Masterplan Diverserighe

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2. L’Area Alc. Este : SEMI E STRATEGIA

RIGENERAZIONE URBANA E PROGRAMMAZIONE EUROPEA E REGIONALE 2014 — 2020

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MATRICE

L’architettura del XX si è dedicata alla realizzazione di forme nello spazio, quella contemporanea si dedicherà alla progettazione delle forme nel tempo. Pensiamo che tale atteggiamento progettuale determini nuove sintesi urbane e differenti tipologie architettoniche che tentino un superamento della consecutio degli spazi attraverso la sperimentazione della moltitudine nei processi di pianificazione, ossia della dimensione urbano-sociale con cui le persone fanno parte della collettività: questo spazio è composto di linguaggio, di intelletto, di saperi, di reti e servizi che influenzano qualsiasi pianificazione di tipo metropolitano. La moltitudine nei processi di trasformazione non vuole calare sulla realtà un progetto architettonico, ma propone la condivisione di un’idea progettuale su cui lavorare. Al team di questo lavoro di analisi, ricerca e visione parteciperanno profili diversificati –partenariati locali, ricercatori, artisti, liberi professionisti, cittadinanza, youth policy (Università), professionisti di supporto all’impresa in un’ottica di approccio multidisciplinare alla progettazione Una matrice, metafora della città, diventa strumento di lettura pratico del tessuto urbano-sociale. Tale strumento, declinando i temi dell’Abitare, dell’Armonia, della Mobilità e dell’Energia, ha permesso di definire una serie di multi-possibilità strategiche che miscelate in modo alchemico tendono ad un percorso aperto a sempre nuove progettualità (uso versus consumo) Definisce obiettivi e azioni del processo presenti per le quattro categorie, a diverse scale (dalla città, all’ambito, all’oggetto) in una dia lettica tra strumenti, azioni e progetti. È uno strumento di esplorazione e lettura del contesto di indagine, delle sue criticità e potenzialità: è struttura teorica di lettura della realtà presente, già in relazione a una progettualità futura.

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AMBIENTE Indagare il tema dell’ambiente porta a riflessioni applicabili alle diverse scale del progetto: buon uso di suolo significa interrogarsi sulla funzione delle aree di naturalità esistenti, in relazione alle reti ecologiche a scala territoriale, in un’ottica di rigenerazione degli ecosistemi (drenaggio del Canale di Burana e bonifica del fondo del Boicellli ad esempio). Uso versus consumo: usare, oggi, un territorio significa, in primis, saperne leggere la stratificazione storico-progettuale-relazionale, acquisire consapevolezza di questo contesto complesso, saperlo riattivare all’interno di una dinamica processuale aperta, intessuta di reazioni retroattive e interconnesse. Intervenire nella progettazione di un territorio implica un’accortezza alla sua microfisica: agire su di un suo frammento comporta la ri-articolazione dell’esistente nella sua complessità. La gestione di questa consapevolezza determina un atteggiamento responsabile, in grado di non depauperare le potenzialità di futuro che un luogo già possiede, sia in termini di manufatti sia in termini di saperi disciolti ed agenti nel suo ecosistema. La modalità di progettazione che si propone si caratterizza quindi come una processualità del non finito, che assume la non finitudine come suo oggetto di progettazione. Al consumo di suolo va quindi sostituito il concetto di uso di suolo, inteso come tensione progettuale gravida di avvenire, di riconfigurabilità e di responsabilità. Usare un suolo significa restituirlo alla città. In quest’ottica, una riflessione sul valore della naturalità esistente è da supporto all’idea di un’apertura progressiva dell’area: il paesaggio diviene quindi forma del tempo, e struttura il cambiamento: l’uso dei percorsi esistenti, così come la valorizzazione della vegetazione lungo gli argini e dei soggetti di pregio presenti sull’area, disegnano le prime linee di definizione di questa nature intermédiaire. Si possono qui immaginare quartieri ad alta resilienza, il cui verde è occupazione temporanea di un’area in trasformazione: verde produttivo (orti, serre, giardini), ludico, sportivo, e funzionale (alla regolazione del microclima). I quartieri saranno quindi organizzati in maniera da essere autosufficienti energeticamente, secondo riciclo dei materiali (delle infrastrutture di urbanizzazione dei quartieri) e utilizzo di materiali ecologici. Green and smart building, declinabili in tutti i modi che la ricerca e l’innovazione possono trovare.

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Le esigenze alle quali bisogna dare risposta per garantire la qualità della vita degli abitanti di un luogo, non passa più dal calcolo matematico di metri quadrati di verde e parcheggi, ma è legato alla capacità di progettare un milieu (ancora coerente con le indicazioni quantitative dei Piani) che presenti quella biodiversità (ambientale e umana) che è stata a lungo svilita e che ora richiede di trovare adeguate risposte.

Materiali ecologici, biocompatibili, riutilizzabili e/o realizzati con materiali di scarto, da utilizzare per la realizzazione delle infrastrutture a supporto della vita urbana (piste ciclabili, luoghi di sosta, lampioni della luce, sedute, etc.) e, soprattutto per le strutture di connessione tra terra e acqua. Si dovranno prediligere quei materiali che possono avere sul territorio almeno una parte della loro produzione (idea e/o prototipazione e/o industrializzazione e/o commercializzazione).

Ri-connessione delle reti ecologiche alla scala della città, nello specifico l’area potrebbe dare un contributo rilevante attraverso un adeguata progettazione e realizzazione di un bosco di pianura (della dimensione di circa 3 ettari) finalizzato alla riduzione della presenza di CO2, connettendosi al corridoio ecologico costituito dalle rive dei canali

Il tema energetico è strategico a tutti i livelli della progettazione (dalla scala cittadina, alla scala d’ambito all’oggetto architettonico). In questo caso si vogliono affrontare i livelli dell’ambito e dell’edificio: a livello di ambito urbano si può immaginare di utilizzare gli sfalci del bosco per la generazione di energia da fonte rinnovabile (biomassa); a livello di edificio recuperato o realizzato ex novo si può immaginare di adottare tutte le innovazioni connesse ai temi del green e dello smart per realizzare il quartiere del XXI secolo. Comportamento virtuoso nel risparmio energetico (elemento che, insieme alla produzione dell’energia all’interno dell’ambito, tende a rendere il complesso autosufficiente dal punto di vista energetico). Comportamento virtuoso nel risparmio energetico (elemento che, insieme alla produzione dell’energia all’interno dell’ambito, tende a rendere il complesso autosufficiente dal punto di vista energetico)

Demolire e costruire per fasi; in questo processo la progettazione delle infrastrutture ambientali e paesaggistiche possono giocare un ruolo estremamente rilevante aumentando il valore dell’area

Orti urbani o permacultura per la produzione di prodotti alimentari da consumare all’interno dell’ambito oggetto della trasformazione Mantenimento/progettazione di un bosco di pianura per diminuire l’impatto delle emissioni di CO2 (compravendita di quote da parte dei soggetti insediati nel Polo Industriale e Tecnologico: accordi privato-privato per il miglioramento ambientale)

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L’esigenza del riciclo dei materiali è una prerogativa indispensabile per la città del futuro e deve essere inserita in quelle infrastrutture di urbanizzazione indispensabili per la fase di costruzione di nuovi quartieri Applicazioni smart per la raccolta differenziata: sperimentazioni per aumentare la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini sul tema dei rifiuti.

L’ambiente deve ritornare a essere concepito come patrimonio di tutti, la partecipazione nella manutenzione diventa elemento fondamentale di una nuova società

Il medesimo discorso di miglioramento ambientale può essere connesso alle rive dei canali, dove troviamo la presenza di molte varietà botaniche, che sono però minacciate dalla presenza di infestanti. Un intervento di ripristino ambientale consentirebbe anche un ragionamento finalizzato all’identificazione di quelle specie vegetali che potrebbero supportare il processo di bonifica dei fanghi del canale e dei suoli circostanti. Un altro intervento dovrà riguardare la rimessa in funzione del sistema idraulico, identificando delle modalità di gestione che preservino la sua funzionalità per tempi medio–lunghi. Al dragaggio dei fanghi si unisce il tema della loro decontaminazione. RIGENERAZIONE URBANA E PROGRAMMAZIONE EUROPEA E REGIONALE 2014 — 2020

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MOBILITA’ La ricerca di interconnessioni alle reti urbane comunali e regionali si attuerà secondo logiche di mobilità sostenibile, di utilizzo dell’acqua come elemento di progettazione delle connessioni e di attivazione di zone di scambio intermodale. Immaginare modalità di connessioni alternative rispetto alle dotazioni infrastrutturali definite dagli standard urbanistici contribuisce a conferire un carattere di urbanità all’area secondo strategie funzionali di valorizzazione del patrimonio esistente (torre piezometrica, percorsi esistenti, memorie metalliche, verde, acqua). A tal proposito può essere costruttivo pensare ad una organizzazione dello spazio pubblico attraverso diversi gradienti di penetrazione a seconda del mezzo utilizzato, incentivando la formazione di pezzi di città che si autoalimenta e che produce piccoli spostamenti privati e grandi spostamenti pubblici ed in cui il pedone viene salvato sia visivamente che acusticamente nella quotidianità, favorendo l’uso della bicicletta e di mezzi elettrici. Una organizzazione di questo tipo permette di pensare che le persone possano lavorare da casa, grazie alla tecnologia debole e diffusa ormai a disposizione di tutti : questo limiterebbe gli spostamenti con mezzi privati a farebbe risparmiare tempo ed energia, in un mondo in cui la velocità della produzione del lavoro è divenuta caratteristica primaria per essere competitivi. La progettazione della dismissione implica la concezione di infrastrutture leggere, che devono prevedere già in fase di progettazione il loro riciclo. Questo significa che diventa importante evolvere il concetto di standard urbanistici: per non consumare suolo, occorre muoversi sulla sua superficie stratificata, lasciarne aperta l’evoluzione, magari accompagnarla, per aprirlo ad una nuova, sostenibile, vita. Lo spazio pubblico si presta, per sua vocazione, ad accogliere forme di partecipazione e pratiche mutevoli nel tempo. La partecipazione al processo di condivisione delle scelte (in primis riguardo agli oggetti architettonici vincolati) dà riconoscibilità e appartenenza, senso civico e valore comune.

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Favorire tutti i tipi di mobilità lenta e i processi per modificare le abitudini di mobilità dei cittadini (si veda a esempio il Pedibus di Camina).

Al traffico urbano sostituire quello virtuale.

La residenza può essere inizialmente temporanea, e divenire stanziale nel tempo: risulta interessante quindi ragionare per fasi successive invece che per lotti di co struzione. Alle diverse tipologie di residenza, si andranno ad abbinare spazi comuni a diversi livelli di condivisione (da spazi propriamente privati, a spazi semipubblici a spazi eminentemente pubblici). Lo stesso ragionamento può essere applicato alle attività lavorative, che devono essere caratterizzate da una forte diversificazione funzionale: dalla ricerca alla sperimentazione; dalla multidisciplinarietà alla manifattura contemporanea (Fab Lab). Ogni funzione richiede i suoi spazi di interazione.

Incrementare le zone con wi-fi free. Nel caso in cui non sia possibile connettersi a una rete urbana per l’infrastrutturazione tecnologica dell’ambito, sarebbe interessante verificare o supportare la ricerca di sistemi che abbiano la capacità di mettere in rete un ambito territoriale circoscritto.

Le infrastrutture leggere devono prevedere già in fase di progettazione la dismissione e il riciclo dei materiali.

Incrementare le connessioni tra i diversi mezzi di trasporto pubblici. Si parte dalla connessione con le piste ciclabili (e relativa costruzione dei ponti) e si procederà in una seconda fase a connettere terra e acqua, aprendo al possibilità alla mobilità urbana e territoriale via acqua . Risulta dunque nevralgica la collaborazione con tutte le società che si occupano della gestione dei servizi di trasporto (materiali e immateriali) per dare vita a luoghi di vera intermodalità (anche gestionale)

l mezzo privato deve gradualmente ridurre la sua presenza man mano che ci si avvicina al centro dell’area.

Attraverso eventi mirati è possibile far uscire progressivamente un’area dismessa e fisicamente non considerata urbana dalla sua marginalità, portandola sempre più all’interno del tessuto urbano. Una buona strategia funzionale può trasformare un’area di margine in un’area pienamente urbana (dalla torre piezometrica al verde diversificato al rapporto con l’acqua alle connessioni ciclo-pedonali).

Sostenere e agevolare le nuove forme di lavoro che sfruttano le connessioni internet e permettono il lavoro da casa e gli spazi di coworking. Coworking, Fab Lab, acceleratori di impresa, laboratori di ricerca (anche applicata), spazi di sperimentazione diventano i luoghi della commistione di una cultura del fare impresa che sappia basarsi sui concetti di serendipità e pensiero laterale Lavoro dipendente non connesso all’ufficio tradizionale

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ABITARE “La forma della città è sempre la forma di un tempo della città”. 1 La città è vita della collettività in un contesto che, tra individualità e memoria, precisa e modifica i motivi del suo sviluppo. Il tempo modifica i modi in cui un luogo è abitato, percorso: le mappe cognitive riconoscono nuovi “luoghi”, elementi primari di orientamento nello spazio. “I percorsi come i canali lungo i quali l’osservatore si muove abitualmente, occasionalmente, potenzialmente”.2

1) Aldo Rossi, L’Architettura della città, CittàStudi Edizioni 2009. 2) Kevin Lynch The Image of the City, 1960.

Ferrara, una città che nasce come lineare lungo il corso del Po nel 756, che cambia la sua economia urbana quando nel 1122 l’alveo principale del Po si trasferisce in quello, allora minore, detto di Venezia, a circa sei chilometri dalla città, determinando una rotazione delle sue linee di vita verso la cattedrale in costruzione, che cresce per addizioni successive fino a quella erculea del 1450. Una storia urbana che è storia delle comunità cittadine che la abitano. Oggi accanto alla città consolidata appare un territorio di sperimentazione, di potenziale contaminazioni tra tessuto residenziale e produttivo, tra la città storica, chiusa nelle sue mura, e il polo industriale, una forma che si sviluppa fino al Po’, margine tra il tessuto abitativo e quello produttivo. L’area Alceste diviene in questo contesto l’occasione di catalizzazione e propulsione delle energie della città, dell’imprenditorialità, delle attività, in un rapporto più qualitativo tra ambiente e costruito. Occasione per leggere criticamente un processo in atto, di soggetti affiancati su aree in cui vi è un grande margine di trasformazione, ma le cui sinergie sfuggono agli stessi attori. Pretesto per catalizzare le energie imprenditoriali del comparto, che riattivino anche il contesto secondo criteri di evoluzione e innova zione. Un complesso intreccio di bisogni e desideri – non evidente e trasparente, ma tutto da analizzare e in qualche modo promuovere – caratterizza la domanda abitativa del nostro presente portando con sé alcune richieste fondamentali nei confronti dell’offerta, quali: flessibilità, temporaneità, qualità abitativa, economicità, diversificazione, specificità, incrementalità e progressione delle forme di accesso al bene-casa. Allo stesso tempo, pratiche abitative in parte inconsuete si stanno diffondendo tra le famiglie e le attuali forme di convivenza, offrendo ulteriori spunti circa le forme che un progetto residenziale declinato al futuro può

(ed in prospettiva deve) assumere. In virtù di queste considerazioni il progetto chiede innanzitutto ed in generale: una maggiore articolazione dei percorsi di accesso al bene casa; un incremento del comparto dell’affitto di qualità ed a costi inferiori a quelli proposti oggi dal mercato. A fronte della carenza di politiche pubbliche – messe in difficoltà anche dalla riduzione delle risorse disponibili – e della fissità dell’offerta presente – polarizzata tra interventi immobiliari in libero mercato o interventi di edilizia popolare – un ruolo strategico nel creare un’offerta altra, costituita in particolar modo da alloggi in locazione a costi contenuti e inseriti in progetti abitativi caratterizzati da una grande qualità architettonica e da un elevato mix funzionale, può essere assunto da dinamiche imprenditoriali capaci di introdurre modelli innovativi, responsabili e carichi di futuro. Restituire un territorio alla città significa progettare le case che lo abitano come un servizio, dotarlo di un valore sociale, innervarlo di un significato universale (proprio come ogni servizio alla collettività) ma allo stesso tempo cadenzato sulle risorse che un determinato luogo offre (in termini economici ma anche relazionali). Ecco come l’attesa (il desiderare) diviene significante progettuale, pretesto di trasformazioni di usi e di spazi che, una volta ripensati, tornano in vita riutilizzando lo spazio urbano. L’attore sociale (il cittadino) diviene il principale artefice e parteciperà a costruire l’atmosfera relazionale dello spazio abitativo in un’ottica in cui desiderare è progettare e progettare è già abitare. In questa modalità progettuale il ruolo primo dell’architetto non è solo quello di inventare delle forme, bensì di captare delle forze che rendano queste forme dell’abitare possibili. Se culturalmente ben promossi i concetti dell’abitare contemporaneo possono contribuire alla creazione di un nuovo immaginario collettivo - le relazioni divengono oggetto del progettare stesso - che sicuramente porterà a delle ricadute sull’uso e sulla ri-organizzazione dello spazio pubblico. Questo significa immaginare una città che necessita di un continuo dialogo tra marco (spazio pubblico) e micro (alloggio) attraverso il risveglio e la presa in cura degli spazi di sfumatura (strade, corti, orti, giardini) che divengono intimi e assorbiti come prolungamento e consecutio dell’alloggio, pretesto di trasformazioni di usi e di spazi che, una volta ripensati, tornano in vita riutilizzando quello che nelle città esiste già: lo spazio urbano.

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La strategia, alla scala dell’ambito, mira ad aumentare il senso di riconoscibilità e appartenenza, di senso civico, di valore comune attraverso il coinvolgimento e la partecipazione diretta delle persone.

La strategia, alla scala dell’ambito, si basa su una nuova visione dello spazio pubblico, partecipato, usato e riorganizzato attraverso il concetto di temporaneità come interpretazione di bisogni mutevoli (Temporary store o eventi di promozione di un prodotto). La temporaneità nell’uso degli spazi da rigenerare è diventato un fattore fondamentale, assieme alla creatività e alla capacità di attivare/stimolare interessi e curiosità.

La strategia, alla scala dell’ambito, prevede l’attivazione di una serie di interventi che portino a un rallentamento della vita: diminuzione delle distanze da coprire giornalmente, uso di mezzi lenti, agevolazione delle soste.

La strategia, alla scala dell’oggetto (in particolare degli oggetti architettonici vincolati), mira ad aumentare il senso di riconoscibilità e identificazione attraverso la condivisione delle scelte, allargando la rete dei confronti, una rete qualificata grazie alla qualità delle funzioni inserite. E’ necessaria dunque la costruzione di una riconoscibilità del luogo di impresa (brand) e di un partenariato per la rifunzionalizzazione della torre (riutilizzo di edifici industriali storici): ciò che è riconoscibile deve avere adeguata funzione.

La strategia, alla scala dell’ambito, mira a favorire l’eterogeneità sociale e il mix di funzioni, creando un arricchimento secondo diversi gradi di complessità, al fine di intensificare le relazioni dirette e indirette. Si punta dunque allo sviluppo di processi che supportino la creazione di una comunità transgenerazionale, dialogica e multiculturale

La strategia, alla scala dell’ambito, prevede nuove distanze tra gli spazi di uso quotidiano, nuove modalità di lavoro, nuovi modi di abitare e, di conseguenza, nuove accezioni di tempo libero. La creazione di un milieu che sappia essere terreno fertile di una nuova cultura di impresa, in cui non esistono più steccati precostituiti e coercitivi tra le diverse parti della giornata diviene quindi l’obiettivo.

La strategia, alla scala dell’ambito, necessita di una ricerca sulle nuove modalità abitative che possano rispondere alle esigenze di una società liquida quale quella del XXI secolo, che risponde a logiche di dinamicità, coabitazione, affitto calmierato, residenza temporanea, residenza artistica. Diversificazione della residenza: temporanea per artisti, ricercatori o dottorandi, nomadic workers; stanziale per nuclei familiari giovani o composti da una sola persona, per nuclei familiari tradizionali, per nuclei familiari a composizione variabile (separati con figli), per anziani autosufficienti (che necessitano di servizi specifici); coshousing, social housing e nuclei connessi alla transition town. RIGENERAZIONE URBANA E PROGRAMMAZIONE EUROPEA E REGIONALE 2014 — 2020

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ARMONIA Si può aprire un confronto interessante, in un’ottica di innovazione tecnologica, delle dinamiche processo-funzioneprodotto tra i soggetti interessati all’acqua, che hanno proprietà sul Boicelli e il polo industriale e tecnologico. La valorizzazione della torre piezometrica come elemento detonatore del processo di attivazione e apertura (fisica e culturale) del sito aiuta nella gestione dell’indeterminatezza del rapporto dell’area con l’acqua. La torre, carica di energia e di forza attrattiva, può attivare partenariati comunitàterritorio (spazio dell’iniziativa collettiva e atti creativi di cittadinanza) e valorizzazione dell’imprenditorialità. Rappresenta un innesto che permette ad una micro-imprenditoria, che si riconosce in quel luogo e in quell’architettura, di atterrare all’interno del quartiere attivando una serie di modi di abitare che concilino casa, lavoro e tempo libero. Attorno ad esso, per influenza, agopuntura, possono innescarsi una serie di meccanismi virtuosi che alimentano micro-imprenditorie. Una sorta di economia dell’innovazione di piccole imprese creative che si aprono al sociale. Sono imprese di tipo transitorio che sfruttano il concetto di tempo determinato delle ricchezze e delle risorse, che si impegnano come acceleratori di flussi, invece che di capitali. Esempi di questi processi sono gli HUB, i campus, le attività creative legate all’elettronica debole e diffusa. “Un catalizzatore è una specie di chimica che interviene durante lo svolgimento di una reazione aumentandone la velocità. L’uso di catalizzatori permette che processi che avverrebbero molto lentamente si compiano e si concludano in tempi relativamente brevi”. Concependo l’eredità come una risorsa, si può leggere il territorio valorizzandone l’esistente, integrandone le contingenze materiali e morali, di forma e di idee, proponendo innovazione in un atteggiamento di dialogo che coinvolga da subito gli attori del nuovo sviluppo. Rafforzando i legami tra comunità e territorio si contribuisce al formarsi di un senso di appartenenza al luogo che genera iniziative individuali e collettive, da accogliere e integrare, in un sistema di gestione non finito e aperto a nuove evoluzioni.

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La strategia, alla scala dell’ambito, si propone di leggere il territorio, valorizzare l’esistente, integrare le contingenze, (siano esse materiali che morali, di forma piuttosto che di idea ), nell’ottica di trattare l’eredità come una risorsa. E’ necessaria dunque la costruzione di un partenariato per la rifunzionalizzazione della torre (riutilizzo di edifici industriali storici): ciò che è riconoscibile deve avere adeguata funzione

La strategia, alla scala della città, si propone l’avvio di un processo a catena, in cui l’attivazione di un elemento (la cosiddetta torre piezometrica) dichiara un inizio, innesca una nuova esistenza carica di energia e forza attrattiva. A questo si affianca la costruzione di una riconoscibilità del luogo di impresa (brand).

La strategia, alla scala dell’ambito, prevede di lasciare spazio all’iniziativa individuale e collettiva, sapendola stimolare, accogliere e integrare. Attraverso eventi mirati è possibile far uscire progressivamente un’area dismessa dalla sua marginalità, portandola sempre più all’interno del tessuto urbano.

Cambiare il modo di usare i percorsi senza sradicare i tracciati storici o creare per forza un’alternativa

Dialogare con, alla scala d’ambito, auspica un coinvolgimento immediato di tutti gli attori che partecipano al nuovo sviluppo, sin dalla fase di genesi (definizione del partenariato locale da coinvolgere: settore imprenditoriale, Università, mondo della ricerca e della sperimentazione e mondo artistico)

In questo caso l’indeterminatezza principale è data dalle politiche di valorizzazione delle connessioni d’acqua: la strategia parte dal cuore dell’area, aprendosi progressivamente (e con ponderazione) verso il canale Boicelli e il canale di Burana: le modalità dipenderanno dall’evolversi della situazione

La strategia, alla scala dell’ambito, propone di puntare sulla capacità di attrazione del luogo, in modo da creare un elemento catalizzatore (la torre) capace di diventare una forza attrattiva per cittadini italiani e stranieri (è sia landmark fisico che centralità funzionale). Risulta dunque importante rafforzare le attività ricettive caratterizzate e di qualità, per le quali sarebbe possibile costruire importanti e significativi partenariati locali.

La strategia, alla scala della città, si propone un aumento esponenziale di connessioni fisiche e virtuali (partenariati) che siano la premessa allo sviluppo di attività di relazione con l’esistente (valorizzazione delle attività sull’acqua), che partano dalla conoscenza del luogo per arrivare al suo utilizzo (imprenditorialità) e alla sua cura. Ciò si traduce nel rafforzamento dei settori nautico e artistico, con particolare attenzione alla diffusione della cultura della connessione (in chiave rinascimentale) del pensiero umanistico e della tecnica scientifica.

Il sistema è aperto e in evoluzione, capace di adattarsi alle nuove tendenze di sviluppo.

La strategia tenta la sovrapposizione di più layers, senza paura del confronto tra elementi diversi, senza la pretesa di distruggere per poi ricostruire, ma piuttosto stratificare, giustapporre superfetazioni, innestare (applicabile sia al passato industriale sia alla presenza della natura: acqua e verde). Sono processi per sviluppare una maggiore conoscenza e consapevolezza della storia e dell’evoluzione del territorio (interazione natura/uomo).

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AMBIENTE FASE 01

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AMBIENTE FASE 02

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AMBIENTE FASE 03

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RUS Lima, Basurama

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Pasis Plage, Parigi

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Urban Camping, import.export Architecture, Anversa

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MOBILITA’ FASE I

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MOBILITA’ FASE II

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MOBILITA’ FASE III

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Vila Nova de Gaia, Porto

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Pasis Plage, Parigi

1111 Lincoln Road, Miami, Herzog & de Meuron

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Saragozza, Gravalosdimonte architetti

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ABITARE FASE I

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ABITARE FASE II

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ABITARE FASE III

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Van Bergen Kolpa architecten, Rotterdam

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GRND 82, Barcellona

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Ofis, Honeycomb Apartments, Izola, Slovenia

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ARMONIA FASE I

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ARMONIA FASE II

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ARMONIA FASE III

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Palais de Tokyo, Parigi

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RuattiStudio architetti +Mariano Pichler, Milano

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Google office, Dublino

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STRATEGIA GENERALE

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