VIAGGI
Sopra da sinistra: una veduta Xi’an; strada commerciale con caratteristiche etniche. A sinistra: l’ingresso della Foresta delle Stele
finite locande, piccole e grandi, gli onnipresenti chioschetti e i variegati ambulanti che si incontrano dappertutto offrono una quantità impressionante di cibi e bevande, tutte abbastanza a buon mercato, che farebbe venire la voglia di provarne una anche a chi non ha la minima idea di cosa esse contengano. D’altronde un pasto cinese prevede per lo meno tre pietanze, due di verdure, una di carne (e se si può anche del pesce) e una zuppa. Poco distante è la zona attorno alla moschea, una delle più antiche della Cina, il vero clou della movida culinaria di Xi’an. Nonostante si servano soltanto pietanze halal (fatta eccezione per la birra che viene concessa più o meno a malincuore dal ristoratore), l’offerta di carne di montone cotta alla brace oppure in brodo e anche i dolciumi tipici dell’etnia musulmana
da secoli mescolatasi a quella cinese fanno dimenticare a tutti quei visitatori che musulmani non sono il piacere del maiale (a proposito, è consigliabile non pronunciare proprio la parola “maiale” da queste parti, almeno davanti a un estraneo perché è sempre meglio evitare gaffe). Se la carne alla brace non è certo cibo da mangiare tutti i giorni, è la pasta l’elemento base della cucina di tutta la regione. A queste latitudini infatti si coltiva il grano, mentre il riso è entrato nella dieta quotidiana solo da qualche decennio. Si tratta di spaghetti molto grossi oppure di tagliatelle giganti, tant’è che alcuni tipi vengono addirittura chiamati “cinture di pasta”, proprio perché larghe e lunghe come la cintura dei pantaloni. Il condimento è molto semplice e spesso molto piccante: solo a volte in brodo, di solito
vegetariano con verdure saltate e magari del doufu oppure con l’aggiunta dadini di carne. E non può mancare un’insalata di sedano, carote, doufu, arachidi e a volte carne, servita spesso anche in attesa di ricevere la pietanza principale, magari sorseggiando la birra che è ormai diventata la bevanda più bevuta di Xi’an. Per i più audaci indagatori delle tradizioni locali farà piacere sapere che ogni tavolo ha il suo cestello pieno di spicchi d’aglio: come a Pechino, infatti, si usa masticare una “bacchettata” di spaghetti dopo aver dato un morso all’aglio sbucciato. Come dimenticare poi lo snack di Xi’an per eccellenza, vero e proprio vanto della città che i suoi abitanti contrappongono con orgoglio al nostro panino o al sandwich/hamburger di provenienza anglosassone: la “roujiamo”, ovvero la pagnotta imbottita di carne, una vera leccornia, gustosa e lipidica al punto giusto. «Xi’an ci offre dunque l’opportunità di un affasciante e gustoso tuffo in un passato che è sempre presente: un meraviglioso viaggio che anche la Cina di oggi ha tanta voglia di riprendere», con questo invito Pietro De Laurentis conclude il suo breve racconto. 24oreNews
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