IL RITIRO SOCIALE
NUOVE FORME E REAZIONI DEGLI ADULTI
DAVIDE COMAZZI - ISTITUTO MINOTAURO
Progetto RI-SO: psicologhe ● Area Nord (Carpi, Mirandola) Dott.ssa Nicole Bedetti n.bedetti@ausl.mo.it 3496793711 ● Area Centro (Modena, Castelfranco Emilia) Dott.ssa Rossella Benedicenti r.benedicenti@ausl.mo.it 3294586673
● Area Sud (Sassuolo, Vignola, Pavullo) Dott.ssa Elena Odorici e.odorici@ausl.mo.it 3469491755
Il ritiro sociale oggi L’adolescente ha sempre più accesso alla possibilità di ritirarsi per risolvere i suoi problemi di crescita
E’ un fenomeno in espansione
E’ un fenomeno in trasformazione
Gli adulti non possiedono risposte codificate ed efficaci
Da dove ha origine tutto questo?
Ritirarsi è possibile Nella società etico normativa: Impossibile ritiro da dimensione dovere e da scuola dire no a super-io In adolescenza possibile il ritiro da piacere o lo scontro di crescita (con itto nevrotico)
G.P. Charmet
Nella società a ettivo-narcisistica: Relazione interlocutoria e critica con super-io “L’obbedienza non è più una virtù” (Don Milani) Cura delle relazioni, ma soprattutto del sè e dei suoi ideali In adolescenza esiste la possibilità simbolica di dire di no, ritirarsi da: - Ingiunzioni del padre e dello stato - Ingiunzioni del gruppo - Ingiunzioni del genere e del corpo
Di fronte alla richiesta contradditoria dell’adolecenza odierna (G.P. Charmet): essere unici e speciali, ma anche avere successo attraverso l’omologazione a standard di gruppo
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L’adolescente sceglie sempre più spesso la via del ritiro e dell’unicità. Il ritiro protegge il sè dalla vergogna o la relazioni con gli oggetti primari, ma non impone la regressione.
Affermazione
del ritiro sociale primario
Hikikomori
Il ritiro primario (Suwa and Suzuki, 2013) primary Hikikomory
secondary Hikikomori
Una "sindrome psicosociale". (Saito) Non riconducibile ad una franca psicopatologia Una "scelta" in relazione ad un contesto
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Si manifesta in adolescenza E’ a netta prevalenza maschile
Parte dalla scuola e si estende alla rete sociale Si accompagna ad iperinvestimento su internet e videogiochi Spesso arriva all'inversione giorno notte E’ reversibile dopo l’adolescenza
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conseguenza di disturbi psichiatrici e altre psicopatologie
Dinamica del ritiro primario IA Z FAN
IN
A
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Nessuna infanzia tipica
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Socialità adeguata, talvolta introversione
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Clima di aspettative ideali (sensibilità narcisistica)
Mentalizzazione Corpo rappr. Sè virile inadeguato
NZ E SC
intensificazione vergogna
E
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L O D EA
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Socializzaione fraintendimento con gruppo
sistema di ipervigilanza alla mortificazione Scelta inconscia ritiro Somatizzazioni Fobia della scuola, della socializzazione, dello sguardo
ZA N E
C S E L O D
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RITIRO
La scelta del ritirato primario Di indole narcisistico-fobica Finalizzata a proteggere il Sè dallo sguardo, dai giudizi e dalla mortificazione
… non solo difensiva Non rinuncia alla crescita e alla separazione
inversione giorno notte chiusura della stanza Punta alla riabilitazione del sè virile e all’incontro protetto con i nuovi oggetti iperinvestimento su internet e gaming
Esiti Adolescenze in rete: le relazioni in rete tengono vivo il Sè. Le competenze virtuali acquisite che rinforzano il sè maschile
In fine adolescenza calano gli attacchi da parte del gruppo maschile. Il ritirato può provare a reincontrare i nuovi oggetti dal vivo e mitigare il ricorso alla rete. Fase di uscita. Risperimentazione sociale.
Se le cose vanno bene risocializzazione controllata e in alcuni casi riapertura della partita amorosa interrotta
Da dove si riparte? Scuola, università, lavoro, hobbies ecc…. Da valutare…
RSP e buona tenuta al covid Condizione comparativa favolerevole: condono delle di erenze
A ermazione dei miti a ettivi: uscire è rischioso
Abitudine a vivere di solo computer
Il covid: un’oggetto fobico più gestibile dello sguardo
Lo spazio sociale asettico e privo di tensione all’accoppiamento
Mascherina che maschera
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Fine del lockdown: carpe diem! Mettersi in scia …
Pandemia. Proselitismo e sviluppo di nuove forme di ritiro
Covid: ritirarsi è auspicabile. Il ritiro come valore. A tutti è stato chiesto di essere ritirati sociali.
Covid
risimbolizzazione affettiva
dentro / fuori relazione reale / relazione a distanza contatti corporei (baci e carezze) mascheramento (mascherina)
elogio del sè infantile
rientro in famiglia e vicinanza alla madre paranoicizzazione del mondo esterno rinuncia al ruolo sociale
critica all’adolescenza
rinuncia a separazione sospetto nei confronti del nuovo oggetto interdizione del debutto, della stretta di mano, del bacio
Aumento ritiri primari, secondari e comparsa di nuove forme ibride
Vivere e crescere Altrove. Non qui, non ora. Per l’adolescente che si ritira vivere in rete signi ca accedere ad un Altrove dove è possibile: Esplorare miti diversi da quelli imposti dalla cultura e dal gruppo Utilizzare linguaggi e codici inediti, per soli “adepti” (lingue, mode, galatei di gruppo) Conoscere nuovi oggetti virtuosi, meritevoli di investimento, senza correre rischi Separarsi dai genitori senza attaccarli e senza andare per il momento lontano
Non qui e non ora, negli Altrove la relazione con la crescita è preservata
Oriente. Un altrove molto frequentato.
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La cultura orientale formale tutela dalla vergogna, camuffa ma tratta e rispetta le emozioni La cultura orientale reinterpreta la relazione bambina donna. La cultura orientale reinterpreta il tema della competizione virile: poteri mentali e imbarazzi.
Ritiri femminili Generalmente:
Prevale la preoccupazione per l’oggetto. La preoccupazione per il sè in genere conduce verso i DCA
Il compito è la separazione-individuazione. Il legame più tutelato è quello con la madre
Meno intense la fobia sociale e la chiusura nella camera.
Uso diverso di internet. Meno gaming, maggior esposizione sociale e social.
Meno dipendenza da Internet, meno inversione giorno notte.
Minor coartazione e ossessività: vengono esplorati i sentimenti in rete, nelle serie, nei fumetti, nei libri, nei lm.
Il lavoro sul sè e sul corpo coinvolge spesso il tema del genere. Vengono costruiti percorsi identitari originali, viene cercata una femminilità alternativa a quella proposta dagli adulti e dalle coetanee femmine. Si ricorre spesso al travestimento, all’intepretazione scenica e al cosplayng, equivalenti degli Avatar maschili.
L’uso intenso dell’Altrove consente di difendersi dalle ingiunzioni passivizzanti provenienti dal contesto e dalle sue prescrizioni di ruolo. Ci si separa cautamente.
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Talvolta è il corpo dei bisogni, non quello femminile, al centro dei tormenti della ritirata femmina. Presente n dal Sè infantile e poi nel Sè femminile il corpo dei bisogni espone il soggetto a numerosi rischi (abbandono, morti cazione, colpa) nonchè l’oggetto a numerosi attacchi. Nel mentre si studia si cerca di far esprimere ed al contempo disciplinare il corpo dei bisogni (tagliandolo, punendolo, abbuffandolo, dimagrendolo).
Criteri per decodificare i ritiri 1. Età: preadolescenziali adolescenziale tardo adolescenziale
2. Intensità: esistono ancora uscite ? Se sì, dove e con chi? La scuola è dentro o fuori dall’area della fobia?
3. Socialità precedente: chiusura retaggio dell’infanzia? Ci sono stati debutti adolescenziali, amore o sessualità?
4. Vita domestica: relazione con i familiari, con gli spazi condivisi e con la stanza.
5. Vita virtuale: assente, presente, protetta? Gaming, social, comunità virtuali altrove? Guardare o interagire? Ruolo del corpo: il corpo è esposto o nascosto in rete? Viene lavorato, camu ato, allenato, fatto danzare?
Identi cazione della preoccupazione prevalente Psicodinamica della scelta, relazione sè / oggetto.
Proteggere il sè
Proteggere l’oggetto
(scelta narcisistica, o border e psicotica)
(nuovo e antico, scelta depressiva)
dal rischio di morti cazione virile e femminile proveniente dallo sguardo e dal giudizio dei nuovi oggetti (es ritiro primario)
dall’abbandono del nuovo oggetto e dall’ emergere della dipendenza, dalla prigionia del corpo dei bisogni
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dall’emergere di angosce psicotiche legate alla separazione e all’incontro con il nuovo oggetto
dall’aggressività emancipatoria e pulsionale dalla solitudine, dall’abbandono, dal lutto da separazione
dalla delusione conseguente alla sessuazione secondaria (con md e pd)
dalla fame che si riattiva nel corpo dei bisogni
Proteggere la madre da abbandono e solitudine Giorgia 15 a, 1a Ist Tecnico Giorgia è sempre stata brava a scuola e in casa, ha un fratello più grande, vuole molto bene ai suoi familiari anche ora che i suoi genitori si sono separati. La madre viene lasciata dal padre per un’altra donna quando Giorgia ha 11 anni. Da allora appare triste, ferita, preoccupata per i soldi. Giorgia pensa che forse sia ancora innamorata del papà. Il padre costruisce un nuovo nucleo e Giorgia e per una ragione o per l’altra fatica a frequentarlo, anche se quando lo vede è contenta ed hanno un buon rapporto. La relazione di Giorgia con il corpo è adeguata, con un investimento significativo sulla incipiente femminilizzazione. Giorgia è una ragazza carina. Con l’ingresso alle Superiori le relazioni di Giorgia con i pari incontrano una importante trasformazione. Le amiche delle Medie, retaggio delle elementari, vengono messe da parte per nuove frequentazioni, tra cui spicca Anita. Insieme a lei Giorgia vive le prime sperimentazioni adolescenziali, fuma il suo primo spinello e conosce Edoardo, un ragazzo del quartiere che le piace molto. L’evento che innesca la crisi e il conseguente ritiro di Giorgia è il tradimento subito da Anita, che va a una festa insieme a un’altra amica, di nascosto da lei, e lì incontra Edoardo, con cui si ubriaca e scambia effusioni. L’episodio scatena in Giorgia un profondo dolore, e genera, come in una reazione a catena, un collasso nella simbolizzazione affettiva: la relazione con i nuovi oggetti dell’adolescenza (Anita, Edoardo) viene associata alla perdita di controllo e al rischio di dipendenza (da sostanze come dai nuovi oggetti stessi), e a conseguenti esperienze di tradimento e abbandono (subiti da Anita e Edoardo ma in precedenza somministrati alla madre). Il ritiro dura circa 6 mesi e ha come esito di bloccare la trasformazione di Giorgia, realizzando la scelta inconscia di proteggere non solo il sè ma soprattutto la madre dall’abbandono e dalla solitudine. A causa della fobia scolare vengono superate le assenze consentite ed allo stesso tempo sono riattivate e reinvestite le relazioni con gli adulti, madre, padre, insegnanti. Tutti si preoccupano di lei mentre lei si preoccupa di loro. Anche se le relazioni con i pari all’esterno sono ibernate, il ritiro non è radicale, talvolta ci sono uscite e le amiche possono venire a casa. Soprattutto, Giorgia è attiva in rete, passa ore collegata su whatsapp, YouTube e tic toc dove talvolta si espone in prima persona. Il rapporto con la madre attraversa momenti di intenso contatto, che sembra riparare il vissuto di averla tradita e abbandonata, come aveva fatto il padre, ma anche forti litigi, che non mettono comunque a repentaglio la solidità del legame, servono principalmente a tracciare più solidi confini. Se la relazione con l’amica Anita viene recuperata nel corso del tempo, esito del ritiro è l’annichilimento dell’interesse per Edoardo, mai più cercato e anzi disprezzato quando si mette con una ragazza di terza media del quartiere. A fine anno scolastico, grazie a un PDP, viene ottenuta la promozione. La bella estate nelle Marche di Giorgia e la mamma, entrambe aperte a nuovi incontri, è risolutiva. L’anno successivo, il ritiro scompare e Giorgia, sebbene in modo mite, riprende la sua trasformazione.
Proteggere i genitori dalla delusione Giada 13 anni, terza media Figlia unica di genitori etici di che l’hanno molto ben amata durante l’infanzia e stimolata nei suoi talenti. Una ex bambina meravigliosa: brava a scuola, suonatrice di pianoforte, obbediente ma allegra, piacevole per gli adulti e ricercata dai coetanei. All’inizio della terza media, dopo uno sviluppo fisico precoce che la rende molto bella, Giada riceve le prime attenzioni da parte dei compagni di scuola. Dichiara ai genitori di non trovarsi bene con i coetanei volgari e con le compagne stupide che ridono alle loro battute. Racconta di essersi schierata in classe apertamente con i valori della difesa dell’ambiente di Greta Thumberg, ma che gli altri l’avrebbero guardata storto e presa in giro. Quando parla della sua diversità, cerca e trova la solidarietà dei genitori. Il problema di Giada sembra dunque essere la relazione con un gruppo di coetanei che non le piace anche se, in realtà, secondo i professori Giada è inserita e molto ricercata. A dicembre compaiono le prime assenze fatte per saltare alcune verifiche e l’ora di ginnastica. Al rientro dalle vacanze di Natale il il rifiuto diventa perentorio e nel giro di poco inizia un ritiro severo. Ogni mattina un’ansia inalienabile o una stanchezza insormontabile le impediscono di andare a scuola. I genitori difendono la coscienziosità della figlia che continua a studiare, cercano mediazioni con i professori che fanno un PDP, che consente di superare il limite di assenze imposta. Giada torna a scuola solo per gli esami che vanno benissimo. Il primo anno di superiori, Liceo delle Scienze Sociali, Giada appare inserirsi bene nel gruppo classe ma dopo solo un mese si ritira nuovamente. Dice di non trovarsi con i professori e di non legare con i compagni, dice di non imparare niente e di voler studiare da casa come l’anno precedente. Rifiuta l’intervento di chiunque, portata a forza da uno psicologo risulta mutacica. Dopo tentativi di ogni tipo, normativi e affettivi, i genitori sono costretti a ritirarla e farla preparare da privatista attraverso l’educazione parentale. I genitori vedono Giada lavorare alacremente e passare il primo anno molto bene. In questo primo anno di superiori, nel segreto della vita virtuale accadono in realtà molte cose. Giada diventa una star di Tik Tok, dove in barba ai valori ambientalisti e alla bambina coscienziosa di un tempo, interpreta danze sempre più seduttive e ammiccanti che ottengono migliaia di follower. Sopratutto maschi. Giada apre anche un suo profilo Instagram dove cura con dovizia di particolari le foto in posa del viso e della figura intera, dei vestiti che le piacciono, e dove posta alcune storie di vita domestica adolescenziale. Nei video appare seduttiva anche se non volgare, a suo agio con la videocamera e molto più grande dei suoi 14 anni. Quando i genitori scoprono verso la fine dell’anno scolastico l’esistenza di questa Giada rimangono sorpresi e turbati. Alcuni aspetti della vita segreta virtuale di Giada generano in loro delusione e preoccupazione, la madre in particolare si sente presa in giro e tradita. Arrabbiati per l’eccesso di esposizione di Giada le chiedono di chiudere i suoi account. Giada accetta, si scusa, chiude i profili, si impegna ancor di più nello studio ma si intristisce profondamente. L’estate è un’occasione di cambiamento per tutti: i genitori assistono alla tristezza crescente della figlia e dopo lunghe riflessioni autocritiche, decidono di aver drammatizzato troppo il cambiamento e riaprono le maglie del controllo. Tranquillizzano Giada, accettano la ripresa della vita virtuale e le facilitano alcuni movimenti emancipatori. Al villaggio in Sardegna Giada non verrà quasi mai vista, se non alla sera, e passerà gran parte del suo tempo in una compagnia fatta prevalentemente da ragazzi più grandi di lei. Il secondo anno di superiori sancisce l’inizio delle trasgressioni vere e proprie, l’esplosione della vita sentimentale e l’aumento esponenziale delle liti con i genitori e certifica la fine del sodalizio con loro. Il clima è quello di un conflitto evolutivo. Giada, in mezzo alle tante liti, non si ritirerà più e continuerà ad aver successo nella vita scolastica e sociale.
Proteggere il sè dai morsi della fame Serena 16 anni, 3A liceo artistico Vive con i genitori, una sorella di 17 anni studiosissima e un fratellino agitato che va alle elementari. Serena è sempre stata una bambina energica e vitale. Fin dalle elementari in leggero sovrappeso, ha sempre apertamente dichiarato la sua passione per il cibo che i genitori hanno cercato di mitigare nel corso del tempo. Disegna molto bene ed è appassionata di manga e anime giapponesi. La crisi inizia con le superiori: l’impatto con il Liceo Artistico sancisce un cambiamento che era già forse iniziato in terza media: Serena cambia il suo atteggiamento drasticamente, si incupisce, si chiude sempre più spesso in camera sua, mostra fastidio nelle interazioni, è aggressiva sopratutto con madre e sorella, appare sempre più spesso ansiosa e insoddisfatta. I genitori hanno molte difficoltà: lei non comunica e non accetta nessun confronto, non sanno come interpretare la cosa e non sanno come aiutarla. A gennaio del primo anno modifica radicalmente il suo look, si veste di nero e si trucca pesantemente senza che la cosa le doni particolarmente. Nell’arco del secondo anno di Liceo si tinge anche i capelli di viola, fa il piercing al naso e sul sopracciglio, chiede di farselo in bocca. I sempre più disorientati genitori un po’ mediano un po’ si scontrano con lei, inevitabilmente i litigi si fanno frequenti, e soprattutto con mamma ci sono esplosioni, grida, pianti che portano a chiusure prolungate in camera e talvolta anche a scuse reciproche notturne. Nei genitori prevale la preoccupazione: sui diari, che la madre legge di nascosto non riuscendo più a parlare con lei, compaiono senso di solitudine e diversità, l’insoddisfazione per un corpo pesante e non aggraziato, la lacerazione provocata da una rabbia e un vuoto interiori che nessuno, nemmeno Serena stessa sembra sapere da dove provengano e come fermare. Serena scrive di non poter vivere in questo mondo e pensa spesso alla morte, tutti verosimilmente starebbero meglio senza di lei. La madre scopre anche che da qualche mese ha preso a tagliarsi, una cosa di cui si vergogna ma che la fa stare bene provocando in lei un senso di pace e di ricentratura su di sè. L’unica altra maniera di ritrovarsi è per Serena il cibo, da mangiare in grandi quantità fino a essere pieni. Poi Serena si sente in colpa e si fa schifo, ma tanto vale, un giorno imparerà anche a vomitare. Le uniche aree di sincera passione sono rappresentate dal disegno, dal mondo dei manga e degli anime giapponesi. Recentemente si è appassionata anche alla cultura Koreana e ad alcuni gruppi musicali pop di quel paese. A farglieli conoscere è stata Kitty una ragazza di Bergamo, incontrata online su un sito di disegni e vista tre volte anche di persona in Cadorna a Milano. Scrive sul diario di essersi innamorata di Kitty, e che anche Kitty prova sentimenti importanti per lei. Kitty è una ragazza che conosce la sofferenza come lei, perchè ha perso la madre quando era piccola per una malattia. Una volta si sono baciate e questo le ha fatto capire di preferire le ragazze ai ragazzi, più superficiali e meno capaci di amare profondamente. Ad ogni modo ogni definizione sul genere la infastidisce: lei ama persone che non possono essere racchiuse in un’etichetta. L’unico altro grande amore in precedenza era stato Andrea, compagno di classe e amico delle medie: Serena prima della fine dell’anno gli aveva fatto conoscere i suoi sentimenti ma lui l’aveva gentilmente rifiutata, facendole sapere che era un’amica speciale ma lui era innamorato di Lucia, una delle ragazze più popolari della scuola. Il ritiro di Serena è comparso ufficialmente alla fine della seconda superiore, ed è intermittente. Le assenze da scuola hanno costituito un problema solo in terza superiore quando hanno sforato il tetto massimo consentito. Con i coetanei Serena esce poco ed è molto selettiva. Per il resto passa quasi tutto il suo tempo sul computer a interagire con coetanei di tutto il mondo che frequentano i social settoriali inerenti le sue passioni. Con gli abitanti del suo altrove fatto di disegni, manga, travestimenti e musica Koreana, riesce ad esprimere istanze adolescenziali, mitigando il furore che si sprigiona in talune occasioni dal vuoto interiore, da una mancanza antica d’oggetto non ripagata e da una fame di nuovi oggetti d’amore che la espone continuamente al rischio di essere rifiutata e mortificata. Serena vuole proteggersi dagli attacchi e dalle prepotenze della bambina affamata e arrabbiata che la abita. Nel suo altrove e con Kitty questo è possibile. Presentarsi ad altri maschi come Andrea potrebbe essere fatale in questo momento. Serena prima deve usare il ritiro per domare il corpo dei bisogni che la perseguita e la mortifica. Non riesce ancora bene, per il momento lo educa punendolo e tagliandolo, cosa che le offre uno spiraglio di senso. Se solo con il cibo riuscisse a dominare la fame... ma forse la cosa non fa per lei. .. presto o tardi si vedrà, intanto meglio stare a casa.
Ritiri psicotici Andrea 17 a Terza istituto Liceo scientifico. Ex bambino timido e schivo, molto legato alla sua mamma, Andrea ha passato un’infanzia priva di problemi particolari se non fosse solo per la fatica ad adattarsi alle situazioni nuove. Fino alle elementari dunque tutto è andato relativamente bene. Le medie sembrano invece essere state per lui un periodo più sofferto, la sua timidezza si è esasperata anche in relazione alle prese in giro dei compagni, che talvolta hanno sfiorato i limiti della vera e propria prevaricazione da bullismo. Non trovandosi bene nella sua classe, Andrea ha continuato a giocare solo con alcuni amici dell’infanzia timidi come lui e poco inclini ad atteggiarsi da adolescenti. Le passioni comuni con loro erano i pokemon e sopratutto Minecraft, videogioco nel quale esprime la sua creatività. Il passaggio alle superiori segna un cambiamento significativo: Andrea guidato dall’amico di sempre Luca, incomincia a frequentare una compagnia della zona, dedita all’uso di spinelli, al gioco del calcio e a qualche piccola attività illecita. La compagnia è piuttosto grande, Andrea e Luca sono inizialmente i più piccoli e si mimetizzano fra i grandi accettando volentieri il loro ruolo di gregari. In casa nel frattempo Andrea si chiude molto, diventa irritabile e scontroso, particolarmente egoista e prevaricante nei confronti del fratellino e della mamma con la quale fa sempre più spesso il tiranno. Frequenta scuola regolarmente fino alla seconda Liceo. Non crea grandi amicizie nel gruppo dei maschi della classe ma essendosi molto trasformato parla tranquillamente con tutti senza subire le vessazioni di un tempo. A scuola inoltre si innamora perdutamente di Livia, bellissima compagna, che conosce poco, anzi pochissimo, con la quale scambia solo qualche parola un giorno in metropolitana. In quel giorno di primavera della seconda, Andrea viene stregato dalla gentilezza di Livia: nella sua interpretazione anche lei è affascinata da lui e percepisce una sintonia speciale. Il pensiero di Livia nella sua mente diventa nel corso del tempo sempre più costante e pressante. Andrea prima di andare a scuola, si guarda allo specchio in modo rituale riconoscendo di essere un bel ragazzo e fantasticando di dichiararsi con successo a Livia. Cosa che mai si realizza. Nel corso dell’estate, sotto l’ingiunzione dell’amore per Livia, Andrea lavora sul proprio corpo: lo addobba con molti muscoli, compra vestiti di marca e insieme a Luca scala non poche posizioni nella classifica della sua compagnia di quartiere. Finisce il secondo anno con due debiti, rischiandone tre e avendo sempre meno voglia di studiare, e sempre più in mente la sua compagna amata. Con l’estate fra il secondo e l’inizio del terzo anno, Andrea che passa sempre più tempo fuori di casa, incomincia a fumare regolarmente canne. Al rientro a scuola in Settembre gli sembra di non riconoscere più Livia. Gli appare cambiata, meno gentile negli incroci che avvengono in classe, in qualche modo più scontrosa con lui. Nelle sue contemplazioni da lontano e ascoltando le voci di corridoio intuisce che si è trovata un ragazzo durante l’estate. La delusione e il dolore sono enormi, Andrea si sente tradito e si chiude in casa piangendo prima molto e poi diventando completamente apatico. Ne parla con i suoi genitori che si preoccupano molto nel vederlo ossessionato e irragionevolmente incapace di staccare dal pensiero della compagna. Gli consentono di saltare alcuni giorni di scuola per non vedere Livia e distrarsi, nella promessa che continui a studiare alla mattina. Un pomeriggio, Luca e Andrea vanno al parco e vengono fermati dalla polizia mentre fumano uno spinello. Sebbene l’episodio si concluda con una ramanzina e con l’ingiunzione a buttare nel cestino la sostanza stupefacente, Andrea rimane profondamente turbato. Da quel giorno non metterà più piede fuori casa, per circa un mese rimarrà convinto di essere sorvegliato dalla polizia per il suo uso illecito di marijuana. I genitori preoccupati riusciranno prima a coinvolgere uno psichiatra e poi anche uno psicoterapeuta con il quale Andrea si vede tuttora. Il ritiro di Andrea è perentorio nei confronti della scuola e fino al periodo primaverile riguarda anche gli amici, Luca incluso. Andrea alterna periodi di apatia e tristezza, a fasi di sospettosità persecutoria, a momenti di normalità in cui pare ritornare quello di un tempo. Nel corso del tempo, Luca, dopo aver anche lui abbandonato la compagnia di quartiere, ricomincia a frequentare casa e coinvolge Andrea in una serie di giochi online spara e ammazza che li appassionano sempre più. I farmaci e la psicoterapia offrono ad Andrea ulteriore conforto. L’anno successivo, Andrea ripete la terza in un Istituto privato dove riprende a frequentare e dove recupera due anni in uno. Conosce nuovi amici ma si tiene molto lontano dalle ragazze.
I ritiri tardivi Nuovi ritiri in clima fobico evitante, con disinvestimento e abulia:
chiusura dello status di glio / ingresso nel ruolo lavorativo.
Si può parlare di fobia del ruolo o dell’inserimento sociale?
I moventi: compiti da svolgere come glio nei confronti dei genitori (sia riparativi che vendicativi)
lavori di impreziosimento del sè (perfezionamento dell’identità di genere, delle competenze sociali)
lavori di integrazione tra passato infantile e adolescenziale (tipico il caso degli adottivi e dell’integrazione della storia delle origini
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Il caso del RSP non risolto Dall’evitamento fobico, il ritirato passa ad una protesta attiva che guida i lavori identitari. Il ritiro, non ha portato i bene ci di rinforzo del sè virile, la fragilità narcisistica era troppa, gli episodi sono andati male: ora viene fondata un’etica sprezzante nei confronti delle regole della competitivita maschile e sociale contemporanea.
Ha senso mantenere la distinzione fra ritiro primario e secondario? Forse la distinzione ha ancora un valore, forse no...
Certamente il ritiro primario:
E’ il prototipo da cui si è partiti, ha fondato la cultura del ritiro
È puro: il ritiro in sè è la manifestazione sintomatica, il mito fondamentale vitale, la soluzione al problema
E’ consistente, meno volubile e muta poco forma.
Ha una sua speci cità adolescenziale, ha un iter tipico, generalmente si mitiga con l’adultità
Resiste all’ interpretazione psicopatologica, non teme l’intervento farmacologico
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Da quando la cultura del ritiro su internet da un lato e la pandemia dall’altro, hanno legittimato la possibilità di ritirarsi, la creatività adolescenziale se ne è impadronita, e la utilizza per costruire nuovi percorsi evolutivi e trovare nuove soluzioni ai conflitti di crescita.
… e i genitori?
Gli altri adulti?
La famiglia causa di tutti i mali? La famiglia giapponese: Padre assente/prevaricante + Madre simbiotica, “Amae” (Saito, 1998; Zielenziger, 2008; Thrush, 2008, Conway e Rees, 2002) L’ipotesi non convince Il fenomeno degli Hikikomori compare quando la cultura tradizionale giapponese va in crisi (Suzuki, 2015)
Non c’e’ un contesto familiare specifico che causa il ritiro… ma ci sono una madre e un padre che devono interpretare il ritiro La diffusione e la diversificazione dei fenomeni di ritiro dopo l’avvento della pandemia sono un ulteriore dato a conferma della mancanza di determinismi familiari infantili
Segnali di allarme, primi dubbi Riconoscibili a scuola, prevalentemente alle medie:
Nuovi atteggiamenti: saccenza, vittimismo, mutacismo, aumento introversione, vissuti di prevaricazione
Comportamenti di resa (defeat without a struggle (Suzuki))
Preoccupazioni somatiche e sintomi fisici
Inflessione rendimento scolastico
Assenze al rientro dalle vacanze (natale), dopo periodi di malattia, al lunedì
Evitamento ginnastica, spogliatoi, docce
Manipolazione della relazione scuola-famiglia: ragazzi che ricercano solidarietà contro un clima scolastico ostile
Assenze: la prima evidenza Difficili da decodificare
- Sintomi fisici, approfondimenti medici negativi - Egodistonia: il figlio vorrebbe andare a scuola, è uno studente - Non c'è causa psicologica sufficiente: no traumi con i prof. o compagni - Perentorietà del rifiuto (nel caso del ritiro primario)
Un figlio sconosciuto
- Rottura di continuità con il passato
- Fantasmi: malattia, indolenza, trasformazioni irreversibili
Chi è? Quanto dolore ha? Può andare a scuola?
Interpretazioni materne e paterne Padre: "teoria del bambino viziato" o “della figlia della mamma”
Madre: decodifica e cura del corpo sonno irreversibile mattutino, mal di pancia e contrazioni
rifiuto scuola = rifiuto dovere , rifiuto padre
muscolare, cerchi alla testa e svenimenti, crollo sul sedile il figlio potrebbe sforzarsi ma "non vuole... non si sforza”, “sta con sua madre"
della macchina, resurrezione repentina e distensione a casa
- delusione
Sofferenza e angoscia sono reali
- autocritica: troppi rimandi positivi? Troppa madre?
- inconsapevoli: la teoria della volontà non regge
- rottura del gioco condiviso
- fantasma della malattia fisica o mentale
- preoccupazione per le sfide sociali del futuro
Il corpo che soffre è il corpo sociale, non quello dei bisogni - azioni normative: rieducazione-allenamento
- tentativo di riportare a scuola e fallimenti
La madre
libera dall’autoaccusa si sintonizza
( diverso da DCA )
passo indietro
Un evitamento differente Nel ritiro maschile: la risposta controtransferale degli adulti ruota prevalentemente attorno all’asse volontà-fragilità. Le interpretazioni materne e paterne si contendono il campo producendo un’ alternanza di interventi affettivi e educativo-normativi spesso scissi e contraddittori.
Nel caso dei nuovi ritiri femminili: il quadro è più articolato, i significanti evidenti di tristezza o ansia manifesta, depotenziano la teoria del bambino viziato, mettono in secondo piano il problema del dovere e della scuola, costringono ad interrogarsi sulla natura profonda del bisogno. Richiesta di attenzioni, depressione , insicurezza patologica? Attendismo educativo, prevale fin da subito una tendenza alla clinicizzazione della risposta.
A casa con la madre La madre traghetta il corpo e la mente provata del figlio verso il ristoro domestico. Si assume l'onere di : - giustificare le assenze da scuola e si dà i compiti di - trovare risposte e aiuti - mediare con il padre - alleviare il dolore del figlio malato o solo convalescente
• Con il figlio maschio, all’inizio del ritiro vero e proprio in casa la madre si colloca su una nuova forma di interdipendenza pacifica e un patto di non belligeranza. Il figlio abita la casa, scrivania pc, ma anche divano e cucina dove c'è la madre. • Con la figlia femmina la relazione parte da e raggiunge fin da subito livelli di intensità superiori. In genere è già presente un’articolata storia di rituali condivisi/dialoghi/provocazioni reciproche.
Il figlio è tornato a casa “con” la madre o “per” stare con la madre? Una domanda cruciale, fa la differenza in termini diagnostici e prognostici
Seconda evidenza: ascesa del computer I genitori assistono alla crescita del legame con il computer, la rete e i giochi:
- sempre più tempo - sempre più bisogno, devozione - incapacità di staccare - riduzione del contatto con i familiari
ma non conoscono la relazione tra il glio e il computer. Vedono solo: - il computer che divora relazioni: occupa il tempo di amici, scuola, riposo - staticità, passività e regressione del figlio di fronte allo schermo - la capacità del computer di generare dipendenze
Gaming (maschi)
Mondo virtuale segreto e Altrove (femmine)
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Serie, social, video, forum?
Maschi: la madre rompe il patto La metafora della dipendenza tossica si impone - è convincente: crisi di astinenza - il computer diventa causa e satura il vuoto di spiegazioni
computer = eroina = dipendenza e gioco = desiderio senza frustrazione = negazione realtà = simbiosi = madre La madre si interroga e si sente colpevole di collusione:
la teoria paterna del bambino dipendente e viziato, forse è vera.
- Rottura del patto di non belligeranza
- Evocazione delle norme e del padre
Guerra santa al computer • Condotta in accordo fra madre e padre • Protagonismo del padre normativo, tentativi più o meno coercitivi • Rischio di colluttazione violenta • Esasperazione dei sintomi, minaccia suicidale del figlio
... ma la guerra viene persa
Derubricazione simbolica del padre
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• Silenzio, ammutolimento
Denigrazione verso la madre:
“Non sono un bambino dipendente da te!” Segnali di separazione:
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conflitti passaggio dalla casa alla camera inversione giorno-notte
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Impero del ritirato, paralisi dei ruoli Blocco dello scambio di parole e affetti, depressione familiare:
con il figlio, tra padre e madre. • "The missing million", Conray e Rees, 2002 • "Left handed", Thrush 2008 • "Web Junkies" Medalia e Shlam 2013 • (Yong, Kaneko, 2015; Suwa, Suzuki, Hara, Watanabe, Takahashi, 2003) Madre e padre: • Paralisi e angoscia di ruolo: inamovibilità del figlio, della relazione con lui
• Due strade nuovamente distinte. Solo la madre va in cerca di un baluardo di contatto: accetta sottomissione, cura la stanza, il corpo e l’alimentazione del figlio. (riattivazione del sistema vicinanza attaccamento)
Il padre si autoesilia Il mutismo sembra autoimposto: no forclusione ma autoreclusione
Sono molti gli esiti cicatriziali dello scontro padre-figlio:
• come un bullo il figlio ha dimostrato di essere più forte
• il padre ha sentito l'impotenza: "sono una tigre di carta"
• imbarazzo e vergogna hanno invaso la relazione: riconoscimento reciproco
• teoria genetica del padre: "gli ho passato fragilità e imbarazzi"
Nel distanziamento paterno un'istanza protettiva: non passare fragilità
Padre e figlio sono vicinissimi nei sentimenti. I corpi però si evitano: non esistono due oggetti più lontani.
Dipendenza virtuale femminile Una sofferenza inedita, non riattiva simbolizzazioni precedenti (come gaming maschi)
Procede in parallelo con i significanti di un corpo femminile non integrato. (Nel frattempo ci sono magari diete, tagli, disinvestimento, mascheramenti…). Evidentemente la nuova femminilità crea problema.
Contiene un pronunciamento identitario distintivo rispetto alle aspettative precedenti (“della scuola non mi interessa”) o nei confronti del gruppo dei coetanei: “…guarda delle serie di vampiri, ma solo lei le conosce!” “… la prendono in giro perchè ascolta la musica Koreana”.
Preoccupa ma non viene paranoicizzata, appare necessaria forse vicariante.
Avvicinamento madre e studio della nuova dipendenza, delega paterna
Altrove e nuove identità Coming-out, rivelazione della diversità Un’ingannatrice, traditrice degli ideali condivisi : tik tok, istagram, popolarità, seduttività virtuale e sexting come adesione attiva ai modelli di genere dominanti
Ferita mortale al sè infantile idealizzato
Vissuto di tradimento madre
Delusione paterna
Reazione normativa, apertura del conflitto evlolutivo
Fine ritiro,
riresa/trasgrressivita
La malattia dell’adolescenza: bisogni, fami, forme, colpe, paure, vergogne contro femminilizzazione e socialità.
Condanna a solitudine, automortificazione, tristezza, vuoto, autolesività
Rete: ricerca relazioni simbiotico gemellari con le escluse dalla crescita.
Md: ricerca cure, monitoraggio autolesività
Pd: tutela della coppia
Affermazione dell’idea di patologia, accesso ai medici, ricerca del farmaco
Strutturazione ritiro, intervento terzi ma avvicinamento md
La femminilità reinterpretata: gli Altrove presentano una natura divergente sia dagli ideali di ruolo genitoriali, sia dalle stereotipie contemporanee.
Geek Girl, nerdy otaku girl, uso del fluid gender…. impegno narcisistico in un manufatto identitario originale
Md: studio e sostegno implicito
Pd dubbi: una bambina non cresciuta? Quale destino per questa femminilità?
Mediazioni educative: spazio al nuovo soggetto ma responsabilità Uso espressivo ritiro, affermazione nuova socialità virtuale/reale
Ritiro primario e altri adulti Nel corso di questi anni si è assistito alla conflittualità fra culture materne e paterne
Scuola
Consigli di classe spaccati
Flessibilità/richiesta presenza
Relazione/valutazione
Colpevolizzazione/sostegno famiglia. Medie sostegno, superiori conflitto
Segnalazione?
Bes o non Bes?
Importanza del dirigente
Amici e parenti Antipatia per il dittatore domestico
Critica ai genitori, teoria del bambino viziato
Fraintendimenti, distanza da genitori
Servizi sociosanitari Quale diagnosi? Difficoltà a vedere il ritirato
Interventi educativi, farmacologici per rientro a scuola (sull’ansia)
Di fronte a opacità ritiro possibile reattività: istigazione normativa genitori, minaccia farmacologica/ricovero/ oppure ritiro/delega a famiglia
Rischio: o rinormalizzazione scolastica o patologizzazione
Nel frattempo il ritirato ha parlato di sè e difeso le sue ragioni, permeato l’immaginario. La cultura degli adulti ha sviluppato un attitudine di ascolto e studio.
Nuovi ritiri e altri adulti Nuova attitudine alla gestione della complessità
Scuola Uso psicologi: con dirigenti, nei consigli di classe, sportelli
Formazioni
BES e scuola a domicilio
Amici e parenti
Servizi sociosanitari
Maggior condivisione e solidarietà con genitori
Formazioni specifiche
Attivazione dei equipe multidisciplinari
Interventi di rete
In generale, minor dicotomia fra interventi accuditivi e normativi, ma nuovi rischi:
Frammentazione e disorganizzazione degli interventi
Omologazione delle nuove forme di ritiro al ritiro primario
Risposte disorientanti e perdita di contatto con i genitori
Il problema dei genitori Da soggetti sotto processo si trovano molte possibilità di lettura e ascolto (scuola, servizi e privato sociale). Dunque:
Praticano il pellegrinaggio terapeutico
Restano insoddisfatti perché gli interventi si concentrano sul figlio e non su loro
Confusione e solitudine: troppi interlocutori equivalgono a nessuno
Bisogno di accompagnamento e di una regia rispetto agli interventi educativi
Bisogno di gruppo / altri genitori per sentirsi meno soli
Un rischio inconsapevole Gli adulti chiedono al ritirato di uscire dalla stanza e dal computer, ma conservano ambivalenze profonde: Il dentro si è dimostrato salvifico, la nuclearizzazione delle relazioni efficace
La rete e i device sono stati prolungamenti vitali anche per loro
Risentono della cultura della vergogna
Smart working, fuga dalla città e cultura del “buen retiro” sono ben visti
La scuola e la DAD hanno mostrato molti limiti: e l’educazione parentale?
Le nuove normalità quanto ritiro prevederanno?
Istigazione sotterranea al ritiro
QUALE INTERVENTO?
Il lavoro con i genitori: la prima terapia E' necessario fermare la valanga di azioni e reazioni innescate dalle diverse forme di ritiro
Il sostegno al ruolo: snodo cruciale di ogni intervento
• Psicoterapia
• Intervento domiciliare
• Farmacoterapia
• Riscolarizzazione e risocializzazione
Accettazione del ritiro, clima e comunicazione familiare più aperti, facilitano l'uscita dalla crisi (Funakoshi, 2011, Suwa & Suzuki, 2002)
Gruppo genitori: la condivisione facilita l'uscita dalla solitudine di ruolo, il riconoscimento
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e l'accettazione della condizione del glio, riattiva la speranza. (Funakoshi 2011)
Il sostegno al ruolo Non è una psicoterapia e non è un banale accompagnamento educativo: ha come obbiettivo il lavoro sulla psicodinamica tra quei genitori e quel glio. Si può avvalere di: - Consultazioni separate madre e padre: ogni cultura rielabora le proprie posizioni
- Restituzioni, incontri congiunti: per coordinare gli interventi Contenuti da risimbolizzare • dolore del glio: morti cazione e annichilimento virile, preoccupazioni da separazione • assenze e sottrazioni: ritiro come scelta evolutiva non solo di rinuncia alla crescita • computer: non solo dipendenza, ma sperimentazione , ricerca dell'altro. Obiettivi: • accettazione del movimento di ritiro • recupero essibilità semiotica • riabilitazione comunicazione concreta e affettiva
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• sentimento di ef cacia di ruolo e capacità di problem solving
Efficacia degli interventi sul padre Soprattutto in caso di ritiro primario… • Saito (1988): "Più i padri si coinvolgono nel trattamento, più è possibile che i gli facciano progressi"
• Funakoshi e Minamoto (2014): Ricerca su 55 famiglie di ritirati: le madri dei ritirati ricevono più aiuto, ma l'intervento sui padri è più e cace: ripristina la collaborazione fra i ruoli e in casa, riabilita la comunicazione.
• Miller, Mc Bride Murry, Brody (2005) Se il padre riceve supporto, famiglia e gli ritirati riabilitano la capacità di problem-solving
"Più padre e meno madre" Non si tratta di ripristinare la sottomissione al padre normativo (Web Junkies, 2013), ma di sciogliere gli imbarazzi fra padre e glio, aiutarli ad a rontare una s da che riguarda la nostra epoca da vicino: la gestione dei sentimenti di vergogna all'interno dell'identità
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virile. Piotti a questo proposito parla di “incontrare il padre del fallimento” (2015)
Intervento domiciliare Svolto da professionisti (educatori o psicologi) Il primo incontro: un momento delicato e carico di aspettative: • clima domestico teso • avvicinamento graduale • atteggiamento di curiosità empatica: sguardo né medico-psichiatrico, né educativo • non banalizzare, superare prove di competenza • restituzione prima di uscire: proposta implicita di di alleanza di lavoro.
L’obiettivo non è riportare il ragazzo a scuola !!
Costruire la relazione • andare a cercare il ragazzo nel computer • smarcarsi dalla mediazione materna • gestire equilibrio tra vicinanza e intrusività. • interpretare i movimenti nello spazio domestico
• “fare insieme”: computer, studio, la musica, il computer. Sostegno narcisistico e collaudo capacità • dopo alcuni mesi l’operatore diventa più interlocutorio e propone simbolizzazioni • sperimentazioni protette: il centro, i laboratori, lo psicologo, bibioteca
Quando il ragazzo vuole riprovarci, avvicinare le risorse
• esplorare la città con i mezzi pubblici • accompagnare, sostenere ma poi passare la mano.
Non appena possibile psicoterapia • Psicoterapia evolutiva dell’adolescente
(G.P. Charmet, S. Bignamini, D. Comazzi, 2010 Franco Angeli) • Centratura su compiti evolutivi
• Centratura su presente e futuro, non passato infantile
• Setting flessibile, disponibiltà a contatti virtuali
• Ricostruzione del valore evolutivo del ritiro
• Identità virile, processi di separazione femminili
Farmaci?
In casi specifici quando il ritiro è secondario, o quando vi sono manifestazioni sintomatiche precise, o in certe fasi (es. ansiolitici nel tentativo di tornare a scuola)
Alleanza con il computer • non interrompiamo la connessione • lo usiamo per le sedute a distanza • ce ne interessiamo: cerchiamo in esso le simbolizzazioni utili al lavoro psicologico • Orari e regole di utilizzo? Con i più piccoli utili, con i più grandi un obiettivo da raggiungere
La sfida terapeutica : trovare un modo per integrarlo nel trattamento, come fare? Gruppi? Laboratori di gaming? Esplorazione Altrove condivisa? Gioco in terapia?
es. Minecraft con preadolescenti
Fra accudimento e regole: la via della responsabilità Si può uscire dalla alternativa fra attaccare o accudire il ritirato L’obiettivo dell’intervento di rete può essere quello di responsabilizzare il ritirato rispetto alla propria scelta, e interloquire con essa-
Servono prima però rappresentazioni nitide, clima di accettazione e bassa reattività, non infantilizzante.
La relazione comunicativa tra le generazioni e i ruoli va sempre difesa almeno simbolicamente (con il padre, la scuola, con la legge) La spinta alla socialità non può essere imposta. E’ per fortuna già presente nel soggetto: solo l’assunzione di responsabilità rispetto alla scelta adolescenziale può rianimarla.
Dal computer a fuori: un’azione maieutica complessa Ci vuole tempo e necessita del coordinamento di operatori e figure di riferimento + Sostegno al ruolo materno e paterno + Interventi a scuola e mediazioni (spesso scuola ad hoc) + Interventi domiciliari e accompagnamenti educativi + Laboratori + Psicoterapia
Riscolarizzazione e risocializzazione Talvolta si dovrà aspettare il termine dell’adolescenza e la fine delle superiori: solo l’arrivo di un ruolo lavorativo potrà consentire l’uscita di casa
Indicazioni dal mondo Le indicazioni più comuni sono: •
I farmaci non sembrano utili, se non in casi specifici.
•
Lo spazio privato non deve essere violato con la forza.
•
La psicoterapia è utile ma difficile, necessita di preparazione.
•
Nei casi acuti proposta ricovero ospedaliero per farmaci, astensione dal computer.
Risocializzazione:
•
esperienze in comunità alloggio, es. New Start.
•
Ruolo sociale, piccoli lavori da fare retribuiti.
•
Figure di mediazione: sorella in prestito (rental sister).
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Perplessità: utilizzo di volontari non professionisti?
Riscolarizzazione: •
In Giappone: Free space o Free school:
•
programmi didattici identici alle altre scuole
•
mancanza di distinzione dei ruoli gerarchici, clima non giudicante
Telepsichiatria: raggiungere il ritirato su internet
Boot Camp: Cina, intervento autoritario, di stampo militare (3 – 6 mesi). Film: Web Junkies
COME VA A FINIRE?
Diversi esiti Dipende da molti fattori, dal tipo di intervento del contesto Quando finisce male: il ritiro organizza la personalità adulta. I tratti fobici e narcisistici si espandono e compromettono la possibilità di lavorare, amare e uscire di casa. Generalmente la crescita riprende: • il ragazzo torna a uscire • non risulta troppo carenziato o irrigidito dal ritiro • alle volte si può andare all’università • più spesso è il ruolo sociale lavorativo che favorisce la ripresa • Il potere dello sguardo degli altri è meno penetrante • L’uso del computer cambia, si mitiga • Dopo il ruolo sociale si può puntare all'autonomia abitativa • Md e pd hanno l’impressione di essere usciti da un tunnel
Nei casi migliori si riapre la ricerca dell’oggetto d’amore