MAC-E
Guida al monitoraggio dell’ambiente costiero emerso del Mediterraneo Reef Check Italia onlus
Carlo Cerrano, Azzurra Bastari, Cristina Gioia Di Camillo, Daniela Pica, Davide Poli, Monica Previati, Gianfranco Rossi,
Alice Scinto, Fabrizio Torsani, Eva Turicchia, Massimo Ponti
Questo è il manuale d’istruzioni ufficiale per il protocollo di monitoraggio dell’ambiente costiero emerso (MAC-E) di Reef Check Italia onlus. Per informazioni o chiarimenti contattate liberamente Reef Check Italia onlus ad uno dei seguenti recapiti. Reef Check Italia onlus c/o Dipartimento di Scienze della Vita e l’Ambiente (DiSVA) Via Brecce Bianche sn Monte Dago 60131 Ancona (Italia) Tel: 071 2204651 Fax: 071 2204650 Email: postmaster@reefcheckitalia.it Siti Internet: www.reefcheckitalia.it www.reefcheckmed.org/italiano Questa pubblicazione va citata come:
Cerrano C., Bastari A., Di Camillo C.G., Pica D., Poli D., Previati M., Rossi G., Scinto A., Torsani F., Turicchia E., Ponti M. (2020) MAC-E Guida al Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Emerso del Mediterraneo. Reef Check Italia onlus, Ancona, pp. 70. ISBN 97888-944253-1-4 © Copyright 2020 Reef Check Italia onlus Ringraziamenti
Reef Check Italia onlus è un’associazione dedicata allo studio, alla protezione ed al recupero dei fondali del Mediterraneo e delle scogliere coralline, obiettivi che persegue grazie alla partecipazione di volontari e ad una continua opera di divulgazione. Fondata nel 2008, è partner della Fondazione Reef Check, programma di monitoraggio delle scogliere coralline ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite. Ringraziano tutte le persone che contribuiscono al successo delle iniziative di Reef Check Italia onlus, collaborando con i ricercatori, dedicando tempo e spesso anche risorse, a loro è dedicato questo manuale. Un ringraziamento particolare va rivolto a tutte le Aree Marine Protette che ci hanno sostenuto nell'applicazione e divulgazione del protocollo: AMP di Tavolara-Capo Coda Cavallo, AMP di Portofino, AMP di Porto Cesareo. La Regione Marche, tramite il Parco San Bartolo, supporta il progetto presso numerosi Istituti scolastici del territorio marchigiano. La foto di pag. 5 è di Filippo Bargnesi, quella di pag. 6 di Adriano De Ascentiis, la prima di pag. 35, la seconda di pag. 42, pag. 43 e la seconda di pag. 50 sono di Alessandro Neri. Ove non specificato le immagini sono degli autori del libro.
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Sommario Premessa
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Il litorale e la spiaggia
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PerchĂŠ monitorare le spiagge Obiettivi del monitoraggio ambientale Correnti, onde e maree Le spiagge: cosa sono e come si formano Tipologie di spiagge Chi abita le spiagge
Che cosa cercare lungo la spiaggia emersa? Vegetali Foglie di Posidonia oceanica Rizomi di Posidonia oceanica Egagropili Altre fanerogame marine Caulerpa prolifera Caulerpa taxifolia Caulerpa racemosa Resti di altre alghe Legname Altro vegetale terrestre Animali Spugne Meduse Velelle Madrepore Bivalvi interi Gasteropodi interi Ovature di gasteropodi Patelle Cefalopodi o loro resti Ovature di cefalopodi
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Briozoi Granchi Lepadi Paguri Stelle marine Ricci marini Oloturie Ascidie Pesci Prodotti dell’uomo Plastica Sigarette Alluminio Polistirolo Catrame Vetro Materiale da edilizia Altro
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Il protocollo
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Appendice: Il progetto educativo
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La preparazione prima di andare in spiaggia Scelta della spiaggia I materiali Sul campo Descrizione della spiaggia Organizzazione in gruppi di rilievo Disposizione e lettura dei quadrati Invio dei dati
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Premessa L’associazione Reef Check Italia onlus, attraverso attività a diretto contatto con la natura, propone di coinvolgere le persone nella conservazione degli ambienti costieri del Mediterraneo. In accordo con i principi dettati dalla “Carta d'intenti tra Ministero dell'Ambiente e Ministero dell'Istruzione su Scuola Ambiente e Legalità”, Reef Check Italia onlus si prefigge di accrescere i livelli di sensibilizzazione, partecipazione e coinvolgimento degli alunni e di guidarli lungo percorsi di educazione ambientale. I progetti promossi da Reef Check Italia onlus consentono la partecipazione ad una rete nazionale preposta a raccogliere ed elaborare i dati ottenuti durante le attività di campo, da inserirsi sulla piattaforma web (www.reefcheckmed.org/italiano). Le informazioni raccolte sono accessibili al pubblico e costituiscono una base di riferimento indispensabile per una corretta formulazione di eventuali interventi di gestione dell’ambiente marino. In particolare, il protocollo di monitoraggio dell’ambiente marino costiero emerso (MAC-E) prevede lo studio ed il monitoraggio dell'ambiente di spiaggia tramite percorsi educativi ed esplorativi. L’iniziativa è rivolta soprattutto ai più giovani e per questo prevede il coinvolgimento degli Istituti scolastici.
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Con “monitoraggio” s’intende l’osservazione periodica e mirata di un’area allo scopo di individuare possibili cambiamenti. In questo caso gli organismi e i materiali spiaggiati sono indicatori dello stato di salute dell’ambiente costiero e del livello d’impatto antropico cui è sottoposto.
Perché monitorare le spiagge
La spiaggia è probabilmente uno degli habitat naturali più frequentati, eppure la maggior parte dei fruitori delle spiagge ignora l’importanza di tale ambiente. La spiaggia, essendo una zona transizionale, costituisce un nodo di scambio trofico tra il mare e la terra. Infatti, i materiali organici di origine marina che vengono spiaggiati sul litorale costituiscono una delle fonti primarie di risorse trofiche dell’intero ecosistema. La conservazione dell’integrità delle spiagge è importante perché esse svolgono funzioni di accumulo e rielaborazione di sedimenti, dissipazione delle onde, abbattimento dei livelli di sostanza organica e d’inquinamento, filtrazione e purificazione dell’acqua, mineralizzazione e riciclo dei nutrienti e mantenimento della biodiversità; fungono, inoltre, da aree nursery per numerose specie e da aree di deposizione per uccelli e tartarughe.
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Le spiagge sono una sorta di registratore, in grado di raccogliere e archiviare molte informazioni sulla geologia ed ecologia dell’area dove si sono formate, ma possono essere soggette a forte degrado, potendo subire aggressioni di natura antropica sia dal mare che da terra. La crescente presenza di attività turistiche, la concentrazione di inquinanti, la modificazione del profilo della spiaggia dovuta a interventi di urbanizzazione, possono alterare l’equilibrio delle componenti biotiche ed abiotiche. Le azioni di monitoraggio permetterebbero di pianificare una gestione piÚ appropriata della fascia costiera e, dunque, preservare nel tempo la funzione ecosistemica delle spiagge e renderle fruibili anche alle generazioni future.
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Obiettivi del monitoraggio ambientale Nell’ambito del monitoraggio dell’ambiente marino costiero emerso, lo stato di salute delle spiagge è valutato attraverso la caratterizzazione del materiale spiaggiato. Le informazioni raccolte durante le attività: • permettono di caratterizzare gli organismi tipici dell’area e le principali categorie di rifiuti; • consentono la realizzazione di una banca dati accessibile a tutti tramite internet; • sono parte integrante del programma di monitoraggio periodico della spiaggia che permette di valutare lo stato di salute delle coste; • sono utili ai gestori dell’ambiente nell’attuazione di programmi di protezione. 8
Vegetali I resti vegetali che si rinvengono spiaggiati comprendono sia quelli originari dell’ambiente marino antistante alla spiaggia, sia quelli di origine terrestre, giunti via mare trasportati dalle correnti, dalle onde e dai venti, o dalle zone retrostanti per azione del vento e dell’uomo. Tra i vegetali marini il più importante è la Posidonia oceanica, una fanerogama endemica del Mediterraneo. La pianta è composta da foglie, organizzate in ciuffi, che partono da rizomi a loro volta dotati di radici. Queste piante possono formare praterie costiere più o meno dense ed estese, fino oltre 40 m di profondità. La complessità spaziale delle praterie di P. oceanica e le relazioni trofiche che si stabiliscono tra gli organismi che le abitano, rendono questo habitat uno dei più importanti della fascia costiera del Mediterraneo. L’importante ruolo delle praterie può essere riassunto nei seguenti punti: • stabilizzazione del fondo marino, attraverso lo sviluppo di un complesso apparato radicale e stolonifero; • riduzione dell’idrodinamismo grazie all’azione di smorzamento da parte delle foglie e mantenimento dell’equilibrio delle coste; • elevata produzione di ossigeno e di materia organica attraverso il processo fotosintetico; 24
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fonte di cibo, diretta ed indiretta, per numerosi organismi e punto di partenza di una complessa rete trofica; area di alimentazione e riproduzione per numerose specie, anche di notevole importanza economica, come pesci, cefalopodi e crostacei.
Foglie di Posidonia oceanica
Le foglie di posidonia sono nastriformi con apice arrotondato, larghe mediamente 1 cm e possono superare 1 m di lunghezza. Queste foglie, oltre ad essere la sede principale degli scambi metabolici della pianta, offrono un valido supporto a un’infinità di organismi: batteri, che per primi colonizzano le foglie; microalghe, cibo principale di brucatori come vermi, piccoli crostacei e molluschi; alghe calcaree; briozoi incrostanti. Le foglie spiaggiate, staccatesi durante il periodo autunnale, possono formare dei banchi di vegetale pressato, detti “banquettes”, che costituiscono un’importante barriera naturale verso l’azione delle mareggiate invernali.
Anticamente le foglie seccate venivano usate per imbottire cuscini ed il forte odore marino serviva per gli "ammalati di petto", in qualità di decongestionante. Di recente sono utilizzate per rendere più umidi i terreni agricoli aridi come gli oliveti, oppure per produrre biogas (metano). 25
Rizomi di Posidonia oceanica Corrispondono a fusti modificati dal cui lato ventrale si formano le radici che, fissandosi al substrato, entrano a far parte del sistema di ancoraggio della pianta ed espletano anche la funzione di assorbimento dei nutrienti. Il rizoma può accrescersi sia in senso orizzontale (rizoma plagiotropo) sia in senso verticale (rizoma ortotropo); in tal modo la pianta può adattarsi alle diverse condizioni ambientali adottando l’una o l’altra modalità di crescita. Questo fenomeno determina un innalzamento del fondo marino (1 m al secolo circa) che dà origine a una tipica formazione a terrazzo, indicata con il termine francese di “matte”.
Egagropili Sono le palline formate dalle fibre prodotte dal disfacimento dei rizomi e delle parti delle foglie a essi collegati. L’azione del moto ondoso le crea e le deposita a riva, dove, una volta asciugate dall’acqua, vengono trasportate dal vento per decine di metri lungo il litorale. 26
Altre fanerogame marine I prati di fanerogame marine rappresentano una delle fonti piĂš consistenti di materiale spiaggiato. Oltre alla Posidonia oceanica, in Mediterraneo sono presenti altre specie di fanerogame marine tra cui Halophyla stipulacea, Cymodocea nodosa o Zostera sp. Durante le mareggiate, le foglie piĂš vecchie si accumulano sulla battigia e costituiscono un prodotto naturale che non ha ancora completato il suo ciclo biologico: una volta decomposte da organismi detritivori e batteri rappresenteranno una importante fonte di carbonio e nutrienti.
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Plastica Indubbiamente la plastica rappresenta il rifiuto umano più frequente e degradante che si possa ritrovare sulle spiagge di tutto il mondo. In alcune zone il fenomeno è così grave da pregiudicarne la fruizione turistica. Oltre al degrado estetico, la plastica costituisce un pericolo per molti organismi che possono morire per ingestione o soffocamento. Bottiglie e sacchetti di plastica non biodegradabili possono richiedere da 100 a 1000 anni per decomporsi, secondo il materiale, dimensioni e condizioni ambientali. Per questo motivo molti Paesi, compresa l’Italia, hanno messo al bando l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso non biodegradabili e stanno favorendo l’utilizzo di bioplastiche. Nonostante questo i rifiuti plastici restano uno dei problemi maggiori per le spiagge.
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Sigarette L’abbandono di mozziconi di sigaretta, a volte persino accesi, è un grave pericolo per l’uomo e per molti abitanti della spiaggia. Non sono fatti di semplice carta ma di acetato di cellulosa, il cui tempo di decomposizione è decisamente elevato e varia da sei mesi a una dozzina di anni, a seconda delle condizioni ambientali e del tipo di sigaretta.
Alluminio Le lattine e le loro linguette di apertura sono tra i rifiuti più comuni perché leggeri e facilmente trasportabili da onde e correnti. Le prime lattine per bibite si aprivano tirando una linguetta che si staccava completamente (pull-tab) e che “istintivamente” veniva abbondonata dai poco accorti fruitori. Il problema divenne così grave che verso la fine degli ’70 fu inventata una linguetta che restava attaccata alla lattina (stay-ontab). Da allora questo sistema di apertura è diventato uno standard, ma il problema di questi rifiuti è lontano dall’essere risolto. Una lattina per bibite si degrada in 20-100 anni nel terreno e 500 anni in mare.
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Il protocollo Il protocollo di monitoraggio delle spiagge MAC-E è molto semplice e si presta al coinvolgimento di alunni delle scuole primarie e secondarie, insieme ai propri insegnanti e genitori. Per la sua semplicità può essere facilmente replicato nel tempo in modo da apprezzare la dinamicità di questi ambienti e fornire dati preziosi per vigilare sull’ecosistema.
La preparazione prima di andare in spiaggia Per i partecipanti, soprattutto per i più giovani, è importante apprendere le caratteristiche delle spiagge e delle loro problematiche prima di avventurarsi nell’esplorazione e monitoraggio di una località. Per questo una lezione o seminario, utilizzando il materiale didattico predisposto, e la lettura di questo testo costituiscono la parte preparatoria per l’applicazione del protocollo MAC-E.
Scelta della spiaggia
Nell’individuazione della spiaggia presso cui recarsi, l’unico requisito è la facilità di accesso, in modo da rendere semplice e sicuro tornare nello stesso posto le volte successive. Una buona carta stradale o topografica e delle immagini aeree, facilmente reperibili in internet (ad esempio con Google Maps e Google Earth) possono essere di grande aiuto nella scelta della località. I materiali
I materiali necessari per l’esecuzione del protocollo sono semplici, economici e di facile reperimento. Nonostante ciò un minimo di preparazione è indispensabile. Sul campo serviranno: 53
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alcune copie di questo volume e relative schede di identificazione; 1 scheda di descrizione della spiaggia; 1 scheda di rilievo per ogni gruppo di partecipanti; 1 scheda dati per ogni partecipante; quadrati di campionamento da 50×50 cm suddivisi al loro interno in 25 sub-quadrati, almeno uno per ogni 3-4 partecipanti. Quest’ultimi sono facilmente realizzabili artigianalmente con listelli di legno o tubi di plastica da canalette elettriche, come nella foto seguente.
Inoltre possono essere molto utili: • lenti di ingrandimento per osservare granelli e organismi; • barattoli o sacchetti chiudibili per portare a scuola o a casa qualche campione; • macchina fotografica per documentare l’attività; 54
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bussola per misurare l’orientazione; GPS (eventualmente integrato in uno smartphone), per verificare e memorizzare la posizione; Notepad o smartphone con collegamento internet, per caricare i dati man mano che sono raccolti.
Sul campo
Descrizione della spiaggia La descrizione della spiaggia, utilizzando la scheda predisposta, è necessaria ai fini del monitoraggio solo la prima volta; ciò nonostante, è comunque utile rivederla a scopo educativo, soprattutto se ci sono nuovi partecipanti. La descrizione comprende la localizzazione attraverso: • il nome della spiaggia, possibilmente quello riportato nelle cartine geografiche di maggior dettaglio; • il nome della località; • il nome della provincia e nazione; • le coordinate geografiche di un punto centrale, ottenute possibilmente con un GPS, oppure da carte nautiche o mappe digitali, ad esempio con Google Earth (porre attenzione alla scelta del formato: gradi e 5 decimali, gradi e primi con 2 decimali oppure gradi, primi e secondi). È inoltre necessario indicare l’orientazione geografica della spiaggia, utilizzando una bussola e guardando verso il mare aperto. Infine va annotata la tipologia granulometrica prevalente.
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