognese Brazadèla bulgnaiśa
La brazadela bolognese in realtà è un dolce tradizionale che si prepara in tutta l’Emilia Romagna e che cambia nome in base al luogo di produzione. A Bologna e nel ferrarese viene chiamata brazadela, ciambella dura o ciambella bolognese Anticamente i dolci non si preparavano spesso perchè erano ricchi di ingredienti e non tutti se li potevano permettere. La ciambella dura era il dolce della festa o della domenica ed era ricco di uova zucchero e strutto, si perchè, in origine, non veniva preparata con il burro ma con lo strutto che era meno costoso e più facile da reperire. quasi sempre veniva servita al naturale, con un bel bicchiere di vino rosso in cui “pucciarla” grazie alla sua consistenza simile ad una frolla morbida. La ciambella bolognese veniva chiamata anche “brazadela” perchè, avendo la forma rotonda con il buco al centro, veniva servita, nelle osterie, infilata nel braccio destro mentre con la mano sinistra si serviva il vino. Preparazione Per prima cosa fate sciogliere il burro e fatelo raffreddare. Versate poi la farina, lo zucchero e il lievito in una ciotola o sulla spianatoia, inserite al centro, la scorza grattugiata del limone, le uova, il burro sciolto e impastate velocemente con le mani.Se l’impasto vi sembra troppo duro e tende
Ingredienti • 500 g Farina 00 • 150 g Zucchero • 1 bustina Lievito in polvere per dolci • Scorza di un limone grattugiato
• 100 g Burro • 3 Uova • 2 o 3 cucchiai latte per decorare • q.b. latte • q.b. Granella di zucchero
a sbriciolarsi aggiungete due o tre cucchiai di latte; deve avere la consistenza di una pasta frolla.Dividete l’impasto a metà e create due filoncini, schiacciateli e arrotondate i bordi.Adagiate i filoncini su una leccarda foderata di carta da forno, spennellateli con il latte e spolverizzateli di granella di zucchero.Cuocetele in forno preriscaldato a 180° per 28/30 minuti. Fate attenzione alla cottura, devono essere dorate ma non scure. Servite la brazadela a fette con un buon bicchiere di vino rosso (Lambrusco o Trebbiano).
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Castel Maggiore
www.comune.castel-maggiore.bo.it
CASTEL MAGGORE Castèl Mazåur in dialetto bolognese Abitanti: Castelmaggioresi Comune Via Matteotti, 10.......................tel 051 6386811 Biblioteca Via Bondanello, 30.................tel. 051 713017
Il Comune di Castel Maggiore con 18424 abitanti, si estende su una superficie di circa 31 mila ettari nell’alta e media pianura bolognese, dalla riva destra del Reno fino al Savena Abbandonato. Capofila tra gli otto comuni appartenenti all’Unione Reno Galliera. Le frazioni sono Trebbo di Reno, Primo Maggio, Sabbiuno, Castello, Torreverde, Boschetto, Castiglia, Osteria del Gallo Il Comune di Castel Maggiore, così denominato con decreto dello Stato Pontificio del 1818, vide la luce in piena epoca napoleonica, nel 1802 con la denominazione di Castagnolo Maggiore. Castagnolo forse per l’esistenza di un grande castagno nato spontaneamente sulla piazza in seguito allo straripamento del Navile, canale fluviale cha caratterizzato le origini dello sviluppo industriale del paese. L’appellativo “Maggiore” distinguerebbe il borgo principale da un altro di dimensioni minori. La ricostruzione e i decenni successivi hanno segnato il passaggio dalla dimensione prevalentemente agricola allo sviluppo industriale e all’espansione demografica ed urbanistica. Con lo sviluppo del terziario, oggi Castel Maggiore si presenta come un grande sobborgo metropolitano che, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 aprile 2007, ha ricevuto il titolo di Città.
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Comune di CastelMaggiore Proloco Castel Maggiore
The Municipality of Castel Maggiore with 18424 inhabitants, covers an area of approximately 31 thousand hectares in the high and middle Bolognese plains, from the right bank of the Reno to the Savena Abbandonato. Leader among the eight municipalities belonging to the Reno Galliera Union the hamlets are Trebbo di Reno, May Day, Sabbiuno, Castello, Torreverde, Boschetto, Castiglia, Osteria del Gallo. The City of Castel Maggiore, so called by decree of the Papal State of 1818, saw the light in the full Napoleonic era, in 1802 under the name of Castagnolo Maggiore. Castagnolo derives from a large chestnut trunk carried by the navile, a river channel characterized by the origins of the industrial development of the town. The name “Maggiore” would distinguish the main village from a smaller one Castel Maggiore stands out in the anti-fascist struggle, started a reconstruction process and a rapid transformation from an agricultural to an industrial country.
CANALE NAVILE Ancora oggi, il comune è attraversato dal Canale Navile, che da Bologna giunge fino a Malalbergo (per una lunghezza complessiva di 33 km). Piacevole si rivela passeggiare lungo le rive del canale, in particolare nei pressi dell’antico palazzo del sostegno, con timpano triangolare e altorilievo neoclassico. Anche il Lungoreno offre la possibilità di percorsi naturalistici di interesse, in particolare a Trebbo di Reno.
NAVILE CANAL Even today, the municipality is crossed by the Navile Canal, which from Bologna reaches Malalbergo (for a total length of 33 km). It is pleasant to walk along the banks of the canal, in particular near the ancient support palace, with a triangular tympanum and neoclassical high relief. Also the Lungoreno offers the possibility of naturalistic paths of interest, in particular in Trebbo di Reno.
VILLA ZARRI cinquecentesca ma rimaneggiata nel Settecento, con ampio giardino disseminato di statue, sede anche di una piccola azienda produttrice di brandy di qualità.
VILLA ZARRI dating back to the 16th century but remodeled in the 18th century, with a large garden littered with statues, also home to a small company producing quality brandy
VILLA SALINA Alla fine del ‘700 i conti salina ampliarono e arricchirono con corpi laterali una casa villereccia appartenuta nel secolo precedente allo scienziato Marcello Malpighi. Nell’ampio parco si trovano molti esemplari arborei di notevoli dimensioni, tra cui spicca sul retro una monumentale farnia il cui tronco supera i 5 metri di circonferenza. La villa è di proprietà della regione Emilia Romagna.
CHIESA DI S.BIAGIO DI SALICETO Costituisce il più antico edificio del territorio comunale; chiesetta romanica, appartenne ai monaci benedettini pomposiani fin dal 1154 . La porta originaria sul retro conserva ancora l’architrave e la soglia in selenite., è affiancata da un oratorio e da un massiccio campanile pendente purtroppo molto danneggiati.
VILLA SALINA At the end of the eighteenth century the saline accounts expanded and enriched with a lateral structure a villereccia belonged in the previous century to the scientist Marcello Malpighi. In the large park there are many tree specimens of considerable size, among which a monumental oak tree stands out on the back whose trunk exceeds 5 meters in circumference. The villa is owned by the Emilia Romagna region. CHURCH OF S. BIAGIO DI SALICETO It is the oldest building in the municipal area; Romanesque church, belonged to the Pomposian Benedictine monks since 1154. The original door at the back still preserves the architrave and the selenite threshold., Is flanked by an oratory and a massive leaning bell tower unfortunately very damaged.
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CHIESA DI S.ANDREA La chiesa, dedicata al santo probabilmente fin dal X secolo, acquisì i diritti parrocchiali intorno al XIII secolo, fu completamente riedificata alla fine dell’800, è situata dove, nel X secolo, era sorto il primitivo nucleo di Castagnolo Maggiore. Da sempre principale centro religioso della zona, conserva all’interno un bel crocifisso del XVII secolo. CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Situato a Trebbo, l’edificio originario del ‘300 fu spazzato via da un’alluvione richiedendo una nuova edificazione nel ‘500, subì numerosi interventi di restauro e rifacimenti assumendo, nel corso dei secoli, la struttura attuale. Nel 1887 fu traslato di ben quattro metri il campanile poiché risultava fortemente inclinato e pericolante, i lavori furono eseguiti dai fratelli Campeggi dal 30 maggio al 9 agosto.Di ottima fattura risulta il quadro situato sull’altare maggiore di Francesco Gessi della scuola di Guido Reni rappresentante Giovanni Battista nel deserto (1647 circa).
CHURCH OF S.ANDREA The church, dedicated to the saint probably since the tenth century, acquired parochial rights around the thirteenth century, was completely rebuilt at the end of the nineteenth century, and is located where, in the tenth century, the primitive nucleus of Castagnolo Maggiore was built. Always the main religious center of the area, it preserves inside a beautiful crucifix of the seventeenth century. CHURCH OF SAN GIOVANNI BATTISTA Located in Trebbo, the original building of the fourteenth century was swept away by a flood requiring a new construction in the sixteenth century, underwent numerous restorations and renovations, taking on the current structure over the centuries. In 1887 the bell tower was moved by four meters because it was strongly inclined and unsafe, the works were carried out by the Campeggi brothers from May 30th to August 9th. The painting located on the high altar by Francesco Gessi of the school of Guido Reni representing Giovanni Battista in the desert (around 1647) is of excellent workmanship.
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Passatelli in brodo I passatelli sono una variante della cosiddetta tardura, meglio conosciuta come stracciatella. Si tratta di una minestra nutriente e leggera che si preparava, in tempi antichi, specificamente per le puerpere, per ridar loro forza e nutrimento genuino dopo il parto. La stracciatella è stata ricordata anche da Michele Placucci, un famoso autore di racconti della Romagna dell’800, in diversi suoi scritti. La tardura o stracciatella era una ricca minestra di pangrattato, uova e formaggio, leggera ma nutriente, considerata l’ideale per ricostituire le donne dopo la gran fatica del parto e promuovere la montata lattea. Nel tempo, la stracciatella è stata modificata ed arricchita, trasformandosi pian piano nel passatello emiliano che tutt’oggi si gusta, abitualmente, durante i pranzi o le cene delle fredde domeniche invernali. Nell’800 e nel ‘900, nei casolari romagnoli, i passatelli si preparavano con l’apposito ferro per i passatelli. Oggigiorno, trovarne uno originale è quasi impossibile. Ai giorni nostri, i passatelli vengono spesso preparati usando lo schiacciapatate: l’unico arnese in grado di sostituire il ferro originale.
Ingredienti per 4 persone • 2 grosse uova fresche + 1 tuorlo, meglio se di galline allevate a terra; • 125 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato; • 75 gr. di pangrattato; • 1,5 litri di brodo di carne, denso e corposo; • un pizzico di noce moscata • sale a piacere.
Preparazione Sbattere le uova con una forchetta, dopo averle aromatizzate a piacere con la noce moscata e salate, finché il composto risulterà liquido, liscio, molto omogeneo e senza nessun grumo; Unire alle uova sbattute il parmigiano e sbattere nuovamente, fino a far diventare il composto omogeneo; Unire il pangrattato e lavorare il tutto fino ad ottenere un impasto sodo, molto liscio e morbido, leggermente umido; Inserire, un po’ per volta, l’impasto nello schiacciapatate e schiacciare: si formeranno i passatelli, di forma e dimensione non per forza tutti uguali; Cuocere i passatelli nel brodo di carne già a bollore; Attendere finché i passatelli non vengono a galla, circa 2/3 minuti, e servire in piatti fondi con abbondante brodo, caldissimi; Questa è la ricetta originale, fedele ai dettami della cucina Bolognese-Modenese in particolare ed emiliana in generale.
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Castel San Pietro Terme
www.comune.castelsanpietroterme.bo.it
CASTEL SAN PIETRO TERME Castèl San Pîr in dialetto bolognese orientale Abitanti: Castellani Comune piazza XX Settembre, 3 ........... Tel 051 6954154 Biblioteca Via Marconi, 29 .................... Tel. 051 940064
Castel San Pietro Terme 20.888 abitanti è situato lungo la storica via Emilia (la cui costruzione si deve agli antichi romani), a circa 20 chilometri ad est di Bologna; il capoluogo è lambito dal torrente Sillaro, che incomincia da qui il suo percorso in pianura e determina il confine tra Emilia e Romagna. La valle del Sillaro, attraversa l’Emilia, alimenta Castel San Pietro Terme e si getta nel Reno, offre scorci di calanchi davvero mozzafiato. Un’accogliente città con oltre 800 anni di storia da cui il nome deriva da Castrum di San Pietro. Il podestà di Bologna Orlando de’Rossi, città che, nello stesso periodo, fece edificare numerose fortificazioni a difesa dei propri confini. Tra cui Il castrum cassero (edificio castello massiccio) dedicato a San Pietro fu posto al confine con il territorio di Imola, all’epoca città ghibellina, mentre Bologna era una città guefa. Da qui CASTEL SAN PIETRO (TERME fu aggiunta1959 per le sue numerose fonti). Nel 1509 Bologna passò definitivamente sotto lo Stato Pontificio, quindi Castel San Pietro Terme perse la sua funzione militare. Ancora oggi questa bellissima struttura (Cassero) si può ammirare e non solo, al suo interno ospita il teatro comunale.
Comune di Castel S.Pietro Proloco di Castel S. Pietro Emilia Digital Library - libreria digitale info:
Castel San Pietro Terme 20,888 inhabitants is located along the historic Via Emilia (built by the ancient Romans), about 20 kilometers east of Bologna; the capital is lapped by the Sillaro torrent, which begins its path from here to the plain and determines the border between Emilia and Romagna. The Sillaro valley, the stream that originates in Tuscany, crosses Emilia, feeds Castel San Pietro Terme and flows into the Rhine, offering glimpses of truly breathtaking gullies. A welcoming city with over 800 years of history, the name derives from Castrum di San Pietro. The mayor of Bologna Orlando de ‘Rossi city which, in the same period, had numerous fortifications built to defend its borders. The castrum cassero (solid castle building) of San Pietro was placed on the border with the territory of Imola, then Ghibelline city, while Bologna was a guefa city. From here CASTEL SAN PIETRO (TERME was added 1959 for its numerous sources). In 1509 Bologna definitively passed under the Papal State, therefore Castel San Pietro lost its military function. Even today this beautiful structure (Cassero) can be admired and not only, inside it houses the municipal theater.
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“Città Slow” A conferma che l’accoglienza è la sua principale caratteristica, castel San Pietro Terme è certiifcata”Città Slow”, grazie alla quale dal 2005 Castel San Pietro Terme è entrata nella “Rete internazionale delle Città del Buon Vivere”, che si distinguono per l’elevata qualità della vita e per i tanti servizi a disposizione di cittadini e visitatori, Castel San Pietro inoltre si fregia dei titoli di Città del Vino e Città del Miele. TERME In ragione della presenza di fonti di acqua solfurea e salsobromoiodica, Castel San Pietro è conosciuta come località termale sin dal Medioevo. L’attuale impianto termale entrò in funzione nel 1870.[6] Le Terme di Castel San Pietro utilizzano sia acqua solfurea che salsobromojodica. In armonia con le attività farmacologiche riconosciute a queste acque, i gruppi di patologie più importanti per le cure termali sono quelli delle malattie respiratorie, osteoarticolari, vascolari. E’ presente anche il settore del benessere, dell’estetica e della riabilitazione motoria. LUOGHI DI CULTO Sono sette le chiese più importanti della città, cui si aggiungono quelle situate nelle frazioni. La comunità cristiana è molto devota alla Madonna del Rosario, che è stata eletta patrona della città. Il 2 giugno 1778 un terremoto devastò le zone limitrofe del paese. Si fecero pubbliche preghiere a Maria e il flagello cessò senza aver arrecato danni alla popolazione del centro abitato. Nel 1779 l’amministrazione comunale si riunì in un consiglio stra-
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“Slow City” To confirm that hospitality is its main characteristic, castel San Pietro Terme is certified “Slow City”, thanks to which since 2005 it has entered the “International Network of Good Living Cities”, which are distinguished by the high quality of the life and for the many services available to citizens and visitors. Castel San Pietro also boasts the titles of City of Wine and Honey City. TERME Due to the presence of sulfur and salsobromoiodic water sources, Castel San Pietro has been known as a spa town since the Middle Ages. The current thermal plant came into operation in 1870. [6] The Baths of Castel San Pietro use both sulphurous and salsobromojodic water. In harmony with the pharmacological activities recognized to these waters, the most important groups of pathologies for thermal treatments are those of respiratory, osteoarticular and vascular diseases. The sector of wellness, aesthetics and motor rehabilitation is also present. PLACES OF WORSHIP There are seven most important churches in the city, in addition to those located in the hamlets. The Christian community is very devoted to Our Lady of the Rosary, who was elected patron of the city. On 2 June 1778 an earthquake devastated the neighboring areas of the country. They made public prayers to Mary and the scourge ceased without causing damage to the population of the inhabited center. In 1779 the municipal administration met in an extraordinary council and proposed to elect the Madonna del Rosario as its patron saint. Rome
ordinario e propose di eleggere la Madonna del Rosario a confirmed the request on 22 April 1780. The anniversary was propria patrona. Roma confermò l’istanza il 22 aprile 1780. fixed for 7 October. In 1781 a statue depicting the Virgin, still in La ricorrenza fu fissata al 7 ottobre. Nel 1781 fu collocata existence, was placed in the center of Piazza Maggiore. al centro della piazza Maggiore una statua raffigurante la Vergine, tuttora esistente. PARISH CHURCH OF SANTA MARIA MAGGIORE CHIESA PARROCCHIALE Via Matteotti, 85 Castel San Pietro Terme Built on an ancient church of 1200, it DI SANTA MARIA MAGGIORE was reconstructed and raised in the midVia Matteotti, 85 Castel San Pietro Terme 1700s. Inside there are several paintings Sorta su un’antica chiesa del 1200, è by Bolognese artists (Gandolfi, Cavestata ricomposta e rialzata a metà del doni). Laterally, the church contains a ‘700. All’interno ci sono diversi quadri chapel dedicated to the Madonna del di artisti bolognesi (Gandolfi, CavedoRosario, with Image of the Madonna ni). Lateralmente, la chiesa contiene surrounded by 14 tablets painted with una cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con Immagine della Madonna circondata da 14 the mysteries of the rosary. tavolette dipinte dei misteri del rosario. SANTUARIO DEL SS. CROCEFISSO Si apre nella Piazza XX Settembre. Fu costruito nel 1741 per ospitare l’immagine del SS. Crocifisso donata al paese nel 1543 dal sacerdote battista Antonio Comelli. E’ dotato di un
SANCTUARY OF THE SS. CROCEFISSO It opens in Piazza XX Settembre. It was built in 1741 to house the image of the SS. Crucifix donated to the town in 1543 by the Baptist priest Antonio Comelli. It is equipped with a bell tower which houses a carillon composed of 55 bells pla-
campanile al cui interno è posizionato un carillon composto da 55 campane collocate a vari livelli che vengono suonate con un particolare organo con tastiera creata appositamente da Giulio Gollini nel 1930. ISTITUTO “IMMACOLATA” DELLE SUORE DELLA CARITA’ Via Palestro, 38 Castel San Pietro Terme L’Istituto risale al 1850: fu don Luigi Grandi ad accogliere due fanciulli poveri con l’aiuto di una maestra. Le suore poi la fecero divenire un orfanotrofio per assistere i bambini rimasti senza genitori. La casa è stata recentemente ristrutturata per accogliere le suore anziane (da tutta l’Italia). All’interno della Cappella dell’Istituto, c’è un grande crocifisso in legno (visitabile), con caratteri cinquecenteschi del secolo XVII.
Ville e dimore storiche: VILLA PALAZZO DEI BUOI (o palazzo Rodriguez) di Poggio Grande Il palazzo si trova in aperta campagna, nella frazione di Poggio Grande, a poche centinaia di metri dalla chiesa. Poggio Grande dista circa 4 km. da Castel San Pietro.E’ un palazzo del ‘500, a base quadrata, con 4 torri abbozzate negli angoli, come testimonianza del legame tipologico architettonico della dimora difensiva medievale. Era di proprietà della famiglia Dè Buoi. Il palazzo De Buoi oggi è conosciuto come palazzo “Rodriguez” o “palazzone”.
LE MURA Sono ancora visibili in via Castelfidardo, lungo Viale Carducci nella parte alta della città, di fianco al Torrione e al Cassero (la parte meglio conservata).
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ced at various levels that are played with a particular organ with keyboard specially created by Giulio Gollini in 1930. “IMMACULATE” INSTITUTE OF THE SISTERS OF CHARITY Via Palestro, 38 Castel San Pietro Terme. The Institute dates back to 1850: it was Don Luigi Grandi who welcomed two poor children with the help of a teacher. The sisters then made her become an orphanage to assist children left without parents. The house has been recently renovated to accommodate elderly sisters (from all over Italy). Inside the Chapel of the Institute, there is a large wooden crucifix (open to the public), with 16th century characters from the 17th century. Villas and historic houses: VILLA PALAZZO DEI BUOI (or Palazzo Rodriguez) of Poggio Grande The building is located in the open countryside, in the hamlet of Poggio Grande, a few hundred meters from the church. Poggio Grande is about 4 km away. from Castel San Pietro.It is a palace of the ‘500, with a square base, with 4 towers sketched in the corners, as a testimony to the architectural typological link of the medieval defensive residence. It was owned by the De Buoi family. The De Buoi palace today is known as the “Rodriguez” or “palazzone” palace.
PONTE SUL SILLARO Vecchio monumento rimasto a ricordare il passaggio dei romani al tempo di Traiano, nel 100 d.C. LA FONTE FEGATELLA Il nome della fonte ricorda quello dei poteri curativi dell’acqua, conosciuti fin dal 1337. Fu per caso, almeno così la tradizione racconta, che un gregge di pecore con una patologia al fegato, bevendo l’acqua della fonte castellana, guarì. Da allora ebbe inizio la tradizione di attingere questa acqua per curare sia gli animali, sia l’uomo. La fonte di via Terme è stata recentemente ristrutturata, su un disegno del 1830, e rimane ancora punto di ritrovo e di ristoro. LE COLLINE DI MONTE CALDERARO In pochi minuti si possono raggiungere le colline che sovrastano la città fino alle frazioni di Liano, con la chiesa di San Mamante, e di Montecalderaro, situata a 600 metri d’altezza. Lungo il percorso è possibile ammirare i suggestivi calanchi intervallati da campi e boschi. Giunti a Montecalderaro si possono visitare i ruderi della vecchia chiesa di San Martino, teatro di scontro della seconda guerra mondiale che si trova vicino al cimitero locale, e la chiesa della Madonna del Lato. Gallo - Casalecchio - Varignana Partendo da Castel San Pietro Terme in direzione Bologna si può, dopo la frazione di Gallo Bolognese, salire fino a Casalecchio dei Conti, frazione storica del territorio castellano, resta ormai solamente l’antica chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Aspre battaglie in zona, che portarono alla liberazione, ultimo tra tutti il violento combattimento che si svolse il 19 aprile 1945 a Case Grizzano, a pochi passi da Casalecchio dei Conti. Proseguendo in salita si giunge a Varignana, altra roccaforte medievale, di cui resta l’antica torre e la millenaria cripta sottostante la chiesa di San Lorenzo. Recentemente è stato completamente recuperato il Palazzo di Varignana, che conserva delle antiche ghiacciaie degne di visita. Durante il Settembre castellano, nel primo weekend di settembre, Varignana offre un weekend di festa ed intrattenimento “Varignana di notte” caratterizzato, fra le tante proposte, dalla corsa delle carriole.
THE WALLS They are still visible in Via Castelfidardo, along Viale Carducci in the upper part of the city, next to the Torrione and the Cassero (the best preserved part). BRIDGE OVER THE SILLARO Old monument to remember the passage of the Romans at the time of Trajan, in 100 AD. THE FEGATELLA SOURCE The name of the source recalls that of the healing powers of water, known since 1337. It was by chance, at least so the tradition says, that a flock of sheep with a liver disease, drinking water from the castle source, recovered. Since then, the tradition of drawing this water to treat both animals and humans began. The source of Via Terme has been recently restored, on a drawing of 1830, and it is still a meeting and refreshment point. THE HILLS OF MONTE CALDERARO In a few minutes you can reach the hills that overlook the city up to the hamlets of Liano, with the church of San Mamante, and of Montecalderaro, located at 600 meters high. Along the way it is possible to admire the evocative gullies interspersed with fields and woods. Once in Montecalderaro you can visit the ruins of the old church of San Martino, a theater of the Second World War that is located near the local cemetery, and the church of the Madonna del Lato. Gallo - Casalecchio - Varignana Starting from Castel San Pietro Terme in the direction of Bologna you can, after the hamlet of Gallo Bolognese, climb up to Casalecchio dei Conti, a historic hamlet of the castellan territory, now only the ancient church dedicated to San Michele Arcangelo remains. Fierce battles in the area, which led to liberation, the last of which was the violent fight that took place on 19 April 1945 at Case Grizzano, a few steps from Casalecchio dei Conti. Continuing uphill you reach Varignana, another medieval stronghold, of which the ancient tower and the millenary crypt below the church of San Lorenzo remain. Recently the Palazzo di Varignana has been completely recovered, which preserves ancient glaciers worthy of visit. During the castellano September, in the first weekend of September, Varignana offers a “Varignana by night” party and entertainment weekend characterized, among the many proposals, by the wheelbarrow race.
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Tradizioni e Gastronomia L’Osservatorio nazionale del miele È un organismo che associa istituzioni pubbliche ed organizzazioni apistiche a livello nazionale e locale, operativo dal 1988. Il territorio di Castel San Pietro Terme costituisce l’ambito ideale per l’Osservatorio, soprattutto grazie alla sua tradizione apistica; da Castel San Pietro Terme lì Osservatorio sperimenta azioni integrate di valorizzazione dei prodotti tipici e dell’alta qualità e promuove le giuste maniere per operare nel settore apistico, dalla produzione alla commercializzazione. Le principali manifestazioni che l’Osservatorio organizza sono: Naturalmiele a giugno e la Fiera e Borsa del miele a settembre (quando si tiene anche il concorso Tre Gocce d’Oro, che promuove i mieli italiani). Naturalmiele - Mostra mercato di miele. Nata nel 1991, la manifestazione ha reso celebre Castel San Pietro in tutta Italia come centro di eccellenza della produzione di miele.
The National Honey Observatory It is an organization that associates public institutions and beekeeping organizations at national and local level, operating since 1988. The territory of Castel San Pietro Terme is the ideal environment for the Observatory, above all thanks to its bee tradition; from Castel San Pietro Terme, the Observatory experiments with integrated actions to enhance typical products and high quality and promotes the right ways to operate in the beekeeping sector, from production to marketing. The main events that the Observatory organizes are: Naturalmiele in June and the Fair and the Honey Exchange in September (when the Tre Gocce d’Oro competition is also held, which promotes Italian honey). Naturalmiele - Honey market exhibition. Founded in 1991, the event has made Castel San Pietro famous throughout Italy as a center of excellence in honey production.
Gelato di miele con salsa di pesche Ingredienti Per il gelato -For ice cream • 600 g di latte intero- of whole milk • 200 g di panna da montare- of whipping cream • 90 g di miele- of honey • 40 g di zucchero- of sugar
Preparazione Versare la panna e il latte in una casseruola e metterla su fuoco. Intanto in una ciotola mescolare lo zucchero e il miele; poi, con una frusta, unire tutto il latte e la panna bollenti. Versare la miscela nello stesso recipiente usato per far bollire il latte. Rimetterla sul fuoco per 2 minuti mescolando e badando che non prenda il bollore. Lasciare raffreddare e porre in frigorifero; quando è ben fredda metterla nella gelatiera. Intanto preparare la salsa di pesche. Lavare, snocciolare e passare al setaccio le pesche. Mettere sul fuoco l’acqua con lo zucchero e far bollire lo sciroppo fino a quando lo zucchero si sarà sciolto. Stemperare la fecola con un po’ di sciroppo, poi unirvi il rimanente e il passato di pesche. Portare a ebollizione e lasciar sobbollire per pochi minuti. Togliere dal fuoco e aggiungere il succo di limone e il kirsch. Servire il gelato in coppette insieme con la salsa messa in una salsiera. Miele consigliato: miele di agrumi.
Per la salsa di pesche • 500 g di pesche mature- of ripe peaches • 1 cucchiaio di succo di limone- spoon of lemon juice • 1 cucchiaio di fecola di patate- spoonful of potato starch • 100 g di zucchero- of sugar • 2 cucchiai di Kirsch- spoons of Kirsch • 2 bicchieri d’acqua- glasses of water
Preparation Pour the cream and milk into a saucepan and set it on fire. Meanwhile, mix the sugar and honey in a bowl; then, with a whisk, add all the boiling milk and cream. Pour the mixture into the same container used to boil the milk. Put it back on the heat for 2 minutes, stirring and making sure it does not boil. Allow to cool and place in the refrigerator; when it is very cold put it in the ice cream maker. Meanwhile, prepare the peach sauce. Wash, stone and pass the peaches through a sieve. Heat the water with the sugar and boil the syrup until the sugar has dissolved. Mix the starch with a little syrup, then add the remaining and the peach past. Bring to the boil and simmer for a few minutes. Remove from heat and add lemon juice and kirsch. Serve the ice cream in cups together with the sauce placed in a sauce boat. Recommended honey: citrus hon
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, Castello d Argile
www.comune.castello-d-argile.bo.it
CASTELLO D’ARGILE Castèl d’Èrzen in dialetto bolognese Abitanti: Argilesi Comune P.zza Gadani, 2 . ........................tel 051 6868811 Biblioteca via Matteotti, 250................tel. 051 6868882
Castello d’Argile comune che fa 6.546 abitanti e ha 1 frazione, Venezzano o Mascarino,famosa per la sua chiesa di S.Maria di Venezzano. Fa parte dell’Unione Reno Galliera e si trova al confine con la provincia di Ferrara. Attraversato a Ovest dal fiume Reno e ad Est dal canale Riolo.In mezzo al territorio comunale scorre il canale Gallerano, che, per un lungo tratto, fa da confine interno tra gli ambiti della frazione Venezzano e del capoluogo Argile. Il toponimo dà conto del fatto che, fin dalle origini, il Comune (Castello) era posto presso l’argine (da cui Argile) del Fiume Reno. Fulcro di Castello d’Argile è la piazza, oggi dedicata ad Attilio Gadani, ha avuto la sua formazione negli anni dal 1863 al 1874. Il primo edificio a sorgere fu la nuova chiesa di Argile, inaugurata la prima domenica di ottobre del 1863. Dopo un grosso incendio nel 1869, per ospitare parte delle famiglie rimaste senza alloggio, fu costruito il palazzo degli Artieri, si completa pochi anni dopo con l’edificazione del Municipio nel marzo del 1871. Recentemente restaurato sono stati valorizzati appieno l’identità storico-architettonica dell’antico palazzo. Sono stati riproposti i materiali della tradizione, quali i pavimenti in battuto alla veneziana e legno, il recupero delle tinteggiature a calce e degli affreschi originali. Il Leone di gesso e lo Scalone monumentale sono rimasti i primi maggiordomi nell’accoglienza di chi varca il portone d’ingresso.
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Comune di Castello d’Argile Proloco Comune di Castello d’Argile
Castello d’Argile, a municipality that has 6546 inhabitants and has 1 Venezzano or Mascarino hamlet, famous for its church of S.Maria di Venezzano. It is part of the Reno Galliera Union and is located on the border with the province of Ferrara. Crossed to the west by the river Reno and to the east by the Riolo canal. In the middle of the municipal territory runs the Gallerano canal, which, for a long stretch, acts as an internal border between the areas of the Venezzano hamlet and the capital Argile. The toponym gives an account of the fact that, from the beginning, the Commune (Castle) was placed near the bank (from which Argile) of the Reno River. Fulcrum of Castello d’Argile is the square, today dedicated to Attilio Gadani, it had its formation in the years from 1863 to 1874. The first building to be built was the new church of Argile, inaugurated on the first Sunday of October 1863 .. After a major fire in 1869, to house part of the families left without accommodation, the Palazzo degli Artieri was built on the south side of the square, it was completed a few years later with the building of the Town Hall in March 1871. Recently restored, the historic-architectural identity of the ancient palace has been fully exploited. Traditional materials have been re-proposed, such as Venetian-style wrought-wood floors and wood, the recovery of lime-based paints and original frescoes. The gypsum lion and the monumental Staircase remained the first butlers in welcoming those who cross the front door.
La Chiesa Parrocchiale di San Pietro di Argile Edificata nel 1859 ,si affaccia su Piazza Gadani; è affiancata da un bel campanile, ideato e costruito come la chiesa da Giuseppe Brighenti tra il 1835 e il 1840.E’ di impostazione classicheggiante, con colonne in stile ionico, su pianta a croce latina, con cupola e semicatino affrescati all’interno dai pittori Cesare Mauro Trebbi di Bologna, Antonio Mosca e Francesco Fabbri di Pieve nel 1900.
The Parish Church of San Pietro di Argile It overlooks Piazza Gadani; it is flanked by a beautiful bell tower, designed and built by Giuseppe Brighenti between 1835 and 1840. It is in a classical style, with Ionic-style columns, on a Latin cross plan, with a dome and half-dome frescoed inside by the painters Cesare Mauro Trebbi from Bologna, Antonio Mosca and Francesco Fabbri di Pieve in 1900.
La Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di The Parish Church Venezzano of Santa Maria Svetta fra i campi coltivati della di Venezzano pianura questo snello ed imponenIt stands between the cultivate complesso che accanto al classited fields of the plain this slenco campanile affianca una maestoder and imposing complex sa Chiesa in stile neogotico tedesco that next to the classic bell tocon cupola alta 44 metri. La Chiesa wer flanks a majestic Church fu realizzata a partire dal 1894 su in German neo-Gothic style progetto dell’Ing. Francesco Guawith a dome 44 meters high. landi di Bologna in collaborazione The Church was built starting con il figlio Giuseppe, e terminata from 1894 on a project by Ing. Francesco Gualandi nel 1933: lo stile gotico-fiorito, non certo comuof Bologna in collaboration with his son Giuseppe, ne per il territorio e per l’epoca di costruzione. A and finished in 1933: the Gothic-flowered style, croce latina con tre navate ed abside poligonale, certainly not common for the territory and for the è sormontata da una possente cupola sostenuta time of construction. A Latin cross with three nada otto pilastri polilobati con un tamburo a dodici lati e rappresenta un originale esemplare di arditezza ves and polygonal apse, it is surmounted by a mighty dome statica, è infatti uno dei primi esempi di applicazione del supported by eight polylobed pillars with a twelve-sided drum and represents an original example of static boldness, cemento armato nell’arte. it is in fact one of the first examples of the application of reinforced concrete in art. Villa Filippetti e Oratorio di S.Anna Fino a qualche tempo fa era la villa padronale più bella nel territorio comunale. E’ di proprietà della famiglia Filipetti dalla metà del 1700. Ristrutturata e ampliata secondo un modello settecentesco, sulla base di una casa padronale già esistente nei secoli precedenti e di proprietà di altre famiglie signorili (Rustighelli e Conti Cavalca di Bologna). Presso la villa, sul bivio tra le vie Rottazzi e Rusticale, si tro-
Villa Filippetti and Oratory of S. Anna Until some time ago it was the most beautiful manor house in the municipal area. It has been owned by the Filipetti family since the mid-1700s. Renovated and enlarged according to an 18th century model, based on a manor house already existing in previous centuries and owned by other
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va l’oratorio di proprietà della stessa famiglia, costruito nel 1883 e dedicato a Sant’Anna. In precedenza, nello stesso punto, già nel 1500 esisteva un oratorio, dedicato a S. Giacomo, e detto del Rustighello. Teatro Comunale 1907: viene inaugurato l’edificio “Casa del Popolo”voluto dalla cittadinanza e materialmente costruito dal popolo affiliati a una delle prime organizzazioni cooperative di ispirazione socialista. Già nel 1908 vi si esibivano le compagnie teatrali Bolognesi. Con l’avvento del fascismo divenne “casa del fascio” e dopo varie vicessitudini nel 2004 ristrutturato dal comune . Dopo 110 Anni di storia oggi punto di riferimento per l’Unione Reno-Galliera , che all’interno del progetto Agorà Propone spettacoli , laboratori ecc.
Sugo di Clinto Anticamente in queste zone si produceva e ancora oggi i contadini lo producono un vino chiamato” CLINTO” Il nome deriverebbe dalla località statunitense di Clinton, da dove con tutta probabilità giunsero le prime barbatelle. Vino di colore Viola intenso, ne caratterizza il profilo organolettico con il peculiare aroma selvatico, il suo sapore volpino, unico nel suo genere e da apprezzare il suo profumo fruttato. Nelle corti e nelle aie contadine subito dopo la mostatura del succo d’uva, Il mosto così ottenuto si faceva bollire con farina e zucchero ottenendo una specie di budino, chiamato il “sugo”, ottimo da gustare al cucchiaio. Da qui “i sughi” . Era un momento di festa contadina A Castello d’Argile ma più precisamente a Mascarino nel mese di Settembre si svolge una festa dedicata ai” Sughi” dove volontari hanno ricreato questa tradizione cucinando questo prodotto caratteristico delle campagne locali utilizzando proprio il procedimento di una volta, con mosto di uva pregiata,” clinto “
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noble families (Rustighelli and Conti Cavalca of Bologna). At the villa, on the crossroads between Rottazzi and Rusticale, there is the oratory owned by the same family, built in 1883 and dedicated to Sant’Anna. Previously, in the same spot, already in 1500 there was an oratory, dedicated to St. James, and said of the Rustighello. Municipal Theater 1907: the “Casa del Popolo” building inaugurated by the citizens and materially built by the people affiliated to one of the first socialist-inspired cooperative organizations was inaugurated. Already in 1908 the Bolognese theater companies were performing there. With the advent of fascism it became “house of the beam” and after various vicissitudes in 2004 renovated by the municipality. After 110 years of history, today it is a reference point for the Reno-Galliera Union, which offers shows, workshops, etc. within the Agorà project.
Castenaso
www.comune.castenaso.bo.it
CASTENASO Castnès in dialetto bolognese Abitanti: Castenasini o castenasensi Comune Via XXI Ottobre 1944, 7 ........ tel 051 6059111 Biblioteca Via XXI Ottobre 1944, 7....... tel 051 788025
Castenaso è un comune di 15214 abitanti sorge già anticamente sulle rive dell’Idice, Lungo l’antica via Salaria, l’odierna San Vitale, che collegava Bologna alle Saline di Cervia. Le frazioni sono Fiesso, Marano, Veduro Villanova. Il toponimo Castenaso deriverebbe dal latino Castrum Nasicae, a ricordo della battaglia che vide il console romano Publio Cornelio Scipione Nasica sconfiggere i Galli Boi nel 190 e nel 189 a.C., attestandone la presenza romana sul territorio Sono di questo periodo i primi documenti in cui si nomina Castro Castenacj o Castenasio o Castenaxe. A partire dalla fine dell’Ottocento si costituì il comune, cominciarono a sorgere le prime associazioni culturali e sindacali, i movimenti politici e le prime cooperative dei lavoratori. Durante la Seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nel territorio agirono diverse formazioni partigiane, in particolare la VII GAP. Si ricordano l’eccidio di Vigorso e il bombardamento che nel 1945 distrusse quasi completamente il paese. PIAZZA BASSI L’ex palazzo sanitario, ora sede comunale, il Municipio, le Scuole Nasica sono edifici risalenti ai primi del Novecento e pertanto ormai “storici” non solo per il tempo trascorso ma anche perché rappresentano, da un punto di vista fotograficoarchitettonico, la memoria storica del paese e in un certo senso ne costituiscono il centro. PALAZZO GUIDOTTI Il palazzo Guidotti, ora sede dell’omonima taverna, situato nella piazzetta Serrazanetti, restaurata di recente, appartenne alla ricca famiglia proprietaria di vasti possedimenti a Castenaso e presenta nei suoi sotterranei delle interessanti volte a botte risalenti al XVII secolo.
Comune di Castenaso Proloco di Castenaso MUV
Castenaso is a town of 15214 inhabitants, formerly located on the banks of the Idice, along the ancient Via Salaria, today’s San Vitale, which connected Bologna to the Saline di Cervia. The hamlets are Fiesso, Marano, Veduro Villanova. toponym Castenaso derives from the Latin Castrum Nasicae, in memory of the battle that saw the Roman consul Publius Cornelius Scipio Nasica defeat the Boi Gauls in 190 and 189 BC, attesting to the Roman presence in the territory. Castenacj or Castenasio or Castenaxe. From the end of the nineteenth century the municipality was established, the first cultural and trade union associations, political movements and the first workers’ cooperatives began to arise. During the Second World War, after the armistice of September 8th 1943, various partisan formations acted in the territory, in particular the VII GAP. Remember the Vigorso massacre and the bombing that in 1945 almost completely destroyed the town. PIAZZA BASSI The former sanitary building, now the town hall, the Town Hall, the Nasica Schools are buildings dating back to the early twentieth century and therefore now “historical” not
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CASA BONDI E’ un bell’esempio di intervento di ristrutturazione di un edificio rurale ad uso pubblico. Il complesso colonico, risalente probabilmente alla fine del XVIII secolo e più volte rimaneggiato, è un tipico esempio architettonico di casa colonica della pianura bolognese che si è mantenuto in essere fino alla soglia degli anni ‘50. E’ composto da due corpi principali (casa e teggia) e da un fabbricato minore ad uso di pollaio, stalla e forno. Dopo gli interventi di restauro, iniziati negli anni ‘80 e conclusisi all’inizio degli anni ‘90, la teggia è divenuta sede della biblioteca comunale e la casa attualmente ospita l’archivio storico comunale CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA Chiesa parrocchiale dotata di arredi sacri di fattura settecentesca di scuola bolognese. Da segnalare il prezioso portello del tabernacolo, in rame dipinto, opera di Ubaldo Gandolfi (XVII sec.).
only for the time spent but also because they represent, from a photographic-architectural point of view, the historical memory of the country and in a certain sense constitute its center. PALAZZO GUIDOTTI The Guidotti palace, now home to the tavern of the same name, located in the small square Serrazanetti, recently restored, belonged to the rich family that owned vast estates in Castenaso and presented in its basements interesting barrel vaults dating back to the seventeenth century. CASA BONDI It is a fine example of restructuring of a rural building for public use. The farmhouse complex, probably dating back to the end of the 18th century and reworked several times, is a typical architectural example of a farmhouse in the Bolognese plain that remained in place until the 1950s. It consists of two main buildings (house and teggia) and a smaller building for use as a chicken coop, stable and oven. After the restoration work, which began in the 1980s and ended at the beginning of the 1990s, the teggia became the seat of the municipal library and the house currently houses the municipal historical archive. CHURCH OF SAN GIOVANNI BATTISTA Parish church with sacred furnishings of the 18th century Bologna school. Of note is the precious door of the tabernacle, in painted copper, by Ubaldo Gandolfi (XVII century).
CHIESA DELLA BEATA VERGINE DEL PILAR Dà il nome alla zona (Madonna) ed è così detta perché dedicata dal Rettore del Collegio di Spagna, che ivi ebbe numerosi possedimenti, alla Vergine venerata a Saragozza. In questa chiesa furono celebrate le nozze di Gioacchino Rossini con il famoso soprano Isabella Colbran. L’attuale costruzione risale alla fine del XVII sec. L’interno, decorato in chiaro stile barocco, ospita un’immagine della Vergine, dipinta da G.B. Bolognini, di grande rilievo anche sotto il profilo devozionale.
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CHURCH OF THE BLESSED VIRGIN OF THE PILAR It gives its name to the area (Madonna) and is so called because it was dedicated by the Rector of the College of Spain, who had numerous possessions there, to the Virgin venerated in Zaragoza. In this church the wedding of Gioacchino Rossini with the famous soprano Isabella Colbran was celebrated. The current construction dates back to the end of the 17th century. The interior, decorated in clear Baroque style, houses an image of the Virgin, painted by G.B. Bolognini, of great importance also under the devotional profile. VILLA ROSSINI Of this building, which belonged to the great composer Gioacchino Rossini, who lived in Castenaso for about ten years together with his second wife Isabella Colbran, there is now nothing left but a characteristic well.
VILLA ROSSINI Di questo edificio, appartenuto al grande compositore Gioacchino Rossini, che visse a Castenaso per una decina di anni insieme alla seconda moglie Isabella Colbran, non rimane ormai più nulla se non un caratteristico pozzetto. Monumenti in località Marano In passato fu centro plebano, come attesta la Pieve di S. Giminiano, dalla quale nel Medioevo dipendeva anche Castenaso. L’antico impianto, risalente al XII sec., fu completamente distrutto dalle truppe del Duca Valentino nel XVI secolo. La ricostruzione in forme neoromaniche del 1929 ha conservato il campanile cinquecentesco. Fra le ville del territorio, Villa Marana (ora Molinari-Pradelli) VILLA GOZZADINI Fu fatta costruire nel XVI secolo dall’omonima famiglia senatoria bolognese, di cui fece parte anche il Conte Giovanni, appassionato archeologo cui si deve la scoperta della civiltà villanoviana. La villa, che ha subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti e giace ora in stato di abbandono, è un sobrio edificio padronale cinquecentesco con un corpo centrale a tre piani e due ali laterali; un bel balcone in ferro battuto sovrasta il portone centrale; notevoli affreschi e ariose pitture settecentesche impreziosiscono l’interno. VILLA MANARESI Già villa Silvani, è detta anche la Pederzana, dal nome di Marcantonio Pederzani, ricco commerciante di legnami che nel 1627 volle erigere questa signorile residenza arricchendola con pitture e affreschi che nel corso dei secoli, con i vari passaggi di proprietà, divennero sempre più preziosi. ORATORIO DI SAN MATTEO DELLA PEDERZANA Questo semplice edificio di culto intitolato a San Matteo, situato in via Pederzana poco distante da Villa Manaresi, sorgeva un tempo all’interno delle pertinenze della villa signorile appartenuta ai signori Pederzani, da cui prende il nome sia l’oratorio che la strada. Si tratta di un semplice edificio seicentesco a pianta rettangolare con campanile a vela recante sulla facciata, come elemento decorativo, una formella in cotto raffigurante San Matteo con un angelo che regge il Vangelo. Fatto edificare nel 1658 dalla vedova e dai nipoti del ricco mercante di legnami, Marco Antonio Pederzani, in sua memoria.
Monuments in the Marano area In the past it was a plebeian center, as attested by the Pieve di S. Giminiano, from which Castenaso also depended in the Middle Ages. The ancient structure, dating back to the 12th century, was completely destroyed by Duke Valentino’s troops in the 16th century. The reconstruction in neo-Romanesque style of 1929 has preserved the sixteenth-century bell tower. Among the villas of the territory, Villa Marana (now Molinari-Pradelli) VILLA GOZZADINI It was built in the 16th century by the homonymous Senatorian family from Bologna, which also included the Conte Giovanni, a passionate archaeologist who discovered the Villanovan civilization. The villa, which has undergone numerous alterations over the centuries and now lies in a state of neglect, is a sober sixteenth-century manor house with a three-storey central body and two side wings; a beautiful wrought-iron balcony overlooks the central door; remarkable frescoes and airy eighteenth-century paintings embellish the interior. VILLA MANARESI Formerly Villa Silvani, also called the Pederzana, from the name of Marcantonio Pederzani, a rich wood merchant who wanted to build this noble residence in 1627, enriching it with paintings and frescoes that over the centuries, with various changes of ownership, became increasingly valuable. ORATORY OF SAN MATTEO DELLA PEDERZANA This simple cult building dedicated to San Matteo, located in Via Pederzana not far from Villa Manaresi, once stood within the appurtenances of the noble villa that belonged to the Pederzani lords, from which both the oratory and the street take their name. It is a simple seventeenth-century building with a rectangular plan and a bell gable bearing on its façade, as a decorative element, a terracotta tile depicting St. Matthew with an angel holding up the Gospel. Built in 1658 by the widow and grandchildren of the rich wood merchant, Marco Antonio Pederzani, in his memory.
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MUSEO DELLA CIVILTA’ VILLANOVIANA Il MUV - Museo e Centro di documentazione della civiltà villanoviana, ospitato nell’ex fienile del complesso rurale di Casa Sant’Anna a Villanova di Castenaso, sorge proprio nel luogo dove, fra il 1853 e il 1856, il conte archeologo bolognese Giovanni Gozzadini scoprì e identificò le tracce della fase più antica della civiltà etrusca, sviluppatasi tra gli inizi del I millennio a.C. (Età del Ferro) e gli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., sino ad allora sconosciuta in Italia, a cui lo stesso Gozzadini decise di dare il nome di “Villanoviana”.L’esposizione rappresenta per il visitatore un viaggio nel tempo, nella perduta quotidianità della prima età del Ferro italiana, e si pone come integrazione ideale perfetta alla visita guidata alla capanna villanoviana.
MUSEUM OF THE VILLANOVIAN CIVILIZATION The MUV - Museum and Documentation Center of the Villanovan civilization, housed in the former barn of the rural complex of Casa Sant’Anna in Villanova di Castenaso, stands right in the place where, between 1853 and 1856, the Bolognese archaeologist Count Giovanni Gozzadini discovered and identified the traces of the most ancient phase of the Etruscan civilization, developed between the beginning of the first millennium BC (Iron Age) and the last decades of the eighth century BC, until then unknown in Italy, to which the same Gozzadini decided to give the name of “Villanoviana” .The exhibition represents a journey through time, for the visitor lost everyday life in the early Iron Age of Italy, and it is the perfect ideal complement to the guided tour of the Villanovan hut.
Polpettone alla bolognese Il polpettone alla bolognese è una ricetta storica della cucina emiliana che si tramanda di generazioni in generazione, e come sempre ogni famiglia ha la sua; esistono diverse varianti di questa ricetta perchè c’è chi usa cucinarlo al forno, chi in pentola o chi addirittura nel brodo.
Preparazione Tritare la mortadella, mescolarla con la carne di manzo e aggiungere il parmigiano, le uova, il succo del limone, 2 cucchiai di pangrattato, la cannella, sale e pepe. Dare al composto ottenuto la forma di un polpettone e farlo rotolare prima in un po’ di farina e poi nel pangrattato rimasto. Far rosolare il polpettone in padella con un filo di olio; trasferire la carne in una pentola con la cipolla appassita e il burro, fuso, cuocere i forno preriscaldato a 200° per circa mezz’ora. Servire sia caldo che freddo.
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Ingredienti • 500 gr. di carne trita di Manzo • 80 gr Mortadella • 40 gr Burro • 1 Limone • 2 Uova • 1 Cipolla • 5 cucchiai di parmigiano • 6 cucchiai di pan grattato • ½ cucciaio di cannella • 4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva • Sale, Pepe q.b
Crevalcore
www.comune.crevalcore.bo.it
CREVALCORE Crevalcôr in dialetto bolognese Abitanti: Crevalcoresi Comune Via Matteotti, 191..................... tel 051 988311 Biblioteca Via Caduti di Via Fani, 7....... tel 051 988552
Crevalcore comune di 13.544 abitanti, a cui è stato conferito il titolo di città nel 2000. Dal gennaio 2012 fa parte dell’Unione dei comuni Terre d’acqua e si trova ai confini con la provincia di Modena e Ferrara ed è il comune più settentrionale della provincia di Bologna. Frazioni sono Bevilacqua, Bolognina, Caselle, Galeazza, Guisa, Palata Pepoli, Ronchi, Sammartini. Una spiegazione etimologica del nome Crevalcore collega il nome all’espressione latina crepa(tum) corium cioè pelle, scorza crepata, a designare una zona, al limite delle valli, in cui il ritirarsi dell’acqua nei periodi estivi produceva le tipiche screpolature dei terreni paludosi. Crevalcore ha un’economia in prevalenza legata all’agricoltura. Famose a livello nazionale sono la patata di Bologna igp prodotta anche nel comune e le pere coltivate nelle campagne di Crevalcore. ACrevalcore si trova il Museo Civico Leo Preti: E’ il museo dei burattini più piccolo del mondo. Crevalcore ha ottenuto, nel 2000, il titolo di Città dalla Presidenza del Consiglio.Figlio illustre di Crevalcore lo scienziato Marcello Malpighi.
Comune di Crevalcore Proloco di Crevalcore
Common Crevalcore of 13.544 inhabitants, which was given the title of city in 2000. Since January 2012 it is part of the Union of common lands of water and is located on the border with the province of Modena and Ferrara and is the northernmost municipality of the province of Bologna. Fractions are Bevilacqua, Bolognina, Caselle, Galeazza, Guisa, Palata Pepoli, Ronchi, Sammartini. An etymological explanation of the name Crevalcore links the name to the Latin expression crack (tum) corium ie skin, cracked skin, to designate an area, on the edge of the valleys, in which the withdrawal of water in the summer produced the typical cracks of the land boggy. Crevalcore has a predominantly agricultural economy. Famous at national level are the Bologna igp potato also produced in the municipality and the pears cultivated in the Crevalcore countryside. ACrevalcore is the Leo Preti Civic Museum: It is the smallest puppet museum in the world.
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VILLA RONCHI: situata nell’omonima località, è composta da un palazzo padronale del XVI sec. ed un’elegante chiesa settecentesca a pianta ellittica. Il restauro degli affreschi del palazzo padronale ha confermato la presenza del diciottenne Agostino Carracci. Oggi Villa Ronchi, acquisita al patrimonio dell’Amministrazione Comunale è un centro espositivo e culturale di grande pregio.
VILLA RONCHI: situated in the locality of the same name, it is composed of a manor house from the XVI century. and an elegant eighteenth-century church with an elliptical plan. The restoration of the frescoes in the main building confirmed the presence of 18-year-old Agostino Carracci. Today, Villa Ronchi, acquired by the Municipal Administration, is a very prestigious exhibition and cultural center.
CHIESA DI SAN SILVESTRO La Chiesa dedicata al santo patrono, di forme gotiche, risale al 1230 circa, nel 1720 è documentato che fosse in stato rovinoso . Nel 1902 venne ricostruita e l’amministrazione comunale decise di realizzare una piazza più grande. La consacrazione ufficiale, ultimate alcune cappelle, avvenne nel 1928. La torre campanaria è distaccata dal nucleo principale di forme gotiche (recentemente restaurato), il quale ha sul fianco meridionale una lapide che reca la seguente iscrizione: «Campanile istud quod fabricari fecit Ugucio Ugonis de Zamcharis inceptum fuit per comune Crevalcorii anno Domini 1421 et finitum 1424». Da una pergamena conservata presso la Biblioteca comunale sembra però che una torre campanaria esistesse già nel 1386. In essa sono contenute numerose opere di interesse artistico, molte delle quali appartenute all’antica struttura sacra andata persa.
CHURCH OF SAN SILVESTRO The Church dedicated to the patron saint, of Gothic form, dates back to around 1230, in 1720 it is documented that it was in a ruinous state. In 1902 it was rebuilt and the municipal administration decided to build a larger square. The official consecration, after completing some chapels, took place in 1928. The bell tower is detached from the main Gothic core (recently restored), which has a plaque on the southern side bearing the following inscription: “Campanile istud quod fabricari fecit Ugucio Ugonis de Zamcharis inceptum fuit for common Crevalcorii year Domini 1421 et finitum 1424 ». From a parchment preserved in the municipal library it seems however that a bell tower already existed in 1386. It contains numerous works of artistic interest, many of which belonged to the ancient sacred structure that was lost.
CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE E ORATORIO DELLA PIETA’ Sotto il cassero della porta Modena, a una parte del quale è fissata una lapide terragna del 1392, si apre l’ingresso principale della Chiesa dell’Immacolata Concezione, chiamata anche “cisa da sìra”. Iniziata nel 1696 venne completata nel 1724-25. All’interno si possono ammirare tele di rilevante importanza, sugli altari e ai 4 pilastri della volta. Da un andito laterale si accede all’attiguo ORATORIO DELLA PIETA’. Risale al XVI secolo e prende nome da una tela di scuola dossesca raffigurante la Pietà con i Ss.Giovanni, Nicola
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CHURCH OF THE IMMACULATE CONCEPTION AND ORATORY OF PIETA Under the quarterdeck of the door, to a part of which a terrestrial plaque from 1392 is fixed, opens the main entrance of the Church of the Immaculate Conception, also called “cisa da sira”. Begun in 1696 it was completed in 1724-25. Inside it is possible to admire paintings of considerable importance, on the altars and on the 4 pillars of the vault. Access to the next is from a side entrance .ORATORIO DELLA PIETA’It dates back to the 16th century and takes its name from a Dossesque school painting depicting the Pietà with Saints Giovanni, Nicola and Silve-
e Silvestro (1530 circa). L’oratorio è ornato da un fregio ad affresco del primo Seicento con Storie della Vergine e conserva l’originale coro ligneo di sobria fattura.
stro (around 1530). The oratory is decorated with a fresco of the early seventeenth century with Stories of the Virgin and preserves the original wooden choir of sober workmanship.
TEATRO COMUNALE A metà strada tra Porta Bologna e la chiesa di San Silvestro, sorge il teatro comunale, edificato su progetto dell’ingegnere Antonio Giordani e inaugurato nel 1881. L’interno è stato decorato dal pittore crevalcorese Gaetano Lodi (1830-1886), ornatista di cortedei Savoia, con motivi floreali; è soprattutto notevole il plafond della sala.
MUNICIPAL THEATER Halfway between Porta Bologna and the church of San Silvestro, stands the municipal theater, built on a project by the engineer Antonio Giordani and inaugurated in 1881. The interior was decorated by the Crevalcorese painter Gaetano Lodi (1830-1886), an ornamentist of the Savoy court, with floral motifs; the ceiling of the hall is especially noteworthy..
ORATORIO LA ROTONDA L’oratorio dista 2 km dalla villa Ronchi ed è privato , detto la Rotonda per la sua forma circolare, che fu voluto dalla contessa Maria Vittoria Caprara nel 1765 come ex-oto per lo scampato annegamento del marito, il conte Nicolò. Internamente decorata in modo da simulare un parato di damasco a fiori, un delizioso equilibrio tra il Rococò e il Neoclassico.
LA ROTONDA ORATORY The private oratory, called the Rotunda for its circular oven, which was commissioned by the Countess Maria Vittoria Caprara in 1765 as an ex-oto for the escaped drowning of her husband, Count Nicolò. Internally decorated to simulate a flowered damask wallpaper, a delightful balance between Rococo and Neoclassical.
CASTELLO E CHIESA DI PALATA PEPOLI Castello costruito dal conte Filippo Pepoli intorno al 1540, conserva i caratteri di residenza nobiliare di campagna. Di proprietà della famiglia Pepoli, passò nel corso del 1800 alla principesca famiglia Torlonia che divenne proprietaria anche di larga parte del territorio della frazione di Palata Pepoli. Anche la chiesa parrocchiale di Palata, dedicata a S. Giovanni Battista, fu fondata nel Cinquecento dai Pepoli; il tempio fu tuttavia ricostruito nel 1883. Notevoli i dipinti all’interno.
CASTLE AND CHURCH OF PALATA PEPOLI Castle built by Count Filippo Pepoli around 1540, it preserves the characters of a noble country residence. Owned by the Pepoli family, it passed during the 1800s to the princely Torlonia family who also became the owner of a large part of the territory of the village of Palata Pepoli. The parish church of Palata, dedicated to St. John the Baptist, was also founded in the sixteenth century by the Pepoli family; the temple was however rebuilt in 1883. The interior paintings are remarkable.
CASTELLO DI GALEAZZA ll feudo dei Pepoli comprendeva anche Galeazza, borgata che prende nome da una poderosa torre fatta costruire da Ga-
CASTLE OF GALEAZZA the Pepoli feud also included Galeazza, a village that takes its name from a mighty tower built by Galeazzo Pepoli in the second half of the 14th cen-
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leazzo Pepoli nella seconda metà del XIV secolo. Attorno alla torre sorse nel Cinquecento una villa che verso il 1870 fu rimaneggiata, dai successivi proprietari, i Falzoni Gallerani, in stile neo-medievale con una scenografica facciata a coronamento merlato. PALAZZO BEVILACQUA ARIOSTI. (PALAZZO DUCALE DEI BEVILACQUA) Costruito dal conte Onofrio Bevilacqua nella seconda metà del ‘500 è una possente costruzione con due avancorpi agli angoli a forma di torre e una scala in fero battuto nella facciata principale. Purtroppo il palazzo è in condizioni precarie, si trova nella frazione di Bevilacqua .
Lasagne di patate Brazadèla bulgnaiśa
Preparazione Tagliate a fettine sottilissime le patate,poi prendete una teglia rettangolare e sul fondo versate la besciamella in modo da ricoprirla,infine il pane aggiungete del pane grattugiato. Fate il primo strato di patate,il secondo con crudo e taleggio grattugiato grossolanamente, poi ricoprite con la besciamella, e con il parmigiano. Continuate così, fino alla fine degli ingredienti in modo da avere l’ultimo strato con la besciamella e il pane grattugiato. Infornate a 200° per circa 40 min, fino a chè le patate non saranno cotte e sopra non si sarà formata una crosticina dorata. Sfornate a lasciate raffreddare qualche minuto prima di mangiarle, Ottime!
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tury. Around the tower, in the 16th century, a villa was built which in the 1870s was remodeled, by the subsequent owners, the Falzoni Gallerani, in neo-medieval style with a spectacular crenellated crowning façade. BEVILACQUA ARIOSTI PALACE (PALAZZO DUCALE DEI BEVILACQUA) Built by Count Onofrio Bevilacqua in the second half of the 1500s, it is a mighty building with two projections at the corners in the shape of a tower and a fero staircase in the main facade. Unfortunately the building is in precarious conditions, it is located in the Bevilacqua district.
Ingredienti • 1 kg di patate di Bologna igp (zona di produzione Crevalcore S. Agata bolognese) • 1 litro di besciamella • 250 gr di prosciutto crudo di Modena, del Casaro di Crevalcore. • 100 gr di parmigiano reggiano dop 30 mesi • 200 gr di taleggio o fontina. • Pane grattugiato qb
Dozza
www.comune.dozza.bo.it
DOZZA Dòza in dialetto bolognese Abitanti: Dozzesi Fondazione Dozza Città d’Arte, piazza della Rocca .......... ............................................................tel./fax 0542678240
Il capoluogo è detto anche Dozza Imolese per distinguerlo dall’omonima borgata di Bologna. DOZZA è un Comune di 6.588, fa parte della Rete del Nuovo Circondario Imolese ed è considerato uno dei più caratteristici borghi medievali dell’Appennino tosco-romagnolo, sia per lo stato di conservazione sia per il paesaggio nel quale è immerso. Vigneti e dolci pendii. Una piccola città ben conservata sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, con una peculiarità museografico-monumentale come la Rocca Sforzesca, con una manifestazione artistica consolidata come la Biennale d’Arte Contemporanea del Muro Dipinto e con una eccellenza nel settore del “gusto” come l’Enoteca Regionale Emilia Romagna L’unica frazione, Toscanella si sviluppa nella zona pianeggiante del territorio comunale, sull’asse della via Emilia e rappresenta il cuore economico e commerciale del Comune. Nel territorio del Comune scorre il torrente Sillaro, che delimita il confine occidentale della Romagna con l’Emiliana piccola città ben conservata sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, con una peculiarità museografico-monumentale come la Rocca Sfor-
The capital is also called Dozza Imolese to distinguish it from the homonymous borough of Bologna. DOZZA is a town of 6,588, is part of the Network of the New District of Imola and is considered one of the most characteristic medieval villages of the Tuscan-Romagna Apennines, both for the state of conservation and for the landscape in which it is immersed. Vineyards and gentle slopes. A small town that is well preserved from an urban and landscape point of view, with a museographic and monumental peculiarity such as the Rocca Sforzesca, with a consolidated artistic manifestation such as the Biennial of Contemporary Art of the Painted Wall and with an excellence in the “taste” sector such as the ‘Enoteca Regionale Emilia Romagna’. The only fraction, Toscanella develops in the flat area of the municipal territory, on the axis of the Via Emilia and represents the economic and commercial heart of the Municipality. In the territory of the Municipality runs the Sillaro torrent, which delimits the western border of Romagna with the Emiliana, a small town that is well preserved from an urban and landscape point of view, with a museographic and monumental peculiarity such as the Rocca Sforzesca, with a consolidated artistic manifestation like Ph Giampiero Varetti
Comune Via XX Settembre, 37 ...............tel 0542 678116 Biblioteca Via XXI Ottobre 1944, 7......tel. 0542 673564
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zesca, con una manifestazione artistica consolidata come la Biennale d’Arte Contemporanea del Muro Dipinto e con una eccellenza nel settore del “gusto” come l’Enoteca RegioUnale Emilia Romagna.Il toponimo Dozza deriva dal latino medievale ducia (doccia, docciola, doccione); l’etimologia è quella di “condotto”, o canale che conduce acqua. Nei documenti medievali compaiono alternativamente i toponimi Ducia e Dutia. Il nome potrebbe anche essere un riferimento a un antico acquedotto capace di accumulare acqua dal Monte del Re in una cisterna per far fronte ai periodi di siccità. ROCCA CAMPEGGI -MALVEZZI Potente, massiccia, eppure al tempo stesso ben armonizzata con il resto del borgo. E’ la Rocca Sforzesca. A volerla ricostruire sulle rovine di precedenti fortezze, continuamente soggette ad assalti e distruzioni, fu Caterina Sforza, Signora di Imola e di Dozza. i lavori furono affidati nel tardo Quattrocento all’architetto fiorentino Giorgio Marchesi. Furono alzate le spesse mura di cinta ed il torrione maggiore. Le alterne vicende politiche della regione si ripercossero anche sul dominio di Dozza e del castello, a lungo contesi dalle famiglie bolognesi Campeggi e Malvezzi. Alla fine, per via ereditaria, i Malvezzi ottennero il feudo e la rocca, col titolo di Marchesi Malvezzi-Campeggi. L’aspetto attuale della Rocca è il frutto delle trasformazioni in palazzo signorile, completata proprio dai Malvezzi nel 1594. I loro discendenti l’abitarono fino al 1960, anno in cui l’acquistò il Comune, all’estinzione dell’ultimo erede.
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the Biennale Contemporary Art of the Painted Wall and with an excellence in the “taste” sector such as the Enoteca Regio Unale Emilia Romagna. The toponym Dozza derives from the medieval Latin ducia (shower, docciola, gargoyle); the etymology is that of “conduit”, or channel that leads to water. In the medieval documents the toponyms Ducia and Dutia appear alternately. The name could also be a reference to an ancient aqueduct capable of accumulating water from the Monte del Re in a cistern to cope with periods of drought. ROCCA CAMPEGGI -MALVEZZI Powerful, massive, yet at the same time well harmonized with the rest of the village. It is the Rocca Sforzesca. To want to reconstruct it on the ruins of previous fortresses, continually subjected to assaults and destruction, was Caterina Sforza, Lady of Imola and Dozza. the works were entrusted in the late fifteenth century to the Florentine architect Giorgio Marchesi. The thick walls and the major tower were raised. The region’s alternate political events also affected the domain of Dozza and the castle, long disputed by the Campeggi and Malvezzi families from Bologna. At the end, by inheritance, the Malvezzis obtained the fief and the fortress, with the title of Marquises Malvezzi-Campeggi The current appearance of the Rocca is the result of transformations in a stately building, completed by the Malvezzi family in 1594. Their descendants lived there until 1960, when the Municipality bought it, when the last heir was extinct.
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LA BIENNALE DEL MURO DIPINTO, La biennale del muro dipinto è nata negli anni sessanta, ha regalato a Dozza una galleria a cielo aperto, sempre disponibile alla visita, senza orari di apertura o biglietti d’ingresso. La galleria propone, sui muri delle case, affreschi e rilievi a testimonianza permanente degli artisti invitati ogni due anni. Il Muro Dipinto ha materialmente caratterizzato le facciate delle abitazioni del centro storico, le pitture murali sono in stretta simbiosi con la storia, l’atmosfera, i profumi dell’antico borgo e del dolce paesaggio collinare circostante. Da vedere. SANTUARIO DEL CALANCO Santuario della Madonna del Calanco. Vi è venerata un’immagina sacra che porta il nome di Beata Vergine del Calanco. Si tratta di un bassorilievo di scagliola di colore biancastro, di forma ovale, alto circa 20 cm. Ogni anno il secondo sabato antecedente il giorno di Pentecoste l’immagine della Beata Vergine viene portata in processione fino a Dozza. CHIESE Nel comune di Dozza sono presenti tre parrocchie facenti parte della Diocesi di Imola: Santa Maria in Piscina (a Dozza), San Lorenzo in Piscerano e Santa Maria del Sabbioso (a Toscanella). In epoca medievale la comunità dozzese era riunita attorno alla Pieve di Santa Maria di Sellustra, esistente almeno dall’XI secolo. Le due più antiche chiese parrocchiali del territorio sono Santa Maria in Piscina (XII secolo) e San Lorenzo in Piscerano (XIII secolo), i cui appellativi fanno pensare alla prossimità di vasche di raccolta idrica, in una zona sprovvista di corsi d’acqua naturali. La terza chiesa parrocchiale, Santa Maria del Sabbioso, a Toscanella (già sede di un convento carmelitano) è stata eretta in parrocchia nel 1909. Oggi la parrocchia di Toscanella è la più popolosa del comune.
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LA BIENNALE DEL MURO DIPINTO The biennial of the painted wall was born in the sixties, it gave Dozza an open-air gallery, always available for the visit, without opening hours or admission tickets. The gallery proposes, on the walls of the houses, frescoes and reliefs to permanent testimony of the invited artists every two years.The Painted Wall has materially characterized the facades of the houses of the historic center, the murals are in close symbiosis with the history, the atmosphere, the scents of the ancient village and the sweet surrounding hilly landscape. To be seen. SANCTUARY OF THE CALANCO Sanctuary of the Madonna del Calanco. There is venerated a sacred image bearing the name of Beata Vergine del Calanco. It is a bas-relief of whitish scagliola, oval in shape, about 20 cm high. Every year on the second Saturday before the day of Pentecost the image of the Blessed Virgin is carried in procession up to Dozza. CHURCHES In the municipality of Dozza there are three parishes belonging to the Diocese of Imola: Santa Maria in Piscina (in Dozza), San Lorenzo in Piscerano and Santa Maria del Sabbioso (in Toscanella). MONTE RE In the upper part of the village upstream on a hill rises the former convent of Monte de Re, and in the middle of the 13th century friars of the Third Franciscan regular order settled. The convent was the place where an important peace treaty was signed between the Bologna Guelph and the league of the Ghibelline cities of Romagna (Cesena, Forlì, Faenza and Imola) on 29 April 1299. After the convent was closed (XVII century) the church was officiated by the secular clergy until 1798. In 1866-67 it was confiscated by the State, which then ceded it to the Sassatelli family. From 1908
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MONTE RE Nella parte alta del borgo a monte su un altura sorge l’ex convento di Monte de Re si insediarono alla metà del XIII secoli frati del Terzo ordine regolare francescano. Il convento fu il luogo in cui venne siglato un importante trattato di pace tra la guelfa Bologna e la lega delle città ghibelline di Romagna (Cesena, Forlì, Faenza e Imola) il 29 aprile 1299. Dopo la chiusura del convento (XVII secolo) la chiesa fu officiata dal clero secolare fino al 1798. Nel 1866-67 fu confiscata dallo Stato, che poi la cedette alla famiglia Sassatelli. Dal 1908 al 1970 fu destinata a residenza estiva per i seminaristi della diocesi. Oggi è una villa privata. ENOTECA REGIONALE EMILIA ROMAGNA Ubicata nei suggestivi sotterranei della Rocca Sforzesca di Dozza, ospita più di 1000 etichette selezionate da un’apposita commissione di degustazione. Proprio per consentire agli appassionati di scoprire i prodotti vinicoli della regione e apprezzarne le migliori etichette, Enoteca Regionale Emilia Romagna ha deciso di portare online la sua esperienza e la capacità di consigliare ad ogni cliente il “suo” vino. Così, lo storico negozio situato nei sotterranei della Rocca Sforzesca di Dozza arriva in rete e diventa La rocca del vino!
to 1970 it was used as a summer residence for the diocese’s seminarians. Today it is a private villa. ENOTECA REGIONALE EMILIA ROMAGNA Located in the suggestive underground of the Rocca Sforzesca of Dozza, it hosts more than 1000 labels selected by a special tasting commission. Precisely to allow fans to discover the region’s wine products and appreciate the best labels, Enoteca Regionale Emilia Romagna has decided to bring its experience and the ability to advise each customer of “his” wine. Thus, the historic shop located in the basement of the Rocca Sforzesca di Dozza arrives on the net and becomes La Rocca della Vino. La Tana del Drago” In Via XX Settembre, 2 in Dozza has its headquarters “La Tana del Drago”, the first study center dedicated to John Ronald Reuel Tolkien, the author of The Hobbit, of The Lord of the Rings and of The Silmarillion, which aims at enhancement of the cultural heritage linked to the fantasy genre through the language of illustrative art, the study of the north European legend, of Italian folklore, the game and the most beautiful stories in children’s literature. Opened on
La Tana del Drago” In via XX settembre, 2 a Dozza ha sede “La Tana del Drago”, il primo centro studi dedicato a John Ronald Reuel Tolkien, l’autore de Lo Hobbit, de Il Signore degli Anelli e de Il Silmarillion, che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio culturale legato al genere fantasy tramite il linguaggio dell’arte illustrativa, lo studio della leggenda nord europea, del folclore italiano, il gioco e le più belle storie della letteratura per ragazzi. Inaugurato il 21 settembre 2018, il Centro Studi è nato da un’idea dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, sviluppata insieme al Comune di Dozza e alla collaborazione della Fondazione Dozza Città d’Arte, con il sostegno delle So-
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cietà Tolkieniane di Francia, Spagna, Ungheria, Finlandia e di partner nazionali quali l’Associazione Sackville di Bergamo, l ’A s s o c i a z i o n e Sentieri Tolkieniani di Pinerolo, gli smial tolkieniani La Musica degli Ainur di Firenze, Proudneck di Roma, Overhilldi Bologna, Rohirrim e La Compagnia degli Argonath di Verona. L’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) è attiva già da molti anni e sta agendo sul territorio italiano come enorme fonte di stimolo per portare la conoscenza dell’opera tolkeniana al livello del mondo anglosassone. L’opera Tolkeniana ha una vastità, una profondità che richiede senza dubbio un’analisi critica come si deve, e l’AIST ha i mezzi per farlo: lo dimostrano le decine di saggi, traduzioni, eventi, collaborazioni con le università, conferenze e mostre allestite in musei e luoghi istituzionali. Tra i primi obiettivi della “Tana del Drago” c’è quello di raccogliere il materiale disponibile negli studi tolkieniani, di ordinarlo e di metterlo a disposizione di studiosi e di giovani che intendono approfondire le loro conoscenze nel campo della letteratura fantastica. Nella galleria espositiva al primo piano si possono ammirare mostre dei maggiori illustratori del panorama fantasy italiano, al piano terra il bookshop con libri e saggi dedicati al genere, mentre nel seminterrato si svolgono laboratori, proiezioni e sessioni di giochi da tavolo e di ruolo. Per quale motivo dedicare tanta attenzione a uno scrittore di fantasy? L’influenza dei romanzi di J. R. R. Tolkien sull’immaginario collettivo è gigantesca, non trova paragoni in nessuna altra opera letteraria del ‘900. Da Stephen King a J. K. Rowling, da Neil Gaiman a George R.R. Martin, è davvero difficile trovare uno scrittore di romanzi fantastici di successo che non si sia dichiarato fan di Tolkien. Se anche per te i romanzi di Tolkien rappresentano una fetta importante della tua vita, se ami il genere fantasy e la letteratura fantastica, devi far perte di questo ambizioso progetto che è già realtà. “La tana del drago” è il posto dove andare a consultare testi, vedere mostre, comprare oggetti da collezione, stampe a edizione limitata e illustrazioni originali, assistere a conferenze, partecipare a o giochi, workshop o proiezioni.
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21 September 2018, the Study Center was born from an idea of the Italian Association of Tolkien Studies, developed together with the Municipality of Dozza and the collaboration of the Dozza Città d’Arte Foundation, with the support of the Tolkienian Societies of France, Spain, Hungary, Finland and national partners such as the Sackville Association of Bergamo, the Tolkieniani Paths Association of Pinerolo, the Tolkien smials La Musica degli Ainur of Florence, Proudneck of Rome, Overhilldi Bologna, Rohirrim and La Compagnia degli Argonath of Verona. The Italian Association of Tolkien Studies (AIST) has been active for many years and is acting on the Italian territory as a huge source of stimulus to bring the knowledge of Tolkenian work to the level of the AngloSaxon world. The Tolkenian work has a vastness, a depth that undoubtedly requires a critical analysis as it should be, and the AIST has the means to do so: the tens of essays, translations, events, collaborations with universities, conferences and exhibitions set up in museums and institutional venues. Among the first objectives of the “Tana del Drago” is to collect the material available in the Tolkien studies, to order it and to make it available to scholars and young people who intend to deepen their knowledge in the field of fantasy literature. In the exhibition gallery on the first floor you can admire exhibitions of the leading illustrators of the Italian fantasy scene, on the ground floor the bookshop with books and essays dedicated to the genre, while in the basement there are workshops, screenings and sessions of board games and roleplaying. Why pay so much attention to a fantasy writer? The influence of the novels of J. R. R. Tolkien on the collective imaginary is gigantic, it does not find comparisons in any other literary work of the ‘900. From Stephen King to J. K. Rowling, from Neil Gaiman to George R.R. Martin, it’s really hard to find a successful novelist writer who hasn’t declared himself a Tolkien fan. If for you too Tolkien’s novels represent an important slice of your life, if you love the fantasy genre and the fantastic literature, you must make this ambitious project a reality. “La tana del drago” is the place to go to consult texts, see exhibitions, buy collectibles, limited edition prints and original illustrations, attend conferences, take part in or games, workshops or screenings.
Situato in un’edificio storico, Le antiche Scuderie della Rocca Sforzesca. Dall’archivio storico si sa che era una fornace ma in seguito ad un incendio nel 1783 rimase distrutta e dalle fondamenta furono costruite le Scuderie dei Signori dell’epoca. I Conti Malvezzi Campeggi, e tali rimasero sino agli anni 60’. Dagli anni 70’ furono adibite in bar-trattoria e dal 77’ gestito dalla famiglia Preti ebbe la trasformazione in Ristorante. Ora nella sala delle scuderie si mangia in compagnia delle poste divisorie in ghisa e legno con gli abbeveratoi e greppie per il fieno, la scaletta in ferro che portava al fienile ed alle pareti finimenti vari e attrezzi dell’epoca. Inoltre negli anni 90 è stata rifatta la veranda sulla piazza che permette di godere della vista sulla suggestiva Rocca Sforzesca. Il locale rispettoso della genuina tradizione culinaria del territorio, propone piatti basati sulla freschezza e della scelta secondo stagione delle materie prime sono gli ingredienti irrinunciabili delle ricette. Primi piatti di pasta fresca tirata al matterello; Polente, zuppe di cereali e legumi; saporiti formaggi e
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R istorante La Scuderia
salumi locali serviti con piadina e crescentina rigorosamente fatta in casa; carni di eccellente qualità cucinate alla griglia. Ottime verdure fritte in base alle stagioni: dolci al cucchiaio, ciambelle, crostate e biscotti, sempre di nostra produzione.
Alcune Specialità: tra gli antipasti: Insalata di carciofi e grana: Pollo aromatizzato all’Aceto balsamico, Piadina o Crescentine con affettati locali e Squacquerone di Romagna Dop. Per i primi: Tortellini in brodo rigorosamente di carne, Tortelli di patate, Bigoli con Scalogno di Romagna dop, Pomodorini e Guanciale; Zuppa d’Orzo con Porri e Patate; Strozzapreti al Pesto di Zucchine e Fiori di Zucca. Per i secondi: tagliata di Manzo con Olive taggiasche e Pomodorini; filetto di Manzo ai Porcini su crosta; misto di carni alla griglia, Tartar di carne Wagy. Tra i dolci: Mascarpone all’Ananas; Cassata di Ricotta; Budino di Patate e Mandorle. I Vini: la carta dei vini è stilata in collaborazione con l’Enoteca Regionale Emilia Romagna che ha sede nella Rocca Sforzesca e conta circa 90 etichette selezionate.
Pollo alla cacciatora Pollo alla cacciatora ormai è un piatto Nazionale ma in Emilia Romagna è tipicità! Una volta nelle campagne Bolognesi i polli non mancavano ed era un piatto della domenica. Preparazione Affettate la cipolla e farla rosolare in olio o (lardo di maiale come ai vecchi tempi). Appena prima che la cipolla diventi rosa aggiungere il pollo, fatelo rosolare con la cipolla e aggiungete un rametto di rosmarino. Lasciate cuocere 15 minuti circa, rigiratelo che si rosoli bene, e aggiungete il vino lascia stelo sfumare e una volta sfumato aggiungete i pomodori il latte e terminare la cottura, assaggiando ogni tanto. Qualcuno aggiunge i peperoni, altri la pancetta, ma la ricetta base risulta essere questa. Servire e gustare. Si consiglia l’abbinamento con le tigelle. Buon appetito!
Ingredienti per 4 persone • 1 pollo • 1 cipolla grande dorata o due piccole, • rosmarino, • pomodori pelati q.b. • 1 bicchiere di vino bianco • 1 bicchiere di latte
Fontanelice
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FONTANELICE Funtâna in romagnolo Abitanti: Fontanelicesi o fontanesi Comune Piazza del Tricolore, 2 . ...............tel 0542 92566 Biblioteca Via Mengoni, 4/6...................tel. 0542 92566
Fontanèlice è un comune italiano di 1.944 abitanti della città metropolitana di Bologna, in Emilia-Romagna. Sorge lungo il corso del fiume Santerno, a circa 18 chilometri a monte della città di Imola. Caratteristico il centro storico e di interesse naturalistico le formazioni geologiche e il paesaggio del suo territorio. Fa parte del Nuovo Circondario Imolese. Si ritiene che il toponimo Fontanelice possa derivare dall’unione del termine fontana, che in latino significa “sorgente”, con la desinenza elice, dal verbo latino elicere, che significa “trarre fuori”, far scaturire; quindi opera artificiale di captazione idrica. L’origine di Fontanelice, come quella di altri centri abitati della Valle del Santerno, affonda le sue radici nella preistoria. Lo testimoniano sparsi frammenti dell’età della pietra che diventano più numerosi nel periodo villanoviano, etrusco, celtico e soprattutto romano. Si narra che Narsete, il generale bizantino che sconfisse i Goti invasori, donò all’imolese Orazio Coralto le terre dove questi fondò nell’anno 554 un castello. L’insediamento più antico si è evoluto attorno al vecchio castello, alla destra del fiume Santerno. Appare nel XII Secolo la prima testimonianza storica del nome di Fontanelice quando il Papa Onorio II di Fiagnano conferma al Vescovo di Imola Bennone il possesso di tutte le località del territorio imolese, compreso il Castrum Fontane de Urce. Il successivo sviluppo urbano, di carattere medioevale, è ancora oggi evidente nell’impianto.
Comune di Fontanelice Pro Loco di Fontanelice
FONTANELICE is an Italian town of 1,944 inhabitants in the metropolitan city of Bologna, in EmiliaRomagna. It rises along the course of the Santerno river, about 18 kilometers upstream of the city of Imola. The geological formations and the landscape of its territory are characteristic of the historic center. It is part of the New District of Imola. It is believed that the toponym Fontanelice can derive from the union of the term fountain, which in Latin means “source”, with the ending elice, from the Latin verb elicere, which means “draw out”, make it spring; then artificial work of water uptake. The oldest settlement evolved around the old castle, to the right of the Santerno river. The first historical testimony of the name of Fontanelice appears in the 12th century when Pope Honorius II of Fiagnano confirms to the Bishop of Imola Bennone possession of all the towns in the Imola area, including the Castrum Fontane de Urce. The subsequent urban development, of a medieval character, is still evident today in the plant.
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Torre civica ex Palazzo pubblico sede dell’Archivio museo G. Mengoni Il vecchio palazzo comunale situato sulla piazza principale di Fontanelice, a fianco della porta d’accesso al Castello, con l’estremità opposta a strapiombo sul rio Filippino (ora denominato Colombarino), nel corso dei secoli ha subito numerosi rimaneggiamenti e trasformazioni funzionali. L’edificio attuale si trova, in parte, sull’area di sedime occupata, nel Medioevo, da un castello, già documentato nel 554, costruito da Marzio Coralto sul terreno donato da Narsete
Porta di Fontana Elice Fin dal medioevo il paese o castello di Fontana venne circondato da mura con un unico accesso. La comunità prestò sempre particolare attenzione alla conservazione delle mura e alla manutenzione della porta. Pare che anticamente davanti alla stessa ci fosse un fossato piuttosto profondo, detto Rio della Porta. Alla sera essa veniva chiusa e riaperta al mattino, ma non è ben chiaro quando questa operazione secolare sia finita per sempre. Negli ultimi tempi le entrate al castello erano in realtà due: una, che potremmo dire di servizio, per il passaggio dei pedoni ed a fianco l’altra un po’ più larga, ma insufficiente e disagevole al passaggio dei carri, situate tutte e due più o meno dove si trova l’arco attuale. Sia l’una che l’altra erano in pessimo stato e si imponeva un’opera di risanamento globale. Chiesa di S. Maria della Consolazione (da “Storia di Fontanelice” di Cesare Quinto Vivoli - Fontanelice, Tip. Fons Elix, 1997). Nei primi anni del Cinquecento, il sacerdote Lorenzo Magnani e il fratello Paolo avevano donato al Comune le loro case poste in «burgo Fontane» allo scopo di costruire una chiesa ed aprire un convento. Il Consiglio Comunale, presieduto dal
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Torre civica ex Palazzo pubblico sede dell’Archivio museo G. Mengoni The old town hall located on the main square of Fontanelice, next to the access door to the Castle, with the opposite extremity overhanging the Filippino river (now called Colombarino), over the centuries has undergone numerous alterations and functional transformations. The current building is located, in part, on the area of the grounds occupied, in the Middle Ages, by a castle, already documented in 554, built by Marzio Coralto on the land donated by Narsete.
Porta di Fontana Elice Since the Middle Ages the town or castle of Fontana was surrounded by walls with a single access. The community always paid particular attention to the preservation of the walls and the maintenance of the door. It seems that in ancient times before it there was a rather deep moat, called Rio della Porta. In the evening it was closed and reopened in the morning, but it is not clear when this secular operation ended forever. In recent times the entrances to the castle were actually two: one, which we could say of service, for the passage of pedestrians and next to it the other a little wider, but insufficient and uncomfortable to the passage of the wagons, both located more or less where the current arch is located. Both of them were in a terrible state and a global rehabilitation was required.
capitano Giovanni Antonio Urbani il 5 aprile 1506 accolse l’offerta e deliberò di costruire una chiesa ed un convento sull’area donata dai Magnani, utilizzando parte delle rendite dell’Ospedale di Sant’Antonio Abate e della Compagnia di Santa Maria. Il successivo 20 giugno 1507 l’area venne ceduta ai Frati Serviti di Riviera che ne presero possesso nella persona di padre M° Pietro da Treviso. L’anno stesso, a spese del Comune si cominciò a costruire la chiesa che nel 1511, benché incompleta, venne aperta al culto e nel 1516 completata. Il Museo archivio “Giuseppe Mengoni” Situato nella vecchia sede del Comune (piazza Roma, 22), raccoglie documenti progettuali prodotti dallo studio milanese dell’architetto fontanese Giuseppe Mengoni (1829-1877), nonché i disegni realizzati da Mengoni quando era studente all’Accademia di belle arti di Bologna. L’archivio raccoglie oltre millesettecento documenti progettuali prodotti dallo studio milanese dell’architetto fontanese Giuseppe Mengoni: la parte più consistente è costituita da materiale di progetto, documentazione fotografica, cartografica e scritta, prodotta e utilizzata per la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e la sistemazione delle aree circostanti. Aree naturali A passeggio sui calanchi sopra Fontanelice. Notevoli sono le bellezze naturalistiche della stazione di Fontanelice del Parco fluviale del fiume Santerno (loc. Prato) con la scenografica Riva dei Cavalli e l’oasi di Termara. ROCCA DI MONTE BATTAGLIA Quella di Monte Battaglia è una tipica rocca di montagna, funzionalmente semplice, con scopi puramente militari che
Church of S. Maria della Consolazione (from “Storia di Fontanelice” by Cesare Quinto Vivoli - Fontanelice, Tip. Fons Elix, 1997) In the early years of the sixteenth century, the priest Lorenzo Magnani and his brother Paolo had donated their houses in the «burgo Fontane» to the Municipality in order to build a church and open a convent. The City Council, chaired by Captain Giovanni Antonio Urbani on 5 April 1506 accepted the offer and decided to build a church and a convent on the area donated by the Magnani, using part of the income of the Hospital of Sant’Antonio Abate and the Company of Saint Mary. The following 20 June 1507 the area was ceded to the Friars Servite of Riviera who took possession of it in the person of Father Maestro Pietro da Treviso. The same year, the church began to be built at the Municipality’s expense, which in 1511, although incomplete, was opened for worship and completed in 1516. The Archive Museum “Giuseppe Mengoni” Located in the old seat of the Municipality (piazza Roma, 22), it collects design documents produced by the Milanese architect Giuseppe Mengoni from Milan (1829-1877), as well as the drawings made by Mengoni when he was a student at the Academy of Fine Arts in Bologna. The archive contains over one thousand seven hundred design documents produced by the Milanese architect Giuseppe Mengoni’s studio in Milan: the most consistent part is made up of project material, photographic, cartographic and written documentation, produced and used for the construction of the Galleria Vittorio Emanuele II in Milan and the arrangement of the surrounding areas. ROCCA DI MONTE BATTAGLIA That of Monte Battaglia is a typical mountain fortress, functionally simple, with purely military purposes that presents an imposing quadrangular
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presenta un imponente maschio quadrangolare addossato, sul lato nord, ad una cortina muraria che corre lungo il ciglio dell’altura. Si trova nel comune di Casola Valsenio (Ravenna), nell’Appennino tosco-romagnolo. Nel medioevo come “Monte de Batalla” o “Montis Battagliae”, ha origini incerte: secondo alcuni studiosi si riferirebbe ad una grande battaglia che vi sarebbe stata combattuta tra Goti e Bizantini nel VI secolo, mentre secondo altri la sua origine risalirebbe all’epoca della dominazione longobarda (VII-VIII secolo) e il termine “battaglia” costituirebbe un’alterazione del longobardo “pataia”, cioè “straccio” o, meglio, straccio o pezzo di stoffa che sventola
male leaning, on the north side, at a curtain wall that runs along the edge of the rise. It is found in the municipality of Casola Valsenio (Ravenna), in the Tuscan-Romagna Apennines. In the Middle Ages as “Monte de Batalla” or “Montis Battagliae”, it has uncertain origins: according to some scholars it would refer to a great battle that would have been fought between Goths and Byzantines in the sixth century, while according to others its origin dates back to the time of the Lombard domination (VII-VIII century) and the term “battle” would constitute an alteration of the Longobard “pataia”, that is “rag” or, better, rag or piece of cloth that flies
TORRE DI FORNIONE E CASTELLO DI CODONCRO Il Medioevo ha lasciato importanti testimonianze sul territorio di Fontanelice: oltre ai resti del castello di Fontana (il mastio quadrato, la prigione e tratti delle mura), inglobati successivamente dentro l’ex palazzo pubblico oggi sede dell’Archivio Museo Giuseppe Mengoni, di grande rilevanza è il complesso della Torre di Fornione, antico feudo e residenza degli Alidosi, dove in un grande salone sono conservati gli affreschi, dipinti dall’artista faentino Giuseppe Pasini nel 1567, che ritraggono diversi membri della famiglia Alidosi; sono visibili inoltre i resti del castello di Codronco che diede origine alla nobile schiatta imolese dei Conti Codronchi e del castello di Gaggio, con le sue due rocche, antico dominio della nobile famiglia Sassatelli
TORRE DI FORNIONE E CASTELLO DI CODONCRO The Middle Ages left important traces in the territory of Fontanelice: in addition to the remains of the castle of Fontana (the square keep, the prison and parts of the walls), later incorporated into the former public palace, now the headquarters of the Giuseppe Mengoni Archive Museum, of great of importance is the complex of the Torre di Fornione, an ancient feud and residence of the Alidosi, where in a large hall are preserved the frescoes, painted by the Faenza artist Giuseppe Pasini in 1567, which depict several members of the Alidosi family; you can also see the remains of the Codronco castle that gave rise to the noble Imola-born lineage of the Counts Codronchi and the castle of Gaggio, with its two fortresses, an ancient domain of the noble Sassatelli family.
Torre Alidosi
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Piè Fritta Ingredienti • 400 grammi di farina • 40 grammi di strutto (nell’impasto) • Abbondante strutto per friggere oppure olio • 40 grammi di lievito di birra ( c’è anche chi non lo usa) • Un pizzico di bicarbonato • Abbondante latte tiepido secondo bisogno(qualcuno non lo usa e al posto del latte usa l’acqua minerale) • Sale (più o meno a seconda dei gusti)
In onore della Giornata dedicata alla degustazione della piadina fritta, orgoglio del paese, che si svolge sempre il Lunedì dell’Angelo, abbiamo pensato di darvi la nostra ricetta .Cosa dire! del Gnocco fritto, delle crescentine bolognesi o della piè fritta, è una classica impresa. Praticamente in ogni provincia, in ogni paese e in ogni famiglia si conserva una tipica preparazione tramandata dalla nonna. Piccole variazioni di uno o due ingredienti, o anche semplicemente un metodo differente di cottura (olio o strutto per esempio). Comunque le facciate sono buonissime! Vi invitamo ad assaggiare la Piè Fritta di Fontanelice piatto tipico della zona. Shakespeare: “Ciò che chiamiamo rosa, anche con altro nome, lo stesso profumo avrebbe…“.
Preparazione Impastate bene la farina con lo strutto, il lievito, bicarbonato e sale, aggiungendo gradatamente latte tiepido fino ad ottenere un impasto morbido (più morbido rispetto all’impasto della sfoglia). Quando l’impasto sarà omogeneo, bisogna ricoprirlo con un tovagliolo e lasciato riposare almeno un’ora. Meglio se il tempo di “riposo” sarà maggiore. Durante questo riposo della pasta, ogni tanto (in 2 o 3 riprese) bisogna “svegliarla” e rilavorarla un po’ reimpastandola . Trascorso il tempo di riposo, bisogna stendere l’impasto col matterello sulla spianatoia fino a ottenere una sfoglia il cui spessore sarà deciso dai gusti personali. Lo strato sottile, produrrà crescentine croccanti, ma in genere lo spessore è di circa mezzo centimetro. Quella sfoglia dovrà essere ritagliata in rombi (piccoli, medi o grandi a seconda dei gusti) e fritta in una padella (meglio se di ferro) con abbondante strutto bollente. L’uso dello strutto dovrebbe essere irrinunciabile, ma oggi molti lo sostituiscono con olio di semi. Il risultato sarà accettabile anche se inferiore. Da notare che l’uso in frittura di strutto per una sola volta viene ritenuto più sano rispetto all’olio di semi. Quando, durante la frittura, i rombi mostreranno una lieve iniziale doratura, sarà il momento di toglierli. Asciugare delicatamente con carta assorbente (o carta gialla che assorba) e servire subito calde da sole o accompagnate da salumi (ideale la coppa di testa), formaggio tenero.
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Galliera
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GALLIERA Galîra in dialetto bolognese settentrionale Abitanti: Gallierini Comune P.zza Eroi della Libertà, 1 ....... tel 051 6672911 Bibblioteca Via D. Alighieri, 3/A ............ tel 051 815442
Comune di Galliera Pro Loco Galliera
Il Comune di Galliera 5.267. abitanti fa parte dell’Unione Reno Galliera. Comune situato all’estremo nord-ovest della provincia di Bologna, al confine con quella di Ferrara. Tre sono le borgate principali: San Venanzio, capoluogo comunale, San Vincenzo e Galliera, oggi frazione ma sede amministrativa nel medioevo ed in età moderna. Il corso principale è il Reno che qui compie una vasta ansa prima di volgersi verso l’Adriatico. STORIA DEL TERRITORIO Il territorio era già conosciuto in età romana, quando vennero operate le prime operazioni di bonifica. I secoli seguenti vanificarono gli sforzi e in molte terre ritornarono le acque. Nel medioevo diversi erano i Castelli presenti, che vengono ricordati nella documentazione dell’epoca. Di tutti questi manufatti non rimangono tracce degne di nota. Con l’arrivo dei Francesi nel 1796 si aprì un nuovo capitolo. Il bolognese Antonio Aldini, dalla vendita dei beni appartenuti agli enti religiosi soppressi ad antiche famiglie nobili, riuscì ad accorpare 52 fondi agricoli tra Galliera e San Pietro in Casale. La tenuta fu acquistata nel 1812 da Napoleone, che la investì poi del titolo di ducato. Il complesso venne venduto dagli ultimi proprietari (Antonio d’Orleans ed Eulalia di Borbone) all’inizio del Novecento. PALAZZO BONORA La costruzione di questo edificio si deve alla famiglia Bonora, nelle persone dei due fratelli Antonio e Ferdinando, che scelsero il modello del palazzo di città della classe dirigente bolognese tra Cinquecento e Seicento. Infatti, chi se n’è occupato l’ha messo in relazione con il Palazzo Davìa
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The Municipality of Galliera 5.267. inhabitants are part of the Reno Galliera Union. Municipality located at the extreme northwest of the province of Bologna, on the border with that of Ferrara. There are three main towns: San Venanzio, the municipal capital, San Vincenzo and Galliera, today a fraction but administrative headquarters in the Middle Ages and in modern times. The main course is the Rhine which here makes a wide loop before turning towards the Adriatic. HISTORY OF THE TERRITORY Il territorio era già conosciuto in età romana, quando vennero operate le prime operazioni di bonifica. I secoli seguenti vanificarono gli sforzi e in molte terre ritornarono le acque. Nel medioevo diversi erano i Castelli presenti, che vengono ricordati nella documentazione dell’epoca. Di tutti questi manufatti non rimangono tracce degne di nota. Con l’arrivo dei Francesi nel 1796 si aprì un nuovo capitolo. Il bolognese Antonio Aldini, dalla vendita dei beni appartenuti agli enti religiosi soppressi ad antiche famiglie nobili, riuscì ad accorpare 52 fondi agricoli tra Galliera e San Pietro in Casale. La tenuta fu acquistata nel 1812 da Napoleone, che la investì poi del titolo di ducato. Il complesso venne
Bargellini di Strada Maggiore, di fronte al quadriportico dei Servi, da cui è ripreso il motivo del balcone sorretto da due telamoni, che qui raffigurano Ercole, con la pelle del leone nemeo al posto del mantello drappeggiato intorno ai fianchi, come si vede a Bologna.
venduto dagli ultimi proprietari (Antonio d’Orleans ed Eulalia di Borbone) all’inizio del Novecento. PALAZZO BONORA The construction of this building is due to the Bonora family, in the person of the two brothers Antonio and Ferdinando, who chose the model of the city building of the Bolognese ruling class between the sixteenth and seventeenth centuries. In fact, those who took care of it put it in relation with the Palazzo Davìa Bargellini of Strada Maggiore, in front of the four-sided portico of the Servants, from which the motif of the balcony supported by two telamons, which represent Hercules, with the skin of the Nemean lion instead of the cloak draped around the hips, as seen in Bologna. CHIESA DI GALLIERA The imposing parish church of Galliera, dedicated to the Madonna del Carmine, built between 1885 and 1895.
CHIESA DI GALLIERA L’imponente chiesa parrocchiale di Galliera, dedicata alla Madonna del Carmine, edificata tra il 1885 ed il 1895. IL PAESE DI SAN VENANZIO Il centro attuale, dove ha sede il municipio.La chiesa di San Venanzio risale infatti al 1876 e sorge al posto di un piccolo edificio sacro costruito cinquant’anni prima e rivelatesi presto insufficiente ad accogliere la crescente popolazione del luogo. Del vecchio complesso resta solo il campanile. LA PIEVE DI SAN VINCENZO La “pieve” di S.Vincenzo è di origine molto antica, gia’ nominata in un documento del IX secolo. Dalla sua chiesa battesimale dipendevano varie parrocchie, tra le quali quelle di S.Venanzio, Galliera, Maccaretolo e Malalbergo. La chiesa attuale è stata edificata nel 1736 dai signori d’Este che, malgrado avessero perso il dominio di Ferrara alla fine del Cinquecento, per lungo tempo continuarono a mantenere il proprio giuspatronato su S.Vincenzo.
THE COUNTRY OF SAN VENANZIO The current center, where the town hall is located. The church of San Venanzio dates back to 1876 and stands in place of a small sacred building built fifty years before and soon proved insufficient to accommodate the growing population of the place. Only the bell tower remains of the old complex. The “pieve” of S. Vincenzo The “pieve” of S. Vincenzo is of very ancient origin, already mentioned in a document of the IX century. Several parishes depended on his baptismal church, including those of S.Venanzio, Galliera, Maccaretolo and Malalbergo. The present church was built in 1736 by the lords of Este who, despite having lost the dominion of Ferrara at the end of the sixteenth century, for a long time continued to maintain their patronage over S. Vincenzo. LA BISANA The La Bisana Ecological Rebalance Area covers an area of 65 hectares, starting from the regulatory border of the Cavo Napoleonico and arriving downstream of the intersection of the Emiliano Romagnolo Canal with the Rhine. The area hosts a considerable number of animal species, present
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LA BISANA L’Area di Riequilibrio Ecologico La Bisana interessa una superficie di 65 ettari, iniziando dalla chiusa di regolazione del Cavo Napoleonico e arrivando a valle dell’intersezione del Canale Emiliano Romagnolo con il Reno. L’area ospita un notevole numero di specie animali, presenti grazie alla naturalità che si è mantenuta e sopravvive all’interno di questo prezioso polmone verde. Per questo motivo la conservazione dell’ambiente naturale all’interno della Bisana è molto importante al fine di conservare gli spazi naturali scomparsi altrove. Visite info inizio pag. Galliera.
Crostata invernale di pere
La Pera I.G.P. Galliera fa parte del territorio dove si coltiva la Pera I.G.P. Le pere dell’Emilia Romagna hanno ottenuto nel 1998 dall’Unione Europea, il riconoscimento di IGP, Identificazione Geografica Protetta. Oltre 350 anni prima di Cristo la coltivazione della pera era abbastanza estesa nella Magna Grecia perché Teofrasto menziona sia le varietà domestiche che quelle coltivate. In epoca romana, Plinio da indicazioni precise sulla diffusione del pero e sulle cultivar note, a testimonianza della grande considerazione in cui già allora era tenuto questo fruttifero. Ai tempi di Catone le cultivar conosciute erano appena 6 ma già due secoli più tardi Plinio ne menziona circa 40. A San Venanzio di Galliera a fine Agosto si tiene tutti gli anni la “Sagra della Pera,” lo scopo del progetto, è la valorizzazione e la promozione dei prodotti rurali locali insigniti del marchi IGP.
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thanks to the naturalness that has been maintained and survives inside this precious green lung. For this reason the conservation of the natural environment within the Bisana is very important in order to preserve the natural spaces that have disappeared elsewhere. Visits info start pag. Galliera.
Ingredienti per 4 persone: • 150 g. di farina • 60 g. di zucchero • 50 g. di burro • 1 uovo • 750 g. di pere kaiser non troppo mature • marmellata di albicocche • grappa di pere o brandy • un pizzico di sale Tempo di preparazione e di cottura: 2 ore Preparazione In una terrina mettete la farina, un cucchiaio di zucchero, il burro morbido, un uovo e una presa di sale. Lavorate questi ingredienti energicamente con un cucchiaio di legno. Mettete le terrina in frigo per un’ora. Dopo di chè stendete l’impasto in una sfoglia di qualche millimetro di spessore. Foderate con questa sfoglia una teglia di 28 cm. di diametro e pizzicate il bordo tutto intorno per formare un cordoncino. Lavate bene le pere, sbucciatele e dividetele in quarti. Togliete i semi e tagliate ogni quarto di pera in fette molto sottili nel senso della lunghezza: disponetele sulla pasta, una accanto all’altra, posizionando la parte più stretta degli spicchi verso il centro. Mettete lo stampo con la crostata nel forno caldo a 200° e cuocete per 20 minuti, poi aprite lo sportello del forno e spargete sulle pere lo zucchero rimasto. Cuocete ancora per 15-20 minuti. Nel frattempo passate al colino 2 cucchiaiate di marmellata. Mettetela in una piccola casseruola con un bicchierino di liquore e fate bollire per qualche istante, mescolando. Subito dopo aver tolto dal forno la crostata, spennellate le pere con questo sciroppo. Servite la crostata tiepida.
Granarolo
www.comune.granarolo-dellemilia.bo.it
GRANAROLO DELL’EMILIA Granarôl in dialetto bolognese Abitanti: Granarolesi
Comune Via San Donato, 199 . ..................tel. 051 6004111 Bibblioteca Via San Donato 74..................tel. 051 6004310
Il territorio del Comune di Granarolo dell'Emilia si estende immediatamente a nord del Comune di Bologna , nella pianura compresa tra il torrente Idice e il canale Navile ed ha una popolazione di 12 032 abitanti. Le frazioni, Quarto Inferiore, Cadriano, Viadagola e Lovoleto - e comprende sei borgate: Osteria Pontica, Santa Brigida, Trappanino, Casette di Cadriano, Osteriola e Fibbia. È sede amministrativa dell'Unione Terre di pianura. Granarolo dell’Emilia ha saputo coniugare la tradizione agricola, con una consolidata realtà produttiva che fa di questo
The territory of the Municipality of Granarolo dell'Emilia extends immediately north of the Municipality of Bologna, in the plain between the stream Idice and the Navile canal and has a population of 12 032 inhabitants. .The hamlets, Quarto Inferiore, Cadriano, Viadagola and Lovoleto - and includes six hamlets: Osteria Pontica, Santa Brigida, Trappanino, Casette di Cadriano, Osteriola and Fibbia. It is the administrative headquarters of the Terre di Pianura Union. Granarolo dell'Emilia has been able to combine agricultural tradition with a consolidated production reality that makes
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paese uno dei comuni più industrializzati della provincia. Questo intreccio di elementi dà il senso dell’identità di Granarolo dell’Emilia, che dal 1995 si fregia del titolo di Città. L’origine del nome affonda le sue radici etimologiche nelle parole latine “granarius”, “granarium” e “granariolus”, usate per indicare una terra dove si produceva grano. E romani sono i reperti archeologici rinvenuti a Cadriano; oltre alla centuriazione del territorio, ancora visibile. Il comune negli ultimi 40 anni è cambiato, con il sorgere di un rilevante numero di piccole e medie aziende artigianali e industriali, all’avanguardia per l’utilizzo di nuove tecnologie presenti commercialmente sul mercato nazionale, europeo ed extraeuropeo che occupano oltre 6000 addetti, nei settori metalmeccanico, abbigliamento, giocattoli, trattamento delle acque, prodotti per l’agricoltura.. Storica e importante per il paese l’azienda Latte Granarolo a cui abbiamo dedicato alcune righe.
this country one of the most industrialized municipalities in the province. This interweaving of elements gives a sense of the identity of Granarolo dell'Emilia, who since 1995 has been awarded the title of City. The origin of the name has its etymological roots in the Latin words "granarius", "granarium" and "granariolus", used to indicate a land where wheat was produced. And the Romans are the archaeological finds discovered at Cadriano; in addition to the land division, still visible. In the last 40 years the municipality has changed, with the emergence of a significant number of small and medium-sized artisanal and industrial companies, at the forefront for the use of new technologies commercially present on the national, European and extra-European market that employ over 6000 employees, in the mechanical engineering, clothing, toys, water treatment, agricultural products sectors .. The Latte Granarolo company, which we have dedicated a few lines, is historic and important for the country.
Storica azienda La GRANAROLO e i mezzadri. Il percorso parte nel centro di Granarolo dell’Emilia, di fronte all’attuale complesso scolastico situato in via Roma 30, dove, il 21 giugno 1957, nasceva il Consorzio bolognese produttori latte (Cbpl). È questa la prima sede della cooperativa (oggi abbattuta per fare posto al complesso residenziale dei civici 33-35-37), dove iniziò a essere raccolto il latte prodotto nelle fattorie dei mezzadri delle campagne circostanti. In quello stesso periodo stavano nascendo nella zona del bolognese molte altre imprese cooperative. La concorrenza nel settore lattiero era forte, ma il latte di Granarolo, come fu subito chiamato, riuscì a guadagnare quote di mercato facendo appello alla qualità del prodotto e alla simpatia umana sia dei produttori sia dei rivenditori. Nel corso degli anni Sessanta i soci della cooperativa aumentarono moltissimo e il 22 novembre 1965 fu inaugurato il nuovo stabilimento in via Cadriano 27/2, nel comune di Bologna, che è ancora la sede di quello che oggi è uno dei più grandi Gruppi cooperativi agroalimentari italiani. Nella fase iniziale della cooperativa Granarolo i mezzadri rivendicarono la libertà di scegliere in autonomia a chi conferire la loro parte di prodotto, ma i patti agrari assegnavano solo ai proprietari il titolo di produttori di latte, attribuendo
ai conduttori il ruolo di semplice mungitore. Fu una vera e propria lotta: la polizia sequestrò il camion di raccolta latte della cooperativa; in risposta i mezzadri organizzarono cortei di biciclette e, caricando ognuno il proprio bidone, portarono ugualmente il latte alla cooperativa. Queste manifestazioni ottennero la solidarietà dell’opinione pubblica, finché anche la legge decretò la libertà dei mezzadri di decidere in autonomia a chi conferire la loro quota di latte.
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LE CHIESE
THE CHURCHES
Ogni frazione del comune possiede una chiesa parrocchiale: gli attuali edifici, cinque in tutto, sono databili tra il XVII ed il XIX secolo. Oltre alle chiese, il territorio è caratterizzato per i tipici oratori di campagna. Chiesa di San Vitale, nel capoluogo: sorta su un edificio presente sin dal XII secolo dipendente dall'Abbazia di Pomposa, nel XVII secolo fu ricostruita per volontà del parroco Torri. L'attuale edificio risale al 1682 e conserva al suo interno alcuni affreschi della scuola bolognese, in particolare del Guercino e di Elisabetta Sirani.
Each part of the municipality has a parish church: the current buildings, five in all, can be dated between the seventeenth and nineteenth centuries. In addition to churches, the area is characterized by typical country speakers. Chiesa di San Vitale
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Chiesa di San Michele Arcangelo, a Quarto Inferiore, con affreschi di Denijs Calvaert e della sua scuola. Chiesa di San Mamante, a Lovoleto: notevole per stile e affreschi. una visita per gli affreschi e le sculture dei secoli XVII-che custodisce al suo interno. La chiesa, esistente già nel XII secolo, venne riedificata poco dopo la metà del '500 e architettonicamente presenta un'interessante armonia spaziale tra il prospetto della facciata e la cappella laterale. Chiesa dei Santi Vittore e Giorgio, a Viadagola. Ricostruita più volte, la chiesa ha origini antiche, sicuramente antecedenti al 1341. Il disegno di Ignazio Danti ne documenta l'aspetto esteriore al 1578 con semplice facciata a capanna.
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Church of San Vitale, in the capital: built on a building dating back to the 12th century, dependent on the Abbey of Pomposa, it was rebuilt in the 17th century by the parish priest Torri. The current building dates back to 1682 and preserves inside some frescoes of the Bolognese school, in particular of Guercino and Elisabetta Sirani. Church of San Michele Arcangelo, in Quarto Inferiore, with frescoes by Denijs Calvaert and his school; Church of San Mamante, in Lovoleto: remarkable for its style and frescoes. a visit for the frescoes and sculptures of the seventeenth century - which houses inside. The church, which already existed in the 12th century, was rebuilt shortly after the middle of the 16th century and architecturally presents an interesting spatial harmony between the façade and the side chapel. Church of Saints Vittore and Giorgio, in Viadagola Rebuilt several times, the church has ancient origins, certainly prior to 1341.. The design by Ignazio Danti documents its exterior appearance from 1578 with a simple gabled façade.
CHIESA DI S.ANDREA APOSTOLO Sorta già nel 1378 Quartiere s. pietro anche se non è chiaro ma si cita l’esistenza sotto il prelato d Bologna. La prima visita pastorale risale al 1555, quando a Cadriano fu colpita da una disastrosa alluvione ed epidemia.Nel 1630 fu posta la prima pietra della nuova chiesa dal parroco Gian Battista Sabattini, che a sue spese edificò la Cappella Maggiore. Di origine etrusca, dall’architetto Bartolo Belli. Solo nel 1657 fu ultimata grazie al Senatore Conte Filiberto Vizzani che ne arricchì l’altare maggiore con un prezioso dipinto a olio che ritrae l’apostolo S.Andrea del Guercino da Cento. La benedizione solenne avvenne 1665.
CHURCH OF S.ANDREA APOSTOLO It was founded already in 1378, District s. Pietro although it is not clear but the existence is mentioned under the prelate of Bologna. The first pastoral visit dates back to 1555, when Cadriano was struck by a disastrous flood and epidemic. In 1630 the foundation stone of the new church was laid by the parish priest Gian Battista Sabattini, who built the Cappella Maggiore at his own expense. Of Etruscan origin, by the architect Bartolo Belli. Only in 1657 was it completed thanks to Senator Conte Filiberto Vizzani who enriched the high altar with a precious oil painting that portrays the apostle S. Andrea del Guercino da Cento. The solemn blessing came about 1665.
Chiesa di San Mamante
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VILLE STORICHE
HISTORIC VILLAS
Oltre alla residenza di campagna del grande esploratore ravennate Pellegrino Matteucci (1850-1881) a Granarolo, sul territorio vi sono numerose ville settecentesche di notevole interesse architettonico: villa Boncompagni Dal Ferro, ora villa Evangelisti, in via Viadagola: questa villa nell'Ottocento era la sede municipale del comune di Viadagola. Villa Mareschi, ora Villani Emma, in località Lovoleto, caratterizzata da un doppio viale di querce secolari, lungo circa 1 km, che decora la via che porta alla villa; Villa Lagorio a Lovoleto; Villa Montanari a Quarto Inferiore: recentemente ristrutturata, ora è sede di un istituto bancario.
In addition to the country residence of the great Ravenna explorer Pellegrino Matteucci (1850-1881) in Granarolo, in the area there are numerous eighteenth-century villas of considerable architectural interest: Villa Boncompagni Dal Ferro, now Villa Evangelisti, in Via Viadagola: this villa in the nineteenth century was the municipal seat of the municipality of Viadagola. Villa Mareschi, now Villani Emma, in Lovoleto, characterized by a double avenue of ancient oaks, about 1 km long, which decorates the road leading to the villa; Villa Lagorio in Lovoleto; Villa Montanari in Quarto Inferiore: recently renovated, it is now the seat of a banking institution.
VILLA BASSI, detta Villa del Marchesino, è situata a Granarolo dell'Emilia, poco fuori del paese lungo la strada che porta a Minerbio. Costruita nel 1675 per volere di Giacomo Marchesino, la villa è dotata di una torre e di un oratorio dedicato alla Madonna della Vita. Qui è custodito un affresco raffigurante la Sacra Famiglia del Milani. Attualmente l'edificio è di proprietà privata ed è quindi osservabile solo dall'esterno.
VILLA NANNI è un esempio di dimore di proprietà dell’aristocrazia terriera della zona. L’edificio padronale è una costruzione lineare col tetto a due falde, inserito in un bel giardino di conifere con grandi esemplari di latifoglie. La torre colombaia aveva originariamente forme elaborate, probabilmente nell’800 sostituite da un neogotico torrioncino a chiusura scenografica del giardino romantico sul retro. In dimore signorili come queste risiedevano i proprietari terrieri che, negli anni Cinquanta del ’900, preferivano conferire tutto il latte prodotto nei propri poderi (anche quelli concessi a mezzadria) agli industriali privati.
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Villa Bassi
VILLA BASSI, called Villa del Marchesino, is located in Granarolo dell'Emilia, just outside the town along the road that leads to Minerbio. Built in 1675 by Giacomo Marchesino, the villa has a tower and an oratory dedicated to the Madonna della Vita. Here is a fresco depicting the Holy Family of Milani. Currently the building is privately owned and is therefore observable only from the outside. Villa Fibbia
VILLA NANNI is an example of residences owned by the area's aristocracy. The main building is a linear construction with a gabled roof, inserted in a beautiful coniferous garden with large deciduous trees. The dovecote tower originally had elaborate forms, probably in the 1800s replaced by a neo-gothic small tower with a scenic closure of the romantic garden at the back. In mansions such as these resided the landowners who, in the 1950s, preferred to give all the milk produced in their own farms (even those granted as sharecroppers) to private industrialists.
VILLA BOSELLI ORA MIGNANI, costruita a fine ‘500 è un edificio dal corpo compatto a grande parallelepipedo con tetto a quattro spioventi. Tipica del periodo è la loggia passante alla quale si accede da sud con una breve scala a due rampe ed un portone a profilo bugnato, mentre sul lato opposto la casa si apre a un belvedere a tre arcate che riconduce al livello della campagna. La villa è famosa anche perché a metà dell’’800 vi abitò per alcuni anni il bolognese Marco Minghetti (ministro delle Finanze e Primo ministro nei primi governi dopo l’Unità d’Italia) che qui condusse sperimentazioni di conduzione agricola
VILLA BOSELLI ORA MIGNANI, built at the end of the 1500s, is a building with a compact body and a large parallelepiped with a four-pitched roof. Typical of the period is the passing loggia which is accessed from the south with a short staircase with two ramps and an ashlar-shaped doorway, while on the opposite side the house opens up to a threearched lookout that leads back to the level of the countryside. The villa is also famous because in the mid-1800s the Bolognese Marco Minghetti (Minister of Finance and Prime Minister in the first governments after the Unification of Italy) lived here for a few years and conducted experiments in agricultural management here.
galantina di pollo o di cappone Preparazione: disossare con cura il pollo (o il cappone), tenendo da parte la carne del petto. Mettere a marinare nel Marsala tutti i tipi di carne tagliati a pezzetti. Dopo un paio d'ore, tritare finemente il maiale, il vitello, il petto di pollo, metà della lingua salmistrata e metà del prosciutto. Impastare bene questi ingredienti con le uova, il sale e il pepe. Tagliare a listarelle la metà restante della lingua, del prosciutto e della mortadella. Sulla carne del pollo (o del cappone) disossato, appiattita col batticarne e distesa sul tavolo, spalmare una pasta del composto tritato, ponendo poi, sopra di esso, alcune delle listarelle di carne e salume preparate, qualche pistacchio (e qualche dadino di tartufo nero). Continuare così, alternando gli strati, fino al termine di tutti gli ingredienti. sollevare poi i lembi della carne di pollo (o cappone) dalle due parti laterali e cucirle, chiudendo tutte le aperture, al termine punzecchiare con l'ago in 5 o 6 punti, avvolgere poi il cilindro di carne così ottenuto in un tovagliolo bianco, precedentemente inumidito, legare bene le due estremità e metterlo in una pentola con l'acqua e gli odori per il brodo. Lasciare bollire per circa due ore, molto lentamente. Togliere dal brodo e dal telo, far raffreddare e far riposare fra due piatti pressati con del peso per alcune ore. Servire tagliato a fette con gelatina e salsa verde.
Ingredienti per 6 persone: • 1 pollo o cappone di circa 1.5 kg. • 100 gr. di fesa di vitello • 200 gr. di lombo di maiale • 100 gr. di lingua salmistrata • 100 gr. di mortadella • 100 gr. di prosciutto crudo • una manciata di pistacchi sgusciati, sbollentati e privati della pellicina esterna • un bicchiere grande di Marsala • 2 uova • cipolla, sedano, carota per il brodo di cottura • sale e pepe • facoltativi 4 tartufi neri tagliati a dadini
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Imola
www.visitareimola.it www.comune.imola.bo.it
ImoLA Jômla in romagnolo Abitanti: Imolesi Comune Via Mazzini,4 ................................tel 0542 602111 Bibblioteca Via Emilia 80............................tel. 0542 602636
Comune di Imola Imola Ripartecipa MUSEUM
MUSEI Info musei:
Imola è il maggior comune della città metropolitana per estensione e il secondo per numero di abitanti, dopo Bologna. È sede amministrativa del Nuovo Circondario Imolese. Imola è situata lungo la via Emilia, nel punto in cui la valle appenninica del fiume Santerno. Il nome attuale deriva dalla locuzione "Castrum Imolae", usata per la prima volta nel VII secolo per indicare l'insediamento sul monte Castellaccio; successivamente il nome passò alla città stessa. Le frazioni: Casola Canina, Fabbrica, Giardino, Linaro, Ponticelli, San Prospero, Sasso Morelli, Selva, Sesto imolese, Spazzate Sassatelli, Zello.
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ROCCA SFORZESCA Fondata nel XIII secolo, la Rocca di Imola costituisce uno splendido esempio di architettura fortificata tra Medioevo e Rinascimento. Del periodo più antico conserva il portale con arco a sesto acuto nonché il mastio con le segrete, i suggestivi ambienti a piano terra e il terrazzo da cui la vista spazia su tutta la città e le vicine colline; una delle antiche torri a pianta rettangolare è ancora riconoscibile, inglobata nel torrione angolare di sud-est. Aggiornata alle moderne esigenze di difesa dalle armi da fuoco tra 1472 e 1484, per volere della corte milanese degli Sforza, si dota di rivellini, torrioni angolari circolari, cannoniere decorate con ornati e emblemi della signoria RiarioSforza, e si impreziosisce di ambienti residenziali come il Palazzetto del Paradiso, prima di essere destinata a prevalente uso carcerario tra XVI e XX secolo. Riaperta al pubblico nel 1973, conserva all’interno una collezione di ceramiche e armi che si offrono al pubblico nella loro veste rinnovata: nuove vetrine, apparati didascalici più ampi e leggibili, un diverso e più rigoroso ordinamento dei pezzi.
ROCCA SFORZESCA The fortress, a superb example of a fortified architecture of the Medieval and Renaissance period, was founded in the XIII century. Remains of the antique period can still been seen: the doorway, with a pointed arch, the tower with the dungeons, the suggestive areas of the ground floor, and the terrace from where visitors can take a breath-taking view of the town and the surrounding hills. The original square tower is still visible today emerging from the centre of the round southwest tower. This fortress was re-modelled between 1472-1448 in order to enforce its defence system against firearms. It was under the rule of the Sforza family, lords of Imola, that part of the walls, the circular corner towers and the embrasures decorated with the coat of arms of the Riario-Sforza family were added. Furthermore a residential area was added, known as the ‘Palazzetto del Paradiso’, which later hosted the prisons between the XVI and XX centuries. The fortress was re-opened to the public in 1973. It hosts a collection of ceramics and weapons, all restored to their antique splendour, and correlated with clear captions describing the objects.
PALAZZO SASSATELLI POI MONSIGNANI Gli antichi signori della Rocca, gli Alidosi, furono anche i primi proprietari del palazzo che fu poi acquistato ed ingrandito dalla potente famiglia dei Sassatelli. Ultimato nel suo aspetto attuale dopo il 1522, presenta sulla via Emilia un’imponente facciata con basamento a scarpata. L’entrata principale sulla via Emilia conduce ad un cortile porticato costituito da esili colonne in arenaria, con capitelli recanti gli stemmi di Giovanni Sassatelli, capo della fazione guelfa della città.
PALAZZO SASSATELLI POI MONSIGNANI The Alidosi family was the first owner of the Renaissance mansion, which was later bought by the powerful Sassatelli family. In 1522 the works of enlargement ended and the palace acquired that long, impressive facade that can be seen almost looming over the Via Emilia. The service entrance for the stables is the one which today opens onto Piazza del Duomo while the main entrance on the Via Emilia leads to a courtyard with portals sustained by fine sandstone columns decorated with capitals which bear the coat-ofarms of Giovanni Sassatelli, head of the “guelfa” group of the town.
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PALAZZO TOZZONI Costruito nella prima metà del Settecento dall’architetto Domenico Trifogli, rappresenta un caso piuttosto raro di residenza nobiliare ottimamente conservata non solo nella sua consistenza architettonica ma anche nei suoi arredi e suppellettili. Museo civico dal 1981 per volontà dell’ultima discendente dei Tozzoni, Sofia Serristori Tozzoni, che lo ha donato alla città con la volontà di offrire una testimonianza integra e preziosa della vita di una famiglia nobile in una città di provincia.
PALAZZO TOZZONI Built in the first half of the eighteenth century by the architect Domenico Trifogli, it represents a rather rare case of noble residence well preserved not only in its architectural consistency but also in its furnishings and furnishings. Civic Museum since 1981 by the will of the last descendant of Tozzoni, Sofia Serristori Tozzoni, who gave it to the city with the will to offer an integral and precious testimony of the life of a noble family in a provincial town.
PALAZZO RIARIO POI SERSANTI Riario, nipote di Papa Sisto IV e signore di Imola, fece edificare il palazzo da Giorgio Fiorentino nel 1480 con l’intento di stabilirvi la propria residenza signorile. L’elegantissima facciata in cotto a vista è movimentata da 14 archi con colonne di arenaria ornate da bei capitelli. Le finestre del piano nobile, gli archi del portico, il cornicione, sono in terracotta elegantemente lavorata. Un cavalcavia doveva collegarlo ad un giardino la cui entrata è rintracciabile nella laterale via Adrovandi al n.29, ancora marcata da un elegante arco in cotto.
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PALAZZO RIARIO POI SERSANTI Girolamo Riario, nephew of Pope Sisto IV and master of Imola commissioned in 1480 Giorgio Fiorentino to construct his residence. The elegant facade in terracotta has 14 arches with sandstone columns ornamented with beautiful capitals. The windows of the noble floor, the arches and the eaves are all in elegantly decorated terracotta. A footbridge probably connected this building to a garden, which had its entrance in Via Aldrovandi n. 29. An attractive arch in terracotta still remains as evidence of this.
PORTA MONTANARA Era una delle quattro porte di accesso alla città, quando Imola era circondata dalle mura volute dalla signoria dei Manfredi. Chiamata anticamente ‘Pusterla’ in quanto porta secondaria rispetto agli accessi verso Bologna e Faenza, prese poi il nome di Montanara, perché rivolta verso la zona collinare.
PORTA MONTANARA This was one of the four gates to the town, when brick walls used to surround Imola. These walls were ordered during the Manfredi reign. This gate was commonly nick-named “Pusterla” (which means secondary entrance) since it was a gate of minor importance compared to the others that were either facing Bologna or Faenza. It was later called Porta Montanara (which means mountains) since it faces the hills adn the far mountainous area. The demolition of the 20th century deprived it of its defensive system, but the tower still remains fairly intact.
BASTIONI DI PORT’APPIA Gli imponenti bastioni laterali sono tutto ciò che resta della quattrocentesca porta, costruita dai figli di mastro Giorgio Fiorentino al posto della più antica porta del Piolo.
BASTIONI DI PORT’APPIA The impressive lateral towers are all that remains of the 15th century gate, built by the sons of the craftsman Giorgio Fiorentino, which replaced the former gate of the Piolo.
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CHIESA DI SAN MICHELE E CONVENTO DELL’OSSERVANZA Complesso d’impianto architettonico e decorativo rinascimentali legato alla devozione di Caterina Sforza Complesso monumentale, che comprende la Chiesa di S. Michele, il santuario della Beata Vergine delle Grazie e il Convento dell’Osservanza, è legato all’opera dei frati Minori Osservanti stabilitisi a Imola nel XV secolo in un’area dove già sorgeva una piccola chiesa e un lazzaretto. La chiesa di S. Michele fu terminata nel 1472 ed in seguito furono aggiunti i due chiostri e poi le cappelle all’interno della chiesa, di cui una fu offerta a Tommaso Feo, cognato di Caterina Sforza: il monumento funerario dedicato a Bianca Landriani, sorella di Caterina, è ancora conservato all’esterno sotto il bel portico cinquecentesco antistante la chiesa.
CHIESA DI SAN GIACOMO MAGGIORE DEL CARMINE La chiesa ed il convento attiguo sono legati alla storia dell’Ordine Carmelitano, presente in questo luogo già nel ‘300 con una piccola chiesa ed annesso convento. The church and the convent are tied to the history of the Carmelite Order, who were already active in this area in the 14th century with a small church and convent.
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This monumental complex, which is made up of the Chiesa di S. Michele (church), The Santuario della Beata Vergine delle Grazie (sanctuary), and the Convento dell’Osservanza (convent), is the work of the Minori Osservanti Friars who came to Imola during the 15th century and settled in an area hosting already a church and a bubonic plague home. The church of S. Michele was finished in 1472 and the two cloisters and the chapels inside the church were added later on. One of the chapels was a donation by Tomaso Feo, brother-in-law of Caterina Sforza: and in fact the funeral stone dedicated to Caterina’s sister Bianca Landriani and is still conserved outside, under a beautiful 16th century portal in front of the church.
BASILICA SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL PIRATELLO Nel luogo dove si narra che il 27 marzo del 1483 l’effige della Vergine con Bambino, posta su di un pilastrino in muratura, operasse un miracolo, Girolamo Riario e Caterina Sforza, Signori di Imola, fecero edificare questo Santuario, permettendo ai frati Francescani di prendersi cura della sacra immagine. La costruzione della chiesa iniziò nel 1491 e nel tempo fu ampliata più volte per contenere il gran numero di pellegrini che venivano a venerare l’immagine.
BASILICA CATTEDRALE DI SAN CASSIANO MARTIRE Il Duomo sorge al centro dell’omonima piazza. Edificato in stile romanico tra 1187 e il 1271, fu solennemente consacrato il 24 ottobre del 1271 con la deposizione nella cripta delle spoglie di San Cassiano.
BASILICA SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL PIRATELLO It is here that legend has it that on 27th March 1483 the painting of the Virgin Mary and Child, which was on a column at a crossroads, bestowed a miracle, and so Girolamo Riario and Caterina Sforza – Lords of Imola – had this sanctuary built and permitted the Franciscan friars to look after it. The construction of the church began in 1491, and the building was enlarged many times in order to hold the large number of pilgrims who came to worship the image.
BASILICA CATTEDRALE DI SAN CASSIANO MARTIRE Built over almost a century, it holds the mortal remains of the martyr Saint Cassian, the patron saint of the city.
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BOSCO DELLA FRATTONA Istituita nel 1984, ha un’estensione di 19 ettari ed è Riserva Naturale Orientata di proprietà regionale. Si trova sulle pendici collinari imolesi, a poca distanza dal Parco Tozzoni, ed offre una significativa immagine degli estesi boschi che un tempo caratterizzavano la fascia collinare a ridosso della città così come gran parte della Pianura Padana. Il nome del bosco, infatti, richiama il termine ‘fratta’, cioè luogo scosceso con intricata vegetazione, e ben descrive questa zona caratterizzata da una morfologia accidentata e da ripidi versanti che scendono verso il Rio Correcchio, suo confine naturale verso nord. La ricca e varia copertura arborea comprende querce, roveri e roverelle, robinie e carpini ed un ricchissimo sottobosco che si illumina di colori nelle precoci fioriture primaverili. AUTODROMO “ENZO E DINO FERRARI” Gli Imolesi sono la conferma che i romagnoli hanno ‘il motore‘ nel sangue: già nell’immediato dopoguerra gli appassionati improvvisavano le prime corse lungo i viali cittadini, con tanto entusiasmo e pochi soldi. Il salto di qualità avviene nel 1950 quando un agguerrito gruppo di sportivi realizza finalmente il sogno di un circuito stabile, utilizzando l’area racchiusa fra la sponda destra del fiume Santerno , il Parco delle Acque Minerali e le prime colline, sfruttando la presenza di alcune carrozzabili di campagna. Il progetto iniziale prevedeva un circuito di circa 4 km, che fu portato successivamente a 5 km. grazie ad un raccordo che dalla curva Tosa portava alla Piratella. Il tracciato asfaltato, largo 9 metri, inanellava sedici curve con raggio variabile dai 36 ai 6 metri per un totale di 5017 metri. Il 19 ottobre 1952 – la pista viene battezzata dai piloti Farina, Villoresi ed Ascari alla guida di due vetture Sport 340, per il collaudo del Prototipo Coni. gara di inaugurazione: il 25 aprile 1953 si corre il Gran Premio Coni valido per il campionato italiano 125 e 500 e la nazionale delle 250. L’anno successivo la Coppa d’oro. Il 21 aprile 1963 la Formula 1 sbarca a Imola, ma è solo un assaggio: la gara non è titolata e manca proprio la Ferrari, però c’è Jim Clark che vince alla guida della Lotus. Nel 1970 acquista un padrino di tutto rispetto, che gli darà il nome e contribuirà al suo successo: nel corso di una cerimonia solenne in Consiglio Comunale il Sindaco affida all’immagine e al
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This natural reserve (of 19 hectares) was opened in 1984 and belongs to the region. It is at the foot of the hills of Imola, and is also near the Parco Tozzoni. This large woods once surrounded all the area around Imola, and also the Pianura Padana (the flatlands of Padana). The name of this park – Frattona derives from the word “fratta”, which means steep area with thick vegetation, which perfectly describes this rough area with steep hillsides that descend towards Rio Correcchio (Correcchio Stream) and which is its natural border in the north. The rich and diverse vegetation includes Oak, Durmast, Locust and Hornbeam trees and a rich underbush full of colours with the spring blossoms.
carisma di Enzo Ferrari le sorti dell’autodromo, intitolandolo al figlio Dino. Il 14 agosto 1988 un lutto per tutti i tifosi della F1 : muore Enzo Ferrari, grande amico dell’autodromo di Imola. Ed è proprio per dare un segno tangibile all’affetto e alla riconoscenza che ha legato Imola al “Drake” che il circuito porterà da allora il nome di Enzo e Dino Ferrari. Storia integrale, attività e personaggi li trovate qui.
Imola and its inhabitants are the perfect example that the region of Romagna has the sound of motors in its ears and also running through its blood. In the post-war period racing fans improvised the first races along the town streets, with much enthusiasm and very little money. The big change came in 1950 when the dream of a real racetrack was finally realised; using the area enclosed between the right bank of the Santerno River, the Mineral Waters Park and the foot of the Santerno hills. The initial project was a 4-km track, which later was extended to 5 km. with the provision of a road that connected the Tosa Curve to the Piratella Curve. The track, 9 meters wide, comprised 16 bends with a radius varying from 36 to 6 meters for a total of 5017 meters. On October 19th 1952, while testing the CONI ‘prototype’, the track was inaugurated by the drivers Farina, Villoresi, and Ascari, who were test-driving two 340 Sports cars. The memorable inauguration day finally arrived on the 25th April 1953 with the “Coni Grand Prize”” valid for the 125 and 500 Italian Championship and the National 250 Race. The following year the first “Gold Cup” motorcycle race and the Shell “Golden Shell” car race put Imola’s racetrack into the international spotlight.
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garganelli Preparazione Impastare la farina con le uova fino ad ottenere un impasto liscio e sodo. Potete conservarlo in frigo anche per 24 ore, avvolto per bene in pellicola per alimenti. Dividere l’impasto in 4 parti, prenderne una e coprire l’impasto restante con una ciotola. Passarlo parecchie volte sotto i rulli della macchina per la pasta, scegliendo lo spessore più doppio. Passare poi il rettangolo di impasto attraverso lo spessore più sottile e ricavare la sfoglia finale. Quanto detto sinora non vale se siete delle perfette sfogline e sapete tirare ad arte la pasta con il mattarello. Ritagliare con un coltello dei quadrati di circa 4×4 cm, avvolgerli sul bastoncino di legno e passarli sulle corde dell’apposito pettine. Consiglio: fare in modo che il rettangolo di pasta aderisca bene al bastoncino, ma non premere troppo, o non si riuscirà a sfilare il garganello. Si tratta di fare un po’ di pratica, ma in questo caso si impara subito. Continuare fino ad esaurimento dell’impasto, infarinando quando necessario con farina 00.
Ingredienti per due porzioni abbondanti: • 200g di farina 00 • 2 uova • C’è chi aggiunge una manciata di parmigiano ed una grattata di noce moscata (a riprova delle origini nobili del garganello).
Si tinge di giallo la nascita dei garganelli: a contendersene la maternità due cuoche al servizio di due famiglie di alto lignaggio. C’è chi giura siano nati nella cucina di Caterina Sforza, moglie di Girolamo Riario signore prima di Imola e poi anche di Forlì dal 1473 al 1488. C’è chi invece sostiene con forza che la pasta all’uovo rigata ancora oggi molto in voga sia nata nel 1725 grazie alla cuoca del Cardinale Marco Cornelio Bentivoglio, legato pontificio in Romagna. Si racconta che la cuoca stesse preparando i cappelletti e che, rimasta sprovvista di ripieno (la leggenda narra che un qualche animale domestico lo avesse mangiato), per non buttar via i quadrati di pasta all’uovo prese quello che aveva sottomano, un pettine da telaio ed un fusello per filare la canapa, arrotolò la pasta e le conferì la caratteristica forma di penna rigata che ben conosciamo. La cosse poi nel brodo di cappone preparato per i cappelletti e la portò in tavola riscuotendo grande successo. Non manca chi vuole che l’origine del garganello abbia invece una connotazione povera e che sia nato in una qualche mensa di campagna nella pianura tra Imola e Lugo di Romagna. Che si dia credito alla teoria “sforzesca”, a quella “bentivogliesca” o a quella sulle origini povere, il nome del garganello sembra derivare dal termine dialettale “garganel” che indica il gargarozzo, ossia l’esofago. Al gargarozzo di un pollo questa pasta parrebbe assomigliare e come un gargarozzo si riempie di cibo, così un garganello si colma di sugo. Dal 1989 agli inizi di settembre a Codrignano si tiene ogni anno la Sagra del Garganello. Garganelli
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Malalbergo
www.comune.malalbergo.bo.it
MALALBERGO Malalbêrg indialetto bolognese Abitandi: Malalberghesi Comune P.zza dell’unità d’Italia 2, 37................... tel. 051 6620211 Biblioteca P.zza Caduti della Resistenza, 2........... tel. 051 6620280
Malalbergo si trova nella Pianura della bassa Bolognese al confine con la provincia di Ferrara , e fa parte dell’ Unione terre di Pianura. Comune di 9.061 abitanti, con 4 frazioni Pegola, Ponticelli, Casoni Altedo. Il toponimo Malalbergo viene fatto comunemente derivare dal malfamato albergo che qui si trovava fino al XIX secolo. L'albergo, situato dove il Canale Navile confluiva nelle paludi a sud di Ferrara, permetteva il ristoro e il riposo ai naviganti e commercianti da e per Bologna. Malalbergo is located in the lower Bolognese Plain on the border with the province of Ferrara, and is part of the Plain Lands Union. Municipality of 9,061 inhabitants, with 4 hamlets Pegola, Ponticelli, Casoni Altedo. The toponym Malalbergo is commonly derived from the infamous hotel that was here until the 19th century. The hotel, located where the Navile Canal flowed into the swamps south of Ferrara, allowing refreshment and rest for sailors and traders to and from Bologna. PALAZZO DELLA DOGANA Fu edificato nel 1583 tra il corso del Canale Navile e il corso del Canale Morto, dalla Gabella Grossa di Bologna come sede del Capitanato del barcheggio del “Porto di Malalbergo” come “dogana” tra lo Stato Pontificio ed il Ducato Estense. Nel 1775 fu inaugurato il nuovo “sostegno” portuale, il quale permetteva una navigazione senza interruzioni con il Po di Primaro per consentire, soprattutto, una rapida consegna delle merci ed ampliando notevolmente il traffico commerciale. Con l'inglobamento del Ducato Estense nello Stato Pontificio, avvenuto nel 1598, il palazzo perse le sue funzioni primarie, L'edificio ebbe, nei secoli successivi, diverse destinazioni d'uso, fu sede della Gendarmeria Napoleonica e della Guardia Nazionale e per questo motivo il palazzo fu chiamato dai Malalberghesi “Il Casermone”, nome che ancora oggi lo contraddistingue.
PALAZZO DELLA DOGANA It was built in 1583 between the course of the Navile Canal and the course of the Dead Channel, from the Gabella Grossa in Bologna as the seat of the Captaincy of the "Port of Malalbergo" as a "customs" between the Papal State and the Duchy of Este. In 1775 the new port "support" was inaugurated, which allowed uninterrupted navigation with the Po di Primaro to allow, above all, a rapid delivery of goods and considerably increasing commercial traffic. With the incorporation of the Este Duchy in the Papal States, which took place in 1598, the building lost its primary functions, The building had, in the following centuries, different uses, it was the seat of the Napoleonic Gendarmerie and of the National Guard and for this reason the palace was called by the Malalberghesi "Il Casermone", a name that still distinguishes it today.
LA LOCANDA L'edificio settecentesco, conosciuto dagli Altedesi con nome di “Locanda Napoleone”, fatto costruire dal conte Ferdinando Marescalchi, venne adibito ad osteria e sul finire di quel secolo, precisamente
THE INN The eighteenth-century building, known by the Altedesi as "Locanda Napoleone", built by Count Ferdinando Marescalchi, was used as a tavern and at the end of that century, precisely in 1795, with
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nel 1795, con la nuova disposizione delle soste per le diligenze della linea postale Bologna-Ferrara, si trasformò nella nuova “Posta cavalli”, ampliando sia l'osteria (trasformata per l'occasione in locanda), sia le stalle, quest'ultime ubicate però sull'altro versante della strada. Probabilmente deve il suo nome alle due soste che il generale Napoleone Buonaparte effettuò il 3 luglio e il 20 ottobre del 1796.
the new arrangement of stops for the stagecoaches of the line post office Bologna-Ferrara, it became the new "Post Horses", expanding both the tavern (transformed for the occasion into an inn) and the stables, the latter located on the other side of the road. It probably owes its name to the two stops that General Napoleon made Buonaparte performed on 3 July and 20 October 1796.
TORRE GNUDI Via Bosco _ L'edificio, che tutti gli Altedesi chiamano affettuosamente “al pipulot”, di proprietà dei Marchesi Gnudi ,alto circa sei metri e con una base che non supera i quattro metri e mezzo, non è facilmente databile . Sicuramente nei primi anni dell'Ottocento i marchesi Gnudi, proprietari della torre, di vasti terreni ed anche degli edifici circostanti, adibirono la parte inferiore della torre a ghiacciaia (una delle prime “conserve” della zona) e la parte superiore a colombaia. Sul finire dello stesso secolo fu ricavata in essa una piccola abitazione che fu abbandonata solo verso la fine degli anni Settanta.
TORRE GNUDI Via Bosco_The building, which all the Altedesi affectionately call "al pipulot", owned by the Marquis Gnudi, about six meters high and with a base that does not exceed four and a half meters, is not easily datable. Certainly in the early nineteenth century the Gnudi marquises, owners of the tower, vast grounds and even the surrounding buildings, used the lower part of the icehouse tower (one of the first "preserves" in the area) and the upper part a dovecote. At the end of the same century, a small house was built in it which was abandoned only towards the end of the 1970s.
VILLA ROMANA_Nelle vicinanze di Altedo, in via Vita, sono tornati alla luce i resti di un edificio rustico di epoca romana, durante i lavori di posa del metanodotto Minerbio - Cortemaggiore, nella primavera 1992. La Soprintendenza Archeologica dell'Emilia - Romagna ha successivamente attuato uno scavo in loco. I resti archeologici rilevati ad Altedo ed a Bentivoglio sono certamente coevi, databili entrambi attorno al I - II secolo d.C. ed entrambi appartenenti ad edifici rustici, pur se non “ville” romane. Il ritrovamento è il primo nel territorio comunale e ci dà la certezza che in quel periodo questi terreni erano coltivati, specialmente con piante ad uso alimentare, con prevalenza di cereali, frutteti, prati e pascoli.
VILLA ROMANA_Near Altedo, in Via Vita, the remains of a rustic Roman building came to light, during the laying of the Minerbio - Cortemaggiore pipeline, in spring 1992. The Archaeological Superintendency of Emilia-Romagna subsequently implemented one excavation on the spot. The archaeological remains found in Altedo and Bentivoglio are certainly coeval, dating both around the I - II century AD and both belonging to rustic buildings, although not Roman "villas". The Altedese discovery is the first in the municipal area and gives us the certainty that at that time these lands were cultivated, especially with plants for food use, with prevalence of cereals, orchards, meadows and pastures.
PALAZZO VENTURI Pegola _ ex Palazzo Scarselli: Via Nazionale. Edificato nel 1874 in località Bastia, su disegno di Francesco Sarti per conto del conte Cesare Scarselli, fu per anni uno dei più “imponenti” palazzi padronali di Pegola, come l'edificio della vicina ex azienda agricola Cacciari, oggi conosciuto come Palazzo Tesi. Nei primi anni del Novecento, Palazzo Scarselli e l'omonima azienda agricola furono acquistati dal signor Brenno Venturi che utilizzò una piccola parte dell'edificio per uso abitativo, mentre la maggior parte dei vani furono adibiti a magazzino per lo stivaggio del riso e come ricovero di attrezzi agricoli. Nello stesso luogo, sorge il piccolo oratorio originariamente dedicato a “Santa Maria della Valle”.
PALAZZO VENTURI Pegola _ formerly Palazzo Scarselli: Via Nazionale. Built in 1874 in the Bastia area, designed by Francesco Sarti on behalf of Count Cesare Scarselli, it was for years one of the most "imposing" manor houses in Pegola, like the building of the nearby former Cacciari farm, now known as Palazzo Tesi. In the early twentieth century, Palazzo Scarselli and the homonymous farm were purchased by Mr. Brenno Venturi who used a small part of the building for residential purposes, while most of the rooms were used as a warehouse for stowing rice and as a shelter. of agricultural tools. In the same place, stands the small oratory originally dedicated to "Santa Maria della Valle".
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Luoghi sacri
CHIESA DI MALALBERGO Dedicata a Sant'Antonio Abate, fu inaugurata il 19/04/1953 sull'area precedentemente occupata dalla Chiesa settecentesca e dall'attiguo oratorio dedicato a Sant'Anna e San Giuseppe, gravemente danneggiati dal bombardamento alleato avvenuto il 19/04/1945. Il suo stile romanico-bizzantino riporta, in chiave moderna, lo schema tipico delle basiliche del ravennate, in particolare quella di Sant'Apollinare Nuovo. All'interno sono custodite alcune opere di rilelevante pregio.
CHURCH OF MALALBERGO Dedicated to Sant'Antonio Abate, it was inaugurated on 04/19/1953 on the area previously occupied by the eighteenth-century Church and by the adjacent oratory dedicated to Sant'Anna and San Giuseppe, seriously damaged by the allied bombing that took place on 04/19/1945. Its Romanesque-Byzantine style shows, in a modern key, the typical pattern of the basilicas of Ravenna, in particular that of Sant'Apollinare Nuovo. Inside, some valuable works are kept
CHIESA DI ALTEDO Dedica a San Giovanni Battista, è l'edificio di culto, fra tutti quelli del nostro territorio, che ha mantenuto inalterate le sue linee architettoniche esterne nonostante i numerosi restauri che si sono susseguiti nei secoli. La prima chiesa, esistente nel XII secolo, fu dedicata a Sant'Eutropio e probabilmente era ubicata nelle vicinanze del monastero dedicato allo stesso Santo. Nel 1231, centocinquanta famiglie lombarde acquistarono dal Senato bolognese il territorio posto nella “Valle dei Conti”, odierno territorio di Altedo e di Minerbio. Di lodevole interesse è l'antica torre campanaria che ospita un orologio, eseguito nel 1734, da Carlantonio Facchini. Curiosa la sua peculiarità: lo scorrere del tempo viene segnalato da una sola lancetta.
ALTEDO CHURCH Dedicated to San Giovanni Battista, it is the cult building, among all those in our territory, which has kept its external architectural lines intact despite the numerous restorations that have taken place over the centuries. The first church, existing in the XII century, was dedicated to Saint Eutropius and was probably located near the monastery dedicated to the same Saint. In 1231, one hundred and fifty Lombard families purchased from the Bolognese Senate the territory located in the "Valle dei Conti", today's territory of Altedo and Minerbio *. Of praiseworthy interest is the ancient bell tower that houses a clock, executed in 1734, by Carlantonio Facchini. Its peculiarity is curious: the passage of time is signaled by a single hand. *
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L’ANTICA CHIESA DI PEGOLA Questo edificio dedicato ai SS Cosma e Damiano fu costruita nel 1892 sulle fondamenta di un edificio di culto forse cinquecentesco.
THE ANCIENT CHURCH OF PEGOLA This building dedicated to the Saints Cosmas and Damian was built in 1892 on the foundations of a 16th century cult building.
L’ORATORIO DELLA BEATA VERGINE DELLA MERCEDE (Altedo località Scarani) Questo oratorio è uno dei pochi ancora esistenti e ben conservati. Edificato nel 1772 per volere della nobile famiglia Scarani e dedicato alla Beata Vergine della Mercede, si trova in Via Boschi nella località che prende anch'essa il nome della nobile famiglia bolognese. Conserva sull'altare un riquadro raffigurante la”Madonna della seggiola”, copia del famoso dipinto di Raffaello che si trova a Firenze presso Palazzo Pitti.
THE ORATORY OF THE BLESSED VIRGIN OF MERCEDE (Altedo locality Scarani) This oratory is one of the few still existing and well preserved. Built in 1772 at the behest of the noble Scarani family and dedicated to the Beata Vergine della Mercede, it is located in Via Boschi in the town which also takes the name of the noble Bolognese family.On the altar there is a panel depicting the "Madonna of the Chair", a copy of the famous painting by Raphael which is located in Florence at Palazzo Pitti.
LE VALLI Un patrimonio di flora e di fauna nelle zone umide del territorio. Il territorio del Comune di Malalbergo vede attualmente sei zone umide permanenti, due in territorio di Malalbergo, due in territorio di Pegola e due in territorio di Ponticelli. Cinque sono denominate “Aziende Faunistiche Venatorie”, la sesta è detta “Oasi di protezione della Fauna Selvatica”; hanno funzione di ripopolamento, riproduzione faunistica ed anche di sfruttamento venatorio controllato ed approvato dalla Provincia; naturalmente, anche dal punto di vista della flora tipica e della vegetazione, esse costituiscono dei notevoli centri propulsivi per la ricostruzione dei vecchi “habitat” naturali*. Inoltre, nella vasca retrostante la casa del guardiano presso la “Valle La Comune”, crescono i fior di loto, assai rari nel territorio bolognese. Comune di Malalbergo organizza una serie di visite guidate che consentono, a chiunque lo voglia, di osservare, conoscere ed apprezzare queste “zone umide”; esse tendono inoltre a favorire un forte legame con la natura, l'ambiente ed il territorio nella sua globalità.
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THE VALLEYS A wealth of flora and fauna in the wetlands of the territory. The territory of the Municipality of Malalbergo currently sees six permanent wetlands, two in the territory of Malalbergo, two in the territory of Pegola and two in the territory of Ponticelli. Five are called "Venatorial Fauna Companies", the sixth is called "Protection Oasis of the Wild Fauna"; they have the function of repopulation, faunal reproduction and also of hunting exploitation controlled and approved by the Province; naturally, also from the point of view of the typical flora and vegetation, they constitute remarkable propulsive centers for the reconstruction of the old natural "habitats" *. Moreover, in the tank behind the guardian's house at the "Valle La Comune", lotus flowers grow, very rare in the Bologna area Comune di Malalbergo organizes a series of guided tours that allow anyone who wants to, to observe, learn and appreciate these "wetlands"; they also tend to favor a strong link with nature, the environment and the territory as a whole.
l’asparago La coltura più famosa di tutto il territorio comunale è l'asparago. Nel 2003 ha ottenuto il marchio IGP (Identificazione Geografica Protetta), con la denominazione di ASPARAGO VERDE DI ALTEDO che può essere coltivato esclusivamente in 30 comuni della Provincia di Bologna e 26 della Provincia di Ferrara. Già nel 1923 alcuni agricoltori iniziarono la coltivazione intensiva degli asparagi e dopo la seconda guerra mondiale l'ortaggio riprese a diffondersi. Dal 1970, a metà maggio, nel bel mezzo del più intenso periodo di raccolta, si svolge la Sagra dell'Asparago Verde di Altedo IGP, nell'ambito della quale spicca il Concorso nazionale di ricette a base di asparago, che annovera fra i vincitori anche chef di livello nazionale.
Il biscotto del Re Il “BISCOTTO DEL RE” è ufficialmente la prima De.C.O. “prodotto tipico locale” per i prodotti che costituiscono una specialità esclusiva del territorio comunale. La Storia del "biscotto del Re" inizia nel settembre 1918, ultimo anno di guerra (1915-1918), quando Altedo ricevette la visita del Re Vittorio Emanuele III. Che si fermò vicino al mulino di proprietà del Sindaco di Malalbergo Zeno Pezzoli, il quale, non essendo ancora pronto, fece attendere il sovrano. Per alleviare l’imprevisto contrattempo la madre del Sindaco, la signora Geltrude “Tuda” Martinelli, intervenne offrendo, dolcetti creati da lei, un po’ dolciastri e un po’ amarognoli, farciti con mandorle e cotti al forno; erano anche un po’ croccanti e spolverati con zucchero di vaniglia. Al Re piacquero
Buona parte del territorio produttivo delle nostre campagne è costituito da frutteti. Particolare menzione merita la pera IGP con la denominazione di “Pera dell'Emilia Romagna” e la Patata Bolognese varietà PRIMURA rivalutata e dal 2010 e iscritta nel registro europeo delle denominazioni d'origine e indicazioni geografiche protette della DOP.
moltissimo, tanto che chiese alla signora se ne avesse ancora, per farli assaggiare ai propri figli! La signora domandò a Vittorio Emanuele III di poterli chiamare “Biscotti del Re”. E questi esaudì il suo desiderio. Ancora oggi viene preparato e servito in tutte le occasioni nella zona di Altedo .Sulla visita regale ad Altedo e sulla nascita dei “Biscotti del Re” esiste un’altra versione orale, “molto meno patriottica” della precedente ma forse più veritiera... Estratto dall’articolo di Dino Chiarini qui trovate oltre all’articolo integrale anche la ricetta.
RICETTA
Le Pere e le patate
THE ASPARAGUS The most famous crop of the entire municipal area is the asparagus. In 2003 it obtained the IGP mark (Protected Geographical Identification), with the denomination of ASPARAGUS VERDE DI ALTEDO which can be grown exclusively in 30 municipalities in the Province of Bologna and 26 in the Province of Ferrara. Since 1970, in mid-May, in the midst of the most intense harvesting period, the Green Asparagus Festival of Altedo PGI is held, in which the national competition of recipes based on asparagus stands out, which counts among the winners also national chef.
Asparagi con Insalata e Vinaigrette Ingredienti: 12 Asparagi freschi, Lattuga, olive nere, Vinaigrette, 50gr di olio d’oliva, 10gr di succo di limone, 20gr di cipolla fresca tritata finemente, 10gr di pepe verde tritato, 10gr di carota tritata finemente, 1 tazza di prezzemolo tritato, Sale, Pepe bianco macinato.Pelare gli asparagi e mettere insieme con patate giovani, metterli in padella con olio d’oliva, acqua e sale, lasciate cuocere per 25 minuti, sono cotte quando si passa con un coltello e sono tenere. Per la vinaigrette, mescolare tutti gli ingredienti, cipolle e peperoni tutto tritato in un barattolo di conserva, con coperchio e vinaigrette emulsionato posto in singoli contenitori. Tritare l’insalata su un piatto da portata e accompagnare con vinaigrette. Servire temperato.
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Marzabotto
www.comune.marzabotto.bo.it
Marzabotto Marzabòt in dialetto bolognese Abitanti: marzabottesi Comune Via XX Settembre, 1 . ....................tel 051 6780511 Bibblioteca Via Aldo Moro, 2.....................tel. 051 6780501 “POMPEO ARIA” E AREA ARCHEOLOGICA DIKAINUA Via Porrettana Sud 13 . .................................... tel. 051 32353
Proloco di Marzabotto Comune Museo Nazionale Etrusco
Il comune di Marzabotto, di 6.826 abitanti fa parte dell’Unione Appennino Bolognese è posto lungo la Strada Statale 64 “Porrettana” a 26 Km da Bologna. Comprende territori delle valli dei fiumi Setta e Reno. Il suo territorio è in prevalenza montuoso, fra altri, Monte Sole 628 m. s.l.m. Sono frazioni del comune Allocco, Gardeletta, Lama di Reno, Lama di Setta, Luminasio, Malfolle, Medelana, Montasico, Panico, Pian di Venola, Pioppe di Salvaro, Quercia, Sibano, Sirano, Sperticano. Nel territorio comunale di Marzabotto, in località Ca’ Le Scope, si trova l’unico campeggio naturista della regione: è gestito dall’Associazione Naturista Bolognese e dispone anche di un campeggio riservato ai soci che vi convergono da ogni parte d’Europa. Di origine incerta è il nome dell’abitato di Marzabotto, probabilmente derivato da marzabòt, che in bolognese significa caprimulgo. Uccelli di questa specie che ancora oggi popolano le foreste circostanti il paese e il Parco Storico di Monte Sole: IL nome è stato attribuito nel 1880, sostituendo il nome Caprara sopra Panico. Altre etimologie più o meno fantasiose giustificano questo nome con altri fenomeni, tra cui la presenza di botti per la macerazione della canapa (in bolognese: merza in tal bott). Il comune è famoso grazie ai ritrovamenti di una città etrusca dei secoli VI e V a.C., conosciuta col nome di Misa. Di notevole interesse è il Museo Archeologica Pompeo Aria dove sono conservati oggettie suppellettili provenienti dalla zona archeologica. Marzabotto è altresì famoso per l’eccidio della popolazione compiuto nell’autunno del 1944 dai nazifascisti.
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Marzabotto is in the heart of the Bolognese Apennines and has a very ancient historical heritage. Indeed, in its territory are the remains of an Etruscan town called Misa, which dates back to the VI and V centuries B.C.; the local archaeological museum (Museo Archeologico Pompeo Aria) preserves a wide collection of findings from the Etruscan sites. In recent history, Marzabotto sadly became well known for the Nazi-Fascist massacre inflicted on the local population in the autumn of 1944. In the municipal area of Marzabotto, in the locality of Ca ‘Le Scope, there is the only naturist campsite in the region: it is managed by the Bolognese Naturist Association and also has a campsite reserved for members who come from all over Europe
PARCO STORICO DI MONTE SOLE Il parco è stato istituito nel 1989 e copre un'area di 2.539 ettari, più altri 3.700, sulle colline e le montagne dell'Appennino Bolognese, tra i fiumi Setta e Reno; si estende sul territorio dei comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi. L'altezza si estende da 101 a 826 mt sul livello del mare. Tra il fiume Reno e il ruscello Setta si trova una serie di colline e montagne situate appena a nord di Grizzana Morandi, la città in cui il pittore Giorgio Morandi era solito ritirarsi. Queste montagne sono chiamate Pezza, Salvaro, Termine e Sole; durante l'ultima guerra ci furono durissime battaglie qui. Infatti, Marzabotto, la città al centro del parco, è tristemente famosa per il massacro nazi-fascista che ha ucciso 770 civili locali nell'autunno del 1944. Oggi la pace è tornata su queste montagne, dopo molto tempo, grazie al Recupero recente della storia locale e il costante culto della memoria, come un modo per celebrare la pace
PARCO STORICO DI MONTE SOLE The park was established in 1989 and covers an area of 2,539 hectares, plus an additional 3,700, on the hills and mountains of the Bolognese Apennine, between the rivers Setta and Reno; it spreads over the territory of the municipalities of Marzabotto, Monzuno and Grizzana Morandi. The height spans from 101 to 826 mt above sea level. Between the river Reno and the brook Setta there is a series of hills and mountains located just north of Grizzana Morandi, the town where the painter Giorgio Morandi used to retreat. These mountains are called Pezza, Salvaro, Termine and Sole; during the last war there were harsh battles here. Indeed, Marzabotto, the town at the centre of the park, is sadly renown for the nazi-fascist slaughter that killed 770 local civilians in the Autumn of 1944. Today peace has returned over these mountains, after a very long time, thanks to the recent recovery of local history and the constant cult of memory, as a way to celebrate peace
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MUSEO NAZIONALE ETRUSCO Il Museo Nazionale Etrusco è intitolato alla memoria del Conte Pompeo Aria che sulle orme del padre Giuseppe organizzò il primo nucleo della collezione. Sorge sul margine dell’ampia area archeologica, interamente di proprietà dello stato. È proprio la consistenza dei resti strutturali di questa antica città a fare del sito un caso unico nel panorama dei centri abitati etruschi. A differenza di altre città etrusche -come ad esempio l’antica Felsina che dall’antichità ad oggi fu popolata senza soluzione di continuitàqui l’abbandono del sito garantì la conservazione quanto meno dell’impianto urbano nel suo disegno originale, cosa che ci consente ancora oggi di percorrere le antiche strade lungo le quali si snodano case di abitazione, aree artigianali ed edifici sacri. Fino a pochi anni fa, in assenza di notizie dagli autori greci e latini, si ignorava il nome di questo centro. Il recente ritrovamento di un frammento ceramico ha consentito di identificare la città con il nome di Kainua, dal greco kainòs/kainòn che vuol dire “nuovo”: siamo dunque in presenza di un centro che si chiama “Città nuova”
MUSEO NAZIONALE ETRUSCO The museum is located just at the entrance of the Etruscan archaeological site of Pian di Misano. Around the middle of the XIX century, a VI century BC Etruscan settlement was discovered in this area; excavations led to the creation of an important collection that the owners, the Aria family, donated to the Italian state in 1933 together with the land on which the items where found. Sadly, the war hit very harshly the area of Marzabotto and the newly built museum was destroyed. This second museum, restarted in the ‘50s, gathers what’s left of the original collection together with the findings excavated over the past decades. The excavation area can also be visited; this includes roads, settlements and the acropolis with the remains of five sacred public buildings used around the V century BC.
PIEVE DI SAN LORENZO DI PANICO La Pieve mostra in modo evidente la sua struttura romanica con una splendida abside semicircolare, decorazioni e capitelli di ottima fattura. La Pieve di San Lorenzo Martire è ciò che resta dell'antica presenza dei Conti Panico.
PIEVE DI SAN LORENZO DI PANICO The parish has a Romanic style and still features a beautiful semi-circular apse, remarkable decorations and capitals. The history of the church is linked to that of the Panico counts. It is first mentioned in the middle of the XI century
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Viene citata per la prima volta a metà del secolo XI, ma le sue origini sono probabilmente molto più antiche. Sorse a poca distanza dal Castello dei Conti Panico che sorgeva sulla collina al centro del fiume nel versante opposto. Le due sponde del Reno furono collegate, fin dai secoli del Medioevo, da un ponte custodito da un "portiere". La Pieve, dopo i restauri del Novecento, ha riacquistato i caratteri romanici della costruzione del sec.XII. La facciata, in parte rimaneggiata, presenta un occhio originale e due decorazioni a rombi realizzate in pietra. L'interno è a tre navate separate da pilastri e colonne, con le pareti in pietra in opus quadratum...
but its origins might be older. It was built near the castle of the counts that was on the other side of the river Reno. Since the middle ages, the two river banks were linked by a bridge, guarded by a person. In the XX century the church was restored and some of its Romanic features were restored as well. The façade is partly modified and has stone decorations. The interior has a nave on each side of the main aisle, supported by stone columns; it is quite sober and features some original decorations and capitals. The presbytery plutei and part of the main door were remade in the XX century. The semi-circular apse is remarkable and features three single lancet windows, of which the central one is beautifully decorated.
Luminasio Luminasio è un piccolo borgo che dista pochi chilometri da Marzabotto, con la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, nota fin dal 1378 come Santa Maria delle Banzole. Nei pressi di Luminasio si trovano diversi nuclei di particolare pregio architettonico, fra questi il nucleo medioevaledi Rio, uno fra i più interessanti esempi di edilizia fortificata della montagna. Conserva una torre cinquecentesca pressoché intatta con porta d'ingresso al primo piano, che reca incisa la data di costruzione ed una croce scolpita in rilievo.....
Luminasio Luminasio è un piccolo borgo che dista pochi chilometri da Marzabotto, con la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, nota fin dal 1378 come Santa Maria delle Banzole. Nei pressi di Luminasio si trovano diversi nuclei di particolare pregio architettonico, fra questi il nucleo medioevaledi Rio, uno fra i più interessanti esempi di edilizia fortificata della montagna. Conserva una torre cinquecentesca pressoché intatta con porta d'ingresso al primo piano, che reca incisa la data di costruzione ed una croce scolpita in rilievo.....
MONTASICO L’area ha alcuni interessanti edifici storici, come i resti di un castello che è l’ultima fortezza esistente dei conti di Panico; in seguito, l’edificio divenne la casa dei conti di Montasico, fino a quando fu completamente restaurato dal conte Silvestro de Boatieri nel 1475. C’era anche un piccolo oratorio medievale dedicato ai santi Pietro e Andrea (probabilmente 1116) che Silvestro de Boatieri trasformato in un edificio fortificato in uno stile tipicamente rinascimentale; oggi c’è solo un piano dell’edificio originale, con un cortile interno e un’imponente porta. Vicino alla porta c’è un architrave che reca lo stemma della famiglia Volta.
MONTASICO is 16km from Marzabotto The area has some interesting historical buildings, such as the remains of a castle which is the last existing fortress of the counts of Panico; later on, the building became the house of the counts of Montasico, until it was completely restored by the count Silvestro de Boatieri in 1475. There was also a Medieval small oratory dedicated to the saints Pietro and Andrea (probably 1116) that Silvestro de Boatieri transformed into a fortified building in a typically Renaissance style; today there is only one floor left of the original building, with an inner courtyard and an imposing doorway. Near the doorway there is an architrave which bears the coat of arms of the Volta family.
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tigelle tigéli Il nome trae origine dai dischi di pietra refrattaria, detti appunto “tigelle”, in cui venivano cotte anticamente.
Preparazione: sciogliete il lievito nel latte tiepido insieme allo zucchero. Setacciate la farina con il sale e disponetela a fontana. Al centro mettete il lievito sciolto nel latte tiepido e l’olio. Impastate e lavorate energicamente aggiungendo acqua fino ad ottenere una pasta morbida ed omogenea. Mettete l’impasto così ottenuto in una ciotola e copritela. Lasciate lievitare in luogo tiepido per 2 ore circa. A questo punto stendere l’impasto con il matterello (altezza impasto: circa 1/2 cm o poco meno), tagliate dei dischi con l’apposita formella o con 1 bicchiere e cuoceteli nella tigelliera pre-riscaldata. Per il pesto, tritate finemente il lardo o la pancetta insieme all’aglio e al rosmarino, aggiungete pepe al mulinello. Tagliate a metà le tigelle calde, farcitele con il pesto, cospargetele con il parmigiano, richiudetele e servitele. Altri accompagnamenti: salumi, formaggi freschi ,insalatine, sott’oli, spuntature di maiale in umido, salsicce alla griglia, fagioli in umido, pollo o coniglio alla cacciatora.
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Ingredienti • 1 Kg di farina 00 • 1 cubetto di lievito di birra • 1 cucchiaino di zucchero • 1 cucchiai di sale fino • 3 cucchiai di olio extraergine di oliva • 1/4 lt. di latte a temperatura ambiente • acqua a temperatura ambiente q.b. Per il pesto di lardo • lardo o pancetta • spicchi d’aglio tritati • qualche rametto di rosmarino • pepe nero • parmigiano grattugiato
Medicina
www.comune.medicina.bo.it
MEDICINA Midgénna in dialetto bolognese, Migìna nella variante locale Abitanti: Medicenesi Comune Via libertà, 103 . ......................tel. 051 6979111 Biblioteca Via Pillio, 1 ...........................tel. 051 6979209
Quelli del Comune di Medicina Proloco di Medicina
MUSEO CIVICO
Medicina fa 16.768 abitanti ed è il terzo comune più esteso dopo Imola e Valsamoggia. Il territorio comunale è totalmente situato in pianura. Il capoluogo sorge presso l’intersezione dell’omonimo canale con la storica «strada San Vitale» ad Est del territorio Bolognese. Fa parte del Nuovo Circondario Imolese. Frazioni :Buda, Crocetta, Fantuzza, Fiorentina, Fossatone, Ganzanigo, Portonovo, San Martino, Sant’Antonio, Via Nuova, Villa Fontana. L’origine del nome più probabile è che il nome derivi dal latino medium sinus (“luogo a metà strada”). Ipotesi suffragata dalla consuetudine romana di istituire lungo le strade delle mansiones attrezzate atte al ricovero di viaggiatori, vere e proprie stazioni di servizio, intercalate ogni 5 km Circa, da mere stazioni di cambio cavalli denominate stationes. La leggenda invece, racconta che così la nominò l’imperatore Federico Barbarossa. Passando per questi luoghi provenendo da Milano per l’incoronazione a Roma, si ammalò e fu costretto a riposo nei pressi del piccolo castello. Il Barbarossa guarì miracolosamente dopo aver bevuto un brodo dal quale, dopo la cottura, era fuoriuscito un serpente vivo, tra lo stupore dei cuochi. È stato però dimostrato che il nome era
Medicina makes 16,668 inhabitants and is the third largest municipality after Imola and Valsamoggia. The municipal area is totally situated on the plain. The capital is located at the intersection of the homonymous canal with the historic “San Vitale street” to the east of the Bolognese territory. It is part of the New District of Imola. Fractions. Buda, Crocetta, Fantuzza, Fiorentina, Fossatone, Ganzanigo, Portonovo, San Martino, Sant’Antonio, Via Nuova, Villa Fontana. The origin of the most probable name is that the name derives from the Latin medium sinus (“place halfway”). Hypothesis supported by the Roman custom of establishing equipped mansiones along the roads suitable for the shelter of travelers, real service stations, intercalated every 5 km or so, from mere change stations for horses called stationes. Legend has it that the emperor Frederick Barbarossa named it. Passing through these places coming from Milan for the coronation in Rome, he fell ill and was forced to rest near the small castle. Barbarossa miraculously recovered after drinking a broth from which, after cooking, a live snake had come out, to the amazement of the cooks. It has been shown, however, that the name was prior to the passage of Frederick Barbarossa, who however actually took place in
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antecedente al passaggio di Federico Barbarossa, che tuttavia avvenne realmente nel maggio del 1153. Come rievocazione di questa leggenda, si celebra ogni anno la “Festa del Barbarossa”, il terzo fine settimana del mese di settembre. Medicina è Città della scienza, fa parte della strada dei vini e dei sapori colli di Imola e festeggia con l’antica fiera “Medicipolla “ la cipolla dorata IGP.
May 1153. As a re-enactment of this legend, the “Festa del Barbarossa” is celebrated every year, the third weekend of September. Medicina is a city of science, it is part of the road of wines and flavors of the hills of Imola e celebrates the golden onion IGP with the ancient “Medicipolla” fair.
LA MUSICA La tradizione musicale di Medicina ha radici molto profonde, può infatti vantare la presenza nel suo Comune di una tra le più antiche bande dell'Emilia-Romagna. Banda Municipale di Medicina, fondata nel 1844. Tra le personalità più eccellenti si ricordano i maestri Augusto Forni, Augusto Modoni e Walter Grandi, i quali, avvicendatisi tra il 1871e il 1941 hanno avuto il merito di consolidare e dare prestigio all'istituzione musicale medicinese.Oggi, diretta dal maestro Ermanno Bacca, è composta di circa quaranta musicisti e mette a disposizione della cittadinanza una scuola di musica, attiva senza interruzioni dal 1978 e riconosciuta con
Music A Medicina is also home to the "Coro delle mondine". The choir since 1976 has the purpose of collecting and passing on a culture that is disappearing. The cultivation of rice plants was once very common in the Medici countryside. These women used to sing songs to give rhythm to the planting of rice seedlings and to taunt landowners or "caporali". The songs are linked to the reality of the Bolognese countryside from the beginning of the 20th century: from work, to fatigue, hunger, misery and love. They published a book and a CD in 2012 (We are all a feeling, recorded live in Rome) in which they collect the most significant songs and tell the
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legge regionale, che le permette di formare validi allievi, da inserire poi nell'organico. A Medicina ha sede anche il "Coro delle mondine". Il coro dal 1976 ha lo scopo di raccogliere e tramandare una cultura che sta scomparendo. La coltura delle piante da riso è stata un tempo molto diffusa nelle campagne medicinesi. Queste donne per dare il ritmo nella piantumazione delle piantine di riso e per schernire i proprietari terrieri, o i "caporali", intonavano canzoni. I canti sono legati alla realtà della campagna bolognese dall'inizio del XX secolo: dal lavoro, alla fatica, la fame, la miseria e gli amori. Hanno pubblicato un libro e un CD nel 2012 (Siam tutte un sentimento, registrato dal vivo a Roma) in cui raccolgono le canzoni più significative e raccontano la vita delle mondariso. Il 1º maggio del 2012 hanno cantato alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
PINACOTECA ALDO BORGONZONI Nato a Medicina 12/06/1913 morto 17/02/2004 Per oltre mezzo secolo ha raccontato con la sua arte gli eventi storicosociali più rilevanti ed innovativi, quasi commentandoli con la passione, l’impegno civile, la febbre esistenziale che ha caratterizzato tutto il suo Lavoro. sua opera è stata definita, nel corso del tempo, espressionista, neocubista, realistica. Born in Medicina 12/06/1913 died 17/02/2004 For over half a century he told his art of the most relevant and innovative historical and social events, almost commenting on them with passion, civic commitment, the existential fever that has characterized all his work. his work has been defined, over time, expressionist, neocubist, realistic
life of the mondariso. On May 1, 2012 they sang in the presence of the President of the Republic Giorgio Napolitano.
RADIO TELESCOPIO CROCE DEL NORD Questo osservatorio è gestito dall’Istituto di Radioastronomia dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), ospita due strumenti: la grande Croce del Nord (di proprietà dell’Università di Bologna) e un’antenna parabolica da 32 metri di diametro. Fondamentale importanza per la ricerca astronomica, lo studio di comete, l’indagine di sistemi planetari extrasolari, l’osservazione radar di asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra (in collaborazione con la NASA). Si possono anche studiare i moti della crosta terrestre con un livello di precisione non raggiungibile da altre tecniche. This observatory is managed by the Institute of Radio Astronomy of the INAF (National Institute of Astrophysics), it hosts two instruments: the great Northern Cross (owned by the University of Bologna) and a 32 meter diameter satellite dish. Fundamental importance for astronomical research, the study of comets, the investigation of extrasolar planetary systems, the radar observation of potentially dangerous asteroids for the Earth (in collaboration with NASA). The motions of the earth’s crust can also be studied with a level of precision unattainable by other techniques.
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TORRE DELL’OROLOGIO La parte bassa venne costruita nel secolo XVI sull'angolo dell'antico Palazzo del Podestà. La parte sopra la cornice, terminante con una merlatura alla "guelfa" intorno alla cella delle campane, è intervento dei primi decenni del Settecento. In seguito a tale aggiunta la torre subì un'inclinazione verso l'interno. Sul lato Nord una targa marmorea riporta i versi di Dante riferiti a Pier da Medicina, è collocata dal 1730 entro una nicchia una statua in terracotta della Madonna del Rosario. Sotto la cornice è posto il grande quadrante del sec. XVII realizzato in formelle di maiolica di Faenza, riportante la numerazione antica da I a XXIV con simboli araldici di Medicina: la croce, le chiavi, i gigli. CLOCK TOWER The lower part was built in the XVI century on the corner of the ancient Palazzo del Podestà. The part above the frame, ending with a "Guelph" battlements around the cell of the bells, is an intervention of the first decades of the eighteenth century. Following this addition the tower suffered an inclination towards the inside. On the north side a marble plaque shows Dante's verses referring to Pier da Medicina, a terracotta statue of the Madonna del Rosario is placed from 1730 within a niche. Under the frame is the large quadrant of the century. XVII realized in majolica tiles of Faenza, bearing the ancient numbering from I to XXIV with heraldic symbols of Medicine: the cross, the keys, the lilies.
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CHIESA DEL CARMINE Voluta dai padri carmelitani che vivevano nel convento, oggi municipio, il Carmine fu costruito a partire dal 1696 su progetto dell'architetto Giuseppe Antonio Torri. L'esterno, a croce latina con alto tiburio ottagonale, richiama intenzionalmente l'immagine araldica del Monte Carmelo che è ripetuta sul timpano della facciata e nel traforo del campaniletto a vela. All'interno del Carmine ci sono stucchi, statue e pregevoli quadri del settecento bolognese. Adibita al culto fino agli anni '20, una volta sconsacrata fu prima deposito militare dell'esercito italiano poi occupata dai tedeschi. Dal dopoguerra ai primi anni '50 la Curia l'affitto alla Cooperativa falegnami di Medicina. Oggi è sede di mostre, concerti ed eventi culturali. CHIESA DEL CARMINE Built by the Carmelite fathers who lived in the convent, today the town hall, the Carmine was built from 1696 on a project by the architect Giuseppe Antonio Torri. The exterior, a Latin cross with a high octagonal lantern, intentionally recalls the heraldic image of Mount Carmel which is repeated on the tympanum of the facade and in the tunnel of the small bell tower. Inside the Carmine there are stuccos, statues and valuable paintings of the Bolognese eighteenth century. Used for worship until the 1920s, once it was desecrated it was the first military deposit of the Italian army then occupied by the Germans. From the post-war period to the early 1950s, the Curia rented the Medicine Carpenters Cooperative. Today it is home to exhibitions, concerts and cultural events.
blica e teatro. Oggi ospita la biblioteca comunale, la pinacoteca Aldo Borgonzoni e il museo civico comunale con sezioni dedicate all'archeologia, all'architettura e all'arte locale, compreso il laboratorio del liutaio Ansaldo Poggi.
PALAZZO DELLA COMUNITà Residenza dell'Amministrazione Comunale di Medicina dal sec.XVI fino ai primi anni dell'Ottocento e sede della Partecipanza di Medicina (estintasi nel 1892). Passato a privati, soltanto negli anni '70 il palazzo è stato riacquisito dal Comune. Qui in antico erano accentrati tutti i principali servizi comunitari: uffici, archivio, scuola pub-
PALAZZO DELLA COMUNITà Residence of the Municipal Administration of Medicine from the XVI century until the early nineteenth century and seat of the Partecipanza di Medicina (extinct in 1892). Passed to private owners, only in the 70s the building was reacquired by the Municipality. Here in ancient times all the main community services were centralized: offices, archive, public school and theater. Today it houses the municipal library, the Aldo Borgonzoni art gallery and the municipal civic museum with sections dedicated to archeology, architecture and local art, including the laboratory of the violin maker Ansaldo Poggi.
PORTICONE VENTUROLI La costruzione, a 13 archi, voluta dal Comune a fine ‘700 fu eseguita su progetto di Angelo Venturoli e doveva costituire il primo intervento di una serie di costruzioni porticate. Un piano urbanistico, in cui erano inseriti anche il nuovo Ospedale e la Chiesa dell’Osservanza. Non fu completato a causa dell’avvento dei francesi.
PORTICONE VENTUROLI The 13-arch construction, commissioned by the Municipality at the end of the 18th century, was designed by Angelo Venturoli and was to constitute the first intervention of a series of porticoed buildings. An urban plan, which also included the new Hospital and the Church of the Observance. It was not completed due to the advent of the French.
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CHIESA ARCIPRETALE DI SAN MAMANTE Così come si presenta oggi, la costruzione è il risultato della completa ricostruzione dell’antica chiesa plebana tre-quattrocentesca, avvenuta tra il 1735 e il 1740 ad opera dell’architetto bolognese Giuseppe Antonio Ambrosi. All’esterno appare come una ampia struttura barocca a croce latina, preceduta da una vivace facciata, caratterizzata da volute a “Molla” laterali e timpano arrotondato, e culminante, all’incrocio dei bracci, con un tiburio ellittico a lanterna. Le opere pittoriche e scultoree custodite presso le varie cappelle oltre a costituire un patrimonio d’arte di notevole rilevanza documentano attraverso i secoli fede, storia e susseguirsi delle vicende umane di una comunità. All’interno opere di notevole pregio. CHIESA ARCIPRETALE DI SAN MAMANTE As it appears today, the construction is the result of the complete reconstruction of the ancient 15th-15th century plebeian church, which took place between 1735 and 1740
by the Bolognese architect Giuseppe Antonio Ambrosi. On the outside it looks like a large baroque Latin cross structure, preceded by a lively façade, characterized by lateral “spring” volutes and a rounded tympanum, culminating at the junction of the arms with an elliptical lantern lantern. The pictorial and sculptural works kept in the various chapels as well as constituting a noteworthy art heritage document throughout the centuries faith, history and the succession of the human events of a community. Inside works of great value..
CHIESA DELL’ASSUNTA Progettata dal Torreggiani intorno al 1748, la chiesa fu costruita negli anni successivi per conto dell’antica ed estesa Confraternita dell’Assunta, come sede più qualificata, in sostituzione dell’antica e modesta chiesa osta di fianco al convento dei Carmelitani (attuale residenza municipale) ed oggi aperta come passaggio urbano, il cosiddetto “Voltone”. Designed by Torreggiani around 1748, the church was built in subsequent years on behalf of the ancient and extended Confraternity of the Assumption, as the most qualified seat, replacing the ancient and modest church next to the Carmelite convent (current municipal residence) and today open as an urban passage, the so-called "Voltone".
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PALAZZO COMUNALE L'edificio, oggi residenza municipale, nasce nel sec.XVI come Convento dei padri Carmelitani. Ampliato e più volte rinnovato nel tempo, diventa sede del Comune nel 1804, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi in epoca napoleonica. Della struttura originale resta il chiostro interno, lo scalone, i corridoi superiori e il refettorio, trasformato in Sala del Consiglio. All'esterno il portico, in stile neobarocco, fu aperto nel 1925. In corrispondenza di ogni colonna è inciso il nome di tutte le frazioni del Comune di Medicina, mentre sulla parete sotto il portico si fa memoria dei caduti di tutte le guerre e il ricordo del passaggio da Medicina di Garibaldi. PALAZZO COMUNALE The building, now a municipal residence, was born in the XVI century as a convent of the Carmelite fathers. Expanded and repeatedly renovated over time, it became the seat of the Municipality in 1804, following the suppression of religious orders in the Napoleonic era. Of the original structure remains the internal cloister, the staircase, the upper corridors and the refectory, transformed into the Council Hall. Outside the portico, in neo-baroque style, was opened in 1925. At each column is engraved the name of all the fractions of the Municipality of Medicina, while on the wall under the portico there is memory of the fallen of all wars and memory of the passage from Garibaldi's Medicine.
OASI DEL QUADRONE Nel comune di Medicina, nella frazione Buda, è conservato un piccolo tesoro naturalistico: si tratta del Quadrone, incantevole Oasi di Protezione della Fauna selvatica, fortunatamente istituzionalizzata dalla Provincia di Bologna nel 1985 grazie al finanziamento regionale e alla disponibilità della Cooperativa LA.C.ME, proprietaria dei terreni, che ha permesso la realizzazione di un centro visite, di strutture di osservazione e di un itinerario attrezzato. Della grande distesa paludosa e a testimonianza dell'antico paesaggio restano solo i 270 ettari dell'Oasi del Quadrone caratterizzati, oltre che coltivazioni a basso impatto, da una zona umida con una valle, un bosco igrofilo, un prato umido e una zona a boschetto. Dai capanni in legno i visitatori possono praticare il birdwatching e varie tabelle descrittive raccontano la storia del luogo e offrono informazioni sulle diverse specie animali e vegetali osservabili. Visite guidate tutto l’anno anche a scolaresche. OASI DEL QUADRONE In the municipality of Medicina, in the hamlet of Buda, Only the 270 hectares of the Oasi del Quadrone characterized, as well as low-impact crops, from a humid area with a valley, a hygrophilous forest, a wet meadow and a grove area remain of the great swampy expanse. From the wooden huts, visitors can practice bird watching and various descriptive tables tell the history of the place and offer information on the various observable animal and plant species. Guided tours all year round
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cipolle ripiene al forno Zivålla arpéjni al Fåuren Preparazione Tagliate a metà le cipolle e togliete la parte centrale, lasciando solo i tre o quattro anelli più esterni, come a formare delle coppe. Mettete la pancetta in una padellina con un filo di olio a rosolare, quando sarà ben cotta sgocciolatela eliminando l’olio e il grasso di cottura. Tritate finemente la parte eliminata dal centro delle cipolle ed unitela in una ciotola con il pan grattato, il parmigiano, il prezzemolo, l’uovo e la pancetta e 2 cucchiai d’olio d’oliva. Non esagerate con il sale poiché la pancetta è già abbastanza saporita. Amalgamate bene il tutto ed una volta ottenuto il composto riempite bene le cipolle a coppa e adagiatele in una teglia ricoperta dalla carta forno (se non avete una teglia antiaderente) e un filo di olio d’oliva. Coprite la teglia con un foglio di carta stagnola, foratelo appena con una forchetta ed infornate a 180° per circa 35/40 minuti trascorsi i quali scoprite la teglia e accendente il grill e lasciate ancora alcuni minuti in forno, giusto il tempo di una bella gratinatura. Servitele ben calde! Ps: Se volete rendere la ricetta più “leggera” potete sostituire la pancetta con il prosciutto cotto a dadini!
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Ingredienti per 6 persone • 6 Cipolle di Medicina Dorate o Bianche belle grosse • 1 uovo • 250 g di pane grattugiato • 80 g di parmigiano grattugiato • 150 g di pancetta a cubetti semplice o affumicata • 2 cucchiai di olio d’oliva • Sale quanto basta • Un pizzico di prezzemolo tritato
Minerbio
www.comune.minerbio.bo.it
MINERBIO Mnirbi o Mnérbi in dialetto bolognese orientale Abitanti: minerbiesi Comune Via Garibaldi, 44 ..........................tel. 051 6611711 Bibblioteca Piazza Dalla Chiesa 1..............tel. 051 6611766
Minerbio comune di 8752 abitanti È lambito dal canale di bonifica Allacciante Circondario. Si trova fra il Navile e l’idice circa 20 km a a nord di Bologna. In piena campagna emiliana. Le frazioni Ca’ De’ Fabbri, Capo d’Argine, San Giovanni in Triario, San Martino in Soverzano (o dei Manzoli), Spettoleria, Tintoria Il toponimo viene fatto comunemente derivare da Minerva per la probabile Rocca Isolani presenza in epoca romana di un tempio dedicato a questa Dea. Il comune fa parte dell’Unione Terre di pianura insieme ai comuni di Budrio, Granarolo dell’Emilia, Baricella. Sede della più grande centrale di stoccaggio di gas Naturale d’Europa. Da qui transita oltre un terzo del metano italiano. Minerbio fu fondata dai romani, ma fu una famiglia di ricchi mercanti di seta provenienti da Cipro a fare di questa cittadina emiliana, un luogo di prestigio e loro residenza privilegiata. La cittadina ha indissolubilmente legato la sua storia alla famiglia Isolani che qui governò per 4 secoli. La famiglia Isolani dominò i territori di Minerbio sin dal ‘300, dapprima come possidenti terrieri e, successivamente, come feudatari ufficiali del territorio fino al ‘700. Gli Isolani divennero feudatari ufficiali del territorio e fecero di Minerbio un centro attivo e di prestigio per la loro casata. Ciò che rimane della loro presenza, di circa 4 secoli, è la Rocca Isolani, la Porta dell’Orologio, la suggestiva Colombaia e la splendida Chiesa di San Giovanni Battista.
The municipality is part of the Terre di Pianura Union together with the municipalities of Budrio, Granarolo dell’Emilia and Baricella. Home to the largest natural gas storage facility in Europe. From here it passes over a third of Italian methane. Minerbio was founded by the Romans, but it was a family of wealthy silk merchants from Cyprus who made this Emilian town a place of prestige and their privileged residence. The town has inextricably linked its history to the Isolani family who ruled here for 4 centuries. The Isolani family dominated the territories of Minerbio since the ‘300, first as landowners and later as official landowners of the territory up to the’ 700. . The Islanders became official feudal lords of the territory and made Minerbio an active and prestigious center for their lineage. What remains of their presence, of about 4 centuries, is the Rocca Isolani, the Porta dell’Orologio, the suggestive Colombaia and the splendid Church of San Giovanni Battista.
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ROCCA ISOLANI è il simbolo di questo legame; la bella rocca torreggia sul paese sin dal XVI secolo e venne ricostruita a seguito della distruzione per mano dei Lanzichenecchi. L’ingresso dà accesso ad un bel cortile interno ed alle stanze affrescate (visitabili al piano terra); percorretelo ed uscite dalla parte opposta perché vi aspetta il clou della visita di Minerbio: la colombaia. La colombaia di Minerbio è una bella ed elegante torre risalente al XVI secolo; a quel tempo i colombi erano preziosi, venivano utilizzati come mezzo di comunicazione ed il loro sterco serviva alla concimazione dei campi. La colombaia di Minerbio ha una struttura elicoidale con scale lignea interna e la sua progettazione è attribuito a Jacopo Barozzi, detto il Vignola. La colombaia di Minerbio è un gioiello architettonico per tutto il territorio.
ROCCA ISOLANI is the symbol of this bond; the beautiful fortress towers over the town since the sixteenth century and was rebuilt following the destruction by the Lanzichenecchi. The entrance gives access to a beautiful inner courtyard and frescoed rooms (which can be visited on the ground floor); follow it and exit the other side because the highlight of the visit to Minerbio awaits you: the dovecote. Minerbio’s dovecote is a beautiful and elegant tower dating back to the 16th century; at that time the pigeons were precious, they were used as a means of communication and their dung was used to fertilize the fields. Minerbio’s dovecote has a helicoidal structure with internal wooden stairs and its design is attributed to Jacopo Barozzi, known as il Vignola. Minerbio’s dovecote is an architectural jewel for the whole territory.
CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Origini e l'edificio attuale La prima chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista risalente all’anno 1372 venne eretta su disposizione testamentaria del suo primo “giuspatrono” Domenico Isolani. Il 15 giugno del 1369 infatti Mengolo (Domenico) di Iacopo I (o Giacomo) Isolani dispose, attraverso la dettatura del proprio testamento, che entro 4 anni dalla sua morte, il figlio Giovanni facesse edificare “in Minerbio” una chiesa, “per l’anima sua e degli ascendenti e discendenti suoi” Il titolo della chiesa venne affidato allo stesso Giovanni che ottenuta nel 1372 licenza di edificazione del nuovo tempio le diede titolo di San Giovanni Battista, dal suo nome e di quello di suo figlio Battista. La chiesa nuova, che è quella attuale, venne elevata tra il 1733 ed il 1737 al posto della vecchia canonica già demolita a questo scopo.
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Origins and the current building The first parish church of San Giovanni Battista dating back to the year 1372 was built on the testamentary disposition of its first "giuspatrono" Domenico Isolani. On 15 June 1369, in fact, Mengolo (Domenico) of Iacopo I (or Giacomo) Isolani arranged, through the dictation of his will, that within four years of his death, his son Giovanni had a church built “in Minerbio” 'his soul and his ancestors and his descendants' The title of the church was entrusted to the same Giovanni who obtained in 1372 the building permit of the new temple gave it the title of San Giovanni Battista, from his name and that of his son Battista. The new church, which is the current one, was raised between 1733 and 1737 in place of the old rectory already demolished for this purpose.
Le opere conservate Nella Chiesa sono conservate alcune opere pittoriche di notevole importanza tra le quali: un dipinto col Sacro Cuore del Salgazzi, un ovale col San Carlo di Scuola Reniana, il San Francesco di Paola del Bertuzzi, La Madonna della Cintura e i Santi Sebastiano e Rocco dello Spisanelli e due tele raffiguranti San Biagio e Santa Caterina da Siena di Ubaldo Gandolfi risalenti al XVIII secolo ed infine il noto dipinto della Beata Vergine Addolorata della Scuola del Reni oggetto di particolare devozione popolare; la tradizione vuole infatti che abbia in più occasioni volto lo sguardo agli spettatori.
La "Gloria" del Mazza Da sottolineare è il gruppo scultoreo con la "Gloria" realizzata dallo scultore Giuseppe Mazza nel 1700 e proveniente dalla soppressa chiesa di San Gabriele (delle carmelitane scalze) in via santo Stefano a Bologna. The "Gloria" of the Mazza To highlight is the sculptural group with the "Gloria" made by the sculptor Giuseppe Mazza in the 1700s and coming from the suppressed church of San Gabriele (of the Discalced Carmelites) in via Santo Stefano in Bologna.
PIEVE DI SAN GIOVANNI IN TRIARIO Nel territorio di Minerbio, sulla strada verso Budrio, di particolare interesse è la Pieve di San Giovanni in Triario. La chiesa, che risale probabilmente all'XI secolo, conserva ancora l'antichissima vasca battesimale, oltre a tele attribuite a Daniele da Volterra. La Pieve fa anche da sfondo al romanzo della giallista bolognese Danila Comastri Montanari dal titolo "La campana dell'arciprete". Il libro narra di una saga contadina con delitto ambientata nel 1824, ai tempi della Restaurazione pontificia, dopo la sconfitta del sogno napoleonico. Fu scelta anche da
The preserved works In the Church are preserved some pictorial works of notable importance among which: a painting with the Sacred Heart by Salgazzi, an oval with the San Carlo of the Reniana School, the San Francesco by Paola del Bertuzzi, the Madonna of the Belt and the Saints Sebastiano and Rocco of Spisanelli and two canvases depicting Saint Biagio and Saint Catherine of Siena by Ubaldo Gandolfi dating back to the 18th century and finally the well-known painting of Our Lady of Sorrows of the Scuola del Reni, object of particular popular devotion; in fact, tradition has it that on several occasions it has turned its gaze to the spectators.
La canonica e il campanile Di fianco alla chiesa sorge la canonica anch’essa costruita dal Dotti la cui facciata semplice e proporzionata è rimasta inalterata. Accanto alla Chiesa nel 1700 fu eretto un campanile distrutto però nel 1945 minato dai tedeschi in fuga. Next to the church there is the rectory also built by Dotti whose simple and proportionate facade has remained unchanged. Next to the Church in 1700 a bell tower was erected but destroyed in 1945 undermined by the fleeing Germans.
PIEVE DI SAN GIOVANNI IN TRIARIO In the territory of Minerbio, on the road to Budrio, of particular interest is the Pieve di San Giovanni in Triario. The church, which probably dates back to the 11th century, still preserves the ancient baptismal font, as well as paintings attributed to Daniele da Volterra. La Pieve is also the background to the novel by the Bolognese crime writer Danila Comastri Montanari entitled "La campana dell'arciprete". The book tells of a peasant saga with crime set in 1824, at the time of the papal Restoration, after the defeat of the Napoleonic dream. "Laughing windows were also chosen by Pupi Avati in the Film. Inside there is also an original Museum of Popular Religiosity. bu-
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Pupi Avati nel Film “le finestre che ridono. Al suo interno è presente anche un'originale Museo della Religiosità Popolare. costruita con lo scopo di recuperare una memoria popolare che altrimenti andrebbe perduta. Sono documentate testimonianze artistiche dedicate per lo più al culto.
ilt with the aim of recovering a popular memory that would otherwise be lost. There are documented artistic testimonies dedicated mostly to worship.
CASTELLO DI SAN MARTINO In località Soverzano, vicino Minerbio sorge circondato da un rado boschetto il castello di San Martino, anche detto dei Manzoli. La struttura vide le sue origini nell’anno 1411 quando il Cavaliere bolognese Bartolomeo Manzoli volle la costruzione dello stesso quale dimora aristocratica attorno all'antica torre degli Ariosti, (che a sua volta, sorgeva al limitare della palude fin dal duecento). Il maniero pur essendo nato come dimora aristocratica è stato munito di difese di tipo militare, come mura, merli e fossati. Il castello con pianta rettangolare e uno spazioso cortile interno; ai quattro angoli sorgono torri difensive e l’aspetto di difesa accentuato dal largo fossato che lo circonda, nonché dai ponti levatoi e dall'imponenza della torre maggiore. Ebbe la funzione di residenza signorile per breve tempo nel 1500 (dal 1514 al 1532) quando Leone X concesse a Marchione Manzoli la giurisdizione di San Martino con titolo di Conte. Il Castello fu restaurato e decorato nel '500 e nel '600, ma gli interventi di restauro si ebbero nel 1883-85, quando era proprietà dei Conti Cavazza, ad opera di Alfonso Rubbiani e Tito Azzolini che pur alterando alquanto le parti interne, mantennero un maggior rigore nel ripristino dell'esterno del castello che appare sostanzialmente immutato rispetto alla costruzione del 1500. Le cortine e le torri merlate che lo caratterizzano conferiscono un aspetto decisamente fiabesco al castello che è collocato in un parco secolare. A fianco del castello si teneva un' importante fiera annuale fin dal 1584, e per ospitarla al coperto venne costruito nel 1684 il lungo portico che fiancheggia la spianata che porta al castello e che costituisce con lo stesso e il borgo circostante un complesso architettonico di indubbio fascino.
CASTLE OF SAN MARTINO In Soverzano, near Minerbio, the castle of San Martino, also called dei Manzoli, is surrounded by a sparse grove. The structure saw its origins in 1411 when the Bolognese Knight Bartolomeo Manzoli wanted the construction of the same as an aristocratic residence around the ancient Ariosti tower, (which in turn stood on the edge of the marsh since the thirteenth century). The manor, although born as an aristocratic residence, was equipped with military-type defenses, such as walls, battlements and moats. In fact, the castle has a rectangular plan with a spacious inner courtyard; at the four corners there are defensive towers and the appearance of defense accentuated by the large moat that surrounds it, as well as by drawbridges and by the majesty of the main tower. It served as a noble residence for a short time in 1500 (from 1514 to 1532) when Leo X granted Marchione Manzoli the jurisdiction of San Martino with the title of Count. The castle was restored and decorated in the 16th and 17th centuries, but restoration work was carried out in 1883-85, when it was owned by the Conti Cavazza, by Alfonso Rubbiani and Tito Azzolini who, though altering the internal parts somewhat, maintained a greater rigor in the restoration of the exterior of the castle that appears substantially unchanged compared to the construction of 1500. The curtain walls and crenellated towers that characterize it give a decidedly fairy-like appearance to the castle which is located in a centuries-old park. next to the castle an important annual fair was held since 1584, and to house it indoors was built in 1684 the long portico that flanks the esplanade leading to the castle and which constitutes with it and the surrounding village an architectural complex of undoubted charm .
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le tagliatelle Tajadèl A Minerbio si fa una festa della tagliatella e festival bandistico e si tiene solitamente a Luglio. In onore di questo abbiamo pensato di pubblicare la ricetta delle tagliatelle alla bolognese. Le tagliatelle La «sfoglia» può dirsi l’elemento principe di quel patrimonio culturale che ha reso la regione del Carducci [Emilia-Romagna] simbolo nazionale e internazionale della pasta. (DDL.2710 del 2009) Ricetta originale della sfoglia emiliana-romagnola, secondo tradizione. Preparazione Disponi la farina su una spianatoia di legno o su un tagliere bello grande. In casi estremi sul tavolo (possibilmente non di vetro). Fai uno spazio al centro e aggiungi le uova. Con una forchetta si rompono le uova e si mescola affinché le uova assorbano la farina. A questo punto realizziamo se l’impasto è correttamente dosato. Cioè se la grandezza delle uova e la farina si sono trovate bene tra loro. Altrimenti si aggiunge, 1 o 2 cucchiai di acqua. Nel caso in cui le vostre uova siano molto piccole, aggiunte un uovo in più oppure, nel caso contrario, altra farina. Formare un panetto liscio e lavorarlo per circa 20 minuti: bisogna dargli elasticità, con il calore delle mani e impastando correttamente con la dovuta forza. Spingetelo in avanti con il palmo, senza strapparlo e si ripete di nuovo il movimento girando il panetto su se stesso più volte. Lasciatelo riposare 10 minuti minimo, coperto da una ciotola per non lasciarlo all’aria.
Dosi per 4 persone Tempo totale: 30 minuti Ingredienti • Sempre 100 grammi di farina per uovo medio. • 4 uova medie • 400 g di farina 00 (in caso anche Semola* di grano duro rimacinata di buona qualità) • Mattarello e macchina per la pasta (tipo la famosa Nonnapapera con manovella a mano) • 1 cucchiaio di olio Evo (opzionale) • 1-2 cucchiai di acqua (se serve)
A questo punto stendete la pasta fresca con il mattarello, formate un disco di pasta e stendetelo con il mattarello e con l’ aiuto di un po’ di farina di semola. Mi raccomando deve essere liscia e non attaccare le dita. Mia nonna diceva che era di spessore giusto quando alzando la sfoglia si vedevano le ombre in trasparenza! La tagliatella bolognese è sottile a differenza di altri zone d’italia che la vogliono spessa. “Sulla base del campione in oro, contenuto in apposito scrigno, la tagliatella deve essere larga 8 mm da cotta e circa 7 mm da cruda. La misura corrisponderebbe alla 12.270 millesima parte dell'altezza della torre Asinelli.” Arrotolate la sfoglia stesa su se stessa, come fosse un foglio di carta, e con un coltello affilato riducetelo in striscioline. Cospargete le tagliatelle con la farina perché non si incollino tra loro nel mentre portate l’acqua a bollore e scaldate. Ricordatevi che la pasta fresca all’uovo cuoce in acqua bollente e salata per pochissimi minuti, di solito non supera neanche i 3-4. Appena viene a galla è pronta. Condite con ragù alla bolognese o a piacere.
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Molinella
www.comune.molinella.bo.it
MOLINELLA Mulinèla o La Mulinèla in dialetto bolognese orientale Abitanti: molinellesi Comune P.zza Martoni,1 ............................tel. 051 6906811 Comune Di Molinella Bibblioteca P.zza Dalla Chiesa 1.................tel. 051 6906860 Pro Loco Molinella
Molinella comune di 15603 abitanti. Il territorio comunale si estende nella bassa pianura bolognese ai confini con il ferrarese. È quindi il comune con l'altitudine minore di tutta la città metropolitana. I maggiori corsi d'acqua che lo attraversano sono il fiume Reno (appena un chilometro a nord del capoluogo), il torrente Idice e i canali Botte e Lorgana. I Comuni confinanti sono: Argenta (Provincia di Ferrara) a nord e a est, Medicina a Sud, Budrio a Sud-Ovest e Baricella a nord-ovest. I maggiori centri urbani, Bologna e Ferrara distano rispettivamente 36 e 28 km. Le frazioni sono: Marmorta, San Martino in Argine, San
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Molinella municipality of 15603 inhabitants The municipal territory extends in the lower Bolognese plain on the border with the Ferrara area. It is therefore the municipality with the lowest altitude of the entire metropolitan city. The main waterways that cross it are the Rhine river (just one kilometer north of the capital), the Idice stream and the Botte and Lorgana canals. The neighboring municipalities are: Argenta (Province of Ferrara) to the north and east, Medicina to the south, Budrio to the south-west and Baricella to the northwest. The major urban centers, Bologna and Ferrara are 36 and 28 km away respectively. The hamlets are: Marmorta, San Martino in Argine, San Pie-
Pietro Capofiume, Selva Malvezzi. Il centro storico del capoluogo è dominato dalla caratteristica torre campanaria pendente, che affianca l'antica chiesa di S. Matteo (fine XV secolo), oggi adibita ad Auditorium.
tro Capofiume, Selva Malvezzi The historic center of the capital is dominated by the characteristic leaning bell tower, which flanks the ancient church of S. Matteo (late 15th century), now used as an auditorium.
ANTICA CHIESA DI S.MATTEO Nuovo Auditorium La Chiesa parrocchiale fu costruita su di un più antico piccolo tempio, come ci documenta un disegno di Ignazio Danti del 1578, e possedeva un porticato a tre archi. La costruzione del campanile iniziò nel 1727 ma, per la precoce pendenza causata da cedimento del terreno, le cella campanaria fu eretta vent’anni dopo e, per timori di instabilità, demolita nel 1909. Fino alla sua chiusura la chiesa ospitava un pregevole organo del Traer (1670) e tele del Giusti e del Sordino. Nell’anno 1915, si decise di demolire il porticato. La chiesa è stata aperta al culto fino al 1971, anno dell’inaugurazione della nuova parrocchiale. Dopo un notevole restauro, nel febbraio 1999 fu possibile sistemarvi la biblioteca comunale e, nel giugno 2000, inaugurare il nuovo Auditorium.
ANCIENT CHURCH OF S.MATTEO New Auditorium The parish church was built on an older small temple, as documented by a drawing by Ignazio Danti in 1578, and had a threearched portico. The construction of the bell tower began in 1727 but, due to the early slope caused by the subsidence of the land, the belfry was erected twenty years later and, due to fears of instability, demolished in 1909. Until its closure the church housed a valuable organ by Traer (1670) and paintings by Giusti and del Sordino. In 1915, it was decided to demolish the arcade. The church was opened for worship until 1971, when the new parish was inaugurated. After a remarkable restoration, in February 1999 it was possible to set up the municipal library and, in June 2000, to inaugurate the new Auditorium.
TORRE SANTO STEFANO Di fronte all’Auditorium, al centro di Molinella, sorge la Torre civica di Santo Stefano. Costruita nel secolo XIV, fu danneggiata dalle truppe di Bernabò Visconti nel 1360 e praticamente rasa al suolo da Alberto V d’Este, alleato di Galeazzo Visconti, nell’agosto del 1390. Era merlata e solo a fine secolo XVII fu fornita di un tetto a quattro spioventi e di una guglia a piramide, per sistemarvi le campane della chiesa adiacente. In antico era stata adibita a carcere, poi vi fu sistemato l’archivio comunale. Dopo un accurato restauro nel 1982, dal 1995 ospita mostre, eventi e rassegne teatrali e musicali.
TORRE SANTO STEFANO Opposite the Auditorium, in the center of Molinella, stands the Civic Tower of Santo Stefano. Built in the 14th century, it was damaged by the troops of Bernabò Visconti in 1360 and practically razed to the ground by Alberto V d’Este, an ally of Galeazzo Visconti, in August 1390. It was embattled and only at the end of the XVII century it was equipped with a four-pitched roof and a pyramid-shaped spire, to accommodate the bells of the adjacent church. In ancient times it was used as a prison, then the municipal archive was placed there. After a careful restoration in 1982, since 1995 it hosts exhibitions, events and theatrical and musical reviews.
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PALAZZO VOLTA Costruito nel 1463 dalla famiglia bolognese dei Volta, è situato nella centrale via Mazzini e ha subito varie modifiche che ne hanno trasformato la struttura. Un’ampia scalinata anteriore dà respiro a tutta la facciata. Qui Bartolomeo Colleoni si installò per circa un mese dopo la battaglia della Molinella (1467). Il Monumento a Giuseppe Massarenti, eretto negli anni cinquanta e opera dello scultore Mingozzi, si trova nella piazza omonima.
PALAZZO VOLTA Built in 1463 by the Bolognese family of the Volta, it is located in the central Via Mazzini and has undergone various changes that have transformed the structure. A wide front staircase gives breath to the whole facade. Here Bartolomeo Colleoni installed himself for about a month after the battle of Molinella (1467). The monument to Giuseppe Massarenti, built in the fifties and work of the sculptor Mingozzi, is located in the square of the same name.
PALAZZO COMUNALE Inaugurato nel 1936 come Casa del Fascio e adibito a sede comunale dopo l’ultimo conflitto, si trova in piazza Anselmo Martoni. La fontana e il putto bronzeo, opera dello scultore Carlo Pini, situati nella stessa piazza sono coevi al palazzo. Nel 1989 il Comune è stato insignito della medaglia di bronzo al valore militare.
PALAZZO COMUNALE Inaugurated in 1936 as Casa del Fascio and used as a municipal seat after the last conflict, it is located in Piazza Anselmo Martoni. The fountain and the bronze putto, work of the sculptor Carlo Pini, located in the same square are coeval with the palace. In 1989 the Municipality was awarded the bronze medal for military value.
Frazione di San Martino in Argine L'esistenza di una "Plebs sancti Martini" con un agglomerato urbano abbastanza consistente e documentata gia' prima del Mille, in relazione ai traffici fluviali. Nel 1390 il paese fu saccheggiato dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti che avevano appena distrutto la torre di Molinella. L'attuale Chiesa Parrocchiale venne innalzata alla fine del XVII secolo sulle fondamenta di un preesistente edificio sacro.
Frazione di San Martino in Argine The existence of a "Plebs sancti Martini" with a fairly consistent and documented urban agglomeration already before the year 1000, in relation to river traffic. In 1390 the town was sacked by the troops of Gian Galeazzo Visconti who had just destroyed the Molinella tower. The current Parish Church was built at the end of the 17th century on the foundations of a pre-existing sacred building.
La Chiesa di Santa Maria della Corla, situata nelle vicinanze di San Martino, fu fin dal Cinquecento un importante luogo di culto mariano. Accanto ad essa fu costruito un convento, ma gia' alla fine del settecento il complesso religioso inizio' una rapida ed inarrestabile decadenza. Notevole e' infine la Villa Ghisleri, del XV secolo, ristrutturata nell'attuale aspetto da Giuseppe Grabinski, ufficiale di Napoleone.
The Church of Santa Maria della Corla, located near San Martino, was an important place of Marian worship since the sixteenth century. Next to it a convent was built, but already at the end of the eighteenth century the religious complex began a rapid and unstoppable decline. Finally, the 15th century Villa Ghisleri is remarkable, restored in its current appearance by Giuseppe Grabinski, Napoleon's officer.
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Frazione di San Pietro Capofiume Gli aggregati abitativi di San Pietro Capofiume (Caput Fluminis) e del vicino nucleo denominato Alberino si formarono nel XVI secolo lungo l'argine che chiudeva il vecchio corso dell'Idice. I Padri Serviti vi eressero un convento e un piccolo oratorio, e nel 1592 divenne parrocchia. l'attuale chiesa risale alla meta' del Settecento. La storia del paese e' stata a lungo legata alle ricorrenti variazioni idrografiche e alle continue dispute di confine fra Bologna e Ferrara. Ebbe vita autonoma come Comune fino alla fine dell'Ottocento, quando divenne frazione di Molinella. Diede i natali a Severino Ferrari (1865-1905), raffinato poeta e studioso di letteratura, amico fraterno di Pascoli ed allievo prediletto del Carducci che così ne fa menzione: *Allor che agosto cada, o Severino e chiamin l'acqua le rane canore noi tornerem poeti a l'Alberino.
SELVA MALVEZZI Il borgo quattrocentesco di Selva Malvezzi, si trova a circa 7 km a sud di Molinella. Un vero e proprio complesso feudale dell’omonima potente famiglia nobiliare che a Bologna, lungo l'antica via San Donato, attuale via Zamboni, possedeva Palazzo Malvezzi, sede dell'Amministrazione Provinciale fin dal XIX secolo. Rimaneggiato nel XVII secolo, l’insieme del borgo ha comunque conservato l’aspetto originario. Notevoli il seicentesco palazzo padronale, con lo scalone a doppia rampa che consentiva l’accesso diversificato a persone e animali, e il palazzo del Governatore con la splendida facciata arricchita dall’orologio e dalla campana
Village of San Pietro Capofiume The housing aggregates of San Pietro Capofiume (Caput Fluminis) and of the nearby nucleus called Alberino formed in the 16th century along the bank that closed the old course of the Idice. The Servite Fathers erected a convent and a small oratory, and in 1592 it became a parish. the current church dates back to the mid-eighteenth century. The history of the town has long been linked to the recurrent hydrographic changes and the continuous border disputes between Bologna and Ferrara. It had an independent life as a municipality until the end of the nineteenth century, when it became a fraction of Molinella. It was the birthplace of Severino Ferrari (1865-1905), a refined poet and scholar of literature, a fraternal friend of Pascoli and a favorite pupil of Carducci who mentioned it as follows:*
SELVA MALVEZZI The fifteenth century village of Selva Malvezzi, is located about 7 km south of Molinella. A real feudal complex of the homonymous powerful noble family that in Bologna, along the ancient Via San Donato, now Via Zamboni, owned Palazzo Malvezzi, the seat of the Provincial Administration since the 19th century. Remodeled in the seventeenth century, the whole of the village has nevertheless retained its original appearance. Noteworthy is the seventeenth-century manor house, with the double-flighted staircase that allowed diversified access to people and animals, and the Governor's palace with the splendid façade enriched by the clock and the bell.
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PALAZZO DELLE BISCIE Si tratta di un palazzo storico risalente al 1400 circa, con annessa torre di avvistamento. La sua prima funzione fu quella di avamposto militare dato che la torre sorvegliava il canale navigabile in direzione di Bologna. Nel 1467 si svolse nelle vicinanze la "Grande Battaglia della Molinella e della Riccardina". In quell’occasione ospitò il condottiero Corleoni ferito ad una gamba. In seguito il Palazzo assunse la funzione di mulino ad acqua, sfruttando le acque del cosiddetto Canalazzo che derivava dall'Idice. Il transito dalla Torre era obbligato in quelle aree paludose e insicure. Ospitò anche il poeta Ludovico Ariosto Più tardi diventò di proprietà dei Malvezzi Campeggi che ne fecero una casa di caccia, poi nel '700 passò alla proprietà di un certo "Busciene" da cui forse ne deriva il nome, storpiato dal dialetto locale. Nel 1998 fu acquistato e restaurato rigorosamente da
Sergio Frascari che lo riportò all'antico stato architettonico. Attualmente è sede di una prestigiosa Academy e location per matrimoni. CAMPANILE DI DURAZZO Il solitario campanile di Durazzo è l'unico superstite del borgo medievale distrutto nel XVIII secolo dalle continue alluvioni. Anticamente Durazzo era una frazione di Molinella fino agli inizi dell’ottocento. The solitary bell tower of Durazzo is the only survivor of the medieval village destroyed in the XVIII century by continuous floods. In the past Durazzo was a fraction of Molinella until the beginning of the nineteenth century.
TIPICITA’ GASTRONOMIA E RICETTE
riso molinella L’agricoltura delle terre attorno a Molinella ha come protagonista un cereale legato all’acqua: il riso. All'inizio degli anni Novanta un esperto di riso ha creato una società per commercializzare i chicchi con il mar-
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chio Riso di Molinella Storicamente considerato un alimento eccitante e portatore di malaria, il riso fu per secoli bandito dallo Stato della Chiesa e lo si iniziò a coltivare intensivamente solo dopo le sistemazioni
idrauliche sette-ottocentesche. Queste trasformazioni si intrecciarono a Molinella con la storia del movimento bracciantile e socialista. Qui nacque Giuseppe Massarenti, l’uomo che dalle lotte
sindacali passò alla creazione delle prime cooperative di produzione e lavoro e di consumo della regione.
IL BORGO DEL RISO Un borgo con museo dedicato al cereale padano Dove: Via Rondanina, 12 - 40062 Molinella (BO) Un'antica risaia rimessa in funzione, dove è possibile ritrovare il vecchio ciclo produttivo del cereale all'interno di un'ampia zona umida naturalistica protetta. La risaia è al Borgo del Riso, una fattoria alle porte di Selva Malvezzi, a 12 km. da Molinella, gestita da una cooperativa che ha allestito anche un piccolo museo contadino. Tra il 1805 e il 1810 a Selva Malvezzi antico paese d'origine dell'omonima famiglia nobile bolognese, nacque la prima risaia e l'edificio che ora ospita la sede dell'agriturismo subì un'importante trasformazione: da semplice magazzino ad essiccatoio, rimasto attivo come tale fino al 1955 circa.Dopo ulteriori lavori di bonifica la zona umida stava scomparendo. . Grazie ad una nuova mentalità tesa a salvaguardare il patrimonio naturalistico e culturale sono state create iniziative, come le Fattorie Didattiche o zone tutelate in modo speciale. Il Borgo del Riso ha aderito a questo nuovo modello di realtà agricola istituendo al suo interno una fattoria didattica che si propone di alimentare la curiosità dei ragazzi nei confronti dell'esperienza dell'agricoltore e fare conoscere a tutti l'ambiente naturalistico circostante che risponde a tutti i canoni caratterizzanti le zone umide.
Nespola di Molinella Prodotto De.C.O. Denominazione Comunale di Origine è il frutto della varietà locale di alberi di nespolo comune (“Mespilus germanica”) coltivati da tempo nel comune di Molinella o provenienti da nespoli riprodotti con materiale proveniente da tali piante.
panone di molinella Dolce natalizio della tradizione contadina La ricetta del Panone di Molinella, dolce tipico natalizio della tradizione molinellese, è tratta dal Disciplinare di produzione dei prodotti con il marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine). Procedimento Lavare le mele e le pere e cuocerle nel vino Sangiovese di Romagna. Macinare la frutta cotta fino a ottenere una polpa da cuocersi successivamente insieme allo zucchero semolato. Preparare il lievito madre attraverso lievito di birra, farina, cacao e lasciare a riposare per una notte. Lavare l'uva sultanina, tagliare i pani di cioccolato al latte in blocchi grandi e impastare tutti gli ingredienti tra loro aggiungendo per ultimo il lievito. Ungere le teglie di varie dimensioni con grasso vegetale, foderarle con uno strato di impasto, aggiungere i pezzi di cioccolato al latte e ricoprirle con un altro strato di impasto. Lasciare lievitare per circa due ore e infornare a 180° per circa 90 minuti. Una volta raggiunta una cottura uniforme, estrarre il dolce dal forno, lasciarlo raffreddare, estrarlo dalle teglie e spennellarlo abbondantemente con miele millefiori. Servire a temperatura ambiente.
Ingredienti (per 2 kg di dolce) • 600 gr. di marmellata di mele e pere • 600 gr. di uva sultanina • 50 gr. di scorza d'arancio • 50 gr. di farina di grano tenero • 50 gr. di cacao • 25 gr. di lievito di birra • sale • spezie • cioccolato al latte tagliato in pezzettoni • miele millefiori • zucchero semolato • vino Sangiovese di Romagna
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Monte San Pietro
www.comune.montesanpietro.bo.it
Monte SAN PIETRO Månt San Pîtr in dialetto bolognese montano Abitanti: montesampietrini o Sanpietrini Comune P.zza della Pace 2 ....................tel . 051 6764477 Biblioteca Piazza Dalla Pace 4 . ............tel. 051 6764437
Provenendo da Bologna, appena entrati nel territorio comunale ci si trova a Calderino, capoluogo del Comune che non ne assume però la denominazione. La località è la sede del Municipio di Monte San Pietro fin dai primi decenni dell’800, quando venne scelta come sede degli uffici una vecchia costruzione di fondovalle, denominata casona del podere Torretta. Si può affermare che la storia di Calderino abbia inizio quando l’importanza degli altri, numerosi, borghi antichi del territorio declina; la posizione geografica, all’imbocco della valle del Lavino e a pochi chilometri da Bologna sono altri due fattori che hanno contributo al rapidissimo sviluppo del capoluogo, in cui si concentra circa il 40% dell’intera popolazione di Monte San Pietro. Nella piazza antistante il municipio merita una visita il Luogo della Memoria, un complesso monumentale inaugurato nell’aprile 2003, progettato e realizzato dallo scultore Achille Ghiain. Nel territorio del Comune di Monte San Pietro, come in tutta la Valle del Samoggia e del Lavino, si sviluppa anche la Strada dei vini e dei sapori "Città Castelli Ciliegi", riconosciuta a livello regionale: un lungo e piacevole percorso del gusto che abbraccia queste colline spingendosi fin dentro le vicine terre modenesi. Monte San Pietro since the early decades of the 1800s, when an old valley floor building, called the Torretta farm house, was chosen as the office site.
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Gruppo Pubblico Monte San Pietro è una Comunità Viva Pro Loco Monte San Pietro
Monte San Pietro since the early decades of the 1800s, when an old valley floor building, called the Torretta farm house, was chosen as the office site. It can be said that the history of Calderino begins when the importance of the others, numerous, ancient villages of the territory declines; the geographical position, at the mouth of the Lavino valley and a few kilometers from Bologna are two other factors that have contributed to the rapid development of the capital, which concentrates around 40% of the entire population of Monte San Pietro. In the square in front of the town hall is worth visiting the Place of Memory, a monumental complex inaugurated in April 2003, designed and built by the sculptor Achille Ghiain.
Badia Lungo la Via Lavino, a quasi 10 Km a sud del capoluogo, sorge La Badia, l'antichissimo San Fabiano del Lavino, citato a più riprese nei documenti del XII e XIII secolo. La località deve forse la sua nascita alla fortuita circostanza di trovarsi quasi esattamente a metà del percorso altomedievale che dall’Abbazia di Nonantola raggiungeva Santa Lucia di Roffeno, altra dipendenza di quel famoso monastero, e proseguiva poi per la Toscana, verso Roma. Il complesso sorge in corrispondenza di un antico punto di pernottamento per i pellegrini diretti a Roma e costituisce un tappa obbligata del percorso delle Abbazie Benedettine del Bolognese. Si tratta di un nucleo di edifici, alcuni di destinazione civile (torre) e altri di origine chiaramente religiosa (chiesa, monastero e chiostro), con un’impronta architettonica prevalentemente romanica. Le tecniche costruttive e soprattutto il reimpiego, tipicamente medievale, di materiali ornamentali di epoca tardoantica, fanno datare la Chiesa intorno al XII - XIII secolo ed una sua ristrutturazione nel XV secolo. Il complesso, che ha grande interesse architettonico, conserva invece scarse memorie artistiche: si ricordano i resti di un affresco cinquecentesco nell'abside e la Madonna tra Santi dipinta nella lunetta sopra la porta principale, databile anch'essa al XVI secolo. Il complesso è stato di recente acquisito dall’Amministrazione Comunale che intende farne la sede del futuro Museo del Vino e della Castagna. MONGIORGIO Lasciata la strada per Badia, deviando a destra per la strada che porta nella valle del Samoggia ecco apparire il piccolo borgo di Mongiorgio con il castello risalente al X/XI secolo, che è tra le costruzioni civili più interessanti della zona nonostante i danni provocati dal lungo abbandono, all'interno del quale si trova anche la seicentesca chiesa di S. Sigismondo e S.Pietro. Non ci si deve far ingannare dalla visione in lontananza di alcune costruzioni merlate di stile neogotico: sono edifici successivi che non hanno nulla a che vedere con il castello, scrutando oltre una folta vegetazione, si scorge la porta d'ingresso del castello sovrastata dalle feritoie che consentivano
BADIA Along the Via Lavino, almost 10 km south of the capital, rises La Badia, the very ancient San Fabiano del Lavino, mentioned several times in documents of the 12th and 13th centuries. Perhaps the town owes its birth to the fortuitous circumstance of finding itself almost exactly in the middle of the early medieval route that from the Abbey of Nonantola reached Santa Lucia di Roffeno, another dependency of that famous monastery, and then went on to Tuscany, to Rome. The complex stands at an ancient overnight stop for pilgrims heading to Rome and is a must on the Benedictine Abbeys of the Bolognese route. It is a nucleus of buildings, some of civil destination (tower) and others of clearly religious origin (church, monastery and cloister), with a predominantly Romanesque architectural imprint. The construction techniques and above all the typically medieval reuse of ornamental materials from the late antique period, date the Church around the XII - XIII century and its restructuring in the XV century. The complex, which has great architectural interest, preserves instead few artistic memories: we remember the remains of a sixteenth-century fresco in the apse and the Madonna between Saints painted in the lunette above the main door, dating back also to the sixteenth century. The complex has recently been acquired by the Municipal Administration which intends to make it the seat of the future Museum of Wine and Chestnut
MONGIORGIO Leaving the road to Badia, turning to the right along the road that leads to the Samoggia valley, here is the small village of Mongiorgio with the castle dating from the 10th / 11th century, which is among the most interesting civil constructions in the area despite the damage caused by the long neglect, inside which there is also the seventeenthcentury church of S.Sigismondo and S.Pietro.
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il sollevamento del ponte levatoio. La torre quadrangolare fu ridotta in macerie dopo il crollo avvenuto nel 1976. Mongiorgio godette di particolare importanza tra il X e il XVI secolo e fu Comune nel XIII secolo.
We must not be fooled by the distant vision of some crenellated buildings in neo-gothic style: they are successive buildings that have nothing to do with the castle, peering over a thick vegetation, you can see the entrance door of the castle overlooked by loopholes that allowed the lifting of the drawbridge. The quadrangular tower was reduced to rubble after the collapse occurred in 1976. Mongiorgio enjoyed particular importance between the 10th and 16th centuries and was a Commune in the 13th century.
Monte San Giovanni Percorrendo la Via Lavino in direzione sud, a circa 5 Km dal capoluogo Calderino, si raggiunge Monte San Giovanni, bella località circondata da poggi, ricca di boschi e di pregiati vigneti. Merita una visita la Chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, che custodisce numerose testimonianze artistiche, alcune ereditate da un edificio religioso preesistente risalente al 1300. Tra le più interessanti uno dei più antichi ed importanti organi dell'intero patrimonio organario bolognese, tuttora funzionante, attribuito ad un membro della famiglia Cipri (sec. XVI - XVII), collocato in cantoria sopra la porta di ingresso. Interessanti anche il complesso absidale e l'altare, in legno intagliato e dorato. Pochi chilometri prima di Monte San Giovanni, in prossimità del borgo chiamato Venezia, posto sullo sfondo di uno scenografico fondale di calanchi, addossato ad un piccolo dosso coronato di cipressi si trova l'Ospedale, il cui nome deriva dall'antico termine "ospitale", luogo di ricetto e sosta per pellegrini e viandanti. La sua fondazione risale al XVI secolo, ma oggi presenta una struttura sensibilmente diversa dall'originaria.
Monte San Giovanni Along Via Lavino in a southerly direction, about 5 km from the capital Calderino, you reach Monte San Giovanni, a beautiful town surrounded by hills, rich in woods and fine vineyards. The parish church dedicated to St. John the Baptist is worth a visit, as it contains numerous artistic testimonies, some inherited from a pre-existing religious building dating back to the 1300s. One of the most interesting is one of the oldest and most important organs of the entire Bolognese organ, which is still functioning today. attributed to a member of the Cipri family (XVI - XVII century), placed in the choir above the entrance door. The apsidal complex and the altar, in carved and gilded wood, are also interesting. A few kilometers before Monte San Giovanni, near the village called Venice, set against the backdrop of a spectacular backdrop of gullies, leaning against a small hill crowned with cypress trees is the Hospital, whose name derives from the ancient term "hospitable" , place of shelter and stop for pilgrims and wayfarers. Its foundation dates back to the 16th century, but today it has a structure that is significantly different from the original.
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I calanchi Nelle località Venezia a Monte San Giovanni e Pradalbino (a 12 Km circa dal capoluogo, ai confini con il comune di Crespellano) un elemento di particolare suggestione del paesaggio è costituito dai calanchi, una particolare morfologia delle argille, particolarmente diffusa nell’Appennino emiliano, tanto che la lingua italiana ha mutuato il termine “calanco” proprio dal bolognese. I calanchi sono il prodotto dei processi di erosione di rilievi argillosi, determinati dall’azione di pioggia e vento e favoriti dall’alternanza fra periodi piovosi e periodi siccitosi. I calanchi disegnano un ambiente estremo, dove archi e creste variamente conformati si alternano a fessure anche profonde; la vegetazione prevalente è costituita da specie erbacee, a fioritura primaverile o autunnale. Le aree di calanco, aperte e ricche di correnti ascensionali sono un luogo ottimale per il volo e la perlustrazione di caccia di numerosi rapaci, come la poiana, facile da osservare in volo nelle ore più calde, o l’albanella.
I calanchi
Altre località Sulla via Lavino, in direzione di Montepastore, s'incontra Gavignano: un nucleo rurale con case molto antiche, una chiesa citata già nel XII secolo, e una torre. A San Chierlo si può ammirare la Torre del Paleotto che, assieme alla Torre di Guardia e alla torre incorporata nella quattrocentesca Casa Masi, erano le torri di vedetta della Rocca di Bonzara della quale resta solo qualche segno sul monte dove si ergeva tra XII e XIV secolo. La frazione gode di un ottimo clima e di terreni molto fertili e ben coltivati: i vigneti della zona e i vini che se ne ricavano sono assai rinomati. Nella chiesa romanica di S. Lorenzo in Collina, rinnovata alla fine del '400 e circondata dalla visione lunare dei calanchi, è conservata un'interessante pala d'altare. Nell'oratorio della chiesa, una volta all'anno si può ammirare la Madonna del Castello di Capramozza, scultura policroma lignea del XIII secolo, di proprietà privata. Da vedere, infine, la Chiesa di S.Martino in Casola, che custodisce arredi e oggetti liturgici del '600-'700.
other locations On Via Lavino, in the direction of Montepastore, we come across Gavignano: a rural nucleus with very old houses, a church already mentioned in the 12th century, and a tower. In San Chierlo you can admire the Torre del Paleotto which, together with the Torre di Guardia and the tower incorporated in the fifteenth century Casa Masi, were the lookout towers of the Rocca di Bonzara of which only a few signs remain on the mountain where it stood between the 12th and 14th centuries century. The hamlet enjoys an excellent climate and very fertile and wellcultivated land: the vineyards of the area and the wines made from them are very famous. In the Romanesque church of San Lorenzo in Collina, renovated at the end of the fifteenth century and surrounded by the lunar vision of the gullies, an interesting altarpiece is preserved. In the oratory of the church, once a year you can admire the Madonna of the Castle of Capramozza, a 13th-century wooden polychrome sculpture, privately owned. Finally, the Church of San Martino in Casola, which houses furnishings and liturgical objects from the 1600s and 1700s, is worth seeing.
In the localities of Venice in Monte San Giovanni and Pradalbino (about 12 km from the capital, on the border with the municipality of Crespellano) a particularly striking element of the landscape is constituted by the gullies, a particular morphology of the clays, particularly widespread in the Emilian Apennines, so much so that the Italian language borrowed the term "calanco" from the Bolognese. The gullies are the product of the erosion processes of clayey hills, determined by the action of rain and wind and favored by the alternation between rainy periods and dry periods. The gullies draw an extreme environment, where arches and ridges variously shaped alternate with deep cracks; the prevailing vegetation is constituted by herbaceous species, with spring or autumn flowering. The areas of gully, open and rich in updrafts are an optimal place for the flight and hunting of numerous birds of prey, such as the buzzard, easy to observe in flight during the hottest hours, or the harrier.
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Monte San Pietro è Città del Vino Grazie al suo territorio collinare, alla composizione dei suoi terreni e al clima, Monte San Pietro vanta una lunga tradizionale vitivinicola, a partire da quando nell'atto di donazione dell'Abbazia di Nonantola Ottone I (952) ricordava le sue ottime vigne che producevano "...buon vino da sorbire solo in gloriose giornate...". La stessa abbazia, nel 973, concedeva in affitto alcuni vigneti, in cambio di un canone annuale pari a otto moggi di "vini boni e di mosti", lavorati dagli stessi monaci. Nel tempo le trasformazioni sono state profonde e legate ad un affinamento della produzione che dai vitigni autoctoni, che fornivano in prevalenza vini bianchi, leggeri e frizzanti hanno portato alla lenta ma sicura affermazione della produzione vitivinicola della valle: con i suoi 200 ettari coltivati a vigneto, Monte San Pietro è una delle sette microzone contenute nel disciplinare di produzione della
denominazione di origine controllata DOC Colli Bolognesi per i vini Pignoletto, Sauvignon, Pinot bianco, Cabernet Sauvignon e Barbera. Uno dei vini dei Colli Bolognesi più conosciuti è certamente il Pignoletto: un vitigno autoctono da cui si ottiene un vino bianco dal profumo delicato, fruttato, solitamente fermo e secco, che si può trovare anche frizzante e spumante e che ha ottenuto nel 2010 la denominazione DOCG. Fra i vini rossi prodotti a Monte San Pietro i più diffusi sono il Barbera ed il Bologna Rosso, che nasce dall’unione di uve Cabernet e Sauvignon ed è perfetto per accompagnare salumi, sughi di carne e formaggi, che non mancano sulle tavole di queste zone. A Monte San Pietro, ormai dal 1968 il vino si festeggia all'inizio di settembre con la storica Sagra del Vino dei Colli Bolognesi organizzata a Calderino dalla locale Pro Loco. Durante la festa i visitatori hanno la possibilità di degustare i vini del territorio e specialità gastronomiche della zona, tra le quali: miele, formaggi, verdure sott'olio, salumi.
dolce di castagne Preparazione Cuocere i marroni in acqua leggermente salata. Toglierli dal fuoco e privarli della pellicola; passarli con il passaverdura e unirvi il burro fatto ammorbidire fuori dal frigorifero. Aggiungere al composto lo zucchero a velo e quello vanigliato, quindi la mandorla amara, amalgamando tutto con cura. Stendere l’impasto su una fiamminga, così da ottenere uno strato abbastanza sottile. Far sciogliere il cioccolato sul fuoco con un po’ di latte e versarlo sul composto di castagne fino a coprirlo interamente. Riporre in frigorifero e lasciare raffreddare per qualche ora. Servire freddo, a fettine.
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Ingredienti • Marroni kg.1 • 200 grammi di burro • 1 chilo di zucchero a velo • 500 grammi di zucchero vanigliato • una bustina di vanillina • due quadretti di cioccolato fondente • un bicchierino di mandorla amara
Mordano
www.comune.mordano.bo.it
MORDANO Murdè(n) in romagnolo) Bubano (Bubè(n) ABITANTI: mordanesi, bubanesi Comune Via Bacchilega,6 ........................tel. 0542 56911 Biblioteca Via Borgo Generale V 12 ......tel. 0542 52510
Mordano è un comune di 4.692 abitanti, composto da due paesi: Mordano (3.400 abitanti) e Bubano con 1.300 abitanti. Fa parte del Nuovo Circondario Imolese. È il comune più orientale della città metropolitana. Situato sulla riva sinistra del Santerno, e confinante con la provincia Ravennate, per questo la cadenza dialettale è romagnola, così come tanti usi e costumi. Per tutto l'alto Medioevo il feudo di Mordano fu oggetto di aspre contese tra Bologna e Imola (che dista solo 11 chilometri). Mordano seguì la sorte di Imola, passando prima sotto i milanesi, poi i veneziani, i faentini e il nipote di Papa Sisto IV, Girolamo Riario. Alla morte di quest'ultimo (1488), Mordano passò alla di lui vedova Caterina Sforza (cui passarono le signorie di Imola e di Forlì), Nei secoli successivi Mordano e Bubano rimasero a lungo sotto il governo della Chiesa, ma dovettero ritornare in mano straniera nel 1796, quando arrivarono in Romagna le truppe napoleoniche. Con la restaurazione del dominio pontificio, Mordano divenne sede di Podesteria soggetta al governo di Imola, nella Legazione di Ravenna. Dopo la fine dello Stato della Chiesa, il Governatore delle «Provincie provvisorie» Luigi Carlo Farini, il 27 dicembre 1859, ridefinì le circoscrizioni territoriali aggregando il Comune di Mordano alla Provincia di Bologna. Cittadino illustre di Bubano Scrittore, Giornalista Carlo Lucarelli.
Mordano is a town of 4,692 inhabitants, composed of two countries: Mordano (3,400 inhabitants) and Bubano with 1,300 inhabitants. It is part of the New District of Imola. It is the easternmost municipality of the metropolitan city. Throughout the Middle Ages the feud of Mordano was the object of bitter disputes between Bologna and Imola (which is only 11 kilometers away). With the restoration of the papal dominion, Mordano became the seat of a Podesteria subject to the government of Imola, in the Legation of Ravenna. After the end of the Papal States, the Governor of the "Provincial Provinces" Luigi Carlo Farini, on December 27, 1859, redefined the territorial districts by aggregating the Municipality of Mordano with the Province of Bologna. Illustrious citizen of Bubano Writer, Journalist Carlo Lucarelli.
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TORRI DI MORDANO Le «torri gemelle» Si possono osservare all'entrata dell'abitato due belle torri, costruite negli anni ottanta del XIX secolo su progetto dell'ingegnere Giovanni Brusi, che prendono a modello le
torri dell'arsenale di Venezia. Two beautiful towers can be seen at the entrance to the town, built in the 1880s by the engineer Giovanni Brusi, who modeled the towers of the arsenal of Venice. CHIESA DI S.EUSTACHIO Chiesa settecentesca dedicata a Sant'Eustachio, la sua costruzione terminò nel 1766. La chiesa è a navata unica, con tre cappelle su entrambi i lati. I sei altari sono tutti in scagliola, ciascuno diverso dall'altro. La chiesa conserva l'immagina della Madonna delle Grazie: si tratta di un affresco eseguito originariamente nell'oratorio di S. Bartolomeo e trasportato nella chiesa parrocchiale durante il XV secolo. CHURCH OF S. EUSTACHIO Eighteenth-century church dedicated to Sant'Eustachio, its construction ended in 1766. The church has a single nave, with three chapels on both sides. The six altars are all in scagliola, each different from the other. The church preserves the image of the Madonna delle Grazie: it is a fresco originally painted in the oratory of S. Bartolomeo and transported to the parish church during the 15th century.
Convento di San Francesco Sotto l'edificio attuale esistono i resti di un antico convento, primo centro di culto cristiano della zona, costruito con tutta probabilità prima del Mille dai monaci benedettini. Il convento, intitolato a Sant'Anastasio, fu menzionato per la prima volta in una bolla di Papa Eugenio III nel 1145. Successivamente abbandonato dai benedettini, forse in seguito ad un'alluvione del vicino fiume Santerno, l'edificio cadde in disuso. Nel 1478 fu però recuperato dai francescani, i quali lo ristrutturarono senza farne un vero e proprio convento. Oggi il complesso è di proprietà della Curia di Imola.
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Convent of San Francesco Under the current building there are the remains of an ancient convent, the first center of Christian worship in the area, probably built before the year 1000 by Benedictine monks. The convent, dedicated to Sant’Anastasio, was mentioned for the first time in a bull by Pope Eugene III in 1145. Later abandoned by the Benedictines, perhaps following a flood in the nearby Santerno river, the building fell into disuse. In 1478 it was however recovered by the Franciscans, who restructured it without making it a real convent. Today the complex is owned by the Curia of Imola.
Bubano Torrione sforzesco Risale ai tempi di Caterina Sforza la rocca di Bubano, che fu rinforzata alla fine del XV secolo. Dopo che ebbe persa la funzione difensiva, non fu mai oggetto di lavori di ristrutturazione ed andò progressivamente in rovina. Oggi Nel pregevole edificio quattrocentesco del Torrione Sforzesco, recentemente recuperato grazie ad un accurato intervento di restauro, ha sede il museo, che ripercorre in chiave didattico-divulgativa la storia del territorio attraverso 5 sezioni...
Bubano The fortress of Bubano dates back to the time of Caterina Sforza, which was reinforced at the end of the 15th century. After it had lost its defensive function, it was never subjected to renovation work and gradually went into disrepair. Today In the valuable fifteenth-century building of the Sforzesco Tower, recently recovered thanks to a careful restoration, the museum is located, which traces the history of the territory in an educational-popular way through 5 sections...
CHIESA DI BUBANO La chiesa esisteva già attorno all'anno 1500, al tempo di Caterina Sforza: fu edificata nel luogo occupato dalle scuderie della rocca sforzesca (ecco perché non è in asse con la via principale del paese. A Bubano inoltre, manca una piazza monumentale). L'edificio venne ampliato tra 1838 e il 1842, arrivando ad assumere le dimensioni attuali.
baccalà in umido bacalà in ómmid
Ingredienti dosi per 6 persone • 1kg.e 200 gr. di baccalà bagnato
Tagliare a pezzi il baccalà, pezzi medi non troppo grandi, spinarli bene ed infarinarli se serve anche due volte. Friggere il baccalà in burro e olio, rigirandolo bene che si rosoli da entrambe le parti. A parte in una padella fate imbiondire la cipolla e l’aglio tritati aggiungete il pomodoro e lasciate cuocere per 15 minuti. Aggiungete il baccalà e il prezzemolo. Rigirate senza rompere. Buon appetito.
• 50 gr di burro e due cucchiai d’olio • Pomodoro pelati a piacere • mezza cipolla • 2 spicchi d’aglio • prezzemolo tritato • farina
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Ozzano , dell Emilia
www.comune.ozzano.bo.it
OZZANO DELL’EMILIA Uzän in dialetto bolognese (dialetto bolognese orientale) Abitanti: Ozzanesi Comune Via della Repubblica,10 ............tel. 051 791377 Biblioteca Via S.Alende, 18 ....................tel. 051 791370
Il Comune di Ozzano dell'Emilia conta 13770 abitanti ed è situato ad est di Bologna, a circa 12 km, lungo la strada statale Via Emilia in direzione Imola. Il territorio ozzanese attualmente si sviluppa su una superficie di 64,94 chilometri quadrati, assumendo la forma caratteristica di un rettangolo lungo e stretto. Buona parte delle sue colline sono protette e fanno parte dal Parco Regionale per la biodiversità dell'Emilia Orientale e, recentemente, due siti sul nostro territorio sono stati riconosciuti come geo-siti protetti dall'Unesco (Calanchi dell'Abbadessa e Valle del Rio Centonara). Nel 2015, grazie alle sue caratteristiche geo-morfologiche, Ozzano dell'Emilia è entrato a far parte del GAL per la valorizzazione dell'Appennino bolognese. Le frazioniCiagnano, Le Armi, Maggio, Mercatale, La Noce, Osteria Nuova, Ponte Rizzoli, Quaderna, San Pietro, Sant'Andrea, Settefonti, TolaraLe origini di Ozzano dell'Emilia risalgono all'Impero Romano, quando la città situata in quella che oggi è la frazione "Maggio" era chiamata Claterna. Di Claterna si può visitare l'area archeologica e il Museo.
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Comune di Ozzano Gruppo Pubblico Pro Loco di Ozzano
The Municipality of Ozzano Emilia counts 13770 inhabitants and is located east of Bologna, about 12 km away, along the Via Emilia state road towards Imola. The territory of Ozzano currently covers an area of 64.94 square kilometers, taking on the characteristic shape of a long and narrow rectangle, the territory of the municipality is affected by the Parco dei Gessi Bolognesi and Calanchi dell'Abbadessa. Its origins date back to the ancient Roman empire, when the city located in what is now the "Maggio" fraction was called Claterna. Like the nearby stream. The territory of Ozzano Emilia hides one of the most interesting archaeological sites in the region. To the east of the inhabited area of Maggio, as far as the Quaderna torrent, the remains of an ancient city stretch on both sides of the Via Emilia. No ruins emerge on the surface; only small fragments of glass, ceramics, bricks, mosaic tiles of colored marbles, coins emerge from the plowed fields.
MUSEO ARCHELOGICO ROMANO Ospitato nello stesso edificio ove ha sede la biblioteca comunale, il museo contiene reperti rinvenuti nel corso dei recenti scavi della città romana-altomedievale di Claterna, corredati da interessanti cartelloni e proiezioni. Il museo è attualmente di piccole dimensioni, ma rappresenta una prima fase del lavoro svolto finora, giacché gli scavi non sono ancora del tutto completati ed altri reperti potrebbero venire alla luce. Housed in the same building where the municipal library is located, the museum contains artifacts found during the recent excavations of the Roman-early medieval city of Claterna, accompanied by interesting posters and projections. The museum is currently small, but represents a first phase of the work done so far, since the excavations are not yet completely completed and other finds could come to light. MUSEO DI ANATOMIA PATOLOGICA e Teratologia Veterinaria Il Museo ospita più di 4.300 preparati. Molto interessanti sono i disegni a colori e soprattutto le plastiche (modelli) in gesso, creta e cera, riproducenti reperti patologici in modo fedele sia nelle dimensioni che nei colori. Tra questi spiccano i modelli in cera realizzati nella seconda metà del XIX secolo dal ceroplasta Cesare Bettini. Interessante per numero e rarità è la collezione di scheletri di animali con mostruosità: la raccolta di patologie articolari è visitata ancora oggi con interesse da cultori dell'artrologia umana e comparata. La collezione del Museo ha una valenza storico-artistica dimostrazioni agli studenti. Il Museo fa parte del centro di servizio autonomo dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna registrato Sistema Museale d'Ateneo
MUSEUM OF PATHOLOGICAL ANATOMY and Veterinary Teratology The Museum hosts more than 4,300 preparations. Very interesting are the color drawings and above all the plastics (models) in plaster, clay and wax, reproducing pathological findings in a faithful manner both in size and colors. Among these are the wax models made in the second half of the nineteenth century by the Cesare Bettini wax modeller. Interesting in number and rarity is the collection of animal skeletons with monstrosities: the collection of articular pathologies is still visited today with interest by lovers of human and comparative arthrology. The collection of the Museum has a historical-artistic value demonstrations to the students. The Museum is part of the autonomous service center of the Alma Mater Studiorum - University of Bologna registered at the University Museum System
CHIESA DI SANT’ANDREA A inizio dicembre 2015 la Chiesa di Sant'andrea è stata riconosciuta di "interesse culturale" dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e pertanto è entrata di diritto a far parte del patrimonio culturale della Regione Emilia Romagna. La Chiesa, che è del 1077, vede, da subito, le sue vicende intrecciarsi con il monastero delle monache Camaldolesi di Santa Cristina di Settefonti che, essendo soggetto a frane, le obbliga nel 1158 a trasferirsi proprio
CHIESA DI SANT’ANDREA Nearly December 2015, the Church of Sant'Andrea was recognized "cultural interest" by the Ministry of Heritage and Culture and Tourism and therefore has every right to be part of the cultural heritage of the Region Emilia Romagna. The Church, which is 1077, sees immediatly, his experiences intertwined with the monastery of the Camaldolesi nuns of Santa Cristina of Settefonti that, being subject to landslides, forcing them in 1158 to relocate in its Sant'An-
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a Sant'andrea, dove rimarranno fino al 1245 (quando le monache si spostarono definitivamente in via Fondazza, a Bologna). Al governo di queste monache vi era la Beata Lucia di Settefonti di cui vi si conservano ancora le reliquie e che viene festeggiata ogni anno a fine maggio durante la Sagra della Badessa a lei dedicata. L' edificio conserva decorazioni, pitture e affreschi di pregio, tra cui una Crocifissione di S. Andrea (seconda metà del XVII secolo) opera di Giovanni Battista Viani. Il complesso religioso è storicamente rilevante poichè attesta l'espansione dei monasteri degli ordini religiosi femminili nel territorio bolognese durante XI° secolo.
PIEVE DI PASTINO La prima attestazione di questo edificio risale al 1077, ove veniva menzionata con il nome di “S. Johannis in Toraciano” e rappresenta il primo edificio cristiano di un’area collinare molto vasta, posta ad est di Bologna. Dal 1100 assume la denominazione attuale di Pieve di San Giovanni Evangelista di Pastino. Questo toponimo, secondo molti, indica il luogo dove in età pre-cristiana vi era un luogo di culto pagano, il dio della pastorizia Pan, da cui l’etimo “Pasteno o Pastino” (= terreno dissodato a pascolo),come testimonia l’iscrizione dell’antichissimo fonte battesimale conservato oggi presso la Chiesa di San Pietro di Ozzano. In effetti la Pieve sorge a lato dell’antica via appenninica Flaminia Minor che collegava la città romana di Claterna ad Aretium (Arezzo), passando per Firenze. Inoltre, vide sorgere al suo fianco il Monastero e Convento di Santa Cristina retto dalla Badessa Lucia da Settefonti, di cui si festeggia ogni anno l’omonima Sagra e alla quale la devozione popolare bolognese, ancora oggi attribuisce la guarigione della vista. La Pieve si compone di un oratorio e, al piano interrato, di una magnifica cripta pre- romanica ( IX Sec., del tipo “a ba-
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drea, where they will remain until 1245 (when the nuns moved definitively in via Fondazza in Bologna). To the government of these nuns there was the Blessed Lucia of Settefonti of which there are still preserved the relics and who is celebrated annually in late May during the "Sagra dela Badessa" dedicated to her. The building retains decorations, paintings and precious frescoes, including a Crucifixion of St. Andrea (late seventeenth century) by Giovanni Battista Viani. The religious complex is historically significant because it attests to the expansion of the monasteries of women's religious orders in the Bologna's area during the eleventh century.
silichetta sotterranea”) con capitelli ed elementi pre-romanici. L’antica San Giovanni di Pastino fu matrice di 20 parrocchie suffraganee, pertanto poté fregiarsi del titolo pievano, fino alla soppressione delle funzioni religiose nel 1883. La Pieve si trova in località Settefonti di Ozzano dell’Emilia, lungo la via Tolara di Sopra, che, come sopra riportato, corrisponde al tracciato storico dell’antica Flaminia Minor. Tutta l’area fa parte del Parco Regionale per la Biodiversità dell’Emilia Orientale. PIEVE DI PASTINO The Pieve consists of an oratory and, in the basement, of a magnificent pre-Romanesque crypt (IX century, of the "underground basilica" type) with capitals and pre-Romanesque elements. The ancient San Giovanni di Pastino was the matrix of 20 suffragan parishes, so it was able to boast the pievano title, up to the suppression of religious functions in 1883. La Pieve is located in Settefonti di Ozzano dell'Emilia, along via Tolara di Sopra, which, as stated above, corresponds to the historical route of the ancient Flaminia Minor. The whole area is part of the Regional Park for Biodiversity of Eastern Emilia.
TORRE E BORGO ANTICO DI SAN PIETRO DI OZZANO La prima data associabile al Castello di Ulgianum e quindi alla sua Torre è del 1099 negli Annali Camaldolesi e la stessa Chiesa è quasi coeva (1117). Questi elementi storici e la posizione di prima difesa naturale del territorio circostante, hanno, da sempre, connotato la Torre, quale edificio-simbolo di Ozzano dell'Emilia; infatti, la torre compare anche nello stemma comunale. Il Castello di San Pietro, riedificato dopo le distruzioni del 1175, e passato sotto la giurisdizione del Comune di Bologna, nel 1366 venne preso dalle milizie di Bernabò Visconti e ancora nel 1420 dalle truppe di Braccio Fortebraccio. I documenti ci assicurano che nel ‘200 all’interno del Castello di Ozzano vi erano due chiese: una dedicata a S. Lorenzo e l’altra a S. Pietro (questa ancora in essere), ma guerre, distruzioni ed epidemie ne avevano assai ridotto abitato e popolazione. Oggi la Torre e il Borgo antico costituiscono un unicum grazie ad interventi di restauro e recupero conservativo effettuati negli anni dai proprietari privati e dall'Amministrazione Comunale. Ciò consente, di ammirare ancora oggi gli edifici antichi nella loro integrità e nel periodo estivo la suggestione viene accentuata in occasione degli eventi culturali che vi si svolgono (come la rassegna teatrale "La Torre e la Luna"). VILLA MASSEI Questo edificio, censito dall'Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna, apparteneva logicamente con forme assai diverse, ai RR. PP. Celestini che qui avevano, probabilmente: o un monastero, o una cascina conventuale. Con l'invasione napoleonica e la conseguente confisca dei beni fondiari di proprieta' degli Enti Ecclesiastici, il fabbricato fu acquistato da Francesco Tinti intorno al 1800 e per eredita' al conte Massei. La costruzione, che gia' presentava notevoli rimaneggiamenti strutturali eseguiti in epoche diverse, dopo l'acquisizione del conte Massei venne ridotta allo stile neo-gotico le cui caratteristiche ancora attuali, sono appunto: merlatura di tipo ghibellino su tutto il perimetro alto, torrione centrale con torretta d'avvistamento alla sommita' ed infine le arcate "a sesto acuto", di foggia tipicamente medievale, sopra a tutte le finestre. Tutt'attorno gli stessi
TORRE E BORGO ANTICO DI SAN PIETRO DI OZZANO The earliest date associated with the Ulgianum Castle and then to its Tower is 1099 in the Camaldolesi's annals and the Church itself is almost coeval (1117). These historical elements and the position of the first natural defense of the surrounding territory have always connoted the Tower as building-symbol of Ozzano dell'Emilia; in fact, the tower also appears in the coat of arms. The Castle of San Pietro, rebuilt after the destruction of 1175, and passed under the jurisdiction of the Municipality of Bologna, in 1366 was taken by the Bernabo Visconti's militias and again in 1420 by Braccio Fortebraccio's troops. The documents tell us that in the '200 inside the Ozzano Castle there were two churches: one dedicated to St. Lawrence and the other to St. Peter (this still exists), but wars, epidemics and destructions had reduced much the town and its population. Today the Tower and the village are an unique thanks to the restoration and preservation carried out over the years by private owners and the city amministration. This allows you to admire the ancient buildings still in their entirety and in the summer time the suggestion is acccentuated on the occasion of the cultural events that take place (as the theater festival "La Torre la Luna").
VILLA MASSEI This building, registered as a cultural property by the Institute for Cultural Heritage of Emilia Romagna, belonged logically with very different forms, to RR. PP. Celestines who had here, probably: either a monastery or a convent farm. With the Napoleonic invasion and the resulting confiscation of land assets owned of the ecclesiastical authorities, the building was bought by Francesco Tinti around 1800
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Massei, fecero interrare piante particolarissime ed esotiche; tra cui un cedro importato dal Libano (ancora visibile e di dimensioni impressionanti). Durante l'ultimo conflitto mondiale, la villa, che ricorda vagamente il Palazzo della Signoria di Firenze, essendo sede di un distaccamento tedesco, subi' bombardamenti che produssero danni agli affreschi dei soffitti e alla voliera situata nel giardino esterno. Questo suggestivo palazzo e' attualmente di proprieta' della famiglia Bersani-Francia di Bologna e conserva tuttora un ampio giardino settecentesco, un pomario e alcune fontane da cui sgorga ancora una preziosa e limpida acqua di fonte proveniente dai poderi soprastanti (uno ei quali è denominato non a caso "Fondo Fontana").
and inherited by Count Massei. The building, which already presented considerable structural alterations performed at different times after the acquisition of Count Massei was reduced to the neo-Gothic style whose features are still present, they are in fact: the Ghibelline battlements type throughout the upper perimeter, central tower with lookout tower at the top and finally the arches "lancet", typically medieval, above all the windows.All around the same Massei, intered peculiar and exotic plants; including a cedar imported from Lebanon. During the Second World War, the villa, vaguely reminiscent of the Palazzo della Signoria in Florence, suffered severe bombing that produced irreparable damage to the frescoes on the ceilings. This charming palace is currently owned by the Bersani-Francia family.
VILLA ISOLANI Rimane avvolta nel mistero l'origine di questo splendido edificio. Si sa della sua esistenza dal 1742 quale proprietà Pasi, ma è solo con la proprietà di Angelo Tattini che possiamo riconoscere l'attuale fabbricato. Fu proprio il conte Tattini, allora Comandante della Guardia Nazionale, che, nel 1805, per onorare la visita di Napoleone a Bologna, la fece costruire insieme ad un grande parco di oltre 7 ettari progettato dal noto architetto inglese Sambury. La villa che è in stile neoclassico, ha sale affrescate e viene affittata per eventi, feste e matrimoni.
VILLA ISOLANI The origin of this beautiful building remains shrouded in mystery. We known his existence since 1742 as Pasi’s property, but it is only with the Angel Tattini’s property that we can recognize the current building. It was the Count Tattini, at the time Commander of the National Guard, who, in 1805, to honor Napoleon’s visit to Bologna, had it built along with a large park of over 7 hectares designed by the well-know English architect Sambury. The villa is in the neoclassical style, has frescoed rooms and is rented for events, parties and weddings.
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Chiesa Monte Armato
Gramigna alla zingara Gramaggna alla zingna Ecco un piatto della tradizione emiliana, non esattamente dietetico, ma di una bontà e di un sapore che ricorda le nostre tradizioni.. Tritare sedano e cipolla, rosolare con salsiccia. Aggiungere i peperoni tagliati a cubetti quindi sfumare con vino bianco e cuocere con aggiunta di acqua per circa 10 minuti. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolare e saltare in padella. Servire spolverando con Parmigiano a piacere.
Ingredienti • 400 grammi di gramigna • 100 grammi di salsiccia • 1/2 peperone rosso • 1/2 peperone giallo • 1/2 cipolla • 1 gambo di sedano • 1/2 bicchiere di vino bianco • olio q.b. sale q.b.
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Pianoro
www.comune.pianoro.bo.it
PIANORO Pianôr in dialetto bolognese Abitanti: pianoresi Comune P.zza Martiri, 1 ........................tel. 051 6529111 Biblioteca Via Padre Marella,19............tel. 051 6764437
Pianoro.cittadina di 17.545 abitanti, sede amministrativa dell’ Unione Montana Valli Savena-Idice.Il territorio è articolato lungo due vallate poste sul torrente Zena e sul Savena, collegate fra loro da un reticolo di strade di circa 300 km che a mano a mano si elevano verso l’Appennino. Prospettive paesaggistiche notevoli, su zone calanchive e costoni di arenaria di suggestiva bellezza (il Contrafforte pliocenico). Le frazioni Carteria di Sesto, Guzzano, Livergnano, Montecalvo, Monte delle Formiche, Montelungo , Musiano, Pian di Macina, Rastignano, Riosto, San Salvatore di Casola (con la località di Botteghino di Zocca - , Sesto, Zena , Zula. Secondo notizie leggendarie, visse in questa zona un re etrusco di nome Ocno (detto anche Bianore, lo stesso leggendario fondatore di Felsina, Parma e Mantova, di cui parla anche Virgilio).Da cui si presume derivi il Nome. Il nuovo centro di Pianoro (Pianoro Nuovo, costruito a partire dagli anni cinquanta) sorge tre chilometri a nord rispetto a quello antico (Pianoro Vecchio). Pianoro è stato insignito della medaglia d’oro al Merito Civile essendo Comune di rilevante importanza strategica a ridosso della “Linea Gotica”, centinaia di vittime civili e la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e agricolo. Il comune aderisce all’associazione “Naturale Città del Vino”
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Comune Pianoro Eventi Culturali Pro Loco Pianoro
Pianoro, a town of 17,545 inhabitants, administrative headquarters of the Montana Valli Savena-Idice. The territory is articulated along two valleys placed on the Zena torrent and on the Savena, connected to each other by a network of roads of about 300 km that gradually rise towards the Apennines. Notable landscape perspectives, on badlands and sandstone ridges of striking beauty (the Pliocene Contrafforte). The hamlets: Carteria di Sesto, Guzzano, Livergnano, Montecalvo, Monte delle Formiche, Montelungo, Musiano, Pian di Macina, Rastignano, Riosto, San Salvatore di Casola (with the locality of Botteghino di Zocca -, Sesto, Zena, Zula. According to legendary news, there lived in this area an Etruscan king named Ocno (also called Bianore, the same legendary founder of Felsina, Parma and Mantova, of which Virgil also speaks). From which it is presumed to derive the Name. The new center of Pianoro (Pianoro Nuovo, built since the 1950s) rises three kilometers north of the ancient one (Pianoro Vecchio). Pianoro was awarded the gold medal for Civil Merit by being a Municipality of significant strategic importance close to the “Gothic Line”, hundreds of civilian victims and the destruction of a large part of the building and agricultural heritage. The municipality adheres to the “Natural City of Wine” association
Zena e il Monte delle Formiche Sul punto più basso a 638 m di altezza svetta il Monte delle Formiche con il caratteristico santuario di Santa Maria di Zena, che si trova su uno sperone roccioso tra le valli dell’Idice e dello Zena. Il santuario non è noto come Santuario del Monte delle Formiche, ed è di origine medioevale: venne ricostruito nel 1297 dopo i danni subiti nella guerra fra Bologna e Ferrara, ma è stato oggetto di diversi rimaneggiamenti anche nel Settecento , nell’Ottocento, e poi nel 1955 per le deturpazioni subite durante la seconda guerra mondiale. Il Monte delle Formiche, da cui si gode una bellissima vista, deve il suo nome a un curioso fenomeno: intorno all’8 settembre, giorno della festa della Madonna, sciami di formiche alate (Myrmica scabrinodis) raggiungono la vetta e qui muoiono. Questo è un fenomeno naturale (anche se qui è particolarmente intenso e plateale) comune a molti tipi di imenotteri: le formiche maschio, dopo l’accoppia-
mento, sono attratte dai luoghi che si stagliano all’orizzonte e lì si recano per morire. Le femmine andranno a cercare altri posti per dar vita a nuove colonie. Il fenomeno è antichissimo dato che nel 1400 la chiesa era denominata “Santa Maria Formicarum”. La tradizione popolare ha attribuito all’evento una valenza quasi miracolosa, una sorta di omaggio della natura alla Madonna: sotto l’immagine della Vergine è riprodotto un distico latino che recita “centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt” (“ansiose volano le formiche all’altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno”). Nelle vicinanze è ancora visibile la grotta dove visse un eremita di nome Barberius nel XVI secolo (anche se recentemente compromessa da una frana). Alla base del Monte delle Formiche, nei pressi del torrente omonimo, si trova il Castello di Zena. L’edificio è di origini medioevali, ma la sua architettura ha elementi compositi del XIV e XVII secolo.
On the lowest point at an altitude of 638 m there is the Monte delle Formiche with the characteristic sanctuary of Santa Maria di Zena, located on a rocky spur between the valleys of the Idice and the Zena.
The sanctuary is not known as the Sanctuary of the Monte delle Formiche, and it is of medieval origin: it was rebuilt in 1297 after the damage suffered in the war between Bologna and Ferrara, but it was the object of several alterations
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even in the eighteenth, in the nineteenth century, and then in 1955 for the disfigurements suffered during the second world war. The Monte delle Formiche, from which you can enjoy a beautiful view, owes its name to a curious phenomenon: around 8 September, the feast day of the Madonna, swarms of winged ants (Myrmica scabrinodis) reach the summit and die here. This is a natural phenomenon (although here it is
particularly intense and blatant) common to many types of hymenoptera: the male ants, after mating, are attracted to places that stand out on the horizon and go there to die. Females will look for other places to create new colonies. At the base of Monte delle Formiche, near the stream of the same name, is the Zena Castle. The building has medieval origins, but its architecture has composite elements from the 14th and 17th centuries.
LIVERGNANO Livergnano è la frazione più in quota del comune, situata su una punta rocciosa sul crinale che separa la valle del Savena da quella dello Zena; è posta sull'Appennino vero e proprio, mentre la maggior parte del comune si sviluppa sui colli pre-appenninici. La località è caratterizzata dalla presenza di suggestive abitazioni scavate direttamente nella roccia. In una di queste abitazioni è situato il Museo Winter Line, che custodisce oggetti e documenti della seconda guerra mondiale. LIVERGNANO Livergnano is the highest fraction of the municipality, situated on a rocky point on the ridge that separates the Savena valley from that of the Zena; it is located on the Apennines proper, while most of the municipality develops on the pre-
Apennine hills. The town is characterized by the presence of suggestive houses carved directly into the rock. The Winter Line Museum is located in one of these houses, housing objects and documents from the Second World War.
TORRE DEI LUPARI Durante la seconda guerra mondiale il paese venne distrutto al 98% e in seguito ricostruito. La Torre dei Lupari, antico e notevole fortilizio, si trova fra Pianoro Vecchio e Pianoro Nuovo. Fonti storiche riferiscono l'esistenza della costruzione fin dal secolo XII; gli edifici adiacenti sono invece di poco posteriori. Il complesso risulta essere un buon esempio di opera in stile romanico alla cui costruzione presero parte i Maestri Comacini. La bertesca sulla porta di accesso potrebbe essere stato un elemento funzionale alla difesa in un edificio abitativo o adibito all'alloggio periodico di signori locali. Fu probabilmente la famiglia Lupari, oggi estinta, a costruire il fabbricato quattrocentesco dotato di portico e loggiato superiore. Di questa addizione, la parte che presenta il loggiato, collegata direttamente alla torre e caratterizzata da colonne piuttosto tozze con capi-
TORRE DEI LUPARI During the Second World War the country was destroyed at 98% and later rebuilt. The Torre dei Lupari, an ancient and remarkable fort, is located between Pianoro Vecchio and Pianoro Nuovo. Historical sources refer to the existence of the building since the 12th century; the adjacent buildings are slightly behind. The complex appears to be a good example of a work in Romanesque style, to which the Comacini Masters took part. The bertesca on the access door may have been a functional element of defense in a residential building or used for the periodic housing of local lords. It was probably the Lupari family, now extinct, to build the fifteenth-century building with a portico and upper loggia. Of this addition, the part that presents the loggia, connected directly to the tower and characterized by rather squat columns with capitals with hooked leaves, would be from the beginning of
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telli a foglie uncinate, sarebbe dell'inizio del XV secolo, mentre l'ala del portico sorretto da colonne ottagonali e capitelli più elaborati è probabilmente della fine dello stesso secolo. All'interno della torre si sviluppa una scala a chiocciola alla quale si accede attraverso una più piccola torre cilindrica, che ha molti punti in comune con quella della rocca di Brisighella. Dopo aver subito significativi danni in seguito agli eventi bellici, alcune parti furono ricostruite. E' andato invece c o m pletamente perduto l'oratorio della prima metà del XIX secolo.
the fifteenth century, while the wing of the portico supported by octagonal columns and more elaborate capitals is probably from the end of the same century. Inside the tower develops a spiral staircase which is accessed through a smaller cylindrical tower, which has many points in common with that of the fortress of Brisighella. After suffering significant damage following the war, some parts were rebuilt. The oratory of the first half of the nineteenth century has instead been completely lost.
polenta e funghi Portate a ebollizione 2 l di acqua, unite una presa di sale grosso e 1 cucchiaio di olio; versate a pioggia 400 g di farina di mais, mescolando in continuazione con una frusta, per evitare grumi. Cuocete la polenta per almeno 50 minuti, mescolando spesso. Pulite 400 g di funghi misti, tagliate a pezzetti i più grossi e lasciate interi quelli piccoli. Spellate 1 spicchio d’aglio e 1 cipolla, tritateli e fateli soffriggere con 4 cucchiai di olio e 100 g di pancetta a dadini, finché saranno dorati. Unite i funghi, sale e pepe e cuocete per 20 minuti. Spegnete e profumate con 1 ciuffo di prezzemolo tritato. Suddividete la polenta in 4 piatti, mettete al centro i funghi con il loro sughetto e completate con grana padano a scaglie.
Ingredienti 1 spicchio aglio 400 gr farina di mais 5 cucchiai olio di oliva extravergine 40 gr parmigiano 2 cucchiai prezzemolo 1 cipolla q.b. pepe nero q.b. sale 100 gr pancetta tesa 400 gr funghi misti
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Pieve di Cento
www.comune.pievedicento.bo.it
pieve di cento Pîv ed Zent, Abitanti: Pievesi Comune P.zza A.Costa, 10 .....................tel. 051 6862611 Biblioteca P.zza A.Costa 10 ..................tel. 051 6862636
Pieve di Cento è un comune di 7.099 abitanti, situato lungo il corso di pianura del fiume Reno nel punto in cui esso inizia a segnare il confine con la provincia di Ferrara. Fa parte dell'Unione Reno Galliera. Il comune di Pieve di Cento è appartenuto alla provincia di Ferrara perché portato in regalo da Lucrezia Borgia al Duca D’este. Fino al 1929, anno in cui fu assegnato alla provincia di Bologna. In origine costituiva, come dimostra il nome, la pieve (ossia la chiesa parrocchiale) di Cento, che ne era sprovvista. I primi documenti relativi ad insediamenti in un'area corrispondente all'attuale territorio dei comuni di Cento e di Pieve risalgono all'VIII e IX secolo d.C. Oggi Pieve di Cento è rimasta una” piccola Bologna” come era nota un tempo, ha mantenuto questi lunghi portici , l’impianto urbanistico del Castrum romano con l’aggiunta delle pieve Barocca. (IX sec.)
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Comune di Pieve di Cento Pro Loco Pieve
Pieve di Cento is a town of 7,099 inhabitants, located along the plain of the Reno river at the point where it begins to mark the border with the province of Ferrara. It is part of the Reno Galliera Union. The municipality of Pieve di Cento belonged to the province of Ferrara because it was brought as a gift by Lucrezia Borgia to the Duca d'Este. Until 1929, the year in which it was assigned to the province of Bologna. Originally constituted, as the name shows, the parish church (ie the parish church) of Cento, which was devoid of it The first documents relating to settlements in an area corresponding to the current territory of the municipalities of Cento and Pieve date back to the VIII and IX century AD Today Pieve di Cento has remained a "small Bologna" as it was once known, has kept these long arcades, the urban layout of the Roman Castrum with the addition of the Baroque parish church (IX century)
1. Porta Cento (sec. XIV): ad ovest di Pieve, ricostruita dopo un incendio 1. Porta Cento (14th century): west of Pieve, rebuilt after a fire
2. Casa degli Anziani (1272): con portico con colonne e trabeazione in legno situata nella Piazzetta delle Catene, antico centro del paese, dov'è inoltre la colonna in marmo con capitello (tra il I secolo a.C e il I d.C.) 2. Casa degli Anziani (1272): with a portico with columns and a wooden trabeation located in the Piazzetta delle Catene, the ancient center of the town, where there is also a marble column with a capital (between the 1st century BC and I AD)
3. Casa antica sede del Comune (sec. XIV): struttura gentilizia tardo medievale, con portico in legno. 3. Ancient home of the Municipality (14th century): late medieval noble structure with wooden portico. 4. Chiesa dei SS. Rocco e Sebastiano (1628): sede in passato di due Confraternite, al suo interno spicca un altare maggiore del 1644 di Antonio Porri. 4. Church of the Saints Rocco and Sebastiano (1628): seat of two Confraternities in the past, inside stands a high altar of 1644 by Antonio Porri.
5. Rocca (1387) e Museo delle Storie di Pieve: su progetto di Antonio di Vincenzo (architetto di S. Petronio di Bologna), fino al ‘500 poderosa fortezza, poi utilizzata come abitazione, ora sede del nuovo Museo delle Storie di Pieve. 5. Rocca (1387) and Museo delle Storie di Pieve: designed by Antonio di Vincenzo (architect of S. Petronio of Bologna), up to the '500 mighty fortress, then used as a dwelling, now home to the new Museum of Stories of Pieve 6. Porta Bologna (XIV): a sud di Pieve, restaurata nel 2003. E' sede dell'Archivio fotografico digitale Melloni, parte del Museo delle Storie di Pieve. 6. Porta Bologna (XIV): south of
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Pieve, restored in 2003. It is home to the Melloni Digital Photo Archive, part of the Museo delle Storie di Pieve. 7. Casa Guidicini: risale al XIV sec. Ospitò i Gesuiti nel 1773 7. Casa Guidicini: dates back to the 14th century It housed the Jesuits in 1773 8. Palazzo Mastellari (sec. XVII): ha ospitato cardinali, magistrati, nobili e sede della Partecipanza Agraria 8. Palazzo Mastellari (17th century): it hosted cardinals, magistrates, nobles and the seat of Agricultural Participa-
tion 9. Pinacoteca Civica, Biblioteca e Archivio storico (sec. XVIII): La Pinacoteca si articola in due sezioni distinte e complementari: il nucleo della raccolta d’arte antica e la collezioni d’arte del novecento. Negli archivi si segnalano l’antica biblioteca dei Padri Scolopi e le cartografie del Coronelli. 9. Civic Picture Gallery, Library and Historical Archive (18th century): The Picture Gallery is divided into two distinct and complementary sections: the nucleus of the collection of ancient art and the art collections of the twentieth century. The archives include the ancient library of the Piarist Fathers and the maps of Coronelli. 10. Voltone: antica sede del mercato coperto e dell’antichissima Confraternita di S. Maria. Sopra al Voltone vie era la sede del Monte di Pietà (sec. XV) 10. Voltone: ancient seat of the covered market and of the ancient Confraternity of S. Maria. Above the Voltone streets was the seat of the Monte di Pietà (XV century) 11.Palazzo Municipale (sec. XVIII), Teatro Comunale e
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Museo della Musica (sec. XIX): edificio del ‘700, all’interno oltre agli uffici sono ospitati un importante Archivio storico-notarile (documenti del XIV al XVII sec.) e il Teatro Comunale (1856) “Alice Zeppilli” recentemente restaurato. 11. Municipal Palace (XVIII century), Municipal Theater and Museum of Music (XIX century): building of the '700, inside in addition to the offices there are an important historical-notarial archive (documents of the XIV to the XVII century) and the Teatro Comunale (1856) "Alice Zeppilli" recently restored 12. Chiesa Collegiata S. Maria Maggiore (17021710 nella forma attuale):la più antica del Centopievese, si sono ben conservati l’esterno dell’abside gotica ed il bel campanile del 1482. Dipinti del Guercino e Guido Reni, Scarsellino, B. Passerotti, L. Fontana, B. Gennari; Crocifisso miracoloso ligneo sec XIV. 12. Collegiate Church S. Maria Maggiore (1702-1710 in its present form): the oldest in the Centopievese, the exterior of the Gothic apse and the beautiful bell tower of 1482 have been well preserved. Paintings by Guercino and Guido Reni, Scarsellino, B. Passerotti, L. Fontana, B. Gennari; Miraculous wooden crucifix, XIV century. 13. Opera Pia Galuppi (sec. XIX): “Palazzo Govoni” sede di una casa protetta e di un centro diurno per anziani. Presenta un pregevole scalone d’onore barocco con statue e affreschi. 13. Opera Pia Galuppi (19th century): "Palazzo Govoni" home to a protected house and a day center for the elderly. It presents a fine baroque grand staircase with statues and frescoes. 14. Porta Asìa, o S. Michele (sec. XIV): a est di Pieve, restaurata nel 1981 ospita i Centro di documen-
tazione sulla lavorazione della Canapa. 14. Porta Asìa, or S. Michele (14th century): east of Pieve, restored in 1981, houses the Documentation Center on the processing of hemp. 15. Chiesa della Ss. Trinità (1580): Splendido interno barocco arricchito da un notevole coro ligneo intarsiato e intagliato, bellissimi affreschi di Brizio e Spada (1603) , pala dell’altare maggiore di Lucio Massari. 15. Church of Ss. Trinità (1580): Splendid baroque interior enriched by a remarkable inlaid and carved wooden choir, beautiful frescoes by Brizio and Spada (1603), altarpiece by Lucio Massari. 16. Porta Ferrara: suggestivo edificio del sec. XIV a nord di Pieve, con bei merli bentivoglieschi, ospita il Centro Liuteria del Centopievese. 16. Porta Ferrara: evocative building of the century XIV north of Pieve, with beautiful bentivoglieschi merlons, houses the Centopievese Liuteria Center. 17. Palazzo Zambeccari (Baluardo): edificio privato tardo-rinascimentale in fase di restauro. 17. Palazzo Zambeccari (Baluardo): a late-Renaissance private building under restoration. 18. Chiesa della SS. Annunziata (1648): è quanto rimane dell’antico chiostro e collegio dei Padri Scolopi. E’ sconsacrata e di proprietà privata. 18. Church of the SS. Annunziata (1648): is what remains of the ancient cloister and college of the Scolopi Fathers. It is deconsecrated and privately owned. 19. MAGI '900 - Museo delle Eccellenze artistiche e storiche: è dedicato all’ arte del XX secolo italiano. L’edificio è un ex granaio del 1933 e ospita artisti come Balla, Boccioni, Carrà, Modigliani; all’esterno “il Giardino di Scultura”. Dal mese di settembre 2012, in seguito al sisma che ha colpito il territorio il 29 maggio 2012, il museo Magi ospita anche, in una grande sala al pian terreno, i Tesori salvati dalla Collegiata.
19. MAGI '900 - Museum of artistic and historical excellence: it is dedicated to 20th century Italian art. The building is a former granary of 1933 and houses artists such as Balla, Boccioni, Carrà, Modigliani; outside "the Sculpture Garden". Since September 2012, following the earthquake that struck the territory on May 29, 2012, the Magi museum also houses, in a large room on the ground floor, the Treasures saved by the Collegiate
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A Pieve di cento tutti gli anni, si tiene la Sagra del maccherone al pettine. Il nome di questa pasta deriva dal particolare strumento usato per la rigatura del maccherone: il pettine del telaio da tessitura, che un tempo era diffuso nelle case delle campagne emiliane per tessere il lino e la canapa. Ogni famiglia ogni rażdåura ne aveva uno e si usava farli, tra i tanti ragù anche con il ragù di pollo.. Un piatto tipico della bassa bolognese/ferrarese/modenese. Essendo Pieve di Cento un territorio al confine con queste tre province. Era un piatto della domenica, oppure la nonna Amilcherina lo faceva in occasione della fiera/sagra quando aveva tutti i parenti a pranzo. Per questo vi diamo la ricetta:
maccheroni al pettine con ragù di pollo Preparazione Per fare il ragù, bisogna prendere il pollo, tagliarlo a pezzetti mantenendo la pelle e le ossa, che aggiungono sapore. Le ossa e la pelle verranno poi eliminate successivamente, quando il ragù è pronto. Si prepara un soffritto con la cipolla, il burro e un cucchiaio di olio, e una volta che è ben rosolata si aggiungono i pezzetti di pollo. Fatelo dorare e aggiungete la conserva di pomodoro, mescolando bene. Bagnare di tanto in tanto con un del brodo e lasciar cuocere a fuoco lento per 3 o 4 ore, aggiungendo sale e pepe. Deve cuocere molto lentamente, quindi conviene prepararlo al mattino per la cena. Nel frattempo si può preparare la pasta. Gli ingredienti dell'impasto sono semplicemente farina e uova, oltre naturalmente al sale. Si impasta energicamente con le mani, e quando il panetto è liscio ed elastico lo si mette dentro un piatto a riposare, coprendo con un altro piatto o con la pellicola trasparente. Quindi si tira con il mattarello la sfoglia, che non deve essere ne troppo dura ne troppo tenera, e piuttosto sottile di spessore. Con il coltello si tagliano delle strisce di 4-5 centimetri di larghezza, che a loro volta devono essere tagliate ancora per formare dei quadretti. A questo punto si può procedere alla confezione del maccheroncino con il pettine. Il pettine è corredato da un bastoncino intorno al quale si arrotola il quadretto di pasta, partendo da un angolo. Si finisce di arrotolare la pasta intorno al bastoncino appoggiandosi sul pettine, e ottenendo cosí la rigatura sul maccherone. Quando tutti i maccheroni sono pronti, si può mettere a bollire una pentola con abbondante acqua salata. Buttare la pasta, che dovrà cuocere per pochi minuti. Scolare e condire con il ragù di pollo. Servire completando il piatto con parmigiano grattugiato. Buon appetito!
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Ingredienti per 6 persone per la pasta • 400 g di farina bianca • 4 uova • sale per il ragù • un pollo tagliato a pezzetti • una cipolla • burro • un cucchiaio di olio d'oliva • conserva di pomodoro • sale e pepe
Cento
(FE) www.comune.cento.fe.it
CENTO (FE) Zènt in dialetto centese e ferrarese, Zèint in dialetto bolognese settentrionale, Zänt in dialetto bolognese Abitanti: Centesi Comune Via Provenzali, 15 . .................. tel 051 6843111 Comune di Cento Biblioteca P.zzale della Rocca . ..............tel. 051 6843141 Pro Loco Cento IAT Info turistiche P.zza Guercino, 39 tel. 051 6843334
Cento comune di 35 432 abitanti è definita spesso terra di confine perché, nonostante sia in provincia di Ferrara, dista 25 km da Bologna, 32 da Ferrara e 38 da Modena. Più volte si è discusso per cambiare provincia senza mai concretizzare l’idea.Frazioni: Alberone, Renazzo, Casumaro, Pilastrello, Corporeno, Buonacompra, Dodici Morelli, Reno Centese. Cento inoltre come Pieve di Cento conserva la struttura dei portici e del centro storico, in stile bolognese, e per la sua gastronomia, che presenta numerosi piatti tipici del capoluogo dell’Emilia-Romagna. Esistono varie ipotesi sull’origine del nome Cento: quella più accreditata lo fa risalire all’epoca romana, da Centum, poiché all’epoca i territori venivano divisi in centurie agrimensorie, oppure, sempre risalente all’epoca del dominio romano, da “Cento iugeri”, che sarebbe la porzione di territorio assegnato ai coloni all’epoca. Cento la patria del Guercino, la Città della Partecipanza, sistema di suddivisione delle terre, nato nel medioevo ed esistente ancora oggi. La città del Carnevale d’Europa. Il Guercino già autore delle prime tele carnevalesche nel Seicento.
One hundred town of 35 432 inhabitants is often called borderland because, despite being in the province of Ferrara, it is 25 km from Bologna, 32 from Ferrara and 38 from Modena. Several times we have discussed to change the province without ever realizing the idea. Fractions: Alberone, Renazzo, Casumaro, Pilastrello, Corporeno, Buonacompra, Dodici Morelli, Reno Centese. Moreover, like Pieve di Cento, it preserves the structure of the arcades and the historical center, in the Bolognese style, and for its gastronomy, which presents numerous typical dishes of the capital of Emilia-Romagna.One hundred Guercino’s homeland, the Città della Partecipanza, a system of subdivision of the lands, born in the Middle Ages and still existing today. The city of the Carnival of Europe. Guercino already author of the first carnival paintings in the seventeenth century.
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PINACOTECA CIVICA Palazzo del 1872 ed ospita la pinacoteca civica, Giovanni Callegari fu l’architetto che la progettò La pinacoteca ospita il maggior numero di opere al mondo del Guercino e della sua Bottega compresi disegni e incisioni E’ per tanto possibile seguire l’evoluzione stilistica del Maestro
PALAZZO COMUNALE risale al XVIII Secolo e venne ultimata la facciata nel 1756. dates back to the 18th century and the facade was completed in 1756. PALAZZO DEL GOVERNATORE La costruzione del Palazzo del Governatore fu commissionata dagli Estensi nel 1502, in occasione del matrimonio fra Alfonso I d’Este e Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI, portò in dote al marito il territorio del Centopievese, in precedenza sottoposto alla signoria del vescovo di Bologna ma sempre ambito dai signori di Ferrara. L’attuale aspetto neomedioevale del palazzo risale al radicale restauro del 1919. ROCCA DI CENTO Questa splendida fortificazione che si trova all’inizio di Via Guercino venendo da Bologna, venne edificata per volere del vescovo di Bologna BernardoBonnevalle nel 1378 che affidò l’incarico all’Architetto Antonio di Vincenzo. Venne poi a metà del 400 ristrutturata per conformarla alle nuove soluzioni difensive.
PINACOTECA CIVICA Palace of 1872 and houses the civic art gallery, Giovanni Callegari was the architect who designed it The art gallery houses the greatest number of works in the world by Guercino and his Workshop including drawings and engravings It is therefore possible to follow the Maestro’s stylistic evolution. PALAZZO COMUNALE Dates back to the 18th century and the facade was completed in 1756. PALAZZO DEL GOVERNATORE The construction of the Governor’s Palace was commissioned by the Estensi in 1502, on the occasion of the marriage between Alfonso I d’Este and Lucrezia Borgia, daughter of Pope Alexander VI, brought the territory of the Centopievese to her husband, previously subjected to the lordship of the bishop of Bologna but always coveted by the lords of Ferrara. The current neo-medieval aspect of the palace dates back to the radical restoration of 1919. ROCCA DI CENTO This splendid fortification located at the beginning of Via Guercino coming from Bologna, was built at the behest of the bishop of Bologna Bernardo Bonnevalle in 1378 who entrusted the task to the architect Antonio di Vincenzo. Then came in the middle of the 400 restructured to conform it to the new defensive solutions. TEATRO BORGATTI In addition to the artistic, pictorial and literary tradition, Cento also boasts the well-known Giuseppe Borgatti (18711950) to the well-known Wagnerian performer, the Borgatti Theater built between 1856 and 1861 based on a design by Antonio Giordani.
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TEATRO BORGATTI Oltre alla tradizione artistica, pittorica e letteraria , Cento vanta a nche una tradizione musicale il noto Giuseppe Borgatti (1871-1950) al noto intrprete Wagneriano è dedivcato il Teatro Borgatti costruito tra il 1856 e 1861 su disegno di Antonio Giordani. BASILICA COLLEGIATA DI SAN BIAGIO È il Duomo di Cento, chiesa dedicata ai Santi Biagio e Severino è attestata a Cento già nell’XI secolo. Essa divenne pieve e fu dotata del fonte battesimale nel 1378 per volere del cardinale Filippo Carafa della Serra. L’edificio venne ampliato nel 1409 e, nel 1566, fu aggiunta una navata laterale. L’attuale collegiata venne costruita tra il 1732 ed il 1744 su progetto di Alfonso Torreggiani GALLERIA D’ARTE AROLDO BONZAGNI Raccolta di opere tra il 1905 e 1918 significativa testimonianza dell’attività del pittore scomparso nel 1918. MUSEO “SANDRO PARMEGIANI” Artista nato a Milano da genitori Centesi, trascorse un periodo della sua vita a cento Pittore figurativo naturalista. Il museo si trova nel palazzo della delegazione di Renazzo, paese dove lui trasse ispirazione per molte sue opere. EX GHETTO EBRAICO La presenza ebraica a Cento risale alla fine del XIV secolo, ma è con gli Estensi che vive il suo periodo di fioritura. Dal XVII secolo inizia un progressivo decadimento che porta nei primi del Novecento alla fusione con la comunità ebraica di Ferrara.
BASILICA COLLEGIATA DI SAN BIAGIO Church dedicated to Saints Biagio and Severino is attested in Cento already in the XI century. It became a parish church and was given the baptismal font in 1378 at the behest of Cardinal Filippo Carafa della Serra. The building was enlarged in 1409 and, in 1566, a side nave was added. The current collegiate church was built between 1732 and 1744 to a design by Alfonso Torreggiani. GALLERIA D’ARTE AROLDO BONZAGNI Art gallery Aroldo Bonzagni collection of works between 1905 and 1918 significant testimony of the activity of the painter who died in 1918. “SANDRO PARMEGIANI” MUSEUM Artist born in Milan of Centesi parents, he spent a period of his life as a hundred figurative naturalist painter. The museum is located in the building of the Renazzo delegation, a town where he drew inspiration for many of his works. EX-GHETTO EBRAICO The Jewish presence in Cento dates back to the end of the 14th century, but it is with the Este family that its flowering period lives on. From the seventeenth century began a progressive decay that led in the early twentieth century to the merger with the Jewish community of Ferrara.
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Gastronomia La tradizione enogastronomica, debitrice delle tre città, per la contaminazione dei piatti Bologna (tortellini, tortelloni di ricotta, nocino), Modena (cotechino, salame alla brace, zampone, lambrusco) e Ferrara (pane, lumache, salama da sugo, tortelloni di zucca) al centro delle quali il territorio Centese si sviluppa. Alcune eccellenze del territorio: Lumaca: le “lumache alla casumarese” sono una specialità, in origine natalizia, cucinata secondo un’antica ricetta che risale al tempo degli Estensi e che troviamo scritta per la prima volta nel 1611. Dal 1999 Casumaro gode del titolo di “Città della Lumaca” conferitogli dall’Associazione Italiana Elicicoltori. Salama da sugo: la salama da sugo (insaccato di carni suine macinate, insaporite da vino e spezie) è un tipico prodotto ferrarese, nato sulle rive del Po di Primaro dall’insediamento di porcaioli trentini durante il Medioevo. Fu molto
Cappellacci Caplaz Ingredienti per 6 persone Per la pasta • 6 uova • 7 etti di farina Per il ripieno • 1 kg di zucca violina • 300 grammi di parmigiano grattugiato • 1 uovo • sale, pepe e noce moscata
apprezzata dagli Este, tanto che nel 1481 il duca Ercole I ne spedì una a Lorenzo il Magnifico. Dal 2005 la salama da sugo di Buonacompra ha ottenuto il marchio di Indicazione Geografica Tipica (IGT). Tortellone: i tortelloni di zucca sono un piatto nato nel centese durante la dominazione estense, infatti La prima ricetta scritta dei cappellacci di zucca risale al 1584 ed è di Giovanni Battista Rossetti, cuoco della corte di Alfonso II d’Este, che la pubblica nella sua opera “Dello Scalco”. Da allora ad oggi la ricetta è cambiata radicalmente. Prima nel ripieno, in puro stile rinascimentale, si trovavano anche zenzero e cannella e poi con l’andare del tempo i cappellacci sono diventati ricetta popolare: oggi rimane solo la noce moscata come spezia a ricordo di quel passato aristocratico. Per questa ricetta è stata usata la zucca violina, chiamata butternut in inglese, tipica del ferrarese, la più adatta per la sua dolcezza che crea un eccezionale sapore agro-dolce quando si mescola agli altri ingredienti. Il nome cappellacci, caplaz in dialetto, deriva dal cappello di paglia a tesa larga dei contadini, non dimentichiamoci che per secoli la zucca è stata la principale fonte di sostentamento nelle campagne.
Procedimento Preparare una sfoglia con 6 uova e lasciatela riposare per 30 minuti. Nel frattempo tagliate la zucca a pezzi, eliminate i semi ed i filamenti e cuocetela al forno. Servendovi di un cucchiaio togliete la parte più tenera della polpa lontano dalla buccia e passatela poi al setaccio. Amalgamatela poi con gli altri ingredienti. Fate i tortelli e cuoceteli 5-6 minuti, conditeli con il ragù di carne bolognese. Serviteli con una spolveratina di parmigiano o grana. La ricetta è semplice, tutto si basa sulla zucca, che deve essere perfetta, dolce, ben soda. Non esagerate con la noce moscata, serve solo una spolverata per smussare la dolcezza della zucca e aggiungere ulteriore dimensione. Se il ripieno dovesse essere troppo bagnato aggiungete pane grattugiato. Come detto prima noi usiamo la zucca violina, che ha un sapore più intenso e gustoso, ma ogni zona ha la propria zucca da difendere!
Sala Bolognese
www.comune.sala-bolognese.bo.it
SALA BOLOGNESE Sèla Bulgnàisa Abitanti: salesi Comune San Venanzio di Galliera Piazza G.Marconi, 1 ............. tel. 051 6822511 - 672911 Biblioteca San Venanzio di Galliera Piazza G.Marconi, 5 ..............................tel. 051 6822541
Il Comune di Sala Bolognese è un comune sparso di 5.267 abitanti e fa parte dell’Unione dei comuni Terre d’acqua , frazioni Bagno di Piano, Bonconvento, Osteria Nuova, Padulle. l territorio del Comune di Sala Bolognese si colloca nella pianura bolognese, tra gli attuali corsi del torrente Samoggia (ad ovest), poco a valle della confluenza col Lavino, e del fiume Reno (ad est).L’area in questione si trova a cavallo tra due zone a diverso livello di copertura alluvionale e buona parte del suo territorio è coperto da coltri di spessore probabilmente maggiore di un metro. In età medieva-
Gruppo Pubblico di Sala Bolognese
le che il territorio sembra assumere notevole rilevanza. Il toponimo Sala (riscontrato in documenti fin dal VIII secolo) è vocabolo longobardo, significa sala, edificio, abitazione, equivalente perciò alla domus romana nella sua accezione di abitazione del signore, edificio centrale dalla curtis. Sala Bolognese è l’unico Comune della pianura bolognese privo di un centro storico, tanto che la sede comunale (dopo lunghe peregrinazioni e a seguito di ulteriori vicende svoltesi nel corso del XIX secolo) non si trova a Sala bensì a Padulle, ora capoluogo.
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PIEVE DI SANTA MARIA ANNUNZIATA E SAN BIAGIO Tra i monumenti di stile romanicolombardo più interessanti del bolognese spicca l’antica Pieve di Santa Maria Annunziata e San Biagio, risalente al 1096 e restaurata secondo le forme originarie nel 1920 dall’architetto Giuseppe Rivani, allievo di Alfonso Rubbiani. All’esterno la chiesa, impreziosita da intagli di derivazione bizantina, presenta una facciata a capanna e un’abside maggiore arricchita in alto da una raffinata galleria cieca del XI secolo.
It is one of the most interesting Romanesque-Lombard architectural style building of the whole Bolognese area, dating back to 1096 and restored to its original form in 1920 by architect Giuseppe Rivani, scholar of Alfonso Rubbiani. The exterior of the church, embellished by Byzantine carvings, features a gabled facade and a wellpreserved major apse decorated with an interesting 12thcentury blind gallery. The interior of the church, covered by a wooden truss ceiling, is organized in three naves divided by columns with selenite capitals.
PALAZZO MINELLI A Bagno di Piano, frazione a circa 6 km da Sala Bolognese, di notevole interesse è Palazzo Minelli, così denominato per distinguerlo da un edificio non lontano di minori dimensioni denominato invece "Villa". Si tratta di un complesso di edifici costruiti tra il '400 e il '700 e collegati tra loro le cui parti più caratteristiche sono la torre, il cortile e la cappella.... In Bagno di Piano, a hamlet about 6 km from Sala Bolognese, of particular interest is Palazzo Minelli, so called to distinguish it from a building not far of smaller dimensions called instead "Villa". It is a complex of buildings built between the 15th and 18th centuries and connected to each other whose most characteristic parts are the tower, the courtyard and the chapel...
VILLA TERRACINI Villa Terracini è il quarto elemento costitutivo di quel suggestivo quadrilatero di nobili architetture i cui rimanenti capisaldi sono rappresentanti da Villa Bassi a Sacerno, Villa Paleotti e Villa Masetti a Tavernelle. Carlo Gennari, proprietario di due poderi, in Sala e Sacerno, vendette ad Angelo Bassi, possidente terriero che eseguiva lavori per i nobili dei dintorni, che costruì la Villa nel luogo degli edifici colonici e dei camminamenti per braccianti. Oggi la chiesetta sconsacrata ospita il laboratorio d'arte "Chiesa dell'Arte" in cui opera il Maestro non-vedente Felice Tagliaferri Villa Terracini is the fourth constitutive element of that evocative quadrilateral of noble architectures whose remaining strongholds are represented by Villa Bassi in Sacerno, Villa Paleotti and Villa Masetti in Tavernelle. Carlo Gennari, owner of two estates, in Sala and Sacerno, sold to Angelo Bassi, landowner who carried out work for the nobles of the surroundings, who built the Villa in the place of the farm buildings and walkways for laborers. Today the deconsecrated church houses the "Chiesa dell'Arte" art workshop where the visually impaired Maestro Felice Tagliaferri operates
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ECOMUSEO DELL’ACQUA L'Ecomuseo dell'acqua è una struttura diffusa nella pianura bolognese realizzata per parlare di acqua, di scienza, di storia, di bonifica e di ecologia. L'Ecomuseo dell'acqua è costituito da un centro espositivo e un sistema di percorsi nella scatola di espansione e nei manufatti idraulici situati in tutta l'area. L'accesso ai sentieri è consentito liberamente a piedi e in bicicletta durante le ore diurne, nel rispetto delle norme riportate.
The Ecomuseum of water is a widespread structure in the Bolognese plain designed to talk about water, science, history, reclamation and ecology. The Ecomuseum of the water consists of an exhibition center and a system of routes in the expansion box and at the hydraulic artifacts located throughout the area. Access to the trails is allowed freely on foot and by bicycle during daylight hours, in compliance with the reported standards.
Ponte di Bagno (Bagno di Piano) Ponte a volte romaniche (parzialmente distrutto da un crollo) costruito sul fiume Reno nel 1883per permettere maggiori scambi commerciali tra il comune e il Centese, (Argelato (BO), Pieve di Cento (BO), Cento (FE) e via verso il mare e il Po).
Ponte di Bagno (Bagno di Piano) Romanesque vaulted bridge (partially destroyed by a collapse) built on the Reno river in 1883 to allow greater trade between the town and the Centese, (Argelato (BO), Pieve di Cento (BO), Cento (FE) and off to the sea and the Po).
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riso con la concia rîš con la cónza Questo riso in brodo lo mangiavo dagli zii bolognesi, quando ero piccola, le zie lo facevano in autunno - inverno quando gli uomini andavano in campagna a potare. Riso nutriente e non pesante. Scaldate il brodo e quando bolle, buttateci dentro il riso e cuocetelo circa 20 minuti. Nel frattempo in una terrina sbattete i tuorli con il formaggio, il sale e il pepe, in ultimo aggiungete il limone e un cucchiaio di brodo freddo. Una volta cotto il riso, spegnete e amalgamate bene questa crema, mescolando con attenzione che diventi un tutt’uno con il riso in brodo. Servite il riso con il brodo, ancora bello caldo. Merita di essere assaggiato! Ricetta di Zia Erminia.
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Ingredienti Dosi per 4-5 persone • 300 gr di riso • Un pentolino di brodo di carne • 60 gr di parmigiano grattugiato • 2 tuorli di uova fresche • mezzo limone • sale e pepe
San Giorgio in Piano
www.comune.san-giorgio-di-piano.bo.it
SAN GIORGIO DI PIANO San Zôrz in dialetto bolognese settentrionale Abitanti: Sangiorgesi Comune Via della Libertà, 35 . .............tel. 051 6638511 Biblioteca Piazza Indipendenza, 1....... tel. 051 6638529
Comune San Giorgio di Piano Pro Loco San Giorgio di Piano
San Giorgio di Piano è un comune di 8.472 abitanti fa parte dell'Unione Reno Galliera. Le frazioni Gherghenzano, Stiatico Cinquanta. Centro attivo già in epoca romana, come testimoniano numerosi ritrovamenti e la topografia di alcuni luoghi, nel Medioevo il “Castello di San Giorgio” compare citato con i nomi di “Selva tauriana” o “Massa tauriana” e “Saltus plano”, bosco di pianura. L’imperatore Ottone nel 947 lo cita come “Castello sancti Georgii”: in epoche poco tranquille gli abitanti avevano scelto come protettore un santo guerriero. Il luogo, già situato in posizione strategica per scambi commerciali, fu fortificato nel Trecento con opere imponenti di cui restano tracce ben conservate: nel 1388 venne fortificato tutto il castello. Nel Novecento S. Giorgio dà i natali ad alcuni personaggi famosi: in primis Giulietta Masina, moglie di Federico Fellini ed attrice, e Mario Melloni, giornalista satirico noto con lo pseudonimo di Fortebraccio.
San Giorgio di Piano is a town of 8,472 inhabitants, part of the Reno Galliera Union. The fractions Gherghenzano, Stiatico Fifty. Active since Roman times, as evidenced by numerous findings and the topography of some places, in the Middle Ages the "Castello di San Giorgio" appears cited with the names of "Selva Tauriana" or "Massa Tauriana" and "Saltus plano", wood of flat land. The emperor Ottone in 947 mentions it as "Castello sancti Georgii": in very quiet times the inhabitants had chosen a warrior saint as their protector. The place, already located in a strategic position for commercial exchanges, was fortified in the 14th century with impressive works of which well preserved traces remain: in 1388 the whole castle was fortified. In the twentieth century St. George is the birthplace of some famous people: first of all Giulietta Masina, wife of Federico Fellini and actress, and Mario Melloni, satirical journalist known under the pseudonym of Fortebraccio.
CENTRO STORICO Il centro di San Giorgio è uno dei centri più belli e conservati della zona. Per volontà del libero comune di Bologna nel 1391 fu costruito il Torresotto nella piazza centrale, con la funzione di controllo del territorio. Palazzo Colonna o Capuana a sinistra di porta Ferrara provenendo da San Pietro costruito nel 1403 e ristrutturata nel 1913 conserva ancora gli antichi tratti. Il Palazzo è stato occupato da numerose
OLD TOWN The center of San Giorgio is one of the most beautiful and preserved centers in the area. Torresotto was built in the central square by the free municipality of Bologna in 1391, with the function of controlling the territory. Palazzo Colonna or Capuana to the left of Porta Ferrara coming from San Pietro built in 1403 and restored in 1913 still preserves the ancient features. The Palace was occupied by numerous
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famiglie della nobiltà napoletana, tra cui i principi Colonna di Stigliano, i nobili genovesi Mari, i del Giorno, e infine dalla famiglia Capuano fino al XIX secolo.
families of the Neapolitan nobility, including the princes Colonna di Stigliano, the noble Genoese Mari, i of the Day, and finally by the Capuano family until the 19th century.
Porta Ferrara
Chiesa di San Giorgio
Villa Calzolari settecentesca, conserva un notevole scalone di travertino. Eighteenth-century Villa Calzolari, preserves a remarkable travertine staircase. Villa Rossi Costruita nel XIX secolo, custodisce diverse opere d’arte tra cui un pozzo ottagonale. Villa Rossi Built in the nineteenth century, it houses several works of art including an octagonal well. Palazzo Cataldi l’attrazione principale di questo edificio è lo scalone a forma di ferro di cavallo risalente al 700. Al palazzo è annesso un oratorio sul quale è affrescata una pregevole Annunciazione. Palazzo Cataldi the main attraction of this building is the horseshoe-shaped staircase dating back to 700. An oratory is attached to the building, on which a valuable Annunciation is frescoe Le Frazioni: Cinquanta vanta origini antichissime. In questa località vennero ritrovati numerosi cippi in marmo risalenti al secondo secolo d.C., raffiguranti divinità. In questa località sorge l’antica Villa Zambecchi. Boasts ancient origins. In this area numerous marble stones were found dating back to the second century AD, depicting divinities. In this locality rises the ancient Villa Zambecchi.
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CHIESA DI SAN GIORGIO La Chiesa Parrocchiale, nel medioevo era una Pieve dalla quale dipendevano ben 15 chiese. Dedicata a San Giorgio venne ristrutturata e modificata nel XIX secolo, mentre il Campanile risale al secolo precedente. L’Oratorio di San Giuseppe e della Natività della Madonna ha al suo interno una “Sacra Famiglia” della scuola del Guercino. Si trova nei pressi demolita Porta Bologna e venne eretto nel XVIII secolo. The Parish Church, in the Middle Ages was a Pieve from which 15 churches depended. Dedicated to San Giorgio it was restored and modified in the nineteenth century, while the Campanile dates back to the previous century. The Oratory of San Giuseppe and the Nativity of the Madonna has inside a "Holy Family" of the Guercino school. It is located near demolished Porta Bologna and was built in the 18th century.
Palazzo Capuano
Gherghenzano, qui Annibale I Bentivoglio sconfisse in una famosa battaglia l’esercito visconteo nel 1433. Il centro si sviluppò durante il Medioevo, periodo in cui venne costruita la Chiesa di San Geminiano. l’edificio venne tuttavia ricostruito nel 1729. Al suo interno è esposta una tela del Massari.
Gherghenzano here Annibale I Bentivoglio defeated the Visconti army in 1433 in a famous battle. The center developed during the Middle Ages, a period in which the Church of San Geminiano was built. however, the building was rebuilt in 1729. Inside there is a painting by Massari.
Stiatico, qui si trova la Chiesa di San Venanzio Martire, modificata nel XVIII secolo, ma di origini molto più antiche, la quale custodisce una pregevole statua in gesso del Santo Patrono.
Stiatico, here is the Church of San Venanzio Martire, modified in the XVIII century, but of much older origins, which houses a valuable plaster statue of the Patron Saint
l’ortica In Emilia-Romagna esistono nove varietà di ortica; un gruppo di ricerca dell’ Università di Ferrara sta esaminando quale specie potrebbe essere la più adatta per la coltivazione. Una volta selezionato il seme, tutto ciò potrà costituire anche un sistema per utilizzare aree non coltivate. E non dimentichiamo l’estrazione della clorofilla. Non è da escludere che la nostra Amministrazione Regionale possa incentivare gli agricoltori per la semina e la produzione. Attualmente la pianta selvatica si può surgelare, una volta sbollentata per eliminarne gli effetti urticanti; è possibile anche liofilizzarla. L’uso in cucina, a casa come nelle trattorie, è di antiche origini ; non solo nella pasta all’uovo, nei ripieni dei tortelli e nei risotti, ma come ingrediente in pane, grissini, biscotti, frittate e zuppe.
tagliatelle all’ortica con sugo di salsiccia tajadèla all’urtiga con ragó ad susézza Preparazione: Lessare l’ortica e strizzarla, quindi passarla al tritatutto per ottenere una purea molto fine da unire all’uovo e alla farina; preparare una sfoglia non molto sottile e farla asciugare. In una padella sbriciolare la salsiccia e farla rosolare con l’olio, quindi aggiungere il pomodoro, un pizzico di sale e un pizzico di pepe. Coprire e cuocere per 15 minuti. Tagliare la sfoglia arrotolata a fettucce non troppo larghe e cuocerle in abbondante acqua salata per pochi minuti; successivamente scolarle e mantecarle in padella con il sugo e la salsiccia. Servire in una scodella o in un piatto abbastanza concavo, con un’abbondante “nevicata” di parmigiano-reggiano. Vino consigliato Cabernet Sauvignon
Ingredienti per 4 persone Sfoglia: • 350 g. di farina • 3 uova • 150 g. di foglie di ortica lessata (già strizzata) Sugo: • 700 g. di polpa di pomodoro • 8 cucchiai di olio di girasole • 6oo g. di salsiccia • sale e pepe q.b..
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San Giovanni in Persiceto
www.comunepersiceto.it
SAN GIOVANNI IN PERSICETO San Żvân in dialetto bolognese occidentale Abitanti: persicetani Comune Corso Italia, 70 .......................tel. 051 6812701 Biblioteca P.zza Garibaldi,7....................tel. 051 6812961
Comune di San Giovani in Persiceto Pro Loco Persiceto
MUSEI DA VISITARE: Museo Archeologico Ambientale, Museo del cielo e della terra, Museo d’arte sacra, Museo della macchina a vapore.
Il Comune di San Giovanni in Persiceto di di 28.181 abitanti sito a circa 21 chilometri a nord dal centro della città di Bologna, ad ovest del torrente Samoggia e del fiume Reno, in una zona di vecchia bonifica. Dal gennaio 2012 è sede amministrativa dell’Unione dei comuni Terre d’acqua. Frazioni Accatà, Amola del Piano, Arginone Biancolina, Borgata Città, Buche, Cà Davia, Castagnolo, Castelletto, Contrada Campazzo, Contrada Tiraferro, Forcelli, Il Postrino, La Villa, Le Budri, Lorenzatico, Pieve di Decima, Piolino, Possessione Piccola, Quattro Torri, San Martino, San Matteo della Decima, Tassinara, Tivoli, Villa Giovannina, Zenerigolo. Abitata già nell’età del bronzo, stando ai reperti rinvenuti nella zona, divenne in seguito una colonia romana. La prima parte del toponimo riflette il nome del Santo Patrono, mentre la seconda deriva dal latino PERSICA, (persicato) luogo prosciugato e reso coltivabile, attraverso una formazione collettiva PERSICETUM Persicetano. L’azione longobarda portò la nascita nel 728, del ducato di Persiceto. È probabile che risalga ad epoca longobarda la caratteristica forma urbis del vecchio nucleo della città: il Borgo Rotondo. Nel cinquecento fu istituita la nuova parrocchia di San Matteo della Decima. Oggi San Giovanni è un centro industriale importante alle porte di Bologna e vanta uno dei carnevali storici più famosi per lo “Spillo” e la sua maschera Bertoldo. Al comune è dedicato un asteroide della fascia principale, 69245 Persiceto. Uno dei più celebri personaggi
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The Municipality of San Giovanni in Persiceto, of 28,181 inhabitants, is located about 21 kilometers north of the city center of Bologna, to the west of the Samoggia stream and the Reno river, in an area of old reclamation. Since January 2012, it has been the administrative headquarters of the Union of municipalities Terre d’acqua. Already inhabited in the Bronze Age, according to the findings found in the area, it later became a Roman colony. The first part of the toponym reflects the name of the Patron Saint, while the second derives from the Latin PERSICA, through a collective PERSICETUM. In the last five years of the Bentivolesco dominion the reclamation of the territory was started, so much that in the last thirty years of the sixteenth century the new parish of San Matteo della Decima was established. Today San Giovanni is an important industrial center on the outskirts of Bologna and boasts one of the most famous historical carnivals for the “Spillo” and its Bertoldo mask. An asteroid of the main belt, 69245 Persiceto, is dedicated to the municipality. One of the most famous characters in Bonvi’s comic strip Sturmtruppen, the fierce alleaten Galeazzo Musolesi, in the first strip in which it appears (1975) is referred to as a native of San Giovanni in Persiceto.
del fumetto Sturmtruppen di Bonvi, il fiero alleaten Galeazzo Musolesi, nella prima striscia in cui appare (1975) viene indicato come nativo di San Giovanni in Persiceto.
PALAZZO COMUNALE In piazza del Popolo, di fronte alla Chiesa Collegiata di S. Giovanni Battista, si trova il palazzo Comunale Alla fine del ‘400, Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna, fece costruire dall’architetto bolognese Gaspare Nadi (1418-1504) un vasto palazzo che prendeva il posto della vecchia residenza del vescovo, nel frattempo divenuta una locanda. Nel 1612, palazzo Bentivoglio fu venduto alla comunità persicetana, che ne fece la propria residenza, ingrandendolo ed inglobando anche la casa del Podestà.
In Piazza del Popolo, in front of the Collegiate Church of St. John the Baptist, is the Palazzo Comunale. At the end of the fifteenth century, Giovanni II Bentivoglio, lord of Bologna, had a vast building by the Bolognese architect Gaspare Nadi (1418-1504). building that took the place of the old residence of the bishop, meanwhile become an inn. In 1612, Palazzo Bentivoglio was sold to the Persicetan community, who made it their residence, enlarging it and also incorporating the house of the Podestà.
TEATRO COMUNALE Situato nel corpo dell’edificio del Palazzo comunale (vi si
accede dal portico del Palazzo), il teatro risale alla prima metà del '600. Meta abituale dei cittadini bolognesi nell’800, dapprima il teatro fu adibito alla presentazione di spettacoli lirici, di prosa e sinfonici anche se l’aspetto attuale è riconducibile al 1790, anno della sua inaugurazione in seguito alla realizzazione del progetto di Giuseppe Tubertini. TEATRO COMUNALE Located in the body of the Palazzo Comunale building (accessed from the portico of the Palace), the theater dates back to the first half of the 17th century. A usual destination for Bolognese citizens in the 1800s, first the theater was used for the presentation of operatic, prose and symphonic performances even if the current appearance can be traced back to 1790, the year of its inauguration following the realization of the project by Giuseppe Tubertini
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IL PALAZZACCIO Il Palazzo dell’Abate, meglio noto come “Palazzaccio”, fu costruito nel XIII secolo all’esterno dell’abitato come residenza del mandatario della riscossione delle decime per l’Abbazia di Nonantola e, quindi, come deposito. A testimonianza della sua funzione originaria, che prevedeva frequenti operazioni di carico e scarico, rimangono gli zoccoli “anticarro” dei pilastri, a forma di piramide per evitare il mozzo delle ruote e con base rettangolare disposta in modo da poter consentire l’accesso di un carro sotto il portico.
TORRE CIVICA Tra il 1296 e il 1298 venne costruita una torre a base quadrata con scopo di avvistamento e di difesa. La Torre già nelle denunce catastali del 1315 e del 1385 era dichiarata proprietà comunale. Agli inizi del XV secolo la comunità cedette alle lusinghe di Nicolò d’Este, ma quando nel 1417, dopo sedici anni di ribellione, venne ristabilita la dipendenza da Bologna, la città fu punita con l’abbassamento della torre. Oggi misura 48mt. Between 1296 and 1298 a square-based tower was built for sighting and defense purposes. The Tower was already declared municipal property in the cadastral reports of 1315 and 1385. At the beginning of the fifteenth century the community gave way to the flattery of Nicolò d’Este, but when in 1417, after sixteen years of rebellion, dependence on Bologna was re-established, the city was punished by lowering the tower. With a height of 48 meters it detaches itself considerably from the surrounding landscape, becoming a true symbol of the country, visible from many kilometers away.
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PALAZZO SS.SALVATORE Palazzo SS. Salvatore fu progettato dall’architetto bolognese Giuseppe Civoli (1705-1778) nel 1734 e venne eretto tra il 1737 e il 1768 sull’area un tempo occupata dalla rocca medievale (demolita nel XVI secolo). Inizialmente destinato dalla comunità locale ad ospedale per i poveri infermi, nel 1959 divenne sede della Biblioteca comunale, intitolata a Giulio Cesare Croce, scrittore e cantastorie persicetano che agli inizi del ‘600 scrisse Le sottilissime astutie di Bertoldo (1665-1747). Palazzo SS. Salvatore was designed by the Bolognese architect Giuseppe Civoli (1705-1778) in 1734 and was built between 1737 and 1768 on the area once occupied by the medieval fortress (demolished in the 16th century). Initially destined by the local community to a hospital for the poor, in 1959 it became the seat of the Municipal Library, named after Giulio Cesare Croce, a Persian writer and storyteller who at the beginning of the 600 wrote Bertoldo's subtle astutie (1665-1747).
PIAZZA BETLEMME È uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Persiceto, ribattezzata "La piazzetta degli inganni" per via dei coloratissimi dipinti trompe l'oeil. Il primo allestimento risale al 1980 con l'aiuto dell'artista Gino Pellegrini, ha collaborato come scenografo a film di grande successo come "2001 Odissea nello spazio", "West side story", "Indovina chi viene a cena" ecc.
It is one of the most charming places in the historic center of Persiceto, renamed "La piazzetta degli inganni" because of the colorful trompe l'oeil paintings. The first exhibition dates back to 1980 with the help of the artist Gino Pellegrini, he collaborated as a set designer on successful films such as "2001 Odissea nella spazio", "West side story", "Guess who's coming to dinner" etc.
BUDRIE E IL POGGIO Si segnalano, infine, altri due luoghi di importanza storico artistica, contraddistinti da una importante tradizione religiosa: la chiesa della Madonna del Poggio, alle porte di Persiceto venendo da Bologna, e il Santuario di Santa Clelia Barbieri in località Le Budrie.
Finally, there are two other places of historical and artistic importance, characterized by an important religious tradition: the church of the Madonna del Poggio, on the outskirts of Persiceto coming from Bologna, and the Sanctuary of Santa Clelia Barbieri in the locality of Le Budrie
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SAN MATTEO DELLA DECIMA Castello della Giovannina, costruito nel 1504 su progetto di Sebastiano Serio per Giovanni II Bentivoglio. Le sue torri merlate ne fanno un interessante esempio del passaggio dal castello medievale alla residenza signorile. All’interno della villa si conservano affreschi attribuiti al Guercino, eseguiti tra il 1617 ed il 1632. Sempre nella frazione di Decima, vale la pena visitare il Chiesolino, esempio di architettura neoclassica dei primi dell'Ottocento, e la Ca' Granda, di origine cinquecentesca e oggi sede della Partecipanza di Decima. Castello della Giovannina, built in 1504 and designed by Sebastiano Serio for Giovanni II Bentivoglio. Its crenellated towers make it an interesting example of the passage from the medieval castle to the noble residence. Inside the villa there are frescoes attributed to Guercino, executed between 1617 and 1632. Still in the De-
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cima district, it is worth visiting the Chiesolino, an example of early nineteenth-century neoclassical architecture, and the Ca 'Granda, of sixteenth-century origin and today the seat of the Decima Participation.
tipicità Il melone igp e africanetto prodotto tipico di San Giovanni in Persiceto. Melone tipico di San Matteo della Decima Già nel 1303 Pier De Crescenzi, cultore dell’agricoltura bolognese, descrive nel suo trattato “Ruralium Commodorum”, le tecniche allora utilizzate nella coltivazione dei meloni o poponi. Negli ultimi due secoli la coltura del melone nell’area persicetana è testimoniata da numerose informazioni rilevabili in documenti conservati soprattutto nell’archivio storico del Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni in Persiceto. Il melone ha ricevuto la certificazione IGP. La produzione è concentrata in particolare nella frazione di San Matteo della Decima. Dove tutti gli anni a fine giugno inizio Luglio si tiene La Cucombra, Sagra del cocomero e del melone. Anche la cocomera (il cocomero) si coltiva con risultati ottimi, solitamente molto zuccherine fantastiche!
africanetti africanèt detti anche biscotti margherita Infornati per la prima volta nel 1872 da Francesco Bagnoli, gli Africanetti sono ancora oggi una delle specialità dolciarie persicetane. Dal nome, che fu scelto da Bagnoli perchè spediva molti pasticcini in Africa orientale. Il biscotto aveva estimatori altolocati :non solo la Regina Margherita di Savoia, ma anche il Duca di Genova, il Conte di Torino, il Duca di Bergamo, Antonio d'Orléans... Gli Africanetti sono di un giallo vivo, colore conferito dallo zabaione. Nel corso di più di cent'anni, sono finiti sulle tavole delle case reali d'Europa e ancora oggi vengono ordinati dai vip di mezzo mondo. È possibile acquistare i deliziosi Africanetti in numerosi negozi del paese RICETTA Gli ingredienti sono costituiti da tuorli d'uovo, zucchero e burro, che vengono amalgamati molto a lungo, fino ad ottenete una consistenza molto fine. L'impasto viene poi colato in appositi stampi in acciaio, detti "lingotti", che vengono infine cotti nel forno a temperatura moderata. Il prodotto finale è un biscotto vuoto al suo interno, a metà via tra un savoiardo e uno spumino, con una crosta croccante all'esterno e morbida all’interno.
marmellata di melone e vaniglia Marmelèta da Mlon e vaniglia Dosi per 2 vasi • 1 kg di melone • 300 Gr di zucchero • 1 bacca di Vaniglia Tagliare il melone e privarlo dei semi e della buccia, tagliarlo a cubetti e in un tegame antiaderente aggiungere l’acqua a cui avrete sciolto lo zucchero precedentemente. Aggiungere la bacca di vaniglia tagliata a metà per la lunghezza. Accendere il fuoco al minimo e lasciare cuocere per mezz’ora mescolando spesso.Trascorsi i 30 minuti togliere la bacca di vaniglia e frullare il melone con il frullatore ad immersione.La marmellata deve essere abbastanza densa, se vi risultasse troppo liquida prolungate la cottura per altri 10 minuti. Versare il composto bollente in contenitori di vetro con il tappo a vite precedentemente sterilizzati.
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San Lazzaro di Savena
www.comune.sanlazzaro.bo.it
SAN LAZZARO DI SAVENA San Lâzer in dialetto bolognese Abitanti: Sanlazzaresi Comune P.zza Bracci, 1 ...........................tel. 051 622811 Biblioteca Via Caselle, 22 .....................tel. 051 6228060
Comune di San Lazzaro di Savena San Lazzaro di Savena nel Cuore Gruppo Pubblico
MUSEO DELLA PREISTORIA “LUIGI DONINI”
San Lazzaro di Savena è un comune di 32 535 abitanti è il primo comune Nord Orientale nella pianura Pedemontana, incrocia la Via Emilia ed è sulla destra idrografica del torrente Savena. È saldata all’agglomerato urbano di Bologna: la separa da questo solo il corso del Savena, sulla cui sponda sinistra sorge, fra l’altro, l’omonimo quartiere della città di Bologna. Frazioni Borgatella, Caselle, Villaggio Martino, Cicogna, Castel de’ Britti, Idice, Colunga, Campana, Mura San Carlo, Paleotto (Trappolone), Ponticella, Croara, Pulce, Farneto. La natura del nome San Lazzaro di Savena è duplice: la prima parte è da ricondurre al lazzaretto che nel Basso Medioevo era stato elevato a oriente dell’antica cinta muraria di Bologna e che attorno al quale, nei secoli, sorse la comunità sanlazzarese. (l’agiotoponimo deriva dunque dal suo patrono, San Lazzaro protettore dei lebbrosi). Dall’etrusco Sàvena, “vena d’acqua”, invece l’altro tratto della propria denominazione al fiume Savena . Infine, mediante un Regio
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San Lazzaro di Savena is a town of 32 535 inhabitants, the first north-eastern municipality in the Pedemontana plain, crosses the Via Emilia and is on the right bank of the Savena stream. It is welded to the urban agglomeration of Bologna: only the course of the Savena separates it from this, on whose left bank rises, among other things, the homonymous district of the city of Bologna. Borgatella hamlets, Caselle, Martino village, Cicogna, Castel de ‘Britti, Idice, Colunga, Campana, San Carlo walls, Paleotto (Trappolone), Ponticella, Croara, Pulce, Farneto. The nature of the name San Lazzaro di Savena is twofold: the first part can be traced back to the lazzaretto that in the Middle Ages had been raised to the east of the ancient city walls of Bologna and that around which, over the centuries, the Sanlazzarese community arose. (the hagiotoponym therefore derives from its patron, San Lazzaro, protector of the lepers). From the Etruscan Sàvena, “water vein”, instead the other stretch of its name to the Savena river. Finally, through a Royal Decree of 1862, the municipality assumed the current name of San Lazzaro di Savena. Inhabited since ancient times in the municipal area, numerous finds dating back to the Paleolithic, the Copper Age and the Bronze Age have also been found. Moreover, with the nearby Villanova di Castenaso, it was the first witness of the Villanovan civilization: in 1853, the Count Giovanni Gozzadini brought to light a pre-Etruscan necropolis, near the parish of Santa Maria Assunta di Caselle (in the current hamlet of Caselle).
Decreto del 1862, il comune assunse l’attuale denominazione di San Lazzaro di Savena. Abitato fin dall’antichità nel territorio comunale sono stati rinvenuti numerosi reperti risalenti al Paleolitico, all’Età del rame e all’Età del Bronzo inoltre, con la vicina Villanova di Castenaso, è stato il primo testimone della civiltà villanoviana: nel 1853, il conte Giovanni Gozzadini portò alla luce una necropoli pre-etrusca, vicino alla parrocchia di Santa Maria Assunta di Caselle (nell’attuale frazione di Caselle).
CHIESA DI SAN LAZZARO La Chiesa di San Lazzaro è la principale parrocchia comunale. Non lontano da Bologna, già nei primi anni del 1200, era stato innalzato un ospedale destinato alla cura dei lebbrosi(area, in epoca moderna, occupata dal municipio). Vicino all'ospedale vi era stata costruita una cappella (XIII-XIV secolo). Al termine del Medio Evo, i focolai della lebbra in quella zona si erano esauriti, mentre andava aggregandosi una piccola comunità rurale attorno ai due
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edifici. Il 31 ottobre del 1924, il CardinalGiovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano (Arcivescovo di Bologna), accolta una petizione della cittadinanza, elevò la cappella a parrocchia autonoma. The Church of San Lazzaro is the main municipal parish. Not far from Bologna, already in the early 1200s, a hospital was built for the treatment of lepers (an area, in modern times, occupied by the town hall). A chapel (XIII-XIV century) was built near the hospital. At the end of the Middle Ages, the outbreaks of leprosy in that area were exhausted, while a small rural community was clustering around the two buildings. On October 31, 1924, Cardinal Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano (Archbishop of Bologna), accepted a petition of the citizenship, elevated the chapel to an autonomous parish.
ABBAZIA DI SANTA CECILIA DELLA CROARA (e Oratorio della Madonna dei Boschi) Il complesso (che sorge a sud del comune, precisamente nella frazione Croara), faceva parte di un antico monastero benedettino e nei secoli raggiunse un notevole potere economico e prestigio religioso. Il più datato documento ufficiale che faccia menzione dell'abbazia, risale al 1095, tuttavia è possibile che l'edificio sia più antico. All’interno dipinti di notevole pregio... The complex (which rises to the south of the municipality, precisely in the hamlet of Croara), was part of an ancient Benedictine monastery and over the centuries achieved considerable economic power and religious prestige. The oldest official document mentioning the abbey dates back to 1095, but it is possible that the building is older. Inside paintings of considerable value...
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CHIESA DI SAN BIAGIO DI CASTEL DE’ BRITTI Edificio ecclesiastico risalente al Trecento e consacrato a San Biagio; è arroccato su una rupe gessosa, in località Castel de' Britti. Dirimpetto a essa, gli esigui resti di una fortificazione medievale. Ecclesiastical building dating back to the fourteenth century and consecrated to San Biagio; it is perched on a chalky cliff, in Castel de Britti. Opposite it, the meager remains of a medieval fortification.
VILLA CICOGNA VILLA CICOGNA (o Villa Boncompagni alla Cicogna) è una residenza cinquecentesca (1570) collocata in fondo a un lungo viale di tigli ed immersa in un parco dall'estesa superficie. È uno degli ultimi lavori dell'architetto Jacopo Barozzi ,la villa, tuttavia, non è che ufficiosamente attribuita fra le opere del suo ideatore, a causa della sua morte, nel 1573; L'edificio fu commissionato dal marchese Giacomo Boncompagni, figlio di UgoBoncompagni (quest'ultimo salito al soglio pontificio nel 1572, con il nome di Gregorio XIII)...
PARCO REGIONALE DEI GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA Si sviluppa sulle prime pendici della collina bolognese e comprende territori dei comuni di Bologna, San Lazzaro di Savena, Ozzano dell'Emilia e Pianoro. Il parco si sviluppa intorno ad importanti affioramenti gessosi che hanno dato vita ad un complesso carsico di notevole interesse. Doline, calanchi, altopiani, valli cieche e rupi rocciose modellano in maniera suggestiva il territorio lungo una fascia che, sviluppandosi in modo discontinuo trasversalmente alle valli, culmina verso oriente nell'imponente Vena del Gesso romagnola (anch'essa parte del sistema delle aree protette regionali). Il parco abbraccia inoltre i calanchi dell'Abbadessa, una formazione che imprime al paesaggio un aspetto di severa bellezza.. Sulla riva sinistra del corso d'acqua Idice sono visibili i resti di un vecchio mulino.. All’interno si trova l’Oasi del molino grande, un lago e un tratto di bosco igrofilo (che si estende lungo le rive del torrente Idice) ed è zona di nidificazione per alcune specie di uccelli non comuni.
VILLA CICOGNA (or Villa Boncompagni alla Cicogna) is a sixteenth-century residence (1570) located at the end of a long avenue of lime trees and immersed in a park with an extensive surface. It is one of the last works of the architect Jacopo Barozzi, but the villa is not that unofficially attributed among the works of its creator, due to his death, in 1573; The building was commissioned by the Marquis Giacomo Boncompagni, son of Ugo Boncompagni (the latter rose to the papal throne in 1572, with the name of Gregorio XIII)...
PARCO REGIONALE DEI GESSI BOLOGNESI E CALANCHI DELL’ABBADESSA It develops on the first slopes of the Bolognese hills and includes territories of the municipalities of Bologna, San Lazzaro di Savena, Ozzano dell'Emilia and Pianoro. The park develops around important chalky outcrops that have given rise to a very interesting karst complex. Dolinas, gullies, plateaus, blind valleys and rocky cliffs suggestively shape the territory along a strip that, developing discontinuously across the valleys, culminates eastward into the imposing Vena del Gesso romagnola (also part of the system of protected areas). regional). The park also embraces the Abbadessa gullies, a formation that gives the landscape an aspect of severe beauty. Inside is the Oasis of the large mill, a lake and a stretch of hygrophilous wood (which extends along the banks of the Idice stream) and is a nesting area for some species of uncommon birds
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GROTTA DELLA SPIPPOLA Qui si trova tra e altre, La grotta DELLA SPIPPOLA che è considerata tra i maggiori complessi ipogei carsici dell'Europa occidentale, limitatamente alle formazioni gessose (è parte del sistema carsico chiamato "Acquafredda-Spipola-Prete Santo", con oltre 11 km di sviluppo. Vi si accede da un ingresso artificiale costruito nel 1936 più in basso rispetto a quello naturale (detto Bus d'la Speppla, in bolognese, o "Buco del Calzolaio").All'interno della spelonca si trovano doline minori e inghiottitoi (buche nel terreno)da cui si accede ad altre cavità. La Grotta della Spipola è lunga 4 km, con un dislivello di 50Mt. Here is located between and the others THE SPIPPOLA cave which is considered among the major karst hypogeum complexes of Western Europe, limited to the chalky formations (it is part of the karst system called "Acquafredda-SpipolaPrete Santo", with over 11 km of development It is accessed by an artificial entrance built in 1936 lower than the natural one (called Bus d'la Speppla, in Bologna, or "Buco del Calzolaio"). Inside the cave there are minor dolines and sinkholes (holes in the ground) which leads to other cavities. The Grotta della Spipola is 4 km long, with an elevation gain of 50 Mt.
GROTTA DEL FARNETO La Grotta del Farneto (un tempo chiamata anche del Farnè, o dell'Osteriola, nominata monumento nazionale sotto il Regno d'Italia) è una cavità del Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa. L'antro gessoso, venne scoperto nel 1871 dallo studente di geologia Francesco Orsoni (insieme al contadino Filippo Dorelli) e fu esplorato fino ai primi del Novecento.eventi franosi l’anno resa inagibili per diversi anni. Dopo essere stata ristrutturata ha riaperto nel 2008... Per visitare la grotta Centro visita “casa Fantini”. The Grotta del Farneto (formerly also called Farnè, or Osteriola, named a national monument under the Kingdom of Italy) is a cavity of the Regional Park of the Gessi Bolognesi and Calanchi dell'Abbadessa. The chalky cave was discovered in 1871 by the geology student Francesco Orsoni (together with the farmer Filippo Dorelli) and was explored until the early twentieth century. Landslide events made it unusable for several years. After being renovated, it reopened in 2008... To visit the Centro cave visit “casa Fantini”.
LA FAMOSISSIMA FIERA DI SAN LAZZARO La Fîra d' San Lâżar La nonna Concetta mi raccontava che era un evento, in quanto negli anni 1920/30 le occasioni di far festa erano davvero poche. La Fiera di San Lazzaro era una grande festa ed occasione d’incotri. Mi raccontava che i ragazzi agricoltori che abitavano sulle montagne (che non avevano tante occasioni d’incontro) scendevano a piedi a gruppi, stavano in viaggio anche giorni, dormivano tra i monti, per arrivare. Si lavavano e si cambiavano nei bagni pubblici o alle fontane del paese. Attendevano un anno, con la speranza di trovare la donna da sposare, la fidanzata. Naturalmente non solo
per quello, era un mercato di scambio d’affari, mercato del bestiame e merci. «A sòn stè ala Fîra d' San Lâżar, oilì oilà...»storica canzone che tutti i bolognesi ben sanno. (Nel 1973 il cantautore Francesco Guccini riprende, parzialmente modificata, una canzone popolare e goliardica: "La Fiera di San Lazzaro", inserendola nell'album Opera buffa) Istituita ufficialmente il 28 aprile del 1830 (ma con origini più antiche), la Fiera di San Lazzaro si tiene annualmente a Luglio nel capoluogo di comune. the Fiera di San Lazzaro (La Fira and San Lazer, in Bolognese dialect) held annually in July in the municipal capital.
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Nella zona dei Calanchi Parco del Gessi si trovano aziende che producono miele millefiori marmellate e Erbe officinali e aromatiche essendo zona dove appunto si coltivano e allevano Api, e molte erbe spontanee crescono nei boschi, si coltivano piante da frutto di tutti i tipi, come ortaggi pomodori ecc.
il Biscotto della Fiera di San Lazzaro Prodotto tradizionale Il biscotto della fiera è nato alcuni anni fa, dal recupero di un’antica ricetta in passato utilizzata nei periodi della "Fira ed San Lazar". Durante la tradizionale fiera-mercato di San Lazzaro, il biscotto veniva servito ai contadini e ai mercanti di bestiame che si sedevano al tavolo per condurre per le loro trattative. Sembra che il biscotto portasse fortuna, anche se non è dimostrato: è comunque dimostrata la sua genuinità e la sua qualità.
marmellata “sapore” savåur bulgnais˚ Preparazione Tagliare a pezzi la frutta e lasciarla macerare con un po' di mosto per una notte. Fare bollire sempre pianissimo,circa 8 ore Attenzione a tenerla sempre mescolata e schiumatela. Inizierà a tentare di attaccarsi senza essere ancora densa, nel caso passarla in una teglia da forno e mettere in forno a 120-130 gradi finchè non diventa densa. Invasare ancora calda nei vasi sterilizzati e lasciare raffreddare i vasi a testa in giù.
Ingredienti • Un terzo di mele cotogne (se non si trovano pere cotogne) • due terzi di pere e mele pesche albicocche • 1 buccia di un arancio e di un limone • qualche prugna (facoltativa) • mosto d’uva per un terzo del totale della frutta cotogna e normale • zucchero per un decimo del peso totale
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San Pietro in Casale
www.comune.san-pietro-in-casale.bo.it
SAN PIETRO IN CASALE San Pîr in Casèl Abitanti: Sanpierini
Comune Via G.Matteotti, 154 .............tel. 051 6669511 Biblioteca “M.Luzzi” Via G.Matteotti, 123 tel. 051 6669536
San Pietro in Casale è un comune di 12.433 abitanti ed è una delle sedi amministrative dell'Unione Reno Galliera e fa parte della rete Italiana città Sane. OMS. Centro della pianura bolognese compreso tra il canale Navile e il Reno. Si raggiunge da Bologna, percorrendo km 24 della via Galliera; o da Ferrara procedendo verso sud per la medesima distanza. Le frazioni:Asia, Cenacchio, Maccaretolo, Massumatico, Poggetto, Rubizzano, Sant’Alberto, San Benedetto. Verrà citato come Villa di San Pietro in Casale nel 1443, forse in riferimento ad un'antica villa fatta risalire agli Antonini (dinastia imperiale romana) e sulle cui rovine Giovanni II Bentivoglio, nel 1490, fece costruire una sua villa che ancora oggi sopravvive, pur molto rimaneggiata, nella frazione di Maccaretolo. Da qui il nome San Pietro in Casale. Bonificato in epoca romana rimase sotto lo stato pontificio fino al XVIII secolo, quando si delineò l’impianto urbanistico attuale e Napoleone elevò il paese a titolo di Comune. Il Comune di San Pietro
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Comune di San Pietro in Casale Pro Loco San Pietro
San Pietro in Casale is a town of 12,433 inhabitants and is one of the administrative headquarters of the Reno Galliera Union and is part of the Italian Healthy Cities network. WHO. Center of the Bolognese plain between the Navile canal and the Reno. It can be reached from Bologna, covering 24 km of Via Galliera; or from Ferrara proceeding southwards for the same distance. The fractions: Asia, Cenacchio, Maccaretolo, Massumatico, Poggetto, Rubizzano, Sant’Alberto, San Benedetto. It will be mentioned as Villa di San Pietro in Casale in 1443, perhaps referring to an ancient villa traced back to the Antonini (Roman imperial dynasty) and on whose ruins Giovanni II Bentivoglio, in 1490, had a villa built that still survives today. although much altered, in the hamlet of Maccaretolo. Hence the name San Pietro in Casale. Reclaimed in Roman times it remained under the Papal State until the eighteenth century, when the current urban layout was delineated and Napoleon raised the town as a municipality. The Municipality
in Casale conserva un'economia prevalentemente agricola; molte delle industrie nel suo territorio sono legate alla trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Non manca tuttavia un'intensa attività produttiva artigianale e commerciale attualmente in crescita.
of San Pietro in Casale preserves a predominantly agricultural economy; many of the industries in its territory are linked to the processing, conservation and marketing of agricultural products. However, there is still an intense artisan and commercial production activity currently on the rise.
CHIESA DI SAN PIETRO E PAOLO Chiesa di origine romanica, ricostruita dal 1856, fiancheggiata da un campanile romanico in laterizio del X-XI secolo nella parte inferiore, sopraelevato nei secoli XIII e XIV, e una cella campanaria a bifore rifatta nel XVI. All'interno si trovano numerosi quadri di scuola ferrarese e bolognese. Church of Romanesque origin, rebuilt since 1856, flanked by a Romanesque brick bell tower from the X-XI century in the lower part, raised in the XIII and XIV centuries, and a bell tower with mullioned windows rebuilt in the XVI. Inside there are numerous paintings from the Ferrara and Bologna schools.
MUSEO CASA FRABBONI Aperto al pubblico il 13 dicembre 2003, il Museo Casa Frabboni sorge in pieno centro cittadino e ospita al suo interno il primo nucleo del Museo della Città di San Pietro in Casale e ampie sale espositive per mostre temporanee. Open to the public on December 13, 2003, the Casa Frabboni Museum is located in the city center and houses the first nucleus of the Museum of the City of San Pietro in Casale and large exhibition rooms for temporary exhibitions.
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CASONE DEL PARTIGIANO Costruito nel periodo fra il 1790 e il 1850 su di un isolotto nel mezzo di una vasta zona paludosa, vi si arrivava prevalentemente in barca. Era adibito a rifugio per il guardiano della valle e per i cacciatori. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, il Casone aveva già le caratteristiche attuali: circondato da un fosso collegato con la restante parte del territorio a est, ancora a valle, vi si accedeva tramite una passerella. Fu punto di raccolta dei partigiani nel 1945 che difesero le zone San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di Cento, Bentivoglio, San Giorgio di Piano e Malalbergo. A seguito dei lavori di bonifica il Casone, già pericolante, crollò. I partigiani della 2a Brigata "Paolo" decisero di ricostruirlo e lasciarlo come testimonianza alle generazioni future .*** .... il Casone è oggi un’area di riequilibrio ecologico e di rifugio grazie all’introduzione di specie arboree e arbustive autoctone a costituire siepi e macchie boscate, la messa a dimora di oltre 10.000 piante per ricreare l’ambiente caratteristico del bosco planiziale.
Built in the period between 1790 and 1850 on a small island in the middle of a vast marshy area, it was mainly reached by boat. It was used as a shelter for the guardian of the valley and for hunters. In the period of the Second World War, the Casone already had the current features: surrounded by a ditch connected with the remaining part of the territory to the east, still downstream, it was accessed via a footbridge. It was the gathering point of the partisans in 1945 who defended the areas San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di Cento, Bentivoglio, San Giorgio di Piano and Malalbergo. Following the reclamation works, the already dilapidated Casone collapsed. The partisans of the 2nd "Paolo" Brigade decided to rebuild it and leave it as a testimony to future generations. *** .... the Casone is now an area of ecological balance and refuge thanks to the introduction of native tree and shrub species to build hedges and wooded spots, planting over 10,000 plants to recreate the characteristic environment of the plain woodland
CARNEVALE STORICO DI SAN PIETRO IN CASALE Sandron Spaviron maschera del carnevale di San Pietro in Casale .Lo storico carnevale ha origini nel lontano1871, bellissimi carri allegorici. Sandron Spaviron legge il testamento e nel testamento venivano e vengono messe alla berlina persone del paese con richiamo a fatti ed aneddoti avvenuti nel periodo carnevalesco. Alla fine Sandron viene bruciato. Consiglio di leggere la storia e le altre iniziative correlate
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maltagliati in brodo di fagioli Mnèstra ed fasû Abbiamo pensato di dare la ricetta della minestra di Fagioli perché nella bassa bolognese-Ferrarese in inverno, la si usava mangiare con i maltagliati, quei pezzi di pasta che rimanevano quando si facevano i tortellini. Qui a San Pietro a Novembre si tiene la “Sagra del bollito” e in questa occasione si può gustare la minestra di fagioli “i maltagliati con il brodo di fagioli”. Maltaie Preparazione Mettere i fagioli secchi a bagno in acqua fredda per 12 ore e, tolti dall’ammollo, gettarli in una pentola grande con un cucchiaio di sale e con la patata pelata; riempire la pentola con 6 litri d’acqua, metterla sul fuoco fino ad ebollizione, poi abbassare la fiamma e far cuocere a fuoco moderato per circa 2 ore e mezza. A parte, preparare un soffritto con olio, cipolla tagliata fine e pancetta battuta, facendo rosolare il tutto; aggiungere poi il concentrato di pomodoro ed un mestolo di brodo, lasciando cuocere per circa mezz’ora a fuoco moderato. A cottura avvenuta, togliere metà dei fagioli dal loro brodo e, assieme alla patata, metterli in uno scolapasta e schiacciarli nel brodo stesso, aggiungendo in seguito il soffritto; far cuocere tutto per altri 30 minuti ed il “brodo di fagioli” è pronto per cuocervi la pasta.
Ingredienti per 4 persone Pasta all’uovo, “Maltagliati possibilmente fatta in casa, con sfoglia non troppo sottile “ • Brodo di fagioli • 400 g. di fagioli borlotti secchi • una patata media • 2 cucchiai di olio • mezza cipolla; • 50 g.di pancetta arrotolata; • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro; • 50 g. di parmigiano-reggiano grattugiato • Sale e pepe • 6 litri di acqua
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, Sant Agata Bolognese
www.comune.santagatabolognese.bo.it
SANT’AGATA BOLOGNESE Sant’Èghetein dialetto bolognese Abitanti: santagatesi Comune Via II Agosto1980, 118..........tel. 051 6818911 Biblioteca Via Circondaria Est,2322.......tel. 051 957720
Comune di Sant’Agata Bolognese Pro Loco Sant’Agata
MOSTRA REPERTI ARCHEOLOGICI: "La villa nel Pozzo"
Nilla Pizzi Sant’Agata Bolognese è un comune di 7.387 abitanti. Dal gennaio 2012 fa parte dell'Unione dei comuni Terre d'acqua .Si estende nella pianura Nord-Occidentale della cintura Metropolitana e al confine con la provincia modenese. Sant’Agata Bolognese “Città della Lamborghini”, recitano i cartelli posti agli ingressi del paese visibili a coloro che si accingono ad entrare in questo piccolo paese dislocato tra le provincie di Bologna e Modena. Frazioni Maggi e Crocetta. Anticamente, nota come Vicus Cuentius, in seguito come Corte in Obbiola, S.Andrea in Argine e infine dal 1014, Sant’Agata Bolognese come la Santa Patrona. Bolognese perché terra contesa tra Bologna e Modena. Dagli scavi nella zona di Montirone sono emersi i segni degli antichi insediamenti abitativi dell'età del bronzo (1800 a.C.) e del villano-
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Sant’Agata Bolognese is a town of 7,387 inhabitants. Since January 2012 it is part of the Union of common lands of water. It extends in the North-Western plain of the Metropolitan belt and to the border with the province of Modena. Sant’Agata Bolognese “City of Lamborghini”, recite the signs at the entrances to the town visible to those who are about to enter this small town located between the provinces of Bologna and Modena. Maggi and Crocetta hamlets. Formerly known as Vicus Cuentius, later as Corte in Obbiola, S.Andrea in Argine and finally from 1014, Sant'Agata Bolognese as the Patron Saint. Bolognese because it is a disputed land between Bologna and Modena. From the excavations in the area of Montirone the signs of the ancient settlements of the Bronze Age (1800 BC) and the Villano-
viano (800 a.C.). Agli albori dell'era cristiana venne fondata e prosperò la città di Otesia, municipio dell'Impero romano (Costantino 336 d.C. Regio VIII Aemilia). Si sviluppò sotto l’aspetto urbanistico, Intorno al 1300, sotto il dominio Bolognese periodo in cui nacque la Partecipanza Agraria. L’istituto denominato Partecipanza affonda le proprie radici tra il XI e XII secolo. Secondo la tradizione Matilde di Canossa, la cui giurisdizione si estendeva proprio su questi territori, sarebbe stata la <<munifica donatrice di quelle terre (la Partecipanza) che ancora oggi vengono chiamati beni comunali…>>. Inoltre Sant’Agata Bolognese ha dato i natali a Nilla Pizzi, (all’anagrafe Adionilla), cantante nota per le sue celebri canzoni. All’artista, poliedrica, è stata intitolata, nel 2012, la Sala dedicata alle mostre espositive che si trova sul corso principale di Sant’Agata Bolognese.
van (800 BC) emerged. At the dawn of the Christian era, the city of Otesia, a municipality of the Roman Empire (Constantine 336 AD and Royal VIII Aemilia) was founded and prospered. It developed under the urbanistic aspect, around 1300, under the Bolognese domination period in which the Agricultural Participation was born. In addition, Sant'Agata Bolognese was the birthplace of Nilla Pizzi, (born Adionilla), a singer known for her famous songs: In 2012, the hall dedicated to the exhibit exhibitions on the main street of Sant'Agata Bolognese was named after the multifaceted artist.
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PORTA OTESIA Il posizionamento del primo insediamento nell’attuale centro di Sant’Agata risale al 1189, quando sotto il dominio dell’imperatore Federico Barbarossa, venne costruita una nuova fortificazione con mura, porte e fossato. Delle quattro Porte, solo quella Nord, detta Otesia, è giunta intatta sino a noi, con le tracce del ponte levatoio (oggi restaurato) e della torretta sulla quale si erge l’originaria “bertesca” luogo preposto per il riparo e la perlustrazione. The positioning of the first settlement in the current center of Sant’Agata dates back to 1189, when a new fortification with walls, gates and a moat was built under the rule of Emperor Frederick Barbarossa. Of the four Gates, only the North one, called Otesia, has reached intact up to us, with the traces of the drawbridge (now restored) and of the turret on which the original "bertesca" rises, the place for shelter and patrol.
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TEATRO COMUNALE Ferdinando Bibiena All’interno del Palazzo Municipale di Sant’Agata si trova un piccolo Teatro-gioiello, la cui origine risale alla fine del secolo XVIII, che in qualche modo si lega al primo teatro progettato e dipinto da Ferdinando Bibiena ma che andò rovinosamente distrutto in un incendio prima che potesse essere inaugurato. Il Teatro, come si presenta oggi, si configura con un palco centrale “a sipario”, a fronte del quale si trovano eleganti poltroncine di velluto rosso per accogliere il pubblico. Inside the Municipal Palace of Sant'Agata there is a small jewel-theater, whose origin dates back to the end of the XVIII century, which somehow binds to the first theater designed and painted by Ferdinando Bibiena but which was ruinously destroyed in a fire before it could be inaugurated. The Theater, as it appears today, is set up with a central stage "curtain", in front of which there are elegant red velvet chairs to welcome the public.
Oratorio dello Spirito Santo Antico vestibolo, situato adiacentemente a Porta Otesia, in cui sono presenti due altari sormontati da statue della Beata Vergine del Carmine di Sant'Antonio da Padova, opere dello scultore FIlippo Scandellari (1717 - 1801), e che agli inzi del Cinquecento, si è arricchito di tredici affreschi raffiguranti gli Apostoli (all'interno, sono ancora oggi visibili le riproduzioni di tali opere).
Ancient vestibule, located adjacent to Porta Otesia, in which there are two altars surmounted by statues of the Beata Vergine del Carmine of St. Anthony of Padua, works by the sculptor FIlippo Scandellari (1717 - 1801), and which from the beginning of the sixteenth century enriched with thirteen frescoes depicting the Apostles (inside, the reproductions of these works are still visible today).
MUSEO LAMBORGHINI Il territorio ospita, infatti, la sede della prestigiosa casa automobilistica del Toro, fondata nel 1963 da Ferruccio Lamborghini: una storia italiana di successo, che ha dato vita ad una delle maggiori realtà produttive di eccellenza in campo automobilistico e che ha portato alla realizzazione del Museo Lamborghini . MUDETEC: ALLA SCOPERTA DEL FUTURO Il Museo Lamborghini si rinnova diventando Museo delle Tecnologie, dove l’affascinante storia, gli iconici modelli e i tour delle linee di produzione raccontano oltre cinquant’anni di innovazione che proiettano Lamborghini verso il futuro.Il Mudetec offre un’esperienza interattiva, anche grazie al nuovo simulatore di guida, che amplifica le emozioni e la scoperta delle vetture in esposizione. Dalle prime visionarie creazioni del genio di Ferruccio Lamborghini come la Miura e la Countach alle supersportive più recenti ed esclusive come la Concept ibrida Asterion, la few-off Centenario, la Huracán Performante e la Aventador SVJ.
The Lamborghini Museum has been updated to become Museum of Technologies, where fascinating history, the iconic models and tours of the production lines tell the story of over 50 years of innovation that project Lamborghini into the future. Mudetec offers an interactive experience, also thanks to the new driving simulator that amplifies the thrills and the discovery of the vehicles on display. From the early visionary creations of the genius of Ferruccio Lamborghini like the Miura and Countach to the more recent and exclusive super sports cars like the hybrid concept Asterion, the few-off Centenario, the Huracán Performante and the Aventador SVJ.
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Sant’Agata
la patata igp Zona dove si coltiva la patata e dove ogni anno, la patata, trova il giusto risalto in occasione della manifestazione che si tiene generalmente (salvo eccezioni) il primo Sabato e Domenica di Luglio. Durante la sagra della patata, Sant'Agata si propone come un meraviglioso angolo di storia e natura nella campagna bolognese dove si possono gustare piatti tipici come il tortellone con le patate, i rinomati gnocchi e ricette particolari come il gelato di patate. Sagra curata dai volontari della Parrocchia dei Santi Andrea e Agata Sant'Agata Bolognese (BO). Per questo abbiamo pensato di darvi la ricetta dei:
gnocchi Bolognesi (pasticciati) gnûc bulgnîs Preparazione Lessate le patate con la buccia. Una volta lessate, sbucciatele e passatele nello schiacciapatate, accorpatele con la farina e un pizzico di sale ed ottenete un impasto abbastanza morbido. Modellate dei lunghi cilindri dello spessore di un pollice e tagliate dei pezzetti di circa 2 o 3 cm. Passateli nella farina e con il pollice, fateli scorrere sulla grattugia o una forchetta. Fateli bollire in abbondante acqua salata e levateli con una schiumarola man mano che vengono a galla. Imburrate la teglia, mettete gli gnocchi già conditi, spolverateli di grana e mettete in forno caldo fino a che non si sarà formata una crosticina, ma attenzione a non bruciacchiarla.
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Ingredienti Dosi per 6 persone • 2kg. Di patate farinose • 400 gr di farina • Ragù alla bolognese • Burro per ungere la teglia
Sasso Marconi
www.comune.sassomarconi.bo.it
SASSO MARCONI Al Sâs in dialetto bolognese Abitanti: Sassesi Comune P.zza dei Martiri della Liberazione, 6 ........tel. 051 843511 Biblioteca P.zza dei Martiri della Liberazione, 3.......tel. 051 840872
Cose in Comune di Sasso Marconi Pro Loco di Sasso Marconi
Vari itinerari escursionistici per chi ama fare trekking
Sasso Marconi è un comune di 14.906 abitanti e fa parte dell’Unione Valli del Reno e il cui territorio occupa la prima zona collinare dell'Appennino bolognese compresa tra la bassa valle del fiume Reno, la porzione inferiore della valle del Setta a sud-est e parte del bacino idrografico del fiume Lavino a ovest. Fino alla prima metà del XX secolo il comune era denominato Praduro e Sasso, per assumere la denominazione di Sasso Bolognese con Regio Decreto del 20 giugno 1935, n. 1386. Nel 1938 assunse l'attuale denominazione di Sasso Marconi, in onore del premio Nobel Gu-
Sasso Marconi is a town of 14,906 inhabitants, whose territory occupies the first hilly area of the Bolognese Apennines between the lower valley of the Reno river, the lower portion of the Setta valley to the south-east and part of the Lavino a west. Until the first half of the 20th century the municipality was called Praduro and Sasso, to take the name of Sasso Bolognese with Royal Decree of 20 June 1935, n. 1386. In 1938 it assumed the current name of Sasso Marconi, in honor of the Nobel Prize winner Guglielmo Marconi (scientist and inventor of the wireless telephone). Fractions:
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glielmo Marconi. (scienziato ed inventore del telefono senza fili). Frazioni:Borgonuovo-Pontecchio, Fontana, Badolo-Battedizzo, Tignano-Roma. Il paese era abitato già in epoca etrusca, come evidenziano varie tombe i cui corredi sono ora in mostra nel vicino museo di Marzabotto. Del periodo romano rimane l'imponente opera dell'acquedotto che convogliava le acque fino a Bologna, in parte ancora funzionante. Sasso Marconi è, tra le altre cose, citata nel brano Bomba o non bomba (album Sotto il segno dei pesci, 1978) di Antonello Venditti.
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Borgonuovo-Pontecchio, Fontana, Badolo-Battedizzo, Tignano-Rome. The town was already inhabited in Etruscan times, as evidenced by various tombs whose kits are now on display in the nearby museum of Marzabotto. From the Roman period remains the imposing work of the aqueduct that conveyed the waters to Bologna, partly still functioning. Sasso Marconi is, among other things, mentioned in the song Bomba or non bomba (album Under the sign of the fish, 1978) by Antonello Venditti.
VILLA GRIFFONE Acquistata a metà Ottocento, Villa Griffone fu la residenza elettiva della famiglia Marconi dove Guglielmo passerà la maggior parte della sua vita fino alla maggiore età. Proprio a Villa Griffone compì i suoi primi esperimenti di radiotrasmissione (1895), come riportato anche su una lapide collocata sulla facciata della villa. Grazie agli appoggi dei parenti inglesi, Marconi continuò le sue esperienze nel Regno Unito dove il suo sistema di telegrafia senza fili venne sviluppato fino ad affermarsi su scala mondiale. In oltre 40 anni di attività scientifica ed imprenditoriale Marconi divenne simbolo vivente della radioAlla morte dello scienziato nel 1937, la Villa fu donata dai famigliari alla Fondazione Marconi, costituita nel 1938 per tenere vivo il ricordo storico e scientifico del padre delle radiocomunicazioni. Parti integranti del patrimonio della fondazione sono la biblioteca e l'archivio. La visita al museo è raccomandabile a chiunque voglia indagare le origini delle tecnologie a prefisso “radio” (radiotelegrafia, radiofonia, radiodiffusione, radiotelefonia) ovvero sia curioso di tutto ciò che concerne l’avvio delle comunicazioni senza fili (wireless, appunto).
CASTELLO DE’ ROSSI Il palazzo, in stile tardogotico bolognese (riconoscibile dal coronamento a merlature e dalle decorazioni in cotto), fu iniziato nel 1482 da Bartolomeo Rossi, colto umanista, erede di una famosa famiglia di banchieri bolognesi, e completato successivamente dai figli. La residenza divenne una delle più sontuose dimore del contado bolognese e ospitò personaggi illustri quali Giovanni II Bentivoglio, Torquato Tasso e i papi Giulio II, Paolo III e Leone X, dal quale i Rossi ottennero la giurisdizione feudale su Pontecchio. Di notevole interesse il giardino “all’italiana”. The palace, in late Gothic Bolognese style (recognizable by the crowning of battlements and terracotta decorations), was begun in 1482 by Bartolomeo Rossi, a cultured humanist, heir to a famous family of Bolognese bankers, and later completed by his sons. The residence became one of the most sumptuous resi-
Purchased in the mid-nineteenth century, Villa Griffone was the elective residence of the Marconi family where Guglielmo will spend most of his life up to the age of majority. Just in Villa Griffone he carried out his first radio transmission experiments (1895), as also reported on a plaque placed on the façade of the villa Thanks to the support of British relatives, Marconi continued his experiences in the United Kingdom where his wireless telegraphy system was developed to the point of establishing itself on a global scale. In over 40 years of scientific and entrepreneurial activity Marconi became a living symbol of the radio. At the death of the scientist in 1937, the Villa was donated by the family to the Marconi Foundation, established in 1938 to keep alive the historical and scientific memory of the father of radio communications. An integral part of the assets of the foundation are the library and the archive. The visit to the museum is recommendable to anyone who wants to investigate the origins of "prefix" radio technologies (radiotelegraphy, radio broadcasting, broadcasting, radiotelephony) or to be curious about everything concerning the start-up of wireless communications (wireless, in fact).
dences of the Bolognese countryside and hosted such illustrious figures as Giovanni II Bentivoglio, Torquato Tasso and Popes Julius II, Paul III and Leo X, from whom the Reds obtained feudal jurisdiction over Pontecchio. The Italian garden is of considerable interest
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PIEVE DEL PINO La chiesa di Sant’Ansano è tra le più antiche del territorio bolognese. La sua prima attestazione risale al 1056 ma si suppone che la pieve originale fosse anteriore al 1000. Durante il medioevo fu direttamente dipendente da Bologna e, intorno al 1300, faceva capo ad un trentina di chiese, finchè nel ‘600 subentrò Pianoro. Tra il 1850 e il 1860 venne ristrutturata nell’attuale forma grazie alla manodopera gratuita della popolazione. Nei tronchi dei cipressi di fronte alla chiesa si possono ancora vedere le incisioni per le pose di esplosivi lasciate dai tedeschi in ritirata durante la Seconda Guerra Mondiale. BORGO DI COLLE AMENO Un imponente complesso di edifici rossi: così si presenta il Borgo di Colle Ameno, fulcro di un progetto illuministico di Filippo Carlo Ghisilieri, senatore della città di Bologna, nel ’700. L’idea era quella di realizzare un moderno nucleo urbanistico autonomo, che comprendesse, oltre alla villa padronale, tutte le strutture necessarie per la quotidianità: le botteghe, un teatro, un ospedale, una fabbrica di maioliche, una stamperia, una chiesa e altri fabbricati di servizio come stalle, fienili, scuderie, depositi e magazzini. Annesso al borgo si trova un oratorio barocco, unico nel suo genere, risalente al XVIII secolo e dedicato a Sant’Antonio da Padova. CASTEL DEL VESCOVO La località detta ancor oggi Castel Del Vescovo, in posizione elevata sul colle che sovrasta l’abitato di Sasso Marconi, fu sede fin dal XII-XIII secolo di un’imponente fortezza (la prima menzione è in un documento del 1220, ma è segnata anche sulla mappa dei Danti della metà del XVI secolo), appartenente ai vescovi di Bologna. Dotato di mastio e di una o più cinte di mura, il castello costituiva verosimilmente un importante presidio del sistema difensivo della città verso la montagna. Ancora alla fine del Settecento, nei pressi della chiesa, si potevano osservare rovine di antiche fortificazioni.
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The church of Sant’Ansano is among the oldest in the Bologna area. Its first attestation dates back to 1056 but it is assumed that the original parish was before 1000. During the Middle Ages it was directly dependent on Bologna and, around 1300, it was headed by about thirty churches, until in the '600 Pianoro took over. Between 1850 and 1860 it was restructured in its current form thanks to the free labor of the population. In the trunks of the cypress trees in front of the church you can still see the engravings for the poses of explosives left by the Germans in retreat during the Second World War.
BORGO DI COLLE AMENO An imposing complex of red buildings: this is how the Borgo di Colle Ameno looks, the fulcrum of an Enlightenment project by Filippo Carlo Ghisilieri, senator of the city of Bologna, in the 18th century. The idea was to create a modern autonomous urban nucleus, which included, in addition to the manor house, all the structures necessary for everyday life: the shops, a theater, a hospital, a majolica factory, a printing house, a church and others service buildings such as stables, barns, stables, warehouses and warehouses. Attached to the village is a Baroque oratory, unique of its kind, dating back to the 18th century and dedica. The place still today called Castel Del Vescovo, in an elevated position on the hill overlooking the village of Sasso Marconi, was the seat of an imposing fortress since the XII-XIII century (the first mention is in a document of 1220, but it is marked also on the map of the Danti of the mid-sixteenth century), belonging to the bishops of Bologna. Equipped with a keep and one or more city walls, the castle probably constituted an important garrison of the defensive system of the city towards the mountain. Still at the end of the eighteenth century, near the church, ruins of ancient fortifications could be observed.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL SASSO La chiesa parrocchiale di Sasso Marconi, ricostruita nel 1950 dopo la totale distruzione operata dalla guerra, Ora vi è stata collocata un'immagine della Madonna, realizzata in vetri colorati della ditta GI-BO di verona su disegno di Lorenzo Ceregato, pittore noto ed esperto in arte sacra, come testimoniano tante opere eseguite in varie chiese a Bologna e altrove. In questo modo la chiesa di Sasso Marconi, divenuta parrocchiale dopo il 1882, recupera il ricordo della destinazione originale, quando fu costruita come Santuario della Madonna del Sasso....
He parish church of Sasso Marconi, rebuilt in 1950 after the total destruction caused by the war, has now been placed an image of the Madonna, made of colored glasses of the firm GI-BO of verona based on a design by Lorenzo Ceregato, a well-known and experienced painter in sacred art, as evidenced by the many works performed in various churches in Bologna and elsewhere. In this way the church of Sasso Marconi, which became parish after 1882, recovers the memory of the original destination, when it was built as a Sanctuary of the Madonna del Sasso. The image of the Virgin Mary...
la tartufesta! Tartufesta, la kermesse dedicata al “re Tartufo” e alla sua corte di prodotti tipici d’autunno: castagne, funghi, formaggi, salumi, miele, dolci montanari, vino e olio extra-vergine d’oliva delle colline sassesi. Nei due week-end di festa, da mattino a sera, la piazza cittadina, le vie del centro, le gallerie commerciali e le sale comunali ospiteranno bancarelle con prodotti tipici dell’Appennino, novità e curiosità eno-gastronomiche provenienti da altre regioni italiane -“II Tartufaio” e”L’Isola del Gusto” – o gustare i menu tartufati proposti per l’occasione dai ristoranti del territorio.
tagliatelle al tartufo Tajadèla con la tartóffla Preparare il condimento: sciogliere il burro, unitelo al parmigiano mescolate fino ad ottenere una salsa uniforme, allungate con brodo caldo, sale pepe mescolando ancora. Quando le tagliatelle saranno cotte al dente scolatele velocemente, buttatele nel sugo saltate un attimo e impiattate. Affettate a scaglie il tartufo su ogni piatto. Buone fatte con la sfoglia fatta in casa, ma vi assicuro che se andate alla festa assaggerete, abbinamenti della tipicità con il tartufo fantastici.
Ingredienti dosi per 6 persone • tartufo bianco • 100 grammi parmigiano grattugiato • 150 Gr di burro • un po’ di brodo • sale pepe
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Zola Pedrosa
www.comune.zola-predosa.bo.it
ZOLA PREDOSA Zôla Predåusa dialetto bolognese ABITANTI: zolesi Comune P.zza della Repubblica,1 . .......tel. 051 6161611 Biblioteca P.zza G.Marconi, 4 ..............tel. 051 6161800
Adagiata fra pianura e collina Zola Predosa è bagnata dal torrente Lavino. Dal 2014 fa parte dellUnione Valli del Reno,Lavino e Samoggia con una popolazione di 19.014 abitanti.Frazioni Gessi, Gesso, Lavino, Madonna dei Prati di Tomba, Ponte Ronca, Riale, Rivabella, Tombe. In passato si chiamava Cellula Petrosa (Ceula Petrosa in latino), dal nome di due insediamenti limitrofi. Nel Medioevo, quando il latino fu abbandonato per il volgare, Cellula divenne Çeula, poi Zola; Petrosa, l'antico nome della via Bazzanese, divenne Predosa. Terra di Vigneti. Fa parte dell’'Associazione Nazionale Città del Vino, rientra nell’area di produzione della pregiata Etichetta Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG. Zola Predosa si inserisce da protagonista negli itinerari turistici della provincia di Bologna. Nel 2001 Zola Predosa ha ottenuto il titolo di città, e sta valorizzando le sue ricchezze naturali, artistiche e architettoniche: la riqualificazione del suo centro. Polo culturale sempre più importante. Adagiata fra pianura and hill Zola Predosa è bagnata dal torrente Lavino. Dal 2014 fa parte dell'Unione Valli del Reno, Lavino e Samoggia con una popolazione di 19.014 abitanti. Frazioni Gessi, Gesso, Lavino, Madonna dei Prati di Tomba, Ponte Ronca, Riale, Rivabella, Tombe. In passato si chiamava Cellula Petrosa (Ceula Petrosa in latino), dal nome di due insediamenti limitrofi. Nel Medioevo, quando il latino fu abbandonato per il volgare, Cellula divenne Çeula, poi Zola; Petrosa, l'antico nome della via Bazzanese, divenne Predosa. Terra di Vigneti. Fa parte dell'Associazione Nazionale Città del Vino, rientra nell'area di produzione della pregiata
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Comune di Zola Predosa Proloco Zola Predosa
Etichetta Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG. Zola Predosa si inserisce da protagonista negli itinerari turistici della provincia di Bologna. Nel 2001 Zola Predosa ha ottenuto il titolo di città, e sta valorizzando le sue ricchezze naturali, artistiche e architettoniche: la riqualificazione del suo centro. Polo culturale sempre più importante.
VILLA GARAGNANI E' una mirabile dimora borghese della seconda metà del '700, nota anche come “villa dei Sindaci” perchè gli ultimi abitanti, Emilio Giusti e Ferdinando Garagnani ricoprirono entrambi l'incarico pubblico. Il Sindaco Garagnani sposò Edvige Baldi Randi che ereditò in dote l’immobile e da cui oggi prende il nome la villa. La villa è oggi Polo Culturale, sede dell’ufficio per l’informazione e l’accoglienza turistica (IAT) e del Centro Studi Ville Bolognesi grazie a un progetto
di riqualificazione finanziato dall'Unione Europea insieme al vicinissimo Parco Giardino Campagna, polmone verde al centro della città. Villa Garagnani è anche cuore pulsante della cultura enogastronomica rappresentata dal Punto del Gusto e dalla sede del Consorzio del Pignoletto per la promozione del noto vino d.o.c dei nostri Colli, una delle principali eccellenze del nostro territorio insieme alla celebre Mortadella Bologna. VILLA GARAGNANI It is an admirable bourgeois residence of the second half of the 18th century, also known as the "villa of the Mayors" because the last inhabitants, Emilio Giusti and Ferdinando Garagnani, both held the public office. The Mayor Garagnani married Edvige Baldi Randi who inherited the building as a dowry and from which the villa takes its name. The villa is now a cultural center, home to the tourist information and reception office (IAT) and the Ville Bolognesi
PALAZZO ALBERGATI Palazzo Albergati a Zola Predosa è una grandiosa residenza di campagna appartenuta all’omonima famiglia bolognese, originaria di Zola, che fu una delle più illustri e rappresentative di Bologna tra il '500 ed il '600. Ad avviare la costruzione fu Girolamo Albergati, senatore e ambasciatore bolognese a Roma, nel 1659; lavori che si protrassero per una trentina d’anni, definendo la struttura che tutt’oggi si può ammirare. Is a grandiose country residence that belonged to the homonymous Bolognese family, originally from Zola, who was one of the most illustrious and representati-
ve of Bologna between the 16th and 17th centuries. Girolamo Albergati, senator and Bolognese ambassador in Rome, started the con-
Study Center, thanks to a redevelopment project financed by the European Union together with the very close Parco Campagna Giardino, the green lung at city centre. Villa Garagnani is also the beating heart of the food and wine culture represented by the Punto del Gusto and the headquarters of the Pignoletto Consortium for the promotion of the well-known d.o.c wine of our Colli, one of the main excellences of our territory together with the famous Mortadella Bologna.
struction in 1659; works that lasted for thirty years, defining the structure that can still be admired today.
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PALAZZO BENTIVOGLIO PEPOLI (noto anche solo come Palazzo Pepoli), a Zola Predosa, fu voluto all'inizio del Cinquecento da Alessandro Bentivoglio, in seguito passò ai Marescotti ed infine ai Pepoli. Fu la contessa Marina Grimani Pepoli a promuovere fra il 1778 e il 1806 una significativa ristrutturazione, affidata ad Angelo Venturoli, che conferì al Palazzo il suo aspetto attuale. Is a grandiose country residence that belonged to the homonymous Bolognese family, originally from Zola, who was one of the most distinguished and representative of Bologna between the 16th and 17th centuries. Girolamo Albergati, senator and Bolognese ambassador in Rome, started the construction in 1659; Works that lasted for thirty years, defining the structure that can still be admired today.
VILLA BALZANI Una sobria villa ottocentesca derivata dalla trasformazione di un'edificio rurale, deve il suo aspetto attuale alla trasformazione voluta da Andrea Balzani nel 1860. Nel 1797 fu annesso alla casa un oratorio che si apre ogni tre anni in occasione della festa della Santissima Trinità. Il parco che circonda la villa conserva alcuni alberi centenari tra cui spicca un bell'esemplare di Taxus baccata ed un singolare bosco di querce di ogni provenienza.
CA’ LA GHIRONDA Ca' la Ghironda è un'Area Museale che ha la sua sede a Ponte Ronca di Zola Predosa, nell'hinterland metropolitano di Bologna da cui dista dieci chilometri, ed ospita una collezione d'arte moderna e contemporanea di Pittura e di Scultura. Il parco, che comprende una "Petite" e "Grande Promenade", si distende in una vasta area verde di 10 ettari. La flora è rappresentata in un orto botanico. Seguendo il dolce percorso collinare si possono ammirare 210 sculture di materiali vari, disposte secondo un percorso espositivo. Ca 'la Ghironda is a Museum Area that has its headquarters in Ponte Ronca di Zola Predosa, in the metropolitan hinterland of Bologna, which is ten kilometers away, and hosts a
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A sober nineteenth-century villa derived from the transformation of a rural building owes its current appearance to the transformation desired by Andrea Balzani in 1860. In 1797 an oratory was added to the house which opens every three years for the feast of the Holy Trinity. The park that surrounds the villa preserves some centenarian trees, among which a fine specimen of Taxus baccata stands out and a unique oak forest of every origin.
collection of modern and contemporary art of Painting and Sculpture. The park, which includes a "Petite" and "Grande Promenade", extends over a vast green area of 10 hectares. The flora is represented in a botanical garden. Following the gentle hilly course you can admire 210 sculptures of various materials, arranged according to an exhibition path that is not trivially chronic.
MORTADELLA DI BOLOGNA IGP Il Consorzio Mortadella Bologna è nato ufficialmente nel 2001 e riunisce i maggiori produttori di questo favoloso salume Il Consorzio Mortadella Bologna tutela e garantisce che ci sia un alto standard qualitativo di base, conferendo ad ogni singolo produttore la possibilità di migliorare secondo la propria esperienza e professionalità. Un’attività costante che ha come principale obiettivo quello di garantire ai consumatori un prodotto dalle caratteristiche uniche per qualità e gusto. Aziende storiche aderenti al consorzio Felsineo e Alcisa, Main sponsor del festival internazionale dedicato all’insaccato rosa, Mortadella Pleas! La Mortadella di Bologna è il prodotto gastronomico bolognese più rappresentativo di Bologna. Zola Predosa capitale mondiale della produzione di Mortadella grazie a Felsineo S.p.a, trae il proprio nome da Felsinea, l’antico nome di Bologna, in epoca etrusca. Nacque nel 1947 come piccola bottega, salumeria Raimondi, per poi dagli anni ’70 a produrre esclusivamente Mortadella. Dopo il trasferimento a Zola Predosa, diventa leader europeo nella produzione e vendita. Visite guidate all’interno dello stabilimento con assaggio di tutte le mortadelle prodotte. MORTADELLA NON SOLO PANINI (Vi consigliamo di vedere altre ricette)
spaghetti freddi con mortadella bologna IGP, crema al latte e friggitelli Cuocere gli spaghetti per due minuti, quindi spegnere la fiamma e terminare la cottura, scolandoli almeno due minuti prima rispetto al tempo indicato sulla confezione. Metterli in una ciotola e aggiungere un po’ di olio. Tagliare la Mortadella Bologna IGP in piccolissimi cubetti. Creare una crema con panna e latte e portarla a riduzione sul fuoco. Tagliare i friggitelli a fettine sottilissime. Aggiungere agli spaghetti la Mortadella Bologna IGP la crema, e i friggitelli e completare con le erbette aromatiche (noi abbiamo utilizzato melissa e timo cedrino), scorza di limone e pepe. Ricetta a cura dello Chef Riccardo Agostini del Ristorante Il Piastrino
Ingredienti: • Mortadella Bologna IGP • Panna • Latte • Friggitelli • Erbe Aromatiche (melissa e timo cedrino) • Limone • Pepe, Sale, Olio,
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Alto Reno Terme
www.comune.altorenoterme.bo.it
ALTO RENO TERME PORETTA TERME Puràtta in dialetto bolognese montano medio GRANAGLIONE Granajån in dialetto bolognese montano Abitanti: Porrettani, Granaglionesi o Altorenani Comune P.zza della Libertà,13.................tel 0534 521111 Biblioteca P.zza della Libertà,13...............tel. 0534 24205
Iat Alto Reno Terme
Alto Reno Terme è un comune di 6 940 abitanti. Si tratta di un comune sparso con capoluogo Porretta Terme. Ai sensi dell’art. 34 dello Statuto l’ex comune di Granaglione è divenuto municipio, mentre nelle frazioni di Castelluccio, Capugnano, Corvella e Porretta Terme sono state istituite le consulte territoriali. E’ sede amministrativa dell’Unione dell’Alto Reno. Alto Reno Terme is a town of 6 940 inhabitants. It is a sparse municipality with the capital Porretta Terme. Pursuant to art. 34 of the Statute the former municipality of Granaglione became a municipality, while the territorial councils were established in the villages of Castelluccio, Capugnano, Corvella and Porretta Terme. It is the administrative headquarters of the Union of the Upper Rhine. Porretta Terme Nota stazione termale e centro di villeggiatura dell’Appennino Bolognese, al confine fra Emilia e Toscana nel comune di Alto Reno Terme. La storia di Porretta è vastissima e molto articolata e corrisponde essenzialmente alla storia delle sue terme. Alcune vestigia di epoca classica trovate in zona ci tramandano notizie sull’esistenza e l’antichità d’uso delle acque curative: la scala romana in pietra serena trovata negli stabilimenti delle Terme alte; il mascherone raffigurante il volto di un leone, divenuto simbolo delle Terme di Porretta, anch’esso risalente all’età romana (I sec. d.C.) Luoghi d’interesse: Le Terme Alte, poste nel vertice superiore del triangolo che delimita l’abitato, a valle della stretta gola del Sassocardo formata dal torrente Rio Maggiore. Vi sono situate le fonti termali più antiche e rinomate. Via Falcone e via Borgolungo, antiche vie poste sulle
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Well-known spa and holiday resort of the Bolognese Apennines, on the border between Emilia and Tuscany in the municipality of Alto Reno Terme. The history of Porretta is vast and very articulated and essentially corresponds to the history of its spa. Some vestiges of the classical era found in the area hand down information on the existence and antiquity of the healing waters: the Roman staircase in pietra serena found in the establishments of the Terme Alta; the mask depicting the face of a lion, which became the symbol of the Terme di Porretta, also dating back to the Roman age (1st century AD). Places of Interest: The High Baths, located in the upper vertex of the triangle that delimits the built-up area, downstream of the narrow gorge of the Sassocardo formed by the Rio Maggiore stream. The oldest and most famous thermal springs are located there. Via Falcone and Via Borgolungo, ancient streets on the op-
sponde opposte del Rio Maggiore che hanno mantenuto le originali caratteristiche medievali. Chiesa parrocchiale di S.Maria Maddalena, posta in alto rispetto al centro cittadino.
posite banks of the Rio Maggiore that have kept the original medieval features. The parish church of S. Maria Maddalena, located high above the center
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PONTE Singolare edificio a pianta ottagonale, situato sulla strada statale Porrettana in direzione Pistoia. Il culto legato alla devozione dell’immagine della Madonna ha radici molto antiche, ed è tuttora molto sentito dai cittadini porrettani.Il culto legato alla devozione dell’immagine sacra della Madonna viene fatto risalire da alcuni al 1249.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PONTE The church is on the main road Porrettana, which leads to Pistoia; it has a very interesting octagonal plan. This Madonna has been worshipped since ancient times and is still very popular amongst locals. Some say that this Madonna started to be worshipped in 1249. The oldest element of the sanctuary was a wayside shrine with a Madonna painted on the rock.
CASTELLO MANSERVISI Il castello si trova proprio all’entrata di Castelluccio. Gli esterni dell’edificio possono essere considerati un compendio dell’artigianato della pietra scolpita a mano dai cosiddetti “scalpellini” che operavano nel nostro Appennino sul finire del XIX secolo. Inoltre validi campioni della loro opera di artigiani del ferro battuto a mano sono stati lasciati da coloro che hanno operato contemporaneamente agli scalpellini, confezionando grate, lampioni, mensole, anelli per legare i cavalli.
CASTELLO MANSERVISI The castle is located at the entrance of the village of Castelluccio. The exterior of the castle is a great example of the typical stone carving technique that was popular in the area around the end of the XIX century; the building also features remarkable examples of wrought iron, such as lamps and rings for attaching horses.
GRANAGLIONE Il centro abitato di Granaglione ebbe origini verso il X secolo, appartenne al territorio della signoria degli Stagnesi;vi sorge un castello, (da visitare) utilizzato durante il Medioevo come torretta di segnalazione in coordinamento con altre postazione sui crinali dell’Appennino. Il paese, posto a 780 m s.l.m. è suddiviso in alcune borgate riconoscibili, la cui denominazione può essere ricondotta alla loro posizione morfologica: Valli, Villa, Rio, Malsasso, Montagna, Barbacano, Poggiolo, Bovecchia e Valle. Fino agli anni sessanta Granaglione era paese di pastori transumanti che, durante la fresca stagione estiva, riportavano le greggi a pascolare in montagna dalle pianure toscane. Nella borgata denominata Bovecchia è possibile ammirare la cosiddetta Piazza Navona, una piazzetta situata nel cuore della borgata stessa circondata da case con una particolare e caratteristica volta.
GRANAGLIONE The inhabited center of Granaglione had origins around the X century, it belonged to the territory of the lordship of the Stagnesi, there is a castle, used during the Middle Ages as a signal tower in coordination with other positions on the ridges of the Apennines. The village, located at 780 m. it is divided into some recognizable hamlets, whose denomination can be traced back to their morphological position: Valli, Villa, Rio, Malsasso, Montagna, Barbacano, Poggiolo, Bovecchia and Valle. Until the sixties Granaglione was a village of transhumant shepherds who, during the cool summer season, brought the flocks back to graze in the mountains from the Tuscan plains. In the hamlet called Bovecchia it is possible to admire the so-called Piazza Navona, a small square located in the heart of the same village surrounded by houses with a particular and characteristic vault.
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BORGO DI LUSTROLA Un piccolo borgo, posto sul pendio a valle del Sasso dell Corona, esposto a Sud Est e rivolto verso la valle del Reno. Un borgo di poche case prevalentemente costruite in sasso, a monte della strada Provinciale, attraversato dalla via Mezzolara che passa attraverso il Porghino (antica volta) e corre sotto il piazzale erboso su cui sorge la Chiesa di San Lorenzo. Un borgo attorniato dai castagneti, dal quale lo sguardo corre sui crinali e piccoli abitati immersi nel verde delle montagne circostanti.
BORGO DI LUSTROLA A small village, located on the slope downstream of the Sasso dell Corona, facing South East and facing the Reno valley. A village of a few houses mainly built in stone, upstream of the Provincial road, crossed by the Via Mezzolara which passes through the Porghino (ancient vault) and runs under the grassy square on which stands the Church of San Lorenzo. A village surrounded by chestnut groves, from which the view runs over the ridges and small villages immersed in the green of the surrounding mountains.
La birra di castagne La farina di di Granaglione castagne dolce Rappresenta il frutto di diversi anni di ricerca per ottenere un prodotto che identifichi il suo territorio di origine. Nel 2004, viene data la possibilità al pubblico di assaggiare una bevanda con forte identità e carattere Il ginepro caratterizza i monti che circondano Granaglione e l’antica varietà di frumento versata per produrre “la birra di castagne” forniscono alla birra di Granaglione tutte le prerogative per la Denominazione di Origine Protetta. Da notare la birra di castagne amaricata con ginepro, ideata appositamente per accompagnare la carne di cinghiale.
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È un prodotto garantito e certificato quale prodotto biologico dalla Bioagricoop, Organismo di certificazione della produzioni biologiche. Le castagne seccate vengono portate al Mulino di Randaragna per essere appunto macinate. Dalla farina si ottengo deliziosi prodotti culinari che vale la pena di assaggiare: i Necci - sorta di schiaccia morbida ottenuta impastando la farina di castagne con acqua e sale e cotti fra due foglie di castagno poste nel testo di cottura. Vengono gustate con salumi; la Polenta dolce - un alimento dei montanari di sapore diverso da quella ottenuta dalla farina gialla come è diversa la preparazione; le Frittelle dolci - ottenute con la farina di castagne, impastate con acqua e sale e poi fritte in strutto bollente; il Castagnaccio - la vera torta dei montanari, ottenuta impastando la farina di castagne con pinoli, uvetta sultanina, zucchero in modo da ottenere un dolce unico e prelibato.
Camugnano
www.comunecamugnano.gov.it
CAMUGNANO: Camgnèin nel dialetto locale, Camugnàn in dialetto bolognese cittadino Abitanti: camugnanesi Comune P.zza Kennedy, 1..........................tel 0534 41711 Biblioteca P.zza Kennedy, 4......................tel. 0534 46677
Camugnano, è stato soprannominato la “terrazza dell’Appennino” per la sua splendida posizione panoramica. E’ un comune di 1.830 abitanti, dista 50 km da Bologna nel cuore dell’appennino Bolognese, ad un’altezza di 700 mt.s.l.m. Fa parte dell’Unione dell’Appennino Bolognese. Frazioni : Baigno, Bargi, Burzanella, Carpineta, Chiapporato, S.Damiano, Guzzano, Mogne, Stagno, Trasserra, Verzuno, Vigo L’ORIGINE DI CAMUGNANO è chiaramente romana, risalendo il nome dal toponimo del suo proprietario vissuto durante l’impero romano il gentilizio “Camonius”, indicante il proprietario del fondo Camonianus; da qui l’antico Camugliano o Ca Mugliano dalla cui deformazione deriva il nome attuale. E’ luogo ideale di villeggiatura per famiglie con bambini per il buon clima e il rilassante ambiente naturale. Dispone di ampio parco giochi con pista da pattinaggio e da pallacanestro. LAGHI E PARCHI Nell’area del comune è stato istituito nel 1995 il Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone. In questo parco, ricco di natura incontaminata, fauna selvatica e borghi storici, sono compresi anche i laghi artificiali del bacino del Brasimone (ricadente nel territorio del comune di Camugnano) e il lago di Suviana (ricadente nel territorio dei comuni di Camugnano e Castel di Casio). Le cime più alte del territorio si trovano all’interno del parco dei laghi: Monte Calvi (1283 m); (1273 m);Poggio delle Vecchiette (1186 m).
THE ORIGIN OF CAMUGNANO is clearly Roman, going up again the name from the toponym of its owner lived during the Roman empire the noble “Camonius”, indicating the owner of the fund Camonianus; hence the ancient Camugliano or Ca Mugliano from whose deformation the current name derives. It is an ideal holiday resort for families with children due to the good climate and the relaxing natural environment. It has a large playground with skating rink and basketball court. LAKES AND PARKS The Suviana and Brasimone Lakes Regional Park was established in 1995 in the municipality area. In this park, rich in uncontaminated nature, wildlife and historic villages, are also included the artificial lakes of the Brasimone basin (falling within the territory of the municipality of Camugnano) and Lake Suviana (falling in the territory of the municipalities of Camugnano and Castel di Casio). The highest peaks of the territory are found inside the park of the lakes: Monte Calvi (1283 m); (1273 m), Poggio delle Vecchiette (1186 m).
CHIAPPORATO Caratteristico il piccolissimo borgo abbandonato, un tempo abitato da carbonai, pastori e boscaioli e raggiungibile solo tramite una strada sterrata da Stagno oppure a piedi tramite sentiero.
CHIAPPORATO Characteristic is the very small abandoned village, once inhabited by charcoal burners, shepherds and woodsmen and reachable only by a dirt road from Stagno or by foot via the path.
BARGI Qui è antica la tradizione della lavorazione del ferro del bronzo e la fabbricazione delle armi. La deliziosa borgata è famosa per la ricca storia medievale: Tra le chiese più significative del territorio di Camugnano ricordiamo la chiesa parrocchiale di Bargi (fine del ‘600), con un antico organo di fattura barocca. Altro manufatto caratteristico è il PONTE del “G.A. Dotti del 1766” un elegante ponte ad una sola arcata, dotato di banchine lungo le spallette realizzate in modo da fare sedere il viandante senza essere costretto a togliersi la gerla di dosso. A capo del ponte si erge una edicola con una terracotta raffigurante la Madonna di S. Luca.
BARGI Here the tradition of working iron from bronze and the manufacture of weapons is ancient. The delightful village is famous for its rich medieval history: Among the most significant churches in the territory of Camugnano we mention the parish church of Bargi (end of the 17th century), with an ancient baroque organ. Another characteristic artifact is the PONTE of the “G.A. Dotti of 1766”, an elegant bridge with a single arch, equipped with docks along the parapets made in such a way as to make the traveler sit without being forced to take off the basket. At the head of the bridge stands a newsstand with a terracotta depicting the Madonna of St. Luke.
Riso con gli strigoli ricetta antica dell’Appennino Bolognese In una pentola di acqua bollente e salata, veniva messo a lessare il riso e dopo circa 10 minuti venivano aggiunti gli strigoli lavati e tagliati grossolanamente. Una volta ultimata la cottura (in tutto circa 20 minuti) veniva tolta l’acqua in eccesso fino ad ottenere un riso non perfettamente scolato, ma lasciato un po’ molle. Per insaporire veniva aggiunto del lardo precedentemente cotto a parte con aglio e un trito di prezzemolo. Ricetta di Fanny Maestrini – Stagno – Camugnano
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Cosa sono gli strigoli? Sono un’erba spontanea commestibile conosciuta sin dalla notte dei tempi, molto apprezzata in cucina. Sapore: ricorda vagamente quello dei piselli freschi appena colti ma anche quello degli asparagi più teneri. Comunque fresco, dolce e delicato. Come utilizzarli in cucina: possono essere utilizzati sia crudi che cotti. Le foglie più tenere sono un ingrediente saporito per tante insalate (ad esempio a base di cannellini o di ravanelli, ma anche con foglie verdi). Sono eccellenti anche per zuppe, risotti, ripieni di ravioli, gnocchi, torte salate, soufflè e frittate . Possono diventare la base di un ottimo sugo per la pasta (ripassati in padella con extravergine e aglio e con l’aggiunta di pomodoro a pezzetti)
, Castel d Aiano
www.comune.casteldaiano.bo.it
CASTEL D’AIANO Castèl d’Ajàn nel dialetto bolognese montano Abitanti: casteldaianesi Comune P.zza Nanni Levera, 12 .............tel 051 6735711 Biblioteca Via Lenzi, 18 . .......................tel. 051 6735711
www.unioneappennino.bo.it www.casteldaianotrekking.it Pro Loco di Castel d’Aiano
Castel d’Aiano È un comune di 1.857 abitanti e fa parte dell’Unione dell’Appennino Bolognese, situato sulle colline 550mt slm. Paese di villeggiatura estiva. Frazioni: Rocca di Roffeno, Santa Maria di Labante, Casigno, Sassomolare, Villa d’Aiano. Il nome di Aiano deriverebbe dal nome di fondo rurale Aianium-Adianum in quanto la terra veniva registrata con il nome del proprietario.
Castel d’Aiano Is a town of 1,857 inhabitants and is part of the Union of the Bolognese Apennines, located on the hills 550m above sea level. Country of summer vacation. Fractions: Rocca di Roffeno, Santa Maria di Labante, Casigno, Sassomolare, Villa d’Aiano. The name of Aiano derives from the name of the rural background Aianium-Adianum because the land was registered with the name of the owner.
GROTTE DI LABANTE Nella Comune di Castel d’Aiano, in località San Cristoforo di Labante si trovano le Grotte di Labante, tra le più imponenti grotte di travertino italiane, vi è un fenomeno carsico che, dal punto di vista strettamente scientifico, deve essere considerato ancora più importante dei “Gessi Bolognesi”, non fosse altro che per la sua rarità. Si tratta della più grande grotta primaria nei travertini d’Italia e forse, più grande del mondo. Cavità rarissime, difficilmente superano i 4-5 metri di lunghezza. Le Grotte di Labante raggiungono i 51 metri con un dislivello di 12. Sopra la grotta è presente anche una cascata naturale alimentata dalla stessa sorgente che ha dato origine alla formazione calcarea. L’interno è attraversato da cunicoli e pertugi nei quali l’azione naturale dell’acqua ha plasmato vegetali e cristalli di calcite dalle forme più strane. La Grotta di Labante è situata al centro di un bellissimo parco adatto a escursioni sia a piedi sia in bicicletta.
GROTTE DI LABANTE In the Aneva Valley, in the San Cristoforo di Labante area there are the Caves of Labante, among the most impressive Italian travertine caves. A few kilometers from Bologna, in the Municipality of Castel d’Aiano, there is a karstic phenomenon which, from a strictly scientific point of view, must be considered even more important than the “Gessi Bolognesi”, if only for its rarity. it is the largest primary cave in the travertines of Italy and perhaps one of the largest in the world: the Grotta di Labante. These natural cavities, in fact, are very rare, and above all, hardly exceed 4-5 meters in length. The Caves of Labante even reach 51 meters with a drop of 12. Above the cave there is also a natural waterfall fed by the same spring that gave rise to the limestone formation, and if it is observed with the sun behind it, it gives a very rainbow impressive.The interior is crossed by tunnels and openings in which the natural action of water has shaped vegetables and calcite crystals with the strangest forms. La Grotta di Labante is located in the center of a beautiful park suitable for excursions both on foot and by bicycle.
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IL BORGO DEI CERRETI Borgata stupenda del 1600 con torre e corte interna. ORATORIO DEI CERRETI Edificato nel settecento come oratorio di S. Maria dello Spirito Santo dei Cerreti in volontà del proprietario del borgo. All’oratorio furono particolarmente devoti gli abitanti alla sinistra del torrente Rivola perché quando questo era in piena non riuscivano a raggiungere la chiesa di S. Maria, posta dall’altra parte del monte Balgaro. E’ stato ricostruito nel 1961. Si conserva una magnifica mostra di organo di manifattura emiliana datate 1750.
Borlengo Questa è la zona dei borlenghi, burlengo o zampanella è una specie di crêpe molto sottile e croccante . Si può gustare ad ottobre alla festa del borlengo e della castagna che si tiene tutti gli anni a Castel d’Aiano
Ingredienti • 80 g di lardo di maiale • 1 spicchio d’aglio. • 1 rametto di rosmarino. • 50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato • 250 g di farina tipo “0” • circa 1 litro di acqua fredda. • un pizzico di sale. • 1 uovo (opzionale)
ORATORIO DEI CERRETI Built in the 18th century as an oratory of S. Maria dello Spirito Santo dei Cerreti in the will of the owner of the village. The inhabitants to the left of the Rivola stream were particularly devoted to the oratory because they were unable to reach the church of S. Maria, located on the other side of Mount Balgaro, when it was in flood. It was rebuilt in 1961. A magnificent exhibition of Emilian manufacturing organ dated 1750 is preserved.
Procedimento Per preparare l’impasto, rompete l’uovo, aggiungete un po’ di acqua e mescolate, per unire poi il sale e la farina, sempre continuando a mescolare. Di tanto in tanto, aggiungete ancora acqua. L’impasto da ottenere deve essere molto liquido e liscio e va lasciato riposare per almeno 1 ora. Ungete la padella antiaderente (di almeno 30 cm di diametro) – o il “sole”, per i più attrezzati – con un pezzetto di lardo. Iniziate a scaldare la padella a fuoco basso. Versate mezzo mestolo di colla nella padella e fatela roteare per spargere l’impasto e ottenere una superficie omogenea. È importante che la colla non inizi a bollire, altrimenti significa che la padella è troppo calda. In questo caso, meglio toglierla dal fuoco per qualche secondo prima di versare la colla quando toccherà al borlengo successivo. Cuocete l’impasto a fuoco lento per il tempo necessario a renderlo croccante, poi giratelo sull’altro lato. Il tempo di cottura varia molto a seconda della densità dell’impasto, del tipo di padella e della temperatura. Con i “soli” può bastare anche meno di un minuto, mentre con una padella antiaderente potrebbero volercene dai 4 ai 6. Una volta cotto su entrambi i lati, togliete il borlengo dalla padella, ungetelo con il condimento utilizzando un pennello, spolverate con il Parmigiano Reggiano e chiudetelo in quattro per ottenere uno spicchio da mangiare con le mani. Se è di colore giallino, croccante e molto friabile, allora è venuto alla perfezione!
Castel del Rio
www.comune.castlderio.bo.it
CASTEL DEL RIO Castel d’e’ Rì in romagnolo Abitanti: Alidosiani Comune via Montanara, 1 ......................... tel 051 95906 Biblioteca P.zza Repubblica, 96 ..............tel. 0542 95906
MUSEO DEL CASTAGNO (Via Montanara, 1) Nelle sale di palazzo Alidosi ha sede il museo dedicato al frutto nel medioevo considerato”il pane dei poveri”. Castel del Rio è l’ultimo comune nel territorio della Valle del Santerno. Ha una superficie di circa 52 Kmq, oltre al capoluogo conta quattro frazioni Valsalva, Moraduccio, Belvedere e Giugnola, per compessivi 1250 residenti. Fa parte del Circondario Imolese. Il territorio è contraddistinto da due tipologie ambientali che vanno dalla media/alta collina alla montagna. L’altitudine del territorio è compresa da 165 m. slm a 950 m. slm. Il fiume Santerno rappresenta una importante risorsa naturalistica e ambientale. Lungo tutto il percorso fluviale, troviamo aree attrezzate per la balneazione e il ristoro (Lido Valsalva e Ponte Alidosi). L’Ambiente, è caratterizzato da rigogliosi boschi di castagni e si presta in particolar modo alle attività di trekking, ciclo turismo e mountain bike.
Comune di Castel del Rio Proloco Alidosiana
Castel del Rio is the last municipality in the Santerno Valley area. It has an area of about 52 square kilometers, in addition to the capital it has four hamlets Valsalva, Moraduccio, Belvedere and Giugnola, for a total of 1250 residents. It is part of the Imola district. The territory is characterized by two environmental typologies ranging from the medium / high hill to the mountain. The altitude of the territory is between 165 m. slm to 950 m. above sea level. The Santerno river is an important naturalistic and environmental resource. Along the entire river route, we find areas equipped for bathing and refreshment (Lido Valsalva and Ponte Alidosi). The environment is characterized by lush chestnut woods and is particularly suitable for trekking, cycle tourism and mountain biking.
Nozioni storiche potete consultare : PALAZZO ALIDOSI Il Palazzo della prima residenza della famiglia Alidosi, “Castrum Rivi”, chiamata ora il “Castellaccio”, sorta fra il XIII e il XIV sec. resta un rudere, visibile a ovest del capoluogo. Il Palazzo Alidosi invece, campeggia ancora il centro del capoluogo da oltre 450 anni. Museo della Guerra-All’interno Museo Linea Gotica di Castel del Rio oltre 2.300 reperti legati agli eventi bellici del XX secolo.
PALAZZO ALIDOSI Of the first residence of the Alidosi family, “Castrum Rivi”, now called the “Castellaccio”, built between the thirteenth and fourteenth centuries. a ruin remains, visible to the west of the capital. Palazzo Alidosi, on the other hand, has been the center of the capital for over 450 years. Inside the Museo Linea Gotica of Castel del Rio over 2,300 exhibits related to the war events of the 20th century.
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PONTE ALIDOSI Si erge sul fiume Santerno da più di cinquecento anni. Vero capolavoro di ingegneria civile, genio o follia dell’uomo, il Ponte presenta una struttura a schiena d’asino con un’unica arcata di 42 metri e una freccia di 19 metri. Commissionato da Obizzo Alidosi nel 1499 a mastro Andrea Gurrieri per cinquecento ducati d’oro, il Ponte simboleggia la potenza e la solidità della Famiglia.
ALIDOSI Bridge It has stood on the Santerno River for over five hundred years. A true masterpiece of civil engineering, genius or man’s madness, the Bridge has a donkey-back structure with a single 42-meter arch and a 19-meter arrow. Commissioned by Obizzo Alidosi in 1499 to master Andrea Gurrieri for five hundred gold ducats, the Bridge symbolizes the power and solidity of the Family
The ANIMAL TOWER Environmental Education Center and the Chestnut Center, dedicated to the Fauna of the Upper Santerno Valley and to the typical Apennine essence, the fruit chestnut, was created to offer the opportunity to learn about wild animals and to appreciate their life habits, as well as to deepen the history and importance of the chestnut and brown plant (Castel del Rio boasts the only regional PGI) for the Apennine economy.
Centro didattico ambientale Animal Tower e del Castagno Il Centro Didattico Ambientale ANIMAL TOWER e del Castagno, dedicato alla Fauna dell’Alta Valle del Santerno e all’essenza tipica appenninica, il castagno da frutto, nasce per offrire l’opportunità di conoscere gli animali selvatici e di apprezzarne le abitudini di vita, oltre che di approfondire la storia e l’importanza della pianta del castagno e del Marrone (Castel del Rio si fregia dell’unico IGP regionale) per l’economia appenninica.
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Gastronomia Il Castagno o “l’albero del pane” I castagneti da frutto furono impiantati sugli Appennini durante il Medioevo, diventando immediatamente così importanti nell’alimentazione della popolazione locale, che il castagno veniva chiamato “l’albero del pane”. Marroni e castagne erano fonte di sostentamento, ma anche di ricchezza. Oggi i marroni rappresentano una specialità culinaria, che abbina l’ottima qualità del prodotto al piacere di assaporare il gusto della tradizione. Il prodotto locale per eccellenza è il Marrone di Castel del Rio, frutto di altissima qualità, che ha caratterizzato questo territorio e tutta l’alta Valle del Santerno. Si distingue notevolmente dalle più comuni castagne per grandezza e per il suo gusto più dolce e profumato. Facili da conservare.
Marroni al rhum Preparazione Cuocete i marroni sulla fiamma viva o al forno, sbucciateli e metteteli in una teglia. Aggiungete poi zucchero nella proporzione di 1,5 kg ogni 10 kg di marroni. Versate quindi il rhum fino a livello di copertura dei marroni. Portate la teglia sul fuoco e, quando il rhum comincia a bollire, mescolate adagio. Togliete dal fuoco e continuate a girare con delicatezza i marroni. A questo punto avvicinate una
fiamma al rhum e mescolate finché la fiamma non si spegne naturalmente. Attendete che si abbassi la temperatura e versate successivamente in vasi di vetro. Aggiungete poi del rhum fino a colmare i vasetti.
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Castiglione dei Pepoli
www.comune.castiglionedeipepoli.bo.it
CASTIGLIONE DEI PEPOLI Castión in dialetto bolognese montano alto Abitanti: castiglionesi Comune P.zza Marconi, 1 . ......................tel 0534 801611 Biblioteca Via A.Moro, 31 .......................tel. 0534 91947
Comune di Castiglione dei Pepoli
CASTIGLIONE DEI PEPOLI è un comune di 5.505 abitanti e il suo territorio si estende sulle vallate dei torrenti Setta, Brasimone e Gambellato infatti l’abbondanza di acque che sgorgano copiose sul territorio, fece apprezzare queste zone già nell’Ottocento, tanto da far diventare Castiglione ambìta meta per la villeggiatura della borghesia bolognese e fiorentina, nonché luogo di cure termali. Circondato da boschi di faggi e castagni, Castiglione dei Pepoli si sviluppa alle pendici del Monte Gatta, ed è oggi tra i principali centri abitati dell’Appennino bolognese e della Provincia di Bologna. Il centro storico di Castiglione ha connotazioni derivanti da un preciso progetto urbanistico, opera dei Pepoli, stirpe che per quattro secoli (1462-1796) detenne il controllo del paese e del territorio.
Is a town of 5,505 inhabitants and its territory it extends over the valleys of the Setta torrents, Brasimone and Gambellato, in fact the abundance of copious waters that flowed over the territory, made these areas appreciated since the nineteenth century, so much so that Castiglione became a popular holiday destination for the Bolognese and Florentine bourgeoisie, as well as a place of spa treatments. Surrounded by forests of beech and chestnut trees, Castiglione dei Pepoli grows on the slopes of Monte Gatta, and is today one of the main inhabited centers of the Bolognese Apennines and of the Province of Bologna. The historic center of Castiglione has connotations deriving from a precise urban plan, the work of Pepoli, a lineage that for four centuries (1462-1796) held control of the country and the territory.
IL CENTRO DI CASTIGLIONE DEI PEPOLI Il nucleo centrale, con caratteristiche cittadine, si sviluppa tra la chiesa di San Lorenzo, di origini cinquecentesche, e l’antico palazzo comitale (XV-XVIII sec.), un tempo chiuso da mura e a cui si accedeva attraverso un portale. Tra i due poli del potere religioso e civile si aprono via San Lorenzo, lastricata già anticamente, e la piazza. Sulla piazza si affacciano le maggiori architetture paesane, tra cui si segnalano la Torre dell’Orologio (XVIII sec.) e la Palazzina, complemento dell’impianto edilizio pepolesco. Tutto il centro storico è stato oggetto di un recente intervento di recupero.
The central nucleus, with characteristic towns, develops between the church of San Lorenzo, of sixteenth-century origins, and the ancient Palazzo Comitale (fifteenth-eighteenth century), once enclosed by walls and accessed through a portal. Via San Lorenzo opens between the two poles of religious and civil power, already paved in ancient times, and the square. The main village buildings overlook the square, including the Clock Tower (XVIII century) and the Palazzina, complement to the pepolesco building system. The entire historic center has been the subject of a recent recovery intervention.
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SALA DELLA TERRA Presso le ex scuole elementari di Castiglione dei Pepoli è stata recentemente inaugurata la “Sala della Terra”. Dietro a questa suggestiva denominazione si nasconde un’eccezionale esposizione che ripercorre la storia delle lontane ere geologiche e ci riporta alle origini dell’Appennino bolognese. SANTUARIO DELLA B.V. DI BOCCADIRIO (XVI-XVIII sec.) Il centro abitato di Granaglione ebbe origini verso il X secolo, appartenne al territorio della signoria degli Stagnesi;vi sorge un castello, (da visitare) utilizzato durante il Medioevo come torretta di segnalazione in coordinamento con altre postazione sui crinali dell’Appennino. Il paese, posto a 780 m s.l.m. è suddiviso in alcune borgate riconoscibili, la cui denominazione può essere ricondotta alla loro posizione morfologica: Valli, Villa, Rio, Malsasso, Montagna, Barbacano, Poggiolo, Bovecchia e Valle. Fino agli anni sessanta Granaglione era paese di pastori transumanti che, durante la fresca stagione estiva, riportavano le greggi a pascolare in montagna dalle pianure toscane. Nella borgata denominata Bovecchia è possibile ammirare la cosiddetta Piazza Navona, una piazzetta situata nel cuore della borgata stessa circondata da case con una particolare e caratteristica volta.
SALA DELLA TERRA The “Sala della Terra” was recently inaugurated at the former elementary schools of Castiglione dei Pepoli. Behind this evocative denomination lies an exceptional exhibition that traces the history of distant geological eras and takes us back to the origins of the Bolognese Apennines. SANCTUARY OF B.V. DI BOCCADIRIO (XVI-XVIII century) The inhabited center of Granaglione had origins around the X century, it belonged to the territory of the lordship of the Stagnesi, there is a castle, used during the Middle Ages as a signal tower in coordination with other positions on the ridges of the Apennines. The village, located at 780 m. it is divided into some recognizable hamlets, whose denomination can be traced back to their morphological position: Valli, Villa, Rio, Malsasso, Montagna, Barbacano, Poggiolo, Bovecchia and Valle. Until the sixties Granaglione was a village of transhumant shepherds who, during the cool summer season, brought the flocks back to graze in the mountains from the Tuscan plains. In the hamlet called Bovecchia it is possible to admire the so-called Piazza Navona, a small square located in the heart of the same village surrounded by houses with a particular and characteristic vault.
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, Tipicita e Gastronomia I piatti e le ricette sono caratterizzati dalla semplicità degli ingredienti, molti dei quali provenienti dal bosco, ma l’accurata preparazione ne valorizza le peculiarità, caratterizzando in tal modo la gastronomia castiglionese, che vanta un ricco paniere di prodotti tipici, vere punte di diamante della nostra cucina: funghi, tartufi, castagne, è possibile gustare
piatti tipici con pasta fatta in casa, carne alla brace, selvaggina, salumi e formaggi, zuccherini montanari. Il tutto preparato con fantasia fondendo antichi e tradizionali sapori con nuove e raffinate ricette, innaffiate dai vini dei colli bolognesi o toscani. Presso le strutture del posto. Tartufesta ad Ottobre dove assaggiare specialità al tartufo.
Lo zuccherino montanaro di Castiglione Dal 2016 lo Zuccherino Montanaro Castiglionese è diventato prodotto a marchio De.Co (Denominazione Comunale di origine). Lo zuccherino di Castiglione è una variante del più conosciuto zuccherino montanaro. La sua forma ricorda quella di un anello e, come i bolognesi decantano il tortellino come l’ombelico di Venere, a Castiglione dei Pepoli si decanta lo zuccherino come una fede nuziale. Lo zuccherino era infatti il dolce delle nozze: con gli zuccheri avvolti in un fagotto si usava andare ad annunciare il matrimonio della figlia. E alla fine del pranzo nuziale venivano fatti girare per i tavoli grandi panieri rivestiti da tovaglioli bianchi candidi pieni di zuccherini, in segno di abbondanza e prosperità. Altra usanza di antica tradizione era mettere una corona di zuccherini al collo dei bambini che ricevevano la prima comunione. Per la produzione del zuccherino artigianale si utilizzano esclusivamente i seguenti ingredienti: Ingredienti • Semi di anice • Farina, Zucchero • Uova fresche da allevamento a terra o bio • Scorza di limone grattugiata • Burro fresco • Liquore all’anice • Agente lievitante chimico • Vaniglia
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Procedimento Impastare gli ingredienti della pasta fino ad ottenere un impasto abbastanza morbido poi si prende un poco di pasta e si formano degli anellini Che si taglieranno con le forbici per tutta la circonferenza. quindi si mettono in forno ben caldo, temperatura pane, finchè non diventano rosa. Poi si fanno raffreddare completamente. Il giorno dopo. Si mette in un tegame di rame o antiaderente un mezzo bicchiere da acqua di acqua e circa 250 gr di zucchero, si fa sciogliere mescolando, bollirà, ma è pronto quando alzando il cucchiaio fa il filo. Buttate gli zuccherini e mescolate, avendo cura di non romperli, finche non diventano bianchi, si fa asciugare lo zucchero e sono pronti per essere mangiati. Si possono conservare per mesi in scatole di latta o plastica.
Gaggio Montano
www.comune.gaggio-montano.bo.it
GAGGIO MONTANO Gâg in dialetto bolognese montano medio Abitanti: Gaggesi Comune P.zza Brasa, 1 . .............................tel 0534 38003 Biblioteca P.zza Brasa, 1 ..........................tel. 0534 37820
Gaggio Montano paese di 4.838 abitanti Il suo simbolo è il Faro, edificato sul Sasso di Rocca, monumento dedicato ai caduti delle due guerre mondiali. Nel Comune di Gaggio Montano sarà possibile visitare l’antico borgo e il Faro dei Caduti della Montagna accompagnati da una guida che illustrerà le bellezze storico-artistiche, culturali e naturali del luogo. Gaggio appare già intorno al 1580 nella Galleria delle carte geografiche dei palazzi Vaticani con il nome di “Gazzo”. Durante la Seconda guerra mondiale, il comune di Gaggio fu teatro di varie stragi compiute dalle truppe tedesche ai danni di formazioni partigiane e popolazione civile. In particolare, degli eccidi di Ronchidoso, Silla e Molinaccio. ARENARIE DI MONTE GABBA Le Arenarie di Monte Gabba (AMG) sono una formazione geologica nei pressi di Gaggio Montano, un sintema stratigrafico dell’Emilia-Romagna. Sono composte da arenarielitiche da medie a grossolane fino a conglomerati in strati da medi a molto spessi di color grigio.I clasti sono costituiti in prevalenza da metamorfiti, vulcaniti scure, graniti e da carbonati. Hanno una potenza massima di 150m. La posizione stratigrafica delle Arenarie di Monte Gabba è sconosciuta: l’affioramento presente nella zona (a nord dell’abitato di Gabba), è in contato tettonico sia con le sottostanti Argille a Palombini sia con la sovrastante Formazione di Monte Venere.
Comune di Gaggio montano Proloco Gaggio montano
The Sandstones of Monte Gabba The Sandstones of Monte Gabba (AMG) are a geological formation near Gaggio Montano, in the province of Bologna, and a stratigraphic synthesis of Emilia-Romagna. They are composed of medium to coarse lithic sandstones up to conglomerates in medium to very thick gray-colored layers. The clasts consist mainly of metamorphites, dark volcanites, granites and carbonates. They have a maximum power of 150m. The stratigraphic position of the Monte Gabba Sandstones is unknown: the outcrop present in the area (north of the town of Gabba) is in tectonic contact both with the underlying Argilla and Palombini and with the overlying Monte Venere Formation.
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BORGO LAGAZZANA Nella parte bassa del paese di Gaggio Montano, sorge il BORGO detto LAGAZZANA. L’antico borgo sorto ai piedi del “Sasso di Rocca” è rimasto inalterato nel tempo trasmettondoci l’antico tessuto urbanistico e le caratteristiche architettoniche dei singolo edifici. Risale a i secoli XIV XV quando venne realizzata da ramo della famiglia Tanari. A metà del ‘500 il palazzo, noto come CASA PASI venne rimaneggiato in forme del tardo rinascimentali toscano con un portale ornato di conci di arenaria a punta di diamanite e finestre con cornici aggettanti. Appena più in basso è situato il vasto complesso di CASA NEGRI, risalente alla seconda metà del 500, edificato da un altro ramo della famiglia Tanari. Sulla piazzetta alitistante si trovava, fino agli anni 1960 la residenza comunale, poi trasferita in quello che è diventato il centro del paese. TORRE DEL GUANELLA Un importante complesso architettonico, con funzioni difensive e amministrative, dei secoli XII-XIV, recentemente reataurato, comprende anche l’isolata torre di guardia della Guanella ORATORIO DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA si trova a lato della chiesa parrocchiale di Gaggio Montano, fu detto anche Oratorio di Santa Maria dei Morelli Di antica origine tre-quattrocentesca, il complesso e si compone di due edifici, il più antico dei quali (sec. XIII-XIV) conserva un pregevole DIPINTO a olio del tardo ‘400 raffigurante CRISTO PORTACROCE con la Madonna e San Giovanni Evangelista.
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BORGO LAGAZZANA In the lower part of the village of Gaggio Montano, rises the BORGO called LAGAZZANA. The ancient village built at the foot of the “Sasso di Rocca” has remained unchanged over time transmitting to us the ancient urban fabric and the architectural features of the individual buildings. It dates back to the 14th century when it was built by a branch of the Tanari family. In the middle of the 16th century the palace, known as CASA PASI, was reworked in late Tuscan Renaissance forms with a portal adorned with diamonds-like sandstone ashlars and windows with projecting frames. Just below is the vast complex of CASA NEGRI, dating back to the second half of the sixteenth century, built by another branch of the Tanari family. Up until the 1960s, the municipal residence was located on the opposite small square, then moved to what became the center of the village. An important architectural complex, with defensive and administrative functions, of the XII-XIV centuries, recently restored, also includes the isolated Guanella watchtower. the Oratory of Saint John the Evangelist. Located next to the parish church of Gaggio Montano, it was also called the Oratory of Santa Maria dei Morelli Of ancient fifteenth-fifteenth-century origin, the complex consists of two buildings, the oldest of which (13th-14th century) preserves a valuable oil painting from the late 1400s depicting CHRIST PORTACROCE with the Madonna and Saint John the Evangelist.
Gastronomia In queste zone le mucche pascolano nei campi e alcune aziende agricole si sono guadagnate il bollino di prodotto tipico della provincia di Bologna perché con impegno, si attengono ai principi dalla tradizione dell’allevamento degli animali con prodotti coltivati dalla terra bolognese con cereali e fieno senza additivi. Gli insaccati per esempio, la salsiccia preparata secondo la ricetta tramandata dalla civiltà contadina , che prevede l’uso di carni nobili del maiale e condita con solo sale, pepe ed aromatizzata con un pò di vino, senza uso di conservanti o altri prodotti. Un omaggio alla Salsiccia che oltre ad essere buona ai ferri, qui si usava e tuttora si usa farla anche in umido con i fagioli.
Salsiccia in umido con fagioli Ingredienti per 6 persone • 750 GR. Salsiccia fresca • 220 gr. Fagioli secchi o 650 gr. se freschi con il baccello • 120 gr. di pomodori pelati o passata a secoda dei gusti. • Prezzemolo • 1 cipolla • 2 spicchi d’aglio • 1 cucchiaio di olio
Preparazione Fate bollire i fagioli e levateli al dente. Imbiondite un battuto di cipolla e aglio nell’olio. Aggiungete il pomodoro, cuocere 8 minuti circa. Unite la salsiccia a pezzetti, forata. Lasciate cuocere mezzora e aggiungete i fagioli e il prezzemolo, lasciate andare per 20 – 25 minuti. La nonna Concetta me la faceva mangiare con la polenta, buonissima anche con le tigelle o pane, il sughetto si presta alla scarpetta!
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Grizzana Morandi
www.comune.grizzanamorandi.bo.it
GRIZZANA MORANDI Grizèna in dialetto bolognese montano medio Abitanti: Grizzanesi Comune Via Pietrafitta, 52 . ..................tel 051 6730311 Proloco Grizzana Morandi Biblioteca Via Pietrafitta, 46 .................tel. 051 6730329
Grizzana Morandi di 3.890 abitanti. Originariamente solo Grizzana, nel 1985 ha modificato il toponimo aggiungendovi il cognome del pittore Giorgio Morandi, che a lungo vi soggiornò. Fa parte dell’Unione dell’Appennino Bolognese. Le frazioni sono:, Ponte, Savignano, Scola, Bivio Marnè, Piandisetta, Monteacuto Ragazza, Carviano, Oreglia, Stanco, Veggio, Tavernola, Tudiano, Salvaro.
Grizzana Morandi of 3,890 inhabitants. Originally only Grizzana, in 1985 it changed the toponym adding the surname of the painter Giorgio Morandi, who stayed there for a long time. It is part of the Bolognese Apennine Union. The hamlets are :, Ponte, Savignano, Scola, Bivio Marnè, Piandisetta, Monteacuto, Carviano, Oreglia, Stanco, Veggio, Tavernola, Tudiano, Salvaro.
ROCCHETTA MATTEI Lo storico ed affascinante castello è stato edificato nel 1850 dal Conte Cesare Mattei sulle rovine di un antico maniero risalente al 1200. Il Conte Mattei era un letterato e politico, ma divenne soprattutto noto per i suoi studi nell’ambito della disciplina dell’Elettromeopatia, una scienza mutuata dai principi dell’omeopatia, che ebbe un grande successo su scala mondiale richiamando al castello uomini e donne di tutti i ceti. Durante la sua vita il Conte modificò più volte la struttura dell’edificio rendendola un intreccio labirintico di torri, scalette e camere dai variopinti stili, dal medievale al moresco. Attorno al castello, il Conte edificò una serie di villini climatici dove far risiedere i pazienti.
ROCCHETTA MATTEI The historic and fascinating castle was built in 1850 by Count Cesare Mattei on the ruins of an ancient manor dating back to 1200. The Count Mattei was a scholar and politician, but he became known above all for his studies in the field of the Electro-pathopathy discipline, a science borrowed from the principles of homeopathy, which had a great success on a world scale, recalling to the castle men and women of all classes. During his life the Count changed the structure of the building several times, making it a maze of towers, stairways and rooms with colorful styles, from
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CASA MORANDI Costruita alla fine degli anni ’50, Casa Morandi è stata donata al Comune di Grizzana con lascito testamentario da Maria Teresa Morandi, scomparsa il 2 agosto 1994, a condizione che venisse mantenuta nello stato in cui si trovava e che fosse resa disponibile ai visitatori. La casa a due piani è stata progettata tenendo come punto di riferimento la casa di fronte, casa Veggetti, dove la famiglia Morandi venne ospitata a partire dal 1913, e sorge sul punto da dove l’artista amava riprendere il paesaggio grizzanese, in particolare i Fienili del Campiaro, Casa Veggetti e Villa Tonelli ma anche le Case della Sete e Lilame con lo sfondo dei monti di Veggio. All’interno di casa Morandi di particolare interesse sono la biblioteca, lo studio e la camera da letto. PARCO DI MONTOVOLO-VIGESE Il Parco di Montovolo ha un’estensione di 79,5 ettari, offre al visitatore interessanti spunti sia di tipo ambientale che storico. Il luogo è innanzitutto di grande interesse geologico e paesaggistico in quanto la sua configurazione risulta costituita dagli imponenti rilievi in arenaria emergenti dalle argille sottostanti. Sul “Balzo di Santa Caterina”, posto sulla sommità del monte nidificano alcune specie di rapaci (il falco pellegrino, il lanario). Nel parco si trova una ricchissima flora spontanea, boschi di latifoglie con splendidi castagni secolari, significativa la presenza del tiglio e di numerose orchidee. Al suo interno si trovano il Santuario di Montovolo e l’oratorio di Santa Caterina, con affreschi d’epoca risalenti al XII secolo. BORGO MEDIEVALE LA SCOLA Il Borgo La Scola di Vimignano è un piccolo e ben conservato centro appenninico pervenutoci quasi intatto perchè isolato dalle principali vie del fondo valle. La sua esistenza risale al VI sec. ma è sicuramente documentata dal 1385. La Scòla è un complesso di case-torri dei secoli XV e XVI, raccordate da archi passanti, alcune delle quali rispecchiano l’influenza di un linguaggio architettonico colto. All’ingresso di levante, si trova la cosiddetta edicola, di SAN ROCCO che è in realtà una mestà eretta nel sec XV sec. ad onore del Crocefisso.
the medieval to the Moorish. Around the castle, the Count built a series of climatic villas where the patients lived. CASA MORANDI Built in the late 1950s, Casa Morandi was donated to the Municipality of Grizzana with a testamentary bequest by Maria Teresa Morandi, who passed away on 2 August 1994, on condition that it was maintained in the state in which it was located and that it was made available to visitors. The two-storey house was designed with the opposite house, Casa Veggetti, as a reference point, where the Morandi family was housed since 1913, and stands on the spot where the artist loved to capture the Grizzano landscape, in particular .Inside the Morandi house of particular interest are the library, the study and the bedroom. PARCO DI MONTOVOLO-VIGESE The Park of Montovolo covers an area of 79.5 hectares, offering visitors interesting insights both of an environmental and a historical nature. On the “Balzo di Santa Caterina”, located on the top of the mountain, some species of birds of prey nest (the peregrine falcon, the lanner). In the park there is a very rich spontaneous flora, broad-leaved woods with splendid centuries-old chestnut trees, significant presence of the lime tree and numerous orchids. Inside there are the Sanctuary of Montovolo and the oratory of Santa Caterina, with period frescoes dating back to the 12th century. BORGO MEDIEVALE LA SCOLA Borgo La Scola di Vimignano is a small and well-preserved Apennine center that has survived almost intact because it is isolated from the main roads of the valley bottom. Its existence dates back to the 6th century. but it is certainly documented since 1385.La Scòla is a complex of tower-houses from the 15th and 16th centuries, connected by passing arches, some of which reflect the influence of a cultured architectural language. At the eastern entrance, there is the so-called newsstand, of SAN ROCCO which is actually a sadness built in the 15th century. in honor of the Crucifix.
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Tradizioni e Gastronomia GASTONOMIA DELL’APPENNINO BOLOGNESE Fiera della Cipolla (maggio) e Sagra di Re Zuccherino (15 agosto) a Grizzana Morandi
Naturalmente in questa zona la norcineria ha saputo trarre il meglio dai suini allevati allo stato brado nei boschi e la ricca tradizione della salumeria montanara ne è testimone, con salami, ciccioli e prosciutti tra i più gustosi. La cura nella cottura delle carni ha tramandato il dono di saper valorizzare al massimo il sapore dei diversi tagli.
Stinco di maiale alla birra di farro Procedimento Tritare le erbe ed unirle al sale grosso. Massaggiare gli stinchi col sale grosso aromatizzato ottenuto. Ungere una casseruola con l’olio, quindi disporvi gli stinchi e un paio di spicchi d’aglio interi. Ricoprire il tutto con la birra, quindi porre in forno caldo a 180° per circa un’ora. Togliere gli stinchi dalla casseruola, e tenerli da parte: prendere la salsa di fondo presente, privarla degli spicchi di aglio, porla in un tegame e farla ridurre sul fuoco. Rimettere gli stinchi nella casseruola e farli rosolare. Al momento di servirli accompagnarli con la salsa.
Ingredienti • 2 grossi stinchi di maiale tagliati a metà; • 1 litro circa di birra al farro; • sale grosso; • Olio extra vergine di oliva; • Rosmarino, Aglio e Salvia.
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Lizzano in Belvedere
www.comune.lizzano.bo.it
LIZZANO IN BELVEDERE Lizàn in dialetto bolognese cittadino Abitanti: lizzanesi o magoni Comune P.zza Marconi,6 . ........................tel 0534 51024 Biblioteca Via Roma, 51 ..........................tel. 0534 51822 Iat-Informazione Accoglienza Turistica P.zza Marconi, 6 ...................................................................tel. 0534 51052
Lizzano in Belvedere è un comune di 2216 abitanti e fa parte dell’Unione dell’Alto Reno, si trova all’estremo lembo dell’Appennino Bolognese e confina con Modena e Pistoia. All’interno della superficie del comune di Lizzano sorge il Parco regionale del Corno alle Scale. Istituito nel 1988 è un’area naturale protetta e occupa una superficie di 4974 All’interno del parco si trova il sito di interesse comunitario denominato Corno alle Scale, che copre una superficie leggermente inferiore (4582 ettari) rispetto all’intera area protetta.Un oasi montana, capace di coniugare in maniera perfetta ambiente e tradizioni con le esigenze del turismo moderno. Lizzano in Belvedere deriva parte del suo nome dal fatto che nel suo territorio in passato sorgeva il castello di Belvedere, posto in cima al Monte Belvedere territorio comunale, molto esteso e variegato, comprende 10 frazioni e numerose località: Farnè, Gabba, La Cà, Madonna dell’Acero, Monteacuto, Pianaccio, Poggiolforato, Querciola, Rocca Corneta, Vidiciatico.
Comune di Lizzano in Belvedere Proloco Lizzano in Belvedere
Lizzano in Belvedere is a town of 2216 inhabitants and is part of the Union of the Upper Rhine, is located at the extreme edge of the Bolognese Apennines and borders with Modena and Pistoia. Within the area of the municipality of Lizzano rises the Corno alle Scale Regional Park. Established in 1988 it is a protected natural area and occupies an area of 4974. Inside the park there is the site of Community interest called Corno alle Scale, which covers a slightly smaller area (4582 hectares) than the entire protected area. mountain oasis, able to perfectly combine environment and traditions with the needs of modern tourism. Lizzano in Belvedere derives part of its name from the fact that in its territory in the past there was the castle of Belvedere, located on top of the Monte Belvedere municipal territory, very extensive and varied, includes 10 hamlets and numerous places: Farnè, Gabba, La Cà, Madonna dell’Acero, Monteacuto, Pianaccio, Poggiolforato, Querciola, Rocca Corneta, Vidiciatico A hike suitable for everyone, not very demanding but very suggestive, on the Tuscan-Emilian Apennines. The main role in this itinerary is undoubtedly played by the Dardagna stream, whose west branch descends from Mount Spigolino and accompanies the traveler for good part of the journey, to then perform in repeated jumps. The fairy aspect of the forest within the Corno alle Scale Regional Park gives even more magic to the Dardagna Falls, which emerge among the vegetation in an exciting scenario.
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CASCATE DEL DARDAGNA Un’escursione ad anello adatta a tutti, poco impegnativa ma molto suggestiva, sull’Appennino Tosco-Emiliano.Il ruolo di protagonista in questo itinerario lo svolge indubbiamente il torrente Dardagna, il cui ramo ovest scende dal Monte Spigolino ed accompagna il viaggiatore per buona parte del tragitto, per poi esibirsi in ripetuti salti. L’aspetto fatato del bosco all’interno del Parco regionale del Corno alle Scale regala ancora più magia alle Cascate del Dardagna, che emergono tra la vegetazione in uno scenario emozionante.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’ACERO Il santuario è posto presso il confine fra Toscana ed Emilia ed è costruito su un piano, detto anticamente “di Zufardo”. Si affaccia sulla stretta vallata del torrente Dardagna, interrotta dal detto piano, il severo Corno alle Scale .La leggenda narra che due pastorelli, di cui uno sordomuto dalla nascita, erano a pascolare le pecore quando furono colti da una bufera di neve sebbene fosse piena estate. I due bambini si rifugiarono sotto un grande acero e, durante l’imperversare del maltempo, apparve la Madonna che fece acquistare l’udito e la parola al bambino sordomuto. MONTE ACUTO DELLE ALPI Monteacuto delle Alpi, uno dei tipici paesi in cima al monte, che sembra in equilibrio e dà l’impressione di dover cadere da un momento all’altro, ora di quà ora di là.
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SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’ACERO The sanctuary is located near the border between Tuscany and Emilia and is built on a floor, formerly called “di Zufardo”. Over looking the narrow valley of the Dardagna stream, interrupted by the said floor, the austere Corno alle Scale with its mountain court ... Legend has it that two shepherds, one of them deaf and mute from birth, were grazing sheep when they were caught in a snowstorm even though it was midsummer. The two children took refuge under a large maple tree and, during the storming of the weather, the Madonna appeared who had the deaf-mute child purchase her hearing and speech. MONTE ACUTO DELLE ALPI Monteacuto delle Alpi, one of the typical villages at the top of the mountain, which seems to be in equilibrium and gives the impression of having to fall from one moment to another, now from there now
CHIESA DI SAN MAMANTE L’edificio attuale fu eretto nel 1931, ma i resti dell’antica pieve in stile bizantino, dedicata a Mamante di Cesarea testimoniano la presenza più che millenaria di questa antica pieve.
Gastronomia Salmerino al cartoccio Ingredienti • 2 salmerini da 400 g circa • 2 limoni biologici non trattati • 4 cipollotti freschi • due cucchiai abbondanti di capperi sotto sale • 2 cucchiai pepe rosa • aneto • sale • olio extravergine
CHIESA DI SAN MAMANTE He current building was erected in 1931, but the remains of the ancient Byzantine-style parish church dedicated to Mamante di Cesarea testify to the more than millennial presence of this ancient church.
Lizzano In Belvedere è zona di produzione del Parmigiano Reggiano e di allevamento del pesce “salmerino”, dichiarato presidio Slow Food e che potreste provare a fare al cartoccio seguendo questa ricetta. Il salmerino è un pesce d’acqua dolce, di torrente, è considerato una scelta sostenibile dal punto di vista sia della sua pesca che degli allevamenti. E’ un pesce ricco di Omega 3 e la sua carne è saporita, ma delicata. La scelta del cartoccio non è casuale: in tempi brevi sia di preparazione, che di cottura, garantisce un ottimo risultato anche per i profumi del vostro piatto. 2 salmerini da 400 g circa
Preparazione Scaldate il forno a 175 °C. Eviscerate il pesce, sciacquate con acqua fredda e asciugatelo. Disponete sulla superficie di lavoro un foglio di carta da forno e su ogni foglio adagiate un pesce e salatelo fuori e dentro. Lavate e tagliate i limoni a fette, tagliate a rondelle i cipollotti puliti e distribuiteli in modo da creare un letto su cui andrete ad adagiare i vostri pesci. Tritate l’aneto e mescolatelo al pepe rosa in grani e ai capperi, precedentemente sciacquati con cura, poi distribuite il ripieno sia dentro la cavità del pesce, che intorno al salmerino stesso.
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Loiano www.loiano.eu
LOIANO Lujèn Abitanti: Loianesi Comune Via Roma, 55 ............................tel 051 6543600 Biblioteca Via Roma, 55 ........................tel. 051 6543617
Loiano un comune di 4 291 abitanti situato sull’Appennino tosco-emilianolungo la Strada statale 65 della Futa, a circa 35 chilometri a sud di Bologna e 73 chilometri a nord di Firenze. È uno dei 5 comuni membri dell’Unione Montana Valli Savena-Idice. Frazioni: Anconella, Barbarolo, Bibulano, Bibulano di Sopra, Ca’ di Balloni, Ca’ di Romagnolo, Ca’ di Taddeo, Campi, Casoni, Farnè, Fornace, Gnazzano, Guarda, Molinelli, Poggiolo-Valle di Barbarolo, Quinzano, Roncastaldo, Roncobertolo, Sabbioni, Scascoli, Stiolo, Trebbo, Valle .Loiano fa parte della strada dei vini e dei sapori Appennino Bolognese. Ci sono vari percorsi di cui ne diamo informazione di uno molto interessante “La Via Del Pane”. Chiesa parrochiale dei SS. Giacomo e Margherita Fondata dagli Agostiniani nel XIV sec., deriva il suo aspetto architettonico dall’intervento di un francescano insigne, Pier Jacopo dei dall’Olio, che costruì il coro, il presbitero e il campanile avvalendosi dell’architetto Mauro Bianchini. All’interno conserva un S. Giacomodi Denijs Calvaert, una statua della Madonna del Carmine di Angelo Peo’ e una Pietà in terracotta del sec. XVIII.
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Comune di Loiano
Chiesa parrochiale dei SS. Giacomo e Margherita Founded by the Augustinians in the 14th century, its architectural appearance derives from the intervention of a distinguished Franciscan, Pier Jacopo dei Dall’Olio, who built the choir, the presbyter and the bell tower using architect Mauro Bianchini. Inside it houses a S. Giacomodi Denijs Calvaert, a statue of the Madonna del Carmine by Angelo Peo ‘and a Pietà in terracotta from the century. XVIII.
OSSERVATORIO ASTRONOMICO Sul Monte Orzaleha sede la Stazione di Loiano dell’Osservatorio Astronomico di Bologna(struttura appartenente all’Istituto Nazionale di Astrofisica), inaugurata il 15 novembre del 1936. Il suo telescopio più ampio è intitolato al celebre astronomo Giovanni Domenico Cassini. Il telescopio (152 cm di diametro) è il più grande d’Italia dopo quello di Asiago; dispone anche di un secondo telescopio di dimensioni inferiori (60 cm di diametro). MULINO DI SCASCOLI Il complesso, costruito prima del 1681, e oggi quasi totalmente distrutto, era imponente e comprendeva anche un oratorio dedicato a S. Maria Maddalena. Pure dai ruderi si rileva, nell’ampiezza degli archi a sesto ribassato, oltre alla qualità del luogo, un’imponenza maestosa. Il canale convogliava nella botte, oltre alle acque del Torrente Savena, anche quelle del Rio Querze’; la portata disponibile permetteva così il funzionamento di ben quattro macine. Il collegamento fra le opposte sponde del Savena avveniva tramite un suggestivo ponte sospeso a funi d’acciaio, realizzato nel 1914 ed ancora esistente, seppur oggi appare estremamente degradato. LA VIA DEL PANE Sono ancora molti i borghi storici ed i centri rurali che custodiscono intatto e funzionante il forno a legna comune dove si cuoceva il pane. La consuetudine della sfornata, l’acqua di montagna, le distese di grano che colorano i pendii sono i protagonisti della Via del Pane, dove il pane si può ancora chiamare pane. La Via del Pane si snoda tra la strade e i sentieri dei Comuni di Loiano, Monghidoro e Monzuno. Oltre al percorso stradale che raccorda i tre centri e la suggestiva via dei Mulini sono state create tre passeggiate didattiche che rappresentano la filiera cerealicola. Campi di grano, sorgenti, Mulini a pietra e forni a legna sono le tappe di questi percorsi. A Loiano Il percorso inizia tra gli affascinanti ruderi del Molino di Scascoli, da qui si sale per una mulattiera fino al borgo, per poi arrivare alla sorgente quindi si riparte per entrare nella vallata della Serra e risalire fino al Farnè di sotto, in questo tratto si incontrano due splendidi forni a legna in due aziende agricole che potranno ospitarci per fare il pane. Dopodichè si scende attraverso un bosco di castagne per tornare in fondovalle. Se volete partecipare ad un Laboratorio di Panificazione nel forno a legna scrivete a info@stradappenninobolognese.it
OSSERVATORIO ASTRONOMICO On the Monte Orzale, there is the Loiano Station of the Astronomical Observatory of Bologna (a structure belonging to the National Institute of Astrophysics), inaugurated on November 15th 1936. Its widest telescope is named after the famous astronomer Giovanni Domenico Cassini. The telescope (152 cm in diameter) is the largest in Italy after that of Asiago; it also has a second smaller telescope (60 cm in diameter). LA VIA DEL PANE The Via del Pane winds through the streets and paths of the Municipalities of Loiano, Monghidoro and Monzuno. In addition to the road route that connects the three centers and the suggestive via dei Mulini, three educational walks have been created that represent the cereal production chain. Wheat fields, springs, stone mills and wood-fired ovens are the stages of these routes. In Loiano The route starts among the fascinating ruins of the Molino di Scascoli, from here you go up a mule track to the village, and then you get to the source, then you start again to enter the valley of the Serra and go up to the Farnè below, in this section two beautiful wood-fired ovens meet in two farms that can host us to make bread. Then you go down through a chestnut wood to return to the valley bottom. If you want to take part in a bread-making bakery in the bakery, write to info@ stradappenninobolognese.it
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Tradizioni e Gastronomia A Loiano si tiene a Luglio la “Festa d’la Batdura” rievocazione della “battitura” del grano, mercatini e “percorso tra i sapori della nonna”e Piatti tipici . Infatti il pane Alimento primario nella cultura contadina, simbolo di vita,...guai a sprecarlo! Tant’è che per le “Arżdòre”
(donne di casa o massaie) il pane raffermo è un ingrediente fondamentale per diverse ricette: passatelli, panzanella, pan cotto solo per citarne alcune. Tradizione di pane e cereali pubblichiamo una ricetta a tema.
Farro alla contadina Ingredienti • 250g di farro ben ammollato in acqua fredda • 150g di foglie di borragine • 300g di erbe miste di campo (tarassaco, crespino, cicoria, aspraggine, gattaiola), • qualche foglia di bietola • una cipolla • 3 spicchi d’aglio • 200g di polpa di pomodoro • brodo vegetale (un sedano, una carota, una cipolla, 2 spicchi di aglio) • 100g di olio extravergine di oliva; • formaggio Grana a piacere • sale e peperoncino.
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Procedimento Mondare il sedano, la carota, la cipolla e l’aglio e preparare un abbondante brodo vegetale che va poi filtrato. Pulire le altre verdure, tagliarle a pezzetti, metterle in una padella con un po’ di olio, farle insaporire velocemente e aggiungere il brodo vegetale. Unire la polpa di pomodoro e salare. Versare il farro, mescolare bene e cuocere a fuoco dolce, aggiungendo a piacere un pizzico di peperoncino. Si può insaporire, volendo, con una manciatina di parmigiano grattugiato. Perché no, metteteci una bella fetta di pane abbrustolita nel piatto e sarà una delizia!!! Qui troverete altre ricette tipiche dell’Appennino Bolognese.
Monghidoro
www.comune.monghidoro.bo.it
MONGHIDORO Mùnghidôr in dialetto bolognese montano medio Abitanti: monghidoresi Comune Via Matteotti, 1 ....................... tel 051 6555132 Biblioteca L.go Giovanni da Palestrina,1 .tel. 051 6555275
Monghidoro comune di 3.698 abitanti, È uno dei cinque comuni membri dell’Unione dei comuni Savena-Idice. 841 m s.l.m. e all’interno del territorio comunale varia da un minimo di 400 m s.l.m. a nord, ad un massimo di 1229 m s.l.m. sulla cima dell’Alpe, nella parte sud. Il capoluogo è quello con l’altitudine maggiore di tutta la Provincia di Bologna. Frazioni: Campeggio, Frassineta, Piamaggio, Vergiano, Ca del Costa. Monghidoro famosa in italia e all’estero per aver dato i natali a Gianni Morandi famoso cantante. ALPE DI MONGHIDORO È un’area di interesse naturalistico che si estende in una vasta porzione del territorio comunale sconfinando fino nella vicina Toscana. Si trova in una altitudine compresa tra gli 800 ed i 1290 metri di Monte Oggioli, il punto più alto dell’area compresa tra i comuni di Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro (BO) e Firenzuola (FI). CHIOSTRO DELLA CISTERNA Rappresenta tutto ciò che resta del monastero olivetano del Ramazzotto. Recentemente restaurato, si può notare il doppio ordine conventuale del loggiato cinquecentesco, il pozzo centrale per l’estrazione dell’acqua piovana resa potabile da filtri di carbone e i due più piccoli pozzi laterali che servivano al riempimento della cisterna per l’approvvigionamento idrico.
Iat Monghidoro
Monghidoro municipality of 3,698 inhabitants, It is one of the five municipalities members of the Union of the Savena-Idice municipalities. 841 m s.l.m. and within the municipal territory varies from a minimum of 400 m s.l.m. to the north, to a maximum of 1229 m s.l.m. on the top of the Alpe, in the southern part. The capital is the one with the highest altitude of the entire Province of Bologna. Fractions: Camping, Frassineta, Piamaggio, Vergiano, Ca del Costa. Monghidoro famous in Italy and abroad for having given birth to Gianni Morandi famous singer. ALPE DI MONGHIDORO It is an area of natural interest that extends over a vast portion of the municipal territory, trespassing into nearby Tuscany. It is located at an altitude between 800 and 1290 meters of Monte Oggioli, the highest point of the area between the municipalities of Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro (BO) and Firenzuola (FI).
CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA Costruita tra il 1950 e 1951 su progetto dell’architetto Luigi Vignali e completata con la costruzione del campanile a base ottagonale realizzato esclusivamente in arenaria dagli scalpellini locali, terminato nel 1991. All’interno è presente la mostra di arte sacra nella sala Don Bosco.
CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA Built between 1950 and 1951 to a design by the architect Luigi Vignali and completed with the construction of an octagonal-based bell tower made of sandstone from local stonemasons, completed in 1991. Inside the exhibition of sacred art in the Don Bosco room.
MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA Il Museo si trova in località Piamaggio, a circa 3 km da Monghidoro. Questo piccolo museo raccoglie una serie di oggetti testimoni della civiltà contadina dell’Appennino. Per poter illustrare meglio al visitatore i momenti di vita contadina di un tempo, sono state ricostruite le ambientazioni più significative: la cucina, la camera da letto e la stalla. Inoltre è presente anche una sezione dedicata ai vecchi mestieri.Il museo è in espansione; sono previste sezioni dedicate ai mulini ad acqua ed alla lavorazione della pietra.
MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA The Museum is located in Piamaggio, about 3 km from Monghidoro. This small museum contains a series of objects that testify to the farming culture of the Apennines. In order to better illustrate to the visitor the moments of rural life of the past, the most significant settings have been reconstructed: the kitchen, the bedroom and the stable. There is also a section dedicated to old trades. The museum is expanding; there are sections dedicated to water mills and stone processing.
LA VIA DEL PANE Borgo di Piamaggio. Il percorso inizia al Museo della civiltà contadina, da qui si sale alla sorgente di Cà di Bruscandoli per poi scendere attraverso un vero e proprio percorso naturalistico fino al Mulino Mazzone, dove si concentrano tre punti tappa: il mulino, il forno a legna e la zona di produzione cerealicola, qui è possibile vedere il funzionamento dell’antico mulino e fare il pane. A questo punto si risale fino al centro del paese.
LA VIA DEL PANE Borgo di Piamaggio. The route begins at the Museum of Civilization peasant, from here go up to the Cà di Bruscandoli spring and then descend through a real naturalistic path up to the Mill Mazzone, where three stop points are concentrated: the mill, the wood-burning oven and the cereal production area, here it is possible to see the operation of the old mill and making bread. At this point, climb up to center of the country.
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Strappe o strapponi col sugo povero Si impastava la farina con acqua fino a fare un impasto consistente che veniva tirato con il matterello infarinando bene. Poi si arrotolava tutta la sfoglia sul matterello e, tenendolo con una mano appoggiato alla parete di fondo del camino, con l’altra si strappavano pezzi di pasta che venivano gettati nell’acqua bollente del paiolo. La pasta veniva scolata e condita con il sugo povero : un trito di lardo veniva fatto soffriggere con un po’ di olio (non sempre) e aglio - che veniva tolto - e con della cipolla e ciuffi di prezzemolo tritati. Si aggiungeva un po’ di conserva di pomodoro diluita con acqua e si terminava di cuocere. La versione moderna prevede l’aggiunta di uova all’impasto di farina e ovviamente la cottura avviene su di un normale fornello. Il sugo si fa sostituendo il lardo con la pancetta. Questo piatto era comune in tutte le famiglie dell’Appennino. (info. Dal comune di Camugnano)
Stiancun cun l’ajedastracciati con l’aglio Tipicamente locali, tra cui gli stiancun cun l’ajeda, una sottilissima sfoglia di farina e acqua strappata a mano direttamente sull’acqua in ebollizione (da cui il nome dialettale stiancun, “strappato”) e condita con un sugo, preparato in precedenza, di aglio e noci pestate finemente e bolliti nel latte. Per la riscoperta di questo piatto, nel 1972 l’Accademia italiana della cucina assegnò un premio a due personalità locali: Carlo Berti e lo scrittore-edicolante Carlo “Mazzi” Calzolari.
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Monterenzio www.comunemonterenzio.eu
MONTERENZIO Muntarènzi Abitanti: Monterenziani Comune Piazza Guerrino De G., 1 ............tel 051 979002 Biblioteca Via Idice 58/a . ......................tel. 051 6556104
Monterenzio è un comune di di 6 081abitanti È uno dei cinque comuni membri dell’Unione Montana Valli Savena-Idice. Il territorio di Monterenzio, adagiato tra le valli dei torrenti Sillaro ed Idice, costituisce uno dei più ampi comuni dell’Appennino sud orientale della provincia di Bologna. La sua particolare conformazione lo vede estendersi lungo le due valli, a partire da pochi chilometri a sud della via Emilia per terminare al confine con la Toscana. Dal punto di vista insediativo non è individuabile un centro storico attorno al quale, nel tempo, si sia sviluppata una periferia, bensì è riscontrabile la presenza di diverse frazioni. Ciò è imputabile, oltre a ragioni storiche, alla particolare morfologia del territorio che da sempre ha impedito l’espansione di un unico nucleo a favore invece di una realtà policentrica. Il comune di Monterenzio, nel suo attuale assetto databile 1860, è il risultato dell’aggregazione di 11 antiche comunità locali ancora oggi presenti anche se popolate in maniera tra loro molto diversa: Pizzano, Vignale, Sassuno, Farneto, Rignano, Monterenzio, Cassano, Castelnuovo, Bisano, San Benedetto del Querceto e Villa di Sassonero. Tutte in passato dotate di chiese parrocchiali presenti già nel 1300 ed alcune ancora oggi visibili seppur modificate, molte delle comunità erano fornite di castello o rocca fortificata ormai scomparsi, e costituivano i nuclei insediativi attorno ai quali si distribuiva la popolazione. Le ovvie ragioni difensive imposero l’ubi-
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Comune di Monterenzio Proloco Monterenzio
Monterenzio is a town of 6 081 inhabitants. It is one of the five municipalities belonging to the Montana Valli Savena-Idice Union. The territory of Monterenzio, nestled between the valleys of the Sillaro and Idice torrents, is one of the largest municipalities in the southeastern Apennines of the province of Bologna. Its particular conformation sees it extend along the two valleys, starting from a few kilometers south of the Via Emilia and ending at the border with Tuscany. From the settlement point of view it is not possible to identify a historical center around which, over time, a periphery has developed, but the presence of various fractions can be found. This is attributable, in addition to historical reasons, to the particular morphology of the territory that has always prevented the expansion of a single nucleus in favor of a polycentric reality instead. The municipality of Monterenzio, in its current structure dating back to 1860, is the result of the aggregation of 11 ancient local communities which are still present even though populated in a very different way: Pizzano, Vignale, Sassuno, Farneto, Rignano, Monterenzio, Cassano, Castelnuovo, Bisano, San Benedetto del Querceto and Villa of Sassonero. All in the past equipped with parish churches already present in 1300 and some still visible although
cazione di quasi tutti i borghi in posizioni elevate per una più facile sorveglianza del territorio. Il nome stesso di Monterenzio testimonia la presenza dei romani, derivando dal toponimo latino Mons Renzuli monte posto a levante dall’attuale capoluogo. risale al 998, da un placito di Olderico quale giudice dell’Imperatore Ottone III. SAVAZZA La frazione di Savazza è costituita da un piccolo nucleo urbano di poche case, sviluppatosi alla fine del secolo IX, attorno ad un mulino che fungeva anche da locanda per i viandanti. All’interno delle locanda campeggiava la scritta (in dialetto locale): «Que s’magna ben e s’bevv dal bon ven ch’ogni furestir s’avvazza.» «Qui si mangia bene e si beve del buon vino che ogni forestiero si avvezza» Da quest’ultima parola (s’avvezza) deriva il nome della località. QUERCETO La frazione di San Benedetto del Querceto è situata al confine Sud del territorio comunale. La comunità cattolica presente venera la Madonna della Cintura, cui è dedicata l’ultima domenica di agosto con la tradizionale Festa Grossa.
modified, many of the communities were equipped with a castle or fortress that had now disappeared, and constituted the settlements around which the population was distributed. The obvious defensive reasons imposed the location of almost all the villages in high positions for easier surveillance of the territory. The very name of Monterenzio testifies to the presence of the Romans, deriving from the Latin toponym Mons Renzuli, a mountain located east of the current capital. dates back to 998, from a placito of Olderico as judge of the Emperor Otto III. QUERCETO The village of San Benedetto del Querceto is located on the southern border of the municipal area. The present Catholic community venerates the Madonna della Cintura, which is dedicated on the last Sunday of August with the traditional Festa Grossa. MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO “Luigi Fantini” The “Luigi Fantini” Museum of Monterenzio documents the history of the population of the Idice and Zena valleys and exhibits the materials that, starting in the 1980s, were recovered in the excavation campaigns of the Etruscan-Celtic settlement of Monte Bibele.
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO “Luigi Fantini” Il Museo “Luigi Fantini” di Monterenzio documenta la storia del popolamento delle valli dell’Idice e dello Zena ed espone i materiali che, a partire dagli anni ottanta, sono stati recuperati nelle campagne di scavo dell’insediamento etruscoceltico di Monte Bibele.
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Gastronomia
RICETTA DELL’APPENNINO BOLOGNESE dove oltre al parmigiano si producono formaggi di grande qualità e qui la ricotta fresca permette piatti fantastici come questo: GRAMIGNA ALLA RICOTTA oppure ricotta e salsiccia
Gramigna alla ricotta Procedimento Lavorare la Ricotta in un tegame e cominciate a lavorarla fino renderla morbida, metre il parmigiano e e sale pepe o peperoncino. Scaldate burro in una padella una volta cotta la gramigna buttatela in padella nel burro caldo,mescolate e spegnete il fuoco e aggiungete subito la ricotta e mescolate bene A piacere una spolveratina di prezzemolo, se piace, al momento di servire. Variante con l’aggiunta di salsiccia si usa ricotta di Mucca Si soffrigge la salsiccia si allunga con un mezzo bic. di latte si lascia evaporare un po’ e scolata la pasta si fa saltare un attimo in padella con la salsiccia, spegnere il fuoco e aggiungere la ricotta precedentemete lavorata con aggiunta di un pò d’ acqua di cottura per renderla cremosa servire con parmigiano grattugiato e scaglie di grana sopra.
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Ingredienti per 6 persone • 600 GR. gramigna • 100 GR. Parmigiano gratugiato • 350 Ricotta di pecora • 50 GR Burro • sale • pepe o peperoncino
MOnzuno
www.comune.monzuno.bologna.it
MONZUNO Munzón in dialetto bolognese Abitanti: Monzunesi Comune Via Casaglia,4 . ........................ tel 051 6773311 Biblioteca Via Casaglia,1........................tel. 051 6770307
Monzuno è un comune di 6.359 abitanti ed è uno dei comuni membri dell’Unione dell’Appennino Bolognese. In questa località sono molte le reminiscenze pagane: in tutta la zona infatti, i nomi ricordano divinità greche e lo stesso nome del paese dovrebbe essere la trasformazione di Mons Junonis, Monte Giunone. Il territorio del Comune di Monzuno si colloca tra le valli del Setta, del Savena e del Sambro(che rappresentano i tre principali corsi d’acqua della zona), Il capoluogo si trova ad un’altitudine di 632 metri sul livello del mare, mentre la vetta più alta (e tra le principali dell’Appennino Bolognese) è Monte Venere, a 996 m. Il territorio è attraversato, tra Monte Adone e Monte Venere, dalla Via degli Dei, importante percorso che consente agli escursionisti di attraversare l’Appennino da Bologna a Firenze a piedi, a cavallo o in mountain bik, Via del Pane percorso didattico. CASTELLO DI MONTORIO Il castello di Montorio è uno dei più antichi della provincia di Bologna, ricordato già in un documento del 1170. Del castello, circondato da un piccolo borgo, si cominciano ad avere notizie nella prima metà del XIII secolo, e faceva parte dei territori bolognesi. Proprietari del castello erano i conti di Panico.
Proloco Monzuno
Monzuno is a town of 6,359 inhabitants and is one of the common members of the Union of the Appennino Bolognese. In this locality there are many pagan reminiscences: in the whole area in fact, the names are reminiscent of Greek divinities and the same name of the town should be the transformation of Mons Junonis, Monte Giunone. The territory of the Municipality of Monzuno is located between the Setta, Savena and Sambro valleys (which represent the three main rivers in the area), The capital is located at an altitude of 632 meters above sea level, while the highest peak (and among the principal ones of the Bolognese Apennines) is Monte Venere, at 996 m. The territory is crossed, between Monte Adone and Monte Venere, by the Via degli Dei, an important route that allows hikers to cross the Apennines from Bologna to Florence on foot, on horseback or on mountain bik, Via del Pane educational path. CASTELLO DI MONTORIO The castle of Montorio is one of the oldest in the province of Bologna, already mentioned in a document dated 1170. The castle, surrounded by a small village, began to have news in the first half of the 13th century, and was part of the Bolognese territories. The owners of the castle were the accounts of Panico.
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PINACOTECA BERTOCCHI COLLIVA L’allestimento di questo piccolo museo riporta nel paese dell’Appennino Bolognese, luogo amato dai due artisti, una parte del patrimonio della Fondazione stessa. Vi sono già esposte oltre 50 opere pittoriche di Nino Bertocchi, paesaggista legato alla tradizione ottocentesca, critico d’arte e insegnante all’Accademia di Belle Arti di Bologna, cui presto si aggiungeranno alcune importanti opere di Lea Colliva, anche lei docente presso l’Accademia ed artista che si è cimentata con vari generi, lasciandosi influenzare anche da correnti più moderne.
PINACOTECA BERTOCCHI COLLIVA The layout of this small museum shows part of the heritage of the Foundation in the town of the Bolognese Apennines, a place loved by the two artists. Over 50 pictorial works by Nino Bertocchi, a landscape painter linked to the nineteenth-century tradition, art critic and teacher at the Bologna Academy of Fine Arts, have already been exhibited, to which some important works by Lea Colliva, also a lecturer at the Academy and artist who has experimented with various genres, letting themselves be influenced by more modern currents.
LA VIA DEL PANE La passeggiata inizia nel centro del paese, quindi si sale in direzione Montevenere e si incontra la sorgente del mulo, si prosegue costeggiando il monte su una strada di crinale, poi si scende per il bosco fino ad incontrare il forno a legna presso la Baita degli Alpini dove è possibile fermarsi per fare il pane o proseguire per vedere il mulino del Pero e risalireal centro del paese attraverso una zona di produzione cerealicola. Sagra dei marroni e tartufesta ad ottobre
LA VIA DEL PANE The walk starts in the center of the village, so go up towards it Montevenere and meet the source of the mule, continue along the coast the mountain on a ridge road, then descend through the woods up to meet the wood-burning oven at the Baita degli Alpini where it is possible stop to make bread or continue to see the Pero mill and go up again in the center of the country through a cereal production area.
Panspeziale Panspzièl
Ingredienti • 250 gr. di farina; • 150 gr. di miele; • 120 gr. di zucchero; • 100 gr. di uvetta; • 100 gr. di cedro; • 100 gr. di pinoli; • 100 gr. di mandorle dolci; • 100 gr. di cioccolato fondente; semi di anice; bicarbonato; 2 dl. di acqua.
Qui trovate altre ricette tipiche di Monzuno
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Procedimento Unite zucchero, miele, i semi di anice, il bicarbonato e l’acqua calda. Mescolate bene e unite l’uvetta, il cedro a pezzettini, i pinoli, le mandorle e il cioccolato grattugiato. Mettete l’impasto in una teglia da forno imburrata e fate cuocere in forno.
S. Benedetto Val di Sambro
www.comune.sanbenedettovaldisambro.bo.it
SAN BEBEDETTO VAL DI SAMBRO San Bandàtt in dialetto bolognese Abitanti: Sanbenedettesi Comune Via Roma, 39 ............................ tel 0534 95113 Biblioteca Via Marconi, 30 ...................... tel. 0534/95103
Comune di San Benedetto Val di Sambro
San benedetto Val di Sambro è un comune di 4.165 abitanti È uno dei comuni membri dell’Unione dell’Appennino Bolognese. Il monte più elevato è monte Bastione(1190 m s.l.m.), seguito dal monte dei Cucchi(1140 m s.l.m.). Le valli del Savena e del Setta lo attraversano ai lati da sud a nord. Nel mezzo si trovano le valli del Sambruzzo e del Sambro, che dà il nome al Comune Tra gli altri corsi d’acqua ricordiamo il Rio Voglio che dà il nome alla frazione di Pian del voglio. Degno di nota anche il lago di Castel dell’Alpi.
San benedetto Val di Sambro is a town of 4,165 inhabitants It is one of the common members of the Union of the Appennino Bolognese. The highest mountain is Monte Bastione (1190 m asl), followed by the Monte dei Cucchi (1140 m asl). The Savena and Setta valleys cross it from south to north on the sides. In the middle are the valleys of Sambruzzo and Sambro, which gives its name to the Municipality. Among the other waterways we remember the Rio Voglio that gives its name to the fraction of Pian del voglio. Also noteworthy is the lake of Castel dell’Alpi.
LAGO CASTEL DELL’ALPI Il lago è situato nell’alta valle del Savena, a circa 700 metri sul livello del mare. Si è formato in seguito a una grande frana che, nel febbraio del 1951, si è staccata dal versante sinistro della valle e ha bloccato, proprio come una diga, il corso del torrente Savena, qui lungo appena 6 km. Il borgo di Castel dell’Alpi, prima situato proprio sulla sponda sinistra del torrente, venne completamente distrutto da questo evento, che tuttavia risparmiò la chiesa e il suo campanile. Ora il borgo è stato in parte ricostruito sulla sponda destra del lago, il quale è ora diventato una gradita meta turistica, soprattutto in estate. Questo piccolo lago è l’unico tra quelli della provincia di Bologna ad essersi formato in modo naturale: infatti i laghi di Suviana, Brasimone e Santa Maria sono tutti artificiali.
LAGO CASTEL DELL’ALPI The lake is located in the upper Savena valley, about 700 meters above sea level. It was formed following a major landslide which, in February 1951, broke away from the left side of the valley and blocked the course of the Savena stream, just 6 km long, just like a dam. The village of Castel dell’Alpi, previously located right on the left bank of the stream, was completely destroyed by this event, which however saved the church and its bell tower. Now the village has been partly rebuilt on the right bank of the lake, which has now become a welcome tourist destination, especially in summer. This small lake is the only one among those in the province of Bologna to have formed naturally: in fact the lakes of Suviana, Brasimone and Santa Maria are all artificial.
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PIAN DEL VOGLIO Il nucleo storico di Pian del Voglio si raccoglie attorno alla piazza detta “del Mercato”, i cui edifici circostanti rimandano ai primi secoli dopo l’anno 1000: il palazzo pretorio detto della “Dogana”, ove si amministrava la giustizia; l’osteria, la locanda, il forno, la macelleria, la burraia, il fabbro, le botteghe artigiane raccolte sotto il porticato. Della chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista, situata su un poggio a ovest della piazza, esistono tracce prima dell’anno Mille; ristrutturata più volte nei secoli successivi, intorno al XVII secolo fu ampliata e dotata di un campanile stile romanico; nel 1906 fu inaugurato l’attuale campanile, alto alla guglia 27 metri: in esso è collocato un concerto di quattro campane
Tagliatelle al ragù con tartufo Ingredienti per 6 persone Per la pasta: • 6 uova • 600 g di farina Per il ragù: • 300 g di polpa di maiale macinato • 300 gr. di muscolo di manzo macinato • 100 g di pancetta macinata o guanciale • 100 g di mortadella • olio di oliva, sedano, carota e cipolla tritati • vino bianco o rosso • 400 g di pomodoro • sale e pepe • tartufo.
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PIAN DEL VOGLIO The historic core of Pian del Voglio is gathered around the square called “del Mercato”, whose surrounding buildings refer to the first centuries after the year 1000: the praetorian palace known as the “Dogana”, where justice was administered; the tavern, the inn, the oven, the butcher’s, the burraia, the blacksmith, the artisan shops gathered under the portico. Traces of the Archpriest Church of San Giovanni Battista, situated on a hillock to the west of the square, exist before the year 1000; restored several times in the following centuries, around the seventeenth century it was enlarged and equipped with a Romanesque style bell tower; in 1906 the current bell tower was inaugurated, high at the spire 27 meters: in it is a concert of four bells.
Procedimento Formate una fontana con la farina, sgusciatevi le uova e impastare con cura. Fate riposare l’impasto coperto e tirate la sfoglia con il mattarello, fino a uno spessore piuttosto sottile. Lasciate asciugare la sfoglia per un po’, quindi avvolgetela su se stessa formando un rotolo e tagliate con un coltello affilato le tagliatelle di una larghezza di circa 6 mm. Per il ragù fate soffriggere, in un tegame, sedano, carota e cipolla in olio di oliva, unite la carne tritata, fatela rosolare a lungo, affinché rimanga leggermente croccante; bagnate con il vino, lasciate evaporare e aggiungete la passata di pomodoro. Portate a cottura, regolate di sale e pepe, rammentate che la cottura deve essere piuttosto lunga (non meno di 2 o 3 ore) a fuoco lentissimo. Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua salata e bollente e conditele con il ragù e con abbondanti lamelle di tartufo.
Valsamoggia
www.comune.valsamoggia.bo.it
VALSAMOGGIA Valsamûz in dialetto bolognese Abitanti: Samodiani Comune Piazza Garibaldi, 1 ..................... tel 051 836411 Fondazione Rocca dei Bentivoglio Via Contessa Matilde, 10 . .........................tel. 051 836430
Comune Valsamoggia
Valsamoggia 31.170 abitanti è situata nella città metropolitana di Bologna, ad ovest del capoluogo verso il territorio modenese. Il suo territorio è generalmente collinoso e comprende anche la zona di pianura pedecollinare, nella quale sono situati Bazzano e Crespellano. L’area è caratterizzata da intensa urbanizzazione, che comunque non ha soppresso le tradizionali attività agricole e di allevamento intensivo. L’area pedecollinare è fortemente industrializzata. Valsamoggia è interamente compresa nel bacino imbrifero del torrente Samoggia, tributario del fiume Reno.
Valsamoggia 31,170 inhabitants is located in the metropolitan city of Bologna, to the west of the capital towards the Modena area. Its territory is generally hilly and also includes the area of the foothills plain, in which Bazzano and Crespellano are situated. The area is characterized by intense urbanization, which in any case has not suppressed the traditional agricultural and intensive farming activities. The foothill area is highly industrialized. Valsamoggia is entirely included in the catchment basin of the Samoggia stream, a tributary of the Reno river.
PARCO REGIONALE DELL’ABBAZIA DI MONTEVEGLIO Nel Parco esiste una rete di percorsi strutturata in modo da garantire la scoperta dell’intero territorio. La fruizione dell’area è possibile esclusivamente lungo questi percorsi, tutti ben segnalati e tabellati, distinti in Sentieri Natura ed Itinerari. Vi consigliamo di lasciare l’auto nel parcheggio del Centro Parco e di muovervi a piedi alla scoperta di questa piccola ma affascinante area protetta. Qui gli itinerari.
PARCO REGIONALE DELL’ABBAZIA DI MONTEVEGLIO In the Park there is a network of routes structured to guarantee the discovery of the entire territory. The use of the area is only possible along these routes, all well signposted and marked, divided into Nature Trails and Routes. We advise you to leave your car in the parking lot of the Park Center and to move on foot to discover this small but fascinating protected area. Here the itineraries.
ABBEY OF SANTA MARIA ASSUNTA, or abbey of Monteveglio is a place of worship set in Monteveglio, built at the behest of Matilde di Canossa as a sign of gratitude for the victory it had over the emperor Henry IV. The abbey, in Romanesque style, was built adjacent to a preexisting church of the 5th century. In 1455, it was entrusted to the Canons Laternanensi of San Giovanni in Monte of Bologna, replacing the previous religious order present: the Canons Regular of San Frediano di Lucca. The abbey is now held by the Franciscans of the order of the Brothers of St. Francis.
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ABBAZIA DI SANTA MARIA ASSUNTA, o abbazia di Monteveglio è un luogo di culto sito a Monteveglio, eretto su volere di Matilde di Canossa in segno di ringraziamento per la vittoria avuta sull’imperatore Enrico IV L’abbazia, in stile romanico, è stata costruita adiacente a un chiesa preesistente del V secolo. Nel 1455, venne affidata ai Canonici Laternanensi di San Giovanni in Monte di Bologna, sostituendosi al precedente ordine religioso presente: i Canonici Regolari di San Frediano di Lucca. L’abbazia ora è tenuta dai francescani dell’ordine dei Fratelli di San Francesco. ROCCA DEI BENTIVOGLIO La Rocca dei Bentivoglio è un castello situato a Bazzano nel comune di Valsamoggia, in provincia di Bologna. La Rocca dei Bentivoglio di Bazzano Citata per la prima volta nel 1019, ma probabilmente di origini più antiche, venne totalmente riedificata per volere del marchese Azzo VIII d’Este tra il 1296 e il 1317 e trasformata in seguito in residenza signorile da Giovanni II Bentivoglio a partiredal 1473. Attualmente è sede della omonima fondazione ed ospita il Museo civico archeologico Arsenio Crespellani e sale per le attività culturali del comune, il centro musica, la mediateca intercomunale e il centro studi “Tommaso Casini”. Famoso festival del tartufo di savigno” TARTÓFLA SAVIGNO” che si tiene tutti gli anni a Novembre. Il tartufo bianco è un fungo spontaneo ipogeo, ossia sotterraneo, che cresce a 10-40 cm di profondità; si trova nei boschi del primo Appennino bolognese, in particolare nei territori di Savigno, Valsamoggia, Camignano, Castello di Serravalle, Monteveglio e nelle loro prossimità.
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ROCCA DEI BENTIVOGLIO La Rocca dei Bentivoglio is a castle located in Bazzano in the municipality of Valsamoggia, in the province of Bologna. The Rocca dei Bentivoglio of Bazzano Cited for the first time in 1019, but probably of more ancient origins, it was totally rebuilt at the behest of the marquis Azzo VIII d’Este between 1296 and 1317 and later transformed into a noble residence by Giovanni II Bentivoglio to partiredal 1473. It is currently home to the homonymous foundation and houses the Arsenio Crespellani Civic Archaeological Museum and rooms for the town’s cultural activities, the music center, the inter-municipal media library and the “Tommaso Casini” study center.
Castello di serravalle Borgo medievale All’interno nella duecentesca “Casa del Capitano” è ospitato l’”Ecomuseo della collina e del vino”, collegato a sezioni dislocate sul territorio. Nel borgo si conservano altri luoghi di interesse e di grande bellezza, come alcune torri colombaie, la ricostruzione di un orto medievale, alcuni pozzi (uno ancora visibile pubblicamente, altri all’interno di edifici privati), una vigna secolare sul fianco della chiesa che viene usata ancora oggi dagli abitanti del borgo per trarne uva da tavola. La chiesa barocca del 1774 di S. Apollinare è inserita in un bellissimo contesto paesaggistico, nel mezzo di un parco fluviale.
Castello di serravalle Greenhouse valley castle Medieval village Inside the “Casa del Capitano”, the “Ecomuseum of the hill and wine” is housed, connected to sections spread over the territory. In the village there are other places of interest and great beauty, such as some dovecote towers, the reconstruction of a medieval garden, some wells (one still visible publicly, others inside private buildings), a centuries-old vineyard on the side of the church that it is still used today by the inhabitants of the village to draw table grapes from it. The baroque church of 1774 in S. Apollinare is set in a beautiful landscape, in the middle of a river park.
Torta di pane
La torta di pane è un dolce della tradizione povera ma molto buono e gustoso. Veniva infatti preparata in moltissime regioni italiane con il pane raffermo avanzato e altri ingredienti che potevano variare da zona a zona. Qui proponiamo una versione “samoggina”
Ingredienti • 5 uova • 300 grammi di amaretti • 300 grammi di pane grattugiato • 300 grammi di zucchero • 300 grammi di cioccolato fondente a pezzi • 20 cl di liquore (anice o amaretto) • 300 grammi di panna liquida • 20 grammi di lievito
Preparazione In una ciotola mettere tutti gli ingrediente in polvere, versare la panna e le uova e per ultimo aggiungere il cioccolato a pezzi. Imburrare una tortiera (diametro circa 25 cm) e versare il composto, quindi spolverare con zucchero. Infornare in forno preriscaldato a 175° per 40 minuti. Vi consigliamo di visitare il sito e le altre ricette.
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Vergato www.comune.vergato.bo.it VERGATO Vargà in dialetto bolognese Abitanti: Vergatesi Comune P.zza Capitani della Montagna, 1 .tel 051 6746700 Biblioteca Galleria Primo Maggio, 86/B .tel. 051 910559
Vergato è un comune di 7.716 abitanti Situato a circa 42 chilometri a sud del capoluogo, è facilmente raggiungibile sia in treno, tramite la Ferrovia Porrettana, sia in automobile, grazie alla Strada statale 64 Porrettana, che lo attraversa. È sede amministrativa dell’Unione dell’Appennino Bolognese. Quasi interamente distrutto dai bombardamenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale, Vergato ha visto una graduale ricrescita demografica ed economica negli anni del dopoguerra. Ancor oggi l’area abitata si sta ampliando e ha sviluppato una nuova zona commerciale e residenziale leggermente decentrata rispetto al centro storico. Il toponimo deriva dal nome di un particolare tessuto prodotto nella zona, detto “verga” o “vergatino” Dallo studio dei toponimi delle frazioni e delle località appartenenti all’attuale comune di Vergato si può risalire a sicure derivazioni etrusche e romane. Frazioni: Riola, Cereglio, Palazzina, Molinello,Rio Canè, Capriglia,cà Dorello, Susano. PALAZZO DEI CAPITANI DELLA MONTAGNA Fra le testimonianze più rilevanti del comune occupa sicuramente un posto di primo piano il Palazzo dei Capitani della Montagna, oggi palazzo comunale di Vergato. Appartenuto alla nobile famiglia Malvezzi, qui governarono i capitani
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Vergato is a town of 7,716 inhabitants Located about 42 kilometers south of the capital, it is easily reachable by train, by the Porrettana Railway, or by car, thanks to the Porrettana State Road 64, which crosses it. It is the administrative headquarters of the Bolognese Apennine Union. Almost entirely destroyed by bombing during the Second World War, Vergato saw a gradual demographic and economic regrowth in the post-war years. Even today the inhabited area is expanding and has developed a new commercial and residential area slightly off-center with respect to the historic center. The toponym derives from the name of a particular fabric produced in the area, called “verga” or “vergatino”. From the study of the toponyms of the hamlets and of the places belonging to the current municipality of Vergato it is possible to trace safe Etruscan and Roman derivations Fractions: Riola, Cereglio, Palazzina, Molinello,Rio Canè, Capriglia,cà Dorello, Susano. PALAZZO DEI CAPITANI DELLA MONTAGNA The Palazzo dei Capitani della Montagna, today the town hall of Vergato, is certainly one of the most important testimonies of the municipality. Belonged to the noble Malvezzi family, here the mountain captains ruled from the fifteenth century until the beginning of the eighteenth century. After various renovations in 1885 it was the subject of a new
della montagna dal Quattrocento fino all’inizio del Settecento. Dopo varie ristrutturazioni nel 1885 fu oggetto di una nuova ulteriore ricostruzione su disegno dell’architetto Tito Azzolini (1837-1907), autore della Montagnola e di molte ville di Bologna, del campanile di San Michele in Bosco, della torre Garisenda. Le ampie finestrature della Sala del Consiglio hanno vetrate artistiche di notevole interesse che formano un microcosmo di luci e di colori fortemente simbolici ed evocativi. CHIESA DEL SACRO CUORE DI GESU’ E CUORE Immacolato di Maria, nella piazza della Pace, costruita nel dopoguerra, che conserva al suo interno una “Madonna” quattrocentesca di scuola umbra. PIEVE DI ROFFENO Nei pressi di Cereglio troviamo Pieve di Roffeno, con la rilevante presenza della chiesa di San Pietro. Complesso fra i più interessanti dell’appennino bolognese, conserva ancora una parte romanica originaria nell’abside ed in una parte dei muri perimetrali, oltre alla bella vasca battesimale decorata con due delfini. Addossati alla chiesa, un piccolo chiostro ligneo e una massiccia torre.
reconstruction on a design by the architect Tito Azzolini (1837-1907), author of the Montagnola and of many villas in Bologna, of the bell tower of San Michele in Bosco, of the Garisenda tower. The large windows of the Sala del Consiglio have artistic windows of considerable interest that form a microcosm of lights and strongly symbolic and evocative colors. CHIESA DEL SACRO CUORE DI GESU’ E CUORE Immaculate of Mary, in Piazza della Pace, built in the post-war period, which preserves inside a fifteenthcentury “Madonna” of the Umbrian school. PIEVE DI ROFFENO Near Cereglio we find Pieve di Roffeno, with the significant presence of the church of San Pietro. One of the most interesting complexes in the Bolognese Apennines, it still preserves an original Romanesque part in the apse and in part of the perimeter walls, in addition to the beautiful baptismal font decorated with two dolphins. Set against the church, a small wooden cloister and a massive tower.
MUSEO DEI TAROCCHI si trova a Riola, in un edificio del XVII secolo. Il museo di Riola raccoglie 559 mazzi di tarocchi e di carte da gioco antiche e moderne, opera documentata di vari artisti. L’esposizione comprende una collezione di Tarocchi d’Artista, a tiratura limitata e firmati in originale dall’artista. si trova a Riola, in un edificio del XVII secolo.
MUSEO DEI TAROCCHI Is located in Riola, in a 17th century building. The Riola Museum collects 559 tarot and antique and modern playing cards, a documented work by various artists. The exhibition includes a collection of Tarot d’Artista, limited edition and signed in original by the artist. is located in Riola, in a 17th century building.
BORGO DI CEREGLIO Cereglio, comune rurale in epoca medievale, con notevoli e suggestive tracce di antichi edifici ben conservati e borghi tutti abitati, diventato sicuramente famoso per le sue bellezze naturali e per l’acqua Cerelia, che qui viene imbottigliata e poi spedita in tutta Italia e nel mondo.
BORGO DI CEREGLIO Cereglio, a rural municipality in the Middle Ages, with notable and evocative traces of well preserved ancient buildings and inhabited villages, which has certainly become famous for its natural beauty and for the water Cerelia, which is bottled here and then shipped throughout Italy and world.
, Tipicita
Fra le produzioni tipiche particolarmente rinomata è la patata di Tolè. Patata a cui viene dedicata una sagra a Settembre e a seguire la “tartufesta” a Ottobre Il clima favorevole di questo territorio, i suoi terreni sciolti e ricchi di sostanza organica offrono una culla pedoclimatica alla patata conferendole pregiate qualità organolettiche. Oltre a costituire l’ingrediente principale di diversi piatti tradizionali dell’Appennino, la patata è utilizzata per preparare innumerevoli e appetitose ricette: tortelloni, zuppe, gnocchi, timballi, tortini, crocchette e budini che consigliamo vivamente ai nostri viaggiatori di gustare lungo il percorso.
Tortino di patate al tartufo
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Procedimento Lessare le patate di Tolè con la buccia, sbucciarle ed affettarle. Stendere uno strato di fette di patate in una teglia imburrata, spolverare con grana grattugiato, Tartufo Bianco pregiato dei Colli Bolognesi in scaglie e un pizzico di sale. Continuare in sequenza fino ad esaurimento degli ingredienti. Terminare con qualche fiocchetto di burro. Infornare a media temperatura per 5 minuti circa.
indice BOLOGNA .......................................................................................7 ANZOLA DELL’EMILIA ............................................................. 45 ARGELATO ................................................................................... 48 BARICELLA .................................................................................. 52 BENTIVOGLIO ............................................................................ 55 BORGO TOSSIGNANO .............................................................. 58 BUDRIO . ....................................................................................... 62 CALDERARA DI RENO .............................................................. 67 CASALECCHIO DI RENO .......................................................... 71 CASALFIUMANESE .................................................................... 80 CASTEL DI CASIO ...................................................................... 84 CASTEL GUELFO ........................................................................ 88 CASTEL MAGGORE . .................................................................. 92 CASTEL SAN PIETRO TERME ................................................. 97 CASTELLO D’ARGILE .............................................................. 104 CASTENASO .............................................................................. 107 CREVALCORE ............................................................................ 111 DOZZA ........................................................................................ 115 FONTANELICE .......................................................................... 125 GALLIERA . ................................................................................. 130 GRANAROLO DELL’EMILIA .................................................. 133 IMOLA ......................................................................................... 140 MALALBERGO .......................................................................... 149 MARZABOTTO . ........................................................................ 154 MEDICINA.................................................................................. 159 MINERBIO . ................................................................................ 167 MOLINELLA . ............................................................................. 172 MONTE SAN PIETRO .............................................................. 178 MORDANO ................................................................................. 183 OZZANO DELL’EMILIA . ......................................................... 186 PIANORO . .................................................................................. 192 PIEVE DI CENTO ...................................................................... 196 CENTO (FE) ............................................................................... 201 SALA BOLOGNESE . ................................................................. 207 SAN GIORGIO DI PIANO ........................................................ 211 SAN GIOVANNI IN PERSICETO ............................................ 214 SAN LAZZARO DI SAVENA .................................................... 220 SAN PIETRO IN CASALE . ....................................................... 226 SANT’AGATA BOLOGNESE .................................................... 230 SASSO MARCONI ..................................................................... 235 ZOLA PREDOSA . ...................................................................... 240
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COMUNITÀ MONTANA ALTO RENO TERME ................................................................ 246 CAMUGNANO ........................................................................... 249 CASTEL D’AIANO ..................................................................... 251 CASTEL DEL RIO ...................................................................... 253 CASTIGLIONE DEI PEPOLI . .................................................. 256 GAGGIO MONTANO ................................................................ 259 GRIZZANA MORANDI . ........................................................... 262 LIZZANO IN BELVEDERE . ..................................................... 265 LOIANO ...................................................................................... 268 MONGHIDORO . ....................................................................... 271 MONTERENZIO . ...................................................................... 274 MONZUNO . ............................................................................... 277 SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO .................................... 279 VALSAMOGGIA . ....................................................................... 281 VERGATO ................................................................................... 284
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BO LO GNA T E R R A DI S A P O R I
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