italiadagustare - Maggio 2019

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Anno 7 - Maggio 2019

Bellagio - Lago di Como

Cultura del territorio, Turismo e Benessere

IL PERSONAGGIO

GIANFRANCO VISSANI I MIEI TRENT’ANNI DI GAVETTA

SCOPRI L’ITALIA

GROSSETO: VIAGGIO NEL CUORE DELLA MAREMMA

[STILE ITALIANO]

L’ARTE DI PIERO GUCCIONE



Maggio 2019

indice [ PERSONAGGIO] 6

Gianfranco Vissani: «I miei trent’anni di gavetta»

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Alla scoperta di Piero Guccione

[ STILE ITALIANO]

[ SCOPRI L’ITALIA]

10 Le “perle” del lago di Como

13 Grosseto: viaggio nel cuore della Maremma

[ SALUTE & BENESSERE]

16 La dieta del benessere. Batti il 5!

[ AGENDA ITALIA]

18 Alla scoperta dei “castelli”

[ TV DA GUSTARE]

19 Cosa vedremo in TV

[ LIBRI]

20 Il Novecento - Volume II di Vittorio Sgarbi 21 Le nostre recensioni

[ BUONE NOTIZIE]

22 Tratte dal Corriere della Sera

Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Evelina Flachi ViceDirettore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Progetto grafico/Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Hanno collaborato Valerio Consonni Edmondo Conti Annamaria De Bernardis Elena Fossati Francesco Garosci Carlo Kauffmann Maggio 2019

Gianfranco Vissani Sandro Nobili Alessia Placchi Edizioni Le Roy srl Milano, Viale Brianza, 24 redazione@le-roy.it www.italiadagustare.com Telefono: 377.4695715 Promozione & PR Anna Nannini, Dante Colombo, Carlo Kauffmann info@le-roy.it Pubblicità & Advertising Team Entertainment - Milano Via Melchiorre Gioia, 72 info@teamentertainment.eu Telefono: 02.89412141

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Stampa La Serigrafica Arti Grafiche Via Toscanelli 26 - Buccinasco Periodico mensile Reg. trib. di Milano n. 287 del 02/07/12 N°iscrizione ROC: 22250 Distribuzione Gratuita

Desideriamo informarLa che i suoi dati personali raccolti direttamente presso di lei o fornitici saranno utilizzati da parte di “Italia da Gustare” nel pieno rispetto dei principi fondamentali dettati dalla direttiva 95/46/CE e dal D.lgs. 171/98 per la tutela della Privacy nelle Telecomunicazioni e dalla direttiva 97/07/CE e dal d.lgs. 185/99. Eventuali detentori di copywriting sulle immagini - ai quali non siamo riusciti a risalire - sono invitati a mettersi in contatto con: Le Roy srl

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airmauritius.com …connecting to the future

Air Mauritius, compagnia di bandiera dell’isola di Mauritius; nata nel 1967 si è posta obiettivi ambiziosi che l’hanno vista affermarsi come una delle più importanti Compagnie Aeree a livello internazionale per la qualità del servizio e l’eccellenza degli standard operativi conseguendo importanti riconoscimenti come la classificazione 4-stelle Skytrax e il premio come miglior compagnia dell’Oceano Indiano. Air Mauritius raggiunge 22 destinazioni in Europa, Asia, Africa, Australia, Oceano Indiano. Dall’Italia opera voli plurigiornalieri via Parigi, voli settimanali via Amsterdam, Londra e Ginevra, con comodi collegamenti dalle più importanti città Italiane. Air Mauritius prevede il trasporto gratuito della sacca da golf.

Con Air Mauritius la vacanza inizia a bordo!


M A G G I O E

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Carissimi lettori, l’estate è alle porte e dobbiamo prepararci ad affrontarla al meglio per gustare sia i meravigliosi paesaggi che i tipici piatti che questa stagione ci offre! Potete iniziare leggendo la mia pagina sulle 5 forme di benessere importanti per raggiungere un buono stato di salute psicofisica! Cominciamo questo numero con un’interessante intervista di Dario Bordet a un personaggio noto al pubblico televisivo e non solo, un talento raffinatissimo in cucina dalla grande personalità: lo chef stellato Gianfranco Vissani. Sarete poi invitati a visitare la mostra di un grande artista italiano del ‘900, Piero Guccione, scomparso sette mesi fa nella sua amata terra siciliana e ricordato di recente da Vittorio Sgarbi nel suo secondo volume sull’arte italiana del Novecento. Viaggeremo ancora insieme tra la storia e le ricchezze di due incantevoli territori italiani: il lombardo Lago di Como e la Maremma Grossetana, nel sud della Toscana. Non perdetevi infine i programmi della TV del mese, suggeriti come sempre da Edmondo Conti, i libri che abbiamo scelto per voi e gli immancabili appuntamenti della nostra Agenda, che questo mese vi accompagnerà tra alcuni dei castelli più belli e suggestivi d’Italia. Buona lettura!

SCARICALO ORA! Hai il nostro numero precedente? Se non ce l’hai, non preoccuparti, puoi scaricarlo gratuitamente tramite il nostro sito: www.24orenews.it Maggio 2019

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[ per s onaggio ]

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[ per s ona ggio ]

GIANFRANCO VISSANI

«I MIEI TRENT’ANNI DI GAVETTA» Intervista a cura di Dario Bordet

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Esuberante, schietto, un vero umbro verace. Gianfranco Vissani nasce nel 1951 nella cittadella medioevale di Civitella del Lago, in Umbria. Figlio d’arte, inizia a 13 anni nel ristorante di famiglia e frequenta la scuola alberghiera di Stato a Spoleto. Avvia giovanissimo la sua lunga gavetta: in Italia lavora in locali famosi come l’Excelsior di Venezia, il Miramonti Majestic di Cortina d’Ampezzo, il Grand Hotel di Firenze e Zi’ Teresa di Napoli. Durante questi soggiorni frequenta però anche le piccole trattorie per approfondire le tradizioni gastronomiche locali. Nel

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1974 rileva il ristorante paterno a Baschi e lo trasforma in una Mecca dell’alta cucina, che conquista due stelle Michelin e viene segnalato tra i primi in Italia in tutte le guide gastronomiche. Alla base delle ricette di Gianfranco Vissani ci sono i piatti della tradizione, rivisitati dal cuoco grazie ad una cultura sviluppata durante i suoi viaggi all’estero. È stato forse il primo chef (quando ancora gli chef stavano solo in cucina) ad andare in tv come ospite, trasformandosi in un volto noto al grande pubblico e poi addirittura in conduttore di programmi propri.

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[ personaggio ]

Una passione nata nella cucina di famiglia?

Sì, però poi ho fatto la mia “bella” gavetta girando il mondo. Al lago di Corbara mio padre ha aperto il primo ristorante quando ancora le strade erano poco praticabili. Da giovani siamo attratti da tutto quello che è diverso e per questo, dopo l’istituto alberghiero a Spoleto, ho iniziato presto a girare l’Italia da Genova a Venezia, a Firenze, a Napoli… tutte mete che hanno arricchito il mio bagaglio. Poi andavo nelle piccole trattorie, e non nella grande ristorazione, per conoscere e imparare i piatti tipici regionali. Oggi invece tutto quello che c’è qui è la mia vita: amo l’Umbria, con questa terra ho un legame molto forte.

Un ricordo divertente di quegli anni di gavetta?

Un giorno a Roma lo chef Giovanni Gavina, che è stato il mio grande maestro, mi chiese di cucinare mille uova sode e le misi sì sul fuoco, ma poi me ne dimenticai totalmente! Un altro giorno eravamo a Villa Miani, dove era arrivato il primo ministro della Finlandia. Ricordo che era tornata indietro una mousse di fragole su zoccolo di ghiaccio, parliamo di 50 anni fa: allora dissi al maître “hanno finito tutti, posso mangiare questa mousse?” e lui rispose “sì, la mangi, la mangi”. Così la mangiai ma il ministro finlandese, a cui la mousse era piaciuta molto, ne aveva chiesta un’altra, e la mousse non c’era più. A un certo punto lo chef Gavina mi diede un pugno sul petto e mi cacciò via. Ma io ero talmente testardo che mi ripresentai in cucina il giorno dopo, e lui mi disse “vieni avanti”. E mi riprese.

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Una fatica, una difficoltà di questo vostro mestiere.

La fatica alle volte di far capire alla gente che noi lavoriamo nella cucina di un ristorante mentre spesso invece siamo messi allo stesso livello di una tavola calda, di una trattoria o anche di un supermercato. La fatica di far capire qual è la differenza, cosa c’è realmente dietro al nostro lavoro.

Gli chef stellati che sono sempre in tv, detto tra noi, sono davvero tutti bravi? C’è qualcuno bravo, che aiuta questi ragazzi a crescere. Perché colui che va in televisione deve aiutare i ragazzi a crescere, non gli si deve dare questa “importanza”. Vogliamo parlare di che fine hanno fatto quelli che hanno vinto MasterChef? Signori, stare in cucina fa male, ti vengono i calli, si suda e alla sera crolli fisicamente!

Magari oggi c’è chi impara il mestiere del cuoco sperando di andare in tv. Credo sia il sogno di tanti ragazzi, e il sogno di tanti cuochi. E poi si guadagna di più, piuttosto che stare in cucina, e ci sono meno tasse!

Uno cuoco ha più successo se è anche imprenditore? Il cuoco se fa l’imprenditore non fa il cuoco. E poi il cuoco deve stare sul pezzo giorno e notte, non

quello che fa il mattino e poi va via, oppure arriva solo la sera. Guardi, quello non è uno chef, è un rompimarroni. Lo chef deve stare in cucina ma a lavorare, a faticare. Io ho fatto i miei 30 anni di gavetta. Ma quanti, secondo lei, hanno fatto 30 anni di gavetta?

Ha perso di recente parecchi chili, come ha fatto?

Marc Mességué, un mio amico storico, mi ha aiutato in questa storia. Fumavo 80 Marboro al giorno e a un certo punto ho sentito il bisogno di portare avanti la mia vita e salvaguardare la mia salute, perché 80 sigarette al giorno certamente non mi facevano bene. Così ho smesso di fumare e adesso mi sono messo a dieta e dovrò farlo ancora per un anno.

Un messaggio per i giovani che hanno la passione per la cucina e che intendono seguire il mestiere di cuoco. Ultimamente mi sono arrivate due ragazze che non hanno voglia «di fare un cazzo» e hanno 24-25 anni. Ragazzi, mettete in conto di fare 5, 6 o 7 anni di sacrifici, magari con un anno di stage prima di prendere lo stipendio. Però dovete metterci «le palle», perché questo è un mestiere duro. Bisogna piangere, sudare e poi la sera mettere le creme, altrimenti morirete sotto la cucina.

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[ s tile ita lia no ]

ALLA SCOPERTA DI PIERO GUCCIONE “LA PITTURA COME IL MARE” 7 aprile - 30 giugno 2019 Museo d’arte Mendrisio

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Amava la sua terra e un giorno decise che dalla Roma modaiola doveva tornare a Scicli (Ragusa) e dipingere, dipingere il mare. Il mare che lo emozionava, che si tramuterà quasi in un’ossessione, e che sarà il suo compagno di vita sino agli ultimi giorni. Piero Guccione, classe 1935, siciliano di nascita, è stato tra i maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento. Della sua arte ha vissuto sino a sette mesi fa quando, all’età di 83 anni, si è spento nella sua casa di Quartarella (Modica). Per oltre quarant’anni ogni mattina l’artista ha guardato il mare cercando di coglierne le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per trovarci sempre l’anima dell’uomo. «Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento». Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla realtà. Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel dato realistico, figurativo. Nel dipingere il mare e il cielo, egli è stato attratto dalla forza e dal colore di quell’impercettibile linea che divide la parte superiore dei suoi dipinti, il cielo, dalla parte inferiore, il mare. È questa impercettibilità che ha sempre cercato di riportare sulla tela. Tra il 1973 e il 1974 l’artista scopre l’uso del pastello come tecnica “veloce”, in alternativa, o meglio in sostegno al lento procedere dell’olio. Da quel momento in avanti il pastello assume sempre più importanza nella sua opera, dandogli modo di esprimere un’emozione più immediata e diretta, animando la natura e trasferendo alla natura i sentimenti e le passioni umane, dalla gioia al dolore, dalla malinconia all’indignazione. Con la prima retrospettiva ‘post mortem’, il Museo d’arte Mendrisio intende ripercorrere il viaggio attorno al mare di Guccione atMaggio 2019

Mare a Punta Corvo, 1995-2000, olio su tela; 86 x 113 cm, Collezione privata

Le pietre sui campi di Passo Cane, 2002, pastello su carta; 59 x 64.5 cm, Galerie Claude Bernard, Parigi

traverso l’esposizione di 56 capolavori tra oli e pastelli, a partire dal 1970 fino alla conclusione del suo percorso. La scelta delle opere è stata curata dal Museo d’arte Mendrisio in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione. Un catalogo di 120 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e seguite da apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni.

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LE “PERLE” DEL LAGO DI COMO

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A cura di Sandro Nobili

Il Lago di Como è tra le zone del mondo più straordinarie e apprezzate. Non è certo una scoperta dei divi di Hollywood: è stato amato nei secoli, almeno fin da quando nel 59 a.C. Giulio Cesare vi mise piede e fondò sulle sponde del lago la colonia di “Nova Comum”. Ma la vera folgorazione per l’immensa bellezza di questo paesaggio avvenne in epoca Romantica Per il suo carattere e la sua natura, con le alte montagne boscose che salgono in verticale dal lago e il cielo che si annuvola in temporali improvvisi, il Lario era, ed è, destinato agli animi più sensibili. L’Ottocento ne fu conquistato. Qui passò Goethe descrivendone l’aria luminosa, qui fu ambientato Malombra del Fogazzaro, e qui si consumarono amori veri e pieni di passione. Proprio là dove il ramo di Lecco incontra quello di Como per poi congiungersi entrambi con quello che corre verso la Svizzera, si passa dalle sponde dove si vive la dolce vita, nelle ville più lussuose e negli alberghi 5 stelle, a luoghi più selvaggi, di montagne, antiche abbazie, spiaggette dimenticate, borghi incantevoli il cui stile di vita richiama tempi lontani. Seguiteci in questo primo itinerario tra Cernobbio e Bellagio - “la perla del Lago di Como”.

A pochi chilometri da Como, Cernobbio è un concentrato di monumenti e dimore signorili riservate a vacanze VIP. Le ville si susseguono senza sosta:

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l’ottocentesca ed eclettica Villa Erba (dove soggiornò Luchino Visconti) con il suo bellissimo parco; la Villa Bernasconi, in stile liberty con bellissime decorazioni a forma di farfalla e baco da seta in onore del proprietario, imprenditore serico; la celeberrima Villa d’Este, oggi uno degli hotel più lussuosi e famosi al mondo e Villa Pizzo, con le sue terrazze che scendono verso il lago. Proseguiamo su un itinerario breve ma suggestivo, lungo la strada Regina Vecchia che attraversa tre graziosi borghi del comasco, Moltrasio, Carate Urio e Laglio. La Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Urio merita una sosta, se non altro per la bella veduta sul lago. Arrivati a Laglio, lasciatevi contagiare dal gossip e cercate Villa Oleandra, antica dimora acquistata nel 2002 da George Clooney. Lenno e Tremezzo, con l’Isola Comacina all’orizzonte, rappresentano probabilmente l’espressione più autentica dei borghi sul Lago di Como. L’Isola Comacina, l’unica del lago, può essere raggiunta in battello da Ossuccio. Sull’isola i resti di antiche chiese raccontano di quando gli abitanti si schierarono con i milanesi contro i comaschi e il Barbarossa e l’isola fu data alle fiamme nel 1163. Il giorno giusto per andarci è il 24 giugno, quando si ricorda ancora l’incendio con un suggestivo spettacolo di fuochi d’artificio. Lenno gode di una posizione geografica privilegiata tanto che nel XVII secolo il Cardinale Durini Maggio 2019


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l’ita lia ]

Nell’altra pagina: una bella veduta dal lago di Bellagio; a sinistra la villa del divo George Clooney a Laglio; in alto Villa d’Este a Cernobbio e a destra l’isola Comacina

definì questa zona “il golfo di Venere”. A poca distanza il borgo di Tremezzo, situato alle pendici di un monte, offre uno scorcio memorabile del Lago di Como. Notevoli gli edifici e le ville di pregio in zona, come Villa Carlotta, Villa La Quiete (detta “la Gioconda”) e la Chiesa di San Lorenzo (frazione di Bolvedro). Da Tremezzo raggiungiamo infine Cadenabbia per prendere un battello verso l’ultima meta di questo nostro breve viaggio nel triangolo lariano, Bellagio. Tra gli aspetti più affascinanti di questo splendido borgo, considerato una delle più belle terrazze panoramiche d’Italia, ci sono senza dubbio le sue incantevoli ville, famose in tutto il mondo per il loro

Tremezzo Isola Comacina

Laglio Cernobbio

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Bellagio

sfarzo e per i loro giardini curatissimi. Una delle più celebri è Villa Serbelloni, una splendida villa secentesca edificata sulle rovine di un precedente castello andato distrutto. Attualmente appartiene alla fondazione Rockefeller di New York ed è un prestigioso hotel sede di convegni internazionali. Un’altra bellissima dimora, l’ottocentesca Villa Melzi progettata da Giocondo Albertolli, è circondata dai giardini all’inglese che conquistarono Liszt e Stendhal. Attualmente è abitata e quindi visitabile solo in alcune sue parti. Il suo immenso parco verde ospita, in un’atmosfera di puro incanto, statue, busti e opere di epoche diverse, reperti di grande valore artistico e storico, come le statue egizie che ornano il giardino o le antichissime urne di origine etrusca. Il giardino esterno ospita persino una gondola veneziana, giunta qui a Bellagio per volontà di Napoleone, e una incantevole cappella neoclassica. Passando all’arte culinaria, qui si incontrano i gusti del lago e della terra in matrimoni molto fortunati. Nelle osterie tipiche potrete assaggiare la pasta con la bottarga di lavarello, i ravioli di pesce, il riso con pesce persico e verso la parte montana l’immancabile selvaggina e la polenta. Ma anche gustare un’ottima bresaola e i “missoltini” (agoni essiccati al sole). Non dimenticate di irrorare il tutto con degli ottimi vini bianchi e rossi di produzione locale.

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GROSSETO

VIAGGIO NEL CUORE DELLA MAREMMA

A cura di Annamaria de Bernardis

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Sembrano spazi sconfinati quelli che caratterizzano la Maremma toscana che si affaccia su uno dei tratti di litorale tirrenico tra i più emozionanti, dove l’assoluto protagonista è l’orizzonte. L’isola d’Elba e quella del Giglio sembrano delimitarne i confini, arginare la sconfinata luce che caratterizza questo splendido angolo d’Italia. È l’antica terra che fu degli Etruschi, estremo sud della Toscana, quella zona che si interpone tra lo straordinario entroterra e il mare, alternarsi di ampie pianure e poggi dai quali si gode di uno dei panorami più belli della nostra penisola. È un lembo di Toscana che vede le ampie zone di natura selvaggia punteggiate da incantevoli città e borghi storici e che costituisce il suggestivo confine tra una delle terre italiane più ricche e apprezzate e un mare che sa sempre stupire e regalare nuovi scenari. Castiglione della Pescaia e Talamone sono due dei suoi borghi gioiello affacciati sul mare, Grosseto una delle città storiche dell’entroterra. Maggio 2019

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[ scopri

l’italia ]

Capo Sant’Andrea isola d’Elba Isola del Giglio

Talamone

Castiglione della Pescaia, immerso nel cuore della Bassa Toscana a circa 20 km da Grosseto, è tra le più esclusive mete turistiche del Tirreno. Per la qualità del mare e delle sue spiagge, negli ultimi anni Legambiente e il Touring Club l’hanno eletta come prima località balneare d’Italia. La parte bassa del paese è quella più nuova, ricca di negozi, boutique, bar e in alta stagione è il luogo dello “struscio”, dove concedersi dello shopping di qualità, a partire da Corso delle Libertà, dove si trova la maggior con-

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centrazione di vetrine sfavillanti. LifeStyle Shop in Piazza della Repubblica è uno dei nomi più conosciuti, con un vasto assortimento di oggettistica per ogni gusto (e portafoglio). Godere del tramonto sul suo lungomare regala un panorama unico dominato dai profili delle isole dell’arcipelago toscano e dell’Argentario. La parte del borgo racchiusa nelle mura è invece quella più antica. Attraversando la porta Urbica si sale percorrendo le strette stradine che si arrampicano verso la sommità del promontorio e ci si

immerge in un’atmosfera antica, tra le mura, le archibugiere e le antiche porte. Passo dopo passo il nucleo medioevale di Castiglione svela angoli pittoreschi e improvvisi scorci di Tirreno, antichi portali lavorati, vecchie stalle recuperate e l’originale lastricato grigio, testimonianza del passato. A dominare il cuore antico c’è l’imponente Castello, con le sue tre torri merlate, simbolo del borgo maremmano: è proprietà privata e quindi visitabile unicamente in occasioni speciali. Da qui si può godere uno spettaMaggio Marzo 2019


Grosseto

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colo che ha per protagoniste le isole d’Elba, del Giglio e, nelle giornate più limpide, addirittura la Corsica. Il patrimonio storico-culturale di Castiglione si caratterizza per la presenza di splendidi edifici come la Chiesa della Madonna del Giglio, che custodisce una tela settecentesca della “Madonna col Bambino e due angeli” (molto venerata dagli abitanti della zona in seguito a un evento miracoloso che pare si verificò nella chiesa) e la cinquecentesca pieve di San Giovanni Battista, che conserva le reliquie del patrono Guglielmo di Malavalle, noto anche come Guglielmo di Aquitania. Per una pausa enogastronomica suggeriamo un carpaccio di pesce spada affumicato, proseguendo con un appetitoso baccalà alla maremmana o un piatto di gamberoni al forno da accompagnare con un bianco di Pitigliano, una delle città del tufo. Per concludere una serata all’insegna del divertimento, Castiglione offre tantissimi locali. Sicuramente il più celebre è la Capannina, un vero simbolo della vita notturna maremmana e italiana in genere, aperto ormai sin dal 1975. Lasciamo Castiglione per raggiungere Talamone, un borgo arroccato su un promontorio roccioso che domina l’omonimo golfo. La strada tra Castiglione e Talamone costeggia per un lungo tratto il Parco Regionale della Maremma, autentico paradiso naturale dove alla ricca flora si unisce uno straordinario patrimonio faunistico costituito da zone umide, foreste, aree Maggio 2019

agricole, zone rocciose e dune, dove vivono, tra gli altri, tassi, istrici, cinghiali, volpi, lepri e ricci. Imperdibile una tappa nel parco per chi ama la natura. Circondato dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea e da ampie spiagge sabbiose, Talamone è una balconata sull’Argentario e sull’isola del Giglio. La sua baia è inoltre famosa per gli sport velici: i colori dei windsurf, dei kitesurf e delle barche a vela, sono parte integrante di queste acque. Fiorente città in epoca etrusca, legò il suo nome a Giuseppe Garibaldi e ai Mille che qui fecero scalo prima dello sbarco in Sicilia nel 1860. Oggi Talamone mantiene orgogliosa il suo aspetto di borgo fortificato di pescatori. Il piccolo porto è dominato dall’imponente Rocca degli Aldobrandeschi costruita verso la metà del XIII secolo. Da non perdere, vicino al porto, è l’Acquario della Laguna, che mostra al visitatore le bellezze marine di cui è ricca la zona. Adagiata in una vasta pianura, Grosseto è uno dei pochi comuni di origine medievale il cui centro è ancora completamente circondato dalle mura medievali. Molti sono i punti d’attrazione per cui vale la pena visitare questa bella città, a partire dalle Mura Medicee del XVI sec., il Palazzo Aldobrandeschi, situato in piazza Dante e il Cassero Senese, imponente fortificazione medioevale risalente al XIV secolo. Il monumento più importante è senza dubbio la Cattedrale di San Lorenzo (costruita a partite dalla fine del XIII secolo) con all’interno un’acquasantiera del 1506. Anche una visita al Museo Archeologico d’Arte Maremmana è d’obbligo: situato in Piazza Baccarini accoglie numerosi reperti archeologici e preistorici della provincia grossetana, nonché dipinti di scuola senese dal sec. XIII al sec. XVII, statue

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in legno ceramiche e monete. La movida grossetana si svolge in diverse zone della città. La passeggiata nel centro storico non può non includere corso Carducci, la via delle botteghe e di boutique alternative, cuore della città sulla quale si affacciano svariati palazzi in stile rinascimentale e liberty tra cui Palazzo Marcucci, Palazzo Ariosti, Palazzo Cappelli e Palazzo Tognetti.

Per la gioia del palato Passeggiate, arte, cultura, tanta storia ma anche enogastronomia. Di Grosseto vogliamo infatti apprezzare anche i sapori della sua ricca e saporita cucina: un assaggio di pecorino di Pienza, qualche fetta di finocchiona, il salame aromatizzato con semi di finocchio e bagnato con vino rosso, un assaggio di ricotta e di bruschetta al lardo di Cinta Senese sono i formaggi ed i salumi che propone questa terra. I saporiti pici all’amatriciana, i tipici spaghettoni locali, e un buon cinghiale alla cacciatora, da accompagnare con un buon bicchiere di Morellino di Scansano, sono invece tra i migliori primi e secondi da gustare. Un piatto molto rappresentativo è l’acquacotta, che ha sfamato intere generazioni di maremmani ed è il simbolo dell’arte di fare di necessità virtù. Deliziosi poi i cantuccini con il Vin Santo.

Acquacotta

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LA DIETA DEL BENESSERE

BATTI IL 5! A cura di Evelina Flachi

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Già nel IV secolo a.C. Ippocrate di Kos, considerato il padre della medicina, aveva capito la correlazione tra sana nutrizione e salute. Una sana alimentazione è infatti uno dei fattori principali per la

Tratto dal libro “La dieta del 5” 16

Fà che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo. Ippocrate di Kos, IV secolo a.C.

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promozione e la difesa della salute e per la prevenzione di molte malattie. La qualità della vita, e spesso anche la sua durata, possono essere migliorate prestando attenzione alla scelta dei cibi, sia per qualità che per quantità, senza trascurare una quotidiana attività motoria. Per guadagnare in salute a tavola non serve necessariamente mettersi a dieta, se per dieta intendiamo un regime di restrizione calorica. Il concetto che ho sviluppato negli anni è più vicino al significato originario della parola greca diaita, che significa “stile di vita”. Con la Dieta del 5 (pentadieta) possiamo quindi iniziare un percorso di sana alimentazione, con scelte alimentari consapevoli ed equilibrate. Il 5 in numerologia significa equilibrio, che vuole essere il concetto base di questo programma alimentare. Cinque è il numero delle dita della mano e, se hai successo e raggiungi i tuoi obiettivi, anche a tavola, puoi “battere il 5”! A colpo d’occhio, la Dieta del 5 ci può far capire cosa ci serve per stare davvero bene. Maggio 2019


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LE 5 FORME DI BENESSERE Possiamo cominciare a comprendere quanto sia importante raggiungere e mantenere nel tempo almeno 5 aspetti del nostro benessere, per essere in forma e per aggiungere “anni alla vita e più vita agli anni”.

l Benessere fisico

Lo si persegue attraverso il movimento, una corretta nutrizione, un sonno regolare, ma anche mediante l’uso corretto dei farmaci, il non abuso di alcol e droghe, il vivere in ambienti piacevoli e rilassanti. Riguarda essenzialmente il nostro corpo, ed è il tipo di benessere più facile da comprendere per noi occidentali, anche se largamente disatteso. Tra sedentarietà, diete sballate, abuso di farmaci e droghe ci facciamo ogni giorno del male (come dimostra un’imponente mole di dati di ricerca) e spesso lo sappiamo.

m Benessere emotivo

Si raggiunge attraverso una consapevole gestione dello stress e delle emozioni negative. Soprattutto in Occidente viviamo spesso inutilmente sull’orlo della crisi di nervi. La reazione di allarme con cui l’organismo viene predisposto alla “lotta” o alla “fuga” scatta in continuazione, con continue scariche di ormoni dello stress, che non trovano consumo in un atto fisico. Padroneggiare una buona tecnica di rilassamento (training autogeno, yoga, meditazione…), così come guardare ai fatti della vita con un approccio positivo, diventa fondamentale per non cadere vittima delle emozioni distruttive e nella rete purtroppo molto estesa delle “malattie da stress”.

n Benessere sociale

Lo si trova evitando l’isolamento a cui ci spinge il sistema sociale delle grandi metropoli occidentali. L’uomo è un animale sociale, il cui obiettivo è costruire un network, coltivare una fitta rete di relazioni familiari, amicali e all’interno di gruppi raccolti attorno a interessi comuni. Alcuni recenti studi stimano per gli “isolati” un 20% di probabilità in più di morire precocemente rispetto agli “inMaggio 2019

& benes s er e ]

tegrati”, percentuale che sale al 53% per quanto riguarda le malattie cardiache fatali.

o Benessere intellettuale

Per una vita piena e ricca è fondamentale non smettere mai di far lavorare il cervello per tutta la vita. Non solo attraverso il lavoro, ma anche nel tempo libero, coltivando hobby in grado di stimolare i neuroni e stabilire nuove sinapsi, vale a dire quei punti di contatto tra un neurone e l’altro in grado di dotare il nostro cervello di nuovi programmi, quindi di nuove idee e nuova intelligenza. Ciò che ci permette di tenerci alla larga dalle dilaganti demenze senili.

p Benessere spirituale

Amore, compassione, fiducia, generosità e altruismo sono piacevoli compagni di vita. Fare del bene agli altri significa quasi sempre fare del bene anche a se stessi. Non lo dice solo la religione, ma anche la scienza. Chi si sente più buono è anche psicologicamente appagato, in pace con se stesso e con il mondo. Nell’uomo è presente una spinta spirituale - probabilmente con una base genetica - che lo induce a inseguire traguardi alti e che vanno al di fuori del sé.

Per stare bene “dentro e fuori”, e per raggiungere senza fatica il nostro peso forma è bene tenere in equilibrio tra loro questi 5 aspetti. Ce ne accorgiamo tutti i giorni. Spesso incontriamo persone apparentemente in salute, forti, vincenti, motivate, che all’improvviso entrano in crisi o in depressione, a causa magari di una spiritualità acerba, che li lascia senza risposte davanti a quei perché della vita con i quali, prima o poi, tutti finiamo per fare i conti. Insomma, il benessere non è fatto solo di muscoli, né solo di peso forma o di gestione dello stress. E non basta neppure avere un’intensa vita sociale, intellettuale o spirituale. Il vero benessere è un cocktail in cui, a dosi che variano da individuo a individuo, devono essere presenti un po’ tutti questi ingredienti.

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[ a genda italia ] L’Agenda di maggio si apre con la notazione “castelli”. È la nostra proposta di primavera, per trascorrere un piacevole weekend scegliendo di visitare un castello dove immergersi in pagine di storia antica. CASTELLO DI FÉNIS AOSTA

È solo uno dei 22 castelli oggi esistenti in Valle d’Aosta e, diversamente dagli altri castelli, si appoggia dolcemente ai pendii di una collinetta: la sua pianta pentagonale con la doppia cinta muraria offre il più vasto campionario di torri riscontrabili in un unico complesso architettonico. Il percorso si snoda tra le suggestive sale al piano terra e al primo piano per concludersi nel cortile interno, con lo scalone semicircolare sovrastato dal pregevole affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago.

CASTELLO DI MALCESINE VERONA

Cattura subito lo sguardo con la sua maestosità e il suo aspetto fiabesco, oltre che per la sua pittoresca cornice, con l’azzurro intenso del lago di Garda ed il verde del Monte Baldo. Strette scale portano fino alla meta senza dubbio più ambita, la torre a forma pentagonale dove attraverso alcune finestre si scorgono panorami mozzafiato a 70 metri di altezza dal lago. Oltre a vari passaggi e sale come la Sala Goethe, descritta dallo stesso Goethe nel suo “Viaggio in Italia”, ospita due bellissimi musei di storia naturale.

CASTELLO ESTENSE FERRARA

Il Castello Estense di Ferrara, fatto costruire da Nicolò D’Este nel 1385, si trova proprio al centro della città. Nato come struttura difensiva e militare, diventa successivamente, dimora degli Estensi e residenza ducale. Articolato su quattro torri, con un ampio fossato che lo circonda, ora è sede museale permanente in cui si possono ancora ammirare, gli appartamenti ducali, le antiche prigioni, la Torre dei Leoni, il Giardino degli Aranci, le cucine ducali e molte opere d’arte. CASTELLO DI GORIZIA

Il castello, risalente al secolo XI, è il cuore antico della città. La Sala della Musica accoglie perfette riproduzioni di strumenti antichi di cui si possono ascoltare le melodie grazie a moderne tecnologie. La Sala dei Cavalieri ospita il Museo del Medioevo Goriziano, dove si trovano interessanti riproduzioni artigianali delle armi bianche usate nel periodo medioevale. Nei pressi del castello si trovano altri importanti musei quali il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda e delle Arti Applicate, la Pinacoteca e la Collezione Archeologica.

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CASTELLO DI MIRAMARE TRIESTE

Più che un castello in senso stretto è un esempio di residenza principesca del XIX secolo. Costruito tra il 1856 ed il 1860, è stato infatti la residenza dell’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo e di sua moglie Carlotta del Belgio. All’interno si possono visitare gli appartamenti privati, le stanze desinate agli ospiti, i vari saloni, la biblioteca-studio e la magnifica Sala del trono, recentemente restaurata e riportata all’originario splendore. È circondato da un rigoglioso parco di notevole interesse botanico. Maggio 2019


[ tv da gus tare ] Eccoci arrivati a Maggio, un mese ricco di appuntamenti tutti da gustare anche davanti al nostro schermo amico che si popolerà di proposte davvero interessanti.

A cura di Edmondo Conti

Già da lunedì 29 aprile su Rete 4 torneranno gli amatissimi Davide Mengacci e Anna Moroni alla guida di una nuova edizione di Ricette all’Italiana. Grande novità sarà la presenza quotidiana di Mengacci non più in esterna bensì in cucina al fianco della Moroni che proverà a insegnargli tutti i rudimenti e i fondamentali per poter preparare tanti gustosi manicaretti: c’è da giurarci… ci sarà proprio da divertirsi. L’appuntamento è tutti i giorni dal lunedì al sabato prima e dopo il TG4 delle ore 12.

Dal 16 maggio una sorprendente novità ci aspetta in prima serata su Canale 5. Dopo aver debuttato in Inghilterra lo scorso anno, sbarca anche in Italia All Together Now con la conduzione di Michelle Hunziker e la partecipazione straordinaria di J-AX. In ogni puntata, una serie di cantanti si esibirà su un brano per 90” davanti a una giuria di 100 esperti: dopo i primi 30 secondi di esecuzione, i giudici che lo vogliono votare devono alzarsi e cantare con lui. Il punteggio equivale naturalmente al numero di giudici che si saranno alzati entro un minuto.

Il 18 maggio su Rai 1 in diretta dall’EXPO di Tel Aviv (Israele) si terrà la finale della 64a edizione dell’Eurovision Song Contest in cui l’Italia sarà rappresentata dal vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, Mahmood che ha trionfato con la canzone “Soldi”. A commentare l’evento per l’Italia ci saranno Federico Russo e Flavio Insinna. Il 30 maggio, per celebrare i 50 anni dal primo sbarco sulla Luna, Alberto Angela condurrà una puntata speciale di Ulisse dedicata alla Luna. «Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità»: con queste parole il Comandante Neil Armstrong commentò quella storica prima impronta umana lasciata sul suolo lunare e verrà tutto mostrato in questo intenso speciale tutto da gustare.

Infine per gli appassionati di Netflix, il 31 maggio verrà rilasciata una sconvolgente nuova serie: When They See Us. Si tratta di una miniserie che prende ispirazione da una storia vera davvero scioccante: negli USA cinque adolescenti di colore sono stati condannati per uno stupro mai commesso. La serie prende il via dal 1989, quando i cinque di Central Park sono stati accusati e ripercorre vari momenti tra cui il 2002 quando sono stati scagionati e il 2014, quando sono stati risarciti dal comune di New York.

Per ora è tutto, ma sono sicuro che avrete già trovato molti spunti per trascorrere delle belle serate. Ci ritroviamo a giugno con uno show che farà il suo sensazionale ritorno dopo 11 anni e con tante sorprese, naturalmente… tutte da gustare! Maggio 2019

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LIBRI A cura di Valerio Consonni

IL NOVECENTO Volume II DA LUCIO FONTANA A PIERO GUCCIONE di Vittorio Sgarbi (La nave di Teseo)

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Vi esorto a leggere il mio Novecento come qualcosa che sarà per voi rivelazione di percorsi segreti, di sentieri e di meravigliosi artisti sconosciuti

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(Dall’introduzione di Vittorio Sgarbi) 20

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IL NOVECENTO VOLUME II

Con quest’ultima tappa nell’arte contemporanea si conclude il lungo viaggio di Vittorio Sgarbi nelle meraviglie del nostro patrimonio artistico, un’autentica educazione sentimentale per conoscere e approfondire la bellezza del nostro Paese. Dopo il 1945, il grande fiume della storia dell’arte si divide in rivoli e correnti impetuose, che guardano alla tradizione italiana in un dialogo sempre più stretto con le suggestioni d’oltreoceano e la presenza suadente dei nuovi mass media. Sgarbi entra nel Dopoguerra e corre fino ai giorni nostri, inseguendo la bellezza tra straordinarie scoperte e venerati maestri tra cui Fontana, Sciltian, Ligabue, Balthus, Giacometti, Burri, le installazioni provocatorie di De Dominicis, l’architettura e il design di Ponti, Rossi e Mendini, fino alla poesia dell’assoluto di Cremonini, Ferroni, Gnoli e Guccione. Indica vite famose a fianco di artisti straordinari invece abbandonati e dimenticati, cercando di riunire l’arte nel nome della bellezza, in questo secolo così difficile “che fra l’altro è il meno bello dei grandi secoli italiani, anche se è il più popolare”, così scrive Sgarbi. Cerca di fare emergere in questo secolo così complesso, così breve e ricco, una quantità di autori dimenticati, tante Cenerentole dell’arte, che rappresentano la parte più suggestiva di tale percorso. Ma la cosa sorprendente del libro, come dice Guglielmi nella prefazione, è trovare un tono poeticistico, la musicalità della prosa strettamente legata al convincimento di Sgarbi che l’arte ubbidisce al suo fine se è poesia, e “la poesia è qualcosa che una volta corteggiava il sublime e che oggi Sgarbi chiama anima”. L’arte deve possedere un tratto metafisico, se non lo ha non esiste. Trovare quel respiro metafisico nelle opere dell’arte italiana degli ultimi cento anni è un’impresa difficile, ad eccezione dei soliti 3 o 4 pittori (capostipite Morandi). Allora Sgarbi, critico d’arte di scuola longhiana, è di fronte alla pittura (e non solo) del dopoguerra. Neoavanguardia, Transavanguardia, Pop Art, Arte povera. Non si arrende e insiste, e trova due autori superbi: Leonardo Cremonini e Domenico Gnoli. Magnifica la loro descrizione! Ma Sgarbi fruga e fruga ancora, e trova un folto gruppo di artisti di provincia cui dedica una parte consistente del suo Novecento. Artisti inconsapevoli di operare in un contesto storico diverso da quello dove avevano lavorato gli antichi antenati, ma artisti capaci di dare vita ad opere nelle quali Sgarbi trova quel respiro metafisico che accomuna bellezza e anima. Concludo a malincuore questo scritto perché Novecento è un testo molto bello che merita molto di più di una recensione. Maggio 2019


[ libri ] IL VINO E LE ROSE

Cos’è la vita? Quali origini ha? Vi è un senso, o meglio, possiamo ricavarne uno? In essa prevale il bene o il male? Possiamo essere felici o la nostra essenza è segnata dall’inquietudine e dal vuoto esistenziale? Le riflessioni si intersecano con la storia di tre donne, che dall’infanzia alla maturità si confrontano costantemente con se stesse alla ricerca del proprio equilibrio. Benchè giovanissima, Claudia Conte vanta un’intensa attività di attrice, presentatrice, autrice.

VETRINA

Claudia Conte (Armando Curcio)

IL PARADOSSO DI ACHILLE

Romanzo esuberante e profondo, sempre sorprendente. Racconta del paradosso che ci rende umani, quello che in fondo ci fa amare la morte perché rende la vita più importante, perché ci fa gustare con allegria ogni giorno che viviamo. “Forse morire è solo vivere al contrario. Guardare alla vita un po’ più allegramente”. Achille Mauri (Bollati-Boringhieri)

PROMETTO DI AMARE

Sulla panchina, al centro esatto della piazza avvolta dal chiacchiericcio dei passanti, è seduto un uomo. Sulle gambe un taccuino da cui non si separa mai. Aspetta il momento giusto per aprirlo e annotare gli abbracci più belli di cui è testimone silenzioso. È questo che fa da più di trent’anni: andare a caccia di tutte le braccia che si incontrano e che, quando si stringono, raccontano una storia. L’amore è davvero un mistero. Pedro Chagas Faites (Garzanti)

SEMPLICEMENTE PERFETTO

Lo scrittore norvegese, autore di grandi libri per bambini, si misura questa volta con la trama di una storia d’amore. Albert nota Eirin il primo giorno di università e quello scambio di sguardi è l’inizio di una relazione che durerà ben trentasette anni. Poi un giorno, mentre Eirin è a un convegno di biologia marina in Australia, Albert apprende dal proprio medico una notizia devastante. Romanzo denso e sorprendente, dove paura, coraggio, amore e morte convivono con straordinaria intensità. Jostein Gaarder (Longanesi)

LA MEMORIA DEI CORPI Dopo “Com’è giusto che sia”, ecco un nuovo sorprendente thriller di Marina Di Guardo, scrittrice novarese di nascita e cremonese di adozione, celebre anche per essere la madre della nota influencer Chiara Ferragni. Un meccanismo a orologeria dalle tinte rosso scuro di Basic Instinct, ma soprattutto un tuffo nei luoghi oscuri che si annidano in ognuno di noi. Marina Di Guardo (Mondadori)

ALMARINA

Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri nell’isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell’aula, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore. Valeria Parrella (Einaudi) Maggio 2019

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BUONENOTIZIE È Paolo Beltramin, giornalista del Corriere della Sera, che su uno degli ultimi numeri dell’inserto “Le Buone Notizie - L’impresa del bene”, ci fa scoprire la bella avventura di un gruppo di amici che hanno realizzato un’impresa straordinaria: “Ostello Bello”. Partito da Milano oggi si appresta a festeggiare la sua nona apertura. Una realtà che certamente vi sorprenderà.

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OSTELLO BELLO SI FA IN 9

Quando nel 2009 Carlo Dalla Chiesa ne ha parlato per la prima volta bevendo una birra con gli amici, l’hanno preso per pazzo. Come potevano credere che per quel suo nuovo progetto avesse avuto l’ispirazione direttamente dai Grandi della Terra, riuniti in un G8 proprio insieme a lui? Eppure, davanti a una tazza di caffè un lunedì mattina di 10 anni dopo, oggi non cambia versione: «Vi do la mia parola, è andata proprio così». Il suo G8 l’aveva fatto sulla costa colombiana con altri viaggiatori, perfetti sconosciuti, arrivati lì da 5 diversi continenti. La cosa certa è che quella sua idea, «sempre per merito delle persone più potenti del Pianeta», nel frattempo è diventata realtà. Ostello Bello oggi ha 8 sedi: due a Milano, una a Como, una a Bevagna, un piccolo borgo medievale vicino ad Assisi, e quattro in Myanmar. La struttura n. 9 aprirà nel centro storico di Palermo. Ostello Bello dà lavoro (stabile) a 250 persone nel mondo e ospitalità a 120mila viaggiatori all’anno in Italia (l’88% ha meno di 40 anni) più altri 60mila in Birmania, superando la catena Hilton. Nella bacheca di Ostello Bello oggi ci sono un Ambrogino d’Oro e una dozzina di HOscar, i premi internazionali più prestigiosi del settore, assegnati dagli 8 milioni di visitatori che recensiscono gli ostelli nella piattaforma Hostelworld. Dalla CNN a Gambero Rosso, dal Guardian a TripAdvisor. Lo spirito dell’impresa è tutto nella scritta che accoglie i visitatori nell’ostello di via Medici, a due passi da piazza Duomo: «Questa casa non è un albergo». E la differenza la respiri a qualsiasi ora del giorno

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e della notte, anche se nessuno la spiega meglio di Carlo, che porta il nome del nonno generale: «In un albergo, se uno sconosciuto ti rivolge la parola quasi ti mette a disagio; in un ostello accade esattamente il contrario: è chi se ne sta per conto suo che sembra un po’ sospetto, fuori posto». «Noi offriamo esperienze… iscriversi a un walking tour, avere un iPad sempre disponibile e una connessione WiFi “senza password”». Quando tutto è cominciato ai tre fondatori (che non avevano compiuto trent’anni) Carlo Dalla Chiesa, Pietro Vecchi e Nicola Specchio si sono aggiunti altri 8 soci, tutti amici e coetanei. Giurano di non aver mai litigato seriamente, e comunque mai per soldi. «E come potrebbe succedere? Abbiamo una sola regola, reinvestire tutti gli utili in nuovi progetti». Maggio 2019




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