Manuale MAC

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La conservazione e gestione dell'ambiente, sia terrestre sia marino, richiede una dettagliata conoscenza della distribuzione degli organismi presenti sul territorio, del loro valore ecologico, delle possibili azioni dell’uomo che possono minacciarli e dei cambiamenti climatici in corso. Queste conoscenze sono alla base di una corretta pianificazione degli interventi di tutela e protezione ma anche dei programmi di educazione e sensibilizzazione della popolazione, elemento chiave in qualunque politica di conservazione. Purtroppo, per quel che riguarda l'ambiente marino, i livelli di conoscenza del territorio e di sensibilizzazione delle persone sono spesso molto ridotti. Il protocollo di Monitoraggio dell'Ambiente Costiero (M.A.C.) coinvolge i subacquei nella tutela dei fondali marini sia attraverso l’opera di divulgazione e sensibilizzazione sia tramite la collaborazione con i ricercatori e i gestori delle coste. Il protocollo prevede il censimento e monitoraggio nel tempo di alcune specie marine, facilmente riconoscibili e scelte come indicatori dello stato di salute dei nostri mari, delle possibili minacce e dei cambiamenti in atto, sia a livello locale sia globale.

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(i.

i.)

M.A.C. Protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

C. Cerrano, M. Ponti, E. Turicchia, G. Rossi

Manuale EcoDiver M.A.C.

Guida al Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Mediterraneo


Manuale EcoDiver MAC

Guida al Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Mediterraneo 2019 Ver. 5.1

Reef Check Italia onlus

Carlo Cerrano Massimo Ponti Eva Turicchia Gianfranco Rossi


Reef Check Italia onlus è un’associazione dedicata allo studio, alla protezione ed al recupero dei fondali del Mediterraneo e delle scogliere coralline, obiettivi che persegue grazie alla formazione di volontari, alla loro partecipazione e ad una continua opera di divulgazione. Fondata nel 2008, è partner della Fondazione Reef Check, che attua il programma di monitoraggio delle scogliere coralline ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite. Questo è il manuale d’istruzioni ufficiale per le procedure di monitoraggio di Reef Check Italia onlus nel Mediterraneo. Per informazioni o chiarimenti contattate liberamente Reef Check Italia onlus ad uno dei seguenti recapiti. Reef Check Italia onlus c/o Dipartimento di Scienze della Vita e l’Ambiente (DiSVA) Via Brecce Bianche sn 60131 Ancona (Italia) Tel: 071 2204651 Email: postmaster@reefcheckitalia.it Sito Internet: www.reefcheckitalia.it Questa pubblicazione va citata come:

Cerrano C., Ponti M., Turicchia E., Rossi G. (2019) Manuale EcoDiver MAC: Guida al Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Mediterraneo. Ver. 5.1. Reef Check Italia onlus, Ancona, pp. 126. ISBN 978-88-906783-8-7 © Copyright 2019 Reef Check Italia onlus

La versione 5.1 è una ristampa della versione 5.0 con piccole correzioni, tali, però, da non giustificare una nuova edizione e un diverso codice ISBN. Ringraziamenti

Si ringraziano tutte le persone che, collaborando con i ricercatori, contribuiscono al successo delle iniziative di Reef Check Italia onlus, investendo tempo libero e risorse. A loro è dedicato questo manuale. Un ringraziamento particolare va rivolto ai Direttori e allo staff di tutte le Aree Marine Protette che ci hanno sostenuto nell’applicazione e divulgazione del protocollo: tra le tante vogliamo ricordare l’AMP di Tavolara-Capo Coda Cavallo, l’AMP di Portofino, l’AMP di Porto Cesareo, l’AMP di Ustica e l’AMP delle Isole Tremiti (Parco Nazionale del Gargano). Composizione grafica di copertina di Davide Poli ed Eva Turicchia, foto di copertina gorgonie di Eva Turicchia ©

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Sommario Riassunto

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Introduzione

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La biodiversità

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La tutela della biodiversità I reef temperati L’unicità del Mediterraneo La flora e la fauna marina tipica del Mediterraneo Specie aliene Servizi ecosistemici forniti dall’ambiente marino L’importanza delle serie storiche Come facciamo a sapere se un reef è in salute? L’importanza dei dati di base Il volontariato subacqueo

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Il protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

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Reef Check Italia onlus

Diventare EcoDiver MAC e Trainer EcoDiver MAC Localizzazione dei rilievi Sistema di coordinate geografiche Rilievo delle coordinate Descrizione del rilievo Data, orario e durata delle osservazioni Profondità delle osservazioni Visibilità Tipologie di ambiente Organismi censiti Caulerpa cylindracea Caulerpa taxifolia Ircinia spp. e altre spugne cheratóse Axinella spp. Aplysina spp. Geodia cydonium Tethya spp. Corallium rubrum (corallo rosso) 3

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Eunicella singularis (gorgonia bianca) Eunicella cavolini (gorgonia gialla) Eunicella verrucosa (gorgonia verrucosa) Paramuricea clavata (gorgonia rossa) Maasella edwardsi Cornularia cornucopiae e altri ottocoralli stoloniferi Epizoanthus spp. Parazoanthus axinellae Savalia savaglia Cladocora caespitosa Astroides calycularis Balanophyllia europaea Leptopsammia pruvoti Pinna nobilis Arca noae (arca di Noè) Chlamys spp. (canestrello) Pecten jacobaeus (cappasanta) Patella ferruginea Rapana venosa Palinurus elephas (aragosta) Homarus gammarus (astice) Scyllarides latus Paracentrotus lividus Centrostephanus longispinus Ophidiaster ophidianus Microcosmus spp. Aplidium conicum Aplidium tabarquensis Polycitor adriaticus Sciaena umbra (corvina) Diplodus spp. (saraghi) Conger conger (grongo) Chromis chromis (castagnola) Trisopterus minutus (merluzzetto) Hippocampus spp. (cavallucci di mare) Archiviazione e invio dei dati Invio tramite sito web 4

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Utilizzo dell’app Reef Check Med Consultazione dei dati

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Altri protocolli

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Conclusioni

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Monitoraggio delle spiagge (MAC-Emerso) Osservazioni fotografiche (iNaturalist) Gorgonie e altri coralli del Mar Mediterraneo e il Mar Nero Nudibranchi e atre lumache marine del Mar Mediterraneo e il Mar Nero Profili di temperatura Stazioni di monitoraggio permanenti My m2 La "Grande Barriera Adriatica" (GBA) PAST monitoring Reti nella rete Video Archive

Bibliografia

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Riassunto Preservare la biodiversità non è una velleità per ambientalisti ma è un’urgenza ormai riconosciuta anche a livello politico, essendo sempre più evidente il suo intimo rapporto col funzionamento degli ecosistemi. Un ambiente degradato innesca inevitabili ricadute negative in ambito non solo ecologico ma anche socio-economico, compromettendo numerosi servizi (di approvvigionamento, di regolazione, di supporto e culturali). La tutela e il recupero degli habitat danneggiati è una responsabilità che deve essere recepita a livello locale, nazionale e globale. Tra i motivi principali che limitano lo sviluppo di piani d’azione per specie ed habitat marini vi sono la mancanza di un’adeguata conoscenza della loro estensione, distribuzione e dinamiche. Oltre agli impatti antropici più diretti, come pesca e inquinamento, oggi si aggiungono le specie aliene, l’aumento del turismo costiero e la conseguente alterazione delle coste, l’aumento del traffico navale, con effetti amplificati in modo spesso imprevedibile dai cambiamenti climatici globali, come il riscaldamento del pianeta che sta rapidamente modificando gli equilibri di numerosi ecosistemi, tra cui quelli marini. Il monitoraggio di tali ambienti è indispensabile per comprendere i cambiamenti in atto al fine di sviluppare azioni di conservazione in ambito nazionale e internazionale. Nel Mediterraneo, la Direttiva europea sulla Strategia Marina e quella sugli Habitat sono tra i principali strumenti legali disponibili per la tutela della biodiversità.

Purtroppo, l’estensione delle coste e il ridotto numero di ricercatori non permettono un’adeguata diffusione dei rilievi di monitoraggio. Quello che servirebbe per affrontare adeguatamente lo studio della distribuzione delle specie negli ecosistemi marini costieri e le loro dinamiche è una stretta collaborazione tra ricercatori e volontari, attraverso progetti di Citizen Science, cioè di coinvolgimento dei cittadini in attività con valenza scientifica. Il loro ruolo dovrebbe essere quello di “sentinelle”, in grado di percepire e segnalare le anomalie sulla base della loro esperienza. Un censimento diffuso di diversi organismi “indicatori” e un costante monitoraggio di alcune aree possono fornire informazioni importanti sui cambiamenti in corso da cui trarre indicazioni per la gestione delle coste, soprattutto nelle aree marine protette. Questo libro illustra il protocollo di monitoraggio per il Mar Mediterraneo. 6


Introduzione Il mare rappresenta il 95% della biosfera e copre il 70% della superficie terrestre ma, nonostante la sua importanza, le conoscenze sugli habitat e sulle specie marine sono ancora molto carenti, soprattutto se le confrontiamo con quelle disponibili per gli ambienti terrestri. Il coinvolgimento di volontari in progetti di monitoraggio è noto in varie discipline che includono prevalentemente l’ambiente terrestre. La partecipazione di cittadini non specializzati nella ricerca scientifica è definita Citizen Science (CS). Tale approccio alla scienza, nato nel tardo ‘600 allo scopo di raccogliere dati meteo, si sviluppa all’inizio del ‘900 grazie alla forte passione dei birdwatchers che, condividendo le loro conoscenze amatoriali, avviano progetti di monitoraggio di specie migratorie. Oggi la cosiddetta scienza partecipata sta attraversando un periodo di grande attenzione, grazie alla forte spinta che le moderne tecnologie e la diffusione dei social media permettono. In ambito marino è molto importante il contributo dei volontari subacquei, adeguatamente informati e formati, per ottenere dati utili alla stesura di programmi di conservazione, attraverso i cosiddetti progetti di Marine Citizen Science (Thiel et al. 2014). Fra le esperienze internazionali possiamo ricordare l’inglese SeaSearch (www.seasearch.co.uk), Seawatchers nato in Spagna (www.observadoresdelmar.es), Reef Watch (www.reefwatch.asn.au) e Coral Watch (www.coralwatch.org) nati in Australia. Per quanto riguarda gli ambienti tropicali, il protocollo più noto e diffuso è quello realizzato dall’organizzazione mondiale Reef Check (www.reefcheck.org) che è adottato dalle Nazioni Unite per monitorare la salute scogliere coralline della Terra, nell’ambito del Global Coral Reef Monitoring Programs (Hill & Wilkinson 2004). Insieme, i volontari rappresentano un’impagabile forza lavoro, disponibili ad offrire il loro tempo, conoscenza ed entusiasmo in cambio di sostenere una causa lodevole, un’occasione per ampliare i loro orizzonti e la soddisfazione di sapere che i loro sforzi contribuiranno al bene comune (Irving 2003).

Il presente manuale illustra il protocollo di monitoraggio sviluppato per il Mar Mediterraneo (www.reefcheckmed.org) e che è parte integrante dei protocolli dell’organizzazione mondiale Reef Check (Cerrano et al. 2017). 7


Il protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero Il protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero (MAC) nasce dal desiderio di numerosi subacquei, apneisti e “snorkelisti” 1 di contribuire alla tutela dei fondali sia attraverso l’opera di divulgazione e sensibilizzazione sia con la collaborazione con i ricercatori ed i gestori delle coste. Lo scopo del protocollo è di compiere osservazioni nell’ambiente marino costiero utili ad ampliare le conoscenze sulla distribuzione di alcune specie di particolare interesse ecologico e seguirne i cambiamenti nel tempo. Il protocollo si basa sul censimento visivo (visual census) condotto lungo percorsi casuali, a profondità variabile e per un tempo noto. È un metodo derivato dal cosiddetto “timed swims” già applicato per monitorare popolamenti bentonici, macroinvertebrati e pesci nei reef tropicali (Hill & Wilkinson 2004). La rete di lavoro, seguita da ricercatori di diverse Università e centri di ricerca nei vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo, prevede l’attiva partecipazione di volontari, adeguatamente formati (EcoDiver MAC), e di coordinatori locali (EcoDiver MAC Trainer) che hanno il compito di promuovere il protocollo e coordinare l’attività a livello locale, coinvolgendo e formando quanti più volontari possibili.

Il protocollo MAC prevede che gli EcoDiver sappiano localizzare e descrivere le caratteristiche più importanti delle proprie escursioni in immersione o dalla superficie, annotare la presenza/assenza e l’abbondanza degli organismi scelti, anche con l’aiuto di schede subacquee (Fig. 3 e Fig. 4), e inserire tutte queste informazioni nel database compilando la scheda sul sito internet (www. reefcheckmed.org) o utilizzando l’applicazione per smartphone (Reef Check Med).

1 Con il termine snorkeling si intende il nuotare in superficie utilizzando maschera e boccaglio o aeratore (in inglese: snorkel), con lo scopo di osservare il fondale marino e le zone di marea (intertidali) con la rispettiva flora e fauna.

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Fig. 3 Scheda dati plastificata con gli organismi piĂš frequentemente cercati (fronte).

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Fig. 4 Scheda dati plastificata con gli organismi piĂš frequentemente cercati (retro).

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Diventare EcoDiver MAC e Trainer EcoDiver MAC Chiunque, con un minimo di formazione e passione può fornire il proprio contributo. Per aderire all’iniziativa è sufficiente contattare il Trainer più vicino e dare la propria disponibilità. Per la ricerca del Trainer più vicino a voi, contattate l’organizzazione Reef Ckeck del vostro paese, come indicato nel sito internet www.reefcheckmed.org. I volontari dopo un breve corso di formazione, riceveranno il numero identificativo personale che gli permetterà di partecipare autonomamente alla raccolta di dati e informazioni in Mediterraneo. I programmi formativi hanno l’obiettivo di promuovere la protezione e conservazione dell’ambiente marino costiero del Mediterraneo. Attraverso la proposta di corsi differenziati chiunque può fornire il proprio contributo al raggiungimento delle suddette finalità. Per l’applicazione del protocollo MAC vengono realizzate tre tipologie di corsi.

MAC Discovery: permette a chiunque, subacquei o non, di partecipare ad un evento MAC, anche attraverso una semplice attività di snorkeling. I partecipanti impareranno a conoscere il valore dell’Ambiente Mediterraneo e potranno valutare meglio la possibilità di partecipare ad un corso di EcoDiver MAC.

EcoDiver MAC: il corso è progettato per permettere a qualunque subacqueo o snorkelista di condurre per intero un’indagine di censimento visivo secondo il protocollo MAC. Per chi intende svolgere rilievi in immersione è necessario possedere un brevetto subacqueo e una esperienza tale da poter svolgere le proprie osservazioni in completa sicurezza.

Trainer EcoDiver MAC: Questo corso consente a subacquei esperti di ottenere la preparazione necessaria per poter, a loro volta, organizzare corsi e rilasciare il brevetto di EcoDiver MAC.

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Caulerpa cylindracea

Caulerpa cylindracea (© Foto Massimo Ponti)

È un’alga verde della famiglia delle caulerpacee originaria dell’Australia sudoccidentale ed introdotta in Mediterraneo presumibilmente in Libia alla fine degli anni ’90 attraverso propaguli trasportati da navi (Klein & Verlaque 2008). È facilmente riconoscibile perché composta da fronde erette (filloidi) di colore verde brillante costituite da vescicole raggruppate in piccoli grappoli (racemi), che possono raggiungere 15 cm di altezza. È provvista di uno stolone strisciante munito di numerosi rizoidi (simili a piccole radici), che permettono all'alga di ancorarsi a qualsiasi tipo di substrato (sabbioso, melmoso, roccioso o detritico). Si propaga lateralmente creando una rete intricata, che spesso ricopre vaste aree. Si trova dalla superficie fino oltre 60 m di profondità. Si può ritrovare all’interno delle praterie di posidonia, dove ne aumenta la frammentazione, e su fondali rocciosi dove altera i popolamenti locali e la loro diversità in specie (Piazzi & Balata 2008, Piazzi & Balata 2009, Pacciardi et al. 2011). Il suo areale di distribuzione appare in forte espansione in mar Ligure, Tirreno e Adriatico (Klein & Verlaque 2008, Sladonja & Banovac-Kuća 2014, Montefalcone et al. 2015, Ponti & Cerrano 2016, Cerrano et al. 2017). 38


Caulerpa taxifolia

Caulerpa taxifolia (© Foto Massimo Ponti)

Alga verde di origine tropicale della famiglia delle caulerpacee, con un tallo formato da un sottile stolone strisciante da cui dipartono rizoidi e fronde erette a forma di penne, lunghe da 5 a 15 cm, di colore verde brillante e che ricordano le foglie della conifera tasso, Taxus baccata L. 1753. Si propaga lateralmente creando una rete intricata, spesso ricoprendo aree ampie. Occasionalmente si possono osservare piccoli talli isolati. Vive su fondali sabbiosi e rocciosi poco profondi, si può ritrovare su “matte” di posidonia morta. Nel 1983 fece il suo arrivo all’Acquario di Monaco e nel 1984 si ebbe la prima segnalazione in mare, ai piedi dell’Acquario (Meinesz & Hesse 1991). Alla fine del 1996 era segnalata in Francia, Spagna, Italia e Croazia. Nelle zone occupate, la vita continua, ma fortemente banalizzata: scompare gran parte della fauna sessile e della fauna vagile preesistente. Le praterie di posidonia sono ritenute l’habitat più minacciato in Mediterraneo (Ceccherelli & Cinelli 1999, Montefalcone et al. 2010). Oggi è fortemente regredita ma l’interesse sulla sua diffusione resta molto alto (Aplikioti et al. 2016) e segnalarne la presenza e l’assenza, censente di seguirne gli sviluppi. 39


Corallium rubrum (corallo rosso)

Corallium rubrum (© Foto Massimo Ponti)

È l’unico alcionaceo mediterraneo ad avere uno scheletro calcareo. Lo scheletro del corallo rosso è completamente mineralizzato e costituito da carbonato di calcio cristallizzato sotto forma di calcite. Il cenenchima contiene numerosi scleriti posti in genere vicino alla superficie esterna dell’organismo, importanti nella protezione meccanica dell’epitelio contro l’abrasione e la predazione. La secrezione dello scheletro è dovuta alla deposizione di strati concentrici di calcite da parte di un epitelio scheletogenico. Lo scheletro, inoltre, non sembra costituito da pura calcite, ma presenta una frazione organica che può rappresentare circa 1,5 % del peso totale. Questa frazione organica, costituita da proteine e da mucopolisaccaridi complessi potrebbe avere un ruolo chiave nel controllo dei processi di biocalcificazione e contribuirebbe, oltre a conferire il tipico colore rosso, a rafforzare le proprietà meccaniche dello scheletro stesso. Specie d’interesse commerciale la cui pesca indiscriminata ha portato negli anni passati ad uno sovrasfruttamento. È una specie a crescita lenta (1,78 ± 0,7 mm anno−1 in altezza) e longeva. Il recupero 47


di popolazioni sovrasfruttate di corallo rosso può richiedere diversi decenni o addirittura secoli (Garrabou & Harmelin 2002, Santangelo et al. 2012). Oggi la pesca è regolamentata e concessa esclusivamente ai professionisti. È presente quasi esclusivamente in Mediterraneo (si conoscono piccole popolazioni atlantiche) ma la sua distribuzione geografica e batimetrica non sono ancora adeguatamente note. Specie ampiamente diffusa in passato, ma oggi in regressione in tutto il suo areale. Diverse attività dell’uomo, compresa l’immersione subacquea, possono danneggiare o ridurre la crescita del corallo. Specie inserita nell’Annesso III del Protocollo delle Aree Specialmente Protette d’Importanza Mediterranea (ASPIM, Direttiva Habitat, Convenzione di Berna).

Corallium rubrum (© Foto Massimo Ponti)

Da non confondere con… briozoi eretti, di colore arancione più o meno scuro, tra cui il più rassomigliante è il cosiddetto “falso corallo”, Myriapora truncata, il cui nome deriva dalle ramificazioni che terinano in modo netto.

Myriapora truncata (© Foto Massimo Ponti)

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Archiviazione e invio dei dati Le osservazioni e i dati raccolti devono essere archiviati e inviati al server di Reef Check Med il prima possibile per evitare di perdere informazioni preziose. Per farlo ci sono sostanzialmente due strumenti informatici, la compilazione delle schede direttamente sul sito web oppure l’utilizzo dell’apposita app per smartphone. Invio tramite sito web

L’osservatore, provvisto del suo codice identificativo rilasciato al termine del corso EcoDiver, può inserire i dati compilando l’apposita scheda, nella lingua preferita, sul sito www.reefcheckmed.org. Particolare cura deve essere posta nel rispettare i formati indicati nella pagina web, come ad esempio il formato della data, delle ore e dei minuti, il non utilizzo di punteggiatura nei campi di testo. Il passaggio che richiede maggiore attenzione e dove è più facile commettere errori è l’inserimento delle coordinate geografiche. È possibile, infatti, confondersi tra i diversi modi di rappresentare le coordinate (gradi, gradi e primi, gradi primi e secondi) e sbagliare l’utilizzo del separatore decimale (vedi pagina 25). • Se si usano soltanto i gradi, occorre aggiungere nella stessa casella almeno 4 decimali, separati dai gradi con la virgola, e lasciare il valore 0 nelle caselle dei primi e dei secondi. • Se si usano i gradi e i primi (sessantesima parte di grado), i gradi non devono avere decimali mentre occorre aggiungere nella casella dei primi almeno 2 decimali, separati dai primi con la virgola, e lasciare il valore 0 nelle casella dei secondi. • Se si usano i gradi, i primi e i secondi (sessantesima parte di primo), i gradi e i primi non devono avere decimali, i secondi possono avere decimali (separati da virgola) ma questi non sono comunque necessari data la precisione richiesta. Trovandoci in Mediterraneo, le latitudini saranno sempre Nord, mentre le longitudini potranno essere sia Est sia Ovest, a seconda che ci si trovi rispettivamente a destra o a sinistra del meridiano di riferimento passante per Greenwich. Se ci si trova a Ovest, è fondamentale modificare l’apposita casella e non utilizzare il segno meno per il gradi. 96


Se si utilizza itouchmap per trovare le coordinate del punto d’immersione, si raccomanda di utilizzare il formato gradi primi e secondi (senza decimali) e senza l’eventuale segno meno per la longitudine (nel caso impostare Ovest). Nel compilare le osservazioni per le diverse specie realmente cercate, è importante lasciare la voce “non considerato” per tutte le altre. Per le specie attivamente cercate ma non trovate impostare il campo a “non osservato”. Per le specie osservate, oltre ad indicare la classe di abbondanza stimata è importante fornire anche un’indicazione della profondità minima e massima di avvistamento. Nel caso si acceda alla pagina web tramite piccoli dispositivi mobili, quali smartphone e tablet, qualsiasi sistema operativo abbiano, è possibile visualizzare la scheda si inserimento dati in un formato a schermo pieno più adatto per i display piccoli. Utilizzo dell’app Reef Check Med

Per i possessori di dispositivi mobili con sistema operativo Android 4.0 o versioni successive, è possibile utilizzare l’applicazione Reef Check Med disponibile gratuitamente sul Google Play Store.

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L’applicazione, multilingue, presenta alcuni vantaggi rispetto all’inserimento diretto dei dati tramite il sito web: • permette di archiviare le osservazioni sul dispositivo anche in assenza di un collegamento alla rete Internet e inviarle successivamente quando questo sarà disponibile; • consente di modificare i dati dello osservazioni fino a quando non vengono inviate tramite la rete Internet; • permette di utilizzare il GPS interno al dispositivo per trovare e memorizzare le coordinate in modo sicuro direttamente sul sito di immersione; • costituisce un log book con i rilievi di tutte le persone che hanno utilizzato il dispositivo (ogni utente deve indicare il proprio codice all’inizio di ogni scheda). Utilizzando il GPS del dispositivo è importante ricordarsi di memorizzare le coordinate finché si è nei pressi del punto d’immersione. Per far questo si consiglia di iniziare a compilare la scheda e quindi di memorizzare le coordinate prima dell’ingresso in acqua. La compilazione della scheda potrà poi essere completata in seguito.

Consultazione dei dati

La consultazione dei dati raccolti dai volontari è possibile attraverso il sistema informativo geografico (WebGIS) del sito internet www.reefcheckmed.org. La consultazione può avvenire da qualsiasi computer (Fig. 11), in modalità “mobile” per smartphone e tablet, oppure direttamente attraverso il servizio Web Map Service (WMS) che permette di visualizzare i dati direttamente all’interno del proprio software GIS. Dal menu è possibile selezionare le specie di cui si vuole conoscere la distribuzione e visualizzare la legenda con i rispettivi simboli e classi di abbondanza (Fig. 12). Per ogni segnalazione è possibile visualizzare le coordinate del sito (in formato DEG), il codice progressivo della segnalazione, la classe di abbondanza, data e ora dell’immersione, il nome dell’operatore, il nome della località, la profondità minima e massima tra cui è stato condotto il censimento, il tempo dedicato alle osservazioni, il tipo di fondale ed eventualmente la profondità minima e massima cui si riferisce il ritrovamento (Fig. 13). 98


Fig. 11 Sistema informativo geografico (WebGIS) in modalitĂ a schermo intero.

Fig. 12 Esempio di mappa di distribuzione della gorgonia rossa Paramuricea clavata.

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Fig. 13 Esempio di dati associati ad ogni singola osservazione.

I dati inviati dai volontari resi disponibili solo dopo periodiche che procedure di verifica realizzate da un team di esperti. Per questo non è possibile un aggiornamento in tempo reale dei dati immessi dai volontari. Il numero di schede di censimento visivo caricate nel database da parte di ciascun operatore è riportato in un’apposita pagina che si aggiorna automaticamente e che si apre al termine di ogni nuovo inserimento, per permettere la verifica in tempo reale.

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Conclusioni Il coinvolgimento di subacquei volontari nel monitoraggio dell’ambiente marino è una realtà avviata da tempo ma le recenti modalità di comunicazione via web stanno aumentando le potenzialità delle attività molto rapidamente. In questo senso è stato introdotto il concetto di Web Ecological Knowledge (WEK), al fine di sottolineare le grandi potenzialità offerte dal WWW nell’ambito della Citizen Science (Di Camillo et al. 2018). Numerose esperienze internazionali l’hanno dimostrato, in particolare quella dell’organizzazione americana Reef Check, attiva da oltre 10 anni e riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite come parte della Rete Globale di Monitoraggio del Reef (Global Coral Reef Monitoring Network). Essa è presente in oltre 80 paesi e vanta ormai un’attività di monitoraggio di diverse migliaia di reef. La situazione in Italia trova il suo punto di riferimento nel protocollo MAC. Perché s’instauri nei subacquei italiani una sensibilità ai problemi dell’ambiente marino e una consapevolezza del contributo che essi possono dare alla soluzione degli stessi, partecipando attivamente, occorre che: • Il protocollo di monitoraggio dipenda innanzitutto da ricercatori attivi nel campo della ricerca scientifica. • Le varie Agenzie didattiche sviluppino la propria specializzazione in biologia marina orientandosi verso un percorso di fidelizzazione dei propri allievi che riconosca un unico protocollo nazionale, verso il quale dovrebbero cercare di convergere. Finché ogni Agenzia cercherà di contrapporsi alle altre, nessuna riuscirà ad ottenere risultati apprezzabili. È quindi indispensabile una stretta ed attiva collaborazione fra il mondo scientifico e le varie Didattiche e fra queste ultime in particolare. • Vi siano Organizzazioni disposte ad offrire il loro contributo finanziario credendo ed investendo risorse nella realizzazione di questo genere di progetto.

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