15 giugno 2013
edizione online de “Il Carmagnolese” - Anno XXIII - Numero 244/bis
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/ San Lorenzo / Respinto il ricorso del Comune contro il Piano sanitario regionale urbano
Il Tar “gela” Carmagnola: addio al punto nascite Il Tar Piemonte smorza le speranze di salvataggio per il “punto nascite” dell’ospedale San Lorenzo. I giudici del tribunale amministrativo regionale hanno infatti respinto, con una sentenza resa nota il 13 giugno, la richiesta di sospensiva che il Comune aveva presentato contro la riorganizzazione prevista dal nuovo Piano sanitario regionale chiedendo che fosse rivista la decisione di chiudere il reparto carmagnolese. Il pronunciamento del Tar è netto: «il provvedimento regionale rientra nella discrezionalità organizzativa dell'Amministrazione, tenuta ad adeguarsi agli stringenti parametri fissati dallo Stato e a dare attuazione al piano di rientro». In altre parole: i numeri delle nascite registrate al San Lorenzo non sono sufficienti a garantirne la sopravvivenza, in un sistema che dà priorità ai conti economici rispetto all'assistenza e alla tutela della salute delle persone. Per il “punto nascite” inizia quindi il triste conto alla rovescia: domenica 30 giugno, infatti, il reparto verrà chiuso. La Direzione sanitaria dell'Asl TO5, guidata da Maurizio Dore, è già al lavoro per il ricollocamento del personale (circa sessanta dipendenti in totale) nelle altre strutture di Chieri e Moncalieri e, allo stesso tempo, garantire la continuità del servizio alle mamme in gravidanza, in modo che possano continuare a essere seguite dagli stessi medici. Soddisfatta la Regione, che su Carmagnola vede confermato il proprio Piano sanitario (bocciato,
invece, dallo stesso Tar per quanto riguarda la chiusura di altri reparti nel resto del Piemonte): «Nella sostanza, sono riconosciute come fondate le motivazioni di carattere generale della delibera della Giunta regionale del 14 marzo scorso, nella parte in cui prevede la realizzazione di una rete delle neonatologie e dei punti nascita tale da garantire una dimensione adeguata, con l’accorpamento graduale dei centri di piccole dimensioni, in modo da costituire, a regime, solo punti nascita con almeno 1000 nati l’anno. La Conferenza unificata StatoRegioni-Enti locali, tra le misure di politica sanitaria finalizzate a garantire la sicurezza della madre e del nascituro, ha previsto proprio la riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a mille all'anno, prevedendo l'abbinamento di attività delle unità operative ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche». Diametralmente opposte le reazioni in città, tra amarezza e rabbia. In primis quella del sindaco Silvia Testa, da sempre alla guida del fronte opposto alla chiusura: «Siamo stati presi in giro, a partire dalle promesse del governatore
Cota e degli assessori regionali alla Sanità: Cavallera aveva garantito un confronto aperto, poi ha riconfermato la delibera regionale senza interpellarci». Oltre al disagio per la popolazione (con centinaia di mamme che saranno costrette a “emigrare” altrove per partorire) l'accusa nei confronti della Regione è anche quella di vanificare, chiudendo il reparto, gli investimenti per centinaia di migliaia di euro realizzati nel corso degli ultimi anni per acquistare macchinari e ammodernare gli spazi. Non si rassegna il comitato cittadino per la difesa del San Lorenzo, che annuncia nuove iniziative e manifestazioni dopo quella che, sabato 8, ha portato circa 600 carmagnolesi (tra cui diverse mamme “con il pancione”) a sfilare per la città per chiedere il mantenimento del punto nascite con lo slogan di “Il San Lorenzo non si tocca”. Il timore, espresso da molti, è infatti quello che la chiusura del reparto per i nascituri, cui si accompagnerà la già prevista riduzione dei posti letto complessivi riducendoli al di sotto dei 120, sia solo l'inizio del declino per l'ospedale carmagnolese: a rischio, infatti, ci sono già altre strutture, dal pronto soccorso alla pediatria.