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450 chilometri in 50 minuti

È solo uno studio di fattibilità ma la tecnologia per realizzarlo esiste già: avvicinare l’Europa viaggiando a più di 600 chilometri l’ora. E le stazioni del futuro diventeranno accumulatori di energia pulita. Il progetto di UNStudio con Hardt Hyperloop

Il primo è stato Elon Musk, che nel 2012 ha lanciato Hyperloop One per collegare Los Angeles a San Francisco con navette a levitazione magnetica mosse ad altissima velocità da motori elettrici in un tunnel a bassa pressione. Oggi il progetto arriva in Europa, promosso dalla società olandese Hardt Hyperloop che per sviluppare il proprio Hyperloop Implementazion Programme ha avviato una collaborazione con UNStudio di Ben van Berkel. Il progetto presentato da UNStudio Future Team al primo Hyperloop Summit di Utrecht

prende in considerazione il caso concreto di una linea che attraverso un territorio abitato da 4,3 milioni di persone potrà collegare Amsterdam a Francoforte (450 chilometri di distanza) in 53 minuti invece delle 4 ore necessarie oggi. Un’alternativa carbon neutral ai collegamenti aerei che potrebbe far risparmiare 83.690 tonnellate di CO 2 all’anno, quelle emesse oggi dai voli che ogni anno trasportano 2 milioni di persone tra le due città. Perchè i pannelli fotovoltaici montati sul tunnel in acciaio posato su piloni in calcestruzzo armato che attraversa il

mosse dal fatto che la velocità, insieme alle mutate condizioni del lavoro – oggi è sempre più difficile immaginare di trascorrere un’intera vita di lavoro come dipendenti della medesima impresa – cambierà l’idea stessa di commuting: si potrà agevolmente vivere in un luogo e lavorare per più clienti, a centinaia di chilometri di distanza e in nazioni diverse, facendo ritorno a casa per l’ora di cena. La seconda idea-guida è quella della modularità, a partire dalla produzione decentralizzata di energia, che a sua volta comporta nuove strategie per la sua conservazione. L’energia prodotta dai

pannelli fotovoltaici di hyperloop deve essere conservata per alimentare i viaggi notturni (destinati al trasporto delle merci). Inoltre, cresce il numero di edifici che producono energia in eccedenza, fino ad oggi immessa nelle reti centralizzate e che domani potrebbe confluire nelle stazioni dell’hyperloop. Per questo la piastra su cui sorge la stazione disegnata da UNStudio Future Team è un grande accumulatore di energia pulita, una gigantesca ‘batteria’ che alimenterà mezzi puliti, individuali e collettivi, che i passeggeri dell’hyperloop utilizzeranno per percorrere l’ultimo miglio, dalla stazione di sbarco alla de-

stinazione finale. La modularità è anche alla base dell’impianto planimetrico della stazione stessa, concepito come un insieme di elementi che possano adattarsi a diversi possibili contesti, dal centro ai bordi delle città e in integrazione a hub di trasporto già esistenti, migliorando l’intermodalità dei collegamenti. Un impianto riaggregabile, con funzioni aggiuntive adatte per contesti ad alta densità abitativa o ridotte nel caso di contesti suburbani a bassa densità. È bello pensare che un grande woosh dentro un tunnel che attraversa l’Europa abbatterà i muri e ci renderà più vicini ■

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