IL RITIRO SOCIALE IN ADOLESCENZA
DAVIDE COMAZZI - ISTITUTO MINOTAURO
Il corpo in una stanza
Spiniello R., Piotti A., Comazzi D.,- Franco Angeli - 2014
Il ritiro primario Un disturbo psichiatrico? No, una "sindrome psicosociale", scelta di “stare in disparte” (Saito, Hikikomori) Distinzione fra primary e secondary Hikikomori (Suwa and Suzuki,2013) Hard core social withdrawal (Heinze and Thomas, 2014)
Si manifesta in adolescenza E’ a netta prevalenza maschile
Parte dalla scuola e si estende alla rete sociale Si accompagna ad iperinvestimento su internet e sopratutto videogiochi Spesso arriva all'inversione giorno notte E’ reversibile dopo l’adolescenza Non e’ riconducibile ad una franca psicopatologia
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Somiglia e può essere secondario a diversi quadri:
Depressione, Psicosi, Disturbo pervasivo dello sviluppo (autismo), Disturbo narcisistico di personalità, Distrubo ossessivo compulsivo, Distrubo schizoide/evitante, Dipendenza da internet, Internet Gaming disorder.
Una fobia: il ritirato ha paura La metafora più convincente. Qual’è l’oggetto fobigeno? scuola
fobia scolare,
che cosa della scuola ?
l’incontro con l'altro
fobia sociale
quale aspetto dell’altro?
lo sguardo
fobia dello sguardo quale sguardo?
lo sguardo del coetaneo che intercetta l’identità di virile nascente non sentita all’altezza
Il ruolo del corpo è centrale: è sentito difettato. Dismorfofobia?
Stima del fenomeno Giappone (120 milioni) Saito 1.200.000, stime più caute: fra 100 000 e 320 000. L’Università di Okinawa: 450 000. Cina In Cina: si dice 33 milioni di giovani dipendenti da internet semi reclusi. Boot-Camp Italia Difficile quantificare, spesso di ragiona in termini di "Internet Addiction Disorder”, DSM5. Nostra stima attuale: circa 100.000 - 120.000 casi. In aumento.
Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Francia, America Latina, resto dell'Asia: in aumento.
LA “SCELTA” DEL RITIRO: INTERPRETAZIONE EVOLUTIVA
Pensare in termini evolutivi (Minotauro, G.P. Charmet, Maggiolini, 2004)
Compiti evolutivi
I più ardui per il ritirato
1. mentalizzazione del corpo 2. socializzazione 3. costruzione di valori e ideali
4. separazione dai genitori (madre)
Adolescenza: un momento creativo, di scelte del “soggetto”. Come si arriva alla scelta e all’intenzione di ritirarsi? Quali obbiettivi si persegue?
Il cortocircuito delle medie Sè adolescenziale
Corpo virile
Gruppo
Mentalizazione
Socializzazione
Centralità della preadolescenza
• Il destino dei ragazzi timidi può essere invertito (Rubin e altri, 1986; 2008) • Vissuti di prevaricazione che fungono da trigger (Dziesinski M., 2005). • Primi episodi di "defeat without a struggle" (Suwa e Suzuki, 2013)
La scelta evolutiva del ritiro è segreta e implicita: non è accompagnata da richieste di aiuto, non produce comportamenti evidenti.
Il ritirato sceglie la bruttezza (immaginaria) Su un corpo già difficile da mentalizzare per tutti non per colpa, ma per vergogna...
(G.P. Charmet)
Medie: i primi rimandi negativi dei coetanei (bullismo?) generano un clima di tensione ansia sull’esposizione del corpo e del sè maschile. Il corpo che può produrre occasioni di mortificazione virile viene simbolizzato preventivamente e in maniera accelerata come “brutto”. Possibile dismorfofobia. La bruttezza è : • goffaggine e disarmonia •
repellenza: emette cose negative (sudore e odori, brufoli, erezioni)
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debolezza, incapacità di attacco e difesa: gli sguardi lo trafiggono
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paralisi (incertezza nel parlare, blocco, tremori)
Sancita la simbolizzazione del corpo, la bruttezza si espande all’immagine di sé: ”Io mi vedo brutto fisicamente e quindi mi sento spesso a disagio e questo tende a rendermi timido-impacciatosolitario ecc... la cosa che più non capisco è che ogni persona che conosco ha sempre detto che sono un bel
ragazzo ... possibile che avendo una bassa considerazione di me stesso mi vedo peggio di quello che sono?”
Sottrarre il corpo alla passarella •
La scelta di nascondere il corpo è inizialmente inconsapevole, somatica.
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La prospettiva di 5 o 6 ore di esposizione terrorizza corpo e mente.
FOBIA DELLO SGUARDO
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Lo sguardo impietoso dei coetanei troverà i difetti virili: bruttezza e goffaggine saranno rivelate. “Quando entravo in classe tutti mi guardavano. Arrivare al banco mi sembrava impossibile…”
La logica non è solo difensiva: ci si ritira nella speranza di poter trovare altre soluzioni
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Il ritiro appare come l’unica difesa possibile
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La socializzazione al contrario Il compito più attaccato dal sintomo Fraintendimento con il gruppo • Fino alle medie gli amici dell’infanzia ci sono • Il gruppo è il vero oggetto di interesse, ma non riesce a farsi capire: il ritirato, ha modi e look infantili, troppi vincoli con gli adulti, “puzza di mamma”
• Il gruppo non coglie il desiderio di appartenenza e si sente attaccato, il ritirato assume atteggiamenti supponenti, ai primi attacchi saltano gli equilibri narcisistici, in classe si chiude e si blocca. • Amicizie difensive con altri ragazzi fuori dal gruppo. • Il gruppo accelera, produce nuovi miti, il ritirato scende da un treno evolutivo in corsa • Circolo vizioso: il ritirato non apprende codici e linguaggi virili, non sperimenta, il gap aumenta • A diversità sancita, lo sguardo del gruppo diviene insostenibile: non rimane che ritirarsi
Senza il gruppo, il lavoro sul sè virile e sul corpo non può ripartire e procedere, diventa
inevitabile la costruzione di un sentimento di diversità
Inizio del ritiro sociale • Assenza di contatto fisico con i nuovi oggetti, ci sono solo i familiari • Una prima fase di benessere • La tecnologia è usata come anestetico • Poi le giornate diventano tristi, si sviluppa una depressione da
fallimento/carenza di relazioni sociali.
L’invenzione della rete Mentalizzazione e socializzazione sono in scacco, ma il ritirato non è fermo…
Da una posizione statica iniziale di apparente regressione… negazione del conflitto, dormire molto, verifica della tenuta dei vecchi oggetti, giochi solitari e ripetitivi
nasce una nuova spinta verso l’autonomia, servono nuovi spazi, ritorna l'interesse verso compiti evolutivi attuali ma non si può essere esposti
incontro con la rete (uso passivo) Il gioco in cui si gioca meglio: prima si guarda (tutorial, youtuber), si studiano da “lurker” (forum e chat)
esplorazione adolescenziale del mondo virtuale (attiva) Prime interazioni: in chat, in azioni di gioco, in forum… Poi allenamenti condivisi
Incontro con nuovi oggetti, nascita del gruppo di monosessuale (gilda)
…parallelamente il ritiro si attenua un po’: brevi incursioni nel mondo
Le relazioni in rete sono praticabili • La virtualità del ritirato non è solo negazione del reale. Non è ricerca di gratificazione assoluta. Non è il Sé infantile onnipotente a cercare relazioni in rete.
• In rete va il Sé adolescenziale maschile, fragile narcisisticamente, che cerca i poteri di genere. Cerca relazioni vere, ma necessità di una frustrazione sopportabile.
• In rete si attivano i sentimenti dell’adolescenza ma possono essere filtrati e controllati. C’è la possibilità di usare un tempo per rispondere, di chiudere, di cambiare scenario. Inoltre: lo sguardo dei pari non oltrepassa la barriera dello schermo
“Giocando un casino online su Minecraft sono sempre in chat vocale su Skype. Devo ammettere che avevo un po' di fobia prima di cominciare. E' poi passata quando mi sono reso conto che tra quelle migliaia di persone quella gente conosceva solo la mia voce e vedeva al massimo un nick più foto su Skype. Niente di più. Potevo chiuderla quando volevo: se le cose andavano male amen, bloccavo il tipo e dimenticavo”.
In rete lavoro sul sè virile riprende 1. Grazie all’Avatar il ritirato: • • • • • •
riprende senza fretta lo studio delle caratteristiche del corpo maschile cerca forza, abilità, velocità, strategia, strumentazione, ecc… affronta allenamenti e rinunce può sfidare la morte senza essere mortificato ammazza, desidera, ma non rivela emozioni, non rilascia nulla di troppo personale lascia i connotati del sé infantile sulla sedia
Gli ex bravi ragazzi appaiono quasi irriconoscibili: sparano, asseriscono, usano toni forti 2. In rete anche il corpo sessuale si esprime: al riparo da un’intimità cui non è pronto
Il sentimento di bruttezza virile si mitiga Spiniello: la rete diventa un “Laboratorio adolescenziale virtuale” dove si rende
possibile la possibilità di assumere sé molteplici, “Sé intercambiabile”, (Cardaci)
Dipendenza da internet? La descrizione dell’utilizzo della rete come dipendenza è discutibile:
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ci sono interruzioni significative senza astinenza in alcuni periodi
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con il computer il ritirato non si passivizza: gestisce processi e affronta progetti nuovi
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il bisogno del computer non soverchia mai il bisogno dei nuovi oggetti e la loro rappresentabilità
Super-investimento L’uso della rete appare vicariante rispetto a molte funzioni evolutive, tuttavia i rischi ci sono e l'uso evolutivo può trasformarsi in trappola
La socializzazione virtuale facilita quella reale (Di lorenzo, Lancini, Suttora, Zanella, 2013)
L’utilizzo della rete evita la deprivazione relazionale e protegge dalla psicosi
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L'amore? non ci sono parole... L’oggetto d’amore non sembra esistere, la rete non risolve questo problema •
c’è mai stato? Le storie cliniche dicono di sì
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nel passato pre-ritiro magari è stato incontrato, fugacemente raggiunto.
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ora è conservato per vergogna e devozione lontano dagli sguardi di tutti. E’ idealizzato.
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il ritirato è certo di non poterlo raggiungere, non esistono parole per comunicare con lui.
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La rete non consente illusioni, serve il corpo vero
“Talvolta ho preso cotte non ricambiate, altre (udite udite) sono stato oggetto di interesse (ebbene sì !!!!) ma non ho avuto il coraggio di ricambiarle anche se la ragazza in questione mi piaceva, non avevo il coraggio di dire - Anche tu mi piaci! … Pura follia, ma così è”; “Mai stato fidanzato e mai avuto la ragazza. Mi sono innamorato, ma mai corrisposto in quanto non ho trovato il coraggio dichiararmi” “Quante volte avrei dovuto parlare e invece sono stato zitto. Scrivendo della mia vita ho rivisto tutte le volte che volevo
dichiararmi con una ragazza e non l’ho fatto”.
Altri ritiri sociali (secondari e femminili)
Ritirarsi è possibile Nella società etico normativa: Impossibile ritiro da dimensione dovere e da scuola In adolescenza possibile ritiro da piacere e pulsione (con itto nevrotico) Oppure s da aperta al super-io e transizione all’adultità Nella società a ettivo-narcisistica (G.P. Charmet): Relazione interlocutoria e critica con super-io “L’obbedienza non è più una virtù” (Don Milani) Cura delle relazioni, ma soprattutto del sè e dei suoi ideali In adolescenza esiste la possibilità simbolica di dire di no, ritirarsi da: - Ingiunzioni del padre e dello stato - Ingiunzioni del gruppo - Ingiunzioni del genere e del corpo Di fronte alla richiesta contradditoria dell’adolecenza odierna (G.P. Charmet): essere unici e speciali, ma anche avere successo attraverso l’omologazione a standard di gruppo
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L’adolescente sceglie sempre più spesso la via del ritiro. Il movimento di ritiro protegge il sè dalla vergogna e difende l’unicità, ma al contempo non implica regressione perchè offre una possibilità di separazione individuazione dai genitori per sottrazione.
Altrove. Non qui, non ora. La connessione alla Rete consente al ritirato di cercare luoghi altri dove risolvere in maniera originale i propri enigmi evolutivi. L’esistenza simbolica di un Altrove consente di: Esplorare miti diversi da quelli imposti dalla cultura e dal gruppo Utilizzare linguaggi e codici inediti, per soli “adepti” (lingue, mode, galatei di gruppo) Conoscere nuovi oggetti virtuosi, meritevoli di investimento, senza correre rischi Separarsi dai genitori senza andare per il momento lontano Sebbene non qui e non ora, in questi Atrove la relazione con la crescita è preservata
Oriente. Un altrove molto frequentato. La cultura orientale formale tutela dalla vergogna, camuffa ma tratta e rispetta le emozioni La cultura orientale reinterpreta la relazione bambina donna. La cultura orientale e la reinterpreta il tema della competizione virile: poteri mentali e imbarazzi.
Ritirarsi è auspicabile.Pandemia Il ritiro come valore. A tutti è chiesto di essere ritirati sociali.
Covid
risimbolizzazione affettiva
dentro/fuori relazione con altri contatti corporei (baci e carezze) mascheramento
elogio del sè infantile
rientro in famiglia e vicinanza alla madre paranoicizzazione del mondo esterno rinuncia al ruolo sociale
critica all’adolescenza
rinuncia a separazione sospetto nei confronti del nuovo oggetto interdizione del debutto, della stretta di mano, del bacio
Aumento ritiri primari, secondari e comparsa di nuove forme ibride
Criteri per decodificare i ritiri Età: preadolescenziali adolescenziale tardo adolescenziale
Intensità: esistono uscite ? Se sì, dove e con chi? La scuola è dentro o fuori dall’area della fobia?
Socialità precedente: un retaggio dell’infanzia? Ci sono stati debutti adolescenziali, ci sono stati amore e sessualità?
Vita domestica: relazione con i familiari, con gli spazi condivisi e con la stanza.
Vita virtuale: assente, presente, protetta? Gaming, social, comunità virtuali altrove? Guardare o interagire? Ruolo del corpo: il corpo è esposto o nascosto in rete? Viene lavorato, camu ato, allenato, fatto danzare?
Preoccupazione prevalente Psicodinamica della scelta, relazione sè / l’oggetto.
Proteggere l’oggetto - (scelta depressiva)
Proteggere il sè - (scelta narcisistica, border, psicotica)
dall’aggressività emancipatoria e pulsionale (es maschi con md, maschi con femmine)
dal rischio di morti cazione virile e femminile proveniente dallo sguardo e dal giudizio dei nuovi oggetti (es ritiro primario)
dalla solitudine e dall’abbandono (es genitori separati)
dall’abbandono del nuovo oggetto
dall’invecchiamento e dal lutto legato alla perdita del bambino (con madre)
dalla morti cazione legata all’emergere della dipendenza, dalla prigionia del corpo dei bisogni e del sè infantile (border)
dalla delusione conseguente alla sessuazione secondaria (con md e pd)
dall’emergere di angosce psicotiche legate alla separazione e all’incontro con il nuovo oggetto
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dall’intensità dei propri bisogni e delle fami
Ritiri femminili Generalmente:
Prevale la preoccupazione per l’oggetto. La preoccupazione per il sè è in genere conduce verso i DCA
Il compiti è la separazione-individuazione. Il legame più tutelato è quello con la madre
Meno intense la fobia sociale e la chiusura nella camera. Maggior esposizione sociale e social.
Meno dipendenza da Internet, meno inversione giorno notte.
Minor coartazione e ossessività: vengono esplorati i sentimenti in rete, nelle serie, nei fumetti, nei libri, nei lm.
Il lavoro sul sè e sul corpo coinvolge spesso il tema del genere. Vengono costruiti percorsi identitari originali, viene cercata una femminilità alternativa a quella proposta dagli adulti e dalle coetanee femmine. Si ricorre spesso al travestimento, all’intepretazione scenica e al cosplayng, equivalenti degli Avatar maschili.
L’uso intenso dell’Altrove che consente di difendersi dalle ingiunzioni passivizzanti provenienti dal contesto e separarsi cautamente.
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Talvolta è il corpo dei bisogni, non quello femminile, al centro dei tormenti della ritirata femmina. Presente nel sè infantile come nel sè femminile il corpo dei bisogni espone il soggetto a numerosi rischi (abbandono, morti cazione, colpa) nonchè l’oggetto a numerosi attacchi. Nel mentre si studia si cerca di far esprimere ed al contempo disciplinare il corpo dei bisogni (ad esempio tagliandolo e punendolo, abbuffandolo ed intentando diete) meglio stare a casa ritirate.
Proteggere la madre dalla solitudine Giorgia 15 a, 1a Ist Tecnico Giorgia è sempre stata brava a scuola e in casa, ha un fratello più grande, vuole molto bene ai suoi familiari anche ora che i suoi genitori si sono separati. La madre viene lasciata dal padre per un’altra donna quando Giorgia ha 11 anni. Da allora appare triste, preoccupata per i soldi, ferita, e Giorgia pensa che forse sia ancora innamorata del papà. Il padre costruisce un nuovo nucleo e Giorgia e per una ragione o per l’altra fatica a frequentarlo, anche se quando lo vede è contenta ed hanno un buon rapporto. La relazione di Giorgia con il corpo è adeguata, con un investimento significativo sulla incipiente femminilizzazione. Con l’ingresso alle Superiori le relazioni di Giorgia con i pari incontrano una importante trasformazione. Le amiche delle Medie, retaggio delle elementari, vengono messe da parte per nuove frequentazioni, tra cui spicca Anita. Insieme a lei Giorgia vive le prime sperimentazioni adolescenziali, fuma il suo primo spinello e conosce Edoardo, un ragazzo del quartiere che le piace molto. L’evento che innesca la crisi e il conseguente ritiro di Giorgia è il tradimento subito da Anita, che va a una festa insieme a un’altra amica, di nascosto da lei, e lì incontra Edoardo, con cui si ubriaca e scambia effusioni. L’episodio scatena in Giorgia un profondo dolore, e genera, come in una reazione a catena, un collasso nella simbolizzazione affettiva: la relazione con i nuovi oggetti dell’adolescenza (Anita, Edoardo) viene associata alla perdita di controllo e al rischio di dipendenza (da sostanze come dai nuovi oggetti stessi), e a conseguenti esperienze di tradimento e abbandono (subiti da Anita e Edoardo ma in precedenza somministrati alla madre). Il ritiro dura circa 6 mesi e ha come esito di bloccare la trasformazione di Giorgia, realizzando la scelta inconscia di proteggere il sè ma soprattutto la madre dall’abbandono e dalla solitudine. A causa della fobia scolare vengono superate le assenze consentite ed allo stesso tempo sono riattivate e reinvestite le relazioni con gli adulti, madre, padre, insegnanti. Tutti si preoccupano di lei mentre lei si preoccupa di loro. Anche se le relazioni con i pari all’esterno sono ibernate, il ritiro non è radicale, talvolta ci sono uscite e le amiche possono venire a casa. Soprattutto, Giorgia è attiva in rete, passa ore collegata su whatsapp, YouTube e tic toc dove talvolta si espone in prima persona. Il rapporto con la madre attraversa momenti di intenso contatto, che sembra riparare il vissuto di averla tradita e abbandonata, come aveva fatto il padre, ma anche forti litigi, che non mettono comunque a repentaglio la solidità del legame, servono principalmente a tracciare più solidi confini. Se la relazione con l’amica Anita viene recuperata nel corso del tempo, esito del ritiro è l’annichilimento dell’interesse per Edoardo, mai più cercato e anzi disprezzato quando si mette con una ragazza di terza media del quartiere. A fine anno scolastico, grazie a un PDP, viene ottenuta la promozione. La bella estate nelle Marche di Giorgia e la mamma, entrambe aperte a nuovi incontri, è risolutiva. L’anno successivo, il ritiro scompare e Giorgia, sebbene in modo mite, riprende la sua trasformazione.
Proteggere i genitori dalla delusione Giada 13 anni, terza media Figlia unica di genitori etici di che l’hanno molto ben amata durante l’infanzia e stimolata nei suoi talenti. Una ex bambina meravigliosa: brava a scuola, suonatrice di pianoforte, obbediente ma allegra, piacevole per gli adulti e ricercata dai coetanei. All’inizio della terza media, dopo uno sviluppo fisico precoce che la rende molto bella, Giada riceve le prime attenzioni da parte dei compagni di scuola. Dichiara ai genitori di non trovarsi bene con i coetanei volgari e con le compagne stupide che ridono alle loro battute. Racconta di essersi schierata in classe apertamente con i valori della difesa dell’ambiente di Greta Thumberg, ma che gli altri l’avrebbero guardata storto e presa in giro. Quando parla della sua diversità, cerca e trova la solidarietà dei genitori. Il problema sembra dunque essere il gruppo anche se, in realtà, secondo i professori Giada è inserita e molto ricercata. A dicembre compaiono le prime assenze fatte per saltare alcune verifiche e l’ora di ginnastica. Al rientro dalle vacanze di Natale il il rifiuto diventa perentorio e nel giro di poco inizia un ritiro severo. Ogni mattina un’ansia inalienabile o una stanchezza insormontabile le impediscono di andare a scuola. I genitori difendono la coscienziosità della figlia che continua a studiare, cercano mediazioni con i professori che fanno un PDP. Giada torna a scuola solo per gli esami che vanno benissimo. Il primo anno di superiori, Liceo delle Scienze Sociali, Giada appare inserirsi bene nel gruppo classe ma dopo solo un mese si ritira nuovamente. Dice che non si trova con i professori e che non lega con i compagni, che non impara niente e che può studiare da casa come l’anno precedente. Rifiuta l’intervento di chiunque, portata a forza da uno psicologo risulta mutacica. Dopo tentativi di ogni tipo, normativi e affettivi, i genitori sono costretti a ritirarla e farla preparare da privatista attraverso l’educazione parentale. I genitori vedono Giada lavorare alacremente e passare il primo anno molto bene. In questo primo anno di superiori, nel segreto della vita virtuale accadono in realtà molte cose. Giada diventa una star di tic toc, dove in barba ai valori ambientalisti e alla bambina coscienziosa di un tempo, interpreta danze sempre più seduttive e ammiccanti che ottengono molti follower. Sopratutto maschi. Giada apre anche un suo profilo Instagram dove cura con dovizia di particolari le foto in posa del viso e della figura intera, dei vestiti che le piacciono, e dove posta alcune storie di vita domestica adolescenziale. Nei video appare a suo agio e molto più grande dei suoi 14 anni. Quando i genitori scoprono verso la fine dell’anno scolastico l’esistenza di questa Giada rimangono sorpresi e turbati. Alcuni aspetti della vita segreta virtuale di Giada generano in loro delusione e preoccupazione, la madre in particolare si sente presa in giro e tradita. Arrabbiati per l’eccesso di esposizione di Giada le chiedono di chiudere i suoi account. Giada accetta, si scusa, chiude i profili, si impegna ancor di più nello studio ma si intristisce profondamente. L’estate è un’occasione di cambiamento per tutti: i genitori assistono alla tristezza crescente della figlia e dopo lunghe riflessioni autocritiche, decidono di aver drammatizzato troppo il cambiamento e riaprono le maglie del controllo. Tranquillizzano Giada, accettano la ripresa della vita virtuale e le facilitano alcuni movimenti emancipatori. Al villaggio in Sardegna Giada non verrà quasi mai vista, se non alla sera, e passerà gran parte del suo tempo in una compagnia fatta prevalentemente da ragazzi più grandi di lei Il secondo anno di superiori sancisce l’inizio delle trasgressioni, l’esplosione della vita sentimentale e l’aumento esponenziale delle liti con i genitori e certifica la fine del sodalizio con loro. Il clima è quello di un conflitto evolutivo. Giada non si ritirerà più e continuerà ad aver successo nella vita scolastica e sociale.
Proteggere il sè dai morsi della fame Serena 16 anni, 3A liceo artistico Vive con i genitori, una sorella di 17 anni studiosissima e un fratellino agitato che va alle elementari. Serena è sempre stata una bambina energica e vitale. Fin dalle elementari in leggero sovrappeso, ha sempre apertamente dichiarato la sua passione per il cibo che i genitori hanno cercato di mitigare nel corso del tempo. Disegna molto bene ed è appassionata di manga e anime giapponesi. La crisi inizia con le superiori: l’impatto con il Liceo Artistico sancisce un cambiamento che era già forse iniziato in terza media: Serena cambia il suo atteggiamento drasticamente, si incupisce, si chiude sempre più spesso in camera sua, mostra fastidio nelle interazioni, è aggressiva sopratutto con madre e sorella, appare sempre più spesso ansiosa e insoddisfatta. I genitori hanno molte difficoltà: lei non comunica e non accetta nessun confronto, non sanno come interpretare la cosa e non sanno come aiutarla. A gennaio del primo anno modifica radicalmente il suo look, si veste di nero e si trucca pesantemente senza che la cosa le doni particolarmente. Nell’arco del secondo anno di Liceo si tinge anche i capelli di viola, fa il piercing al naso e sul sopracciglio, chiede di farselo in bocca. I sempre più disorientati genitori un po’ mediano un po’ si scontrano con lei, inevitabilmente i litigi si fanno frequenti, e soprattutto con mamma ci sono esplosioni, grida, pianti che portano a chiusure prolungate in camera e talvolta anche a scuse reciproche notturne. Nei genitori prevale la preoccupazione: sui diari, che la madre legge di nascosto non riuscendo più a parlare con lei, compaiono senso di solitudine e diversità, l’insoddisfazione per un corpo pesante e non aggraziato, la lacerazione provocata da una rabbia e un vuoto interiori che nessuno, nemmeno Serena stessa sembra sapere da dove provengano e come fermare. Serena scrive di non poter vivere in questo mondo e pensa spesso alla morte, tutti verosimilmente starebbero meglio senza di lei. La madre scopre anche che da qualche mese ha preso a tagliarsi, una cosa di cui si vergogna ma che la fa stare bene provocando in lei un senso di pace e di ricentratura su di sè. L’unica altra maniera di ritrovarsi è per Serena il cibo, da mangiare in grandi quantità fino a essere pieni. Poi Serena si sente in colpa e si fa schifo, ma tanto vale, un giorno imparerà anche a vomitare. Le uniche aree di sincera passione sono rappresentate dal disegno, dal mondo dei manga e degli anime giapponesi. Recentemente si è appassionata anche alla cultura Koreana e ad alcuni gruppi musicali pop di quel paese. A farglieli conoscere è stata Kitty una ragazza di Bergamo, incontrata online su un sito di disegni e vista tre volte anche di persona in Cadorna a Milano. Scrive sul diario di essersi innamorata di Kitty, e che anche Kitty prova sentimenti importanti per lei. Una volta si sono baciate e questo le ha fatto capire di preferire le ragazze ai ragazzi, più superficiali e meno capaci di amare profondamente. Ad ogni modo ogni definizione sul genere la infastidisce: lei ama persone che non possono essere racchiuse in un’etichetta. L’unico altro grande amore in precedenza era stato Andrea, compagno di classe e amico delle medie: Serena prima della fine dell’anno gli aveva fatto conoscere i suoi sentimenti ma lui l’aveva gentilmente rifiutata, facendole sapere che era un’amica speciale ma lui era innamorato di Lucia, la ragazza più popolare della scuola. Il ritiro di Serena è comparso ufficialmente alla fine della seconda superiore, ed è intermittente. Le assenze da scuola hanno costituito un problema solo in terza superiore quando hanno sforato il tetto massimo consentito. Con i coetanei Serena esce poco ed è molto selettiva. Per il resto passa quasi tutto il suo tempo sul computer a interagire con coetanei di tutto il mondo che frequentano i social settoriali inerenti le sue passioni. Con gli abitanti del suo altrove fatto di disegni, manga, travestimenti e musica Koreana, riesce ad esprimere istanze adolescenziali, mitigando il furore che si sprigiona in talune occasioni dal vuoto interiore, da una mancanza antica d’oggetto non ripagata. Serena vuole proteggersi dagli attacchi e dalle prepotenze della bambina affamata e arrabbiata che la abita. Nel suo altrove e con Kitty questo è possibile. Presentarsi ad altri maschi come Andrea potrebbe essere fatale in questo momento. Serena prima deve usare il ritiro per domare il corpo dei bisogni che la perseguita e la mortifica. Non riesce ancora bene, per il momento lo educa punendolo e tagliandolo, cosa che le offre uno spiraglio di senso. Se solo con il cibo riuscisse a dominare la fame... ma forse la cosa non fa per lei. .. presto o tardi si vedrà, intanto meglio stare a casa.
Ritiri psicotici Andrea 17 a Terza istituto Liceo scientifico. Ex bambino timido e schivo, molto legato alla sua mamma, Andrea ha passato un’infanzia priva di problemi particolari se non forse solo per la fatica ad adattarsi alle situazioni nuove. Fino alle elementari dunque tutto relativamente bene. Le medie sembrano invece essere state per lui un periodo più sofferto, la sua timidezza si è esasperata anche in relazione alle prese in giro dei compagni, che talvolta hanno sfiorato i limiti della vera e propria prevaricazione da bullismo. Non trovandosi bene nella sua classe, Andrea ha continuato a giocare solo con alcuni amici dell’infanzia timidi come lui e poco inclini ad atteggiarsi da adolescenti. Le passioni comuni con loro erano i pokemon e sopratutto Minecraft, videogioco nel quale esprime la sua creatività. Il passaggio alle superiori segna un cambiamento significativo: Andrea guidato dall’amico di sempre Luca, incomincia a frequentare una compagnia della zona, dedita all’uso di spinelli, al gioco del calcio e a qualche piccola attività illecita. La compagnia è piuttosto grande, Andrea e Luca sono inizialmente i più piccoli e si mimetizzano fra i grandi accettando volentieri il loro ruolo di gregari. In casa nel frattempo Andrea si chiude molto, diventa irritabile e scontroso, particolarmente egoista e prevaricante nei confronti del fratellino e della mamma con la quale fa sempre più spesso il tiranno. Frequenta scuola regolarmente fino alla seconda Liceo. Non crea grandi amicizie nel gruppo dei maschi della classe ma essendosi molto trasformato parla tranquillamente con tutti senza subire le vessazioni di un tempo. A scuola inoltre si innamora perdutamente di Livia, bellissima compagna, che conosce poco anzi pochissimo, con la quale scambia solo qualche parola un giorno in metropolitana. In quel giorno di primavera della seconda, Andrea viene stregato dalla gentilezza di Livia: nella sua interpretazione forse anche lei è affascinata da lui. Il pensiero di Livia nella sua mente diventa nel corso del tempo sempre più costante e pressante. Andrea prima di andare a scuola, si guarda allo specchio in modo rituale riconoscendo di essere un bel ragazzo e fantasticando di dichiararsi con successo a Livia. Cosa che mai si realizza. Nel corso dell’estate, sotto l’ingiunzione dell’amore per Livia, Andrea lavora sul proprio corpo: lo addobba con molti muscoli, compra vestiti di marca e insieme a Luca scala non poche posizioni nella classifica della sua compagnia di quartiere. Finisce il secondo anno con due debiti, rischiandone tre e avendo sempre meno voglia di studiare. Con l’estate fra il secondo e l’inizio del terzo anno, Andrea che passa sempre più tempo fuori di casa, incomincia a fumare regolarmente canne. Al rientro a scuola in Settembre gli sembra di non riconoscere più Livia. Gli appare cambiata, meno gentile negli incroci che avvengono in classe, in qualche modo più scontrosa con lui. Nelle sue contemplazioni da lontano e ascoltando le voci di corridoio intuisce che si è trovata un ragazzo durante l’estate. La delusione e il dolore sono enormi, Andrea si sente tradito e si chiude in casa piangendo prima molto e poi diventando completamente apatico. Ne parla con i suoi genitori che si preoccupano molto nel vederlo ossessionato e irragionevolmente incapace di staccare dal pensiero della compagna. Gli consentono di saltare alcuni giorni di scuola per non vedere Livia e distrarsi, nella promessa che continui a studiare alla mattina. Un pomeriggio, Luca e Andrea vanno al parco e vengono fermati dalla polizia mentre fumano uno spinello. Sebbene l’episodio si concluda con una ramanzina e con l’ingiunzione a buttare nel cestino la sostanza stupefacente, Andrea rimane profondamente turbato. Da quel giorno non metterà più piede fuori casa, per circa un mese rimarrà convinto di essere sorvegliato dalla polizia per il suo uso illecito di marijuana. I genitori preoccupati riusciranno prima a coinvolgere uno psichiatra e poi anche uno psicoterapeuta con il quale Luca si vede tuttora. Il ritiro di Andrea è perentorio nei confronti della scuola e fino al periodo primaverile riguarda anche gli amici, Luca incluso. Andrea alterna periodi di apatia e tristezza, a fasi di sospettosità persecutoria, a momenti di normalità in cui pare ritornare quello di un tempo. Nel corso del tempo, Luca, dopo aver anche lui abbandonato la compagnia di quartiere, ricomincia a frequentare casa e coinvolge Andrea in una serie di giochi online spara e ammazza che li appassionano sempre più. I farmaci e la psicoterapia offrono ad Andrea ulteriore conforto. L’anno successivo, Andrea ripete la terza in un Istituto privato dove riprende a frequentare e dove recupera due anni in uno. Conosce nuovi amici ma si tiene molto lontano dalle ragazze.
Ritiri tardivi Il clima è fobico evitante o di disinvestimento e abulia
Soglia di uscita dal periodo adolescenziale:
de nitivo abbandono dello status di glio / ingresso nel ruolo lavorativo.
Si può parlare di fobia del ruolo o dell’inserimento sociale?
I moventi: compiti da svolgere come glio nei confronti dei genitori (sia riparativi che vendicativi)
lavori di impreziosimento del sè (perfezionamento dell’identità di genere, delle competenze sociali)
lavori di integrazione tra passato infantile e adolescenziale (tipico il caso degli adottivi e dell’integrazione della storia delle origini
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Sviluppi di un ritiro primario: dall’evitamento fobico, il ritirato è passato ad una protesta attiva che guida i lavori identitari. Ha fondato un etica sprezzante nei confronti delle regole della competitivita maschile e sociale contemporanea. Nell’attesa di una società più giusta come giovane adulto sceglie di stare fuori dai ruoli e di non omologarsi. (Hikikomori giapponese)
Ha senso mantenere la distinzione fra ritiro primario e secondario? Forse la distinzione ha ancora un valore, forse no... Certo è che il ritiro primario:
E’ il prototipo da cui si è partiti, ha sdoganato la cultura del ritiro
È puro: il ritiro in sè è la manifestazione sintomatica, il mito fondamentale vitale, la soluzione al problema
E’ consistente, meno volubile e muta poco forma.
Ha una sua speci cità adolescenziale, ha un iter tipico, generalmente si mitiga con l’adultità
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Resiste all’ interpretazione psicopatologica, non teme l’intervento farmacologico
… e i genitori?
La causa di tutti i mali? La famiglia giapponese: Padre assente/prevaricante + Madre simbiotica, “Amae” (Saito, 1998; Zielenziger, 2008; Thrush, 2008, Conway e Rees, 2002) L’ipotesi non convince Il fenomeno degli Hikikomori compare quando la cultura tradizionale giapponese va in crisi (Suzuki, 2015)
Non c’e’ un contesto familiare specifico che causa il ritiro… ma ci sono una madre e un padre che devono interpretare il ritiro
Il primo segnale: le assenze Difficili da decodificare
- Sintomi fisici, approfondimenti medici negativi - Egodistonia: il figlio vorrebbe andare a scuola, è uno studente - Non c'è causa psicologica sufficiente: no traumi con i prof. o compagni - Perentorietà del rifiuto
Un figlio sconosciuto
- Rottura di continuità con il passato, delusione delle aspettative
- Fantasmi: malattia, indolenza
Chi è? Quanto dolore ha? Può andare a scuola?
Due interpretazioni Padre: "teoria del bambino viziato"
Madre: decodifica del corpo sonno irreversibile mattutino, mal di pancia e contrazioni
rifiuto scuola = rifiuto dovere, rifiuto padre
muscolare, cerchi alla testa e svenimenti, crollo sul sedile
il figlio potrebbe sforzarsi ma "non vuole... non si sforza"
della macchina, resurrezione repentina e distensione a casa
- delusione
Sofferenza e l’angoscia sono reali
- revisione autocritica dei ruoli: troppi rimandi positivi?
- inconsapevoli: la teoria della volontà non regge
- rottura del gioco condiviso
- fantasma della malattia fisica o mentale
- preoccupazione per le sfide sociali e virili del futuro
Il corpo che soffre è il corpo sociale, non quello dei bisogni - azioni normative: rieducazione-allenamento
- tentativi di riportare a scuola e fallimenti
La madre
libera dell’autoaccusa si sintonizza
( diverso da DCA )
passo indietro
Ritorno a casa con la madre La madre traghetta il corpo del figlio verso il ristoro domestico. Si assume l'onere di : - giustificare le assenze da scuola e si dà i compiti di - trovare risposte e aiuti - mediare con il padre - alleviare il dolore del figlio malato o solo convalescente
All’inizio del ritiro vero e proprio la madre si colloca su una
interdipendenza pacifica e un patto di non belligeranza. Il figlio abita la casa, scrivania pc, ma anche divano e cucina dove c'è la madre.
Simbiosi regressiva, "amae"?
No, il figlio è tornato a casa con lei non da lei.
e poi…l’ascesa del computer I genitori assistono alla crescita del legame con il computer, la rete e i giochi:
- sempre più tempo - sempre più bisogno, devozione - incapacità di staccare - riduzione del contatto con i familiari
ma non conoscono la relazione tra il glio e il computer. Vedono solo: - il computer che divora relazioni: occupa il tempo di amici, scuola, riposo - staticità, passività e regressione del figlio di fronte allo schermo
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- la capacità del computer di generare dipendenze
La madre rompe il patto La metafora della dipendenza si impone - è convincente: crisi di astinenza - il computer diventa causa e satura il vuoto di spiegazioni
computer = eroina = dipendenza = desiderio senza frustrazione = negazione realtà = simbiosi = madre La madre si interroga e si sente colpevole di collusione:
la teoria paterna del bambino dipendente e viziato, forse è vera.
- Rottura del patto di non belligeranza
- Evocazione delle norme e del padre
Guerra santa al computer • Condotta in accordo fra madre e padre • Protagonismo del padre normativo, tentativi più o meno coercitivi • Rischio di colluttazione violenta • Esasperazione dei sintomi, minaccia suicidale del figlio
... ma la guerra viene persa
Derubricazione simbolica del padre
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• Silenzio, ammutolimento
Denigrazione verso la madre:
“Non sono un bambino dipendente da te!” Segnali di separazione:
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conflitti passaggio dalla casa alla camera inversione giorno-notte
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Impero del ritirato, paralisi dei ruoli Blocco dello scambio di parole e affetti, depressione familiare:
con il figlio, tra padre e madre. • "The missing million", Conray e Rees, 2002 • "Left handed", Thrush 2008 • "Web Junkies" Medalia e Shlam 2013 • (Yong, Kaneko, 2015; Suwa, Suzuki, Hara, Watanabe, Takahashi, 2003) Madre e padre: • Paralisi e angoscia di ruolo: inamovibilità del figlio, della relazione con lui
• Due strade nuovamente distinte. Solo la madre va in cerca di un baluardo di contatto: accetta sottomissione, cura la stanza, il corpo e l’alimentazione del figlio. (riattivazione del sistema vicinanza attaccamento)
Il padre si autoesilia Il mutismo sembra autoimposto: no forclusione ma autoreclusione
Sono molti gli esiti cicatriziali dello scontro padre-figlio:
• come un bullo il figlio ha dimostrato di essere più forte
• il padre ha sentito l'impotenza: "sono una tigre di carta"
• imbarazzo e vergogna hanno invaso la relazione: riconoscimento reciproco
• teoria genetica del padre: "gli ho passato fragilità e imbarazzi"
Nel distanziamento paterno un'istanza protettiva: non passare fragilità
Padre e figlio sono vicinissimi nei sentimenti. I corpi però si evitano: non esistono due oggetti più lontani.
I genitori vittime del ritiro Madre • prima molto sintonizzata interdipendente, simbiotica, collusiva. Amae?
• poi in cerca di un contatto sterile, passivizzata, ansiosa e depressa (Funakoshi, 2011, 2015;
Padre • normativo • sprezzante e morti cato • distante, non coinvolto (Funakoshi,
Umeda, Kawakami, 2012)
2011, 2015)
Sistema familiare • di coltà collaborazione madre e padre (Funakoshi, 2011, 2015)
• incapacità di risolvere problemi (Funakoshi, 2011, 2015; Koshiba, 2007)
• Congelamento, no scambio emozioni e comunicazione, perdita di coesione (Saito 1998, 2013; Koshiba, 2007; Suwa,Suzuki,Hara,Watanabe,Takahashi, 2003)
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Chi produce cosa? Queste sono premesse o risultati stereotipati dell'azione violenta del comportamento di ritiro sulla mente dei genitori e sul clima familiare?
QUALE INTERVENTO? (Ritiro primario)
Il lavoro con i genitori: la prima terapia E' necessario fermare la valanga di azioni e reazioni innescate dal ritiro
Il sostegno al ruolo: snodo cruciale di ogni intervento
• Psicoterapia
• Intervento domiciliare
• Farmacoterapia
• Riscolarizzazione e risocializzazione
Accettazione del ritiro, clima e comunicazione familiare più aperti, facilitano l'uscita dalla crisi (Funakoshi, 2011, Suwa & Suzuki, 2002)
Gruppo genitori: la condivisione facilita l'uscita dalla solitudine di ruolo, il riconoscimento
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e l'accettazione della condizione del glio, riattiva la speranza. (Funakoshi 2011)
Il sostegno al ruolo Consultazioni separate madre e padre: ogni cultura rielabora le proprie posizioni Restituzioni, incontri congiunti: per coordinare gli interventi Contenuti da risimbolizzare • dolore del glio: morti cazione e annichilimento virile • assenze e sottrazioni: ritiro come scelta evolutiva non solo di rinuncia alla crescita • computer: non solo dipendenza, ma sperimentazione virile, ricerca dell'altro. Obiettivi: • accettazione del movimento di ritiro • recupero essibilità semiotica • riabilitazione comunicazione concreta e affettiva • sentimento di ef cacia di ruolo e capacità di problem solving • madre: recupero interdipendenza evolutiva e capacità di mediazione con l'esterno • padre: disimpasto dalle teorie del bambino viziato e del contagio della fragilità virile,
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studio del problema della vergogna e riavvicinamento.
Efficacia degli interventi sul padre • Saito (1988): "Più i padri si coinvolgono nel trattamento, più è possibile che i gli facciano progressi"
• Funakoshi e Minamoto (2014): Ricerca su 55 famiglie di ritirati: le madri dei ritirati ricevono più aiuto, ma l'intervento sui padri è più e cace: ripristina la collaborazione fra i ruoli e in casa, riabilita la comunicazione.
• Miller, Mc Bride Murry, Brody (2005) Se il padre riceve supporto, famiglia e gli ritirati riabilitano la capacità di problem-solving
"Più padre e meno madre" Non si tratta di ripristinare la sottomissione al padre normativo (Web Junkies, 2013), ma di sciogliere gli imbarazzi fra padre e glio, aiutarli ad a rontare una s da che riguarda la nostra epoca da vicino: la gestione dei sentimenti di vergogna all'interno dell'identità
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virile. Piotti a questo proposito parla di “incontrare il padre del fallimento” (2015)
Intervento domiciliare Svolto da professionisti (educatori o psicologi) Il primo incontro: un momento delicato e carico di aspettative: • clima domestico teso • avvicinamento graduale • atteggiamento di curiosità empatica: sguardo non né medico-psichiatrico, né educativo • non banalizzare, superare prove di competenza • restituzione prima di uscire: proposta implicita di di alleanza di lavoro.
L’obiettivo non è riportare il ragazzo a scuola !!
Costruire la relazione • andare a cercare il ragazzo nel computer • smarcarsi dalla mediazione materna • gestire equilibrio tra vicinanza e intrusività. • interpretare i movimenti nello spazio domestico
• “fare insieme”: computer, studio, la musica, il computer. Sostegno narcisistico e collaudo capacità • dopo alcuni mesi l’operatore diventa più interlocutorio e propone simbolizzazioni • sperimentazioni protette: il centro, i laboratori, lo psicologo, bibioteca
Quando il ragazzo vuole riprovarci, avvicinare le risorse
• esplorare la città con i mezzi pubblici • accompagnare, sostenere ma poi passare la mano.
Non appena possibile psicoterapia • Psicoterapia evolutiva dell’adolescente
(G.P. Charmet, S. Bignamini, D. Comazzi, 2010 Franco Angeli) • Centratura su compiti evolutivi
• Centratura su presente e futuro, non passato infantile
• Setting flessibile, disponibiltà a contatti virtuali
• Ricostruzione del valore evolutivo del ritiro
• Identità virile
Farmaci?
Solo in casi specifici quando il ritiro è secondario, o quando vi sono manifestazioni sintomatiche precise, o in certe fasi (es. ansiolitici nel tentativo di tornare a scuola)
Alleanza con il computer • non interrompiamo la connessione • lo usiamo per le sedute a distanza • ce ne interessiamo: cerchiamo in esso le simbolizzazioni utili al lavoro psicologico • Orari e regole di utilizzo? Con i più piccoli utili, con i più grandi un obiettivo da raggiungere
La sfida terapeutica : trovare un modo per integrarlo nel trattamento, come fare? Gruppi? Laboratori di gaming? Gioco in terapia?
es. Minecraft con preadolescenti
Dal computer a fuori: un’azione maieutica complessa Ci vuole tempo e necessita del coordinamento di operatori e figure di riferimento + Sostegno al ruolo materno e paterno + Interventi a scuola e mediazioni (spesso scuola ad hoc) + Interventi domiciliari e accompagnamenti educativi + Laboratori + Psicoterapia
Riscolarizzazione e risocializzaione Talvolta si dovrà aspettare il termine dell’adolescenza e la fine delle superiori: solo l’arrivo di un ruolo lavorativo potrà consentire l’uscita di casa
Indicazioni dal mondo Le indicazioni più comuni sono: •
I farmaci non sembrano utili, se non in casi specifici.
•
Lo spazio privato non deve essere violato con la forza.
•
La psicoterapia è utile ma difficile, necessita di preparazione.
•
Nei casi acuti proposta ricovero ospedaliero per farmaci, astensione dal computer.
Risocializzazione:
•
esperienze in comunità alloggio, es. New Start.
•
Ruolo sociale, piccoli lavori da fare retribuiti.
•
Figure di mediazione: sorella in prestito (rental sister).
•
Perplessità: utilizzo di volontari non professionisti?
Riscolarizzazione: •
In Giappone: Free space o Free school:
•
programmi didattici identici alle altre scuole
•
mancanza di distinzione dei ruoli gerarchici, clima non giudicante
Telepsichiatria: raggiungere il ritirato su intenet
Boot Camp: Cina, intervento autoritario, di stampo militare (3 – 6 mesi). Film: Web Junkies
COME VA A FINIRE?
Diversi esiti Dipende da molti fattori, dal tipo di intervento del contesto Quando finisce male: il ritiro organizza la personalità adulta. I tratti fobici e narcisistici si espandono e compromettono la possibilità di lavorare amare e uscire di casa. Generalmente la crescita riprende: • il ragazzo torna a uscire • non risulta troppo carenziato o irrigidito dal ritiro • alle volte si può andare all’università • più spesso è il ruolo sociale lavorativo che favorisce la ripresa • Il potere dello sguardo degli altri è meno penetrante • L’uso del computer cambia, si mitiga • Dopo il ruolo sociale si può puntare all'autonomia abitativa • Md e pd hanno l’impressione di essere usciti da un tunnel
Nei casi migliori si riapre la ricerca dell’oggetto d’amore