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Grafton Architects, Toulouse School of Economics

LA PIAZZA DELL’ECONOMIA

TRA TERRA E ACQUA, IL PROGETTO DI GRAFTON ARCHITECTS PER LA TOULOUSE SCHOOL OF ECONOMICS RIPROPONE IN FORMA CONTEMPORANEA FORME E MATERIALI DELLA CITTÀ STORICA. CORTI E COLLEGAMENTI AEREI GENERANO UN’ESPERIENZA FISICA CHE – CAUSA PANDEMIA – ATTENDE ANCORA DI ESSERE SPERIMENTATA

Completato pochi mesi dopo l’assegnazione del premio Pritzker 2020 a Yvonne Farrell e Shelley McNamara, che l’hanno progettato, il nuovo complesso della Toulouse School of Economics sorge al margine sud-orientale del centro storico, accanto alla chiusa che collega il settecentesco Canal de Brienne alla Garonna. Della città romana di fondazione Tolosa conserva buona parte della cinta muraria, costruita in mattoni di argilla cotta che sono il colore del centro storico (Tolosa è per questo nota anche come “la città rosa”) e che Grafton Architects ha scelto di riprodurre, profondità a parte, anche nelle dimensioni romane, basse e sesquipedali (un piede e mezzo romano, 42 cm).

Allo stesso modo, il planivolumetrico del complesso e la sua architettura ripropongono altre caratteristiche della città storica, una città, spiegano in Grafton, fatta di mura, rampe, contrafforti, argini murati che delimitano orizzonti sempre diversi, ora introversi, su un chiostro, una corte o un edificio, ora aperti, liberi di spaziare oltre l’ampio corso sinuoso della Garonna.

L'edificio, qui visto dalla chiusa del canal de Brienne, si affaccia da una breccia nelle mura romane di Tolosa. Delle mura riprende le dimensioni sesquipedali dei mattoni in cotto utilizzati per il rivestimento delle facciate esterne

ph ©Dennis Gilbert

Sezione dell'edificio

courtesy Grafton Architects

Così, una pianta pentagonale composta di cinque diversi blocchi costruiti, che si spinge in altezza su sei livelli – senza superare, come da regolamento statale, l’altezza della cupola della vicina chiesa di Saint-Pierre-des-Chartreux – dà vita a una serie di corti interne e di passaggi tra aperto e chiuso, a terra e aerei. E la stessa architettura, da un lato si apre verso la città e la vicina piazza della chiesa mentre dall’altro offre ampie viste sul fiume, al di là delle mura romane.

Dall’altra parte del ponte l’edificio appare così come un’emergenza contemporanea del nucleo antico, mentre frequentandone gli ambienti, studenti, ricercatori e docenti sperimentano quella relazione fisica che sola riesce a trasmettere l’emozione prima immaginata, pensata, disegnata e infine costruita che l’architettura è in grado di dare.

Collegamenti aerei conferiscono leggerezza all'insieme

ph ©Dennis Gilbert

ph ©Dennis Gilbert

La compattezza dell'edificio è solo apparente, come rivela la planimetria che evidenzia la piazza centrale pavimentata articolata in ulteriori spazi aperti determinati dalla disposizione dei volumi delle aule, degli uffici e dell'auditorium centrale

courtesy Grafton Architects

Se l’involucro esterno è rivestito in laterizio, come in mattoni sono i louvres che scandiscono parte della facciata e i collegamenti aerei, gli edifici visti dalla corte centrale – che a sua volta si articola in ambienti aperti più piccoli – in cemento a vista sono inequivocabilmente Grafton-style e potrebbero ricordare l’intervento dello studio irlandese per la Bocconi di Milano, se non fosse che qui viene ricreata una micro-città. Dei volumi costruiti, tre stecche, profonde più di 10 metri, si prolungano trasversalmente verso la corte, con orientamenti studiati per assicurare agli ambienti interni il massimo della ventilazione e della luce naturale, mentre l’area meridionale del sito è occupata da altri due blocchi che accolgono l’uno uffici amministrativi e l’altro un grande auditorium.

Impedendoci di viaggiare, in questo momento la pandemia ci costringe a osservare quest’opera e esplorare il complesso solo attraverso Google Earth, nel tentativo di cogliere quella relazione speciale con il luogo, le sue coordinate geografiche e la sua storia che ha ispirato il progetto di Yvonne Farrell e Shelley McNamara. Anch’esse fin qui impossibilitate a provare l’emozione spaziale che il complesso sarà in grado di generare ■

ph ©Dennis Gilbert

ph ©Dennis Gilbert

sketch courtesy Grafton Architects

CREDITI

Località Tolosa

Committente Université Toulouse 1 Capitole

Progetto architettonico Grafton Architects - Shelley McNamara, Yvonne Farrell

Team di progettazione Philippe O’Sullivan, Gerard Carty, Abi Hudson, Ailbhe Walsh, Brian Moriarty, Conor McGowan, David Healy, Donal O’Herlihy, Ivan O’Connell, James Rossa O’Hare, Joanne Lyons, John-Barry Lowe, Kieran O’Brien, Matthew McCullagh, Petrina Tierney, Simona Castelli

Local architect Vigneu Zilio Architectes

Ingegneria strutturale Chapman BDSP

Progetto impianti Oteis Toulouse

Costruttori Eiffage Midi Pyrénée (strutture), Bourdarios (facciate in mattoni), Realco (serramenti in alluminio) St Eloi (carpenteria metallica)

Arredi auditorium e aule seminari Lamm

Superficie complessiva 18.000 mq

Superficie interna 11.000 mq

Costo 29 milioni di euro

Cronologia 2009-2019

Una delle aule magne arredata con il sistema integrato banchi/sedute E4000 dell'azienda italiana Lamm, design Lucci e Orlandini

Yvonne Farrell e Shelley McNamara

Grafton Architects

Vincitrici del Pritzker 2020, Yvonne Farrell (1951) e Shelley McNamara (1952) si sono conosciute alla Scuola di Architettura dell’University College di Dublino dove entrambe si sono laureate e tuttora insegnano. Hanno fondato lo studio Grafton Architects nel 1978 lavorando a progetti di architettura soprattutto in Irlanda. Il primo incarico internazionale arriva 25 anni dopo, con il nuovo edificio dell’Università Bocconi di Milano (2008), a cui fanno seguito numerosi altri, soprattutto in campo formativo, tra cui la scuola di Medicina dell’Università di Limerick (2012), il campus universitario Utec di Lima (2015, premio Riba International l’anno successivo). Tra le opere completate di recente, l’istituto Mines Télécom (Parigi, 2019). In costruzione la nuova sede della London School of Economics. Già Leone d’Argento alla Biennale Architettura di Venezia nel 2012, Farrell e McNamara hanno diretto la Biennale 2018.

www.graftonarchitects.ie

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