DOCUMENTO CONCLUSIVO
dall'impostazione metodologica al processo ferrarese
a cura di Saveria Teston
Parte Prima a cura di Francesca Frassoldati Saveria Teston
Indice PREMESSA ReTInA — Revitalization of Traditional Industrial Areas /1 Ristrutturazione industriale e crisi urbane: la valenza operativa della condivisione /2
PARTE 1: IMPOSTAZIONE METODOLOGICA 1.1
Posizionamento strategico dei processi di rigenerazione /5
1.2
La cultura dell'inclusione nella rigenerazione urbana /8
1.3
Gli attori di un processo inclusivo /10 CHI GUIDA IL PROCESSO: IL PROMOTORE DELLA RIGENERAZIONE /10 CHI INCLUDERE NEL PROCESSO: MAPPATURA E SELEZIONE DEGLI STAKEHOLDER /10 CHI GESTISCE IL PROCESSO: IL GRUPPO OPERATIVO /11
1.4
Conflitto, coerenza e consenso /13 1.4.1 1.4.2 1.4.3
1.5
Come includere gli stakeholder nel processo decisionale /13 Cosa ottenere dal processo inclusivo /14 L'autorevolezza dell'inclusione / 15
Linee guida metodologiche e applicazione locale /16 1.5.1
Verso la rigenerazione del canale Boicelli a Ferrara /18
PART 2: IL PROCESSO INCLUSIVO DELLA PROVINCIA DI FERRARA 2.1
Il Gruppo Operativo /20
2.2
Il caso studio /22 ZONA NORD / 22 ZONA CENTRALE (TERRA DI MEZZO) / 23 ZONA SUD / 25
2.3
INPUT /28 2.3.1 2.3.2
2.3.3
Le acque della Provincia di Ferrara / 28 Breve inquadramento del sistema economico ferrarese / 35 SETTORE PRIMARIO / 37 SETTORE SECONDARIO / 37 SETTORE TERZIARIO / 38 UNIVERSITÀ E RICERCA / 39 Trend demografici e mercato del lavoro / 40 PRINCIPALI OPPORTUNITÀ DI LAVORO / 43
2.3.4
2.3.5
2.3.6 2.3.7 2.3.8
2.4
ASCOLTO / 66 2.4.1 2.4.2 2.4.3 2.4.4
2.4.5
2.5
Progettualità (in)direttamente connesse all'ambito di studio / 45 IDROVIA / 45 QUARTIERE DI VIA ARGINONE / 47 DARSENA CITY / 47 PARCO URBANO / 48 AREA SIPRO / 50 CENTRALE TERMOELETTRICA "TURBOGAS" / 50 Approfondimenti tematici sull'area studio / 50 PIANO STRUTTURALE COMUNALE (PSC) E LA CITTÀ ESISTENTE / 50 PIANO STRUTTURALE COMUNALE E LA MOBILITÀ / 55 ENERGIA, RIFIUTI E LIVELLI DI INQUINAMENTO / 57 Mappatura degli stakeholder / 57 PROPRIETÀ / 60 La struttura del processo / 61 Incontri pubblici di avvio del processo / 63 ZONA SUD / 63 ZONA NORD / 64
Interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati / 66 INDICE DEGLI INTERVISTATI E CONTENUTI DELLE INTERVISTE / 66 Questionario web rivolto alle imprese / 86 La comunità di Pontelagoscuro intervista sé stessa / 87 RISULTATI Focus group: “Capitale fisso, Capitali d'impresa, Capitale umano: materiali/idee per una reinvenzione urbana” / 92 SINTESI / 94 Sopralluogo: "In ascolto del Boicelli" / 99
CODIFICA e VERIFICA / 100 2.5.1
2.5.2
2.5.3
2.5.4
Bar Camp: "Quali/quante convergenze lungo l’asta del Boicelli?" / 100 VERBALE: ACQUA / 103 VERBALE: CULTURA & EVENTI / 107 VERBALE: RICERCA / 109 Prima serie di incontri: dai progetti al programma (e vice-versa) / 115 ZONA NORD / 115 ZONA SUD / 119 Seconda serie di incontri: azioni e responsabilità / 122 SINTESI:STRATEGIA / 123 SINTESI:PROGETTI / 126 23 FEBBRAIO: VERBALE "RICERCA E CULTURA" / 131 23 FEBBRAIO: VERBALE "CULTURA" / 132 24 FEBBRAIO: VERBALE "RICERCA" / 132 24 FEBBRAIO: VERBALE "ACQUA E CULTURA" / 135 World Cafè: "Appunti di viaggio lungo il Boicelli" / 137 CONFERENZA PUBBLICA / 138 ESITI DEL WORLD CAFÈ / 141
2.6
SINTESI "Boicelli urbano: interpretazione contemporanea delle idee rinascimentali" / 145 NARRAZIONE COLLETTIVA: SCENEGGIATURA / 146
2.7
OUTPUT / 153 2.7.1 2.7.2
La mappa interattiva per la gestione del processo di rigenerazione urbana / 153 Schede programma / 153 1. LA RIATTIVAZIONE DELLA RIVA DEL PO / 156 2. DAL BOICELLI AL BORGO ANTICO: UN PERCORSO NECESSARIO / 158 3. INTERCONNESSIONI / 160 4. STILI DI VITA CONTEMPORANEI / 164
FIGURE figura 1: Esemplificazione dell'utilizzo dello schema per il posizionamento dei processi di rigenerazione / 7 figura 2: Momenti chiave dell'inclusione / 13 figure 3: Schema del meccanismo metodologico / 17 figure 4: Rappresentazione dell'ambito scelto come caso studio di ReTInA e suddivisione in zone / 26 figure 5: Altimetria del Bacino Burana–Volano / 30 figure6: Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nel Bacino Burana–Volano / 31 figure 7: Identificazione dei principali corsi d'acqua del Bacino Burana–Volano / 32 figure 8: Navigazione lungo i corsi d'acqua (direttamente o indirettamente) connessi al canale Boicelli / 35 figure 9: Opere previste dal progetto Idrovia nel lotto 1 stralcio 1 / 46 figure 10: Riassunto schematico delle azioni previste dalla strategia elaborata da PROAP / 49 figure 11: Previsioni del PSC per le aree produttive e individuazione delle aree citate in 2.3.5 / 54 figure 12: Previsioni del PSC tratte dalla tavola "Trasformazioni: la rete della mobilità" / 56 figure 13: Schema concettuale di come potrebbe funzionare il Performing Arts Centre / 112 figure 14: Schema strategico per la rigenerazione dell'ambito del canale Boicelli / 125 figure 15: Lemmi e filoni strategici / 138 figure 16: Mappa strategia / 139
BOXES box 1: Risultati potenziali di un processo di inclusione / 14
TABLES tabella 1: Obiettivo dell'inclusione–Opzione "visionaria"–opzione pragmatica / 8 tabella 2: Categoria stakeholder–caratteristiche / 10 tabella 3: Stadio dell'inclusione–descrizione / 17 tabella 4: Stadio dell'inclusione–azioni del processo ferrarese / 17 tabella 5: Nome appartenente al Gruppo Operativo–Ruolo istituzionale/competenze–Ruolo nel processo / 17 tabella 6: Voce indirizzario–Descrizione / 58 tabella 7: Foglio excel–Descrizione / 59 tabella 8: Animale–Voti–Motivazioni / 89 tabella 9: Risposte alle Domande del World Cafè / 141 tabella 10: Schede programma: metadati / 154
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Premessa ReTInA - REVITALIZATION OF TRADITIONAL INDUSTRIAL AREAS Nell'arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2012, la Provincia di Ferrara è stata partner del progetto europeo ReTInA-Revitalisation of Traditional Industrial Areas, che ha sviluppato, testato e implementato approcci transnazionali innovativi per la rivitalizzazione e modernizzazione delle aree industriali dismesse. La partnership era costituita dai seguenti nove Partner, ciascuno dei quali ha identificato il proprio caso studio su cui applicare la metodologia proposta all'inizio del progetto: PARTNER
CASO STUDIO LOCALE
XXI Distretto – Csepel (Municipalità di Budapest, Ungheria)
Un'area industriale dismessa (Csepel Works) in un distretto urbano accanto al principale porto di Budapest; le potenzialità localizzative ne fanno da un decennio una delle priorità di sviluppo per la Municipalità e un luogo di forti attriti istituzionali.
Municipalità di Iasi (Romania)
Un vecchio inceneritore, in completo abbandono, costruito nel 1983 all'interno di un quartiere residenziale e immediatamente chiuso.
Municipalità di Galati (Romania)
Una discarica ancora funzionante ma di prossima dismissione. Tirighina ha ancora aperte le strade per diventare un elemento di crisi o una potenzialità per lo sviluppo.
Provincia di Ferrara (Italia)
Diversi siti industriali, in parte in uso e in larga parte sottoutilizzati, connessi dal canale artificiale Boicelli, che collega il centro storico di Ferrara e il Po di Volano al fiume Po.
Municipalità di Pernik (Bulgaria)
Un importante distretto industriale per la metallurgia e l'energia. In parte dell’area è in corso una riconversione che preveda standard ambientali idonei alla localizzazione di funzioni semi-urbane.
Municipalità di Kosice (Slovacchia)
L'area Magnezitarska accoglie diverse, eterogenee funzioni (stazioni di servizio, agenzie immobiliari, magazzini, PMI, etc.), ma la presenza dei resti della struttura del vecchio impianto per la produzione di magnesite vincola l'immaginario e le prospettive reali di sviluppo.
Soprip, Agenzia di Sviluppo delle province di Parma e Piacenza (Italia)
Il comune di Fidenza si accinge a trasformare il Marconi Park (area industriale della città) in un'area produttiva ecologicamente attrezzata (APEA) sulla base delle indicazioni della Regione Emilia-Romagna.
Agenzia di Sviluppo della Municipalità di Komotini (Grecia)
L'area industriale di Komotini è attiva dal 1978; è una delle 32 proprietà che la ETBA Industrial Areas SA gestisce in Grecia e presenta gravi problemi di competitività e fattibilità operativa.
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Università di Maribor (Slovenia)
Cona Tezno–Business & Industry Zone Tezno è un'area industriale divisa in due siti: una Zona A occupata per oltre il 90% e una Zona B già riconvertita da usi precedenti, ma in attesa di un vero decollo imprenditoriale.
Rispetto ai numerosi precedenti, ReTInA si è contraddistinto sin dall'inizio per tre caratteristiche: —
il coinvolgimento di territori del sud-est europeo: territori con una forte identità europea, ma al
tempo stesso una storia recente travagliata dal punto di vista economico e socio-politico;
—
l'interesse specifico per aree urbane tendenzialmente periferiche rispetto agli equilibri internazionali (città di rilevanza regionale, snodi interprovinciali, capitali dei Paesi est-europei che
hanno attraversato tutte le fasi della transizione economica e politica al sistema di mercato senza consolidare un equilibrio decisionale stabile) ove si sono localizzate attività industriali pesanti legate ai settori metalmeccanico e chimico-farmaceutico. —
l'interpretazione del concetto di partecipazione come ascolto e interazione fra i diversi attori politici e socio-economici, più che come generico coinvolgimento dei cittadini. I singoli casi-
pilota sono stati lo strumento per condividere una metodologia generale coerente per indirizzare azioni incisive.
Per molte municipalità della penisola balcanica (ma non solo) la tradizione dell'industria pesante di stato è un segno caratteristico che ha dato sostanza all'inurbamento e alla costruzione fisica e sociale della città. Di fatto, la privatizzazione, la ristrutturazione industriale e la recente crisi economica hanno agito pesantemente su tutte le sfere urbane delle città partner: ampie parti di città finalizzate alla produzione industriale, con annesse infrastrutture, sono state deprivate di utenti e funzioni, mentre la polverizzazione delle proprietà ha reso incerta la responsabilità decisionale, già minata dai comuni problemi amministrativi degli enti locali europei. I partner di ReTInA hanno dunque selezionato localmente dei processi di rigenerazione di aree industriali dismesse o sotto-utilizzate, condividendo la metodologia di coinvolgimento e inclusione di diversi profili di stakeholder. Condividere i processi decisionali ha significato, ancor prima di “includere”, individuare gli stakeholder fra figure incerte, riconoscere competenze variegate, costringersi a perseguire obiettivi raggiungibili dal basso che, attraverso risultati concreti, fossero in grado di ristabilire un clima di fiducia reciproca, fra amministrazioni, privati e individui.
RISTRUTTURAZIONE INDUSTRIALE E CRISI URBANE: la valenza operativa della condivisione “Rigenerazione” è il termine usato per definire l'adattamento di usi sociali e attività economiche a un contesto che cambia. L'esempio tipico è un'area industriale tradizionale in cui parte delle produzioni cessano o sono delocalizzate. La rigenerazione è dunque l'opportunità di riorganizzare spazi e funzioni fondamentali per mantenere, durante e grazie al cambiamento, la qualità e la ricchezza della vita urbana. Per queste ragioni la rigenerazione è un processo multi-dimensionale e inter-settoriale che riesce a individuare ed esprimere al meglio le potenzialità di un territorio coinvolgendo tutti i soggetti della governance locale. Tale approccio permette di trovare una risposta pratica a domande quali che cosa è, perché, per chi avviene la rigenerazione e come deve essere perseguita. In un contesto in cui gli attori industriali (o parte di essi) escono di scena, la pianificazione tradi-
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zionale non è più sufficiente, poiché si limita a fornire strumenti adatti a riproporre schemi funzionali pre-esistenti. D'altra parte, ricercare nuovi modelli di sviluppo non richiede per forza un'azione in deroga agli strumenti e al sistema decisionale vigente; richiede piuttosto un sistema decisionale coerente, in grado di guidare un'azione partecipata ben informata. Riconoscere gli obiettivi raggiungibili e avere la costanza di perseguirli (tramite indicazioni di priorità e giudizi di valore) è una responsabilità che si nutre dell'azione integrata di conoscenze tecniche, della capacità di individuare gli stakeholder e di pratiche inclusive organizzate che coinvolgano questi ultimi nella definizione di programmi di azione. È quindi ovvio che la rigenerazione urbana si attivi solo attraverso: — il lavoro inclusivo di definizione e conoscenza dei problemi concreti; — l'apprendimento dalle situazioni reali (con l'ascolto e la condivisione del significato e del valore delle esperienze in atto); — le giuste domande per decostruire problemi strutturali e fornire possibili risposte concrete; — la ridefinizione di un interesse collettivo a partire da aree limitate, da programmi non coordinati, da soggetti (economici o “civici”) non abituati a lavorare cooperativamente e intersettorialmente. D'altra parte, se da un lato è necessario dare il giusto peso al valore della conoscenza locale e dell’interesse collettivo, (ri)costruiti tramite una riflessione comune degli stakeholder sulle problematiche vissute in prima persona, dall'altro la rigenerazione non può e non deve delegare ai momenti di inclusione la sintesi dei programmi. In quest'ottica, il momento chiave della rigenerazione è quello in cui si formulano le domande per “decodificare” situazioni complesse, al fine di ottenere risposte efficaci (e possibilmente semplici) per meglio comprendere e agire nella contemporaneità delle circostanze. In sintesi, se un processo di rigenerazione funziona, è perché ha risposto in modo pragmatico a tempi, luoghi, risorse ed opportunità disponibili. Coinvolgere nella rigenerazione gli stakeholder e la cittadinanza in genere (le controparti dell'offerta e della domanda di città) li include nella ridefinizione dei compromessi fra l'uso dello spazio, il lavoro e la soglia di benessere che in qualche dimensione sono stati messi in crisi dalla ristrutturazione o dalla riduzione industriale. ReTInA ha affrontato principi e azioni chiave della rigenerazione nella convinzione che, con o senza l'industria tradizionale, il patrimonio tangibile e intangibile legato al produrre non possa essere rimosso con leggerezza dalle funzioni urbane. Ogni passo del processo ha infatti sottolineato che: — esiste una dignità propriamente urbana del produrre che le difficoltà e le crisi economiche non riducono; — i profili alti dell'innovazione tecnologica non sono alla portata di tutti i contesti ed è fondamentale che ciascun luogo sappia riconoscere la scala in cui può inserirsi e operare; — quando si è parte di processi industriali a più ampio raggio, non governabili localmente, c'è comunque una scala locale che coinvolge spazi e persone su cui si può agire creativamente.
Queste raccomandazioni indirizzano due sfide cruciali per il processo decisionale: — essere realistici nel promuovere una città sostenibile; — aprire spazi politici per scelte di sviluppo di cui i diversi soggetti urbani sono responsabili.
Con queste chiavi di lettura l'inclusione, dall'ascolto all'azione, diventa la parola chiave per perseguire tramite la rigenerazione uno sviluppo a lungo termine, condiviso e responsabile.
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PARTE 1.
IMPOSTAZIONE METODOLOGICA
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1.1
POSIZIONAMENTO STRATEGICO DEI PROCESSI DI RIGENERAZIONE
Le aree industriali tradizionali sono state alla base della crescita e dell'espansione di gran parte delle maggiori città europee e fino a pochi decenni fa si pensava che l'industria sarebbe stata una ragione di sviluppo anche per i centri minori. Industria significava l'attività produttiva che richiedeva infrastrutture e lavoro per essere al centro dell'economia, ma il significato si espandeva a un sistema di valori che informava tutta la cultura urbana (formazione, welfare, coesione/opposizione sociale, rappresentanza, mobilità inter-generazionale, ecc.). Le differenze fra paesi capitalisti e non sono state notevoli, ma in entrambi i casi la città industriale cresciuta fra il 1960 e il 1980 ha rappresentato una forte identità collettiva. Per questa ragione, la transizione dalla produzione di massa alla società post-industriale è diventata quasi ovunque un momento di forte crisi urbana. Le città hanno perso funzioni industriali e hanno cercato di sostituirle (alla macro-scala) con una maggiore specializzazione in servizi: questo cambiamento ha forzato gli individui alla ricollocazione/aggiornamento delle competenze o all’uscita preventiva dal mondo del lavoro; mentre dal punto di vista della città e del governo del territorio due sono state le conseguenze, entrambe di capitale importanza:: — abbandono o perdita di importanza di aree in precedenza nevralgiche, mettendo in discussione il sistema infrastrutturale fisico e culturale (ad esempio la formazione tecnico-professionale); — scomparsa di un quadro consolidato di stakeholder (un'unica azienda o un'impresa con un sistema di indotto composto da piccole e medie imprese che producevano conto terzi). Le città europee obbligate ad affrontare i mutamenti imposti dalla ridefinizione post-industriale sono state costrette a misure pro-attive per non perdere il capitale tangibile e intangibile che le caratterizzava. Le pratiche inclusive sono diventate il linguaggio comune di molte iniziative a supporto di uno sviluppo locale e sostenibile: purtroppo, principi e tecniche auspicabili e raccomandabili si sono spesso indeboliti a causa di un quadro di governance sempre più frammentato, in cui i governi locali perdevano progressivamente potere e autorevolezza decisionale, mentre una cittadinanza informata nei dettagli smarriva le prospettive di medio/lungo termine (determinanti per le sorti urbane). Per rispondere alle nuove sfide, la rigenerazione è chiamata allora a comporsi di elementi propri della pianificazione urbana (mappe e disegni) e di elementi strategici derivanti da discipline economiche e manageriali. Le diverse interazioni tra questi elementi sono state clusterizzate in quattro approcci distinti, schematizzati a grandi linee nella seguente tabella 1: 0F
1
approccio
supportato da:
descritto tramite:
Struttura fisica
Analisi morfologiche
Piani (mappe e disegni)
Strategia per obiettivi
Analisi socio-spaziali
Programmi d’azione per raggiungere gli scopi
Principi guida
Approfondimenti tecnici e coinvolgimento selezionato
Concetti quadro e programmi d'area vasta
Visioni
Interazione collaborativa per immaginare futuri possibili e mobilitare l’attenzione
Metafore, sceneggiature, provocazioni
All'interno dei processi reali è difficile distinguere nettamente i diversi apporti così come sintetizzati nello schema.
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Preferire un approccio rispetto a un altro non pregiudica di per sé il valore della rigenerazione. La decisione è semplicemente il risultato di una valutazione delle priorità locali e degli output attesi: — se l'area da rigenerare è relativamente isolata dalla città consolidata e non ci sono grossi dubbi sulle funzioni, la struttura fisica può essere il cuore della rigenerazione. Di fatto sono casi rari; — più frequentemente la rigenerazione offre obiettivi che orientano aspettative diffuse e possono tradursi in un programma di azioni mirate dalle ricadute prevalentemente locali; accade ogni volta che il contesto ha un'identità unitaria (per gestione o proprietà ad esempio) o la trasformazione avviene simultaneamente e non per fasi successive; — un'altra ricorrenza frequente è la predisposizione dei principi guida entro cui elaborare un intero programma multi-funzionale con ricadute più ampie dell'area specifica da rigenerare; — le visioni d'insieme sono invece caratterizzate da una discontinuità dirompente rispetto alle condizioni iniziali, non necessariamente in termini di risultati finali quanto piuttosto per il modo in cui un processo decisionale difficile ritrova motivazione. Contestualmente alla scelta dell'approccio, è necessario collocare il processo di rigenerazione lungo gli assi delle priorità: tradizione-rischio e discontinuità-evoluzione. Ancora una volta, non si tratta di una classifica: il processo è prima di tutto un supporto decisionale per trovare convergenze fra interessi collettivi e parti economiche, in cui si definiscono paradigmi della programmazione che vanno oltre le scadenze immediate o, più semplicemente, si evidenziano valori ben radicati in un contesto sottovalutato. Risulta invece fondamentale riconoscere l’individuazione delle priorità come un passaggio obbligato, così da responsabilizzare gli stakeholder nei confronti del processo, dei temi di discussione, delle tecniche partecipative proposte: elementi che devono essere presentati e, di conseguenza, percepiti come parti di un'unica strategia coerente. Si procede a una breve presentazione dei concetti che definiscono gli estremi degli assi delle priorità: — la TRADIZIONE in un'area industriale da rigenerare può rappresentare una criticità, visto che è proprio l'identità industriale a essere messa in discussione. Gli elementi su cui puntare sono la capacità di attrazione/agglomerazione e la produzione di valore, da declinare in forme nuove e con un'attenta valutazione della particolare "generazione di valore" propria del settore immobiliare; — il RISCHIO è accettato razionalmente qualora si persegua un futuro molto distante dal passato industriale tradizionale, in termini di innovazione di processo, obiettivi e organizzazione. Più che in altre priorità di rigenerazione, la condivisione responsabile degli elementi positivi e negativi conduce alla ridefinizione della percezione collettiva del senso di appartenenza urbana; — la DISCONTINUITÀ è auspicabile in un'area che ha smarrito il proprio ruolo di guida o che sopravvive a un lento declino (reale o percepito): i promotori istituzionali o un gruppo interessato riuniscono le energie per effettuare un cambiamento. Essendo per definizione non sistematica, la discontinuità è da ritenersi più una possibilità inesplorata che una strategia in quanto tale; — al contrario, l'EVOLUZIONE rappresenta il sostanziale radicamento/adattamento a un processo di trasformazione già in atto: molti casi presentano la reinterpretazione di un'area industriale tradizionale in un più innovativo sistema di incubazione di impresa più in linea con domanda e offerta locale. Rispetto ad altre priorità, gli attori sono più spesso già consolidati e ben caratterizzati nel contesto locale e i cambiamenti sono graduali e in larga misura concordati.
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Tutti i partner di ReTInA, una volta scelte le aree oggetto di rigenerazione, hanno identificato le finalità da perseguire, definendo indirettamente le priorità verso cui finalizzare il processo. Nella maggioranza dei casi, è stato scelto un profilo a basso rischio, lavorando con stakeholder già in gran parte identificati e con obiettivi almeno in parte latenti in strumenti e decisioni non ancora implementati. In misura limitata, seppure significativa, la discontinuità è stata riconosciuta come elemento cruciale del processo.
figura 1 : esemplificazione dell’utilizzo dello schema per il posizionamento dei processi di rigenerazione.
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1.2
LA CULTURA DELL'INCLUSIONE NELLA RIGENERAZIONE URBANA
In un processo decisionale trasparente, l'inclusione, responsabilizzando un numero considerevole di attori, aumenta non solo la consapevolezza degli stakeholder., ma anche la capacità di gestione del rischio di un'operazione complessa di trasformazione urbana. Infatti, l'esperienza conferma come un confronto aperto e la selezione attenta dei soggetti coinvolti possano essere un valido supporto nella definizione e nel raggiungimento di obiettivi di lungo termine se il processo di rigenerazione: — mette in relazione gli stakeholder (pubblici e privati) e li (ri)connette ad altri soggetti (locali e non), al fine di creare reti (territoriali e commerciali) e di sedimentare il capitale sociale (uno dei principali motori dell'economia e della società locale); — facilita il coordinamento tra produzione e servizi, mantenendo o generando le condizioni necessarie alla permanenza, in area urbana, di identità e valore aggiunto; — evita l'individuazione di obiettivi segmentati e di breve termine, interconnettendo tra loro diversi settori, economici e non, con il fine di aumentare gli standard e la qualità di vita degli spazi urbani. Nei processi di rigenerazione, l'inclusione è quindi uno strumento di ridefinizione culturale e funzionale del tessuto sociale: partendo dalla conoscenza del quadro di riferimento (in primis istituzioni esistenti e strumenti formali), essa tende alla creazione di nuove relazioni, ovvero di reti capaci di delineare interessi convergenti e di sostenere/attuare le strategie nel tempo). L'inclusione si contraddistingue per tre caratteristiche fondamentali: − è pro-attiva: mobilita, per il raggiungimento di risultati locali condivisi, una platea di esperti e cittadinanza responsabile, gruppi locali di interesse e attori economici; − è trans-settoriale: la rigenerazione di aree complesse impone che la responsabilità pubblica delle decisioni sia condivisa fra più settori amministrativi e che sia supportata da tutte le forze politiche rappresentate a livello locale, poiché la sua attuazione avviene generalmente in un arco di tempo che interessa più mandati; − è progressiva, nel tempo e nel numero di attori: chiariti gli obiettivi generali, più persone possono essere coinvolte su tematiche parallele, mentre una comunicazione coordinata espande la platea e mantiene alta l'attenzione su una procedura non-ordinaria. L'inclusione pro-attiva, trans-settoriale e progressiva è capace di condurre il processo di rigenerazione verso una partecipazione responsabile che sappia far convergere idee e competenze su obiettivi che possono spaziare dalle visioni alternative alle più pragmatiche migliorie operative. obiettivo dell'inclusione
opzione "visionaria"
opzione pragmatica
Mobilitare l'attenzione
Ri-orientare l'attenzione verso questioni non discusse nelle agende correnti, evidenziando nuove sfide e opportunità
Consolidare e dettagliare quanto è già stato individuato nelle agende
Esaminare la situazione
Identificare energie e risorse per indirizzare il cambiamento e costruire coalizioni che si impegnino nel perseguirlo
Identificare i risultati che possono essere raggiunti da ciascun attore
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Ampliare il pensiero
Riformulare (approfondendoli) i problemi, gli interessi e le azioni
Ricapitolare le questioni già note
Creare la cornice
Articolare e gerarchizzare le questioni, ricercando una generale coerenza
Fornire connessione e coerenza alle questioni già note
Di conseguenza, l’eterogeneità degli stakeholder richiede il coordinamento delle varie fasi del processo: — un'inclusione dal basso impone di dedicare tempo nella costruzione della fiducia reciproca e di comprendere l'importanza del raggiungimento di risultati incrementali (spesso ritenuti inadeguati in valutazioni superficiali o a fini politici); — l'inclusione anticipa il confronto, quindi se è vero che è necessario dedicare più tempo alle fasi iniziali (decisione) è auspicabilmente vero che snellisce le fasi successive (realizzazione); — di conseguenza, l'investimento iniziale in tempo e risorse diventa un guadagno netto nelle fasi successive, spesso determinando la fattibilità di un’iniziativa e la possibilità di portarla a termine. L'inclusione può anche avere risultati inattesi o non programmati (ma altrettanto positivi) come incoraggiare una convergenza di interessi fra stakeholder, al di là degli obiettivi specifici del processo. Inoltre, le aree industriali tradizionali risultano generalmente poco conosciute nel dettaglio e i termini di questa indeterminatezza sono essi stessi una valida ragione a supporto di un processo inclusivo: — i siti industriali sono poco controllati dalle autorità pubbliche; questa incertezza produce una più elevata percezione di rischi (reali o meno) da parte della cittadinanza o di altri stakeholder; — se ritenuta necessaria, i costi correlati a una bonifica (certi o temuti) scoraggiano l'interesse; — l'impatto di strategie industriali ampie (come grandi gruppi non locali che decidono di ridimensionare o chiudere un impianto) può sopraffare i governi locali e ridurre l'autonomia decisionale; — la discussione su cosa fare dell'area o delle aree in questione può durare anni e creare disillusione nell'arena urbana, che non vede alcun risultato concreto; — l'eventuale divergenza interna alle amministrazioni locali o fra i diversi livelli di governo, esposta in modo disorganizzato o volutamente con un intento provocatorio, può consolidare l'idea nei potenziali interessati che non ci sia nulla di chiaro sul processo da avviare; — l'idea di un sito dismesso può riverberare una luce negativa su altri temi urbani ed essere comunque considerato un elemento di disturbo; — la presenza di un'area non utilizzata è per molti sintomo evidente di scarso valore. In un contesto che ha visto progressivamente frammentarsi gli interessi individuali e collettivi (non più semplificati dall'equazione fabbrica=lavoro e benessere urbano), l'inclusione in processi di rigenerazione rappresenta uno spazio per presentare, scambiare e raggruppare informazioni e conoscenze.
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1.3
GLI ATTORI DI UN PROCESSO INCLUSIVO
Chi guida il processo: il promotore della rigenerazione La decisione di progettare, programmare e gestire un'operazione di rigenerazione urbana attraverso un processo inclusivo deve essere presa prima che il processo venga aperto al contributo altrui; quindi, il primo passo che il promotore della rigenerazione deve compiere è quello di consolidare il sostegno istituzionale al processo. Che il promotore sia o meno un soggetto pubblico interno all'amministrazione 2, è necessario ottenere il sostegno di tutti i Dipartimenti o Amministrazioni competenti sull'area interessata. Il secondo passo è la definizione dell'approccio e delle priorità della rigenerazione (1.1), contestualmente all'identificazione degli stakeholder (vedi oltre) e alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni da condividere nella fase iniziale del processo. 1F
Chi includere nel processo: mappatura e selezione degli stakeholder Gli stakeholder (individui o gruppi) sono gli utilizzatori finali e i potenziali innovatori delle aree da rigenerare, nonché i detentori di un ruolo politico e/o legale nell'area in oggetto. Anche coloro che sono indirettamente toccati dal processo possono essere in qualche misura inclusi fra gli stakeholder. Infatti, attori diversi e diverse aspettative possono giocare ruoli specifici nell'accompagnamento e nel supporto dei processi di rigenerazione, a seconda della funzione istituzionale, del coinvolgimento reale nell'area, dell'interesse indiretto per le condizioni urbane presenti o future. Il Gruppo Operativo (si veda oltre) classifica gli stakeholder in opportune categorie, che vengono utilizzare per raggruppare in modo funzionale i soggetti politici, sociali ed economici che animano un territorio. Questa semplificazione permette di avviare e governare i ragionamenti su chi coinvolgere, in quale momento del processo coinvolgerlo e quali tecniche di partecipazione utilizzare. La scelta delle categorie da coinvolgere è, infatti, un passo fondamentale nella progettazione di un processo partecipativo ed essa dipende dall'obiettivo e dal promotore del processo, nonché dalle risorse umane ed economiche a disposizione. CATEGORIA
CARATTERISTICHE
Cittadini
Categoria generalista, che raccoglie al suo interno l'eterogeneità di una popolazione, senza distinzione di età, sesso, cultura, appartenenza sociale. Se il loro coinvolgimento deve essere attentamente ponderato e correttamente gestito, informarli sull'andamento del processo e sui contenuti discussi serve sempre a guadagnare la loro fiducia (non il consenso) e a ridurre opinioni capziose o reazioni negative/disilluse sulla rigenerazione.
Gruppi di interesse e leaders
Può comprendere singole persone con grande capacità di mobilitazione sociale e/o gruppi non istituzionalizzati; generalmente mirano al raggiungimento di obiettivi specifici (ad esempio la bonifica dell'area)
Casi possibili di promotori sono: un'amministrazione locale eletta, un'istituzione esistente (un'Università o un ufficio tecnico che avoca a sé l'avvio del processo), un'istituzione creata ad hoc (un Parco Scientifico o un'Agenzia di sviluppo).
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Proprietari e affittuari
La presenza dei proprietari dei terreni è fondamentale, poiché senza il loro consenso non si può passare dalla fase di elaborazione alla fase di realizzazione di un'idea. Il loro obiettivo principale (spesso l'unico) è quello di incrementare il valore dell'area. Di frequente, però, le aree sono affittate a terzi, che sviluppano un legame più stretto con il territorio, quindi si auspicano ricadute positive sul contesto nel quale si inseriscono.
Developers e investitori
Categoria fondamentale per trasformare una strategia in programma d'azione: per ottenere la loro partecipazione, è di primaria importanza la determinazione delle Amministrazioni, in quanto sono le uniche a poter dare garanzie sui tempi delle procedure e sulla fattibilità dei progetti.
Associazionismo e sindacati
Realtà strutturate in forma giuridica. Vista l'eterogeneità del mondo associativo è importante decidere con attenzione quali strutture è opportuno coinvolgere nel processo. Hanno spesso una visione locale, che però si deve confrontare con posizioni sovra-locali.
Dirigenti/funzionari pubblici (tecnici dell'Amministrazione) e rappresentanti eletti incaricati del processo decisionale
La presenza delle Istituzioni che hanno una qualche giurisdizione sull'ambito interessato dal processo è un fattore determinante sia per dare credibilità al processo agli occhi della cittadinanza, sia per poter tradurre velocemente i risultati del processo in strumenti operativi. Devono rispondere tanto della generale coesione sociale e spaziale dell'area con il contesto, quanto della specifica efficacia delle decisioni.
Le fasi di inclusione cominciano spesso quando le domande, le risposte e le idee sulla rigenerazione non sono ancora chiare: gli incontri iniziali non devono quindi generare false aspettative, ma chiarire le incertezze ed evitare fraintendimenti, allo scopo di ridurre difficoltà e incomprensioni future. Inoltre, la percezione del processo deve incoraggiare gli stakeholder a condividere sia le proprie conoscenze critiche sia eventuali problemi pratici e/o procedurali, permettendo in tal modo di: — — — —
aumentare la consapevolezza, soprattutto a livello politico locale; chiarire le procedure/opportunità degli strumenti pianificatori (piani urbanistici e di settore); coordinare le autorità locali tra loro, secondo le diverse competenze; applicare efficaci procedure di gestione e monitoraggio/valutazione.
Chi gestisce il processo: il Gruppo Operativo (GO) Mentre il promotore si occupa prevalentemente degli aspetti istituzionali, un gruppo di tecnici gestisce l'attuazione del processo. Il GO, soggetto terzo rispetto al promotore e agli stakeholder coinvolti, include competenze nel campo economico, sociale, della pianificazione, della comunicazione e della facilitazione. Sebbene il GO non sia il portavoce delle decisioni istituzionali, svolge un ruolo funzionale al superamento delle impasse amministrative. Infatti, i facilitatori hanno l'importante compito di essere intermediari del dialogo tra Enti pubblici e altri stakeholder: recepiscono quindi le indicazioni degli stakeholder istituzionali, richiedono (se necessario) la loro cooperazione e decidono i momenti del processo in cui è essenziale la presenza istituzionale (generalmente con il fine di ratificare i risultati intermedi ottenuti). In questo quadro, i funzionari dell'Amministrazione, brevemente formati sui contenuti del processo inclusivo e sul tipo di responsabilità che potranno
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avere, sono l’interfaccia privilegiata fra istituzioni e facilitatori. Di solito, i funzionari sono anche portatori di conoscenze della realtà locale, che i facilitatori (spesso estranei al contesto) non hanno. La task-force interna, complementare al GO, dovrebbe rimanere stabile lungo tutto il processo. Le distinzioni riportate sono il cemento della credibilità del processo stesso: il GO ha molte fonti di informazione e intermediari, ma comunica come una voce unitaria priva di connotazioni politiche; un facilitatore competente, membro del Gruppo, aiuta a definire la strategia e le tecniche del processo inclusivo, nonché gli output da produrre, assicurando resoconti progressivi che verifichino se il processo stia effettivamente conducendo dalla frammentazione delle esigenze e delle informazioni alla condivisione della conoscenza, degli obiettivi e delle azioni. L'inclusione è quindi un'attività che richiede molta cura e coordinamento e deve rispondere a una strategia ben definita, a obiettivi chiaramente espressi, a un cronoprogramma realistico, a un budget coerente, a una efficace suddivisione di responsabilità.
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1.4
CONFLITTO, COERENZA E CONSENSO
Di frequente, se non supportate da adeguate politiche, le aree industriali abbandonate o in dismissione innescano una generalizzata percezione di de-valorizzazione del contesto in cui sono inserite, influenzando negativamente le decisioni di attori economici direttamente o indirettamente coinvolti. Quindi, indebolendo l'aura sfavorevole che circonda le aree, la realizzazione di momenti partecipativi all'interno dei processi di rigenerazione può avere la stessa rilevanza degli strumenti ordinari di governo del territorio, anche se i risultati a cui pervengono non hanno una cogenza giuridica.
1.4.1
COME INCLUDERE GLI STAKEHOLDER NEL PROCESSO DECISIONALE
L'inclusione degli stakeholder, come già anticipato e schematizzato nella figura 2, si dipana lungo fasi codificate di individuazione, informazione e consultazione degli stakeholder (COME) per arrivare al raggiungimento di risultati formali, discussi al punto successivo(COSA).
figura 2 : momenti chiave dell'inclusione.
I processi, però, non sono netti e lineari e per coordinare efficacemente le azioni che compongono un processo inclusivo è necessario tener presente che: — è compito dei facilitatori e del GO esplicitare le motivazioni che portano al coinvolgimento o meno di determinati stakeholder, affinché questi non mettano in discussione la strategia inclusiva, ma possano manifestare opinioni (anche critiche) sul contenuto del processo di rigenerazione; — la prima risposta agli inviti a partecipare può risultare talmente insoddisfacente da rendere necessaria la revisione della strategia del processo o le tecniche applicate alle singole fasi;
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— alcune tecniche sono più adatte di altre a fare sì che gli stakeholder maturino o avanzino nei loro suggerimenti e nelle prospettive di assunzione diretta di responsabilità: le tecniche idonee sono quelle che controllano le difficoltà facendo intravedere il tipo di risultato raggiungibile; — la scelta delle tecniche dipende dall'assunzione di responsabilità che il promotore compie autoposizionando il processo in termini di scala, obiettivi credibili e raggiungibili, volontà inclusiva.; — l'ascolto è fondamentale, ma il momento di sintesi non è soltanto il riassunto di opinioni generali.
1.4.2 COSA OTTENERE DAL PROCESSO INCLUSIVO Nel processo decisionale, partnership e monitoraggio congiunto sono i gradi più elevati di inclusione raggiungibili. In particolare, il monitoraggio facilita lo scambio delle informazioni e rafforza il senso di responsabilità rispetto agli impegni assunti; inoltre, essendo coinvolti in specifiche azioni di monitoraggio, alcuni stakeholder possono acquisire nozioni e competenze di base in alcuni settori (ad esempio sugli indici per la verifica del livello di inquinamento di un determinato ambito urbano). BOX: RISULTATI POTENZIALI DI UN PROCESSO DI INCLUSIONE Gruppi di interesse consolidati
Rispetto al gruppo di stakeholder identificato inizialmente, il lavoro dei facilitatori e le tecniche di inclusione permettono di selezionare quei soggetti che sono effettivamente attori importanti della scena locale e che possono portare un contributo fertile in termini di idee e proposte. È utile redigere un documento finale che riassuma in modo ragionato i contributi di ciascuno. Responsabilizzazione dello staff tecnico
Il GO comprende necessariamente dei tecnici dello staff locale (1.3), i quali mantengono contatti permanenti con la realtà territoriale e garantiscono continuità in caso di radicali cambiamenti interni alla struttura del promotore (ad esempio in seguito a elezioni o a riorganizzazioni aziendali). Inoltre i tecnici sono garanti della validità e trasparenza amministrativa del processo. Accordo formale
I contenuti di un accordo formale, con il quale definire impegni comuni e reciproci doveri, possono variare da un vero e proprio contratto (in cui gli obblighi sono vincolati a scadenze precise) a un più blando protocollo di intenti, nel quale si riportano gli elementi negoziati, le modalità di monitoraggio degli adempimenti e le indicazioni approssimative di impegno finanziario. Partnership Pubblico-Privato, Pubblico-Pubblico e Privato-Privato
La partnership definisce un rapporto legale fra due o più persone giuridiche o istituzioni in cui si prendono accordi sulla gestione, sugli oneri e sui profitti di un'attività congiunta, nonché sugli obblighi reciproci in caso di mancanza dell'altro. Un'adeguata gestione del processo di rigenerazione può poi facilitare il raggiungimento di Partnership anche fra diversi attori pubblici o diversi attori privati, che possono trovare nel processo l'occasione di condividere esperienze e interessi.
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Spin-off e startup Interessi esposti durante le fasi inclusive del processo di rigenerazione possono portare all'avvio di nuove iniziative imprenditoriali, al fine di esplorare le potenzialità presenti in specifici settori. Può succedere ad esempio che un Dipartimento Universitario trasferisca parte della propria conoscenza a un'unità commerciale che trova un ambiente fertile nel processo di rigenerazione.
1.4.3 L'AUTOREVOLEZZA DELL'INCLUSIONE L'inclusione richiede un grado minimo di autorevolezza per essere una strategia credibile. Gli strumenti e le tecniche sono sicuramente una parte importante della costruzione di credibilità e certamente una comunicazione trasparente e puntuale, insieme all'impegno di non sottovalutare i contributi e di rendere conto delle sintesi ai diretti interessati, costituisce una “buona condotta” delle fasi inclusive e del processo in generale. L'inclusione però non può supplire alla mancanza di autorevolezza del promotore: in questo caso, l'inclusione rappresenterebbe solo un esercizio costoso che ritarda o posticipa un'evidente incapacità di prendere decisioni e assumere responsabilità; ininfluente nel risultato e controproducente rispetto agli stakeholder e alla cittadinanza in genere. Anche se è difficile parlare di veri e propri rischi dell'inclusione, temporeggiare e umiliare le aspettative di chi ha messo a disposizione del processo tempo e conoscenze può avere effetti negativi sulla rigenerazione e su ogni successivo tentativo di coinvolgere uno o più stakeholder. Per questo motivo il termine “responsabilità” è stato così spesso ripetuto: ogni componente dello staff deve essere conscio che la sua capacità di dialogo e di ascolto, le sue azioni o inazioni hanno conseguenze procedurali o contenutistiche rispetto al risultato finale. In questo quadro, il ruolo pubblico diventa ancor più evidentemente cruciale: non sarà un'amministrazione a cambiare le strategie imprenditoriali private, ma un governo locale può agire per garantire o rigenerare un contesto favorevole o un quadro certo di regole da rispettare. La raccomandazione generale, nel decidere di intraprendere un processo inclusivo, è di non coinvolgere gli stakeholder solo quando c'è già un consenso rispetto all'indirizzo pubblico, né quando l'unico interesse è far trascorrere del tempo senza prendere decisioni vincolanti: scelte come queste minano gli interessi pubblici e di tutte le parti coinvolte. Viceversa, la scelta consapevole dell'inclusione come parte di un processo di rigenerazione urbana può facilitare l'identificazione di soluzioni che, grazie alla quantità e alla selezione ragionata delle voci coinvolte, raramente possono correre il rischio di degenerare in sterili campanilismi e/o miope localismo.
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1.5
LINEE GUIDA METODOLOGICHE E APPLICAZIONE LOCALE
In sintesi, il progetto ReTInA, pur occupandosi di aree industriali dismesse, non ha affrontato la crisi industriale proponendo alternative economiche codificate, ma si è occupato di percorsi finalizzati a disinnescare i circoli viziosi di impotenza e sfiducia reciproca, ponendo le premesse per circoli virtuosi di riconoscimento condiviso delle potenzialità e delle opportunità locali. Infatti, partendo dal presupposto che ri-usare uno spazio urbano sia un’applicazione del “fare economia” (riducendo sprechi territoriali, valorizzando risorse già mobilitate ed esperienze concluse, rigenerando vitalità in spazi sottoutilizzati), ReTInA ha posto alla base della sua metodologia l’importanza di saper selezionare e intraprendere azioni commisurate al proprio contesto di riferimento: da qui la valenza cruciale dell’ascolto dei propri territori e dei percorsi inclusivi, per integrare fattivamente i settori della pianificazione, della progettazione, dell’ambiente e della produzione. Date le premesse, per potersi confrontare collettivamente sullo svolgimento di un processo di rigenerazione urbana (percorso complesso e di lunga durata), quest'ultimo è stato scomposto in cinque fasi con diverse potenzialità di coinvolgimento degli stakeholder: 1.
fase preliminare di identificazione/definizione del problema e dei confini dell’area interessata;
2.
fase iniziale di creazione e valutazione di soluzioni/scenari alternativi;
3.
fase decisionale (progettazione fisica ed economica, una volta definiti finalità e obiettivi);
4.
implementazione (gestione delle azioni attuative);
5.
monitoraggio (azione continuativa che prevede un’attiva cooperazione con gli stakeholder).
La scansione riportata (puramente strumentale) ha la finalità non solo di supportare una riflessione coerente sullo stato dell'arte dei singoli processi di rigenerazione urbana, ma anche di facilitarne un efficiente governo nel tempo. In quest'ottica, ognuna delle cinque fasi deve essere considerata e affrontata come parte integrante dell’intero processo e ciascuna di esse può contemplare, nel corso del suo svolgimento, uno o più processi di inclusione/coinvolgimento degli stakeholder: processo di rigenerazione urbana
fasi del processo: mentre le fasi 1, 2 e 3
devono essere conseguenti l'una all'altra, le fasi 4 e 5 possono essere condotte in parallelo
inclusione: processo inclusivo come tassello complementare di un mosaico complessivo
azione "tradizionale"
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Siccome i processi di rigenerazione urbana possono presentare situazioni molto diversificate (variabili dall’identificazione del problema alla progettazione del masterplan), una volta scelta la fase nella quale si attesta lo specifico processo sul quale si intende lavorare, un meccanismo metodologico (condiviso fra i partner di ReTInA) può supportare, in ogni evenienza, l’impostazione e l’attua-zione del singolo processo di inclusione/coinvolgimento.
figura 3 : schema del meccanismo metodologico, in VERDE stadi dell'inclusione che richiedono prevalentemente competenze tecniche; in BLU stadi che prevedono un significativo coinvolgimento degli stakeholder.
STADIO dell'inclusione
DESCRIZIONE
INPUT
raccolta di informazioni/dati sull’area e decisioni sulla modalità di svolgimento del lavoro comune. Le informazioni dipendono dall’impostazione decisa dal promotore e dal Gruppo Operativo e sono strettamente connesse alla fase di riferimento e alle finalità individuate.
ASCOLTO
in questo stadio si selezionano i primi stakeholder e si attivano le opportune azioni di ascolto, che, a seconda del contesto, possono essere più o meno collegiali (dall’intervista mirata al brainstoming). Mano a mano che l’ascolto procede, si mette a punto la mappatura degli stakeholder e si costruisce un quadro di riferimento sempre più coerente con la realtà del luogo (in termini di problematiche/potenzialità/opportunità).
CODIFICA e VERIFICA
questi due stadi sono strettamente interconnessi. La codifica è il momento più delicato per il gruppo di esperti che seguono il percorso, poiché sono chiamati a tradurre in strategia/azioni le suggestioni/proposte/progetti desunti sia dai momenti di ascolto che dai riscontri della verifica (a questo stadio può essere legata anche parte dei momenti propositivi).
SINTESI
organizzazione e rappresentazione dei risultati, secondo una logica gerarchica delle azioni da realizzare, privilegiando quei progetti che presentano un alto grado di fattibilità e una buona capacità di attivare esternalità positive e svolgere, quindi, il ruolo di volano di sviluppo.
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OUTPUT
possono essere di natura più o meno formale a seconda della fase (dall’assunzioni di responsabilità e/o dichiarazioni di interesse ad accordi pubblico-privati; dalla messa a punto di linee guida progettuali all’approvazione di una variante di piano).
L’attuazione dello specifico processo di inclusione deve sempre essere accompagnata da una costante riflessione sugli esiti parziali ottenuti, al fine di valutare l’efficacia delle scelte attuate in merito alle due variabili principali che lo condizionano: i soggetti coinvolti (sono gli stakeholder più adeguati?) e il livello di coinvolgimento (dall’informazione alla collaborazione).
1.5.1 VERSO LA RIGENERAZIONE DEL CANALE BOICELLI A FERRARA Il caso studio ferrarese per la rigenerazione delle aree dismesse o sotto-utilizzate che fiancheggiano il canale Boicelli (si veda la Parte 2) esemplifica azioni coerenti per ciascuno stadio. STADIO dell'inclusione
AZIONI del processo ferrarese
INPUT
ASCOLTO
CODIFICA e VERIFICA
mappatura degli stakeholder e ricostruzione della situazione proprietaria delle aree (estremamente frammentata e caotica); incontri pubblici di avvio del processo; interviste mirate a soggetti politici e tecnici degli Enti coinvolti; analisi di documenti storici e di piano riguardanti l’area e approfondimento di progetti già previsti (ad es. progetto Idrovia e Parco Urbano). interviste mirate a testimoni privilegiati; questionario on line rivolto alle imprese; indagine la Comunità intervista se stessa rivolta agli abitanti di Pontelagoscuro; il focus group Capitale fisso, Capitali d’impresa, Capitale umano: materiali/idee per una reinvenzione urbana, rivolto ad esperti selezionati; il sopralluogo In ascolto del Boicelli. BarCamp Quali/quante convergenze lungo l’asta del Boicelli?, nel corso del quale sono stati restituiti i risultati dell’Ascolto e si è dato l'avvio al nuovo stadio del processo; quattro incontri hanno portato al perfezionamento della strategia di rigenerazione e del programma d’azioni.
SINTESI
La sintesi degli esiti (strategia complessiva; elenco delle progettualità e composizione dei gruppi di lavoro creati intorno alle progettualità più rilevanti) ha preso la forma di un racconto, narrato pubblicamente dagli stessi partecipanti.
OUTPUT
supporto interattivo (da aggiornare e arricchire costantemente) descrittivo della strategia di rigenerazione del Boicelli; schede programma e gruppi di lavoro intersettoriali interessati a portare avanti progettualità specifiche.
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PARTE 2. IL PROCESSO INCLUSIVO DELLA PROVINCIA DI FERRARA
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2.1
IL GRUPPO OPERATIVO
Il Gruppo Operativo che ha pianificato e gestito il processo inclusivo promosso dalla Provincia di Ferrara (partner di ReTInA) si è distinto per varietà di competenze e assunzione diversificata e complementare dei ruoli. Appartenevano al Gruppo: referenti politici, dirigenti e funzionari delle Amministrazioni coinvolte (Provincia e Comune di Ferrara); consulenti esterni negli ambiti della pianificazione territoriale e strategica, dei processi inclusivi, delle politiche di sviluppo socioeconomico e della comunicazione. Le principali opzioni processuali sono state elaborate e condivise dalla componente tecnica del Gruppo e successivamente sono state sottoposte alla validazione dei referenti politici. Nome
Ruolo istituzionale/competenze
Ruolo all'interno del processo
Referenti politici Patrizia Bianchini Provincia. Assessore Urbanistica, Pianifica-
zione Territoriale. Sistemi informativi. Telematica. Sviluppo e-government. MobilitĂ e reti di Trasporto
Roberta Fusari
Comune. Assessore Urbanistica, Edilizia Privata ed Edilizia Pubblica
Supervisione dei risultati incrementali del processo e supporto nel coinvolgimento di stakeholder strategici Supervisione dello stato di avanzamento del processo inclusivo
Dirigenti e funzionari pubblici Moreno Po
Provincia. Dirigente Servizio Piani
Project Manager del progetto ReTInA per la Provincia di Ferrara
Davide Tumiati
Comune. Dirigente Settore Pianificazione Territoriale
Controllo dello stato di avanzamento del processo inclusivo
Sara Ardizzoni
Provincia. Funzionaria Servizio Piani
Supporto nella mappatura degli stakeholder e nella predisposizione degli elaborati grafici. Supporto tecnico nella realizzazione dei momenti partecipativi
Davide Manfredini
Comune. Funzionario Ufficio Progettazione Supporto nel reperimento delle informazioni e nella mappatura degli stakeholder
Laura Cruciani
Provincia. Responsabile della UOC Procedure Amministrative
Financial Manager di ReTInA per la Provincia di Ferrara
Davide Covi
Provincia. Funzionario della UOC Procedure Amministrative
Supporto amministrativo e tecnico nella realizzazione dei momenti partecipativi
Claudia Ziosi
Provincia. Funzionaria Ufficio Progetti Europei
Supporto del project manager come interfaccia istituzionale con i partner di ReTInA
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Consulenti esterni Saveria Teston
Libera professionista. Architetto, si occupa, in Italia e all’ estero, di pianificazione strategica e ordinaria, programmi di trasformazione urbana e sviluppo locale, strategie di valorizzazione del patrimonio paesaggistico, urbano e architettonico
Coordinatrice dell'intero processo inclusivo e supporto tecnico ai tavoli internazionali; curatrice del Tool for Stakeholder Engagement e del Documento conclusivo
Francesca Frassoldati
Professoressa alla School of Architecture presso la SCUT-South China University of Technology. Architetto e PhD in Sviluppo Urbano e del Territorio, ha sviluppato un interesse professionale e di ricerca nel rapporto fra sviluppo territoriale ed economia, approfondendo l'organizzazione e ristrutturazione dei processi produttivi a scala locale
Collaboratrice nella redazione del Regional Case Study; responsabile del focus group; curatrice del Tool for Stakeholder engagement e del Documento conclusivo
Sebastiano Parmegiani
Libero professionista. Geografo e PhD in Geografia Urbana e Regionale, ha condotto ricerche presso la Harvard University e il Massachusetts Institute of Technology su City Planning e Urban Design. Nel corso della sua carriera professionale ne ha costantemente verificato, aggiornato e approfondito gli esiti
Collaboratore nella redazione del Regional Case Study; membro della Task Force internazionale "Urban and environmental issues" ; curatore della versione inglese del Brownfield Revitalization Plan
Gaia Lembo
Socia amministratrice di Punto 3 Srl, presso cui è responsabile dell’area partecipazione: si occupa di: percorsi inclusivi promossi da Enti pubblici e aziende private, laboratori di progettazione partecipata, comunicazione al cittadino e Agende 21 locali
Responsabile della progettazione e dell'organizzazione dei singoli momenti partecipativi; curatrice del Brownfield Revitalization Plan e dell' Investment Plan
Elena Farnè
Libera professionista. Architetto, lavora in Italia e all’estero nei seguenti ambiti: pianificazione territoriale, progettazione urbana, architettura del paesaggio, progettazione partecipata e comunicazione
Communication Manager di ReTInA per la Provincia di Ferrara
Chiara Silvan
Libera professionista, possiede una plurien- Responsabile della reportistica finanziaria nale esperienza nella gestione amministrativa e nella reportistica di progetti europei
Silvia Mazzanti Marco Nascosi Valentina Zanni
Laureati in Architettura con interessi speci- Collaborazione nella redazione degli fici (rispettivamente, dall'alto) nella pianifica- elaborati e nella realizzazione dei singoli zione urbanistica, nella progettazione urbana momenti partecipativi e nei processi partecipativi
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2.2
IL CASO STUDIO
La Provincia di Ferrara, in accordo con il Comune, ha scelto come caso studio di ReTInA l’ambito che comprende le aree dismesse o in via di dismissione localizzate lungo le rive del canale Boicelli, collegamento navigabile tra il Po e il Po di Volano. Sin dall'inizio del XX secolo, il settore nord-ovest di Ferrara è stato individuato come ambito vocato allo sviluppo delle attività industriali e il canale Boicelli (lungo 5,5 km) è stato costruito proprio come supporto logistico delle nascenti realtà. Oggi si inserisce in un contesto urbanizzato dall’identità produttiva molto indebolita, la cui prospettiva di conversione è frammentata in una moltitudine di decisioni pianificatorie che non riescono a concretizzarsi in investimenti e azioni. La cittadinanza lo percepisce come un luogo distante, marginale e minaccioso (a causa della presenza del Polo Chimico). Considerata la vastità dell’ambito e l’eterogeneità delle aree che lo compongono, il Gruppo Operativo, a seguito degli incontri svolti con i promotori, ha deciso di suddividerlo in tre zone, capaci di evidenziare da subito le diverse potenzialità espresse da questa composita parte di città: la zona nord (compresa tra il centro commerciale Diamante e il fiume Po); la zona sud (compresa tra il canale di Burana–Po di Volano e il centro commerciale Diamante) e la zona centrale (comprendente il centro commeciale Diamante e il Polo Industriale e Tecnologico). Zona Nord La presenza più importante è il nucleo urbano di Pontelagoscuro: fino alla II Guerra Mondiale, la frazione era uno dei centri commerciali più floridi della provincia, poiché contava diversi impianti industriali, soprattutto per la trasformazione della barbabietola da zucchero. Il nucleo urbano aveva anche una forte identità territoriale, strettamente legata al suo fiume, infatti il borgo storico (completamente distrutto dai bombardamenti alleati del 1944) si affacciava e viveva sul Po e proprio alla presenza del fiume (confine tra Emilia-Romagna e Veneto, via di comunicazione, forza motrice e fornitore di quell'acqua tanto indispensabile allo sviluppo industriale) doveva buona parte della sua fortuna e della sua ricchezza (oltre che alla presenza della ferrovia che la collegava a Bologna e della Strada Statale 16 che la connetteva al Veneto). Al momento sul Po si affacciano la Conca di navigazione (cfr. 2.3.1) (superata la quale, e già entrati nel canale Boicelli, troviamo la banchina) e la sede della Società Canottieri Ferrara, unico attracco sul Po lungo la riva ferrarese. Fino agli anni ’80, la Canottieri era un circolo esclusivo con alte quote di iscrizione e indifferente alla vita e alla comunità locale; in seguito a un rapido declino, ha perso il suo “prestigio” e oggi, con un Consiglio d'Amministrazione rinnovato, si sta costruendo una nuova identità, basata sulla collaborazione e sulla promozione di uno sviluppo locale sostenibile. I retaggi più rappresentativi del prospero passato industriale del paese sono: — l'ex zuccherificio Gulinelli di via Padova; già sede del centro commerciale Tre Stelle, oggi è inutilizzato. Alle spalle dell'edificio principale, le altre costruzioni che componevano il complesso produttivo risultano abbandonate o in cattive condizioni: in generale, la proprietà, le destinazioni d'uso e i livelli di manutenzione sono molto eterogenei. Nel tempo, alcune attività commerciali e artigianali si sono insediate qui, come risultato di una progressiva e casuale stratificazione degli eventi, senza che un programma o una strategia di rigenerazione ne guidasse la localizzazione.
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— l'ex zuccherificio SFIR; dopo essere stato chiuso inaspettatamente nel 2008, la demolizione della sua ciminiera, per la cittadinanza un'importante presenza simbolica, ha suscitato un forte senso di spaesamento. A nord dello stabilimento, troviamo il suggestivo paesaggio del Po; — il vecchio molino: acquisito dai fratelli Toso di Asti nel 2011, è rimasto in funzione con il nome Molino del Po srl, società che prevede di incrementare la produzione nel breve–medio periodo. Due altre presenze, diverse tra loro ma entrambe importanti, concorrono a caratterizzare la zona: — la sede direzionale e l’area container del CAFA–Consorzio Autotrasporti Ferraresi Artigiani, lungo il canale Boicelli e a ridosso sia della banchina che dell’ex zuccherificio Gulinelli; — la sede del Teatro Nucleo, luogo dalla forte personalità suggestiva, localizzato proprio là dove sorgeva il cuore del borgo antico di Pontelagoscuro. Se nella zona sud gli interessi e le progettualità sono state interrotte dalla congiunzione economica negativa, che ha messo in crisi metodi e procedure consolidate; nella zona nord gli interessi e le progettualità sono ancora assenti e i vuoti lasciati dalla scomparsa dell'industria tradizionale rimangono in attesa di un ripensamento complessivo. Zona Centrale (ribattezzata durante il processo Terra di mezzo) La Terra di Mezzo comprende due aree nevralgiche dell'ambito di progetto: — il Polo Chimico, inserito nel più ampio Polo Industriale e Tecnologico. Fu realizzato nel II Dopoguerra e raggiunse il massimo dello sviluppo negli anni ’50 e ’60 del Novecento. Attualmente l'impianto è ancora in attività, anche se i livelli di produzione e il numero degli impiegati sono notevolmente diminuit. Inoltre, se nel passato il Polo richiamava alla mente occupazione e crescita; oggi suscita timori e diffidenze per l’impatto ambientale che la produzione chimica ha avuto sul territorio e sulla salute di operai e cittadini (a Ferrara come in altre realtà analoghe). D’altra parte, in un momento storico in cui i chimici sanno di dover trovare le soluzioni ai danni creati dai loro predecessori, la conversione delle attività produttive di questo settore rappresenta un’opportunità imprescindibile per lo sviluppo del territorio. Infatti, nel 2001 è stato siglato l’“Accordo di programma sulla riqualificazione del Polo Chimico di Ferrara”. I soggetti firmatari erano: il Ministero dell'Industria del Commercio e dell’Artigianato, il Comune di Ferrara, la Provincia di Ferrara, la Regione Emilia-Romagna, l'Osservatorio Chimico Nazionale, Unindustria di Ferrara, Federchimica, le Organizzazioni Sindacali Confederali (CGIL, CISL,UIL) e di Categoria (FILCEA, FEMCA, UILCEM), EniChem SpA, Basell Poliolefins SpA, Hydro Agri Italia SpA, Polimeri Europa SRL, P-Group SRL, Crion Produzioni Sapio SRL, S.E.F. SRL, C.E.F. SpA, ENIPOWER SpA, Ambiente SpA, SIPRO SpA. Nell’accordo si legge che “le Parti firmatarie [...] hanno individuato la necessità di riqualificare il polo chimico di Ferrara e di promuoverne lo sviluppo ecocompatibile con un progetto congiunto di interventi finalizzato al miglioramento ambientale, al consolidamento produttivo e alla valorizzazione delle eccellenze presenti nel Petrolchimico di Ferrara (Sito) e attraverso interventi ambientali e produttivi, la formazione e la qualificazione delle risorse umane”. Gli obiettivi cui tendere consistevano nel:
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• “costruire e mantenere nel Polo Chimico di Ferrara condizioni ottimali di coesistnza tra tutela dell'ambiente, sviluppo nel settore chimico, che consentano un migliora-mento dell'impatto ambientale a fronte di un rafforzamento degli Impianti produttivi e dei Servizi. • promuovere l'inserimento di nuove attività industriali, anche appartenenti a nuovi settori produttivi, ma comunque sinergiche con la cultura industriale del territorio ed il contesto infrastrutturale e produttivo”. Il 9 dicembre 2008, per aggiornare gli accordi presi, è stato siglato il documento “Rinnovo ed estensione dell'Accordo di Programma sul Polo Industriale e Tecnologico di Ferrara”. I soggetti firmatari sono: Ministero dello Sviluppo Economico, il Comune di Ferrara, la Provincia di Ferrara, la Regione Emilia-Romagna, l'Osservatorio Chimico Nazionale, Confindustria Ferrara, Federchimica, Centro Energia Ferrara SpA, Sapio Produzioni Idrogeno e Ossi, I.F.M. SCaRL, Nylco SRL, le Organizzazioni Sindacali Confederali (CGIL, CISL,UIL) e di Categoria (FILCEA, FEMCA, UILCEM), Basell Poliolefins SpA, P-Group SRL, S.E.F. SRL, ENI, Yara Italia SpA, Solvay Benvic Italia SpA, Vinyloop Ferrara SpA, Solvay Chimica Italia SpA, Hera Ferrara SRL, GFC Chimica SRL, SIPRO, Consorzio Ferrara Ricerche. Come si legge all’articolo 2, lo scopo dell’Accordo “è la definizione di uno strumento organico per lo sviluppo in senso ampio del Polo Industriale e Tecnologico di Ferrara, formulato sulla base della responsabilità condivisa di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, attraverso il quale garantire un elevato livello di tutela ambientale e uno sviluppo industriale sostenibile”. Agli obiettivi del precedente accordo (entrambi confermati), si aggiungono i seguenti: • “aumentare l’integrazione e sviluppare le sinergie tra Imprese, Università, enti di ricerca e agenzie formative per promuovere ricadute produttive, trasferimento tecnologico e qualificazione delle risorse umane; • attuare sistemi di controllo delle emissioni in atmosfera e, per quanto d’interesse di ciascun firmatario, individuare le priorità e gli obiettivi di miglioramento al fine di un generale rispetto dei limiti e degli obiettivi previsti dal D.M. 60/02 e dalle direttive regionali in materia. In tal senso il contributo del Polo Industriale e Tecnologico agli obiettivi fissati dai Piani di Tutela e Risanamento della qualità dell’aria sarà fissato anche attraverso gli obiettivi di miglioramento previsti dalla registrazione EMAS APO. La riduzione tendenziale della quantità globale degli inquinanti emessi in atmosfera verrà verificata periodicamente con indicatori sintetici da concordare. La frequenza delle verifiche sarà tale da consentire potenziamenti produttivi che possano comportare incrementi delle emissioni,che potranno essere compensati con successive azioni di miglioramento; • massimizzare l’uso delle risorse industriali a minore impatto ambientale, sia mediante nuovi insediamenti che potenziamenti di quelli esistenti, favorendo, da parte dei vecchi e dei nuovi insediati, l’utilizzo di utilities e servizi peculiarmente meno impattanti; • utilizzare per i miglioramenti produttivi da realizzare nell’ambito della sostenibilità aziendale, le migliori tecniche disponibili (BAT) anche per ottenere sostanziali miglioramenti ambientali, quali riduzioni di emissioni dei cicli produttivi.
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• ridurre per quanto possibile i consumi specifici ed assoluti di acqua e di energia, incentivando ogni possibilità di risparmio e recupero della risorsa ed ottimizzandone gli impieghi. • attuare tutti gli sforzi necessari a ridurre sempre più gli impatti derivanti dall’uso industriale dei siti. • rispondere alle esigenze della comunità verso la tutela dai rischi industriali, in ordine alle possibili conseguenze di eventi incidentali, con particolare attenzione per le sostanze mutagene e per la possibilità di effetto domino, basata su una rigorosa definizione ed attuazione di sistemi certificati di gestione ambientale e della sicurezza, nonché su un efficace ed efficiente sistema e prassi di informazione. Il rinnovo dell’Accordo di Programma ha validità quattro anni dalla data della sottoscrizione. — il Diamante, centro commerciale e di stoccaggio per la vendita all’ingrosso e al dettaglio. È un complesso sottoutilizzato, sul quale non esistono progetti né idee di trasformazione. Questa zona è la naturale cerniera tra le zone nord e sud, ma, vista l’impossibilità pratica ad approfondire adeguatamente i temi e le problematiche sollevate dalle due aree che la compongono (in particolare le questioni connesse al Polo Chimico), si è deciso di mantenerle costantemente sullo sfondo delle riflessioni, senza entrare specificamente nel merito di scelte che le potrebbero riguardare, cercando invece di comprendere o ipotizzare come le scelte operate nelle altre due zone potrebbero guidare la trasformazione della Terra di Mezzo, tanto strategica quanto complicata. Zona Sud Si estende dal retro della stazione ferroviaria (dove troviamo l'ex zuccherificio oggi sede dell'Agenzia delle Entrate, il terminal delle corriere, il parcheggio scambiatore di via del Lavoro e un mix caotico di residenza ed esercizi commerciali) fino all'area Alc.Este inclusa; comprende il quartiere Barco (progetto INA-Casa degli anni ’40 del Novecento), il quartiere Doro (PEEP degli anni ’60-’70) e un variegato insieme di attività artigianali e commerciali (in prevalenza discount e outlet). La presenza del canale Boicelli è assolutamente nascosta e il corso d'acqua è visibile solo dai ponti. Gli edifici più significativi sono la storica sede della Zabov Moccia (tuttora in attività), la cosiddetta torre piezometrica dell'area Alc.Este, i complessi del Consorzio Agrario, della Cartiera Burgo, dell'ex Solvay e dell'ex Toselli (di proprietà del Comune, che vi ha insediato alcuni dei suoi uffici). In questa zona risultano definiti alcuni progetti, abbozzate alcune idee e manifestato un generico interesse da parte dei privati, ma non vi è un disegno unitario che componga organicamente le trasformazioni già avvenute (le strutture esistenti non sono integrate tra loro) o cerchi di guidare quelle future. Pertanto, le principali caratteristiche della zona sono l'indeterminatezza e la frammentarietà. A questo quadro si aggiungono il colpo d'arresto dei movimenti di proprietari e investitori causato dal sopravanzare della crisi economica globale e, per lo stesso motivo, la sospensione dei lavori in alcuni cantieri (realizzazione della strada/ponte sul Po di Volano per connettere la zona con via Arginone e la costruzione del complesso residenziale della BS Invest, nell’area ex Dalex). In definitiva, la zona è composta dalla giustapposizione di molteplici non luoghi ed è generalmente considerata uno spazio residuale, da raggiungere e percorrere esclusivamente con le quattro ruote (esiste una pista ciclabile ma è spesso interrotta e gli attraversamenti sono abbastanza pericolosi).
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figura 4: rappresentazione dell'ambito scelto come caso studio di ReTInA e sua suddivisione in zone.
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1. Il Boicelli all'altezza dell'area di proprietĂ della CAFA, sulla destra (foto: Alberto Mion).
2. Vista del Polo Industriale e Tecnologico, sede del Polo Chimico (foto: Alberto Mion).
3. Confluenza tra il canale Boicelli e il Po di Volano; a sinistra la torre dell'area Alc.Este (foto: Alberto Mion).
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2.3
INPUT
Il Gruppo Operativo si è prefissato di raggiungere, nel primo stadio del processo, i seguenti obiettivi: — rappresentazione delle principali caratteristiche del contesto in cui l'area si inserisce, attraverso la descrizione del Bacino Burana-Volano (al quale appartiene il canale Boicelli), un’analisi del sistema produttivo ferrarese, la sintesi ponderata degli strumenti di pianificazione (estrapolando i temi di maggiore interesse), i sopralluoghi e l’approfondimento di progetti in essere o previsti; — individuazione dei principali attori socio-economici e culturali direttamente o indirettamente coinvolti o interessati al futuro dell'area: particolare attenzione è stata posta nella ricostruzione del mosaico delle proprietà presenti sull'area, estremamente frammentato e composito; — ascolto dei promotori del processo (Provincia di Ferrara in qualità di partner di ReTInA e Comune di Ferrara in quanto Ente responsabile delle decisioni riguardanti l’ambito) al fine di conoscere il loro punto di vista rispetto all'area prescelta (debolezze/opportunità); — definizione (e condivisione con i promotori) della struttura del processo, descritta attraverso gli obiettivi, gli stakeholder selezionati, le azioni e il cronoprogramma.
2.3.1 LE ACQUE DELLA PROVINCIA DI FERRARA Prima di procedere alla descrizione dell'inquadramento geografico e morfologico del Bacino BuranaVolano, si riporta un contributo dell'arch. Moreno Po (cfr. 2.1) risalente all’aprile 1998; contributo che può essere considerato il punto di partenza di tutti i ragionamenti svolti nel corso del processo inclusivo, in cui l'acqua (ovviamente) ha svolto un ruolo da assoluta protagonista: Se c'è un suono che manca, tra i molti che affollano la “silente Ferrara”, è quello dell'acqua. Per quale ragione una capitale, anfibia per antonomasia, posta al centro di un territorio dove fioriscono i Portomaggiore, Portoverrara, Sabbioncello, Sabbioni, Porotto e via, che ha nel centro del centro un castello immerso nell'acqua, in cui il dialetto definisce ancora “undàl” –luogo dove batte l'onda– la soglia di casa, abbia rimosso totalmente l'idea di acqua seppellendo i suoi canali urbani, silenziando a morte gore i fiumi che la attraversavano e su cui è nata, rifiutando persino le fontane salvo quella novecentesca dedicata al buon vecchio Padre Po e quell'altra povera cosa che tenta –talvolta– di zampillare nei giardini del castello, per quale ragione dunque, è difficile esattamente dire. L’opinione più comune vuole che ciò sia dovuto all’ancestrale paura di un popolo che contro l'acqua ha sempre dovuto lottare, per la sua esistenza prima, per il suo benessere poi, e che al pensiero dell'acqua associa più il rombo del fiume fangoso che spazza via i poveri Scacerni 3 che non il mormorio, fresco e rilassante, di una fontana o di un torrente. Può essere. Se così è però, affrontare la riscoperta del fiume e ripensare al suo rapporto con la città, prima che un problema di progettazione è necessità di definire un percorso –forse non breve– di educazione compless(iv)a di una intera società urbana: percorso multimediale e multitemporale che, certo, deve essere affiancato da un fare architettura e progettazione urbana che assuma il fiume come segno forte, con cui fare i conti. Per chi, come me, ha potuto in questi anni occuparsi di progettazione territoriale, il corso d'acqua –naturale od artificiale che fosse– è sempre stato un elemento di connessione di parti diverse del territorio e del paesaggio; infrastruttura di collegamento, seppure desueta, ma anche struttura lineare tecnologicamente sempre uguale a se stessa ma paesisticamente (compositivamente, verrebbe da dire da architetto) variabile a seconda dei modi con cui si combina con gli 2F
3 Nome
della famiglia protagonista della saga in tre parti Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli, composta tra il 1938 e il 1940.
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altri elementi del paesaggio che “incontra” nel suo percorso. Un (s)oggetto quindi, che richiede omogeneità di azione nella tutela delle sue funzioni biologiche e tecnologiche e, invece, molteplicità di valutazione nella definizione dei rapporti con gli altri oggetti e segni forti del territorio. Tanto rigido nella difesa dei suoi bisogni primari, quanto flessibile nella capacità di adattarsi all'intorno, a comporre paesaggi diversi. Pare logico ed inevitabile affrontare il tema di questo incontro immaginando il “fiume” Po di Volano come elemento che passa nella città portandovi tutte le suggestioni che ha raccolto per la strada, assumendone altre che trascinerà altrove e che testimonieranno del trattamento che esso ha ricevuto nella città; vedere il fiume come elemento di connessione con l'esterno e come matrice di un sistema di insediamento che ha riproposto nel territorio le forme urbane, che vi ha diffuso i comportamenti urbani e depositato alcune architettura della città. Con un processo diffusivo che può anche andare contro le leggi cinetiche, controcorrente: come testimonia, per esempio, la Riviera del Brenta 4. Quindi, produrre un grande sforzo progettuale perché la città dia il meglio di questa sua epoca storica nella realizzazione del nuovo waterfront, proponendo all'esterno una immagine positiva, viva e imitabile di sé, che lasci il segno della propria supremazia nel “saper fare”. Però –ed è questa la strada che amerei fosse seguita– la questione può anche essere affrontata dal punto di vista del non urbano che, attraverso il fiume, porta nella città la sua qualità ambientale, i suoi ritmi di vita più legati a quelli biologici, il suo sistema di valori positivi ed i suoi meccanismi di calcolo delle convenienze, il suo “saper fare”. Con il garbo –e con la consapevolezza delle proprie forze– di chi non si propone di colonizzare un luogo o di convincere della esclusività del proprio modello, ma anzi usa l'ambigua adattabilità del fiume come strumento di dialogo, come Stele di Rosetta 5 per la comprensione dei reciproci linguaggi. Il Volano quindi, come luogo urbano ad elevata naturalità, elemento portante di un sistema di aree “di ristoro” che si articola anche sugli altri fiumi della città –il Po Grande e quello di Primaro– sugli altri corsi d'acqua che ripercorrono le antiche vie del Poazzo e del Po di Ferrara (il Burana in primo luogo), che (si) connette (con) le aree verdi periurbane e (con) i due grandi parchi territoriali a nord e a sud del centro storico, che si prolunga sino a raggiungere le zone paesisticamente più rilevanti del territorio comunale della Sammartina e della Diamantina e quelle ambientali del Delta e della foce del Reno. Lungo il fiume dovrebbero essere collocate anche le attrezzature per lo svago e per lo sport, i percorsi pedonali e le grandi vie ciclabili di connessione interquartiere, sfruttando le via alzaie e riacquisendo all'uso collettivo tutti gli spazi non stabilmente edificati, così come le vie di collegamento con gli itinerari cicloturistici di lungo raggio, in via di costruzione nel territorio provinciale. E, certo, realizzare anche nuove architettura in quelle parti, come la zona a sud ovest del centro, in cui la città modifica profondamente il suo rapporto con l'acqua: da luogo della produzione, del trasporto e del commercio, a luogo dello studio e della creazione di nuove abilità. Probabilmente questo nuovo luogo (non) urbano, partenza ed arrivo di modi di fruizione e di vita più “dolci”, potrà forse contribuire alla nascita di una nuova generazione “idrofila”: giustamente preoccupata di mantenere il controllo sul fiume ma, anche, in grado di apprezzarne e difenderne le qualità. Forse. 3F
4F
Venendo all'identificazione del sistema idrografico di nostro interesse, il canale Boicelli è parte del Bacino Burana-Volano 6, che coinvolge il territorio le cui acque sfociano nel tratto costiero compreso tra la foce del Po di Goro e la foce del Reno. L’estensione del Bacino è di 324.000 ettari, tutti in pianura; di questi, oltre 130.000 sono situati a quota inferiore al livello del mare (aree azzurro-blu nella figura 5). Le pendenze sono generalmente minime, spesso inferiori allo 0,05 per mille. 5F
4 Questa analogia intende sottolineare come la città (nel caso citato, Venezia) si diffonda nel territorio rurale (con il sistema delle ville venete) risalendo la corrente dalla foce (la laguna) verso la sorgente. 5 La Stele di Rosetta è una lastra che riporta un'iscrizione, divisa in registri, con tre differenti grafie: greco, geroglifico e demotico. Poiché il greco era conosciuto, la stele offrì una chiave decisiva per procedere alla comprensione dei geroglifici. 6 La fonte di tutte le informazioni tecniche riportate nel presente capitolo è: Alessandro Bondesan (a cura di), “Il bacino idrografico e la Provincia di Ferrara”, capitolo 1 del Quadro Conoscitivo del Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara.
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figura 5: Altimetria del Bacino Burana-Volano.
Un tempo caratterizzato dal predominio di valli e paludi, il territorio del Bacino è oggi interamente soggetto alla bonifica: le acque sono raccolte e allontanate per mezzo di una fitta rete di canali e numerosi impianti idrovori. Di fatto, in pianura, il concetto di bacino idrografico è convenzionale: in un territorio caratterizzato da pendenze così deboli è infatti difficile tracciare dei precisi spartiacque, anche perché il movimento delle acque è strettamente controllato da paratoie (chiaviche) ed è perciò quasi sempre possibile deviare le acque in territori adiacenti. Il bacino idrografico viene quindi definito facendo riferimento al sistema di convogliamento delle acque di scolo “in condizioni ordinarie”, ossia di piovosità normale e con la sistemazione più frequente delle paratoie. Il Bacino è individuato come bacino di scolo, ma la maggior parte dei suoi canali sono anche chiamati a svolgere funzioni irrigue. Tre grandi canali (Boicelli, Po di Volano e Navigabile) costituiscono inoltre l’Idrovia Ferrarese (cfr. figura 5). L’intervento antropico ha profondamente influito nel determinare l’assetto attuale del territorio, prima con il disboscamento, poi con la stabilizzazione della rete fluviale (per favorire l'agricoltura e l’urbanizzazione), infine con le numerose altre attività impiantate sul territorio. Molte di queste pratiche hanno avuto effetti notevolissimi: ad esempio l'arginamento dei fiumi li ha resi pensili e ha impedito l'arrivo di nuovi sedimenti a compensare gli abbassamenti dovuti alla subsidenza naturale. Quest'ultima, sommata alla subsidenza artificiale provocata dalla sottrazioni di fluidi da strati di varie profondità, ha fatto in modo che già una cinquantina di anni fa gran parte del territorio fosse al di sotto del livello del mare.
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Il territorio ha quindi sempre presentato un rischio idraulico più elevato delle altre regioni italiane, ossia rischio di allagamento da fiumi (in particolar modo dal Po), rischio di allagamento da mare e rischio di allagamento da canali. Negli ultimi decenni si sono aggiunti nuovi problemi: — la diminuzione sia della portata liquida dei fiumi sia del loro apporto sedimentario; — l’aggravamento del fenomeno della risalita del cuneo salino lungo i fiumi, la risalita delle acque salate nei terreni, il rischio siccità; — la diffusione, con l’ampliamento delle aree urbanizzate, dell’impermeabilizzazione dei terreni, con il conseguente aumento delle portate liquide e la riduzione dei tempi di corrivazione nei fiumi e nei canali (accrescendo il rischio di allagamento). Ancor oggi, quindi, la sopravvivenza delle attività economiche e la stessa abitabilità di questo territorio dipendono da un’azione incessante di gestione delle acque, che viene effettuata principalmente dai Servizi Tecnici di Bacino e dai Consorzi di Bonifica. Restringendo ulteriormente il nostro ambito di interesse, d'ora in poi si farà riferimento al territorio che ricade sotto la competenza del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara 7: 6F
figura 6: Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nel Bacino Burana–Volano.
7 Risultato della fusione dei tre consorzi di Bonifica preesistenti: I Circondario, II Circondario e Valli di Vecchio Reno; consorzi che erano associati nel Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara, Ente di 2° grado soppresso nel 2009.
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La provincia di Ferrara è compresa quasi interamente in quest'ambito; solo tre parti non vi rientrano: — la parte del Bondenese a ovest del Panaro, Consorzio Burana–Leo–Scoltenna–Panaro; — la parte dell’Argentano a destra del Reno comprendente la Cassa di Campotto, parte del sistema delle acque interne del Bolognese (Consorzio della Bonifica Renana) che scarica nel Reno; — un’area situata sempre in destra del Reno, a nord di Molinella, che ricade anch'essa nel sistema idraulico bolognese (stesso consorzio). La complessa gestione idraulica delle reti di scolo e irrigazione di quest'ambito, con i relativi impianti idrovori, che sollevano a mare meccanicamente circa un miliardo di metri cubi di acqua all’anno, compete al Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Solo l’asta principale del Po di Volano, con le appendici del Canale Boicelli e del Po di Primaro, e il Canale Navigabile MigliarinoOstellato-Portogaribaldi, sono controllati dal Servizio Provinciale Difesa del Suolo, Risorse Idriche e Risorse Forestali di Ferrara e dall’A.I.Po–Agenzia Interregionale per il fiume Po, in funzione della loro valenza plurima di collettori di scolo, adduttori irrigui e linee navigabili. Ciò impone uno stretto raccordo fra i vari Enti preposti alla gestione idraulica del territorio. I principali canali e fiumi aventi arginature classificate come opere idrauliche di 2ª categoria (tratto finale del canale emissario di Burana, il canale Boicelli, il Po di Volano, il Po di Primaro e canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi) sono di competenza della Regione Emilia Romagna, che la esercita attraverso il Servizio Tecnico Bacino Po di Volano, per complessivi 270 km di arginature in destra e sinistra di cui 130 km occupati da strade provinciali o comunali, a cui si aggiungono i 58 km di arginature a mare, tra queste il 50% occupate da strade comunali.
figura 7: Identificazione dei principali corsi d'acqua del Bacino Burana–Volano.
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Il canale emissario di Burana si estende per una lunghezza di circa 17,5 km dalla Botte Napoleo-
nica fino a Ferrara dove confluisce nel Po di Volano con pendenza media di 7 cm ogni chilometro, larghezza media del fondo pari a circa 15 metri. Il canale Boicelli si estende da Pontelagoscuro, in prossimità della nuova conca ivi localizzata, fino a Ferrara ed ha una lunghezza complessiva di circa 5,5 km. Il canale Boicelli svolge la duplice funzione di vettore di acque irrigue, industriali e di scolo, nonché collegamento navigabile tra il Po di Volano e il fiume Po. La pendenza media geometrica del tratto di canale indicato è di 7 centimetri ogni chilometro, larghezza media del fondo circa 20 metri. Il primo tratto del Po di Volano (Ferrara – Migliarino) è un corso d’acqua canalizzato, semiregolato e ad uso plurimo: accanto alla funzione di ossatura principale dell’idrovia ferrarese, il Po di Volano unisce infatti quella di raccolta delle acque provenienti dagli impianti idrovori localizzati lungo il suo sviluppo. La lunghezza complessiva del primo tratto del Po di Volano è di circa 35 km, la pendenza geometrica è pari a circa 5 cm ogni chilometro e la larghezza media del fondo è pari a 25 metri. A Migliarino si biforca verso sud-est nel Canale Navigabile, che sfocia nel mare Adriatico a Porto Garibaldi, e verso nord-est nel tratto terminale del Po di Volano stesso (nel seguito richiamato con la denominazione Po di Volano secondo tratto) con sbocco nella Sacca di Goro. A valle di Ferrara il Po di Volano risulta collegato al ramo cieco del Po di Primaro. A circa 23 km da Ferrara è localizzata la conca di Valpagliaro, che consente di superare un salto idraulico di circa 3 m, ed un sistema di paratoie che permettono la regolazione del livello in Volano. Il secondo tratto del Po di Volano (Migliarino – Sacca di Goro) risulta sostenuto in prossimità di Tieni a circa 10 km da Migliarino, ha una lunghezza complessiva di circa 34 km con pendenza geometrica pari a circa 10 cm ogni chilometro e larghezza media del fondo pari a 20 metri. La funzione principale del secondo tratto del Po di Volano è quella di ricezione delle acque di scolo meccanico dei territori situati nella parte a est della provincia ferrarese, “depressi” da un punto di vista idraulico. Il Canale Navigabile: il corso d’acqua risulta sostenuto in prossimità di Valle Lepri, a circa 17 km da Migliarino, ove risulta posizionata la conca di navigazione omonima, che permette il superamento di un salto idraulico di 1,5 metri e un sistema di paratoie atte a regolare i livelli idrici. La lunghezza complessiva è di circa 30 km fino a Porto Garibaldi, con pendenza geometrica pari a circa 2 cm ogni chilometro e larghezza media del fondo pari a 30 metri. La funzione principale del Canale Navigabile risulta quella, unitamente al Po di Volano primo tratto (Ferrara - Migliarino) e al Canale Boicelli, di consentire il collegamento idroviario tra il fiume Po e il mare Adriatico a Porto Garibaldi. Non trascurabile risulta la funzione di raccolta e scarico a mare delle acque di scolo meccanico dei bacini del Consorzio di Bonifica. Il Po di Primaro, detto anche ramo cieco del Po di Primaro, si estende fra Ferrara e la località di Traghetto per uno sviluppo complessivo di circa 28 Km, pendenza geometrica di circa 1 cm al chilometro e larghezza media del fondo tra 10 e 12 metri; fiume pensile, svolge la funzione di raccolta acque per recapitarle al Po di Volano, correndo pertanto (in condizioni di scolo) da sud a nord. Le acque di derivazione fluviale convogliate dalla rete di canali servono a svariati usi: — sono alla base dell’economia agricola; — vengono utilizzate nell’industria e in altre attività economiche per le quali è possibile far ricorso ad acque non potabili e lo sfruttamento di acque sotterranee risulta inadeguato o inopportuno;
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— alimentano la falda freatica, evitando in tal modo fenomeni che potrebbero indurre subsidenza; — assicurano i livelli d’acqua necessari per la navigazione interna; — assicurano una notevole diluizione degli inquinamenti, proteggendo in tal modo anche il suolo; — dovrebbero infine assicurare nei canali il “deflusso minimo vitale” necessario per il mantenimento delle loro caratteristiche biologiche. Pur riconoscendo l’imprescindibile necessità di ciascuna di queste funzioni, in questo contesto si intende enfatizzare l'importanza che la navigazione interna, oggi alquanto trascurata 8, potrebbe assumere dal punto di vista turistico, connettendo alcuni dei punti più suggestivi dell'intero territorio regionale e nazionale. Infatti, questi corsi d'acqua, dopo aver attraversato paesaggi affascinanti, raggiungono, al termine del percorso, alcune delle zone più preziose del Parco del Delta del Po, ovvero le zone umide salmastre dell'Oasi di Canevié, di Valle Bertuzzi, del Lago delle Nazioni, delle valli a sud di Comacchio, delle Saline di Comacchio e delle Vene di Bellocchio (cfr. figura 7). 7F
1. Oasi di Canevié (foto: Sara Ardizzoni)
2. Valle Bertuzzi (foto: Claudio Pedrazzi)
3. Valli di Comacchio (foto: Giorgio Ardizzoni)
4. Vene di Bellocchio (foto: Saveria Teston)
8 Attualmente i turisti che viaggiano utilizzando le vie d'acqua rappresentano, per il territorio ferrarese, un segmento economico irrilevante e di basso profilo: le navi attraccanno sul Po (spesso a Santa Maria Maddalena, in Provincia di Rovigo) e le persone, sbarcate, vengono condotte in corriera a Ferrara, dove non soggiornano neppure per una notte. Parallelamente, il turismo lento che conduce e accompagna i viaggiatori dalla città verso il Parco del Delta del Po o verso il Po di Primaro fatica a decollare a causa sia delle enormi problematiche idrauliche (interramento dei corsi d'acqua) sia dello scarso sostegno sistemico offerto dalle politiche di sviluppo del territorio.
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In chiusura si riportano i tratti che oggi vengono percorsi, a fini turistici, educativi e culturali, dalle imbarcazioni della società Navi Andes (sette navi con una portata passeggeri variabile da 107 a 550 persone) e dal battello fluviale Nena, creato e gestito dall’associazione culturale Fiumana e dalla cooperativa sociale “le pagine” (portata passeggeri pari a 85 persone):
figura 8: navigazione lungo i corsi d'acqua (direttamente o indirettamente) connessi al canale Boicelli.
2.3.2 BREVE INQUADRAMENTO DEL SISTEMA ECONOMICO FERRARESE Storicamente il sistema economico della provincia di Ferrara si basa sull'agricoltura; infatti anche le prime industrie che si insediarono sul territorio agli inizi del XIX secolo erano connesse alla trasformazione dei prodotti agricoli: zuccherifici per la lavorazione della barbabietola da zucchero, impianti per il trattamento della canapa e fornaci. Ferrara era una delle poche città del nord-est italiano in cui si concentravano in prevalenza impianti industriali di ampie dimensioni appartenenti a grandi gruppi economici; mentre la maggior parte degli altri centri aveva sviluppato nel tempo reti economiche basate sui capitali locali. Nonostante questa apparentemente solida base industriale, l’economia provinciale ha dovuto far fronte a diversi problemi, poiché i grandi impianti industriali hanno faticato ad adattarsi alle innovazioni del processo produttivo, ai regolamenti e alle restrizioni in campo ambientale e ai cambiamenti occorsi a livello internazionale nel mercato del lavoro. Sin dagli anni ’80 del Novecento, gli zuccherifici hanno dovuto attraversare diversi momenti di difficoltà, ai quali sono seguite consistenti riduzioni nella produzione (soprattutto a causa della riorganizzazione del settore saccarifero effettuata dall’Unione Europea, alla quale è seguito il piano europeo di riconversione degli zuccherifici); nel 2008 anche l'ultimo zuccherificio presente a Ferrara (SFIR) ha cessato la produzione. Oggi, quindi, la città si trova a dover affrontare la rigenerazione di numerosi siti industriali dismessi, in concomitanza con
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una crisi economica globale che moltiplica le difficoltà di medio termine nell’identificare e perseguire un’efficace e complessiva ristrutturazione economica. Nel 2008 il PIL provinciale pro capite era pari a 26,271 €, in linea con il valore nazionale (26,279 €) e più basso di quello regionale (32,256 €). Il PIL ferrarese è statico e registra un risultato leggermente in negativo, se paragonato a quello del 2007 (-0.3%), mentre i valori regionale e nazionale hanno ancora un andamento lievemente positivo (+1.9% e +1.1% rispettivamente). PIL nazionale, regionale e provinciale — 2003–2008 Fonte: Camera di Commercio — Provincia di Ferrara
Tuttavia, guardando il trend demografico delle imprese, sembra che la base economica provinciale si stia rafforzando. Nel periodo 2003–2008, mentre le imprese individuali sono fortemente colpite dalla crisi economica, la dimensione delle imprese locali è cresciuta e le capacità manageriali, insieme al livello di competitività, sono aumentate: il numero delle società a responsabilità limitata (SRL) e delle società per azioni (SpA) è cresciuto. Al 31 dicembre 2008 le imprese erano 35.243; se paragonato al 2007, il loro numero è cresciuto dello 0.7% e la crescita delle imprese non agricole è, in percentuale, ancora maggiore (+1.7%). In merito alla struttura agricola, vi è una tendenza regionale a ridurre il numero di imprese a fronte di un’estensione delle loro dimensioni; la provincia di Ferrara è solo in parte toccata da questa riorganizzazione, a causa del particolare impianto che caratterizza i territori agricoli della bonifica. In generale, il mosaico dei settori di attività delle imprese descrive una base economica diversificata: Composizione dei settori di attività interessati dalle imprese ferraresi — 2008 Fonte: Camera di Commercio — Provincia di Ferrara
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Il comune di Ferrara presenta una composizione similare: 14.496 imprese complessivamente, di cui 1.938 attive nel settore agricolo e ittico, 12 nelle attività estrattive, 1.407 nel manifatturiero, 17 nei servizi connessi alla produzione/distribuzione di energia, 1.755 nel settore delle costruzioni, 3.961 nel commercio al dettaglio, 963 nel ricettivo (ristoranti e alberghi), 594 nei trasporti, 504 nei servizi finanziari, 2.291 nel settore immobiliare, 96 nella formazione, 110 nella sanità, 828 nei servizi pubblici e 130 in altre attività non meglio specificate. Settore primario La provincia di Ferrara, con 160.000 ha di terreni coltivati, ha una forte vocazione agricola. Il numero delle imprese è 8.064, pari al 22,9% delle imprese provinciali (media nazionale: 17%). Il settore è caratterizzato da una struttura diversificata composta da imprese individuali, imprese a conduzione familiare e SRL. Il valore aggiunto del settore agricolo corrisponde al 4,5% del totale provinciale (380,1 milioni di Euro). Nel 2007 si è assistito allo sviluppo della tendenza, ancora oggi in atto, a ridurre il numero di imprese individuali per aumentarne la complessità gestionale. Nel comune di Ferrara le imprese agricole rappresentano il 13,4% del numero totale. Di conseguenza la coltivazione e la trasformazione dei prodotti agricoli sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale in qualsiasi strategia economica provinciale, sia in termini di produzioni tradizionali certificate, sia in quanto materie prime dell'agrindustria, sia come componenti chiave di innovativi processi legati alla produzione di energia e alla tutela dell'ambiente. Settore secondario Il settore industriale rappresenta il 30,4% del valore aggiunto provinciale: questo valore è più alto di quello nazionale (27,5%), ma più basso di quello regionale (34,2%). Un’analisi più dettagliata rivela che il manufatturiero incide per il 22,8% del valore aggiunto e le costruzioni per il 7,6%. Le piccole imprese incidono in modo significativo sul totale del settore (28,8%) e infatti buona parte del tessuto industriale locale si basa su imprese con meno di 9 dipendenti (con 26.000 persone impiegate complessivamente). La maggior parte di queste sono attive nel campo delle costruzioni. Le produzioni metallurgica e meccanica, insieme ai processi connessi al settore agroalimentare, sono importanti specializzazioni, ma la produzione principale, di rilevanza nazionale, è connessa alla chimica. Come tutti gli altri poli chimici localizzati in Europa, anche quello ferrarese ha dovuto affrontare cambiamenti strutturali e passaggi di proprietà; oggi il settore è in mano a Multinazionali e Global Companies, con le quali le Amministrazioni faticano a costruire una strategia di sviluppo locale efficace e capace di restituire certezze alla cittadinanza. Le attività del Polo Chimico e Industriale iniziarono nel secondo Dopoguerra; nel 1962 i lavoratori impiegati erano più di 5.000. Oggi, all’interno del Polo sono ancora presenti 10 società e un totale di 1.600 dipendenti (2009); dal 2008 al 2009 la crescita negativa dell'occupazione nel comparto ha raggiunto il -5,6%. Non è semplice immaginare quale potrà essere il futuro di questo settore produttivo: l’attuale crisi economica ha ridotto drasticamente la domanda e i prezzi delle materie prime, così come i costi per l'energia necessaria ai processi produttivi, sono alti. Questa situazione di dismissione e riconversione che sta affrontando il settore chimico ha delle ricadute significative su tutte le piccole imprese connesse al comparto, che finora hanno basato le loro attività principali sui servizi offerti e sui subcontratti siglati con le società più grandi, dalle quali dipendono quasi totalmente.
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Settore terziario Negli ultimi dieci anni, i servizi sono cresciuti in modo consistente, grazie alla diversificazione turistica (turismo familiare sulla costa e turismo culturale nella città di Ferrara), alla nascita di vasti centri commerciali nelle periferie delle principali aree urbanizzate, alla varietà di offerta formativa e di ricerca attivata dall'Università, allo sviluppo di reti di servizi finanziari (e non solo) a supporto delle aziende e dell’imprenditoria locale. Commercio al dettaglio. Le attività commerciali, dopo le aziende agricole, sono il gruppo più numeroso delle imprese provinciali (21,3%). Al 31 dicembre 2008, i negozi al dettaglio erano 6.251, di cui il 39,6% concentrati nella città di Ferrara (sia nei centri commerciali che nel centro storico, considerato un centro commerciale “naturale” a cielo aperto). Nei servizi finanziari si assiste a una continua e significativa razionalizzazione. In Italia, il settore finanziario era generalmente costituito dalle filiali delle poche banche nazionali, cui si sommavano i diversi istituti bancari (pubblici o privati) nati a livello locale. Negli ultimi quindici anni sono avvenute numerose fusioni e acquisizioni, alle quali sono sopravvissute pochissime banche locali, inglobate in gruppi bancari di scala nazionale. A Ferrara, le banche locali sono abbastanza ben sviluppate (tre di queste sono sorte in provincia di Ferrara e qui hanno mantenuto la loro sede centrale) ed ora possono offrire servizi più completi e complessi. D'altra parte, sebbene sul territorio provinciale siano presenti 228 filiali, i servizi bancari sono meno sviluppati che in altre città della regione. Il turismo è uno dei settori economici più importanti. Dal 1995 Ferrara è iscritta alla Lista Patrimonio Mondiale Unesco, quale mirabile esempio di città progettata nel Rinascimento che conserva il suo centro storico intatto; nel 1999 il sito è stato allargato fino a comprendere le “Delizie estensi” del Delta del Po, in quanto illustrano l’influenza della cultura rinascimentale nel paesaggio naturale. Di conseguenza, oltre all’offerta standardizzata del turismo estivo della costa, i valori culturali e naturali arricchiscono e qualificano il ventaglio di possibilità turistiche del territorio provinciale. Per più di quindici anni consecutivi, il numero dei turisti è aumentato e solo nei primi nove mesi del 2009 i visitatori sono diminuit (arrivi -13,1% e pernottamenti -14,9%). È significativo notare come la maggior parte di questa crescita negativa sia da imputarsi alla riduzione del numero dei turisti stranieri (arrivi -22% e pernottamenti -18,3%). Numero di turisti (italiani e stranieri) nel comune di Ferrara — 1998–2008 Fonte: Camera di Commercio — Provincia di Ferrara
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Numero di turisti (italiani e stranieri) nella provincia di Ferrara — 1998–2008 Fonte: Camera di Commercio — Provincia di Ferrara
Università e ricerca L'Università degli Studi di Ferrara (Unife), fondata nel 1391, è una fra le più antiche università europee e i primi corsi inaugurati furono Arti, Teologia e Giurisprudenza; nel XVII secolo, ai corsi esistenti si aggiunsero le Facoltà di Matematica e Medicina. Oggi, presso UniFe sono attivi oltre 50 corsi di laurea nelle aree di Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Scienze, Farmacia, Ingegneria, Architettura, Lettere e Filosofia ed Economia; all’offerta di corsi di laurea, l'Università affianca proposte per la formazione post laurea. Gli studenti sono approssimativamente 16.700, con circa 3.745 nuove ammissioni all’anno. I docenti strutturati sono 680, inclusi i ricercatori. Nel 2007 gli studenti dottorati erano quasi 400. Il numero di nuovi studenti iscritti è cresciuto costantemente fino al 2007/2008, attraendo anche persone provenienti da altre province e regioni. Questo dato è molto importante, se si considera che la popolazione giovanile locale è in continuo calo. Nonostante questa capacità di attrazione, nel 2008/2009, per la prima volta, il numero delle nuove ammissioni è diminuito, passando da 3.205 a 3.050 iscritti. Partenariati e ricerca. Unife ha in essere accordi multilaterali con diverse Università e organizzazioni italiane e straniere e partecipa regolarmente ai principali programmi per lo sviluppo della ricerca, come il Framework Program for Research and Technological Development dell’Unione Europea (denominato, nel periodo 2014–2020, Horizon 2020); è sede di prestigiosi Centri di Ricerca e Servizi ben radicati nel contesto internazionale. Il campus ospita vari spin-off universitari. Una serie di organizzazioni (dalle istituzioni pubbliche e del settore non profit alle società private) finanziano ogni anno la ricerca universitaria. Nel 2007, un ammontare totale pari a 9 milioni di Euro è stato allocato per le attività di ricerca (il 44% in più dell’anno precedente). Il 22 dicembre 2004 il Comune e la Provincia di Ferrara, la Camera di Commercio, le banche e le fondazioni bancarie locali hanno istituito il Comitato dei Sostenitori, che, oltre ad aver creato il Fondo di Ateneo per la Ricerca, promuove i collegamenti tra Unife e il contesto culturale, sociale e produttivo ferrarese. Il Tecnopolo di Ferrara è il complesso di laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico in cui le imprese possono trovare competenze di ricerca e sperimentare nuove tecniche produttive, materiali più efficienti e prodotti innovativi, in un percorso di avvicinamento tra mondo della ricerca e mondo industriale. Il Tecnopolo è promosso dall’Ateneo, da Comune e Provincia di Ferrara e dalla Regione Emilia Romagna ed è sostenuto dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. I suoi Laboratori sono:
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LTTA - Laboratorio per le Tecnologie delle Terapie Avanzate - Biotecnologie applicate alla medicina MechLav - Laboratorio per la meccanica avanzata TekneHub - recupero e riqualificazione architettonica e urbana e restauro dei beni culturali Terra&Acqua Tech - ambiente, acqua, suolo, territorio Nato nel 1993, il Consorzio Ferrara Ricerche è un’organizzazione non-profit, a partecipazione pubblica e privata, i cui obiettivi principali sono la promozione, lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane, scientifiche, tecnologiche ed economiche del territorio ferrarese. La mission del CFR è supportare e promuovere la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, favorendo l’incontro tra i generatori di know-how, le organizzazioni industriali e il mondo del lavoro. L’attività del CFR si esprime prevalentemente nelle aree della ricerca precompetitiva e di trasferimento tecnologico per l’applicazione industriale. È un’attività complementare alle azioni istituzionali della consorziata Università di Ferrara, di cui vuole valorizzare le competenze tecnico-scientifiche e umanistiche. Il lavoro del CFR si concretizza nell’acquisizione e nella gestione tecnico amministrativa di contratti di ricerca, nel coordinamento di manifestazioni scientifiche e nell’organizzazione di eventi formativi realizzati su commesse di imprese pubbliche e private, locali, nazionali ed internazionali.
2.3.3 TREND DEMOGRAFICI E MERCATO DEL LAVORO La provincia di Ferrara ha una superficie di 2.632 kmq e, al 31 dicembre 2008, una popolazione di 357.980 abitanti; il capoluogo invece ha un’estensione di 404,38 kmq e conta 134.464 residenti, la cui densità media abitativa è di 333 persone/kmq, anche se la maggior parte di esse si concentra intorno all’area urbanizzata del centro storico. Negli anni ’60 del Novecento, ai tempi della massima espansione e crescita della produzione industriale, i residenti del Comune di Ferrara ammontavano a circa 154.000. In seguito alla ristrutturazione del sistema produttivo, il numero complessivo della popolazione si è contratto, sia a causa della diminuzione del numero di immigrati (ovviamente la riduzione della domanda di manodopera ha reso il territorio una meta di minor interesse per la forza lavoro) sia per un indice di natalità molto basso (che è sceso fino a 7,7 nascite ogni mille persone). Negli anni più recenti si è assistito a una leggera ripresa della crescita demografica, sia nel territorio comunale che in quello provinciale. Crescita demografica; comune di Ferrara — 1951–2008. Fonte: censimento nazionale (1951–2001); Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
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Grafico Saldo naturale (nati–morti); comune di Ferrara, 1951–2008. Fonte: censimento nazionale (1951–2001); Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
Il numero di morti quasi statico, l’innalzamento della speranza di vita e il tasso di natalità in negativo descrivono una popolazione in progressivo e costante invecchiamento. La comparazione tra la piramide delle età del 1988 e quella del 2008 dimostra chiaramente questa tendenza: nel comune di Ferrara abbiamo 264 persone con più di 65 anni per 100 persone con meno di 14 anni (il rapporto tra i due valori determina l'indice di vecchiaia) e i dati provinciali non sono molto differenti. La popolazione attiva (15–64 anni) è pari a 85.593 persone e l'indice di dipendenza è 57,1 (l’indice di dipendenza dei giovani e quello degli anziani sono rispettivamente 15,7 e 41,7). Fino agli anni ’60 l’andamento della piramide presentava evidenti “gobbe” centrali, che da allora sono andate costantemente assottigliandosi; oggi l’età media è di 47,6 anni e la popolazione in età lavorativa chiamata a farsi carico della popolazione in progressivo invecchiamento è in costante calo. Piramide delle età per età e sesso; comune di Ferrara, 1988. Fonte: Ufficio Statistica della Regione Emilia Romagna
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Piramide delle età per età e sesso; comune di Ferrara, 2008. Fonte: Ufficio Statistica della Regione Emilia Romagna
Dagli anni ’90 i flussi di immigrazione sono tornati a crescere, in particolare quelli riguardanti l’immigrazione straniera, contribuendo così ad arginare il calo generale della popolazione e il suo invecchiamento grazie alla presenza di nuove persone in età lavorativa. Nel corso degli ultimi dieci anni il numero degli stranieri legalmente residenti nel comune di Ferrara è moltiplicato di 6,5 volte. Al 31 dicembre 2008 gli stranieri registrati erano 8.121, pari al 6% della popolazione totale. Le nazioni più rappresentate sono la Romania, l’Ucraina, l’Albania, la Moldavia e il Marocco. nei territori comunale e provinciale le tendenze riguardanti i flussi di immigrazione ed emigrazione sono molto simili, poiché le più importanti industrie manifatturiere insediate nei pressi della città di Ferrara hanno sensibilmente ridotto la loro attività, con conseguente contrazione della richiesta di manodopera. Saldo migratorio; comune di Ferrara. Fonte: Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
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Saldo migratorio; provincia di Ferrara. Fonte: Camera di Commercio – provincia di Ferrara
Principali opportunità di lavoro Nella provincia di Ferrara, i lavoratori sono distribuiti tra i diversi settori in coerenza con un sistema economico nel quale l’agricolutra svolge ancora un ruolo relativamente importante (se paragonato alle altre province), il tessuto industriale è circoscritto a stabilimenti di grandi o medie dimensioni e il settore dei servizi, in particolare il commercio al dettaglio, è ben sviluppato. Questo quadro si discosta dalla struttura economica regionale, caratterizzata da una forte presenza di PMI attive nella produzione manifatturiera. Al 2008, i dipendenti del settore industriale erano 52.000 (40.000 nel manifatturiero e 12.000 impiegati nel settore delle costruzioni), pari al 32,3% del totale. Dipendenti nei settori dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi; province della regione Emilia Romagna — 2008 Fonte: Camera di Commercio – provincia di Ferrara
Un’analisi più dettagliata sulla situazione del territorio comunale, presenta un 2,4% di impiegati nel settore agricolo, un 13,8% di impiegati nel settore industriale (incluso il 2,8% di lavorati nel settore delle costruzioni, il 5% nella manifattura meccanica e il 2,2% nel comparto chimico) e un 42,1% di impiegati nei servizi (incluso il 9,2% di lavoratori nel settore commerciale).
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I lavoratori che possiedono un diploma di laurea o di master sono il 27,5%, quelli con un diploma di scuola media superiore sono il 36,1%, quelli con una formazione professionale o con un diploma di scuola media inferiore sono il 32,1% e i lavoratori senza alcun diploma sono il 4,3%. Tra i disoccupati, quelli che possiedono un diploma di scuola media superiore rappresentano il gruppo più numeroso, ma vi è un significativo 19,7% di disoccupati con un diploma di laurea o di master. Nel 2009, la crisi economica ha portato il tasso di disoccupazione al 7%: un risultato molto duro da affrontare per la città. Le generazioni più giovani (15-29) e quelle più anziane (55-64) sono le più colpite dalla disoccupazione, il cui tasso è in aumento sia tra gli uomini che tra le donne. I gruppi di età 30–44 e 45–54 mostrano un’interessante diversificazione di tendenza tra gli uomini, il cui tasso di disoccupazione è in crescita, e le donne, il cui tasso di disoccupazione e in calo. Guardando nel dettaglio al tasso di occupazione, le donne presentano un unico dato positivo nei gruppi di età 45– 54 e 55–64, in particolare tra coloro che lavorano nel settore dei servizi. La riduzione del numero dei lavoratori nei settori agricolo e manifatturiero non deve però essere imputata solamente alla contingente crisi economica di livello globale. Infatti, se si osserva la struttura economica regionale, Ferrara appare caratterizzata da un debole tessuto occupazionale, che vede una costante riduzione dei processi di trasformazione dei prodotti e una limitata capacità nel saper cogliere le opportunità offerte dal settore del terziario avanzato. Tasso di disoccupazione — 2005–2009 Fonte: Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
Tasso di occupazione (15–64 anni) — 2005–2009 Fonte: Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
Tasso di disoccupazione nazionale, regionale e comunale – 2004/2007 Fonte: Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
Tasso di occupazione nazionale, regionale e comunale – 2004/2007 Fonte: Ufficio Statistica del Comune di Ferrara (2008)
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2.3.4 PROGETTUALITÀ (IN)DIRETTAMENTE CONNESSE ALL'AMBITO DI STUDIO Idrovia [http://www.progettoidroviaferrarese.it/home-page] Il progetto Idrovia Ferrarese consiste in una serie di interventi di riqualificazione e valorizzazione dell’asta navigabile che collega Pontelagoscuro a Porto Garibaldi; si tratta di un progetto promosso dalla Regione Emilia-Romagna, coordinato dalla Provincia di Ferrara e finanziato con fondi statali. Coinvolge otto Comuni e prevede, oltre all’adeguamento delle vie d’acqua alla navigazione di navi di classe V ridotta europea, anche la dotazione di nuove piste ciclabili e aree verdi e la realizzazione di nuove darsene e banchine d’attracco. I principali obiettivi del Progetto sono: — trasformare l’Idrovia in un canale navigabile sviluppando un’infrastruttura compatibile con l’ambiente e conferendo una nuova valenza all’area Comacchio/Portogaribaldi come porto fluvio-marittimo di accesso all’Idrovia regionale; — rendere l’Idrovia fruibile dai cittadini (piste ciclabili, aree verdi) e dai turisti (realizzazione di darsena, attracchi) attraverso interventi di riqualificazione delle aree a ridosso del fiume e la valorizzazione di attività di supporto al trasporto di merci e di persone. Il tracciato dell’Idrovia, per un totale di opere finanziate pari a circa 145 milioni di Euro, ha inizio alla conca di Pontelagoscuro, oltrepassa Ferrara e si immette, attraverso la pianura e le Valli di Comacchio, nel Mare Adriatico che bagna Porto Garibaldi e Lido degli Estensi. Il Progetto è suddiviso in diversi lotti: Lotto 1: tratto compreso tra la conca di Pontelagoscuro e il Ponte Prinella (tratto cittadino) Lotto 2: tratto di Final di Rero - Tresigallo Lotto 3: tratto compreso tra la conca di Valle Lepri e l’accesso al mare di Porto Garibaldi Lotto Nuovo Ponte di Ostellato Lotto Arni Lotto Ponti del Copparese Il lotto di interesse per l’ambito ReTInA è il numero 1, suddiviso a sua volta in due stralci: stralcio 1 – tratto compreso tra la conca e la confluenza tra canale Burana/Po di Volano e Boicelli, i cui dettagli sono riportati nella figura 9. stralcio 2 – tratto compreso tra la confluenza e il Ponte Prinella, tratto cittadino, le cui principali infrastrutture previste sono: — adeguamento sponda sx tra Ponte San Giacomo e Ponte della Pace — Sponda dx da Ponte San Giacomo a Ponte della Pace: interventi sul Po di Volano, passerella Darsena City, pista ciclabile — Sponda dx da Ponte della Pace al Ponte San Giorgio: interventi sul Po di Volano, piste ciclabili — Sponda sx da Ponte della Pace al Ponte San Giorgio: interventi sul Po di Volano, piste ciclabili, passerelle — Rotatorie Caldirolo e San Giorgio Stato dell'arte: lavori ultimati per la rotatoria San Giorgio e rivisitazione e aggiornamento dei progetti definitivi dei restanti interventi.
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figura 9: opere previste dal progetto Idrovia nel lotto 1 stralcio 1.
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In particolare, nel cd “progetto Idrovia Ferrarese” (da cui è tratta l'immagine che segue il testo), viene dettagliato l’intervento previsto nel punto di confluenza tra canale Boicelli e canale Burana/Po di Volano, che contempla sia la costruzione di una passerella di collegamento ciclopedonale tra l’area Alc.Este. e la zona di via Arginone sia la realizzazione di una darsena turistica nell’area ex Dalex (necessaria alle imbarcazioni per poter compiere manovre di rigiro).
Quartiere di via Arginone La zona di via Arginone soffre di un forte isolamento rispetto al resto della città, a causa delle cesure nel tessuto urbano dovute alla presenza di importanti infrastrutture (strade ad alto traffico e ferrovia). Il Piano Strutturale del Comune di Ferrara, per far fronte a questa probelmatica, prevede: — la costruzione di una piazza (oggi non esiste una vera polarità urbana), dove delocalizzare la chiesa; — la realizzazione di un nuovi edifici residenziali, per aumentare la densità abitativa; — un ponte carrabile sul Po di Volano che collega via Arginone con l’area ex Eridania; Quest’ultima azione, già in via di realizzazione, dovrebbe svolgere un ruolo importante nel complessivo riassetto della viabilità del comparto ovest di Ferrara (cfr. capitolo successivo), in particolare si prevede che possa aiutare a decongestionare il traffico in arterie viarie di primaria importanza come via Modena (connessione ovest-est) e la Strada Statale 16 (via Padova; connessione sud-nord). Darsena City Darsena City (progetto cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna nel quadro del PRU–Programma di Riqualificazione Urbana istituito con la legge regionale n. 19/98) si situa lungo la riva sinistra del Po di Volano ed è composto dai seguenti comparti funzionali: una galleria commerciale denominata Darsena City Gallery (al suo interno sono presenti un cinema multisala, un supermercato, ristorante e
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bar, una sala giochi, negozi di abbigliamento), cinque palazzine residenziali, una residenza universitaria e due unità residenziali e la Darsena City Tower che ospita servizi di vario genere, studi professionali e uffici. La costruzione di Darsena City è stata avviata nei primi anni 2000 con l’ultimazione della Darsena City Gallery e della residenza universitaria. A seguire è iniziata la costruzione della Darsena City Tower (oggi non agibile) e delle cinque palazzine, la cui realizzazione è stata interrotta a causa del fallimento della società costruttrice. L’intervento ha visto anche la riconfigurazione del lungo fiume.
Parco Urbano Giorgio Bassani La strategia di valorizzazione del Parco progettata nell’aprile 2009, su incarico del Comune, da PROAP, società che lavora nell’ambito dell’architettura del paesaggio, prevede: — — — —
un’adeguata transizione tra spazio urbano–spazio industriale–spazio naturale; la salvaguardia del paesaggio rurale e la rivitalizzazione dei sistemi agricoli; la reintroduzione di prodotti agricoli tradizionali recuperandone il patrimonio genetico–botanico; modelli di gestione del territorio rurale capaci di connettere prospettive scientifico–culturali (orti didattici, centri studio, etc.) e prospettive commeciali–turistiche (produzioni artigianali, alloggi in ambiente naturale, turismo ecologico, sport, etc.); — la creazione di un sistema policentrico connesso tramite una rete di percorsi gerarchizzati. Due sono individuati come interventi principali e prioritari: 1.
il nuovo tracciato di via Bacchelli, la cui proposta progettuale è composta dalle seguenti azioni: nuova sezione stradale; interventi sugli argini del canale; nuova rampa di collegamento con il sistema Mura; aree di sosta e aree verdi.
2.
l’attraversamento di via Lavezzola, la cui proposta progettuale è composta dalle seguenti azioni: nuova sezione stradale; interventi sugli argini; aree di sosta; percorsi ciclo pedonali.
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figura 10: riassunto schematico delle azioni previste dalla strategia di valorizzazione elaborata da PROAP.
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Area SIPRO Nata nel 1975, SIPRO è l’Agenzia Provinciale per lo Sviluppo di Ferrara. L'Agenzia promuove iniziative tese a supportare e accelerare lo sviluppo di attività produttive nella provincia di Ferrara, attraverso: la realizzazione di aree industriali completamente infrastrutturate; l'attrazione di investimenti esterni per la creazione di nuovi insediamenti industriali e artigianali; creando reti di imprese per la realizzazione di progetti congiunti; individuando canali di finanziamento (europei, nazionali e regionali) per la realizzazione di interventi a ricaduta locale. Oggi SIPRO è il sog-getto responsabile delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA), localizzate in diversi siti della provincia, uno dei quali è limitrofo al Polo Industriale e Tecnologico. Il progetto specifico è già stato approvato e comtempla anche la costruzione di un incubatore di imprese. Centrale termoelettrica “Turbogas” A fianco del Polo Indutriale e Tecnologico, è in via di costruzione la Centrale Turbogas di Ferrara (con combustibile a gas naturale e con tecnologia di cogenerazione a ciclo combiato), con potenza elettrica nominale da 800 MWh. Quest’opera ha la finalità di diminuire, come richiesto dalla Regione Emilia-Romagna, la dipendenza energetica dei territori e, contestualemente, di aumentare la capacità attrativa del Polo (che potrebbe fornire energia elettrica a prezzi competitivi). D’altra parte, questa decisione dell’Amministrazione ha subito visto una netta e contraria presa di posizione da parte di molti cittadini, che accusano il progetto di peggiorare ulteriormente una situazione ambientale già fortemente compromessa proprio a causa della presenza del Polo.
2.3.5 APPROFONDIMENTI TEMATICI SULL'AREA STUDIO Piano Strutturale Comunale (PSC) e la città esistente Nell’area nord, il PSC di Ferrara non prevede un’ulteriore espansione residenziale, poiché nel recente passato Pontelagoscuro è stata oggetto di diverse operazioni immobiliari; mentre prefigura il potenziamento di spazi e attrezzatrue pubbliche al fine di migliorare la qualità di vita degli abitanti. Il PSC inserisce le attività produttive, soprattutto quelle localizzate a ovest di via Padova (dove troviamo l'area CAFA), nel subsistema “città dell’automobile”. In questo subsistema sono comprese aree di ampie dimensioni che ospitano attività che necessitano del mezzo privato per essere raggiunte; sono localizzate lungo i principali assi carrabili di accesso alla città e presentano edifici di grandi
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dimensione, prevalentemente a funzione commerciale. Il PSC enfatizza il loro ruolo di vetrina della città per chi arriva dal sistema autostradale; per questa ragione, la ristrutturazione degli spazi pubblici e la riorganizzazione delle sezioni stradali sono due temi di fondamentale importanza. Per la rigenerazione dell'ex zuccherificio SFIR, il PSC prevede di mantenere una piccola parte di produttivo e di trasformare il resto in parco urbano e attrezzature collettive. Le autorità locali stanno lavorando su alcuni studi preliminari, ponendo una particolare attenzione alla relazione con il parco urbano e con la riva del fiume Po. Parallelamente, il Comune, insieme alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, alla Circoscrizione Nord e a Ferrariae Decus (associazione per la tutela del patrimonio storico e artistico di Ferrara e della sua provincia), ha ipotizzato di riqualificare l’area sul Po in cui sorgeva la via Coperta, riportandone alla luce le fondamenta. Il progetto è bloccato poiché mancano i fondi per le indagini archeologiche preliminari. Uno dei progetti più importanti realizzati nell’area sud è stata la riqualificazione di un vasto ambito del quartiere Barco (cfr. 2.2). Il progetto ha visto la demolizione di diversi edifici residenziali (tipologia bifamiliare con giardino perimetrale), la costruzione (sui medesimi lotti degli edifici demoliti) di nuovi edifici residenziali a maggior densità abitativa, il miglioramento degli spazi pubblici e la costruzione di strutture collettive, quali la biblioteca comunale “Giorgio Bassani” e un nuovo supermercato. La realizzazione del progetto è stata cofinanziata dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il programma “Contratto di Quartiere II”, finalizzato prioritariamente a incrementare, con la partecipazione di investimenti privati, la dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati di comuni a più forte disagio abitativo e occupazionale. Il PSC identifica le aree lungo via Marconi (a nord di via Modena) come “tessuti da riqualificare per le attività produttive”; mentre, in un complessivo quadro di riconversione, si evidenza come l’area ex Padana Motors venga identificata quale “nuovo tessuto per le attività produttive”. Tutte queste aree sono incluse nel subsistema della “città dell’automobile”, sopra menzionato. Sempre in questa zona, il PSC identifica alcuni “tessuti da riqualificare per la residenza e per le attività compatibili” al fine di incentivare l’integrazione tra città consolidata e ambiti produttivi. Nelle aree localizate a sud di via Modena, viste le diverse dichiarazioni di interesse espresse a vario titolo dai privati, il piano classifica la maggior parte delle aree dismesse come “tessuti da riqualificare per la residenza e per le attività compatibili”. Nonostante la situazione sia estremamente eterogenea (dall’idea progetto, alla presenza di Piani Particolareggati approvati, all’avvio di cantieri), qualunque azione è al momento sospesa a causa della generale crisi economico–finanziaria. Per restituire una fotografia della situazione(per quanto non esaustiva), di seguito si riportano i principali progetti realizzati, in essere, presentati, nonché le aree di potenziale interesse: Realizzati — l'ex zuccherificio Eridania localizzato nell’area retrostante la stazione ferroviaria è stato recuperato e ospita la sede provinciale dell'Agenzia delle Entrate, nelle cui adiacenze è stato costruito un complesso residenziale a completamento del piano di riutilizzo; — nel medesimo ambito, in aree adiacenti e limitrofe, sono stati realizzati il terminal delle corriere e un parcheggio scambiatore (recentemente raddoppiato), al fine di supportare l'intermodalità; — su via Modena, all'altezza dell'incrocio con via Marconi, è stato realizzato un centro commerciale, alle cui spalle è stato costruito un complesso a funzioni miste (residenzali e terziario);
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— l'area ex Toselli, di proprietà comunale, oggi ospita alcuni uffici dell'Amministrazione. In generale, però, il Comune non è nelle condizioni di poter acquisire o gestire altre aree al fine di innescare processi di valorizzazione e rigenerazione nel comparto ovest di Ferrara. In essere — nell'area ex Dalex, di proprietà della BS Invest, sono in costruzione diversi lotti residenziali. I cantieri sono stati sospesi a causa della crisi economica e della conseguente contrazione del mercato immobiliare. Non si può prevedere quando i lavori potranno riprendere; — ancora nelle aree comprese all'interno del semicerchio di via Marconi – via del Lavoro, alle spalle della stazione ferroviaria, sono in atto diversi piccoli piani particolareggiati, tra loro slegati. Previsti/presentati — sempre nell'area ex Dalex, come riportato in 2.3.4, il progetto Idrovia prevede la realizzazione di una darsena turistica che avrà due finalità complementari: consentire ai turisti di arrivare a Ferrara in nave e consentire alle imbarcazioni di compiere le necessarie manovre di rigiro; — per l'area Alc.Este, il Comune ha inserito nel POC il progetto presentato da REF–Real Estate Ferrara srl, che prevede funzioni miste, con prevalenza di residenza e terziario; — anche per l'adiacente area CERESTAR è stato presentato un piano particolareggiato, che prevede la realizzazione di un complesso interamente residenziale; — la proprietà del Consorzio Agricolo è suddivisa tra il Consorzio, la Marcello Gabana SpA e la Petrolifera Estense. Quest'ultima ha presentato, nel 2003 e nel 2007, due progetti di riconversione a prevalente uso residenziale; — per l'area ex Padana Motor è stato redatto un piano particolareggiato di iniziativa pubblica che prevede la realizzazione di un centro commerciale e di distribuzione, la cui costruzione è resa incerta dal contesto economico attuale. Aree di potenziale interesse — l'area della cartiera Burgo potrebbe rientare in una generale riqualificazione di via Marconi; — l'area Solvay funziona approssimativamente al 50% e, al suo interno, ha sede un incubatore; — l'area Sintexcal, localizzata tra la sede della Zabov Moccia e gli uffici comunali dell'ex Toselli); — le aree di proprietà di San Martin Frutta, Felisatti Immobiliare, Nuova Gallo e Frutteste.
1. L'argine del fiume Po, sul quale sorgeva la via Coperta; a sinistra il vecchio molino (foto: Irene Cogliano).
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2. La lottizzazione realizzata alle spalle del centro commerciale di via Modena (foto: Irene Cogliano).
3. L'area dell'ex zuccherificio Eridania, oggi sede dell'Agenzia delle Entrate (foto: Irene Cogliano).
4. Il cantiere nell'area ex Dalex, oggi sospeso a causa della crisi economico-finanziaria (foto: Irene Cogliano).
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figura 11: previsioni del PSC per le aree produttive e individuazione delle aree citate in 2.3.5.
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Piano Strutturale Comunale e la mobilità La zona nord è ben connessa: — la Strada Statale 16 (via Padova) consente di raggiungere il centro di Ferrara (direzione sud) o la regione Veneto (direzione nord) in pochi minuti; — il casello autostradale Ferrara Nord della A13 Bologna–Padova dista pochi kilometri e, una volta terminata la Tangenziale ovest prevista dal PSC, il collegamento sarà ancora più agevole; — una linea di autobus connette Pontelagoscuro con il centro città ogni 15 minuti; — Pontelagoscuro è dotata di una piccola stazione ferroviaria lungo la linea Ferrara–Venezia. Il PSC prevede la realizzazione di una metropolitana di superficie a fianco dei binari esistenti, al fine di connettere in modo sostenibile e veloce gli insediamenti a nord di Ferrara con la città e con il nuovo polo ospedaliero localizzato a est del centro (località Cona). Oltre a ciò, il Piano non prevede significativi cambiamenti e le azioni pianificate sono prevalentemente finalizzate a: — ridurre il traffico di attraversamento nei nuclei urbani, convogliandolo nella SS16; — potenziare il sistema delle piste ciclabili, soprattutto verso il Parco Urbano Giorgio Bassani. Sebbene nella zona sud i binari ferroviari costituiscano una barriera fisica e percettiva tra quest’ambito urbano e il centro città, le connessioni a lunga percorrenza sono buone: — la stazione ferroviaria è localizzata a ridosso del perimetro della zona; — sempre all’interno del perimetro è stata delocalizzata pochi anni fa la stazione delle corriere; — la Strada Statale 16 attraversa l’ambito e via Modena ha qui l'inizio del suo tracciato; — il casello autostradale Ferrara Nord della A13 Bologna–Padova dista pochi kilometri. La localizzazione di un’area in questa zona potrebbe quindi essere molto strategica, se le strade non non collassassero quasi quotidianamente a causa dell’intenso traffico (costituito da autovetture e camion), soprattutto nelle ore di punta. Spesso l'incrocio tra la SS16 e via Modena è congestionato, rendendo difficoltoso (talvolta impossibile) qualunque spostamento. Per cercare di risolvere questi problemi, il PSC prevede, tra gli altri, due interventi consistenti: — il declassamento di un tratto di via Padova e il conseguente potenziamento di via Marconi; — la costruzione di un altro ponte carrabile sul Po di Volano, al fine di connettere l’area dell’Agenzia delle Entrate con il quartiere di via Arginone (cfr. 2.3.4). Infine, per quanto riguarda la navigazione interna (cfr. il progetto Idrovia al 2.3.4), l'assenza di manutenzione dei corsi d'acqua (che vedono una progressiva diminuzione del pescaggio) e l'inaffidabilità del funzionamento della conca di navigazione 9 rendono difficile qualunque serio programma di attività (turistiche e/o commerciali) che utilizzino l'acqua come rete di collegamento. 8F
9 La
conca di Pontelagoscuro è stata costruita (in sostituzione della precedente, edificata alla fine degli anni ’20 del Novecento) poiché già nei primi anni ’80 vi erano circa 100–120 giorni l’anno in cui si poteva contare su pescaggi considerati convenienti per la navigazione commerciale ed era apparsa chiara la necessità di avere opere di navigazione dimensionate su di un naviglio di riferimento con portata di 1800–2000 ton (superiore di circa 3 volte al naviglio padano in uso negli anni fra le due guerre). Ad oggi la conca permette il passaggio di navi lunghe sino a 105 metri, con pescaggio massimo di 3.50 m e alte fino a 7 m nelle condizioni idrauliche più sfavorevoli. Le porte sono a ghigliottina, realizzate in acciaio, sospese su funi ed azionate da un meccanismo oleodinamico. Il tempo di riempimento massimo della conca nelle condizioni di massimo dislivello è di circa 6 minuti, anche se i tempi complessivi nelle stesse condizioni sono intorno ai 10–12 minuti tenendo conto dei tempi necessari alla manovra delle porte.
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figura 12: previsioni del PSC tratte dalla tavola “Trasformazioni: la rete della mobilità”
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Energia, rifiuti e livelli di inquinamento Nell'area nord, l'energia sia per la zona residenziale che per la zona produttiva viene acquistata sul libero mercato e generalmente viene prodotta in modo tradizionale: non vi sono esempi significativi di produzione energetica da fonti rinnovabili. Nell'area sud l'energia per le attività produttive viene acquistata sul mercato e questa necessità penalizza la competitività del sito industriale ed è un deterrente per nuovi investimenti (soprattutto per coloro che potrebbero insediarsi nel Polo). Uno degli obiettivi dichiarati a motivo della realizzazione della Turbogas (cfr. 2.3.4) è proprio quello di ridurre il costo dell'energia per le imprese. Un inceneritore, localizzato a sud-ovest del Polo Industriale e Tecnologico raccoglie i rifiuti prodotti in tutto il territorio cittadino. Oggi la raccolta differenziata per il riciclo dei materiali è obbligatoria per i residenti di Pontelagoscuro e rappresenta la prima azione sperimentale di una strategia comunale tesa a rendere tutta la popolazione più consapevole e responsabile sui temi abientali. Entrambe le aree sono colpite dall’inquinamento atmosferico causato prevalentemente da alcune delle attività insediate nel polo chimico. Negli ultimi dieci anni, in seguito a una forte pressione e mobilitazione cittadina, le attività piu inquinanti sono state localizzate altrove ed è stato attivato un programma di monitoraggio più efficace ed efficiente (cfr. 2.2). Nell'area nord, il principale problema ambientale riguarda il suolo: tutto il terreno su cui sorge Pontelagoscuro presenta inquinamento da vinilcloruro (composto organico clorurato sintetizzato durante i processi industriali). Non è possibile provvedere a una bonifica completa del sito, quindi gli interventi sono limitati alle aree di nuova edificazione. Anche la bonifica dell'area ex SFIR deve ancora essere realizzata e, in base all'attuale sistema normativo nazionale (D.Lgs. del 29 aprile 2006, n. 152 Codice dell'ambiente e s.m.i.), deve essere compiuta dal soggetto inquinanete (nel caso specifico dal proprietario dell'area). Nell'area sud non si è in possesso di una mappa dettagliata dei livelli di inquinamento delle diverse aree, ma, vista la varietà delle produzioni qui localizzate in passato, è legittimo attendersi un mosaico di situazioni estremamente diversificato. La maggior parte delle aree, comunque, deve ancora essere analizzata ed eventualmente bonificata, ma l'assenza di incentivi a supporto dei processi di risanamento (estremamente costosi) non incoraggio i diretti interessati (di solito i proprietari) ad avviare attività di bonifica in un momento di contrazione del mercato immobiliare e di generale stagnazione economica 10. Sia le acque del Po che le acque del Boicelli sono inquinate: il fiume è nel suo tratto finale ed ha già raccolto, durante il suo percorso, tutti i rifiuti inquinanti delle altre province; il canale è (o era) il collettore degli inquinanti provenienti dai siti industriali localizzati lungo le sue rive. Nell'area sud è in corso di indagine il livello di inquinamento della falda acquifera. 9F
2.3.6 MAPPATURA DEGLI STAKEHOLDER In parallelo alla raccolta di informazioni sul contesto territoriale e sullo specifico ambito di intervento e contestualmente al lavoro per la definizione della struttura del processo (cfr. 2.3.7), ha avuto inizio la mappatura degli stakeholder. Inizialmente, l'attenzione del Gruppo Operativo si è concentrata sull’identificazione dei rappresentanti delle proprietà delle aree e delle realtà produttive/imprenditoriali direttamente o indirettamente interessate all’ambito del Boicelli (approfondimento svolto 10 Nel
Piano precedente le agevolazioni erano date dall’alto indice edificatorio e dalla possibilità di monetizzare gli standard.
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in collaborazione con le Associazioni di Categoria). Questa scelta era in un certo senso forzata, poiché l'obiettivo di ReTInA consisteva nell'identificare programmi/progetti di rigenerazione delle aree che avessero la produzione (o l'imprenditorialità in senso lato) al centro del processo di riconversione. Di conseguenza, senza una chiara mappatura dei soggetti che, insieme alla Pubblica Amministrazione (già rappresentata all'interno del gruppo di lavoro), avrebbero potuto condurre il processo dalle idee alla realizzazione, l'intero lavoro sarebbe stato profondamente depotenziato e il processo sarebbe partito con una lacuna strutturale. A seguire, e sulla base delle prime riflessioni svolte, è stato coinvolto il mondo universitario, cercando di ponderare quali soggetti avrebbero potuto aggiungere informazioni e suggestioni più strettamente connesse alle questioni emerse nella prima fase di ascolto. La selezione ragionata degli attori coinvolti è un punto cruciale dell'efficacia dei processi, sia perché coloro che li gestiscono possono facilmente spiegare alle persone il motivo per cui si chiede di dedicare tempo a un processo informale, sia perché è molto più facile raggiungere esiti incrementali capaci di mettere in evidenza il progredire del processo. Nel periodo finale della fase di ascolto due categorie molto significative sono state coinvolte nel processo: le realtà artistiche che gravitano sul territorio cittadino (categorizzate sotto la voce “performing arts”) e i soggetti operanti nel settore turistico. Le realtà artistiche potevano portare un pensiero laterale sulle funzioni da inserire nelle aree prospicienti il canale; mentre per il turismo lo sviluppo del Boicelli, come parte integrante del sistema centro storico–parco urbano–corsi d'acqua, poteva (e può) rappresentare un importante tassello nella conoscenza, nella presentazione e nella scoperta della storia e della cultura del più vasto territorio provinciale. Per gestire e condividere i dati, è stato costruito un database dedicato, composto dalle seguenti voci: VOCE
DESCRIZIONE
CATEGORIA
Specifica della categoria di appartenenza, con la possibilità di scegliere tra: “amministratori”; “associazioni”; “developer”; “dirigenti/tecnici della pubblica pmministrazione”; “gruppo operativo”; “imprenditori”; “proprietari”. A queste voci si sono successivamente aggiunte: “performing arts” (a sua volta distinta in: danza, eventi, musica, suono, teatro, video); “turismo” e “università”
AREA
Specifica della zona di prevalente interesse del soggetto: zona nord, zona sud o intero ambito di ReTInA
NOME COGNOME
Nome proprio del soggetto che partecipa al processo
TIPOLOGIA
Con riferimento alla categoria, specifica della tipologia di ente o istituzione (ad esempio, per la categoria “associazioni”, alcune delle tipologie erano: “associa-zioni di categoria”; “associazioni culturali”; “associazionisportive”. Il livello di dettaglio della tipologia dipende dal livello di approfondimento al quale si vuole giungere nella descrizione/presentazione dei soggetti coinvolti)
APPARTENENZA
Nome giuridico del soggetto rappresentato (ad esempio, tra le “associazioni” erano presenti Italia Nostra, Fondazione Navarra e Confartigianato Ferrara)
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RUOLO
Ruolo ricoperto all'interno della struttura di appartenenza dalla persona che partecipa al processo. Questa è una informazione molto importante perché aiuta a comprendere chi dei partecipanti ha ruoli decisionali e può garantire la piena adesione della struttura che rappresenta (potendo assumersi delle responsabilità o porre sul tavolo concreti elementi di contrattazione) e chi ha ruoli diversi, ma può garantire la partecipazione continuativa al processo (su mandato del responsabile). Il dato è quindi fondamentale per sapere cosa è possibile chiedere e cosa no alla persona che partecipa, contemplando (laddove necessario) i tempi tecnici di discussione interna alle strutture per l'adesione o meno a una determinata idea-progetto.
Indirizzo
Informazioni necessarie per la spedizione postale di inviti o altri materiali/documenti
CAP Comune Provincia E-mail Telefono
Informazioni necessarie per contattare i partecipanti in modo più diretto rispetto all'utilizzo della posta tradizionale
Fax Sito web NOTE
Raccoglie osservazioni utili a comprendere quali possano essere i modi migliori per coinvolgere il soggetto specifico e quali siano gli interessi principali verso l’ambito.
A seguire è stata inserita una colonna excel per ciascuna delle azioni previste all'interno del processo, al fine di monitorare la frequenza e la costanza con le quali i soggetti coinvolti partecipavano agli eventi organizzati .
La frammentazione dei dati è necessaria per consentire al GO di effettuare veloci ricerche grazie alla funzione “filtro” di excel, in quanto l'efficienza nel reperimento delle informazioni è un fattore imprescindibile per la corretta gestione del processo e per l'efficacia del lavoro di gruppo. Durante il processo, l'elenco dei soggetti coinvolti si è arricchito costantemente e si può affermare che la mappatura si sia conclusa al penultimo incontro, inglobando progressivamente nuovi attori in seguito o alla maturazione di nuovi interessi e/o all'esigenza di nuove connessioni progettuali. Al termine del processo, il database era costituito da tre fogli inseriti nel medesimo file excel: FOGLIO
DESCRIZIONE
MAPPATI
Foglio strutturato come sopra indicato e contenente i nominativi di coloro che hanno partecipato attivamente al processo e di coloro che potevano avere diretti e concreti interessi nei progetti emersi nella fase finale del processo (come promemoria per la futura gestione del complessivo processo di rigenerazione dell'ambito Boicelli)
SATELLITI
Foglio strutturato con le stesse voci di “mappati”, ma contenente i nominativi di coloro che hanno partecipato saltuariamente al processo o che sono stati presenti a un solo incontro/evento e per i quali non si
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riusciva a immaginare un evidente e diretto interesse nelle progettualità emerse (ma sempre rintracciabili nel caso in cui il processo di rigenerazione, nel suo svolgersi, potesse vedere il coinvolgimento di alcuni di questi attori) ALTRE AMMINISTRAZIONI
Foglio contenente nominativi e recapiti di soggetti appartenenti ad altre Amministrazioni (regionali, provinciali e comunali) ai quali avrebbe potuto interessare partecipare agli eventi pubblici per condividere le riflessioni sulla metodologia adottata nel processo e/o per conoscere gli esiti emersi (sia quelli intermedi che quelli finali).
Di seguito si riporta un paragrafo specifico sul tentativo di ricostruire una chiara mappa delle proprietà presenti nell’ambito Boicelli e sulle riflessioni condivise a valle dello sforzo attuato. Proprietà In generale (quindi senza distinzione tra zona nord e zona sud), il GO si è trovato di fronte a una situazione che può essere sintetizzata nei seguenti punti: — i proprietari di parte delle aree (soprattutto di alcune tra le più importanti) provengono da altre città della regione oppure da altre regioni. La difficoltà nell'entrare in diretto contatto con loro ha reso meno efficace il momento di spiegazione del senso del processo e, in assenza di forti e reiterate motivazioni, nessun proprietario decide (salvo rare eccezioni) di partecipare a un processo informale che si può rivelare una vera e propria perdita di tempo, non giungendo ad alcuna decisione cogente. Quando siamo riusciti a entrare in contatto con i proprietari, l'obiettivo di ReTInA pareva molto distante da azioni concrete che li potessero interessare, quindi rimandavano un loro ipotetico coinvolgiemento a una seconda fase di maggiore dettaglio; — alcuni dei suddetti proprietari, in un momento di forte crisi economico-finanziaria, hanno di recente venduto le aree ad altri soggetti, non ancora inseriti nei database di nostro riferimento. I nuovi nominativi sono risultati di difficile reperibilità, considerando che il tempo e le risorse umane a disposizione per questa caccia erano limitati e che i proprietari precedenti non si dimostravano particolarmente desiderosi di passare informazioni a un gruppo di lavoro non meglio specificato e dai contorni non così netti (certo, con committenza pubblica, ma non direttamente interno alla Pubblica Amministrazione); — altri dei suddetti proprietari, probabilmente sempre per far fronte alla crisi, hanno deciso di condividere la proprietà dell'area con altri soggetti. Talvolta la nuova compagine proprietaria, per agevolare la gestione delle operazioni relative all'area, dà vita a un soggetto giuridico terzo appositamente dedicato. Ancora una volta, per motivi di tempo e di risorse, nonché per una scarsa dimestichezza nel compiere ricerche su tali questioni, il Gruppo Operativo si è trovato di fronte a situazioni complicate e di difficile risoluzione; — allo stesso modo (ma guardando l'ambito d'intervento da tutta un'altra scala), alcuni soggetti residenti in zona sono proprietari di aree talmente piccole (se paragonate all'ambito di intervento) da non aver compreso quale apporto avrebbero potuto mai dare a un processo che si poneva l'obiettivo di identificare programmi d'azione e progetti strategici per la rigenerazione
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del Boicelli: in sostanza è stato molto difficile accompagnare il pensiero dalla scala del micro, del privato, del puntuale, alla scala del macro, della rete, del complessivo (o meglio, dell'olistico). Questa casistica è molto più frequente nella zona sud, dove la frammentazione delle proprietà presenta un quadro ancora piu complicato e intricato rispetto alla zona nord. Infatti, parlando in generale, la zona sud è una giustapposizione di piccole/medie proprietà con differenti caratteristiche e senza alcun coordinamento fra loro. Dopo aver cercato per diversi mesi di giungere invano a una soddisfacente composizione della mappa delle proprietà, abbiamo optato per un coinvolgimento più mirato nel momento in cui fossero sorte idee specifiche in merito a determinate aree. Sulla base di questa esperienza, in un processo di rigenerazione urbana che deve necessariamente partire da ragionamenti strategici di scala vasta, il GO non cercherebbe più un coinvolgimento generalista delle proprietà (ritenuto inefficace e in totale perdita dal punto di vista della valutazione costi/benefici), poiché gli obiettivi sottesi dal processo non risulterebbero sufficientemente concreti per chi è principalmente motivato da interessi privatistici (e non ha legami diretti, anche affettivi, con il territorio, in quanto originario e residente in altro luogo). L'invito a partecipare, dovrebbe giungere alle proprietà nel momento in cui fossero presenti sul tavolo di discussione e di confronto delle proposte che si basano su altri livelli di concretezza (ovvero non la concretezza del pensare, ma la concretezza del fare). Compiendo una scrematura in quest'ottica, i proprietari della zona nord che si sarebbero dovuti coinvolgere in modo più efficace (citando anche coloro che al processo hanno effettivamente partecipato e con i quali sono stati condivise riflessioni e progetti) sono: — — — —
SFIR–Societa Fondiaria Industriale Romagnola (proprietaria dell’ex zuccherificio); Agorà 2000 SRL (società immobiliare di Modena, proprietaria dell’ex zuccherificio Gulinelli); CAFA–Consorzio Autotrasportatori Ferraresi Artigiani; AIPo–Agenzia Interregionale del Fiume Po, ente gestore di alcune delle aree a ovest di via Padova, talvolta concesse in uso a privati (ad esempio ad Assonautica).
Per la zona sud si rimanda al paragrafo 2.3.5, in una logica di sovrapposizione tra soggetto proprietario e soggetto proponente dei progetti di riconversione delle aree dismesse o in via di dismissione (che indubbiamente rappresentano le aree più strategiche sulle quali svolgere le principali riflessioni nel breve-medio periodo).
2.3.7 LA STRUTTURA DEL PROCESSO DI INCLUSIONE La prima decisione in merito alla struttura del processo ha riguardato il posizionamento del processo nella fase ritenuta più rispondente (cfr. 1.5) e si è convenuto di poter inscrivere entrambe le zone nella “fase iniziale di creazione e valutazione di soluzioni/scenari alternativi” (fase 2). Seppure afferenti alla medesima fase del processo di rigenerazione, per le due zone sono stati declinati specifici obiettivi, al fine di comunicare verso l'esterno, già con questa prima indicazione, le differenze (non di poco peso) che le caratterizzano e le rendono strategicamente complemetari: Obiettivo zona nord: “Definire, con il contributo della comunità, scenari di sviluppo in grado di
generare nuove idee per il miglioramento e la valorizzazione della qualità urbana e ambientale”
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Obiettivo zona sud: “Definire nuovi progetti, integrabili con quelli già in corso, capaci di portare
ordine e riconoscibilità alla zona e tesi alla stesura di un accordo di programma”
Con questi presupposti, è stata definita una struttura di processo che vede l'alternarsi di azioni che hanno ad oggetto l'intero ambito di ReTInA con azioni più distintamente dirette ad approfondire le questioni connesse alle zone nord e sud. Di seguito si porta la sintesi schematica del processo. Posizionamento dell'ambito e analisi del contesto mappatura degli stakeholder
INPUT
ZONA NORD
ZONA SUD
Avvio del processo nella zona nord
Avvio del processo nella zona sud
interviste semi-strutturate questionario web focus group sopralluogo
ASCOLTO
La comunità intervista sé stessa
Bar Camp: "Quali/quante convergenze lungo l’asta del Boicelli?" 1° tavolo zona nord
1° workshop zona sud
2° tavolo zona nord
2° workshop zona sud
CODIFICA VERIFICA
World Cafè: "Appunti di viaggio lungo il Boicelli"
"Boicelli urbano: interpretazione contemporanea delle idee rinascimentali"
SINTESI
mappa interattiva per la gestione del processo di rigenerazione urbana Schede programma per la zona nord: — La riattivazione della riva del Po — Dal Boicelli al borgo antico: un percorso necessario
Schede programma per la zona sud: — Interconnessioni — Stili di vita contemporanei
OUTPUT
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2.3.8 INCONTRI PUBBLICI DI AVVIO DEL PROCESSO DI INCLUSIONE Zona Sud L’incontro pubblico si è svolto il 16 dicembre 2010 presso la sala conferenze delle Distillerie Moccia a Ferrara e, alla presenza degli amministratori di Provincia e Comune, ha rappresentato il momento di avvio del processo, organizzato operativamente sotto forma di primo confronto con gli intervenuti. Infatti l’appuntamento, pur rivolto all’intera cittadinanza, ha avuto come destinatari principali gli imprenditori, le associazioni di categoria e i proprietari delle aree. Agli intervenuti, per cercare di chiarire inequivocabilmente il senso del progetto al quale avrebbero potuto prendere parte, è stato consegnato il documento “ReTInA COS’E… / ReTInA COSA NON E’…”, riportato a seguire: Il Progetto ReTInA è… Un progetto che prevede l’attivazione a livello locale di processi di rivitalizzazione innovativa delle aree industriali attraverso l’applicazione di una nuova metodologia di coinvolgimento dei soggetti interessati. Un progetto di iniziativa europea che ha due livelli: uno locale (Ferrara) e uno europeo (con la partecipazione di altre istituzioni locali e agenzie di sviluppo di sei Nazioni del Sud Est Europa). A livello locale, il coordinamento istituzionale è della Provincia di Ferrara che a sua volta ha invitato il Comune a partecipare. Una sfida che, pur agendo a livello locale, ha lo sguardo sempre rivolto alla dimensione internazionale. Un luogo [fisico e concettuale] di incontro, discussione, proposte e azioni finalizzate a trovare soluzioni innovative e sostenibili. Un insieme di momenti strutturati e progettati per effettuare una riflessione seria e condivisa sul futuro della produzione, alla ricerca del miglior connubio tra sviluppo economico e trasformazione del territorio. Un progetto partito a livello europeo in ottobre 2009 e che comincia a realizzare la sua operatività locale (su Ferrara, area del Canale Boicelli) a novembre 2010. Un’opportunità di attivazione di idee ed impegni nuovi che possono essere presi in considerazione dagli organi comunali e provinciali che si occupano di pianificazione. Progetto ReTInA non è… Un progetto che prevede l’accesso diretto a contributi economici e incentivi da parte degli enti locali o istituzioni territoriali. Un progetto che stabilisce finanziamenti per l’attuazione di interventi e progetti sull’area. Un’iniziativa comunale che coinvolge le parti sociali (imprese e sindacati) per risolvere le vertenze sulle dismissioni industriali avvenute nell’area. Uno strumento di pianificazione collegato e già previsto nel Piano Strutturale Comunale per effettuare interventi urbanistici nell’area. La previsione di momenti e spazi staccati tra di loro in cui gli imprenditori e le associazioni di categoria chiedono informazioni specifiche ai tecnici provinciali e comunali e ai progettisti incaricati. Lo spazio per stipulare in forma bilaterale o trilaterale rapporti economici e istituzionali in attesa di risoluzione.
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L'incontro è stato suddiviso in due parti: nella prima, il GO e i dirigenti provinciali e comunali hanno introdotto l’impianto del progetto europeo, le attività previste localmente e lo stato di avanzamento degli strumenti di pianificazione; nella seconda, l’attenzione è stata focalizzata sul ruolo che i partecipanti avrebbero potuto/dovuto ricoprire nello svolgimento del processo di rigenerazione. A seguire, gli intervenuti hanno posto alcune domande, al fine di sciogliere alcune perplessità e sottolineare gli aspetti più critici. I principali punti affrontati dal dibattito hanno consentito di spiegare meglio le finalità del progetto ReTINa e di raccogliere indicazioni sulle successive modalità di coinvolgimento. Il progetto ReTInA sul piano locale, ha la valenza di una vera e propria sperimentazione sulle aree individuate o si tratta di attività di consultazione generica sganciate da un piano e da precisi impegni di verifica e di confronto? Si tratta di una sperimentazione, di attività progettuale che da un lato non garantisce esiti certi, ma dall’altro consente, in base agli impegni presi da Provincia e Comune, di seguire e verificare nel corso del processo che sarà attuato, la valenza dello stesso in termini di risultati e di efficacia per il miglioramento dell’ambito. In relazione ai risultati del processo, cosa si intende per accordo (Zona Sud) e cosa si intende per scenario condiviso (Zona Nord)? L’indicazione dei prodotti che scaturiranno al termine del percorso è generica, in quanto il loro contenuto e la loro dimensione dipenderà dal confronto che si instaurerà tra stakeholder e tra questi e il gruppo operativo. Allo stesso tempo risulteranno determinanti le idee progettuali che i percorsi saranno in grado di convogliare. Quali rapporti con il POC? E’ stata sottolineata la sfasatura temporale che l’avvio di ReTInA registra con gli strumenti di pianificazione territoriale dell’Amministrazione Comunale, in particolare con l’approvazione del Piano Operativo Comunale (POC). È stato risposto che qualora i risultati dei processi risultassero soddisfacenti in termini di idee progettuali e relativo quadro di investimenti, gli enti locali coinvolti potrebbero essere interessati sia ad adeguare nel tempo i propri i piani sia ad applicare la stessa metodologia per altre aree di interesse. Come superare la difficoltà di intercettare e coinvolgere efficacemente gli imprenditori che operano nell’ambito? Alcuni partecipanti hanno messo in rilievo la scarsa presenza di imprenditori all’incontro e il difficile compito di individuarli e conseguentemente di coinvolgerli su un progetto dalle modalità esecutive inconsuete. Gli esponenti del gruppo operativo hanno spiegato che il processo prevede, nella fase di ascolto e analisi del contesto, la finalità di individuare i portatori di interessi (inclusi proprietari e imprenditori attivi nell’ambito di intervento) e contattarli facendosi supportare anche da associazioni di categoria o altre organizzazioni presenti sul territorio come gli studi di ricerca e consulenza. Zona Nord L’incontro pubblico si è svolto il 9 marzo 2011 presso il Centro Sociale Il Quadrifoglio a Pontelagoscuro e, alla presenza degli amministratori di Provincia e Comune, ha rappresentato il momento di avvio del processo, organizzato operativamente in stretta collaborazione con la Circoscrizione 3 e con il mondo dell'associazionismo socio-culturale attivo a livello locale. A differenza della zona sud, l’appuntamento è stato comunicato in modo da coinvolgere il maggior numero di cittadini possibili, anche se il suo svolgimento ha di base ricalcato quello dell’incontro organizzato in dicembre. Quindi,
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una volta terminata la parte descrittiva del gruppo operativo, ha preso avvio il dibattito, che ha dato modo ai partecipanti di esprimere le proprie considerazioni in merito al progetto. Ha aperto la discussione il rappresentante di Assonautica che ha ribadito l’importanza di una pianificazione capace di valorizzare il progetto Idrovia, trait d’union di elementi che caratterizzano il territorio ferrarese dal punto di vista economico, turistico e produttivo in senso lato. Il dibattito è proseguito con l’intervento del rappresentante del Centro Canoa di Pontelagoscuro che ha sottolineato l’attuale degrado di tutta l’area del Boicelli. Su questi presupposti ritiene che un progetto di rigenerazione non possa che portare benefici: sebbene il canale sia già in parte fruibile a remi, la trasformazione in una via accessibile anche a imbarcazioni motorizzate porterebbe effetti positivi sul sistema turistico e produttivo. A tal riguardo ha ricordato l’esempio della città di Gand, (Belgio), dove il canale è stato trasformato in uno dei migliori bacini per gare di canottaggio. Questa trasformazione ha fatto sì che la zona diventasse punto di riferimento per altre iniziative culturali e sportive e quindi di forte richiamo turistico. Ha proseguito l’intervento rammaricandosi di come la zona di Pontelagoscuro abbia perso negli anni la propria identità, auspicando la creazione di percorsi ciclabili continui, come per esempio quello della Destra Po fino al centro cittadino. La discussione è continuata con l’intervento del rappresentante della Motonave Nena, che ha ricordato quanto sia importante la presenza dell’acqua e come sia diverso il territorio visto dal fiume. Ha sottolineato come probabilmente pochi cittadini conoscano effettivamente il Boicelli o sappiano che si tratti di un canale navigabile ed ha proposto l’organizzazione di un sopralluogo rivolto alla cittadinanza, al fine di sviluppare maggiore sensibilità rispetto al territorio. Ha proseguito la discussione il presidente della Società Canottieri, condividendo la scelta della società di inserire il turismo all’interno del proprio statuto; scelta determinata dalla consapevolezza che il Po e i suoi argini sono un importante richiamo turistico internazionale. Ulteriore obiettivo che è stato fissato in occasione della riorganizzazione della società è stato quello della partecipazione e della creazione di reti. Ha evidenziato infine l’importanza di legare il concetto di produttività a quello di cultura e di turismo, aspetto caratterizzante del progetto ReTInA. L’intervento di una signora residente nella zona ha poi sottolineato il ruolo dei processi partecipativi nella creazione/rafforzamento del senso di comunità, sempre più labile. Infine la Fondazione Navarra si è resa disponibile a supportare la creazione di progetti all’interno del parco urbano Giorgio Bassani, dal momento che è proprietaria di 80 ha di terreno al suo interno. Sono emerse in chiusura alcune perplessità relative ai tempi del processo, alla capacità di collaborazione effettiva fra gli enti e al fatto che non fossero presenti autorità che gestiscono le vie navigabili. Il gruppo operativo ha ribadito come i tempi del progetto siano definiti e chiari e che forse al termine dell’anno di lavoro ci si sarebbe resi conto di avere dato l’avvio a un processo che evolverà a nel futuro. L’amministrazione provinciale ha ritenuto opportuno sottolineare come, attraverso ReTInA, sia possibile constatare già alcuni passi in avanti nel dialogo fra Comune e Provincia. Infine, in merito alla partecipazione all’incontro di enti quali AIPo, si è fatto presente che questi sono già stati inseriti tra gli stakeholder (durante la fase di mappatura) e che sarebbero stati coinvolti inizialmente attraverso le interviste in programmazione.
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2.4
ASCOLTO
Il Gruppo Operativo si è prefissato di raggiungere, nel secondo stadio del processo, i seguenti obiettivi: — approfondire la conoscenza dell’ambito del Boicelli consultando i soggetti che hanno su di esso interessi diretti o indiretti e che possono fornire elementi importanti sui punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce (secondo le categorie dell’analisi SWOT); — giungere a una valutazione condivisa dell’ambito (e del territorio ferrarese di riferimento) — definire la prima bozza di una strategia di rigenerazione commisurata al contesto e supportata da progettualità concrete; — individuare convergenze tra le diverse esigenze e costituire le prime reti informali tra partecipanti.
2.4.1 INTERVISTE SEMI-STRUTTURATE A TESTIMONI PRIVILEGIATI Le interviste, realizzate tra gennaio e luglio 2011, erano rivolte a testimoni privilegiati di soggetti economici, di realtà della scena socio-culturale ferrarese e di enti pubblici. Gli intervistati sono stati individuati in base al ruolo che le organizzazioni di appartenenza ricoprono (o potrebbero ricoprire) nelle dinamiche di rigenerazione dell’ambito del Boicelli. Per lo svolgimento delle interviste è stata definita una traccia, volta principalmente a conoscere l’opinione degli interlocutori sull’immagine dell’area e a raccogliere eventuali proposte di cambiamento. La traccia è stata liberamente utilizzata dalle intervistatrici, che hanno approfondito di volta in volta gli aspetti considerati più peculiari. Indice degli intervistati e contenuti delle interviste Pag. Società Canottieri Ferrara
Paolo Lascari–Presidente; Georg Sobbe–Vicepresidente
STB Po di Volano e della Costa
Andrea Peretti–Responsabile
Assonautica
Paolo Dal Buono–Vicepresidente
Centro Canoa Giuseppe Mazza
Adriano Giglioli–Presidente
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Fondazione Navarra
Pier Carlo Scaramagli–Presidente; Marco Rivaroli–Direttore Amministrativo; Maurizio Andreotti–Consigliere
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Ordine Agronomi e Forestali
Gloria Minarelli–Presidente
71
CIA
Paolo Ghiacci–Direttore provinciale; Mauro Ferrara–Presidente provinciale; Andrea Bandiera–Presidente sezione comunale FE
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Comune di Occhiobello
Francesco Pellegrini–Assessore
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UNIFE – Facoltà di Economia
Gianfranco Franz–Professore Associato
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AGAF
Denis Zaghi–Presidente
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CDS
Stefano Capatti–Responsabile welfare
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UTECO
Davide Rubbini–Presidente; Silvia Mazzanti–Collaboratrice
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ANCE
Gianluca Paparella–Responsabile ANCE Ferrara; Riccardo Maiarelli–SACOFIN Immobiliare; Anna Tambini–NL Proprieties;Edoardo Preger–Studio Preger, tecnico della SFIR
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CAFA
Stefano Grechi–Architetto
80
Confesercenti
Alessandro Osti–Direttore
80
Confartigianato
Sergio Soffiatti–Funzionario
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CNA
Gianpaolo Lambertini–Responsabile Area Economica
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Teatro Nucleo
Antonio Tassinari
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SIPRO
Elisabetta Scavo–Direttore
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La sintesi di ciascuna intervista è riportata secondo la seguente scaletta: Nell'intervista si è parlato di... Come è visto l’ambito del canale Boicelli Indicazioni e suggerimenti 11 Proposte e citazioni significative 10F
Società Canottieri Ferrara NELL'INTERVISTA SI È PARLATO DI... Nuovo corso della Società Canottieri, che prevede: una maggiore apertura verso i settori turistico e culturale (aumentado la collaborazione con le realtà locali) e un progetto complessivo di riqualificazione (fisica e funzionale) della sede e dell'area fortemente improntato sui temi della sostenibilità, capace in particolare di diventare un modello per la produzione e l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Importanza delle collaborazioni, in particolare con: la motonave Nena (rapporto già attivo da tempo); l'Associazione Fiumana (di nuova costituzione); il Centro Canoa Beppe Mazza; l’azienda Sistema Walcon; il CUS–Centro Universitario Sportivo; i gestori dell'Oasi Isola Bianca; il Jazz Club Ferrara; l' Associazione Musicisti di Ferrara–Scuola di Musica Moderna. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Nonostante la zona presenti grandi potenzialità turistiche e sportive, risulta abbastanza trascurata: esistono da sempre diverse problematiche connesse alla navigabilità e all'inadeguatezza delle strutture per gli attracchi turistici, ma questi problemi sono stati spesso sottovalutati per dare priorità a interventi sul Delta del Po. Si evidenzia inoltre l’assenza di particolari legami con la sponda veneta del Po, per la quale è stato fatto molto di più di quanto non sia stato fatto per la Destra Po.
Il termine Suggerimenti comprende consigli sull’agire, priorità di intervento e raccomandazioni generali che possono anche non includere il coinvolgimento dell’autore del suggerimento. Il termine Proposte racchiude azioni o prospettive che l’intervistato avanza e che includono il suo diretto coinvolgimento, secondo modalità da stabilire.
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INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Valorizzare il parco perifluviale, promuovendo attività didattico–ludiche sui temi della tutela dell’ambiente e della scoperta del territorio (escursionismo); — recuperare il collegamento tra Pontelagoscuro e il fiume Po; — valorizzare gli edifici di archeologia industriale (distillerie, zuccherifici, cartiere, etc.) inserendoli in un percorso turistico tematico; — supportare la nascita di un cantiere nautico per imbarcazioni di piccole/medie dimensioni. Servizio assente lungo tutta l'asta del Boicelli (e dintorni), di cui molti sentono il bisogno e la necessità; — valorizzare la concessione della durata di 100 anni data alla Società per la gestione di un’area sul Po di Volano, all’altezza di San Giorgio. PROPOSTE E CITAZIONI — progetto Una finestra sul fiume: l’area della Canottieri come proiezione della città sul Po. Il progetto è già stato avviato con l’insediamento del nuovo Consiglio Direttivo, ma il suo ampio respiro potrebbe coinvolgere tutta la città, in coerenza con il nuovo corso della società, improntato a una maggiore apertura verso la cittadinanza e a una maggiore disponibilità nel gestire il rilancio dell'area in collaborazione con le altre associazioni presenti; — progetti connessi al turismo lento (cicloturismo, ippoturismo e pescaturismo); — formalizzazione del ruolo dell’area come presidio della Protezione Civile. L'area della Società Canottieri come anello di congiunzione tra Parco Urbano e Destra Po
Servizio tecnico di bacino Po di Volano e della Costa Assonautica NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Revisione del sistema delle competenze: le attività relative alla navigazione interna erano prima gestite dall’ ARNI–Azienda Regionale per la Navigazione Interna, che aveva stipulato un’intesa con le Regioni limitrofe per la gestione dei corsi d’acqua che le attraversavano. Dopo la soppressione dell’ARNI, avvenuta a febbraio 2010, le competenze sulla navigazione sono gestite direttamente da AIPO–Agenzia Interregionale per il fiume Po. In capo alla Regione Emilia Romagna è rimasta la competenza per la difesa del suolo, manutenzione argini, gestione dei servizi di piena, polizia idraulica. Tutte attività gestite dal Servizio tecnico di bacino del Po di Volano e della Costa. Probabilmente le competenze erano svolte meglio ai tempi dell’intesa interregionale, poiché nell’AIPO non sono confluite le parti piemontesi (e dunque l’Agenzia è incompleta) e le Regioni coinvolte procedono con velocità diverse (e Ferrara procede a bassa velocità). Rapporto con l’acqua: il territorio ferrarese, come le terre di Olanda, è un quadrilatero a perenne rischio di esondazione di grandi fiumi (il Reno a sud, il Po a nord, il Panaro a Ovest); però, nonostante il “sottotitolo” di Ferrara sia terra e acqua, esistono importanti separazioni e cesure tra i due elementi, poiché i corsi d’acqua non sono fruibili a causa di barriere invalicabili (in particolare il Po di Volano e il canale Boicelli). Un altro aspetto poco conosciuto è quello dell'importanza del sistema idraulico (e della sua manutenzione) per il settore agricolo; infatti il sistema dei corsi d’acqua, gestito con le idrovore e le chiuse, è collegato al sistema irriguo dei campi e consente di irrigare costantemente, anche durante i periodi di siccità.
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I problemi tecnici che ostacolano lo sviluppo della navigazione sono principalmente dovuti ai blocchi della navigazione stessa connessi al cattivo funzionamento della conca di Pontelagoscuro (cfr. 2.3.5) e alle fasi di piena: se in passato la navigazione veniva interrotta al massimo una volta l’anno, adesso succede anche 2 o 3 volte l’anno, con risvolti negativi sull’affidabilità delle connessioni via acqua. La considerazione più importante, però, riguarda il progetto Idrovia: quando furono consultati durante la pianificazione del percorso della nuova idrovia, i tecnici suggerirono di realizzare un nuovo canale per lo sbocco a mare, evitando che Ferrara fosse attraversata da un’autostrada fluviale. Infatti un nuovo canale, pur comportando spese maggiori, poteva essere realizzato secondo le necessità tecniche richieste per una navigazione commerciale adeguata. Avevano anche anticipato che il grande problema dei corsi che attraversano la città era quello dei fanghi, che necessitano di un continuo dragaggio per consentire il passaggio delle navi, oltre all’innalzamento dei ponti, allargamento dei corsi. ecc. Allora la scelta rimase quella di attraversare Ferrara. A distanza di anni, i tecnici sostengono di aver avuto conferma della correttezza del loro punto di vista dalle difficoltà nell'avanzamento dei lavori dovute proprio alle problematiche evidenziate in fase di consultazione. E ancora oggi i problemi centrali sono il dragaggio e lo stoccaggio dei fanghi tolti dai fondali. Un’intesa del Consorzio di Bonifica consente di spurgare i canali sfruttando i terreni agricoli, ma oggettivamente lo spazio si esaurisce presto, poiché per ogni operazione si parla di circa 1 milione di metri cubi di fanghi. Inoltre si registrano concentrazioni di zinco superiori alla norma stabilita dall’Unione Europea, anche se i tecnici precisano che una quantità superiore di zinco è naturalmente presente negli argillosi terreni ferraresi: non si erano verificati problemi fino al momento in cui non sono stati effettuati controlli. Adesso le verifiche sono periodiche e si conosce la composizione dei fanghi. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Essendo parte del progetto Idrovia (cfr. 2.3.4) e nonostante la sua funzione di semplice bretella di raccordo, il Boicelli potrebbe essere visto come elemento a supporto della navigazione interna, che vede nel corso del Po di Volano il vero e proprio itinerario suggestivo da utilizzare a fini turistici. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Valorizzare le potenzialità turistiche, che sono una certezza nel caso in cui fosse portato a termine il progetto Idrovia, poiché lungo il suo tracciato sono presenti rilevanti emergenze architettoniche, ambientali ed enogastronomiche pronte ad essere fruite. Inoltre sono presenti sia la clientela potenziale (Inghilterra, Canada, Francia) sia le compagnie in franchising per sviluppare il settore; — potenziare offerte turistiche miste (cfr. il pacchetto bike & boat offerto sulla nave Vita Pugna); — risolvere l’inaffidabilità della conca di Pontelagoscuro, dovuta a problemi legati al nuovo modello di chiusa (porta a ghigliottina invece di porta vinciana): essendo un prototipo l’utilizzo ne sta mettendo in luce i difetti. Contestualmente si potrebbe introdurre un sistema a telecomando per un più agile utilizzo. PROPOSTE E CITAZIONI Siccome in generale gli sviluppi in ambito commerciale sono molto problematici (anzi nulli), soprattutto perché occorrerebbe un dragaggio continuo e imponente per il funzionamento dell'intero sistema, si propone di puntare sulla IV classe internazionale di navigazione, meno problematica della V e coerente con le proposte di sviluppo turistico della navigazione interna. A Ferrara non si è compresa l’importanza della navigazione [...] Di solito le città mostrano sul fiume il loro salotto buono, invece a Ferrara si tratta delle parti più brutte.
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Centro Canoa Giuseppe Mazza NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Le potenzialità dell’area adiacente la sede del Canoa Club che, grazie alla sua collocazione e tramite alcuni interventi migliorativi, potrebbe rappresentare un nodo del circuito turistico Destra Po. La riqualificazione dell’area la configurerebbe come un’oasi vivibile per la cittadinanza, inoltre la costruzione di un percorso interno di raccordo con la pista ciclabile renderebbe l’area oltre che un punto di sosta anche un collegamento con il centro urbano: in questo modo, i percorsi ciclabili ferraresi verrebbero valorizzati a livello europeo e questo tratto costituirebbe uno snodo funzionale anche per gli spostamenti locali. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI L’area del Boicelli possiede molti punti di forza che potrebbero essere valorizzati, ma l’unica vocazione attuale è il turismo fluviale. Al momento, il canale è utilizzato e viene goduto solo sotto l’aspetto sportivo, da parte del Centro Canoa e del Centro sportivo universitario estense. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — La valorizzazione dell’ambito non può avvenire puntando su opere sovradimensionate, ma occorre partire concretamente da progettualità fruibili a medio termine; — il canale andrebbe ripulito: al momento sembra più stretto a causa della foltissima vegetazione che non viene potata da anni. In particolare, la congiunzione del Boicelli con il Volano non viene dragata da molti anni e l’area si sta interrando, rendendo possibile il passaggio solo a barche molto piccole. Iniziando con il dragare quest’area e la darsena di San Paolo, si faciliterebbe la navigazione almeno nel tratto che conduce al centro della città. Il dragaggio, però, presenta problematiche da tenere in considerazione: i fanghi sono altamente inquinati e non è chiara la procedura per il loro smaltimento. In Olanda vengono fatti seccare in blocchi e ricollocati in acqua, ma rimane da verificare se la soluzione sia applicabile anche nell’area interessata; — il Comune ha in progetto di erigere, per conto della Provincia, un prefabbricato con servizi di base da destinare ad aule didattiche per l’educazione alla pesca (si tratta di un terreno demaniale), prevedendo di collegare questo primo porticciolo di partenza con altri già esistenti sull’asta del fiume. PROPOSTE E CITAZIONI — Realizzazione una pista ciclabile lungo il canale Boicelli nei 5 km fra la conca e la confluenza con il Volano. La ciclabile andrebbe realizzata sul lato destro del Boicelli, poiché la compresenza di diversi proprietari sul lato sinistro ne complicherebbe la realizzazione. — Progetto per la realizzazione di un’area di sosta e ristoro (presentato al Comune nell’autunno del 2010): il progetto prevede un pit-stop per camperisti, che avrebbero la possibilità di lasciare in sosta il camper e recarsi in bicicletta a visitare la città. — Costruzione di un sotto/sovrapasso per rendere l’area adiacente al Canoa Club accessibile da Via Padova. — Progetto per la costruzione di un’area funzionale specifica per le attività del Centro, che, al momento, non ha una vera e propria sede, ma alcuni container presi in prestito che ne fanno le veci. Completando il circuito Destra Po i percorsi ciclabili ferraresi verrebbero valorizzati a livello europeo e il tratto della chiusa costituirebbe uno snodo funzionale anche per gli spostamenti locali.
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Fondazione Navarra NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Le attività e i progetti della Fondazione, il cui scopo principale è portare sostegno al mondo della scuola e promuovere sperimentazione e ricerca: — frutteto dimostrativo, un impianto sperimentale creato per rispondere alla necessità di avere informazioni mirate e sperimentate ad hoc nel territorio ferrarese, a supporto degli studenti dell'Istituto Tecnico Agrario Fratelli Navarra e degli imprenditori frutticoli; — la presenza del Parco Scientifico per le Tecnologie Agroindustriali (ParcAgri), la cui finalità è sostenere e promuovere progettualità assieme all’Università di Ferrara allo scopo di stimolare l’innovazione, la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e il marketing territoriale; — studi e ricerche per l’utilizzo della canapa in campo cosmetico (produzione di olio) e dell’arachide nei campi della cosmesi e dell’energia; — piattaforma per l’educazione alla giusta alimentazione di prodotti agroalimentari che rispettino e abbiano attenzione per l’ambiente. Il progetto si rivolge prevalentemente al mondo delle scuole. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI In merito al progetto predisposto da PROAP per il Parco Urbano Giorgio Bassani, viene lamentato il fatto che il disegno progettuale sia stato presentato alla fine del processo di elaborazione e si valuta positivamente l’eventualità di poter rivedere alcune scelte progettuali nel momento in cui si lavorerà per la definizione degli scenari di sviluppo dell’ambito Boicelli, al fine di torvare la maggiore coerenza tra le due strategie.
Ordine Provinciale Dottori Agronomi e Forestali NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Situazione attuale del Polo Chimico: si tratta di un APO–Ambito Produttivo Omogeneo che è stato interessato da interventi di tutela ambientale. Per l’APO è stato stilato un accordo pubblico/privato (in cui sono coinvolti Provincia e Comune di Ferrara), che prevede un protocollo di impegni verso una riqualificazione ambientale e verso la trasparenza nei confronti dei cittadini, ai fini dell’ottenimento di un attestato EMAS (Eco-Management Audit Scheme) che si configura come percorso proattivo. Sostanzialmente l’accordo impegna le parti ad attuare tutele praticabili e tecnologicamente all’avanguardia in materia di protezione ambientale. Riqualificazione della zona della Darsena: nell’area è stato realizzato un importante progetto di riqualificazione urbana che non viene percepito come tale dalla cittadinanza; è un esempio di progetto che si sviluppa in tempi lunghi e che necessita di un’adeguata comunicazione. Attualmente il fronte degli edifici della Darsena è animato, mentre il retro, che si affaccia sull’acqua, viene percepito come non fruibile anche perché, nonostante la presenza di giardini, gli spazi verdi comuni in prossimità del canale sono pochissimi. Occorrerebbe invece mettere in risalto il fiume e valorizzarne l’impatto emotivo. Valorizzazione del territorio rurale periurbano per il benessere della comunità (si vedano i punti successivi). COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Attualmente l’area è percepita negativamente, ma si tratta di un “muro permeabile” sul quale è ancora possibile intervenire con progetti di notevole rilevanza.
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Una delle problematicità più sentite è la viabilità: nonostante sia opinione comune che la diffidenza nei confronti della zona sia determinata dal timore di un eccessivo inquinamento di suolo e aria, da un sondaggio svolto poco prima dell’intervista risulta che il problema maggiormente sentito dai cittadini è il traffico veicolare indotto dalle attività insediate nella zona. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Dare la giusta importanza al dialogo con i proprietari privati: i processi di dialogo, comunicazione e negoziazione con i privati sono molto importanti quando si intende pianificare. La prime domande che si pongono i privati sono inerenti alla resa dei loro terreni o al loro mancato guadagno. Da queste domande si iniziano a porre le basi per stipulare accordi. Il privato deve essere sempre consapevole degli interventi previsti dall’ente pubblico e l’ente pubblico deve rendersi conto che determinati risultati sono raggiungibili soltanto attraverso accordi con il privato; — inquadrare specifiche attività agroalimentari all’interno di un ragionamento di valorizzazione storica e di collegamento fra il prodotto e il suo territorio: i prodotti potrebbero essere tanti, ma la necessità attuale è quella di far uscire la zona dall’anonimato. Valutando il tipo di terreno è possibile ipotizzare piantumazioni agricole anche in prossimità della città, ma l’opzione migliore è puntare su piantumazioni boschive, perché attualmente non ci sono colture di pregio. Ad esempio, il progetto per il Parco Urbano di Ferrara di Nuñes persegue un obiettivo meritevole (cfr. 2.3.4), ma solo a livello teorico: la realizzazione effettiva del progetto comporterebbe dei costi non sostenibili (parere condiviso dalla Fondazione Navarra N.d.R); — visto che la sede dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali si trova, da un anno, presso i locali della Fondazione Navarra localizzati all’interno del parco urbano Giorgio Bassani e sono già attivi progetti congiunti di formazione e sensibilizzazione ambientale e alimentare; considerato che, sebbene l’Ordine sia un’emanazione del Ministero di Grazia e Giustizia e persegua finalità istituzionali e pubbliche, la figura del Dottore Agronomo e Forestale può partecipare alle fasi progettuali ed esecutive delle attività di quella che potrebbe essere una Cittadella della ricerca, si esprime la disponibilità a collaborare per la partecipazione a bandi di finanziamento (ad esempio programma Interreg dell'Unione Europea) per la promozione del tema del periurbano e del territorio rurale ferrarese. PROPOSTE E CITAZIONI — creare aree verdi fruibili dal cittadino e promuovere il rimboschimento urbano: attualmente all’area del Boicelli mancano, o sono da valorizzare, due prerogative proprie della città storica: il verde e l’acqua. In questa logica la valorizzazione potrebbe avvenire attraverso interventi di rimboschimento e la creazione di itinerari tematici in una sorta di museo all’aperto della “Ferrara Industriale”. L’area del Boicelli non dispone di aree verdi significative se non la zone di campagna privata attualmente non accessibili. Dalla piantumazione di alberi ed interventi sul verde, potrebbero scaturire quasi naturalmente aree con servizi ambientali, parchi sportivi, palestre all’aperto. Servizi facilmente raggiungibili con percorsi brevi o con navette per le persone che lavorano e vivono nei pressi. Si potrebbero realizzare tracciati percorribili che portano a diversi punti di interesse; si potrebbe intendere l’area come la “porta del parco urbano”. Attualmente infatti c’è più bisogno di servizi ecosistemici (a funzione sociale e ambientale) che di prodotti agricoli, e tali servizi possono essere interpretati anche come connessione e porta di accesso alle funzioni puramente agricole; — prevedere, relativamente al tessuto urbano, boschi e barriere vegetali con la funzione di assorbimento di Co2 e assorbimento acustico. Il rimboschimento risponderebbe anche alla logica delle reti ecologiche previste dal Piano Unesco;
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— comunicare ai cittadini la storia della riqualificazione delle aree industriali dismesse, attraverso la realizzazione di aree di sosta, la piantumazione di alberi, l’installazione di panchine e l’utilizzo di pannelli e bacheche informative. Sarebbe infatti necessario valorizzare gli interventi di riqualificazione e l’impianto storico della zona attraverso campagne di informazione per ricostruirne l’immagine. Quando ci si trova in un ambito con un’identità così confusa, occorre puntare sugli aspetti positivi, per esempio valorizzando un passato che sta scomparendo in fretta dalla memoria dei ferraresi: in fondo solo 30 anni fa quest’area era vivacissima e considerata il fulcro economico della città. — adottare un criterio per gli interventi edilizi, al fine costruire l’immagine di un quartiere che oggi è piuttosto caotico: tenere in considerazione il piano colore per le case e criteri di omogeneità per insegne ed elementi di decoro: è nell’anonimato che emergono maggiormente gli aspetti negativi dei luoghi; — riqualificare edifici rurali al fine di creare borghi parzialmente autosufficienti e con possibili finalità sociali; per questo secondo fine i borghi rurali dovrebbero essere facilmente raggiungibili dalla città; — prevedere la collocazione dei nuovi insediamenti industriali all’interno del Polo Industriale, potenziando le localizzazioni (in particolare artigianato o siti di trasformazione agroalimentare). Vanno riscoperti i vantaggi per chi vuole stare nell’area, non per chi ne vuole uscire. Spesso si pensa a come entrare nell’area, a come attraversarla, ma mai a cosa fare per chi l’area la vuole vivere. Prima di tutto occorre puntare sulle opportunità ambientali, rafforzare gli aspetti ambientali, altrimenti si fa fatica a giudicare l’area positivamente Esaltare quello che si è stratificato nel tempo, organizzare itinerari turistici tematici (Ferrara industriale) e musei all’aperto, valorizzare l’agrarietà che aleggia nell’area con interventi di connessione.
CIA–Confederazione Italiana Agricoltori NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Il colloquio è incentrato su tematiche inerenti l’inquinamento ambientale e la crisi del settore e del mercato agroalimentare, di cui risente anche il Consorzio Agrario, che perde progressivamente potere e prestigio. Infatti, aldilà dei problemi di inquinamento che caratterizzano l’ambito del Boicelli, il mercato agroalimentare ferrarese è saturo e non sono pensabili investimenti nelle aree di interesse di ReTInA. Al contrario possono esserci possibilità di sviluppo lungo l’asse della SS16, verso Ravenna e la Romagna. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI L’inquinamento dell’ambito impedisce lo sviluppo del settore agricolo (che è comunque in crisi), dell’industria di trasformazione alimentare, del trasporto fluviale. Il posizionamento dell’ambito in adiacenza alla città può pregiudicare anche lo sviluppo del mercato dell’energia (realizzazione di impianti a biomasse). INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — La vicinanza dell’ambito al polo chimico e l’inquinamento che ne consegue rappresentano un impedimento nello sviluppo dell’attività agricola e nell’insediamento di industrie di trasformazione alimentare. Queste, infatti, incontrerebbero difficoltà a ottenere le certificazioni di qualità, che impongono la localizzazione degli impianti in aree non inquinate e con buona qualità dell’aria. Attualmente nel territorio ferrarese è presente solo lo stabilimento di Conserve Italia; — ogni intervento effettuato per promuovere la navigabilità del Boicelli ne implicherebbe il dragaggio e di
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conseguenza porrebbe il problema della posa e dello smaltimento di enormi quantità di fanghi, considerati contaminati. Nessun agricoltore accetterebbe i fanghi nel proprio terreno o in terreni adiacenti. — per il Presidente della sezione comunale, la vicinanza dell’ambito alla città impedisce di ipotizzare la realizzazione di impianti a biomasse; mentre il Presidente provinciale è più possibilista in merito; — quindi, escludendo ogni altra opportunità, rimane da considerare solo la possibilità di sviluppare il settore della piccola e media industria artigianale. CITAZIONI Se si guarda a ciò che è accaduto per gli zuccherifici, dove i progetti di riconversione sono falliti nonostante la presenza di finanziamenti dall’Unione Europea, c’è da essere pessimisti sulle possibilità di risollevare l’ambito Boicelli dal punto di vista produttivo
Comune di Occhiobello NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... In un’ottica di cooperazione territoriale, si è indagata la possibilità di posizionare le azioni di rigenerazione per l’ambito Boicelli all'interno di un contesto amministrativo di scala interprovinciale/interregionale. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI L’ambito del Boicelli può essere un importante e interessante snodo per la navigabilità turistica, permettendo di connettere il Po (proprio nel punto su cui si affaccia Santa Maria Maddalena e dove i diversi rami della Sinistra Po –verso Mantova e verso il Delta– si ricongiungono) al centro di Ferrara. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI
— Aprire un dialogo e chiarire alcuni aspetti della pianificazione relativa a due aree vicine ma con legisla-
zioni differenti (a partire dal PSC della Regione Emilia Romagna e dal PAT e PATI del Veneto); — rendere l’asta del Po navigabile per tutto l’anno: la navigazione lungo il Po è fondamentale, arrivando un significativo flusso turistico da Venezia (che sarebbe importante intercettare realizzando nodi di scambio intermodale). Un tempo, coloro che provenivano da Venezia con le motonavi si fermavano a Santa Maria una notte, visitavano Ferrara in giornata e ripartivano per Mantova: questo non avviene più. Non hanno capito il problema ma crede che le secche del Po possano essere determinanti; — sviluppare in parallelo le piste ciclopedonali. Sulla parte emiliano-romagnola esiste la Destra Po, mentre il Veneto ha realizzato la Sinistra Po, una ciclabile che percorre, da Melara fino al Delta del Po, tutto l’argine sinistro. C’è ancora molto da fare, ma è convinto che il corretto utilizzo del patrimonio potrebbe attirare quei turisti che cercano particolari scenari, paesaggi e ambienti; anche se è consapevole che la qualità dei servizi del Polesine, soprattutto per i turisti stranieri, è a oggi inadeguata; — istituire un tavolo interprovinciale che sistemi, nell’osservanza delle leggi regionali, le dinamiche commerciali che avvengono al di là ed al di qua del fiume. PROPOSTE E CITAZIONI — creazione di itinerari ciclo-turistici (Mantova–Occhiobello–Ferrara–Delta, in riva sinistra e in riva destra) da abbinare alla navigabilità del fiume (con il canale Boicelli come bretella di collegamento tra Po e centro storico di Ferrara), sulla base di una cartina di Ferrara Terra &Acqua;
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— convertire parte dell’ex zuccherificio Gulineeli in un centro studi sul fiume Po, centro di riferimento anche interregionale e collegato con le università. Da sempre gli amministratori di Occhiobello volgono lo sguardo al ferrarese: c’è un interesse forte visto lo scambio che da sempre avviene fra i due territori.
Università degli Studi di Ferrara– Facoltà di Economia NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Competitività del territorio ferrarese e dell’ambito del Boicelli, focalizzando l’attenzione su temi quali: polo chimico, agricoltura, turismo e produzione culturale, Università, rapporto con il Veneto. Vista l’articolazione delle questioni, nella presente sezione si riportano le sintesi delle valutazioni relative al contesto ferrarese, mentre nelle sezioni successive si cerca di estrapolare le indicazioni più attinenti all’ambito. Competitività: Ferrara non è più competitiva. Le zone più competitive sono quelle dell’Ipercoop e di via Ravenna (c’è più richiesta e le aree sono più dinamiche) e quelle del Polo Universitario e della Fiera. Agricoltura: settore potenzialmente di forza, ma a Ferrara è un settore statico. Ci sono alcune realtà in evoluzione: si prendano i casi dell’aglio DOP di Voghiera e degli asparagi del Delta e delle pere, per le quali si potrebbe sviluppare un marchio. Ma sono solo piccoli segnali di innovazione. Turismo Culturale: per la città è fondamentale, ma al contempo debole, poiché sono stati effettuati molti tagli. Produzione Culturale: necessità di sostenere l’immagine di Ferrara come città in cui si produce cultura e non solo città di consumo di cultura. La politica del Comune promuove la produzione di cultura diffusa affidando gran parte delle occasioni culturali all’iniziativa spontanea di associazioni, organizzazioni, cittadini. Sviluppo del Polo Universitario: è previsto il raddoppio dello spin-off in cui entrerà il Tecnopolo della Regione dedicato a bio-edilizia e restauro. Fa riferimento a ParcAgri e prosegue presentando il progetto della localizzazione di uno studentato presso il Convento di Santa Lucia, finanziato da Stato, Università e Comune: al suo interno una quota degli appartamenti sarà destinata agli stranieri, su cui l’Università ferrarese sta puntanto. Il 50% degli universitari viene da fuori provincia: si è registrato che tutte le province di Italia mandano almeno 1 studente a Ferrara, esclusa solo una provincia piemontese. Rapporto con il territorio Veneto: a suo avviso il Veneto è più dinamico, ma di scarsa qualità. Ricorda che i ferraresi che si trasferivano a Santa Maria Maddalena continuavano a mandare i figli negli asili di Ferrara, gravando sulle casse comunali. Poi è stato posto un divieto attribuendo i posti solo ai residenti ferraresi. Rovigo dopo l’alluvione degli anni ’60 ha usufruito della legge speciale ai fine della ricostruzione che le ha consentito di ottenere fiscalità di vantaggio e abbassare i costi per gli investimenti. Prosegue affermando che, per quanto si accusi l’Amministrazione, per Ferrara è stato un beneficio perdere l’opportunità Outlet (attualmente in costruzione a Occhiobello), poiché si tratta di un modello di città-mercato anacronistico, risalente a trent’anni fa. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Nel quadro culturale attuale la percezione dell’ambito non è più associata al settore produttivo: gli imprenditori non sono invogliati a localizzare lì la loro attività perché l’immagine è troppo legata al petrolchimico. L’ambito potrebbe essere adatto alla localizzazione di attività commerciali tradizionali, ma la zona non è comunque più competitiva e presenta diversi problemi legati all’accessibilità. A questi fattori si sommano i timori in merito alla bonifica dei terreni. Insomma, si tratta di un’immagine difficile da cambiare.
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INDICAZIONI E SUGGERIMENTI Occorre: — puntare sul Petrolchimico perché ha ricadute positive anche sul turismo professionale. Si tende generalmente ad ascrivere il numero degli arrivi solo al turismo culturale, ma vi sono dati che comprovano che a Ferrara il calo dei pernottamenti è causato in buona parte dalla crisi del settore chimico; — installate attività nel settore degli inerti, dello smaltimento o della logistica; non nel settore alimentare; — puntare sugli indigeni e includere i nuovi arrivati, in quanto l’ambito si colloca presso territori a forte valenza identitaria (i quartieri di Barco e Pontelagoscuro). Giudizio positivo sulla ricostruzione delle case popolari e la Biblioteca Bassani nel quartiere Barco; — verificare se gli alloggi pubblici nell’area sono completamente occupati. Nelle zone vicino alla stazione abitano famiglie che lavorano nel bolognese e che a Ferrara non danno nulla. Per una riqualificazione dell’area bisognerà confrontarsi anche con questo tipo di “residente”. — concentrarsi su pochissimi punti e favorire un processo di rigenerazione del territorio a scala mediopiccola, anche attraverso fiscalità di vantaggio: in regime di crisi non bisogna essere troppo ambiziosi. I progetti realizzati nell’area di interesse hanno utilizzato risorse degli anni ‘80 e ’90, come la Facoltà di Ingegneria: oggi le risorse sono limitate; — ospitare presso gli edifici dove ora sono localizzati gli uffici comunali sale per i giovani. Lo stesso discorso varrebbe per gli stabili del Consorzio agrario: una volta messi in sicurezza potrebbero essere lasciati nelle mani dei giovani; — non sviluppare il Boicelli con finalità turistiche perché la zona esprime potenzialità solo per i residenti e pochi turisti desidererebbero attraccare sul Boicelli, visto che poco distante c’è la darsena di città. PROPOSTE E CITAZIONI Utilizzare gli spazi vuoti esistenti attraverso strumenti non improntati al dirigismo, cioè con sistemi di parziale de-regolamentazione . Per rivitalizzare la zona occorre includere un po’ di rischio e fare in modo che alcuni stabili siano “affidati” a destinatari giovani in grado di produrre, utilizzare, valorizzare a costi accessibili. L’ente pubblico non deve però preoccuparsi di dirigere troppo o vincolare le “nuove situazioni” deve lasciare fare e decidere di rischiare in questo tipo d “investimento”. I turisti preferiscono visitare il Delta del Po: una darsena sul Boicelli sarebbe utile solo in caso di saturazione della darsena di città
AGAF–Associazione Giovani Architetti Ferrara NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Rapporto fra urbanistica e produzione : Esiste un rapporto di dipendenza indiretta, nel senso che la pianificazione urbanistica può limitare o favorire le potenzialità insite nel territorio. Una pianificazione "illuminata" può suggerire ad una specifica area territoriale un possibile sviluppo. È poi il mercato a decretare l'esattezza o meno di quella "visione". Necessità di investimenti privati: Vista la difficoltà economica delle amministrazioni pubbliche, andrebbero valorizzate, a livello di pianificazione e normativo, tutte le azioni che, pur tutelando la qualità architettonica del territorio, possano indurre investimenti privati di riqualificazione/innovazione, con particolare riguardo rivolto alla sostenibilità.
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COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Il problema di gran parte dell'ambito è dato dalla sua natura “amorfa”. Questa mancanza di riconoscibilità può essere il suo punto di forza, poiché qualunque trasformazione potrebbe essere recepita in modo favorevole. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI Ferrara dovrebbe cercare di: — risolvere e riqualificare (caratterizzandoli) quei brani di città che nell'immaginario comune sono divenuti anonimi e/o degradati; — immaginare un approccio su più livelli, che punti a valorizzare la natura industriale e artigianale dell'ambito, con l'abbattimento o la riqualificazione degli edifici degradati e/o fatiscenti, la generazione di spazi verdi, capaci di “ammorbidire” l'immagine industriale tanto temuta con funzione di interfaccia e la creazione di un polo formativo, anche di iniziativa privata, che possa diventare elemento di eccellenza e richiamo per coloro che volessero trovare un’occupazione nel settore industriale o artigianale. La capacità di “inventarsi” un campo in cui eccellere, riconoscibile a livello nazionale e non, potrebbe contribuire moltissimo al rilancio economico dell'area e alla sua rigenerazione. CITAZIONI Si tratta di una fascia che ha perso la propria identità, alla quale la popolazione si è abituata, o forse rassegnata
CDS–Centro Documentazione e Studi NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Delle carettistiche che connotano non solo l’ambito del Boicelli, ma il generale contesto socio-economico ferrarese, con una particolare attenzione ai temi dell’industria e (dell’assenza) del terziario avanzato COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Il gruppo del CDS è molto soddisfatto di aver scelto la zona Boicelli per la sua sede: è comoda e potenzialmente potrebbe essere il quartiere del terziario avanzato ferrarese. Sostiene che è molto piacevole assistere al passaggio delle navi (evento raro) sul Boicelli e se il passaggio fosse più frequente la zona avrebbe più appeal. È ottimista sulle possibilità di miglioramento perché molte persone stanno cambiando idea su questa zona, percepita come abbandonata a causa di una cattiva comunicazione . INDICAZIONI E SUGGERIMENTI Occorre: — guardare a tutto il Veneto, non solo a Santa Maria e Occhiobello: Rovigo, dove sono state attuate politiche molto diverse, si è certamente sviluppata più di Ferrara e il suo interporto funziona molto bene; — rimodulare l’ambito sulla base di obiettivi chiari per una viabilità più fluida, visto che la città di Ferrara si sta allungando verso Bologna; — sfruttare il canale per diversificare i trasporti (servizio alle imprese) e per ridurre l’impatto ambientale (diminuendo il traffico su gomma); si impone però una questione di stoccaggio e di attrezzature. Il progetto Idrovia, purtroppo connesso a molte variabili, potrebbe offrire buone opportunità: arricchire
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le infrastrutture esistenti, avvicinare il Po alla città, scegliere tra il porto di Ravenna e quello di Venezia; — sviluppare un’agenzia di sviluppo in grado di interfacciarsi con chi pianifica: non devono essere attività disgiunte. La finalità deve essere attrarre il terziario avanzato e fare marketing territoriale, mediando, avendo capacità politica e facendo dialogare i soggetti che sanno guardare al di là del proprio naso; — attrarre le industrie medie, quelle che riescono autonomamente a crearsi un mercato e a relazionarsi con l’estero, che lavorano nelle nicchie innovative e sono in grado di superare le crisi cicliche. PROPOSTE E CITAZIONI Re-industrializzare la provincia di Ferrara per uno star di sviluppo a cascata: il CDS propone l’elaborazione di piani virtuosi e individualizzati di insediamento, stabilendo una serie di livelli di sgravi da proporre a chi intende insediarsi sul territorio. Si effettua una selezione di imprese e si propone loro un ventaglio di opportunità se decidono di insediarsi in provincia di Ferrara. Per esempio, se la nuova impresa decide di insediarsi con un capannone in una certa zona ferrarese = 1° sgravio; se decide di esternalizzare una particolare attività a un gruppo di artigiani ferrarese = 2° sgravio; se assume un ingegnere ferrarese = 3° sgravio; se installa il fotovoltaico sul tetto = 4° sgravio, e così via.Quindi occorre in primo luogo studiare le esigenze delle singole imprese e metterle in relazione alle opportunità del territorio. Occorre andare a parlare direttamente con le aziende per conoscerle meglio…
U.TE.CO. NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Progressivo declino di Ferrara, dovuto in primis agli errori di pianificazione commessi dall’Amministrazione. Si critica l’impianto stesso dei ragionamenti alla base della pianificazione urbanistica di Ferrara: si afferma che la classe politica sembra non avere chiara quale sia la strada da intraprendere per fare investimenti che potrebbero risollevare le sorti di un territorio in declino. Ferrara sta divenendo un’area da evitare: segnale evidente ne è la casualità alla quale sono abbandonati temi importanti come l'accesso alla città e la stazione. La potenzialità che UTECO rappresenta per la Città, ritenendo di essere rimasta l’unica realtà in grado di intrecciare relazioni internazionali e di creare dei punti di contatto fra il settore pubblico e quello privato, supportando anche nel processo di intercettazione di finanziamenti consistenti da grandi investitori. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Si evidenzia l’incertezza di intenti dell’Amministrazione in merito alle questioni riguardanti il canale Boicelli: da una parte si favoriscono trasformazioni urbanistiche con la finalità di costruire edilizia residenziale anche ai bordi del Boicelli (errore di fondo che compromette il capitale fisso sociale della città); dall’altra vengono favorite attività produttive, anche di una certa levatura, in zone contermini a quelle residenziali. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — evitare il rischio di perdere i finanziamenti per il progetto dell'idrovia: il progetto risale a un accordo di programma del 1999, per il quale erano stati stanziati circa 150.000.000 €, ma la questione Idrovia fu interpretata a livello paesaggistico, prevedendo la riqualificazione degli argini e delle sponde a uso urbano. In realtà, è un canale navigabile e non un fiume o un oggetto turistico: in tale ottica deve essere vista la sua riqualificazione;
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— Coinvolgere l'Autorità Portuale di Ravenna nella realizzazione dell'idrovia; — aprire un dialogo con Comune e Provincia per creare un quadro di premessa e procedere con un’indagine catastale per determinare le proprietà; — rivolgersi a quei settori che dispongono di liquidità: esistono programmi di investimenti in agricoltura, mondo con il quale però l’Amministrazione non ha mai concertato; esiste un piano del Consorzio di Bonifica emiliano di rinnovo della capacità di scolo del territorio. Ci sono milioni di investimenti programmati, che potrebbero produrre capitale fisso (cita i nomi di diversi imprenditori che risiedono o hanno interessi diretti sul territorio ferrarese, anche se non necessariamente sull’ambito del Boicelli); — creare un tavolo di concertazione fra Enel, Telecom, Consorzio di Bonifica, HERA e altri grandi investitori, per capire quali investimenti abbiano in programma e cercare di dirottare una (anche piccola) parte dei finanziamenti nel progetto ReTInA. PROPOSTE E CITAZIONI — ragionare sulla possibilità di creare, per alcune aree, zone franche urbane; — creare consorzi di proprietari attraverso i quali ragionare con tutta la proprietà in un momento unico. Il Boicelli non è un fiume, ma un canale, costruito a servizio della zona industriale e del trasporto merci. Ha inoltre un ruolo idraulico a livello provinciale
ANCE–Associazione Nazionale Costruttori Edili NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Del mercato immobiliare ferrarese, mettendo in evidenza la contraddizione che lo contraddistingue: Ferrara è considerata zona depressa, ma non conveniente sul piano degli investimenti. Molti sono pentiti di aver acquistato/investito a in questo territorio, poiché non sanno cosa farsene della proprietà. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI In generale, la Zona Sud dell’ambito Boicelli è vista negativamente sia sul piano estetico che sul piano della mobilità e delle opportunità. Visto positivamente invece il recente insediamento degli uffici comunali in via Marconi, che ha consentito di vendere facilmente una serie di uffici, poiché i professionisti (come i commercialisti) hanno guardato con favore al fatto che il Comune abbia scelto di insediarsi proprio qui. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Riqualificare le aree nei pressi della stazione ferroviaria e migliorare il collegamento tre la zona antistante e la zona retrostante: il parcheggio di via del Lavoro è sempre pieno, quindi l’esigenza c’è; — realizzare gli interventi attesi da tanti anni per la sistemazione della viabilità, oggi impresentabile: i progetti (ad esempio una ciclabile richiesta da tantissimo tempo) sono stati cambiati decine di volte senza arrivare a conclusione. Inoltre, ci sono vecchie rotaie (in via Marconi) che in alcuni tratti sono state divelte mentre in altri sono rimaste, con effetto degrado per l’ambito; — sfruttare meglio l’ambito della geotermia, recuperando molta più energia. PROPOSTE E CITAZIONI L’ambito è troppo vasto: il progetto è ambizioso. Già intervenire su un piccolo comparto può essere impegnativo per il Comune
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CAFA–Cooperativa Autotrasportatori Ferraresi Artigiani NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Possibili progetti per la riqualificazione dell’area di proprietà di CAFA e delle aree ad essa limitrofe (che versano, per la maggior parte, in pessime condizioni), nonché del possibile inserimento dell’area in una complessiva visione di rigenerazione dell’ambito Boicelli. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI L’ambito è contemporaneamente problematico (difficoltà nel definire il ruolo del canale e problemi connessi all’inquinamento dei suoli) e strategico (favorevole posizione geografica). INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — declassare a voltaggio inferiore la linea elettrica presente, che non può essere interrata ma compromette in modo determinante l'utilizzo degli spazi, e mettere in sicurezza l’infrastruttura per ridurne i rischi; — sviluppare una mobilità che preveda l’interazione dei diversi mezzi di trasporto (gomma-ferroviaacqua). Attualmente, l’unico mezzo di trasporto è rappresentato dalla gomma, mentre il trasporto via nave, sebbene più lento, sarebbe più economico e più sicuro. PROPOSTE E CITAZIONI Partendo dal progetto del centro lavaggio per le autocisterne, proposto da CAFA, si immagina di: — utilizzare l’autolavaggio, ora pensato esclusivamente per i camion, anche per il lavaggio dei natanti; — sviluppare la pista ciclabile di connessione con Pontelagoscuro e con la Destra Po: punto di forza dell’area è la sua eterogeneità. La pista passerebbe in zone di stoccaggio ma questo non rappresenterebbe un problema, anzi andrebbe sviluppato come un’attrattiva; — cooperare con attività in zone limitrofe che potrebbero utilizzare il canale come trasporto merci via acqua, al fine di ridurre il traffico su gomma e i rischi ad esso correlati. Un punto di debolezza dell’ambito è attribuibile al traffico dei camion, che connota l’area negativamente sia relativamente all’immagine che ne deriva, sia relativamente a congestioni effettive di traffico su gomma.
Confesercenti NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Una visione significativa, ma non particolarmente informata dell’area. L’intervista ha quindi un valore particolarmente significativo sulla percezione che si ha dell’ambito di interesse COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Come un’ambito dismesso e abbandonato, con un’immagine esterna debole dal punto di vista industriale, legata a una decadenza complessiva della zona e al progressivo abbandono delle industrie. Percezione che è stata in parte causata da quei collegamenti viari e interventi strutturali che non sono mai stati fatti e che sarebbero potuti essere realizzati qando vi era maggiore vivacità economica
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INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Puntare sulla vocazione industriale e produttiva dell’ambito, soprattutto in un momento in cui i settori immobiliare e commerciale sono praticamente saturi. Altro settore interessante è quello dei sevizi; — risolvere le problematiche legate all’inquinamento del sottosuolo e della falda, che comportano restrizioni da un punto di vista legislativo che, a loro volta, rallentano o bloccano gli investimenti; — puntare su una nuova viabilità, in particolare per quanto riguarda il collegamento Nord-Sud (che farebbe bypassare completamente la città), e sul riutilizzo della vecchia ferrovia; — conncentrarsi sullo sviluppo del Polo e sui collegamenti di quest’ultimo con il mondo universitario; forse ci sono possibilità anche per lo sviluppo e per investimenti nel campo delle nuove tecnologie. — bandire proposte che contengano strumenti e incentivi rivolti ai privati e agli investitori, al fine di attrarre investitori provenienti da fuori provincia: si potrebbe puntare al Veneto, sempre all’avanguardia e in vantaggio rispetto al territorio ferrarese. PROPOSTE E CITAZIONI A seguito dell’attivazione del previsto sportello immobiliare, probabilmente riceveranno proposte da parte degli associati. Confesercenti sta con le “antenne dritte” per essere informata di progettualità interessanti da diffondere ai propri associati
Confartigianato NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Rilevanza dell’ambito per l’Associazione, in quanto vi sono insediate diverse aziende di Confartigianato. Ruolo degli enti pubblici nel settore dei servizi: si auspica la “soppressione” degli enti pubblici. Le esternalizzazioni potrebbero risolvere alcuni problemi e il settore pubblico continuerebbe a dare indirizzi e parametri. Chimica e agricoltura: in passato, Ferrara era fortemente caratterizzata dal settore della chimica di base e da quello agricolo, legato ai grandi proprietari terrieri e non ai piccoli produttori. Tanti anni di governo di sinistra hanno fatto ulteriormente sviluppare il latifondo, a discapito dell’autonomia della piccola proprietà terriera. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Dal punto di vista della capacità attrattiva per gli investimenti, l’immagine dell’ambito è molto debole, anche a causa di chiare ed evidenti problematiche oggettive: la viabilità inadeguata (una delle ragioni per cui la Solvay se ne è andata è l’insufficienza infrastrutturale; infatti si è trasferita a Parigi non nell’Est Europa) e l’eccessiva frammentazione proprietaria. Guardando ai punti positivi, la caratteristica che, prima fra tutte, viene connessa all’ambito è il rapporto con l’acqua: peculiarità però mai valorizzata. Inoltre, essendo molto vicino al centro urbano, l’ambito ne costituisce un ingresso, un punto di contatto tra “dentro” e “fuori”. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Dare ai privati un quadro organico d’insieme che comprenda un disegno unitario da via Marconi fino al canale: con un’idea strategica volta a rilanciare il produttivo, gli imprenditori sarebbero pronti a investire; — rendere via Marconi il cuore di tutta l’operazione e prevedere (tra l’altro) la creazione di servizi per le imprese che gestiscono i veicoli (agenzia pratiche auto, agenzia autonoma officine…);
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— non puntare sul settore residenziale, ormai saturo anche per quanto riguara i servizi ad esso collegati. Al massimo, si potrebbero ipotizzare operazioni di aiuto al pagamento dell’affitto sociale; — supportare il settore della nautica da diporto fluviale, settore in crisi. La riapertura alla navigazione renderebbe possibile cir-cumnavigare il territorio ferrarese o raggiungere Venezia via acqua. Occorre però realizzare una serie di strutture e servizi: attracchi, guide, house boat, ma più di tutto occorre un ambiente culturale che sostenga questo disegno. E adesso non c’è; — caratterizzare Ferrara per qualche prodotto di tradizione manifatturiera da affiancare alla produzione culturale di una città d’arte che di per sé non è sufficiente. Il resto di Italia è caratterizzato da distretti produttivi specifici (le ceramiche, i merletti , il legno, il ferro battuto, etc.): a Ferrara sarebbe potuta essere la chimica, ma è stata abbandonata. Bisogna creare interrelazioni con le altre “fermate culturali”. PROPOSTE E CITAZIONI Siccome in via Trenti è localizzato il deposito ATC e presso l’ex MOF vi è la stazione autobus dell’ATC, si propone di portare tutto il trasporto passeggeri nell’area di parcheggio nella zona restrostante la stazione ferroviaria (raggiungibile dal sottopassaggio), al fine di creare una sinergia fra pubblico e privato. Si verrebbe così a costituire una zona di scambio intermodale (gomma–ferrovia in particolare), che un domani potrebbe prevedere anche il porto. Se l’ATC diverrà ATC–FER e verrà a costituirsi un sistema di tutte le aziende pubbliche e private della Regione, l’area del Boicelli diverrà sempre più un’area strategica a livello regionale da inserire nelle relative pianificazioni, fra cui il PRIT. Inoltre lo spostamento del parcheggio ATC dall’ex MOF alla stazione porterebbe una notevole riduzione dei chilometri da percorrere fra stazione e parcheggio e un relativo risparmio economico, soprattutto per il settore pubblico. Per la definizione di questo disegno, si evidenzia la necessità di svolgere una serie di studi dei flussi, dei carichi e dei punti di rottura al fine di progettare una serie di attività collaterali in coerenza con il ruolo che verrà attribuito all’ambito. Servirebbe un po’ di fantasia: l’unica soluzione in momenti di crisi economica e finanziaria come quella che stiamo attraversando. Non servono più i vecchi schemi e le soluzioni alle quali si è abituati a pensare. Questo è vero anche nel mondo del lavoro: per ottenere la ripresa si arruolano lavoratori che hanno studiato materie diversissime rispetto a quelle che servono ordinariamente (per esempio nelle banche sono assunti i laureati in filosofia e non i ragionieri o gli economisti)
CNA–Confederazione Nazionale dell'Artigianato NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Attività produttive, rigenerazione urbana e CNA, organizzazione coinvolta in quasi tutti i nuovi insediamenti produttivi del territorio provinciale: — la sede di CNA era un importante ex calzaturificio (Zenith) di cui è rimasta la vecchia insegna; — CNA è artefice del Centro artigianale di via Bologna San Giorgio 1 (dall’ipercoop “Il Castello” fino al casello di Ferrara Sud) e promotrice del San Giorgio 2 di viale Wagner (dall’Ipercoop “Il Castello” fino all’inizio di via Ravenna, costeggiando l’aeroporto turistico di Ferrara); — partecipano al Consorzio insediato a San Bartolomeo e Poggio Renatico; — partecipano al Gruppo di Coordinamento della Provincia di Ferrara per le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA), che comprende le Aree Sipro di Ostellato, Codigoro e Argenta. Le direttive di sviluppo a Ferrara: le uniche idee progettuali in elaborazione sono relative all’area di via Bologna, che continua a raccogliere interesse. Ci sono segnali di ripresa, ma troppo deboli. Gli imprenditori hanno timori: chi non è in crisi ha paura di entrarci. Fino al 2005 il clima era buono: non c’era efferve-
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scenza (perché a Ferrara non c’è mai stata), ma la situazione era soddisfacente. Adesso calano gli ordinativi, ci sono difficoltà di incasso e i margini sono ridotti. In ogni modo, tutti i recenti assi di sviluppo insediativo sono concentrati su Bologna e Ravenna e non verso il Veneto, perché il legame con Bologna è più vitale, con il Veneto invece è Ferrara a dare opportunità e sviluppo e non viceversa. Le logiche imprenditoriali: fino a qualche anno fa gli imprenditori acquistavano le aree, le predisponevano per la vendita ad altre aziende e dopo alcuni anni le rivendevano, guadagnando sulla differenza. Oggi non le acquista più nessuno e alcuni Comuni stanno facendo la stessa operazione senza lucrarci, ma cercando di avvantaggiare le imprese che decidono di insediarsi. Un altro dato da tenere in considerazione è che, dal punto di vista delle aziende che intervengono nell’ambito produttivo, il meccanismo della perequazione non è così vantaggioso come per l’ambito residenziale. Non ci guadagnano molto dallo scambio con il Comune. Una soluzione potrebbe essere introdurre dei meccanismi di correzione nei meccanismi perequativi per stimolare le imprese a investire. Relativamente alle politiche di incentivo agli investimenti, l’Emilia Romagna ha scelto di aiutare la parte “software” delle imprese (innovazione di processo e di prodotto, ricerca) invece della parte “hardware” (capannone, tecnologia base), ancora supportata invece nel Veneto. COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI L’ambito del Boicelli viene definito “out”. Questo giudizio viene desunto dalle manifestazioni di interesse espresse da parte degli operatori economici sui diversi comparti del territorio ferrarese. Nell’ambito ci sono imprese importanti come CAFA, che però non creano indotto. Anche il Centro Diamante poteva generare indotto, ma non è accaduto. Via Padova è una strada di attraversamento, viene percorsa ma non ci sono attrazioni, non ci si ferma. Anche l’area dell’ex zuccherificio Gulinelli non ha dato finora sviluppo o stimoli. In coerenza con queste indicazioni connesse al tema dell’interesse imprenditoriale, si evidenzia come anche dal punto di vista percettivo l’ambito arrivi addirittura a non essere neppure percepito: è un’area legata all’industria “pesante” con un’immagine debole a causa delle numerose dismissioni e della presenza di strutture poco funzionanti e non vitali. Il suo svantaggio principale è la necessità di bonifica: è una tipologia di territorio difficile da modificare. Il vantaggio è dato dal fatto che si trova molto a ridosso della città. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Procedere in primis con l’individuazione della giusta tipologia di imprese per quell’ambito. Di solito il problema che si presenta per chi vuole insediarsi è quello di trovare un luogo funzionale e adatto alle propria attività e l’ostacolo può essere la tipologia di immobili già presenti su un’area: immobili molto grandi che andrebbero frazionati e adattati. Al singolo, piccolo imprenditore può interessare solo una parte degli spazi disponibili e naturalmente questi comparti dovrebbero essere già disponibili a seguito di un frazionamento, recupero o smantellamento parziale dell’esistente; — incentivare non solo il futuro industriale dell’ambito, ma anche quello commerciale, in continuità con altre aree vicine (Veneto) e con la riqualificazione urbana e residenziale. Ad esempio, un’opportunità è data dal nuovo outlet previsto a Occhiobello. Questa novità non è considerata una minaccia da parte degli operatori ma come un elemento positivo che può vivacizzare l’area Nord e creare un flusso maggiore anche verso Ferrara creando un legame commerciale con il versante veneto; — valorizzare ReTINA nel suo obiettivo di attirare l’attenzione sull’ambito da parte delle realtà imprenditoriali e della città e di stimolare ragionamenti organici di ripensamento dell’ambito (finora assenti); — definire un piano di marketing dell’ambito che preveda i seguenti passaggi: dare fisionomia e disegno unitario all’area; individuare delle opzioni; condividere le opzioni e comunicarle; — realizzare una piattaforma logistica per lo smistamento delle merci; uno stock da dove far partire mezzi più leggeri per la distribuzione.
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CITAZIONI Complessivamente la crisi non fa registrare movimenti su tutto il territorio, ma in particolare sull’ambito Boicelli, da quello che sa, non c’è alcuna “manifestazione di interesse”. Però il ruolo delle associazioni di categoria è proprio quello di stimolare e creare le condizioni per agevolare la ripresa, dunque anche sull’area Boicelli sono possibilisti e non vogliono avere pregiudizi. Se si intende rigenerare l’area questo è positivo anche perché si interverrebbe senza sprecare altro territorio.
Teatro Nucleo NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Pontelagoscuro “terra di frontiera”, con tutte le peculiarità legate agli scambi e il continuo attraversamento in un senso o nell’altro (da Ferrara a Occhiobello e viceversa) per trovare prezzi o servizi migliori. Quando l’Amministrazione concesse alla compagnia Teatro Nucleo lo stabile di Pontelagoscuro come sede, inizialmente pensarono di chiamarla Teatro di frontiera, poi optarono per intitolare l’edificio allo scrittore Julio Cortazar. Il teatro invitò un amico artista a eseguire i murales sulla facciata del teatro (parte dei quali riproducono episodi della storia di Pontelagoscuro): anni dopo il Comune commissionò allo stesso artista altri murales a Pontelagoscuro. In realtà ci sono sempre stati dei problemi legati alla struttura, poiché non è mai stata concessa l’agibilità tecnica per ospitare spettacoli e spettatori e il Comune non ha mai finanziato gli interventi necessari. Nonostante queste difficoltà, il Teatro Nucleo ha saputo creare un rapporto speciale con i Pontesani anche attraverso il progetto Teatro Comunitario, che ora è diventato compagnia autonoma. Rapporto col Veneto: i Pontesani invidiano i loro vicini, ma non per il maggiore sviluppo o per la convenienza dei prezzi; li invidiano per il loro rapporto col fiume. Lo vivono di più: hanno piste ciclabili, passeggiate sul fiume, locali pubblici, panchine, spazi di sosta. Hanno la possibilità di goderselo, come avveniva tanto tempo fa per Pontelagoscuro. Rapporti con altri teatri: c’è un rapporto di amicizia ma non di collaborazione con il Teatro di Occhiobello. Non c’è vera collaborazione nemmeno con il Teatro Comunale di Ferrara, al quale si ritiene vengano concessi troppi finanziamenti a discapito del Teatro Nucleo. CITAZIONI È una vera e propria “cattiveria” verso i cittadini l’aver interrotto gli accessi al fiume prevedendo la deviazione della Destra Po: solo nel tratto di Pontelagoscuro il Po non è accessibile.
SIPRO NELLE INTERVISTE SI È PARLATO DI... Petrolchimico e reindustrializzazione. Alcuni anni fa, si è cercato di bloccare il trend negativo del petrolchimico collocando la Turbogas nelle sue vicinanze. Due dei problemi che lo caratterizzano sono la proprietà frammentata e la comunicazione non coordinata (ogni azienda ha il suo stile di direzione, spesso con sedi direttive lontane da Ferrara). Si può pensare a insediamenti di industrie leggere, a basso impatto, di innovazione tecnologica o di terziario avanzato; ma una delle precondizioni fondamentali è non demonizzare il petrolchimico, come è sempre avvenuto in città per paura e per mancanza di conoscenza: il peggio della
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chimica (in termini di sicurezza ambientale) è passato. All’interno del polo, inoltre, ci sono sistemi di allarme e misure di pronto intervento che garantiscono un ottimo di livello di sicurezza a lavoratori e produzione. Per quanto riguarda l’Accordo di programma (cfr. 2.2), si riconosce che qualcosa si è interrotto, oppure sta andando a rilento, perché non arrivano notizie su quanto sia stato bonificato e su come procedano i lavori; d'altra parte il Comune ha risorse troppo esigue per controllare questi aspetti: un solo dirigente non può occuparsi del petrochimico. La soluzione sarebbe stata affidare all’esterno questa attività, ma non è stato possibile. In ogni modo, l’industria chimica, così come è organizzata in Italia, non produce indotto; svolge le ricerche al suo interno; se ne ha necessità, commissiona all’esterno altre ricerche e quindi scambia poco con il territorio (se non per lavori di carpenteria che riguardano la sua manutenzione). Non ha uno schema di sub fornitura come il settore meccanico e anche il rapporto con l'Università è molto limitato. Il contesto economico ferrarese. Ferrara non ha seguito il modello di sviluppo della via Emilia, che in altri contesti ha generato una certa pressione ambientale e legato le economie locali a un settore produttivo predominante (che, quando è in crisi, trascina con sé buona parte del territorio). Resta però un territorio con un’alta percentuale di disoccupazione (soprattutto giovanile). La crisi si fa sentire di più e la ripresa è più lenta. Sipro, in questo contesto, svolge marketing territoriale: valorizzando gli aspetti positivi del territorio (il buon livello di qualità della vita, una forza lavoro mediamente qualificata e qualificabile, un luogo buono in cui investire e rimanere perché sono buoni i servizi per le famiglie, etc.); cercando di vendere aree all’interno delle zone industriali a prezzi competitivi; gestendo le APEA; sostenendo la Provincia in alcuni tavoli di trattative di aziende in crisi. Sipro ha quindi assunto il ruolo di braccio operativo delle Istituzioni. Attualmente l’agenzia realizza un progetto con cui cofinanziare gli adeguamenti delle aree in gestione, grazie ai ricavi ottenuti dalla vendita di energia da impianti fotovoltaici. Questo consente di fare fronte agli impegni con cui i Comuni possono accedere ai fondi regionali per l'adeguamento APEA 12 . Nella storia di Sipro, si riconoscono due momenti importanti. Il primo: essere riusciti negli anni ’90 a portare la provincia in Obiettivo 2, grazie a un lavoro di concertazione pubblico–privato nei confronti di Regione e Unione Europea. Il secondo: riuscire a gestire la crisi economica negli ultimi due anni; non ci sono state risposte straordinarie né per investimenti esterni né per quelli locali, ma il giudizio su quanto si sta facendo è molto positivo. I territori di riferimento con cui confrontarsi risultano essere non quelli contermini, come il Veneto (con il quale non è mai stato instaurato un buon clima collaborativo), ma i territori francesi (ad esempio gli incubatori di Sant’Etienne), inglesi e tedeschi. 11F
COME È VISTO L'AMBITO DEL CANALE BOICELLI Il canale Boicelli non viene percepito dalla città, se non dalla minoranza che lavora presso le fabbriche del polo e le altre che ancora insistono sulla sua sponda sinistra. Si cita l’esempio delle Mura di Ferrara: quando erano abbandonate (prima del loro restauro avvenuto negli anni ‘90), nessuno ne aveva percezione perché luogo brutto, nascosto e dedicato ad attività illecite; quando sono state restituite alla città e rese fruibili sia di giorno che di sera, non solo sono diventate un luogo rinomato, ma anche frequentatissimo. INDICAZIONI E SUGGERIMENTI — Non incentrare il futuro dell’ambito su processi di reindustrializzazione. La zona è già sufficientemente congestionata dalla viabilità, dal tanto traffico legato alle attività in loco e ai passaggi di ingresso in città che inserire fabbriche di tipo (ad esempio) manifatturiero, non è la soluzione più congeniale;
Se i comuni coprono il 60% dei finanziamenti per le opere previste, la regione garantisce il 40%; ma in questo momento i Comuni non hanno i fondi necessari e se risultassero inadempienti perderebbero il contributo regionale. Per questo la mission di Sipro si sta ampliando, rispetto al marketing territoriale, a forme di finanziamento. 12
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— visto il sovraccarico di traffico e la conseguente alta concentrazione di polveri sottili, effettuare interventi di mitigazione ambientale (come ad esempio “piantare una foresta”); — inserire l’idrovia in un sistema di interscambio, che avrà senso solo nel caso in cui riesca a ridurre il traffico su gomma, con la maggiore riduzione possibile dei punti di rottura di carico; — Siccome il 25% della popolazione (gli anziani) non frequenta i centri della grande distribuzione (già numerosi a Ferrara), realizzare centri di vicinato, piccoli negozi e servizi con un rapporto di prossimità a misura di anziano non sufficientemente autonomo oppure solo, perché, per immaginare il rilancio dell'ambito, insieme agli aspetti della de-industrializzazione, vanno considerati quelli demografici; — coordinare un sistema di comunicazione capace di agire sulla percezione del petrolchimico, considerandolo strategico per riavvicinare la città al proprio principale insediamento industriale; — attivare ulteriori politiche per supportare il trasferimento tecnologico e rendere più efficace il rapporto Università–imprese; — trovare modalità di supporto alla scelta, perché nel contesto ferrarse si sviluppano discussioni e polemiche infinite che impediscono di prendere decisioni. CITAZIONI L’area rappresenta oggi una cerniera tra il parco urbano e il petrolchimico e rappresenta il collegamento tra il Po di Volano e il Po grande. Le sue fruizioni potrebbero essere molteplici, non solo produttive. Attualmente il rapporto che la maggior parte dei ferraresi ha con questi luoghi è quello di andare a guardare il Po in tempo di piena a Pontelagoscuro. in caso di riqualificazione urbana, se il Boicelli fosse ripulito e si impedisse di usarlo come collettore degli scarichi, sarebbe un bel privilegio avere una casa di proprietà su un’asta navigabile! Il problema è: quando avverrà tutto questo? Non è nemmeno da prendere in considerazione l'ipotesi di residenziale o servizi che abbiano nell’acqua la loro attrattiva se prima non si procede al risanamento.
In occasione del BarCamp Quali/quante convergenze lungo l'asta del Boicelli?, i risultati sono stati sintetizzati, assemblati per macro argomenti, distribuiti ai partecipanti ai tavoli di lavoro e utilizzati quali traccia per la gestione del confronto e la sollecitazione di progettualità e connessioni strategiche (cfr. 2.5.1)
2.4.2 QUESTIONIARIO WEB RIVOLTO ALLE IMPRESE Lo strumento del questionario on line avrebbe avuto lo scopo di raccogliere informazioni quali/ quantitative sulle imprese localizzate nel territorio della provincia di Ferrara e, in particolare, di capire quale fosse la loro opinione sulle potenzialità dell'ambito del Boicelli dal punto di vista degli investimenti e dello sviluppo produttivo/industriale. Le risposte al questionario, però, sono risultate di numero insufficiente ai fini della rilevanza dei risultati. Per la diffusione del questionario era stata richiesta la collaborazione delle quattro Associazioni di Categoria partecipanti al processo. Due di queste hanno diffuso il questionario, tramite e–mail, adottando modalità differenti: una ha optato per un invio non selezionato; mentre l'altra ha operato una selezione delle aziente che, a suo parere, potevano essere interessate a rispondere. Le rimanenti Associazioni hanno deciso di non diramare il questionario sia perché ritenevano di non avere imprese associate interessate, sia perché avevano già constatato che le proprie associate non avevano dimestichezza con i mezzi informatici e con lo spazio web. Purtroppo, per insufficienza di risorse umane, l'invio del questionario non è stato seguito dall'indispensabile recall telefonico, in assenza del quale (come dimostra anche l'esperienza di ReTInA) è facile che l'indagine non abbia successo.
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2.4.3 LA COMUNITÀ DI PONTELAGOSCURO INTERVISTA SÉ STESSA L’indagine La Comunità interroga sé stessa si è svolta tra maggio e giugno 2011 e aveva la finalità di indagare la percezione degli abitanti di Pontelagoscuro sulle sue potenzialità di sviluppo, così da estrapolare indicazioni e suggestioni per la costruzione degli scenari per la Zona Nord. La costruzione delle domande è stata discussa con le Associazioni del territorio: ne è emerso un questionario composto da sette domande. Alla scadenza dei termini fissati, erano pervenuti 70 questionari compilati. Il campione è composto da 38 soggetti di genere femminile e 32 di genere maschile; la fascia di età più rappresentata è quella centrale, con 24 persone di età compresa tra i 20 e i 35 anni e 25 persone di età compresa tra i 36 e i 45. Di seguito si riporta la sintesi dei risultati. Domanda n. 1: Quali sono i punti di forza di Pontelagoscuro dal punto di vista produttivo?
Domanda n. 2: Come appare secondo voi Ponte al di là del fiume?
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Domanda n. 3: Quali attività e progetti potrebbero essere sviluppate a Ponte ? E quale altra suggerirebbe?
Altro:
— — — — — —
fabbriche e rivitalizzazione del territorio in ambito politico, socio culturale; recupero via Coperta, centro commerciale intitolato, ricostruzione del portale della via; spazi espositivi legati alle scienze matematiche e fisiche sullo stile di www.immaginarioscientifico.it a Trieste; museo scientifico per bambini; sviluppo attività del teatro Cortazar; paese dell'arte comunitaria.
Domanda n. 4: Cosa è disposto a fare per contribuire al rilancio di Pontelagoscuro?
Altro: Niente, non ho tempo , frequentare i locali
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Domanda n. 5: Cosa le piacerebbe che facessero gli altri pontesani?
Altro: Che i giovani non andassero via.
Domanda n. 6: SE Pontelagoscuro FOSSE un animale che animale sarebbe ? e perché? Animale
Voti Motivazioni
riccio
9
— perché sempre più chiuso verso gli altri — a causa della chiusura mentale; non si fa avvicinare da nessuno, nemmeno nel caso in cui convenga a entrambi. Deve aprirsi a idee nuove per crescere. — troppo chiusi , non ci si conosce più — tanta carica potenziale , ma di fronte alle novità si chiude — va piano — mi piace — molto pungente verso i nuovi arrivati — questo paese è sempre stato e lo sarà sempre chiuso a riccio, anche perché è abitato da anziani e non apprezza quello che fai
papero
8
— va lento ed è un po’ sordo — si muove ma è goffo — come germano reale perché come Ponte è un animale "vicino all'acqua" e che sa correre, saltare e volare, oltre che nuotare (varie culture : ferrarese, marchigiana, veneta) — sempre a bagno nell'acqua non solo del PO ma in quella che ristagna in paese dopo un temporale a causa del grave dissesto delle strade — sa essere bello, socievole, e simpatico, ma si difende se attaccato — [oca] tanto rumore e pochi fatti
farfalla
7
— pur essendoci"vecchie generazioni" è un paese molto allegro e colorato, aperto a tante iniziative
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— Ponte è un paese unito e libero che unisce due culture la ferrarese e marchigiana in modo fantastico. — piacciono l'allegria e le feste — rappresentano bene i 4 piani di cui si compone il paese: villaggio dei marghigiani, vallelunga, pontevecchio, ponte nuovo scoiattolo
7
— per avere acqua più pulita — è simpatico e dinamico — per il suo doppio comportamento: in certi periodi vivace e attivo, in altri alquanto sonnolento e pigro (vedi la scomparsa di tante attività produttive, zuccherifici raramente riconvertiti) — fa un lungo letargo
pesce
7
— per la presenza del fiume più importante d'Italia frequentato da tanti turisti per la pesca del siluro — c'è il Po che è tutto — rappresenta il fiume — muto e sordo alle richieste degli abitanti — legato al suo fiume — [delfino] è un legame con l'acqua (il Po)
tricheco
4
— perché difficile smuoverlo — è un potente animale ma lento nei movimenti — è animale simpatico ma al tempo stesso trasmette saggezza, longevità. Ha un aspetto duro e grigio come Pontelagoscuro
canguro
3
— perché tanto protettiva con i cuccioli e feroce con gli estranei — capace di grandi balzi in avanti ma anche di momenti di completa stasi — è energico ma ha le braccia meno sviluppate perché ha delle grandi potenzialità, ma non è ancora pienamente aiutato/indirizzato a sfruttarle appieno. mi piacerebbe fosse anche un camaleonte che cambia colore a seconda di dove si trova per essere agile ai cambiamenti richiesti dalle necessità dei suoi abitanti non per mimetizzarsi e nascondersi.
gallo
3
— perché.. molto si "canta" e poco si fa — per il legame alla terra e all'agricoltura — se può finire in pentola canterà finché è vivo.
drago
2
— perché…ricco di potenzialità e quindi creativo e fantasioso — al drago manca il fumino e quindi è il caso di dire "molto fumo e poco arrosto"
lumaca
2
— è lento , viene fuori quando è umido, si fa sentire con poche iniziative — le cose vanno a rilento
elefante
1
perché.. è un po’ lento
falco
1
perché a Ponte ne ho incontrato uno
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fenice
1
perché..risorge dalle proprie ceneri
gallina
1
utile ma non esteticamente bella come gli altri animali
gatto sornione
1
lo è diventato, prima non lo era. Il volontariato non c'è più
ippopotamo
1
perché è buono e legato al fiume
istrice
1
perché mi piace
leopardo
1
perché a chiazze
lucciola
1
sarebbe il segno di meno inquinamento
maialino
1
non si butta via niente
scimmia
1
sono tutti ubriachi
uccello
1
perché è libero e legato al fiume
animale imponente
per via del suo ingombrante passato, ma al tempo stesso pachidermico e un po’ immobile come lo è adesso.
Domanda n. 7: Domanda libera Se istituissero una nuova facoltà universitaria a Ponte, oppure una scuola di alta specializzazione, su quale materia?
— — — — — — — —
agraria /agraria /agricoltura – artigianato / agroalimentare produzione zucchero e chimica / zucchero e metalmeccanica /chimica la valorizzazione del fiume / studi sul fiume scienze naturali /scienze naturali cultura delle tradizioni popolari / tradizioni popolari energie rinnovabili qualunque scuola ma deve essere raggiungibile dai giovani facoltà delle ricostruzioni
Se potessi scegliere abiteresti a Ponte e perché?
Tutti associano Ponte al polo chimico, all'inquinamento, alle esalazioni nocive, alla tossicità del suolo e dell'aria. Occorrerebbe in primis monitorare questi aspetti e confermarli o meno. Abiterei a Ponte se questi aspetti venissero smentiti, la vicinanza al parco del delta del Po e la vivacità della vita culturale di Ponte sarebbero altri ottimi motivi per sceglierla. Cosa pensi della presenza degli immigrati nel quartiere ?
Mi piacerebbe contribuire all’integrazione perché sono ancora molto nascosti, appartati , ignorati il Comune potrebbe impiegarli in lavori socialmente utili (lavaggio strade, manutenzioni) o attività che adesso in tempi di crisi sono difficili da sostenere.
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I risultati dell'indagine confermano la radicata convinzione tra gli abitanti di Pontelagoscuro che la vocazione territoriale sia quella produttiva e industriale, legata all'agricoltura e con forti legami con il Po. Emerge inoltre un giudizio ambivalente da parte degli intervistati sulla natura della comunità pontesana: da un lato si distingue per vivacità culturale e aggregazione della società civile; dall'altro, appare “immobile” o difficilmente permeabile a cambiamenti e innovazioni.
2.4.4 FOCUS GROUP "CAPITALE FISSO, CAPITALI D'IMPRESA, CAPITALE UMANO: MATERIALI/ IDEE PER UNA REINVENZIONE URBANA"
Il focus group ha visto la realizzazione di due incontri distinti, nel corso dei quali sono state messe a cofronto esperienze ferraresi più o meno reciprocamente note, consentendo di far interagire portatori di conoscenze diversificate. Con la premessa che, in tempi di risorse scarse e decrescenti, con una grossa incertezza al contorno, una parte di città ritorna a una “normale” vitalità economica e urbana se: — riesce almeno a combinare positivamente l'offerta di spazi a disposizione con una domanda, più o meno espressa, presente localmente; — la strategia economica della rigenerazione riporta l’ambito nel tessuto produttivo della città; — la strategia urbana della rigenerazione ricongiunge spazi e conoscenze del territorio. Questo non significa che il ruolo pubblico sia obbedire in successione a ogni potenziale investitore (gli investimenti richiedono coerenza), o inseguire progetti eclatanti senza basi solide (per ora mancano concretizzazioni, non mancano idee). In coerenza con questi presupposti, il primo incontro, svoltosi il 16 giugno 2011, era intitolato Convergenze immateriali e si poneva l'obiettivo di delineare possibili elementi di convergenza fra settori e attività. Il secondo incontro, svoltosi il 23 giugno 2011, era intitolato Coniugazioni materiali e si poneva l'obiettivo di declinare i ragionamenti nei luoghi fisici interessati dalla trasformazione dell'ambito del Boicelli. I contributi raccolti hanno consentito di indirizzare possibili strategie condivise e nodi irrisolti nell'affrontare il processo di rigenerazione dell'ambito interessato. La struttura scelta per lo svolgimento ha proposto due formule: — matrice in cui posizionare le opinioni in modo chiuso; — coppie di termini opposti su cui indirizzare le opinioni. Domande poste al primo incontro “riconoscere il proprio posto” [questione posta attraverso una matrice, da compilare collaborativamente] Un ranking generico mortifica il posizionamento di Ferrara rispetto al mercato globale. Proviamo a “prendere posizione” (ciascun invitato per il settore di competenza, partendo dalle categorie indicate di seguito o arricchendo la lista). Gli elementi della matrice erano: SETTORI – Agroalimentare (produzione e ricerca), chimica (materiali plastici), ingegneria (acustica), produzione beni di consumo, beni e servizi alla produzione, istruzione e ricerca scientifica, diffusione tecnologica e promozione imprenditoriale, infrastrutture alle aree produttive, progettualità artistica, costruzioni RAGGIO D'AZIONE – cittadino/provinciale, regionale (ambito Emilia-Romagna e Nord Est), nazionale, internazionale QUALITÀ (gradi di colore da 1 a 3: normale, buono, eccellente)
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divergenze/convergenze Provincia di Ferrara, anni 2000-2010, contesto relativamente avanzato: agricoltura/industria/servizi /turismo sono settori distinti e divergenti? specializzazione/offerta generalista Un territorio può eccellere in un ambito ragionevole di pertinenza, se fa sistema delle risorse disponibili. I cluster innovativi vivono del confronto con i centri di conoscenza; i settori industriali maturi della diffusione tecnologica; l'artigianato dell'esperienza tecnica. L'investimento in cono-scenza è commisurato all'ambiente economico e alla cultura imprenditoriale ferrarese? grande/piccolo: proprietari e produzione La piccola dimensione di tante realtà ferraresi non è solo la scala micro. Ci sono [dall'agricoltura su larghi fondi, ai consorzi, al grande gruppo Mazzoni; dalle industrie ferraresi con buona visibilità agli impianti di gruppi internazionali] dei soggetti “medi”. “Rimanere locali” vuole dire radicarsi in un luogo o sfogarsi nella competizione interna per mantenere la posizione o cambiare obiettivi? crescita/contenimento Abbiamo parlato di economia e impresa, cerchiamo di definire le direzioni per Ferrara: può prefiggersi una rinascita produttiva, oppure puntare a un’espansione dei valori e dei mercati immobiliari, o ancora indirizzarsi alla prevalente moltiplicazione dell'offerta commerciale. Spesso le strade non sono abbinabili, ma cerchiamo di immaginare pro e contro. Che solidità offrono proponenti/utenti/consumatori nei diversi casi? proteggere/mettere in gioco: cosa è locale Proviamo a elencare alcune contraddizioni: si costruiscono residenze e la demografia è statica; nuovi spazi commerciali ma aumentano i pensionati; Ferrara-città non è l’orizzonte per la provincia, ma ha legami a livello internazionale per terziario avanzato, arte e ricerca. Su quali sfide convergere con questi punti di partenza?
Domande poste al secondo incontro trasporto / sviluppo: quale relazione? [questione posta attraverso una matrice] Riprendendo i settori discussi allo scorso incontro, abbiamo qualche effetto reciproco diretto con le infrastrutture in gioco per l'area ovest di Ferrara? Gli elementi della matrice erano: SETTORI – Agroalimentare (produzione e ricerca), chimica (specificare), ingegneria (specificare), produzione beni di consumo, diffusione tecnologica e promozione imprenditoriale, progettualità artistica, costruzioni RAGGIO D'AZIONE – cittadino/provinciale, regionale (ambito Emilia-Romagna e Nord Est), nazionale, internazionale INFRASTRUTTURA – acqua [Po, progetto Idrovia]; gomma [raccordo autostradale previsto,Via Padova, Via Marconi, Trasporto Pubblico Locale, rete ciclabile]; ferro [metropolitana, rete nazionale] ripartizione / dispersione I flussi da distribuire con le infrastrutture possono essere decisamente trasversali rispetto ai settori economici già considerati ma confluiscono tutti nelle domande: le risorse disponibili per un ambito delle dimensioni del Boicelli dovrebbero concentrarsi su pochi progetti speciali o lavorare più sulle condizioni di partenza? il flusso di utenti urbani non strettamente locali si può ripartire su una rete selezionata o si disperde filtrando in modo spontaneo e capillare a scale diverse? rigidità / elasticità I ragionamenti precedenti indicano la necessità di “offrire protezione” per intraprendere nuove o recuperate attività. Può diventare un suggerimento per pensare gli spazi? un’eccessiva specificità può forzare la situazione e risultare rigida rispetto a possibili cambiamenti; troppa flessibilità può generare un senso di inadeguatezza delle dotazioni. La risposta può articolarsi sul rapporto fra bisogno di gerarchia e spontaneità o creatività?
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rendita di posizione / innovazione di immagine il lavoro sulle forme materiali è importante quanto il lavoro sulla percezione. Le posizioni consolidate (l'immagine del centro storico, la fama del petrolchimico) non sono legate necessariamente a una connotazione positiva e si consumano con l'uso al pari degli oggetti. Riuscite con una frase a “vendere qualcos'altro”? inerzia/resilienza [inerzia: tendenza di un corpo a mantenere il proprio stato nonostante eventuali turbolenze; resilienza: capacità di un materiale di reagire agli stimoli senza spezzarsi e tendendo a recuperare la caratteristica originaria] Sostenibilità e creatività si completano in questi anni di crisi economica e preoccupazioni ambientali con il bisogno di definire dei traguardi minimi. In questa prospettiva si parla di territori/città resilienti, capaci di sopravvivere nelle turbolenze esterne e preparati a scenari negativi. Per una Ferrara in cerca di sicurezze, un equilibrio fra inerzia e resilienza potrebbe essere una chiave di lettura vincente? Proviamo a essere visionari: luoghi o azioni che vivono del locale quotidiano
cosa immagazzinare
dove
come
Partecipanti [nominativi riportati in ordine alfabetico] incontro del 16 giugno 2011 Convergenze immateriali Anna Alessio — SIPRO Aurelio Bruzzo — Unife–Università degli Studi di Ferrara (in rappresentanza del Magnifico Rettore) Paolo Ferrari — CIA–Confederazione Italiana Agricoltori [Presidente] Mauro Gambaccini — Unife [Direttore del Dipartimento di Fisica] Andrea Gandini — Centro Documentazione e Studi Gianpaolo Lambertini — CNA Ferrara [Responsabile Area Economica] Silvia Mazzanti — U.TE.CO. Roberto Pompoli — Unife [Facoltà di Ingegneria; Direttore della Scuola di Acustica] Francesco Vazzano — U.TE.CO. e Legacoop Ferrara incontro del 23 giugno 2011 Coniugazioni materiali Anna Alessio — SIPRO Aurelio Bruzzo — Unife–Università degli Studi di Ferrara (in rappresentanza del Magnifico Rettore) Marco Franchini — Unife [Facoltà di Ingegneria; Professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche, Infrastrutture Idrauliche e Complementi di Idrologia] Ivano Galvani — AIPo–Agenzia interregionale fiume Po Silvia Mazzanti — U.TE.CO. Giacomo Pirazzoli — Unindustria Ferrara Sergio Soffiatti — Confartigianato Ferrara Francesco Vazzano — U.TE.CO. e Legacoop Ferrara
Sintesi Di seguito si riporta la sintesi delle considerazioni emerse. Non viene presentata la trascrittura delle risposte, quindi alcune coppie di domande non saranno esplicitate, poiché non hanno portato a informazioni rilevanti. Ciascun paragrafo può contenere: riflessioni espresse durante i focus group (in carattere normale); riflessioni di particolare rilievo espresse durante i focus group o ulteriormente articolate dal gruppo di lavoro sulla base dei risultati ottenuti (rispettivamente in corsivo dentro il testo e in corsivo anticipate dalla dicitura Riflessioni); questioni rilevanti da portare all’attenzione dei soggetti che parteciperanno alle future fasi del processo (in corsivo arancione, anticipate dalla dicitura Questioni).
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Indicazioni sul profilo degli stakeholder a partire dalla percezione dell'economia locale Ferrara (il sistema socio-economico, della conoscenza e delle applicazioni innovative) si distingue per il profilo multidimensionale. Chiamati a “riconoscere il proprio posto”, ovvero chiamati ad indicare competenze e responsabilità, gli osservatori individuano potenziali eccellenze di nicchia su una scala sovralocale che sarebbero significative per la ridotta scala cittadina ferrarese, ma faticano a essere assorbite e rilanciate dal contesto locale. Il quadro di sostanziale perifericità nel sistema produttivo emiliano è confermato in un ranking generico così come nella produzione specifica di beni di consumo e delle costruzioni (civili costruzioni, medie infrastrutture e urbanizzazioni), tutti riconducibili al prevalente consumo entro l'ambito urbano. Esistono pochi soggetti imprenditoriali ferraresi che hanno un marchio riconoscibile sul mercato; non sono questi i soggetti che possono essere protagonisti della rigenerazione urbana perché fortemente identificati con il territorio. Il tessuto di imprese a Ferrara è prevalentemente basato su fornitura e produzione conto terzi (meccanica e altre lavorazioni e prodotti), con dimensione piccola e media, godendo di riflesso di un bacino di mercato competitivo come quello emiliano-romagnolo. La condizione di crisi delle grandi imprese come delle filiere è percepita come particolarmente significativa per il tessuto imprenditoriale locale che strutturalmente non trova sbocchi autonomi oltre l’ambito regionale. In questa condizione diventa ancora più rilevante un ambito in cui Ferrara ha riconosciute competenze, quello dei servizi alle imprese e del trasferimento tecnologico fra ricerca applicata in ambito universitario e startup imprenditoriali. Riflessioni. Si evidenzia una forte contraddizione: un tessuto produttivo i cui “campioni” scompaiono rispetto alla media regionale; una potenzialità di predisporre contesti innovativi e relazioni sovra-locali che rimane alla scala di startup e non entra nella capacità produttiva riconosciuta [ad esempio: i laboratori di acustica con applicazioni dal settore musicale-artistico (la Scala, Mosca, etc) alle costruzioni (laboratorio Rumori e Vibrazioni)]; la ricerca dura nel campo della fisica e la ricerca applicata promossa dal Consorzio Ferrara Ricerche trovano più facilmente sbocchi nazionali o internazionali che locali; il “leasing” di laureati e laureandi alle imprese locali per trasferire competenze anche a livelli medi e non solo di eccellenza innovativa, campo in cui l'Università di Ferrara ha ottenuto riconoscimenti nazionali. Questioni. Pensando al potenziale utente e stakeholder del Boicelli, queste nicchie sono alla ricerca di un maggiore spazio fisico? Possono dare indicazioni significative? Richiedono solo una visibilità diversa? Uno soggetto economico che sfugge? Possono essere applicazioni virtuose in una fase progettuale? matrice Due filiere produttive risultano abitualmente sottostimate nella percezione comune: — Il comparto chimico, ormai assestato dopo la crisi di settore, ha una ricaduta limitata all'occupazione (oggi molto ridimensionata) e a un debole rapporto con l'Università locale (essendo parte di un sistema multinazionale cerca internamente le risorse e le competenze necessarie); resta tuttavia una rara presenza di rilievo internazionale che genera un indotto sui servizi (turismo congressuale, strutture ricettive, etc.), percepita solo come potenziale pericolo per la qualità della vita locale. — la filiera agroalimentare vede il comune capoluogo ai primi posti per superficie agricola in Italia, con una forte propensione alla produzione ed esportazione di frutta (Germania e Inghilterra); la percezione urbana ferrarese vede più il contrasto con l'agricoltura che la sua rilevanza.
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Riflessioni. Chimica ed agricoltura (potenziale) sono gli ambiti di confine con l'area Boicelli interessata dal processo di rigenerazione, rappresentati dal Polo chimico e dal parco urbano Giorgio Bassani. Questioni. Chimica e agricoltura hanno evidenti conflittualità e possibili convergenze, nella fase progettuale si prenderà posizione valorizzandone una o conciliando entrambe. Il settore dell'istruzione e della ricerca scientifica, considerando la sola componente accademica sulla base delle graduatorie nazionali, ha una scontata eccellenza cittadina, raggiunge un rilievo regionale e nazionale, più spinta per l'ambito scientifico e maggiormente legato alla didattica per le altre facoltà (con le dovute cautele rispetto ad atenei di scala diversa). Tuttavia, come ricorre più volte durante lo svolgimento del discorso, istruzione e ricerca sono considerati più per le possibili integrazioni con il tessuto locale che come ambito autonomo. divergenze/convergenze In un contesto relativamente avanzato contemporaneo e di dimensione medio-piccola come il ferrarese (provincia e città) agricoltura/industria/servizi sono settori percepiti come distinti ma tendono necessariamente a convergere. Riflessioni. Nel sistema territoriale locale, laddove non ci sono economie di scala basate sulla quantità, convergenze e integrazioni di scala sono un obiettivo. Anche per campi distanti come il turismo o la sicurezza dell'ambiente (dall'ingegneria ambientale alle scienze applicate), emergono necessariamente sinergie nonostante gli attriti con il modo consolidato di affrontare e definire i problemi. Questioni. Esperienze in questo campo possono pesare sul rilancio dell'ambito Boicelli (messa in sicurezza di siti inquinati, gestione fanghi concordata con l'agricoltura, e la ricerca applicata, accompagnamento tecnico-scientifico delle attività sulle rive in fase di cambiamento climatico. L’integrazione tra diversi livelli, locale, regionale e oltre, dipende viceversa da una strategia ampia che coinvolge interlocutori e istituzioni a varie scale e non può essere racchiusa dagli interventi sul Boicelli (ma di cui questa rigenerazione potrebbe far parte). La capacità di un territorio nel fare sistema e portare a convergere le risorse disponibili è paradossalmente più critico per quanto riguarda l'investimento in conoscenza commisurato all'ambiente economico e alla cultura imprenditoriale ferrarese. È un dato consolidato che l'Università a Ferrara produce più laureati di quelli che il sistema territoriale può assorbire; si tratta di una competitività per l'ateneo, ma per chi resta la percezione è che non si trova applicazione nel mondo del lavoro di tutto il bagaglio culturale appreso, evidenziando poca disponibilità al rischio oltre a quanto è già consolidato e scarsa consapevolezza dei traguardi possibili con conoscenze e competenze di livello più elevato (un problema specifico locale è la scarsa cultura imprenditoriale che si lega alla prevalenza di piccole imprese). Le esperienze di dialogo fra scuola e impresa, valutate fuori dal sistema universitario nazionale, appaiono ancora parcellizzate dal lato imprenditoriale e più incisive sull'innovazione di management che sulle capacità tecniche di livello medio. Il problema rilevato non è tanto nella inadeguatezza di conoscenze e competenze fornite dal sistema educativo, per quanto sforzi combinati di differenziazione/specializzazione/integrazione possano essere compiuti ai fini di una maggiore competitività. Manca un’integrazione di filiera all'interno delle imprese; manca la competenza sociale al lavoro (capacità di lavorare in gruppo, rispetto degli orari…), più marcata in settori tradizionali come agricoltura, edilizia e pesca, che richiederebbero un ponte di transizione tra studio (superiore e tecnica) e l’appartenenza a un sistema produttivo. Questioni. Si tratta nuovamente di tematiche ampie di rilievo nazionale, ma potrebbero suggerire modi di azione
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per alcuni step della rigenerazione del Boicelli (laboratori di costruzione che coinvolgano ditte e scuole professionali, campagne di sensibilizzazione ambientale che vedano protagonisti gli uffici competenti e gli istituti tecnici, etc.). grande/piccolo/medio La piccola dimensione di tante realtà ferraresi non è solo una scala micro e qualche eccellenza di nicchia che non incide sul sistema economico locale. Nonostante il diverso passato agricolo e nonostante la crisi stia allargando la forbice con il resto della regione Emilia-Romagna, la media impresa è la nuova realtà emergente (secondo alcuni studi condotti ad esempio da MedioBanca o da UnionCamere). Se la piccola si espande non può permettersi di competere all’interno di un’area o di uno spicchio di settore, solo introducendo un fattore dimensionale, rimanendo nella media di una posizione fortemente condizionata dal mercato finale e dalle decisioni dei committenti che non si controllano. Anche l'agricoltura vive questa contraddizione, lavorando prevalentemente in subappalto. La questione delle dimensioni di riferimento, la definizione di una scala locale da rispettare e degli orizzonti da raggiungere, le incertezze del mercato, sono tutti fattori di rischio che una struttura produttiva senza accesso alla domanda finale e senza la progettualità innovativa non vuole rischiare. Purtroppo nessuno strumento di supporto all'innovazione ha avuto effetti locali dirompenti. Riflessioni. In questa congiuntura può risultare efficace incoraggiare tendenze nuove nella domanda finale. Ad esempio per tutta la filiera agricolo-alimentare si possono riconsiderare modelli di microgenerazione diffusa e capillare (decidendo se seguire la diversificazione bilanciata delle colture a costi unitari maggiori o una domanda alimentare in espansione su scala vasta che incentiva investimenti iniziali in grandi superfici a coltura specializzata per abbattere i prezzi). Il contenimento dell'offerta immobiliare potrebbe agire positivamente su un'offerta di maggiore qualità e a una più forte coerenza con gli strumenti urbanistici avanzati di cui Ferrara si è via via dotata. Il marketing territoriale potrebbe spingersi oltre conferme superficiali e puntare a diversificare o proporre servizi produttivi e commerciali meno omologati e più attenti al contesto vicino. La densità istituzionale e amministrativa richiesta può variare da un’attenzione capillare al supporto di un humus socio-economico vitale, con minimi strumenti di incentivo alle attività in difficoltà o in decollo, a un indirizzo sistematico di azioni spontanee ma frammentarie; una rinascita produttiva può essere favorita e perseguita, ma il coinvolgimento pubblico nelle decisioni economiche non è realistico. Qualunque sia la strategia adottata, coerenza e autorevolezza sono i due requisiti ritenuti necessari per l'azione pubblica così come per un'assunzione di responsabilità da parte di operatori economici privati. Con un paradosso, anche la scelta di stringersi a Bologna con più forza potrebbe essere una strategia da perseguire con coerenza funzionale e infrastrutturale tali da ridefinire una identità autonoma per Ferrara (un campus esclusivo, un'oasi di qualità di vita quotidiana, un'area urbana specifica per la terza e la quarta età, un interscambio logistico per le vie d'acqua, etc.). Individuare strategie fra proteggere e mettere in gioco Alcune contraddizioni strutturali risultano meno drammatiche se discusse sistematicamente: il ferrarese deve sentirsi protetto per mettersi in gioco; tutte le città hanno cicli di vita che segnano fasi di maggiore o minore attrattività e si è visto che le aree metropolitane europee limitano la crescita per rischi di inquinamento, congestione e squilibri economici; la città capoluogo ha fatto una scelta palese di puntare sulla cultura e sull’arte, mentre la Provincia è complementare; l'esplosione di nuove residenze riflette in una certa misura famiglie e strutture sociali frammentate, o i limiti tecnici dei palazzi storici che non possono accogliere tutte le richieste, ad esempio, di risparmio energetico; la crescita dei pensionati su ogni altra categoria sociale non limita necessariamente la domanda di spazi commerciali, ma forse non orienta un commercio che è anche servizio sociale.
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Riflessioni. Le città medio-piccole sono ancora una prospettiva di sviluppo nel contesto europeo, come nel caso delle medie imprese, se hanno appeal e sono accessibili. Per Ferrara però non è scontata la capacità di mantenere le posizioni attuali: Ferrara era nettamente distinta e lontana da Bologna solo 50 anni fa, mentre ora i due centri hanno una vicinanza che è capitata senza che venissero esplicitati i rapporti reciproci. Perifericità e infrastrutture Il tema delle infrastrutture è fortemente diviso fra i due estremi di difendere una qualità riconosciuta ad alcune parti urbane e la necessità di accogliere potenzialità nuove. Gran parte delle funzioni produttive e di servizio all'impresa concentra il proprio interesse sul trasporto su gomma di scala sovra-locale (destinazione dei prodotti agricoli, importazione di beni e servizi non sufficientemente rappresentati localmente), con qualche fiducia riposta anche nel trasporto via acqua. Riflessioni. L'integrazione sistematica con risorse consolidate è ritenuta più auspicabile (e forse più realistica) di grandi opere dirompenti: avvicinare Ferrara all’aeroporto perfettamente funzionale di Bologna, rinforzare la rete ferroviaria esistente che collega alle principali destinazioni regionali, lavorare in sinergia con il porto di Ravenna prima che sull’idrovia… Questioni. Il Boicelli può giocare un ruolo nuovo come interscambio logistico fra ferroviaria e casello autostradale a cui si aggancerà la Cispadana, connessa al sistema ferroviario ma anche all’Adriatico. Scambiare e ridistribuire fra gomma-ferrovia-idrovia i flussi merci e persone nell’area Boicelli: scambiare il veicolo a portata maggiore che percorre lunghe distanze con quello meno inquinante di portata minore per trasferire le merci nel centro della città. Riflessioni. Apparentemente solo i servizi formativi e la ricerca hanno a cuore o ricercano una maggiore cura degli spostamenti individuali e indipendenti, come con l’accessibilità minuta delle piste ciclabili, in collegamento con il centro storico a sud e con parco urbano e petrolchimico ai lati. Per gli altri settori il riferimento ideale è la dislocazione di flussi fortemente aggregati (un orario di fabbrica da rispettare, un autobus di turisti, una partita di fornitura, etc.). L'esigenza di definizione e specificazione L'efficienza e l'efficacia dell'accessibilità urbana offrono spunti inediti per un indirizzo funzionaleprogettuale della rigenerazione. Riflessioni. Una divisione piuttosto netta - un'area nord collegata all'acqua, la fascia del petrolchimico con funzionalità logistiche e di ridistribuzione produttivo/commerciale, l'area più a sud del Doro come interfaccia con la città (con l'area Diamante non ben definita, ma potenzialmente un corridoio ecologico per flussi di altra natura) ripropone l'esigenza di elementi chiari e mirati, anche se limitati. I ragionamenti precedenti indicano la necessità di “offrire protezione” per intraprendere nuove o recuperate attività, al limite di imporre un presente con qualche scelta rigida (a partire da una chiara gerarchia degli interessi già espressi sull'area), con spazi per la convergenza plurifunzionale o per una successiva esplosione inventiva. Far nascere spazi flessibili non è considerato efficiente: troppa flessibilità può generare un senso di inadeguatezza delle dotazioni perché si finisce per non vedere le potenzialità già disponibili (progetti a lungo dibattuti continuano a essere guardati più per quello che non si sa che per quanto effettivamente possono garantire: la metropolitana di superficie, la ex– SFIR, lo stesso petrolchimico). Il lavoro sulle forme materiali è altrettanto importante del lavoro sulla percezione. Questioni. La posizione con cui l'area Boicelli potrebbe cambiare volto è quella di un forte reindirizzamento sulla logistica al servizio di una città storica senza bisogno di mobilità veicolare individuale. Il rilancio produttivo passa per la riappacificazione di Ferrara con le sue fabbriche e infine con l'acqua.
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inerzia/resilienza Sostenibilità e creatività si completano in questi anni di crisi economica e preoccupazioni ambientali con il bisogno di definire dei traguardi minimi. In questa prospettiva si parla di territori/città resilienti, capaci di sopravvivere nelle turbolenze esterne e preparati a scenari negativi. Per una Ferrara in cerca di sicurezze, un equilibrio fra inerzia e resilienza potrebbe essere una chiave di lettura vincente. Questioni. Lo sviluppo poteva essere sostenibile, ora è la passività che deve diventare qualcosa, e non necessariamente con soli dispositivi di risparmio.
2.4.5 SOPRALLUOGO: "IN ASCOLTO DEL BOICELLI" La fase di Ascolto termina con un sopralluogo realizzato il 30 settembre a bordo del battello fluviale Nena. Organizzato all’ora del tramonto, il sopralluogo ha voluto lasciar spazio al principale protagonista del progetto ReTInA (il canale Boicelli) affinché potesse “raccontare il suo punto di vista...” All’iniziativa “In ascolto del Boicelli” sono stati invitati coloro che avevano presenziato agli incontri di avvio, i partecipanti al focus group, gli intervistati e nuovi rappresentanti del mondo artistico e del settore turistico, che, in virtù delle proprie esperienze, potevano apportare un contributo al processo. La finalità del sopralluogo era duplice: — far scoprire o ri-scoprire il canale ai partecipanti ferraresi — consentire ai partecipanti di conoscersi, scambiarsi impressioni, idee, perplessita e desideri...
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2.5
CODIFICA E VERIFICA
Conclusa la fase di ascolto, ha preso avvio una serie di incontri finalizzata a confrontare e selezionare le idee progettuali per giungere alla definizione di uno schema strategico. Nel tempo, le azioni previste hanno subito modifiche in merito alla loro successione e agli strumenti da adottare. Il percorso di costruzione dello schema strategico, infatti, prevedeva originariamente incontri differenziati per le Zone Nord e Sud, i quali, progressivamente, sono andati uniformandosi, perseguendo lo stesso obiettivo di definizione di una strategia complessiva (capace di coinvolgere anche la Terra di Mezzo). Il percorso ha visto la realizzazione di due diversi tipi di appuntamenti: — riunioni (a cui sono invitati gli attori più coinvolti nel processo), nel corso delle quali si affinano le connessioni tra progetti e si affrontano gli eventuali nodi irrisolti. Questi incontri hanno avuto una durata di circa due/tre ore e sono stati organizzati nel tardo pomeriggio o la sera; — eventi (aperti a tutti) della durata di una giornata, prevedendo nella mattina la presentazione dell’avanzamento dei lavori e degli esiti incrementali e nel pomeriggio i tavoli di lavoro. Il Gruppo Operativo si è prefissato di raggiungere, nei presenti stadi del processo, i seguenti obiettivi: — affinare progressivamente lo schema strategico attraverso la definizione delle idee progettuali, la selezione degli elementi raccolti, il rafforzamento e la creazione di connessioni e interrelazioni; — redigere un programma di azioni susseguente allo schema strategico in cui fossero individuate le progettualità più fattibili nel breve–medio periodo e quelle più strategiche nel lungo termine; — approfondire e consolidare la conoscenza tra i soggetti che componevano la rete degli attori coinvolti, affinché assumessero lo schema strategico e il programma di azioni come strumenti su cui continuare a operare congiuntamente nel futuro.
2.5.1 BAR CAMP: "QUALI/QUANTE CONVERGENZE LUNGO L'ASTA DEL BOICELLI?" Aperto alla partecipazione delle Istituzioni, del mondo imprenditoriale, dell’Università, delle realtà connesse alle performing arts, degli operatori turistici e dei cittadini, l’incontro pubblico si è svolto sabato 22 ottobre 2011, nella sede della Provincia. Durante la conferenza del mattino sono state presentate le attività svolte e gli esiti raggiunti nei mesi precedenti; mentre nel BarCamp pomeridiano il dibattito è stato strutturato in tre tavoli di lavoro afferenti a tre distinti filoni tematici: acqua, cultura & eventi, ricerca, raccolti sotto il titolo generale di Locale–Boicelli–Internazionale: quali convergenze nei principali filoni strategici di Ferrara: acqua, cultura&eventi, ricerca 13? Ogni tavolo è stato moderato da un partecipante competente 14 nella tematica specifica e da un componente del GO di ReTInA. Originariamente si sarebbe dovuto attivare un quarto tavolo dal 12 F
1 3F
13 Nelle
possibili applicazioni: dai materiali alle tecnihce, dai servizi alla protezione ambientale.
del tavolo acqua: Prof. Ing. Marco Franchini – Professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche, Infrastrutture Idrauliche e Complementi di Idrologia presso la Facoltà di Ingegneria di Ferrara. Moderatore del tavolo cultura & eventi: Prof. Roberto Pompoli – Professore Ordinario di Fisica Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria di Ferrara; fondatore del CIARM–Centro di ricerca in acustica musicale e architettonica; Direttore della Scuola di Acustica. Moderatore del tavolo ricerca: Prof. Mauro Gambaccini –Professore Ordinario di Fisica Applicata presso la Facoltà di Farmacia di Ferrara e Direttore del Dipartimento di Fisica.
14 Moderatore
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titolo Petrolchimico e Città: quali prospettive comuni? Il Boicelli: una convergenza strategia fra le due realtà? Non essendo stata confermata la presenza di coloro che avrebbero dovuto moderare la giornata, si è preferito rimandare l’'incontro ad altra data (e non necessariamente all’interno del processo). Siccome la maggior parte della mattinata è stata dedicata alla condivisione della cornice socio– economica emersa dal focus group e dei risultati dell'indagine La comunità intervista sé stessa, nel pomeriggio, quale materile di lavoro, è stata consegnata ai partecipanti della documentazione, scritta e illustrata (schemi localizzativi delle proposte), che restituisse molto sinteticamente gli esiti delle interviste realizzate durante l’Ascolto. Si riporta di seguito il materiale testuale: INTERVISTE MIRATE / SUGGERIMENTI E PROPOSTE Suggerimenti : consigli sull’agire; priorità di intervento e raccomandazioni di carattere generale che possono anche non includere il coinvolgimento dell’autore del suggerimento. I suggerimenti sono raggruppati per argomenti. Proposte : azioni che l’intervistato avanza; includono il suo diretto coinvolgimento. Le proposte sono elencate per attore. SUGGERIMENTI Considerazione condivisa: il settore immobiliare è saturo e anche il settore commerciale lascia ormai pochi margini di manovra. Agricoltura — Puntare sull'agricolo avanzato (certificazioni di tipicità); — realizzare servizi “ecosistemici” più che prodotti, servizi che possono essere sociali e ambientali ed essere intesi come porta di accesso alle funzioni effettivamente agricole (connessione); — promuovere borghi rurali di sussistenza prossimi alla città; — attrarre nel territorio ferrarese il terziario avanzato tramite un piano di accompagnamenti mirati; — puntare su artigianato o processi di trasformazione agroalimentare legati al territorio. Valorizzare la Ferrara industriale — Creare itinerari tematici che possano dare vita a un museo all’aperto della “Ferrara Industriale”, valorizzando la natura industriale e artigianale dell’area [ovvero il suo recente passato]; — non demonizzare il Petrolchimico e rivalutarlo dall’aura di “terrore” che lo circonda, anche supportando la localizzazione di nuovi insediamenti industriali; — elaborare un’idea strategica, un quadro di insieme a cui gli imprenditori possano agganciarsi; — inventarsi(o scegliere tra l’esistente?) un campo in cui eccellere; — attrarre a Ferrara il terziario avanzato attraverso un piano di accompagnamenti mirati; — supportare l’insediamento della piccola e media industria artigianale. Viabilità e trasporti – intermodalità — intervenire sulla viabilità, rendendola più fluida; — riqualificare l’area della stazione (residenze sopraelevate sulla stazione, con passaggio); — puntare sulla nuova viabilità, soprattutto nel collegamento nord–sud, per bypassare la città; — riutilizzare la vecchia ferrovia; — limitare il traffico su gomma legato all’industria; — creare itinerari ciclo-turistici da abbinare alla navigabilità del fiume; — realizzare un sotto o sovrapasso da via Padova per rendere accessibile l'area in sicurezza. Strategie sull’immagine dell’area — Partire da percorsi di comunicazione/trasparenza, fugando in primis i dubbi sui siti contaminati; — contrastare l'anonimato, risolvendo e riqualificando (caratterizzandoli) alcuni di quei brani di città che nell' immaginario comune sono divenuti estranei e/o degradati;
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sostenere l’immagine di Ferrara come città in cui non solo si consuma cultura, ma la si produce; abbattere/riqualificare edifici degradati e creare di spazi verdi con funzione di interfaccia; redigere un piano strategico di marketing dell'area; tenere presente che il Boicelli non può avere fini turistici; concentrarsi sui possibili sviluppi nel settore dei servizi; porre al centro la fantasia, le persone con competenze umanistiche, per trovare soluzioni inedite; affidare spazi pubblici all'iniziativa di giovani, nell'ottica di “lasciare che accada senza dirigismo”.
Valorizzazione del fiume — Valorizzare il parco perifluviale; — recuperare il collegamento di Pontelagoscuro con il Po, creando punti di accesso al fiume; — valorizzare il rapporto tra terra e acqua; — puntare sul turismo fluviale; — progettare un’area di sosta e ristoro; — ripulire i corsi d'acqua e risolvere i problemi che impediscono lo sviluppo della navigazione. PROPOSTE Società Canottieri Ferrara 1. Progetto Una finestra sul fiume: l’area della Canottieri come proiezione della città sul fiume Po in coerenza con il nuovo corso della società improntato a una maggiore apertura verso la cittadinanza; 2. rilancio cicloturismo, ippoturismo, pescaturismo; 3. formalizzazione del presidio della Protezione Civile. Centro Canoa Beppe Mazza Progetto di un’area di sosta per camperisti, invogliati così a fermarsi, prendere la bicicletta, visitare Ferrara e ripartire. La proposta si inquadra in un progetto più ampio che vede l’inserimento dell’area nel circuito Destra Po e la costruzione di un sotto o sovrapasso per l'attraversamento di via Padova (SS16); Assonautica Puntare sulla IV classe internazionale di navigazione invece della V, più problematica. Fondazione Navarra Proposta di creare un villaggio agricolo dedicato alla ricerca e innovazione come volano imprenditoriale. UTECO Consorzio di rigenerazione tra i proprietari dell'area. CAFA 1. Progetto di mobilità che preveda l’interazione dei diversi mezzi di trasporto; 2. servizio di lavaggio per camion e natanti; 3. disponibilità a completare una cartografia della zona nord funzionale ai progetti da sviluppare. Confartigianato 1. Creare un’area di scambio intermodale gomma/ferrovie, cui aggiungere in seguito porto e via d’acqua; 2. Creare un’idea strategica, un quadro di insieme, per l'area che si estende da via Marconi fino al canale; 3. centro di restauro per l’acqua (vecchia proposta di Confartigianato). CDS Proposta di re-industrializzare la provincia di Ferrara per uno start di sviluppo a cascata. Un piano virtuoso e individualizzato di insediamento grazie al quale si può proporre un ventaglio di opportunità alle imprese che decidono di insediarsi nel territorio ferrarese.
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Comune di Occhiobello 1. Rendere il Po navigabile tutto l’anno al fine di tornare a intercettare i flussi turistici provenienti da Venezia, adesso diminuiti. Collegare alla navigabilità la creazione di itinerari ciclo-turistici; 2. convertire parte dell’ex zuccherificio Gulinelli in un “Centro Studi sul fiume Po”, centro interregionale collegato con le università di Venezia, Padova, Ferrara e Bologna; 3. Creare un tavolo interprovinciale che sistemi, nell’osservanza delle leggi regionali, le dinamiche commerciali che avvengono al di là ed al di qua del fiume.
Nei giorni successivi all’evento, i referenti del GO (in collaborazione e sotto la supervisione del moderatore del tavolo) hanno predisposto i verbali delle sedute (di seguito riportati). Ogni referente ha adottato una propria struttura di esposizione, dipendente dalle modalità di confronto che si sono sviluppate all’interno dei diversi gruppi. VERBALE / ACQUA Partecipanti 1. Marco Franchini — UNIFE [Facolta di Ingegneria]; 2. Patrizia Bianchini — Assessore provinciale; 3. Alessandro Gulinati — Presidente Pro Loco Ferrara, guida turistica e Capogruppo Misto nella Circoscrizione 1; 4. Paolo Dal Buono — Vicepresidente Assonautica; 5. Carlo Borghesi Pro Domo srl — consulente Confesercenti; 6. Francesco Vazzano — progettista e urbanista UTECO; 7. Daniela Mandrioli —proprietaria di immobile in ambito Boicelli; 8. Adriano Lazzari — progettista Studio Lazzari; 9. Giuliano Negrini — titolare società di navigazione Navi Andes; 10. Agnese di Martino — coordinatrice Rete Società a Teatro; 11. Sergio Fortini — segretario Ordine Architetti di Ferrara; 12. Silvia Raimondi — esperta organizzazione e comunicazione eventi. Sul tema agricoltura I presenti rimarcano la contraddizione tra ambito Boicelli e agricoltura, ma rivalutano le connessioni con campi vicini, la possibilità di aree sperimentali e la funzione di trasporto che potrebbe avere il Boicelli (per esempio per prodotti a km zero o prodotti di trasformazione). S. Fortini: Si condivide la finalità connettiva che i servizi ecosistemici potrebbero assumere, ma dipende da cosa si vuol fare, cioè: cosa connettere? L’asta del Boicelli con spazi vuoti? Quali? Suggerimenti per il Parco urbano? L’elemento agricolo in questo ambito andrebbe bene ma solo come episodio, senza togliere troppo ad altre destinazioni. L’area ha tante vocazioni, ma quella agricola è all’ultimo posto. A. Gulinati: Da non dimenticare il recente passato, quando attraverso i corsi d’acqua si trasportavano barbabietole, canapa e frutta. Ora al massimo si trasportano inerti, ma non sarebbe sbagliato immaginare che in futuro le nostre vie navigabili fossero attraversate da bettoline a energia alternativa che trasportano frutta e ortaggi a km zero. È difficile immaginare di produrre su quei terreni, ma l’acqua può trasportare ciò che si produce in terreni vicini.
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C. Borghesi. Occorre fare una premessa su una criticità rilevante che deve essere considerata se si vogliono introdurre e promuovere usi diversi da quelli produttivi come la residenza o il direzionale che prevedano la permanenza di persone per molte ore ininterrottamente ogni giorno. La premessa è fare i conti con la quantità ed estensione di inquinamento presente nell’area di cui, tra circa due anni, le autorità competenti avranno cognizione più precisa a seguito delle verifiche previste dalle procedure urbanistiche del primo POC. Siti, terreni e falda presentano un alto tasso di inquinanti dovuti a varie cause, sia gli scarichi e sversamenti di industrie inquinanti storiche, sia l’utilizzo di rifiuti tossici insieme a detriti per coprire buche causate da bombardamenti bellici. Il problema sarà rappresentato dalle richieste di licenze per edificare o per svolgere alcune attività che saranno negate in quanto in luoghi così inquinati la legislazione di tutela della salute e dell’ambiente è molto limitativa e prevede anche responsabilità personali per i dirigenti pubblici competenti a rilasciare pareri e licenze. Conviene concentrarsi su pochi progetti e scegliere quelli che possono convivere con questo problema. La mia valutazione è che l’uso principale di queste aree debba rimanere di tipo industriale; eventualmente si potrebbe riqualificare la parte più edificata (capannoni) trasformandola in impianti coperti da adibire a sport o attività spettacolari/ludiche (auto, moto, bici, ballo, etc.), magari sviluppate a latere del Motor Show di Bologna, con attrazioni che possano: realizzarsi senza arrecare disturbo al resto della città; essere facilmente raggiungibili dalle principali arterie di comunicazione; diventare occasione di produzione di format televisivi di tipo sportivo. F. Vazzano: L’agricoltura dovrebbe essere un episodio a supporto di altri processi di riconversione. S. Raimondi: L’ambito agricolo può rientrare in piccole aree sperimentali. Considerata l’impossibilità di utilizzare l’ambito per l’agricoltura intensiva, viste le sue condizioni ecologiche, incentivare lo sviluppo di piccoli appezzamenti coltivati potrebbe essere un buon modo per attirare fisicamente persone e piccole attività e “vendere positivamente” l’immagine dell’area, contribuendo alla sua riqualificazione. Mi chiedo però quanto le reali condizioni di inquinamento del terreno possano permettere anche operazioni su piccolissima scala di questi tipo. Agli esperti la sentenza. A. Di Martino: Tenere conto di questo substrato sconosciuto che minaccia la vivibilità in superficie. Eventuale possibilità di valutare l'utilizzo della via d’acqua rispetto alla sua funzionalità nei confronti dell’agricoltura (trasporto di merci o prodotti?). G. Negrini: La connessione con l’agricoltura fa bene al turismo. D. Mandrioli: L’agricoltura non può trovare più spazio come prima, poiché l'industria ha occupato tanto territorio. L’agricolo avanzato però può essere interessato al trasporto e quindi all’approdo. M. Franchini: Il parco urbano rappresenta 1500 ettari di campi coltivati che potrebbero utilizzare il corso d’acqua del Boicelli come approdo per essere facilmente trasportati. A. Gulinati: Tenere presente l’importanza della vicinanza del parco urbano e dei campi agricoli che si trovano anche dentro le mura. È una particolarità unica per una città. P. Bianchini: Escludo l'utilizzo agricolo dell'ambito del Boicelli (che è altro rispetto al parco urbano). E, nell'area in argomento, vedrei la realizzazione di un'area boschiva o comunque delle piantumazioni che in qualche modo attenuino l'impatto degli impianti industriali. Non possiamo disconoscere quanto su quell'area è ancora presente. C. Borghesi: In questo caso particolare porrei maggiore attenzione a utilizzare risorse pubbliche per finanziare progetti del tipo ecobosco-turistico, che potrebbero sì dare benefici all’ambiente circostante, ma non tanto se confrontati con altri interventi di riduzione degli inquinanti prodotti dal
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Polo Industriale. Si informa che la Gestione Consortile “condominiale” degli inquinanti del Polo stabilisce che sotto un certo numero di aziende che producono, usufruiscono e pagano tali servizi, si interrompono la gestione economica e gli impianti stessi (depurazione, forno inceneritore, vapore, etc.). Se continuano a chiudere le fabbriche, c’è il rischio di andare sotto questa soglia. Dunque il ragionamento è: conviene finanziare l’ammodernamento e la continuazione delle attività di autogestione degli inquinanti del Polo invece del bosco, perché il risultato potrebbe essere di gran lunga più efficace e anche favorirebbe l’attività economica esistente/o nuovi insediamenti. Sulle indicazioni della viabilità — intermodalità I presenti convergono su un elemento, che è quello di valorizzare il Boicelli come trasporto e approdo sia per merci che per passeggeri. Questi ultimi sono, in primo luogo, i cittadini che potrebbero utilizzare il canale per lo spostamento Pontelagoscuro – Darsena – Centro in talune fasce orarie o per raggiungere il quartiere del loisir con alcune altre mete interessanti già presenti a Pontelagoscuro. Divergenze sul futuro della gomma. C’è chi ritiene che aumenterà il traffico individuale su gomma a causa dei pesanti tagli che ci saranno sul trasporto pubblico; chi invece pensa che a causa dei prezzi dei carburanti, l’utilizzo delle auto sia destinato a scemare. Altri pensano che il futuro è la ferrovia. P. Bianchini: Per quanto concerne il canale, ritengo che possa essere utilizzato a fini turistici come via di accesso al centro città per chi proviene dal Po (navigazione fluviale) o comunque per turisti che potrebbero arrivare con pullman a nord della città e proseguire sulla via d'acqua. A. Lazzari: Non è stato ancora attuato il piano del 1974 che prevedeva interventi per la viabilità. S. Fortini: Le infrastrutture devono essere a servizio della attività produttive, la viabilità al servizio della città. Il Boicelli può rientrare in una logica cittadina. Il Boicelli può essere una parte di “circonvallazione di paesaggio”, molto fertile dal punto di vista turistico, prevedendo un sistema di continuità con il Po (dalla darsena cittadina, passare per il Boicelli e unirsi al parco urbano: la piccola "U"). Basta immaginare l’impatto che avrebbe il vedere passare i vaporetti vicino via Bologna. Chiedersi anche quale funzione per la ferrovia? [attualmente è funzionante la ferrovia che passa internamente al polo] P. Dal Buono: Il Boicelli ha una sua identità, è il tragitto più veloce per collegare Pontelagoscuro al centro ed è il presupposto per un porto turistico a Ferrara. Già con poca acqua abbiamo 250 barche che utilizzano le vie d’acqua. Anche sul piano dragaggio dei fanghi ci sono soluzioni innovative già utilizzate da altri territori. [Dal Buono segnala i contatti dell’impresa SARTI di Poggio Renatico competente in tema di sistemi innovativi per il dragaggio fanghi]. S. Raimondi: Occorre partire individuando delle mete. Il trasporto pubblico può giocare un ruolo fondamentale nella riqualificazione/rivitalizzazione dell’area. A Pontelagoscuro ci sono attività culturali e di intrattenimento (come il Teatro Nucleo e il Patchanka) che potrebbero intensificare l'offerta o avere maggiore risposta dal pubblico grazie ad un servizio più effettivo. Si eviterebbero i problemi di etilometro e si favorirebbero gli spostamenti di chi non ha l’auto. La promozione della navigabilità del Boicelli a fini turistici (o di trasporto dei residenti) e il rilancio di attività di vario genere in determinate aree, quali Pontelagoscuro, potrebbero effettivamente “supportarsi” attraverso un’adeguata comunicazione e l’organizzazione di eventi mirati a coinvolgere più attori. F. Vazzano: Occorre scegliere e avere un obiettivo. Ferrara è l’unica città dell’Emilia Romagna a essere attraversata da un fiume navigabile.
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A. Di Martino: Educazione al cittadino contro l’uso dell’auto (comunicare i dati sull’inquinamento o epidemiologici correlati all’inquinamento causato dalle auto nel nostro territorio). Sì alle iniziative che promuovono la mobilità intermodale (sia come risposta funzionale alle quotidiane esigenze di spostamento di una parte della popolazione, sia come “esperimenti” da effettuare prendendo come scusa eventi culturali, anche itineranti). Organizzare iniziative che avvicinano le persone alla conoscenza dei corsi d’acqua. Nave + bici: utilizzare un elemento assai noto al ferrarese (la BICI) per conoscere un elemento non noto (il FIUME). Riavvicinare i cittadini all’acqua, partendo dalla valorizzazione dell’acqua più vicina e conosciuta: la Darsena di San Paolo. Bisognerebbe evitare l’errore di creare una barriera tra le persone e l’accesso all’acqua, lasciando libero l’intero piazzale fra Magazzini Generali e Volano, che può rappresentare uno spazio fisico e simbolico di connessione fra uomo e acqua, e che per la prossimità sia al fiume che alla struttura dei Magazzini (bellissima ed estremamente versatile) è un luogo dalle enormi potenzialità di “vivibilità” (organizzazione di eventi). Si suggerisce vivamente di procedere in questo senso, perché si tratta di una bellissima piazza sull’acqua. Per riqualificare aree così extra-urbane (come il canale Boicelli) bisogna prima lavorare sulla certezza che i cittadini abbiano effettivamente riacquistato un rapporto forte con l’acqua, e che tornino a vivere o a fruire quelle aree, percependole come aree di loro interesse (anche se di fatto vivono o lavorano in aree più lontane). A. Lazzari: Nel progetto della STU che interessa via Darsena, la strada rappresenta una frattura terribile con l’acqua ed è invece un nodo essenziale su cui lavorare. G. Negrini: Tutto quello che di positivo viene fatto per la città e per i cittadini, fa bene anche al turista; tutto quello che viene fatto per l’elemento acqua, fa bene anche al turismo. Per i corsi d’acqua conviene mantenere e valorizzare quello che c’è, potrebbe rappresentare un’ottima alternativa ad altri percorsi, soprattutto in certi giorni e fasce orarie. Da quando c’è stato il decentramento delle competenze nel settore della navigazione interna dallo Stato alle Regione, si è determinato un certo declino. Incentivare nuove aziende sul Boicelli. Bus turistici potrebbero fermarsi a Pontelagoscuro e poi con la motonave Nena raggiungere il centro di Ferrara. S. Fortini: Il Boicelli può riappropriarsi del livello urbano, con finalità di supporto al settore ricettivo, recuperando la sua vocazione navigabile legata alle filiere produttive che potrebbero riavviarsi. Sono citati gli esempi della Rhur, del porto di Bilbao, basterebbe progettare due interventi di architettura contemporanea e accettare un progetto artificiale come progetto di paesaggio: questo presuppone una mutazione di destinazione. P. Bianchini: Le proposte progettuali avanzate dagli attori nel corso delle interviste sembrano tutte fattibili e non in contrasto tra di loro. In ordine sparso … La V classe di navigazione ha reso infattibile l'idrovia per i tanti problemi tecnici e il generale dissenso. Utilizzare i terreni lungo le sponde del canale per attività artigianale a basso impatto. Mappare le distanze per suggerire soluzioni per l'intermodalità: le persone a sud e le merci a nord. In via Padova, il sottopasso sarebbe bene prevederlo vicino al motovelodromo. Manca la bretella di via Padova, solo 500 metri per collegarsi al Veneto in modo eccezionale.
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VERBALE/ CULTURA & EVENTI Partecipanti: 1. Roberto Pompoli — UNIFE [Facolta di Ingegneria e Scuola di Acustica]; 2. Alfonso Santimone — Collettivo Gallo Rojo; 3. Marco Sgarbi — Teatro Comunale Occhiobello; 4. Federico Toso — Teatro Instabile Urga; 5. Luca Magni — Spazio “Sonika” e Suono Immagine; 6. Horacio Czertok — Teatro Nucleo; 7. Natasha Czertok — Teatro Nucleo + Urbanica; 8. Giovanni Pecorari — Pro Loco Pontelagoscuro; 9. Francesco Guaraldi — Ferrariae Decus; 10. Antonella Antonellini — Cooperativa Le Pagine e motonave Nena; 11. Paolo Dal Buono — Assonautica; 12. Moreno Po — Provincia di Ferrara. F. Toso: Per lavorare su questi spazi bisogna lasciarsi alle spalle le esperienze culturali già consolidate. I luoghi vanno trasformati ascoltando i bisogni di chi li utilizza. F. Guaraldi: Il rischio della riqualificazione a Ferrara è che spesso sono stati rasi al suolo spazi molto interessanti. Gli edifici e gli spazi urbani andrebbero riutilizzati mantenendo le forme e riciclando gli interni. Pensare insieme a riutilizzo e gestione. H. Czertok: Il teatro è motore per dinamiche di interrelazione e tiene conto della storia del contesto sociale in cui agisce. Le esperienze di Teatro Comunitario hanno lavorato su questi temi e anche la Canottieri li sta approfondendo . P. Dal Buono: Ci sarebbero molte aree dismesse da recuperare lungo il sistema idroviario: alcuni impianti idraulici rappresentano un notevole patrimonio architettonico. Anche i concerti potrebbero essere organizzati sulle vie d’acqua (cfr. concerti jazz a bordo della Nena). Un interessante spazio lungo il Boicelli è il villaggio Savonuzzi, tuttora in degrado. Importante ricordare che il Boicelli ha una forte componente sia industriale che ambientale. A. Antonellini: Riporta l’esperienza delle gite per scolaresche organizzate sulla Nena. Il Boicelli riscuote molto interesse fra i giovani studenti anche dal punto di vista sociale. In principio era solo il percorso da seguire per arrivare al Po, ma pian piano l’interesse nei confronti del canale è cresciuto e c’è stato il bisogno di approfondirne la storia e la descrizione. P. Dal Buono: Il canale catturò anche una notevole attenzione da parte della troupe di “Linea Blu”, durante una puntata girata sul territorio ferrarese. M. Po: Va sviluppata una sensibilità per i luoghi artefatti, dato che comunque sull’intero territorio ferrarese sono rari gli esempi di vera naturalità, poiché quasi tutti i paesaggi sono stati creati dall’uomo . Ma questo diventa un elemento di distinzione per il nostro territorio. G. Pecorari: il Boicelli da industriale sta diventando anche elemento naturale ed attraversa una zona che ha vissuto molti stravolgimenti di cui purtroppo non è quasi rimasta traccia. Ad esempio nei pressi della conca esisteva una Delizia Estense, “il palazzo dell’isola”, una sorta di Castello Estense con altri edifici minori per lo svago. La riqualificazione potrebbe rappresentare un’occasione per riportare, attraverso qualcosa di nuovo, affluenza e attenzioni su luoghi un tempo forti di pre-
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esistenze di cui poi sono andate perse le tracce (ad esempio il molo sul Po, tra i due ponti, potrebbe essere un punto interessante, oppure l’attuale area verde al centro della Pontelagoscuro vecchia, che un tempo rappresentava la piazza del paese…) A. Santimone: oltre al recupero servono variabili nuove per riporre l’attenzione sull’esistente e sul sociale. Nuovi modi di fare formazione e produzione per creare ricerca e fermento, unendo le forme d’arte al sociale e alla ricerca tecnologica (molte applicazioni tecnologiche sono fondamentali per l’ambito artistico), ad esempio diventa sempre più facile registrare i propri dischi in casa da soli ma sono sempre più rari gli spazi acusticamente pensati per la musica dal vivo. C’è bisogno di nuovi modi per trasmettere cultura. L. Magni: riportando l’esperienza di Sonika (sale prove, studio di registrazione, organizzazione di concerti) si sottolinea la necessità di una “direzione artistica” all’interno dei progetti in luoghi polivalenti, o meglio una “specificità”, un’ “identità forte”, o si rischia un’eccessiva frammentazione. A. Santimone: bisogna imparare a porsi IN RETE, non solo locale, ma fin da subito internazionale, poiché a Ferrara esistono svariati casi di eccellenza che però non hanno sufficiente visibilità . F. Toso: LA RETE non deve però essere già fatta, ma deve costruirsi da sé, anche sulla base di interessi comuni ed empatia. L’asta del Boicelli deve rivivere per una socialità ritrovata, perché la gente ne frequenta gli spazi (cultura e ricerca potrebbero avere questo ruolo ). Bisogna ragionare sulle “piazze”, cioè sui possibili luoghi d’incontro, anche tematizzati a seconda delle attività. A. Santimone: Le forme d’arte servono presenti sullo stesso luogo . N. Czertok: Ampliare gli orizzonti della rete culturale: produzione culturale come lavoro e come opportunità per creare eccellenze. Serve un luogo catalizzatore, che sia “trasversale”, senza raggiungere un ruolo strettamente dirigistico ma che divenga “punto di convergenze” R. Pompoli. Presenta il progetto interdisciplinare sulla “comunicazione sonora”: Il progetto è promosso dall’Associazione FONÈ “Centro internazionale di ricerca e produzione per la registrazione, l’integrazione e la divulgazione delle diverse culture sonore: orali e musicali”, che si avvale del supporto di strutture quali: Conservatorio «Girolamo Frescobaldi», CDS, CTU–Centro Teatro Universitario, Facoltà di Ingegneria, Medicina e Lettere, Associazione F.A.L.C.O. e Tubetv.it La necessità del progetto (e dell'Associazione) è quella di trovare un luogo dove poter studiare e sviluppare la comunicazione sonora in vari settori : — gruppo di ricerca sul suono; — ricerca sulla voce; — applicazioni e ricerca nelle neuroscienze; — studi sulle patologie da affaticamento vocale; — musica e ricerca; — ambiti di produzione (ad esempio audiolibri, testi interattivi, etc.); — spazi per la registrazione; — museo della comunicazione sonora; — archivi digitalizzati per il patrimonio sonoro; — organizzazione di eventi quali fiere o festival tematici nell’ambito della comunicazione sonora. Un struttura intersettoriale farebbe rete a livello internazionale e darebbe visibilità a molte realtà . F. Toso: Tra gli interlocutori servono esperti di comunicazione: progetto e comunicazione dovrebbero andare di pari passo per cogliere opportunità di finanziamento o avviare collaborazioni estere.
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VERBALE/ RICERCA
Partecipanti 1. Prof. Mauro Gambaccini — UNIFE [Direttore del Dipartimento di Fisica] 2. Prof. Aurelio Bruzzo — UNIFE [Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio e Direttore del Centro di documentazione e studi sulle Comunità europee] 3. Gloria Minarelli — Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Ferrara 4. Stefano Capatti — ricercatore di CDS–Centro ricerche Documentazione e Studi 5. Enrico Gamberoni — titolare dell’azienda Acustica Edilizia Di seguito vengono riportati gli esiti della discussione svoltasi al tavolo Ricerca. Per chiarezza ed efficacia espositiva, i risultati verranno espressi in modo sintetico senza riportare i singoli interventi dei partecipanti. Laddove necessario, verrà utilizzato qualche schema per meglio spiegare il senso delle riflessioni e delle proposte. L’esposizione seguirà la traccia di partenza, costituita dai Suggerimenti e dalle Proposte raccolte durante la fase di ascolto di ReTInA e in qualche modo attinenti al filone strategico trattato al tavolo. Suggerimenti Agricoltura • Puntare sull'agricolo avanzato (certificazioni di tipicità); La discussione si è concentrata su due termini riportati nel suggerimento: avanzato e tipicità. Al termine di un dibattito ricco e articolato, si conviene che la ricerca si dovrebbe concentrare sull’agricolo a fini non alimentari, ovvero su produzioni tradizionali per usi nuovi. Si sottolinea l’importanza della ricerca nel campo della biocosmesi 15, che presenta evidenti convergenze sia con alcune delle sperimentazioni ad oggi attivate dalla Fondazione Navarra 16, proprietaria di circa 80 ha di terreno all’interno del parco urbano, sia con il Centro interdipartimentale di Cosmetologia 17. Si immagina che all’interno del parco urbano si possano produrre materie prime che siano, almeno in parte, destinate a trasformazioni a fini non alimentari. La trasformazione e/o la commercializzazione dei brevetti o dei prodotti non alimentari potrebbero avvenire in strutture che si potrebbero localizzare nelle aree interessate dal progetto ReTInA. Il fine non alimentare potrebbe trovare una giusta coesistenza con il Polo Industriale e Tecnologico, supportando l’avvio di un processo di 14F
15F
16F
Il settore è particolarmente strategico anche vista la realizzazione a Bologna del COSMOPROF WORLDWIDE BOLOGNA, da oltre 40 anni l’evento internazionale più importante del settore dell’estetica, della bellezza e della cosmesi con un’attenzione particolare rivolta all’industria delle Spa. Si propone come il Beauty Partner delle imprese del settore, con l’obiettivo comune di ottimizzare la presenza in fiera delle aziende e sviluppare al massimo le opportunità di business attraverso iniziative volte a favorire il contatto tra espositori e acquirenti. 15
16 Ricerche
sull’estrazione di olio cosmetico dalla canapa e sull’utilizzo dell’arachide per fini cosmetici, oltre che per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Rappresenta un'autonoma articolazione scientifica rispetto alle strutture proponenti che sono: Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale (sezione di Farmacologia), Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Diagnostica (Sezione di Microbiologia). Scopi del Centro sono: promuovere ricerche innovative nell'ambito della Cosmetologia; organizzare e gestire collaborazioni con Enti di ricerca pubblici e privati e con Aziende del settore cosmetico; organizzare e gestire servizi e consulenze per Enti di ricerca pubblici e privati e per Aziende del settore cosmetico; rendere disponibili spazi e attrezzature per ricerche finalizzate all'elaborazione di tesi di diploma, di laurea, di specializzazione e di dottorato di ricerca; organizzare corsi di perfezionamento e di formazione su materie attinenti alla cosmetologia.
17
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conversione dell’immaginario negativo oggi legato all’area. Si ipotizza anche una ricerca legata ai prodotti per l’edilizia, derivati da materie prime agricole; in particolare derivati dalla canapa. Viene fatto notare che, al momento, le perplessità del mercato riguardano la durabilità dei materiali a base di canapa. Inoltre, se la canapa, per durare nel tempo, deve essere unita a sostanze chimiche (come oggi si tende a fare), perde il suo interesse quale materiale biologico. Si conclude che questa ricerca non è di immediato interesse per il territorio ferrarese. I ragionamenti appena descritti hanno portato il tavolo a dire che le certificazioni di tipicità non dovrebbero essere connesse ai soli prodotti alimentari, ma dovrebbero essere estese ai prodotti non alimentari, giungendo subito a riformulare l’ultimo suggerimento puntare su artigianato o processi di trasformazione agroalimentare legati al territorio, trasformandolo in puntare su artigianato e processi di trasformazione non alimentare legati al territorio. Il concetto di tipicità è stato coniugato anche con il senso di “attività peculiare e fortemente connessa al territorio”, riferendosi specificatamente alla possibilità di coltivare prodotti alimentari nel parco urbano, destinati prevalentemente all’attività di ristorazione della Società Canottieri Ferrara, al fine di dare vita a un reale esercizio commerciale a Km0, capace di valorizzare due elementi strutturanti il territorio ferrarese: il parco urbano e il fiume Po. Muovendo da questi assunti, si sono affrontati i due punti successivi, considerati molto connessi: • realizzare servizi “ecosistemici” più che prodotti, servizi che possono essere sociali ed ambientali ed essere intesi come porta di accesso alle funzioni effettivamente agricole (connessione); • promuovere borghi rurali di sussistenza prossimi alla città. Per meglio spiegare il senso del primo dei due punti, sono stati introdotti due concetti: — la tutela delle aree rurali è strategica perché queste possono offrire diversi servizi all’urbano (cibo 18, palestra all’aperto, percorsi, etc.); — il valore economico riconosciuto dall’Unione Europea alle azioni di protezione dei terreni agricoli privati, poiché la conservazione e la tutela di queste porzioni di territorio vengono ritenute azioni ad alta valenza sociale. I riconoscimenti economici sono suddivisi in 4 livelli, connessi a quattro distinte tipologie di ambiti agricoli. Le tipologie di interesse per parco urbano e fascia fluviale potrebbero essere il 3° (agricoltura integrata e biologica) e il 4° (ambiti “particolari” già inseriti nella Rete Natura 2000). 17F
Quale servizio all’urbano, il secondo dei due suggerimenti viene declinato prendendo a esempio il borgo di Tiedoli nel comune di Borgotaro, dove sono stati realizzati degli appartamenti protetti per anziani, soluzione supportata anche dalla Regione Emilia-Romagna quale alternativa (preferibile) alla degenza presso case di riposo. La sperimentazione si inseriva in un piano più esteso della Provincia di Parma che prevedeva la realizzazione di 372 appartamenti. A Tiedoli, il progetto di ristrutturazione e adattamento alloggi è stato sostenuto finanziariamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Parma, con 300mila euro. Al termine della narrazione dell’esempio, si pensa a una sperimentazione presso il villaggio “Aniene”, ma si vede subito un ostacolo che pare insormontabile: l’affaccio del villaggio su un tratto di via Padova che rimarrà strada di attraversamento e non verrà “declassato” a strada urbana. 18 Strettamente
connesso al concetto di Resilient Cities, si veda oltre.
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Si suggerisce infine che al tema delle residenze per anziani si potrebbe collegare la ricerca sulla domotica; ma, essendo oggi completamente assente a Ferrara la ricerca in questo ambito, pare a tutti impensabile attivare nel breve periodo una linea di ricerca specifica. Questa avrà senso solo nel caso in cui Ferrara, pensando al proprio posizionamento nello scacchiere regionale (e oltre), decidesse di dare risposte strutturate a una popolazione prevalentemente anziana. Conclusioni: si conviene che tra questi punti e il tema Ricerca non vi sia una stretta connessione, si auspica però che vengano svolti i seguenti studi, di notevole interesse per il futuro della città: — studiare il “ciclo di vita” dei prodotti, ponendo particolare attenzione alla strada che compiono e alle rotture di carico che incontrano durante il percorso, dal rifornimento di materia prima alla distribuzione del prodotto sul mercato. Studiare parallelamente un modello di interconnessione tra mezzi/vie di trasporto presenti sul territorio ferrarese, per identificare il percorso più vantaggioso (economicamente e ambientalmente). Progettare infine un software per l’utilizzo del modello e l’elaborazione dei dati. Gli esiti di questi studi non solo porterebbero benefici alle aziende localizzate sul territorio, ma potrebbero dare vita a società specializzate nella gestione dei trasporti 19; — studiare per capire come rendere Ferrara una città più resiliente, visti i cambiamenti climatici in atto e la fragilità del territorio ferrarese, dovuta alla valenza strutturante dell’acqua. Analizzare le modalità di messa in sicurezza del territorio e, contemporaneamente, analizzare le modalità di approvvigionamento in termini di cibo, acqua potabile ed energia 20, sono azioni fondamentali e propedeutiche per l’identificazione delle azioni strutturali da intraprendere per rafforzare la resilienza (e quindi l’autonomia) del territorio. In una previsione ottimistica, si potrebbe anche pensare di creare/aumentare la capacità di offerta di questi beni primari verso l’esterno. Sull’essere città resilienti, le medie città europee potranno giocare, nel prossimo futuro, il mantenimento, o anche il miglioramento, del proprio posizionamento a livello internazionale (anticipando inoltre i problemi che potrebbero presentarsi a livello locale). 18 F
19F
Infine, per approfondire le tematiche esposte e mantenersi aggiornati sui loro sviluppi, si auspica vengano promosse ricerche “tradizionali” su casi studio rilevanti. Il punto successivo, ovvero • attrarre nel territorio ferrarese il terziario avanzato attraverso un piano di accompagnamenti mirati; verrà affrontato nella seguente sezione dei Suggerimenti. Valorizzare la Ferrara industriale • Creazione di itinerari tematici che possano dare vita a un museo all’aperto della “Ferrara Industriale”, valorizzando la natura industriale e artigianale dell’area [ovvero il suo recente passato]; La declinazione data al suggerimento vedeva nel museo un mezzo per aumentare la consapevolezza del ferrarese sulla storia del proprio territorio, della sua evoluzione e delle attività produttive che lo hanno caratterizzato. Nonostante questo interessante taglio, i partecipanti hanno concordato nel 19 Si
vedano a esempio il gruppo danese A.P. Møller - Mærsk, (http://www.maersk.com/Pages/default.aspx) e la società internazionale UAB Fulmenn Ltd (http://www.fulmenn.lt/index.php?page=about-us&hl=it), entrambe società di global service logistico-trasportistico. 20 Si
veda anche la ricerca avviata dalla Fondazione Navarra sull’utilizzo dell’arachide per la produzione di energia.
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ritenere non pertinente al tavolo Ricerca questa indicazione. D’altra parte, proprio questa riflessione ha permesso di concordare la modalità per affrontare due altri suggerimenti, ovvero: • necessità di una idea strategica, un quadro di insieme a cui gli imprenditori possano agganciarsi; • necessità di inventarsi un campo in cui eccellere. Tutti hanno convenuto che il quadro di insieme debba essere costruito facendo chiarezza su ciò che si ha a disposizione, nella convinzione che non sia necessario inventarsi un campo in cui eccellere, ma che sia sufficiente decidere che cosa valorizzare tra ciò che il quadro offre. Si avanzano due ipotesi: 1.
valorizzare la ricerca sulle tecniche per la bonifica dei siti inquinati, anche e soprattutto sulla scorta della presenza a Ferrara di RemTech 21 . Una ricerca ulteriormente strutturata e supportata potrebbe aiutare anche nel gestire in modo più sereno e trasparente il processo di bonifica dei siti del Petrolchimico e di quelli ad esso limitrofi, nonché nell’identificare la soluzione più idonea per la gestione dei fanghi del Boicelli; valorizzare la ricerca e la produzione di cultura e spazi per il benessere. L’articolazione dell’idea è più facilmente sintetizzabile con uno schema corredato da tabella, da intendersi quali punti di partenza per ulteriori ragionamenti ed eventuali approfondimenti: 20F
2.
figura 13: Schema concettuale di come potrebbe funzionare il Performing Arts Centre.
chi potrebbe finanziare…
21 Evento
Aziende del Polo Chimico e privati interessati a sgravi fiscali e ritorno d’immagine; Case discografiche; Fondazioni bancarie; Ente Fiera; Finanziamenti pubblici (da contributi europei a sovvenzioni statali a fondi regionali)
nazionale più specializzato nel settore delle bonifiche dei siti contaminati e della riqualificazione del territorio.
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chi potrebbe commissionare…
Aziende private per la progettazione di spazi di lavoro qualitativi; Strutture scolastiche, strutture ospedaliere e altre strutture pubbliche che necessitano di spazi appositamente pensati; discoteche per tentare di salvare i padiglioni auricolari di qualche giovane; Istituti teatrali e compagnie teatrali stabili per la messa in scena di opere sperimentali o per la risoluzione di problemi legati ai loro luoghi fisici; Orchestre, ensemble, gruppi, singoli musicisti per accompagnarli dalla ricerca di suoni particolari fino alla registrazione, passando per i momenti di prova; Sound designer per la messa a punto di ricerche sui suoni; Aziende che producono materiali edili e che non hanno la forza di fare ricerca all’interno della propria struttura, ma interessati a innovare i propri prodotti; …
quali possibili prodotti…
Progettazione spazi di lavoro, spazi scolastici, spazi ospedalieri e tutte le tipologie di spazi interni che vengano richieste dalla committenza; Progettazione di oggetti capaci di migliorare la qualità degli spazi (con particolare attenzione all’innalzamento della qualità acustica). Questa ricerca potrebbe esistere a prescindere da una committenza, lavorando sui brevetti; Opere prime a valenza sperimentale; Scenografie particolari, ponendo specifica attenzione alla ricerca di tecniche per facilitare le operazioni di montaggio e smontaggio; Suoni e colonne sonore a supporto di opere teatrali, cinematografiche, performances, …; Quinte capaci di migliorare la qualità acustica degli spazi di rappresentazione e di essere attrezzate per accogliere scenografie diverse; Materiali innovativi per strumenti, costumi, scenografie, … Anche questa ricerca potrebbe esistere a prescindere da una committenza, lavorando sui brevetti; …
chi potrebbe gestire …
un comitato tecnico-scientifico, rappresentativo delle diverse anime, supportato da uno staff competente in management e fund raising.
Lo sviluppo delle due idee precedenti creerebbe un indotto, offrendo e stimolando la • possibilità di insediare la piccola e media industria artigianale. L’innesco di questo circolo virtuoso, insieme alle azioni già ipotizzate nella sezione precedente, potrebbe essere sufficiente per • attrarre nel territorio ferrarese il terziario avanzato 22); ma azioni strutturali con questo specifico fine potrebbero essere decisamente funzionali allo sviluppo del mondo lavorativo di Ferrara, aiutando neo-laureati, dottori di ricerca, artisti, tecnici specializzati, artigiani, imprenditori, liberi professionisti, etc. nella ricerca di convergenze per una nuova modalità di ricercare e creare lavoro. Si sono immaginati due distinti luoghi: 21F
22 La
locuzione “attraverso un piano di accompagnamenti mirati” verrà ripresa tra poco.
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1.
2.
un luogo nel quale definire, insieme alle aziende interessate, “un piano di accompagnamenti mirati”. Non volendosi sostituire completamente alla modalità in cui il consulente si reca fisicamente presso la sede dell’azienda interessata per concordare modalità di insediamento della stessa sul territorio provinciale, questo luogo darebbe la possibilità di presentare in modo più efficace e aggiornato tutto il plusvalore offerto dal territorio, con particolare attenzione alle conoscenze e alle competenze che sul territorio insistono (dal ricercatore alla maestranza). Un luogo di questo genere (che potrebbe diventare anche un marchio di qualità) potrebbe avere riverberi positivi, aumentando di molto la capacità di attrazione della singola competenza/ conoscenza; un coworking, ovvero uno spazio di lavoro e di incontro capace di rispondere alle differenti e variabili richieste che provengono dal mondo del lavoro dei liberi professionisti e dei creativi. Uno spazio che sia in grado di dare risposte strutturali a un mercato del lavoro in radicale trasformazione. In questo luogo vengono messi a disposizione: singoli tavoli di lavoro (con connessione wi-fi, telefono Voip, uso della stampante e dello scanner) con possibilità di avere a propria disposizione una scaffalatura personale; stanze di lavoro per gruppi, generalmente fino a quattro persone; sale riunione; caffetteria; luoghi per il relax e l’incontro. È possibile usufruire del servizio per un solo giorno, se si è di passaggio; per una settimana, se si deve chiudere un affare; per 4 mesi, se si deve seguire un progetto; per anni, se non si vuole/non si può investire nell’acquisto di una sede fissa per la propria attività 23. I coworking non sono solo luoghi in cui risparmiare o appoggiarsi per necessità, sono luoghi in cui le idee e i progetti possono prendere vita; in cui aziende possono andare a cercare professionalità specifiche. In un momento in cui il lavoro è veramente necessario inventarselo, i coworking sono anche la più avanzata, innovativa e forse stimolante tipologia di centro di collocamento che si possa immaginare. 22F
L’avvio dei progetti fino a qui ipotizzati, prevedrebbe di lavorare in stretta sinergia con il Polo Chimico, soggetto di indubbia rilevanza per la buona riuscita delle ipotesi esposte. D’altra parte, lo stesso Polo Chimico troverebbe un indiscusso giovamento dalla conversione che si avrebbe dell’immagine dell’area (soprattutto verso l’esterno, non solo a livello locale). Diventerebbe un’area vitale, innovativa, aperta agli scambi e alla creatività, dal respiro internazionale. E in questo modo si potrebbe dare risposta concreta a un suggerimento di fondamentale importanza affinché l’area del Boicelli ritrovi identità e forza, ovvero: • non demonizzare il Petrolchimico e rivalutarlo dall’aura di “terrore” che lo circonda, anche supportando la localizzazione di nuovi insediamenti industriali. Su questo tema, il tavolo ci tiene particolarmente a sottolineare quanto sia diversa la formazione culturale dei chimici di oggi; i quali sanno perfettamente che il loro ruolo principale è quello di recuperare i danni e i problemi creati dai chimici di ieri.
Nella sua impostazione filosofica, il concetto di hub deriva dalla rete internazionale The Hub, la quale si è posta l’obiettivo di creare spazi di lavoro e incontro in tutto il mondo per una nuova generazione di innovatori, imprenditori e professionisti, che si identificano con un nuovo modello di economia e società e che pongono i bisogni dell'uomo e del pianeta al centro del loro lavoro. The Hub rappresenta l’habitat naturale di coloro che si pongono questi obiettivi lavorativi. In Italia la rete internazionale The Hub ha una sede a Milano (http://milan.the-hub.net/public/index.html). Si precisa, che l’idea di creare uno spazio di lavoro e di incontro similare a quello descritto, può non essere necessariamente legata alla rete internazionale, a tal proposito si riporta l’esempio del Betahaus di Berlino (tutte le informazioni reperibili all’URL: http://betahaus.de/). 23
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Proposte Di seguito si riporta la convergenza di alcune proposte con le riflessioni emerse al tavolo Ricerca. Società Canottieri Ferrara Formalizzazione del presidio della Protezione Civile; [coerente con il tema della resilienza – sicurezza ambientale] Fondazione Navarra Proposta già avanzata di creare un villaggio agricolo dedicato alla ricerca e innovazione come volano imprenditoriale, all’interno di un percorso pianificatorio di lungo termine. [connessioni con il tema della biocosmesi e, in generale, con la ricerca legata all’agricolo non alimentare] CDS [Centro ricerche Documentazione e Studi] Proposta, formalizzata nell’annuario 2011, di re–industrializzazione della provincia per uno start di sviluppo a cascata: un piano virtuoso e individualizzato di insediamento; è definita una serie di livelli di sgravi da proporre a chi intende insediarsi sul territorio, si effettua una selezione di imprese e si propone loro un ventaglio di opportunità se decidono di insediarsi in provincia di Ferrara. [coerente con il ruolo di ricerca di convergenze nel mondo del lavoro]
2.5.2 PRIMA SERIE DI INCONTRI: DAI PROGETTI AL PROGRAMMA (E VICE-VERSA) Le due riunioni successive al BarCamp si svolgono a novembre e dicembre 2011 e si focalizzano sugli aspetti progettuali che riguardano specificamente la Zona Nord e la Zona Sud. I risultati del BarCamp vengono discussi ponendo particolare attenzione alle azioni concrete che si ritengono piu fattibili. Hanno partecipato complessivamente 45 persone (31 nella Zona Nord e 14 nella Zona Sud) ZONA NORD: introduzione L’incontro si è aperto con la sintesi “Zona Nord: collegamento all’acqua...e alle filiere produttive del comparto chimico (presenza internazionale) e dell’agricoltura, a finalità alimentare e non (specificità locale)”, che ha svolto la funzione di coordinare e gestire la discussione, affinché i contributi non fossero talmente frammentati da risultare inutilizzaibili. Di seguito si riportano i punti presentati, alcuni posti come domande aperte rivolte ai partecipanti: Rapporto con/acqua. il Boicelli Rapporto Boicelli–Idrovia. Ogni intervento identificato sarà coerente con le previsioni del progetto Idrovia, tenendo presente che due sono gli aspetti più rilevanti emersi: Boicelli come collegamento d’acqua di livello urbano e Boicelli come elemento di naturalità da salvaguardare e valorizzare. Presentazione del progetto proposto da CAFA [quale intermodalità?] e riflessioni sul possibile futuro dell’ex zuccherificio Gulinelli [quale ricettivià? > connessione funzionale con la Terra di mezzo, in particolare con il Polo Industriale e Tecnologico]. Ruolo del Boicelli. Identificazione di poche e caratterizzate mete da connettere attraverso il Boicelli: intermodalità/ricettivo; Terra di mezzo; interfaccia con la città; centro storico. Fattiblità di una linea d’acqua che connetta i quattro punti focali del Boicelli. Quando immaginarla rispetto alla realizzazione delle progettualità a oggi in essere?
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Rapporto con/acqua. il Po Rapporto riva destra–acqua. Chiarire il ruolo che dovrebbero assumere i due pontili che si affacciano sul Po. Chi/cosa arriva? Persone e/o merci? In entrambi i pontili in modo indifferenziato? Se diversi, come gestire le rotture di carico a seconda delle funzioni assegnate? Rapporto Po–conca–Boicelli. Quale problema non garantisce il costante funzionamento della conca? È indispensabile risolverlo, perché? Se sì, quale Ente coinvolgere per definire un piano di azioni? Nel mentre, come contenere i problemi creati dal mal funzionamento della conca?
Rapporto con/terra di mezzo Cosa può fare la Zona Nord per la Terra di mezzo. Diventare interessante punto di arrivo per coloro che devono intrattenere rapporti “a tempo determinato” con il Polo Industriale e Tecnologico, garantendo facile accessibilità (mezzo privato), ottima mobilità urbana (servizio su acqua) e qualità della residenza temporanea/ricettività (ex Zuccherificio Gulinelli). Cosa può fare la Terra di mezzo per Ferrara. Innalzare la capacità del territorio di attrarre funzioni di ricerca e creatività, aprendo la possibilità alla creazione di nuovi (aggettivo riferito non solo alla quantità) posti di lavoro, gratificanti e qualificanti per l’intera cittadinanza.
Rapporto con/parco urbano Quali connessioni possibili tra parco urbano Giorgio Bassani e Zona Nord [ex SFIR]. Agricolo alimentare. Presentazione della proposta della Società Canottieri di legare la propria attività di risto-razione alla produzione alimentare del parco ubano. Culturale. Dalla storia del territorio (che nasce e si sviluppa sull’acqua) alla storia urbana. Protezione ambientale–ricreazione. Ripensamento e riutilizzo delle vasche dismesse dell’ex zuccherificio dell’area SFIR [si manterrebbero la ciminiera di uno zuccherificio e le vasche dell’altro, quali emblemi della riconoscibilità storica di Pontelagoscuro e del suo rapporto con agricoltura e vie d’acqua].
Rapporto con/via padova Come connettere le tre teste di Pontelagoscuro [area della conca/area del Teatro Nucleo/area della Società Canottieri], così fortemente caratterizzate? Nel mentre, possono vivere e rafforzarsi autonomamente? Nell’attesa, si possono attivare azioni/eventi culturali e artistici? La finalità di questi momenti collet-tivi sarebbe quella di aumentare la consapevolezza della cittadinanza sui seguenti temi:. — produzione agricola [alimentare e non (bonifica, cosmesi, energia)]; — intermodalità (voglia di utilizzare mezzi lenti); — etica del chimico (la ricerca di oggi serve anche per affrontare i problemi creati ieri); — storia del territorio (in particolare rapporto tra acqua e cambimaneti climatici)
ZONA NORD: verbale dell’incontro Il primo a intervenire è Paolo Dal Buono, reduce da un convegno durante il quale veniva data per scontata la realizzazione del lato ferrarese dell’Idrovia: sottolinea il problema dello stoccaggio dei fanghi e chiede se sia stato individuato un sito dove depositare i fanghi che Baura non ha voluto, essendo questa una questione che potrebbere mettere in condizione di rischio i finanziamenti.
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Risponde il Gruppo Operativo, evidenziando come all’interno dello staff di ReTInA non ci siano tecnici che possano rispondere in modo competente alla domanda, ma ribadisce che uno degli scopi del processo è quello di cercare le risorse/risposte (anche intellettuali) e, in caso di risultati apprezzabili, metterle in rete per risolvere situazioni come quella delineata. La questione è trovare chi contattare per capire quali siano le caratteristiche di un sito candidabile allo stoccaggio dei fanghi. Chiede la parola Elvio Andreolini, informando che all’interno del Polo c’è una società che può sapere come trattare i fanghi (ovvero l’IFM–Integrated Facility Management), che dovrebbero essere innanzitutto inertizzati e successivamente messi a dimora. Il GO descrive come ReTInA voglia anche essere un mezzo di avvicinamento della ricerca ad alcune progettualità per rendere queste ultime maggiormente fattibili: ha già avuto contatti con il dott. Andrea Patuelli (Direttore della IFM) e, prima di procedere con approfondimenti di fattibilità, è necessario verificare la capacità e il quantitativo massimo che la società potrebbe trattare. Si cita poi, come caso interessante/suggestivo, l’esempio di Fukushima, dove hanno piantatao ettari ed ettari di girasoli per bonificare il suolo contaminato dalle radiazioni della centrale nucleare (utilizzo di un prodotto agricolo a scopi non alimentari). A seguire Stefano Grechi, come concordato con il GO, descrive il progetto che CAFA vorrebbe realizzare nell’area della banchina localizzata nei pressi della conca di Pontelagoscuro: il Consorzio ha sede in aree limitrofe al Boicelli, che potrebbero fungere da attracco/approdo potenziale. Al momento l’area in gestione, che è del demanio, è utilizzata come area di stoccaggio per le attività industriali. CAFA propone, insieme alla società CISAF, la realizzazione di un impianto di lavaggio cisterne per renderle utilizzabili per il trasporto. A tale scopo si potrebbe pensare di progettare la foresteria nell’ex zuccherificio Gulinelli, che potrebbe diventare uno spazio polifunzionale aperto a diversi tipi di ricettività e di residenza temporanea; nel futuro potrebbe divenire anche un centro per la gestione dell’intermodalità. Di certo, da subito sarebbe simbolo (grazie al landmark paesaggistico della ciminiera) della “produzione dismessa” a servizio della “produzione esistente”. Viene avanzata una richiesta di chiarimento sul progetto di CAFA: si è calcolato il peso che i mezzi pesanti avrebbero sul territorio? Stefano Grechi è convinto che, se si portasse a compimento il progetto della Tangenziale Ovest, il progetto non appesantirebbe in alcun modo il traffico, grazie a una corretta gestione dei flussi in entrata e in uscita dal servizio di lavaggio. La discussione prosegue sul rapporto tra Ferrara e Pontelagoscuro: si tratta di un problema strutturale, poiché sul territorio ferrarese non ci sono i mezzi per percorrere distanze più lunghe di quelle normalmente percorse a piedi o in bici. Adriano Giglioli non si trova d’accordo con questa affermazione: a suo avviso, molti cittadini di Pontelagoscuro usano la bicicletta per andare a Ferrara e l’unico elemento di contestazione è la struttura delle piste ciclabili. Secondo alcuni dei presenti, solo un accesso al fiume fortemente caratterizzato darebbe senso alle visite a Pontelagoscuro. Guardando la mappa e identificando il Boicelli come una linea, i partecipanti concordano nell’identificare nella zona alla sua “destra” l'ambito più indicato per sviluppare un percorso turistico (una ciclabile potrebbe essere disegnata attraverso il parco urbano, connettendo le aree del CUS al canile e all’ex SFIR). Tuttavia bisogna presente che qualora si sviluppassero le attività a Pontelagoscuro vecchia, di pari passo si assisterebbe a un notevole aumento del traffico sul tratto interessato di via
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Padova: andrebbe quindi riconsiderata la proposta, presente nel PSC e già citata da Stefano Grechi, di una bretella di congiunzione tra la parte nord di via Padova e il casello autostradale di Ferrara nord che andrebbe a innestarsi esattamente sul lato nord del Polo Industriale e Tecnologico. Interviene Davide Tumiati specificando che il problema non è la viabilità: il progetto si è fermato all’altezza del Polo perché non si vendono i lotti della nuova area produttiva e non ha senso costruire reticoli stradali per un’area che stenta a decollare. Concorda che sarebbe auspicabile deviare il traffico sul raccordo, che comunque l'Amministrazione è intenzionata a completare. Anche per quanto riguarda i fanghi (che a prescindere dal progetto Idrovia sono e sempre saranno una questione da affrontare, considerando che le operazioni di dragaggio dovrebbero essere svolte costantemente come manutenzione del canale) si condivide un’altra proposta: qualora ci fosse la possibilità di trattarli direttamente all’interno del Polo, potrebbero essere depositati (senza passare attraverso la città) nelle zone a nord di esso, nei pressi dell’acquedotto. La peggiore delle ipotesi prevederebbe di asciugare i fanghi dall’interno per riutilizzarli, ma è il processo più costoso. Interviene George Sobbe, reduce dallo stesso convegno a cui ha partecipato Paolo Dal Buono. La Nena è attiva da sei anni e ha incrementato la sua attività, nonostante tutto. Servirebbero fondali migliori, più attracchi e una conca ben funzionante, ma il primo lotto finanziato dell’Idrovia è stato il ponte di San Giorgio con la rotatoria di via Bologna. Inoltre l’Idrovia inizia la sua realizzazione da Comacchio e non dalla vera zona di emergenza, che è Ferrara. Se si parla di fattibilità, in darsena sembra che qualcosa stia succedendo, ma siamo lontani anni luce dal fare una via d’acqua, non ci sono le condizioni: “si paciuga solo nel piccolo”. Alessandro Gulinati si inserisce nel dibattito, portando come argomenti la crisi del settore turistico, l’assenza di una corretta pianificazione e l’evidenza di chiare responsabilità; afferma, di conseguenza, che occorrerebbe smaltire la classe tecnico-politica ferrarese, incapace di risolvere i problemi e circondata da una generalizzata sfiducia da parte della cittadinanza. Risponde Davide Tumiati, specificando che il progetto Idrovia è ripartito la mattina antecedente l’incontro, dopo il blocco imposto dal Governo per 3 anni. Non bisogna dimenticare che il progetto è nato per il trasporto merci e che questo ha obbligato a mantenerne certe caratteristiche per non perdere i finanziamenti del progetto presentato e per agganciarvi successivamente gli aspetti turistici. Non nega che i lavori sul ponte siano funzionali all’ospedale di Cona, ma serviranno anche come viabilità alternativa in caso venisse realizzata l’idrovia, infatti la rotatoria di San Giorgio sarebbe utile in caso di interruzioni del traffico durante il passaggio delle imbarcazioni ( nuovi ponti sollevabili). Il GO interrompe il dibattito, puntualizzando la volontà di “proteggere ReTInA dall’invadenza del progetto Idrovia”, che segue un suo percorso autonomo a cui ReTInA cerca di connettersi. Prende la parola Gerog Sobbe, che coglie lo spunto per essere propositivo e non negativo. A suo avviso è necessaria la creazione di pacchetti turistici legati alle possibilità di pernottamento (houseboat) e trasporto (in flotte non di linea) e risolvendo i problemi di gestione dell’Isola Bianca e della Canottieri, che poco alla volta si sta rinnovando. Porta a esempio esperienze di visite guidate alla Basell con accesso dalla Darsena o a percorsi legati all’archeologia industriale. Nell’ipotesi che la conca continui a essere inaffidabile, il GO propone una via alternativa di attraversamento del parco urbano con partenza dalla Canottieri; sottolinea inoltre la necessità di far conver-
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gere attività che finora hanno avuto poche possibilità di ragionare insieme affinché si inizi il prima possibile a realizzare idee con quello che si ha effettivamente a disposizione. Alessandro Gulinati non si trova d’accordo: la caratterizzazione storica della città, a suo avviso, prevede un tipo diverso di turismo e un turismo di grandi numeri potrà svilupparsi solo qualora venga migliorato il funzionamento della conca. George Sobbe vede il parco urbano come collegamento fisico e mentale del ferrarese con il fiume e il Boicelli come prolungamento delle mura della città. Carlo Borghesi esprime una critica sull’impostazione del processo, che a suo parere parte da presupposti sbagliati: perché imporre l’acqua come elemento di forza se al ferrarese dell’acqua non importa? Davide Manfredini risponde con una suggestione sulla leggenda di San Giorgio e il drago, dove il drago rappresentava l’acqua come elemento negativo legato alle malattie e alla rovina dei raccolti. Il parco urbano non è sempre stato un territorio agricolo e per i ferraresi ha valore anche come elemento di protezione dall’acqua. In ReTInA potrebbe essere un elemento forte e fare sistema con il Boicelli: propone di concentrarsi sul rapporto acqua–Ferrara–parco urbano. ZONA SUD: introduzione L’incontro dedicato alla Zona Sud si è aperto con la sintesi “Zona Sud: interfaccia con la città...al fine di gestire la multidimensione (dal comune, alla provincia, alla regione, all’interna-zionale) e la convergenza di idee e progetti” che ha svolto la funzione di coordinare gli argomenti che si sovrappongono in questa Zona. Di seguito si riportano i punti presentati: affermazioni che i partecipanti sono stati chiamati a confermare, modificare, dettagliare: Cornice/approccio strategico Tramontata l’era dei grandi progetti, bisognerebbe sviluppare azioni capaci di produrre... effetti intra-dimensionali: capacità di essere volano di sviluppo “orizzontale”, ovvero essere elemento di innesco di altre attività che rimangono nella medesima dimensione di azione (locale, provinciale, regionale, internazionale). effetti inter-dimensionali: capacità di essere volano di sviluppo “incrementale”, ovvero essere ele-mento di innesco di altre attività che agiscono in differenti dimensioni di azione (ad esempio dal locale all’internazionale).
Rapporto con/acqua . attracchi Attracco fluviale (area della conca): Intermodalità [in proiezione futura, organizzando evoluzione per fasi, coerenti con lo sviluppo di attività affacciate sul e limitrofe al canale Boicelli] e ricettivo [sempre con ragionamenti connessi a uno sviluppo per fasi]. Polo Industriale e Tecnologico: Ricerca [bonifica, cosmetica, energia... suono] e produttivo [artistico e spazi interni]. Darsena Volano: Intermodalità [ferrovia/aeroporto, nel momento in cui la Zona Nord aumenterà la capacità di attrazione turistica], convergenze professionali [coworking e supporto a startup e imprese] e parco didattico– scientifico/rappresentazione. Darsena di San Paolo: Centro storico.
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Rapporto con/acqua . fondale I fanghi del Boicelli e i suoli inquinati possono diventare oggetto di ricerca sul tema della bonifica. Tenuto conto che ReTInA conferma la centralità di questo tema per vaste aree urbane dell’Est Europa, una ricerca innovativa sulle tecniche di bonifica si pone come possibile e auspicabile filone di sviluppo economico.
Rapporto con/infrastrutture . via marconi serve a... attività produttive, attravesamento, coworking e parco didattico–scientifico, intermodalità con ferrovia e Darsena prevista dal progetto Idrovia sul Po di Volano.
Rapporto con/infrastrutture . via padova serve a... attività produttive, attraversamento, coworking e parco didattico–scientifico, intermoda-lità con ferrovia e Darsena prevista dal progetto Idrovia sul Po di Volano. serve a... [tratto nord] attività Zona Nord anche con traffico pesante; [tratto sud] valenza urbana per i quartieri Barco e Doro. Approfondire connessione dolce tra quartieri fuori/dentro Mura. Evitare attraversamento di via Modena.
Rapporto con/infrastrutture . via modena serve a... attività produttive, attraversamento, coworking e parco didattico–scientifico, intermodalità con ferrovia e Darsena prevista dal progetto Idrovia sul Po di Volano. serve a... intercettazione traffico in entrata a Ferrara; innesto in via Marconi.
Rapporto con/funzioni proposta di Confartigianato: scambio intermodale per consegna merci coworking e supporto a startup/imprese parco didattico–scientifico e performing arts centre.
ZONA SUD: verbale dell’incontro Apre il dibattito Gloria Minarelli per presentare le proposte dell’Ordine degli Agronomi Forestali: — parco urbano per produzioni agricole non alimentari (ci sono già tanti marchi sulle produzioni alimentari). È un terreno che si presta sia alla produzione di prodotti che all’offerta di servizi, poiché è in una posizione strategica che si integra con il tessuto urbano e con quello produttivo; — quindi è opportuno ragionare anche sull’offerta di servizi alla cittadinanza, come una palestra all’aperto, il mantenimento delle aree agricole, la ricerche sulle essenze e sulle colture particolari per la cosmesi (tutti filoni che più facilmente possono intercettare finanziamenti europei), sviluppando in contemporanea il tema della mobilità dolce; — in generale, è necessario proiettare il ragionamento verso il futuro: atteggiamento che implica una sensibilizzazione dei soggetti produttivi e il supporto dei politici per accompagnare questo ambito verso qualcosa di veramente innovativo. Interviene Georg Sobbe per descrivere nuovamente le progettualità espresse nell’incontro della settimana precedente. Per quanto riguarda la Nena si sta cercando di modificare l’offerta, anche in
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risposta alla domanda del mercato. Ritiene che le persone non si rendano conto dell’importanza dell’attracco della Canottieri: un attracco privato utilizzato anche dalla Protezione Civile. In ambito urbano un attracco pubblico non c’è, a parte quello di Occhiobello che è in pessimo stato. Alcune proposte specifiche sul canale Boicelli potrebbero ampliarsi se ci fossero interlocutori diversi: si potrebbe incentivare la navigazione di piccoli gruppi e/o addirittura il loro pernottamento in natanti /galleggianti/houseboats (classificati come ostelli della gioventù) che si spostano dalla Darsena di San Paolo alla Canottieri, nonché sviluppare una collaborazione con CAFA e con la Facoltà di Architettura per l’utlizzo dei container. In ultimo, con il restauro e il successivo utilizzo di barche storiche, si potrebbe incentivare la navigazione sul Po di Volano e sul Po di Primaro. Il GO si inserisce nella discussione sottolineando come alcune di queste attività (insieme al Performing Arts Centre caldeggiato da artisti e tenici) abbiano bisogno di luoghi per la residenza temporanea e chiede a Massimo Pinardi di spiegare il progetto relativo all’area Alc.Este. già presentato al Comune. Sottolinea che il progetto ricalca gli indirizzi della pianificazione comunale; vi sono al suo interno alcune componenti che valorizzano il rapporto con l’acqua, come ad esempio la modellazione delle sponde per essere fruibili come piste ciclo-pedonali. È previsto inoltre l’inserimento di una sorta di darsena per imbarcazioni da diporto, al fine di supplire alla mancanza della darsena cittadina durante i lavori dell’idrovia, ma dovrebbe rimanere successivamente fruibile a diversi utenti. Il GO chiede se sono previste funzioni a valenza pubblica: viene risposto che è difficile condividere e descrivere alcune idee su cui non si hanno certezze di scenari. (“Stando in questa logica, il progetto ricalca accordi presi e formalizzati con il Comune” – ex art. 18 L.R. 20). “L’area dell’ex Distilleria ha delle caratteristiche particolari. Una parte è area pubblica da destinare a verde, un’altra è area di recupero residenziale, che non esclude il commerciale, in un’area che presenta vincoli urbanistici su alcuni contenitori per i quali non si hanno idee…l’impressione è che anche l’Amministrazione non abbia idee chiare. È un’area aggravata di oneri perequativi, se vi si aggiungono oneri per dismissione, si parte un po’ in salita. Si è pensato anche all’assetto viario”. Massimo Pinardi aggiunge che, a suo avviso, ci sono molte idee, però ogni progetto si concretizza con competenze e risorse economiche, che non ci si può aspettare dal pubblico e specifica, per puntualizzare il discorso, che i contenitori vincolati possono essere disponibili per ragionamenti sul loro utilizzo (come la torre piezometrica, che è l’unica a suo parere ad avere una certa dignità). Ma sono comunque oggetti per il cui recupero e rifunzionalizzazione occorrono molte risorse. Interviene Georg Sobbe, sollevando dubbi sulla costruzione e sui costi di una darsena temporanea. Altro aspetto che lo lascia perplesso è la cantieristica: si hanno i requisiti per sviluppare dei cantieri navali importanti, ma manca l’accesso al e dal fiume e il coordinamento fra i diversi progetti: sarebbe meglio partire dai mezzi a disposizione (magari cominciando dalla piccola darsena sul canale Boicelli, all’altezza di via delle Bonifiche). Crede che la nuova darsena non sia stata posizionata per rispondere alle vere esigenze del territorio (e dei diportisti ferraresi in particolare): c’è una discrepanza molto forte tra i bisogni di alcuni soggetti, quelli del territorio e quelli di chi lavora da tempo sull’acqua e non vede mai tecnici che facciano proposte concrete rispetto alla cantieristica. Inoltre dovrebbe essere la politica a creare le condizioni adeguate agli imprenditori per permettergli di lavorare. Massimo Pinardi specifica che si tratterebbe di una darsena molto ridotta, una dotazione pubblica per il solo comparto e non competerebbe certo con quella esistente.
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A conclusione dell’incontro, il GO chiede l’intervento di Aurelio Bruzzo, che fa alcune precisazioni sui concetti utlizzati dal GO (suggerisce effetto intradimensionale, al posto di effetto domino ed effetto interdimensionale, invece di effetto valanga). Si chiede inoltre quale sia la connessione fra parco scientifico e Tecnopolo. Ritiene che la tematica più importante l’abbia fatta emergere il progetto di Confartigianato: nodi di scambio tra grandi e piccoli trasportatori per l’accesso al centro storico, superando il vincolo del sottopasso ferroviario. Per la realizzazione di un tale progetto, il sottopasso dovrebbe essere allargato e sembrerebbe che non esistano impedimenti di natura urbanistica. Per quanto concerne l’utilizzo della torre come hub/coworking, è un discorso che dovrebbe emergere dai possibili fruitori; mentre sulla tipologia edilizia ritiene che l’area sia talmente grande da poter prevedere la realizzazione di tipologie diversificate. Chiude la discussione Mauro Borghi, affermando che anche l’Associazione Canoa Club (che rappresenta) è interessata alla viabilità lungo il Boicelli e il Po di Volano (mentre sul Burana hanno un altro impianto); sposa quanto detto da Georg Sobbe e assicura il proprio contributo. Terminato il primo ciclo di incontri, il GO ha sintetizzato lo stato di avanzamento dei lavori, sempre piu focalizzati sull’elaborazione di una visione complessiva e sulla fattibilita dei progetti enunciati.
2.5.3 SECONDA SERIE DI INCONTRI: AZIONI E RESPONSABILITÀ Prima di dare l’avvio alla seconda serie di incontri, il GO ha deciso di abbandonare la forzosa suddivisione dell’ambito in Zona Nord e Zona Sud, poiché la si riteneva ormai fuorviante, avendo progressivamente perso la sua convenienza funzionale. Di conseguenza, i gruppi che si sono confrontati il 23 e il 24 febbraio 2012 hanno affrontato temi specifici e azioni puntuali ad essi connesse. Temi e azioni sono stati desunti dagli esiti fino ad allora raggiunti e sintetizzati in due documenti (consegnati ai partecipanti): lo schema strategico per la rigenerazione dell’ambito del Boicelli e l’elenco dei progetti (proposti, immaginati, avviati). Questi strumenti hanno costituito la base di lavoro per l’identificazione del programma di attuazione della strategia, obiettivo dei due incontri. Per ricomporre in un coerente programma d’azioni tutti (o quasi) gli spunti raccolti negli ultimi mesi del processo, nella due–giorni di febbraio sono stati affrontati i seguenti temi: Incontro del 23 febbraio: — Ricerca e Cultura. Innovazione dei prodotti unendo lo sviluppo tecnologico alla sperimentazione artistica. Come unire arte, ricerca e impresa affinché si valorizzino reciprocamente, accrescendo esponenzialmente la specifica capacità di creare benessere e prosperità? — Cultura. Terziario avanzato per la produzione di idee e progetti. Come creare un luogo nel quale la sinergia tra idee, conoscenze, competenze ed esperienze possa diventare effettivo ed efficace volano di sviluppo? Incontro del 24 febbraio: — Ricerca. Tecniche per la bonifica di fanghi e suoli inquinati; cosmesi. Come sviluppare ricerca e imprenditorialità? Entrambi i filoni di ricerca possono essere connessi al tema dell’agricoltura non alimentare; — Acqua e Cultura. Acqua & terra: problematiche e progettualità. Come creare/migliorare/ rafforzare il rapporto tra i due elementi?
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A seguire si riporta la documentazione consegnata ai partecipanti: Sintesi/Strategia Premessa / conciliare dimensione locale e internazionale perseguendo una logica di complementarietà funzionale e territoriale Di seguito si riportano le considerazioni emerse durante la fase di ascolto che maggiormente hanno guidato l’identificazione della strategia complessiva per la rigenerazione dell’asta del Boicelli:
il tessuto d’imprese a Ferrara si basa prevalentemente su fornitura e produzione conto terzi, con dimensione piccola e media. La condizione di crisi delle grandi imprese e delle filiere è percepita come particolarmente significativa per il tessuto imprenditoriale locale che strutturalmente non trova sbocchi autonomi oltre l’ambito regionale. In questa condizione diventa ancora più rilevante un ambito in cui Ferrara ha riconosciute competenze: quello dei servizi alle imprese e del trasferimento tecnologico fra ricerca applicata in ambito universitario e startup imprenditoriali;
potenziali eccellenze di nicchia di livello sovralocale, che sarebbero molto significative per la ridotta scala cittadina, faticano a essere assorbite e rilanciate dal contesto locale;
nel sistema territoriale locale, laddove non ci sono economie di scala basate sulla quantità, convergenze e integrazioni di scala sono un obiettivo;
è un dato consolidato che UNIFE produca più laureati di quelli che il sistema territoriale assorba e per color che restano e vengono impiegati la percezione è che non si riesca ad applicare nel mondo del lavoro il bagaglio culturale appreso, evidenziando poca disponibilità al rischio oltre a quanto è già consolidato e scarsa consapevolezza dei traguardi possibili con conoscenze e competenze di livello più elevato;
i ragionamenti indicano la necessità di ‘offrire protezione’ per intraprendere nuove o recu-perate attività, al limite di imporre oggi qualche scelta rigida (a partire da una chiara gerarchia degli interessi già espressi sull'area), con spazi per la convergenza plurifunzionale o per una successiva esplosione inventiva. Far nascere spazi flessibili non è considerato efficiente: troppa flessibilità può generare un senso di inadeguatezza delle dotazioni perché si finisce per non vedere le potenzialità già disponibili.
Sostenibilità e creatività si completano in questi anni di crisi economica e preoccupazioni ambientali con il bisogno di definire traguardi minimi. In questa prospettiva si parla di territori/città resilienti, capaci di sopravvivere nelle turbolenze esterne e preparati a scenari negativi. Per una Ferrara in cerca di sicurezze, un equilibrio fra inerzia e resilienza potrebbe essere una chiave di lettura vincente.
Ciasuno dei seguenti ambiti è chiamato a svolgere un ruolo specifico all’interno di una strategia che vede nella complementarietà una condizione strutturante. La sintesi di come si connettono gli ambiti è riportata nella figura 13. Di seguito si presenta succintamente il senso che viene attribuito ad ognuno.
UNIFE e Tecnopolo /Ateneo multidisciplinare e imprenditorialità L’Ateneo di Ferrara, le cui sedi sono dislocate in modo capillare dentro e fuori le mura cittadine, offre una consistente diversità di competenze, la cui sinergia può essere ulteriormente supportata attraverso la creazione di luoghi/momenti di confronto, dialogo, progettualità comune. Conoscenze e idee potrebbero essere messe in gioco anche all’interno di strutture quali coworking, FabLab e acceleratori d’impresa, al fine di rendere sempre più efficace ed efficiente il passaggio dal mondo universitario al quello lavorativo.
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Terziario avanzato e fund raising / luogo creativo per affrontare insieme un mondo del lavoro in radicale cambiamento L’Ateneo offre al territorio laureati qualificati, che devono trovare il modo di inserirsi in un mondo del lavoro che sta velocemente (e confusamente) modificando le proprie regole. I luoghi del terziario avanzato sono oggi luoghi di produzione immateriale: una produzione immateriale che sappia tradursi nel breve-medio termine in azione, da svolgersi non necessariamente o non unicamente sul territorio locale. Le attività insediate dovrebbero quindi offrire: al mondo universitario competenze e supporto alla progettualità e al mondo imprenditoriale ogni sapere (idee, conoscenze, competenze e progettualità) capace di tradursi in beni e/o servizi.
Parco Industriale e Tecnologico / luogo dell’innovazione e dell’industrializzazione per implementare attività di impresa e supportare il rapporto con il comparto chimico Il comparto chimico, ormai assestato dopo la crisi di settore, ha una ricaduta limitata all'occupazione (oggi assai ridimensionata) e ha un debole rapporto con il tessuto cittadino (essendo parte di un sistema multinazionale, spesso cerca internamente le risorse e le competenze necessarie); resta tuttavia una rara presenza di rilievo internazionale che genera anche un indotto sui servizi (turismo congressuale, strutture ricettive, etc.). Spesso la sua presenza è percepita solo come potenziale pericolo per la qualità della vita locale. Partendo da questi assunti, si è voluta immaginare, nelle aree limitrofe al Polo, una serie di progettualità capaci di potenziare la dimensione internazionale di Ferrara, offrendo al territorio esperienze, sfide e (auspicabilmente) lavoro.
Turismo: cultura di acqua e di terra / ambiente ricettivo, ricreativo e sicuro per valorizzare l’accoglienza e il turismo sui corsi d’acqua e lungo le loro sponde Ed ecco raccolte in uno stesso ambito tre delle parole che rappresentano da sempre Ferrara: acqua, cultura, turismo. La scelta di non inserire questa zona nella cornice “produzione di idee, progetti, servizi, brevetti” deriva dalla volontà di sottolinearne la diversa vocazione, pur sapendo bene che da acqua e terra derivano molte idee, importanti progetti e fondamentali servizi. In questo caso si è voluto evidenziare il senso del territorio: infatti, come gli ambiti che si sviluppano dal Po di Volano al Centro Diamante sono stati identificati come luoghi per la riattivazione di un comparto produttivo (innovato), così la zona che dall’imbocco del Boicelli nel Po si estende seguendo il corso del fiume grande è stata immaginata come elemento di innovazione nella riscoperta della tradizione e della storia del territorio. Un’area deputata a offrire una ricettività peculiare e diversificata; a proporre una varietà di attività ricreative; a garantire servizi alla persona, innalzando la qualità della vita (dei cittadini come dei turisti); ad assicurare la tutela della terra gestendo le acque; a connettere fisicamente (con lentezza) Ferrara all’Europa.
Epilogo / priorità infrastrutturali Durante gli incontri, è emerso chiaramente come due previsioni di piano sarebbero fondamentali per la realizzazione della strategia: il completamento della Tangenziale Ovest (cfr. 2.3.5); la realizzazione delle piste ciclabili che connetterebbero l’area Alc.Est al quartiere di via Arginone (cfr. 2.3.4) e alla zona della stazione ferroviaria (cfr. 2.3.5).
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figura 14: schema strategico per la rigenerazione dell’ambito del canale Boicelli.
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Sintesi/Progetti Progetti proposti / ovvero presentati dai partecipanti durante la fase di ascolto di ReTInA e “sopravvissuti” al percorso di discussione Finestra sul fiume [proponente: Società Canottieri] L’area della Società Canottieri come proiezione della città di Ferrara sul fiume Po (azione che prevede la possibilità di fruizione non solo agli iscritti alla Società, ma anche a cittadini e turisti). Sport e turismo [proponente: Società Canottieri] Area della Società Canottieri come luogo di sviluppo di varie attività ricreative, rivolte sia alla cittadinanza sia ai turisti. Si pensa principalmente a: cicloturismo (passaggio della Destra Po), ippoturismo e pescaturismo. Km zero [proponente: Società Canottieri] Il ristorante della Canottieri, già attivo, potrebbe offrire ai clienti un menù “km zero”. Questo potrebbe avverarsi attraverso un accordo con gli agricoltori che coltivano all’interno del parco urbano “Giorgio Bassani”. Presidio [proponente: Società Canottieri] La Società Canottieri richiederà la formalizzazione del ruolo dell’area come presidio della Protezione Civile. Attracco sul Po [proponente: Società Navi Andes] Migliorare e attrezzare un attracco sul Po per permettere lo sbarco dei passeggeri delle crociere fluviali. IV classe [proponente: Assonautica] Puntare, per il Boicelli, sulla IV classe internazionale di navigazione invece della V, più problematica. Pit-stop [proponente: Centro Canoa Beppe Mazza] Nei pressi della cona di Pontelagoscuro, realizzazione di un’area di sosta e ristoro per camperisti, con servizio di noleggio bici. La già prevista costruzione di un pezzo di ciclabile consentirebbe l’inserimento dell’area della conca nel circuito della Destra Po. Centro lavaggio [proponente: C.A.F.A. - Consorzio Autotrasportatori Ferraresi Artigiani] Realizzazione di un centro lavaggio per le cisterne degli automezzi, non solo afferenti al Consorzio proponente [in prospettiva questo servizio potrebbe essere utilizzato anche per il lavaggio di imbarcazioni]. Consorzio proprietari [proponente: U.TE.CO – Ufficio Tecnico Cooperativo] Creazione di un consorzio di proprietari per la rigenerazione dell’asta del Boicelli. Procedere d’intesa con Comune e Provincia per creare un quadro di riferimento formale e procedere con un’indagine catastale per determinare le proprietà, portando ordine nella situazione frammentata del comparto. Un referente chiaro e rappresentativo potrebbe incentivare sinergie e relazioni imprenditoriali. Accompagnamento alle imprese [proponente: C.D.S. – Centro ricerche Documentazione e Studi] Proposta, formalizzata nell'annuario 2011, di re-industrializzare la provincia di Ferrara per uno start di sviluppo a cascata: un piano virtuoso e individualizzato di insediamento; è definita una serie di livelli di sgravi da proporre a chi intende insediarsi sul territorio, si effettua una selezione di imprese e si propone loro un ventaglio di opportunità se decidono di insediarsi in provincia di Ferrara. Questa azione permetterebbe di presentare in modo più efficace e aggiornato tutto il plusvalore offerto dal territorio, con una particolare attenzione alle conoscenze e alle competenze che sul territorio insistono (dal ricercatore alla maestranza). Nodo di interscambio modale [proponente: Confartigianato] Creazione di un nodo di interscambio modale nell’area dietro la stazione ferroviaria, dove convergono: bicicletta, ferrovia, gomma, corriere extra urbane, e “bus&fly” (servizo bus/navetta diretto tra l'aeroporto
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“Guglielmo Marconi” di Bologna e Ferrara –fermata di fronte alla stazione dei treni). Nel tempo potrebbe aggiungersi l’intermodalità con il corso d’acqua (darsena alla confluenza del Boicelli nel Po di Volano). La finalità è quella di portare tutto il trasporto passeggeri nell’area di parcheggio della stazione raggiungibile dal sottopassaggio e di creare lo smistamento delle merci con mezzi più leggeri per l’accesso al centro città. Visto poi il nuovo assetto di via Marconi, cuore di tutta l’operazione, si potrebbero creare anche servizi per le imprese che gestiscono i veicoli (agenzia pratiche auto, agenzia autonoma officine…). Acqua interregionale [proponente: Francesco Pellegrini - Assessore Attività economiche, Politiche per il turismo, Marketing territoriale, Urbanistica, Sanità, Pari opportunità del Comune di Occhiobello] Rendere l’asta del Po navigabile per tutto l’anno per tornare a intercettare i flussi turistici provenienti da Venezia, diminuiti sensibilmente. Collegare alla navigabilità, la creazione di itinerari ciclo-turistici, rafforzando il rapporto tra sponda destra e sponda sinistra del Po (già attrezzate con piste ciclabili).
Progetti immaginati / ovvero ideati dai partecipanti, insieme al Gruppo di Lavoro, durante la fase propositiva di ReTInA Cantieristica navale Si ritiene necessario avviare quanto prima attività di cantieristica navale, oggi completamente assente. L’asta del Boicelli pare il luogo ideale per la localizzazione di tale funzione e si sarebbe anche identificata un’area idonea, adiacente al Polo Chimico e all’incrocio tra via delle Bonifiche e via Padova (dove le previsioni di piano indicano che passerà la bretella autostradale). Il lotto interessato ha i seguenti estremi catastali: foglio 64, mappale 225. Gli intestatari risultano essere: Syndial S.p.A (anche per le banchine adiacenti), nonché I.F.M. Ferrara. L’argine interrotto per consentire l’accesso al bacino (già esistente) è di proprietà demaniale. Vasche ex-SFIR Si ipotizza di restituire alla città di Ferrara la balneabilità dell’acqua proprio nelle vasche di lagunaggio e di lavaggio dell’ex zuccherificio, invertendo così l’originario processo di purificazione. Se una volta le vasche servivano per depurare l’acqua sporca dell’industria, oggi l’acqua sporca del Po potrebbe tornare ai ferraresi proprio grazie a quelle stesse vasche. Infine, se l’area della Società Canottieri divenisse effettivamente presidio della Protezione Civile, con un adeguato progetto, le vasche e i territori limitrofi potrebbero andare ad inserirsi nel sistema di manutenzione e governo delle acque. Acqua & terra: la storia del territorio La proposta “vasche ex-SFIR” ha portato alcuni partecipanti a immaginare in quel luogo la possibilità di raccontare i tanti cambiamenti avvenuti nel rapporto terra/acqua; di raccontare quindi la storia del territorio ferrarese, facendo leva sulla vocazione ricreativa della zona. Il vaporetto del Boicelli Se le problematiche legate alla navigabilità del Boicelli non consentono ancora di immaginare uno sviluppo consistente del turismo fluviale, il canale potrebbe diventare la via di collegamento privilegiata tra Pontelagoscuro e il centro città, passando per Polo Chimico ed ex Distilleria. Terra & acqua: dal Po al Reno Lo sviluppo di attività ricettivo–ricreative lungo il percorso che collega il Po al Reno (canale Boicelli–Po di Volano –Po di Primaro) restituirebbe vitalità a terra e acqua, in un’esponenziale valorizzazione reciproca. Recupero ex Tre Stelle In connessione con il progetto “centro lavaggio”, il proponente aveva espresso l’intenzione di realizzare una nuova palazzina lungo le rive del Boicelli, avente duplice funzione: uffici e foresteria per autotrasportatori.
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In fase di discussione, si è immaginato di sostituire la realizzazione del nuovo edificio con il recupero (anche parziale) dell’ex Tre Stelle. La finalità ricettiva potrebbe essere un notevole attrattore nella zona, oggi sprovvista di punti di accoglienza significativi. Altri soggetti interessati all’utilizzo di residenze temporanee potrebbero essere le imprese stanziate nel Polo Chimico e il Teatro Nucleo (in attesa di realizzare il progetto “Foresteria” e/o in suo complemento). Ricerca e bonifica (implementazione di imprenditorialità esistente) Valorizzare la ricerca sulle tecniche per la bonifica dei siti inquinati, anche e soprattutto sulla scorta della presenza a Ferrara di RemTech 24. Una ricerca ulteriormente strutturata e supportata potrebbe aiutare anche nel gestire in modo più sereno e trasparente il processo di bonifica dei siti del Petrolchimico e di quelli ad esso limitrofi, nonché nell’identificare la soluzione più idonea per la gestione dei fanghi del Boicelli. Su questo tema, nel quadro transnazionale del progetto ReTInA, è emersa la possibilità di dare vita a un accordo con il partner rumeno di Galati. A Galati è presente la Arcelor Mittal SA, la più grande industria dell’acciaio della Romania e una delle più estese (oltre 1595 ha) dell’Est Europa. Imponenti opere di bonifica dovranno essere avviate, in parte per allinearsi agli standard ambientali europei e in parte per la dismissione dell’impianto e la necessaria riconversione funzionale. Il possibile accordo porterebbe alla condivisione di un programma di azioni per l’implementazione della ricerca e della pratica imprenditoriale sul tema della bonifica di suoli e fanghi (l’area industriale è localizzata nelle prossimità del Danubio). Tenendo presente che molte altre sono le zone dell’Est Europa che necessiteranno di azioni di bonifica, un possibile punto di partenza per avviare la collaborazione potrebbe essere dato dalla partecipazione alla seguente linea di finanziamento europea: Marie Curie. Action: Industry-Academia Partnerships and Pathways (IAPP) [http://ec.europa.eu/research/fp7/understanding/marie-curieinbrief/research-business_en.html ] 23F
Ricerca e cosmesi (implementazione di imprenditorialità esistente) Come il progetto “ricerca e bonifica” anche la ricerca-impresa sul tema della cosmesi si potrebbe legare al tema dell’agricoltura a fini non alimentari, ovvero a produzioni tradizionali per usi nuovi. Si sottolinea l’importanza della ricerca nel campo della biocosmesi, che presenta evidenti convergenze con alcune delle sperimentazioni ad oggi attivate dalla Fondazione Navarra 25 (proprietaria di circa 80 ha di terreno all’interno del parco urbano “Giorgio Bassani”), con il Centro interdipartimentale di Cosmetologia 26 e con “Green Cluster” 27. L’uso non alimentare dei prodotti agricoli potrebbe trovare una giusta coesistenza con il polo chimico, supportando l’avvio di un processo di conversione dell’immaginario negativo oggi legato all’area. 24F
25F
26F
Ricerca e performing arts (supporto a imprenditorialità esistente e creazione di nuovi settori d’impresa) Vista la presenza sul territorio ferrarese di moltissime realtà artistiche (danza, musica, suono, teatro, video) di rilevanza nazionale, quando non internazionale, si evidenzia con decisione la possibilità di innescare un
24 L'evento
nazionale più specializzato nel settore delle bonifiche dei siti contaminati e della riqualificazione del territorio.
25 Ricerche
sull’estrazione di olio cosmetico dalla canapa e sull’utilizzo dell’arachide per fini cosmetici.
Scopi del Centro sono: promuovere ricerche innovative nell'ambito della Cosmetologia; organizzare e gestire collaborazioni con Enti di ricerca pubblici e privati e con Aziende del settore cosmetico; organizzare e gestire servizi e consulenze per Enti di ricerca pubblici e privati e per Aziende del settore cosmetico; rendere disponibili spazi e attrezzature per ricerche finalizzate all'elaborazione di tesi di diploma, di laurea, di specializzazione e di dottorato di ricerca; organizzare corsi di perfezionamento e di formazione su materie attinenti alla cosmetologia.
26
Joint Venture tra cinque società che si pone come obiettivo lo sviluppo di prodotti sostenibili a 360°: dalla concezione alla realizzazione, alla valutazione di efficacia, alla comunicazione. Gli attuali obiettivi della R&D di Alab-Green Cluster Technologies sono lo sviluppo e l’applicazione di innovazioni tecnologiche dedicate al miglioramento delle performance e alla sostenibilità ambientale e sociale di materie prime e prodotti finiti nel settore farmaceutico, alimentare e cosmetico. 27
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processo virtuoso di creazione d’impresa supportando l’interazione tra ricerca, sviluppo tecnologico, produzione artistica, in una dinamica di reciproca valorizzazione. Questa volontà potrebbe partire da azioni puntuali di conoscenza tra i diversi settori coinvolti (ad esempio azioni di collaborazione strutturata tra università e artisti, tese alla creazione/comunicazione di una nuova cultura d’impresa legata alle tematiche delle arti) e mirare alla costruzione di un luogo articolato e complesso. Un centro nodale dell'espressione, della conoscenza e della sperimentazione, dove sia possibile trovare un insieme di attività di ricerca tecnologica/scientifica/artistica/linguistica armonizzate in un unico spazio. In questo luogo si prevede anche la realizzazione di un planetario/teatro, nel quale rappresentare i prodotti artistici sviluppati all’interno del centro (e non solo). Il planetario sarebbe parte integrante di un parco tecnologico interattivo, progettato per la diffusione (sempre in una logica che parta dal locale per arrivare all’internazionale) di una seria e corretta cultura della ricerca, della produzione e dell’innovazione. Due linee di finanziamento possibili sono state ad oggi individuate per dare l’avvio alle prime azioni di convergenza tra settori: Marie Curie. Action: Industry-Academia Partnerships and Pathways (IAPP) [http://ec.europa.eu/research/fp7/understanding/marie-curieinbrief/research-business_en.html] e Creative Europe [http://ec.europa.eu/culture/creative-europe/index_en.htm]. The Hub/Coworking Nella sua impostazione filosofica, il concetto di hub deriva dalla rete internazionale The Hub, la quale si è posta l’obiettivo di creare spazi di lavoro e incontro in tutto il mondo per una nuova generazione di innovatori, imprenditori e professionisti, che si identificano con un nuovo modello di economia e società e che pongono i bisogni dell'uomo e del pianeta al centro del loro lavoro. Più prosaicamente e generalizzando il concetto il coworking è una modalità di lavoro e uno spazio che può aiutare a dare risposte strutturali a un mercato del lavoro in radicale trasformazione. In questo luogo vengono messi a disposizione: tavoli di lavoro (con connessione wi-fi, telefono Voip, stampante e scanner) e scaffalature personali; stanze di lavoro per gruppi; sale riunione; caffetteria; luoghi per il relax e l’incontro. È possibile usufruire del servizio per un solo giorno, se si è di passaggio; per una settimana, se si deve chiudere un affare; per 4 mesi, se si deve seguire un progetto; per anni, se non si vuole/non si può investire nell’acquisto di una sede fissa per la propria attività. I coworking sono luoghi in cui le idee e i progetti possono prendere vita; in cui aziende possono andare a cercare professionalità specifiche. In un momento in cui il lavoro è veramente necessario inventarselo, i coworking (e con loro anche i Fab Lab) sono anche la più avanzata, innovativa e forse stimolante tipologia di “centro di collocamento” che si possa immaginare. Fund raising Creare un luogo/ufficio preposto alla creazione di progetti finalizzati alla ricerca di fondi per la realizzazione della strategia di riqualificazione dell’ambito del Boicelli (e non solo). La composizione dell’ufficio dovrebbe prevedere la compartecipazione di pubblico e privato.
Progetti avviati / ovvero condivisi tra i partecipanti durante la fase propositiva di ReTInA. Con il termine “avviati” si intendono sia i progetti per i quali sono previsti a breve i lavori di realizzazione, sia i progetti per i quali è stata avviata anche la sola verifica di fattibilità. Pontone Commodoro [riferimento: Associazione Fiumana] Il Commodoro è un pontone galleggiante non motorizzato, tipo catamarano, ormeggiato in modo permanente in riva al fiume Po, nei pressi della Società Canottieri di Pontelagoscuro. Il pontone, con una portata max di 20 persone, sarà allestito con bagno e angolo cucina e utilizzabile per iniziative sociali e in qualità di ostello per la gioventù per pernottamenti sull'acqua.
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House boat Zarina [riferimento: Associazione Fiumana] La Zarina è una houseboat, allestita su un’imbarcazione Chris Craft in vetro resina e motorizzata con due entrobordo AIFO. La houseboat è a disposizione dei soci dell’associazione Fiumana dal gennaio 2012, sia per escursioni fluviali con gruppi di max 9 persone, sia per pernottamenti nella Darsena San Paolo di Ferrara. Lancia Norma II [riferimento: Associazione Fiumana] La lancia Norma II è un’imbarcazione d’epoca, messa in funzione per la dogana svizzera nel 1943. Una volta ristrutturata, la lancia sarà in grado di portare fino a 12 persone, sia per raggiungere il pontone Commodoro, sia altre mete lungo il corso delle vie d'acqua ferraresi. Foresteria [riferimento: Teatro Nucleo] A ridosso dell’argine destro del Po, in prossimità della scalinata storica di Pontelagoscuro prospiciente la sede del Teatro Nucleo, è in progetto la trasformazione di un ex magazzino (sito in via Isola Bianca n. 17) in foresteria, nell’ottica della valorizzazione culturale degli spazi aperti contermini e di un ampliamento dell’offerta del cartellone teatrale, grazie all’arrivo di gruppi di attori itineranti e di tournè internazionali. L’obiettivo del Teatro Nucleo Julio Cortazar (gestito da un’impresa cooperativa) è diventare sempre di più parte di un sistema teatrale che, pur trovandosi ai margini del territorio comunale, sia capace di rafforzarsi come presidio di cultura e impegno, ospitando non solo i propri spettacoli ma richiamando sempre più compagnie teatrali dall’Italia e dall’estero e allargando contestualmente il lavoro (ormai pluriennale) sulla pedagogia, sul teatro comunitario e sulla produzione audiovisiva. Associazione Fonè [riferimento: prof. Roberto Pompoli] Fonè è un’associazione culturale costituita da persone di diverse competenze, impegnate nella divulgazione delle culture sonore, orali e musicali. Si propone di valorizzare il canale uditivo e la dimensione acustica, intesa come parola, musica, suono; ed è orientata verso innovative forme di integrazione e interazione tra mondo sonoro e mondo visivo. Fonè è alla ricerca di un luogo in cui poter studiare e sviluppare la comunicazione sonora in vari settori: ricerca sul suono/ricerca sulla voce/applicazioni e ricerca nelle neuroscienze/studi sulle patologie da affaticamento vocale/musica e ricerca/ambiti di produzione (ad es. audiolibri e testi interattivi)/spazi per la registrazione/museo della comunicazione sonora/archivi digitalizzati per il patrimonio sonoro/organizzazione di eventi quali fiere o festival tematici nell’ambito della comunicazione sonora.
Nei giorni successivi agli incontri, i referenti del GO presenti ai tavoli di discussione hanno predisposto i verbali delle sedute (di seguito riportati). Ogni referente, come avvenne per la restituzione del lavoro svolto ai tavoli del BarCamp Quali/quante convergenze lungo l'asta del Boicelli?, ha adottato una diversa struttura espositiva, dipendente dalle modalità di confronto che si sono sviluppate all’interno dei gruppi (ancora più eterogenee e frammentate dell’esperienza precedente). Un’osservazione da appuntare in premessa, riguarda la generale difficoltà dei partecipanti (con la sola eccezione degli artisti e dei performers) nel prendere decisioni in merito ai progetti presentati, anche solo in termini di fattibilità (in base allo stato di avanzamento oggettivo in cui si trovava un determinato progetto) e di rilevanza strategica (in base alla capacità di un progetto di innescare catene virtuose di rigenerazione urbana e/o territoriale). Sebbene l’obiettivo condiviso fosse quello di tradurre lo schema strategico per la rigenerazione dell’ambito del Boicelli e in un programma di attuazione da utilizzare come “indice ragionato” della successione delle azioni da attivare (sia da parte dei privati che da parte della Pubblica Amministrazione), tutti hanno trovato difficoltà nel compiere scelte, nel mettere in campo
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disponibilità concrete e nel prendersi carico di responsabilità (ad esempio in termini di coordinamento di futuri gruppi di lavoro): non si è mai veramente passati dal momento della discussione al momento della decisione. E se è vero che le scelte finali riguardanti le trasformazioni che avvengono sul territorio spettano agli Enti competenti, è altrettanto vero che un processo partecipativo, per poter dare un serio contributo in termini di suggestioni, visioni e progettualità, deve giungere a delineare un chiaro quadro di riferimento, nel quale gli attori locali si riconoscano e per il quale siano disposti a spendersi (ciascuno con le risorse che può/vuole mettere a disposizione). 23 febbraio: verbale “ricerca e cultura” Uno dei principali filoni d’interesse nati dall’Ascolto, dagli incontri con gli stakeholder e dall’analisi di proposte e progetti emersi nella fase propositiva, è quello che riguarda il binomio arte e ricerca, una sinergia capace di unire innovazione nei processi produttivo–imprenditoriali, sviluppo tecnologico e sperimentazione artistica in un’ottica di reciproca valorizzazione. Infatti, le componenti artistico– culturale e scientifico-tecnologica sono risultate essere ingredienti di sviluppo di grande rilevanza ben radicate sul territorio locale e con punte di eccellenza riconosciute a livello internazionale. Lo sviluppo di progetti che portano a convergenza performing arts (danza, musica, suono, teatro, video) e ricerca potrebbe quindi ritagliare per Ferrara un ruolo innovativo e sperimentale sul panorama nazionale e connettersi altresì con esperienze avviate nello stesso ambito su rete internazionale. La volontà di seguire questo indirizzo potrebbe partire da azioni puntuali di conoscenza tra i diversi settori coinvolti (ad esempio azioni di collaborazione strutturata tra Università e artisti, tese alla creazione/comunicazione di una nuova cultura d’impresa legata alle tematiche delle arti) e mirare alla costruzione di un luogo articolato e complesso: un centro nodale dell’espressione, della conoscenza e della sperimentazione, dove sia possibile trovare un insieme di attività di ricerca tecnologica/scientifica/ artistica/ linguistica armonizzate in un unico spazio. A questo scopo in occasione dell’evento pubblico che si prevede di organizzare nei primi giorni di maggio, si è pensato di inserire all’interno del programma di incontri, volti proprio a discutere esperienze\metodologie affini a quelle perseguibili per il territorio di Ferrara, una performance di circa 10 minuti, ritenuta fondamentale per lo svolgimento della giornata tanto quanto l’intervento dei relatori invitati, portatori di competenze ed esperienze indispensabili per comprendere e approfondire i processi che si stanno sviluppando all’interno del progetto ReTInA, ormai in dirittura d’arrivo. L’evento vorrebbe connettere ricerca, sviluppo tecnologico, imprenditoria\produzione ed esperienza artistica. In particolare lo “spunto tecnologico” sarebbe il campo applicativo dei sensori, puramente esemplificativo di un qualsiasi campo tecnologico d’azione. Il tema, che parte dall’assunto che “ciò che è intorno, è estremamente sensibile a ciò che tu fai!” è quello del movimento nella quotidianità, inscindibile dalla qualità degli spazi in cui esso avviene, nell’unione fra percezione umana e sensibilità tecnologica. In questo caso, attraverso il contatto con i performer, i sensori, sollecitabili in vari modi a seconda della tipologia, attiverebbero suggestioni di vario tipo: visive, auditive, etc. La performance in sé vorrebbe essere dimostrativa di un dialogo possibile tra settori solo apparentemente slegati e il senso sarebbe avviare un processo\confronto\incontro fra questi settori all’interno di progetti più ampi (alcuni dei quali già proposti dai rappresentanti dell’Università di Ferrara che hanno preso parte agli incontri: ad esempio un teatro-planetario, un centro sullo studio del suono in tutte le sue declinazioni, un parco tecnologico interattivo).
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A questa decisione segue una discussione operativa riguardante l’organizzazione della performance (sede, materiali da procurarsi, nominativi di artisti e tecnici disposti a collaborare alla messa in scena). Inoltre viene proposto di collegare l’esperienza che si realizzerà a maggio sia con l’iniziativa della Notte dei Ricercatori sia con il Festival di Internazionale sia, infine, con il Festival URBANICA. Infine, si ipotizzano collegamenti e/o collaborazioni anche con il CTU–Centro Teatro Universitario. Al termine dell’incontro, il gruppo di lavoro ha scelto i propri referenti e ruoli: Sara Ardizzoni—referente per il supporto organizzativo e logistico Aurelio Bruzzo—rappresentante per le relazioni con di Dipartimenti UNIFE coinvolti Natasha Czertok—performer (danza e teatro) Alfonso Santimone—produzione/direzione artistica, progetto tecnologico (musica e suoni) Federico Toso—performer (teatro) 23 febbraio: verbale “cultura” Dal punto di vista operativo, l’incontro non ha avuto alcun esito significativo, in quanto buona parte del tempo è stata utilizzata per confrontarsi sul senso stesso del processo di ReTInA e sul grado di rilevanza degli obiettivi perseguiti. Il giudizio di inefficacia e inutilità nei confronti della metodologia adottata (e soprattutto nei confronti delle informazioni portate in ingresso al percorso) è stato espresso e motivato da parte di soggetti che intervenivano nel dibattito per la prima volta e non avevano quindi avuto il tempo per riflettere criticamente (ma in modo informato) sui presupposti metodologici posti alla base del processo. La critica principale sottolineava l’incapacità/impossibilità di ReTInA di intercettare quelle decisioni pianificatorie che hanno la reale e concreta possibilità di incidere sui settori economici del territorio, creando false speranze e, magari, deviando l’attenzione da quelle scelte di ampia scala che influenze-ranno e incideranno pesantemente sui mercati. Per esplicitare ed esemplificare questa considerazione di merito, è stata portata ad esempio l’assenza di informazioni (e dei conseguenti ragionamenti) sui percorsi dei Corridoi europei (con specifico richiamo alle Autostrade del mare). In risposta a queste osservazioni si è ribadito come lo scopo di ReTInA sia proprio quello di connettere le potenzialità locali (che devono essere riconosciute, strutturate, organizzate e interconnesse) al fine di valorizzare un tessuto economico e culturale caratterizzato da ricchezza e diversificazione dimensionale e di posizionamento (capace quindi di rispondere alle richieste, spesso cangianti, sia del mercato locale sia del mercato internazionale). Si controbatte poi che la logica dei grandi investimenti, che dialogava con la logica dei poli concentrati della crescita economica (nei quali residenza e grande distribuzione erano i principali riferimenti funzionali), appartiene ormai al passato e la sua obsole-scenza ha generato proprio quelle crisi urbane alle quali ReTInA è chiamato a dare risposte. 24 febbraio: verbale “ricerca” Il tavolo aveva un obiettivo specifico: verificare l'interesse, da parte dei soggetti ferraresi più coinvolti nel settore della bonifica dei suoli, delle acque e dei fanghi inquinati, in merito alla possibilità di attivare un partenariato strategico con il Partner rumeno di ReTInA, ovvero la Municipalità di Galati. Infatti, la città di Galati ospita sul suo territorio la Arcelor Mittal, un'industria specializzata nella lavorazione dell'acciaio, che, durante il regime sovietico, era uno dei principali poli industriali del settore. Oggi il processo di rigenerazione è totalmente dipendente dalla possibilità di bonificare i circa 1.600 ha inquinati.
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Moreno Po [Dirigente Servizio Piani della Provincia di Ferrara]: riferendosi alla possibilità di siglare un agreement sulla bonifica con i partner di Galati (Romania), sottolinea come non sia un risultato banale il manifestarsi di un interesse specifico da parte dei soggetti che prendono parte a un progetto europeo di questo tipo. Questo agreement potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso che porterà all'attivazione di una filiera transnazionale per il recupero e la bonifica dei siti (tematica che anche a Ferrara è molto presente). Galati, infatti, ha vastissime aree inquinate ma sono ormai venute a mancare sia le aziende “che hanno fatto il danno” sia le competenze necessarie a sanarlo. Francesco Dondi [UNIFE–Dipartimento di Chimica; Professore ordinario]: spiega come le zone che hanno problemi di questo tipo vadano analizzate in maniera integrata, coniugando tre punti di vista: ambientale, sociologico ed economico. Nel territorio ferrarese, considerando le competenze presenti sia all'interno di UNIFE che all'interno del Comune, si è creato un know-how integrato rivolto all’etica della sostenibilità, un approccio concettuale importante che ha riconoscimenti a livelli internazionali. Inoltre il territorio ferrarese, anche sotto l’aspetto tecnico, offre molto: — Remtech (dove si vendono servizi e si propongono ricerche; cfr. pag. 105, nota 20); — Laboratori Universitari (dove si sviluppano ricerche avanzate); — esempi di strategie politiche (con l’istituzione di molti Uffici Ambiente) — esempi di strategie aziendali, che sviluppano il know-how per indagini sui siti contaminati. E se le competenze da fornire sono molte, l’approccio integrato è l’unico possibile. Aurelio Bruzzo [UNIFE– Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio; Professore ordinario, in rappresentanza del Magnifico Rettore]: chiede al prof. Dondi se sarebbe sensato candidare anche Ferrara ad ambito di studio indagando i ruoli dei vari partner all’interno dell’agreement (ad esempio legare il ruolo di Galati all’inquinamento dell’industria pesante e quello di Ferrara alle industrie chimiche oppure riservando a Ferrara un ruolo più teorico in materia di know-how e strategie). Si potrebbe preparare un censimento delle aree comunali sulle quali si ritiene di poter\dover intervenire. Francesco Dondi: risponde che la casistica è troppo complessa e ogni caso è troppo specifico e sostiene che sarebbe meglio puntare su un ruolo più teorico/metodologico. Igor Villani [UOS Siti contaminati della Provincia di Ferrara]: a livello nazionale quantificare costi e interventi è un obiettivo che cercano di perseguire in molti, ma per ora è impossibile farlo: c’è un elevato problema di sitospecificità che porta a grande complessità. Sicuramente si può lavorare sulle strategie (cioè sapere cosa si deve fare in un set dato di casistiche). Francesco Dondi: porta ad esempio un accordo tra Arpa Emilia–Romagna e Baviera. In Germania si erano specializzati maggiormente sui monitoraggi, in Emilia–Romagna sulle strategie e sulla gestione delle banche dati: la Regione ha quindi fornito il suo know-how in merito ai problemi epidemiologici. A sua volta quindi Ferrara potrebbe fornire la sua competenza in materia epidemiologica o metodologica (legislazione, istituzione di uffici specifici) e in materia socio–politica. Giampaolo Lambertini [CNA Ferrara]: domanda quali obiettivi darsi: se si tiene il tema delle bonifiche unificante, bisognerebbe aggregare dei soggetti per cogliere le opportunità date dal progetto . Patrizia Bianchini [Assessore Provincia di Ferrara]: ricorda che ReTInA è un processo metodologico per fornire idee sulla rigenerazione delle aree dismesse, sviluppando processi partecipativi. La ricchezza del progetto sono proprio le idee emerse: ReTInA non distribuisce finanziamenti di per sé, il patrimonio che porta è dato dalle idee scaturite, anche dai progetti più piccoli proprio perché realizzabili. Il tema della bonifica nell’agreement con Galati potrebbe avviare la ricerca di fondi.
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Moreno Po: evidenzia come ReTInA sia andato al di là delle aspettative, anche solo per il fatto di essere riuscito a far parlare molto di un luogo che prima non veniva considerato. L’idea è di tornare a produrre nei luoghi della “vecchia produzione”, superando lo “scoglio” del petrolchimico: ripensare ciò ha fornito output sorprendenti. Sarà interessante vedere se idee e progetti emersi troveranno un riscontro in termini economici e di realizzazione, se sarà possibile attivare delle nuove filiere. Francesco Dondi: spefica che ciò che manca in Europa è il terreno e attualmente non ci sono iniziative importanti in termini di bonifica, ma si possono avviare studi specifici che richiedono molta trasparenza (sociali, medici, per la messa in sicurezza). Possono inoltre essere create opportunità turistiche (ad esempio come è accaduto per l’Oasi di Settepolesini, dove i cavatori sono diventati “trasformatori ambientali”). Quando iniziano delle esperienze concentrate su un’area non si può del tutto prevedere a quali risultati potranno arrivare; va cambiata la mentalità: non si parte dall’avere risorse ma si arriva a pianificare un processo per ottenerle. Roberto Ricci Mingani [Provincia di Ferrara––Dirigente del Servizio Turismo e Attivita ProduttiveCultura e Castello]: è stato affrontato il tema del costo da sostenere per la comunità se le aree non vengono bonificate? quanto costa un’area non recuperata in termini di opportunità perse? Moreno Po: è difficile capire costi diretti/indiretti/complessivi attraverso un’analisi costi-benefici. Avere aree dismesse su cui non si sta agendo è un disvalore e una perdita di opportunità. Bisogna sperimentare percorsi virtuosi/strategie sfruttando il know-how a disposizione e iniziare a venderli come prodotti; spesso bisogna iniziare ad attivare processi senza sapere esattamente dove porteranno. Igor Villani: in Europa si parla molto di consumo di suolo, ma gli investitori preferiscono rubare territorio agricolo piuttosto che investire su bonifica e riutilizzo. Francesco Dondi: andrebbero sensibilizzate la BEI affinché desse un valore alle aree dismesse. Igor Villani: è importante mettere a sistema questa tematica con altri temi. La strategia vincente è mettere a sistema e coordinare attori, competenze e interessi coinvolti. Francesco Dondi: servono strategie integrate. Silvia Vertuani [Ambrosialab, Spin-off universitario attivo nel campo della cosmesi]: Collegandosi al tema delle strategie integrate, si inserisce nel discorso in quanto la cosmesi,insieme al tema della bonifica, è un asset importante di Ferrara e consentirebbe di sviluppare ricerca e innovazione nella Terra di mezzo, per trasformarla nel punto di incontro delle ricerche d'eccelleza). Conferma che Ferrara ha un primato internazionale nell’ambito della cosmetologia e riporta due progetti condotti dalla sua azienda (risultati purtroppo non redditizi): — la riscoperta e la valorizzazione di un ricettario del ‘500 attraverso la creazione della linea “Cosmesi Estense” che si sperava di inserire nella cornice dell’Hermitage. Questo passaggio non ha raggiunto il suo obiettivo; — il progetto di alzare il plusvalore di un circuito di agriturismi tramite una linea propria di cosmetici. Ribadisce che molti tentativi sono stati fatti, ma non si riesce a decollare dal punto di vista imprenditoriale: Ambrosialab vende i risultati delle sue ricerche anche all’estero, ma non riesce a valorizzare il lavoro sul territorio locale. Ad esempio sottolinea come si potrebbe: — attivare collaborazioni con produttori locali per replicare un’esperienza di successo realizzata in Calabria sull’utilizzo di materiali di scarto (come quelli che derivano dalla lavorazione dell’olio di oliva) per realizzare cosmetici di alta qualità; — rientrare nelle iniziative di valorizzazione della Manifattura Estense, come la buona promozione sulla Pera Abate organizzata dalla Camera di Commercio.
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Dopo la presentazione sintetica del quadro di riferimento, chiede come Ambrosialab (e in generale il settore della cosmesi) potrebbe essere utile al tavolo di lavoro. Moreno Po: bisogna capire come si può tornare a “produrre diversamente” e quali sono le cose che “sappiamo fare bene”, ad esempio la cosmesi è uno dei nostri ambiti di eccellenza. Inoltre va tenuto presente che l’ambito del Boicelli è strategico dal punto di vista dei trasporti. Sarebbe interessante pensare di avviare progetti con una “connotazione positiva” in un luogo dalla “connotazione negativa”. Silvia Vertuani: evidenzia come Ferrara non sia considerata in una posizione strategica: continua a essere difficilmente raggiungibile dall’area milanese ed è fuori dalle rotte commerciali consuete (particolarmente problematico il decentramento rispetto al polo di Crema sulla cosmesi). Purtroppo questa marginalità rende ancora più difficile il decollo imprenditoriale del settore cosmetico. Maurizio Andreotti [Fondazione Navarra]: domanda se è stato fatto uno studio specifico sulle sponde del Boicelli e si chiede (in merito alla ricchezza della vegetazione) se sia più corretto parlare di abbandono o di rinaturalizzazione. Visto il problema delle emissioni di CO2 di cui soffre Ferrara, bisognerebbe capire quanto questa vegetazione riesce ad imprigionare le polveri. Francesco Dondi: bisogna fare un bilancio delle emissioni e capire come si azzera il livello. Le persone devono abituarsi a capire quanto emettono (rimanda alla pagina web che permette il calcolo della propria impronta ecologica): bisogna agire capillarmente su consapevolezza e sensibilizzazione. Un’ultima proposta, avanzata da Francesco Dondi e Maurizio Andreotti, è quella di puntare alla realizzazione di un bosco, con accurata selezione della vegetazione utile all’assorbimento di polveri e CO2. 24 febbraio: verbale “acqua e cultura” L’acqua è stata al centro degli incontri precedenti: il tavolo ha quindi ribadito gli elementi salienti e aggiunto azioni/ idee–progetto perseguibili. Di seguito si riportano per punti gli esiti, suddivisi in problematiche e opportunità. Problematiche — Il primo e imprescindibile problema è la navigabilità, strettamente connessa al tema del dragaggio e, quindi, del trattamento dei fanghi inquinati (cfr. tavolo “Ricerca”). Il tavolo suggerisce che i fanghi, una volta decontaminati, potrebbero essere utilizzati come risorsa per l’edilizia (inerti). Questa opzione potrebbe dare origine a una filiera corta produttiva nel momento in cui AIPo riuscisse a garantire una manutenzione costante che eviti il deposito eccessivo di fanghi (si sottolinea come, al momento, ci sia un’unica draga in funzione per tutto il Po). L’efficienza della manutenzione dovrebbe essere inoltre garantita dalla possibilità di avere sempre a disposizione i pezzi di ricambio necessari; — parallelamente alla naviagbilità, si evidenzia il bisogno di affrontare la questione degli attracchi, assolutamente inadeguati nel tratto ferrarese del Po (più attrezzati quelli presenti sulla riva veneta). Nonostante il Comune si renda conto che l’area della Società Canottieri potrebbe diventare un approdo strategico dal punto di vista turistico e sportivo (oltre a poter diventare accesso privilegiato al Po per la città di Ferrara, dopo aver attraverseato il parco urbano Giorgio Bassani), al momento l’Amministrazione non reputa prioritaria la valorizzazione di questa zona; — a seguire, per assicurare l’accessibilità delle imbarcazioni al canale Boicelli, si sottolinea la necessità di garantire il funzionamento della conca di Pontelagoscuro, oggi poco affidabile a causa dei guasti e dei problemi di gestione (cfr. pag. 55). Si temono però costi altissimi per la realizzazione di interventi strutturali capaci di eliminare i problemi alla radice;
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— necessità di abbandonare l’idea di trasportare merci lungo il canale Boicelli e lungo il tratto urbano del Po di Volano. Se si concentrasse l'attenzione sul trasporto passeggeri, si potrebbero evitare i lavori di innalzamento dei ponti, limitandosi allo scavo dei fondali. Ovviamente, ciò non toglie che entrambi i lavori porterebbero a un generale miglioramento. Opportunità — In un’ottica di sviluppo delle idee emerse durante il progetto ReTInA, si suggerisce di esplicitare una chiara manifestazione di interesse creando una forma consortile che raggruppi tutti i soggetti desiderosi di contribuire alla realizzazione della strategia di rigenerazione della Zona Nord dell’ambito ReTInA, al fine di essere più legittimati a “chiedere delle cose”: “siamo un consorzio pronto a funzionare se vengono risolti dei problemi” > documento programmatico siglato da tutti i soggetti coinvolti > risposta professionale multidisciplinare; — la nascita del consorzio potrebbe dare senso anche all’allargamento degli obiettivi del progetto Una finestra sul fiume proposto dalla Società Canottieri, in quanto le progettualità che si potrebbero realizzare sulla riva destra del Po (tra cui il completamento della pista ciclopedonale Destra Po) si potrebbero estendere fino a riguardare la fascia di terreno compresa tra la Canottieri e la conca e, in profondità, tra la riva e le vasche ex SFIR. In quest’ottica, il progetto complessivo è stato ribattezzato Una finestra a nastro sul fiume . Un’offerta ritenuta molto efficace riguarda la combinazione del mezzo più legato a Ferrara (biciletta) e il mezzo più trascurato (barca), in una logica di reciproca valorizzazione. Le navi consentirebbero di trasportare passeggeri e biciclette, così da consentire il passaggio da un mezzo all’altro: ad esempio si potrebbe raggiungere la Canottieri in barca e proseguire verso Ferrara, attraverso il parco urbano, in bicicletta; oppure arrivare alla Canottieri in bici lungo la Destra Po e proseguire verso Mantova o Venezia in nave. — il ruolo degli artisti, all’interno della strategia multisettoriale e del composito consorzio, si potrebbe esplicitare nella gestione della rete di operatori e realtà artistiche (locali/regionali/ nazionali/internazionali) per la creazione di un programma articolato di progetti culturali e turistici (fundraising strategico tra le diverse linee di finanziamento promosse dalla progettazione europea 2014–2020, anche attraverso i bandi dei Fondi gestiti dalla Regione). I diversi linguaggi artistici infatti potrebbero essere estremamente efficaci nella realizzazione di azioni di innalzamento della consapevolezza e della sensibilizzazione dei citaddini sui temi ambientali legati all’acqua, alle attività di bonifica/prevenzione/monitoraggio, alla ricerca/sperimentazione chimica, alla tutela/protezione dell’ambiente, ai cambiamenti climatici, all’agricoltura); — questi ragionamenti portano a suggerire di puntare sulla IV classe di navigazione, non sulla V, procedendo all’individuazione delle tipologie di barche che possono accedere alla città. D’altra parte non si esclude che le due classi di navigazione possano convivere; — per ripondere all’ipotizzato incremento del numero di turisti (conseguenza della più ricca e strutturata offerta proposta dal territorio) offrendo la necessaria accoglienza in termini di ricettività (dal pernottamento al pranzo ai luoghi per l’incontro), si immagina di invitare a un possibile tavolo di discussione sia il proprietario dell’ex zuccherificio Gulinelli sia il proprietario del ristorante “Da Santo”, al fine di convogliare diversificate energie imprenditoriali nella riattivazione di un luogo simbolo della produzione di Pontelagoscuro. Questo nuovo spazio potrebbe rispondere anche alle esigenze derivanti dall’apertura del centro lavaggio proposto
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da CAFA 28 e dall’attivazione di residenze artistiche (e conseguenti programmazioni teatrali) su cui il Teatro Nucleo si è già attivato (promuovendo la creazione di una prima foresteria, probabilmente insufficiente per entrare a pieno titolo in un circuito internazionale, a cui la qualità e la fama del Nucleo possono far aspirare); — sempre nella volontà di meglio definire la nuova identità di Pontelagoscuro (connessa soprattutto alla forte vocazione artistica indotta dalla presenza del Teatro Nucleo e del Patchanka), si immagina di realizzare murales su tutte le facciate dei palazzi, proseguendo una “tradizione” innescata dal Teatro Nucleo con le vitali e narrative facciate dell’edificio che lo ospita; — infine viene avanzata da Sergio Fortini una proposta articolata, già presentata al Comune in risposta del bando per il POC, riguardante il mulino di Pontelagoscuro (“il Maceratese”). Il progetto prevede il recupero dei capannoni adiacenti e la riattivazione dei vuoti della Destra Po: spazi per arte e cultura; spazi per giovani porfessionisti (startups) che mettendosi insieme possono ridurre le spese; mixité funzionale lavoro/arte/ricettivo. Si tratta di locali ristrutturabili a basso costo ma “cool”. Si perseguirebbe in questo modo la logica urbanistica della tangenziale di paesaggio per circumnavigare Ferrara a piedi, in bici o in nave: il punto di arrivo e partenza potrebbe essere la Darsena di San Paolo, l’interfaccia privilegiata con il centro storio di Ferrara. 27F
2.5.4 WORLD CAFÈ: "APPUNTI DI VIAGGIO LUNGO IL BOICELLI" Questo appuntamento, realizzato il 3 maggio 2012 presso l’Oratorio dell’Annunziata, ha avuto il compito di chiudere lo stadio di Codifica e Verifica e, come la giornata del 22 ottobre 2011, è stato suddiviso in due momenti autonomi ma complementari: — la mattina ha avuto luogo la conferenza pubblica (aperta anche alla cittadinanza), nel corso della quale è stato presentato il programma strategico di rigenerazione urbana dell’ambito del Boicelli. La conferenza è stata anche l’occasione per entrare in contatto con importanti esperienze di rilievo nazionale e internazionale, la cui presentazione ha consegnato ai partecipanti elementi concreti di riflessione sulla fattibilità di alcune delle più significative idee-progetto emerse nel corso del processo. Le esperienze descritte sono state le seguenti: Anja Werner (architetto paesaggista e Presidente dell’Associazione Italiana per le Acque Balneabili Naturali), ha affrontato il tema Noi e l’ambiente acquatico / viaggio tra pregiudizi, paure e meraviglie: riflessioni su socialità ed ecologia attorno all’acqua. Per approfondimenti si rimanda al sito: http://www.anjawerner.it/ Alberto Masetti–Zannini (fondatore e Presidente di HUB–Milano), ha affrontato il tema The HUB: uno spazio collaborativo che sa riflettere e generare valori condivisi. Per approfondimenti si rimanda al sito: http://milan.impacthub.net/ Graziano Tassinato (Manager Area Innovazione di VEGA–Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia), ha affrontato il tema Il caso di Porto Marghera: un luogo in cui innovare e sgonare insieme (con concretezza). Per approfondimenti si rimanda al sito: http://www.vegapark.ve.it/
Inizialmente il servizio di lavaggio sarebbe rivolto unicamente alle cisterne degli autotrasportatori (che sarebbero costretti a permanere in loco fino al compimento del lavaggio), ma a regime potrebbe essere utilizzato dalle imbarcazioni che gravitano intorno alla banchina, la cui attività si vorrebbe promuovere, incentivare, valorizzare. 28
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Ha chiuso la mattinata la performance in unico atto Del confondersi dell’acque, introdotta da un intervento di Roberto Pompoli e messa in scena a opera di: Alfonso Santimone (partecipante al processo ReTInA) a nome del collettivo el gallo rojo [collettivo di musicisti italiani ed etichetta discografica tra le più attive nel campo del jazz e della musica improvvisata]; Natasha Czertok (partecipante al processo ReTInA) a nome del teatro nucelo [teatro indipendente di trentennale esperienza, laboratorio permanente per la ricerca sull’arte dell’attore e molto altro…] e di Urbanica [movimento artistico e festival di danza e video-danza urbane] Federico Toso (partecipante al processo ReTInA) a nome Instabile Urga [gruppo impegnato nei campi della ricerca teatrale e musicale e del teatro di strada] e La società a teatro. Rete di teatri nel sociale [rete di persone, associazioni, cooperative, gruppi e istituzioni che promuove e fa teatro in ambito sociale (Coordimamento di progetto: Associazione Agire Sociale)] — nel pomeriggio è stato realizzato un World Cafè, al quale hanno partecipato: i relatori e i performers della mattinata; i soggetti coinvolti nel processo partecipativo ed eventuali soggetti direttamente coinvolti nelle principali progettualità in discussione. La finalità della sessione pomeridiana infatti era quella di scegliere alcune idee progettuali, sfruttando l’esperienza e la guida di chi era già stato protagonista di interventi che potevano (e possono) fungere da ispirazione e/o deterrente per le azioni da attuare nelle aree dell’ambito Boicelli. Conferenza pubblica: presentazione della strategia Dall’evento Quali/quante connessioni per l'area del Boicelli? fino alla definizione della strategia, la pista di convergenze tra progettualità, idee e visioni è stata gestita attraverso l’identificazione di lemmi capaci di rappresentare i filoni strategici chiamati a contenere i singoli (ma sinergici) progetti. Di seguito si sintetizzano i passaggi che hanno condotto alla scelta dei tre lemmi che, nella mappa della strategia (cfr. figura 15), identificano le zone in cui era stato originariamente suddiviso l’ambito di intervento:
figura 15: mentre la prima terna di lemmi accorpa i temi emersi durante l'ascolto, la seconda terna (in cui ogni lemma contiene quelli intermedi) rappresenta i filoni strategici per la rigenerazione dell'ambito del Boicelli.
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figura 16: mappa strategia. I progetti esterni ai “lemmi� sono da ritenersi parte integrante della strategia.
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All’interno della mappa, si è cercato di mantenere ben distinti i progetti che nascevano, evolvevano o si aggiungevano durante il processo, affinché non sorgessero incomprensioni o false aspettative, soprattutto rispetto ad alcune idee complesse, che necessiteranno di ulteriori passi e diversa attenzione per trasformarsi in opere. A tal fine, i progetti sono stati suddivisi come segue:
La presentazione della mappa è consistita fondamentalmente nella descrizione della logia e delle motivazioni che avevano portato alla scelta dei “lemmi contenitore”, meglio esplicitati e descritti attraverso la presentazione dei singoli progetti. Inoltre si è cercato di far comprendere come il vero valore aggiunto del processo fossero le sinergie e le convergenze nate dal confronto tra i partecipanti. Conferenza pubblica: performance “Del confondersi dell’acque” Di seguito si riporta il testo redatto da Alfonso Santimone e consegnato dopo la rappresentazione. Natasha Czertok–azioni sceniche Federico Toso–azioni sceniche Alfonso Santimone–azioni sonore, programmazione, spazio “preparato” Tre performers interagiscono con un ambiente sensibile. Le semplici e complesse ritualità del quotidiano hanno influssi significativi su noi che le celebriamo e su ciò che ci circonda. I performers, attraverso una sequenza di azioni in bilico tra un canovaccio di sceneggiatura e un percorso completamente improvvisato, agiscono in un ristretto spazio “preparato”, interagendo tra loro e con alcuni sensori che modulano un set di parametri sonori relativi alla musica composta/improvvisata/eseguita dal vivo, invisibile elemento architettonico nello spazio interattivo. L’“inorganico/scientifico” si fonde con l’“inorganico/artistico”. La contrapposizione che nel senso comune erroneamente divide i due aspetti, davanti a uno sguardo sensibile assume la forma di una dualità inscindibile. Il confondersi di queste acque disegna i contorni aperti e curvilinei di una sensibilità neo-rinascimentale in cui scienza, tecnica, arte e creatività si muovono in una danza corale verso una relazione più responsabile tra noi e ciò che ci circonda. L'universo di cui siamo parte integrante.
Federico Toso durante la performance
Natasha Czertok durante la performance
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Esiti del World Cafè 29 Due sono state le domande alle quali i partecipanti sono stati invitati a rispondere: 28F
1: Se Ferrara vuole ridiventare una città rinascimentale come può creare un catalizzatore di impresa e innovazione che sia transettoriale? (fornire 3 idee\catalizzatori) Di quali strumenti concreti c’è bisogno per realizzare la più pressante di queste idee ? (sceglierne una sola) 2: Se Ferrara vuole ridiventare una città rinascimentale quali progettualità privilegiare o quali problematicità risolvere ? (lavorare su possibili declinazioni contemporanee del concetto di delizia) Quali strumenti per realizzare l’obiettivo più stringente?
Quattro gruppi si sono cimentati con la prima domanda; tre con la seconda (del terzo gruppo non è stato possibile recuperare il sunto). Di seguito si riportano gli esiti. Risposte dei gruppi alla Domanda 1 Idee/catalizzatori
Lo strumento più urgente
Ambasciatrice : Gaia Lembo 1. sfruttare l’eccellenza per trovare soluzioni ai problemi della città: la transettorialità viene di conseguenza 2. sperimentare modalità di lavoro in grado di sviluppare capacità di interpretare “il nuovo”. Sviluppare la capacità di creare e non solo di essere creativi: da industria pesante a industria pensante. 3. trovare uno strumento operativo in grado di mettere in rete settori e interessi, anche identificando un luogo di scambio capace si autosostenersi finanziariamente
Dare vita a un organismo che si occupi di un tema o un gruppo di temi e si adoperi per sviluppare progetti. La direzione dell’organismo deve essere temporanea e sempre mobile. Potrebbe trattarsi di un consorzio temporaneo, un collettivo, una fondazione, etc . Questo strumento potrebbe dare continuità alla rete che si è creata intorno al progetto ReTInA e inventare prodotti, linguaggi, spettacoli.
Ambasciatore : Sergio Fortini 1. mappare le realtà esistenti per sopperire alla mancanza di comunicazione tra settori potenzialmente interagenti. La mappatura può servire a dare visibilità alle eccellenze locali nel campo della produzione di idee, in modo trasversale ai campi umanistico e scientifico. 2. mettere a sistema e condividere ciò che emerge dalla mappatura, in termini di realtà aziendali, luoghi, eventi, così da poter avvicinare tra loro le realtà che possono più direttamente interagire in ambito territoriale. 3. una volta sistematizzato il panorama, internazionalizzare ed esportare metodi e idee, così da costruire le condizioni per recuperare risorse economiche laddove esiste un bacino fruibile, in Europa.
Essendo le risposte interconnesse, si è scelta la mappatura, che potrebbe essere attuata attraverso una serie di eventi continuativi che, coinvolgendo di volta in volta realtà esistenti, possono offrire una sorta di mappatura in fieri. Ogni evento dovrebbe attirare gradualmente un numero sempre maggiore di realtà, incrementando il livello di visibilità dell’operazione. Condizione indispensabile per l’operatività di un simile approccio è, oltre alla volontà delle associazioni di investire tempo e risorse umane, la disponibilità degli enti a mettere in gioco spazi e strumenti, in luogo di finanziamenti.
La tecnica del word cafè serve a far ragionare insieme persone con punti di vista differenti. Si predispongono i tavoli, organizzati per ospitare piccoli gruppi di persone. Nel corso dell’incontro si invitano i partecipanti a scambiare i propri posti nei diversi tavoli per ricombinare le discussioni, traghettando così intuizioni, idee e questioni. Un partecipante per tavolo (ambasciatore) non si sposta e accoglie i nuovi ospiti. Al termine si condividono i risultati in una sessione plenaria.
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Ambasciatrice : Sara Ardizzoni Identificazione di 3 idee\catalizzatori identificabili con attività di programmazione e politiche culturali: Transettorialità: la convergenza dei settori è una necessità contemporanea che bisogna comunicare ai cittadini. Identificazione di settori virtuosi legati all’informazione e alla cultura che generino dibattito, che facciano vivere la città in modo diverso ai cittadini (Ferrara pur ospitando offerte culturali ed eventi di respiro internazione ricopre ancora un ruolo di nicchia sia per la posizione geografica che per il taglio dato alle proposte turistico–culturali). Consapevolezza del valore paesaggistico: è un valore da difendere con urgenza , un tema forte verso cui possono convergere interessi e attività molto diverse.
Strumenti per superare il localismo: — sensibilizzazione e responsabilizzazione delle nuove generazioni, lavorando su approccio etico e voglia di migliorare la proprio realtà di vita; — maggiore informazione sulle potenzialità dei luoghi e delle attività esistenti; — metodo di lavoro per fare rete : la PA deve supportare la creazione di un luogo di dibattito reale (l’urban centre) o virtuale (un progetto come ReTInA), per discutere i temi fondamentali dello sviluppo urbano. — lavoro di squadra tra istituzioni, privati e associazioni culturali.
Ambasciatore : Aurelio Bruzzo 1. Essendo il Rinascimento un periodo di rinnovamento dopo un periodo di oscurantismo, ora che stiamo attraversando un periodo di crisi economicofinanziaria, sociale e politica dobbiamo puntare a un profondo cambiamento che consenta di ottenere nuove idee e nuovi strumenti anche nei settori in cui la provincia e la città di Ferrara sono specializzate; 2. costruire una rete fra vari soggetti della società civile, come quelli partecipanti al progetto ReTInA, che sia contestualmente permanente e in perenne evoluzione; 3. Nell’ambito della green economy, si individua in alcuni tipi di energie rinnovabili (come la geotermia) la soluzione sia per salvaguardare la qualità della vita e del paesaggio, sia per interconnettere i settori produttivi.
Delle tre idee è stata privilegiata la costruzione della rete, per la quale gli strumenti necessari sono stati individuati nel favorire la trasparenza e l’apertura dei soggetti riconducibili ai centri di ricerca e di elaborazione di nuove idee, affinché – lavorando in sinergia – essi raggiungano una sufficiente massa critica, tale da riuscire a rendere accessibili e utilizzabili i risultati della loro attività agli imprenditori locali aventi un effettivo carattere innovatore (come sostenuto a suo tempo anche dall’economista Joseph Schumpeter).
Risposte dei gruppi alla Domanda 2 Le progettualità
Lo strumento più urgente
Ambasciatrice : Patrizia Bianchini Lavorando sul tema delle Delizie e ragionando sul ben essere e ben vivere, è (ri)emersa la necessità di recuperare il rapporto con l’acqua (col Po) ricreando Il Lido di Ferrara, quello che un tempo era La Giarina (la spiaggia di Ferrara). Per riavvicinare i locali, i ferraresi e i visitatori al Po occorre sviluppare il tema turistico concretizzando i progetti della Società Canottieri, valutando la possibilità di sfruttare le vasche ex SFIR per realizzare biopiscine, offrendo percorsi boat&bike e creando strutture adeguate (pontile e attracco).
Restituire la navigabilità al Boicelli dragando i fanghi: collegando questa azione al disinquinamento “naturale”, si possono ottenere finanziamenti europei e/o nazionali e/o regionali.
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Ambasciatore : Moreno Po Il gruppo ha definito la delizia come spazio in cui coniugare scienza e cultura e armonizzare il rapporto tra le persone. Delizia come luogo di lavoro e luogo di vita. Questo ragionamento porta a identificare le seguenti azioni: 1. Ridurre/eliminare i luoghi della “separazione” (spazi troppo specializzati e/o senza identità riconoscibile). 2. Privilegiare i progetti che richiedono la presenza di molte persone nel fornire servizi e prodotti spendibili, verso utenti non “specializzati” (esempio turismo in ambito fluviale più uso dell’acqua per altre funzioni). 3. Identificare nella città momenti e luoghi del confronto aperto ai differenti saperi (per esempio Internazionale) sostenuti dalla motivazione di un prodotto finito come risultato tangibile del confronto (“opera d’arte”).
1. Accentuare l’uso degli spazi “moderni” e degli spazi “antichi” della città come unicum di luoghi di incontro e di libera espressività. Strumento: aprire il patrimonio pubblico come partecipazione “economica” della PA alla creazione di impresa nella città. 2. Investire su botteghe/scuola come luoghi di apprendimento del saper fare e come punto di appoggio per l’avvio di impresa. La bottega “aperta” come attrattore verso l’esterno/estero, come risorsa a sostegno della scuola (formazione d’eccellenza). 3. Progettare e realizzare gli spazi urbani come oggetti “liquidi” non strutturati.
Per la sua per la pertinenza, per la capacità di sintesi e per la forte valenza propositiva, si riporta il contributo elaborato dal Prof. Aurelio Bruzzo a seguito della partecipazione ai tavoli di lavoro: Approfondendo la valutazione in merito alla proposta del “polo industriale e tecnologico” avanzata nel’ambito del Progetto ReTInA, si presenta il problema di stabilire l’eventuale relazione che si andrà a stabilire fra questo polo che per il momento appare come un contenitore pressoché vuoto e da riempire con nuove iniziative, e il Tecnopolo di Ferrara [cfr. 2.3.2, NdR] per il quale entro qualche anno dovrà essere stabilita la prosecuzione della sua attività. Un’ipotesi di soluzione potrebbe essere quella di ubicare nel polo industriale e tecnologico le nuove aziende cui i laboratori del Tecnopolo stanno mettendo o metteranno a disposizione attrezzature e competenze, al fine di favorire una vicinanza anche fisica, che rappresenta una condizione alquanto rilevante per dei progetti di investimento ad elevato contenuto tecnologico in fase di start up. Proseguendo con alcune considerazioni di carattere personale in merito agli ambiti settoriali in cui il Progetto individua degli sbocchi a iniziative in cui implementare e sviluppare innovazione tecnologica, si ritiene che i seguenti siano particolarmente apprezzabili: — bonifica dei fanghi di escavazione del Canale Boicelli e del terreno sul quale erano insediati impianti produttivi inquinanti, per la quale si può ricorrere alle tecniche innovative sperimentate a Porto Marghera nell’ambito di VEGA (biobonifica); — agricoltura non alimentare , cosmesi, conservazione e recupero del patrimonio artistico e culturale in cui avvalersi delle nuove soluzioni individuate nel campo delle biotecnologie e delle loro applicazioni produttive, sempre nell’ambito di VEGA; in quanto costituiscono evidenti occasioni di collaborazione con alcune delle strutture di ricerca operanti all’interno di UNIFE, che sono specializzate nelle discipline connesse (chimica, ecc.). Tuttavia, non si possono trascurare e sottovalutare le difficoltà e gli ostacoli che si presentano alla luce della convenzionale concezione dell’innovazione tecnologica, quale trait-d’union tra le invenzioni (brevettate) e i prodotti di successo sul mercato; infatti, supposto che UNIFE riesca a produrre nuove invenzioni e/o ad avvalersi di quelle già
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disponibili ma non ancora sfruttate, un evidente problema che si presenta nella locale realtà economico-produttiva è quello di riuscire a metterle in attuazione e ciò per i seguenti motivi: 1. risaputa e riconosciuta mancanza non solo di imprenditorialità, ma anche di imprenditori effettivamente “innovatori”; 2. elevato rischio d’insuccesso, soprattutto nel caso di prodotti completamente nuovi, per i pro-dotti aventi come mercato di sbocco quello locale; 3. carenza di risorse finanziarie, soprattutto nell’attuale fase congiunturale, caratterizzata da una crisi strutturale molto grave che colpisce il settore creditizio e finanziario, nonostante che nel ricorso a soluzioni di tipo innovativo s’individui proprio una possibile soluzione alla crisi in corso. In definitiva, le questioni cui si è qui accennato, dovranno essere approfondite nelle successive fasi del progetto, qualora esso sia destinato (come si auspica) a proseguire, anche grazie all’ottenimento di risorse finanziarie stanziate dal Programma dell’UE Horizon 2020 a favore della Green Economy, in generale, e della rigenerazione urbana e riqualificazione ambientale, in particolare.
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2.6
SINTESI
"Boicelli urbano: interpretazione contemporanea delle idee rinascimentali"
L’evento conclusivo del processo si è svolto il 20 giugno 2012 presso il Centro di Promozione Sociale a Ferrara; è stato l’occasione per raccontare il programma strategico immaginato per l’ambito del Boicelli, costruito a partire da quei progetti che, avendo una maggiore possibilità di incidere sul territorio, possono più facilmente innescare convergenze e collaborazioni e rafforzare sinergie tra settori apparentemente lontani, in termini culturali e socio–economici. In occasione dell’evento è stata allestita una mostra temporanea e distribuita (in forma di mappa) la sintesi del lavoro. PROGRAMMA DEL POMERIGGIO Narrazione pubblica / una voce dipanerà il filo rosso che unisce tutte le progettualità protagoniste del progetto ReTInA puntualmente raccontate dai partecipanti al processo prologo Saveria Teston | coordinatrice progetto ReTInA Ferrara Natasha Czertok | Teatro Nucleo/Associazione Urbanica [voce narrante] racconto Stefano Grechi | Consulente C.A.F.A. [il centro lavaggio come avvio del processo di rigenerazione. La banchina] Georg Sobbe | Società Canottieri, Associazione culturale Fiumana e Cooperativa Sociale Le pagine [navigabilità e territorio: sviluppo del turismo fluviale e della capacità d’impresa] Giovanni Pecorari e Alessandro Gulinati | Pro Loco [sinergie proficue per un turismo capace di rispondere a richieste internazionali e locali] Roberto Formignani | Scuola di Musica Moderna [arte, acqua, terra: un connubio auspicabile per supportare ricchezze locali di valenza internazionale] Alfonso Santimone | El Gallo Rojo [Perfoming Arts Centre: unione tra sperimentazione artistica e ricerca scientifica] Enrico Gamberoni | Musicista imprenditore [innovazione artistica e sviluppo d’impresa] Gloria Minarelli | Dottore Agronomo Presidente Ordine di Ferrara [Bene non alimentare: un alleato per migliorare l’ambiente, innovare e creare impresa nella ruralità] Silvia Raimondi | Organizzatrice di eventi di spettacolo dal vivo [Live performing arts: spettacolo, arte e cultura come acceleratori dei processi di rigenerazione] Francesco Vazzano | U.TE.CO [consorzio proprietari quale supporto per condividere, progettare e monitorare le opere] Stefano Capatti | C.D.S. [Reindustrializzare la provincia per uno “start” di sviluppo a cascata] epilogo Saveria Teston Una rappresentativa terna di interventi si è cimentata con il tema ReTInA, una possibile metodologia per definire strategie locali e programmi di investimento: riflessioni ed esperienze. In chiusura l’intervento del Project manager il punto di vista dell’Università Aurelio Bruzzo | Università degli Studi di Ferrara – Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio il punto di vista del settore privato Massimo Pinardi | Relazioni Istituzionali Seci Real Estate - Gruppo Maccaferri
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il punto di vista delle Amministrazioni Patrizia Bianchini | Assessore all’Urbanistica, Pianificazione Territoriale. Sistemi Informativi. Telematica. Sviluppo e-government. Mobilità e reti di Trasporto, Provincia di Ferrara Roberta Fusari |Assessore Urbanistica, Edilizia Privata ed Edilizia Pubblica, Comune di Ferrara chiusura del progetto ReTInA Moreno Po | Project manager ReTInA Provincia di Ferrara
BREVE VADEMECUM / Le idee rinascimentali
Durante il racconto, la voce narrante porrà l’accento sull’interpretazione contemporanea dei cardini concettuali del Rinascimento, ma ciascuno è libero di trovare nuove associazioni, similitudini, connessioni. UMANESIMO significa riscoperta dell’uomo. RINASCIMENTO significa rinnovamento, sviluppo filosofico e scientifico della cultura europea. Riscoperta del mondo classico. Contro il medioevo misticheggiante, che aveva rifiutato la cultura antica, ritenuta pagana, gli umanisti riscoprono il mondo classico, ossia ricercano le radici classiche della tradizione d’Occidente. Visione dell’uomo. Emerge la centralità dell’uomo come forza attiva e trasformatrice. La filosofia rinascimentale è antropologica e attinge dal mondo classico l’affermazione l’uomo è artefice della propria fortuna. La dignità dell’uomo consiste nel forgiare sé e il proprio destino nel mondo. L’uomo e Dio. Per i rinascimentali non si pone l’alternativa tra l’uomo e Dio. Non si rifiuta l’aldilà, ma viene rivalutato l’aldiqua. Scompare ogni opposizione tra l’umano e il divino e si apre la strada a una religiosità naturale e razionale. Uomo e Natura. Si manifesta uno spiccato interesse per il problema cosmologico. Nell’età umanistico– rinascimentale si considera la natura come l’ambiente in cui vive l’uomo e il suo studio esclude ogni presupposto soprannaturale. Delizie. Manifestazioni dell’abitare principesco e ortigiano, variamente caratterizzato dal continuo intreccio tra natura e artificio, che la tradizione letteraria riconduce prevalentemente a luoghi di piacere e di svago.
La decisione di far narrare gli esiti ai protagonisti, raccordati da una voce narrante, è stata presa per due motivi, distinti e complementari: — evidenziare l'importanza del fattore umano, della rete, dei partenariati, nella consapevolezza che la strategia di ReTInA non sarà mai realizzata se le persone non se ne approprieranno (anche emotivamente), non la sentiranno loro e non saranno fortemente motivati nel realizzarla; — mettere in risalto l’importanza di avere una regia che abbia le competenze necessarie ad accostare, collegare, fare interagire progettuliatà e attori. Narrazione collettiva: sceneggiatura Saveria Teston. prologo
Il risultato che ReTInA voleva ottenere, vista l’entità territoriale dell’ambito preso in considerazione, era la definizione di una possibile strategia d’azione da adottare per la rigenerazione urbana dell’asta del Boicelli, essendo purtroppo incompatibile con tempi e risorse un affondo specifico sui progetti prioritari. Gli attori che si succederanno nella narrazione rappresentano settori socio-economici di fondamentale rilevanza per Ferrara e sono quindi portatori di esigenze, idee, progettualità, proble-
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matiche non individualistiche (o non solo individualistiche). Questa capacità di essere rappresentanti di pezzi significativi della società li rende i perfetti protagonisti dell’affresco unitario che ReTInA ha avuto l’ambizione di disegnare. La voce narrante, dipanando il filo rosso, aiuterà i presenti a comprendere le convergenze che uniscono i nostri autori/attori/personaggi. Natasha Czertok. voce narrante
Il mio compito è quello di accompagnarvi nella lettura del disegno complessivo, così come è stato dipinto nei mesi di lavoro collettivo. Un lavoro di confronto costante che ben conosco, avendo seguito da vicino ogni tappa del processo. Diamo ora il via alla narrazione. Stefano Grechi. Consulente C.A.F.A.
L’intervento Il centro lavaggio come avvio del processo di rigenerazione. La banchina è stato suddiviso in tre momenti/argomenti che riuscissero a restituire le questioni più rilevanti: — presentazione della realtà imprenditoriale di CAFA e dei partenariati che si potrebbero creare o rafforzare attraverso la realizzazione di questo progetto, per far capire sia quali potrebbero essere i soggetti interessati a compartecipare (anche finanziariamente) alla costruzione del centro lavaggio sia quale potrebbe essere il bacino di utenza del servizio; — illustrazione del progetto: finalità, obiettivi, linee progettuali. Si sottolinea la necessità che venga completata la Tangenziale ovest, che collegherebbe più direttamente il centro lavaggio con il casello autostradale Ferrara Nord, evitando così che il traffico pesante attraversi buona parte del centro abitato; si evidenziano inoltre le prospettive connesse alla sistemazione della banchina; — a supporto della presentazione di Stefano Grechi, è intervenuta Sara Lanzoni, ingegnere della società Sistema Walcon (azienda ferrarese leader nel settore dei porti turistici), al fine di condividere delle suggestioni su come si potrebbe trasformare la banchina. Natasha. voce narrante
Dal progetto del centro lavaggio, apparentemente lontano dal tema della rigenerazione urbana, si aprono ben tre prospettive: — la possibilità di veder realizzato l’ultimo tratto della bretella autostradale; — la possibilità di avere un punto ricettivo nella zona della “darsena Bicelli” (funzionale anche al Teatro Nucleo e alla ricettività connessa al turismo); — la possibilità di veder realizzata una nuova banchina, che, se dovessero essere finalmente risolti i problemi legati alla navigabilità dei nostri corsi d’acqua, potrebbe accogliere il turismo fluviale che scende lungo il Po. Quest’ultimo aspetto nessuno lo può spiegare meglio del capitano che ha partecipato all’intero processo ReTInA, mettendo sempre in evidenza problematiche e opportunità legate all’articolato tema dell’acqua… Georg Sobbe. Società Canottieri, Associazione culturale Fiumana e Cooperativa Sociale Le pagine
Mentre Georg descriveva le problematiche che ostacolano la navigazione (tra le quali citiamo l’inaffidabilità della conca e la necessità del dragaggio e di un cantiere nautico), alle sue spalle scorreva il video de “la Nena dei folli”, iniziativa che ha avuto luogo il 29 settembre 2011 e che ha coinvolto diverse realtà ferraresi. Il video è stato un modo per far capire ai presenti quali progettualità si potrebbero svolgere in modo strutturato lungo i corsi d’acqua.
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Natasha. voce narrante
Ma… la mobilità lungo l’acqua può acquistare una valenza ancora più strategica se l’acqua diventa elemento connettore di diverse realtà, diverse polarità attrattive, come ad esempio connettere il Po e Pontelagoscuro al Po di Volano e a Ferrara, città d’arte e cultura. Chi può meglio descrivere questa fondamentale sinergia tra natura (Po) e uomo (centro storico) se non i rappresentanti delle Proloco di Pontelagoscuro (Giovanni Pecorari) e di Ferrara (Alessandro Gulinati)? Alessandro Gulinati e Giovanni Pecorari. Pro Loco
Nel loro frizzante intervento a due voci, in un rimando e un rimpallo continuo di affinità e divergenze complementari, hanno evidenziato come le sinergie proficue per un turismo capace di rispondere a richieste internazionali e locali possano trovare giovamento dalla rigenerazione del Boicelli, la cui rinascita renderebbe più suggestive (ed efficaci) le connessioni tra due realtà strategicamente integrabili. Natasha. voce narrante
D’altra parte un altro settore fondamentale connette il Po al Po di Volano: l’arte. Il Teatro Nucleo a nord, a ridosso dell’argine del Fiume Grande; la Scuola di Musica Moderna nei Magazzini Savonuzzi della Darsena di San Paolo. Ed ecco che tutti gli elementi che caratterizzano da sempre la città estense vengono a essere interconnessi dal Boicelli: acqua, terra e arte. Due linguaggi ci accompagnano in questo spaccato: musica e parole… Roberto Formignani. Scuola di Musica Moderna
Legandosi al video presentato da Georg e raccontando esperienze precedenti in cui la musica ha accompagnato i lenti tragitti d’acqua in un continuo susseguirsi di protagonismo tra visioni di paesaggio e condivisione di esperienze sonore, il maestro ha auspicato nuove porte di progettualità condivise, rinsaldando la terna acqua, terra e arte, ma spostando l’attenzione sulla rilevanza dell’arte e (soprattutto) delle tante (e molto eterogenee) realtà artistiche presenti in città... Natasha. voce narrante
… e se è vero che l’arte come produzione di cultura e messa in scena di opere, in connessione con il settore turistico, ha ancora spazi di crescita notevoli, è altrettanto vero che la ricerca/sperimentazione artistica è portatrice di un’ulteriore valenza strategica, se relazionata alla ricerca scientifica (con particolare riferimento ai laboratori universitari di ricerca applicata). Diversi artisti ferraresi, insieme a esponenti universitari, si sono interrogati sulle modalità da perseguire per dare forma a questo possibile rapporto virtuoso e Alfonso Santimone ci racconterà lo stato dell’arte dei ragionamenti… Alfonso Santimone. El Gallo Rojo
L’intervento ha preso le mosse da casi studio internazionali analizzati durante il processo, in un continuo andare e tornare tra schegge di idee e ipotesi d’azione, nel tentativo di condividere un immaginario complesso costituito da un luogo che ancora non ha trovato concretizzazione in nessun posto del mondo: un’utopia composta di infinite azioni concrete; un’utopia verso la quale tendere con costanza volitiva e determinazione incrollabile. Natasha. voce narrante
Il rapporto tra ricerca, sperimentazione artistica e innovazione tecnologica dovrebbe portare anche allo sviluppo di nuove idee imprenditoriali, in un momento in cui il mondo dell’imprenditoria è in profonda trasformazione: le imprese di stampo tradizionale soffrono e le nuove generazioni devono
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costruirsi autonomamente le proprie opportunità di lavoro. Enrico Gamberoni, agganciandosi alla modalità gestionale della rete The Hub (e alla filosofia da questa sottesa) e avvalendosi delle riflessioni svolte sulla connessione tra arte/impresa, proverà a raccontarci possibili modalità operative… Enrico Gamberoni. Musicista imprenditore
Senza soluzione di continuità con l’intervento di Alfonso, Enrico ha declinato i casi studio internazionali concentrando l’attenzione sulla possibile redditività per le imprese. Nella visione/gestione imprenditoriale del Performing Arts Centre, le imprese potrebbero garantirsi un meccanismo virtuoso di innovazione che consentirebbe loro di anticipare o rendere più “smart” determinati prodotti. Perché risiede proprio nel pensiero laterale e nella ricerca di ciò che non esiste il valore aggiunto garantito da performers che hanno fatto delle sfide il senso della loro arte. Natasha. voce narrante
… e di nuovo dall’arte torniamo alla terra, perché il tema delle nuove imprenditorialità sono state declinate, durante il processo, anche in relazione al tema dell’agricoltura (settore principe del territorio ferrarese). Ma le declinazioni immaginate non sono quelle alle quali siamo abituati: Gloria Minarelli, presidentessa dell’Ordine Agronomi e Forestali, entrerà nel merito della complessa tematica … Gloria Minarelli. Dottore Agronomo Presidente Ordine di Ferrara
Gloria, aprendo ulteriormente lo sguardo verso un orizzonte internazionale, ha evidenziato come da alcuni decenni, nella vision europea, l’agricoltura sia multifunzionale: dal prodotto ai servizi, dal cibo al benessere, dalla salute alle identità locali, dalla biodiversità alla tutela dell’ambiente. In quest’ottica le campagne potrebbero tornare a svolgere lo stesso ruolo che avevano le Delizie estensi durante il Rinascimento: svago, relax, garanzia di buon cibo e di cosmesi “naturale”, socializzazione, rifugio. Natasha. voce narrante
Acqua, arte, terra… in un processo di rigenerazione urbana, dove aree una volta industriali sono chiamate a modificare radicalmente il proprio modo di essere percepite, la propria valenza all’interno della struttura urbana. Questo processo di riappropriazione delle aree, interessate dai ragionamenti finora svolti, può avere alleati fondamentali negli eventi che continueranno a fare incontrare persone, a far nascere progettualità, a far vivere luoghi oggi silenziosi, come ci racconta… Silvia Raimondi. organizzatrice di eventi di spettacolo dal vivo
Supportando i suoi ragionamenti con esempi legati al lancio di prodotti commerciali attraverso la costruzione di landmark territoriali, oppure all’utilizzo della tecnica dell’architectural mapping per rappresentare le possibili trasformazioni di un edificio o di un luogo o ancora alla condivisione di riflessioni attraverso la piattaforma TED: Ideas worth spreading, Silvia ha accompagnato la platea verso la comprensione di come, soprattutto all’inizio dei processi di rigenerazione, l’organizzazione di eventi mirati (auspicabilmente con il supporto degli attori del territorio e facendo esplicito riferimento agli interventi precedenti) può dare continuità e progressione ai processi di cambiamento di un territorio, supportando anche la nascita di nuove azioni di attuazione della strategia. Natasha. voce narrante
E tutte queste azioni convergenti, questo affresco che si appoggia a una struttura saldamente aggrappata al Boicelli, costellata di eventi sporadici ma funzionali al tutto, invoca una snellezza decisionale, procedurale e operativa, oggi ostacolata dalla frammentazione delle proprietà dell’area.
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E, consapevole di come la frammentazione sia nemica dei processi di rigenerazione, Francesco Vazzano, per conto di UTECO, sottolinea l’importanza della proposta già avanzata all’inizio del processo: la costituzione di un consorzio proprietari… Francescao Vazzano. U.TE.CO
Nel suo intervento Francesco ha posto all’attenzione dei presenti la necessità di mettere in rete coloro che, insieme all’Amministrazione, hanno il potere di decidere se e come trasformare un’area: gli esiti emersi da ReTInA non possono far altro che sottoscrivere la necessità urgente di un tale passaggio. Natasha. voce narrante
Infine Stefanno Capatti del CDS allarga la nostra visione, considerando il Boicelli punto di partenza per distribuire opportunamente e adeguatamente le prospettive di sviluppo su tutto il territorio della provincia di Ferrara, al fine di innescare un virtuoso sviluppo a cascata … Stefano Capatti. Centro ricerche Documentazione Studi
Dopo l’intervento di Francesco, anche Stefano ha condiviso con i presenti un’idea ben strutturata (e già condivisa in altre sedi) basata su un approccio selettivo al marketing territoriale, finalizzato a incentivare l’insediamento nella provincia di Ferrara di aziende di medie dimensioni (opportunamente selezionate). L’accostamento di questi due interventi deriva dalla scelta condivisa di chiudere il cerchio delle progettualità con proposte “tecniche”, proveniente da due realtà (UTECO e CDS) che da sempre lavorano sul territorio di Ferrara e che hanno partecipato attivamente al processo di ReTInA. Natasha. voce narrante
E con questo allargamento al territorio provinciale, si chiude la narrazione dell’affresco. Un affresco decisamente perfettibile, ma nel quale si possono riconoscere le potenzialità locali, declinate in modo tale da diventare elementi di connessione con i mondi che ci circondano: altre Province, altre Regioni, altre Nazioni… Un’apertura verso la creatività, la ricerca, la contaminazione che tanto deve alla storia del nostro Rinascimento. Grazie dell’attenzione…. Saveria Teston. epilogo
Se la narrazione è l’esito postivio, due sono le questioni culturali che hanno avuto un impatto negativo sull’efficacia del processo e sulle quali vorrei portare l’attenzione: la scarsa abitudine nel progettare insieme e la diffidenza tra i diversi attori, in particolare tra i diversi settori delle Amministrazioni (paradossalmente i meno abituati a condividere informazioni e a lavorare in modo convergente). Per contraltare vorrei sottolineare l’importanza di mantenere in vita il gruppo di persone che ha dimostrato, partecipando, di voler unire le forze per restituire vitalità e capacità imprenditoriale (intesa come capacità di sviluppare e concretizzare idee) al proprio territorio, ricordando sempre che i processi di rigenerazione hanno durate medie di una decina d’anni. ReTInA è stato il primo passo. Quale chiusura della presentazione del processo e dei suoi esiti incrementali, si è deciso di riportare l'intervento Il metodo del Progetto ReTInA: un'analisi critica del Prof. Aurelio Bruzzo svolto in occasione dell'evento pubblico. Questa scelta è data da due motivazioni distinte: 1.
quando parliamo di processi, uno degli esiti più importanti (oltre ai risultati strettamente connessi alle aree oggetto del processo stesso) è proprio una disamina ponderata sui punti di forza e i punti di debolezza che hanno caratterizzato il percorso partecipativo, così da lasciare elementi di riflessione utili a coloro che si accingono ad adottare metodologie similari;
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2.
il Professore ha sempre seguito il processo con un’attenzione e una partecipazione tali da renderlo una sorta di mentore dell’esperienza, aiutando il Gruppo Operativo nel traghettare modalità tradizionali consolidate verso sperimentazioni più coerenti con la contemporaneità. E per questo lo ringraziamo sinceramente.
Introduzione
L’obiettivo di questo intervento – come si evince chiaramente dal suo titolo – è di condurre una breve e sommaria analisi critica dell’approccio metodologico adottato nell’ambito del Progetto ReTInA dal punto di vista di un economista che si è occupato, anche se più in termini teorici che applicati, di programmazione socio-economica e finanziaria delle Amministrazioni pubbliche locali. Pertanto, quando all’avvio del progetto si è stati coinvolti in rappresentanza dell’Ateneo ferrarese, si presumeva già che il metodo adottato sarebbe stato quello della “pianificazione strategica”, cioè di quel metodo, diffuso soprattutto nell’ambito delle discipline urbanisticoterritoriali, che rispetto a quelli più convenzionali adottati in analoghe circostanze del recente passato si differenzia per fare ricorso alla partecipazione dei cosiddetti stakeholder, avvalendosi cioè del contributo fornito dai vari soggetti interessati sia in fase d’individuazione dei problemi da risolvere, sia in quella di definizione dei conseguenti obiettivi e progetti d’intervento. Infine, va precisato che l’Università è stata coinvolta nei lavori del progetto anche mediante la fornitura diretta di specifiche competenze da parte sia di alcuni singoli colleghi esperti di varie discipline (dall’acustica alla fisica, dalla chimica all’idraulica, ecc.), sia di alcuni centri o istituti; tutti questi si sono prestati in base alle diverse esigenze manifestate in corrispondenza delle previste fasi di realizzazione del progetto.
Gli aspetti postivi
La presunzione circa la partecipazione sociale alla predisposizione del progetto è stata sostanzialmente confermata all’atto pratico, anche perché si è potuto verificare che la partecipazione non era intesa nel senso riduttivo di una mera consultazione della popolazione effettuata a posteriori su proposte già elaborate dagli esperti. Infatti, i responsabili della conduzione operativa del progetto si sono avvalsi di una partecipazione veramente attiva, nel senso che i vari partecipanti agli incontri – sebbene talvolta diversi – erano chiamati a fornire contributi sempre più precisi e concreti in merito agli spunti lanciati di volta in volta. Ne è così derivato un processo che, personalmente, penso si possa definire di vera e propria crescita comune e reciproca, in cui – ad esempio – i vari docenti e ricercatori universitari si sono trovati a operare, forse inconsapevolmente, in una situazione di collaborazione interdisciplinare. Ovviamente, tale metodo di procedere non si è rivelato semplice e, soprattutto, talvolta ha dato anche occasione all’emergere di contrasti e conflitti tra i portatori d’interessi diversi e, qualche volta, addirittura divergenti. Tali difficoltà sono state ovviamente superate, anche se in qualche circostanza sarebbe risultato opportuno lo svolgimento di una maggiore funzione di “arbitro” da parte delle Amministrazioni pubbliche locali che avevano originariamente proposto il progetto. Un altro aspetto di metodo valutabile in modo positivo è l’evolversi nel passaggio da una fase all’altra del quadro che veniva presentato ai partecipanti agli incontri, giacché veniva arricchito di nuovi elementi, come le tessere di una specie di puzzle, sui quali gli stakeholder erano chiamati a confrontarsi, senza però essere adeguatamente preparati, a parte coloro che si erano attivati per proporre i nuovi elementi. In altre parole, erano diversi i gradi di conoscenza e di consapevolezza con cui i vari soggetti partecipano ai lavori. Questo modo di procedere, integrato da utili visite ai luoghi oggetto del progetto, è continuato fino alla sua conclusione che – bisogna ammetterlo – ha portato all’elaborazione di un progetto che può essere definito come organico, articolato e caratterizzato da una sua logica complessiva. Ritengo che sia stata proprio l’acquisizione della consapevolezza di contribuire alla definizione di un progetto che gradualmente prendeva corpo grazie ai contributi forniti dai vari soggetti, a
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spingere alcuni di questi – tra cui gli stessi esponenti universitari – a dedicare una parte del loro tempo al progetto oltre a quello strettamente richiesto dalla partecipazione ai vari incontri programmati.
Gli aspetti non o meno positivi
Da questo punto di vista si segnalano due carenze, tra loro strettamente connesse e riconducibili all’approccio tradizionale della programmazione socio-economica, che però a mio avviso mantengono una loro utilità: la prima riguarda la parte dedicata all’analisi della situazione iniziale, mentre la seconda riguarda la valutazione delle implicazioni economico-finanziarie derivanti dall’eventuale realizzazione di uno o più dei progetti previsti dalla proposta finale. In effetti, si ritiene che l’insieme di proposte presentato alla fine dei lavori non possa essere considerato del tutto completo, se non viene integrato, magari in una successiva fase di concreta attuazione del Progetto strategico, con le seguenti indagini: i) innanzi tutto, la determinazione delle dimensioni dal punto di vista sia territoriale che socioeconomico delle aree complessivamente interessate dai progetti che sono stati delineati sulla base di proposte avanzate da alcuni stakeholder o comunque con il loro concorso. In tal modo, infatti, si può fornire al policy-maker un’idea più precisa della valenza della porzione del territorio comunale interessata dall’attraversamento del Canale Boicelli rispetto alla più ampia strategia di sviluppo urbanistico-territoriale prevista dai vigenti documenti di piano (a questo fine si tenga presente la possibilità di usufruire dei dati del Censimento della popolazione svolto dall’ISTAT nel corso del 2011 in collaborazione con le Amministrazioni locali e, in prospettiva, anche quelli del Censimento delle attività economiche, quando questo verrà eseguito da parte della locale Camera di Commercio); ii) in secondo luogo, la determinazione dei costi conseguenti alla realizzazione dei vari progetti previsti dalla relazione finale, ivi compresi quelli della bonifica dei terreni destinati a essere riconvertiti ad altre attività produttive. Infatti, com’è emerso anche dall’incontro cui ha partecipato un autorevole esponente del Parco scientifico e tecnologico VEGA di Porto Marghera, non solo sono già disponibili tecniche innovative ai fini della bonifica e della decontaminazione dei terreni, ma sono anche noti i corrispondenti costi (per unità di superficie) a seconda del tipo di inquinamento da cui quelli sono colpiti, così da poter stimare già in sede preventiva l’onere da porre complessivamente a carico dei vari soggetti, pubblici e privati, che vorranno intervenire con propri investimenti nella fase di concreta attuazione. In definitiva, appare evidente come tali carenze condizionino non tanto il progetto in se, quanto la sua auspicata realizzazione che ovviamente non potrà non avvenire in una fase futura. Pertanto, si conclude ribadendo che si ritiene quanto mai opportuno lo svolgimento di queste due indagini di carattere urbanistico-territoriale, socio-economico e finanziario quale condizione per una consapevole assunzione da parte delle competenti autorità di una decisione ufficiale in merito al futuro che s’intende riservato al Canale, anche nell’ambito della o in coordinamento con la già avviata costruzione dell’Idrovia Ferrara-Mare. Ovviamente, anche in questa eventuale futura fase le varie strutture di ricerca dell’Ateneo di Ferrara continueranno ad essere disponibili a collaborare con le Istituzioni locali sul piano tecnico-scientifico, al fine di consentire al Progetto di conseguire un esito pienamente soddisfacente, anche in considerazione del contesto transnazionale in cui esso è stato condotto.
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2.7
OUTPUT
Gli output predisposti non aggiungono nulla ai contenuti finora espressi: a essi è stato assegnato il ruolo di mettere a sistema le informazioni più rilevanti e di consentirne la gestione a coloro che vorranno procedere con l’evoluzione del processo di rigenerazione urbana dell’ambito del Boicelli.
2.7.1 La mappa interattiva per la gestione del processo di rigenerazione urbana Dopo l’evento del World Cafè, la mappa della strategia (cfr. pagina 139), utilizzata anche a supporto della narrazione collettiva del 20 giugno, si è evoluta, non nei contenuti ma nell’efficacia tecnica e gestionale, diventando una mappa interattiva realizzata con il programma Flash. Questa scelta di modificare le prestazioni del documento grafico rispondeva a due finalità: — offrire alle Amministrazioni uno strumento agile che le supportasse nella gestione dei progressi incrementali del processo di rigenerazione, nella consapevolezza che i lunghi tempi delle trasformazioni urbane sono difficili da governare e comunicare; — consentire la pubblicazione della mappa su qualunque sito: un sito istituzionale già esistente (come il sito web della Provincia o del Comune di Ferrara) o un sito appositamente predisposto sulla rigenerazione del Boicelli (come è avvenuto per il progetto Idrovia). Sulla base della legenda che accompagna lo schema strategico (cfr. pagina 140), e che può essere opportunamente modificata, la mappa interattiva consente di modificare il livello di avanzamento di un progetto (ad esempio un’idea emersa durante ReTInA potrebbe nel tempo trasformarsi in un progetto e, successivamente, in un cantiere). Per dar conto anche dei contenuti e delle scelte progettuali compiute, la mappa permette di linkare a ciascun progetto (la cui icona è interattiva) documenti di diverso genere (da pdf a dwg a filmati a file sonori a streaming video), così da comunicare, descrivendoli quasi in tempo reale, gli avanzamenti compiuti. Infine, il grado di interazione che si vuole/si riesce a intrattenere con gli utenti del sito dipende dalle risorse umane a disposizione e dalla politica di comunicazione e partecipazione che si predilige, con la possibilità di scegliere, per ciascun progetto, la politica più efficace e coerente (ad esempio per un progetto specifico, particolarmente controverso, si potrebbe aprire un forum di discussione che dia spunti di riflessione per prendere decisioni che siano il più ponderate possibili).
2.7.2 Schede programma Come già più volte evidenziato, l’ambito interessato dal processo di Ferrara, oltre ad avere dimensioni molto ampie, si caratterizza per una composizione socio–economica e paesaggistica complessa; ha indubbiamente avuto un peso rilevante nella storia recente della città e il rilancio prospettato da ReTInA avrebbe ripercussioni sull’intero tessuto cittadino e provinciale. Di conseguenza, le schede programma correlate a questo ambito non prendono in esame un progetto circoscritto e ben definito, ma hanno ad oggetto lo schema strategico della figura 15, finalizzato a rigenerare l’asta del Boicelli dal punto di vista produttivo, dove il concetto di produzione si sta progressivamente dirigendo verso nuove intersezioni (ad esempio con i linguaggi artistici e con le questioni ambientali) e nuove declinazioni quali: produzione culturale, produzione di idee e progetti; produzione di spazi di qualità
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(aperti e chiusi; pubblici e privati); produzione di comportamenti consapevoli; produzione di ambienti ecosistemici integrati; produzione di servizi a cittadini e turisti; produzione di mobilità sostenibile; etc. Si può quindi affermare che, in un continuo dialogo tra puntuale e generale, lo schema strategico è stato elaborato sulla base di una piattaforma di progetti emersa durante il processo: nello schema, i progetti, molto diversi tra loro per natura, obiettivi e grado di fattibilità, convergono secondo logiche di complementarietà funzionale e di reciproca valorizzazione incrementale (capacità dei primi interventi di essere volano di sviluppo dei progetti successivi e capacità di questi ultimi di rilanciare o incrementare i progetti più “datati”), in una costante e dinamica tensione tra dimensione locale e dimensione internazionale. In definitiva, il disegno strategico si pone l’obiettivo di tenere insieme questa trama individuando zone, assegnando ruoli ben definiti a queste zone e connettendo progetti. All’interno di questa cornice, la finalità delle schede programma è quella di mostrare, in base alle informazioni a oggi raccolte, quali azioni siano possibili e prioritarie per attuare il disegno strategico e per avviare la rigenerazione dell’ambito del canale Boicelli. Le schede programma sono quattro e raccolgono i progetti in modo strumentale, sulla base della finalità principale che essi concorrono a realizzare: — — —
Acqua & terra: La riattivazione della riva del Po Acqua & terra: Dal Boicelli al borgo antico: un percorso necessario Imprenditorialità: Interconnessioni. In questa scheda si accorpano progetti afferenti a tre diverse
declinazioni del termine (la diversità di appartenenza è evidenziata nel codice del progetto): interconnessioni via acqua; interconnessioni via terra; interconnessioni immateriali. —
Imprenditorialità: Stili di vita contemporanei
A conferma della corretta impostazione data al processo al momento del suo avvio (cfr. pagina 61), le schede si concentrano nella Zona Nord (rinominata nello schema strategico “Acqua & terra”) e nella Zona Sud (ora “Imprenditorialità”), lasciando che i materiali e gli spunti presentati nelle pagine precedenti, insieme all'auspicato avanzamento delle progettualità inserite nelle schede, possano essere un concreto supporto nella definizione di una specifica strategia per la Terra di Mezzo (ribattezzata “Innovazione”, utilizzando quindi un termine tanto importante quanto diversificato nelle sue possibili declinazioni: innovazione di prodotto; innovazione organizzativa; innovazione di processo; innovazione d’uso; innovazione sociale; etc.). La redazione delle schede si basa sull’elenco dei progetti descritti nel box Sintesi/Progetti (capitolo 2.5.3), poiché nelle fasi successive del processo sono stati più a lungo discussi e condivisi, ponendosi a pieno titolo al centro del programma strategico. Ciascuna scheda conterrà le seguenti voci: Schede programma / metadati Codice
Codice unico del progetto, assegnato per facilitare l’esplicitazione dei link
Tipologia
P=proposti (presentati dai partecipanti e “sopravvissuti” al processo); I=immaginati (ideati da partecipanti e GO durante la fase propositiva); A=avviati (progetti condivisi per i quali si prevede a breve l’inizio dei lavori o per i quali è stata avviata anche la verifica di fattibilità)
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Titolo/ proponente
Titolo e proponente sono desunti dal box Sintesi/Progetti. Quando nella tipologia “Immaginati” compare la dizione “collettivo”, si vuol fare riferimento ai progetti nati nel corso delle discussioni collegiali, che, in quanto tali, rendono impossibile la diretta attribuzione di un’idea. Generalmente queste sono le idee di più ampio respiro e di più difficile realizzazione, perché prevedono un reale lavoro di gruppo che sappia interconnettere risorse, competenze e volontà politica.
Grado di rilevanza
1= progetti prioritari per il livello di avanzamento del progetto e/o per la loro valenza strategica ); 2= progetti che possono trarre benefici dal fatto che in primis vengano realizzati i progetti ritenuti “prioritari”; 3= progetti che traggono forza e senso proprio dalla realizzazione degli altri interventi e il cui scopo è, generalmente, la connessione delle azioni.
Azioni propedeutiche
Si riportano quelle azioni (esterne all’elenco dei progetti presentati nelle schede programma) ritenute imprescindibili o necessarie o di supporto alla realizzazione dello specifico progetto al quale sono connesse.
Link
Nella sezione sono evidenziate le possibili connessioni tra i diversi progetti. Anche in questo caso non vengono considerati unicamente i progetti presenti nelle schede programma, ma si cerca altresì di dare spazio a quelle suggestioni e a quei suggerimenti raccolti durante gli incontri ma non approfonditi per mancanza di tempo e di risorse
Motivazione
Per ciascun “link” si esplicita la motivazione che lega i due progetti, poiché in assenza della comprensione degli elementi specifici che li connette diventerebbe impossibile gestire i futuri momenti di confronto e decisione per procedere in modo coordinato verso l’attuazione della strategia
Partenariato di interesse
I partenariati si definiscono sulla base degli interessi registrati durante il processo di ReTInA, cercando di accorpare più progetti possibili, così da creare pochi ma significativi gruppi di interesse: questa decisione mira a rafforzare sinergie, poiché la condivisione di più obiettivi è la garanzia principale affinché la strategia non diventi una mera realizzazione di progetti spot, ma una vera e propria costruzione di visione complessa.
Per trasformare in azioni la strategia elaborata, sarebbe opportuno organizzare percorsi inclusivi finalizzati all’attuazione delle diverse schede programma, rappresentative delle zone più strategiche dell’ambito Boicelli in termini sia di effetto intradimensionale sia di effetto interdimensionale. Nel corso di questi incontri si avrebbe l’opportunità di approfondire argomenti, conoscenze (i famosi dati quantitativi citati nell’intervento del Prof. Aurelio Bruzzo di pagina 152) e progetti, per giungere poi alla collaborazione nella fase di realizzazione (ciascuno secondo il proprio grado di coinvolgimento e interesse, portando la risorsa più efficace e utile all’ottenimento del risultato; risorsa che non deve essere necessariamente finanziaria). In quest’ottica, la mappa interattiva aiuterà la gestione dei prossimi (auspicati) passaggi.
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ACQUA & TERRA: Scheda programma A/ La riattivazione della riva del Po codice
tipo
A1
P
titolo/proponente Presidio Protezione Civile/ Società Canottieri
grado
1
azioni propedeutiche
link
motivazione
partenariato
—
E3
Momenti educativi per aumentare la consapevolezza di cittadini e turisti sui temi ambientali e relativi ai cambiamenti climatici
Società Canottieri
A3
Attrattiva per aumentare la connessione tra cittadini e fiume Po
A6
Offerte complementari alla balneazione
E3
Storia della coltivazione della barbabietola da zucchero, degli zuccherifici e dell'utilizzo delle vie d'acqua per il trasporto delle merci
F1–F2
Progetti di ricerca finalizzati alla verifica del livello di inquinamento o alla dimostrazione di tecniche per l'eventuale bonifica delle vasche
Verifica dell’interesse da parte della SFIR. Verifica del livello di inquinamento delle vasche e loro eventuale bonifica.
A2
I
Biopiscine nelle vasche ex SFIR/ collettivo
1
A questa azione propedeutiva e alle annesse azioni di ricerca si riferisce il “grado”. Nel caso in cui l’analisi del livello di inquinamento dovesse far emergere che non sono necessarie opere di bonifica, si suggerisce di realizzare quanto prima le biopiscine, per la funzione strategica che svolgerebbero nell’aumentare il flusso di persone dalla città (e, in generale, dal territorio) verso il Po
Completamento Destra Po, in modo da rendere le biopiscine uno dei punti del percorso Ciclabile di connessione via parco urbano (non si è voluto forzare l'importanza, indubbia, di questa azione, decidendo di non inserirla tra le azioni propedeutiche)
Finestra a nastro sul fiume/ Società Canottieri
3
C4 Mezzo urbano di collegamento fra la città e la sua finestra sul fiume Il progetto ha lo scopo di connettere molte delle azioni che compongono la scheda programma; per questo è necessario che le singole azioni siano giunte a un buon livello di realizzazione: solo allora, si potrà creare una riconoscibilità, anche di strategia comunicativa, dell'intero ambito. Quindi i Ciclabile di connessione tra fiume Po e parco urbano. In quanto Finestra della città sul Po, la seguenti progetti (che sarebbero dovuti essere riportati nella connessione tra città storica e affaccio sul fiume è estremamente importante. sezione “link”) si ritengono necessariamente propedeutici: A2, A4, A5, A6, A7, A8, C1, C5, C6, C7, E3. Si ritengono altresì propedeutici il “completamento della Destra Po” e il “Ripristicno di via Coperta”
P
Ristorante Km0/ Società Canottieri
2
Accordo con la Fondazione Navarra e con le attività agricole presenti nel parco urbano e nei terreni contermini per utilizzare i loro prodotti
A
Pontone Commodoro/ Associazione Fiumana
1
—
A3
P/I
A4
A5
A7–C1 Parte dell'offerta per il turismo fluviale Ciclabile di connessione via parco urbano (ristorante per il cittadino ciclista) A3 A4–A5
Punto suggestivo per il pernottamento sul Po Possibilità di ristorazione e, per quanto riguarda il pontone Commodoro (A5) anche di pernottamento
A7–C1 Attracco e percorsi interregionali a supporto dell'offerta boat&bike
A6
P
Sport e turismo/ Società Canottieri
1
Provincia di Ferrara Comune di Ferrara Circoscrizione 3 di Ferrara Pro Loco Pontelagoscuro Pro Loco Ferrara Società Canottieri
A2
Offerta complementare a ippoturismo, cicloturismo e pescaturismo
E3
Eventuale narrazione della storia del canottaggio ferrarese
Completamento Destra Po
Per giungere alla realizzazione di questa visione complessa, sarà necessario che tutti i soggetti (direttamente o indirettamente interessati a una singola azione) siano coinvolti nelle fasi decisionali più significative, al fine di non perdere il filo rosso che connette i singoli pezzi del mosaico e per identificare/condividere soluzioni progettuali che supportino gli agganci e le connessioni. Si suppone che siano interessati a partecipare i seguenti soggetti: Provincia di Ferrara Comune di Ferrara Circoscrizione 3 di Ferrara Comune di Occhiobello AIPo Assonautica Società Canottieri Associazione Fiumana Navi Andes Sistema Walcon Pro Loco Pontelagoscuro Pro Loco Ferrara Teatro Nucleo/Urbanica Patchanka Fondazione Navarra
Ciclabile di connessione via parco urbano
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A7
P
Attracco sul Po/ Navi Andes
3
Accordo tra leAmministrazioni delle due rive del Po (Emilia Romagna–Veneto; Ferrara–Rovigo; Ferrara–Occhiobello), la Società Canottieri e le società che si occupano di turismo fluviale interessate allo sviluppo di un efficace ed efficiente attracco sul Po con conseguente connessione al centro storico di Ferrara. Predisposizione di possibili pacchetti turistici che prevedano una serie di offerte qualificanti e diversificate (per questo motivo il “grado” è 2, essendo il progetto dipendente dalla realizzazione puntuale delle offerte da inserire nei pacchetti)
A8
A
Foresteria/ Teatro Nucleo
1
A4
Ristorazione da inserire nel pacchetto del turismo fluviale
A2
Offerta che supplisce al divieto di balneazione nel fiume Po
C1–A6
Punto di sosta delle navi da crociera che da Mantova si dirigono verso Venezia e viceversa; supporto all’offerta Boat & bike
E3
Museo inerattivo e didattico da sviluppare come offerta qualificante per il turismo fluviale (anche a prescindere dalla visita al centro storico)
Completamento Destra Po a supporto dell’offerta Boat&bike Ciclabile di connessione via parco urbano per connettere fiume a centro storico; ulteriore azione a supporto dell’offerta Boat&bike (scelta diversificata dei percorsi) A4
Ristorazione come servizio complementare alla foresteria
A5
Altra possibilità di pernottamento a supporto delle attività di residenza o di messa in scena organizzate da Teatro Nucleo
B1
Eventuale servizio per i camionisti (in attesa di realizzare l’azione B2)
B2
Complementare alla foresteria e finalizzato alla ricezione non solo degli artisti, ma anche del pubblico che vuole assistere alle rappresentazioni
C4
Connessione urbana tra zona nord e centro storico
F6
Gli artisti che decidono di realizzare una residenza artistica presso il Teatro Nucleo potranno avvalersi anche delle competenze rappresentate all'interno del Perfoming Arts Centre (ed eventualmente dei suoi spazi tecnologicamente attrezzati)
F1
Organizzazione di residenze a tema
—
Destra Po come connessione tra foresteria e ristorante km0 Ripristino via Coperta, come completamento del disegno urbano Realizzazione sovra–sottopasso di via Padova per raggiungere l'ex zuccherificio Gulinelli e il servizio del vaporetto del Boicelli
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ACQUA & TERRA: Scheda programma B/ Dal Boicelli al borgo antico: un percorso necessario codice
tipo
progetto/proponente
grado
azioni propedeutiche
link
motivazione
A3
La finestra nastro potrà offrire servizi alla persona per coloro che dovranno attendere il termine del servizio di lavaggio delle autocisterne
A5–A8
B1
P
Centro lavaggio/ CAFA
1
La sistemazione della banchina è clausola connessa alla possibilità di utilizzare l'area demaniale. Nel caso l’attività dovessere essere realizzato in altro sito, il lavoro di ridisegno della banchina potrebbe essere ugualmente utile, al fine di prevedere l'estensione del servizio anche alle navi
Verifica dell’interesse da parte della proprietà. Verifica dell’interesse da parte del gestore del ristorante “Da Santo”, la cui attività di ristorazione si immaginava di trasportare all’interno del nuovo complesso ricettivo.
B2
I
Recupero ex zuccherificio Gulinelli/ collettivo
2
Solo la possibilità di connettere questa operazione alla realizzazione del centro lavaggio potrà dare una credibilità finanziaria all’intera operazione, in quanto CAFA dovrebbe comunque provvedere alla realizzazione di funzioni ricettive per i camionisti (oltre alla localizzazione di uffici per la gestione della nuova attività) e potrebbe quindi garantire una base di partenza (non stagionale) al complesso ricettivo che si prevede di inseidare nell’ex zuccherificio Gulinelli di via Padova.
partenariato
Il pontone, così come la foresteria, possono supplire alle necessità di ricettivo in attesa che si realizzi l’azione B2
B2
Servizio ricettivo per coloro che dovranno mangiare e/o pernottare in loco in attesa che termini il servizio di lavaggio
C2
La navigabilità del canale Boicelli permetterebbe di estendere il servizio anche al lavaggio delle imbarcazioni
C4
Il vaporetto permetterebbe a coloro che attendono il termine del servizio di lavaggiodi recarsi direttamente in centro città
B1
Il centro, oltre a portare lavoro, dà una base di garanzia economica all'investimento di riqualificazione dell’ex zuccherificio
E3
Significativa offerta per lo sviluppo di turismo responsabile
Le interconnessioni tra questi progetti andranno a riconfigurare tutta la zona della banchina, nonché il rapporto tra il Boicelli e l’abitato di Pontelagoscuro, Dalla banchina, sistemata in concomitanza con la realizzazione del C5 per questo motivo i soggetti sono chiamati a centro lavaggio, potranno partire le navi che connetteranno il Po al Reno confrontarsi (in modo strutturato) sulle sinergie e sulle scelte progettuali che porteranno i veri valori Realizzazione sovra–sottopasso di via Padova per raggiungere i servizi di cui al progetto A3 aggiunti e le vere connessioni tra le azioni. La finestra nastro potrà offrire servizi alla persona per coloro che A3 soggiorneranno nel nuovo complesso ricettivo Provincia di Ferrara Comune di Ferrara A2 Offerta di balneazione, come complemento dell’azione A6 Circoscrizione 3 di Ferrara STB Po di Volano e Costa – RER A4 Opzione di ristorazione “responsabile” Assonautica A6 Offerta turistica per coloro che soggiorneranno nel complesso ricettivo CAFA Centro Canoa Beppe Mazza Teatro Nucleo potrebbe permettersi di organizzare residenze di ben A8 più ampio respiro avendo possibilità di ospitare sia artisti sia pubblico Associazione Fiumana Sistema Walcon C1 Il complesso ricettivo potrebbe ospitare il turismo fluviale Pro Loco Pontelagoscuro Pro Loco Ferrara C2– La navigabilità del canale Boicelli (C2) è propedeutica all’attivazione del Teatro Nucleo C4–C5 vaporetto del Boicelli (C4) e della connessione tra Po e Reno (C5) Patchanka
F2–F3
I ricercatori o i tecnici specializzati che sono chiamati a lavorare presso il Polo Industriale e Tecnologico possono soggiornare nel complesso
Completamento Destra Po (compresa la connessione tra questa e l’area della Centro Canoa) e realizzazione sovra–sottopasso di via Padova, così da rendere facilmente fruibili tutti i servizi attivati sulla riva del fiume (cfr. scheda programma A) Ripristino di via Coperta per restituire dignità all’affaccio di Pontelagoscuro sul Po
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Realizzazione del tratto di pista ciclabile che consentirebbe di collegare l’area con la Destra Po
B3
P
Pit-stop/ Centro Canoa Beppe Mazza
2
A3
La finestra nastro potrà offrire servizi alla persona per coloro che soggiorneranno nel nuovo complesso ricettivo
A2
Offerta di balneazione, come complemento dell’azione A6
A6
Offerta turistica per coloro che utilizzeranno l’area per camperisti
A4
Opzione di ristorazione “responsabile”
C2– La navigabilità del canale Boicelli (C2) è propedeutica all’attivazione del Nonostante si comprenda la rilevanza del progetto, se non si C4–C5 vaporetto del Boicelli (C4) e della connessione tra Po e Reno (C5) saranno prima risolte alcune debolezze strutturali della zona, si rischia di fare investimenti non sostenibili dal punto La realizzazione del centro lavaggio porterebbe con sé la di vista finanziario: il “grado” è da attribuirsi a questo B1 risistemazione della banchina, migliorando il contesto in cui si inserisce ragionamento. In coerenza con quanto esposto, i progetti l’area per i camperisti presentati nella sezione “link” possono anche essere E3 Significativa offerta per lo sviluppo di turismo responsabile considerati propedeutici alla realizzazione del pit–stop Completamento Destra Po, per valorizzare la connessione tra questa e l’area camperisti Ripristino di via Coperta per restituire dignità all’affaccio di Pontelagoscuro sul Po Realizzazione sovra–sottopasso di via Padova come alternativa (rispetto alla Destra Po) per raggiungere le attività di cui alla scheda programma A
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IMPRENDITORIALITÀ: Schede programma C (acqua), D (terra), E (immateriali)/Interconnessioni codice
C1
tipo
P
progetto/proponente
Acqua interregionale/ Comune di Occhiobello
grado
3
azioni propedeutiche
link
motivazione
Realizzazione dell’attracco sul Po (A7).
A3
Sono due progetti che connettono le azioni puntuali realizzate, quindi l’uno è strettamente connesso all’altro
Attivazione di tutte le funzioni che renderebbero attraente l’attracco presso la Canottieri, soprattutto realizzazione della connessione al centro città tramite il parco urbano (utilizzando biciclette o navette elettriche). Infatti la possibilità di vendere pacchetti turistici che garantiscano l’attracco diretto alla darsena di città dipende dalla preventiva affidabilità della conca di Pontelagoscuro. In mancanza di questa certezza, meglio gestire adeguatamente (magari con “invenzioni culturali”) la rottura di carico a cui si obbligherebbero i turisti. Devono quindi considerarsi propedeutici i seguenti progetti: A2, A6, A4, E3
Il “grado” è connesso alla necessità di decidere il ruolo che si vuole assegnare al canale Boicelli, in quanto le visioni in merito sono estremamente diversificate e vanno dalla volontà di utilizzarlo per il mero trasporto merci (V classe) alla volontà di renderlo parte importante delle vie d’acqua per la conoscenza del territorio (IV classe). Alcuni sostengono che le due classi possano coesistere. Dragaggio dei fanghi 30 29F
C2
P
IV classe di navigazione/ Assonautica
1
Creazione del Consorzio di interesse per la navigazione: per tendere a obiettivi strutturali, l’unione dei soggetti interessati può essere molto significativa nelle contrattazioni con le Amministrazioni e nell’ottenimento di finanziamenti europei e/o nazionali e/o regionali Altra azione che si potrebbe ritenere propedeutica (ma che non è vincolate all’avvio di molte attività che si svilupperebbero lungo il Boicelli una volta risolti i problemi di navigabilità del corso d’acqua) è la risoluzione del problema dell’inaffidabilità della conca, necessaria per garantire al turismo fluviale il raggiungimento della darsena di città dal Po.
partenariato
Seppur non propedeutica, la realizzazione di un significativo complesso Provincia di Ferrara B2 ricettivo, unito alle attività didattico–ludico–ricreative, aumenterebbe la Comune di Ferrara capacità di attrazione dell’attracco sul Po Circoscrizione 3 di Ferrara Comune di Occhiobello Completamento Destra Po e realizzazione della ciclabile di connessione Po–centro storico via Pro Loco di Pontelagoscuro parco urbano: azioni a supporto dell’offerta Boat&bike Pro Loco di Ferrara Navi Andes Ripristino di via Coperta per restituire dignità all’affaccio di Pontelagoscuro sul Po Società Canottieri Realizzazione sovra–sottopasso di via Padova come alternativa (rispetto alla ciclabile del parco urbano) per raggiungere il centro città A6
Il miglioramento della navigazione lungo il canale Boicelli e il Po di Volano aiuterà gli allenamenti di tutte le realtà connesse al canottaggio
I componenti del Consorzio di interesse per la navigazione potrebbero essere:
B1
L’avvio di un servizio che potrebbe essere rivolto anche alle imbarcazioni potrebbe stimolare la realizzazione degli interventi necessari al raggiungimento della IV classe di navigazione
C3
Una volta raggiunta la IV classe, si immagina un significativo incremento del passaggio delle navi e quindi la necessità di avere a disposizione un adeguato e qualificato servizio di cantieristica
Provincia di Ferrara Comune di Ferrara AIPo STB Po di Volano e Costa – RER Assonautica Società Canottieri Associazione Fiumana Canoa Club Ferrara Centro Canoa Beppe Mazza Sistema Walcon CAFA Pro Loco Pontelagoscuro Pro Loco Ferrara
C4–C5
C2 è azione propedeutica alla realizzazione del vaporetto del Boicelli (C4) e migliorativa alla possiblità di connettere il Po al Reno (C5)
C6–C7
C2 è azione migliorativa per l'escursionismo realizzato tramite la Nena, la lancia Norma II (C6) e la house boat Zarina (C7)
D1
Nel tempo si prevede di allargare il nodo di scambio intermodale gomma–ferrovia–bicicletta anche alle vie d’acqua
A6
Se/quando si potrà arrivare alla darsena di città, le navi del turismo fluviale potranno decidere se attraccare sul Po o arrivare in centro
E3
Il raggiungimento della IV classe garantirà la possibilità di visitare il territorio ferrarese utilizzando le via d’acqua
F1–F2
Visto che il dragaggio dei fanghi è azione propedeutica all'ottenimento della IV classe di navigazione, il trattamento dei fanghi cavati (F2) è tema altrettanto significativo e rilevante, per il quale si può attivare una specifica azione di fund raising (F1)
A questi potrebbero aggiungersi referenti del mondo artistico e culturale, interessati a collaborare per predisporre spettacoli ed eventi da realizzare durante la navigazione o negli eventuali punti di sosta del tragitto. Tra questi si citano: Teatro Nucleo/Urbanica Instabile Urga La Società a Teatro Scuola di Musica Moderna Collettivo Gallo Rojo
30 Il tema è di fondamentale importanza. Sebbene il progetto Idrovia preveda il dragaggio del Boicelli, tutti i partecipanti hanno evidenziato quanto sarebbe opportuno anticipare quest’azione per permettere alle attività che si svolgono sull'acqua di non vedere peggiorare ulteriormente una situazione che è considerata già oltre il tollerabile. Azione da realizzare prima di dare avvio alle azioni di dragaggio è l’identificazione del luogo dello stoccaggio dei fanghi e/o le modalità di smaltimento (ad esempio creazione di inerti dai fanghi decontaminati).
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C3
I
Cantieristica navale/ Associazione Fiumana
2
Progetti strutturali capaci di riattivare attività sull’acqua che giustifichino la nascita di una piccola ma qualificata cantieristica per navi da diporto. Ovvero: la creazione del Consorzio di interesse per la navigazione e C2 (con annesso dragaggio fanghi e attività escursionistiche).
Progetti strutturali capaci di consentire e garantire una navigazione urbana; ovvero C2 e tutte le azioni connesse.
C4
I
Il vaporetto del Boicelli/ collettivo
3
Con la sola eccezione di A3, i progetti riportati nella sezione “link” devono essere considerati propedeutici: sono stati elencati puntualmente per poter esplicitare la motivazione della connessione.
B1
Cantieristica e centro lavaggio potrebbero diventare offerte complementari per i proprietari delle imbarcazioni
C4
Nel momento in cui si dovesse attivare un servizio urbano di connessione via acqua, significherebbe che la nautica sta rinascendo
A3
Sono due progetti che connettono le azioni puntuali realizzate, quindi l’uno è strettamente connesso all’altro
A8– Possibilità di raggiungere il centro via acqua per gli ospiti della foresteria B2– (A8), per i turisti che soggiorneranno nell’ex zuccherificio Gulinelli B3–E1 (B2), per i camperisti (B3) e per i fruitori del centro lavaggio (E1) C3
Servizio fondamentale per la manutenzione delle imbarcazioni
D1
Possibilità di lasciare l'acqua per la bicicletta, la macchina, il treno
F6–F5
Possibilità per coloro che svolgeranno attività presso gli spazi connessi sotto la dicitura hub (F5) e presso il Performing Arts Centre (F6) di raggiungere le offerte presentate nelle schede programma A e B
Completamento Destra Po (compresa la connessione tra questa e l’area della Centro Canoa) e realizzazione sovra–sottopasso di via Padova, così da rendere facilmente fruibili tutti i servizi attivati sulla riva del fiume (cfr. scheda programma A e B) Consorzio di interesse per la navigazione, la cui presenza potrebbe agevolarne la realizzazione Il tragitto potrà partire o dall'attracco sul Po (A7) o dalla banchina, che sarà stata sistemata in concomitanza con la realizzazione del centro A7– B1 lavaggio (B1); quest'ultima sarà partenza obbligata nel caso in cui non si riuscisse a risolvere il problema dell’inaffidabilità della conca
C5
I
Acqua & terra: dal Po al Reno/ Associazione Fiumana
2
Progetti strutturali capaci di consentire e garantire una navigazione urbana, ovvero: C2 con annesso dragaggio fanghi.
B2
Luogo in cui soggiornare, prima o dopo l’escursione
C3
Servizio fondamentale per la manutenzione delle imbarcazioni
C6–C7 E3
L'escursione potrebbe essere realizzata con la Nena, la lancia Norma II (C6) e la house boat Zarina (C7) Il tragitto permetterebbe di andare a conoscere personalmente i paesaggi raccontati nel centro Acqua&Terra: la storia del territorio
Consorzio di interesse per la navigazione, la cui presenza potrebbe agevolarne la realizzazione
C6
A
Lancia Norma II/ Associazione Fiumana
1
—
C2
Miglioramento della navigabilità, con indubbio beneficio per le attività
C3
Utile servizio di manutenzione dell’imbarcazione
C5
Imbarcazione con cui realizzare il tragitto
E3
Mezzo per le escursioni alla scoperta di ciò che è narrato nel centro
B1
Banchina come possibile punto di partenza delle escursioni
Associazione Fiumana, che deciderà come e se interfacciarsi con il consorzio (o, nel caso in cui non si costituisse, con alcuni dei possibili soggetti membri)
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C7
D1
A
P
House boat Zarina/ Associazione Fiumana
Nodo di scambio intermodale/ Confartigianato
1
1
—
C2
Miglioramento della navigabilità, con indubbio beneficio per le attività
C3
Utile servizio di manutenzione dell'imbarcazione
C5
Imbarcazione con cui realizzare il tragitto
E3
Mezzo per le escursioni alla scoperta di ciò che è narrato nel centro
B1
Banchina come possibile punto di partenza delle escursioni
Miglioramente della navigabilità (C2) necessario per allargare il nodo di scambio intermodale alle vie d'acqua, che diventerebbero rilevanti nel C1– caso in cui: si realizzasse il vaporetto del Boicelli (C4); il turismo sul Po Confartigianato C2– C4–C5 (C1) riuscisse a percorrere il canale Boicelli fino al punto di scambio; si Nonostante la rilevanza della questione, in ragione attivasse la tratta Po–Reno (C5) della maggiore attenzione posta nei confronti Creazione del consorzio dei proprietari delle aree (E1), a F5–F6 La capacità attrattiva delle aree che accoglieranno queste funzioni farà dell’acqua, la proposta non è mai stata adeguatamente trattata. Si aupica che le aumentare i flussi e, di conseguenza, gli utenti dell'intermodalità sua volta propedeutico all’identificazione dell’area Amministrazioni, partendo dall’interesse di o delle aree su cui realizzare gli interventi Essendo la mobilità sostenibile uno dei temi di maggiore interesse Confartigianato riescano a convogliare l’attenzione F1 dell’UE, si potrebbero reperire idonee linee di finanziamento degli altri soggetti interessati allo sviluppo della Zona Sud dell’ambito di ReTInA Ciclabile di connessione via parco urbano per connettere fiume Po, centro storico e area retrostante la stazione (attraverso il sottopassaggio della stazione) Consorzio di interesse per la navigazione, giusto interlocutore per il consorzio dei proprietari
E1
E2
P
P
Consorzio proprietari/ UTECO
Accompagnamento alle imprese/ CDS
1
1
Mappatura delle proprietà e verifica dell’interesse
Identificazione collettiva e condivisa (sotto il coordinamento del CDS): — dei criteri per la selezione delle imprese da insediare nel territorio dell’ambito del Boicelli; — delle aree nelle quali proporre l’insediamento; — degli incentivi (e della loro gerarchia) da proporre alle imprese selezionate. A tal fine si auspica (e si considera quasi propedeutica) la creazione del consorzio dei proprietari delle aree (E1)
E2
Discussione con i proprietari delle singole aree per capire dove/come insediare le imprese selezionate (accompagnamento fondamentale anche in un ipotetico rapporto con il Polo Industriale e Tecnologico)
C3– F5–F6
Valutazione per decidere dove insediare la cantieristica navale (C3), il Performing Arts Centre (F6), le funzioni raccolte sotto la dicitura hub (F5)
F1
Facilità nel costruire eventuali partenariati per rispondere a call
D1
La connessione tra nuovo centro del terziario avanzato e territorio nel quale poter insediare le imprese è un indubbio valore aggiunto
F2–F3
Eccellenze nelle ricerche di settore, come nel caso della bonifica (F2) e della cosmesi (F3) possono essere plusvalori importanti quali incentivi all'insediamento di imprese qualificate e qualificanti
F6
Un centro assolutamente innovativo che sappia unire e valorizzare il connubio tra sperimentazione artistica e ricerca scientifica può essere un plusvalore importante quale incentivo all'insediamento di imprese qualificate e qualificanti
F1–F5
Un luogo nel quale convergono competenze diversificate, strutturato affinché si faciliti la creazione di idee e progetti (F5), insieme alla possibilità di tradurre idee e progetti in azioni tramite la ricerca di finanziamenti (F1), può essere un plusvalore importante quale incentivo all’insediamento di imprese qualificate e qualificanti
UTECO Questa proposta ha raccolto il plauso pressoché unanime di tutti i partecipanti, nella consapevolezza che è impossibile gestire un processo di rigenerazione urbana dovendosi costantemente interfacciare con un numero eccessivo di proprietari, d'altra parte la sua realizzazione non prevede un lavoro di gruppo
CDS Anche in questo caso si è raccolto un generale interesse all’attuazione della proposta, ma non si è mai definito un chiaro gruppo di interesse, quindi si suggerisce di contattare i partecipanti di ReTInA per verificare la disponibilità a confrontarsi sui temi indicati nella sezione “azioni propedeutiche”
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E3
I
Acqua&Terra: la storia del territorio/ Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali
3
Il passaggio del turismo fluviale (C1) e la possibilità di partire Le azioni infrastrutturali per la conoscenza del territorio C1–A7 dall’attracco sul Po (A7) per conoscere il Delta del Po (emilianosono propedeutiche all’attivazione del centro, perché una romagnolo e veneto) sono valori aggiunti del progetto conoscenza teorica che non consenta contestualmente la possibilità di visitare i luoghi narrati perde buona parte Il vaporetto del Boicelli potrà essere connessione tra i diversi episodi C4 della sua attrattiva e rischia di rimanere uno dei tanti della storia della “Ferrara Industriale” luoghi senza identità. Si ritengono quindi propedeutici (oltre La facilità di conoscere il territorio anche via terra sarà un ulteriore ai progetti C2 e C5), il completamento della Destra Po, la D1 incentivo a fare esperienza diretta di quanto appreso nel centro realizzazione del sovra–sottopasso di via Padova e della ciclabile Po–centro storico attraverso il parco urbano, così da Connesso a questo progetto si potrebbero attivare ricerche specifiche creare una rete di infrastrutture dolci che accompagnino i F1 per percorsi di consapevolezza e sensibilizzazione in merito ai temi visitatori (cittadini/turisti) a fare esperienza del paesaggio sull’ambiente e sul cambimento climatico (molto connesso all'acqua)
Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali L“idea si è delineata nel corso del processo ed è arrivata a un livello di definizione interessante solo nella parte finale del percorso, quindi non si è riusciti a constituire un gruppo di interesse (a fronte di un generale supporto affinché si proseguisse con i ragionamenti). Come per il progetto precedente, si suggerisce di contattare i partecipanti di ReTInA per verificare la disponibilità ad approfondire temi e struttura del Centro divulgativo
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IMPRENDITORIALITÀ: Scheda programma F/Stili di vita contemporanei codice
F1
tipo
I
progetto/proponente
Fund raising/ collettivo
grado
1
azioni propedeutiche
Accordo pubblico privato in cui il pubblico mette le competenze nella progettazione europea e il privato la disponibilità a pagare (se necessario) la progettazione per la predisposizione dei dossier di candidatura per rispondere a specifiche call
link
motivazione
E1
Monitoraggio condiviso delle possibilità e facilità nella costituzione di partenariati al momento di rispondere a specifiche call
F2
Finanziamenti che supportino la ricerca di soluzioni per affrontare il tema della bonifica dei fanghi e, in casi specifici, per la bonifica di aree interessate dalla strategia dell’ambito
partenariato
Provincia di Ferrara
Le competenze più strutturate in merito alla Finanziamentei che supportino la ricerca di tecnologie innovative per la programmazione europea sono in capo alla F3 trasformazione di prodotti agricoli in cosmetica di alta qualità Provincia: si auspica quindi che si mobilitino le figure proffesionali più qualificate al fine di Finanziamenti che supportino ricerca, prototipazione, brevetto e comprendere come si potrebbe organizzare un ufficio F6 commercializzazione di tecnologie connesse alle ICT Progettazione europea che abbia come finalità sia la F5 Finanziamenti per la creazione di strutture a supporto dell’imprenditoria realizzazione di progetti pubblico–privati per la rigenerazione dell’ambito del Boicelli sia la formazione di competenze relative al costruzione dei F4 Finanziamenti per la ricerca connessa al settore della cultura sonora dossier di candidatura per rispondere alle call dei Finanziamenti per la realizzazione del bosco per la riduzione della CO2 nell’atmosfera programmi europei Finanziamenti per la realizzazione del Planetario/teatro e del Museo didattico interattivo Finanziamenti per la realizzazione di eventi che supportino la creazione di una nuova immagine dell’ambito del Boicelli, portandola dall’abbandono all’urbano
F2
I
Ricerca e bonifica/ collettivo
1
Verifica di possibili finanziamenti europei (F1) Più che di un’azione propedeutica si tratta della prima azione di mettere in campo, visto che attività di ricerca applicata nel settore sono già presenti
Verifica di possibili finanziamenti europei (F1)
F3
I
Ricerca e cosmesi/ collettivo
1
Più che di un’azione propedeutica si tratta della prima azione di mettere in campo, visto che attività di ricerca applicata nel settore sono già presenti
Verifica di possibili finanziamenti europei (F1) e/o nazionali e/o regionali
F4
A
Associazione Fonè
1
Più che di un’azione propedeutica si tratta della prima azione di mettere in campo, visto che l’Associazione, oltre a essere già realtà, è anche attiva su diversi fronti
E2
Possibilità di industrializzare prodotti o promuoverne la diffusione
F5
Interconnessione tra idea e ricerca applicata
Realizzazione del bosco più efficiente nella cattura di CO2 e della vegetazione ripariale più efficiente anche nella decontaminazione di fanghi, suoli e acqua E2
Possibilità di industrializzare prodotti o promuoverne la diffusione
F6
I prodotti si potrebbero testare in rappresentazioni sperimentali
F5
Interconnessione tra idea e ricerca applicata
Insediamento nel petrolchimico di industrie per la trasformazione di prodotti agricoli F6
Possibilità di avere a disposizione tutte le tecnologie e tutti i differenti spazi necessari alla ricerca e alla produzione relativa alla cultura sonora
F5
Interconnessione tra idea e ricerca applicata, in una logica di collaborazione tra diverse discipline
Realizzazione del Planetario/teatro, nel quale, oltre a testare prodotti (dai materiali alle tecnologie) connessi al mondo sonoro, sarà possibile mettere in scena eventi sperimentali di arti performative, assolutamente irripetibili proprio per la loro funzione di “test” Realizzazione del Museo didattico interattivo sulla storia della scienza applicata
Provincia di Ferrara UNIFE – Aurelio Bruzzo [facente veci del Rettore e quindi in rappresentanza dell’Ateneo] e Francesco Dondi [Dipartimento di Chimica] UNIFE – Aurelio Bruzzo [facente veci del Rettore e quindi in rappresentanza dell’Ateneo] Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali Fondazione Navarra Ambrosialab
UNIFE – Aurelio Bruzzo [facente veci del Rettore e quindi in rappresentanza dell’Ateneo] e Roberto Pompoli [Dipartimento di Ingegneria e Direttore della Scuola di Acustica] Enrico Gamberoni [si indica il nominativo quando il soggetto non appartiene ad alcuna struttura o società, ma svolge libera professione] Collettivo Gallo Rojo
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C1– Facilità nel raggiungimento del luogo e possibilità di muoversi lungo le C4– vie d’acqua alla scoperta del territorio ferrarese (soprattutto per i C5–D1 nomadic workers che soggiornano temporaneamente nella zona)
F5
I
The Hub (Coworking, Fab Lab, acceleratore d’impresa)/ collettivo
2
E1
Identificazione collegiale dell’area su cui realizzare il progetto
E2
Possibilità di sviluppare idee e trasformarle in prototipi
F4–F6
Connessione con la ricerca applicata alla cultura sonora (F4) e le applicazioni–sperimentazioni artistiche (F6)
Realizzazione del Museo didattico interattivo sulla storia della scienza applicata, soprattutto in connessione con le attività realizzate all’interno del Fab Lab E1
Identificazione collegiale dell’area su cui realizzare il progetto
E2
Possibilità di sviluppare idee, trasformarle in prototipi, industrializzarle e commercializzarle (anche attraverso la logica delle sponsorship)
C1– Facilità nel raggiungimento del luogo e possibilità di muoversi lungo le C4– vie d’acqua alla scoperta del territorio (soprattutto per gli artisti e i C5–D1 tecnici provenienti da fuori e chiamati ad affrontare specifiche sfide)
F6
I
Ricerca e Performing Arts (PAC– Performing Arts Centre)/ collettivo
3
—
F3 F4–F5
Test di particolari brevetti realizzati nel settore della cosmetica durante le sperimentazioni artistiche e la realizzazione degli eventi performativi Connessione con la ricerca applicata alla cultura sonora (F4) e la vivacità di idee multidisciplinari prodotte negli spazi di F5
UNIFE – Aurelio Bruzzo [facente veci del Rettore e quindi in rappresentanza dell’Ateneo]; Roberto Pompoli [Dipartimento di Ingegneria e Direttore della Scuola di Acustica] e Mauro Gambaccini [Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra] SECI Real Estate Enrico Gamberoni Associazione Fonè Scuola di Musica Moderna Collettivo Gallo Rojo Teatro Nucleo / Urbanica Instabile Urga La Società a Teatro Sonika Sistema Walcon Silvia Raimondi
Museo didattico interattivo sui temi di ricerca, produzione e innovazione Realizzazione del Planetario/teatro, nel quale, oltre a testare i prodotti (dai materiali alle tecnologie), sarà possibile mettere in scena eventi sperimentali di arti performative, assolutamente irripetibili proprio per la loro funzione di “test”
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DOCUMENTO CONCLUSIVO
dall'impostazione metodologica al processo ferrarese
a cura di: Saveria Teston Parte Prima a cura di: Francesca Frassoldati Saveria Teston