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Contrasti di luce e materia
SETA MEAT LAB, BOLOGNA
UNO STILE INDUSTRIAL-CHIC INTIMO E ACCOGLIENTE FRUTTO DELL’ESPERIENZA E DELLA PASSIONE DI WILLY CALABRESE PER LA LUCE E PER I RIVESTIMENTI PIÙ RICERCATI
«Non riesco proprio a definirmi interior designer», esordisce Willy Calabrese, salernitano da quarant’anni a Bologna, quando gli rivolgiamo qualche domanda sulle scelte adottate per allestire il nuovo Seta Meat Lab, ristorante dove apprezzare tagli di carne pregiati provenienti da tutto il mondo e preparati da una brigata di cucina guidata da Cueto Glen, già protagonista dell’acclamato Seta Sushi Lab, sempre a Bologna. «Preferisco ragazzo di bottega, autodidatta da quando, durante le vacanze scolastiche, alla spiaggia preferivo la falegnameria». La modestia di questi tempi è merce rara, specialmente quando si osservino i risultati.
Come la maggior parte dei laboratori e delle botteghe che si aprono sotto i portici del centro di Bologna anche questo ambiente – di circa 300 metri quadrati – si spinge in profondità verso l’interno, tanto che uno dei locali riceve luce, oltre che dai vecchi serramenti in ferro finestra, da un soffitto in vetrocemento. Una scala conduce poi a uno spazio più piccolo e riservato, con travi in legno sbiancato. Le pareti erano intonacate, e dov’erano state portate al grezzo, con i mattoni a vista, sono state lasciate così. I pavimenti sono in assi di legno, oggi sapientemente ripristinate.
Senza intervenire sulle murature, il progetto del nuovo ristorante è puro design di interni realizzato, in stretta collaborazione con Fgc Loft, una realtà artigianale creativa e dinamica, con i materiali che più interessano Calabrese: la luce e i preziosi rivestimenti. I corpi illuminanti, evocativi e poetici, sono quelli di Catellani & Smith, di cui sono stati scelti svariati modelli, da terra, appoggio o sospensione, secondo le dimensioni degli ambienti e l’effetto scenografico desiderato. Soprattutto, gli effetti di luce e penombra degli oggetti luminosi vengono amplificati dall’adozione di una collezione di carta da parati che a volte incorpora elementi riflettenti, altre crea intere pareti con effetto di oro spatolato e altre ancora appare come tessuto.
All’ingresso gli ospiti vengono accolti dal bancone del cocktail bar; accanto alla vetrina si trova un salottino di attesa (qui il pavimento è in acciaio industriale antisdrucciolo) e una cella frigorifera, la cui freddezza è attenuata dal rivestimento in teak, dichiara la vocazione del locale. Un Gold Moon Chandelier sospeso al centro della sala richiama lo sguardo verso il soffitto, dal quale, i vasi nascosti da una cornice in lamiera verniciata, pendono rami verdi di potos.
Su misura o quasi, gli arredi ripropongono il gioco di contrasti che caratterizza l’ambiente: rivestite in pelle o in morbidi velluti dai colori decisi, poltroncine e divanetti si abbinano a tavoli quadrati con piano in Dekton, proposto nella finitura nera e opaca di Sirius. Che nemmeno ai più conservatori – come chi scrive – farà rimpiangere la tovaglia bianca degli storici ristoranti di Bologna ■
DEKTON RESISTENTE ULTRACOMPATTO
Il piano dei tavoli del Seta Meat Lab è in Dekton nella tonalità nero pieno e texturizzata Sirius in spessore 20 mm. Oltre a rispondere ai criteri estetici del progetto di interni, la scelta della superficie ultracompatta del Gruppo Cosentino è stata fondamentale per poter servire le carni ai tavoli direttamente su piastre calde senza deteriorare la superficie d’appoggio. Oltre che a macchie e graffi infatti, Dekton – frutto di una speciale miscela di materie prime come vetro, materiali porcellanati di ultima generazione e quarzo – resiste particolarmente bene alle alte temperature. La realizzazione dei piani dei tavoli, con il taglio a regola d’arte delle lastre di Dekton, è stata eseguita da Martelli Marmi.
www.cosentino.com
CREDITI
Committente Domada Sas
Progetto di interni Willy Calabrese
Sviluppo e realizzazione FGC Loft
Superficie 300 mq
Illuminazione Catellani & Smith
Tavoli piani in Dekton Cosentino realizzati da Martelli Marmi
Carta da parati Effeitalia
Anno 2019
Foto Lorenzo Patoia