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A cura di VALERIO CONSONNI
Tre film per l’estate, anzi per la precisione due film ed un documentario. Iniziamo con il primo film. Il 3 luglio del 1973 il poliedrico musicista e attore David Bowie saliva sul palco dell’Hammersmith Odeon di Londra per “uccidere”, davanti a 5000 fan increduli, Ziggy Stardust, il suo alter ego più celebre. A 50 anni da quel giorno, Ziggy torna a vivere grazie al cinema - dal 3 al 5 luglio - con “Ziggy Stardust & The Spiders
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From Mars: Il Film” in versione completamente restaurata. Quella notte straordinaria del 1973 fu infatti immortalata dal celebre regista D.A. Pennebaker (Monterey Pop, Bob Dylan Don’t Look Back, Depeche Mode 101) che nel backstage e sul palco filmò David Bowie e gli Spiders from Mars e persino Ringo Starr che si era intrattenuto per una chiacchierata con loro. Proposto sul grande schermo (elenco sale su nexodigital.it), il restauro del film offrirà ai fan di Bowie l’opportunità unica di rivivere un momento iconico che ha cambiato per sempre la cultura pop e per scoprire per la prima volta la scaletta completa che fu suonata in quella fatidica notte, comprese le scene finali con il leggendario chitarrista Jeff Beck e la performance di The Jean Genie che era stata tagliata nella versione originale del film.
Passiamo ora a “Denti da squalo”, italiano. Non male, carino, più una fiaba che un film. Il regista debut- tante Davide Gentile ha rivestito il film di originalità, uno dei compiti che il cinema italiano dovrebbe accollarsi. La sceneggiatura del film ha vinto il premio Solinas. Walter, un tredicenne orfano di padre, un malavitoso, entra con la bicicletta, dopo una corsa sotto i pini marittimi di una pineta litorale di Ostia, in una vecchia villa abbandonata, tipo torre saracena. Vede una piscina piena di foglie e si getta dentro. E lo squalo è lì con la sua pinna maestosa e la sua bella dentatura. Tutti gli attori giovani sono bravissimi, i grandi così e così. La fotografia sotto un velo di colore oro-paglierino è molto affascinante. Il mare di Ostia e i suoi bagnanti, dolce e malinconico... Infine “Dark red forest”, titolo italiano: “Il respiro della foresta”. Titolo quanto mai fuorviante. Trattasi di un bellissimo ed interessante documentario cinese di 85 minuti. Da vedere! Un maestoso documentario che mostra il ritiro di migliaia di monache Tibetane, circa 10mila, auto confinate in piccole abitazioni di legno, 2 metri per 2, che sorgono su un altopiano del Tibet. Sotto il magistero di alcuni lama le monache intraprendono un consistente e molto impegnativo percorso di studi e preghiera. Dark red forest (la foresta rosso scuro, dal colore dei loro mantelli monacali) verrà alla fine sradicata dal Governo di Pechino, e molte monache deportate in programmi di rieducazione culturale. Un formidabile distillato meditativo.