Caminar preguntando y mandar obedeciendo la rivoluzione zapatista in chiapas

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DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E INTERNAZIONALI Corso di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche

“Caminar Preguntando y Mandar Obedeciendo” La rivoluzione zapatista in Chiapas. Relatore Chiar. mo Prof.

Andrea Francioni

Correlatore Chiar. ma Prof. ssa Alessandra

Viviani

Laureando

Lorenzo Romizi

Anno accademico 2014 – 2015



Introduzione Ho scelto come argomento della mia tesi magistrale lo sviluppo dell'indigenismo e dello zapatismo in Chiapas per alcune ragioni, sia personali che accademiche. Non ho vissuto direttamente i fatti che hanno portato alla riorganizzazione di una lotta indigenista agli inizi degli anni Novanta, ma ne ho subito gli influssi indirettamente quando ho iniziato ad interessarmi di politica e di contemporaneità, ossia all'inizio degli anni Duemila. La strategia politica dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) colse in pieno il mio interesse e per questo ho deciso di dedicare ai motivi ispiratori e alle modalità d’azione di questo movimento il lavoro conclusivo del mio percorso universitario. L'elaborato è suddiviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo ho delineato il quadro geopolitico e sociale dello Stato messicano del Chiapas, anche per giustificare il titolo della tesi, in cui l’ho definito “terra degli esclusi”. Il secondo capitolo è dedicato all'analisi storica del processo che, a partire dai primi anni Ottanta, ha portato uno sparuto gruppo di guerriglieri marxisti a dar vita al più grande gruppo ribelle indigeno della storia del Messico moderno. Attingendo ai comunicati ufficiali del gruppo, ho provato a spiegare i rapporti che l’EZLN ha intessuto coi rappresentanti politici nazionali e con la società civile messicana. Nel terzo capitolo, che costituisce la parte centrale del lavoro, ho ricostruito i rapporti che i ribelli zapatisti sono riusciti a stabilire con diversi attori della comunità internazionale nel corso del ventennio 1994-2014. Particolare attenzione ho riservato ai due incontri intercontinentali contro il neo-liberismo tenutisi in Messico e in Spagna. Nel quarto capitolo ho adottato un approccio giuridico alla questione del Chiapas, tramite l'analisi degli strumenti che il diritto interno e quello internazionale pongono a protezione dei diritti dei popoli indigeni. Nel corso del mio lavoro di ricerca, svoltosi in parte a Bruxelles durante il periodo di stage curriculare, sono entrato in contatto con l’organizzazione non governativa International Work Group for Indigenous Affairs, grazie alla quale


sono riuscito a raccogliere informazioni dirette sulla condizione delle popolazioni indigene in Messico. Per la preparazione dell’elaborato mi sono avvalso, oltre che dei documenti ufficiali dell'EZLN e della pubblicistica contemporanea (in primo luogo del quotidiano messicano “La Jornada”), di un’ampia selezione della letteratura internazionale, reperita presso le biblioteche senesi (Biblioteca del Circolo Giuridico, Biblioteca Comunale degli Intronati, Biblioteca Umanistica) e la Bibliothèque Royale de Belgique a Bruxelles.


Indice Capitolo 1: Chiapas, la terra degli esclusi 1.1 Chiapas: geografia fisica e sociale

9

1.2 La Situazione agraria

13

1.3 Il NAFTA

16

1.4 La Popolazione indigena

20

1.5 La Resistenza indigena

22

1.6 Le Lotte identitarie negli anni 90

28

1.7 Il Congresso Indigeno di San Cristobal de Las Casas

30

Capitolo 2: l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale 2.1 La filosofia materialista ed esperimento etnico-sociale

35

2.2 Profonde trasformazioni (1985-1993)

38

2.3 Il termine “zapatista�

44

2.4 Il capodanno 1994 e la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona

48

2.5.1 I primi giorni di guerra

57

2.5.2 Messaje del Presidente Carlos Salinas

59

2.5.3?De que nos van a perdonar?

61

2.6 I mass-media e l'EZLN

63

2.7 I negoziati di pace

68

2.8 La Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona e la Convenzione Nazionale Indigena e le elezioni presidenziali

74

2.9 1995: un anno di repressione

79

2.10 La ripresa delle trattative e la Consulta per la Pace

82

5


2.11 La Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona e gli Accordi di San Andrès

85

2.12 L'Esercito Popolare Rivoluzionario

89

2.13 La marcia dei 1111 e il Congresso Nazionale Indigeno

91

2.14 I gruppi paramilitari e la strage di Acteal

93

2.15 Conclusioni

100

Capitolo 3: La rete internazionale dell'EZLN 3.1 Il Primo Incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neo-liberismo

109

3.2 La nascita dell'Alter-mondialismo

118

3.3 Il Secondo incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neo-liberismo

121

3.4 La Consulta per I diritti indigeni

127

3.5 L'EZLN e il calcio: la relazione con Inter F.C.

131

3.6 I rapporti della Croce Rossa Internazionale, dell'ONU e della Commissione per I Diritti Umani

136

3.7 La Commissione Civile Internazionale per l'osservazione dei diritti umani in Chiapas e la Clausola Democratica dei Diritti Umani

141

3.8 L'EZLN e la guerra in Iraq

147

3.9 L'EZLN e la questione basca

154

3.10 Solidarietà internazionale e Progetti condivisi su sanità, istruzione e commercio

164 6


3.11 Patti di SolidarietĂ fra istituzioni italiane e MAREZ

173

3.12 Sviluppi Recenti(2005-2015)

176

Capitolo 4: I Diritti dei Popoli Indigeni 4.1 Definizione

186

4.2 Storia dei diritti indigeni

191

4.3 La Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro

196

4.4 La Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni

201

4.5 La salvaguardia dei diritti indigeni in America Latina

210

4.6 Gli indigeni in Messico

222

Conclusioni -Conclusioni personali

Appendice -Prima Dichiarazione della Selva Lacandona -Seconda Dichirazione della Selva Lacandona -Terza Dichiarazione della Selva Lacandona -Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona -Prima Dichiarazione della Realidad contro il Neoliberismo e per l'UmanitĂ -Convenzione ILO 169 su Popoli indigeni e Tribali -Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni -Intervista indigeni Maya

Bibliografia 6LWRJUDILD 7


Marcos è gay a San Francisco,

nero in Sudafrica,

asiatico in Europa,

chicano a San Isidro, anarchico in Spagna, palestinese in Israele, indigeno nelle strade di San Cristóbal, ragazzino di una gang a Neza, rocker a Cu, ebreo nella Germania nazista, ombudsman nella Sedena, femminista nei partiti politici,

comunista nel dopo Guerra fredda,

detenuto a Cintalapa,

pacifista in Bosnia, mapuche nelle Ande, maestro nella Cnte, artista senza galleria o cartelle, casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi Messico, guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo, scioperante nella Ctm, reporter di note di riempimento nelle pagine interne, maschilista nel movimento femminista, sera,

donna sola nella metro alle 10 di

pensionato annoiato nello Zócalo,

marginale,

operaio disoccupato,

contadino senza terra,

medico senza impiego,

editore studente

anticonformista, dissidente nel neoliberismo, scrittore senza libri né lettori e, certamente, zapatista nel sud-est messicano. Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse, resistendo, esplodendo, dicendo "¡Ya basta! " – Ora Basta! Tutte le minoranze nel momento di parlare e maggioranze nel momento di tacere e sopportare. Tutti i rifiutati cercando una parola, la loro parola, ciò che restituisca la maggioranza agli eterni frammenti, noi. Tutto ciò che dà fastidio al potere e alle buone coscienze, questo è Marcos. E, per questo,

tutti noi che lottiamo per un mondo diverso,

l'emancipazione dell'umanità, tutti noi siamo Marcos.

i

per la libertà e


Capitolo 1 Chiapas : La terra degli esclusi

Localizzazione del Chiapas all'interno degli Stati Uniti del Messico

1. 1 Chiapas: geografia fisica e sociale Il Chiapas (ufficialmente Stato Libero e Sovrano del Chiapas; Estado Libre y

Soberano de Chiapas) è uno dei trentuno stati che, con il Distretto Federale, forma le trentadue entità federali del Messico. Esso è diviso in centodiciotto municipalità e la sua capitale è Tuzla; importanti città sono San Cristóbal de las Casas,

Comitàn,

altre

Tapachula e

Arriaga. È lo stato più a Sud del Messico e confina a nord con lo stato di Tabasco, a Nord-Ovest con Veracruz e a Ovest con Oaxaca.

Ad Est confina con il

Guatemala e con l'Oceano Pacifico. In generale il Chiapas ha un clima umido e tropicale ed è costituito principalmente da pianure,

altipiani e montagne per un totale di 70000

chilometri quadrati (circa un quinto dell'Italia) ed è abitato da cinque milioni di persone 2che si distribuiscono in 16400 località, tre quarti delle quali ha meno di novantanove abitanti. 9


Circa il 50% della popolazione ha meno di venti anni.

3

E' quindi l'ottavo stato piÚ popoloso del Messico. Il ventesimo secolo ha visto una grande crescita della popolazione; da meno di un milione di abitanti nel 1940 si è passati a due milioni del 1980 fino ai cinque attuali. Questo boom demografico ha causato un drastico taglio delle foreste in favore di allevamenti e campi agricoli.

Incremento della popolazione in Chiapas (Mexican National Institute of Statistics and Geography)

Il settore secondario (industrie di produzione,

lavorazione di beni,

commercio, turismo) rappresenta il 22% del PIL mentre il settore primario (allevamento, agricoltura, irrigazione, caccia, pesca, attività estrattiva) contribuisce per il 15% e sta lentamente abbassandosi. Privo di una moderna struttura industriale ma ricco di risorse naturali (in primis petrolio e legno) il Chiapas produce il 55% dell'energia idroelettrica del paese e detiene il terzo posto nella produzione di gas e petrolio ma, nonostante ciò, si trova in fondo a tutti gli indicatori socio-economici. 10


Tutti gli stati meridionali hanno una debolezza strutturale (basti pensare ai confinanti Statu di Oaxaca e Guerrero) ma il PIL chiapaneco è il peggiore del paese.

PIL per stato in dollari americani (2008) http :

//en. wikipedia. org/wiki/Poverty_in_Mexico#mediaviewer/File : GDP_by_State)

Nella maggior parte delle abitazioni il pavimento è costituito da terra battuta, non c'è sistema fognario né acqua potabile. Il 30% delle abitazioni è privo di luce elettrica (percentuale che sale al 90% fra le comunità indie). La situazione sanitaria è parimenti deprecabile, la maggior parte delle zone rurali non hanno strutture per il primo soccorso e l'unica alternativa è quella di percorrere a piedi enormi distanze chilometriche,

spesso per recarsi in

ospedali privati il cui prezzo è inarrivabile per i più. L'80% della popolazione non ha diritto all'assistenza sanitaria rendendo il colera,

la tubercolosi,

il morbillo e il tetano la principale causa di morte

(insieme alla denutrizione). 11


Il 25% delle donne muoiono prima o durante il parto, il 40% dei bambini è vittima di mortalità infantile,

addirittura l'80% dei bambini che nascono da

famiglie indigene soffre di malnutrizione dalla nascita. Si stimano circa quindicimila decessi annui per diarrea e denutrizione. La vita media si è recentemente abbassata a 40 anni. A causa della grande marginalizzazione dello Stato, il tasso di emigrazione verso altri stati messicani e verso l'estero (principalmente USA) è nettamente incrementato.

Immigrazione Annuale dal Chiapas agli USA (in migliaia) Rotte migratorie interne e verso gli USA

(Pew Research Center http : //www. lbausa. com/programs/business-resources/statisticsresearch/net-migration-u-s-mexico-fallszero/)

L'analfabetismo costituisce un altro triste primato del Chiapas, con un tasso del 30% (maggiore nelle famiglie indigene e fra le ragazze). L'implementazione del NAFTA (di cui ampiamente parlerò più avanti) ha polarizzato la situazione socio-economica messicana fra gli stati del Nord e quelli del Sud;

ad oggi il 90% dei villaggi più poveri si trovano negli stati

meridionali. 4Basti pensare che la percentuale di popolazione detentrice di un reddito superiore al salario minimo costituisce il 3, 6% nel Chiapas e il 3, 2% nell'Oaxaca. Negli Stati Settentrionali, invece, tale percentuale sale al 10, 9% nel Chihuahua, al 10, 7% nel Sonora, al 10, 8% nel Nuevo Leòn, al 13, 9% nella Bassa California. 5 12


1. 2 La Situazione agraria La proprietà e la gestione della terra in Chiapas, similmente al Messico e tutti gli altri paesi del mondo,

ha sempre rappresentato un aspetto di vitale

importanza per tutte le popolazioni che vi si sono succedute, anche se da un punto di vista differente : -per gli spagnoli colonizzatori la terra era mezzo di sottomissione; -per i governi federali e statali la gestione della terra è sempre stata un mezzo per accrescere il proprio potere elettorale e clientelare; -per gli indigeni la terra non è merce ma è mezzo di sostentamento collettivo e, soprattutto, è un simbolo venerato come un Dio. La terra è un elemento cruciale per ogni popolazione indigena del mondo e attorno ad essa ruota ogni aspetto della vita spirituale e materiale. L'indipendenza dalla Spagna, nonostante le varie promesse dei nazionalisti e dei liberali, non rappresentò un momento di democratizzazione e spartizione delle terre, bensì l'accrescimento dei latifondi crebbe così come il processo di espropriazione delle terre comunitarie. Conseguentemente si ebbero molteplici sollevazioni popolari,

in primis la

rivolta delle comunità chamules nel 1856 e la “rivoluzione incompleta” degli zapatisti nel 19106. La Riforma Agraria, conquista della Rivoluzione Messicana del 19107, non è mai arrivata in Chiapas. Lo scrittore Antonio Garcia De Leon disse che i proprietari terrieri erano gli stessi dei tempi di Porfirio Diaz (dittatore al potere dal 1876 fino al 1910 che realizzò un vasto programma di espropriazione di terre agli indios affinché fossero concesse a grandi latifondisti).

13


In quegli anni iniziò la politica agricola governativa per il Chiapas fondata sullo sfruttamento delle grandi aree disabitate, introduzione dell'allevamento, delle piantagioni di caffè nel Soconusco e degli accampamenti dei lavoratori del legno lungo il fiume Usumacinta8. Il reclutamento di manodopera per le piantagioni venne effettuato fra gli indios delle terre alte del Chiapas,

trasformati in salariati asserviti all'oligarchia

tradizionale del Messico post-rivoluzionario. Lazaro Cardenas del Rio, 53esimo Presidente messicano (dal 1934 al 1940), ritenuto tuttora il Presidente più amato del Messico smantellò il sistema medioevale delle “haciendas” tradizionali. Le “haciendas” (strutture rurali tipiche andaluse diffusesi anche in America Centrale e Latina) erano governate dal patròn (padrone) e i suoi sottoposti erano chiamati peones e campesinos (lavoravano la terra del patròn con un salario bassissimo). In seguito a queste Riforme,

tuttavia,

i grandi proprietari terrieri

(storicamente legati al potere politico ed economico) ottennero deroghe su qualunque espropriazione di terre : si calcola che il 70% degli allevamenti fu esentato dalla riforma. Il restante 30% che fu oggetto di redistribuzione apparteneva a quell'insieme di terre peggiori perché infertili e inadatte all'allevamento. Come infatti già accennato, le varie leggi agrarie che si sono susseguite in Messico servirono al consolidamento della rete clientelare che ha garantito al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) di governare ininterrottamente dall'anno della sua nascita, nel 1929, fino al 2000, per 71 anni totali. La distribuzione iniqua delle terre ha garantito al PRI l'appoggio dei latifondisti e contadini ricchi e l'inefficacia dei movimenti indigeni e popolari (divisi al loro interno e quindi inoffensivi). La ripartizione dei poderi è schematizzabile in due modelli : latifondo e, in opposizione, minifundo. 14


Questi secondi descrivono appezzamenti terrieri non maggiori di cinque ettari, generalmente molto poco produttivi e ad utilizzo pressochĂŠ familiare. Circa 180000 minifundi sono presenti in Messico, a loro volta divisi in tre sottocategorie sulla base della produzione annuale e dell'accesso al mercato : 1- Produttori attivi (11%) vendono al mercato interno e internazionale il 90% dei loro prodotti;

hanno accesso al credito bancario;

utilizzano trattori,

fertilizzanti e pesticidi; impiegano lavoro salariato; 2-Produttori medi (62%) producono per la maggior parte granturco e fagioli, cibo di base in Messico, scarsamente redditizio e indirizzato unicamente al mercato locale; 3-Produttori di sussistenza (27%) riescono a vendere circa il 33% del loro raccolto e vivono grazie a ciò che essi stessi producono.

9

L'introduzione del NAFTA, alla base dell'insorgenza del Movimento zapatista, ha ulteriormente messo a repentaglio la sopravvivenza delle ultime due tipologie di produttori.

15


1. 3 Il N. A. F. T. A. Il N. A. F. T. A. ( North- Atlantic Free Trade Agreement; Tratado de Libre

Comercio de America de Norte) è un trattato di libero scambio commerciale sottoscritto da Canada,

Messico e Stati Uniti,

accordo in vigore fra Canada e USA (F.

T.

ispirato al già esistente A.) e orientato al modello

dell'Unione Europea. In termini di capacità commerciale e di prodotto interno lordo è l'accordo di più grande portata e influenza del pianeta. L'accordo fu firmato nel Dicembre 1992 dai Presidenti delle tre rispettive nazioni (George H. W. Bush, Brian Mulroney e Carlos Salinas) ed è entrato ufficialmente in vigore il primo gennaio 1994. L'obiettivo principale del NAFTA è di eliminare qualunque barriera al commercio e agli investimenti dei tre paesi nord-americani, soprattutto i dazi sulle importazioni. In particolare il Messico avrebbe cancellato il 40% delle tasse sull'importazione di prodotti statunitensi mentre per USA e Canada i prodotti messicani avrebbero goduto di una riduzione del dazio del'80%. Il trattato fu firmato in una situazione di grande squilibrio fra gli stati firmatari 10; per il Messico la disparità maggiore risiedette in molteplici fattori fra cui la manodopera dieci volte meno cara di quella statunitense nonché priva della benché minima protezione sindacale;

una legislazione ambientale meno

restrittiva con conseguente più facile utilizzo di fertilizzanti e pesticidi considerati tossici in USA ed Europa; un' alta corruzione che permise un più facile ottenimento di concessioni; milioni di lavoratori messicani e le loro famiglie abbandonarono i settori agricoli e le piccole imprese poichè non potevano competere con l’ondata di prodotti, provenienti dai produttori americani;

spesso sovvenzionati,

l'ingresso sul mercato messicano dei 16


prodotti statunitensi quali mais e fagioli mise totalmente fuori commercio gli equivalenti prodotti in Messico. Per meglio comprendere la portata è bene considerare che il mais messicano ha una produttività di 1, 7 tonnellate per ettaro e necessita di 17, 8 giornate di lavoro per tonnellata;

il mais prodotto negli USA invece produce sette

tonnellate per ettaro e necessita di un'ora e mezzo di lavoro per tonnellata.

11

Anche i lavoratori statunitensi subirono un peggioramento dei loro standard lavorativi : perdita di 700. 000 posti di lavoro a causa del trasferimento della produzione in Messico dove il costo del lavoro è nettamente inferiore;

si

rafforzò la capacità dei datori di lavoro americani di obbligare i loro dipendenti ad accettare salari e benefici più bassi; l'aumento spropositato di lavoratori senza documenti provenienti dal Messico e disposti a lavorare per paghe bassissime esercitò una forte pressione verso il basso dei salari degli stessi lavoratori statunitensi. Inoltre,

il NAFTA concesse alle imprese protezioni eccezionali dalle leggi

nazionali del lavoro che potevano minacciare i profitti e negò effettivamente lo status giuridico ai lavoratori e ai sindacati affinchè questi si difendessero in tali giurisdizioni transfrontaliere.

12

Chi si è quindi avvantaggiato dalla creazione del suddetto accordo? Tralasciando i vantaggi delle elitès politico-economiche statunitensi è bene soffermarsi sui dati relativi all'import\export messicano. Secondo il rapporto pubblicato dal sindacato messicano del “Frente Autentico del Trabajo”, il 58% delle esportazioni messicane (e quindi dei profitti) ha beneficiato 250 aziende (su un totale di 22000) tutte di proprietà di persone legate all'alta finanza messicana. Ma l'aspetto sul quale è più importante soffermarsi è il fatto che il NAFTA abbia come requisito la modifica dell'articolo 27 della Costituzione degli Stati Uniti del Messico del 1917.

17


L'articolo 27 recita : “La propiedad de las tierras y aguas comprendidas dentro de los límites del

territorio nacional, corresponde originariamente a la Nación, la cual, ha tenido y tiene el derecho de transmitir el dominio de ellas a los particulares, constituyendo la propiedad privada. Esta no podrá ser apropiada sino por causa de la utilidad pública y mediante indemnización. La Nación tendrá en todo tiempo el derecho de imponer a la propiedad privada las modalidades que dicte el interés público, así como el de regular el aprovechamiento de los elementos naturales suceptibles de apropiación, para hacer una distribución equitativa de la riqueza pública y para cuidar de su conservación. Con este objeto se dictarán las medidas necesarias para el fraccionamiento de los latifundios; para el desarrollo de la pequeña propiedad; para la creación de nuevos centros de población agrícola con las tierras y aguas que les sean indispensables; para el fomento de la agricultura y para evitar la destrucción de los elementos naturales y los daños que la propiedad pueda sufrir en perjuicio de la sociedad.

Los pueblos,

rancherías y comunidades que

carezcan de tierras y aguas, o no las tengan en cantidad suficiente para las necesidades de su población, tendrán derecho a que se les dote de ellas, tomándolas de las propiedades inmediatas, respetando siempre la pequeña propiedad. Por tanto, se confirman las dotaciones de terrenos que se hayan hecho hasta ahora de conformidad con el Decreto de 6 de enero de 1915. La adquisición de las propiedades particulares necesarias para conseguir los objetos antes expresados, se considerará de utilidad pública. ”13 Tale articolo garantisce l'inalienabilità degli “ejidos”; nel sistema governativo messicano, esso è un appezzamento di terra comune usato per l'agricoltura, sul quale i membri di una comunità possono ottenere una concessione temporanea di utilizzo, pur rimanendo di proprietà pubblica (dello Stato o del municipio). Gli ejidos sono registrati nel Registro Agrario Nazionale Messicano; derivano dal sistema giuridico azteco calpulli.

18


Durante la colonizzazione del Messico ad opera degli spagnoli e di altri colonizzatori europei,

gli ejidos furono sostituiti dalle encomienda,

definitivamente abolite dalla Costituzione del 1917. Gli ejidos furono quindi pienamente ristabiliti nella Riforma Agraria di Lazaro Cardenas. Con la Riforma Costituzionale del Gennaio 1992, il Presidente Carlos Salinas de Gortari eliminò la garanzia sugli ejidos,

accusati di causare bassa

produttività. In seguito a ciò gli usufruttuari individuali degli ejidos potevano richiedere la proprietà definitiva della terra, provvedimento che ha prodotto la progressiva privatizzazione di questi appezzamenti terrieri, la loro inclusione nei latifondi14 ed ha reso legale la loro vendita e concentrazione nelle mani dell'agro-business locale e multinazionale La modifica dell'articolo 27 è stato uno dei provvedimenti presi, in previsione della sottoscrizione del NAFTA, che più di altri ha svantaggiato gli indigeni e i piccoli contadini. Tale modifica,

come vedremo,

sarà alla base dell'insorgenza di un

movimento zapatista con ampio appoggio popolare.

19


1.4 La popolazione indigena Storicamente sono esistiti tre gruppi principali indigeni : i Maya,

i Mixi-

Zoques e i Chiapa (da cui il nome allo Stato). La maggior parte degli indigeni oggi ancora esistenti proviene dalla etnia Maya,

all'interno della quale i

gruppi principali sono Tzeltal, Tzotzil, Ch'ol, Zoque, Tojolabal. Le comunità in assoluto più numerose sono le Comunità Tzeltal e Tzotil, con all'incirca 300000 componenti ognuna.

15

16

Principali etnie indigene in Chiapas

Complessivamente in Chiapas sono presenti il 13, 5% degli indigeni di tutto il Messico (che rende il Chiapas una delle regioni più indigenizzate dell'intera America Centrale). chiapanechi,

Gli indigeni sono presenti in 100 dei 110 municipi

in 20 dei quali la popolazione indigena rappresenta più del

90%. La concentrazione maggiore si ha in cinque zone : Selva, Norte, Los Altos, Fronterize, Sierra. L'aspetto principale e caratterizzante degli indios chiapanechi è che hanno resistito all'assimilazione nella società moderna messicana, vive le proprie tradizioni,

lingue,

costumi, 20

mantenendo

storie e culture di contro alle


spinte uniformanti della società dominante. L'identità culturale comunitaria ha resistito al colonialismo e alla schiavitù prima, al capitalismo successivamente e al neoliberismo adesso. Si contano oggigiorno circa sessanta gruppi linguistici, su una popolazione totale di cinque milioni; due milioni di persone parlano un idioma indigeno, di questi un terzo non conosce lo spagnolo. La maggior parte degli indigeni sono bilingui (lingua d'origine e spagnolo), soprattutto fra i più giovani,

ma il tasso di monolinguismo è molto alto,

dimostrando che la lingua ha una forte resilienza.

Le lingue con maggior

vitalità sono Tzetzal, Tzotzil, Tojolabal, Zoque e Chol.

17

Vari studi hanno confermato che lo spagnolo non riesce ad imporsi presso queste comunità. Queste stesse comunità, con più alti tassi di resistenza all'invasione linguistica,

sono state le stesse che più fortemente hanno

appoggiato il movimento zapatista, dimostrando come quest'ultimo non sia stato un movimento politico ma soprattutto etnico. All'interno delle comunità si ha una crescita differenziale delle lingue autoctone;

le lingue parlate da etnie con maggior tasso di fecondità e

diffusione vedono una crescita netta nel decennio 1990-2000 : Tzotzil (+2, 57%), Chol (+2, 11%), Zoque (+1, 81%), Tojolabal (+0, 96%), Tzeltal (+0, 77%). Al contrario, le comunità che hanno una popolazione inferiore alle 6000 unità presentano una decrescita nel numero dei parlanti lingue natie: Jacalteco (-7, 19%), Cakchiquel (-7,02%, ), Kanjobal (-5,72%), Quichè (-5, 04%).

18

La lingua (e, come vedremo, il non utilizzo della stessa, il silenzio) è stata la forma di resistenza culturale più importante ma anche altre forme come il teatro religioso e profano, canto, danza, letteratura popolare, musica e nagualismo19.

21


1.5 La Resistenza indigena Gli indigeni sono sempre stati considerati come esseri inferiori da parte del mondo occidentale o comunque occidentalizzato. Secondo Sepúlveda (scrittore spagnolo 1490-1573),

gli Indios non sono

uomini ma “omuncoli”, “servi per natura” (definizione che dette Aristotele) 20. Essi nascono come servi in potenza che diverranno prima o poi schiavi in atto e che proprio “per la loro condizione naturale, sono tenuti all'obbedienza, in

quanto il perfetto deve dominare sull'imperfetto”. Immanuel Kant riassunse in una massima il pensiero dominante degli europei del tempo : “gli indios sono incapaci di generare civiltà”. La concezione di superiorità assoluta degli occidentali che definivano gli indios dei non umani (esclusi addirittura dalla razza umana) ha prodotto nei secoli una strage fisica e culturale. Purtroppo tale visione si è riprodotta nei discendenti dei conquistatori spagnoli, negli investitori stranieri e nei creoli arricchiti. Obiettivo comune a tutte le popolazione assoggettatrici è stato,

oltre

all'eliminazione fisica (effettuata in maniera atroce : rogo, smembramento arto per arto, garrota, impiccagione,

squartamento del corpo tramite trazione di cavalli,

fustigazione),

l'assoggettamento culturale ottenibile dalla

negazione della loro identità. La cancellazione della memoria è avvenuta, tra le altre, dando alle fiamme i fogli di amatl al cui interno erano impresse le opere e le storie,

le profezie degli dei,

le preghiere frutto di tradizioni

millenarie. Ma non sono stati solo i colonizzatori con la loro carica d'odio e di irragionevolezza a degradare gli indigeni. Le aspirazioni tradizionaliste degli aborigeni sono state spesso intese dagli osservatori e studiosi internazionali in termini fondamentalmente reazionari, frutto di mentalità arretrata e statica, sopravvivenze conservatrici dei tempi del pre-capitalismo.

22


I marxisti ortodossi hanno discusso su l'”idiozia” della vita rurale e su come trasformare i nativi e i contadini in buoni proletari; gli economisti del secondo dopoguerra hanno parlato di indigeni solo in termini di “irrazionalità” e hanno dibattuto su come modernizzare le aree rurali e rendere l'agricoltura ultraefficiente. In generale gli intellettuali del primo Mondo (anche quelli di Sinistra) hanno male interpretato la vita e le brame dei popoli autoctoni e dei contadini del Terzo e Quarto Mondo.

21

Uno degli obiettivi primari degli zapatisti e degli indios, nella parte finale del ventesimo secolo, non fu quello di richiedere una modernizzazione agricola per produrre di più e meglio. Anzi, essi furono i propulsori di un'agricoltura biologica, a chilometro zero, dal produttore al consumatore, senza l'utilizzo di sementi geneticamente modificate. La risposta degli indios alle soverchierie occidentali è stata, principalmente, una resistenza culturale attraverso l'affermazione della propria identità e della propria dignità. La parola “dignità” ebbe un ruolo centrale nelle lotte indigene oggetto di questa Tesi (nonostante il fatto che il concetto di dignità sia praticamente assente nella letteratura marxista).

Essa fu il termine più

pronunciato durante i discorsi delle assemblee zapatiste, e fu la linea guida di azioni politiche e sociali come per esempio nel 2008 quando fu organizzato il “Festival della Degna Rabbia”. La dignità indigena come mezzo per superare le ingiustizie, accettare acriticamente lo status quo,

per non

per non accettare il Washington

Consensus come unico modello di sviluppo si è dimostrata, negli anni postGuerra Fredda, come un nuovo paradigma di portata internazionale. Il mondo ha solo da imparare dagli indigeni, di qualunque parte del mondo e il movimento zapatista,

seppur non inizialmente,

questo capì e si fece

portavoce, fra gli altri, di questi popoli originari. Ovviamente ci furono anche rivolte armate il cui nemico principale fu l'istituzione delle haciendas. 23


Queste furono fattorie in cui gli indigeni avevano condizioni simili a quelli dei servi della gleba; il salario ricevuto non bastava nemmeno per l'acquisto dei beni alimentari di prima necessità e costringeva i salariati a contrarre debiti destinati ad incrementarsi inesorabilmente. Furono abolite negli anni 50 del 1900. Fra le rivolte da ricordare vi sono quella di Cysteil del Novembre 1761 e la

Guerra di Casta (Yucatan 1847-1901) 22, ma altre centinaia sparse per tutto il territorio, hanno costellato la galassia india nei secoli, tutte conclusesi con stragi e veri e propri massacri. Nella lotta per l’indipendenza messicana assunsero un ruolo determinante i creoli ossia i nati in Messico di puro sangue iberico. Essi, discendenti dagli antichi colonizzatori, rappresentavano un’oligarchia, che deteneva la totalità delle piantagioni, miniere e attività commerciali. Fino all'indipendenza essi, però, furono esclusi dal potere politico, riservato a i peninsulares, i viceré spagnoli e i funzionari statali inviati da Madrid. Le elites creole furono inoltre limitate nello sviluppo economico a causa del pesante carico fiscale spagnolo e del monopolio commerciale. La maggior parte di tali elites studiò in Europa e si avvicinò alle idee illuministe e liberali. Fu proprio grazie alla loro iniziativa (congiutamente con gli indios) che la Rivoluzione riuscì. La guerra d'indipendenza dalla Corona Spagnola terminò nel 182123 e sfociò nella redazione del Plan de Iguala in cui si affermarono le idee illuministe di uguaglianza fra tutti gli uomini indipendentemente dalla loro razza e origine. Il successo del movimento per l’indipendenza apre però per il Messico una nuova epoca di problemi sociali, politici ed economici. Le masse di indios non videro migliorare le proprie condizioni di vita e continuarono ad essere sfruttate da parte della borghesia creola, padrona delle città e dei grandi latifondi. Il sogno di imitare la Confederazione statunitense si infranse dinanzi agli egoismi e agli interessi locali delle oligarchie creole, che dettero vita ad un 24


grande numero di stati minori, spesso governati da regimi dittatoriali di tipo militare. 24 La condizione indigena, per di più, non fu presa in considerazione tanto che si propose di abolire la parola indios. La Costituzione, così garante dell'uguaglianza, si dimenticò di riconoscere agli indigeni uno status speciale ma doveroso : lo status di abitanti originari che volevano riconosciuta la loro differenza culturale. I liberali e repubblicani messicani si mostrarono disponibili all'inglobamento degli indios all'interno della società dominante che andava costituendosi. Si voleva acculturare e assimilare; non integrare parallelamente. Era ovvio che i presupposti erano supremazia e dominio su una razza inferiore; dominazione spagnola era sparita solo sulla carta.

la

Nei fatti era stata

sostituita da una nuova dominazione questa volta non importata ma figlia del pensiero innestato dai precedenti colonizzatori. Nel 1857 fu redatta una nuova Costituzione che si ispirò a quella statunitense e quindi le popolazioni autoctone non ricevettero alcun riconoscimento ufficiale. Negli USA, infatti si dovette aspettare l' “Indian New Deal” del 1934 per vedere assicurati alcuni diritti ai Nativi americani (fra cui i diritti di proprietà; il ritorno all'auto-governo sulla base tribale; l'amministrazione sulle terre comuni e la creazione di fondazioni economiche per la difesa dei diritti aborigeni).

25

Gli indigeni erano visti come ostacoli da superare nella via per lo sviluppo; o in maniera non-violenta (assimilandoli) oppure sottomettendoli. Primo segnale positivo per gli indigeni (dal tempo dell'Indipendenza, 1821) fu la premura del Presidente Lazaro Cardenas del Rio che creò nel 1937 il

Dipartimento di Educazione Indigena e organizzò nel 1940 il primo Congresso Indigenista Interamericano dal quale derivò l'Istituto Nacional Indigenista (INI) nel 1948 e l' Istituto Indigenista Interamericano (III) nel 1952. Fino ad allora, la discriminazione era stabilita per legge.

25


Ai nativi era proibito camminare nella piazza principale, andare per strada di notte e dovevano scendere dal marciapiede se s’imbattevano in un ladino. I Presidenti che seguirono (soprattutto Valdes, Cortinez, Mateos e Ordaz) intuirono il bacino elettorale rappresentato dagli indigeni e, dichiarar loro guerra,

invece che,

cercarono di coinvolgerli e clientelizzarli (così come

provarono a fare con i lavoratori urbani e i contadini medi). Per far ciò fu creato un Consiglio Nazionale dei Popoli Indigeni il cui scopo era quello di realizzare progetti (sovvenzionati dallo Stato) indirizzati al miglioramento delle condizioni dei nativi stessi.

Il Consiglio,

nonostante

rappresentasse un buon punto di partenza, fu mal sviluppato per tre ragioni; in primis ebbe una struttura tipicamente moderna (formata da consigli di etnie) che non si confaceva alle tradizionali strutture indigene all'interno delle quali il Consiglio degli anziani ha funzione preminente; oltre a ciò i deputati del Consiglio si avvicinarono eccessivamente ai partiti tradizionali e ai potentati ad essi collegati, rappresentati indigeni.

perdendo quella tipicità richiesta a dei

Infine il Consiglio contenne qualunque forma di

dissenso e delegittimò coloro i quali continuarono a lottare tramite altri mezzi per l'affermazione dei propri diritti. La situazione si destabilizzò negli anni Settanta a causa del crollo del prezzo del caffè.

Il prezzo internazionale del caffè iniziò a crollare a spirale

diminuendo del 70% in pochi anni. Due sono gli elementi che contribuirono allo sviluppo di questa crisi : l’eccesso di produzione di carattere strutturale da parte del Brasile e del Vietnam nello sforzo di accrescere la propria quota di mercato e la supremazia delle multinazionali che controllavano la quasi totalità del mercato, imponendo un aumento dei prezzi al consumatore e un illogico abbattimento del prezzo pagato al produttore 26. Altro elemento destabilizzante fu l'offerta di manodopera a bassissimo costo dei profughi di guerra del Guatemala.

Il dittatore Carlos Castillo Armas

instaurò infatti una dittatura efferata che causò trent' anni di guerra civile e durante la quale si stima 200000 civili morirono.

L'esercito e i paramilitari

(sostenuti logisticamente e finanziariamente dalla C. I. A. ) si resero 26


responsabili del 90% delle violazioni di diritti umani, soprattutto nei confronti di lavoratori, studenti e maya. Lo Stato avviò una politica di genocidio contro gruppi etnici,

una pulizia

etnica che portò migliaia di rifugiati maya guatemaltechi nello stato chiapaneco.

27

27


1. 6 Le Lotte identitarie negli anni 90 Importante ricordare come la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta sia stato un periodo drammaticamente negativo per le estrinsecazioni di identità nazionale (soprattutto nell' Ex Yugoslavia e in aree dell'ex Unione Sovietica). Dal punto di vista dell'affermazione del diritto all'autodeterminazione entro spazi geograficamente stabiliti le situazioni dell'Europa centrale e dell'America hanno somiglianze. I Bosniaci, i Serbi, i Croati, gli Azeri, i Georgiani ecc ecc. asserirono il diritto alla propria terra, lingua e cultura, proprio come i gruppi indigeni d'America . Ma a livello dei rapporti sociali di quelle culture,

lingue e rapporto con la

terra- sembra ci siano differenze fondamentali. I desideri e gli scopi dei contendenti dell'Europa centrale sembrarono essere inscindibili dalle strutture di comando sociale attraverso la subordinazione al lavoro ereditate dal concetto dell'accumulazione capitalistica.

I governanti

post-comunisti trasformarono le differenze etniche e tradizionali in antagonismo,

odio e violenza e non mostrarono intenzione di attivare un

progetto sociale risolutore. Gli indipendentisti delle repubbliche ex-sovietiche continuarono a seguire il paradigma dell'accumulazione dissennata di risorse, beni e mercato. In loro non c'era una critica al sistema socio-economico,

ma solo una volontà di

esserne gli unici beneficiari diretti (metaforicamente essi vollero una fetta più grande della torta che gli è stata mostrata dal potere politico e dai media). Antiteticamente,

i popoli indiani delle Americhe (non solo quelli messicani

quindi) asseverarono la loro identità, unicità culturale, autonomia linguistica e politica sulla base di un'ampia critica delle forme di cultura occidentale e di organizzazione capitalista imposte loro attraverso la conquista, il colonialismo e il genocidio; il contrasto maggiore che essi delinearono è quello delle relazioni sociali fra individui e tra comunità umana e il resto della natura). 28


La valorizzazione del capitale ha sempre significato la svalorizzazione e la distruzione dei modi di vita non capitalistici. Le lotte dei nativi americani si indirizzarono sì contro la repressione bestiale perpetuata dalla polizia, dall'esercito e dalle guardie private, contro il furto delle loro terre e risorse, contro lo sfruttamento, contro l'irriverenza di cui sono stati oggetto nel corso dei secoli ma furono anche rivolte alla necessità di elaborare i propri modi di essere nello spazio e nel tempo. Utilizzando la metafora precedente, essi non guerreggiarono per un pezzo più grande della grande torta fatta di soldi;

ma anzi vollero una reale

autonomia e diversione dal sistema sociale occidentale; era una ricerca di una autonomia positiva per poter auto-valorizzarsi I loro principi e pratiche sul rapporto indigeno\natura sono stati fondamentali ispirazioni alla base di molte teorie new-age ed ecologiste. Al centro del conflitto in Chiapas oggi c'è la terra proprio come ai tempi del rivoluzionario messicano Emiliano Zapata. Ed ecco perchè l'esproprio delle terre indigene e contadine (che sta accelerando l'espulsione dalle campagne verso città già orribilmente sovraffollate e inquinate) è il motivo per cui i rappresentanti indigeni (e l'EZLN) hanno etichettato le politiche neo-liberiste governative come

“sentenze di morte” (perchè molte persone sono morte assassinate o di fame e anche perchè interi modus vivendi sono scomparsi). Le vaste estinzioni provocate dalle furia del capitalismo hanno riguardato non solo le specie animali e vegetali, ma anche migliaia di culture umane. La rivolta del Chiapas va oltre i fondamenti stessi dello Stato Messicano, in nome di una indianizzazione che non coincide più con la “mexicanidad”; non è ispirata al nazionalismo indipendentistico ma presenta forti tratti di lotta antiimperialistica con proiezioni continentali.

29


1. 7 Il Congresso Indigeno di San Cristobal de Las Casas Per commemorare i cinquecento anni dalla nascita di Bartolomé de Las Casas,un vescovo cattolico spagnolo impegnato nella difesa dei nativi americanifu organizzato il Congresso Indigeno che si tenne il 13 ottobre 1974 e vide la partecipazione di circa millequattrocento persone rappresentanti di 250000 indigeni di 327 comunità. Il Congresso fu organizzato dal vescovo Samuel Ruiz Garcia28 che ebbe un ruolo fondamentale nella mediazione fra gli zapatisti e il Governo Federale. Per la prima volta, rappresentanti dei popoli originari di tutto il Chiapas si ritrovarono a dibattere nelle quattro lingue maggioritarie in Chiapas (Chol, Tzeltal, Tzotil, Tojolabal) relativamente a terra, commercio, salute, educazione, divisioni interne e alcolismo (vera e propria piaga fra gli indigeni). Ne conseguì una comunanza di intenti; i delegati convennero nell'affermare che le problematiche erano comuni alle varie comunità e che insieme avrebbero dovuto ricercare una soluzione. Per quanto riguardava le problematiche economiche essi proposero di organizzare dei mercati paralleli a quelli convenzionali;

mercati non

dipendenti dalla svalutazione\valutazione di una merce a livello internazionale e non dipendenti dalle speculazioni degli intermediari e grande enfasi fu posta sull'insegnamento.

Una scuola basata sull'uso della lingua spagnola e

sull'insegnamento di storia e letteratura esclusivamente “bianca” era aliena alla loro identità. Il Congresso rappresentò un fondamentale spartiacque dal quale nacque un movimento rivendicativo che, frazionatosi poi in più gruppi diversi, alcuni dei quali tuttora esistenti,

fu il primo a rispondere posititivamente allo sparuto

gruppo di guerriglieri che nel 1984,

pose le basi dell'Esercito Zapatista di

Liberazione Nazionale. L'anno seguente, nel 1975, nacque la “Union de Ejiod-Quiptic ta Lecubtsel” all'interno della quale si catalizzarono due organizzazioni apparentemente agli antipodi fra di loro.

30


Da un lato i cattolici della diocesi del vescovo di San Cristobal (Samuel Ruiz) invisa dal Magistero della Chiesa Cattolica a causa del suo spiccato impegno sociale in difesa degli indigeni. Infatti, a seguito del Consiglio episcopale

latino-americano (CELAM) tenutosi a Medellin (Colombia) nel 1968 la suddetta diocesi patrocinò la Teologia della Liberazione che evidenzia i valori di emancipazione sociale e politica contenuti nel messaggio cristiano. Samuel Ruiz fu uno dei primi a sposare la tesi e l'azione del movimento altermondialista la cui bandiera era la contestazione del neo-liberismo e la promozione della giustizia sociale fondata sulla partecipazione democratica dei movimenti popolari.

29

Dall'altro lato, il secondo attore interessato alle dinamiche indigeniste che si stavano sviluppando in maniera sui generis in Chiapas era il Gruppo Maoista

Linea Proletaria che ivi arrivò su invito proprio del vescovo Ruiz La cooperazione cattolico-marxista fu talmente tanto prolifica che rinsaldò le organizzazioni contadine che si ritrovarono concretamente dietro ai principi derivanti da questa inedita collaborazione i cui punti cardine erano : -Liberazione economica, politica, sociale e ideologica; -Eliminazione dello sfruttamento e delle ingiustizie; -Accesso gratuito all'educazione e alla salute per tutti; -Povertà come peccato originale e non come situazione da accettare passivamente; -Necessità di garantire giustizia alle vittime; -Lotta di classe; -Centralità della democrazia per governare le masse; -Solidarietà e creatività alla base dell'attività umana, in contrapposizione alla mentalità capitalistica. L'impegno attivo dei membri della diocesi in questioni sociali attirò le critiche perfino del Vaticano e del Papa, oltre che delle diocesi circostanti.

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1.Le critiche furono talmente forti che la Quiptic perse la capacità attrattiva e aggregativa e si dissolse. Ne derivarono due distinte associazioni : la “Associacion Rural de Interes

Colectivo” (A. R. I. C.) e l' “ Alianza Campesina Independiente Emiliano Zapata” (A. C. I. E. Z.) 30che insieme organizzarono, nel Marzo 1992, la “Marcia Xi' Nich”. Tale marcia,

alla quale parteciparono settecento indigeni,

partì da

Palenque31 verso Città del Messico (mille chilometri circa) e fu una protesta contro la corruzione, la repressione politica e i tagli economici a danno della popolazione autoctona. Il 12 Ottobre 1992,

anniversario del cinquecentesimo anno della scoperta

dell'America, quindicimila indigeni occuparono simbolicamente San Cristobal de Las Casas, oramai divenuta la capitale del ribellismo indigeno.

32

“Imposero anche il loro calendario : in alto i giorni di riposo e benessere, in basso i giorni di disperazione e morte. E celebrano ogni 12 ottobre come "il giorno della scoperta dell'America", quando in realtà è la data dell'inizio della guerra più lunga della storia dell'umanità, una guerra che dura ormai da cinquecento anni e che ha come obiettivo la conquista dei nostri territori e lo sterminio del nostro sangue. ”33

I due eventi attirarono l'attenzione di tutti i nativi messicani che iniziarono a comprendere il valore intrinseco delle proteste non-violente per l'affermazione identitaria.

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1 Comunicato Stampa del Sub-Comandante Marcos, 28 Maggio 1994, in http : //www. bibliotecas. tv/chiapas/may94/28may94. html 2 Encuesta Nacional de Ocupación y Empleo, 2012, in http : //www3. inegi. org. mx/sistemas/temas/default. aspx?s=est&c=17484 3 Enciclopedia de Los Municipios y Delegaciones de México Estado de Chiapas, Mexico : INAFED Instituto para el Federalismo y el Desarrollo Municipal/ SEGOB Secretaría de Gobernación, 2010. 4 Schuster Monica, The Effects of Adult Women Education – Impact Evaluation of a Program in Chiapas, Grin Verlag, Monaco, 2009. 5 Pisani Francis, Le Mexique à l'heure de tous les dangers, Le Monde Diplomatique, Parigi, Maggio 1994, in http : //www. monde-diplomatique. fr/1994/05/PISANI/7291 6 Beyhaut Gustavo, America Centrale e meridionale, Feltrinelli, Milano, 1968. 7 La Rivoluzione Messicana fu il movimento armato iniziato nel 1910 per porre fine alla dittatura del Generale Porfirio Díaz e terminato ufficialmente con la promulgazione di una nuova costituzione nel 1917; anche se gli scontri armati proseguirono fino alla fine degli anni Venti. Il movimento ebbe un grande impatto sui circoli di operai, agricoltori e anarchici di tutto il mondo, infatti la Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani del 1917 fu la prima Costituzione al mondo a riconoscere le garanzie sociali e i diritti ai lavoratori uniti. Oggi si stima che durante il periodo della rivoluzione siano morte più di 900. 000 persone, tra civili e militari. 8 L'Usumacinta è un fiume dell'America centrale che scorre tra Messico e Guatemala; ha una lunghezza totale di 560 km e sfocia nella baia di Campeche, è il fiume messicano con la maggior portata. 9 Burbach R. , RossetP. , Chiapas and the crisis of Mexican agriculture : Food First Policy Brief, Policy Brief n. 1, Oakland, 1994. 10 Orme William A. , Understanding NAFTA : Mexico, Free Trade, and the New North America , University of Texas Press, Texas, 1996, p. 111-128. 11 Ammetto Alessandro, Siamo ancora qui. Storia indigena del Chiapas e dell'Esercito zapatista di Liberazione Nazionale, RedStarPress, Unaltrastoria, Roma, 2014. 12 Faux Jeff, NAFTA, Twenty Years After : a disaster, Huffington Post, New York, 01\01\2014. 13 Constitución Política de los Estados Unidos Mexicanos de 1917, Congresso Costituente, 31 Gennaio 1917, in http: //www. diputados. gob. mx/LeyesBiblio/ref/cpeum/CPEUM_orig_05feb1917. pdf 14 Schmidt Ronald, Gruben William : Ejido reform and the NAFTA, Research Department, Federal Reserve Bank of San Francisco, San Francisco, 1992. 15 Hamnett, Brian R. , Concise History of Mexico, Cambridge University Press, Port Chester, New York City, 1999. 16 Centro de documentacion sobre el Zapatismo, Mappa del Chiapas, in http : //www. cedoz. org/site/content. php?cat=20&idioma=5 17 Hidalgo, Margarita G, Contributions to the Sociology of Language : Mexican Indigenous Languages at the Dawn of the Twenty-First Century, no. 91, Mouton de Gruyter, Berlin, 2006. 18 Instituto Nacional de Estadística, Geografía e Informática, La Población Hablante de Lengua Indígena de Chiapas, Aguascalientes, 2004, in http : //www. inegi. gob. mx/prod_serv/contenidos/espanol/bvinegi/productos/censos/poblacion/poblacion_indigena/PerL i_Chis. pdf 19 Dall'azteco nagual, l'animale associato all'uomo. Credenza, diffusa fra alcune popolazioni dell'America Centrale, secondo la quale il destino di un uomo è legato a quello di un animale : tale legame è ritenuto così stretto da giungere quasi all'identificazione tra uomo e animale. 20 Aristotele, Politica, Libro III : Cittadino, Costituzioni, Monarchia. 21 Cleaver Harry, L'insurrezione nel Chiapas e le prospettive della lotta di classe nel nuovo, in Riff-Raf, Attraverso la produzione sociale, Austin (Texas), Marzo 2004, in http : //www. tmcrew. org/chiapas/hcleaver. htm 22 Preciado Silvas, La guerra de Castas en Yucatan, ERA, Città del Messico, 1985. 23 Il Paraguay diventò indipendente nel 1813, l’Argentina nel 1816, il Cile nel 1818, la Colombia nel 1819, il Perù nel 1821, l’Ecuador nel 1822, il Venezuela nel 1823, la Bolivia nel 1825. I resti dell’impero coloniale spagnolo furono poi travolti dall’insurrezione di Cuba e dalla breve guerra ispano-americana nel 1898. Cuba ottenne l’indipendenza, mentre Portorico fu ceduto agli Stati Uniti.


24 Archer Christon I. , The Wars of Independence in Spanish America, Willmington, SR Books,

2000, p 126-134. 25 Encyclopaedia Britannica, Indian Reorganization Act, 1934. 26 Circella Gianni, Rossi Raffaele, Petrosillo Vittorio, Tirinato Annalisa, Lo scambio ineguale : il mercato del caffè, Università degli Studi di Milano Bicocca, Facoltà di Economia, Milano, 2003 in http : //dipeco. economia. unimib. it/persone/stanca/polec/tesine03/tirinato. pdf 27 Comisión para el Esclarecimiento Histórico Verdad y Justicia en Guatemala, 1994, in http : //web. archive. org/web/20090915221440/http : //www. unifr. ch/ddp1/derechopenal/articulos/a_20080527_12. pdf 28 Samuel Ruiz García (1924–2011) è stato un vescovo cattolico messicano. Nel 1959 venne ordinatoVescovo di San Cristóbal de las Casas, nello stato del Chiapas. Questa diocesi si caratterizza per la sua estrema povertà e per la maggioranza indigena della popolazione. Ruiz instaurò un innovativo sistema di aiuti della diocesi nei confronti della popolazione indigena. Fu mediatore durante il conflitto in Chiapas tra l'EZLN e il Governo Centrale. Nel1996 ricevette il Premio Pacem in terris e nel 2000 venne insignito dal Premio Simón Bolívar dell'UNESCO per il suo speciale impegno che ha contribuito alla pace al rispetto della dignità delle minoranze. 29 Gutiérrez Gustavo, Teologia della liberazione, Prospettive, Queriniana, Brescia, 1992. 30 Lynn Stephen, Zapata Lives! : Histories and Cultural Politics in Southern Mexico, University of California Press, Oakland, 2002, p. 108-124. 31 Palenque è un sito archeologico Maya situato nello stato messicano del Chiapas. 32 Kovic Christine, The Struggle for Liberation and Reconciliation in Chiapas, Mexico : Las Abejas and the Path of Nonviolent Resistance, Latin American Perspectives, Vol. 30, No. 3, 2003, p. 62. 33 Comunicato Sub-Comandante Marcos, 1992, in http : //revolucionyhumanismo. blogspot. it/2009/03/anima-rebelde. html


Capitolo 2: Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale 2.1 La filosofia materialista ed esperimento etnico-sociale Il 17 Novembre 1983 sei guerriglieri (cinque uomini e una donna; tre meticci e tre indigeni) si ritirarono sulle montagne del Chiapas (nella selva Lacandona) dove iniziarono un lungo training polito-militare. La scelta della selva Lacandona (6000 kmq, unica foresta tropicale del Messico che si estende dall'altopiano chiapaneco al Petèn guatemalteco) non era frutto della casualità; essa rappresentava il cuore della civiltà Maya disintegrata fisicamente e culturalmente dalla modernità. Nel 1500 vi arrivarono i missionari che dettero avvio alla deportazione dei

lacandoni1; nel 1586 gli spagnoli distrussero la loro capitale e infine l'assalto neo-colonialistico del XX secolo ridusse a poche centinaia gli abitanti originari. A partire dagli anni cinquanta del 1900 vari decreti governativi di concessione dei diritti di sfruttamento ( di caucciù, petrolio, legname) incentivarono la deforestazione a beneficio delle multinazionali straniere e dei meticci. 2 I cinque guerriglieri sopra citati erano i sopravvissuti alla “Guerra Sporca” della Brigata Bianca che così definì nel 2008 Gustavo Castillo García nel quotidiano La Jornada.

“La Brigata Speciale, come ufficialmente fu chiamata la Brigata Bianca, riunì nel giugno del 1976 un gruppo di 240 elementi, fra poliziotti della capitale e dello Stato del Messico, militari e personale della Direzione Federale di Sicurezza (DFS), così come della Polizia Giudiziaria Federale, per indagare e localizzare attraverso tutti i media i membri della cosiddetta Lega Comunista 23 Settembre. L’ordine era di bloccare le attività della lega e arrestare i guerriglieri che agivano nella valle del Messico, rivelano documenti ottenuti dalla Procura Generale della Repubblica (PGR), che sono il punto di partenza delle indagini che ancora vengono fatte intorno ai fatti avvenuti durante la cosiddetta guerra sporca”. 3

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I primi anni furono dedicati all'apprendimento delle tecniche di sopravvivenza (pesca, caccia, raccolta di bacche selvatiche); all'allenamento fisico; all'orientamento nella foresta; alla topografia; alla realizzazione di una fitta rete di sentieri fra le montagne della Selva. In seguito l'attenzione dei guerriglieri si spostò sulla formazione militare, studiando le tecniche militari di Villa, Zapata, dei vari eserciti insurrezionali sudamericani, dell'esercito statunitense. Dopo questi primi anni di isolazionismo, nel 1985 i resistenti si fusero con le comunità contadine e indigene e insegnarono loro molte delle tattiche di difesa, apprendendo in cambio le tradizioni di lotte secolari indigene e dando vita all'embrione dell'allora chiamato Fuerzas de Liberacion Nacional. Si venne a instaurare un rapporto di mutuo aiuto e cooperazione. Ma soprattutto gli zapatisti iniziarono la prima (di una lunga serie) metamorfosi. Essi iniziarono a dissociarsi dall'ideologia marxista-leninista (dottrina che era stata per loro basilare nei precedenti anni di lotta) perchÊ capirono che gli indigeni non erano categorizzabili come i lavoratori salariati, i sotto-proletari urbani, gli studenti, gli intellettuali. Essi non rispondevano a delle dinamiche di sfruttamento della forza lavoro e di aspirazione verso l'uguaglianza (nell'accezione europea del termine). Gli indigeni chiapanechi non corrispondevano a nessuna delle categorie di sfruttati che Marx e i suoi seguaci avevano trovato nella società . I guerriglieri rimasero disorientati e scelsero di invertire l'ordine : non sarebbero stati loro ad educare le masse alla rivoluzione ma sarebbe stata la massa (degli indigeni) ad educare loro con elementi umanitari, morali ed etici (pressochÊ assenti nella dottrina marxista).

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Così lo stesso Marcos descrisse l'incontro\scontro fra le due componenti :

“Il contatto con le comunità indie, anziché convertire i rivoluzionari alla logica dell'organizzazione politico-militare, produsse uno shock culturale il cui esito fu un rovesciamento delle gerarchie : i membri dell'antica avanguardia si misero al servizio della dinamica dell'insurrezione india”. 4 Questo è un passaggio fondamentale per capire la particolarità inconfondibile di quello che fu un esercito rivoluzionario indigeno. Fu proprio questa particolarità a renderlo impermeabile a tutti i fallimenti incontro ai quali andarono tutti gli altri movimenti di avanguardia rivoluzionaria sudamericani che, dopo anni di lotte, sono oggi pressoché estinti. Il modello politico-militare si piegò quindi alla democrazia diretta. La struttura di cui di dotò l'EZLN fu “un organigramma nato dai fatti, a partire dal momento

in cui i fondatori si sono arresi alla logica delle comunità indigene”5. Al suo interno, contrariamente alle altre organizazzioni rivoluzionarie e ai partiti politici dell'America Latina, al vertice si situarono le comunità che in assemblea nominarono i loro comandanti.

“La saldatura fra componente classista e componente etnica (india e meticcia) fa della richiesta del riconoscimento dei diritti all'autonomia comunalistica il perno di denuncia della democrazia dimezzata di uno Stato e di un partito di governo saldati alla clientela politica urbana”6

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2. 2 Profonde trasformazioni (1985-1993) Durante gli anni compresi fra il 1985 (primo contatto fra guerriglieri e popolazioni) e il 1993 lo sparuto gruppo si ingrandì da poche decine ad alcune migliaia, questo a causa di svariate cause oltre al già citato cambiamento del paradigma concettuale (da marxista-giacobino a indigenista). Altro fattore fu il crollo del prezzo del caffè come si può notare nel grafico sottostante :

Media annua della variabilità del prezzo del caffè nel mercato internazionale

Terzo aspetto fu la Riforma del Presidente Salinas dell'articolo 27 della Costituzione che privatizzò gli ejidos. Ulteriore movente fu la diffusione di epidemie mortali nella Selva dovute agli effetti dei bombardamenti chimici in Guatemala7.

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Le incursioni aeree supportate dalla CIA sulle popolazioni guatemalteche ebbero ripercussioni anche nel vicino Chiapas dove una pandemia di scabbia (infezione contagiosa della pelle), carbonchio (o antrace), botulismo (porta alla paralisi respiratoria), peste, tularemia, vaiolo e febbre emorragica virale portarono al decesso migliaia di contadini e indigeni chiapanechi.

Incremento casi di scabbia dal 1985 8

Oltre a ciò vi fu l'aumento dell'entità della carneficina di indigeni ad opera delle Guardias Blancas9. Le guardie bianche nacquero in Chiapas nel periodo del governatore Samuel León Brindis (1958- 1964), che le ufficializzò nel 1961 attraverso un decreto che permise agli allevatori di bestiame di portare armi e di assumere forze di polizia private. I proprietari terrieri e gli allevatori che negli anni si appoggiarono a queste forze armate private furono coloro che in alcune regioni dello Stato continuarono a godere di una sorta di intoccabilità. Le guardie bianche in molte occasioni collaborano con la sicurezza pubblica per sgomberare le terre occupate dai contadini.

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In modo simile, ma differente, si comportano i pistoleros, guardie personali domiciliari istruite all’uso delle armi e assunte dai proprietari terrieri allo scopo di farsi proteggere. Le stesse guardie controllarono la sicurezza dei terreni e del domicilio del proprietario terriero. Per di più, a contrbuire ad una radicalizzazione della situazione chiapaneca contribuirono i brogli elettorali alle elezioni del 1988 che portarono alla sconfitta del candidato supportato dalle minoranze indigene. I candidati principali alla presidenza erano Carlos Salinas de Gortari del Partito Rivoluzionario Istituzionale e Cardenas a capo di una coalizione formata da quattro forze elettorali di sinistra. Nonostante Cardenas fosse stato dato come sicuro vincitore alle elezioni e nonostante a più di metà dello scrutinio i risultati stessero confermando queste previsioni, improvvisamente la Commissione elettorale bloccò lo spoglio (per presunti problemi tecnici) e, quando tutto tornò alla normalità, Salinas de Gortari fu dichiarato vincitore. I principali partiti di opposizione denunciarono subito la gigantesca frode elettorale che era stata architettata e iniziò una lunga campagna di disobbedienza civile. Gli indigeni, che molte speranze avevano attribuito al candidato delle Sinistre, si trovarono nuovamente sfiduciati dall'ennesima vittoria del PRI. Infine il risvolto economico dell'autoritarismo presidenziale si riversò in un accentuato liberismo con annessa diserzione dello Stato dai compiti economici e sociali. Massicce privatizzazioni di imprese statali (con processo di concentrazione) con l'obiettivo di contenere il deficit pubblico portarono alla contrazione dell'espansione economica come visibile dalla seguente tabella:

40


PIL medio pro-capite in Messico, 1975-2005(Dati New Zealand Treasury) 10

Gli effetti sociali furono imponenti: crescente espulsione di manodopera, dilatazione della disoccupazione (20% e 400000 posti di lavoro in meno; chiusura di 30000 imprese) e della sotto-occupazione (+38, 5%), perdita di competitività per imprese e comparti produttivi nazionali. Grazie al grandioso contenimento del deficit pubblico il Messico si meritò il “Rescue Plan” creato dal Segretario al Tesoro statunitense Nicholas Brady che così venne trionfalmente descritto dai critici della finanza della rivista

“Fortune” : “Mexico will be the first up because it needs $4 billion quickly and because it is looked upon favorably by the world's bankers. The new government of President Carlos Salinas de Gortari is highly competent in economic matters, Mexico has done much to free up its economy and considerably more than the U. S. to cut its deficits, and investors find the country promising. Mexico would likely get the fast $4 billion it needs to cover the difference between interest due and its current account earnings under any

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circumstances. But the Brady plan gives it room to ask for much more. Salinas would like to halve his country's $65 billion in commercial bank loans. He certainly won't get that soon, but Mexico might be able to swap or buy back its loans at, say, a 35% discount or negotiate a reduction in interest rates that would have an equivalent effect”11 In realtà il salvataggio economico coincise col peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari; nella sola capitale si contarono un milione di decessi (nei soli sei anni dal 1984 al 1990) a causa della denutrizione. In base alle stime della Commissione Economica per l'America Latina (C. E. P. A. L.) 12 in quegli anni il 60% dell' intera popolazione messicana soffrì di denutrizione cronica; la popolazione si trovò drasticamente impoverita e impossibilitata a permettersi i beni di prima necessità. Nel 1986 vennero tagliati i sussidi per l'acquisto di pane, latte in polvere e fagioli (dieta base delle classi più povere).

Il prezzo delle focacce di mais balzò in un giorno (lo stesso giorno in cui fu negoziato il prestito di 12 miliardi di dollari) da 45 a 80 pesos al chilo e in un semestre anche i prezzi degli altri prodotti alimentari di base aumentarono del 100%. ” L'Istituto Nazionale dei Consumatori rilevò come il 70% dei messicani a basso reddito aveva smesso di mangiare riso, uova, frutta, verdura e latte (carne e pesce non vennero nemmeno prese in considerazione) 13. In una situazione così disastrata l'intervento statale si riversò sull'agricoltura d'esportazione concentrata negli Stati Settentrionali. Un esiguo numero di potentati latifondisti beneficò dunque di uno sgravio di imposte e della riduzione del costo dell'acqua (che i piccoli contadini pagavano in media il triplo). Bizzarramente, in un contesto di miserabilità e malnutrizione, il Messico ottenne il primato di fornitore di derrate alimentari agli USA con conseguente 42


immiserimento ed espulsione dei contadini e degli indigeni rifluiti nelle schiere del sotto-proletariato urbano. Quest'insieme di motivi portarono all'esasperazione le comunità indigene che si convinsero ad aderire al neonato esercito zapatista ben sapendo quello al quale andavano incontro. In questo come in altri casi della storia, l'individuo\comunità sfruttata non ha molte scelte; o morire di malattia\fame\violenza oppure combattere. L'EZLN divenne quindi enorme e si guadagnò la fiducia della maggior parte dei villaggi; si vennero a creare delle strettissime collaborazioni clandestine. L'esercito costruì ambulatori (famoso il centro sanitario della regione di Ibarra, per il quale fu necessario lo sforzo congiunto di 12000 combattenti), campi sportivi, parchi giochi per bambini, centri di aggregazione, laboratori di sartoria (per tessere le uniformi), laboratori di falegnameria (per le armi). Oltre a ciò i soldati si impegnarono nella coltivazioni di campi agricoli e realizzarono dei veri e propri programmi di alfabetizzazione. Furono formati decine di professori e furono costruite scuole; l'obiettivo era quello di rendere la popolazione istruita. Abitanti dotti avrebbero potuto conoscere la vera storia del Messico, la letteratura e l'arte e gli idiomi indigeni, oltre che capire le motivazioni politiche alla lotta. In cambio di tutto ciò l'Esercito ottenne una maggiore adesione ai suoi principi e il mantenimento dello stato di clandestinità. Quello che si venne a costituire (dopo un'incubazione di 10 anni circa) fu un movimento guerrigliero estraneo alle organizzazioni politiche contadine il cui Comitato Direttivo era composto dai rappresentanti delle principali etnie (tzotzil, tzeltal, chol, tojolabal, mam e

zoque). Al suo interno vi erano, però, intellettuali non indios (per esempio lo stesso Sub-Comandante Marcos), militanti di ex gruppi armati degli anni Settanta (Linea di Massa, Politica Popolare) e quadri dell'O. C. E. Z. ( Organizacion

Campesina Emiliano Zapata). 43


2. 3 Il termine “zapatista” «!Libertad, Justicia y Ley!»14 Il neonato esercito intitolò il suo nome al rivoluzionario messicano Emiliano

Zapata. Emiliano Zapata Salazar (8 agosto 1879 - 10 aprile 1919) fu un protagonista della Rivoluzione Messicana nonchè principale leader della rivoluzione contadina nello stato di Morelos15 e fondatore del Movimento Agrario chiamato Zapatismo. Zapata era (ed è) una figura iconica in Messico, utilizzato come simbolo nazionalista, libertario, indigenista, anticapitalista, insurrezionale da molteplici movimenti popolari precedenti all'EZLN stesso. Emiliano Zapata coordinò i contadini del Messico meridionale durante la Rivoluzione Messicana (il suo slogan era “Tierra y Libertad!”) allo scopo di una più equa redistribuzione delle terre. Quando infatti Porfirio Diaz16 salì al potere nel 1876, il sistema agricolo chiapaneco era essenzialmente feudale con estese haciendas nei terreni più fertili e le comunità relegate ai margini. I contadini erano quindi costretti a lavorare come fornitori di manodopera semi-servile stagionale. Diaz avviò delle riforme della terra che però portarono a un progressivo accrescimento dell'estensione delle haciendas. Zapata divenne un leader già nel 1909 quando fu eletto alla guida del

Comitato di Difesa dal Consiglio degli Anziani di Anenecuilco. Nel 1910 il ranchero Zapata, forte dei documenti legali di proprietà comunitaria del XVII secolo, organizzò una campagna di semina al di fuori delle regolamentazioni degli haciendados. Questo fu il primo atto di una rivolta che si collegò, storicamente e analogicamente, alla sollevazione di Josè Marìa Morelos (1810-1815). 17

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Infine, constatata l'assenza di risposte da parte dei governanti locali (tendenziosi sostenitori dei proprietari agricoli), istituì un esercito armato di resistenza popolare nel Morelos. L'insurrezione si estese agli stati di Guerrero, Campeche, Tlaxcala, Michoacan e Puebla coinvolgendo il mondo rurale su rivendicazioni che andarono ben oltre la prospettiva democratico-borghese di Madero. Nell'ottobre del 1911, Zapata lanciò il Piano di Ayala i cui punti principali erano : -Rifiuto della Presidenza di Madero18 e necessità di nuove libere elezioni (soltanto il 18% della popolazione messicana aveva partecipato alla consultazione elettorale che aveva eletto Madero); -Prospettiva anti-monopolistica e anti-porfirista; -Pascual Orozco come legittimo leader della Rivoluzione; -Redistribuzione di terreni e proprietà agli appartenenti alla Comunità tramite la restituzione, senza riscatto, degli ejidos espropriati assieme con un esproprio di un terzo delle haciendas, -Conferma della natura agraria della rivoluzione. I peones zapatisti non rivendicarono nostalgicamente un ritorno al periodo pre-rivoluzionario e si opposero a qualunque tentativo di una neorestaurazione. Un agrarismo quindi che si manifestò come espressione di una rivolta contadina contro il neo-conservatorismo e il modernismo liberistico. La guerra zapatista fu una guerra di guerriglia, con attentati alle postazioni militari e successiva ritirata. Dopo tre anni, nel 1914, le truppe contadine del sud zapatiste (alleatesi con le truppe contadine del Nord capeggiate da Pancho Villa19) entrarono trionfanti a Città del Messico sollevando il simbolo della Vergine di Guadelupe20. Zapata sarebbe quindi potuto diventare Presidente ma rifiutò.

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I convenzionalisti allora non si misero d'accordo nella designazione di un nuovo presidente da contrapporre a Carranza, fu evidente la debolezza politica del movimento rivoluzionario, a dispetto del suo radicamento sociale. Sia Villa che Zapata erano capi tipicamente regionalisti; regionale era la loro base di consenso – il Chiuhuahua per il primo, il Morelos per il secondo – e regionalistica la loro mentalità. Né Villa né Zapata ebbero mai una visione realmente nazionale dei problemi. 21 La rivoluzione contadina entrò quindi in una fase di declino, con l'eccezione della Comune di Morelos. Quest'ultima fu un'esperienza di democrazia diretta: gli zapatisti redistribuirono le terre e promulgarono leggi a protezione dei nullatenientes contro i grandi latifondisti. 22 L'esperienza radicalizzò l'odio politico verso Zapata; prima Carranza e poi Obregon utilizzarono ampiamente l’esercito contro di lui, ma non riuscirono a indebolirlo. Per eliminare Zapata dovettero ricorrere all’inganno : il rivoluzionario messicano cadde infatti in un’imboscata il 10 Aprile 1919. 23

"Mejor morir de pie que vivir toda una vida arrodillado"24 Come per ogni rivoluzionario carismatico, la morte violenta per mano dei propri nemici rafforzò il mito di Zapata che fu nominato eroe nazionale. Un rivoluzionario “puro”, uno di quelli che non si macchiò di atrocità, che non combattè per la fama o per la sete di potere, ma per dare al proprio popolo

“Terra e libertà”. Combattente intransigente per la causa degli oppressi, avverso ad ogni compromesso, incarnazione di nobili ideali di rinnovamento sociale e di riscatto dei dannati della terra. Alla pari di Martì25, Sandino26, Guevara, la sua vicenda mostra che sotto il profilo ideale i grandi rivoluzionari, benché vinti militarmente possono permanere e addirittura crescere come vincitori nell'immaginario e nella coscienza delle masse popolari.

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Proprio a lui si ispirò l'EZLN che nel 1994 (ottanta anni più tardi) constatò la somiglianza della situazione economico-sociale che portò Zapata a sollevarsi e che portò in seguito l'EZLN a fare lo stesso.

“Nella piccola piazza di Cuaùtlà grezzamente scolpito e colorato da un artista locale, Zapata siede sul suo famoso cavallo Relampago, la destra poggiata sulla spalla di un peone col capo sollevato a guardarlo in viso. Ma non è qui che egli vive. Zapata vive nel cuore e nella fantasia di tutti gli indios messicani e di tutti gli uomini di cultura degni di questo nome. E non potete recarvi in alcun luogo di quello che un tempo era il paese di Zapata senza sentirvi dire dai più anziani : “Certo signore, io ero uno zapatista. In quei giorni, signore, persino le pietre erano zapatiste. ”27

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2.4 Il Capodanno 1994, la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona “Perché la ribellione, amici e nemici, quando è individuale è bella. Ma quando è collettiva ed organizzata è terribile e meravigliosa. La prima è materia di biografie, la seconda fa la storia. ”28 La loro esistenza rimase in sordina fino al giorno di Capodanno del 1994, quando fecero la loro spettacolare comparsa a livello nazionale e internazionale sotto il nome di Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Non scelsero un giorno casuale per uscire allo scoperto ma si palesarono il giorno in cui sarebbe entrato in vigore il terribile NAFTA. Così, mentre il Messico con la “M” maiuscola, il Messico abbiente e facoltoso stava ancora riprendendosi dall'ubriachezza, alle ore 01 : 30 gruppi di indios armati (si scoprì poi che erano armi di legno) e col volto coperto assaltarono i municipi di molteplici località : Huixtàn, Oxchuc, Ocosingo, Altamirano, Las

Margaritas, Chanal e, ovviamente, San Cristobal de la Casas, nella mappa: Localizzazione dei sette municipi occupati dall'EZLN il Primo Gennaio 1994

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Nell'editoriale de El despertador mexicano, gli zapatisti spiegarono i motivi dell'insurrezione armata :

“Da cento anni chiediamo e crediamo nelle promesse che non sono mai state rispettate, ci hanno sempre detto di essere pazienti e di saper sperare in tempi migliori. Ci hanno raccomandato la prudenza, ci hanno promesso che il futuro sarebbe stato diverso. E già abbiamo visto che non è così, tutto prosegue uguale o peggio di ciò che hanno vissuto i nostri nonni e i nostri genitori. Il nostro popolo continua a morire di fame e di malattie curabili, sommerso nell'ignoranza, nell'alfabetismo, nell'incultura. E abbiamo compreso che, se non lottiamo, i nostri figli continueranno a subire lo stesso. E non è giusto'”30 La notizia ebbe anche immediato eco internazionale, persino il Corriere della

Serra gli dedicò un articolo : “Almeno tremila contadini hanno messo a ferro e fuoco quattro località' del

Chiapas affollate di turisti sfidando il governo neoliberista del Messico I campesinos mettono a ferro e fuoco il Chiapas. Scontri con l' esercito a San Cristobal de la Casas. Ventiquattr'ore di rabbia, di paura e di morte. L' ira degli indigeni è esplosa all' improvviso, dopo tanti anni di rancoroso silenzio e di malcelata apatia. Per un giorno e una notte hanno messo a ferro e fuoco la città' dei "conquistadores", quella tranquilla San Cristobal de las Casas dove i colonialisti spagnoli avevano costruito le loro fiorite magioni e dove oggi passano i più innocui turisti venuti a scoprire le rovine dell' impero maya, e le vicine località' di Las Margaritas, Altamirano e Ocosingo. In quest'ultima, ieri sera, erano ancora in corso scontri di notevole intensità. Sul terreno sono rimasti decine di morti, fra cui almeno 14 nelle file dei guerriglieri. 31” Lo scopo della rivolta è riassunto nella Prima Dichiarazione della Selva Lacandona (atto formale di presentazione e rivendicazione delle etnie aborigene in rivolta) che fu letto dal balcone del palazzo municipale di San Cristobal de Las Casas dal Sub-comandante Marcos. 49


“Nella Prima Dichiarazione si nota il conflitto tra l'impostazione frutto di un'organizzazione di tipo urbano, formata con i criteri delle organizzazioni politico-militari e dei movimenti di liberazione nazionali degli anni Sessanta e l'ingrediente indigeno che contamina e permea il silenzio dell'EZLN (...) L'EZLN si presenta il primo Gennaio, comincia la guerra e scopre che il mondo è tutt'altra cosa da quello che si era immaginato. (... ) La virtù dell'EZLN è, da allora, quella di aver saputo ascoltare. ”32 Di seguito allegato e commentato.

“OGGI DICIAMO BASTA! AL POPOLO DEL MESSICO Noi siamo il prodotto di 500 anni di lotte : prima contro la schiavitù, poi, durante la Guerra d'Indipendenza contro la Spagna capeggiata dai ribelli, poi per evitare di essere assorbiti dall'espansionismo Nord Americano; poi ancora per promulgare la nostra costituzione ed espellere l'Impero Francese dalla nostra terra; poi la dittatura di Porfirio Diaz ci negò la giusta applicazione delle Leggi di Riforma, il popolo si ribellò e emersero i suoi leader come Villa e Zapata, povera gente proprio come noi, ai quali, come noi, è stata negata la più elementare preparazione; così possono usarci come carne da cannone e saccheggiare le risorse della nostra patria e non importa loro che stiamo morendo di fame e di malattie curabili, e non importa loro che non abbiamo nulla, assolutamente nulla, neppure un tetto degno, nÈ terra, nÈ lavoro, nÈ assistenza sanitaria, nÈ cibo, nÈ istruzione, che neppure abbiamo diritto di eleggere liberamente e democraticamente i nostri rappresentanti politici, nè vi è indipendenza dallo straniero, nÈ vi è pace e giustizia per noi e per i nostri figli. Ma oggi noi diciamo BASTA! Noi siamo gli eredi dei veri costruttori della nazione. Noi, gli espropriati, siamo milioni e perciò chiamiamo a raccolta tutti i nostri fratelli perché si uniscano a questa lotta, che è l'unica strada per non morire affamati davanti all'insaziabile ambizione di una dittatura di più di 70 anni, 50


guidata da una cricca di traditori che rappresenta i gruppi più conservatori e venduti. Sono gli stessi che si opposero a Hidalgo e Morelos, sono gli stessi che tradirono Vicente Guerrero, gli stessi che vendettero più metà della nostra terra agli invasori stranieri, gli stessi che importarono un principe europeo per governarci, gli stessi che diedero vita alla dittatura degli scientifici porfiristi, sono gli stessi che si opposero alla Espropriazione del petrolio, che massacrarono i ferrovieri nel 1958 e gli studenti nel 1968, sono gli stessi che oggi ci spogliano di tutto, assolutamente di tutto. Per fermare tutto ciò e come nostra ultima speranza, dopo aver tentato di utilizzare ogni possibile mezzo legale basato sulla nostra Carta Magna, torniamo ancora ad essa, alla nostra Costituzione, per applicare l'articolo 39, che dice : “La Sovranità Nazionale ha la sua origine ed essenza nel popolo. Tutto il potere politico emana dal popolo e si costituisce per il beneficio del popolo. Il popolo ha, in ogni momento, l'inalienabile diritto di cambiare o modificare la forma del suo governo. "Pertanto, nello spirito della nostra Costituzione, emettiamo la seguente Dichiarazione di Guerra all'esercito federale messicano, pilastro di base della dittatura che subiamo, monopolizzata dal partito al potere e guidato dall'esecutivo federale, che oggi ha in Carlos Salinas de Gortari, il suo capo più importante ed illegittimo. Coerentemente a questa Dichiarazione di Guerra, chiediamo agli altri Poteri della Nazione di adoperarsi per ripristinare la legittimità e la stabilità della nazione deponendo il dittatore. Chiediamo anche alle Organizzazioni Internazionali e alla Croce Rossa internazionale di sorvegliare e regolare i combattimenti, che le nostre forze librano, assicurando la protezione alla popolazione civile, perché noi dichiariamo ora e sempre che rispettiamo la Convenzione di Ginevra, avendo fondato l'EZLN come braccio armato della nostra lotta di liberazione. Abbiamo il popolo messicano dalla nostra parte, i nostri combattenti portano alto l'amato tricolore. Le nostre uniformi sono rosse e nere, simbolo del popolo lavoratore nelle sue lotte. La nostra bandiera reca le lettere "EZLN", Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, e sempre la porteremo in 51


battaglia. Anticipatamente rigettiamo ogni tentativo di svilire la giusta causa della nostra lotta mediante l'accusa di essere narcotrafficanti, banditi o altri appellativi che possono essere usati dai nostri nemici. La nostra lotta poggia sul diritto costituzionale e porta la bandiera della giustizia e della uguaglianza. Pertanto, in coerenza con questa Dichiarazione di Guerra, diramiamo alle nostre forze militari dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, i seguenti ordini : Primo. Avanzare verso la capitale del paese, sconfiggendo l'esercito federale messicano, proteggendo durante l'avanzata liberatrice la popolazione civile e permettendo al popolo, nelle aree liberate, di eleggere liberamente e democraticamente le proprie autoritĂ amministrative. Secondo. Rispettare la vita dei prigionieri e consegnare i feriti alla Croce Rossa Internazionale perchĂŠ possano essere curati. Terzo. Procedere a giudizio sommario contro i soldati dell'esercito federale messicano e della polizia politica che sono stati addestrati o pagati dagli stranieri, sia dentro al nostra nazione che all'estero, accusati di essere traditori della patria, e contro tutti coloro che hanno represso o maltrattato la popolazione civile o hanno derubato o attentato ai beni del popolo. Quarto. Arruolare tutti quei messicani che manifestano il desiderio di unirsi alla nostra giusta lotta, compresi quelli che, essendo soldati nemici, si consegnino senza combattere contro le nostre forze, e giurino di obbedire agli ordini del Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Quinto. Chiediamo la resa incondizionata delle caserme nemiche prima di iniziare qualsiasi combattimento, al fine di evitare ogni perdita di vite umane. Sesto. Chiediamo la sospensione del saccheggio delle nostre ricchezze naturali nelle aree controllate dall'EZLN. 52


Popolo del Messico: Noi, uomini e donne, nel pieno delle nostre facoltà ed in libertà, siamo coscienti che la guerra che abbiamo dichiarato è l'ultima nostra risorsa, ma che è una guerra giusta. I dittatori stanno applicando una guerra genocida non dichiarata contro il nostro popolo da molti anni. Pertanto, chiediamo la vostra partecipazione, la vostra decisione di appoggiare questo piano del popolo messicano, che lotta per lavoro, terra, tetto, alimentazione, salute, educazione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e pace. Dichiariamo che non smetteremo di combattere sino a quando i bisogni elementari del nostro popolo non saranno soddisfatti da un governo del nostro paese libero e democratico. UNITEVI ALLE FORZE RIVOLUZIONARIE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE Comando Generale dell'EZLN Selva Lacandona, Chiapas Dicembre 1993”33 Nella prima parte, la più idealistica e romantica, c'è un esplicito riferimento agli indios e alle vessazioni subite per decenni ma la parola “indio”,

“aborigeno” “indigeno” non viene mai pronunciata e questo non per una semplice dimenticanza ma per essere il più inclusivi possibili. L'EZLN si era già trasformato (da un gruppo di insurrezionalisti marxisti ideologizzati) in una forza ponte fra la società messicana e gli indios. Non voleva essere categorizzato come una forza per i diritti indigeni, si sarebbe alienato l'interesse di una grossa fetta di messicani urbanizzati e scolarizzati. L'EZLN si fece portatore dei valori intrinsechi dei messicani, che comunque sia, coincidono con i valori indigeni. L'EZLN si proclamò erede dei fondatori della nazione messicana e il prodotto di cinquencento anni di lotta dei diseredati, insorti contro la dittatura diretta da una banda di traditori che vendettero la patria.

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Nella seconda parte della Dichiarazione emerge la titanica differenza dai classici proclami rivoluzionari latinoamericani del ventesimo secolo poiché la necessità rivoluzionaria trova fondamento legale nella Costituzione Messicana e più precisamente nell'articolo 39 (bussola di una lotta che quindi si fonda sul costituzionalismo) che recita:

La soberanía nacional reside esencial y originariamente en el pueblo. El pueblo tiene en todo tiempo el inalienable derecho de alterar o modificar la forma de su gobierno. ”34 Paradossalmente, l'EZLN stava compiendo un'azione legale perchè richiedeva l'applicazione di una legge costituzionale. Gli zapatisti dichiararono guerra all'esecutivo (corrotto e illegittimo) e si appellarono agli altri due poteri costituzionali (giudiziario e legislativo) per il rispetto dei dettami costituzionali. Ne derivò quindi che l'EZLN non volle appropriarsi dei poteri già esistenti, bensì chiese un cambiamento nella classe politica di governo, giudicata colpevole della storica arretratezza chiapaneca e delle comunità indigene tutte. Così scrive il Sub-comandante Marcos al periodico “El Tiempo” il 2 Febbraio 1994:

“Fummo in molti che, in quella mattina del primo gennaio, ci tagliammo i ponti alle spalle e incominciammo questo pensante andare con un passamontagna che imbavaglia il nostro viso. Fummo molti che ci decidemmo a questo passo senza ritorno, sapendo che nel finale ci attende una morte probabile oppure l'improbabile visione del trionfo. La presa del potere? No, qualcosa appena un po' più difficile : un mondo nuovo. ”35 Riepilogando, l'altra caratteristica particolare dell'EZLN che la differenziò rispetto alle altre ondate insurrezionali latino-americane fu questa : l'obiettivo finale non era la presa del potere né nazionale né tantomeno federale. La storia che seguì dette ragione a queste affermazioni e dimostrò la purezza degli intenti. 54


Ciò che invece accomunò la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona con tutti i barricadieri contemporanei furono la dichiarazione di guerra all'esercito federale (stretto protettore dell'Esecutivo) e l'invito finale all'unione del popolo tutto, nella parte finale della Dichiarazione. L'appello seguita con la sinossi delle richieste zapatiste : -Lavoro; -Terra; -Casa; -Alimentazione; -Salute; -Educazione; -Indipendenza; -Libertà; -Democrazia; -Giustizia; -Pace. Infine vi è una serie di ordini ai reparti dell'EZLN di rispettare, nei combattimenti, le Convenzioni di Ginevra. 36 La Prima Dichiarazione appariva come un documento a metà strada tra un

Cahier de doléance e un formidabile programma mistico/politico per un mondo migliore che gli zapatisti, prima di altri, ritenettero possibile, urgente e indispensabile. Ne “L'Unità” del 3 Gennaio 1994 è presente un'intervista significativa al SubComandante Marcos in cui riassume il contenuto della Prima Dichiarazione di modo che essa sia usufruibile dai media e lettori internazionali intitolata : “Meglio morire combattendo che di dissenteria” :

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“È uno dei pochi a viso coperto e armato con una mitraglietta. L'unico non indio e mentre parla, tira fuori dalla tasca una pipa, se la infila nell'apertura del passamontagna ma non l'accende. Si esprime con la chiarezza dell'intellettuale abituato a comunicare con gente semplice. È sicuramente messicano ma non si riesce a individuare l'accento. Una ragazza, anche lei con un passamontagna nero e gli occhi da giapponese, gli sta accanto per tutta l'intervista... Noi facciamo parte dell'EZLN ed esigiamo la rinuncia del governo federale e la formazione di un nuovo governo di transizione che indica elezioni libere e democratiche per l'agosto del '94. Esigiamo che si risolvano le principali richieste dei campesinos del Chiapas : pane, salute, educazione, autonomia e pace. Gli indios hanno sempre vissuto in guerra perché fino ad oggi la guerra è sempre stata contro di loro mentre ora sarà sia per gli indios che per i bianchi. In tutti i casi avranno l'opportunità di morire combattendo e non di diarrea, come muoiono normalmente gli indios chiapanechi... ”37

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2. 5. 1 I primi giorni di guerra Il Governo Centrale rimase trasecolato dalla fulmineità dell'attacco, dalla conoscenza del terreno, dalla capacità tattica dei guerriglieri, dalla loro effettiva presa di controllo di importanti località dopo solamente due giorni dall'inizio dell'offensiva e la reazione fu, ovviamente, molto violenta tramite l'utilizzo di aviazione e truppe regolari (nove divisioni da mille uomini l'una) che si concentrarono su Tuxla Gutierrez (capitale del Chiapas), Ocosingo e Altamirano. Al giorno 5 Gennaio, secondo fonti vicine all'EZLN, nell'Esercito Federale ci furono 27 vittime, 40 feriti, 180 poliziotti prigionieri e furono liberati circa 230 prigionieri zapatisti. Fra le fila zapatiste ci furono nove morti e venti feriti ma, includendo anche i civili, le vittime salirono a quattrocento. L'esercito regolare formato da all'incirca diecimila uomini faticò a riprendere il controllo, tenuto in scacco da cinquemila guerriglieri che decisero di abbandonare quattro delle sei città per concentrare la guerra su terreni boscosi e impervi. La risposta politica fu la convocazione di un tavolo delle trattative coordinato dal Ministro dello Sviluppo Sociale Carlos Rojas Gutierrez con l'obiettivo di mediare, isolando quindi i guerriglieri (definiti invasori e bandidos). Venne proposto di decuplicare gli investimenti statali per la ricomposizione sociale del Chiapas e si cercò di coinvolgere le autorità religiose. Il 12 gennaio fu lanciato un cessate-il-fuoco da parte del Governo, accettato dall'EZLN. La Chiesa Cattolica elaborò una piattaforma di proposte da sottoporre ai contendenti ma, espressamente, non coinvolse il vescovo di San Cristobal de Las Casas (unico vero intermediario fra i ribelli e il Governo). Il nunzio apostolico Girolamo Prigione, il Vaticano, i notabili locali (influenti all'interno della Chiesa) premettero per una condanna tout-court della rivolta. Samuel Ruiz venne accusato di essere ispiratore religioso della rivolta, di avere 57


commesso “errori dottrinali”, di avere avvalorato “opzioni estremiste a favore

dei poveri”38. In particolare Ruiz venne attaccato perché sarebbe stato al corrente di ciò che si preparava e di non avere denunciato la cosa39. La sua risposta, esemplare, fu questa :

“Sarebbe grave se un padre non conoscesse i pensieri dei propri figli” . E ancora : “Un vescovo è un padre, non un delatore”40.

“La pregunta que Dios nos hará al final de nuestra existencia será : ¿De qué lado estuvimos? ¿A quién defendimos? ¿Por quién optamos? Preguntas que nadie, ni los poderosos, podrán eludir al final de su vida. ” (La domanda che Dio ci farà alla fine della nostra esistenza sarà : Da quale parte siamo stati? Chi abbiamo difeso? Quali abbiamo scelto? Domande che nessuno, neppure i potenti, potranno eludere alla fine della propria vita) 41

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2. 5. 2 Mensaje del Presidente Carlos Salinas Le prime dichiarazioni ufficiali governative furono fatte solo due giorni dopo lo scoppio della rivolta da parte di funzionari di secondo piano, dando la netta impressione che il Governo volesse ignorare la vicenda. Lo stesso Ministero degli Interni trattò la rivolta con superficialità incaricando un sottosegretario di redigere un'analisi dei fatti accaduti. Solamente il 6 Gennaio il presidente Carlos Salinas De Gortari diffuse il suo primo messaggio alla nazione. Negò che si trattasse di un'insurrezione indigena ed offrì il “perdono” a chi avesse deposto le armi. 42 “Compatriotas :

Una región del estado de Chiapas ha sido afectada por la violencia. En ese entrañable estado de la República, el atraso y la pobreza vienen de muchas décadas. En los últimos cinco años se ha trabajado intensamente y se han invertido grandes recursos para revertir esta condición. Esto fue posible por la presencia de una rica y diversa gama de organizaciones sociales que han mantenido un diálogo permanente con el gobierno; y el diálogo ha sido fructífero. Sin embargo, una organización diferente emergió en el estado de Chiapas : profesionales de la violencia, nacionales y un grupo extranjero, ajenos a los esfuerzos de la sociedad chiapaneca, asestaron un doloroso golpe a una zona de ese estado y al corazón de todos los mexicanos. Por eso se ha señalado con razón, que deben distinguirse claramente dos situaciones : la agresión armada de un grupo violento, de otra muy diferente que deriva de la situación de pobreza y carencias en esa región. 43”

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Il Presidente si dimostrò quindi consapevole della situazione di povertà e marginalizzazione in cui versava il Chiapas ma sottolineò gli sforzi del suo Governo per invertire questa situazione e per assicurare progresso e sicurezza alle comunità chiapaneche. Per opposto i componenti dell'EZLN furono definiti “professionisti della

violenza” e “gruppi di stranieri destabilizzatori”. Terminava quindi con un appello :

“Para aquellos en condiciones de pobreza que han participado por engaño, presiones o aun por desesperación, que depongan su conducta violenta e ilegal, buscaremos un trato digno y, aun, consideraremos el perdón. ”

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2. 5. 3 ¿De que nos van a perdonar? Fu la parola “perdono”, quasi concessa in un impeto di estrema umanità da parte del Presidente che scatenò la reazione zapatista perfettamente riassumibile in un capolavoro di retorica politica intitolato “Di cosa ci vogliono

perdonare”?44 Reputo interessante la lettura integrale di questo comunicato, grazie al quale poi analizzerò il rapporto con i Mass Media e l'utilizzo del linguaggio da parte degli zapatisti. “¿De qué tenemos que pedir perdón? ¿De qué nos van a perdonar? ¿De no

morirnos de hambre? ¿De no callarnos en nuestra miseria? ¿De no haber aceptado humildemente la gigantesca carga histórica de desprecio y abandono? ¿De habernos levantado en armas cuando encontramos todos los otros caminos cerrados? ¿De no habernos atenido al Código Penal de Chiapas, el más absurdo y represivo del que se tenga memoria? ¿De haber demostrado al resto del país y al mundo entero que la dignidad humana vive aún y está en sus habitantes más empobrecidos? ¿De habernos preparado bien y a conciencia antes de iniciar? ¿De haber llevado fusiles al combate, en lugar de arcos y flechas? ¿De haber aprendido a pelear antes de hacerlo? ¿De ser mexicanos todos? ¿De ser mayoritariamente indígenas? ¿De llamar al pueblo mexicano todo a luchar de todas las formas posibles, por lo que les pertenece? ¿De luchar por libertad, democracia y justicia? ¿De no seguir los patrones de las guerrillas anteriores? ¿De no rendirnos? ¿De no vendernos? ¿De no traicionarnos? ¿Quién tiene que pedir perdón y quién puede otorgarlo? ¿Los que, durante años y años, se sentaron ante una mesa llena y se saciaron mientras con nosotros se sentaba la muerte, tan cotidiana, tan nuestra que acabamos por dejar de tenerle miedo? ¿Los que nos llenaron las bolsas y el alma de declaraciones y promesas? ¿Los muertos, nuestros muertos, tan mortalmente muertos de muerte "natural", es decir, de sarampión, tosferina, dengue, cólera, tifoidea, mononucleosis, tétanos, pulmonía, paludismo y 61


otras lindezas gastrointestinales y pulmonares? ¿Nuestros muertos, tan mayoritariamente muertos, tan democráticamente muertos de pena porque nadie hacía nada, porque todos los muertos, nuestros muertos, se iban así nomás, sin que nadie llevara la cuenta, sin que nadie dijera, por fin, el "¡YA BASTA!", que devolviera a esas muertes su sentido, sin que nadie pidiera a los muertos de siempre, nuestros muertos, que regresaran a morir otra vez pero ahora para vivir? ¿Los que nos negaron el derecho y don de nuestras gentes de gobernar y gobernarnos? ¿Los que negaron el respeto a nuestra costumbre, a nuestro color, a nuestra lengua? ¿Los que nos tratan como extranjeros en nuestra propia tierra y nos piden papeles y obediencia a una ley cuya existencia y justeza ignoramos? ¿Los que nos torturaron, apresaron, asesinaron y desaparecieron por el grave "delito"de querer un pedazo de tierra, no un pedazo grande, no un pedazo chico, sólo un pedazo al que se le pudiera sacar algo para completar el estómago? ¿Quién tiene que pedir perdón y quién puede otorgarlo? ¿El presidente de la república? ¿Los secretarios de estado? ¿Los senadores? ¿Los diputados? ¿Los gobernadores? ¿Los presidentes municipales? ¿Los policías? ¿El ejército federal? ¿Los grandes señores de la banca, la industria, el comercio y la tierra? ¿Los partidos políticos? ¿Los intelectuales? ¿Galio y Nexos? ¿Los medios de comunicación? ¿Los estudiantes? ¿Los maestros? ¿Los colonos? ¿Los obreros? ¿Los campesinos? ¿Los indígenas? ¿Los muertos de muerte inútil? ¿Quién tiene que pedir perdón y quién puede otorgarlo?”

62


2. 6 I mass-media e l'EZLN Nel 1970 Hans Magnus Enzensberger, in un celebre saggio pubblicato dalla “New Left Review” intitolato “Constituents of a Theory of the Media” invitò la Sinistra a superare il pregiudizio verso i media audiovisivi utilizzando la televisione per diffondere un messaggio emancipatorio, senza restare ancorati a quella che definiva “la cultura della carta stampata”. 45 Come noto a tutti, l'EZLN ruppe questa concezione e sin da subito iniziò a vincere il conflitto mediatico con il Governo Messicano. L’analisi zapatista sul neo-liberismo prese immediatamente la conduzione di dibattiti analoghi sul thatcherismo in Inghilterra o sul trattato di Maastricht in Europa, o sui piani di aggiustamento imposti dall’FMI in Africa e Asia. Gli zapatisti, non si prefissero come nemico il Governo Messicano (sarebbe risultato un concetto troppo lontano e astratto per le masse popolari del pianeta) bensì individuò il nemico nel neo-liberismo, nel libero mercato, nella globalizzazione neo-liberale, nel fondamentalismo mercatista. Milioni di innovatori e rivoluzionari sparsi per il mondo, orfani di una vera Sinistra post-Muro di Berlino, trovarono nel caso zapatista una sorta di modello politico per battaglie locali. Milioni di loro iniziarono ad aggiornarsi quotidianamente su ogni minima evoluzione della situazione del Chiapas e ciò mise in evidenza l’opportunità nuova offerta da Internet (che si proponeva come mezzo di comunicazione di massa in grado di far circolare informazione alternativa a quella dominante).

63


Utilizzatori di Internet dal 1995 al 2008 da Marsan Carolyn Duffy, The Evolution of the Internet, Network World, 12 Febbraio 2009, in Internet World Statshttp: //images. pcworld. com/news/graphics/159471-net04. jpg

Il grafico mostra l'incrementale aumento degli internauti a partire dal 1995 in poi, accentuazione che ha intensificato la diffusione delle notizie inerenti la rivolta zapatista. Dopo la caduta del Muro e la crisi sovietica, il World Wide Web divenne infatti la culla di un nuovo sistema di comunicazione planetario. Il linguaggio informatico iniziò a sovrapporsi a quello politico. Internet non era solo un ambiguo scambio di piani lessicali ma suggerì un procedimento più complesso, un bisogno di esplorare un nuovo modo di agire collettivo oltre il conosciuto dell'istituzionalizzazione politico-partitica. Il nesso politica-Internet procedette in parallelo alla crisi dell'identità della Sinistra, estranea ai modelli partitocratici e al loro funzionamento : esso si alimentò nella costruzione di un diverso circuito sociale e con inedite forme della comunicazione. Inafferrabile nella sua immaterialità, si definì come sperimentazione continua. Le varie correnti della galassia di Sinistra (ecologismo, pacifismo, femminismo.. etc) trovarono nella Rete una nuova e impeccabile forma comunicativa. 64


Grazie alla Rete, una sommossa popolare di un angolo sperduto del Messico si diffuse capillarmente in tutto il mondo informando di quello che nessuno avrebbe potuto sapere. Internet, oltre a comunicare il non- comunicabile (fino ad allora), socializzò le lotte dei migranti, dei precari, degli universi marginali. 46 In Messico il primo utilizzo sociale del Web si sviluppò attorno al dibattito sul NAFTA grazie a una ventina di ONG, fra cui la Mexican Free Trade Action

Network, che crearono il retroterra tecnologico per la futura capillare diffusione delle notizie zapatiste. Sembra strano e poco credibile che popoli poco alfabetizzati che vivevano in povertà estrema e senza energia elettrica abbiano potuto utilizzare tecnologie informatiche ma dobbiamo tenere conto di due aspetti. 47 Il primo è che molti indigeni erano andati a vivere nelle città e là si erano aggiornati e avevano appreso le rudimentali tecniche informatiche (poi riportate nei villaggi); inoltre i messaggi e i comunicati dell'EZLN venivano trasmessi di mano in mano fino a giungere ai terminali della Rete dove operatori di ONG (messicane e straniere) si occupavano della divulgazione. I destinatari primari erano newsgroup come PeaceNet

e UseNet, reti

femministe e indigeniste, organizzazioni di diritti umani. Al loro interno si divisero il lavoro in sezioni (trascrizione, scansione, traduzione, inoltro dei documenti) con la finalità comune di creare un circuito di contro-informazione. Fra le istituzioni ufficiali più attive è giusto ricordare l'Università di Austin (Texas), 48all'interno della quale il Professore Harry Cleaver (docente di economia) creò, con i suoi studenti, una guida web sullo zapatismo. Da allora fu uno sviluppo continuo di tecniche di cosiddetta “disobbedienza

civile elettronica” (sabotaggio di siti bersaglio) che culminò con il blocco di cinque siti simbolo del neo-liberismo messicano : Bolsa Mexicana de Valores,

Grupo Financiero bital, Grupo Financiero Bancomer, Banco de Mexico, Banamex. 49

65


Quella messa in atto dagli zapatisti (e soprattutto dai loro simpatizzanti occidentali computer-muniti) fu una vera e propria netwar. 50 Accanto a questo output di informazioni dal centro (il Chiapas) alla periferia (il resto del mondo), ci fu un grandissimo afflusso di giornalisti, fotografi e cameraman che mostrarono il Messico reale, quello che nessun occidentale aveva mai avuto nemmeno la possibilità di vedere. La solidarietà nazionale si mobilitò con il movimento ribelle; quindici fra le più importanti organizzazioni civili (fra le quali “Asamblaea de Barrios”, “Frente

del Pueblo”, “Union de Quartos de Azotea”) dettero vita alla “Coordinadora de Organismos Civiles por la Paz” (C. O. N. P. A. Z. ) 51 che si adoperò sin dal principio per la cessazione delle operazioni militari dell'esercito governativo. A livello internazionale il fervore filo-zapatista fu diffuso : a Manhattan il

“Centro statunitense dei diritti costituzionali” (C. C. R. =Center for Constitutional Rights) denunciò le esecuzioni e i bombardamenti contro gli indigeni; a Ottawa la Rete di Azione del Canada; a Londra Amnesty

International; a Washington Il Centro di Washington per la Pace; in Spagna il partito Izquierda Unida. Questi sono solo alcuni esempi di organizzazioni civili e partiti che, pochi giorni dopo lo scoppio della repressione anti-EZLN, si mobilitarono attivamente tramite veglie, manifestazioni, denunce pubbliche, articoli in ogni parte del mondo. La contro-offensiva governativa si sviluppò secondo una linea : la censura. 1) L'esercito Federale sparò su veicoli del quotidiano La Jornada, El

Financiero e France Presse; 2) Per alcuni anni, i maggiori motori di ricerca del mondo alla voce “Chiapas” dettero come unici risultati quelli relativi al turismo, meteo e articoli che dileggiavano l'EZLN; 3) I giornali e le televisioni nazionali, solidamente in mano ai gruppi economici e politici dominanti, e anche alcuni media internazionali vicini (a partire dalla CNN), dettero una lettura molto sommaria degli eventi liquidando il conflitto 66


come una guerriglia marxista fuori del tempo e descrivendo quegli indigeni pauperrimi come terroristi. Le trasmissioni televisive, in particolare, esorcizzarono la guerriglia, appiattendosi definitivamente su posizioni filo-governative. L'intento principale era di sottoscrivere sotto il profilo geo-politico il “Caso

Chiapas” a pochi mesi dalle elezioni presidenziali (nel Novembre 1994 si sarebbero svolte le elezioni che avrebbero decretato il successore di Salinas). A più livelli la tendenza governativa era quella di strumentalizzare la rivolta chiapaneca, vista come un'estensione della rivolta già presente in Guatemala (e coordinata dalla Unitad Revolucionaria Guatemalteca); il Presidente Salinas combinò una piano d'azione repressivo col Presidente Guatemalteco Leon Carpio. Uno dei maggiori studiosi di socio-antropologia, il Dottor Jacob, negò il radicamento dell'EZLN nel tessuto sociale messicano associandolo piuttosto ai disegni destabilizzanti del terrorismo internazionale. Lo scrittore Octavio Paz52 su La Jornada (08 Gennaio 1994) asserì che l'EZLN era un epigono negativo delle ideologie rivoluzionarie del ventesimo secolo, riassumendo in se stesso derivazioni maoiste e senderiste combinate alla teologia della liberazione. Voce autorevole in controtendenza fu quella di Rodolfo Stavenhagen 53che individuò nell'estrema miseria e progressiva marginalizzazione agraria la causa principale della rivolta. A differenza di tutti gli altri commentatori egli non prese nemmeno in considerazione l'eventuale coinvolgimento di gruppi terroristici internazionali in Chiapas. Anche Luis Hernandez Navarro 54, parlando di un'insurrezione annunciata, si allineò su queste teorie che ammettevano il profondo radicamento sociale della guerriglia nella Selva Lacandona (luogo colpevolmente occultato per anni dalle forze di sicurezza nazionali). 55 La giornalista Marta Duran de Huerta dedusse che la protesta non era una contestazione ideologica, l'EZLN non era un partito politico e non aspirava ad esserlo, non voleva seggi in parlamento, incarichi governativi o amministrativi ma aspirava solo a fare in modo che il governo prendesse finalmente in considerazione le esigenze dei cittadini indios messicani. 67


2. 7 I negoziati di Pace Come base per poter avviare i negoziati di pace L'EZLN pose alcune condizioni sine quibus non: -ritiro truppe federali e cessazione dei bombardamenti; -riconoscimento dell'EZLN come forza belligerante; -formazione di una Commissione Nazionale di Intermediazione. La pressione dell'opinione pubblica iniziò a divenire insostenibile per il Governo. Non solo le associazioni e i movimenti sociali ma anche i singoli individui furono sensibilizzati a tal punto che il 12 Gennaio (solo dodici giorni dopo il “levantamiento”) si svolse una delle più imponenti manifestazioni della storia del Messico recente (centomila persone manifestarono nel celeberrimo Zocalo56 di Città del Messico) a favore del dialogo e contro la guerra in Chiapas. Poche ore prima dello svolgimento della manifestazione, il Presidente Salinas de Gortari decretò il cessate il fuoco unilaterale e nominò Manuel Camacho Sòlis57 Commissario per la Pace e la Riconciliazione in Chiapas. La nomina di Sòlis scatenò le lotte interne al partito di maggioranza (PRI) perché quest'ultimo era il successore in pectore del Presidente Salinas de Gortari ma il PRI aveva già scelto Colosio Murrieta come candidato ufficiale. Nella storia politica messicana (almeno quella post-rivoluzionario) era consuetudine (nell'ambito di un sistema presidenziale autoritario) che il Presidente scegliesse (tramite un procedimento che prevedeva l'indicazione con il dito indice durante il Congresso del partito, con il processo chiamato

indicazo) il suo successore alla guida dello Stato. In questo caso, però, Carlos Salinas, non scelse un tecnocrate-liberale (assolutamente necessario visto il NAFTA entrante) ma un suo caro amico affinché perpetuasse il suo potere (scelta che si svolse nel Novembre del 1993).

68


Solis partecipò quindi come rappresentante governativo ai primi negoziati di pace, noti come i “Dialoghi della Cattedrale”, che si svolsero dal 21 febbraio al 2 marzo 1994 presso la Cattedrale di San Cristobal de las Casas. Gli interlocutori furono una delegazione di quattordici zapatisti, rappresentanti del C. C. R. I. (Comitè Clandestino Revolucionario Indigena), capeggiata dal Sub-Comandante Marcos,

mentre il ruolo di mediatore fra le parti fu

ricoperto dal vescovo di San Cristòbal, Samuel Ruiz Garcìa.

Fu il primo vero

incontro fra una comunità indigena e la classe politica nazionale. I rappresentanti governativi pretesero di risolvere in fretta la problematica e arginarono la portata del movimento zapatista confinandola in una comune lotta indigena chiapaneca. Gli zapatisti negarono questa tesi,

volendo insistere sul carattere nazionale

della loro rivolta. Il riconoscimento dei diritti indigeni non doveva essere il punto di arrivo dei negoziati come era intesa dai rappresentanti del Governo.

ma il

punto di partenza per un cambiamento radicale dell'intera società messicana in termini di uguaglianza e rispetto delle leggi. La discussione si basò su sette punti : Il primo punto furono i problemi elettorali. L'EZLN chiese le dimissioni degli eletti tramite procedimenti elettorali fraudolenti, a partire dallo stesso Presidente della Repubblica. Per il Governo questa richiesta era irricevibile. La riforma elettorale proposta dagli zapatisti prevedeva la totale indipendenza di organizzazione delle elezioni in tutto il territorio nazionale tramite la partecipazione attiva dei cittadini indipendenti,

extra-partitici.

Il Governo

affermò la sua volontà di negoziare proponendo una riforma elettorale a livello nazionale e una nuova legge elettorale in Chiapas che prevedeva una nuova divisione delle circoscrizioni per includere la rappresentanza indigena. Il secondo punto fu rappresentato dalla questione politico-militare. L'EZLN chiese la scarcerazione di tutti i prigionieri politici ingiustamente arrestati in Chiapas e nel resto del Paese;

divieto di accesso dell'esercito regolare e

della polizia nei distretti indigeni; abrogazione del Codice Penale del Chiapas. 69


Il Governo di dimostrò disposto all'approvazione di una legge di amnistia e di revisione dei processi penali dei contadini arrestati durante le rivolte agricole e si mostrò favorevole alla legalizzazione dell'EZLN come forza politica. Il terzo punto riguardava la Riforma Agraria.

L'EZLN chiese l'annullamento

delle alterazioni costituzionali inerenti l'articolo 27 59 affinché si potesse procedere alla redistribuzione dei grandi latifundos, dei mezzi di produzione, delle sovvenzioni e dell'assistenza tecnica. Il Governo rispose che non avrebbe annullato le riforme all'articolo 27 ma avrebbe destinato una considerazione particolare al caso chiapaneco allo scopo di dotare gli indigeni di terre e attrezzature atte allo sfruttamento delle stesse;

avrebbe fatto ciò con la

costituzione di un fondo per le terre sfruttabili. Il quarto punto delineò il Problema Indigeno. L'EZLN sollecitò una revisione del NAFTA;

il Governo rispose che avrebbe sviluppato politiche mirate alla

protezione della comunità da eventuali effetti negativi dell'accordo internazionale (promessa molto vaga). Il quinto punto era relativo all'autonomia.

Gli zapatisti postularono la necessità

di concedere autonomia nelle regioni indigene, rispetto dei valori culturali dei gruppi;

autogestione delle comunità,

rispetto e riconoscimento delle lingue

indigene a livello ufficiale e insegnamento delle stesse obbligatorio; amministrazione della giustizia in accordo con i principi tradizionali indigeni. Da queste richieste nacque un dibattito sulla creazione di una rappresentanza indigena in Parlamento e\o sulla costituzione di una speciale circoscrizione elettorale indigena.

Anche su questi temi i rappresentanti governativi furono

molto vaghi e promisero la promulgazione di leggi atte alla protezione e rispetto dei diritti delle comunità indigene. Il penultimo punto si riferiva alle misure d'ordine sociale. miglioramento dei trasporti,

L'EZLN pretese un

elettrificazione delle località lontane dai centri

urbani, programmi di alimentazione (costruzione di mulini per il mais, cucine, mense), creazione di laboratori di formazione all'artigianato e incremento dei servizi sanitari. 70


Settimo e ultimo punto fu relativo alle garanzie di mantenimento dell'accordo. Queste garanzie vennero fortemente richieste a causa della poderosa lotta interna al PRI. L'interlocutore dei dialoghi della Cattedrale, infatti, nonostante fosse il delfino dell'allora presidente de Gortari,

era in una posizione di

minoranza all'interno del partito. Il negoziato rappresentò un fatto assolutamente nuovo nel modo di fare politica del Governo messicano.

Mai prima di allora una delegazione del Governo

nazionale aveva dedicato tempo e forze ad un incontro con dei ribelli, per di più provenienti dallo stato più povero. Il Governo propose un accordo contenente trentaquattro impegni e l'EZLN decise di sottoporlo alle comunità indigene. Il regime promise dei cambiamenti che non avrebbe mai potuto portare a termine ma, al contempo, mostrò un segnale di apertura. Ma un fatto gravissimo, l'assassinio di un candidato alla Presidenza, Colosio Murrieta, portò all’interruzione dei negoziati. Come già precedentemente accennato, la scelta del Presidente Carlos Salinas aveva fortemente scontentato il vecchio apparato burocratico, trovatosi di colpo senza più poteri e influenze all'interno del partito. È quindi ipotizzabile che l'omicidio si Stato, Messico,

purtroppo non una novità in

fosse stato commissionato dai dirigenti corporativi tecnocrati del

salinismo più estremo. Questo assassinio mostrò il grado di decomposizione del regime messicano, immerso negli affari,

logorato dalla corruzione politica ed ed economica,

lacerato dagli interessi contrapposti delle correnti interne agli apparati di Stato e del partito di maggioranza assoluta, al cui interno vi erano i cartelli della droga. Lo stato di abiezione era tale che poco dopo lo stesso Segretario generale del PRI,

Ruiz-Massieu,

ex cognato del Presidente,

fu barbaramente ucciso.

Le accuse si focalizzarono su Carlos Salinas e soprattutto sul fratello Raul Salinas60.

Essi erano vicini al cartello del porto petrolifero di Tampico, alleato

71


molto vicino a quello di Medellin in Colombia . Per quanto riguarda la droga è necessario precisare che dal 1990 quasi il 75% della cocaina proveniente dall'America del Sud, soprattutto Colombia e Brasile, transitò dal Messico. Inoltre le piante di papavero degli Stati di Sinaloa,

Sonora, Tamaulipas e

Chiauaua venivano usate per produrre eroina da esportare in USA.

Facile

immaginare la quantità di denaro che ruotava attorno al mercato delle sostanze stupefacenti e la penetrazione che i cartelli della droga avevano ai livelli più alti dello Stato e delle forze di polizia.

Rotte del narcotraffico in Messico

Di fronte ad una situazione così perversa gli zapatisti dichiararono lo stato di allerta generale (in attesa delle elezioni) e ritirarono la proposta di collaborazione con quelli che si erano dimostrati veri e propri assassini e narcotrafficanti (10 Giugno 1994) .

61

Contemporaneamente, però, si pronunciarono

per il proseguimento del dialogo e il prolungamento della tregua. Il successore di Colosio Murrieta,

Zedillo,

incolpò del fallimento della

mediazione Governo-EZLN il defunto Camacho Sòlis . A capo della delegazione fu quindi posto il Presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani,

Jorge Madrazo Cuèllar molto vicino al nuovo

72


candidato Zedillo che divenne quindi ombudsman ufficiale. Gli zapatisti, dal canto loro, dovettero anch'essi cambiare strategia. Essendosi formati e sviluppati nella Selva e all'interno delle comunità indigene non erano ben consapevoli del fenomeno cosiddetto “cardenista”62 e della nascita e sviluppo della società civile messicana. menzionato nella Prima Dichiarazione, teoricamente,

Soggetto politico non

tuttavia fu il primo ad appoggiare,

le posizioni zapatiste e diventò ben presto l'interlocutore

principale. Un aspetto qualificante dello zapatismo da ora in avanti fu l'instaurazione di un dialogo diretto,

ricco di implicazioni teoriche e pratiche con la Società Civile

nazionale e internazionale con l'esclusione risoluta dei partiti politici istituzionali dal suo orizzonte. A partire dai primi anni Novanta il movimento zapatista contribuì in maniera determinante, congiuntamente con altri fattori esterni, ad avviare un processo di ri-politicizzazione della Società Civile bi-direzionale (facendola uscire dal concetto hegeliano secondo il quale “la società civile è borghese”) che portò ad una crescente conflittualità tra questo attore composito e la Società Politica che si identifica col sistema partitico istituzionale. Come scrisse il sociologo e fondatore dell'Universidad de la Tierra di Oaxaca , Gustavo Esteva : “Negli ultimi 20 anni la gente ha abbandonato la tradizione accademica e

politica che il termine società civile aveva assunto negli ultimi 2 secoli ed ha ridefinito il suo senso e impiego. ” Oggi l'attore non convenzionale denominato “Società Civile” esprime un'azione autonoma della gente a partire dalla base sociale che si contrappone al capitale a ai suoi amministratori statali.

63

73


2.8 La Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona,

la

Convenzione Nazionale Indigena e le Elezioni Presidenziali

Il 10 Giugno 1994 (sei mesi e dieci giorni dopo l'inizio del levantamiento), l'EZLN rese nota la Seconda Dichiarazione64 all'interno della quale fu ribadito il prolungamento uni-laterale del cessate-il-fuoco e,

soprattutto,

ci fu la

convocazione di una Convenzione Nazionale Democratica (CND) che avrebbe avuto luogo dal 5 al 9 Agosto (nel pieno della campagna elettorale per le elezioni presidenziali messicane, previste per il 21 Agosto) nel primo centro di incontro politico e culturale creato dagli zapatisti nel villaggio di Guadalupe Teyac, denominato “Aguascalientes”65. La Convenzione costituì il tentativo di rompere l'accerchiamento e l'embargo virtuale imposti dall'esercito regolare senza però violare il cessate-il-fuoco.

Lo

scopo della CND era di organizzare la Società Civile; da essa sarebbero dovute emergere le proposte per il nuovo governo di transizione e una nuova Costituzione Alla Convenzione parteciparono più di cinquemila persone (fra partecipanti e osservatori, in quello che fu definito un vero e proprio “ Zapatour” nella giungla) ; tra cui delegati statali e dei partiti (non ufficialmente incaricati) e rappresentanti di associazioni di contadini,

operai,

insegnanti,

artisti,

operatori sanitari,

studenti, gay e lesbiche, sindacati indipendenti, ONG, intellettuali a titolo personale. La Società Civile, quindi, reagì con grande entusiasmo a quello che era un vasto agglomerato di soggetti collettivi e singoli individui bramosi di fiancheggiare gli zapatisti con tutti i mezzi che non fossero le armi.

66

La Convenzione si articolò in due tappe distinte : la prima il 5, 6 e 7 Agosto si tenne a San Cristobal de Las Casas e fu divisa in cinque tavole rotonde inerenti Sistema Politico, Elezioni e Progetti di Nazione.

74


Le decisioni furono prese a maggioranza e tutte si orientarono verso la costituzione di una nuova democrazia (i partecipanti erano ottimisti che il partitoStato sarebbe collassato alle elezioni che si sarebbero svolte venti giorni dopo) . La seconda sessione, simile ad un'Assemblea Generale, si svolse, come già scritto, a Guadalupe Tepeyac e iniziò l'otto Agosto, anniversario della nascita di Zapata.

Il successo popolare fu esplosivo; migliaia di messicani aspettarono

lungo le strade la sfilata della carovana zapatista, che sfilò a volto coperto. Ma, al di là delle molteplici proposte (dalla trasparenza delle elezioni alla riforma elettorale, dai diritti di autonomia alla formazione di un'Assemblea Costituente), non fu previsto nulla di concreto per realizzarle. La Convenzione fu solo un'embrione oppure, secondo i più pessimisti, fu un evento episodico che cadde nei malintesi fra estrema sinistra e il P.

R.

D.

(Partito della Rivoluzione Democratica) ; nella debolezza di una costellazione di forze e individui non coordinati e organizzati che spaziava dai cristiani militanti fino agli estremisti marxisti, nella volontà di fare tutto e subito. Doveroso però aggiungere che la C. nella storia dell'America Latina;

N.

D.

rappresentò una novità assoluta

mai un movimento armato aveva cercato

l'alleanza con la Società Civile ammettendo di non essere detentore (nemmeno parziale) della verità assoluta. La C.

N.

D.

fu la prima azione politica su vasta scala (ne seguirono altre di

cui parlerò) con la quale l'EZLN riuscì finalmente a misurare la sua capacità di mobilitazione. Poco dopo la fine della CND si svolsero le elezioni che, nonostante tutto quello che era accaduto, decretarono una (sobria) vittoria del PRI, pur dimostrando che i tempi del partito-quasi unico erano finiti.

Le elezioni riguardarono i

cinquecento seggi della Camera dei Deputati e 96 dei 128 seggi del Senato. Le previsioni annunciarono una debacle del PRI (che rischiò di perdere un numero consistente di voti) che si concretizzò con la perdita, per la prima volta, della maggioranza assoluta alla Camera.

75


Il PRI ottenne il 48, 58% (17.

150.

000 voti) ; il PAN (Partito di Azione

Nazionale, destra tradizionale) ottenne il 24, 98% (9. 100. 000 voti), il PRD (Partito della Rivoluzione Democratica) il 16, 12% (6.

000.

000 voti), il PT

(Partito dei Lavoratori, nessun rapporto con quello brasiliano) il 2, 58%. Ernesto Zedillo67 (PRI) fu quindi nominato nuovo Presidente del Messico;

il

candidato leader dell'opposizione Cuauhtémoc Cárdenas Solórzano (PRD) si accontentò di un terzo posto (alle spalle del candidato del partito PAN) . La vittoria di Zedillo, un esperto nell'elaborazione di modelli anti-inflazionistici, ma privo dell'astuzia politica di Salinas,

si fondò sul ripristino delle alleanze

politiche che Salinas aveva perso nei sei anni precedenti. La sua vittoria si basò sull'apparente ricostruzione della vecchia guardia dell'apparato di partito tramite la rinascita di un corporativismo simile a quello dei partiti del socialismo reale, adattatosi adesso al neoliberismo.

76


Elezioni Camera dei Deputati 1994

Il 1994 fu per il Messico un anno di crisi e instabilità ; l'insurrezione zapatista gli omicidi di Colosio e Ruiz Massieu e le elezioni, ebbero un effetto negativo sulla stabilità economica del paese (soprattutto per quanto riguarda le riserve estere) dato che, in ogni circostanza, gli investitori ritirarono i loro capitali, riducendo il surplus.

La riduzione delle riserve estere messicane fu dovuta anche alla

decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse negli Usa, avvenimento che fece defluire grandi quantità di denaro dal Messico verso gli USA . Il primo problema che il neo-Presidente Zedillo (insediatosi ufficialmente il primo Dicembre 1994) si trovò ad affrontare fu quindi una grave crisi di liquidità e una quota di debito estero costituita da “tesobonos” che era cresciuta in pochi mesi dal 3% al 40% . 77


Gli zapatisti furono ritenuti colpevoli della grave crisi finanziaria in cui stava versando il paese ma questo non servì a diminuire il costante flusso di capitali che uscivano dal paese. Le riserve estere messicane si ridussero a soli sei miliardi di dollari e il Governo, tramite il suo Ministro al Tesoro Serra, fu costretto a congelare salari e prezzi per due mesi e a lasciar fluttuare liberamente il peso (valuta locale) che perse il 20% del suo valore nominale (il cambio peso\dollaro precipitò a 5, 35\1) . Gli effetti sulla popolazione furono devastanti;

i prezzi aumentarono

vertiginosamente e la classe media si trovò in una situazione di grave crisi economica che la portò inesorabilmente,

nell'arco di un solo anno,

all'indigenza. Infatti, nel corso dei primi mesi del 1995 il peso perse il 50% del suo valore e il PIL ebbe una contrazione del 6%. I tassi di interesse, nel mese di Marzo 1995, sfiorarono l'80%; la disoccupazione crebbe fino al 8% su scala nazionale ; tasso di inflazione vicino al 52% e diminuzione del 20% dei salari reali.

68

In conclusione il 1994 (primo anno del NAFTA) fu contrassegnato da rivolta rurale,

omicidi politici e fortissima crisi finanziaria che non lasciarono buoni

presagi per il futuro del PRI e della globalizzazione in Messico. In questo contesto la rivolta zapatista fu rivelatrice di storie, prassi e traiettorie locali; non fu la causa del disastro ma ne fu la conseguenza.

Il Presidente

Zedillo capì ben presto che l'EZLN non era un problema da ignorare ma da risolvere prima possibile, perché la credibilità e la stabilità dell'intera nazione dipendevano soprattutto dall'equilibrio fra fattori locali e globali.

78


2. 9 1995 : un anno di repressione Spinto dalle clausole segrete di un prestito da diciassette miliardi di dollari 69 concesso dal FMI, Zedillo70 mise la zona della Selva Lacandona, zona ad alto interesse per le multinazionali,

come prioritĂ delle sue politiche di sicurezza

interna.

Prestiti del FMI allo Stato messicano 71

Venne creata ad arte una campagna diffamatoria nei confronti dell'EZLN : -Fu annunciata la presenza di nascondigli di armi a CittĂ del Messico e a Vanga (nello stato di Veracruz); -Furono pubblicati studi che asserivano una regia di banditi marxisti legati ad interessi stranieri, quindi con nessun legame indigeno ; -Fu rivelata,

per l'ennesima volta,

la presunta identitĂ di Marcos,

che si

aggiunse alle decine di altre rivelazioni, errate, dei mesi precedenti. Sul piano militare iniziò un'offensiva , che ruppe unilateralmente il cessate- il79


fuoco,

con migliaia di soldati,

carri blindati,

unità mobili di artiglieria ed

elicotteri da combattimento che, in pochissimi giorni, occuparono tutti i villaggi zapatisti.

L'esercito non trovò nessuna resistenza, essendo gli zapatisti e la

popolazione civile con loro, ritiratisi nelle montagne.

72

Quello che i militari non poterono fare sulle persone,

essendo fisicamente

mancanti, lo praticarono sui beni materiali : furono bruciate abitazioni e spazi comuni come biblioteche,

centri culturali,

sale da ballo ;

furono distrutte

coltivazioni e derrate alimentari, furono inquinate cisterne dell'acqua potabile, uccisi animali domestici e da allevamento; Guadalupe Tepeyac (sede del C. N. D.

) divenne un accampamento militare e la scuola fu trasformata in un

bordello, il “vascello di Fitzcarraldo”73 fu barbaramente bruciato. Dopo circa un mese di invasione dei territori zapatisti, l'esercito non era riuscito a scontrarsi con l'EZLN che era quindi rimasto completamente intatto. In tale contesto venne resa nota la Terza Dichiarazione della Selva Lacandona 74 (2 Gennaio 1995) in cui si accusò il governo di falsità e doppiogiochismo. Le elezioni dell'Agosto 1994 furono definite :

“Una frode gigantesca.

La molteplicità di irregolarità, l'iniquità, la corruzione,

il ricatto, l'intimidazione, il furto e la falsificazione, sono stati il quadro dentro il quale sono avvenute le elezioni più sporche della storia del Messico. ” E si venne a creare un parallelo storico : “Come alla fine del secolo XIX (nel 1863), quando i traditori (cioè gli oppressori stranieri) fecero delle "elezioni"(democratiche) per avallare l'intervento francese,

oggi si dice che la Nazione saluta con beneplacito la continuazione dell'imposizione e dell'autoritarismo (da parte dei rappresentanti del PRI) . processo elettorale dell’agosto 1994 è un crimine di Stato.

Il

Come criminali

devono essere giudicati i responsabili di quella burla. ” Alle elezioni del 1863 si era opposto Benito Juarez75,

a quelle attuali l'EZLN che lottava per

80


“democrazia, libertà e giustizia per tutti i messicani”. Accanto all'offensiva militare in Chiapas il Governo Federale emanò dei mandati di arresto per la “top leadership zapatista” e dette avvio a dei rastrellamenti ad opera della polizia a danno della Società Civile sospettata di simpatizzare per gli zapatisti. Arresti, torture, imprigionamenti e intimidazioni (perquisizioni notturne, lettere minatorie,

minacce di morte,

violazione dei domicili,

telefonate silenziose)

furono fatti verso gli appartenenti alle associazioni che avevano preso parte alla CND sulla base di false accuse di terrorismo. Lo sdegno pubblico fu imponente,

l'11 Febbraio centomila persone si

radunarono nello Zocalo di Città del Messico al grido di : “ Tutti siamo Marcos!” in quella che fu la seconda imponente manifestazione di supporto popolare allo zapatismo.

81


2. 10 La ripresa dei negoziati e la Consulta per la Pace La pressione dell'opinione pubblica nazionale e internazionale costrinse il Presidente Zedillo ad una parziale marcia indietro che si risolse con il tentativo di riaprire le trattative con l'EZLN. Entrarono adesso in gioco due organismi che si rivelarono fondamentali per il prosieguo delle negoziazioni :

la CO.NA.I ( Comision Nacional de

Intermediacion), presieduta dal vescovo Samuel Ruiz e la CO. (Comision de Concordia y Pacification ),

CO.

PA

commissione legislativa di

rappresentanti delle due camere federali e del Congresso locale incaricata di facilitare e porre le basi per un nuovo dialogo. Fu grazie al loro lavoro che fu superata l'ignavia dei delegati governativi.

76

Il

Congresso Messicano approvò (e il Presidente firmò) la “ Legge per il Dialogo,

la Riconciliazione e una pace giusta nel Chiapas” l' 11 marzo 1995 .

La legge

invitò alla ripresa dei dialoghi di pace e alla sospensione delle operazioni militari contro l'EZLN e stabilì le regole con le quali il Governo avrebbe dovuto gestire la negoziazione con gli zapatisti. Il 9 aprile 1995 fu firmata la Dichiarazione Congiunta di San Miguel (comune di Ocosingo) che consentì effettivamente la ripresa dei negoziati di pace,

che

proseguirono per mesi. In questo contesto l'EZLN convocò una “ Consulta Nazionale per la Pace e la

Democrazia”, con la quale decise di ascoltare il parere della società messicana e internazionale sulla necessità o meno di costituire una forza politica indipendente e sul futuro che l' EZLN stesso avrebbe dovuto avere,

tramite

cinque domande.

con la

La CNPD ebbe un successo impressionante,

partecipazione di 1. 500. 000 persone (messicani e stranieri) che si recarono a votare in scuole, sindacati, chiese, fabbriche (fra cui la F. I. A. T. di Torino) .

82


Quando mai, nella storia recente, si era visto un gruppo armato clandestino chiedere l'opinione di tutta la società civile sul proprio destino? Il Governo centrale permise lo svolgimento di questa iniziativa, convinto che si sarebbe risolta in un pesante fallimento che avrebbe screditato il Movimento Zapatista agli occhi del mondo intero.

Una volta accortosi del monumentale

responso civile iniziarono le minacce e le intimidazioni della polizia ai danni della cittadinanza mobilitata. Altro aspetto da considerare fu l'augusto impegno intenzionale di 80000 volontari , germe di uno zapatismo attivista e pacifico,

che resero possibile

l'effettiva messa in pratica. La Società Civile, andando a votare, dimostrò non solo di essere simpatizzante ma di condividere fermamente le teorie e pratiche zapatiste.

Fu grazie alla

CNPD che l'EZLN assunse una dimensione nazionale e dimostrò di essere in grado di organizzarsi senza il permesso e la tutela di nessuno. Il 97% di loro votò favorevolmente alle richieste zapatiste articolate in tredici punti; la risposta di un milione e mezzo di persone fu la richiesta all'EZLN di convertirsi in una forza politica indipendente e nuova senza fondersi con nessuna delle forze esistenti ma restando decisamente diversa da un partito. Oltre a ciò la maggioranza si espresse per la continuità del tacitamento delle armi. Fu inoltre decisa la costituzione di quattro nuove Aguascalientes :

Aguascalientes I- “La Realidad”, Aguascalientes II- “Oventik”, Aguascalientes III- “La Garrucha”, Aguascalientes IV- “Morelia” e Aguascalientes V- “Roberto Barrios”. La funzione principale di tali istituzioni fu la liaison tra Società Civile e gli zapatisti come simbolo di resistenza e ribellione. costruire la propria Aguascaliente di riferimento,

Ogni etnia decise di

equamente distribuite nel

territorio zapatista. L'EZLN capì che esse erano un luogo fondamentale di coesione sociale e di diffusione dei loro principi. Questi centri culturali erano tutti dotati di auditorium,

83


cliniche, bagni, librerie e camere da letto, ma furono sempre circondati da campi e basi dell'Esercito Federale. Per tutto il 1996 le Aguascalientes furono i luoghi dove si svolsero le iniziative più importanti : “Forum Nazionale Indigeno”, “Incontro Nazionale dei Comitati

civili per il Dialogo Nazionale”, “Forum speciale per la Riforma dello Stato”, “Primo incontro americano contro il Neoliberismo e per l'umanità ” e il “Primo

Incontro Inter-galattico”. Fuori dal Chiapas altre Aguascalientes furono inaugurate da organizzazioni appartenenti alla Società Civile;

ad esempio la C.

L.

E.

T.

A.

77

,

organizzazione culturale attiva nelle arti e nello spettacolo, il Fronte Popolare

Francisco Villa-Indipendente aprì la Aguascalientes El Molino (all'interno della quale, nel Settembre 1997, sarebbero andati 1. 111 zapatisti diretti a Città del Messico) .

78

Nel gennaio 1996, Figueroa79,

“l'insorto governatore" del Chiapas,

Amado Avendano

inaugurò un'altra Aguascalientes a Tijuana (Baja California)

all'interno del campus universitario grazie all'impegno di migliaia di studenti. Infine,

un gruppo di organizzazioni indigene fondò un altro Aguascalientes a

Xochimilco80.

84


2.11 La Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona e gli Accordi di San Andres Coerentemente con le richieste e le azioni intraprese in seguito alla Consulta

per la Pace, il primo gennaio del 1996 (a due anni esatti dal levantamiento) l'EZLN rese nota la Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona81 nella quale promosse la formazione del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN), definito :

“Una nuova forza politica civile e pacifica, indipendente e democratica, che lotta per la democrazia, per la libertà e la giustizia in Messico.” Una forza che non sarebbe stata un partito politico e che non avrebbe aspirato alla presa del potere.

82

Gli zapatisti non avrebbero più aspettato che la Società Civile si organizzasse ma, al contrario, chiamarono a raccolta tutti i volenterosi.

I partecipanti non

avrebbero dovuto aspirare ad incarichi elettivi o a posti governativi, essi avrebbero dovuto “comandare obbedendo”83;

si venne a configurare quindi

un'organizzazione zapatista per modalità di relazione interna ed esterna.

Il

programma di lotta si sarebbe basato sui punti già esternati nella Prima

Dichiarazione della Selva Lacandona (gli undici punti) con l'aggiunta del dodicesimo e tredicesimo (cultura e informazione, voluti e votati dalla CND) . La genesi del FZLN non avrebbe portato alla scomparsa della struttura militare (il cui mantenimento era stato richiesto anche dalla Consulta per la Pace) ma l'EZLN fece capire che avrebbe indirizzato la maggior parte delle proprie energie all'organizzazione della lotta politica (i due organi sarebbero quindi esistiti parallelamente) . L a Quarta Dichiarazione terminò con l'affermazione definitiva del valore della parola come principale arma degli zapatisti:

85


“Il fiore della parola non morirà.

Può morire il volto occulto di chi oggi la

pronuncia, ma la parola che venne dal fondo della storia e della terra non potrà più essere strappata dalla superbia del potere.

…Vivremo sempre.

All'oblio

torneranno solo coloro che capitolano la loro storia. …Siamo qui. Non ci arrendiamo. Zapata vive e, nonostante tutto, la lotta prosegue." Vorrei soffermarmi, a tal proposito, sui due grandi assi semantici che ricorrono come termini generatori nel campo di azione e di pensiero dell'EZLN : il fuoco e la parola. Gli zapatisti affermarono di lottare per il consolidamento della democrazia attraverso il rispetto del dialogo e della volontà popolare.

L'unica alternativa

(che l'EZLN perseguì solo per pochi giorni all'inizio del 1994) fu la politica del fuoco. Ma, come la storia ha dimostrato, fu l'asse della parola quello che più è stato praticato dall'organizzazione.

L'asse della parola si riferisce agli incontri,

dialoghi, comunicati e all'assenza stessa della parola (silenzio) . La parola è il corrispettivo del fuoco,

luogo dell'espressione politica orizzontale,

carico di significati multipli,

concetto

fortemente connotati dall'ethos e dalla memoria

storica dei maya della regione. Supra omnia, furono i comunicati lo strumento più utilizzato dagli zapatisti; tramite questi rapporti essi rivendicarono l'eredità della rivoluzione messicana.

L'attenzione mondiale e locale dei sostenitori,

così come dei detrattori, di cui l'EZLN ha sempre goduto fin dal primo Gennaio 1994 è dovuta primariamente all'uso originale ed efficace che ha fatto della parola.

84

Il 16 Febbraio 1996 venne firmata 85 la prima serie di accordi fra gli zapatisti (che ottennero il via libera da parte delle basi civili indigene), una Commissione Parlamentare formata da deputati e da senatori di tutti gli schieramenti politici e il Governo Federale.

86


Furono quindi redatti quattro documenti di riforme nazionali riguardanti Diritti e Cultura Indigena. Fu, apparentemente, un indubbio passo avanti per tutta la questione indigena;

prima di questi accordi gli indigeni erano sempre stati

considerati eludibili ed esclusi da tutte le questioni , ivi comprese quelle a loro strettamente collegate, ma con tali accordi, almeno sulla carta, l'esistenza degli indigeni venne riconosciuta legislativamente86: Il Governo riconobbe l'assoggettamento, la disuguaglianza e la discriminazione come condizioni che hanno determinato una situazione strutturale di povertà, sfruttamento ed esclusione politica degli indigeni.

Partendo da queste

considerazioni il Governo stabilì quindi che gli indigeni messicani avrebbero potuto decidere la loro forma di governo, culturale,

economica.

87

organizzazione politica,

sociale,

I rappresentanti governativi presero l'impegno di :

·allargare la partecipazione e la rappresentanza politica degli indigeni a livello locale e nazionale; ·dare impulso a riforme politiche e legislative che avrebbero permesso livelli base di alimentazione, salute, abitazioni con attenzione prioritaria a donne e bambini; ·riconoscere i diritti politici, economici, sociali e culturali degli indigeni. Per ciò che concerne le specificità culturali si elaborò l'incorporazione dei saperi indigeni nei programmi d'istruzione nazionale; ·assicurare il loro pieno accesso alla giustizia davanti agli organi statali; ·riconoscere i loro sistemi normativi interni per la soluzione dei conflitti così come le loro peculiari forme di organizzazione con l’obiettivo di includerle nel diritto positivo del Messico; ·promuovere le loro manifestazioni culturali. 88 Infine il Governo previde una riforma della Costituzione Federale e dell’ordinamento giuridico per garantire alle comunità. ·lo status di soggetti di diritto pubblico.

87


Questa fu un' enorme innovazione giuridica poiché il diritto derivato dal diritto romano non riconosce come entità giuridica strutture umane come le comunità indigene; ·il diritto dei municipi con popolazione a maggioranza indigena ad associarsi liberamente; ·la partecipazione indigena alle attività di governo; ·la garanzia che nelle legislazioni dei singoli Stati sarebbero state stabilite la libera determinazione e l’autonomia dei popoli indigeni. 89 Alcuni dei citati impegni erano già presenti nella Convenzione Internazionale

169

90

dell'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro),

unico trattato

internazionale in cui è riconosciuto il diritto indigeno. In poche parole la Convenzione riconosce la proprietà terriera,

l'uguaglianza,

la libertà e

l'autonomia per le decisioni che interessano i popoli indigeni. Il Messico fu uno dei primi stati firmatari 91 di tale Convenzione che aveva quindi già effetto di legge dal 1990.

Gli accordi di San Andrés furono quindi una

riproposizione di impegni già presi. Nonostante le tante belle parole e promesse, molte erano le lacune e le tematiche nemmeno accennate : -il riconoscimento delle autonomie municipali e regionali, già in atto in Chiapas grazie all'EZLN; -la trasformazione profonda del sistema giuridico, fondamentale per garantire non solo i diritti individuali ma anche quelli collettivi dei popoli indigeni; -la questione agraria e la riforma dell'articolo 27 della Costituzione; -la discriminazione a cui erano soggette le donne; -accesso degli indigeni ai mezzi di comunicazione. Purtroppo, in pieno stile messicano gli accordi rimasero carta straccia e il potere federale scelse la strada del sabotaggio e ostruzionismo. Nonostante la ratifica, infatti,

il governo iniziò a porre obiezioni di “punti di incompatibilità

costituzionale” e questo pretesto servì a rinviare l'entrata in vigore degli Accordi.

88


2.12 L'Esercito Popolare Rivoluzionario

Il 28 Giugno 1996,

ex abrupto,

in occasione della commemorazione delle

vittime del massacro di Aguas Blancas92,

fece la sua comparsa ufficiale un

nuovo gruppo armato, l'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) 93 le cui origini erano radicate nelle organizzazioni guerrigliere degli anni Settanta (soprattutto “l'Esercito del Popolo”, il “Partito dei Poveri”94, il “Partito Rivoluzionario Operaio

Clandestino Unione del Popolo”, altri gruppi armati legati al Professor Felipe Soriano95) e la cui ideologia si rifaceva esplicitamente a quella di Lucio Cabanas Barrientos96 e Genaro Vàsquez Rojas. L'EPR, e il suo braccio politico PDPR, sostenevano un programma socialista di ispirazione marxista-maoista finalizzato alla creazione di uno Stato Comunista Messicano. Propugnava la nazionalizzazione del sistema bancario e dei media come Grupo

Televisa e TV-Azteca.

Il suo programma politico sottolineava la sovranità

nazionale messicana contro l'imperialismo statunitense e la cancellazione del debito estero e individuava il problema basilare nella contraddizione fra capitale finanziario e sovranità popolare . Nel programma sociale c'era una particolare attenzione per le comunità rurali e le popolazioni indigene.

Per raggiungere tali obiettivi, EPR-PDPR si schierò

esplicitamente per l'autodifesa armata in risposta alla guerra a bassa intensità delle autorità governative corrotte. Da allora l' EPR, tuttora attivo, si è reso protagonista di numerosi scontri con le forze federali in molteplici stati del Messico, con predominanza a Guerrero e Oaxaca .

La risposta del Governo si limitò alla semplice repressione dei

guerriglieri e della popolazione civile sospettata di essere simpatizzante; l'EPR venne visto dai Governi ufficiali come una organizzazione terroristica. Anche gli intellettuali di Sinistra europei dettero giudizi negativi, definendo l'EPR un'organizzazione vetero-comunista con un programma superato e una prassi vecchia. 89


Lo stesso Marcos,

sollecitato dalla domanda se l'EPR si collocasse più a

sinistra dell'EZLN rispose : “ Alla nostra sinistra c'è solo il precipizio”. Marcos respinse tutte le avances dell'EPR di unirsi in un gruppo unitario perchè la metodologia di lotta portata avanti dai nuovi guerriglieri era contraria alla logica zapatista;

l'EPR stava infatti compiendo azioni non coordinate che

avevano come unico effetto quello di aumentare la militarizzazione della zona e, conseguentemente, le vessazioni subite dai civili.

“Marcos dejó en claro que los zapatistas no querían ni necesitaban la ayuda de la nueva organización guerrillera. ”97

90


2.13 La marcia dei 1111 e il Congresso Nazionale Indigeno Le precedenti furono le ultime dichiarazioni ufficiali di Marcos e dell'EZLN che si ritirarono in un prolungato silenzio dovuto al rifiuto di modificare gli accordi di San Andrès e alla diffidenza verso il Presidente Zedillo. Nel Luglio 1997 Città del Messico si colorò di giallo, colore del PRD ( partito di Sinistra Democratica) ; Cuauhtémoc Càrdenas divenne il primo GovernatoreSindaco della città democraticamente eletto stravincendo le elezioni98 . Era la prima volta che il PRI perdeva nella capitale, una specie di Stato nello Stato dall' alto dei suoi trenta milioni di abitanti99. Contemporaneamente, nelle elezioni legislative, il PRI perse la maggioranza assoluta presso l'Assemblea Nazionale. Era l'inizio di un processo che avrebbe portato a risultati elettorali sbalorditivi alle elezioni presidenziali del 2000. Nel Settembre del 1997,

1111 membri delle basi zapatiste intrapresero una

marcia dal Chiapas a Città del Messico. L'obiettivo della Marcia dei 1111 era quello di mettere pressione al Governo Messicano per l'implementazione degli Accordi di San Andrès. La marcia coincise anche con la fondazione del Fronte Zapatista di Liberazione

Nazionale (FZLN),

nel giorno dell'indipendenza messicana (16 Settembre) .

Marcos dichiarò che l'EZLN non si sarebbe integrato con il neonato FZLN, ma che sarebbero rimaste due entità separate.

100

Il 12 Settembre i delegati zapatisti, arrivarono a destinazione e vennero accolti nella piazza centrale della Città da circa un milione di persone. Durante i giorni di permanenza nella Capitale furono promosse azioni dimostrative di massa nello Zòcalo, nel polo universitario della UNAM 101 dove si svolsero incontri e dibattiti con la società civile, nella Scuola di Antropologia, nel quartiere Nord di Tlalpan102. I delegati zapatisti parteciparono al congresso di fondazione del FZLN ma, come già scritto, non vi aderirono.

91


La Marcia fu un'occasione per incontrare e dialogare con le organizzazioni politiche, le ONG, gli universitari, gli ecclesiastici, i contadini e gli indigeni di altre zone del Messico.

Altro obiettivo, pienamente raggiunto, fu la copertura

mediatica che dette all'evento una portata eccezionale. Durante la permanenza zapatista nella Capitale fu organizzato il Secondo

Congresso Nazionale Indigeno (CNI) 103; il 14-15 Settembre nei pressi del sito archeologico meso-americano di Cuiculco104 circa 6000 rappresentanti di tutti i popoli indigeni messicani si incontrarono per riaffermare la loro risolutezza nel pretendere il diritto all'autonomia e all'auto-determinazione. Per alcuni dei delegati era la prima uscita al di fuori dei loro territori d'origine; la carica simbolica fu quindi molto intensa dato che al Congresso parteciparono, oltre agli zapatisti105, anche alcuni rappresentanti delle organizzazioni civili. Per la prima volta una così larga fetta della popolazione messicana entrò in contatto diretto con le rivendicazioni indigene andando a formare un elemento unico, coeso : il popolo messicano. Questa unità è percepibile nel comunicato congiunto EZLN-CNI :

“Noi indigeni non siamo gli unici indigeni. (La maggioranza dei messicani ) .

.

.

condividono con noi la miseria e il

dolore, uomini e donne di diverse razze e colori ma della stessa nazionalità, i lavoratori agricoli e urbani scaraventati nella disoccupazione, violentate e maltrattate da influenti potenti,

le donne

i giovani assassinati da militari

impuni, i bambini obbligati a entrare nell'incubo neoliberista fin da piccoli, gli anziani gettati via come spazzatura,

gli studenti perseguitati e picchiati da

poliziotti con cattedre accademiche, omosessuali e lesbiche accusati di essere diversi. Per tutti loro, per tutti noi, il grande potere ha decretato il cinismo come cibo, le botte come medicina, l'angoscia come studio, il carcere come abitazione, la tomba come terra, e la disperazione come lavoro. ”106

92


2. 14 I gruppi paramilitari e la strage di Acteal

La risposta dei governi locali e federali alle grandi mobilitazioni indigene non si fece attendere :

essi appoggiarono la formazione di gruppi paramilitari e

armarono i simpatizzanti priisti107 con la finalità di polarizzare la società chiapaneca e arrestare l'influenza dello zapatismo;

nel Nord del Chiapas si

vissero le più forti tensioni inter-comunitarie. Durante l'Inverno del 1997 ci furono ciclopiche migrazioni di indigeni attraverso i boschi che scapparono dalle persecuzioni dei paramilitari, in particolare nella zona di Chenalhò dove il gruppo filo-zapatista Las Abejas108 fu vittima di una vera e propria vessazione. Gli squadroni della morte furono formati con l’obiettivo di presentare la guerra in Chiapas come uno scontro tra bande, etnie e gruppi familiari.

Molte reclute di

queste bande erano infatti indios ciapanechi. La testimonianza di un ex comandante (soprannominato Py-J e per il quale la

Commissione Interamericana per i Diritti Umani richiese misure cautelari) del gruppo paramilitare Paz y Justicia confermò che l’Esercito Messicano pianificò, organizzò ed appoggiò gruppi paramilitari in tre regioni fondamentali del Chiapas : Altos, Selva e Nord.

Lo stesso Py-J ricordò le riunioni segrete tra questo gruppo e funzionari dell’allora governatore Julio César Ruiz Ferro e confermò l’intervento del gruppo paramilitare nel tentato omicidio ai danni del vescovo Samuel Ruiz García e del suo coadiutore Raúl Vera López il 4 novembre del 1997.

109

Il 4 Novembre 1997, infatti, circa venticinque indigeni choles, appartenenti al gruppo paramilitare,

tentarono di uccidere i due vescovi per il loro forte

attivismo sociale che spesso era finito con l'appoggiare le lotte zapatiste e indigeniste.

I due scamparono per miracolo ma il segnale per l'EZLN era

chiaro; non ci sarebbe stata né mediazione, né dialogo, né pace. 93


Diffusione di gruppi paramilitari in Chiapas

110

I responsabili erano tutti afferenti al gruppo paramilitare denominato Desarollo

Paz y Justicia ,

organizzazione che tra il 1995 e 2000 fu colpevole

dell’assassinio e sparizione di centoventidue persone nella zona nord del Chiapas.

Il gruppo fu altresì responsabile della devastazione dei municipi di

Tila, Tumbalá, Sabanilla, Yajalón e Salto de Agua. Così la Commissione Interamericana dei Diritti Umani descrisse il gruppo nel suo Rapporto del 1998 :

“L'organizzazione Paz y Justicia, di natura paramilitare, secondo le denuncie ricevute è la principale accusata di essere strumento per realizzare attentati contro i leader e le organizzazioni che rivendicano l'autonomia indigena e difendono la proprietà della terra che essi occupano. Samuel Sànchez Sànchez,

il capo della suddetta organizzazione-che può

contare solamente sull'appoggio del 20% degli indigeni choles,

etnia locale

predominante- fu eletto deputato al Parlamento statale in rappresentanza della regione, grazie al diffuso clima di intimidazione e l'astensione di oltre due terzi dei votanti. Questa chiusura dello spazio elettorale per la soluzione dei conflitti ha condotto alla radicalizzazione della situazione ed alla conseguente serie di attentati 94


contro la vita,

l'integrità e la libertà personale e di espressione che

caratterizzano l'attuale situazione nella Zona Nord del Chiapas. ”111 I gruppi paramilitari iniziarono a terrorizzare le basi d' appoggio degli zapatisti con una tecnica molto nota. Durante le notti seminarono paura saccheggiando, maltrattando ed esigendo un'assurda tassa di guerra che la gran parte dei campesinos si rifiutò di pagare.

Si trattava di una " donazione"bisettimanale di

25 pesos (circa cinque euro, moltissimo per le tasche di un campesino) oppure una tantum di 375 pesos (quasi 100 euro, praticamente una fortuna) . Si trattava di un' imposta per comperare armi e difendersi dall' EZLN.

Chi non

pagava veniva punito come ai tempi dei "bravi"del Manzoni : con una bastonata seguita dalla confisca di un bottino d' animali, auto, camion o caffè.

Chi era

più recidivo veniva liquidato con una pallottola. In tale clima il 22 Dicembre,

dalle ore 10 del mattino fino alle ore 17,

Acteal112113 , comune di Chenalho,

ad

si svolse uno dei peggiori massacri della

storia contemporanea , il peggiore mai accaduto in Messico .

Sessanta paramilitari,

tutti indigeni),

armati di AK-47114 e in uniforme nera

(appartenenti al gruppo “Mascara Roja”115), giunsero dalla vallata durante l'ora della Messa e iniziarono a sparare all'interno della chiesa affollata da membri della comunità tzotzil vicini al gruppo Las Abejas . I civili scapparono fuori dalla chiesa e si gettarono in una scarpata sottostante per nascondersi; altri si diressero verso un ruscello, altri ancora si rifugiarono in una grotta. Tutti furono inseguiti per ben sette ore dai paramilitari, finché questi non credettero di averli sterminati tutti. I morti, alla fine, furono quarantacinque, fra di essi bambini e donne, alcune delle quali incinte.

I paramilitari, senza pietà, le sventrarono con un machete

per estrarre il feto.

Nel frattempo però qualcuno riuscì a fuggire da Acteal e si

imbatté in un posto di blocco della polizia.

Che non intervenne.

Poche ore

dopo la comunità indigena vicina vide una camionetta della polizia che se ne stava andando con al suo interno i paramilitari che stavano tentando di 95


nascondere i cadaveri.

Grazie all'arrivo della folla, almeno, non fecero in

tempo a scappare e, soprattutto, a nascondere tutti i cadaveri.

116117

Alle ore diciotto , ossia otto ore dopo l'inizio della mattanza, nessuna autorità si era ancora recata sul posto per verificare le denunce provenienti da varie fonti , fra cui il vicario della cattedrale di San Cristobal .

“El 22 de diciembre de 1997 Ruiz Ferro recibió dos llamadas de alerta de la Conai, pero respondió que “todo estaba bajo control.

(.

.

) El señor Julio

Cesar Ruiz Ferro estuvo continuamente informado del desarrollo del operativo, por lo menos desde las 12 horas del 22 de diciembre,

cuando la matanza

llevaba ya una hora. . . ”118 Solamente la Croce Rossa Internazionale intervenne e constatò il ritrovamento di 45 cadaveri :

un neonato,

quattordici bambini,

ventuno donne e nove

uomini. Quattro donne incinte erano state sventrate con il machete.

“Abbiamo chiesto aiuto alla Croce Rossa di San Cristóbal e siamo venuti con loro. . . Abbiamo trovato 45 morti (. . . ) tutti de Las Abejas. . . Ho visto tutto da qui, dalla strada.

.

.

povere donne, così nude.

Ho visto che una

aveva la testa spaccata, forse da una pallottola di grosso calibro. Ho visto una bambina uccisa a colpi di machete.

Quasi la metà del suo corpo era a pezzi.

Un’altra bambina aveva la testa rotta. . . ”119 La Polizia di Stato arrivò soltanto il giorno seguente e l'unico aspetto di cui si preoccupò fu l'occultamento dei cadaveri e l'eliminazione delle prove della carneficina.

Infatti come chiese retoricamente la Comisión Nacional de los

Derechos Humanos de México : ¿Quién o quiénes ordenaron que se movieran los cadáveres de su posición original antes de que llegaran tanto los agentes del Ministerio Público como la médico forense y el perito técnico forense?120 Quindi il “Subsecretario de Gobierno ordenò el levantamiento de cadáveres” senza permettere a nessun altro (né periti,

né medici,

giornalisti di poter essere presenti durante l'operazione) .

96

né criminalisti,

121


Il Governo, in un primo momento, dichiarò che la strage era il frutto velenoso di una antica "faida familiare"e di un vecchio conflitto inter-comunitario e interfamiliare del piccolo pueblo. La stampa messicana offrì più prove che dimostrarono il coinvolgimento del Governo nella formazione dei vari gruppi para-militari e in particolare di Mascara

Roja. Secondo il quotidiano messicano La Jornada questa brigata ricevette mezzo milione di dollari direttamente dal Fondo per lo Sviluppo Agricolo del governo di Zedillo. Lo scandalo della Strage di Acteal fece emergere ancora una volta il tentativo della classe dominante di neutralizzare la mobilitazione delle masse, Zedillo fu successivamente costretto a prendere le distanze dal governatore del Chiapas Ruìz Ferro (del PRI), su cui furono scaricate tutte le responsabilità, e in un secondo tempo lo destituì definitivamente,

nonostante non fosse l'unico

colpevole. L'EZLN accusò direttamente il Presidente Zedillo e il ministro degli Interni Emilio Chemor.

Colpevolezza che venne successivamente ribadita da vari studi e

reportage giornalistici. Così recita un articolo pubblicato dieci anni dopo nel quotidiano La Jornada :

“La responsabilidad directa de los hechos sangrientos recae en Ernesto Zedillo Ponce de León y la Secretaría de Gobernación”122 Il 5 Gennaio 1998 il settimanale messicano Proceso rivelò chi fosse l' Innominato che si nascondeva dietro l' addestramento della Maschera Rossa, e su cui s' erano già accumulati tutti i sospetti : l' Esercito messicano in Chiapas.

Il piano segreto dei militari era stato congegnato nell'Ottobre del 1994, a otto mesi dal levantamiento zapatista.

Gli obiettivi erano chiari e specificati punto

per punto in un dossier che ha regolato le operazioni della Settima Divisione dell'Esercito insediata in Chiapas. 97


Bersaglio chiave del "Piano per la Campagna del Chiapas"era frantumare la base d' appoggio che esisteva tra la popolazione e ribelli,

organizzando

segretamente alcuni settori della popolazione civile (aizzando soprattutto allevatori, piccoli proprietari terrieri e individui che avessero un forte senso della patria) .

123

L'eccidio di Acteal e il successivo occultamento delle prove ad opera del coordinatore generale dei corpi di polizia e del responsabile della Polizia di Stato suscitò reazioni di sdegno nel mondo intero :

il governo USA124,

il Primo

Ministro francese Lionel Jospin, il Papa 125, l' Unione Europea, il Segretario delle Nazioni Unite126. Una mozione della Camera dei Deputati italiana del 12 Gennaio 1998 fu dedicata a questo specifico episodio :

“La Camera, premesso che : la strage di Natale di indigeni, avvenuta il 22 dicembre 1997,

nel villaggio di Acteal,

nello Stato messicano del Chiapas,

dove sono state massacrate quarantacinque persone inermi,

fra le quali

quattordici bambini e ventuno donne, di cui quattro incinte, è un atto di inaudita violenza contro la parte più povera e debole della società messicana; dopo la sollevazione zapatista di quattro anni or sono,

che aveva tra i suoi obiettivi

dichiarati quello di raggiungere un accordo con il Governo federale, attraverso un negoziato pacifico,

che riconoscesse i diritti fondamentali delle comunità

indigene del Chiapas, vari segnali contrastanti si sono susseguiti fino ad oggi tra cui è particolarmente preoccupante la sospensione, che dura ormai da oltre un anno, di ogni negoziato tra le parti; quello stallo nella prosecuzione del dialogo tra governo messicano e guerriglia zapatista dell'Ezln (Esercito zapatista de liberación nacional) ha obiettivamente favorito una « escalation » di violenze, attuate da bande paramilitari clandestine, organizzate e finanziate dai « potenti » dello Stato chiapaneco,

che agiscono spesso nella indifferenza

(quanto non si tratta di qualcosa di peggio) del Governo federale o di sue componenti; lo stesso atteggiamento tenuto dall'esercito messicano - che pure ha visto rafforzata la sua presenza quantitativa nel Chiapas — dimostra nei fatti di non avere certamente, tra le proprie priorità, la salvaguardia della pace e del 98


diritto alla vita degli indigeni (i recenti movimenti di truppe, che pare abbiano invaso le zone controllate dagli zapatisti,

indebolendo ulteriormente le

prospettive di pacificazione, ne sono ulteriore conferma) .

127

La strage di Acteal segnò un nuovo inasprimento della crisi-politico militare del biennio 1998-1999.

L'esito fu il moltiplicarsi di arresti e processi arbitrari a

danno delle autorità indigene accusate di innumerevoli crimini fra i quali : omicidio, incitamento alla ribellione, sedizione e usurpazione di funzioni. Molti municipi autonomi zapatisti, dove cioè regnava la legge consuetudinaria indigena, furono smantellati con la forza. Quella che dal 1994, esclusi i famosi dodici giorni di guerra aperta, era una guerra a bassa intensità si convertì in una guerra contro la popolazione residente nelle basi zapatiste e\o confinante con esse. Lo stratega militare di questo schiacciamento fu il nuovo ministro dell'Interno Francisco Labastida congiuntamente con il suo consigliere principale Adolfo Orive che aveva studiato e formato un gruppo maoista a Parigi insieme a Pol Pot e con un tale Gustavo Hirales, reduce del maoismo rifugiatosi nella polizia politica messicana. Nel Giugno 1998 si dissolse la Commissione Nazionale di Intermediazione (C. O. N. A. I. ) del vescovo Samuel Ruiz a causa delle pressioni governative e dello stallo delle trattative. Il Governo si fece inoltre promotore di una campagna xenofoba contro gli statunitensi,

i baschi,

gli spagnoli,

i francesi e gli italiani che furono

ingiustificatamente espulsi dal territorio nazionale nonostante il loro lavoro di solidarietà e sostegno alla popolazione. Tra gli espulsi ci fu Michael Chanteau, sacerdote francese 67enne arrestato con la motivazione di "attività politiche incostituzionali".

Padre Chanteau era

residente in Messico da trentacinque anni, era molto amico del vescovo di San Cristobal, Samuel Ruiz, e godeva di grande popolarità tra gli indiani per la sua attività sociale di supporto.

128

99


2 15 Conclusioni

Cosa è la rivolta in Chiapas? È la classica insurrezione pseudo-popolare povera destinata al fallimento o all'inglobamento? O qualcosa di più? La seconda opzione è la più plausibile.

L'EZLN non offre una formula da imitare, non si

sostituisce alle vecchie formule leniniste. Fornisce un esempio stimolante di ricerca di una soluzione post-sovietica di organizzazione di una lotta rivoluzionaria. Per molti versi la rivolta del Chiapas è una storia vecchia di 500 anni, ma è anche una storia nuovissima ed eccitante. L'offensiva dell'EZLN ha avuto luogo all'interno e con l'appoggio di un movimento internazionale di popoli indigeni. Ed è proprio la dimensione internazionalizzante e internazionalizzata del movimento zapatista l'ingrediente segreto che rese, ha reso e rende l'EZLN un qualcosa di più di una rivolta locale post-ideologica. Gli zapatisti, prevalentemente indigeni e prevalentemente contadini, nel corso degli anni Novanta si sono messi in contatto con la classe operaia. Con la nascita del capitalismo si impose lo status di classe operaia sulla maggior parte dei popoli del mondo e da allora essi hanno lottato e organizzato ribellioni. Nella stragrande maggioranza dei casi furono lotte isolate e questo significò debolezza e disfatta. Il collegamento che riuscì a creare l'EZLN significò potenza.

Esso derivò dal

reciproco riconoscimento e dalla comprensione che le contese possono essere complementari e di reciproco rinforzo. Il problema di base era sempre stato che i lavoratori sotto-pagati degli Stati Uniti e del Canada avevano sempre considerato i loro colleghi messicani come dei perfetti estranei dell'ignoto terzo mondo.

In tale contesto il capitalismo

proliferava perchè riusciva a mettere gli uni contro gli altri.

100


L'EZLN dette avvio ad una trasformazione collettiva delle coscienze e un conseguente aumento della capacità di cooperare nella lotta. Il risultato tangibile è stata una mobilitazione a livello continentale. L 'EZLN ha fatto scoppiare l'equivalente sociale di un terremoto ed esso sta rumoreggiando per tutta la società mondiale. È per questo necessario approfondire i legami che è riuscito a tessere con le altre organizzazioni e società civili sparse per il mondo.

101


1 Uno dei soggetti preferiti della letteratura esotica del “Buon selvaggio” da Les Quatre Soleils di J. Soustelle 2 De Vos Jan, Oro Verde. La conquista de la selva Lacandona por los madereros tabasquenos, Fondo de Cultura Economica, Città del Messico, 1988. 3 Gilberto López y Rivas, Paramilitarismo e controinsurrezione in Messico, una storia necessaria, 2013 in http: //www. infoaut. org/index. php/blog/approfondimenti/item/7288paramilitarismo-e-controinsurrezione-in-messico-una-storia-necessaria? tmpl=component&print=1 4 Subcomandante Marcos con Yvon Le Bot, El sueno zapatista, Mondadori, Milano, 1997, p. 55-56. 5 Zibechi Raul, Il paradosso zapatista : la guerriglia antimilitarista in Chiapas, Elenthera, Milano, 1998. 6 Aruffo Alessandro, Zapata è vivo, in Movimenti, p. 82. 7 Grandin Greg, The Last Colonial Massacre, Latin America in the cold war, University of Chicago Press, Chicago, 2004, p. 238. 81 Berger Gideon, Infectious diseases of Mexico, Global infectious diseases database, Los Angeles, 2012, i n http: //www. gideononline. com/ebooks/country/infectious-diseases-ofmexico/ http: //www. gideononline. com/tag/mexico/ 9 Hidalgo, Margarita G, Contributions to the Sociology of Language : Mexican Indigenous Languages at the Dawn of the Twenty-First Century, no. 91, Mouton de Gruyter, Berlin, 2006. 10 United Nations Statistical Database, The Challenge of Structural Change in APEC Economies, Appendix 1, in http: //www. treasury. govt. nz/publications/research-policy/wp/2007/0706/10. htm/twp-07-06-023. gif 11 Main Jeremy, Davenport Carol , A latin debt plan that might work, The Brady proposal lays out a plausible scheme for solving the monstrous problem but only if the debtor countries clean up their messy economies. That's a big if , Fortune Magazine, New York, 24 Aprile1989, in http: //archive. fortune. com/magazines/fortune/fortune_archive/1989/04/24/71889/index. htm 12La Cepal è una delle cinque commissioni regionali delle Nazioni Unite, ha sede a Santiago del Cile e fu fondata per contribuire allo sviluppo economico dell’America Latina, coordinare le azioni rivolte alla sua promozione e rinforzare le relazioni economiche dei paesi tra loro e con le altre nazioni del mondo. 13 George Susan, Il debito del Terzo Mondo, Edizioni Lavoro, Roma, 1989. 14 Famosissima massima attribuita a Zapata. Da Rabasa José, Without History: Subaltern Studies, the Zapatista Insurgency and the Specter of History, University of Pittsburgh Press, Pittsburgh, 2010, p. 122. 15 Morelos è uno Stato del Messico. Confina a sud con Guerrero e a est con Puebla e a Nord e Ovest con lo Stato del Messico. La sua capitale è Cuernavaca. 16 José de la Cruz Porfirio Díaz Mory (Oaxaca de Juárez, 1830–Parigi 1915) è stato un politico messicano. Fu Presidente del Messico per due mandati, dal 1876 al 1880 e dal 1884 al 1911. È considerato a tutti gli effetti un dittatore dalla storiografia contemporanea per quanto concerne l'intero periodo del suo secondo mandato, durante il quale mantenne la carica senza libere elezioni dopo aver fatto correggere in maniera bonapartista la Costituzione 17 Aruffo Alessandro, Messico Rivoluzionario, da Zapata al Chiapas, Massari Editore, Controcorrente, Roma, 1995, p. 67-141. 18 Presidente del Messico dal 1911 al 1913. Successore di Porfirio Diaz, nonostante le promesse di giustizia ed equità sociale mantenne lo status quo. 19 Rivoluzionario, guidò la División del Norte divenendo un vero e proprio mito rivoluzionario. 20 Simbolo meticcio della liberazione della società agraria. Qui si coglie la presenza di una profonda ritualità cattolica, india e meticcia non collegabile con una Chiesa nazionale retriva e oscurantista ma popolarizzata e attenta alle tematiche sociali. 21 Lamendola Francesco, Un'infamia operaia: i battaglioni rossi anti-zapatisti nel Messico del 1915 in http: //www. arsmilitaris. org/pubblicazioni/Emiliano_Zapata. pdf 22 Womack John, Zapata and the Mexican Revolution, Vintage Books, New York, 1968, p. 400404, in http: //www. woodville. org/documentos/130506e-zapata-profile-history. Pdf


23 Morozzi Emiliano, Terra e Libertà: l'utopia di Emiliano Zapata, 2013, in http: //www. postpopuli. it/19819-terra-e-liberta-lutopia-di-emiliano-zapata/ 24 Attribuito a Zapata. Citato in Hudson Strode, Timeless Mexico a History, Harcourt, Brace, 1944, p. 259. 25 José Julián Martí Pérez (L'Avana, 1853–Rio Cauto, 1895) è stato un politico, scrittore e rivoluzionario cubano. Fu un leader del movimento per l'indipendenza cubana; a Cuba è considerato uno dei più grandi eroi nazionali. 26 Augusto Nicolás Calderón Sandino (Niquinohomo, 1895–Managua, 1934) fu un rivoluzionario nicaraguense, nonché uno dei conduttori della resistenza rivoluzionaria alla presenza militare statunitense in Nicaragua tra il 1927 e il 1933. Fu un leader della resistenza nicaraguese contro l'esercito d'occupazione degli Stati Uniti e uno dei precursori della guerriglia contro gli eserciti professionali. 27 Pinchon Edgcumb, Zapata l'invincibile, Milano, Feltrinelli, Milano, 1956, p. 328. 28 Comunicato EZLN, Quando I morti tacciono a voce alta, Dicembre 2013, in http: //enlacezapatista. ezln. org. mx/2014/01/08/quando-i-morti-tacciono-a-voce-alta-rewind-1/ 29 Mappa dei municipi occupati dall'EZLN il 01\01\1994, in http: //www. cedoz. org/site/content. php?cat=20 30 Ramírez Gloria Muñoz, EZLN: Caminar Preguntando1994-1995, El Despertador Mexicano, 2004. 31 Gandolfi Sara, Viva Zapata, guerra a Salinas, Corriere della sera, Milano, 03 Gennaio 1994, p. 3. in http: //archiviostorico. corriere. it/1994/gennaio/03/Viva_Zapata_guerra_Salinas_Almeno_co_0_9401032911. shtml 32 Monsivàis Carlos, Dialogo sul futuro. Monsivàis incontra Marcos, Carta, Roma, Gennaio 2001. 33 Prima Dichiarazione della Selva Lacandona, Dicembre 1993 in https: //chiapasbg. files. wordpress. com/2009/07/prima-dichiarazione-della-selva-lacandona. pdf 34 Consitucion de los Estados Unidos Mexicanos in http: //www. constitucion1917. gob. mx/ 35 Sub-Comandante Marcos, Al sig. Gaspar Morquecho Escamilla, Periodico Tiempo, San Cristóbal de Las Casas, 2 Febbraio 1994 in http: //www. ipsnet. it/chiapas/1994/020294ma. htm 36 Le Convenzioni di Ginevra comprendono quattro trattati, e tre protocolli aggiuntivi, che stabiliscono le norme del diritto internazionale per il trattamento umanitario di guerra. Le Convenzioni di Ginevra definiscono i diritti fondamentali dei detenuti di guerra (civili e militari) ; stabiliscono le protezioni per i feriti e i diritti dei civili che vivono, o si trovano, in zona di guerra. 37 Unità, 03 Gennaio 1994, in http: //archiviostorico. unita. it/cgi-bin/highlightPdf. cgi? t=ebook&file=/archivio/uni_1994_01/19940103_0003. pdf&query=palmiro%20togliatti 38 ADN Kronos, Messico, parla l'inspiratore degli indios, 01-01-1994, in http: //www1. adnkronos. com/Archivio/AdnAgenzia/1994/01/04/Esteri/MESSICO-PARLA-LISPIRATOREDEGLI-INDIOS_132000. php 39Womack J. , Chiapas, el obispo de San Ctistóbal y la revuelta zapatista , Cal y Arena, México, 1998. 40 Zanchetta Aldo, El caminante. Un ricordo di Don Samuel Ruiz Garcia, 03 Marzo 2011 in http: //scienzaepace. unipi. it/index. php?option=com_content&view=article&id=56%3Adon-samel-caminante&catid=24%3Aritratti&Itemid=9 41 Blanche Petrich, ¿A quién defendiste? es la pregunta al final de la vida, La Journada, Città del Messico, 25\01\2011, in http: //www. jornada. unam. mx/2011/01/25/politica/004n1pol 42 Archivio El Universal, elaborato da CIDAU/Hemeroteca in https: //chiapasbg. files. wordpress. com/2014/09/cronologia-dellezln. pdf 43 Salinas De Gortari Carlos, Mensaje del Presidente, Città del Messico, 06 Gennaio 1994, Audio e video in http: //www. bibliotecas. tv/chiapas/ene94/06ene94g. html 44 Comunicato EZLN 18 Gennaio 1994 in http: //palabra. ezln. org. mx/comunicados/1994/1994_01_18. htm 45 Enzensberger Hans Magnus, New Left Review, Constituents of a Theory of the Media70, New Left Review I/64, Dicembre 1970. “The New Left of the 1960s has reduced the development of the media to a single concept – that of manipulation. /…/ it now threatens to degenerate into a mere slogan which conceals more than


it is able to illuminate /…/ The liberal superstition that in political and social questions there is such a thing as pure, unmanipulated truth seems to enjoy remarkable currency among the socialist Left. It is the unspoken basic premise of the manipulation thesis. /…/The electronic media do away with cleanliness; they are by their nature ‘dirty’. That is part of their productive power. In terms of structure, they are antisecterian – a further reason why the Left /…/ has little idea what to do with them. In https: //excerpter. wordpress. com/2006/10/21/hans-magnus-enzensberger-constituents-of-atheory-of-the-media-1970/ 46 Ottaviano Franco, Idee, Movimenti e Linguaggi in Rete, Aprile per la Sinistra , in http: //www. proteofaresapere. it/contributi/rete. htm 47 Cleaver Harry, The Zapatista Effect: The Internet and the Rise of an Alternative Political Fabric, Journal of International Affairs , 51, no. 2, 1998, p. 622-640, in https: //la. utexas. edu/users/hcleaver/zapeffect. html 48 Ronfeldt David, Arquilla John , Fuller Graham , Fuller Melissa, The Zapatista Social Netwar in Mexico, in http: //www. rand. org/pubs/monograph_reports/MR994. html 49 Dominguez Hidalgo O. , La guerra encubierta a través de pistoleros, guardias blancas y paramilitares, CIEPEC Boletin n. 79, June 2005, in http: //www. thing. net/~rdom/ecd/DigZap. html 50 Così definita da David Ronfeldt, John Arquilla, Graham Fuller, Melissa Fuller : “What began as a violent insurgency in an isolated region mutated into a nonviolent though no less disruptive social netwar that engaged the attention of activists from far and wide and had nationwide and foreign repercussions for Mexico. ” 51 Cuéllar David Pavòn, Construcción y movilización de la sociedad civil en el discurso del Ejército Zapatista, Universidad de Santiago de Compostela Facultade de Psicologia, Santiago De Compostela, 2007 p. 156. 52 Premio Nobel per la Letteratura 1990. 53 Professore di Sociologia all'Università Autonoma di Città del Messico e Responsabile del Progetto di Ricerca sulla Riforma Agraria. 54 Stavenhagen Rodolfo, A Game of Musical Chairs? Peace and Conflict in Chiapas, The Background to the Chiapas Uprising, University of Southern California, Los Angeles, 1997, in http: //www. usc. edu/dept/LAS/ir/cews/database/Chiapas/chiapas. pdf 55 Noto giornalista de La Jornada e collaboratore di The Guardian. 56 Navarro Luis Hernandez, Los Pendulos del Poder: Negociacion y conflicto en Chiapas in Memoria de la Conferencia: Processos de Paz Comparados, Negociación Política en Chiapas, El Cotidiano, Tamaulipas, 1996, p. 113-151. 57Plaza de la Constitución (popolarmente conosciuta come Zocalo), è situata nel cuore della capitale, principale piazza di Città del Messico. È la quarta piazza più grande del mondo, superata solo da Piazza Tien Anmen di Pechino, la Macroplaza di Monterrey e la Piazza Rossa di Mosca. 58 Ex Ministro degli Esteri ed ex sindaco di Città del Messico. 59 Riferito alla proprietà della terra ejidal e contadina. 60 Puig Carlos, ¿Quien matò a Ruiz Massieu?, Milenio, Monterrey, 2014, in http: //www. milenio. com/firmas/carlos_puig/mato-Ruiz-Massieu_18_365543476. html 61 De Maria Roberto ed Elevati Christian, Rivolta indigena in Chiapas, Settembre 2002 in http: //www. villaggiomondiale. it/chiapas. htm, Roberto De Maria e Christian Elevati, settembre 2002 62 Il cardenismo fu un movimento di indignazione civile costituitosi in seguito al terremoto che sconvolse Città del Messico nel 1985, evento che mise in luce le pessime condizioni attraverso le quali erano stati costruiti gli edifici pubblici. Il Movimento si coagulò attorno ad un politico indipendente (Cardenas Solorzano) che si presentò alle elezioni presidenziali del 1988 sotto il nome di Fronte Democratico Nazionale (partito progressista democratico) ma, nonostante il l'elevato vantaggio percentuale, perse le elezioni in favore del candidato del PRI Carlos Salinas de Gortari. Fu un vero e proprio caso di broglio elettorale su larga scala. 63 Holloway J, Tischler F. , Matamoros, Bugliani R. , Sergi V. , Zapatismo. Tracce di ricerca, Calle America, Edit Press, Lussemburgo, 2010, p. 98.


64 Seconda Dichiarazione della Selva La Candona, 10 Giugno 1994, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/2dichsel. htm 65 Dal nome dello stato messicano in cui, nel 1914, gli zapatisti originari si erano riuniti per un congresso costituzionale, la Sovrana Convenzione Rivoluzionaria. Con questo nome gli zapatisti identificarono anche i successivi quattro luoghi che diverranno centri politicoamministrativi autonomi. 66 Dawson Alexander, Il sogno del primo mondo. Il Messico dal 1989, Storia Globale del Presente, EDT Srl, Torino, 2008, p. 69-71. 67Ernesto Zedillo Ponce de León (Città del Messico, 1951) è stato il 52° Presidente del Messico dal 1º dicembre 1994 al 30 novembre 2000, ultimo presidente del PRD dopo 70 anni di egemonia. Forte teorico della globalizzazione, è attualmente Direttore del Center for the Studies of Globalization (Yale University) . 68 Dawson Alexander, Il sogno del primo mondo. . . , op. cit. , pag 81-95. 69“È il maggiore presito mai concesso nei cinquant' anni di vita del Fondo", ricordò in una conferenza stampa il direttore Michael Camdessus. Il precedente record era di uno stanziamento all' India del 1981 di 7, 5 miliardi di dollari. 70 Zampaglione Arturo, La scialuppa del FMI salpa verso il Messico, Repubblica, Roma, 03\02\1995, in http : //ricerca. repubblica. it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/03/lascialuppa-del-fmi-salpa-verso-il. html 71 International Monetary Fund, Mexico Use of IMF credit 1980-1998 in http : //www. heritage. org/static/reportimages/FD4BBD32690A1EEBF8CDFB50D2658E32. gif?w=370&as=1 72 Ammetto A. Siamo ancora qua , Op. Cit. , pag 112-115. 73 Nome col quale venne soprannominato, ironicamente, l'anfiteatro poiché la sua forma ricordava quella di una nave. Fizcarraldo è il protagonista di un film di Werner Herzog (Germania, 1982; vincitore del Festival di Cannes) che vuole attraversare una collina tramite una nave. 74 Terza Dichiarazione della Selva Lacandona, Gennaio 1995, in http : //www. ipsnet. it/chiapas/3dichsel. htm 75 Benito Juárez García (1806–1872) è stato Presidente del Messico, primo indio nella storia dell'intero continente a ottenere tale carica, dal 1861al 1864 e dal 1867 al 1872 e, in patria, è considerato un eroe nazionale. Durante il suo mandato dovette fronteggiare l'occupazione francese del Messico, contro la quale combatté vittoriosamente e fu poi protagonista di una serie di riforme tese a modernizzare e sviluppare la nazione centroamericana. 76 Tschirg Dani, Turning Point : The Arab World's Marginalization and International Security, Praeger, Santa Barbara, 2007, p. 82-85. 77 Comunicato EZLN, CLETA, el EZLN y la Casa del Lago, Gennaio 1996, in http : //www. machetearte. com/machetes2/1045/doc3. htm 78 Enclave Sur, EZLN : Resenha historica, Gennaio 2011, in http : //enclavesur. blogspot. be/2011/01/ezln-1-resena-historica. html 79 Amado Avendaño Figueroa (Mapastepec, 1938-San Cristóbal de las Casas, 2004) è stato avvocato, giornalista, politico, insegnante. Ha partecipato come candidato della società civile per diventare governatore del Chiapas nel 1994. Durante la campagna elettorale, il 25 luglio 1994, è stato vittima di un attacco dove hanno ucciso tre dei suoi cinque compagni e candidati : Ernesto Fonseca Garcia, Rigoberto Mauricio Villafuerte e Agustín Rubio Montoya e nel quale è rimasto gravemente ferito. In seguito al broglio elettorale di cui fu vittima, essendo stato dichiarato sconfitto nonostante l'evidente maggioranza ottenuta, il gruppo di zapatista lo nominò “Governatore Ribelle del Chiapas”. 80 Xochimilco è una delle sedici delegazioni in cui si divide il Distretto Federale Messicano. Si trova nella zona sud della capitale del Messico. 81 Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona in http : //www. ipsnet. it/chiapas/4dichsel. htm 82 Del Campo Gennaro, I grandi eroi dell'America Latina, in http : //spazioinwind. libero. it/america_latina/Project/Marcos3. html 83 Comunicato EZLN, Mandar Obedeciendo, 26 Febbraio 1994.


84 Sergi Vittorio, Il vento dal basso : nel Messico della rivoluzione in corso, Editpress, Calle America, Firenze, 2009, p. 64-69. 85 Nel municipio chiapaneco di San Andrés Larràinzar. 86

Joint Declaration Federal Government and the EZLN submit to National Debating and Decisionmaking Bodies, 16\02\1996 , in http : //peacemaker. un. org/document-search? field_pacountry_tid=mexico 87 Aristegui Noticias, Acuerdos de San Andrés Larraínzar entre gobierno y zapatistas , in http : //aristeguinoticias. com/3012/mexico/los-acuerdos-de-san-andres-larrainzar/ 88 Magon Flores, Gli accordi di San Andrès, in http : //www. autistici. org/floresmagon/Files/accordi%20san%20andres. htm 89 Presidencia de la Repubblica, Pronunciamiento Conjunto que el Gobierno Federal y el EZLN enviarán a las instancias de debate y decisión nacional, 16 Gennaio 1996, in http : //zedillo. presidencia. gob. mx/pages/chiapas/docs/sanandres/pronuncia. html 90Conosciuta anche come la 'Convenzione sui diritti dei popoli indigeni e tribali', la Convenzione 169 dell'ILO è stata adottata il 27. 06. 1989 durante i lavori della LXXVI Conferenza Internazionale del Lavoro. Essa è il frutto della revisione della precedente Convenzione 107 del 1958. Ad oggi, solo ventidue Paesi hanno ratificato tale Convenzione: Argentina, Bolivia, Brasile, Repubblica Centrafricana, Cile, Colombia, Costa Rica, Danimarca, Dominica, Ecuador, Figi, Guatemala, Honduras, Messico, Nepal, Paesi Bassi, Nicaragua, Norvegia, Paraguay, Perù, Spagna e Venezuela. Data di entrata in vigore : 05. 09. 1991, in http : //www. gfbv. it/3dossier/diritto/ilo169-conv-it. html 91 UNPO, ILO Convention 169 : 20 Years Later, Giugno 2009, in http : //www. unpo. org/content/view/9746/236/ 92 Massacro che ha avuto luogo il 28 giugno 1995 nello stato di Guerrero in cui, secondo la versione ufficiale, diciassette contadini sono stati uccisi e ventuno gravemente feriti. I membri della Organización Campesina de la Sierra Sur (South Mountain Range Farmer Organization) erano diretti verso Atoyac de Álvarez per partecipare ad una marcia di protesta per chiedere la liberazione di Gilberto Romero Vázquez, un contadino attivista arrestato più di un mese prima (e da allora mai più ricomparso) . Essi protestavano anche per l'acqua potabile, scuole, ospedali e strade. 93Manifesto del EPR-PDPR (Esercito Popolare Rivoluzionario - Partito Democratico Popolare Rivoluzionario), in http : //www. tmcrew. org/chiapas/epr2. htm 94Cosco Alfredo , Una storia messicana : il partito dei poveri, 23 Gennaio 2015, in http : //www. ilpostitaliano. it/partito-dei-poveri-storia-messicana/ 95 Harmon Christopher C, Terrorism Today, Cass Series on Political Violence , vol. 7, Routledge, Londra, 2007 pag. 211-212. 96 Colectivo Azcapotzalco, Quien fue Lucio Cabanas Barrientos? Biografia e ideario del Partido de los Pobre, 3 dicembre 2013, in https : //gcmx. wordpress. com/2013/12/02/quien-fuelucio-cabanas-barrientos/ 97 Clarin Digital, La insurreccion en Mexico-La guerrilla del EPR llamó al pueblo de Chiapas a sublevarse, Buenos Aires, 19 Settembre 1996, in http : //edant. clarin. com/diario/96/09/19/T-02601d. htm 98Da allora il PRD ha vinto tre volte consecutive le elezioni amministrative della città. 99 Cotroneo Rocco, Messico, Fox vuole abbattere il muro del potere, Corriere della Sera, Milano, 29 Giugno 2000, p. 13, in http : //archiviostorico. corriere. it/2000/giugno/29/Messico_Fox_vuole_abbattere_muro_co_0_00062910634. shtml 100 Dellacioppa, Kara Zugman, This Bridge Called Zapatismo : Building Alternative Political Cultures in Mexico City, Los Angeles and Beyond, Lexington Books, Maryland, 2009, p. 5758. 101Università Nazionale Autonoma del Messico è la più grande e la seconda più antica università delle Americhe dopo la Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima . Ha sede a Città del Messico e il suo campus principale, costruito verso la fine degli anni Quaranta, è situato nella zona sud della città nel Pedregal de San Angel nella cosiddetta C. U. (città universitaria) .


102Tlalpan è una delle sedici delegazioni in cui è suddiviso il Distretto Federale di Città del Messico. È la delegazione più estesa, rappresentando il suo territorio il 20, 7% dell'area totale. Fu capitale dello Stato del Messico del 1823. 103Il Primo Congresso Nazionale Indigeno si svolse dall' 8 al 12 Ottobre 1996 nel Centro Medico Nazionale a Città del Messico. Vi parteciparono quattrocentocinquanta delegati di venticinque popoli indigeni provenienti da venti Stati del Messico. Lo svolgimento di tale Congresso fu fortemente voluto e promosso dall'EZLN che si fece promotore di un Forum Indigeno Permanente(FIP). 104Ivi è presente una delle piramide centro-americane più antiche e importanti. 105Comunicato EZLN-CNI, 14 Settembre 1997, in http : //www. ipsnet. it/chiapas/140997co. htm 106Comunicato EZLN 12 Ottobre 1997, in http : //www. ipsnet. it/chiapas/121097co. htm 107Legati alle fazioni più dure e intransigenti del P. R. I. 108Gruppo Tzotzil-Maya cristiano e pacifista; il cui scopo principale è la promozione della pace, contro il neo-liberismo. 109 Balboa Juan, La Jornada, traduzione di Annamaria Pontoglio del Comitato Chiapas Maribel, Controinformazione, Città del Messico, 09 Febbraio 2005, in http : //www. carmillaonline. com/2005/06/04/lesercito-messicano-ha-organizzato-le-bande-paramilitari-per-isolare-lezln/ 110Distribuzione dei gruppi para-militari in Chiapas, in http : //it. peacereporter. net/articolo/24623/Messico, +invasione+paramilitare 111Rapporto annuale Corte Interamericana dei Diritti Umani, 1998, punto 556, in http : //old. terrelibere. org/doc/la-politica-genocida-nel-conflitto-armato-in-chiapas#_Toc99281909 112 Acteal è un piccolissimo comune a venti km da San Cristobal de Las Casas, sconosciuto al mondo fino al 22 Dicembre 1997. Oggi non ci abita più nessuno. Nel 1997, all'epoca dei fatti, era abitata da una comunità di desplasados, cioè persone che erano state cacciate dalle loro terre dall'esercito o dai paramilitari. 113 Serrano Marcela, Quel che c'è nel mio cuore, Feltrinelli, Milano, 2003, p. 122. 114È un fucile d'assalto sovietico a fuoco selettivo operato a gas, il più diffuso al mondo. 115Gruppo paramilitare priista organizzato in commandi, impiega armi utilizzate esclusivamente dall'esercito. Allenato da militari o ex militari. Ha operato (violentemente) nelle seguenti zone : Los Altos, Chenalhó, Larrainzar, Chamula, Pantelhó. La loro prima comparsa risale al novembre 1996, nella città di Larráinzar, indi Oventic, poi nel secondo Aguascalientes zapatista. Noti al mondo grazie al massacro di Acteal del 22 dicembre 1997. Aiutati (logisticamente e finanziariamente) dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e dal Partito Cardenista (PC) . 116 Razzoli Federico, La strage di Acteal, PeaceLink, Taranto, 1 Aprile 2004, in http : //www. peacelink. it/conflitti/a/4166. html 117 Saramago José, L'ultimo quaderno, Feltrinelli Editore, Milano, 2010, p. 159. 118 Bellinghausen Hermann, La investigación zapatista : Zedillo financió la agresión, Reportaje a diez años de Acteal, La Jornada, Città del Messico, Novembre 2007, in http : //www. jornada. unam. mx/2007/11/24/index. php?article=012r1pol&section=politica 119ECN, Messico Ribelle, 2003, Testimonianza di una donna sopravvissuta, in http : //www. ecn. org/messicoribelle/documenti/acteal/Capitoli. htm#155 120Recomendaciòn 1/1998 Comisión Nacional de los Derechos Humanos de México, pag. 101 in http : //www. cndh. org. mx/sites/all/fuentes/documentos/Recomendaciones/1998/REC_1998_001. pdf 121Recomendaciòn 1/1998 Comisión Nacional de los Derechos Humanos de México, pag. 115 122Bellinghausen Hermann, La investigación zapatista …, Op. Cit. 123 Pizzati Carlo, Dove detta legge la Maschera Rossa, La Repubblica, Roma, 06 Gennaio 1998, in http : //ricerca. repubblica. it/repubblica/archivio/repubblica/1998/01/06/dove-dettalegge-la-maschera-rossa. html?ref=search 124Presidenza Bill Clinton (1993-2001) 125PapaSan Giovanni Paolo II (1978-2005) 126Kofi Annan (1997-2006)


127 Atti Parlamentari, Mozioni, Camera dei Deputati XIII Legislatura, Allegato B ai resoconti, seduta del 12 Gennaio 1998, pagina 14071, in http : //leg13. camera. it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed294/pdfbt01. pdf 128 Segal Cathrine, Mexico expulse un prêtre français proche des Indiens. Michel Chanteau était curé dans le village où a eu lieu la tuerie de décembre au Chiapas, Liberation-Monde, Parigi, 28\02\1998, in http : //www. liberation. fr/monde/1998/02/28/mexico-expulse-un-pretrefrancais-proche-des-indiens-michel-chanteau-etait-cure-dans-le-village-ou-a_228520


3. La rete internazionale dell'EZLN 3.1 Il Primo Incontro Intercontinentale per l'umanità e Contro il Neoliberismo Caminante, son tus huellas el camino y nada más; Caminante, no hay camino, se hace camino al andar. Al andar se hace el camino, y al volver la vista atrás se ve la senda que nunca se ha de volver a pisar. Caminante no hay camino sino estelas en la mar. 1 L'appoggio e il sostegno che la Comunità civile internazionale dettero sin dagli inizi alla rivolta zapatista è stato già ampiamente menzionato nei capitoli precedenti. Vorrei adesso soffermarmi su un'iniziativa concreta in ambito internazionale stabilita dall'esito della Consulta per la Pace (Agosto 1995) che gli zapatisti materializzarono tramite l' “Incontro Inter-continentale contro il Neo-liberismo” (definito anche ironicamente “Intergalattico”). Questo appuntamento fu preceduto dalla “Prima Dichiarazione della Realidad contro il Neo-liberismo e per l'umanità” (30 Gennaio 1996) in cui l'EZLN promosse lo svolgimento di incontri continentali di contrasto al modello neoliberista:

“Durante gli ultimi anni il potere del denaro ha presentato una nuova maschera sopra il suo volto criminale. Al di sopra delle frontiere, senza che gli importino razze e colori, ha insultato l'onestà ed ha assassinato le speranze. 109


Rinominato "Neoliberismo" il crimine storico del concentramento di privilegi, ricchezze e impunità, democratizza la miseria e la speranza. Una nuova guerra mondiale viene liberata, ora però contro l'umanità intera”. 2 Lo scopo dell'incontro era quindi quello di discutere di un modello alternativo fondato su democrazia, libertà e giustizia. I destinatari di questo appello erano tutti gli individui, gruppi, collettivi, movimenti, organizzazioni sociali, cittadini e politici, sindacati, associazioni di quartiere, cooperative, tutte le sinistre presenti e future, organizzazioni non governative, gruppi di solidarietà con le lotte dei popoli del mondo, bande, tribù, intellettuali, indigeni, studenti, musicisti, operai, artisti, maestri, contadini, gruppi culturali, movimenti giovanili, mezzi di comunicazione alternativa, ecologisti, abitanti di quartiere, lesbiche, omosessuali, femministe, pacifisti. Il convegno continentale americano si svolse dal 4 all'8 Aprile presso l'Aguascalientes di La Realidad (municipio di San Pedro de Michoacàn). Le assemblee preparatorie per la partecipazione all'incontro intercontinentale si tennero in Asia, a Tokyo; in Oceania, a Sidney , e in Europa si tenne dal 30 Maggio al 2 Giugno a Berlino e ivi vennero decise le varie delegazioni nazionali che poi si sarebbero recate in Chiapas, divise per tavolo di discussione. Il Comando generale dell'EZLN, infatti, vista la situazione di guerra de facto in cui erano coinvolte le comunità indigene, si trovò costretta a mettere in piedi un'organizzazione ben precisa per l'accettazione delle varie delegazioni. In seguito ad ogni Incontro Continentale si sarebbe dovuto realizzare in ogni paese partecipante una Riunione Nazionale in vista dell'Incontro Intercontinentale alla quale avrebbero dovuto partecipare i rappresentati di tutti i comitati, collettivi e piattaforme di solidarietà. All'interno della Riunione Nazionale si sarebbe nominata una Commissione Nazionale il cui principale scopo sarebbe stato quello di accreditare i futuri partecipanti congiuntamente con la Commissione di Enlace Internazionale in Messico. 3

110


Infine all' Incontro parteciparono delegati provenienti da 43 paesi dei cinque continenti: -Oceania: Australia; -Africa: Mauritania, Repubblica Democratica del Congo, Sud Africa; -Asia: Filippine, Giappone, Turchia, Iran e una delegazione del popolo curdo; -America: Stati Uniti, Canada, Cuba, Haiti, Portorico, Guatemala, Nicaragua, Costarica, tutti i paesi sud-americani (fra i quali le Madri de Plaza de Mayo4); -Europa: tutte le nazioni europee (unica eccezione la Finlandia) e, in aggiunta, rappresentanti delle comunitĂ autonome di Catalogna, Canarie, Paesi Baschi.

Paesi d'origine delle delegazioni presenti al Primo Incontro Intercontinentale contro il Neoliberismo

L'avvenimento ebbe inizio il 27 Luglio 1996 nell'Aguascaliente di Oventic (ejido situato a San Andre's Larrainzar, a piĂš di 40 km da San Cristobal de las Casas), luogo reso difficilmente raggiungibile dall'esercito e dalle leggi regolanti l'immigrazione che furono create ad hoc per sabotare l'arrivo dei delegati stranieri. La polizia si rese protagonista dell'ennesimo episodio spregevole; trattenne negli aeroporti per ore (in alcuni casi per alcuni giorni) i delegati a scopo prettamente intimidatorio. 5 111


Tra i partecipanti vittime di “temporaneo trattenimento” vi furono lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano, l'ex guerrigliero venezuelano Douglas Bravo, l'attrice messicana Ofelia Medina, i poeti Oscar Oliva e Juan Banuelos, e Jan De Vos. Decine di partecipanti furono fermati per circa cinque ore dalla polizia di immigrazione posta dal governo nell'ejido Zaragoza. A poco più di 15 km dal capoluogo municipale e a 70 km dalla Realidad, praticamente ognuno dei partecipanti all'Incontro zapatista fu fotografato e interrogato dalle autorità che misero un timbro particolare sul passaporto e sui documenti d'immigrazione. Inoltre essi furono istruiti severamente su ciò che si poteva o non si poteva fare sul territorio nazionale quando si proviene da altri paesi. Ad alcuni stranieri fu intimato di presentarsi entro le successive 48 ore a San Cristobal de las Casas, in mancanza di documenti che provassero un legale soggiorno nel paese (seguendo procedure extra-ordinarie). 6 La cerimonia inaugurale, prevista alle ore 19, fu spostata di circa tre ore proprio a causa delle difficoltà incontrate dai partecipanti di giungere nel luogo prescelto. La cerimonia, soprannominata del “nuevo fuego” (termini ispirati ai riti aztechi che servivano come apertura solenne di un'era, costituita da un ciclo di 52 anni) iniziò con l'ingresso sul palco di anziani, bambini e giovani che avevano collaborato con la milizia zapatista durante i giorni dello scontro con le forze governative. 7 Fu di seguito chiarito l'obiettivo principale dell'incontro che era la costruzione di un mondo nuovo che potesse contenere più mondi:

“Un mundo en donde quepan muchos mundos”, es un mosaico de historias diferentes por compartirse, una multitud de subjetividades y de experiencias sociales en búsqueda de cooperación”8 con due pilastri: integrazione e tolleranza. La Compagna-Comandante Annamaria affermò: "Oggi, mille piccoli mondi dei cinque continenti sperimentano l'inizio della

costruzione di un mondo nuovo e buono" .

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L'EZLN , attraverso le parole dei suoi rappresentanti, dichiarò che nelle montagne del Sud-Est Messicano era iniziata una lotta che si sarebbe diffusa in tutti e cinque i continenti; una lotta per la vita di tutti e contro la morte. Morte rappresentata dal sistema sociale neo-liberista che è un progetto di distruzione e necrosi, che porta solo a saccheggiare la ricchezza dei morti. Si doveva quindi lottare per un mondo più umano in cui potesse regnare la giustizia e una vera pace. La comandante Ortensia, sottolineò come le donne avessero partecipato a tutti i livelli della lotta zapatista, ma come, nel mondo, in generale, esse siano quelle che più soffrono le ingiustizie, lo sfruttamento, le umiliazioni, le violazioni ai loro diritti umani, e che abbiano avuto minori opportunità di vivere degnamente, senza diritto di partecipare ai momenti decisionali. I cittadini messicani più poveri aderenti all'EZLN sono divenuti soldati perché

"non vogliono più la morte e l'inganno , e neppure l'oblio"; prima del sollevamento del primo gennaio 1994, essi “ non contavamo né producevano,

né compravano né vendevano, eravano un numero inutile nei conti del grande capitale". 9 Il giorno successivo i delegati si recarono nelle altre quattro aguascalientes dove si sarebbero tenuti i cinque tavoli tematici previsti: Tavolo 1: Aguascalientes La Realidad- “Che politica abbiamo e di che politica

abbiamo bisogno” Vi partecipò lo stesso Marcos che tenne il discorso introduttivo 10 e la tematica principale fu la politica e come essa deve porsi di fronte alla gestione della res publica. I partecipanti dibatterono sul concetto di democrazia e su come essa debba essere applicata nei confronti del singolo e dei popoli. Tavolo 2: Aguascalientes Roberto Barrios- “La questione economica. Storie

di Orrore” Questo tavolo, congiuntamente col primo, fu il più partecipato. Le tematiche affrontate furono molteplici ma tutte in ambito economico.

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Si parlò di neoliberismo e potere finanziario; gli indicatori macroeconomici come forme per alterare la realtà; alternative a questo sistema; progresso e sviluppo; guerra; narcotraffico e salute. I partecipanti convenirono su una definizione unica e omnicomprensiva delle varie sfaccetttaure del Neo-liberismo che così veniva descritto: Il neoliberismo è una strategia di organizzazione della produzione e della vita sociale che costituisce un momento storico dello sviluppo capitalista e che si presenta come una risposta integrale alle contraddizioni del processo di accumulazione del capitale e della lotta di classe. Conseguentemente neoliberismo e capitalismo non possono essere disgiunti e una lotta contro il primo implica necessariamente una lotta contro il secondo come sistema di sfruttamento e dominazione sociale. Il neoliberismo è quindi l'attualizzazione del capitalismo. Esso subordina tutte le relazioni sociali alla logica del mercato, facendolo apparire come la forma più naturale di organizzazione sociale, convertendolo, così, in un'arma ideologica contro la speranza. Partendo da questa giustificazione della competizione come unica forma di relazione sociale, tutto viene sanzionato dal mercato, trasformatosi in ente universale di validazione. Così il riconoscimento sociale delle persone è possibile solo nell'essere mercanzie e non esseri umani. Il neoliberismo privilegia la dinamica della competizione, cioè presuppone che per poter guadagnare è necessario che qualcun altro perda; quindi presuppone una negazione di tutto quello che ci circonda e di cui non possiamo appropriarci. La competizione implica il proprio rafforzamento e l'indebolimento altrui. L'altro è sempre la negazione di sé medesimo e quindi non può essere tollerato, per questa ragione è necessario impedire il suo sviluppo e propiziarne la distruzione. Il capitale si costruisce distruggendo, si arricchisce impoverendo, si appropria di beni, spogliando gli altri. L'umanità non può essere costruita su queste basi: sottomissione, distruzione, umiliazione, cancellazione dell'altro, indispensabili nella logica neoliberista, costituiscono la negazione dell'umanità stessa. 11 114


Vi è poi una valutazione sulla crisi più recente nella quale sta imperversando il neo-liberismo: da un lato si sta confrontando con le crisi venutesi a costituire a causa dei prestiti di immense quantità di denaro da parte del FMI e della BM. Dall'altro lato si sta confrontando con le crisi provocate da suoi stessi fallimenti, come quelle che derivano dalle difficoltà crescenti a contenere la resistenza ai suoi aggiustamenti strutturali. Grandi manifestazioni, sommosse e mobilitazioni rivoluzionarie hanno sfidato e rifiutato questa logica repressiva. Tavolo 3: Aguascalientes Morelia- “Tutte culture per tutti” Incontro multiforme sul tema della cultura, animato da mostre fotografiche, proiezioni di film e documentari (ad esempio furono presentati i video

"L'EZLN e le donne", "Ya Basta, le utopie devono essere realizzate quotidianamente", "Il paese dei muri", "Euskai Herria, 1995" e "Il turismo nelle Canarie”) Si invitarono i lavoratori dell'informazione a non essere complici della disinformazione. Si parlò dell'educazione che viene impartita nelle scuole del mondo cercando di formare nuovi tecnocrati e tecnici senza dare importanza all'indole innata in ogni singolo essere umano; quindi si propose di creare un sistema di autogestione educativa, nell'ottica che ciò che è importante non sono gli attestati o i certificati ma la preparazione reale dell'individuo. L'insegnante non deve insegnare concetti ma alimentarsi e condividere il proprio pensiero con quello dei suoi studenti. Relativamente all'arte si propose di rinforzare le forme collettive creative, occupare terreni abbandonati, edifici e piazze per la creazione di scuole d'arte e spazi culturali, creare un "Giorno Internazionale del Graffito" e la formazione di istituti per creare una cultura del corpo (danza e sessualità). 12 Tavolo 4: Aguascalientes Oventic- “Che società è che non è civile” Dedicato al tema della società civile, movimento sindacale, ONG, movimenti urbani e contadini di resistenza civile. 115


Il principale oratore fu lo scrittore Eduardo Galeano13 che trovò il movimento di resistenza zapatista un'ottima alternativa a quelli della sinistra tradizionale. Gli zapatisti, secondo lui, hanno saputo raccogliere molto bene l'eredità di lotta , trasformando l'idea che la rivoluzione avrebbe salvato il popolo e che gli intellettuali avrebbero illuminato la plebe. A partire dalle rivoluzioni cubana e sandinista e dai molti processi popolari che ci sono stati nei paesi latini, si è resa possibile questa sollevazione del Chiapas che propone una strada inversa: viaggia da dentro e dal basso, contraddicendo così il vecchio schema all'interno del quale si trovava prigioniera la sinistra latino-americana (poiché in quello schema la verità veniva dall'esterno e dall'alto, mai da dentro e dal basso). 14 Fu questo il tavolo in cui fu analizzata la situazione femminile. Tavolo 5: Aguascalientes La Garrucha- “In questo mondo ci sono molti

mondi” Tema di questo tavolo fu l'affermazione della diversità e il bisogno di autonomia dei popoli indigeni. Gli interventi furono incentrati sull'autonomia e l'autodeterminazione dei popoli, si parlò del caso Basco, quello delle Isole Canarie e di alcuni popoli stabiliti in Francia, e, ovviamente, dell'autonomia dei popoli indigeni del Messico; i rappresentanti canadesi spiegarono la situazione dei popoli indigeni canadesi menzionando la grave emarginazione pratica, giuridica, politica e culturale che essi affrontano quoditianamente. Alla fine le proposte formulate furono molteplici: -veto all'acquisto di prodotti delle grandi imprese transnazionali e al grande commercio; -creazione di un nuovo modello di municipi che eviti il centralismo; -ritorno ad una forma di vita comunitaria, in aperto contrasto con i metodi di accumulazione e competitività; -sviluppo del turismo alternativo; 116


-instaurazione di relazioni diplomatiche tra i popoli indigeni e l'Unione Europea; -formazione di Internazionali per combattere il neoliberismo; -alleanza tra popoli indigeni, contadini e abitanti delle città; -creazione di reti di solidarietà intercontinentale senza struttura organizzativa, centro decisionale e di comando -creazione di mezzi di comunicazione alternativi; -dichiarazione rivolta all'ONU e all'OSA, richiedendo il compimento reale dei diritti degli indigeni, così come la revisione dell'articolo 9 della OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro); -rispetto dell'ambiente, specialmente dell'acqua; -mantenimento di una resistenza orizzontale per evitare gerarchie; -revisione del trattato di Guadalupe Hidalgo15; -contestazione delle istituzioni mondiali sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, OCSE, WTO e G8; -antirazzismo -dissenso totale verso il TLC (Trattato di Libero Commercio) 16. La serie di assemblee finì il 3 Agosto con una seduta plenaria all'interno della quale fu lanciata la proposta di un “Secondo Incontro Inter-continentale per

l'umanità e contro il neo-liberismo” con le seguenti parole di Marcos: “Fratelli e sorelle: Continuiamo ad essere scomodi. È falso quello che i teorici del neoliberismo ci dicono: che tutto è sotto controllo, incluso quello che non è sotto controllo. Noi siamo la valvola di sfogo della ribellione che può destabilizzare il neoliberismo. E' falso che la nostra esistenza ribelle legittimi il Potere. Il Potere ci teme. Per questo ci perseguita e ci accerchia. Per questo ci imprigiona e ci uccide. Il realtà siamo una possibilità che lo può sconfiggere e farlo scomparire. Forse non siamo molti, però siamo uomini e donne che lottano per l'umanità, che lottano contro il neoliberismo. Proponiamo quindi un secondo incontro che si svolga nella seconda metà dell'anno 1997 e che il continente europeo ne sia la sede”.17 117


3. 2 La Nascita dell'Alter-mondialismo L'Incontro “Intergalattico” di fatto pose le basi per la nascita del Movimento Alter-mondialista (detto giornalisticamente “No-Global”) che da allora si diffuse nel resto del mondo capillarmente. Gli indigeni zapatisti inaugurarono una stagione di lotte e di resistenze civili cinque anni prima delle elites intellettuali e culturali occidentali. La sua prima comparsa (salutata come una "Nuova Aurora”)18 si deve quindi all'EZLN e provocò una metamorfosi all'interno del pre-esistente movimento anti-capitalista introducendo una dialettica d'avanguardia. Con una parola presa in prestito dal francese gli oppositori si chiamavano adesso "AlterMondialisti". Il loro movimento internazionale ha fatto sorgere, dal trauma paralizzante seguito al crollo degli stati socialisti, il sogno di un mondo che non fosse più capitalista, non più cioè asservito all'onnipotenza di un apparato statale. Da allora non soltanto semplici concezioni critiche ma altresì soluzioni anticapitaliste sono riuscite a trovare un'eco sempre maggiore. 19 Le rivolte civili degli anni Sessanta\Settanta sfidarono l'ordine economicopolitico a livello nazionale e internazionale ma attraverso un'ottica che rimaneva all'interno dello stato (si voleva cambiare lo Stato-nazione). Negli anni Ottanta i movimenti civili popolari videro protagoniste le donne, gli ecologisti e i pacifisti che si concentrarono su questioni meno collegate allo Stato e alle sue forme di potere bensì si focalizzarono su sfide globali sottolineando l'insufficienza e l'inefficienza di istituti sovra-nazionali di salvaguardia dei diritti umani, sociali e ambientali in questione. Fu proprio a partire dagli anni Novanta con le contemporanee proteste dei contadini indiani contro i brevetti sulle sementi e gli OGM voluti dal WTO e dei contadini\indigeni messicani contro le politiche neo-liberiste (e liberticide) del governo messicano in accordo con le IFI che il livello della lotta si spostò su un nuovo e inedito piano.

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Le maggiori estrinsecazioni di protesta si ebbero in occasione dei seguenti eventi: -Vertice APEC a Vancouver (24-25 Novembre 1997) -WTO a Seattle (30 Novembre1999) -Forum Economico Mondiale a Davos, Svizzera (27 Gennaio 2001)20 -Global Forum sull’E-government a Napoli (15-17 Marzo 2001) -Summit Europeo a Goteborg, Svezia (15 Giugno 2001) -G8 a Genova (19-22 Luglio 2001) -Primo e Secondo World Social Forum di Porto Alegre, Brasile (Febbraio 2002 e Febbraio 2003) -Forum Sociale Europeo a Firenze (Novembre 2002) a cui seguirono Parigi (2003), Londra (2004), Atene (2006), Malmö (2008) Istanbul (2010). -Terzo World Social Forum a Mumbai (2004). Questo appuntamento vide la partecipazione di ben 75000 delegati. -Quarto Social Forum (2006) in tre città contemporaneamente: Caracas (Venezuela), Bamako (Mali), e Karachi (Pakistan). A seguire nel 2007 a Nairobi (Kenya); nel 2009 a Belem (Brasile); nel 2011 a Dakar (Senegal). Nel 2014 nuovamente a Porto Alegre; l'ultimo si è tenuto a Tunisi 21 (23-28 Marzo 2015). Il prossimo evento è previsto nel 2016 a Montreal (Canada). In tali occasioni migliaia di persone protestarono fisicamente in piazze (e milioni di altre si servirono della Rete per esprimere il loro dissenso) contro le politiche neo-liberiste incarnate dalle istituzioni finanziarie internazionali. Furono proteste collettive senza precedenti sia per la consistenza numerica dei partecipanti, che per la natura stessa della mobilitazione. Vennero organizzati una serie innumerevole di sit-in che impedirono il regolare svolgimento delle Conferenze in questione. I manifestanti, autonomi ma in collegamento fra loro, si sedettero per terra incatenandosi e rendendo il lavoro della polizia di rimozione molto difficoltoso e lungo.

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Nella stragrande maggioranza dei casi i manifestanti reagirono secondo le regole della resistenza non-violenta. Le notizie dei pochissimi casi di reazione violenta da parte di una stretta minoranza di dimostranti (soprannominata “Black-Block” a causa del vestiario prevalentemente nero) fu estremamente divulgata dalla stampa mondiale con l'obiettivo di minare alla base questo movimento che stava, di anno in anno, moltiplicando gli aderenti e radicalizzando le convinzioni. Il “Primo Incontro Internazionale Contro il Neo-Liberismo” può quindi essere definito sia come un momento di svolta che come punto culminante di un processo di integrazione di gruppi e organizzazioni attive in varie parti del mondo. Dopo vent’anni di crescita lenta, attraverso campagne specifiche, mobilitazioni locali e controvertici in coincidenza con i summit dei maggiori organismi internazionali22, si è affermato sulla scena globale un nuovo protagonista, variegato e diverso, unito non solo dall’affermazione che ‘un

altro mondo è possibile’, ma anche da pratiche di lavoro comune, che attraversano i confini nazionali e intrecciano tradizionali settori di iniziativa politica e sociale. Per la prima volta nella storia era nato un movimento sociale globale. 23 Uno degli elementi vincenti fu l'eterogeneità e il magmatismo ideologico dei manifestanti; anarchici accanto a socialisti, anti-capitalisti accanto a riformisti, favorevoli alle organizzazioni intergovernative esistenti a fianco di chi invece voleva la loro abrogazione; i sindacati operai e i contadini (tendenzialmente più protezionisti), ed ecologisti, femministe, attivisti dei diritti umani (che ragionano quindi in ottica cosmopolita e internazionale); attori materialisti (legati alla difesa degli interessi economici)e attori post-materialisti; ONG di diverse finalità\estrazione, gruppi religiosi afferenti a molteplici religioni; progressisti e frange di utopisti che auspicano di tornare romanticamente al passato. L'altermondialismo può quindi a pieno titolo essere definito come un

‘”Movimento che comprende molti movimenti” (Marcos direbbe “Un Mondo che contiene altri mondi”), cioè una coalizione di movimenti già esistenti, tenuti insieme dall’individuazione di un unico nemico, con proposte differenti. 120


3.3 Il secondo Incontro Intercontinentale per l'umanità e contro il neo-liberismo Lo svolgimento di questo secondo incontro, risultato operativo della Consulta della Pace, consolidò l'inquadramento della situazione indigena e messicana in un'ottica globale. Esso si svolse in Spagna dal 25 Luglio al 3 Agosto 1997 seguendo le stesse modalità organizzative dell'incontro dell'anno precedente. La sessione plenaria introduttiva si svolse a Madrid per poi spostarsi in sei località differenti (Madrid, Barcellona, Catalogna, Aragona\Ruesta, Almunecar e Andalusia\El Indiano) per altrettanti tavoli tematici: economia, cultura e formazione, genere, ambiente, emarginazione, disuguaglianza globale. I paesi rappresentati furono più numerosi del precedente incontro: Africa: Algeria, Benin, Burkina Faso, Camerun, Congo, Ciad, Ghana, Guinea, Mali, Marocco, Mauritania, Nigeria, Repubblica Democratica del Sahara Occidentale, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Togo. Asia: Bangladesh, Filippine, Giappone, India, Indonesia, Kurdistan, Libano, Palestina, Russia, Thailandia, Turchia. Europa: tutti i paesi europei (più popolo gitano, Catalogna, Paesi Baschi). Oceania: Australia. America: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Perù, Uruguay, Usa. 24

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L'importanza dell'incontro fu notevolmente intensificata grazie alla partecipazione di due delegati zapatisti, per la prima volta fuori dai confini nazionali: la Compagna Dalia e il Compagno Felipe. Con queste parole un comunicato dell'EZLN antecedente all'avvio dell'incontro salutò la vicenda:

Fratelli e sorelle: per la prima volta una delegazione formata da membri dell'EZLN parteciperà ad un evento internazionale fuori dalle frontiere messicane. Così l'EZLN ha deciso di rompere, nuovamente, gli assedi locali, regionali, statali e nazionali per portarvi la voce degli zapatisti nelle labbra degli zapatisti. . . . . In tutto il mondo e in special modo in Europa, gli uffici governamentali cercano di minimizzare la presenza di decine di migliaia di soldati e centinaia di tonnellate di materiale bellico nelle zone indigene del Messico, e fingono, come i loro antecessori salinisti, una modernità che in realtà impone la morte e la distruzione agli abitanti originali di queste terre... Presentazione dei delegati:

I nostri delegati sono basi d'appoggio dell'EZLN, indigeni che rappresentano la ribellione e la resistenza dei popoli che più di tre anni e mezzo fa, si sono alzati in armi contro l'oblio e la morte a cui erano stati condannati. Per parlare degli indigeni zapatisti vengono i nostri delegati, per raccontare la loro storia, per parlare delle loro esperienze di lotta e ribellioneMa anche per ascoltare vanno i delegati zapatisti. Vanno ad ascoltare e ad apprendere dagli altri perseguitati e dimenticati del mondo. Vanno ad ascoltare tutti i gruppi che si daranno appuntamento nel Secondo Incontro, gli intellettuali e gli artisti, tutti i mondi che si dovranno incontrare nelle terre di Spagna. Il comunicato ironicamente termina con il seguente post-scriptum:

Tutte le polizie del mondo sono in stato d'allerta: secondo i bollettini dei satelliti della NATO, si mormora che il piano dei delegati zapatisti sia quello di arrivare in Europa a piedi, attraversando lo stretto di Bering. Altre fonti assicurano che sarà a nuoto e che i delegati sono talmente ben preparati che attraverseranno l'Oceano Atlantico con una scioltezza da nuoto sincronizzato. 122


Altri ancora dicono per via aerea, con uno di quei palloncini che l'Heriberto e la Eva usano far scoppiare. I più azzardati dicono che sarà sottoterra, attraverso un tunnel costruito dagli antichi maya e che fu usato in altre epoche per mandare i nostri quochi ad insegnare la paella agli spagnoli. Ciò che è certo è che la mula del maggiore Moyes non appare da nessuna parte. Sarà?25 Quando arrivarono i due delegati zapatisti Felipe e Dalia, vennero accolti con incredulità. Gli altri partecipanti si commossero per il forte significato allusorio che il loro arrivo conteneva. L'impossibile era avvenuto. Un pezzo del cuore dell'EZLN, quell'Esercito che aveva sorpreso (e abbagliato) il mondo era giunto in Spagna. Gli Indigeni, l'oggetto del genocidio e della colonizzazione, erano ritornati, 504 anni più tardi, nella terra dei loro conquistatori. 26 In tale occasione Mumia Abu-Jama27, membro delle Pantere Nere condannato alla pena di morte, scrisse un articolo\appello dal carcere in sostegno alla lotta zapatista28 in cui sottolineò un aspetto forse oscuro alla maggioranza dei cittadini statunitensi: erano stati gli indios americani (e non gli africani) i primi schiavi d'America. Essi furono schiavizzati primariamente per cercare l'oro e da allora ebbe inizio un genocidio di incalcolabili milioni di nativi che trasformò un antico continente indigeno in un nuovo mondo, bianco e “civilizzato”. Il genocidio si incrementò, ovviamente, con la tratta degli schiavi africani ma poggia quindi le sue basi sullo sterminio degli indigeni. Riferendosi all'EZLN Abu-Jama concluse:

“Il fatto che esista è un miracolo e regala alla vita qualcosa di meraviglioso. ” Fra i vari contributi, vi fu quello del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru29 (in spagnolo Movimiento Revolucionario Tupac Amaru -MRTA), gruppo rivoluzionario armato, di matrice marxista-leninista-socialista-guevaristanazionalista, attivo in Perù dai primi anni 80 (tuttora operante) e uno dei principali attori del conflitto interno in Perù.

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L'MRTA era considerato organizzazione terrorista dalle istituzioni europee e dal Dipartimento di Stato americano30, ma è stato successivamente rimosso dalla lista degli Stati Uniti (Foreign Terrorist Organization), il 5 ottobre 2001. 31 Il delegato dell'organizzazione sottolineò la condivisione della miserevole situazione da parte di milioni di peruviani costretti a vivere sotto la dittatura assoluta di Alberto Fujimori32. Egli asserì che solo una dittatura, tramite il terrorismo di stato, può permettere la nascita e l'implementazione di un modello neo-liberista. Modello che viene presentato come unico mezzo per poter uscire dal sottosviluppo ma che in realtà è in grado di condannare a morte per fame e repressione interi popoli. Essi criticarono il fatto di essere stati classificati come organizzazioni terroristiche solo perchè difendono i diritti del loro popolo, diritti consacrati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Classificati come terroristi e violenti perchè rispondono alla violenza di stato con la violenza organizzata del popolo. Ma la violenza di Stato è più brutale perchè è creata dagli interessi delle multinazionali che condanna a morte milioni di persone in quanto non viene loro garantita né alimentazione sufficiente né assistenza medica. La stessa violenza che obbliga i minori a lavorare e a prostituirsi invece che studiare e che li porta verso la delinquenza, l'alcolismo e la tossicodipendenza. Gli attivisti di Tupac Amaru avevano avanzato delle proposte di soluzione alla crisi strutturale ma l'unica risposta che gli stati neo-liberisti conoscono è quella della persecuzione, delle manganellate, degli arresti, delle torture, delle sparizioni. Queste politiche neo-liberiste sono un proseguimento di quanto il fascismo aveva teorizzato e parzialmente messo in pratica prima della Seconda Guerra Mondiale: la guerra totale contro il popolo e la soppressione di tutte le libertà. Il modello neoliberista (che si erge come unica alternativa dopo la morte delle ideologie) non è soltanto un modello economico, è qualcosa di più, di globale, di onnicomprensivo.

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L'EZLN, Tupac Amaru e le altre organizzazioni espressione della società civile tentano di resistere a tale brutalità usando un ingrediente fondamentale delle lotte di resistenza: la solidarietà che si contrappone all'individualismo e all'egoismo che le società capitaliste e neo-liberiste veicolano tramite i mezzi di comunicazione di massa. Per questo nel corso degli anni precedenti sono state create\organizzate mense popolari, scuole auto-gestite, ambulatori, centri di aggregazione, campi sportivi, parchi giochi. Tutto tramite il solo impegno dei militanti che hanno dimostrato di saper resistere e di autoaffermarsi. Anche i capitalisti esercitano “solidarietà” che serve solo per mantenere le loro coscienze e i popoli del Primo Mondo sotto controllo: le opere di carità , le organizzazioni filantropiche, gli aiuti monetari ai poveri, le attività delle chiese locali. Essa è falsa poichè mantiene il sistema di oppressione e la dominazione del capitale sul lavoro. Il delegato terminò il suo intervento denunciando l'incapacità delle Sinistre mondiali di interpretare il mondo post-sovietico e di proporre un'alternativa. 33 L'intervento dei rivoluzionari peruviani fu molto apprezzato dagli zapatisti, fu decisa la creazione di un fronte comune anti-neoliberista. Il rischio, a questo punto, giunti alla conclusione del Secondo Incontro, era di cercare scorciatoie come fecero, infruttuosamente, gli anti-imperialisti negli anni Sessanta. L'imperialismo non fu visto come essenza del sistema capitalista bensì come complotto dei capi di governo e si cercò di sconfiggerlo prendendo degli “espedienti”: sostegno ai dittatori anti-imperialisti ( ad esempio a Ho Chi Minh, Mao Tse-tung, Enver Hoxha34, Kim Il Sung35, colonnello Gheddafi) o ai candidati capitalisti pacifisti. Il risultato fu che il “comunismo” che venne a istaurarsi era capitalismo di Stato totalitario e burocratico e che la “liberazione nazionale” si risolse nella sostituzione di un oppressore straniero con uno nazionale.

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I leader anti-imperialisti del “Vietnam liberato” e della “Cina comunista” invitarono e accolsero i capitalisti stranieri venuti per sfruttare vergognosamente le risorse e i lavoratori locali. 36 Adesso il rischio era similare; il movimento alter-mondialista poteva prendere delle “scorciatoie” di semplificazione dei processi economico-sociali del Pianeta oppure poteva cercare il proseguimento del percorso da poco iniziato di interpretazione dei bisogni dei popoli del mondo continuando a “camminare domandando”.

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3. 4 La Consulta per i Diritti degli Indigeni Nonostante la Costituzione messicana non contempli il plebiscito né il referendum come strumenti legislativi, l'EZLN si servì dello strumento referendario per misurare la sua capacità di mobilitazione nazionale e internazionale. Il 21 Marzo 1999 (quattro anni dopo la Consulta Indigena) fu indetta una nuova consultazione, ufficialmente denominata “ Co n s u lt a p e r i l

riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e per la fine della guerra di sterminio”. Le domande della consultazione furono le seguenti: Domanda 1. Sei d'accordo che i popoli indigeni debbano essere inclusi con

tutta la loro forza e ricchezza nel progetto nazionale e debbano prendere parte attiva nella costruzione di un Messico nuovo? Domanda 2. Sei d'accordo che i Diritti indigeni debbano essere riconosciuti

nella Costituzione messicana conformemente agli accordi di San Andrès ed alla proposta corrispondente della Commissione di Concordia e Pacificazione del Congresso dell'Unione? Domanda 3. Sei d'accordo che dobbiamo raggiungere la pace autentica

attraverso la via del dialogo, smilitarizzando il paese con il ritorno dei soldati nelle loro caserme come stabilito dalla Costituzione e dalla legge? Domanda 4. Sei d'accordo che il popolo deve organizzarsi ed esigere dal

governo che "comandi obbedendo" in tutti gli aspetti della vita nazionale? A queste domande le risposte ammesse erano: sì, no, o non so. 37 Per la promozione della Consulta furono istituite brigate di volontari e furono inviati cinquemila delegati indigeni (la metà uomini, l'altra metà donne) in tutti gli stati del Messico (il territorio messicano venne suddiviso in Coordinamenti Statali, uno per ogni Stato della Federazione più le delegazioni distrettuali). La consultazione voleva essere un passo sul cammino della pace ed un mezzo per accelerare la transizione democratica, chiamando la popolazione 127


a mobilitarsi per il dialogo e, attraverso le parole del subcomandante Marcos, suscitare anche la solidarietà internazionale. 38 L'evento ebbe infatti un'appassionata risposta a livello internazionale, in moltissime nazioni si formarono spontaneamente brigate di promozione che costituirono i seggi: tutto il continente europeo (ivi inclusi i coordinamenti nazionali autonomi baschi e catalani); tutti i paesi americani (soprattutto negli USA dove la questione indigena era molto sentita); alcuni paesi asiatici (Giordania, Singapore, Hong Kong, Corea Del Sud), africani e dell'Oceania. In tale occasione moltissime personalità famose rilasciarono dichiarazioni di appoggio allo zapatismo; fra gli altri, lo scrittore spagnolo Manuel Vásquez Montalván dichiarò che “lo zapatismo rappresenta un seme per il futuro” e che “razones han invadido el mundo y en cada lugar se convierten en la

denuncia del espejo trucado del final feliz de la historia, de la globalización a la medida de los globalizadores. Aquí estamos, esto somos, y ahí se produce este efecto de prisma, de espejo múltiple en todos lados, que no construimos nosotros, que ya estaba ahí, germinado en la agraviada memoria indígena”39. Per il Nobel José Saramago gli zapatisti messicani e i "senza terra" brasiliani40 rivelavano una nuova mentalità, mentre i loro movimenti proclamavano che era giunto il tempo di porre fine alle umiliazioni. Danielle Mitterrand, moglie dell'Ex Presidente francese, in occasione della sua visita in Chiapas lo definì un “evento storico non solo per i messicani ma

per il mondo intero”e si definì “fiera di essere la loro portaparola in Francia”. 41 Anche Noam Chomsky, dagli Stati Uniti, appoggiò l'iniziativa dell'EZLN 42; negli USA infatti la consultazione ebbe un'eco molto profonda grazie all'ingente numero di messicani immigrati che subivano vessazioni quotidiane e che videro nella Consulta un'opportunità unica di ascolto e comprensione. Ragguardevole fu il progetto dei Prigionieri Chicani Messicani che raccolsero le votazioni all'interno dei penitenziari statunitensi. Così Marcos ricorda questa iniziativa in un suo comunicato del 17 Marzo 1999:

“. . . . però il più rilevante negli ultimi giorni è la formazione della Brigata per i 128


diritti della Raza-San Diego che ci comunica che il Progetto dei Prigionieri Chicani Messicani svolgerà la consulta in diversi penitenziari degli Stati Uniti dove ci sono migliaia di messicani e messicane prigionieri. E da qui diciamo a loro: "¡No le aunque, raza! ¡A darle ese!". 43 Altre brigate furono promosse negli USA dal Movimento Studentesco Chicano di Aztlán (MECHA), dalla Campagna Nazionale per il Voto Assente 2000, dal Fronte Indigeno Oaxaqueño Binazionale, dalla Piattaforma Democratica, dalla Fratellanza Messicana, dalla brigata ALAS (che, a Glendale, California, montò un'esibizione fotografica). Anche la minoranza indigena statunitense si impegnò attivamente, nonostante in linea di principio fosse esclusa ( in quanto non nativa messicana); essa vide nella Consulta e nella conseguente applicazione degli Accordi di San Andrès una possibilità concreta di attuazione del riconoscimento costituzionale dei diritti indigeni (evento che avrebbe costituito un precedente giuridico internazionale). Varie popolazioni indigene statunitensi (Apache, Navajo, Paiute, Cherokee, Lakota, Comache, Tewa) si organizzarono all'interno di una brigata ed ottennero il diritto a partecipare sulla base della Costituzione Messicana del 1821. In seguito alla guerra d'indipendenza del Messico nel 1821, infatti, fu proclamato il Primo Impero Messicano comprendente vaste aree attualmente presenti negli USA. 44

Impero messicano nel 1821 45

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Infine, il 21 Marzo 1999 si svolse la consultazione, che, nonostante le intimidazioni governative e delle forze di polizia, si svolse pacificamente e senza incidenti in nessuna parte del Mondo. Con il solo appoggio della società civile e delle brigate spontaneamente formatesi, tre milioni di cittadini messicani parteciparono alla consultazione; oltre ad essi circa 300000 elettori nel mondo. Il risultato dello spoglio fu abbastanza intuitivo: il 95% votò a favore delle proposte. Ciò che stupì non fu l'esito ma la capacità di mobilitazione che l'EZLN dimostrò, per l'ennesima volta, di poter concretizzare a livello internazionale.

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3. 5 L'EZLN e il calcio: la relazione con Inter F. C.

Il calcio è lo sport più popolare nei territori zapatisti; sia donne che uomini giocano quoditianamente nonostante non abbiano nessun campo. Non hanno scarpe da calcio e nemmeno le calze adeguate. L'EZLN ha addirittura una squadra ufficiale dove tutti i componenti indossano sul volto il passamontagna. Maglie nere dove campeggia la sigla EZLN, l'emblema è una grande stella rossa al centro. Quando segnano un goal salutano il pubblico sugli spalti portandosi la mano sinistra a un estremo della fronte. La nazionale zapatista è mista (cioè, ci sono uomini e donne), e gioca con stivali da miniera o militari.

Nel 1999 fu organizzata la prima partita ufficiale contro una squadra di professionisti messicani allenata da Javier Aguirre (allenatore di calcio ed ex calciatore messicano, di ruolo centrocampista). La partita terminò con un combattuto 5-3 a favore dei professionisti. Gli zapatisti arrivarono in campo indossando scarponi militari, senza scarpette e non si vollero togliere il passamontagna per giocare. 46 131


In seguito Marcos invitò l'Inter F. C ad una partita amichevole con la selezione zapatista con una lettera ironica inviata direttamente a Massimo Moratti47:

"Le scrivo per invitarla formalmente ad una partita tra la sua squadra e la selezione dell'EZLN nel luogo, data e ora che definiremo. Visto il grande affetto che nutriamo per voi, siamo disposti a non sconfiggervi con una goleada e darvi un dispiacere, ma a battervi con un solo gol in modo che i suoi nobili tifosi non vi abbandonino". Marcos propose come arbitro addirittura Diego Armando Maradona mentre la telecronaca (per il Sistema Zapatista di Televisione Intergalattica) sarebbe stata a carico del noto scrittore uruguaiano Eduardo Galeano48 e Mario Benedetti49 ( definiti “due intergalattici che viaggiano con passaporto

uruguaiano”). Marcos venne designato all'unanimità Direttore Tecnico e addetto alle “Relazioni Intergalattiche del campionato zapatista di calcio”. La F. C. Internazionale accettò cortesemente la sfida fraterna, furono numerose le simpatie dichiarate dai dirigenti, dal settore tecnico e dai calciatori. In una successiva lettera50 Marcos propose la disputa di due partite; una in Messico (nello Stadio Olimpico Messico 68, nella Città Universitaria, nel DF) e l'altra in Italia. Il ricavato di entrambe sarebbe dovuto essere destinato agli indigeni sfollati dai paramilitari negli Altos del Chiapas e al sostegno legale dei giovani altromondisti ingiustamente reclusi nelle prigioni ed ai prigionieri politici in carcere in Messico. Allo scopo di distaccarsi dalla mercificazione della donna che normalmente si esprime nelle partite di calcio attraverso le ragazze che incitano le squadre in campo o negli spot pubblicitari, l'EZLN chiese alle comunità lesbico-gay di intrattenere il pubblico nelle pause. Lo scopo era evidentemente provocatorio nei confronti delle leggi sulla censura e del moralismo ultra-conservatore

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“...perchè non ci sono solamente due sessi e non esiste un unico mondo, ed è sempre opportuno che i perseguitati per la loro differenza condividano allegria e solidarietà senza per questo smettere di essere diversi...” Spinto dal furore descrittivo Marcos di spinse oltre fino a teorizzare una partita a Los Angeles, città nella quale le leggi hanno un taglio fortemente discriminatorio nei confronti degli immigrati latini. L'incasso della partita sarebbe quindi dovuto essere devoluto per l'assistenza legale dei clandestini negli USA e per tentare di mettere in prigione gli attivisti del Minuteman

Project51. Quest'ultima proposta però, suscitò questo ragionamento in Marcos:

“È probabile che Bush non permetta che i nostri modelli di passamontagna stagione primavera-estate furoreggino a Hollywood, cosicché l'incontro potrebbe essere trasferito sul degno suolo cubano, di fronte alla base militare che, illegalmente ed illegittimamente, il governo degli Stati Uniti mantiene a Guantánamo. . . ” Propose quindi una partita a Roma (“per quel detto che dice "tutte le partite

portano a Roma". . . o è "tutte le strade portano a Roma"?. . . in fin dei conti, è uguale”) con lo scopo di raccogliere fondi in difesa degli immigrati ingiustamente criminalizzati dall'Unione Europea. Una volta in Italia gli zapatisti sarebbero andati a rendere omaggio (a Genova) a Carlo Giuliani, vittima della violenza di stato. Infine Marcos terminò proponendo una partita in Euzkal Herria (Paese Basco)52, dove già l'EZLN aveva tentato un'iniziativa denominata “Un'opportunità alla Parola” (iniziativa che fu proibita dalle autorità)53. In tale occasione gli zapatisti avrebbero manifestato il loro dissenso contro i razzisti del BBVA-Bancomer54 che criminalizzano gli aiuti umanitari alle comunità indigene (per distrarre dai processi in corso a loro carico per evasione fiscale, conti occulti, fondi pensione illegali, riciclaggio di denaro sporco, finanziamenti segreti a campagne politiche, corruzioni per l'acquisto di banche in America Latina ed appropriazione indebita di beni). 133


La lettera terminava solennemente:

“Con tutto questo forse potremmo rivoluzionare il calcio mondiale, ed allora, forse, il calcio smetterebbe di essere solo un affare e sarebbe, di nuovo, un gioco divertente. Un gioco fatto di sentimenti veri. ” In realtà, allo stato attuale, la partita non è mai stata giocata ma quello che è importante è l'attenzione che l'EZLN riuscì a suscitare fra i dirigenti prima, i calciatori e i tifosi poi (e conseguentemente i media) di una delle squadre di calcio più importanti e conosciute del mondo. Si venne a creare una vera e propria amicizia, l'Inter iniziò a donare denaro, medicine e vestiario ai ribelli chiapanechi. Il più attivo fu lo stesso capitano della squadra, Javier Zanetti che rilasciò numerose interviste ai mass-media italiani e internazionali all'interno delle quali espresse la sua forte convinzione in un mondo migliore, un mondo non globalizzato ma arricchito dalle culture e dai costumi di ogni popolo. Proprio sulla base di queste convinzioni lui e la sua squadra decisero di appoggiare l'EZLN nella lotta comune per il mantenimento delle radici dei popoli ammettendo che i loro ideali “riflettono lo spirito zapatista”. 55 Nell'aprile del 2004 un gruppo di paramilitari durante un'offensiva militare attaccò una comunità indigena sospettata di collaborazione con l'EZLN e danneggiò il sistema di trasporto dell'acqua a Zinacantán. Grazie a un dirigente dell'Inter, Bruno Bartolozzi (direttore amministrativo), che si recò personalmente in Chiapas, la società destinò cinquemila euro per riparare l'acquedotto danneggiato nell'attacco, oltre a maglie, tute, palloni. Dal Chiapas, la delegazione dell' Inter è tornata a casa con qualche passamontagna (rigorosamente no-logo) simbolo del movimento zapatista. Tempo dopo inoltre donarono una grande quantità di denaro (circa 8000 euro) per riparare un'ambulanza e aiutare un ospedale con infrastrutture e medicine. 56 Da parte dell'Inter nessun messaggio, nessun comunicato ufficiale relativo a tali aiuti è stato emesso e probabilmente non l'avremmo mai saputo se il Subcomandante in persona non avesse ringraziato sul sito del Fronte zapatista di liberazione nazionale “i fratelli e le sorelle della

squadra che si chiama Internazionale Milano”. 57 134


Altri club europei si mossero di conseguenza per portare sostegno agli uomini di Marcos: Jorge Valdano, campione del mondo con l' Argentina nell' 86, poi attaccante, allenatore e dirigente del Real Madrid, sottoscrisse un appello a favore degli zapatisti. 58

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3. 6 I Rapporti della Croce Rossa Internazionale, dell' ONU e della Commissione per i Diritti Umani

La guerra a bassa intensità condotta dal Gennaio 1994 da parte delle autorità governative creò delle gravissime ondate di rifugiati ( in prevalenza indigeni) che fuggirono dalle loro terre natie. A essere interessati alla loro condizione non ci furono solamente le organizzazioni indipendenti ma anche le agenzie legate alle istituzioni nonostante le loro politiche fossero soggette alle pressioni politiche dei governi e delle altre istituzioni sovra-nazionali. Il 30 Ottobre 1998 la Croce Rossa Internazionale redasse un comunicato in cui rendeva noto il fatto che i rifugiati interni al Messico erano circa trentamila e che la condizione dei detenuti era gravissima.

“It is reasonably clear that the ICRC has sometimes used assistance as a " bait " or " carrot " to gain access to detainees. In Mexico, ICRC decisions to provide relief in the province of Chiapas seemed to be linked to broader concerns regarding prisoners and other matters requiring a neutral intermediary”. 59 Come risposta alla conseguente pesante condizione igienico-sanitaria e alimentare, (e dopo un'estenuante contrattazione con il governo messicano per ottenere il permesso di agire60)in collaborazione con la Croce Rossa messicana, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) effettuò distribuzioni nel distretto di Chenalhó dal 3 al 7 novembre 1998. Oltre a sapone, le forniture consistevano di cibo (mais, farina di mais, fagioli, riso, zucchero, olio, sardine e sale), sufficienti a coprire l'80% del fabbisogno nutrizionale per un periodo di due settimane.

L'operazione era stata

progettata per garantire la sopravvivenza degli sfollati e dei residenti locali senza più fissa dimora. Le distribuzioni ebbero luogo nei villaggi di Pohlo, Acteal, Xoyep, Poconichim, Naranjatic Alto, Chimix, Tzanembolom e Tzajalchen, portando sollievo a più di 9. 600 persone. 61

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L'alto Commissariato per le Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) descrisse l a situazione messicana dei rifugiati come una delle peggiori del mondo assieme a quelle di Afghanistan, Somalia, Iraq, Sri Lanka. 62 Il 7 Agosto 1998 la Presidente del Gruppo di Lavoro per i popoli indigeni delle Nazioni Unite, Erica Irene A. Daes63, rilasciò un comunicato durante un forum dell'ONU in cui sottolineava pubblicamente come il Messico fosse, insieme con la Turchia, il paese "in cui avvengono le situazioni più gravi di violazione

dei diritti umani nei confronti dei popoli indigeni e delle minoranze nazionali". Secondo la specialista, che dagli anni Settanta dedicava totalmente al lavoro sui diritti umani dei popoli indigeni e nel 1982 era stata eletta presidente del Gruppo di Lavoro sui Popoli Indigeni, il Messico, avrebbe dovuto non solo applicare gli Accordi di San Andrés, ma promuovere l'approvazione della Dichiarazione dei Diritti Umani dei Popoli Indigeni, ferma da quattro anni. 64 Nel 1998 tale Dichiarazione era ancora una bozza; ci vorranno infatti più di 20 anni di dibattiti e redazioni parziali prima che, il 29 Giugno 2006 venga adottata in occasione della sessione inaugurale del Consiglio per i Diritti Umani. Il documento sancisce il diritto dei popoli indigeni a mantenere e rafforzare le proprie istituzioni, culture e tradizioni nonché il diritto a perseguire la forma di sviluppo più adatta ai loro bisogni e aspirazioni6566. Due anni dopo, nei primi mesi del 2000, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, Asma Jahangir 67, presentò all’ONU il suo rapporto sul Messico relativo al Luglio 1999. In questo si afferma che Il Messico stava attraversando un periodo difficile, in cui la polarizzazione politica e la violenza appannavano il progresso. I governi federale e locale, l’Esercito, paramilitari e gruppi armati di opposizione, compivano esecuzioni di innocenti in tutto il paese ed in particolare in Chiapas e Guerrero. 68 Il maggior capitale del Messico è la sua società civile. La determinazione delle sue componenti di difendere i diritti umani è chiara e incoraggiante. 137


La Relatrice Speciale osservava che la società civile, comprese le organizzazioni non governative, i mezzi di informazione e i singoli, erano stati spesso decisivi nel compito di fare pressione sulle autorità competenti affinché investigassero su esecuzioni extragiudiziali o riaprissero casi chiusi. Si continuavano a commettere molti assassinii e atti di violenza. Il Governo federale non poteva nascondersi dietro lo schermo del "federalismo", come aveva fatto per la questione di Aguas Blancas, per lasciare impunite persone influenti. Il Governo aveva l'obbligo giuridico di far rispettare i trattati e i principi internazionali, anche quando secondo il diritto interno questa o quella violazione dei diritti umani ricadeva nella giurisdizione regionale o statale. L'inefficacia della giustizia aveva permesso la violazione dei diritti umani. La sua mancanza di competenza nel giudicare i militari per aver violato i diritti umani dei civili limitava l'indipendenza dei tribunali ordinari. La Relatrice Speciale insisteva con il Governo del Messico perché continuasse le riforme iniziate. Per risolvere le cause strutturali della violenze era indispensabile fare cambiamenti fondamentali. Allo stesso tempo bisognava riorientare e rafforzare le istituzioni e la macchina amministrativa affinché si rispettassero le norme dei diritti umani. Bisognava chiedere al Governo di approfittare dell'appoggio della comunità internazionale alle sue iniziative volte a far sì che nell'amministrazione e nella politica si tenessero in considerazione i diritti umani. L'aumento delle tensioni può sfociare in atti violenti. A volte questi possono evitarsi accettando qualche forma legittima di presenza internazionale, ragione per cui il Governo avrebbe dovuto esaminare la possibilità di invitare osservatori internazionali per le elezioni.

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La Relatrice speciale raccomandava al Governo del Messico di: •

Adottare misure effettive per proteggere la vita dei difensori dei diritti umani, compresi i giornalisti, in conformità con la Dichiarazione su Diritti e Doveri di individui, gruppi e istituzioni per promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciute, approvata dall'Assemblea Generale nella sua risoluzione 53/144 del 9 dicembre 1998.

Raggiungere la smilitarizzazione della società ed evitare di delegare alle forze armate il mantenimento dell'ordine pubblico o della lotta contro il crimine.

Prendere misure per rafforzare l'indipendenza delle procure (federali e locali)

Concedere alle persone i cui diritti umani sono stati violati, o ai loro familiari, la possibilità di dar vita ad azioni penali indipendentemente dalla Procura Generale.

Porre fine all'impunità di cui godono certe classi e categorie privilegiate.

Iniziare le riforme necessarie affinché i tribunali ordinari possano giudicare tutte le persone accusate di violazione dei diritti umani, qualunque sia la loro professione.

Proseguire i lavori di formazione e coscientizzazione della polizia e delle forze armate in materia di diritti umani.

Rafforzare la CNDH(Comitato Nazionale dei Diritti Umani) e le commissioni statali dei diritti umani, compresa quella del Distretto Federale.

Ratificare il Secondo Protocollo Facoltativo del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, destinato ad abolire la pena di morte. 69

A tale relazione , molto precisa e incisiva, non seguì nessuna azione reale. Stessa sorte ebbero le successive denunce presso le plenarie della Commissione dei diritti Umani riunitesi a Ginevra nel 2003. La risposta dell'EZLN di fronte alla mobilitazione della Croce Rossa e delle Nazioni Unite (e dei relativi organismi) non si fece attendere. 139


Pur apprezzando il lavoro di alcuni individui appartenenti alle suddette organizzazioni, il giudizio di Marcos e degli zapatisti fu di netta deprecazione.

“Non diamo all'ONU alcuna fiducia. E non e' per sciovinismo o per ripudio di tutto cio' che sia straniero. Da queste parti hanno rischiato la loro vita, liberta', beni e prestigio, uomini e donne dei cinque continenti, come osservatori internazionali. ” Nel febbraio 1998, infatti, si recò in Chiapas la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani (CCIODH), la cui “autorita' morale, la sua onesta', il suo impegno per la verita' e la sua lotta

autentica per la pace con giustizia e dignità è enormemente più grande rispetto a quella dell'ONU”. Dopo la CCIODH, sempre nel 1998, si recò in Chiapas un gruppo di osservatori italiani. A loro andò peggio che alla CCIODH perche' furono espulsi senza riguardi dall'allora candidato alla presidenza del Messico, Francisco Labastida.

“L'organizzazione delle Nazioni Unite è convertita oggi in un cocktail-party delle guerre neoliberiste di fine secolo... ONU e' stata complice e parte della guerra di sterminio contro i popoli indios in Messico. ” Le condanne non furono rivolte solo alle Nazioni Unite:

“L'ONU non e' l'unico organismo ufficiale che collabora alla campagna di contro insurrezione del governo messicano. Ecco li' il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la cui delegazione a San Cristobal fila sublimemente in quanto a servilismo e stupidita'. In una riunione con gli sfollati di Polho', i delegati del CICR hanno dichiarato, senza neanche arrossire, che gli sfollati sono via dalle loro case perche' sono pigri e perche' vogliono essere mantenuti dalla Croce Rossa. Per questi imbecilli che vanno in giro sotto le presunte bandiere della neutralita' e dell'aiuto umanitario del CICR, i paramilitari sono un'invenzione, prodotto dell'isteria collettiva di oltre 7, 000 indigeni sfollati; i 45 giustiziati ad Acteal in realta' sono morti a causa delle infezioni, e negli Altos del Chiapas regnano la pace e la tranquillità. ”70

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3. 7 La Commissione Civile Internazionale per l'Osservazione dei Diritti Umani in Chiapas e la Clausola Democratica dei Diritti Umani La Commissione Civile Internazionale per l'Osservazione dei Diritti Umani fu formata da: intellettuali, giornalisti, movimenti sociali, sindacati, università, studenti, ONG, partiti politici, settori della chiesa cattolica. La Commissione visitò tre volte il Chiapas nel corso di pochi anni con lo scopo di redigere un rapporto da presentare alla Unione europea e alle corti di giustizia. Dal 16 al 28 Febbraio 1998 circa 200 persone 71 provenienti da 11 paesi si recarono in Chiapas nel luogo della strage di Acteal per raccogliere testimonianze dirette degli indigeni. Questa visita fu fortemente osteggiata dalle forze di polizia tanto che i componenti non poterono recarsi in alcuni villaggi all'interno della Selva e alcuni furono persino espulsi come emerge dalla seguente interrogazione parlamentare europea:

“Nei giorni scorsi oltre cento cittadini italiani, che facevano parte di una delegazione composta da parlamentari, giornalisti, membri dell'associazione "Ya Basta". . . , sono stati espulsi dal Messico (40 a vita, gli altri per 10 anni), come in precedenza altri cittadini europei, per aver svolto un ruolo di osservatori sulla situazione in Chiapas, dove hanno potuto verificare una grave situazione per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani (in particolare a Taniperlas, dove 140 donne e bambini sono in pericolo di vita), come del resto documentato più volte nelle risoluzioni del Parlamento europeo. Ritiene compatibile la Commissione un accordo commerciale con il Messico in presenza di simili atti che da una parte ledono i diritti civili dei messicani e dall'altra impediscono a cittadini europei una libera circolazione in quello Stato, tanto più che l'accordo fa riferimento alla clausola democratica?”72 L'episodio più riprovevole accadde il 21 febbraio 1998 quando la CCIODH incontrò i rappresentanti di diverse comunità del nord del Chiapas e tra questi José Tila Lòpez Garcìa, che marciò per più di sei ore per consegnare agli osservatori testimonianze e denunce sulla situazione dei diritti umani nella zona.

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Durante il ritorno, José e altri delegati indigeni, nella strada che va da Jolnixtié a Emiliano Zapata furono intercettati da otto membri armati del gruppo paramilitare Desarrollo, Paz y Justicia, che spararono numerosi colpi di arma da fuoco sul gruppo causando un morto (José Tila) e diversi feriti (secondo il rapporto dei sopravvissuti, tra cui lo stesso padre di José Tila). Una lista con i loro nomi degli assassini fu consegnata alla segreteria della CCIODH che la presentò alla Procura Generale della Repubblica. Dopo più di diciassette anni e malgrado gli ordini di cattura emessi, i responsabili non solo sono ancora in libertà ma continuano tranquillamente a vivere nella comunità di Jolnixtié. 73 Il secondo viaggio si svolse dal 15 al 25 Novembre 1999 .

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Questa seconda visita fu motivata dalla volontà di comprovare sul campo

se, trascorso un anno e mezzo dal primo dossier, si erano prodotti cambiamenti nella situazione dei diritti umani in Chiapas . D‘altra parte, si trattò anche di una manifestazione dell‘impegno e delle responsabilità assunte dalla Commissione per quanto riguarda la continuazione e il monitoraggio delle raccomandazioni espresse a seguito della prima visita; 41 osservatori75 da 10 nazioni si recarono nelle stesse località della missione precedente e si incontrarono con diversi settori coinvolti nella lotta zapatista: 142


-Organizzazioni della società civile: Ong, organismi dei Diritti Umani, movimenti sociali, civili e studenteschi e rappresentanti delle comunità e Samuel Ruiz; -Organismi di osservazione dei diritti umani, COCOPA, Croce Rossa Internazionale, Croce Rossa Messicana, Commissione di Continuazione e Verifica (Cosever); -Commissione dei Diritti Umani del Congresso dell’Unione, il Coordinatore del Governo per il Dialogo in Chiapas e la Commissione Nazionale dei Diritti Umani. -Comando Generale dell'EZLN, autorità comunitarie di opposizione, i Consigli Autonomi -Autorità anti-zapatiste, governatore Albores Guillen, Istituto Nacional de Migracion, rappresentanti PRD (ostili all'EZLN) La Procura Generale della Repubblica, il Ministero degli Interni (SEGOB), le autorità militari, la Commissione dei Diritti Umani del Senato e la Presidenza della Repubblica si rifiutarono categoricamente di incontrare questa delegazione ufficiale straniera. 76 La relazione riassuntiva fu presentata al Parlamento Europeo di Strasburgo il 14 Dicembre 1999 da cinque membri della CCIODH (Simona Granati di Roma, Antoine Soldevila di Parigi, Colette Beriot di Bruxelles, Carlo Baumgartner della Svizzera e Ignacio García di Barcellona) sotto l'invito di tre eurodeputati della Delegazione per l'America Centrale e il Messico (Claudio Fava, rappresentante del Partito Socialista Europeo; Laura González del Gruppo della Sinistra Unitaria Europea e Wolfang Kreissl-Dörfler dei Verdi). Fu sottolineata la mancanza di progressi in tutti gli ambiti analizzati ( con particolare rilevanza data alla violazione dei diritti umani) segnalando addirittura il deterioramento della situazione dei diritti umani e l'aggravarsi delle condizioni di vita delle comunità, provocati dall'aumento della militarizzazione nella zona di conflitto, sia per numero di soldati che di insediamenti (caserme e posti di blocco) 143


Secondarimante fu sottolineata la necessità di rivedere il rapporto fra Europa e Messico su due aspetti: -Mancato rilascio di visti da osservatore da parte delle Autorità messicane -Clausola Democratica e dei Diritti Umani all'interno dell'Accordo di Associazione Economica, di Coordinamento Politico e di Cooperazione fra Messico e UE. Secondo tale clausola i rapporti commerciali sarebbero dovuti sottostare al rispetto dei diritti umani, in mancanza dei quali sarebbero dovuti decadere. Per potere considerare valida la clausola lo stato messicano avrebbe dovuto garantire meccanismi di monitoraggio, valutazione e diagnosi sistematici. 77 Il Parlamento Europeo, infatti, impone l'inserimento di una clausola nei trattati internazionali di collaborazione economica; questa riserva serve per affermare il primato dei valori democratici su quelli economici (sulla carta almeno). La prima apparizione risale al 1990 quando l'UE inserì nei suoi accordi con paesi terzi (sia di natura commerciale che di associazione) tale clausola di preminenza dei principi democratici e dei diritti umani. Il non rispetto della stessa prevede la possibilità di infliggere sanzioni che possono andare dal rinvio dei progetti in corso fino all'embargo commerciale. Tuttavia, l'applicazione che ne è stato fatta è minima (nello specifico undici stati africani e Haiti, in seguito a gravi sconvolgimenti politici, hanno subito la cancellazione di accordi prestabiliti); l'UE si è limitata ad utilizzarla solo in casi di colpi di stato o gravi crisi del sistema democratico. Secondo Vittorio Emanuele Agnoletto (GUE) uno dei motivi della scarsa efficacia della clausola “è la genericità della stessa formulazione ”. Essa infatti non individua modalità precise di interventi in positivo o in negativo nell'ambito della cooperazione UE-paesi terzi “lasciando il campo al Consiglio

e alla esigenze nazionali degli Stati Membri rispetto a quelle più generali dei diritti umani”.

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Altro problema sta nel fatto che le risoluzioni dell'Europarlamento non hanno valore vincolante ma solo indicativo; la democraticità di un accordo viene in ultima istanza stabilita dalla CommissioneEuropea (istituzione nominata e non elettiva come il Parlamento Europeo). 78 L'ultima versione della Clausola democratica è stata approvata nel 2006, di particolare rilevanza gli articoli 7, 8, 9, 10, 11. L'Art. 7: Si esprime a favore dell'elaborazione di un nuovo testo di "clausola modello", in modo da garantire un approccio più coerente, efficace e trasparente alla politica europea dei diritti umani negli accordi con i paesi terzi; il testo dovrebbe tener conto dei seguenti principi:

La promozione della democrazia, dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze, dello stato di diritto e della "good-governance" sono un elemento fondamentale della cooperazione multilaterale; questo vale per gli accordi sia con i paesi in via di sviluppo che con quelli industrializzati(. . . )

Art. 8: chiede che la clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia sia estesa a tutti i nuovi accordi tra l'Unione Europea e paesi terzi, siano essi industrializzati o in via di sviluppo, e comprenda anche accordi settoriali, aiuti commerciali, tecnici o finanziari, sull'esempio di quanto fatto con i paesi ACP; Art. 9: chiede che venga estesa la dimensione positiva della clausola sui diritti umani e la democrazia, il che comporta la necessità di adottare misure efficaci per contribuire al godimento pieno dei diritti umani da parte delle rispettive parti e al loro interno, di prevedere una valutazione e un monitoraggio continui dell'impatto dell'accordo stesso sul godimento dei diritti umani, e di adottare un approccio imperniato sui diritti umani in sede di attuazione di tutti gli aspetti dell'accordo; Nell'articolo 10 della risoluzione il Parlamento Europeo si dichiara non più disponibile a ratificare accordi commerciali che non contengano tale clausola:

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Art. 10: . . sottolinea che non è piÚ disposto a dare il proprio parere conforme a nuovi accordi internazionali che non contengano una clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia;

Art. 11: ritiene di dover partecipare alla definizione del mandato negoziale relativo a nuovi accordi con paesi terzi, e in particolar modo all'elaborazione delle loro finalitĂ politiche e di promozione dei diritti umani; ritiene, a tal fine, che la Commissione ed il Consiglio debbano maggiormente coinvolgere il Parlamento europeo, tramite le sue commissioni parlamentari competenti, nell'elaborazione del mandato negoziale degli accordi UE-paesi terzi; sottolinea, a questo proposito, la necessitĂ di migliorare lo scambio di informazioni a livello interistituzionale e quella dell'accesso alla banca dati della Commissione e del Consiglio79

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3. 8 L'EZLN e la guerra in Iraq

Martedì 10 Dicembre 2002 si svolsero più di cento manifestazioni in almeno 35 stati; raduni, marce, sit-in e proteste per esprimere la forte contrarietà ai piani della Casa Bianca di invadere militarmente l'Iraq. La società civile mondiale considerò sconsiderata la dottrina Bush di attacco preventivo all'Iraq, sostenendo che era una chiara violazione dei valori sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. 80 Le manifestazioni furono indette da molteplici organizzazioni sparse per il mondo e attive in ambito umanitario e sociale riunite all'interno di “United for

Peace and Justice”. UFPJ è una coalizione di oltre 1300 organizzazioni internazionali e statunitensi che si oppongono alla "politica di guerra permanente e

costruzione dell'impero dei nostri governi”. L'organizzazione è stata fondata nell'ottobre del 2002 prima dell'invasione statunitense in Iraq e, fra i vari componenti annovera: the National

Organization for Women, National Council of Churches, Peace Action, the American Friends Service Committee, Black Voices for Peace, Not In Our Name, September Eleventh Families for Peaceful Tomorrows e Veterans for Peace. 81 Il 15 Febbraio 2003 si svolse la più grande manifestazione pacifista a livello mondiale della storia contemporanea. Tre milioni di persone invasero le strade del centro di Roma con le bandiere arcobaleno della pace, in una grande manifestazione per dire no alla guerra all'Iraq "senza se e senza ma" per la più grande manifestazione pacifista mai svoltasi in Italia. 82 Durante questa imponente manifestazione la madre di Carlo Giuliani (manifestante ucciso durante la “macelleria messicana” di Genova 2001) lesse il comunicato di appoggio e solidarietà dell'EZLN che qua riporto nei passaggi più salienti: 147


“NO alla guerra, NO alla paura, NO alla rassegnazione, NO alla resa, NO all'oblio, NO alla rinuncia della nostra essenza umana. . . . Possiamo vivere con la vergogna di non aver fatto tutto quanto in nostro potere per scongiurare e fermare questa guerra?”83 Anche la nazione messicana fu attraversata da centinaia di manifestanti indignati dalla politica estera americana; la manifestazione principale si svolse a Città del Messico di fronte all'Ambasciata statunitense e vi partecipò il Premio Nobel Rigoberta Menchù84 che rilasciò la seguente dichiarazione:

“Exhortó al mundo para que se cumpla un código de ética internacional por un milenio en paz. . . tomando como base la cosmovisión de la cultura maya y los valores espirituales de todas las civilizaciones, un llamado contra la guerra. ”85 L'EZLN diffuse un comunicato di pieno appoggio al movimento pacifista mondiale:

“Oggi, in tutto il mondo, si stanno svolgendo mobilitazioni per ripudiare la guerra di Stati Uniti e Gran Bretagna contro il popolo dell'Iraq...Vogliamo quindi iniziare il nostro comunicato con un saluto a tutti gli esseri umani che, nel mondo e in altre parti del Messico, manifestano per dire "No" alla guerra del potente. Là, in alto, dove il denaro è Dio e padrone, celebrano una vittoria che non è altro che un imbroglio macchiato di sangue arabo che, non dimentichiamolo, è sangue umano, sebbene i grandi monopoli dell'informazione vogliano convincerci del contrario... Là, in alto, il signore della paura si frega le mani, pensa che adesso potrà regnare senza che più nessuno lo possa sfidare. Pensa che il principale obiettivo di questa guerra, la mondializzazione della paura e della sottomissione, sia stato raggiunto... Là, in alto, il ciclope del potere è felice perché il suo sguardo gioisce del sangue, del sangue dell'altro, del sangue del diverso. . . Se il potere del denaro pensa di aver vinto l'umanità, è perché guarda solo a se stesso ed ai suoi cloni nani che pullulano nei vertici dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e nei diversi 148


governi del mondo... Perché la guerra è un affare, ed il dopoguerra è un affare... Se si deve riconoscere qualche cosa al governo statunitense attuale, è che in poche settimane ha ottenuto quello che a Hitler costò anni ottenere: far risvegliare il ripudio di milioni di esseri umani in tutto il pianeta...Quindi, quello che ci unisce non è solo il "No" alla guerra... Ma se la guerra dei potenti è mondiale, è mondiale anche la ribellione... Con le mie parole mando a tutti e tutte voi, il saluto rispettoso e l'ammirazione dei "malditos" dell'EZLN... Ai giovani, alle donne, ai bambini, agli anziani, a tutti i colori con cui si illumina l'umanità, diciamo che abbiamo il diritto di scegliere... Scegliere, questa è la libertà, ma dobbiamo costruire le nostre opzioni, perché quelle che oggi ci presentano hanno come padre il potere e come madre l'avarizia... Possiamo scegliere per un mondo migliore, più giusto, più buono, ma dobbiamo lottare per costruirlo con giustizia e dignità, che sono i due piedi con i quali la pace può camminare e sconfiggere la guerra.” In un successivo comunicato l'EZLN palesò le sue strategie di appoggio ai movimenti pacifisti internazionali e sottoscrisse la Dichiarazione “ Lavoriamo

per la Pace e la Giustizia” (documento di sintesi delle ragioni di contrarietà alla guerra sottoscritto dalle maggiori organizzazioni) che si impegnò a diffondere, sottoscrivere, arricchire nelle 2222 comunità zapatiste. 86 La presa di posizione dell'EZLN contro la guerra in Iraq era consuetudine nella teoria\pratica zapatista di opposizione a tutte le guerre e i conflitti armati (ricordiamo che gli zapatisti guerreggiarono con l'esercito governativo per dodici giorni nel 1994 e poi niente più). Dal punto di vista zapatista le guerre contemporanee sono tutte guerre che il neo-liberismo dichiara all'umanità.

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E distingue due tipi di guerre: 1)Guerre fisiche (con eserciti, aviazioni, flotte) -Guatemala 1960; -Vietnam 1961-73; -Congo 1964; -Laos 1964-73; -Perù 1965; -Cambogia 1969-70; -Guatemala 1967-69; -Grenada 1983; -Libano 1983-84; -Libia 1986; -El Salvador anni ‘80; -Nicaragua anni ‘80; -Iran 1987; -Panama 1989; -Iraq 1991-2002; -Kuwait 1991; -Somalia 1993; -Bosnia 1994-5; -Sudan 1998; -Afghanistan 1998; -Jugoslavia 1999; -Afghanistan 2001-in corso; -Iraq 2003-in corso87.

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2)Guerre economiche, usando l'arma della finanza e dei prestiti -Crisi finanziaria asiatica del 1997; -Transizione dall'economia pianificata al capitalismo in Russia e nei paesi excomunisti dell'Europa orientale; -L' “allievo modello” Argentina e la sua crisi del 2001; -Senegal dove le politiche neoliberiste di eliminazione dei protezionismi doganali hanno contribuito all'impoverimento generalizzato; -Messico del NAFTA; -Bolivia, il cui presidente Goni ( Gonzalo Sanchez de Losada) 88applicò una politica di svendita e liberalizzazione del gas che portò a crisi sociali fortissime. La posizione del Presidente messicano Vicente Fox 89 fu, antiteticamente alle pregresse direttive del Washington consensus, di opposizione alla guerra. Per la prima volta la Presidenza del Consiglio messicano difese la sovranità nazionale su questioni di politica estera nelle quali gli USA erano fortemente coinvolti. Presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Messico votò contro la mozione militarista di Bush. In tale sede si sviluppò uno scontro epocale fra gli USA e UK da un lato (favorevoli all'intervento militare) e gli altri membri (permanenti e non) del Consiglio di Sicurezza. Infine, nonostante i vari tentativi e pressioni anglo-statunitensi per ottenere una risoluzione di autorizzazione all'intervento solamente 4 nazioni (Spagna, Bulgaria, USA, UK) su 15 approvarono la risoluzione interventista. Gli altri paesi espressero forti perplessità e contrarietà (Russia, Guinea, Cile, Camerun, Angola, Francia, Germania, Pakistan, Cina e Messico appunto). Gli USA fecero delle fortissimi pressioni ai rappresentanti delle varie nazioni chiamate a votare, come è emerso da una registrazione segreta di un dialogo fra George W. Bush e Aznar (Presidente spagnolo di allora); in tale registrazione avvenuta il 23 Febbraio 2003 nella residenza privata di Crawford (Texas) di Bush quest'ultimo pronunciò le seguenti parole:

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“Países como México, Chile, Angola y Camerún deberían saber que lo que está en juego es la seguridad de los EE. UU. y actuar con un sentido de amistad hacia nosotros... El presidente de Chile, Ricardo Lagos, debería saber que el Acuerdo de Libre Comercio con Chile está pendiente de confirmación en el Senado y que una actitud negativa sobre este tema (agresión a Irak) podría poner en peligro esa ratificación; Angola está recibiendo fondos del Millenium Account y también podrían quedar comprometidos si no se muestran positivos. Y Putin debería saber que con su actitud está poniendo en peligro las relaciones entre Rusia y los Estados Unidos. ”90 91 Il Governo messicano si oppose alla risoluzione di intervento, propendendo piuttosto per il proseguimento delle ispezioni alla ricerca di armi di distruzione di massa. Bush e i suoi più stretti consiglieri (fra cui spiccava Colin Powell 92) erano sicuri che alla fine la nazione confinante a Sud avrebbe appoggiato la deliberazione ma Vicente Fox si dimostrò inflessibile nella richiesta del perseguimento delle ricerche sulle armi ( che, ancora, non erano state effettivamente trovate) Le conversazioni con i funzionari degli Stati Uniti furono ostili ed essi lamentarono il fatto che Washington stesse dimostrando scarso interesse per le decisioni precedentemente prese dal Parlamento Messicano e per il parere fortemente contrario dell'opinione pubblica messicana ( si stima che il 90% della popolazione messicana si opponesse all'intervento armato). L'incontro fra le due delegazioni terminò con la seguente minaccia pronunciata da un alto Rappresentante statunitense:

“Any country that doesn't go along with us will be paying a heavy price”93 La netta presa di posizione del Presidente Fox attirò nei suoi confronti un appoggio granitico da parte della popolazione, della classe politica e del mondo imprenditoriale che apprezzarono la sua vocazione pacifista e il mantenimento della sovranità nazionale.

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3. 9 L'EZLN e la Questione Basca Il 25 Novembre 2002, a Madrid, in occasione dell'apertura di un centro simile ad un'Aguascaliente zapatista venne letta una lettera di saluto di Marcos. Il tema centrale fu la lotta basca che venne strenuamente difesa dal leader zapatista che si dimostrò quindi solidale col terrorismo dell’ETA. 95 Oltre a ciò Marcos attaccò duramente illustri personalità spagnole fra cui il Presidente Aznar e il giudice Fernando Baltasar Garzòn (divenuto celeberrimo nel mondo intero per la causa avviata contro il sanguinario dittatore cileno Pinochet). Il giudice venne definito “payaso grotesco al servicio de la clase política

gobernante”, “fascista” , “terrorista de Estado” (“grottesco pagliaccio al servizio della classe politica governante”...”fascista”...“terrorista di Stato”). 96 Marcos venne accusato di schierarsi a fianco del terrorismo basco anche da parte degli intellettuali storicamente filo-zapatisti. L'accusa che gli venne più volte rivolta fu di aver commesso un grosso passo falso nell’intromettersi in una questione internazionale così intricata. Definire il giudice Garzòn un fascista fu eccessivo (quasi un vilipendio) visto l'impegno del magistrato nella difesa del diritto internazionale. Lo scrittore spagnolo Fernando Savater dichiarò:

“Como subproducto subversivo del subdesarrollo, el subcomandante es aceptable y útil; como subterfugio para subalternos europeos con mala conciencia subrepticia, roza lo subnormal. Pero la impostura que me importa no es la suya, sino la de los corifeos que le jalean y acompañan en la legitimación o trivialización de los crímenes cometidos en mi tierra en nombre de una pretendida "causa justa" que no sabe hacerse escuchar sin ellos ni qu i e r e e s p e r ar a q u e e ll o s a c ab e n p a ra h a c e rs e o í r” 97

.

Anche altri intellettuali, distintisi in passato per l’appoggio dato alla causa zapatista, criticarono Marcos.

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Vázquez Moltalbán dichiarò: “El juez Garzón había hecho muchas cosas formidables contra el terrorismo

de Estado y que la carta de Marcos frivolizaba demasiado temas importantes y polémicos”. Il Nobel per la letteratura José Saramago si unì al coro di disapprovazione e incolpò Marcos si essersi imbattuto in un “gravísimo error”. La risposta del giurato non si fece attendere; egli definì la lettera faziosa ed intollerante e propose un incontro vis à vis con Marcos sulla questione basca. Se Marcos avesse perso questa battaglia, avrebbe dovuto togliersi l'insigne passamontagna. Marcos, resosi conto dell'errore, diffuse un mazzo di cinque lettere. -Nella prima lettera accettò lo svolgimento del dibattito da tenersi a Lanzarote, un’isola delle Canarie, fra il 3 e il 10 Aprile 2003, per lo svolgimento del quale il giudice avrebbe dovuto far ottenere a Marcos il permesso di ingresso nel paese. Il leader zapatista promise di togliersi il passamontagna qualora avesse perso “sfida” con Garzón, mentre allo stesso giudice Marcos chiese, in caso di vittoria, il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni. Per tutta risposta, il governo spagnolo bollò la lettera di Marcos a Garzón

“stravagante” e “incoerente”, e lo stesso Marcos come un “alienato”. Le autorità migratorie della Spagna, inoltre, resero noto che Marcos sarebbe potuto atterrare a Lanzarote con il suo vero passaporto e senza volto coperto. Sfumata la possibilità di incontrarsi, Marcos dedicò le altre 4 lettere alla definizione della posizione zapatista in merito alla questione basca. -Nella seconda, terza e quarta lettera l'EZLN prese quindi le distanza dall'ETA e dai suoi metodi militari contro la popolazione civile.

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Marcos sostenne di essere stato male interpretato, essendosi riferito alla lotta politica del popolo basco, non a quella militare. Nondimeno, Marcos ammise l’ambiguità delle sue precedenti dichiarazioni e perché non vi fossero dubbi, ribadì che l’EZLN non aveva realizzato, né mai avrebbe realizzato alcuna azione militare contro la popolazione civile. La risposta terroristica del popolo al terrorismo di stato era la via più sbagliata perchè macchiava di ulteriore sangue i civili inermi. Marcos si scusò per la mancanza di rispetto del dolore dei familiari delle vittime del terrorismo basco. Infine rivolse un attacco alla Presidenza Spagnola che si era prodigata nel denunciare l'errore commesso dagli zapatisti ma non aveva speso una parola e anzi si era resa co-responsabile della gravissima catastrofe ecologica che proprio in quelle settimane aveva colpito la Galizia . 98 -La quinta e ultima lettera fu indirizzata direttamente all' “Euskadi Ta

Askatasuna” (E. T. A. =in spagnolo País Vasco y Libertad, letteralmente "Paese basco e libertà"); in questa missiva Marcos invitò l'organizzazione ad una tregua militare di 177 giorni, a partire dal 24 Dicembre 99, e alla società civile spagnola e basca di mobilitarsi in una campagna per « dare

un’opportunità alla parola». Il Sub-comandante esortò gli indipendentisti del Paese basco a cercare inedite alternative per la conquista della loro sovranità, dimostrando apertura e tolleranza, al fine di coinvolgere più forze possibili. Il leader zapatista propose la realizzazione di un incontro fra tutti i protagonisti politici, sociali e culturali della problematica basca che lo desiderassero (invitando Garzón a promuovere una distensione da parte del governo spagnolo e sollecitandolo ad inviare una delegazione di alto livello; tuttavia, secondo Marcos, a tale appuntamento il giudice spagnolo avrebbe potuto partecipare soltanto come uditore, al pari dello stesso Marcos, dal momento che sul tema è sovrano il popolo basco). Le reazioni alle cinque lettere furono entusiastiche e appassionate; José Saramago applaudì alla proposta di Marcos, sostenendo che adesso l'ETA 156


avrebbe dovuto dimostrare coraggio e finezza. Favorire il dialogo sarebbe “ la

tan deseada demostración de que las utopías son realizables”, asserì lo scrittore , che accolse con favore la “pedagogía de la palabra” di cui si serviva l'EZLN e Marcos come suo rappresentante e portavoce. Manuel Vázquez Moltalbán si dichiarò compiacente relativamente all'opzione di dialogo, essendo difficile qualsiasi altro tentativo sulla questione basca. Egli esortò la partecipazione attiva della società civile tutta, dato il grande ruolo che lo scrittore assegnava ad essa nella risoluzione delle problematiche politiche. Montalban era infatti molto pessimista sulle capacità e volontà del governo spagnolo di risolvere l'annosa questione basca. Egli definì le cinque lettere di Marcos “una salida inteligente, lúdica, muy ingeniosa” , esse erano riuscite ad aggiustare “la pifia de la primera, que había creado desconcierto y

malestar”. Numerosi intellettuali organizzarono un incontro a Madrid a sostegno dell’appello al dialogo rivolto dall’EZLN. Lo stesso Aguascalientes madrileno (all'apertura del quale era stato letto il comunicato infausto) organizzò un dibattito sulla questione basca. Il giornalista messicano Emanuel Carballo accolse con benevolenza la correzione di tiro del Sub-Comandante. Dopo una dichiarazione che peccava di “desinformación, ligereza y posición poco juiciosa”, egli tornava finalmente zapatista. Lo zapatismo si era distinto nell'ultimo decennio per le sue posizioni pacifiste e legalitarie e Marcos, con le 5 lettere, era tornato in linea con la teoria originaria. Le reazioni delle forze politiche spagnole e basche furono copiose ed eterogenee. Herri Batasuna100, il partito indipendentista basco, considerato il “braccio politico” dell’ETA, dichiarato illegale dal magistrato Garzon, accettò la proposta di dialogo .

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Il partito Sinistra Unita (Izquierda Unida, IU), partito di sinistra radicale che si ispira all'eurocomunismo e al repubblicanesimo (fondato nel marzo 1986) rese noto il suo forte appoggio alla causa zapatista si compiacque per la condanna del terrorismo dell'ETA. IU definì l'ETA una “banda asesina” e volle sottolineare come “genéticamente

el terrorismo es contrario a una izquierda transformadora”. L’ETA non interruppe le sue attività terroristiche e propagandistiche durante lo scambio di battute fra EZLN e autorità spagnole, e, dopo un lungo silenzio sulla questione, rese noto un comunicato in cui qualificò il gruppo di epistole u n a “desesperada maniobra por atraer la atención internacional” , dichiarandosi avverso a partecipare a tale pantomima, nonostante ciò incline a prendere in considerazione propuestas serias. Queste le parole:

“Non è nei nostri obiettivi far parte di alcun tipo di “pantomima” o “operetta” per ottenere il favore delle prime pagine dei giornali internazionali, dei siti web, od essere il soggetto della prossima maglietta di moda sulla Gran Vía di Madrid. . . . Nutriamo seri dubbi sulla reale intenzione della proposta di dialogo sull’isola di Lanzarote che lei ha lanciato. Ci pare piuttosto una manovra disperata per attirare l’attenzione internazionale strumentalizzando la risonanza di tutto ciò che ha a che fare con il conflitto basco, in particolare nello Stato spagnolo. ” Il comunicato continuava con un rimprovero alla gestione della questione da parte del portavoce zapatista; l'ETA considerava una “una falta de respeto” il fatto di non essere stati consultati direttamente da parte dell'EZLN.

“Il modo pubblico, senza una previa consultazione, con cui lei ha lanciato questa proposta, riflette una profonda mancanza di rispetto verso il popolo basco e verso tutti quelli che dalle loro organizzazioni lottano in un modo o nell’altro per la libertà”). Infine il rapporto si chiudeva con un'esortazione:

“Se c’è qualcosa da globalizzare in questo mondo, è la giustizia ed il rispetto. E’ qualcosa che devono cominciare a fare tutte le organizzazioni 158


rivoluzionarie o ribelli. ETA ha sempre evitato di immischiarsi in decisioni prese da altre organizzazioni rivoluzionarie o ribelli oltre le nostre frontiere”101 La risposta del capo indigenista non si fece attendere102 e fu, come al solito, di un'ironia pungente e spiazzante:

“Per quanto riguarda il fatto che non volete far parte di nessun tipo di "pantomima" o "operetta", lo capisco. A voi piacciono più le tragedie (ETA les gustaban más “las tragedias). . . Per quanto si riferisce al rifiuto "di essere il soggetto della prossima maglietta alla moda nella Gran Viacutea di Madrid", questo rovina i nostri piani di mettere un chiosco di souvenir zapatisti in quella via (era con questo che pensavamo di coprire le spese del viaggio). . . "La forma pubblica, senza previa consultazione" con cui abbiamo lanciato la nostra iniziativa di dare una opportunità alla parola è il modo in cui facciamo le cose noi zapatisti. Non facciamo preventivamente accordi "nell'ombra" per poi fingere di proporre cose che erano già state concordate in precedenza. . . . Perché noi zapatisti abbiamo conquistato il diritto di parola: di dire quello che vogliamo, su quello che ci pare e quando ne abbiamo voglia. E per questo, non dobbiamo consultare né chiedere permesso a nessuno (los zapatistas habían conquistado el derecho a la palabra, y para eso no tenían que pedirle permiso a nadie). Né ad Aznar, né al re Juan Carlos, né al giudice Garzón, né a ETA... Noi chiediamo un'opportunità alla parola. Per questo abbiamo dovuto rivolgerci ai diversi protagonisti del conflitto basco.” Il leader zapatista negò, quindi, di aver mancato di rispetto al popolo basco e aggiunse che forse proporre di dare un'opportunità alla parola contravveniva agli interessi di coloro che avevano fatto della morte della parola il proprio successo e l'alibi “Debe ser porque el proponer darle una oportunidad a la

palabra contraviene los intereses de quienes, desde posiciones aparentemente contrarias, han hecho de la muerte de la palabra su negocio y su coartada”.

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Altrettanto disconobbe di essere disinformato e sollecitò l’ETA ad informare il popolo basco. Quanto all’affermazione che l’ETA rappresentava il popolo basco, lo stesso Marcos chiosò che il rispetto e la paura sono due aspetti distinti. Gli zapatisti non dicono di rappresentare altri, se non se stessi: “A differenza

del giudice Garzón e di voi, noi non sosteniamo di rappresentare nessuno, ma solo noi stessi. Non rappresentiamo tutto il popolo messicano (ci sono molte organizzazioni politiche e sociali in questo paese). Non rappresentiamo la sinistra messicana (ci sono altre organizzazioni di sinistra coerenti). Non rappresentiamo la lotta armata messicana (esistono almeno 14 organizzazioni politico-militari di sinistra). Non rappresentiamo neppure tutti i popoli indios del Messico (fortunatamente, esistono molte organizzazioni indigene in Messico, alcune meglio organizzate dell'EZLN). ” L’EZLN aveva rinuniciato al ruolo di avanguardia durante la sua formazione nella Selva e non aveva mai obbligato nessuno ad accettare il proprio pensiero se non con la forza della ragione, mentre le sue armi non servono a imporre idee o forme di vita, ma a difendere un pensiero e un modus vivendi. Marcos attestò che gli zapatisti chiapanechi non volevano né l'appoggio né la solidarietà dei terroristi baschi. Questo perchè il loro “código de honor

heredado de sus antepasados que contiene, entre otras cosas, respetar la vida de los civiles, no acudir al crimen para allegarse recursos y no responder con fuego a las palabras”. L'epilogo è particolarmente significativo perchè termina con lo slogan: “ Viva il

Messico con i suoi indigeni!”. Slogan che sottolinea come la lotta zapatista non sia una lotta indipendentista alla ricerca di potere ma solo una lotta di libertà e diritti ( questo per evidenziare la differenza fondamentale con gli obiettivi dell'ETA). Le reazioni in Messico, ovviamente, furono disparate: -La COCOPA (Commissione per la Concordia e la Pacificazione) espresse scetticismo sul tentativo di opinionismo su temi internazionali dell'EZLN 160


- I vescovi Samuel Ruiz e Felipe Arizmendi (vescovo di San Cristobal) appoggiarono l'appello al dialogo e al negoziato e riconobbero all'EZLN il merito di esser riuscito a essere un'alternativa alla violenza e al terrorismo (e quindi di essere un esempio per tutto il mondo) -Il Commissario del Governo per la Pace, Luis H. Álvarez, accusò l’EZLN di proporre all'ETA ciò che essi stessi non erano in grado di garantire: capacità dialogo con le istituzioni. Secondo il Commisssario a causa di questa carenza zapatista molti progetti sociali e infrastrutturali proposti dal Governo non riuscivano a concretizzarsi. L'intervento sulla scena europea in un contesto così delicato come quello basco fu forse un passo falso del movimento zapatista ma servì a mostrare all'opinione pubblica lo scambio di favori che i governanti, illegalmente ed illegittimamente, si concedono. 103 Nel Novembre del 2002 una persona molto vicina ai potentati politicoeconomici messicani fra il 1993 e il 1996 si mise in contatto con la Comandancia General Zapatista asserendo di essere in possesso di informazioni particolarmente delicate che riguardavano strettamente l'EZLN. Secondo l'anonimo informatore nei mesi successivi al Febbraio 1995, ossia dopo il fallimento delle operazioni militari anti-zapatiste ad opera del Presidente Zedillo, due personaggi molto importanti si attivarono per creare gruppi paramilitari di contrasto all'EZLN. I due erano il Ministro della Difesa Cervantes Aguirre e il Governatore del Chiapas Renan Castillo e stavano pianificando la cosidetta “Operazione Colombia”. In tale contesto essi ricevettero in visita un “personaggio del governo spagnolo” , amico intimo del presidente Zedillo. Durante un incontro privato fra Zedillo e questo misterioso personaggio, il presidente messicano avrebbe esternato la necessità di eliminare il problema zapatista alla radice perchè stava creando seri problemi di mantenimento dello status quo in tutta la nazione soprattutto a causa dell'enorme consenso popolare di cui godeva il gruppo ribelle. 161


La proposta del consigliere spagnolo fu di distruggere la legittimità zapatista. Come? Facendoli scontrare fra indigeni, creando i presupposti per una guerra fratricida. L'esempio concreto che lo spagnolo citò fu quello praticato dal Governo Spagnolo per reprimere il movimento basco dell'ETA. Il Governo spagnolo aveva creato ad arte dei Gruppi Antiterroristi di Liberazione104 per contrastare l’indipendentismo basco. Il misterioso uomo politico sosteneva che l'obiettivo dei GAL era quello di uccidere e sequestrare membri dell'ETA e, inoltre, commettere veri e propri attentati terroristici fra i civili allo scopo poi di attribuire la responsabilità all'ETA stessa105. Alla domanda di Zedillo se il re106 spagnolo fosse al corrente l'uomo rispose:

"El rey sabe lo que le conviene y finge que no sabe lo que no le conviene". Il Presidente messicano però, dubbiosamente, disse che lo stesso sistema in Messico non avrebbe funzionato perchè gli zapatisti non sono terroristi; l'eminente spagnolo rispose laconicamente di trasformali, agli occhi dell'opinione pubblica, in terroristi. Un GAL indigeno sarebbe dovuto scontrarsi con l'EZLN provocando morti, feriti, profughi e distruzione. L'opinione pubblica si sarebbe indignata e avrebbe richiesto l'intervento governativo. A quel punto l'esercito, col mandato popolare, sarebbe intervenuto, avrebbe avuto la legittimità per farlo e due obiettivi; EZLN e territori zapatisti distrutti, consenso popolare dell'Esecutivo e dell'Esercito ai massimi storici. Il governo spagnolo avrebbe quindi fornito tutti i mezzi, militari e logistici, per portare a termine quanto teorizzato (e inoltre avrebbe facilitato l'accesso al mercato europeo delle merci messicane). In cambio Zedillo avrebbe dovuto estradare i baschi dell'ETA residenti in Messico. Il colloquio termina con una frase truculenta:

“Hombre, Ernesto, si en algo somos expertos los españoles es en exterminar indígenas"”107 162


A partire da allora, Zedillo ordinò l’attivazione di gruppi paramilitari. Con assistenza del governo spagnolo e in cambio dell’estradizione di presunti etarras. Il 22 Dicembre 1997 un gruppo paramilitare priista cercò lo scontro a fuoco con l'EZLN che saggiamente si ritirò. Poco dopo, ad Acteal, si sarebbe consumato il piano sopra descritto: il massacro di civili, in maggioranza donne e bambini dei quali fu incolpato inizialmente un gruppo indigeno. La miccia era innescata. Secondo l'informatore spagnolo l'EZLN avrebbe dovuto reagire e, a quel punto, l'esercito avrebbe fatto tabula rasa. Tuttavia, com’è noto, non vi fu alcun scontro in seguito alla strage. Marcos ipotizzò che il misterioso uomo spagnolo mandante morale e materiale di una delle peggiori stragi della storia contemporanea mondiale fu l'ex capo del Governo Spagnolo Felipe Gonzalez. 108 In definitiva l'intromissione zapatista negli affari baschi fu dettata da due ragioni: -una vicinanza morale nei confronti di un popolo a cui il potere neo-liberista aveva tolto la libertà e la dignità. -legare EZLN alla questione basca avrebbe (forse)permesso ad esponenti zapatisti di ottenere il permesso di recarsi nuovamente in Spagna per divulgare le indiscrezioni su Zedillo e sul suo amico spagnolo davanti a qualche tribunale internazionale.

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3.10 Solidarietà internazionale e Progetti condivisi su Sanità, Istruzione e Commercio Il primo Gennaio 1994 l'EZLN fece la sua prima comparsa pubblica, nello stesso giorno in cui entrava in vigore il NAFTA tra Canada, Messico e USA. Questa coincidenza, nonostante Marcos enfatizzasse la radice della ribellione nell'oppressione storica degli indigeni chiapanechi, dette al movimento un'immediata risonanza internazionale. Il movimento mantenne il suo epicentro in Chiapas ma ricevette sostegno da parte degli altri stati messicani e dall'estero. Thomas Olesen 109 tratteggiò una sintesi del cosidetto: “Movimento Transnazionale di Solidarietà Zapatista” suddividendolo in 5 fasi: Fase 1: Gennaio 1995-Febbraio 1995. La rete di solidarietà transnazionale non aveva una sua struttura autonoma ma si basò su reti e movimenti già esistenti Fase 2: Febbraio 1995-Metà 1996. Il movimento solidaristico iniziò a tessere le infrastrutture al fine di monitorare le attività governative e militari messicane contro gli zapatisti e per pubblicizzare gli abusi sui diritti umani. Fase 3: Metà 1996-Dicembre 1997. Il movimento di solidarietà transnazionale di “politicizzò e cominciò a sovrapporsi ad altre reti transazionali”. Questo grazie al Primo Incontro Intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberismo che ebbe luogo in Chiapas nel 1996. Fase 4: Dicembre 1997-Metà 1998: Periodo più intenso di attività del movimento solidaristico che si concentrò soprattutto attorno alla violazione dei diritti umani e sulla militarizzazione della regione. Questo a causa della strage di Acteal. Fase 5: Metà 1998-Aprile 2001. Periodo di smobilitazione internazionale a causa del lungo silenzio dell'EZLN. Taciturnità che terminò solo a fine 2002. In definitiva la corrente solidaristica rispose a delle minacce annidiate a livello 164


nazionale ed internazionale ed ebbe contatti con interlocutori transazionali per poi portare alla formazione di un'ampia rete di solidarietà transazionale. 110

Nel 1994 nei movimenti di sinistra si lamentava una mancanza di progettualità, il crollo del blocco sovietico aveva trascinato con sé la speranza di cambiare il mondo in un'ottica di uguaglianza e giustizia. Col muro caddero quindi le alternative, le utopie e i percorsi da seguire. La Sinistra istituzionale occidentale si trovò spiazzata e subì una metamorfosi entrando a far parte del mondo che essa stessa per decenni aveva combattuto. La comparsa dell'EZLN nel 1994 riaccese la speranza delle masse e mise in moto un processo di formazione di pratiche politiche innovative dal basso. Gli analfabeti zapatisti stavano insegnando al mondo che c'era un'alternativa al modello socialista sovietico che differiva dal neo-liberismo. Un mondo più giusto era necessario oltre che possibile111. Migliaia di occidentali giunsero nelle comunità zapatiste per visitare, imparare ed elaborare progetti di solidaretà. Questi appuntamenti sono diventati delle tappe importanti nelle agende dei movimenti messicani e altermondialisti ed hanno contribuito a mantenere la rete di solidarietà zapatista che ha reso possibile la sopravvivenza dello zapatismo. Lo zapatismo, ovviamente, non era un modello riproponibile in Europa o negli USA ma rappresentava uno stimolo, un'ideale verso il quale convergere e indirizzare le coscienze collettive che, altresì, avrebbero rischiato la rassegnazione alla morte neo-liberista e neo-colonialista. L'autonomia è il concetto chiave con cui si è dovuto confrontare chiunque sia entrato in contatto con le comunità zapatiste. E' una delle forme di esercizio del diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni, che implica la creazione di autogoverni comunali, municipali e regionali all'interno dello stato nazionale.

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Il funzionamento dell'autonomia zapatista prevede che ogni comunità nomini le proprie autorità locali e i propri delegati per ogni municipio. Le autorità comunali a loro volta vanno a comporre la Giunta di Buon Governo. I municipi sono oltre quaranta raggruppati in 5 caracoles (in spagnolo, chiocciole). I municipi nominano i propri responsabili per ognuna delle diverse aree in cui è strutturato il progetto: salute, educazione, arte, cultura, allevamento, trasporti. 112

Ci sono chiare linee di lavoro, metodologia autogestita, distribuzione equa delle risorse, solidarietà funzionale che non deve creare relazioni di dipendenza né interferire con l'autonomia. L'EZLN ha imposto un cambiamento di rapporto fra finanziatori e beneficiari. La solidarietà alla quale si è generalemente abituati è quella basata sul concetto di carità. Quest'ultima si basa sull'aiuto ai poveri senza però denunciare e\o combattere le cause della povertà e dell'emarginazione. La carità (definibile anche come solidarietà assistenziale) non contrasta il modello neo-liberista, ma anzi contribuisce alla sua razionalizzazione tentando di lenirne gli effetti più disastrosi. Gli zapatisti si sono fermamente opposti a questa logica di aiuti umanitari; essi hanno canalizzato la solidarietà verso progetti duraturi e coerenti coi propri principi. Così non si sono avuti finanziatori da un lato e beneficiari dall'altro, ricchi e poveri, benestanti e bisognosi, ma persone solidali che hanno creato una nuova modalità di cooperazione attraverso una progettualità orizzontale e partecipata.

“. . . Per noi la compassione è un affronto e l'elemosina uno schiaffo. Perché, parallelamente alla nascita ed al funzionamento di quegli spazi di incontro che sono stati gli Aguascalientes, in alcuni settori della società civile si è mantenuta quello che noi chiamiamo "la sindrome di Cenerentola". . . Dal baule dei ricordi prendo ora alcuni brani di una lettera che scrissi più di 9 anni: " Non vi rimproveriamo niente (a quelli della società civile che vengono nelle comunità), sappiamo che rischiate molto per venire a trovarci e a portare aiuto ai civili da questa parte.

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Quello che ci fa male non è quello che ci manca, ma è vedere in altri quello che altri non vedono, la stessa orfanità di libertà e democrazia, la stessa mancanza di giustizia. (. . . ) Dei benefici ricevuti dalla nostra gente in questa guerra, conservo un esempio di "aiuto umanitario" per gli indigeni chiapanechi, arrivato alcune settimane fa: una scarpa con tacco a spillo di color rosa, di importazione, numero 6 e 1/2. . . senza il suo paio. La porto sempre nel mio zaino per ricordare a me stesso, tra interviste, reportage fotografici e presunte attrattive sessuali, quello che noi siamo per il paese dopo il primo di gennaio: una Cenerentola (...) A questa buona gente che, generosamente, ci manda una scarpetta rosa con il tacco a spillo numero 6 e ?, di importazione, senza il suo paio. . . pensando che, poveri come siamo, accettiamo qualunque cosa, carità ed elemosina, come dire a tutta questa buona gente che no, che non vogliamo più continuare a vivere nella vergogna del Messico? In quella parte che bisogna truccare affinché non imbruttisca tutto il resto. No, non vogliamo più continuare a vivere così". . . Questo accadeva nell'aprile del 1994. Allora pensavamo che fosse solo una questione di tempo, che la gente avrebbe capito che gli indigeni zapatisti erano dignitosi e che non cercavano elemosine, ma rispetto. L'altra scarpetta rosa non è mai arrivata ed il paio continua ad essere incompleto e negli Aguascalientes si ammucchiano computer che non servono, medicine scadute, vestiti stravaganti (per noi), inadatti perfino per commedie teatrali ("gusti" dicono qua), e ancora scarpe spaiate. E continuano ad arrivare cose così, come se quella gente dicesse: "Poverini, hanno molto bisogno, sicuro che gli serve qualunque cosa e a me questo dà solo fastidio". . . Ma non solo questo. C?è anche un'elemosina più sofisticata. È quella che praticano alcune organizzazioni non governative (ONG) ed organismi internazionali. Consiste, grosso modo, nel fatto che loro decidono che è quello di cui hanno bisogno le comunità e, senza almeno consultarle, impongono non solo determinati progetti, ma anche i tempi ed i modi della loro realizzazione. Immaginate la disperazione di una comunità che ha bisogno di acqua potabile ed in cui introducono una biblioteca, quella 167


che chiede una scuola per i bambini e le forniscono un corso di erborista... Con non poche persone abbiamo insistito per far capire che la resistenza delle comunità zapatiste non è un modo per suscitare pena, ma rispetto... L'appoggio alle comunità indigene non dovrebbe esser visto come l'aiuto a ritardati mentali che non sanno nemmeno di che cosa hanno bisogno (e per questo bisogna dire loro quello che devono ricevere) o a bambini ai quali bisogna dire che cosa devono mangiare, a che ora e come, che cosa devono imparare, che cosa devono dire e che cosa devono pensare (anche se dubito che ci siano ancora bambini che accettino questo). E questo è il ragionamento di alcune ONG e di buona parte degli organismi finanziatori di progetti comunitari... Le comunità zapatiste sono responsabili dei progetti (non sono poche le ONG che possono testimoniarlo), li avviano, li fanno produrre e migliorano così i collettivi, non gli individui. Chi appoggia una o varie comunità zapatiste, sta appoggiando non solo il miglioramento della situazione materiale di un collettivo, ma sta appoggiando pure un progetto molto più semplice ma più pregnante: la costruzione di un mondo nuovo, dove ci stiano molti mondi, dove le elemosine e la pena per l'altro si trovino solo nei racconti di fantascienza... o in un passato da dimenticare e prescindibile. 113 Come già accennato, nel 1994, all'inizio del levantamiento zapatista, le ONG che sopraggiunsero in Chiapas da ogni parte del mondo arrivarono a quota sessanta. Tuttavia, dopo qualche anno, si ebbe una “crisi dei finanziamenti” non legata al miglioramento sociale o economico delle popolazioni beneficiarie bensì alle trasformazioni politiche verificatesi nel 2000 con la vittoria di Vicente Fox. Le ONG abbandonarono i loro progetti ( già avviati) in quanto fiduciosi del processo di democratizzazione che il nuovo Presidente aveva promesso. Con la vittoria dell'esponente del PAN la cooperazione con le comunità autonome del Chiapas è rimasta appannaggio di movimenti, collettivi, associazioni informali (e poche ONG) che si sono allineati alle linee zapatiste e hanno superato il dogma dell'indigeno indifeso e sottomesso da proteggere. 168


I governi occidentali hanno aumentato la loro influenza sulla maggior parte delle ONG alterandone la capacità di azione e di comprensione delle dinamiche indigene (il controllo politico di tali organizzazioni induce una regressione alle logiche del passato e a un'idea di sviluppo come mero trasferimento di denaro). La visione delle ONG del Nord del mondo rimane quindi troppo spesso guidata dalla necessità di accontentare coloro che mettono a disposizione i fondi. 114 Le grandi Organizzazioni Non Governative e le agenzie di cooperazione ripetono tuttoggi schemi assistenziali e paternalisti, riproducendo così forme colonialiste di dominazione culturale; esportani modelli di sviluppo che non appartengono alle comunità locali e finanziano persino processi di paramilitarizzazione in molti paesi del Sud ( ad esempio in Colombia). Quella zapatista è invece una richiesta di solidarietà ad opera non di “professionisti dello sviluppo” che mercificano e monetarizzano la solidarietà stessa. I progetti che le comunità zapatiste maggiormente richiedono riguardano la sanità e l'istruzione. Si sono venuti quindi a sviluppare programmi integrali di salute comunitaria: gestione dei rifiuti, rispetto dell'ambiente, depurazione dell'acqua e accesso alla stessa, alimentazione equilibrata, cura dei denti, igiene intima, prevenzione sessuale, uso corretto delle latrine. I contributi non si fermano alla donazione di ambulanze, dei medicinali e alla costruzione di edifici sanitari. Lo scopo degli aiuti è quello di rendere autonome le comunità, essi quindi non sono definibili assistenziali. La medicina che viene perseguita è ovviamente quella tradizionale che però ha la pecca di essere costosa e soggetta alle logiche brevettistiche delle lobby farmaceutiche. Oltre a ciò gli zapatisti si sono riappropriati dell'uso della medicina tradizionale maya con particolare riferimento all'erboristeria. Sono state realizzate delle mappature delle risorse botaniche e realizzati orti per la coltivazione di erbe medicinali. 169


A tutto ciò hanno contribuito importanti ONG messicane come Omiech, un'organizzazione di medici indigeni del Chiapas il cui principale obiettivo è il recupero della medicina maya attraverso la formazione di medici tradizionali delle comunità. Un importante obiettivo in ambito sanitario è la difesa dalla biopirateria. Nel 1998 è arrivato in Chiapas il progetto Icbg Maya [International collaborative biodiversity group] dell'Università della Georgia, . Biologi e ricercatori cominciarono a studiare le piante chiapaneche e i manuali curativi tradizionali maya con un preciso obiettivo: il brevetto, la "proprietà intellettuale" delle piante, a fini farmaceutici. 115 L'altro asse portante della solidarietà internazionale è l'alfabetizzazione. Il sistema scolastico ufficiale messicano, quando presente, è funzionale all'obiettivo di mantenere i popoli indigeni in condizione di subalterntià culturale e sociale. La scuola è il luogo dove si realizza il progetto modernista mirato a un'acculturazione demolitrice e alla spoliazione della cultura indigena. La contro-proposta zapatista, che ha trovato applicazione pratica, è una scuola autonoma che affonda le sue radici nella storia, lingua, costumi e usi locali con un approccio di critica e denuncia di norme consuetudinarie discriminatorie ampiamente presenti anche nella cultura maya ( si pensi alla condizione delle donne). Nel 1999 vennero redatti i programmi scolastici zapatisti, i libri vennero riscritti partendo da un'ottica prettamente indigena, spiegando che la storia del messico non inizia nel 1492 ma secoli prima. Venne formalizzata la scrittura delle lingue maya; furono formato un nuovo corpo docente sulla base di modelli psico-pedagogici non direttivi ( Faure, Freinet, Piaget, Montessori. . . ) in cui le classi sono di età mista, lo studente ha libera scelta del proprio percorso autonomo educativo, utilizzo dei sensi per apprendimento, autocorrezione.

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L'unico settore nel quale gli aiuti occidentali vengono utilizzati senza intermediazione locale è quello informatico ( a causa della totale mancanza di strutture educative pre-esistenti). La fornitura di attrezzature informatiche (hardware e software) e la formazione del personale docente è totalmente affidata a occidentali. In ultimo, altro settore di cooperazione solidaristica orizzontale è il commercio all'interno del quale il caso sicuramente più noto è il “caffè zapatista”.

Il mercato del caffè è un mercato mondiale dal volume di scambi enorme, per un valore di oltre 10 miliardi di dollari all’anno, il secondo prodotto scambiato dopo il petrolio. Questo via vai di chicchi è ‘regolamentato’ e ‘scambiato’ principalmente in due centri del potere economico e finanziario mondiale: a Wall Street la New York Coffee Sugar and Cocoa (Nycsc) stabilisce le quotazioni delle partite di arabica; a Londra la London Coffee terminal Market pensa ai prezzi della qualità robusta. Il Messico è uno tra i principali paesi produttori di caffè ed il primo produttore mondiale di caffè biologico. Il caffè pergamino è il principale prodotto esportato, delle migliori qualità, coltivato soprattutto nelle montagne. Il 35% del caffè prodotto in Messico proviene dal Chiapas. In tutto il paese più di tre milioni di persone vivono grazie alla sua coltivazione ed esportazione: il 91, 7% sono piccoli produttori con meno di 5 ettari di 171


terreno (che producono il caffè senza adeguati strumenti, senza il necessario supporto creditizio) e più del 60% di essi sono indigeni. Gli altri lavorano come braccianti in condizioni disumane al servizio dei finqueros, proprietari di grandi latifondi di enorme estensione (terre che una volta appartenevano agli indigeni e furono espropriate con la violenza) Come già scritto nel primo capitolo le politiche globali del mercato del caffè hanno determinato negli ultimi 30 anni instabilità crescenti, prezzi di fornitura in continuo ribasso, sovraproduzione e speculazioni finanziarie di ogni tipo. L'EZLN è riuscito a costituire una cooperativa denominata “Cafè rebelde

Zapatista”

116

. Questa cooperativa è riuscita a ridurre l'effetto domino della

svalutazione del caffè nel mercato internazionale ed ha permesso a migliaia di famiglie di piccoli agricoltori chiapanechi di mantenere il loro lavoro a livello dignitoso. La commercializzazione del caffè zapatista segue la logica dei prodotti a marchio equo ma si differenzia da esso poiché viene distribuito seguendo canali informali e basandosi sull'aiuto di migliaia di volontari nel primo Mondo che lo vendono senza trattenere cifre.

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3. 11 Patti di Solidarietà fra Istituzioni italiane e MAREZ Oltre all'apporto economico esistono relazioni che portano al riconoscimento politico-istituzionale dei Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti (MAREZ) tramite dei gemellaggi ufficiali fra amministrazioni locali europee e i municipi zapatisti117. I MAREZ sono, secondo la definizione di Josè Saramago,

“un lugar de dignidad, un foco de rebelión en un mundo patéticamente adormecido” (=luogo di dignità, un fuoco di ribellione in un mondo pateticamente addormentato) 118. La legittimazione dei MAREZ si ritrova nel trattato n°169 dell’ILO sottoscritto dal Messico nel 1990, e negli Accordi di San Andrés, firmati dal governo messicano con l’EZLN nel 1996. Ognuno di questi municipi continua a governarsi in piena autonomia, amministrando: la giustizia, la salute, l'educazione, la terra, il lavoro, l'alimentazione, l'informazione e la cultura, il transito locale. I MAREZ costituiscono un cambiamento radicale nel metodo di lotta politica; gli indigeni, stanchi dei soprusi e delle false promesse governative, non cercarono più lo scontro-confronto con il Governo ma, semplicemente, lo elusero. Le comunità eleggono i propri rappresentanti all’interno del Consiglio Municipale Autonomo, che è l’autorità collegiale del Municipio. Ogni delegato si occupa di un determinato ambito dell’amministrazione e può essere rimosso qualora non svolga correttamente il suo compito. Coloro che prestano la loro opera all'interno del Consiglio Comunale non percepiscono alcun salario. Il diritto applicato è quello consuetudinario indigeno con l'aggiunta delle Leggi Rivoluzionarie Zapatiste119 e la Legge Rivoluzionaria delle Donne (la quale riconosce l’uguaglianza e i diritti delle donne indigene) . In caso di delinquenza comune la pena imposta dal consiglio è la riparazione del danno provocato.

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In termini pratici questi municipi sono riusciti a fornire servizi migliori di quanto non avesse fatto lo Stato. L'esistenza di questi MAREZ è resa molto complessa dall'Esercito e dalla polizia; difficoltà a coltivare i campi, a prendere l’acqua poiché le strade sono bloccate da controlli, a commercializzare prodotti indigeni, comprare generi di prima necessità nelle città, usufruire dell’assistenza sanitaria (le comunità sono isolate da qualsiasi attenzione sociale e dai servizi medici). Per questo motivo i patti di “affratellamento” che si sono istituiti fra le comunità zapatiste e i comuni europei sono di fondamentale importanza. Il motore propulsore che anima questi gemellaggi è la società civile. Il processo di creazione di uno di questi patti è il seguente: associazioni, gruppi, singoli cittadini sensibilizzano amministratori locali e, tramite un viaggio nelle comunità, si viene a costituire questo legame relativo alla vita quotidiana e ai progetti della comunità. Per sostenere concretamente il patto il Comune si impegna ad inviare in Chiapas delegazioni di osservatori per i diritti umani; possono nascere scambi culturali con il fine di condividere le rispettive tradizioni; possono essere organizzati incontri politici, tesi a discutere per esempio delle diverse forme di resistenza e di lotta pacifica. L'arricchimento è reciproco, non unidirezionale. Non è sostentamento dall'occidente verso il Sud-Est Messicano. Ad esempio nella costruzione di una turbina idro-elettrica a La Realidad venne coinvolta l'Università la Sapienza di Roma. Gli addetti che si recarono in Chiapas per i lavori acquisirono specifiche competenze che poi riutilizzarono nella creazione di un'impresa di energie rinnovabili in Italia. Nel tempo della perdita dei poteri di sovranità nazionale a causa dell'avvento di organizzazioni sovra-nazionali autocratiche le città stanno tornando ad avere un ruolo centrale sul piano dei processi democratici e decisionali; nella cura, difesa e rilancio dei beni comuni e nell'autorganizzazione.

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Lista enti italiani aderenti ai Patti di Solidarietà Zapatisti: Municipio Autonomo Comune di Empoli (FI)

San Juan de la Libertad

Provincia Massa Carrara

San Pedro Polho

Comune di Fivizzano (MS)

San Andreai De Los Pobres

Comune di Casole d’Elsa (SI)

Magdalena de la Paz

Comune di Giugliano (NA)

San Juan Cancuc

Comune di Lastra a Signa (FI)

Ricardo Flores Magon

Comune di Porretta Terme (BO)

Francisco Villa

Provincia di Lucca

Lucio Cabanas

Municipio Roma XI

Vicente Guerrero Saldana

Municipio Roma X

17 Noviembre

Associazione Pavia

A. Primero de Enero

Comune di Campobasso

Miguel Hidalgo y Costilla

Comune di San Piero a Sieve (FI)

Vicente Guerrero

Comune di Grottamare (AP)

Che Ak’abal Na

Provincia di Ferrara

San Andres

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3.12 Sviluppi recenti (2005-2015) Nel Giugno 1995 l'EZLN decretò uno stato di allerta generale; per qualche giorno i Caracoles venero chiusi, le loro attività sono sospese, i miliziani furono richiamati a raggiungere le truppe dell'EZLN sulle montagne e gli stranieri furono invitati a lasciare i territori zapatisti. L'allarme generale aveva solo due precedenti; uno nel 1994 e l'altro nel 1995 quando ci fu la controffensiva militare governativa. Effettivamente l'esercito scatenò una campagna di perquisizioni in territori zapatisti alla ricerca di campi di marjuana. In questo contesto viene emessa la Sesta dichiarazione della Selva

Lacandona in cui l'EZLN fa esordire l'Altra Campagna. La novità stava sopratttto sull'apertura a creare un progetto politico comune con tutte le forze (politiche, sociali, culturali) di sinistra. Gli zapatisti si rivolsero ai cubani, ai mapuche cileni, agli indigeni ecuadoregni e boliviani, ai Sem Terra brasiliani, ai piqueteros e ai ribelli argentini. Per la prima volta, inoltre, l'EZLN prese le distanze dal PRD il partito di centrosinistra messicano. Il sistema partitico veniva contrastato ab imis fundamenta; i partiti erano visti solo come offerte di gestione tecnica dell'ordine costituito, messi a disposizione dei cittadini-consumatori che eleggono-consumano seguendo le regole del marketing politico-aziendale. Il primo gennaio 2006 una delegazione (disarmata) partì da San Cristóbal per un viaggio attraverso tutti i 31 stati messicani allo scopo di incontrare le diverse realtà locali in un'assemblea itinerante e costruire un network della sinistra extra-parlamentare. La marcia terminò poco prima delle elezioni presidenziali (per le quali l'EZLN non appoggiò nessun candidato). A capo della delegazione fu posto lo stesso Marcos che assunse il titolo di “Delegato

Zero”. Il 4 Maggio 2006 circa 4000 agenti della Polia Federale arrivarono a San Salvador Atenco (luogo in cui nel 2002 Fox aveva espropriato 4550 ettari di terra agli indigeni per la costruzione di un aeroporto). I manifestanti, 176


appartenenti al “Fronte dei Popoli in Difesa della Terra” (FPDT), che aveva aderito alla Sesta Dichiarazione furono brutalmente picchiati; ci furono 216 arresti, 30 abusi sessuali di gruppo, un ragazzo di 14 anni morì ucciso dalla polizia. 120 Le elezioni presidenziali furono vinte da Felipe Calderon (PAN) con uno scarto dello 0, 56%121. Il neo-Presidente incarnava gli interessi delle banche, dell'agro-business, delle catene televisive. L'EZLN condannò lo svolgimento delle elezioni a causa degli evidenti brogli elettorali verificatisi. Il 22 Aprile 2007 il Comando Generale dell'EZLN indisse “ l'Incontro

continentale delle popolazioni originarie d'America”. “Che il nostro silenzio sia saluto, omaggio, rispetto e gratitudine per coloro che, dal Canada fino al Cile, ci ricordano che non ci hanno vinti, che la battaglia continua e che la vittoria sarà vita in un altro mondo, un mondo dove ci stiano tutti i mondi che siamo e che saremo”. 122 La seconda e più importante sessione si svolse a Vicam dal 10 al 14 Ottobre 2007 in occasione dell'anniversario della scoperta dell'America. All'incontro parteciparono 54 popoli indigeni di 12 Stati dell'America (12 tribù dagli USA, 7 dal Canada, 25 dal Messico, lenca dall'Honduras, taino dalla Repubblica Dominicana, miskito dal Nicaragua, guaranì dal Paraguay, wayuu dal Venezuela, mam dal Guatemala) a cui si aggiunsero circa novecento giornalisti e osservatori internazionali. I delegati si confrontarono sulle problematiche principali che essi riscontravano con gli stati-nazione di appartenenza; nel Nord America la lotta si concentrava soprattutto il diritto ad esistere; nel Centro e Sud-America il problema principale era l'accesso e il diritto alla terra. I delegati canadesi, in particolare, infransero l'immagine di un Canada pacifico e democratico denunciando il comportamento irrispettoso e aggressivo dei governanti. Venne portato l'esempio del sistema scolastico che era bianco-centrico e che omologava tutti i bambini su un'educazione generica e senza riferimento agli abitanti originari del paese. 177


Il 12 Gennaio 2009 Marcos, a nome dell'EZLN, prese posizione in difesa dei palestinesi affermando:

“Not far from here, in a place called Gaza, in Palestine, in the Middle East, right here next to us, the Israeli government's heavily trained and armed military continues its march of death and destruction”. 123 L'8 agosto 2013, gli zapatisti hanno invitato il mondo ad una tre giorni di festa per celebrare i dieci anni di autonomia zapatista, nei cinque caracoles in Chiapas. 1. 500 attivisti provenienti da tutto il mondo si sono uniti alla manifestazione, denominata la “Piccola Scuola della Libertà”. Dopo circa un anno, il 24 Maggio 2014, arrivò l'annuncio-shock del Sub-Comandante in occasione di una cerimonia di commemorazione di Galeano, militante EZLN morto il 2 Maggio 2014. “Dichiaro che colui che è conosciuto come subcomandante ribelle Marcos

non esiste più, la voce dell’Esercito Zapatista di liberazione nazionale non sarà più la mia voce”. Si chiude un'epoca, ma la lotta continua.

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1 Machado Antonio, Caminante no hay camino, Soledades, galerías y otros poemas, Pueyo, Madrid, 1907. 2 Prima Dichiarazione della Realidad Contro il Neoliberismo e per l'Umanità, EZLN, Chiapas, 1996, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/1real. htm 3 Comunicato EZLN per l'Incontro Intergalattico, 26 Maggio 1996, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/260596in. htm 4 Le Madri di Plaza de Mayo (Asociación Madres de Plaza de Mayo) costituiscono una associazione formata dalle madri dei desaparecidos, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983. L'associazione è dedita all'attivismo nel campo dei diritti civili ed è composta da donne che hanno tutte lo stesso obiettivo: rivendicare la scomparsa dei loro figli e ottenerne la restituzione, attività che hanno svolto e svolgono da oltre un trentennio. I figli delle madri di Plaza de Mayo sono stati tutti arrestati e tenuti illegalmente prigionieri dalla polizia argentina in centri clandestini di detenzione; la maggioranza di loro è stata prima torturata ed in seguito assassinata, e fatta sparire nella più assoluta segretezza. 5 Gabriel Leo, Lopez Gilberto, Autonomias Indigenas in America Latina, Nuevas Formas de Convivencia Politica, Vol. 2, Plaza Y Valdes Editores, Madrid, 2005, p. 94-97 6 “La Jornada”, 29 luglio 1996, in http: //www. jornada. unam. mx/1996/07/29/fotos. html 7 Baschet Jérôme, ¿Más allá de la lucha por la humanidad y contra el neoliberalismo?, Latin America Social Council, Settembre 2003, p. 31-34, in http: //biblioteca. clacso. edu. ar/ar/libros/chiapas/chiapas16/CH16baschet. pdf 8 Hardt Michael, Negri Toni, ¿Los zapatistas contra el imperio?”, Chiapas, n. 13, Instituto de Investigaciones Económicas-Universidad Nacional Autónoma de México-Era, México, 2002, p. 159-76. 9 “La Journada”, 28 Julio 1996, Archivo historico, in http: //www. jornada. unam. mx/1996/07/28/ 10 Discorso completo in http: //palabra. ezln. org. mx/comunicados/1996/1996_07_30. htm 11 Documento Finale del Tavolo 2A, Cos'è il neo-liberismo e come ci colpisce, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/2mesaa. htm 12 Comunicato Stampa Tavolo 3 Morelia, 30 Luglio 1996, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/cos3007m. htm 13 Eduardo Hughes Galeano (Montevideo 1940-13 Aprile 2015) è stato un giornalista, scrittore e saggista uruguaiano. È stata una delle personalità più autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana. Le sue opere più note sono “Las Venas abiertas de América Latina” (1971) e “Memoria del fuego”. (1986), che sono entrambi stati tradotti in 20 lingue. I suoi libri combinano documentazione, narrazione, giornalismo, analisi politica e storia. Lo scrittore è morto il 13 Aprile 2015, proprio mentre stavo scrivendo di lui in questa tesi. 14 , Ne' ricette, ne' modelli: siamo venuti a sognare insieme un altro mondo possibile, “La Jornada”, 29 luglio 1996, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/290796j2. htm 15 Il Trattato di Guadalupe Hidalgo è il trattato di pace firmato il 2 febbraio 1848, nella Villa de Guadalupe Hidalgo (oggi un quartiere di Città del Messico) tra gli Stati Uniti e il Messico, che di fatto concluse la guerra fra i due paesi. 16 Comunicato Stampa, 30 Luglio 1996, Commissione 5, In questo mondo c'è posto per altri mondi-La Garucha in http: //www. ipsnet. it/chiapas/cos3007g. htm 17 Seconda Dichiarazione della Realidad per l'Umanità e contro il Neo-liberismo, Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, La Realidad, Pianeta Terra, Agosto 1996, in http: //www. ipsnet. it/CHIAPAS/2dichrea. htm 18 Ramonet I. , L'aurore, Le Monde diplomatique, anno XLVII, n. 550, Gennaio 2000. 19 Haug Wolfgang Fritz, Per una dialettica dell'altermondialismo e dell'anticapitalismo, 2007, p. 11-18 in http: //www. wolfgangfritzhaug. inkrit. de/documents/anticap-it. pdf 20 , Scontri a Davos torna il popolo di Seattle, “La Repubblica”, 29 Gennaio 2000, in http: //www. repubblica. it/online/economia/scontri/scontri/scontri. html 21 Sito ufficiale in https: //fsm2015. org/en 22 Organizzati in coincidenza di vertici ufficiali dei governi e delle istituzioni internazionali, affrontano gli stessi problemi dei vertici ufficiali, ma con una prospettiva critica sulle politiche dei governi e delle imprese. Lo scopo è di proporre delle soluzioni alternative ai problemi globali.


23 Goggia Atanasio Bugliari, Outsiders metropolitani. Etnografia di storie di vita sovversive, Armando Editore, Roma, 2007, p. 137-138. 24 Lista completa dei paesi rappresentati in: http: //www. nadir. org/nadir/initiativ/agp/chiapas1996/libro/paesi. htm 25 Comunicato EZLN, 23 Luglio 1997, in http: //www. nadir. org/nadir/initiativ/agp/chiapas1996/libro/co972307. htm 26 Rodriguez Cecilia, The Sounds of Silence and the Zapatistas, in http: //www. nadir. org/nadir/initiativ/agp/chiapas1996/en/report2_ncdm. html 27 Mumia Abu-Jamal (vero nome Wesley Cook nato il 24 Aprile 1954) è un attivista americano e giornalista che è stato condannato a morte nel luglio 1982 per l'omicidio di un poliziotto a Philadelphia. In sua difesa si schierarono numerosi attivisti, celebrità e organizzazioni politiche che hanno criticato la mancanza di equità del suo processo o per contrarietà alla pena di morte 28 Jamal Abu, II Incontro Intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberismo Spagna 26 Luglio- 3 Agosto 1997, Casa Editrice Delle Battaglie, 1998, in: http: //www. nadir. org/nadir/initiativ/agp/chiapas1996/libro/~abu. htm 29 Il nome fu dato in omaggio a Túpac Amaru II, capo dei ribelli nel 18 secolo, discendente di Túpac Amaru, l'ultimo capo indigeno Inca. 30 Country Reports on Terrorism 2006 , U. S. Department of State – Peru, in http: //www. refworld. org/cgi-bin/texis/vtx/rwmain?docid=4681088023 31 US Department of State, Foreign Terrorist Organizations, Bureau of Counterterrorism, in http: //www. state. gov/j/ct/rls/other/des/123085. htm 32 Presidente del Perù dal luglio 1990 al novembre 2000. Una figura controversa, Fujimori ha concluso la sua presidenza con la fuga del Perù per il Giappone in mezzo a uno scandalo di corruzione e gravi accuse di violazioni dei diritti umani. Fujimori si rifugiò quindi in Giappone; ricercato in Perù con l'accusa di corruzione e di violazioni dei diritti umani, Fujimori ha mantenuto un esilio volontario fino al suo arresto nel corso di una visita in Cile nel novembre 2005. Infine fu estradato in Perù nel settembre 2007. Nel dicembre 2007, Fujimori è stato condannato a sei anni di carcere per avere ordinato perquisizioni illegali e sequestri. Nell'aprile 2009, Fujimori è stato condannato per violazioni dei diritti umani e condannato a 25 anni di carcere per il suo ruolo preminente in omicidi e rapimenti da parte degli squadroni della morte del “Grupo Colina” durante la repressione del suo governo contro la guerriglia di sinistra nel 1990. 33 Velazco Isaac, Portavoce per l'Europa del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru, Intervento al Secondo Incontro Intercontinentale per l'Umanità e contro il Neo-Liberismo. In http: //www. nadir. org/nadir/initiativ/agp/chiapas1996/libro/~tupac. htm 34 Enver Hoxha (1908 –1985) è stato un politico e dittatore albanese. Governò l'Albania dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla sua morte nel 1985 come primo segretario del Partito del Lavoro d'Albania (partito comunista). 35 Kim Il-sung (1912–1994), è stato un politico e dittatore nordcoreano di ideologia comunista, capo della Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) dal 1948 alla sua morte. È noto per la portata del suo culto della personalità: la Corea del Nord si riferisce a lui in maniera ufficiale come al "Grande Leader", ed è immortalato nella costituzione come "Presidente Eterno" della nazione. Il suo compleanno è festività pubblica in Corea del Nord. 36 Greeman Richard, Dangerous Shortcut and vegetarian sharks, Praxis Reserach and Education Center, Mosca, 2012. 37 Lancio della Consulta per il Riconoscimento dei Popoli Indigeni, EZLN, Chiapas, 11 Dicembre 1998 in http: //www. ipsnet. it/chiapas/111298co. html 38 Sánchez Jorge Alonso, Zapatisti e società civile: una mobilitazione senza precedenti, Rivista Envio n. 4, Managua, Maggio 1999, in http: //www. ans21. org/envio/archivi/1998 —2003/1999/55-envio-1999/aprilemaggio-n0405/369-mexico-zapatisti-e-societa-civileuna-mobilitazione-senza-precedenti. 39 Vazquez Montalban Manuel, Marcos, el mestizaje que viene, El Pais, 22/ 2/1999, in http: //www. vespito. net/mvm/chiapas1. html 40 Il“Movimento dos Trabalhadores Sem Terra” (MST) è un movimento sociale brasiliano, considerato il più grande in America Latina, con una stima informale di 1, 5 milioni di aderenti in 23 dei 26 stati brasiliani. Il MST nasce nel 1984, dalle occupazioni contadine


di terra nel sud del Brasile. I suoi obiettivi sono: in primo luogo, lotta per l'accesso alla terra dei lavoratori poveri attraverso una profonda riforma agraria; lotta contro la distribuzione iniqua del reddito, il razzismo, il sessismo, e monopoli mediatici. Il MST punta a realizzare un patto sociale in grado di fornire una vita autonoma e sostenibile per i poveri nelle aree rurali. L'Incra, Istituto nazionale per la riforma agraria, fornisce dati sconvolgenti: l'1, 6% dei brasiliani possiede il 46, 8% delle terre. Il 51, 4% degli immobili classificati come grandi proprietà è improduttivo. Grazie alle sue lotte, 350. 000 famiglie hanno avuto accesso alla terra. 41 Intervista a Danielle Mitterand in http: //www. ina. fr/video/CAB96036941 42 Alonso Jorge, Zapatista Consultation of Universal Value, Revista Envio, Numero 213, Aprile 1999, in http: //www. envio. org. ni/articulo/2238 43 Comunicato EZLN, 17 Marzo 1999, Chiapas, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/1999/170399co. html 44 Hernandez Chavez Alicia, Storia del Messico, dall'epoca Pre-colombiana ai giorni nostri, Tascabili Bompiani, Milano 2005, p. 303 45 Impero messicano nel 1821, in http: //www. reformation. org/united-states-of-israel. html 46 Hinchas Antifascistas, Futbol con pasamontanas, Medellin, in http: //hinchasantifascistas. blogspot. it/2011/08/futbol-con-pasamontanas. html 47 Massimo Moratti (Bosco Chiesanuova, 1945) è un imprenditore, dirigente d'azienda e dirigente sportivo italiano, è stato presidente dell'Inter dal 1995 al 2013) nonché presidente onorario fino al 23 ottobre 2014. 48 Già citato nel precedente paragrafo. 49 Poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. 50 Comunicato Sub-comandante Marcos, Marcos risponde a Moratti: Zapatisti-Inter, arbitro Maradona, Chiapas, 29 Maggio 2015, in http: //www. peacelink. it/latina/a/11376. html 51 Il Progetto Minuteman è un'organizzazione attivista di privati cittadini nata nell'Aprile 2005 con lo scopo di monitorare il confine Messico-USA per evitare l'afflusso di clandestini. Co-fondata da Jim Gilchrist, il nome deriva dai Minutemen, milizia che ha combattuto durante la Rivoluzione Americana. Sito ufficiale: http: //minutemanproject. com/ 52 In basco la regione è chiamata Euskal Herria, cioè letteralmente “il popolo che parla la lingua basca”. A differenza del nome di un qualsiasi stato nazionale, il termine Euskal Herria indica sia il luogo geografico abitato dai baschi, sia l'insieme stesso dei baschi. 53 Ne parlerò più approfonditamente più avanti. 54 BBVA Bancomer è un istituto finanziario messicano, il più grande del paese, che domina il 20% del mercato. Fondata nel 1932 come Banco de Comercio (Bancomer), a partire dal 2000 il suo azionista principale è la banca spagnola BBVA. La sua sede è a Torre BBVA Bancomer sul Paseo de la Reforma a Città del Messico. 55Il capitano dell'Inter, Javer Zanetti e il magistrato napoletano Giuseppe Narducci parlano della tragedia dei desaparecidos in Argentina e del progetto di una partita di calcio tra l'Inter e una rappresentativa di zapatisti, video youtube in https: //www. youtube. com/watch? v=pIQTwtfCZG0 56 Picardi Gaia, Maglie, palloni e aiuti ai senzatetto: l' Inter si scopre zapatista, Corriere della Sera, 14 Otttobre 2004, in http: //archiviostorico. corriere. it/2004/ottobre/14/Maglie_palloni_aiuti_senzatetto_Inter_co_9_041014036. shtml 57 Pedrazzini Marco, Con la maglietta nerazzurra-non rossa, Internews, 2013 in http: //m. fcinternews. it/vintage/con-la-maglietta-nerazzurra-non-rossa-103983 58 Del Rio Abril, Jorge Valdano participaría en el juego del EZLN e Inter de Milán, “La Jornada”, 21 Luglio 2005, in http: //www. jornada. unam. mx/2005/07/21/index. php? section=deportes&article=a24n1dep 59 Béatrice Mégevand, Between insurrection and government, IRRC, No. 304, JanuaryFebruary 1995, pp. 94-108. 60 ICRC Resource Centre, Agreement concluded between ICRC and Mexican Government , 2705-1998 News Release 98/18, in https: //www. icrc. org/eng/resources/documents/misc/57jp5j. htm 61 ICRC Resource Centre, Mexico: ICRC relief distribution in Chiapas , 12-11-1998, News Release 98\37, in https: //www. icrc. org/eng/resources/documents/misc/57jpff. Htm


62 United Nation High Commission for Refugees, Legal and protection policy research series, Holzer Vanessa, September 2012, p. 2-5. 63 Erica-Irene Daes è una accademica, diplomatica ed esperta delle Nazioni Unite, nota internazionalmente per i suoi 20 anni di lavoro con il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle popolazioni indigene (1984-2001). E' stata promotrice della causa dei popoli indigeni in tutto il mondo. 64Kyra Núñez, Messico, primo per violazioni agli indigeni, ripete la relatrice dell'ONU, “La Jornada”, 12 dicembre 1998 in http: //www. ipsnet. it/chiapas/121298on. html 65 Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni; in http: //www. un. org/esa/socdev/unpfii/documents/DRIPS_it. pdf 66Altri organismi delle Nazioni Unite si occupano dei diritti delle popolazioni indigene attraverso Convenzioni quali la Convenzione n. 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e la Convenzione sulla biodiversità, Articolo 8. 67 Asma Jilani Jahangir (1952, Lahore) è un avvocato pakistano, attivista per i diritti umani e la democrazia. Il suo lavoro si è sempre concentrato sulla prevenzione della persecuzione delle minoranze religiose, la parità di genere, e l'estremismo. 68 Albertani Claudio, Messico ribelle, Termometro Politico, Salerno, 2002, in https: //forum. termometropolitico. it/261182-messico-ribelle. html 69Jahangir Asma, UN Report on Extrajuditial Arbitrary Execution in Mexico, 1999, in http: //www. cod. edu/people/faculty/yearman/Juarez/documents/Mexico_006896_29July1999. pdf 70 Comunicato dell'EZLN ad Asma Jahangir, relatrice dell'ONU, 1 Luglio 1999, in http: //www. tmcrew. org/chiapas/chiapas4/marcosonu. htm 71 Fra i partecipanti gli italiani furono: Sen. Russo Spena Giovanni (Partito della Rifondazione Comunista); On. Brunetti Mario (Presidente del Comitato parlamentare per i diritti umani); On. Ramon Mantovani (Responsabile Esteri del Partito della Rifondazione Comunista); Gruppo dei Verdi alla Camera: On. Gardiol - On. Cento On. Paissan - On. Scaria - On. Mattioli- On. Leccese - On. Galletti - On. Turloni - On. Boato - On. Pecoraro - On. Procacci - On. De Benetti - On. Corleone - On. Dalla Chiesa; Sen. Siniscalchi (Partito della Sinistra Democratica); Sen. Ruzzanti (Partito della Sinistra Democratica); Prof. Gnisci Armando - Docente di Letteratura Comparata all’Universita’ "La Sapienza" – Roma; Girardi Giulio- integrante del Tribunale Permanente dei Popoli; Tavola Valdese. In http: //www. tmcrew. org/chiapas/comm. htm 72 Interrogazione parlamentare, Parlamento Europeo, 16 Giugno 1998, Interrogazione scritta di Gianni Tamino (V) , Fausto Bertinotti (GUE/NGL) , Carlos Carnero González (GUE/NGL) , Luciana Castellina (GUE/NGL) , Lucio Manisco (GUE/NGL) , Luciano Pettinari (PSE) , Luciano Vecchi (PSE) e Luigi Vinci (GUE/NGL) alla Commissione. In http: //www. europarl. europa. eu/sides/getDoc. do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E1998-1888+0+DOC+XML+V0//IT 73 De Maria Roberto, Elevati Christian, La giustizia in tempo di guerra. Impunità diffusa, prigionieri politici, desaparecidos, European Counter Network, Chiapas, Marzo 2003 in http: //www. ecn. org/reds/mondo/americalatina/chiapas/chiapas0303d. html 74 Luoghi visitati dalla CCIODH in http: //www. ecn. org/brescia/consolato/dossier2/secondodossier. htm 75 Gli unici che ottennero il via libero del governo, oramai sempre più xenofobo e restrittivo e, a differenza della prima visita della Commissione, in cui tutti i suoi componenti avevano potuto usufruire del visto FM3, concesso dalle autorità migratorie che riconoscono il lavoro di osservatore internazionale, in questa seconda visita della Commissione furono concessi solo 11 visti 76Secondo dossier Chiapas, Inchiesta sulla situazione dei diritti umani, Documenti e testimonianze raccolte dalla Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH), 15-25 Novembre 1999, in http: //www. ecn. org/brescia/consolato/dossier2/secondodossier. htm 77 Relazione della CCIDH al Parlamento Europeo a Strasburgo, 14 dicembre 1999, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/1999/141299cc. htm


78 Rossetto Federico, Clausola sui diritti umani in tutti gli accordi UE, Servizio Stampa, Direzione dei media, Bruxelles, 2006 p. 1-2 in http: //www. europarl. europa. eu/sides/getDoc. do?pubRef=-//EP//NONSGML+IMPRESS+20060209IPR05135+0+DOC+PDF+V0//IT&language=IT 79Risoluzione del Parlamento europeo sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea, Clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea, -Strasburgo, 14 febbraio 2006, paragrafo 7-8-9-10-11 in http: //www. europarl. europa. eu/sides/getDoc. do? pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2006-0056+0+DOC+XML+V0//IT 80 United for Peace Press Release, 100 Anti-War Protests In 35 States, Scoop News World, December 2002 in http: //www. scoop. co. nz/stories/WO0212/S00068. htm 81 World Heritage Encyclopedia, United for Peace and Justice, in http: //ebook. worldlibrary. net/articles/United_for_Peace_and_Justice#cite_note-2 82 “Corriere della Sera”, 16 Febbraio 2013, in http: //www. corriere. it/Primo_Piano/Cronache/2003/02_Febbraio/15/corteoroma. shtml 83Subcomandante Marcos lettera all’Italia ribelle: “No alla guerra!”. 84 Esponente del movimento di liberazione degli Indios del Guatemala (Quiché, 1959). Dalla seconda metà degli anni Settanta partecipò attivamente all'organizzazione e all'autodifesa della propria comunità, sottoposta sia ai tentativi di espropriazione della terra da parte dei grandi proprietarî terrieri, sia alla repressione militare delle forze governative. Nel Comitato di unità contadina (CUC) dal 1979, ne divenne presto un'importante dirigente. Dopo gli omicidî del fratello (sett. 1979), del padre (genn. 1980) e della madre (apr. 1980) da parte dell'esercito, si rifugiò in Messico (1981) e aderì al gruppo di Cristiani rivoluzionarî Vicente Menchú, intitolato alla memoria del padre. Dall'esilio si è adoperata per il riconoscimento internazionale della causa degli Indios del Guatemala e nel 1983 ha pubblicato la sua autobiografia “Mi chiamo Rigoberta” raggiungendo così un'estesa notorietà. Nel 1992 ha ricevuto il Nobelper la pace. 85 Menchú Rigoberta, Rigoberta Menchù exhorta al mundo no iniciar guerra contra Iraq, El Universo, 2003, in http: //www. eluniverso. com/2003/01/25/0001/14/60513F49F4424C1F9EC62A2C0511E185. html 86 Comunicato EZLN, Aprile 2013, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/2003/050403co. htm 87 Barbarito Jacopo, Imperialismo americano: 60 anni per un nuovo ordine mondiale, Rinascita, 2003. 88 Gonzalo Sánchez de Lozada (1930), familiarmente noto come Goni, è un politico boliviano, uomo d'affari ed ex presidente della Bolivia. Membro permanente del Movimiento Nacionalista Revolucionario (MNR). Sánchez de Lozada è stato per due volte eletto presidente della Bolivia. Durante il suo primo mandato (1993-1997), ha avviato una serie di riforme sociali, economiche e costituzionali. Eletto per un secondo mandato nel 2002, si dimise e andò in esilio negli Stati Uniti d'America nel mese di ottobre 2003, dopo violente proteste legate al conflitto del gas boliviano in cui 58 manifestanti, soldati e poliziotti morirono. 89 Uomo politico messicano (Città del Messico1942). Dopo essere stato dirigente della succursale messicana della Coca Cola e aver in seguito intrapreso una propria attività imprenditoriale nel settore agroalimentare, si è dedicato alla politica attiva dal 1988 entrando nel PAN (Partido Acción Nacional), formazione d'ispirazione cattolica e conservatrice. Deputato al parlamento federale dal 1988 al 1991, è divenuto in seguito governatore dello stato di Guanajuato dal 1995 al 1999. Candidato del PAN, ha vinto le elezioni presidenziali del luglio 2000, rompendo l’egemonia politica del PRI (Partido Revolucionario Institucional), che sino a quel momento aveva governato ininterrottamente per 71anni. È stato presidente del Messico dal 2000 al 2006. 90 Van Auken Bill, Las grabaciones de Bush-Aznar: la revelación de un gangster preparando la guerra, World Socialist Web Site, Novembre 2007, in https: //www1. wsws. org/es/articles/2007/nov2007/span-n17. shtml 91Bush: "Paesi come Messico, Cile, Angola e Camerun devono sapere che c'è in gioco la sicurezza degli Stati Uniti e agire con un sentimento di amicizia nei nostri confronti. Il presidente Lagos deve sapere che l'Accordo di libero scambio con il Cile è in attesa di conferma da parte del Senato, e che un atteggiamento negativo potrebbe metterne in


pericolo la ratifica. L'Angola sta ricevendo fondi del Millennium Account, e anche questi potrebbero essere compromessi se non si mostreranno positivi. E Putin deve sapere che col suo atteggiamento sta mettendo in pericolo le relazioni tra Russia e Stati Uniti". Da Repubblica 27 Settembre 2007, in http: //www. repubblica. it/2007/09/sezioni/esteri/bushverbali/bush-verbali/bush-verbali. html 92Colin Luther Powell (New York, 1937) è un generale e militare statunitense. È stato il 65°Segretario di Stato degli Stati Uniti sotto il Presidente George W. Bush, il primo afroamericano. 93Associated Press, Mexico shifts toward U. S. position on Iraq, Febbraio 2003, in http: //usatoday30. usatoday. com/news/world/iraq/2003-02-26-us-mexico-iraq_x. htm 94Ulises Beltrán, Del partido dominante al multipartidismo: democracia y ciudadanía , EstePais, 07\2011, in http: //estepais. com/site/2011/del-partido-dominante-almultipartidismo-democracia-y-ciudadania/ 95 Alonso Jorge, Marcos y los zapatistas rompen sus silencios, Revista Envio, Numero 250, Managua, Gennaio 2003, in http: //www. envio. org. ni/articulo/1201 96 Lettera del Sub-Comandante Marcos, El subcomandante se congratula por el proyecto de fundación de un Aguascalientesen España, La Jornada, 25\11\2002. 97 Savater Fernando, Camus y los impostores, Archivo El Pais, 09\12\2002, in http: //elpais. com/diario/2002/12/09/opinion/1039388407_850215. html 98 Il 19 novembre 2002 la petroliera Prestige affondò al largo alle coste spagnole con un carico di 77. 000 tonnellate di petrolio e provocò un'immensa marea nera che colpì una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in Francia, causando un notevole impatto ambientale alla costa galiziana. I responsabili sono stati tutti assolti. 99 Sub-comandante Marcos, Marcos chiede a ETA di dichiarare una tregua unilaterale di 177giorni a partire dal 24 dicembre , 09 dicembre 2002, in http: //lists. peacelink. it/latina/msg03436. html 100Muro Diego, Ethnicity and Violence: The Case of Radical Basque Nationalism, 2007, p. 129-130. 101 ETA risponde a Marcos, “La Jornada” 6 Gennaio 2003, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/2003/060103jo. htm 102Sub-Comandante Marcos, Il Subcomandante Marcos risponde a ETA, 15 Gennaio 2003, in http: //lists. peacelink. it/latina/msg03638. html 103Sub-comandante Marcos, Político español asesoró a Zedillo para destruir la legitimidad zapatista, La Jornada, 24 Febbraio 2003, in http: //www. jornada. unam. mx/2003/02/28/008n1pol. php?origen=index. html 104Gli squadroni della morte al servizio del governo socialista contro l’indipendentismo basco, attivi dal 1980. 105Le attività dei GAL erano ( e sono) peraltro oggetto di indagini (condotte anche dal giudice Garzón) per verificare responsabilità su sequestri e omicidi di membri dell'ETA. 106Si riferivano all'allora Re di Spagna Juan Carlos di Borbone. Nato a Roma il 5 gennaio 1938 è stato re dal 22 novembre 1975 al 19 giugno 2014 quando ha abdicato in favore del figlioFilippo VI (attuale Re di Spagna). 107Nistal Ivan, México: el capital arrasa con todo lo que toca, Tierra Y Libertad, Numero 232, Novembre 2007 in https: //www. nodo50. org/tierraylibertad/232. html. 108Felipe González Márquez (1942) è un politico social-democratico spagnolo. E 'stato il segretario generale del Partito socialista spagnolo dei Lavoratori (PSOE) dal 1974 al 1997. Fino ad oggi, rimane il più longevo primo ministro della Spagna, dopo aver svolto quattro mandati consecutivi dal 1982 al 1996. La sua ascesa è generalmente vista come l'ultimo passo del percorso di ripristino della Spagna verso la democrazia, che è iniziato con la morte di Francisco Franco nel 1975. Dopo aver perso il potere in favore del Partido Popular di José María Aznar nel 1996, ha brevemente continuato a guidare il PSOE, ma è stato estromesso a seguito di una controversia relativa ad azioni illegali che governo aveva commesso nella lotta contro l'ETA. 109 Olesen Thomas, International Zapatismo The Construction of Solidarity in the Age of Globalization, Zed Books, Londra, 2004, p. 22. 110Montagna Nicola, I movimenti sociali e le mobilitazioni globali. Temi, processi e strutture organizzative, FrancoAngeli, Milano, 2007 p. 242-243.


111Sub-Comandante Insurgente Moisés, Discorso dell’EZLN nel 21° anniversario dell’inizio della guerra contro l’oblio, Gennaio 2015, in http: //enlacezapatista. ezln. org. mx/2015/01/02/discorso-dellezln-nel-21-anniversario-dellinizio-della-guerra-controloblio-subcomandante-insurgente-moises/ 112Lopez y Riva Gilberto, Autonomias. Democracia o contrainsurgencia, Messico DF, Editorial Era, 2004 p. 39. 113Comunicato EZLN, La tredicesima stele, Luglio 2003, in http: //isole. ecn. org/ponte/americalatina/chiapas/stele2. php 114 Zanotelli Francesco , Lenzi Grillini Filippo, Subire la cooperazione? Gli aspetti critici dello sviluppo nell'esperienza di antropologi e cooperanti, EditPress, Catania, 2008, p. 85-98. 115 Intervista a Antonio Pérez Méndez di Chiara Innocenti, Parla un dottore delle erbe, in http: //www. autistici. org/floresmagon/Files/biopirateria. htm 116Intervista a Luis Hernandez Navarro, Cafè rebelde zapatista contro miseria e sfruttamento globale, costruiamo cooperazione, solidarietà, ribellione, Associazione YaBasta!, 2006 in http: //www. officinarebelde. org/IMG/pdf/cafe-intervista_1_. pdf 117 Dossier: Municipi autonomi e patti di Solidarietà, Manitese, in http: //soci. manitese. org/File%20sul%20sito/Documenti%20Banca%20Dati%20Gruppi/Materiali %20Approfondimento/Lucca/DOSSIER%20MUNICIPI%20AUTONOMI%20E%20PATTI %20DI%20SOLIDARIETA%27. pdf 118 Olivera Mercedes, Gómez Magdalena, Palencia Diana Damián, Chiapas miradas de mujer, Mundubat, Bilbao, 2004, p. 9. 119Sergi Vittorio, Il vento dal basso: nel Messico della rivoluzione in corso, Op. Cit. p. 90. 120Alcantara Liliana, Dan el ultimo adios à Alexis Benhumea, El Universal, Caracas, 9 Giugno 2006, in http: //www. eluniversal. com. mx/nacion/139268. html 121“LaRepubblica”, 06 Luglio 2006, in http: //www. repubblica. it/2006/07/sezioni/esteri/elezioni-messico/elezioni-messico2/elezioni-messico2. html 122 Sub-Comandante Marcos, Parole di Marcos all’inaugurazione dell’incontro a Vicam, Incontro Continentale dei Popoli Indios d’America, 12 ottobre 2007, in http: //narconews. com/Issue47/articolo2833. html 123, Zapatista Commander: Gaza Will Survive , Palestine Chronicle 12 Gennaio 2009, in http: //www. palestinechronicle. com/zapatista-commander-gaza-will-survive/


Capitolo 4: I Diritti dei Popoli Indigeni Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignitĂ e diritti. Riconoscere questo principio costituisce il fondamento della libertĂ , della giustizia e della pace nel mondo.

1

4. 1 Definizione I popoli indigeni sono popolazioni protette da norme nazionali e internazionali poichÊ le loro origini in un dato luogo risalgono alla preistoria. La normativa è basata sulla conclusione che tali popolazioni sono a rischio di sfruttamento, marginalizzazione e oppressione ad opera degli Stati-Nazione formatisi in seguito al colonialismo.

2

Una caratteristica fondamentale necessaria a definire un gruppo indigeno è l'aver preservato il modello di vita tradizionale come la sussistenza (vita pastorale, caccia, raccolta) e una società prevalentemente non urbanizzata. Non tutti i gruppi indigeni hanno queste caratteristiche prettamente stanziali, ce ne sono alcuni che sono caratterizzati da uno stile di vita nomade in un territorio enorme, difficilmente inquadrabile. In generale, queste ultime sono eccezioni; usualmente gli indigeni sono storicamente collegati ad uno specifico territorio dal quale dipendono tutte le loro tradizioni. Società indigene sono state trovate in ogni luogo della Terra, persino nei piÚ inabitati e meno adatti alla vita umana. 3I popoli indigeni sono formati da oltre 300 milioni di persone,

piĂš del 4% della popolazione mondiale,

ma

rappresentano però il 90% della "diversità culturale " del pianeta. Si parla di ancora circa 5.000 comunità indigene in 75 stati.

1


Essi rappresentano infatti ancora oggi la maggioranza numerica della popolazione dell’America Latina, dell’Africa e dell’Oceania. In America Latina sono presenti i Boroco, Brasile,

4

Xavante e Yanomani in

i Quechua, Aymara e Mapuche in Cile ed in Bolivia o i Wayuu,

Paezed Embera in Colombia.

Numerosi sono anche i gruppi indigeni del

Messico e dell’Ecuador. Nell’America Settentrionale un gruppo particolarmente consistente è rappresentato dagli Inuit che vivono sui territori della Groenlandia,

del

Canada, dell’Alaska e della Federazione Russa. Nel continente africano, oltre a varie comunitĂ residenti in Sud Africa, si possono ricordare i Masai in Kenya e Tanzania, i Tuareg in Burkina Faso, Libia, Mali e Niger e gli Ogoni della in Nigeria. Nel continente asiatico particolarmente rilevante è il caso delle Filippine dove piĂš del 15% della popolazione è rappresentato da gruppi indigeni che vivono sulle isole di Mindanao e Luzon. Infine, sono da menzionare i Maori della Nuova Zelanda. I popoli indigeni sono oggi quotidianamente minacciati nell'esercizio della loro sovranitĂ e nell'accesso alle risorse naturali(come ad esempio la deforestazione a scopo agricolo o industriale).

1


Mappa di popoli indigeni nel mondo, in http: //www. westga. edu/~gvanvale/map_of_indigenous_people. htm

Non esiste una definizione universale e univoca del concetto di popoli indigeni, ma ci sono una serie di definizioni e criteri con cui tali popoli a livello globale possono essere identificati e caratterizzati.

5

Le determinazioni piÚ diffuse sono tre, elencate cronologicamente di seguito. 1)Nel 1972 il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulle Popolazioni Indigene (Working Group on Indigenous Population-WGIP) accettò come definizione preliminare6 una formulazione avanzata da Mr. JosÊ R. Martínez-Cobo7:

“Indigenous communities, peoples and nations are those which, having a historical continuity with pre-invasion and pre-colonial societies that developed on their territories, consider themselves distinct from other sectors of the societies now prevailing on those territories, or parts of them. They form at present non-dominant sectors of society and are determined to preserve,

develop and transmit to future generations their ancestral

territories, and their ethnic identity, as the basis of their continued existence as peoples, in accordance with their own cultural patterns, social institutions and legal system�.

89

1


Questa continuità storica(historical continuity) è garantita dalla presenza di molteplici fattori: 1) Occupazione di terre ancestrali, o parti di esse; 2) Discendenza comune con gli occupanti originari di queste terre; 3) Mantenimento della propria cultura ancestrale(religione, sistema tribale, costumi, stile di vita, utilizzo di mezzi di sussistenza); 4) Lingua primordiale,

utilizzata o come unico mezzo di comunicazione

madrelingua oppure come idioma familiare. Affinchè le comunità indigene possano mantenere la possibilità di stabilire le appartenenze alle stesse senza interferenze esterne è stato inoltre stabilito:

“On an individual basis, an indigenous person is one who belongs to these

indigenous populations through self-identification as indigenous (group consciousness) and is recognized and accepted by these populations as one of its members (acceptance by the group). �

Sotto queste circostanze il problema sorge nella determinazione dei criteri da utlizzare per definire un gruppo indigeno.Relativamente a ciò Mr. Hernan Santa Cruz10 fece notare come le nozioni di classificazione sono flessibili e variano fra paese e paese (il che rende le comparazioni inefficaci e, talvolta, impossibili). I criteri utilizzati sono spesso contraddittori e si basano sul colore della pelle, lingua utilizzata, costumi, standard di vita e condizioni tribali. Ogni paese ha affrontato il problema della definizione in maniera indipendente in accordo con le proprie tradizioni, storia, organizzazione sociale e politiche intraprese. Inoltre criteri differenti sono spesso utilizzati all'interno dello stesso paese; gli esperti della materia hanno le loro idee personali relative alla definizione di popolo indigeno e questo ovviamente influenza il loro operato.

1


“The effective notion of what constitutes “indigenous”, as applied in practice

by government authorithies may differ from what is embodied in the officially accepted definition of what should be regarded as indigenous. It may even happen that within a single country there are different legal criteria applying in matters covered by different branches of the law. ”11 2)Altra definizione deriva dalla Convenzione dei Popoli Indigeni e

Tribali12(1989) dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro.

Essa è la

principale Convenzione internazionale vincolante in materia di popolazione indigena e una precorritrice della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni

delle Nazioni Unite.

13

In base alla Convenzione,

un popolo è considerato indigeno se i suoi

appartenenti: “-are descendants of those who lived in the area before colonization;

-have maintained their own social, economic, cultural and political institutions since colonization and the establishment of new states.

14

3) Infine, un approccio suggerito dal Presidente del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulle Popolazioni Indigene Mme.

Erica-Irene Daes è

ampiamente utilizzato: “-they are descendants of groups which were in the territory of the country at

the time when other groups of different cultures or ethnic origins arrived there; -because of their isolation from other segments of the country's population they have preserved almost intact the customs and traditions of their ancestors which are similar to those characterised as indigenous; -they are,

even if only formally,

placed under a State structure which

incorporates national, social and cultural characteristics alien to theirs. ”15

1


4.2 Storia dei Diritti indigeni "Dovremmo finalmente vedere nella difesa dei popoli indigeni non un atto di compassione, ma un atto di autoconservazione, perché tutto ciò che ci è stato tolto dall'era industriale fra loro sopravvive almeno a livello di tracce. Se vogliamo definirci uomini avremo bisogno dell'aiuto di coloro che nella nostra sciocca arroganza chiamiamo sottosviluppati ".

16

Robert Jungk17

Nel XVI secolo si svolse un un Congresso Ecclesiastico che stabilì che gli indios non erano uomini e quindi non potevano avere un'anima. Per meglio comprendere come venivano considerati gli indios è bene leggere il commento che il missionario gesuita Josè De Acosta 18 scrisse nel 1588 relativamente agli indios:

“...selvaggi simili alle belve, i quali hanno appena un sentimento umano; senza legge,

senza re,

senza patti,

né magistrati né repubblica,

che

mutano abitazione, o se ce l’hanno fissa, assomiglia di più a tane di belve o stalle di animali... alcuni, come i Caribi, sono molto sanguinari e vanno nudi; sarebbero quelli più selvaggi. Altri, come i moscas, dell’attuale Colombia, non sono così sanguinari come tigri o pantere, ma tuttavia non sono molto diversi dagli animali:

girano anche nudi,

sono timidi e sono dediti ai più

vergognosi reati di lussuria e sodomia. ”19 Da allora la concezione è profondamente cambiata anche se ci sono voluti notevoli sforzi per affermare anche i più elementari diritti. La battaglia per il riconoscimento dei popoli autoctoni fu presentata dal capo indiano Deskaheh20 dinnanzi alla Società delle Nazioni nel 1923;il leader aborigeno chiese l'ingresso della Lega Irochese21 come membro de facto della Società, invano. Seguì un altro leader, il maori T. W. Ratana che nel 1925 tentò di inserire la questione indigena all'interno del dibattito della SdN, anche lui infruttuosamente. 1


Nella Carta delle Nazioni Unite del 194522 e nella Dichiarazione dei Diritti

Umani del 1948 fu assente la figura degli indigeni per la difficoltà che il diritto internazionale incontrò nella definizione degli stessi. Negli anni Cinquanta vari popoli indigeni si erano organizzati a livello locale: fra questi,

gli Indiani del Nordamerica con il Congresso Nazionale degli

Indiani d'America (NCAI) ed i Saami (Lapponi) con l'Associazione dei Saami Svedesi (SSR). Bisogna però attendere gli anni Settanta perchè si formino le prime organizzazioni a livello regionale ed internazionale.

Nel 1973 si tenne a

Copenaghen la Prima Conferenza dei Popoli Artici, che riunì Inuit, Sami ed

Indiani d'America.

23

L'anno successivo venne fondato il Consiglio Internazionale dei Trattati

Indiani (IITC), attraverso il quale le lotte dei nativi nordamericani ottennero dignità giuridica e rilievo internazionale. Nel 1975 nacque il Consiglio mondiale dei popoli indigeni a Port Alberni (Columbia Britannica/Canada) per la prima volta Maori ed Eschimesi, Ainu del Giappone e gli Indios sudamericani,

Indiani e Aborigeni australiani

cercarono di definire una politica comune.

24

La creazione del nuovo

organismo segnò una tappa fondamentale. Negli anni successivi molte altre iniziative furono intraprese: -l'ONU organizzò a Ginevra una Conferenza internazionale sulla

discriminazione dei popoli amerindiani (1977). -Conferenza Circumpolare Inuit a Barrow (Alaska) in difesa delle istanze eschimesi; -Movimento per un Pacifico Denuclearizzato ed Indipendente (NCIP), nacque nel 1980 come riposta dei popoli indigeni del Pacifico Meridionale al colonialismo nucleare; -Servizio Legale Aborigeno (NAAILS) in Australia, assistenza giuridica per gli aborigeni. 1

organizzazione di


Nel 1982, prima della pubblicazione dello studio di Martinez Cobo, fu creato i l Gruppo di Lavoro sulle Popolazioni Indigene (WGIP) della Sottocommissione sulla Promozione e Protezione dei Diritti Umani (successivamente chiamata Sotto-commissione sulla Prevenzione delle Discriminazioni e Protezione delle Minoranze), attraverso una decisione del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite(ECOSOC). Il nuovo organo fu creato con la Risoluzione 1982/34 e divenne ben presto importante punto di riferimento per la promozione dei diritti dei popoli indigeni e conferma il crescente interesse delle Nazioni Unite per la questione indigena.

25

«... Believing that special attention should be given to appropriate avenues of recourse at the national, regional and international levels in order to advance the promotion and protection of the human rights and fundamental freedoms of indigenous populations... Authorizes the Sub-Commission on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities to establish annually a working group on indigenous populations... in order to review developments pertaining to the promotion and protection of the human rights and fundamental freedoms of indigenous populations... Decides that the Working Group shall give special attention to the evolution of standards concerning the rights of indigenous populations,

taking account of both the similarities and the

differences in the situations and aspirations of indigenous populations throughout the world... » Il Gruppo era composto da cinque esperti indipendenti, uno per ogni regione geo-politica del mondo (Asia, Africa, America Latina, Europa dell’Est e Paesi occidentali) ed il suo mandato iniziale prevedeva due compiti: a) esaminare gli sviluppi nazionali relativi alla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle popolazioni indigene, presentando le proprie conclusioni alla Sottocommissione; b) rivolgere un’attenzione speciale all’evoluzione degli standard internazionali dei diritti dei popoli autoctoni. 1


I l WGIP si concentrò inoltre sulle questioni che furono votate come più importanti dai rappresentanti indigeni: -natura peculiare dei diritti collettivi dei popoli autoctoni; -la centralità deidiritti relativi alla terra per la sopravvivenza di queste collettività; -il riconoscimento del loro diritto all’autodeterminazione; -la protezione giuridica internazionale dei loro diritti. Con la fine della guerra Fredda,i popoli indigeni siberiani dettero vita all'Associazione dei Piccoli Popoli del Nord. Nel 1991 nacque all'Aia l'Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli Non

Riconosciuti (UNPO).

Grazie all'impegno dell'avvocato Michael Van Walt

Praag26 si costituì la prima vera Organizzazione che riunì tutti i popoli e Movimenti indigeni del mondo con l'unica esclusione dei gruppi terroristici o che facevano della violenza il loro mezzo di affermazione.

27

Le varie organizzazioni indigeniste furono in prima linea quando, nel 1999, nacque il Movimento No-Global a Seattle(di cui ho parlato nel terzo capitolo). In questa occasione fu redatta la Dichiarazione di Seattle dei popoli indigen i28, in cui si condanna la politica dell’Organizzazione mondiale per il Commercio e i rischi per la diversità culturale e biologica indigena:

“Noi, popoli indigeni provenienti da diverse parti del mondo, siamo giunti a Seattle per dar voce alla nostra grande preoccupazione sul modo in cui l'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization / WTO) stanno distruggendo la Madre Terra, di cui facciamo parte, e la sua pluralità culturale e biologica. La liberalizzazione del commercio e lo sviluppo orientato all'esportazione, cioè i principi ed i processi dominanti che la WTO attivamente sostiene, hanno un effetto devastante sulla vita dei popoli indigeni.Il nostro diritto originario all'autodeterminazione, la nostra sovranità in quanto nazioni, ed i 1


trattati e gli altri accordi tra nazioni e popoli indigeni ed altri Stati nazionali, sono calpestati da gran parte delle convenzioni della WTO. Le conseguenze incommensurabilmente grandi di queste convenzioni sulle nostre comunità , vuoi per le devastazioni ambientali, vuoi per la militarizzazione e la violenza che di sovente accompagnano i progetti di sviluppo, richiedono immediata attenzione. �

1

sono assai gravi e


4.3 La Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro Fin dai primi giorni della sua esistenza, l'OIL si è occupata della situazione dei popoli indigeni e dei popoli tribali in particolare relativamente all'emigrazione forzata e allo sfruttamento econocomico cui sono stati storicamente sottoposti. Nel 1957 l'OIL approvò la Convenzione n° 107 concernente le popolazioni indigene e tribali con il dichiarato obiettivo di migliorare l'accesso alla terra, alla salute,

all'educazione e ad un lavoro dignitoso delle popolazioni 29

Esso fu il

primo trattato vincolante in tema di diritti dei popoli indigeni.

Questa

indigene.

Ventisette Stati ratificarono questa Convenzione.

Convenzione, che conteneva, inter alia, il diritto alla vita, all'istruzione, alla salute e alla partecipazione, era uno strumento molto avanzato nel contesto dell'epoca durante la quale fu emanata. Infatti essa venne prima dei primi trattati internazionali vincolanti sui diritti umani( Patto Internazionale sui diritti civili e politici e Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali). Tredici paesi latino-americani(con alta densità indigena)la ratificarono nell'immediato. In seguito, però, la Convenzione 107 mostrò tutti i suoi limiti; il rappresentante svedese definì il suo approccio assimilazionista e paternalista.

30

Nella seconda metà degli anni Ottanta,

gli organi competenti dell'OIL

sottoposero a revisione la Convenzione e ne adottarono il 27 Giugno1989 una nuova versione, denominandola Convenzione n° 16931.

La Convenzione dell’ILO sui Popoli Indigeni e Tribali del 1989 (n.169) e la precedente Convenzione n.107 del 1957 erano le uniche due convenzioni internazionali che proteggevano questa categoria di lavoratori tradizionalmente svantaggiati e vulnerabili.

32

L a C-169 entrò in vigore il 5 Settembre 1991 ed è uno strumento internazionale giuridicamente vincolante ratificato, venti Paesi:

Argentina,

purtroppo,

soltanto da

Bolivia, Brasile, Repubblica Centrafricana, Cile,

Colombia, Costa Rica, Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador, Fiji, 1


Guatemala, Honduras, Messico, Nepal, Paesi Bassi, Nicaragua, Norvegia, Paraguay, Peru, Spagna e Venezuela3334. In seguito alla ratifica gli Stati firmatari devono adattare la proprie legislazioni, politiche e programmi al contenuto della Convenzione. La Convenzione fornisce una definizione di popoli indigeni e tribali (presente nel primo paragrafo di questo capitolo) e fornisce criteri generali per l'identificazione di popoli indigeni come ad esempio una cultura differente da altri segmenti della popolazione nazionale,

uno stile di vita tradizionale in

continuità storica rispetto ad una certa area occupata precedentemente all'arrivo di altri popoli.

35

Nell'articolo 3 è presente il principio più basilare, quello non-discriminatorio nei confronti degli indigeni (Art. 3: I popoli indigeni e tribali devono godere

pienamente dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, senza limiti né discriminazioni.

Le disposizioni di questa convenzione devono essere

applicate senza discriminazioni ad uomini e donne di questi popoli. Non si deve utilizzare alcuna forma di violenza e coercizione in violazione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali dei popoli interessati, ivi compresi i diritti previsti dalla presente convenzione. Nell'articolo 20 la Convenzione precisa la necessità di prevenire discriminazioni verso i lavoratori indigeni (Art. 20: I Governi devono... adottare delle misure speciali per garantire ai lavoratori appartenenti a questi popoli una tutela effettiva in ciò che riguarda l'assunzione e le condizioni d'impiego...). L'Art. 4 della Convenzione si richiama a misure speciali da adottare per la salvaguardia delle persone, istituzioni, proprietà, lavoro, cultura e ambiente indigeno. L'Articolo 5 garantisce i valori spirituali,

sociali,

riconoscere e tutelare i valori e le usanze sociali,

religiosi (... si dovrà

culturali,

religiose e

spirituali di questi popoli e tenere nella dovuta considerazione la natura dei problemi con cui essi si confrontano, individualmente...). 1

sia collettivamente che


Altro aspetto fondamentale è il riconoscimento del diritto alla consultazione e alla partecipazione dei popoli indigeni (Art. 6): la Convenzione obbliga ad informare i nativi sulle questioni che riguardano direttamente le loro terre e le loro abitudini di vita e a creare strumenti effettivi che garantiscano la loro partecipazione alle decisioni politiche e ai processi di sviluppo. Si forniscono delle linee guida per l'effettuazione di una consultazione: i popoli coinvolti devono avere la possibilità di partecipare alla formulazione, implementazione, valutazione della stessa; un accordo comunemente accettato dalla parti; utilizzo di procedure appropriate e imparziali. Un semplice incontro informativo non costituisce una reale consultazione, tanto meno se è condotto in una lingua che le persone indigene presenti dimostrano di non comprendere. L'Articolo 7 si sofferma sul concetto di rappresentatività :i rappresentanti ufficiali delle istituzioni indigene devono essere coinvolti attivamente (I popoli

interessati devono avere il diritto di decidere le proprie priorità in ciò che riguarda il processo di sviluppo, nella misura in cui esso incida sulla loro vita, sulle loro credenze, le loro istituzioni ed il loro benessere spirituale e sulle terre che essi occupano od in altro modo utilizzano, e d'esercitare in quanto possibile un controllo sul proprio sviluppo economico, sociale e culturale. Inoltre, i detti popoli debbono partecipare all'elaborazione, all'attuazione ed alla valutazione dei piani e dei programmi di sviluppo economico nazionale e locale che li possano riguardare direttamente). Fin dalla sua adozione, la Convenzione 169 ha influenzato numerosi documenti politici,

dibattiti e decisioni legali a livello regionale e

internazionale oltre ad alcune legislazioni e politiche nazionali (Ad esempio, la Duma russa ha chiesto all’OIL una consulenza per una possibile nuova legislazione riguardante i popoli indigeni di quel Paese)Negli Stati sottoscrittori si possono constatare alcuni sviluppi positivi: lo Stato boliviano, per esempio, con una modifica costituzionale ha affermato la propria natura multietnica e multiculturale e ha riconosciuto il diritto dei popoli indigeni alla partecipazione alle decisioni che li riguardano. 1


Nel prologo boliviano si legge che il nuovo Stato si fonda su “ il rispetto e

l’eguaglianza fra tutti, solidarietà,

i principi di sovranità,

dignità,

complementarità,

armonia ed equità nella distribuzione e redistribuzione del

prodotto sociale, dove predomina la ricerca del vivir bien”.

36

La costituzionalizzazione del buen vivir rappresenta il successo dei movimenti indigenisti che rivendicano politiche di equità sociale, l’effettiva garanzia dei diritti collettivi delle popolazioni autoctone e la salvaguardia delle loro terre, minacciate dalle attività estrattive e di sfruttamento delle risorse naturali e da progetti di sviluppo industriale,

turistico,

urbano,

che danneggiano

l’ambiente e incidono in modo negativo sullo stile di vita legato ai cicli della natura.

37

L'Argentina ha apportato una significativa modifica al proprio testo costituzionale, riconoscendo la pre-esistenza dei popoli indigeni alla nascita dello Stato. Il Messico ha disposto che nei processi penali siano prese in considerazione le consuetudini dei popoli indigeni. Peraltro, l’OIL ha preso atto di gravi abusi nei confronti dei lavoratori indigeni del Messico e ha fatto pressioni per un miglioramento della situazione. Risultati estremamente positivi in Norvegia, ove è stato istituito il Parlamento

del Popolo Indigeno dei Saami38, che partecipa a tutte le decisioni riguardanti tale popolo. Nonostante ciò i meccanismi di monitoraggio dell'ILO hanno affermato che permangono forti problematiche soprattutto relative al diritto di consultazione e partecipazione dei popoli indigeni;

ai popoli indigeni è sì riconosciuto il

diritto ad essere consultati nei processi decisionali che li riguardano, ma non quello ad una competenza di codecisione attiva o ad un diritto di veto. Le istanze statali non indigene hanno sempre l’ultima parola; gli indigeni, cioè, dipendono ancora dalla buona volontà dei governi. Sarebbe auspicabile che altri paesi ratifichino la suddetta Convenzione, come proposto in un disegno di legge nel Senato italiano. 1

39


Nel 1993 la Germania rifiutò la ratifica della Convenzione , affermando che sul territorio tedesco non vivono popoli indigeni e sostenendo che l’oggetto del trattato non la riguarda. Identica posizione assunse l’Italia nel Consiglio europeo del giugno 2000. L’adesione di numerosi Stati, soprattutto se economicamente potenti, sarebbe invece importante. Ciò risulta chiaramente considerando la duplice intenzione del trattato, destinato in primo luogo a regolare i rapporti tra Stati e popoli indigeni; ma anche a contribuire alla creazione di un elenco di norme di validità universale. Un altro argomento a favore dell’adesione di Stati senza popoli indigeni è la possibilità di un controllo reciproco tra Stati. Statuto OIL,

infatti,

Secondo l’articolo 26 dello

gli Stati aderenti alle Convenzioni possono elevare

reclami all’OIL. Sebbene non sia usuale, questo tipo di sanzione permette comunque di avvalersene per presentare petizioni ed esercitare pressioni di natura politica. Inoltre le organizzazioni non governative avrebbero la possibilità di pubblicare con regolarità rapporti sullo stato di applicazione della Convenzione.

(Article 26 Complaints of non-observance1. Any of the Members shall have the right to file a complaint with the International Labour Office if it is not satisfied that any other Member is securing the effective observance of any Convention which both have ratified in accordance with the foregoing articles40).


4. 4 La Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni I l WGIP nel 1985 elaborò una bozza della Dichiarazione sui Popoli Indigeni

della Terra. Nel 1993, dopo intensi anni di consultazioni fra Governi, ONG e rappresentanti indigeni, la bozza venne sottoposta all'attenzione della Sotto-

commissione per la Promozione e la Protezione dei Diritti Umani (organo sussidiario della Commissione dei diritti dell'uomo). Il documento, però, non venne ratificato a causa delle forti rimostranze interne alla Commissione stessa. Il testo venne successivamente fortemente osteggiato e subì un duro colpo d'arresto presso l'Assemblea Generale nel 2006 quando un gruppo di paesi africani(capeggiati dalla Namibia) e sostenuti da Canada 41, Australia e Nuova Zelanda (paesi a forte vocazione indigena) rimandarono l'approvazione della

Dichiarazione ( di cui si stava dibattendo da ben 24 anni!) al Settembre del 200742. Gli USA, che già avevano dichiarato la loro forte perplessità a proposito della dichiarazione, si astennero. Il testo, infatti, pur non essendo vincolante, riconosceva il diritto dei popoli indigeni a non essere sottoposti all’assimilazione forzata o alla distruzione della loro cultura, a non essere espulsi dai loro territori e raccomandava, in caso di violazioni, un risarcimento sotto forma di restituzioni o compensazioni da parte dei governi. Inoltre trattava il diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni,la loro partecipazione nelle istituzioni statali, il diritto alla loro nazionalità e il divieto di discriminazione fissando la tutela dell'identità linguistica, culturale e spirituale e i diritti nei settori dell'educazione, della società e dell'economia. Particolarmente significative erano le disposizioni sui diritti terrieri delle popolazioni native e sull'usufrutto delle risorse naturali. Infine fissava il diritto delle popolazioni native a partecipare a ogni decisione riguardante il loro futuro e sviluppo.

201


Per l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM)43 il rinvio dell'approvazione della Dichiarazione generale sui diritti dei popoli indigeni da parte dell'Assemblea generale dell'ONU costituì un gravissimo passo indietro nel lavoro a favore dei diritti umani di circa 350 milioni di indigeni.

44

Le ONG presenti non condivisero il bisogno di maggior tempo per la discussione di ulteriori proposte di cambiamento e dichiararono che le Nazioni Unite avevano sprecato una notevole opportunità di dare un segnale globale contro l'emarginazione e la discriminazione:

Today is a very sad day for the United Nations and for the credibility of the newly founded Human Rights Council, which had formally asked the General Assembly to pass this historic document. It now looks as though the United Nations will never officially pass this Statement. This is a surprising and grotesque development " dichiarò Ed John portavoce dell'Indigenous Caucus, la rappresentanza diplomatica indigena presso l'ONU a New York. La data del 13 settembre 2007 rappresentò una tappa storica nel cammino dell’affermazione dei diritti dei popoli indigeni perché, dopo 25 anni di lavori, studi e negoziati, l’Assemblea Generale adottò la Dichiarazione delle Nazioni

Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni45 con 143 voti favorevoli , 4 contrari ed 11 astensioni.

“A triumph for justice and human dignity” 46 Votarono contro: Australia, Canada, Stati Uniti e Nuova Zelanda (da notare come tutti e quattro hanno le loro origini come colonie del Regno Unito e hanno grandi maggioranze indigene). Si astennero:Colombia, Azerbaigian,

Bangladesh,

Georgia,

Federazione Russa, Samoa, Nigeria, Ucraina, Buthan e Kenya.

Burundi, 47

Stephen Corry, direttore dell'organizzazione internazionale per i diritti indigeni

Survival International, dichiarò: "La dichiarazione è stata dibattuta per quasi un quarto di secolo. Anni che

hanno visto molti popoli tribali,

come gli Akuntsu e Kanoe in Brasile,

decimati e altri, come gli Innu in Canada,portati al limite. 202


I governi che si oppongono vergognosamente combattendo contro i diritti umani dei loro popoli più vulnerabili. " Aggiungendo però che :

“Poiché la dichiarazione sui popoli indigeni riconosce i loro diritti collettivi, gli standard internazionali di rispetto di questi popoli si innalzeranno, così come è avvenuto con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo circa 60 anni fa. La Dichiarazione stabilisce dei punti di riferimento grazie ai quali sarà più facile misurare e giudicare il trattamento riservato ai popoli indigeni. Speriamo che questo voto segni l'inizio di una nuova era, l'abuso dei diritti di questi popoli non sarà più tollerato”.

quella in cui

48

L'Australia ha successivamente modificato la propria posizione in merito nel 2009.

“Three United Nations experts today welcomed Australia’s endorsement of the United Nations landmark declaration outlining the rights of the world’s estimated 370 million indigenous people and outlawing discrimination against them... Australia’s endorsement of the Declaration is of “crucial importance” since it strengthens the global consensus on the rights of indigenous peoples, the experts noted.

49

In seguito nel 2010 anche Nuova Zelanda e Canada 50 votarono favorevolemente. Infine gli Stati Uniti gli Stati Uniti: il 16 dicembre 2010, il Presidente Obama annunciò il proprio parere favorevole in occasione della Conferenza delle

nazioni tribali della Casa Bianca: “Today,

I am pleased to announce that the United States has decided to

review our position regarding the U.

N.

Declaration on the Rights of

Indigenous Peoples. We recognize that, for many around the world, this Declaration provides a framework for addressing indigenous issues. During President Obama's first year in office, tribal leaders encouraged the United States to re-examine its position on the Declaration-an important recommendation that directly complements our commitment to work together 203


with the international community on the many challenges that indigenous peoples face. We will be conducting a formal review of the Declaration and the U.

S.

position on it.

And as we move ahead,

we look forward to

consulting extensively with our valued and experienced colleagues in the federally recognized Indian tribes and interested nongovernmental organizations. ”51 La Dichiarazione è il più completo strumento sui diritti dei popoli indigeni mai adottato, conferendo all’ambito dei diritti collettivi un rilievo senza precedenti nel campo del diritto internazionale dei diritti umani. La sua adozione rappresentò un forte segnale che la Comunità Internazionale volle dare nella difesa dei diritti collettivi e individuali indigeni tra cui: -Esercizio del diritto all'autodeterminazione(Articolo 3: I popoli indigeni hanno

diritto all’autodeterminazione. In virtù di tale diritto essi determinano liberamente il proprio statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale); -Diritto alla costituzione di istituzioni indigene; -Diritto alla terra e all'usufrutto delle sue risorse; -Difesa dalle minacce alla sopravvivenza delle popolazioni indigene; -Diritto all'educazione e al lavoro(Articolo 17: Gli individui e i popoli indigeni

hanno diritto a godere pienamente di tutti i diritti stabiliti dal diritto vigente sul lavoro nazionale e internazionale... Le persone indigene hanno diritto a non essere soggette ad alcuna condizione discriminatoria di lavoro e, in particolare, di impiego o salario); -Diritto alla diversità culturale e all'informazione(Articolo 16: I popoli indigeni

hanno diritto a istituire i loro propri media nelle proprie lingue e ad avere accesso a tutte le forme di media non-indigeni senza alcuna discriminazione. Gli Stati adotteranno misure adeguate a garantire che i media pubblici rispecchino nel modo dovuto la diversità culturale indigena.

204


Gli Stati, senza pregiudicare la garanzia della piena libertà d’espressione, dovranno incoraggiare i media privati a rispecchiare in modo adeguato la diversità culturale indigena); -Diritto all'autodeterminazione, alla partecipazione della vita dello Stato,alla nazionalità e alla libertà dalla discriminazione; -Difesa dell'identità spirituale,

linguistica e culturale dei popoli

indigeni(Articolo 13: I popoli indigeni hanno diritto a rivitalizzare, utilizzare,

sviluppare e trasmettere alle future generazioni le loro storie,

lingue,

tradizioni orali, filosofie, sistemi di scrittura e letterature, e a designare e mantenere i loro nomi tradizionali per le comunità, i luoghi e le persone.

52

);

-Necessità di consultazione e consenso per l’allontanamento dai loro territori; -Contributo di culture, conoscenze e costumi indigeni allo sviluppo sostenibile e alla protezione dell’ambiente; -Diritto alla nazionalità(Articolo 6: Ogni persona indigena ha diritto ad una

nazionalità); -Diritto alla non- assimilazione forzata(Articolo 8 : I popoli e gli individui

indigeni hanno diritto a non essere sottoposti all’assimilazione forzata o alla distruzione della loro cultura) Gli Stati devono quindi adottare misure efficaci per impedire sia tutti gli atti che abbiano l’effetto di privare gli autoctoni della loro unicità in quanto popoli distinti, dei loro valori culturali ed identità etnica, sia tutte le forme d’assimilazione o integrazione forzata e di propaganda discriminatoria indirizzata contro di essi; -Diritto al consenso(Articolo 19 Gli Stati devono consultarsi e cooperare in

buona fede con i popoli indigeni interessati tramite le loro proprie istituzioni rappresentative in modo da ottenere il loro libero,

previo e informato

consenso prima di adottare e applicare misure legislative o amministrative che li riguardino); -Diritto di scegliere le cure più idonee(Articolo 24 I popoli indigeni hanno

diritto alle proprie medicine tradizionali e a mantenere le proprie pratiche di 205


guarigione, compresa la conservazione delle loro piante medicinali, animali e pietre di vitale interesse.

Le persone indigene hanno inoltre diritto

all’accesso, senza alcuna discriminazione, a tutti i servizi sociali e sanitari); -Diritto alla relazione spirituale con la Terra(Articolo 25 I popoli indigeni hanno

diritto a mantenere e rafforzare la loro specifica relazione spirituale con le terre, i territori, le acque, le zone marittime costiere...); -Diritto a proteggere la proprietà intellettuale collettiva(Articolo 31: I popoli

indigeni hanno diritto a mantenere, controllare,

proteggere e sviluppare il

proprio patrimonio culturale, il loro sapere tradizionale e le loro espressioni culturali tradizionali,

così come le manifestazioni delle loro scienze,

tecnologie e culture, ivi comprese le risorse umane e genetiche, i semi, le medicine, le conoscenze delle proprietà della flora e della fauna, le tradizioni orali, le letterature, i disegni e i modelli, gli sport e i giochi tradizionali e le arti visive e dello spettacolo ) .

Le conoscenze medico-farmaceutiche

autoctone sulle qualità curative di animali,

piante o minerali sono state

ampiamente sfruttate dalle multinazionali che sono quindi divenute proprietarie del brevetto in questione senza avere neppure l’obbligo di condividere i profitti con le popolazioni da cui avevano tratto le informazioni che erano alla base della scoperta. L'articolo 31 pone una barriera a questo sfruttamento ma non è abbastanza;

i rappresentanti indigeni e le ONG

avrebbero voluto un’affermazione esplicita del dirittodei popoli autoctoni di ricevere (o per lo meno condividere) i benefici e gli introiti derivanti dallo sfruttamento di tali conoscenze.

53

Le critiche maggiori che accolsero la Dichiarazione dei Diritti Indigeni furono relative al suo carattere non vincolante ed alla quantità di tempo che fu necessaria per la sua approvazione nonché l'iniziale opposizione di alcuni paesi.

206


Stephen Corry,

Direttore dell'Organizzazione Survival International 54,

affermò:

"The declaration has been debated for nearly a quarter century. Years which have seen many tribal peoples, such as the Akuntsu and Kanoê in Brazil, decimated and others, such as the Innu in Canada, brought to the edge. Governments that oppose it are shamefully fighting against the human rights of their most vulnerable peoples. Claims they make to support human rights in other areas will be seen as hypocritical. ”55

In generale,

l’approvazione della Dichiarazione costituisce una tappa

decisamente importante per il riconoscimento a livello internazionale dei diritti dei popoli autoctoni e dei principi che ne sono alla base. La Dichiarazione rientra nella categoria dei principi dell'Assemblea Generale che possono condizionare nel tempo il comportamento degli Stati membri. La Dichiarazione contribuisce quindi a dare stabilità e a precisare norme consuetudinarie facendo emergere la posizione della Comunità Internazionale ribadendo principi già presenti in strumenti internazionali precedenti, come la menzionata Convenzione OIL,

la Dichiarazione

Interamericana dei diritti dei popoli indigeni56 e la Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo del 19925758. In relazione alla C-169 le uguaglianze sono relative alla disciplina concernente le terre e le risorse naturali ma si ravvisano forti discontinuità pertinenti l’autodeterminazione. La Convenzione OIL specifica che il termine “popoli” non può essere interpretato come implicante i diritti ad esso collegati in base al diritto internazionale. Le disposizioni della Dichiarazione sono la naturale evoluzione del concetto di autodeterminazione. Oltre a ciò i principi enunciati nella Dichiarazione sono “ Guide lines” di alcuni istituti specializzati delle Nazioni Unite(ad esempio Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale59) che operano in regioni abitate da popoli indigeni. 207


Quest'ultima asserzione dimostra che la Dichiarazione ha(e avrà) un ruolo fondamentale nella futura trasposizione dei principi in essa contenuti in uno strumento giuridico vincolante. Tale processo è confermato anche dall'innovativa giurisprudenza internazionale della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo che ha disposto una tutela delle comunità indigene,

basandosi sugli articoli della

Convenzione Americana intesi come diritti individuali,

dandone però

un’interpretazione estensiva. La Corte ha prodotto sette sentenze riguardanti violazioni di diritti umani di popoli indigeni, Guatemala,

nello specifico in Nicaragua,

per casi di diritti di proprietà,

Suriname,

massacri,

Paraguay e

sparizioni forzate,

trasferimenti forzati, diritti politici e culturali. Le peculiarità del lavoro della Corte sono in primo luogo la tipologia delle sanzioni,

che vanno oltre il

semplice pagamento di una cifra di denaro, ma mirano a riparare il danno. 60 Uno dei casi più significativi è certamente quello del caso “Awas Tingni vs.

Nicaragua” in cui la Corte Interamericana dei diritti dell’uomo riconobbe l’importanza del legame tra il gruppo autoctono e le sue terre nonché il diritto di possederle. Alla fine del XX secolo,

la comunità Maya citò in giudizio il Governo del

Nicaragua per i diritti alla loro terra tradizionale e le sue risorse. Il governo, infatti,

aveva approvato una concessione territoriale a privati in una zona

tradizionalmente Maya senza consultare il popolo nonostante le loro denunce e richieste di delimitare la terra. Nel 2001 gli appartenenti alla tribù Awas Tingni vinsero la causa e questa sentenza(che stabiliva che il Nicaragua aveva violato i loro diritti) divenne punto di riferimento dei diritti indigeni. 61

208


La Corte interamericana dei diritti umani aveva così stabilito il diritto delle comunità indigene alla loro terra collettiva come un diritto umano fondamentale. E 'stato il primo caso in cui un giudice con autorità vincolanti dichiarò che un governo aveva violato i diritti dei popoli indigeni nella loro terra collettiva. Come affermato: “As affirmed by the U. N.

Peoples,

Draft Declaration on the Rights of Indigenous

Indigenous peoples possess unique knowledge about the lands

and resources that they have traditionally occupied or used, and to which they accordingly have rights under their own legal systems, as well as under domestic and international law. International and domestic legal institutions have come to recognize and respect that indigenous peoples’ own knowledge can effectively establish the existence, scope, and characteristics of their traditional land tenure.

An increasing number of state legal systems now

recognize indigenous peoples’ oral history and their own documentation and mapping of their lands as evidence in legal proceedings determining land rights. Additionally, expert testimony from anthropologists, geographers and other qualified scholars and academics with relevant knowledge of indigenous peoples’ custom and culture is also recognized by domestic legal systems as relevant to establish indigenous peoples’ property rights based on traditional systems of land tenure. ”62

Nello specifico la Corte stabilì che che il Nicaragua aveva violato gli articoli: 21 (diritto di proprietà); 25 (garanzie giudiziarie); 1 (obbligo di rispettare i diritti); 2 (effetti legali interni) della Convenzione Americana dei Diritti dell'Uomo. La sentenza fu emessa nel 2001 ma solo nel 2008 il Governo del Nicaragua completò il processo di assegnazione e intitolazione delle terre alla Comunità

Awas Tingni63(che ricevette 73500 ettari di terre).

208


In conclusione la Dichiarazione riafferma i diritti individuali fondamentali adattandoli alla particolare situazione degli individui indigeni. Affinchè la Dichiarazione sia effettiva, dovranno entrare in azione tre attori principali:

gli Stati,

che dovranno adottare una serie di misure positive e

speciali che coinvolgano le istituzioni legislative e amministrative nazionali, attraverso degli importanti processi di riforme interne; i popoli indigeni, ai quali è richiesta una partecipazione attiva e una costante collaborazione con gli Stati di appartenenza; il sistema delle Nazioni Unite, attraverso gli organi e i meccanismi di tutela dei diritti umani insieme agli organismi specializzati in questioni indigene,

che dovranno svolgere un’azione di promozione e

vigilanza affinchè vengano applicati i principi contenuti nella UNDRIP sul piano nazionale e internazionale. 64

209


4. 5 La salvaguardia dei diritti indigeni in America Latina

A State which is incompetent to satisfy different races condemns itself; a State which does not include them is destitute of the chief basis of self-government. The theory of nationality, therefore, is a retrograde step in history. --Lord Acton (1834-1902)65

L'America Latina è un continente formato da venti nazioni con caratteristiche profondamente differenti su base geografica, demografica e culturale.

Mappa dell'America Latina

La popolazione è stimata essere all'incirca di 570 milioni di abitanti. I creoli (discendenti dei primi coloni) e i bianchi (italiani, portoghesi, spagnoli e tedeschi immigrati dal XIX secolo) rappresentano circa la metà della popolazione e sono concentrati soprattutto nelle zone a clima temperato.

210


Quasi un terzo della popolazione è costituito da neri (discendenti degli schiavi africani), mulatti e zambos (nati dall'incrocio tra neri e popolazioni autoctone). Nei paesi della costa atlantica vivono nuclei rilevanti (circa 20 milioni) di popolazioni asiatiche (indiani). Gli amerindi che sopravvivono sono circa 50 milioni(9% della popolazione) e costituiscono,

con i meticci (nati dall'incrocio tra bianchi e indios),

maggioranza della popolazione dei paesi andini.

la

66

Essi sono inoltre suddivisi in almeno 400 gruppi differenti; è importante notare come tutti i dati relativi alle popolazioni indigene centro e sud-americane siano approssimativi a causa della difficoltà nello svolgimento dei censimenti in alcuni territori impenetrabili e per l'inadeguatezza dei censimenti stessi(mancanza di chiara e specifica definizione di appartenenza). Generalmente i popoli indigeni occupano le fascie più povere della popolazione all'interno di un contesto sociale fatto di enormi disuguaglianze. Secondo il rapporto del programma Onu sullo sviluppo (PNUD) dedicato alla regione ("Actuar sobre el futuro: romper con la transmisión intergeneracional

de la desigualdad"67) dieci dei quindici paesi più diseguali nel mondo sono in America Latina e nei Caraibi. Il verdetto è pesante: questa è l'area dove la disuguaglianza economica e sociale è in media più alta al mondo. Il coefficiente di Gini68, l'indicatore per il calcolo della disuguaglianza, rilevato qui è il 65% più alto rispetto ai Paesi occidentali,

il 36% in più rispetto a quelli del sud est asiatico,

il 18%

maggiore rispetto all'Africa subsahariana. Bolivia, Haiti, Ecuador, Colombia, Honduras e Brasile sono i paesi dove il divario tra ricchi e poveri tocca le punte maggiori, con un indice superiore allo 0, 55;

Costa Rica, Uruguay, Venezuela e Argentina mediano questo dato

registrando una maggior equità, ma sempre con un indice alto, attorno all'0, 49.

69

211


Disuguaglianze nel mondo

Sugli ultimi gradini della scala sociale continuano ad esserci indios, donne e neri: ricevono un salario più basso, sono impiegati soprattutto nell'economia informale e non hanno accesso ai servizi di base. E c'è anche un problema di qualità: i servizi a cui accedono hanno spesso standard bassi. È così anche per l'alimentazione e l'istruzione. Gli amerindi,

oltre a essere fra i più poveri sono più a richio di essere

coinvolti direttamente nel narco-traffico e nei gruppi para-militari fascisteggianti. Inoltre, come sottolineato dalla sociologa peruviana Silvia Rivera Cusicanqui, recentissimo Premio Nazionale per le Scienze Sociali e Umane:

“Un settore dell'ultrasinistra stalinista ha beneficiato del capitale simbolico del mondo indigeno e ha capitalizzato il plusvalore simbolico della memoria indigena. ” 70 Dopo i processi di indipendenza dalla Spagna senza alcun coinvolgimento effettivo degli indios, un successivo tono paternalistico delle prime costituzioni latino-americane e infine un' assimilazione indulgente dell'indigenismo degli anni Quaranta gli indigeni si sono raggruppati in movimenti sociali che dagli anni Ottanta hanno influenzato le politiche sudamericane.

212


“Non basta indossare un poncho per essere indigeno. . . essi non vogliono essere considerati solo folclore: dietro quegli abiti, quei cappelli a bombetta, esistono tradizioni e civiltà millenarie e lingua da proteggere e da far conoscere. . . sono stanchi di essere considerati solo folclore da ammirare, fotografare.

Perché quello che la gente vede come folclore per loro

rappresenta anni di tradizioni culturali che si tramandano di padre in figlio, di generazione in generazione e perché vorrebbero che queste tradizioni e loro stessi venissero presi sul serio e non considerati solo “parte del paesaggio Sudamericano”.

71

Negli anni 2000 i moti indigenisti hanno sviluppato due correnti di azione: sensibilizzazione dal basso con la società civile(come ad esempio l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale in Chiapas) e partecipando con propri candidati alle elezioni presidenziali. Esempio eclatante di quest'ultima strategia è stata la candidatura del Premio Nobel Rigoberta Menchù in Guatemala nel 2007.

Attivista nella difesa delle vittime Maya della

sanguinaria guerra civile guatemalteca del 1960-1996,

la Menchù fu

sostenuta da un'alleanza tra i partiti Insieme per il Guatemala e Winaq, una coalizione di leader indigeni.

Sarebbe stata la prima donna indigena a

guidare un governo nel suo paese. "Vogliamo dare speranza ai giovani e alle donne che hanno aspettato a lungo

per avere riconosciuto il loro diritto alla partecipazione. Guatemala, ma in tutto il mondo" commentò la candidata.

Non solo in

72

Purtroppo il tentativo del Premio Nobel ebbe uno scarso risultato; appena il 2, 42 per cento della popolazione guatemalteca la votò. La sua candidatura fu gravemente compromessa dalla scarsa popolarità tra gli indios nelle aree rurali e tra la classe media urbana, che la considerava distante ed estranea ai problemi centrali del Paese: la povertà e la crescente delinquenza.

73

Il 2009 è stato l'annus mirabilis per gli indigeni nella politica sudamericana con l'elezione dei Presidenti Rafael Correa74 in Ecuador, Evo Morales75 in Bolivia e Hugo Chavez76 in Venezuela che andarono a formare l'arcinoto “ Eje

Chavez-Morales-Correa”(Asse Chavez-Morales-Correa). 213


Morales, Correa e Chavez nel 2008

I governi dei tre Presidenti condivisero strategie, politiche e discorsi che contrastarono con quelle del centro-sinistra al potere in Argentina, Brasile e Uruguay,

così come con le esperienze populiste-democratico-socialiste

classiche del passato. Tutti e tre i governi trionfarono alle urne con grandi maggioranze, si basarono sulla mobilitazione permanente dei loro seguaci e abbracciarono un modello di democrazia radicale sulla base di un forte potere esecutivo e della partecipazione diretta popolare al processo decisionale Al contrario di meccanismi corporativi, i tre governi sono stati caratterizzati da radicalizzazione costante, costituiti di alleanze multiclasse e con rapporti commerciali e tecnologici diversificati e hanno promosso accordi di unità nel continente per escludere gli Stati Uniti. I loro movimenti hanno quindi rappresentato una nuova narrazione politica di ispirazione indigena che ha espresso un sentimento nazionalista figlio dell'alleanza delle fascie povere e intermedie dove gli indigeni sono maggioranza.

77

In particolare Chavez, chiamato anche “nuovo Bolìvar”, “secondo Fidel”,

“campione della rivoluzione roja rojita” (il colore del bolivarismo), Presidente di un paese spaccato in due fra ricchi quasi sempre bianchi e poveri quasi sempre colorati, Chàvez ha rappresentato l’icona del meticcio che si è fatto da sé. Un’icona vivente. 214


Come osserva il suo grande ammiratore e “fratello maggiore” Fidel Castro, Hugo si considerava una “mescolanza di indio”, attribuendosi qualche goccia di sangue bianco, a mitigare i tratti autoctoni. Ma si sentiva anche un soldato,

un missionario armato della rivoluzione

bolivariana e del “socialismo del XXI secolo” ed era solito definirsi:

“Un sovversivo a Miraflores” .

78

Si considera il vendicatore dei venezuelani, dopo i quarant’anni di puntofijismo (1958-1998)79 E da meticcio si erse a campione del multiculturalismo, difensore dell’orgoglio indigeno.

80

Nella Venezuela chavista sono state emanate circa venti leggi e decreti riguardanti la popolazione aborigena; nel 2007 è stato creato il Ministero per i

Popoli Indigeni(Ministerio del Poder Popular para los Pueblos Indigenas) i cui obiettivi sono ben sintetizzati nelle seguenti parole:

“Ser el órgano rector de políticas gubernamentales para el ámbito indígena que facilite e impulse el fortalecimiento de la ancestral comunal indígena, como vía para la difusión de políticas creadas de forma colectiva desde la base,

con fuerza para dar respuestas en corto y mediano plazo a las

necesidades más urgidas de las comunidades, con el objeto de fortalecer nuestros pueblos originarios y a la Venezuela Bolivariana,

Socialista,

Multiétnica y Pluricultural. . . “Ser el órgano rector que proporcione la mayor suma de felicidad posible a los pueblos y comunidades indígenas en su entorno natural, facilitando la generación de políticas, planes, programas y proyectos en la gestión comunal indígena,

optimizando los niveles de

eficiencia, eficacia, efectividad, afectividad, transparencia, solidaridad y respeto a sus valores, principios, usos y costumbres ancestrales”.

81

Gli ordinamenti latinoamericani sono eterogenei riguardo il riconoscimento costituzionale dei popoli indigeni. Ad oggi El Salvador, Repubblica Dominicana,

Uruguay, Costa Rica,

Cuba,

Cile non hanno nessuna

identificazione costituzionale per la popolazione autoctona. 215


Ad esempio in Cile nel 1980 Pinochet fece approvare per referendum la Costituzione, tuttora in vigore, che non contempla nessuna norma sui popoli indigeni né sulla loro terra.

Il 17 di Settembre 2000 é stato bocciato dal

Congresso un progetto di riforma costituzionale. Il progetto non è passato perché non è stato raggiunto il quorum, vale a dire che i parlamentari non erano presenti in Congresso in numero sufficiente, e purtroppo questo vale anche per quelli appartenenti al partito ufficiale che ha promosso quest’idea. I dirigenti indigeni sono rimasti molto dispiaciuti, considerando l’assenza dei parlamentari una mancanza di rispetto nei loro confronti. Già nel 1990 era stato presentato un altro progetto di riforma costituzionale,

insieme con

quello che sarebbe poi diventato la Legge Indigena 19. 253, che pure cadde in quella stessa occasione, anche per l’opposizione dei partiti della destra. Relativamente alla Convenzione 169 dell'ILO è dai tempi del governo di Patricio Aylwin82, che si aspetta l'approvazione del Congresso. Purtroppo non c'è mai stato interesse a ratificarla, addirittura è stato sostenuto che essa è incostituzionale per due ragioni: da un lato per il fatto che riconosce agli indigeni il diritto ad essere consultati in materia di risorse naturali del sottosuolo, materia che nel Cile appartiene in diritto assoluto allo stato e che in effetti ha fatto del Cile un paese noto per le sue miniere 83; dall'altro perché si considera una messa a rischio dell'unità dello stato, dato che impegna a riconoscere e attuare l’autonomia amministrativa delle minoranze indigene.

84

In tutti gli altri paesi del Cono Sur si sono avute quattro fasi di affermazione costituzionale dei popoli indigeni: la colonizzazione segregazionista, l'indipendenza con una tendenza assimilazionista, dal 1950 in poi l'indigenismo di matrice integrazionista e il periodo odierno, caratterizzato da costituzionalismo multiculturale che cerca di avvicinare due tipi di approcci indigeni:

quello in cui culture indigene locali aspirano ad una piena

equiparazione, uscendo dal ghetto della minoranza, e quelle in cui il fenomeno dell’immigrazione introduce nuove entità culturali che aspirano a conservare la loro identità d’origine e a partecipare alla vita politica comune.

216

85


Una spiegazione esauriente del fenomeno del costituzionalismo multiculturale è rintracciabile nelle parole del Professor di Diritto Costituzionale Noguera Fernandez:

Lo que ha terminado haciendo la Constitución, en su versión final, es por tanto,

no una redefinición del Estado y el Derecho,

sino una evolución,

ampliación y especificación de los derechos, incorporando como novedad el reconocimiento de derechos para los indígenas. Ello nos lleva a tener que hablar no de un Estado o un Derecho nuevo post-liberal, constitucionalismo liberal de tercera generación,

sino a un

el constitucionalismo

multicultural. . . Conjuntamente con las dos contradicciones anteriores, otra de las contradicciones propias del liberalismo es la contradicción cultural. Contradicción que ha explotado durante los últimos años en América Latina, fruto de la lucha del movimiento indígena-popular,

y con la que se está

operando de la misma manera con que se resolvieron las dos contradicciones anteriores que explotaron a finales del siglo XIX inicios del XX.

Esto es,

ante la explosión de una contradicción que amenaza el

sistema, el Estado adopta un conjunto de principios ficticios de reunificación de la sociedad entorno al Estado para re-legitimarse. Aquí la ficción adoptada es la ficción de la igualdad cultural, constitucionalismo multicultural.

expresada en el nuevo

86

Il 1900 fu un secolo caratterizzato da costituzioni, corpus normativi ed instabilità istituzionali che portarono le politiche per le diversità culturali in un'assimilazione amichevole volta ad inglobare gli indigeni nel neonato statonazione. La Costituzione messicana del 1917 dichiarò nulle tutte le alienazioni, concessioni o vendite effettuate illegalmente durante il 1800 ai danni delle popolazioni indigene. Le due costituzioni peruviane del 1920 e del 1933 seguirono questo trend riconoscendo: -La proprietà delle comunità indigene(Art. 41º. - Los bienes de propiedad del 217


Estado, de instituciones públicas y de comunidades de indígenas son imprescriptibles y sólo podrán transferirse mediante título público,

en los

casos y en la forma que establezca la ley); -L'esistenza legale delle stesse(Art. 58º. - El Estado protegerá a la raza

indígena y dictará leyes especiales para su desarrollo y cultura en armonía con sus necesidades. La Nación reconoce la existencia legal de las comunidades de indígenas y la ley declarará los derechos que les correspondan);

87

-La loro personalità giuridica e rappresentanza (Artículo 193.

-Son

atribuciones de los Concejos Departamentales además de las que señalan las leyes, las siguientes: 9. Inscribir oficialmente a las comunidades de indígenas, conforme a la ley, en el Registro correspondiente, para el efecto de reconocerles personería jurídica).

88

Caso particolare si verificò a Panama dove nel 1928 fu riformata la costituzione del 1904 a seguito della Revolucion del Teule del 1925 ad opera d e g l i i n d i g e n i Kunas89; la costituzione riconobbe nuove divisioni territoriali( denominate Comarcas90), forme di autonomie territoriali indigene amministrate da norme nazionali e diritto consuetudinario indigeno. Nel 1945 la costituzione del Guatemala,

considerata la Magna Charta

dell'America Latina relativamente al riconoscimento dei diritti indigeni, sancì il dovere dello stato di proteggere la proprietà collettiva indigena:

“Artículo 96. Las tierras ejidales y las de comunidades que determina la ley, son inalienables, imprescriptibles, inexpropiables e indivisibles. El Estado les prestará apoyo preferente a fin de organizar en ellas el trabajo en forma cooperativa, conforme a lo dispuesto en el artículo 94, y deberá, asimismo, dotar de terrenos a las comunidades que carezcan de ellos. ”91 Nello specifico fu decretata la necessità di proteggere pratiche, usi e costumi indigeni:

“Artículo 83. Se declara de utilidad e interés nacionales, el desarrollo de una política integral para el mejoramiento económico, 218

social y cultural de los


grupos indígenas. A este efecto, pueden dictarse leyes, reglamentos y disposiciones especiales para los grupos indígenas, contemplando sus necesidades, condiciones, prácticas, usos y costumbres .” Le dittature che si instaurarono in America Meridionale a metà del ventesimo secolo, causarono un netto e ingravescente peggioramento della condizione giuridica degli indigeni ma le tranzioni democratiche che ne seguirono furono momenti propizi per l'introduzione del riconoscimento costituzionale degli abitanti autoctoni. Sempre in Guatemala, nel 1985( durante la guerra civile92), fu redatta una nuova Costituzione che riconobbe l'esistenza dei popoli indigeni e la tutela delle proprietà collettive:

“ARTICULO 67. indígenas.

Protección a las tierras y las cooperativas agrícolas

Las tierras de las cooperativas,

comunidades indígenas o

cualesquiera otras formas de tenencia comunal o colectiva de propiedad agraria,

así como el patrimonio familiar y vivienda popular,

protección especial del Estado,

gozarán de

asistencia crediticia y de técnica

preferencial, que garanticen su posesión y desarrollo, a fin de asegurar a todos los habitantes una mejor calidad de vida. Las comunidades indígenas y otras que tengan tierras que históricamente les pertenecen y que tradicionalmente han administrado en forma especial,

mantendrán ese

sistema. ” “ARTICULO 68. Tierras para comunidades indígenas.Mediante programas especiales y legislación adecuada, el Estado proveerá de tierras estatales a las comunidades indígenas que las necesiten para su desarrollo. ””93 Fu inoltre riconosciuto il diritto all'identità culturale:

“ARTICULO 58: Identidad cultural. Se reconoce el derecho de las personas y de las comunidades a su identidad cultural de acuerdo a sus valores, su lengua y sus costumbres.”

219


e all'insegnamento bilingue:

“ARTICULO 76: Sistema educativo y enseñanza bilingüe. La administración del sistema educativo deberá ser descentralizado y regionalizado. En las escuelas establecidas en zonas de predominante población indígena,

la

enseñanza deberá impartirse preferentemente en forma bilingüe. ” In Brasile l'evoluzione del riconoscimento indigeno fu alquanto problematica; nel 1973 il Governo Brasiliano, con le legge 6001, decise di salvaguardare gli ultimi territori indigeni tramite la loro "demarcazione":

la legge restò

inattuata, mentre continuò l'invasione da parte degli allevatori bianchi e dei cercatori di minerali sospinti dalle multinazionali con la costruzione delle strade transamazzoniche che dividevano i territori indigeni,

favorendo la

penetrazione dei bianchi e lo sterminio degli Indios tramite le malattie importate contro cui essi non avevavo difese. Nello " Statuto dell'Indio" firmato dal presidente brasiliano Medici94 nel 197395 e nel Decreto-legge firmato dal Ministro degli Interni Reis nel 1978 si deliberò l'integrazione obbligatoria degli Indios, cioè la distruzione delle loro culture e l'omologazione nella civiltà dei bianchi. Gli Indios si opposero a questo progetto di sterminio etnico e il 19 aprile 1979, riuniti in una Grande Assemblea di Capi, chiesero con forza a tutti i brasiliani e al mondo "il riconoscimento e il rispetto dell'integrità fisica e

culturale" appoggiati dagli intellettuali e universitari brasiliani. Nel 1988, la nuova Costituzione brasiliana riconobbe il diritto degli Indios alla terra dedicandogli un intero capitolo. L'articolo 231, tuttora vigente, fu duramente dibattuto a causa della tutela federale alla quale venivano posti i territori indigeni. Esso così recita:

“Art. 31. São reconhecidos aos índios sua organização social, costumes, línguas, crenças e tradições, e os direitos originários sobre as terras que tradicionalmente ocupam,

competindo à União demarcá-las,

proteger e

fazer respeitar todos os seus bens. ”96 Vennero riconosciuti 594 territori indigeni e di essi 279 vennero registrati con apposito decreto legislativo. 220


L'articolo fu osteggiato in particolare dalle lobbies che motivarono le loro proteste affermando che demarcare le aree avrebbe posto un freno allo sviluppo del Paese e che gli Indios avrebbero troppa terra in rapporto al loro numero. Pochi anni più tardi, con la stesura delle nuove costituzioni latino-americane è iniziata l'ultima fase dei diritti indigeni: il multicuralismo costituzionale. Durante l'ultimo quindicennio del ventesimo secolo molteplici costituzioni latinoamericane: -Nicaragua(1987); -Colombia(1991); -Paraguay(1992); -Perù (1993); -Bolivia(1994); -Messico(1995); -Ecuador(1998); -Guatemala(1998) incorporarono nell'ordinamento i seguenti principi (prima di allora assenti o solo parzialmente presenti): – Riconoscimento della natura multiculturale delle proprie società e l’esistenza dei popoli indigeni come collettività sociali sub-statali distinte; – Riconoscimento del diritto consuetudinario indigeno come parte del diritto ordinario; – Diritti di proprietà collettiva tutelati dalla vendita, confisca; -Status ufficiale o riconoscimento delle lingue indigene; -Garanzia educazione bilingue9798.

221

smembramento o la


4. 6 Gli indigeni in Messico La legge a tutela degli indigeni contenuta negli Accordi di San Andrès venne mutilata negli aspetti essenziali dal Congresso.

Questo causò lo sdegno

dell'EZLN e dei popoli indigeni; il primo rispose col silenzio. Molti Municipi Indigeni , invece, presentarono ricorso alla Corte Suprema della Nazione,

sollevando oltre trecento controversie costituzionali contro

l’approvazione di tale legge così profondamente snaturata. In occasione della Giornata Internazionale delle Popolazioni Indigene(09 Agosto),

il Presidente Fox ricevette le richieste indigene di assumere

l’impegno di riconoscere i villaggi e le comunità indigene come “normali” persone ai sensi del diritto pubblico:

“Non vogliamo smettere di essere indigeni, vogliamo solo smettere di essere poveri”. Secondo uno studio del Consiglio Nazionale della Popolazione, infatti, il 50% della popolazione indigena ha un tenore di vita uguale a quello che aveva trenta anni prima mentre un terzo di loro è diventato più povero. Si moltiplicò la pressione militare in Chiapas; una situazione del tutto simile a quando governava il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Varie organizzazioni civiche costatarono come gli accordi di pace di fine 2001, promossi dal governo, rimasero sulla carta, perpetuando l’ingiustizia e l’impunità. Per il Centro “Fray Bartolomé de las Casas”, la guerra provocò fra 12 e 14 mila sfollati, sistendo una precisa strategia militare di assedio alle comunità. Nonostante nella sua visita in Messico,

il Papa avesse sottolineato come

fosse necessaria: "Una nuova identità messicana che riconosca le legittime aspirazioni e gli

autentici valori di ciascun gruppo etnico perché il Messico ha bisogno degli indigeni e loro hanno bisogno del Messico"99, la chiesa è rimasta indifferente alle dinamiche indigeniste. 222


Nel frattempo varie organizzazioni e personalità internazionali si mobilitarono per il Chiapas(l’incaricato dell’ONU per i diritti umani dei popoli indigeni Rodolfo Stavenhagen, Rappresentanti di Amnesty International, l’Unione Europea) segnalando come il problema indigeno e l’assenza di pace in Chiapas rappresentino due focolai che generano instabilità in tutto il paese, mentre il potere legislativo messicano non è riuscito a soddisfare le richieste indigene.

100

A livello costituzionale nel 2001 il Messico fu protagonista di una grossa riforma101; d a n o t a r e , in particolare, il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione da esercitarsi in forme di autonomie in base ai popoli e le comunità indigene da riconoscersi con leggi statali e federali (Art. 2). Queste autonomie,

basate sul pluralismo giuridico di norme federali,

nazionali ed indigene, riguardano diversi aspetti, come l’insegnamento della lingua, ma anche l’amministrazione locale e quella della giustizia, etc. L'articolo 2 così recita:

“La Nación Mexicana es única e indivisible. La Nación tiene una composición pluricultural sustentada originalmente en sus pueblos indígenas que son aquellos que descienden de poblaciones que habitaban en el territorio actual del país al iniciarse la colonización y que conservan sus propias instituciones sociales, económicas, culturales y políticas, o parte de ellas. La conciencia de su identidad indígena deberá ser criterio fundamental para determinar a quiénes se aplican las disposiciones sobre pueblos indígenas. Son comunidades integrantes de un pueblo indígena, aquellas que formen una unidad social,

económica y cultural,

asentadas en un territorio y que

reconocen autoridades propias de acuerdo con sus usos y costumbres. El derecho de los pueblos indígenas a la libre determinación se ejercerá en un marco constitucional de autonomía que asegure la unidad nacional. El reconocimiento de los pueblos y comunidades indígenas se hará en las constituciones y leyes de las entidades federativas, las que deberán tomar en cuenta, además de los principios generales establecidos en los párrafos anteriores de este artículo, criterios etnolingüísticos y de asentamiento físico. 223


A. Esta Constitución reconoce y garantiza el derecho de los pueblos y las comunidades indígenas a la libre determinación y, en consecuencia, a la autonomía para: I. Decidir sus formas internas de convivencia y organización social, económica, política y cultural. II. Aplicar sus propios sistemas normativos en la regulación y solución de sus conflictos internos,

sujetándose a los principios generales de esta

Constitución, respetando las garantías individuales, los derechos humanos y, de manera relevante,

la dignidad e integridad de las mujeres.

La ley

establecerá los casos y procedimientos de validación por los jueces o tribunales correspondientes. III.

Elegir de acuerdo con sus normas,

tradicionales,

procedimientos y prácticas

a las autoridades o representantes para el ejercicio de sus

formas propias de gobierno interno,

garantizando la participación de las

mujeres en condiciones de equidad frente a los varones, en un marco que respete el pacto federal y la soberanía de los estados. IV.

Preservar y enriquecer sus lenguas,

conocimientos y todos los

elementos que constituyan su cultura e identidad. “ La lettura critica dell'articolo 2 fa emergere l'abitudine a concepire gli indigeni come minoranze da arginare.

102

La nuova legiferazione costituisce un momento fondamentale nella storia del popolo indigeno messicano ma non sembra porre i presupposti per lo sviluppo di serie tutele. L'analisi del linguaggio del Costituente indica che non c'è una sensibilità a tutelare la popolazione indigena ma si tenda ad assimilare gli indigeni alla popolazione messicana senza riconoscere quindi le peculiarità, aspetto di fondamentale importanza per i movimenti indigenisti. Notare, in merito, l'ultimo comma: 224


“Sin perjuicio de los derechos aquí establecidos a favor de los indígenas, sus comunidades y pueblos, toda comunidad equiparable a aquéllos tendrá en lo conducente los mismos derechos tal y como lo establezca la ley”. In ultimo doveroso citare la Commissione sulle questioni indigene; nel 1940 il Messico fondò l'Istituto Indigenista Interamericano(III) sostituito nel 2003 dalla

Comision Nacional para el Desarrollo de los Pueblos Indigenas(CONADEPI). L a Commissione Nazionale per lo Sviluppo delle Popolazioni Indigene è un'agenzia decentrata del governo del Messico 103 Il compito che la legge ha assegnato alla Commissione è di "guidare,

coordinare,

promuovere,

programmi,

progetti,

supportare,

favorire,

monitorare e valutare,

strategie ed azioni pubbliche per raggiungere lo

sviluppo integrale e sostenibile e il pieno godimento dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità”. La Commissione è attiva in 24 stati messicani con 10 Centri di Coordinamento per lo Sviluppo Indigeno; un Centro di Ricerca, Informazione e Documentazione e 28 Centri Regionali per lo Sviluppo Indigeno.

104

Mantiene una rete di 1085 albergues escolares, utilizzati per fornire alloggio per mezza settimana agli alunni per i quali sia troppo difficile recarsi a scuola ogni giorno;

e rende operativo il Sistema Radiofonico Culturale

Indigeno(SRCI) che fa funzionare venti stazioni radio multilingue.

225


1 Dichiarazione Universale dei Diritti umani, Parigi, 10 Dicembre 1948, Art. 1 e Preambolo. 2 Il maggior gruppo di diritti politici in ambito di diritto internazionale sono derivati dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dalle Nazioni Unite. 3 Acharya Deepak and Shrivastava Ansh, Indigenous Herbal Medicines: Tribal Formulations and Traditional Herbal Practices, Aavishkar Publishers Distributor, Jaipur, 2008 p. 440. 4 Tassinari Guido, I diritti umani. Una guida ragionata, Gli spilli, Alpha Test, Milano, 2003, p. 105. 5 IWGIA, Who are the indigenous peoples?, Copenhagen, in http: //www. iwgia. org/culture-and-identity/identification-of-indigenous-peoples 6 United Nation, Economic and Social Council, Commission on Human Rights, Study of the problem of discrimination, against indigenous people, 30 Giugno 1981, in http: //www. un. org/esa/socdev/unpfii/documents/MCS_intro_1981_en. pdf 7 Relatore speciale sulla discriminazione nei confronti delle popolazioni indigene. 8U. N. E. P. , Convention on Biological Diversity, Use of the term of indigenous people and local communities, Executive Secretary, Ottobre 2014, UNEP/CBD/COP/12/INF/1/Add. 1, p. 2 in https: //www. cbd. int/doc/meetings/cop/cop12/information/cop-12-inf-01-add1-en. pdf 9“Comunità, popoli e nazioni indigene (…) che, avendo una continuità storica con società precoloniali che si svilupparono sui loro territori prima delle invasioni, si considerano distinti dagli altri settori della società che ora sono predominanti su quei territori, o su parti di loro. Essi formano settori non dominanti della società e sono determinati a preservare, sviluppare e trasmettere alle future generazioni i loro territori ancestrali e la loro identità etnica quali basi della loro esistenza come popolo, in accordo con i propri modelli, istituzioni sociali e sistemi legislativi ". 10 Presidente cileno ECOSOC, 1950-1951, in http: //www. un. org/en/ecosoc/president/former_presidents. shtml 11 United Nation, Economic and Social Council, Study of the problem of Discrimination against Indigenous Populations, Final Report(Supplementary Part) submitted by the Special Rapporteur Mr. Josè R. Martinez Cobo, 20 Giugno 1982, p. 4, in http: //www. un. org/esa/socdev/unpfii/documents/MCS_v_en. pdf 12 International Labour Organization, Indigenous and Tribal Peoples Convention, No. 169, Convention concerning Indigenous and Tribal Peoples in Independent Countries , 1989. Adozione: Geneva, 76th ILC session, 27 Giugno 1989. In vigore: dal 05 Settembre 1991 Testo completo in http: //www. ilo. org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB: 12100: 0: : NO: 12100: P12100_ILO_CODE: C169 13 Descriverò specificatamente i due documenti più avanti. 14 United Nation Settlement Program, Indigenous Peoples' Right to Adequate Housing: A Global Overview , United Nations Housing Rights Programme, Report N. 7, United Nations Publications, Herndon(Virginia, USA), 30 Nov 2007, p. 5-6-7. 15 Steyaert Chris , Hjorth Daniel, Entrepreneurship As Social Change: A Third New Movements in Entrepreneurship Book, Edward Elgar Publishing, Cheltenam(UK), 2008, p. 59-60. 16 Brugnon Diego, Giorno dell'indio americano, PeaceLink Telematica per la Pace, 20 aprile 2006, in http: //www. peacelink. it/latina/a/16020. html 17 Jungk Robert (Berlino 1913–Salisburgo 1994), è stato un giornalista e saggista austriaco. Studioso di futurologia, con particolare interesse ai rischi legati alle armi nucleari, è autore di saggi d'inchiesta, tra cui II futuro è già cominciato(1952) e Gli apprendisti stregoni (1956) di successo internazionale. 18 José de Acosta (1540-1600), missionario gesuita in Perù, autore di un manuale di missiologia, ripetutamente stampato e citato da concili e vescovi in tutto il periodo della Chiesa coloniale: si tratta del De procuranda indorum salute, pubblicato in Spagna nel 1588.


19 Ferrer Martinez Luis, A proposito del dialogo evangelizzazione-culture indigene nell'America Latina(1492-1825), Testimonianze di alcuni missionari, Annales Theologici 13/2, 517-539, Roma 1999, , p. 8, in https: //www. academia. edu/4441902/Evangelizzazione_e_culture_in_America_Latina 20 Generale Levi , comunemente noto come Deskaheh (1873 -1925), è stato uno statista Haudenosaunee(irochese) noto per i suoi sforzi persistenti per ottenere il riconoscimento per il suo popolo. 21 Gli Irochesi sono una popolazione di nativi americani originariamente stanziata tra gli attuali Stati Uniti e il Canada . Storicamente diedero vita a una confederazione di nazioni (tribù) nota come Lega irochese o Confederazione irochese. 22 Carta delle Nazioni Unite, firmata da 51 membri originari ed adottata per acclamazione a S. Francisco il 26 giugno 1945. Entrata in vigore con il 24 ottobre 1945 dopo la ratifica da parte dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Repubblica Popolare Cinese, Francia, Unione Sovietica, Regno Unito e Stati Uniti) e della maggioranza degli altri Stati firmatari. Essa è l'accordo istitutivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite(ONU). È un trattato e quindi, secondo le normative di diritto internazionale è vincolante per tutti gli Stati che lo hanno ratificato. La sua validità è pressoché universale. In Italia lo Statuto è stato ratificato con la legge n. 848 del 17 agosto 1957. In http: //www. studiperlapace. it/view_news_html?news_id=onucarta 23 Baldelli Simonetta, Nuovi Spazi per l'internazionalismo indigeno, dossier Cento anni dalla guerra ispano-cubano-americana a cura di Alessandra Riccio, Anno XIX n. 68, dicembre 1998, in http: //www3. unisi. it/cisai/baldelli. htm 24 Casella Anna, Letteratura del Messico, Gabrielli Editori, 2004, p. 67. 25 Economic and Social Council Resolution 1982/34, Study of the problem of discrimination against indigenous populations, Office of the High Commissioner for Human Rights, 7 Maggio 1982, in http: //webcache. googleusercontent. com/search?q=cache: 0g_MBLI9yYAJ: ap. ohchr. org/documents/E/ECOSOC/resolutions/E-RES-1982-34. doc+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it 26 Michael C. van Walt van Praag, nato nel 1951, è un professore olandese di diritto internazionale ed ex Segretario Generale delle Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli Non Riconosciuti(UNPO) . E ' attualmente consulente legale per il Dalai Lama e il governo tibetano in esilio dal 1984. 27 Michelucci Alessandro, Popoli Autoctoni nel Contesto Internazionale, 2004, in http: //www. gfbv. it/3dossier/popoli/pop1. html 28 Dichiarazione di Seattle dei Popoli Indigeni, approvata in occasione della Terza Conferenza dei Ministri dell'Organizzazione mondiale del Commercio WTO (30 Novembre 3 Dicembre 1999), in http: //www. gfbv. it/3dossier/seattle-it. html 29 La convenzione n° 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente i popoli indigeni e tribali: conseguenze di un'eventuale ratifica, DFE/Seco, Avamprogetto per la consultazione, in http: //www. news. admin. ch/NSBSubscriber/message/attachments/7681. pdf 30 Thornberry Patrick, Indigenous peoples and Human Rights, Manchester University Press, Manchester, 2002, p. 338. 31 Testo integrale in http: //assets. survivalinternational. org/static/files/related_material/551_1013_TestoILO169_Inglese. pdf 32 Organizzazione Internazionale del Lavoro, ILO, Cosa è e cosa fa, in http: //www. ilo. org/wcmsp5/groups/public/@europe/@ro-geneva/@ilorome/documents/publication/wcms_152359. pdf 33 Solo quattro di essi sono europei. 34 Ratifications of C169 - Indigenous and Tribal Peoples Convention, 1989 (No. 169) Date of entry into force: 05 Sep 1991; Norvegia (il 19 giugno 1990); Messico (il 5 settembre 1990); Colombia (il 7 agosto 1991); Bolivia (1’11 dicembre 1991); Costa Rica (il 2 aprile 1993); Paraguay (il 10 agosto 1993); Perù (il 2 febbraio 1994); Honduras (il 28 marzo 1995); Danimarca (il 22 febbraio 1996);


Guatemala (il 5 giugno 1996); Olanda (il 2 febbraio 1998); Fiji (il 3 marzo 1998); Ecuador (il 15 maggio 1998); Argentina (il 3 luglio 2000); Repubblica Bolivariana del Venezuela (il 22 maggio 2002); Dominica (il 25 giugno 2002); Brasile (il 25 luglio 2002), ; Spagna( 15 Febbraio 2007); Nepal( 14 Settembre 2007); Cile( 15 Settembre 2008); Nicaragua(25 Agosto 2010); Repubblica Centro-Africana(30 Agosto 2010). In http: //www. ilo. org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB: 11300: 0: : NO: 11300: P11300_INSTRUMENT_ID: 312314: NO 35 Archivio Pace, Diritti Umani, La Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) – 1989, Centro per i Diritti Umani dell'Università di Padova, Padova, 24/10/2011, in http: //unipd-centrodirittiumani. it/it/schede/La-Convenzione-169dellOrganizzazione-Internazionale-del-Lavoro-ILO-1989/206 36 Baldin Serena, La rifondazione di Ecuador e Bolivia e l'emersione costituzionale della tradizione meticcia, 3 Ottobre 2013, in http: //www. forumcostituzionale. it/wordpress/images/stories/pdf/documenti_forum/paper/0435_baldin. pdf 37 Dávalos P. , Movimientos indígenas en América Latina: el derecho a la palabra , Pueblos indígenas, Estado y democracia, Clacso, Buenos Aires, 2006, pp. 17-32; I. Bascopé Sanjinés, Lecciones aprendidas sobre consulta previa, Cejis, La Paz, 2010, p. 23. 38 Già citati nel secondo paragrafo di questo capitolo 39 Legislatura 15ª - Disegno di legge N. 1034, Senato della Repubblica, Disegno di Legge d'iniziativa dei Senatori Peterlinim Pinzger, Thaler , Comunicato alla Presidena, 27 Settembre 2006, in http: //www. senato. it/japp/bgt/showdoc/frame. jsp? tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=00220490&part=doc_dc&parse=no 40 ILO Constitution, Ginevra, 1919, in http: //www. ilo. org/dyn/normlex/en/f?p=1000: 62: 0: : NO: 62: P62_LIST_ENTRIE_ID: 2453907: NO#A22 41The Canadian government said it supported the spirit of the declaration, but could not support it because it contains provisions that are fundamentally incompatible with Canada's constitutional framework. \\\BBC News, The United Nations General Assembly has adopted a non-binding declaration on the rights of indigenous peoples after 22 years of debate, 13 Settembre 2007, in http: //news. bbc. co. uk/2/hi/in_depth/6993776. stm 42 Lo stesso Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU aveva consigliato all'Assemblea Generale di approvare la dichiarazione. 43 Onlus tedesca attiva in difesa dei diritti delle minoranze etniche, linguistiche e religiose, dei popoli senza Stato e delle comunità dei popoli indigeni. 44 Associazione Popoli Minacciati, Duro colpo per 350 milioni di indigeni, L'Assemblea generale dell'ONU rimanda l'approvazione della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni, Bolzano, 29 novembre 2006, in http: //www. gfbv. it/2cstampa/2006/061129ait. html 45 Testo completo della Dichiarazione in http: //www.un. org/esa/socdev/unpfii/documents/DRIPS_it. pdf 46 United Nations High Commissioner for Human Rights Louise Arbour, in http: //www. ohchr. org/EN/NewsEvents/Pages/DeclarationIP. aspx 47 Assenti alla votazione i seguenti paesi: Ciad, Costa d'Avorio, Guinea Equatoriale, Eritrea, Etiopia, Fiji, Gambia, Grenada, Guinea Bissau, Israele, Kiribati, Kyrgyzstan, Isole Marshall, la Mauritania, il Montenegro, Marocco, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Romania, Ruanda, Saint Kitts e Nevis, São Tomé e Príncipe, Seychelles, Isole Salomone, Somalia, Tagikistan, Togo, Tonga, Turkmenistan, Tuvalu, Uganda, Uzbekistan, Vanuatu. 48 Reschia Carla, Diritti Indigeni: Australia, Canada, Nuova Zelanda e USA dicono no, LaStampa Opinioni, Torino, 15/09/2007, in http: //www. lastampa. it/2007/09/15/blogs/danni-collaterali/diritti-indigeni-australia-nuova-zelanda-canada-eusa-dicono-no-JH7mnFlTUh27D0uncFqCsN/pagina. html 49 “UN News Center”, Experts hail Australia’s backing of UN declaration of indigenous peoples’ rights, 03 Aprile 2009, in http: //www. un. org/apps/news/story. asp? NewsID=30382#. VUJhjK3tmko 50 Committee on the Elimination of Racial Discrimination 80th Session 13 February - 9


March 2012 United Nations, Geneva Response to Canada's 19th and 20th Periodic Reports: Alternative Report on Canada's Actions on the UN Declaration on the Rights of Indigenous Peoples, in http: //www2. ohchr. org/english/bodies/cerd/docs/ngos/NGOsUNDRIP_Canada_CERD80. pdf 51 Obama Barack, Adoption of the UN Declaration of the Rights of Indigenous Peoples, Government of the United States of America, White House Tribal Nations Conference, Department of the Interior, Washingtin DC, 16 Dicembre 2010, in http: //www. dialoguebetweennations. com/ddd/united-states. html 52 L’eredità delle comunità indigene include anche: tutti i tipi di creazione artistica e letteraria come la musica, la danza, i canti, le cerimonie, lanarrativa, la poesia; tutti i documenti relativi a tali popoli, ogni tipo di conoscenza scientifica, agricola, tecnica, medica, relativa alla biodiversità e all’ambiente (incluse le conoscenze e lesostanze terapeutiche derivanti dall’uso della flora e della fauna); i resti umani; i luoghi sacri o di rilevanza culturale, naturale e storica. Si afferma anche che la proprietà di detta eredità appartiene ai popoli autoctoni e dovrebbe essere collettiva, permanente, inalienabile ed amministrata secondo i loro costumi, leggi e tradizioni. Cfr. Report of the Seminar on the Draft Principles and Guidelines for the Protection of the Heritage of Indigenous Peoples, UNDoc. E/CN. 4/Sub. 2/2000/26. 53 Zambrano Valentina, Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, Osservatorio Diritti Umani, Pisa, p. 74, in https: //www. academia. edu/5875837/La_Dichiarazione_delle_Nazioni_Unite_sui_diritti_dei_popoli_indigeni 54 Survival International è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Fondata nel 1969 a Londra, la sua missione è aiutare i popoli indigeni e tribali a difendere le loro vite, le loro terre e i loro fondamentali diritti umani contro ogni forma di persecuzione, razzismo e genocidio 55 Survival International, After 22 years, UN votes on indigenous peoples declaration, 2007, in http: //www. survivalinternational. org/news/2499. 56 Corte Interamericana per i Diritti dell’Uomo ha saputo interpretare in maniera evolutiva i principi fondamentali contenuti nella Convenzione americana dei diritti dell’uomo del 1969 e nella Dichiarazione dei Diritti Indigeni al fine di promuovere una tutela effettiva ai popoli indigeni come collettività. La Corte Interamericana ha inoltre previsto delle misure riparatorie per le violazioni dei diritti umani di questi popoli, in grado di conciliare i principi di ristabilimento della giustizia tipici della visione indigena con il sistema classico di garanzia dei diritti umani. 57 Testo completo della Dichiarazione in http: //www. terna. it/LinkClick. aspx? fileticket=MxVSVGzVe2o%3D&tabid=5221 58 Durante la Conferenza venne sottolineato lo stretto legame tra tutela dell’ambiente e popoli indigeni, identificando questi ultimi come i veri custodi della terra, ma anche come prime potenziali vittime del deterioramento ambientale. Gli articoli 22 e 23 della Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo sottolineano proprio il vincolo tra queste popolazioni e l’ambiente. Parte della dottrina inizierà a sostenere la tesi dell’“ecocidio”, in relazione ai popoli indigeni, vale a dire l’eliminazione di una cultura di un popolo attraverso la distruzione del suo habitat , affermando così il vincolo uomo-terra in una prospettiva di gestione delle risorse naturali e della sopravvivenza delle generazioni future. 59 La World Intellectual Property Organization (WIPO), è una delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite. La WIPO è stata creata nel 1967 con la finalità di incoraggiare l'attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. La WIPO conta attualmente 187 stati membri, regola 24 trattati internazionali ed ha sede a Ginevra, in Svizzera. L'attuale direttore generale della WIPO è Francis Gurry. 60 Rossi Magda, I popoli indigeni nell'ordinamento internazionale: diritto alla terra e diritti umani, Università degli Studi di Milano, p. 103, in https: //air. unimi. it/retrieve/handle/2434/153113/133103/phd_unimi_R07328. pdf 61 Vuotto Jonathan, Awas Tingni Vs Nicaragua: international precedent for indigenous right land?, in https: //www. bu. edu/law/central/jd/organizations/journals/international/volume22n1/documents/219-244. pdf


62 Inter-American Court of Human Rights Case No. 11. 577 , Amicus Curiae Brief, National Congress of Americans Indians, Case of Maya/Sumo) Community of Awas Tingni, p. 16, in https: //law2. arizona. edu/iplp/outreach/awastingni/documents/AmicusATbrief-NCAI. pdf 63 Order of the President of the Inter-American Court of Human Rights March 14, 2008 Case of the Mayagna (Sumo) Awas Tingni Community v. Nicaragua (Monitoring Compliance with Judgment), in http: //www. corteidh. or. cr/docs/supervisiones/mayagna_14_03_08_ing. pdf 64 Rossi Magda, I popoli indigeni nell'ordinamento. . . , op. cit, p. 211. 65 Acton Lord, Nationality, 1862, in http: //www. panarchy. org/acton/nationality. html 66 Pozzi L. , Popolazione dell'America Latina, Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea, in http: //www. pbmstoria. it/dizionari/storia_mod/a/a059. htm 67 Informe Regional sobre Desarrollo Humano para América Latina y el Caribe 2010, New York, 2010, in http: //hdr. undp. org/sites/default/files/rhdr-2010-rblac. pdf 68 Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. È spesso usato come indice di concentrazioneper misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza. È un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla pura equidistribuzione, ad esempio la situazione in cui tutti percepiscono esattamente lo stesso reddito; valori alti del coefficiente indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo. 69 Milanese Sara, America Latina e Caraibi La culla della disuguaglianza, , Milano, 07/11/2010, http: //www. missionline. org/index. php?l=it&art=3000 70 Zanchetta Aldo, Mininotiziario America Latina dal basso, n. 19/2014 del 9 dicembre 2014, in http: //www. kanankil. it/ultime-notizie/510-mninotiziario-n-192014-bolivia 71 Gavio Francesca, Antenne di Pace, Caschi Bianchi Apg23, Santiago del Cile, 20 febbraio 2006, in http: //www. antennedipace. org/html/articoli/art_174. html 72 Menchù Rigoberta, Guatemala, la sfida della Menchù Il premio Nobel si candida alla presidenza, “LaRepubblica”, 22 Febbraio 2007, in http: //www. repubblica. it/2007/02/sezioni/persone/mench-candidata-guatemala/mench-candidataguatemala/mench-candidata-guatemala. html 73 La Stampa Opinioni, Blog L'Altramerica, Disfatta per Rigoberta Menchù, Torino, 11/09/2007, in http: //www. lastampa. it/2007/09/11/blogs/l-altramerica/disfatta-perrigoberta-menchu-zqYBLzWd7vUa2w508qXHIK/pagina. html 74 Rafael Vicente Correa Delgado (Guayaquil, 1963) è un politico ed economista ecuadoriano, dal 2007 presidente dell'Ecuador. Nel 2005 è stato nominato ministro delle Finanze dell'Ecuador, il 15 gennaio 2007 si è insediato come presidente della Repubblica ed è stato riconfermato nel 2013. Cattolico osservante, ex missionario seminarista, si definisce umanista e cristiano di sinistra ed è fautore delSocialismo del XXI secolo. 75 Evo Morales, (Orinoca1959), è un sindacalista e politico boliviano, Presidente della Bolivia dal 22 gennaio 2006. Da molti è considerato anche il primo presidente indigeno a guidare lo Stato boliviano ed è quindi soprannominato anche el Indio. La sua elezione ha suscitato grande interesse ed aspettative - a cui ha contribuito anche l'abbigliamento informale negli incontri diplomatici con altri capi di Stato, con il suo caratteristico maglione di alpaca a righe (lachompa. Morales è il leader del movimento sindacale dei cocalero boliviani, una federazione di colonizzatori campesinos quechua e aymara coltivatori di coca che si oppongono agli sforzi, principalmente degli Stati Uniti, di sradicare le coltivazioni di coca nella provincia di Chapare, nella Bolivia centro-orientale. Morales è anche il fondatore e leader del partito politico boliviano Movimiento al Socialismo(MAS), il principale partito di governo. 76 Hugo Rafael Chávez Frías(Sabaneta 1954- Caracas 2013) è stato un politico e militare venezuelano. È stato presidente del Venezuela dal 1999 alla morte, tranne la breve parentesi delcolpo di Stato del 2002. Chávez promosse la sua visione di socialismo


democratico, integrazione dell'America Latina e anti-imperialismo. Fu inoltre un acceso critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. La sua particolare filosofia politica è stata denominata chavismo, e fondeva socialismo, marxismo, terzomondismo e nazionalismo di sinistra, che insieme al bolivarismo e al cosiddetto socialismo del XXI secolo hanno costituito l'asse portante dell'ideologia di Chávez e del suo partito. 77 Ellner Stev, The Distinguishing Features of Latin America’s New Left in Power, The Chávez, Morales, and Correa Governments, Sage Journals, Latin American Perspective, p. 38. 78 Il palazzo di Miraflores o più semplicemente Miraflores è la sede ufficiale del governo del Venezuela, principale ufficio del presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Situato nel centro di Caracas, a pochi metri dal Palacio Federal Legislativo. Chavez intraprese una politica volta a riscattare la dignità del Palazzo di Miraflores come sede ufficiale del governo nazionale. In questo modo, le sue porte sono state aperte al pubblico e, inoltre, il palazzo è stato adibito a centro di incontro di rilevanza sociale e politica fra impresari, lavoratori e funzionari del governo. Nel febbraio 2007 venne inaugurata una nuova sala stampa dedicata a Simón Bolívar, più ampia e comoda per realizzare conferenze o annunci da parte dei distinti rappresentanti del governo. 79L'’oligarchia bipartitica segnata dalla corruzione e dall’inefficienza contro cui aveva tentato il suo primo assalto al potere, con il fallito golpe del 4 febbraio 1992 che ne farà comunque un personaggio pubblico. 80 Canali Laura, I gruppi indigeni del Venezuela, Il patriarca e il parà, Limes 2/2007, in http: //temi. repubblica. it/limes/i-gruppi-indigeni-del-venezuela 81 Gobierno Bolivariano de Venezuela, Ministerio del Poder Popular para los pueblos indigenas, Caracas, in http: //www. minpi. gob. ve/index. php/page/menpmmisvis 82 Patricio Aylwin Azócar(Viña del Mar, 1918) è un politico cileno, primo presidente del Cile eletto democraticamente dopo la dittatura di Augusto Pinochet. È stato in carica dal 1990 al 1994. 83La Costituzione del Cile riserva la proprietà delle miniere allo Stato e su di questa base la destra ha asserito che consultare gli indigeni in questa materia viene a limitare la potestà dello Stato. Vedere anche articolo 15 n° 2 Convenzione 169 ILO. 84 Pacheco Hellen, Situazione Giuridica delle minoranze indigene in Cile, CISAI, Centro Interdipartimentale di Studi sull'America Indigena, Siena , 2002, in http: //www3. unisi. it/cisai/pacheco. htm#_ftnref60 85 Viola Francesco, La democrazia deliberativa tra costituzionalismo e multiculturalismo, Buenos Aires, 2003, in http: //www. ciafic. edu. ar/documentos/Viola_2002. htm#volver57 86 FernándezAlbert Noguera, ¿De Que hablamos cuando hablamos de constitucionalismo multicultural?, , Anuario de la Facultad de Derecho, vol. XXVIII, Universidad de Extremadura, 2010, p. 87-116. 87 Constitución para la República del Perú Dictada por la Asamblea Nacional de 1919 y promulgada el 18 de Enero de 1920, in http: //www. deperu. com/archivos/const-1920. pdf 88 Constitución Política del Perú , 29 Marzo 1933, in http: //www4. congreso. gob. pe/historico/quipu/constitu/1933. htm 89I Kuna sono un popolo di lingua chibcha di circa 40. 000 unità abitanti a Panama e in Colombia. 90 Equivalenti ad una provincia, attualmente a Panama ne esistono tre: Comarca EmberáWounaan, Kuna Yala, Ngöbe-Buglé. 91 Costituzione della Repubblica del Guatemala, 11 Marzo 1945, in http: //www. minex. gob. gt/adminportal/data/doc/20100930181913223consti1945. verartl1transitorio. pag. 46. pdf 92 Per 36 anni (1960-1996) il Guatemala ha vissuto una lunga guerra civile che è costata 200. 000 morti e ha prodotto l’esilio in Messico di 450. 000 persone. 93 Constitución Política de la República de Guatemala, 1985 , in http: //www. oas. org/dil/esp/Constitucion_Guatemala. pdf


94 Emílio Garrastazu Médici (Bagé, 1905-Rio de Janeiro, 1985) è stato un militare e politico brasiliano. Fu presidente del Brasile dal 1969 al 1974. 95Il 19-12-1973 il presidente brasiliano Medici firmò lo “Statuto dell’Indio”, con lo scopo di tutelare i diritti delle minoranze etniche della nazione. Lo stesso presidente dichiarò che: “Lo scopo fondamentale dello statuto è la rapida e salutare integrazione dell’indio nella civiltà” 96 Constituição Federal De Brasil de 1988, Artigo 231 , in http: //www. jusbrasil. com. br/jurisprudencia/busca?q=ARTIGO+231+DA+CONSTITUI %C3%87%C3%83O+FEDERAL 97 Van Cott Donna Lee, The Friendly Liquidation of the Past: The Politics of Diversity in Latin America, Pitt Latin American Series, University of Pittsburgh Pre, 2000, p. 273. 98 Poggeschi Giovanni, Le iper-minoranze, PensaEditore, San Cesario di Lecce, 2012, in https: //www. academia. edu/4744126/TUTELA_DEI_POPOLI_INDIGENI_IN_AMERICA_LATINA_EQUILIBRISMI _TRA_COSTRUZIONI_COSTITUZIONALI_E_STANDARD_INTERNAZIONALI 99 Fania Fulvio, Un Santo Indio per il Messico, 1 Agosto 2002, in http: //www. ipsnet. it/chiapas/2002/010802li. htm 100Alonso Jorge, Mèxico-Uno Stato contro le sue radici, indigene, Dicembre 2002, in http: //www. ans21. org/envio/archivi/1998--2003/2002/72-envio-2002/ottobredicembren1012/145-mexico-uno-stato-contro-le-sue-radici-indigene 101Consitucion Politica de Los Estados Unidos Mexicanos, 2001, in http: //info4. juridicas. unam. mx/ijure/fed/9/3. htm?s 102Magneschi Chiara, Una riflessione sull'articolo 2 della Costituzione messicana: i diritti indigeni , Jura Gentium Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 2009, in http: //www. juragentium. org/topics/rights/it/magnesch. htm 103Ha sede a Città del Messico e dal 15 dicembre 2006 è guidata dal senatore Luis H. Álvarez. 104Ley de la Comision Nacional Para el Desarrollo de Los Pueblos Indigenas, Diario Oficial de la Federacion, 21 Marzo 2003, in http: //www. cdi. gob. mx/index. php? option=com_content&task=view&id=5&Itemid=8


Conclusioni Perché parlare dello zapatismo? Perché studiare una regione così piccola e marginale di uno stato, certo importante, ma comunque non decisivo sul piano internazionale? Perché dedicare attenzione agli indigeni, sempre più soggetti ad assimilazione nel mondo globalizzato? Perché non trattare della diffusione del califfato islamico in Medio Oriente, della minaccia nucleare nord-coreana o iraniana? Oppure, mantenendo il focus sullo Stato messicano, perché non analizzare l'annosa questione del narcotraffico o della massiccia emigrazione dei cittadini di quel paese verso l'ovattato mondo statunitense? Dal mio punto di vista, la risposta a tutte queste domande è che l'EZLN ha costituito un esempio riuscito, a differenza di tanti altri, di forza dal basso in grado di mobilitare e costruire network d’azione locali e internazionali. Certo, il modello zapatista non è applicabile, così com'è in Europa o in Italia, ma può essere fonte d'ispirazione per gli oramai sempre più radicati movimenti popolari di ricerca di equità sociale, di una Sinistra rimasta orfana di rappresentanti e modelli culturali dopo le eclissi del partitismo si stampo novecentesco. Come ho cercato di evidenziare nel corso della tesi, il contributo dell'EZLN alla nascita del global-criticismo (dal tedesco Globalisierungskritik) è stato determinante. Un piccolo nucleo di contadini indigeni chiapanechi ha dato l'esempio alle élite culturali occidentali di come fosse possibile coalizzare l'eterogeneo mondo anti-liberista, ecologista, anti-capitalista, localista, fautore della decrescita. I due incontri intergalattici per l'umanità e contro il neoliberismo, anche grazie all'utilizzo pantagruelico della retorica, hanno visto una partecipazione diffusa ed entusiasta tanto da finire nelle discussioni parlamentari di moltissimi stati occidentali. Aspetto di fondamentale importanza nella teoria/pratica zapatista odierna è la concezione autonomista e autogovernista che è tornata a diffondersi in risposta al capitalismo che dal 1994, anno di inaugurazione del famigerato NAFTA, ha mostrato ai cittadini messicani il suo volto più spaventevole.


I MAREZ zapatisti, con una netta vocazione rurale, valorizzano e recuperano l'organizzazione sociale e lavorativa indigena. Essi rappresentano un provato, icastico, effettuale esempio di liberazione dagli schemi capitalisti. Certo, potrebbe sembrare una via verso l'isolamento, e forse in parte lo è; ma la globalizzazione capitalista non ha certo portato poi così tanti benefici! In questi territori alieni al processo di accumulazione capitalista non esistono attività speculative legate alla terra: accaparramento delle materie prime, progetti edilizi o turistici. Potrei affermare che in quei luoghi l'avanguardia marxista di estirpazione della logica lavoro/capitale ha trovato una sua concretezza. Questo ha permesso di superare alcuni capisaldi del mondo capitalista/consumista, come ad esempio la logica dei grandi eventi internazionali che plastificano le culture e calpestano la dignità (basti pensare agli sponsor ufficiali dell'Expo di Milano 2015: McDonald e Coca Cola). Il criterio sottostante all'organizzazione dei grandi eventi, delle grandi opere e dei grandi disastri è la scusa per delegare allo stato i poteri di azione (e di speculazione) con il silenzioso beneplacito della cittadinanza. In un paese come il Messico, depredato e deturpato dai monumentali progetti architettonici e minerari, le regioni zapatiste rappresentano un'anomalia sistemica, una fiera contorsione del congegno capitalista. I discendenti Maya hanno impartito un'essenziale lezione socio-politica sulla base di democrazia orizzontale, istituti pubblici autonomi e alternativi a quelli governativi, assemblee periodiche dei cittadini, giunte di buon governo, investendo sull'organizzazione collettiva e non sulla genialità dei singoli. Gli zapatisti, tenendo sempre in considerazione la tradizione indigena, hanno costruito forme alternative di produzione che hanno garantito loro l’indipendenza economica, ma soprattutto sono divenuti un esempio per altre micro-realtà locali strozzate e impoverite dallo stato nazionale e dalle istituzioni sovranazionali.Così come la fase neo-liberale del capitalismo ha posto fine al più grande prodotto del capitalismo classico, lo stato-nazione, lo zapatismo oggi, come naturale decorso, attacca e dissolve la prassi neo-liberale di aggressione del territorio.


Appendice: PRIMA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA OGGI DICIAMO BASTA! AL POPOLO DEL MESSICO Noi siamo il prodotto di 500 anni di lotte:

prima contro la schiavitù,

poi,

durante la Guerra d'Indipendenza contro la Spagna capeggiata dai ribelli, poi per evitare di essere assorbiti dall'espansionismo Nord Americano;

poi

ancora per promulgare la nostra costituzione ed espellere l'Impero Francese dalla nostra terra;

poi la dittatura di Porfirio Diaz ci negò la giusta

applicazione delle Leggi di Riforma,

il popolo si ribellò e emersero i suoi

leader come Villa e Zapata, povera gente proprio come noi, ai quali, come noi, è stata negata la più elementare preparazione;

così possono usarci

come carne da cannone e saccheggiare le risorse della nostra patria e non importa loro che stiamo morendo di fame e di malattie curabili, e non importa loro che non abbiamo nulla, assolutamente nulla, neppure un tetto degno, ne' terra, ne' lavoro, ne' assistenza sanitaria, ne' cibo, ne' istruzione, che neppure abbiamo diritto di eleggere liberamente e democraticamente i nostri rappresentanti politici, ne' vi è indipendenza dallo straniero, ne' vi è pace e giustizia per noi e per i nostri figli. Ma oggi noi diciamo BASTA! Noi siamo gli eredi dei veri costruttori della nazione. Noi, gli espropriati, siamo milioni e perciò chiamiamo a raccolta tutti i nostri fratelli perché si uniscano a questa lotta,

che è l'unica strada per non morire affamati davanti all'insaziabile

ambizione di una dittatura di più di 70 anni, guidata da una cricca di traditori che rappresenta i gruppi più conservatori e venduti. Sono gli stessi che si opposero a Hidalgo e Morelos,

sono gli stessi che tradirono Vicente

Guerrero, gli stessi che vendettero più metà della nostra terra agli invasori stranieri, gli stessi che importarono un principe europeo per governarci, gli stessi che diedero vita alla dittatura degli scientifici porfiristi, sono gli stessi che si opposero alla Espropriazione del petrolio, ferrovieri nel 1958 e gli studenti nel 1968, spogliano di tutto,

assolutamente di tutto.

che massacrarono i

sono gli stessi che oggi ci Per fermare tutto ciò e come


nostra ultima speranza, dopo aver tentato di utilizzare ogni possibile mezzo legale basato sulla nostra Carta Magna, nostra Costituzione,

torniamo ancora ad essa,

per applicare l'articolo 39,

che dice:

alla

"La Sovranità

Nazionale ha la sua origine ed essenza nel popolo. Tutto il potere politico emana dal popolo e si costituisce per il beneficio del popolo. Il popolo ha, in ogni momento, l'inalienabile diritto di cambiare o modificare la forma del suo governo. " Pertanto,

nello spirito della nostra Costituzione,

emettiamo la

seguente Dichiarazione di Guerra all'esercito federale messicano, pilastro di base della dittatura che subiamo,

monopolizzata dal partito al potere e

guidato dall'esecutivo federale, che oggi ha in Carlos Salinas de Gortari, il suo capo più importante ed illegittimo. Dichiarazione di Guerra,

Coerentemente a questa

chiediamo agli altri Poteri della Nazione di

adoperarsi per ripristinare la legittimità e la stabilità della nazione deponendo il dittatore. Chiediamo anche alle Organizzazioni Internazionali e alla Croce Rossa internazionale di sorvegliare e regolare i combattimenti, che le nostre forze librano, assicurando la protezione alla popolazione civile, perché noi dichiariamo ora e sempre che rispettiamo la Convenzione di Ginevra, avendo fondato l'EZLN come braccio armato della nostra lotta di liberazione. Abbiamo il popolo messicano dalla nostra parte, i nostri combattenti portano alto l'amato tricolore.

Le nostre uniformi sono rosse e nere,

simbolo del

popolo lavoratore nelle sue lotte. La nostra bandiera reca le lettere "EZLN", Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale,

e sempre la porteremo in

battaglia. Anticipatamente rigettiamo ogni tentativo di svilire la giusta causa della nostra lotta mediante l'accusa di essere narcotrafficanti, banditi o altri appellativi che possono essere usati dai nostri nemici. La nostra lotta poggia sul diritto costituzionale e porta la bandiera della giustizia e della uguaglianza. Pertanto, in coerenza con questa Dichiarazione di Guerra, diramiamo alle nostre forze militari dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale,

i

seguenti ordini: Primo. Avanzare verso la capitale del paese, sconfiggendo l'esercito federale messicano, proteggendo durante l'avanzata liberatrice la popolazione civile e permettendo al popolo, nelle aree liberate, di eleggere liberamente e democraticamente le proprie autorità amministrative. Secondo. Rispettare la vita dei prigionieri e consegnare i feriti alla Croce Rossa


Internazionale perché possano essere curati. Terzo. Procedere a giudizio sommario contro i soldati dell'esercito federale messicano e della polizia politica che sono stati addestrati o pagati dagli stranieri, sia dentro al nostra nazione che all'estero, accusati di essere traditori della patria, e contro tutti coloro che hanno represso o maltrattato la popolazione civile o hanno derubato o attentato ai beni del popolo.

Quarto.

Arruolare tutti quei

messicani che manifestano il desiderio di unirsi alla nostra giusta lotta, compresi quelli che,

essendo soldati nemici,

combattere contro le nostre forze,

si consegnino senza

e giurino di obbedire agli ordini del

Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Quinto. Chiediamo la resa incondizionata delle caserme nemiche prima di iniziare qualsiasi combattimento, al fine di evitare ogni perdita di vite umane. Sesto. Chiediamo la sospensione del saccheggio delle nostre ricchezze naturali nelle aree controllate dall'EZLN. Popolo del Messico: Noi, uomini e donne, nel pieno delle nostre facoltà ed in libertà, siamo coscienti che la guerra che abbiamo dichiarato è l'ultima nostra risorsa, ma che è una guerra giusta. I dittatori stanno applicando una guerra genocida non dichiarata contro il nostro popolo da molti anni. Pertanto, chiediamo la vostra partecipazione, la vostra decisione di appoggiare questo piano del popolo messicano, che lotta per lavoro, terra, tetto, alimentazione, salute, educazione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e pace. Dichiariamo che non smetteremo di combattere sino a quando i bisogni elementari del nostro popolo non saranno soddisfatti da un governo del nostro paese libero e democratico.

UNITEVI ALLE FORZE RIVOLUZIONARIE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE Comando Generale dell'EZLN Selva Lacandona, Chiapas Dicembre 1993 Fonte: https: //chiapasbg. files. wordpress. com/2009/07/prima-dichiarazione-

della-selva-lacandona. pdf


Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale Messico 10 giugno 1994 Oggi diciamo: Non ci arrenderemo! ". . . non sono unicamente quelli che portano spade grondanti di sangue e rifulgono di fugaci raggi di gloria militare, gli eletti a designare i membri del governo di un paese che vuole democratizzarsi; quel diritto ce l'hanno anche i cittadini che hanno lottato sulla stampa e nei comizi, che si sono identificati con gli ideali della Rivoluzione e hanno combattuto il dispotismo che viola le nostre leggi;

perché non è solo sparando proiettili sui campi di battaglia

come si cancellano le tirannie;

anche lanciando idee di redenzione, frasi di

libertà ed anatemi terribili contro i boia del paese, si abbattono le dittature, si abbattono gli imperi (…) e se i fatti storici ci dimostrano che la demolizione di ogni tirannia, che il crollo di tutti i mal governi è un’opera congiunta dell'idea con la spada, è un assurdità, è un'aberrazione, è un dispotismo inaudito voler segregare gli elementi sani che hanno il diritto di scegliere il Governo, perché la sovranità di un popolo è costituita da tutti gli elementi sani che hanno una coscienza piena, che sono coscienti dei loro diritti, siano essi civili o combattenti temporaneamente, ma che amano la libertà e la giustizia e lavorano per il bene della Patria".


Emiliano Zapata per voce di Paulino Martínez,

delegato zapatista alla

Sovrana Convenzione Rivoluzionaria, Aguascalientes, Ags. , Messico, 27 ottobre 1914 Al popolo del Messico Ai popoli ed ai governi del mondo Fratelli: L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, sul piede di guerra contro il mal governo dal 1° Gennaio 1994, si rivolge a voi per farvi conoscere il suo pensiero: I Fratelli messicani: Nel dicembre 1993 dicemmo BASTA! Il primo gennaio 1994 abbiamo chiamato i poteri Legislativo e Giudiziario ad assumersi le loro responsabilità costituzionali affinché impedissero la politica di genocidio che il potere Esecutivo Federale impone al nostro popolo,

basandoci sul nostro diritto

costituzionale di applicare l'articolo 39° della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani: "La sovranità nazionale risiede essenzialmente ed originariamente nel popolo. Ogni potere pubblico emana dal popolo e si istituisce a suo beneficio. Il popolo ha, in ogni tempo, l'inalienabile diritto di alterare o modificare la forma del suo governo”. A questo appello si è risposto con la politica dello sterminio e della menzogna. I poteri dell'Unione hanno ignorato la nostra giusta richiesta ed hanno permesso il massacro.

Ma questo incubo è durato solo 12 giorni,

perché un'altra forza superiore a qualunque potere politico o militare si è imposta sulle parti in conflitto. La Società Civile si è assunta il compito di preservare la nostra patria, ha manifestato il suo disaccordo col massacro ed ha obbligato al dialogo; tutti abbiamo compreso che l'eterno partito al potere che detiene a suo beneficio il prodotto del lavoro di tutti i messicani, non può più continuare; che il presidenzialismo che lo sostiene impedisce la libertà e


non deve essere più permesso,

che la cultura della frode è il metodo col

quale si impongono ed ostacolano la democrazia, che la giustizia esiste solo per i corrotti potenti,

che dobbiamo far sì che chi comanda lo faccia

obbedendo, che non c'è un'altra strada. Questo è ciò che tutti i messicani onesti ed in buona fede, la Società Civile, hanno compreso, solo si oppongono quelli che hanno basato il suo successo sul furto dell’erario pubblico, quelli che proteggono, prostituendo la giustizia, i trafficanti e gli assassini, quelli che ricorrono all'assassinio politico ed alla frode elettorale per imporsi. Solo questi fossili politici progettano di nuovo di far fare retromarcia alla storia del Messico e di cancellare dalla coscienza nazionale il grido che tutto il paese ha fatto proprio dal primo gennaio 94: ADESSO BASTA! Ma non lo permetteremo. Oggi non ci rivolgiamo ai falliti poteri dell'Unione che non hanno saputo compiere il loro dovere costituzionale, permettendo che L’Esecutivo Federale li controllasse. Se questa legislatura ed i magistrati non hanno avuto dignità. verranno altri che questa volta capiranno di dover servire il loro popolo e non un individuo, il nostro appello va ben aldilà di un mandato di sei anni o di un'elezione presidenziale alla porta.

È nella

SOCIETÀ CIVILE, che risiede la nostra sovranità, è il popolo quello che può, in ogni tempo, alterare o modificare la nostra forma di governo e l'ha capito già. È al popolo che ci appelliamo con questa SECONDA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA per dirgli: Primo. Abbiamo rispettato puntualmente le convenzioni internazionali sulla guerra nel condurre le azioni belliche:

ciò ci ha procurato il tacito

riconoscimento nazionale ed internazionale come forza belligerante. Continueremo a rispettare tali convenzioni. Secondo. Ordiniamo alle nostre forze regolari ed irregolari in tutto il territorio nazionale ed all'estero la PROROGA UNILATERALE DEL CESSATE IL FUOCO OFFENSIVO.

Manterremo il rispetto al cessate il fuoco per

permettere alla società civile di organizzarsi nelle forme che consideri pertinenti per conseguire il transito alla democrazia nel nostro paese.


Terzo. Condanniamo la minaccia che pesa sulla Società Civile con la militarizzazione del paese,

con personale e moderni equipaggiamenti

repressivi, alla vigilia delle elezioni federali. Non vi è dubbio che il governo salinista pretenda di imporsi con la cultura della frode.

NON LO

PERMETTEREMO. Quarto. Proponiamo a tutti i partiti politici indipendenti di riconoscere ora lo stato di intimidazione e di privazione dei diritti politici sofferto dal nostro popolo negli ultimi 65 anni e di pronunciarsi per dar vita ad un governo di transizione politica verso la democrazia. Quinto. Respingiamo la manipolazione ed il tentativo di slegare le nostre giuste richieste da quelle del popolo messicano.

Siamo messicani e non

deporremo né le nostre richieste né le nostre armi se non ci saranno la Democrazia, la Libertà e la Giustizia per tutti. Sesto. Reiteriamo la nostra disponibilità per una soluzione politica della transizione alla democrazia in Messico. Chiamiamo la Società Civile a che riprenda il ruolo di protagonista che ha avuto nel fermare la fase militare della guerra ed a organizzarsi per condurre lo sforzo pacifico verso la democrazia, la libertà e la giustizia. Il cambiamento democratico è l'unica alternativa alla guerra. Settimo. Chiamiamo gli elementi onesti della società civile ad un Dialogo Nazionale per la Democrazia, la Libertà e la Giustizia per tutti i messicani. Per questo diciamo: II Fratelli: Dopo l’inizio della guerra, nel gennaio 1994, il grido organizzato del popolo messicano ha fermato lo scontro ed ha invocato il dialogo tra le parti contendenti. Alle giuste richieste dell'EZLN, il governo federale ha risposto con una serie di offerte che non toccavano il punto essenziale del problema: la mancanza di giustizia, di libertà e di democrazia nelle terre messicane. Il limite del compimento delle offerte del governo federale alle richieste


dell'EZLN è dovuto allo stesso sistema politico del partito al potere. Questo sistema è quello che ha fatto in modo che nelle campagne messicane sussista e si sovrapponga al potere costituzionale un altro potere le cui radici rendono possibile il mantenimento del partito al potere. È questo sistema di complicità quello che rende possibile l'esistenza e la belligeranza dei caciques,

il potere onnipotente degli allevatori e dei commercianti e la

penetrazione del narcotraffico. . . . La sola proposta degli Impegni per una Pace Degna in Chiapas ha provocato un gran subbuglio ed un'aperta sfida da parte di questi settori. Il sistema politica monopartitico cerca di manovrare in questo ridotto orizzonte che la sua stessa esistenza gli impone:

non può

smettere di avere rapporti con questi settori senza attentare a se stesso, e non può lasciare le cose come prima senza che aumenti la belligeranza dei contadini ed indigeni.

Insomma:

il compimento degli impegni implica,

necessariamente, la morte del sistema di partito di Stato. Per suicidio o per fucilazione,

la morte dell'attuale sistema politico messicano è condizione

necessaria, benché non sufficiente, per il transito alla democrazia nel nostro paese. I problemi del Chiapas non potranno avere una soluzione reale se non si risolvono i problemi del Messico. L'EZLN ha capito che il problema della povertà messicana non è solo la mancanza di risorse.

Più in là,

il suo apporto fondamentale è capire ed

esporre che qualunque sforzo, in qualche senso o in tutti, posporrà solo il problema se questi sforzi non avvengono all’interno di un nuovo contesto di relazioni politiche nazionali, regionali e locali: un contesto di democrazia, libertà e giustizia. Il problema del potere non sarà quello di chi ne è il titolare, ma invece di chi l'esercita. Se il potere lo esercita la maggioranza, i partiti politici si vedranno obbligati a confrontarsi con quella maggioranza e non fra di loro. Riproporre il problema del potere in questo contesto di democrazia, libertà e giustizia obbligherà ad una nuova cultura politica dentro ai partiti. Una nuova classe di politici dovrà nascere e, senza dubbio, nasceranno partiti politici di nuovo tipo. Non stiamo proponendo un mondo nuovo,

ma solo qualcosa di molto


preliminare:

l'anticamera del nuovo Messico.

In questo senso,

rivoluzione non si concluderà con una nuova classe,

questa

frazione di classe o

gruppo nel potere, bensì in uno "spazio" libero e democratico di lotta politica. Questo "spazio" libero e democratico nascerà sul cadavere maleodorante dal sistema di partito di Stato e del presidenzialismo.

Nascerà una relazione

politica nuova. Una nuova politica la cui base non sia solo un confronto tra organizzazioni politiche tra di loro,

bensì il confronto delle loro proposte

politiche con le distinte classi sociali, poiché dell'appoggio reale di queste dipenderà la titolarità del potere politico, non il suo esercizio. Dentro questa nuova relazione politica, orientamento (socialismo,

le distinte proposte di sistema ed il loro capitalismo,

socialdemocrazia,

liberalismo,

democrazia cristiana, eccetera) dovranno convincere la maggioranza della Nazione che la loro proposta è la migliore per il paese.

Ma non solo,

si

vedranno anche "vigilati" da quel paese che governano di modo che siano obbligati a dare rendiconti regolari e siano sottoposti al giudizio della Nazione riguardo alla loro permanenza in veste di titolari del potere o alla loro rimozione. Il plebiscito è una forma regolata di confronto tra Potere - partito politico - Nazione e merita un posto di rilievo nella suprema legge del paese. L'attuale legislazione messicana è troppo stretta per queste nuove relazioni politiche tra governanti e governati.

È necessaria una Convenzione

Nazionale Democratica dalla quale si emani un Governo Provvisorio o di Transizione, sia mediante la rinuncia dell’Esecutivo federale o mediante la via elettorale. La Convenzione Nazionale Democratica ed il Governo di Transizione devono sfociare in una nuova Costituzione nel cui ambito si convochino nuove elezioni. Il dolore che questo processo significherà per il paese sarà sempre minore al danno prodotto da una guerra civile. La profezia del sudest vale per tutto il paese, possiamo imparare già da quello che è successo e tendere meno doloroso il parto del nuovo Messico. L'EZLN ha una concezione di sistema e della direzione che dovrà prendere il paese.

La maturità politica dell'EZLN,

la sua maggior età come

rappresentante del sentimento di una parte della Nazione, sta nel fatto che


non vuole imporre al paese questa concezione. L'EZLN reclama ciò che è già evidente di per sè:

la maggior età del Messico ed il diritto di decidere,

liberamente e democraticamente, la direzione che dovrà seguire. Da questa anticamera storica uscirà non solo un Messico più giusto e migliore,

ma

anche un messicano nuovo.

per

Per questo mettiamo in gioco la vita,

lasciare in eredità ai messicani di dopodomani un paese in cui quale non sia una vergogna vivere. . . L'EZLN,

con una procedura democratica senza precedenti all’interno di

un'organizzazione armata, ha consultato i suoi componenti sulla questione se firmare o no la proposta di accordi di pace del governo federale. Vedendo che il tema centrale di democrazia, libertà e giustizia per tutti non era stato risolto, le basi dell'EZLN, indigene in larga maggioranza, hanno deciso di rifiutare di firmare la proposta governativa. In condizioni di assedio e sottoposti in vari posti a pressioni con la minaccio dello sterminio se non si firmava la pace, noi zapatisti riaffermiamo la nostra decisione di voler ottenere una pace con giustizia e dignità ed impegnare in ciò la vita e la morte. In noi ritrova, un'altra volta, il proprio posto la storia di lotta degna dei nostri antenati.

Il grido di dignità dell'insorto Vicente

Guerriero, "Vivere per la Patria o Morire per la Libertà", torna a risuonare nelle nostre gole. Non possiamo accettare una pace indegna. IL nostro cammino di fuoco si aprì davanti all'impossibilità di lottare pacificamente per i diritti elementari dell'essere umano. Il più prezioso di essi è il diritto a decidere, con libertà e democrazia, la forma di governo. Adesso la possibilità di transito pacifico alla democrazia ed alla libertà affronta una nuova prova:

il processo elettorale dell’agosto 1994.

Ci sono coloro che

scommettono sul periodo postelettorale predicando l'apatia ed il disinganno dall'immobilità.

Pretendono di usare il sangue dei caduti su tutti i fronti di

combattimento, violenti e pacifici, nella città e nelle campagne. Fondano il loro progetto politico sul conflitto successivo alle elezioni e sperano, senza fare niente,

che la smobilitazione politica apra un'altra volta la gigantesca

porta della guerra. Loro, dicono, salveranno il paese. Altri scommettono fin d'ora che il conflitto armato ricominci prima delle


elezioni e che l'ingovernabilità possa essere da loro sfruttata per perpetuarsi al potere. Come hanno fatto ieri usurpando la volontà popolare con la frode elettorale,

oggi e domani,

preelettorale,

col fiume in piena di una guerra civile

pretendono di allungare l'agonia di una dittatura che,

mascherata da partito di Stato, dura ormai da decenni. Alcuni altri ancora, apocalittici sterili,

pensano che la guerra sia inevitabile e si siedono ad

aspettare di veder passare il cadavere del loro nemico. . . o del loro amico. Il settario suppone, erroneamente, che solamente l'entrata in azione dei fucili potrà far sorgere l'alba che il nostro popolo attende da quando la notte si richiuse, con le morti di Villa e Zapata, sul suolo messicano. Tutti questi ladri della speranza suppongono che dietro le nostre armi vi siano l’ambizione ed il protagonismo e che ciò guiderà il nostro cammino in futuro. Si sbagliano. Dietro alle nostre armi da fuoco ci sono altre armi, quelle della ragione. Ed entrambe sono animate dalla speranza. Non lasceremo che ce la rubino. La speranza con il dito sul grilletto ha avuto il suo momento all'inizio dell'anno. Adesso è necessario che aspetti.

È necessario che la speranza che

cammina nelle grandi mobilitazioni riprenda quel ruolo da protagonista che le spetta per diritto e ragione. La bandiera adesso è nelle mani di coloro che hanno un nome e un volto, della gente buona ed onesta che percorre strade che non sono la nostra, ma la cui meta è la stessa che anelano i nostri passi. A loro va il nostro saluto e la nostra speranza che portino quella bandiera là dove deve stare. Noi aspetteremo, in piedi e con dignità. Se quella bandiera cade, noi sapremo alzarla di nuovo. . . Che la speranza si organizzi che cammini ora nelle valli e città come ieri per le montagne.

Combattete con le vostre armi,

non preoccupatevi di noi.

Sapremo resistere fino all’ultimo. Sapremo attendere. . . e sapremo ritornare se si chiudono di nuovo tutte le porte per il cammino della dignità. Per questo ci dirigiamo ai nostri fratelli delle organizzazioni non governative, delle organizzazioni contadine ed indigene, ai lavoratori delle campagne e delle città, agli insegnanti ed agli studenti, alle casalinghe ed ai cittadini, agli artisti ed agli intellettuali, ai partiti indipendenti, ai messicani:


Li chiamiamo ad un dialogo nazionale col tema di Democrazia,

Libertà e

Giustizia. Per questo lanciamo la presente: Convocazione per la Convenzione Nazionale Democratica Noi,

l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale,

in lotta per il

conseguimento di democrazia, libertà e giustizia che la nostra patria merita, consideriamo: Primo. Che il supremo governo ha usurpato anche la legalità che abbiamo ereditato dagli eroi della Rivoluzione Messicana. Secondo. Che la Costituzione che ci governa non riflette più la volontà popolare dei messicani. Terzo. Che l'allontamento dell'usurpatore dell’Esecutivo federale non basta, ma è necessaria una nuova legge per la nuova nostra patria,

quella che

nascerà dalle lotte di tutti i messicani onesti. Quarto.

Che sono necessarie tutte le forme di lotta per consentire il

passaggio alla democrazia in Messico. Chiamiamo alla realizzazione di una Convenzione Democratica, nazionale, sovrana e rivoluzionaria, dalla quale emergano le proposte per un governo di transizione ed una nuova legge nazionale,

una nuova Costituzione che

garantisca il compimento legale della volontà popolare. L'obiettivo fondamentale della Convenzione Nazionale Democratica è quello di organizzare l'espressione civile e la difesa della volontà popolare. La sovrana convenzione rivoluzionaria sarà nazionale dato che la sua composizione e rappresentatività dovranno includere tutti gli stati della Federazione, rappresentate,

plurale nel senso che le forze patriottiche potranno essere e democratica nel prendere le decisioni,

ricorrendo alla

consultazione nazionale. La convenzione sarà presieduta, liberamente e volontariamente, da civili, da personalità pubbliche di prestigio, senza distinzione di appartenenza politica, di razza, di credo religioso, di sesso o età.


La convenzione si formerà attraverso comitati locali, ejidos,

quartieri,

scuole e fabbriche da civili.

regionali e statali in Questi comitati della

convenzione si incaricheranno di raccogliere le proposte popolari per la nuova legge costituzionale e le richieste al nuovo governo che nascerà. La convenzione deve esigere la realizzazione di elezioni libere e democratiche e lottare, senza tregua, per il rispetto della volontà popolare. L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale riconoscerà la Convenzione Democratica Nazionale come rappresentante autentico degli interessi del popolo del Messico nel suo passaggio alla democrazia. L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si trova già su tutto il territorio nazionale e può già proporsi al popolo del Messico in qualità di Esercito garante del compimento della volontà popolare. Per la prima riunione della Convenzione Nazionale Democratica, l'EZLN offre come sede un villaggio zapatista e tutte le risorse di cui dispone. La data ed il luogo della prima sessione della Convenzione Nazionale Democratica verranno resi noti al momento opportuno.


III Fratelli messicani: La nostra lotta continua. Continua a sventolare la bandiera zapatista nelle montagne del Sudest messicano ed oggi diciamo: Non ci arrenderemo! Rivolti alla montagna parliamo coi nostri morti affinché con la loro parola ci indichino la strada giusta su cui deve incamminarsi il nostro volto imbavagliato. Hanno rullato i tamburi e con la voce della terra ha parlato il nostro dolore e la nostra storia ha parlato del nostro dolore e la nostra storia ha parlato. "Per tutti tutto" dicono i nostri morti. Finché non sarà così, non ci sarà niente per noi. Parlate la parola degli altri messicani, ascoltate col cuore coloro per i quali lottiamo. Invitateli a camminare i passi degni di quelli che non hanno volto.

Chiamate tutti a resistere e che nessuno riceva nulla da quelli che

comandano comandando. Fate del non vendersi una bandiera comune per i più. Chiedete che non giunga solo una parola di conforto per il nostro dolore. Chiedete di condividerlo, chiedete che resistano con voi, che respingano tutte le elemosine che vengono dal poderoso. Che tutta la genti buona di queste terre organizzi oggi la dignità che resiste e non si vende, che domani quella dignità si organizzi per esigere che la parola che cammina nel cuore della maggioranza sia rispettata da quelli che governano, che s’imponga il cammino giusto per cui colui che comanda, comandi obbedendo. Non arrendetevi! Resistete! Non mancate all'onore della parola vera.

Con

dignità resistete nelle terre degli uomini e delle donne veri, che le montagne consolino il dolore degli uomini di mais.

Non arrendetevi! Resistete! Non

vendetevi! Resistete! Così ha parlato con la sua parola il cuore dei nostri morti di sempre. Abbiamo visto che è buona la parola dei nostri morti, abbiamo visto che ci sono verità e dignità nel loro consiglio. Per questo chiamiamo tutti i nostri fratelli indigeni messicani a resistere con noi. Chiamiamo tutti i contadini a resistere con noi, gli operai, gli impiegati, i cittadini, le casalinghe, gli studenti, gli insegnanti, coloro che fanno del pensiero e della parola la loro vita.


Tutti coloro che hanno dignità e vergogna abbiano, resistere con noi,

chiamiamo tutti a

perché il mal governo vuole che non ci sia democrazia

nelle nostre terre. Non accetteremo nulla che provenga dal cuore marcio del mal governo, né una sola moneta né una medicina né una pietra né un seme né una briciola delle elemosine che ci offre in cambio del nostro degno cammino. Non riceveremo niente del supremo governo. aumenteranno il nostro dolore e le nostre pene;

Anche se

anche se la morte

continuerà a stare con noi a tavola, nella terra e nel letto; anche se vedremo che altri si vendono alla mano che li opprime;

anche se tutto duole;

se le pene faranno piangere perfino le pietre.

anche

Non accetteremo niente.

Resisteremo. Non prenderemo nulla dal governo. Resisteremo fino a che colui che comanda, comandi obbedendo. Fratelli: Non vendetevi. Resistete con noi. Non arrendetevi. Resistete con noi. Ripetete con noi, fratelli, la parola “Non ci arrendiamo! Resistiamo!". Che queste parole non si ascoltino solo sulle montagne del Sudest messicano che si ascoltino nel nord e nelle penisole,

che si ascoltino in

entrambe le coste che si sentano nel centro, che diventino nelle valli e nelle montagne un grido, che risuoni nelle città e nelle campagne. Unite la vostra voce fratelli, gridate con noi, fate vostra la nostra voce: Non ci arrendiamo! Resistiamo! Che la dignità spezzi l’assedio con cui le mani sporche del mal governo ci asfissiano. Tutti siamo assediati, non lasciano che la democrazia, la libertà e la giustizia entrino nelle terre messicane. Fratelli: stiamo tutti assediati, non ci arrendiamo! Resistiamo! Siamo degni! Non vendiamoci! A che serviranno al potente le sue ricchezze se non può comprare ciò che vale di più in queste terre? Se la dignità di tutti i messicani non ha prezzo, a che serve il potere del potente? La dignità non si arrende! La dignità resiste! Democrazia! Libertà!


Giustizia! Dalle montagne del Sudest Messicano Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale Messico - Giugno 1994 Fonte: http: //www. ipsnet. it/chiapas/2dichsel.htm


Terza Dichiarazione della Selva Lacandona Ad un anno dall'insurrezione zapatista, oggi diciamo: La patria vive! Ed è nostra! Siamo stati disgraziati, è la verità; la fortuna c'è stata avversa molte volte, ma la causa del Messico che è la causa del diritto e della giustizia, non è stata sopraffatta, non è morta e non morirà perché esistono ancora messicani che si impegnano, sacro del patriottismo e,

nei cui cuori batte il fuoco

in qualunque parte della repubblica verranno

impugnate le armi ed il vessillo nazionale,

lì come qui,

esisterà viva ed

energica la protesta del diritto contro la forza. Lo comprenda bene l'uomo incauto che ha accettato la triste missione di essere lo strumento per schiavizzare un popolo libero: il suo trono vacillante non poggia sulla libera volontà della Nazione,

bensì sul sangue e sui

cadaveri di migliaia di messicani che ha sacrificato senza alcuna ragione e solo perché difendevano la loro libertà ed i loro diritti. Messicani:

voi che avete la disgrazia di vivere sotto il dominio

dell'usurpazione, non rassegnatevi a sopportare il giogo dell’obbrobrio che pesa su di voi. Non allucinate per le perfide insinuazioni dei sostenitori dei fatti compiuti,

perché loro sono e sono sempre stati i sostenitori del

dispotismo. L'esistenza del potere arbitrario è una violazione permanente del diritto e della giustizia che né il tempo, né le armi possono mai giustificare e che è necessario distruggere in onore del Messico e dell'umanità. "Manifesto: in piedi e risoluti come quel primo giorno" Benito Juárez, gennaio 1869, Chihuahua Al popolo del Messico Ai popoli e governi del mondo Fratelli: Il 1° gennaio 1994 abbiamo diffuso la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona. Il 10 giugno 1994 abbiamo lanciato la Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona.

L'una e l'altra sono state animate dall'affanno di

lottare per la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti i messicani.


Nella prima abbiamo chiamato il popolo messicano a sollevarsi in armi contro il malgoverno, principale ostacolo per il passaggio alla democrazia nel nostro paese. Nella seconda abbiamo chiamato i messicani ad un sforzo civile e pacifico, attraverso la Convenzione Nazionale Democratica, per ottenere i cambiamenti profondi richiesti dalla Nazione. Mentre il supremo governo mostrava la sua falsità e la sua superbia, noi, tra l’uno e l’altro manifesto, ci siamo sforzati di mostrare al popolo del Messico il nostro sostegno sociale, la giustezza delle nostre richieste e la dignità che anima la nostra lotta. Le nostre armi hanno taciuto allora e si sono messe da parte affinché la lotta legale mostrasse le sue possibilità. . . ed i suoi limiti. A partire dalla Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona,

l'EZLN ha

tentato, in tutti i modi, di evitare di dover riprendere le ostilità ed ha cercato una via d’uscita politica,

degna e giusta,

per risolvere le rivendicazioni

riportate negli 11 punti del nostro programma di lotta: casa, terra, lavoro, alimentazione,

salute,

educazione,

giustizia,

indipendenza,

libertà,

democrazia e pace. Il processo pre-elettorale dell’agosto 1994 aveva portato la speranza, in ampi settori del paese, che fosse possibile il passaggio alla democrazia per la via elettorale. Sapendo che le elezioni non sono, nelle condizioni attuali, la strada verso il cambiamento democratico, l'EZLN ha comandato obbedendo, mettendosi da parte, per dare un’opportunità di lotta alle forze politiche legali di opposizione. L'EZLN ha impegnato la sua parola ed il suo sforzo, allora, nella ricerca del passaggio pacifico alla democrazia. Convenzione Nazionale Democratica,

Attraverso la

l'EZLN ha richiamato ad un sforzo

civile e pacifico che, senza opporsi alla lotta elettorale, non si esaurisse in essa e cercasse nuove forme di lotta che includessero più settori democratici in Messico e si unisse a movimenti democratizzatori in altre parti del mondo. Il 21 agosto sono terminate le illusioni di un cambiamento immediato per via pacifica. Un processo elettorale viziato, immorale, iniquo ed illegittimo è culminato in una nuova burla alla buona volontà dei cittadini. Il sistema di partito di Stato ha riaffermato la sua vocazione antidemocratica ed ha imposto, ovunque ed a tutti i livelli, l’arroganza del suo volere. Di fronte ad


una votazione senza precedenti, il sistema politico messicano ha optato per l'imposizione tagliando, così, le speranze nella via elettorale. Documenti della Convenzione Nazionale Democratico,

di Alleanza Civica e della

Commissione della Verità hanno portato alla luce ciò che nascondevano, con vergognosa complicità,

i grandi mezzi di comunicazione:

una frode

gigantesca. La molteplicità di irregolarità, l'iniquità, la corruzione, il ricatto, l'intimidazione, il furto e la falsificazione, sono stati il quadro dentro il quale sono avvenute le elezioni più sporche della storia del Messico.

Le alte

percentuali di astensionismo nelle elezioni locali negli stati di Veracruz, Tlaxcala e Tabasco dimostrano che lo scetticismo civile tornerà a regnare in Messico. Ma, non soddisfatto di ciò, il sistema di partito di Stato è tornato a ripetere la frode di agosto imponendo governatori,

presidenti municipali e

parlamenti locali. Come alla fine del secolo XIX, quando i traditori fecero delle "elezioni" per avallare l'intervento francese, oggi si dice che la Nazione saluta con beneplacito la continuazione dell'imposizione e dell'autoritarismo. Il processo elettorale dell’agosto 1994 è un crimine di Stato. Come criminali devono essere giudicati i responsabili di quella burla. D'altra parte il gradualismo e la claudicazione appaiono nelle file dell'opposizione che accetta di vedere diluita una grande frode nella molteplicità di piccole "irregolarità". Torna ad apparire la grande alternativa nella lotta democratizzatrice in Messico: il prolungamento di un'agonia nella scommessa di un passaggio "indolore" o il colpo di grazia,

la cui scintilla

illumini il cammino verso la democrazia. Il caso chiapaneco è solo una delle conseguenze di questo sistema politico. Non tenendo conto degli aneliti del popolo del Chiapas,

il governo ha ripetuto le dosi di imposizione e

prepotenza. Di fronte ad un'ampia mobilitazione di rifiuto, il sistema del partito di Stato ha optato per ripetere fino alla nausea la menzogna del suo trionfo ed ha esacerbato lo scontro. La polarizzazione presente nello scenario del sudest messicano è responsabilità del governo e dimostra la sua incapacità a risolvere, alle radici, i problemi politici e sociali del Messico. Mediante la corruzione e la repressione tentano di risolvere un problema che ha soluzione


solo col riconoscimento del trionfo legittimo della volontà popolare chiapaneca. L'EZLN si è mantenuto, finora, al margine delle mobilitazioni popolari, nonostante stessero subendo una gran campagna di discredito e di repressione indiscriminata. Aspettando segni di buona volontà governativa per una soluzione politica, giusta e degna, del conflitto, l'EZLN ha visto, impotente, come i migliori figli della dignità chiapaneca venivano assassinati, imprigionati e minacciati, ha visto come i suoi fratelli indigeni in Guerriero, Oaxaca, Tabasco, Chihuahua, e Veracruz venivano repressi e beffeggiati in risposta alle loro richieste di soluzione per le loro condizioni di vita. In tutto questo periodo,

l'EZLN ha

resistito non solo all’accerchiamento militare ed alle minacce ed intimidazioni delle forze federali, ed ha resistito anche ad una campagna di calunnie e menzogne. Come nei primi giorni del 1994, siamo stati accusati di ricevere appoggio militare e finanziamenti stranieri,

hanno tentato di obbligarci a

deporre le nostre bandiere in cambio di denaro e poltrone governative, hanno tentato di togliere legittimità alla nostra lotta diluendo la problematica nazionale nella cornice locale indigena. Nel frattempo,

il supremo governo preparava la soluzione militare come

risposta alla ribellione indigena chiapaneca e la Nazione sprofondava nella disperazione e nel disgusto. Ingannando con una presunta volontà di dialogo che nascondeva solo il desiderio di liquidare il movimento zapatista per asfissia, il malgoverno lasciava passare il tempo e la morte nelle comunità indigene di tutto il paese. Nel frattempo,

il Partito Rivoluzionario Istituzionale,

crimine organizzato e del narcotraffico,

braccio politico del

proseguiva nella sua fase di

decomposizione più acuta ricorrendo all'assassinio come metodo di soluzione delle sue lotte interne. Incapace di un dialogo civile al suo interno, il PRI insanguinava il suolo nazionale.

La vergogna di veder usurpati i colori

nazionali nello scudo del PRI continua per tutti i messicani. Vedendo che il governo ed il paese tornavano a coprire con l’oblio ed il disinteresse gli abitanti originari di queste terre, vedendo che il cinismo e la negligenza tornavano ad impadronirsi dei sentimenti della Nazione e che,


oltre ai loro diritti a delle condizioni minime di vita degna, si negava ai popoli indios il diritto a governare e governarsi secondo la loro ragione e volontà, vedendo che diventava inutile la morte dei nostri morti, vedendo che non ci lasciavano altra strada, l'EZLN si è arrischiato a rompere l’assedio militare che lo stringeva ed è andato in aiuto di altri fratelli indigeni che, venuta a meno la via pacifica,

sprofondavano nella disperazione e nella miseria.

Cercando in tutti i modi di evitare di insanguinare il suolo messicano con sangue fratello, l'EZLN si è visto obbligato a richiamare di nuovo l'attenzione della Nazione sulle gravi condizioni di vita degli indigeni messicani, specialmente di quelli che si supponevano avessero ricevuto l'appoggio governativo e,

tuttavia,

continuavano a trascinarsi nella miseria che

ereditano, anno dopo anno, da più di 5 secoli. Con l'offensiva del dicembre 1994,

l'EZLN ha cercato di mostrare,

al Messico ed il mondo,

la sua

orgogliosa natura indigena e l’irresolubilità della problematica sociale locale se non viene accompagnata da cambiamenti profondi nelle relazioni politiche, economiche e sociali in tutto il paese. La questione indigena non avrà soluzione se non ci sarà una trasformazione RADICALE del patto nazionale. L'unica forma di incorporare, con giustizia e dignità, gli indigeni alla Nazione, è riconoscendo le caratteristiche proprie della loro organizzazione sociale, sono separazione,

culturale e politica.

Le autonomie non

ma integrazione delle minoranze più vilipese e

dimenticate nel Messico contemporaneo. Così l'ha inteso l'EZLN dalla sua formazione e così l'hanno richiesto le basi indigene che formano la direzione della nostra organizzazione. Oggi lo ripetiamo: LA NOSTRA LOTTA È NAZIONALE. Ci hanno criticato dicendo che noi zapatisti chiediamo molto che dobbiamo accettare le elemosine che ci ha offerto il malgoverno. Colui che è disposto a morire per una causa giusta e legittima,

ha diritto di chiedere tutto.

zapatisti siamo disposti ad offrire l’unica cosa che abbiamo,

la vita,

Noi per

esigere democrazia, libertà e giustizia per tutti i messicani. Oggi riaffermiamo: PER TUTTI TUTTO, NIENTE PER NOI! Alla fine del 1994, è esplosa la farsa economica con cui il salinismo aveva


ingannato la Nazione e la comunità internazionale. La patria del denaro ha accolto nel suo seno i grandi signori del potere e della superbia, che non hanno tentennato nel tradire la terra ed il cielo nei quali lucravano col sangue messicano. La crisi economica svegliò i messicani dal dolce ed abbruttente sogno dell'entrata al primo mondo.

L'incubo della disoccupazione,

della

carestia e della miseria sarà ora più acuto per la maggioranza dei messicani. Quest’anno che finisce, il 1994, ha appena mostrato il vero viso del sistema brutale che ci domina.

Il programma politico,

economico,

sociale e

repressivo del neoliberalismo ha dimostrato la sua inefficacia, la sua falsità e la crudele ingiustizia che è la sua essenza. Il neoliberalismo come dottrina e realtà deve essere gettato via,

già da ora,

nella discarica della storia

nazionale. FRATELLI: Oggi,

in mezzo a questa crisi,

è necessaria l'azione decisa di tutti i

messicani onesti per ottenere un cambiamento reale e profondo nei destini della Nazione. Oggi, dopo avere chiamato prima alle armi e poi alla lotta civile e pacifica, facciamo appello al popolo del Messico affinché lotti CON TUTTI I MEZZI, A TUTTI I LIVELLI E OVUNQUE, per la democrazia, la libertà e la giustizia, attraverso questa... TERZA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA Con la quale chiamiamo tutte le forze sociali e politiche del paese,

tutti i

messicani onesti, tutti quelli che lottano per la democratizzazione della vita nazionale,

alla formazione di un MOVIMENTO PER LA LIBERAZIONE

NAZIONALE includendo la Convenzione Nazionale Democratica e TUTTE le forze che, senza distinzione di credo religioso, razza o ideologia politica, sono contro il sistema del partito di Stato.

Questo Movimento per la

Liberazione Nazionale lotterà di comune accordo, con tutti i mezzi ed a tutti i livelli, per l'instaurazione di un governo di transizione, una nuova costituente, una nuova costituzione e la distruzione del sistema di partito di Stato. Richiamiamo la Convenzione Nazionale Democratica ed il cittadino Cuahtémoc Cárdenas Solórzano a capeggiare questo Movimento per la Liberazione Nazionale, come fronte ampio di opposizione.


LANCIAMO UN APPELLO AGLI OPERAI DELLA REPUBBLICA, LAVORATORI DEL CAMPO E DELLA CITTÀ,

AI CITTADINI,

INSEGNANTI ED AGLI STUDENTI DEL MESSICO, MESSICANE,

AI GIOVANI DI TUTTO IL PAESE,

INTELLETTUALI ONESTI,

AI AGLI

ALLE DONNE AGLI ARTISTI ED

AI RELIGIOSI COERENTI,

AI MILITANTI DI

BASE DELLE DIFFERENTI ORGANIZZAZIONI POLITICHE a coloro che, nel loro ambito e con le forme di lotta che considerino possibili e necessarie, lottino per la fine del sistema di partito di Stato unendosi alla CONVENZIONE NAZIONALE DEMOCRATICA se non militano in un partito, ed alMovimento per la Liberazione Nazionale se militano in qualcuna delle forze politiche di opposizione. Pertanto,

in adempimento allo spirito di questa TERZA DICHIARAZIONE

DELLA SELVA LACANDONA, dichiariamo che: Primo. Si toglie al governo federale la custodia della Patria. La Bandiera del Messico, la legge suprema della Nazione, l'Inno Messicano e lo Scudo Nazionale saranno custoditi dalle forze della resistenza fino a che la legalità,

la legittimità e la sovranità siano restaurate in tutto il territorio

nazionale. Secondo. Si dichiara valida la Costituzione Politica originale degli Stati Uniti Messicani,

approvata il 5 febbraio del 1917,

includendo le Leggi

Rivoluzionarie del 1993 e gli Statuti di Autonomia includente per le regioni indigene,

e si decreta la sua osservanza fino a che si instauri la nuova

costituente e si emani una nuova costituzione. Terzo. Si chiama alla lotta per il riconoscimento del “governo di transizione alla democrazia" del quale si doteranno da se stesse le diverse comunità, organizzazioni sociali e politiche, mantenendo il patto federativo contemplato dalla costituzione del 1917,

ed unendosi,

senza distinzione di credo

religioso, classe sociale, ideologia politica, razza o sesso, nel Movimento per la Liberazione Nazionale. L'EZLN appoggerà la popolazione civile nel compito di restaurare la legalità, nazionali,

l'ordine,

la legittimità e la sovranità

e nella lotta per la formazione e l’instaurazione di un governo

nazionale di transizione alla democrazia con le seguenti caratteristiche:


1. che liquidi il sistema del partito di Stato e separi realmente il governo dal PRI. 2 . che riformi la legge elettorale in termini che garantiscano:

pulizia,

credibilità, equità, partecipazione cittadina non di partito e non governativa, riconoscimento di tutte le forze politiche nazionali, regionali o locali, e che convochi nuove elezioni generali nella federazione. 3. che convochi una costituente per la creazione di una nuova costituzione. 4 . che riconosca la particolarità dei gruppi indigeni,

il loro diritto

all'autonomia includente e la loro cittadinanza. 5 . che dia un nuovo orientamento al programma economico nazionale, mettendo da parte la simulazione e la menzogna,

favorendo i settori più

diseredati del paese, gli operai ed i contadini che sono i principali produttori della ricchezza di cui altri si appropriano. FRATELLI: La pace verrà dalla mano della democrazia, della libertà e della giustizia per tutti i messicani. Non può il nostro passo trovare la pace giusta che i nostri morti reclamano se è a costo della nostra dignità messicana. La terra non ha riposo e cammina nei nostri cuori. La beffa ai nostri morti esige la lotta per lavare la loro pena.

Resisteremo.

L'obbrobrio e la superbia saranno

sconfitte. Come con Benito Juárez dinnanzi all'intervento francese, la Patria marcia ora a fianco delle forze patrioti, contro le forze antidemocratiche ed autoritarie. Oggi diciamo: La Patria vive! Ed è nostra! Democrazia! Libertà! Giustizia! Dalle montagne del Sudest Messicano CCRI-CG dell'EZLN Messico, Gennaio 1995 Fonte: http: //www. ipsnet. it/chiapas/3dichsel. htm


QUARTA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA Oggi diciamo: Qui siamo! Siamo la dignità ribelle, il cuore dimenticato della patria! 1º gennaio 1996 "Tutti quei popoli, tutti quelli che lavorano la terra, che noi invitiamo ad unirsi al nostro fianco e noi daremo la vita in una sola lotta, cammineremo con il vostro aiuto.

Che continuiamo a lottare e che non riposiamo e la nostra proprietà sarà la terra, proprietà di genti, quella terra che fu dei nostri nonni e che dita di zampe di pietra che schiacciano ci hanno strappato, all'ombra di quelli che sono passati che molto comandano: che insieme noi tutti innnalziamo in alto e con la forza del nostro cuore, quel bel stendardo che deve essere visto, che è lo stendardo della nostra dignità e della nostra libertà, di noi lavoratori della terra;

che continuiamo a lottare e vinciamo quelli che si sono messi di

nuovo in alto, quelli che aiutano coloro che hanno tolto terra agli altri, quelli che per denaro si appropriano del lavoro di quelli che sono come noi. . . Questo è il nostro dovere di onore, se vogliamo che ci chiamino uomini di buona volontà e davvero buoni abitanti del paese. Adesso, più che mai, è necessario che tutti camminiamo uniti, con tutto il nostro cuore e con tutto il nostro impegno, unificazione meravigliosa,

davvero autentica,

in questo gran lavoro di di coloro che hanno

incominciato la lotta, che hanno conservato puri nel loro cuore i principi e non perdono la fede in una vita buona.

Noi preghiamo colui che avvicina la sua mano a questo manifesto che lo passi a tutti gli uomini di questo paese". "Riforma, Libertà, Giustizia e Legge.


Il Generale in Capo dell'Esercito Liberatore del Sud Emiliano Zapata (Manifesto zapatista in náhuatl) Al popolo del Messico Ai popoli ed ai governi del mondo Fratelli: non morirà il fiore della parola. Potrà morire il volto nascosto di chi oggi la nomina, ma la parola che è venuta dal fondo della storia e della terra non potrà più essere strappata dalla superbia del potere. Noi siamo nati dalla notte. In lei viviamo. Moriremo in lei. Ma la luce sarà il domani per i più, per tutti quelli che oggi piangono la notte, per tutti quelli cui si nega il giorno, per quelli per i quali la morte è un regalo, per quelli ai quali è proibita la vita. Per tutti la luce. Per tutti tutto. Per noi il dolore e l’angoscia, per noi l’allegra ribellione, per noi il futuro negato, per noi la dignità insorta. Per noi niente. La nostra lotta è per farci ascoltare, ma il malgoverno grida la sua superbia e tappa con i cannoni il suo udito. La nostra lotta è contro la fame, ma il malgoverno regala piombo e carta allo stomaco dei nostri figli. La nostra lotta è per un tetto dignitoso, ma il malgoverno distrugge le nostre case e la nostra storia. La nostra lotta è per il sapere, ma il malgoverno dispensa solo ignoranza e disprezzo. La nostra lotta è per la terra, ma il malgoverno offre cimiteri. La nostra lotta è per un lavoro giusto e degno, ma il malgoverno compra e vende corpi e vergogne. La nostra lotta è per la vita, ma il malgoverno offre morte come futuro. La nostra lotta è per il rispetto del nostro diritto a governare e governarci, ma il malgoverno impone ai più la legge dei meno.


La nostra lotta è per la libertà di pensare e camminare, ma il malgoverno mette prigioni e tombe. La nostra lotta è per la giustizia, ma il malgoverno è pieno di criminali ed assassini. La nostra lotta è per la storia, ma il malgoverno propone l'oblio. La nostra lotta è per la Patria, ma il malgoverno sogna con bandiera e lingua straniere. La nostra lotta è per la pace, ma il malgoverno annuncia guerra e distruzione. Tetto, terra, lavoro, pane, salute, educazione, indipendenza, democrazia, libertà, giustizia e pace. Queste sono state le nostre bandiere nell'alba del 1994. Queste sono state le nostre richieste nella lunga notte di 500 anni. Queste sono oggi, le nostre esigenze. Il nostro sangue e la nostra parola hanno acceso un piccolo focherello nella montagna ed abbiamo camminiamo verso la casa del potere e del denaro. Fratelli e sorelle di altre razze e di altre lingue,

di un altro colore e dello

stesso cuore, hanno protetto la nostra luce e da lei hanno acceso pure i loro fuochi. È venuto il potente a spegnerci col suo forte soffio,

ma la nostra luce è

cresciuta in altre luci. Sogna il ricco di spegnere la prima luce. È inutile, ci sono già molte luci e tutte sono le prime. Vuole il superbo spegnere una ribellione che la sua ignoranza ubica all'alba del 1994. Ma la ribellione che oggi ha un viso bruno e una lingua vera, non è nata ora. Prima ha già parlato con altre lingue ed in altre terre. In molte montagne e con molte storie ha camminato la ribellione contro l'ingiustizia. Ha parlato in lingua náhuatl, paipai, kiliwa, cúcapa, cochimi, kumiai, yuma, seri,

chontal,

chinanteco,

pame,

chichimeca,

otomí,

mazahua,

matlazinca, ocuilteco, zapoteco, solteco, chatino, papabuco, mixteco, cuicateco, triqui, amuzgo, mazateco, chocho, izcateco, huave, tlapaneco, totonaca, tepehua, popoluca, mixe, zoque, huasteco, lacandón, maya, chol, tzeltal, tzotzil, tojolabal, mame, teco, ixil, aguacateco, motocintleco, chicomucelteco, kanjobal, jacalteco, quiché, cakchiquel, ketchi, pima,


tepehuán,

tarahumara,

mayo,

yaqui,

cahíta,

ópata,

cora,

huichol,

purépecha y kikapú. Ha parlato e parla in castellano. La ribellione non è una parola in una lingua, è dignità, è esseri umani. Perché lavoriamo ci ammazzano, perché viviamo ci ammazzano. Non c'è posto per noi nel mondo del potere. Perché lottiamo ci ammazzeranno, ma noi faremo un mondo dove ci stiamo tutti e dove tutti viviamo senza morte nella parola. Ci vogliono togliere la terra perché il nostro passo non incontri più la terra. Ci vogliono togliere la storia perché nell'oblio muoia la nostra parola. Non ci vogliono come indios. Morti, ci vogliono. Per il potente il nostro silenzio è sempre stato il suo desiderio.

Tacendo

morivamo, senza parola non esistevamo. Lottiamo per parlare contro l'oblio, contro la morte, per la memoria e per la vita. Lottiamo per la paura di morire la morte dell'oblio. Parlando nel suo cuore indio, la Patria continua degna e con memoria.


I Fratelli: il 1º gennaio del 1995, dopo avere rotto l'accerchiamento militare col quale il malgoverno pretendeva sommergerci nell'oblio e farci arrendere,

abbiamo

invitato le distinte forze ed i cittadini a costruire un ampio fronte d'opposizione che unisca le volontà democratiche contro il sistema di partito di Stato:

il

Movimento per la Liberazione Nazionale. Anche se all'inizio questo sforzo di unità di opposizione ha trovato non pochi problemi, è proseguito nei pensieri degli uomini e delle donne che non si adattano a vedere la loro Patria consegnata alle decisioni del potere e del denaro stranieri. L'ampio fronte d'opposizione,

dopo avere seguito una strada piena di difficoltà,

incomprensioni e retrocessioni, sta per concretizzare i suoi primi progetti ed accordi di azione congiunta.

Il lungo processo di maturazione di questo

sforzo organizzativo culminerà nell'anno che inizia. Noi, zapatisti, salutiamo la nascita del Movimento per la Liberazione Nazionale e desideriamo che fra coloro che ne faranno parte, esista sempre l'affanno per l'unità ed il rispetto delle differenze. Iniziato il dialogo col supremo governo, l'impegno dell'EZLN nella ricerca di una soluzione politica alla guerra iniziata nel 1994 si è visto tradito. Fingendo volontà di dialogo, il malgoverno ha optato vigliaccamente per la soluzione militare e,

con argomenti rozzi e stupidi,

ha dispiegato una grande

persecuzione poliziesca e militare che aveva come obiettivo l'assassinio della dirigenza dell'EZLN.

Le forze armate ribelli dell'EZLN hanno resistito con

serenità al colpo di decine di migliaia di soldati che, con consiglieri stranieri e tutto il moderno macchinario di morte,

ha preteso di soffocare il grido di

dignità che saliva dalle montagne dal Sudest Messicano. Un ripiegamento ordinato ha permesso alle forze zapatiste di conservare la loro potenza militare, la loro autorità morale, la loro forza politica e la ragione storica che è la loro principale arma contro il crimine fatto governo.

Le grandi

mobilitazioni della società civile nazionale ed internazionale hanno fermato l'offensiva traditrice ed hanno obbligato il governo ad insistere nella via del dialogo e del negoziato. Decine di civili innocenti sono stati incarcerati dal


malgoverno e rimangono ancora in carcere in qualità di ostaggi dei terroristi che ci governano. Le forze federali non hanno riscosso altra vittoria militare che la distruzione di una biblioteca, un salone per conferenze, una pista di ballo ed il saccheggio dei pochi averi degli indigeni della Selva Lacandona. Il tentativo di assassinio è stato coperto dalla menzogna governativa del "recupero della sovranità nazionale". Dimenticando quell'articolo 39 della Costituzione che aveva giurato di rispettare il 1º dicembre del 1994, il supremo governo ha ridotto l'Esercito Federale Messicano alla categoria di esercito di occupazione,

gli ha

assegnato il compito di salvaguardiare il crimine organizzato fatto governo e lo ha voluto far affrontare i suoi fratelli messicani. Intanto la vera perdita della sovranità nazionale si concretizzava nei patti sia segreti che pubblici del gabinetto economico con i padroni del denaro ed i governi stranieri.

Oggi,

mentre decine di migliaia di soldati federali

aggrediscono e perseguitano un popolo armato solo di fucili di legno e della parola degna,

gli alti governanti continuano a vendere le ricchezze della

grande nazione messicana e finiscono di distruggere quel poco che rimane ancora in piedi. Appena iniziato il dialogo al quale ci aveva obbligato la società civile nazionale ed internazionale,

la delegazione governativa ha avuto

l'opportunità di mostrare chiaramente le sue vere intenzioni nel negoziato di pace.

I neo-conquistatori degli indigeni che sono a capo dell'equipe per il

negoziato del governo si distinguono per i loro atteggiamenti prepotenti, superbi, razzisti ed umilianti che hanno portato di fallimento in fallimento le varie riunioni del Dialogo di San Andrés. Scommettendo sulla stanchezza e sull'usura degli zapatisti, la delegazione governativa ha messo tutto il suo impegno per arrivare alla rottura del dialogo, fiduciosa che così ci sarebbero stati i motivi per ricorrere alla forza ed ottenere ciò che non le era possibile con la ragione. Vedendo che il governo sfuggiva una messa a fuoco seria del conflitto nazionale rappresentato dalla guerra, l'EZLN ha lanciato un'iniziativa di pace che desse via libera al dialogo ed al negoziato. Invitando la società civile ad


un dialogo nazionale ed internazionale nella ricerca di una pace nuova, l'EZLN ha convocato ad una Consultazione per la Pace e la Democrazia per ascoltare il pensiero nazionale ed internazionale sulle sue richieste e sul suo futuro. Con l'entusiasta partecipazione dei membri della Convenzione Nazionale Democratica,

l'impegno disinteressato di migliaia di cittadini senza

organizzazione ma dalle speranze democratiche,

grazie alla mobilitazione

dei comitati di solidarietà internazionali e di gruppi di giovani,

oltre

all'irreprensibile aiuto dei fratelli e delle sorelle di Alleanza Civica Nazionale, durante i mesi di agosto e settembre del 1995 si è portato avanti un esercizio di cittadinanza che non ha precedenti nella storia mondiale: una società civile e pacifica che dialoga con un gruppo armato e clandestino. Più di un milione e 300mila dialoghi si sono realizzati per far vero questo incontro di volontà democratiche.

Come risultato di questa consultazione,

rivendicazioni zapatiste è stata ratificata,

la legittimità delle

si è dato un nuovo impulso

all'ampio fronte di opposizione che era stagnante e si è espresso chiaramente il desiderio di far partecipare gli zapatisti alla vita politica e civile del paese. La grande partecipazione della società civile internazionale ha richiamato l'attenzione sulla necessità di costruire spazi di incontro tra le volontà di cambiamento democratico che esistono nei distinti paesi. L'EZLN ha assunto con serietà i risultati di questo dialogo nazionale ed internazionale ed ha iniziato il lavoro politico ed organizzativo per camminare secondo il segnale inviato. Tre nuove iniziative sono state lanciate dagli zapatisti come risposta al successo della Consultazione per la Pace e la Democracia. Un'iniziativa per l'ambito internazionale ha invitato a realizzare un incontro intercontinentale contro il neoliberalismo.

Due le iniziative a carattere nazionale:

la

formazione dei comitati civili di dialogo come base per la discussione dei principali problemi nazionali e germe di una nuova forza politica non di partito e la costruzione di nuovi Aguascalientes come posti di incontro tra la società civile e lo zapatismo. Tre mesi dopo queste tre iniziative sta per concretizzarsi la convocazione per


l'incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberalismo: più di 200 comitati civili di dialogo si sono formati in tutta la Repubblica Messicana ed oggi si inaugurano cinque nuovi Aguascalientes: uno nella comunità de La Garrucha, un altro in Oventic, un altro ancora in Morelia, un altro in La Realidad e l'ultimo e il primo nel cuore di tutti gli uomini onesti e di tutte le donne oneste che ci sono nel mondo. In mezzo a minacce e penurie, le comunità indigene zapatiste e la società civile sono riuscite ad innalzare questi centri di resistenza civile e pacifica che saranno luoghi in cui si protegge la cultura messicana e mondiale. Il Nuovo Dialogo Nazionale ha incontrato una sua prima prova al tavolo 1 del Dialogo di San Andrés. Mentre il governo scopriva la sua ignoranza rispetto agli abitanti originari di queste terre,

gli assessori e gli invitati dell'EZLN

hanno cominciato a far camminare un dialogo così ricco e nuovo che ha oltrepassato immediatamente le ristrettezze del tavolo di San Andrés e si è ubicato nel suo vero luogo:

la nazione.

Gli indigeni messicani,

sempre

obbligati ad ascoltare, ad ubbidire, ad accettare, a rassegnarsi, hanno preso la parola ed hanno parlato con la saggezza che cammina nei loro passi. L'immagine dell'indio ignorante, pusillanime e ridicolo, l'immagine che il potere aveva decretato per il consumo nazionale,

è andata a pezzi e

l'orgoglio e la dignità indigeni sono ritornati alla storia per riprendersi il posto che loro compete: quello di cittadini veri e completi. Indipendentemente da quello che verrà fuori dal primo negoziato degli accordi di San Andrés, il dialogo iniziato dalle distinte etnie e dai loro rappresentanti continuerà ora nel Forum Nazionale Indigeno ed avrà un suo ritmo e la portata che gli stessi indigeni accorderanno e decideranno.

Sulla scena

politico-nazionale la riscoperta della criminalità salinista ha dato uno scossone al sistema del partito di Stato.

Gli apologisti delle controriforme

saliniste soffrono d'amnesia ed ora sono i più entusiasti persecutori di colui alla cui ombra si sono arricchiti. Il Partito Azione Nazionale, il più fedele alleato di Carlos Salinas de Gortari,

ha incominciato a mostrare la sua

possibilità reale di riuscire a sostituire il Partito Rivoluzionario Istituzionale alla cima del potere politico ed a manifestare la sua vocazione repressiva,


intollerante e reazionaria.

Coloro che vedono con speranza l'ascesa del

neopanismo dimenticano che dar il cambio ad una dittatura non significa democrazia,

ed applaudono la nuova inquisizione che,

mascherata da

democratica, sanzionerà a colpi e moralismo gli ultimi rantoli di un paese che aveva destato lo stupore mondiale ed oggi è solo presente nelle cronache poliziesche e degli scandali. Le costanti nell'esercizio del governo sono state la repressione e l'impunità;

i massacri di indigeni in Guerriero, in Oaxaca e

nella Huasteca ratificano la politica governativa verso gli indigeni; l'autoritarismo nell'UNAM di fronte al movimento dei CCH dimostra la corruzione che va dall'università alla politica; la detenzione dei dirigenti de El Barzón è una dimostrazione in più del tradimento come metodo di dialogo; le bestialità del reggente Espinosa esemplificano il fascismo di strada in Città del Messico;

le riforme alla Legge della Previdenza Sociale reiterano la

democratizzazione della miseria e l'appoggio alla banca privatizzata assicura la vocazione all'unità tra potere e denaro; perché provengono di chi dice di perseguirli;

i crimini politici sono irrisolubili la crisi economica rende più

insultante la corruzione nelle sfere governative.

Governo e crimine sono,

oggi, sinonimi ed equivalenti. Mentre la vera opposizione si affanna a trovare il centro in una nazione moribonda, ampi strati di popolazione rafforzano il loro scetticismo nei confronti dei partiti politici e cercano,

senza trovarla

ancora, un'opzione in un chefare politico nuovo, un'organizzazione politica di tipo nuovo. Come una stella,

l'eroica e degna resistenza delle comunità

indigene zapatiste ha illuminato il 1995 ed ha scritto una bella lezione nella storia messicana. In Tepoztlán, nei lavoratori di Sutaur-100, in El Barzón, per menzionare solo alcuni dei luoghi e dei movimenti, la resistenza popolare ha trovato i suoi degni rappresentanti. In sintesi, l'anno 1995 è stato caratterizzato per la definizione di due progetti di nazione completamente diversi e contraddittori. Da una parte il progetto di un paese che ha il potere, un progetto che implica la distruzione totale della nazione messicana, la negazione della sua storia, la svendita della sua sovranità,

il tradimento ed il crimine come valori

supremi, l'ipocrisia e l'inganno come metodo di governo, la destabilizzazione


e l'insicurezza come programma nazionale e la repressione e l'intolleranza come piano di sviluppo. Questo progetto trova nel PRI la sua faccia criminale e nel PAN la sua maschera democratica. Dall'altra parte, il progetto della transizione alla democrazia, non una transizione concordata col potere che simuli un cambiamento affinché poi tutto prosegua come prima,

ma la

transizione alla democrazia come progetto di ricostruzione del paese, difesa della sovranità nazionale, la giustizia e la speranza come aneliti, la verità ed il comandare ubbidendo come guida alla direzione, la stabilità e la sicurezza che danno la democrazia e la libertà, il dialogo, la tolleranza e l'inclusione come nuovo modo di fare politica. Questo progetto è in costruzione e non dipenderà da una forza politica egemonica o dalla genialità di un individuo, ma da un ampio movimento di opposizione che raccolga i sentimenti della nazione. Siamo in mezzo ad una grande guerra che ha scosso il Messico alla fine del XX secolo. La guerra tra coloro che pretendono di perpetuare un regime sociale, culturale e politico che equivale al crimine di tradimento della patria e coloro che lottano per un cambiamento democratico, libero e giusto. La guerra zapatista è solo una parte di questa grande guerra, che è la lotta tra la memoria che aspira ad un futuro e un oblio con vocazione straniera. Una nuova società plurale, tollerante, includente, democratica, giusta e libera è solo possibile, oggi, in una patria nuova.

Non sarà il potere il costruttore.

Oggi il potere è solo

l'agente di vendita dei rottami di un paese distrutto dai veri sovversivi e destabilizzatori:

i governanti. Nei progetti di opposizione indipendente

abbiamo una carenza che, oggi, diventa più decisiva: ci opponiamo ad un progetto di paese che implica la sua distruzione, proposta di una nuova nazione,

ma non abbiamo una

una proposta di ricostruzione.

Parte di

questo progetto, né tutto né sua avanguardia, è stato ed è l'EZLN nei sui sforzi per la transizione alla democrazia.

Nonostante le persecuzioni e le

minacce, al di sopra degli inganni e delle menzogne, legittimo e coerente, l'EZLN prosegue nella sua lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti i messicani. Oggi, la lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia in Messico è una lotta per la liberazione nazionale.


II Oggi, col cuore di Emiliano Zapata ed avendo ascoltato la voce dei nostri fratelli tutti, invitiamo il popolo del Messico a partecipare ad una nuova tappa della lotta per la liberazione nazionale e alla costruzione di una patria nuova, attraverso questa… Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona con la quale

invitiamo tutti gli uomini onesti e tutte le donne oneste a partecipare alla nuova forza politica nazionale che oggi nasce: il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale organizzazione civile e pacifica, indipendente e democratica, messicana e nazionale che lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia in Messico. Il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale nasce oggi ed invitiamo a parteciparvi: gli operai della Repubblica, i lavoratori della campagna e della città,

gli indigeni,

i cittadini,

gli insegnanti e gli studenti,

le donne

messicane, i giovani di tutto il paese, gli artisti e gli intellettuali onesti, i religiosi coerenti, tutti noi cittadini messicani che vogliamo non il potere ma la democrazia, la libertà e la giustizia per noi e per i nostri figli. Invitiamo la società civile nazionale, i senza partito, il movimento sociale e cittadino, tutti i messicani a costruire una nuova forza política. Una nuova forza politica che sia nazionale. Una nuova forza politica con la sua base nell'EZLN. Una nuova forza politica che faccia parte di un ampio movimento d'opposizione, il Movimento per la Liberazione Nazionale, come posto di azione politica cittadina dove confluiscono altre forze politiche di opposizione indipendente,

spazio di incontro di volontà e di coordinazione di azioni

unitarie. Una forza politica i cui membri non svolgano né aspirino ad incarichi politici o a coprire posti governativi a qualunque livello.

Una forza politica che non

aspiri alla presa del potere. Una forza che non sia un partito politico. Una forza politica che possa organizzare le richieste e le proposte dei cittadini affinché colui che comanda,

comandi ubbidendo.

Una forza politica che

possa organizzare la soluzione dei problemi collettivi anche senza l'intervento


dei partiti politici e del governo.

Non dobbiamo chiedere il permesso di

essere liberi. La funzione di governo è prerogativa della società ed è suo diritto esercitare quella funzione.

Una forza politica che lotti contro la

concentrazione delle ricchezze in poche mani e contro la centralizzazione del potere.

Una forza politica i cui membri non abbiano altri privilegi che la

soddisfazione del dovere compiuto. Una forza politica con organizzazione locale, statale e regionale che cresca dalla base,

dal suo sostentamento sociale.

Una forza politica nata dai

comitati civili di dialogo. Una forza politica che si chiama Fronte perché tenta di incorporare sforzi organizzativi non di partito,

che ha molti livelli di partecipazione e molte

modalità di lotta. Una forza politica che si chiama Zapatista perché nasce con la speranza ed il cuore indigeno che,

insieme all'EZLN,

sono tornati a scendere dalle

montagne messicane. Una forza politica che si chiama Di Liberazione Nazionale perché la sua lotta è per la libertà di tutti i messicani ed in tutto il paese. Una forza politica con un programma di lotta di 13 punti, quelli della Prima Dichiarazione della Selva Lacandona, arricchiti durante due anni di ribellione. Una forza politica che lotti contro il sistema del partito di Stato. Una forza politica che lotti per la democrazia in tutto e non solo per quella elettorale. Una forza politica che lotti per una nuova costituente ed una nuova Costituzione.

Una forza politica che lotti perché da tutte le parti ci siano

giustizia, libertà e democrazia. Una forza politica che non lotti per la presa del potere politico, ma per la democrazia che colui che comanda, comandi ubbidendo. Invitiamo tutti gli uomini e tutte le donne del Messico, gli indigeni ed i non indigeni,

tutte le razze che formano la nazione;

d'accordo a lottare per tetto,

terra,

lavoro,

pane,

tutti quelli che sono salute,

educazione,

informazione, cultura, indipendenza, democrazia, giustizia, libertà e pace; tutti quelli che capiscono che il sistema del partito di Stato è il principale


ostacolo per il transito alla democrazia in Messico;

coloro che sanno che

democrazia non vuole dire alternanza di potere bensì governo del popolo, per il popolo e dal popolo;

coloro che sono d'accordo che si faccia una

nuova Costituzione che incorpori le principali domande del popolo messicano e le garanzie che si realizzi l'articolo 39 attraverso le figure del plebiscito e del referendum;

coloro che non aspirano o pretendono incarichi pubblici o posti

di governo;

coloro che hanno il cuore, la volontà ed il pensiero nel lato

sinistro del petto;

coloro che vogliono smettere di fare da spettatori e sono

disposti a non ricevere nessuna paga e nessun privilegio che non sia quello di partecipare alla ricostruzione nazionale;

coloro che vogliono costruire

qualcosa di nuovo e di buono, a formare il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale. Quei cittadini senza partito, quelle organizzazioni sociali e politiche, quei comitati civili di dialogo,

quei movimenti e gruppi,

tutti quelli che non

aspirano alla presa del potere e che sottoscrivono questa Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona s'impegnano a partecipare al dialogo per concordare la struttura organica, il piano di azione e la dichiarazione di principi del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale. Con l'unità organizzata degli zapatisti civili e dei combattenti zapatisti nel Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale, la lotta iniziata il 1º gennaio 1994 entrerà in una nuova tappa.

L'EZLN non sparisce,

importante andrà alla lotta politica.

ma il suo sforzo più

A suo tempo ed alle sue condizioni,

l'EZLN parteciperà direttamente alla formazione del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale. Oggi, 1º gennaio 1996, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale firma questa Quarta Dichiarazione della Selva Lacandona. Invitiamo il popolo del Messico a sottoscriverlo.


III Fratelli: molte parole camminano nel mondo. Molti mondi si fanno. Molti mondi ci fanno. Ci sono parole e mondi che sono menzogne ed ingiustizie. Ci sono parole e mondi che sono vere e veri. Noi facciamo mondi veri. Noi siamo fatti da parole vere. Nel mondo del potente non ci sta nessun altro che non i grandi ed i loro servitori. Nel mondo che vogliamo noi ci stanno tutti. Il mondo che vogliamo è uno dove ci stiano molti mondi.

La Patria che

costruiamo è una dove ci stiano tutti i popoli e le loro lingue, in modo che tutti i passi la camminino, che tutti la ridano, che la facciano nascere. Parliamo l'unità anche quando taciamo.

A voce bassa e piovendo,

ci

parliamo le parole che trovano l'unità che ci abbraccia nella storia per buttar via l'oblio che ci opprime e ci distrugge. La nostra parola, il nostro canto ed il nostro grido sono affinché non muoiano più i morti. Perché vivano lottiamo, perché vivano cantiamo. Viva la parola. Viva il Già Basta! Viva la notte che si fa domani. Viva il nostro degno camminare insieme ai tutti quelli che piangono. l'orologio di morte del potente,

lottiamo.

Per distruggere

Per un nuovo tempo di vita,

lottiamo. Il fiore della parola non muore, anche se in silenzio camminano i nostri passi. In silenzio si semina la parola. Perchè fiorisca con un grido, tace. La parola si fa soldato per non morire nell'oblio. Per vivere muore la parola, seminata per sempre nel ventre del mondo. Nascendo e vivendo moriamo. Sempre vivremo. All'oblio ritorneranno solo coloro che si arrendono alla storia. Qui siamo. Non ci arrendiamo. Zapata vive e, nonostante tutto, la lotta continua. Dalle montagne del Sudest Messicano Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale Messico, gennaio 1996 Fonte: http: //www. ipsnet. it/chiapas/4dichsel. htm


PRIMA DICHIARAZIONE DELLA REALIDAD CONTRO IL NEOLIBERISMO E PER L'UMANITÀ

"Sono già arrivato, sono già qui presente, io cantore. Godete nei momenti buoni, vengano qui a presentarsi coloro che hanno il cuore dolente. Io elevo il mio canto". Poesia Nahuatl Ai popoli del mondo: Fratelli: Durante gli ultimi anni il potere del denaro ha presentato una nuova maschera sopra il suo volto criminale.

Al di sopra delle frontiere,

senza che gli

importino razze e colori, insulta onestà e assassina speranze. Rinominato "Neoliberismo" il crimine storico del concentramento di privilegi, ricchezze e impunità, democratizza la miseria e la speranza. Una nuova guerra mondiale viene librata, ora però contro l'umanità intera. Come in tutte le guerre mondiali, ciò che si cerca è una nuova spartizione del mondo.

Con il nome di "globalizzazione" loro chiamano questa guerra

moderna che assassina e dimentica.

La nuova spartizione del mondo

consiste nel concentrare potere nel potere e miseria nella miseria. La nuova spartizione del mondo esclude le "minoranze". Indigeni, giovani, donne, omosessuali, lesbiche, gente di colore, immigrati, operai, contadini;

le

maggioranze che formano gli scantinati mondiali si presentano, per il potere, come minoranze imprescindibili. La nuova spartizione del mondo esclude le maggioranze. Il moderno esercito di capitali finanziari e di governi corrotti avanza nell'unico modo di cui è capace: distruggendo. La nuova spartizione del mondo distrugge l'umanità.

La nuova spartizione del mondo ha posto

soltanto per il denaro e i suoi servi. Uomini, donne e macchine si eguagliano


nella servitù e nell'essere imprescindibili.

La menzogna governa e si

moltiplica nei mezzi e nei modi. Una nuova menzogna ci viene venduta come storia.

La menzogna della sconfitta della speranza,

la menzogna della

sconfitta della dignità, la menzogna della sconfitta dell'umanità. Lo specchio del potere ci offre un equilibrio alla bilancia: la menzogna della vittoria del cinismo, la menzogna della vittoria del servilismo, la menzogna della vittoria del neoliberismo. In luogo di umanità ci offrono indici nelle borse di valori, in luogo di dignità ci offrono globalizzazione della miseria, in luogo di speranza ci offrono il vuoto,

in luogo di vita ci offrono l'internazionale del terrore.

Contro l'internazionale del terrore che rappresenta il neoliberismo, dobbiamo mettere in piedi l'internazionale della speranza.

L'unità,

al di sopra delle

frontiere, idiomi, colori, culture, sessi, strategie e pensieri di tutti coloro che preferiscono l'umanità viva.

L'internazionale della speranza.

Non la

burocrazia della speranza, non l'immagine inversa e, quindi, simile a ciò che ci annichila. Non il potere con un nuovo segno o nuove vesti. Un alito così, l'alito della dignità. Un fiore sì, il fiore della speranza. Un canto sì, il canto della vita. La dignità è questa patria senza nazionalità, questo arcobaleno che è anche un ponte, questo mormoriodel cuore senza che importi il sangue che lo vive, questa ribelle irriverenza che burla le frontiere, dogane e guerre. La speranza è questa ribellione che rifiuta il conformismo e la sconfitta. La vita è ciò che ci devono: il diritto a governare e governarci, a pensare e agire con una libertà che non si eserciti sulla schiavitù degli altri, il diritto a dare e ricevere ciò che è giusto. Per tutto questo, uniti a coloro che, al di sopra di frontiere,

razze e colori,

condividano il canto alla vita,

la lotta contro la

morte, il fiore della speranza e l'alito della dignità. . . L'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE PARLA. . . . A TUTTI COLORO CHE LOTTANO PER I VALORI UMANI DI DEMOCRAZIA, LIBERTÀ E GIUSTIZIA. A TUTTI COLORO CHE SI SFORZANO PER RESISTERE AL CRIMINE MONDIALE CHIAMATO "NEOLIBERISMO" ED ASPIRANO A CHE L'UMANITÀ E LA SPERANZA DI ESSERE MIGLIORI SIANO SINONIMI DI FUTURO.


A tutti gli individui,

gruppi,

collettivi,

movimenti,

organizzazioni sociali,

cittadine e politiche, ai sindacati, alle associazioni di quartiere, cooperative, tutte le sinistre già state e che ci saranno, organizzazioni non governative, gruppi di solidarietà con le lotte dei popoli del mondo,

bande,

tribù,

intellettuali, indigeni, studenti, musicisti, operai, artisti, maestri, contadini, gruppi culturali, ecologisti,

movimenti giovanili,

abitanti di quartiere,

mezzi di comunicazione alternativa,

lesbiche,

omosessuali,

femministe,

pacifisti. A tutti gli esseri umani senza casa,

senza terra,

senza lavoro,

senza

alimenti, senza salute, senza educazione, senza libertà, senza giustizia, senza indipendenza, senza democrazia, senza pace, senza patria, senza domani. A TUTTI COLORO CHE,

SENZA IMPORTANZA DI COLORI,

RAZZE E

FRONTIERE, FANNO DELLA SPERANZA ARMA E SCUDO. E LI CONVOCA AL PRIMO INCONTRO INTERCONTINENTALE PER L'UMANITÀ E CONTRO IL NEOLIBERISMO. DA CELEBRARSI NEI MESI DI APRILE E AGOSTO DEL 1996 NEI CINQUE CONTINENTI, SECONDO IL SEGUENTE PROGRAMMA DI ATTIVITÀ: PRIMO:

ASSEMBLEE PREPARATORIE CONTINENTALI NEL MESE DI

APRILE DEL 1996 NELLE SEGUENTI SEDI: 1. - CONTINENTE EUROPEO: SEDE A BERLINO, GERMANIA. 2. - CONTINENTE AMERICANO: SEDE A LA REALIDAD, MESSICO. 3. - CONTINENTE ASIATICO: SEDE A TOKIO, GIAPPONE. 4. - CONTINENTE AFRICANO: SEDE DA DEFINIRE. 5. - CONTINENTE OCEANICO: SEDE A SIDNEY, AUSTRALIA. Nota:

LE SEDI CONTINENTALI POSSONO CAMBIARE SE COSÌ LO

DECIDONO I GRUPPI ORGANIZZATORI. SECONDO:

INCONTRO INTERCONTINENTALE PER L'UMANITÀ E

CONTRO IL NEOLIBERISMO,

DAL 27 LUGLIO AL 3 DI AGOSTO DEL

1996, NEGLI "AGUASCALIENTES ZAPATISTI", CHIAPAS, MESSICO.


CON LE SEGUENTI BASI: TEMARIO: TAVOLO 1. Aspetti economici di come si vive sotto il neoliberismo, come gli si resiste, come si lotta e proposte di lotta contro di lui e per la umanità. TAVOLO 2. Aspetti politici di come si vive sotto il neoliberismo, come gli si resiste, come si lotta e proposte di lotta contro di lui e per la umanità. TAVOLO 3. Aspetti sociali di come si vive sotto il neoliberismo, come gli si resiste, come si lotta e proposte di lotta contro di lui e per la umanità. TAVOLO 4. Aspetti culturali di come si vive sotto il neoliberismo, come gli si resiste, come si lotta e proposte di lotta contro di lui e per la umanità. ORGANIZZAZIONE: Le riunioni preparatorie in Europa,

Asia,

Africa e

Oceania saranno organizzate dai Comitati di Solidarietà con la Ribellione Zapatista, organismi affini, e gruppi di cittadini interessati alla lotta contro il neoliberismo e per l'umanità.

Chiamiamo i gruppi di tutti i paesi affinché

lavorino uniti nell'organizzazione e per la realizzazione delle assemblee preparatorie. L'INCONTRO INTERCONTINENTALE PER L'UMANITÀ E CONTRO IL NEOLIBERISMO, DA CELEBRARSI DAL 27 LUGLIO AL 3 DI AGOSTO DEL 1996 IN CHIAPAS, MESSICO, SARÀ ORGANIZZATO DALL'EZLN E DAI CITTADINI E ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE MESSICANE CHE VERRANNO RESI NOTI OPPORTUNAMENTE. ISCRIZIONI: Le iscrizioni per le assemblee preparatorie nei 5 continenti saranno fatte dai comitati organizzatori che si formeranno in Europa, Asia, Africa, Oceania e America, rispettivamente. Le iscrizioni per l'Incontro in Chiapas, Messico, saranno fatte dai comitati di solidarietà con la ribellione zapatista, popolo del Messico,

con il popolo chiapaneco e con il

nei loro rispettivi paesi;

e in Messico,

dalla

commissione organizzatrice, che verrà resa nota opportunamente. NOTA GENERALE E INTERCONTINENTALE: tutto quello che non è stato contemplato da questa convocazione verrà risolto dai rispettivi comitati


organizzatori per quanto riguarda le assemblee continentali preparatorie, e dal comitato organizzatore intercontinentale per quanto riguarda l'incontro in Chiapas, Messico. Fratelli: L'umanità vive nel petto di tutti noi e, come il cuore, preferisce il lato sinistro. Bisogna trovarla, bisogna trovarci. Non è necessario conquistare il mondo. Basta che lo facciamo di nuovo. Noi. Oggi. DEMOCRAZIA! LIBERTÀ ! GIUSTIZIA! Dalle montagne del Sudest Messicano. Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Subcomandante Insurgente Marcos Messico, Gennaio del 1996.

Fonte: http: //www. ipsnet. it/chiapas/1real. htm


La Convenzione ILO 169 su Popoli indigeni e tribali La Conferenza generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, Convocata a Ginevra dal Consiglio d'Amministrazione dell'Ufficio internazionale del Lavoro,

e riunitasi il 7 giugno 1989 nella sua

settantaseiesima

sessione,

Considerando le norme internazionali enunciate nella convenzione e nella raccomandazione del 1957, riguardanti le popolazioni aborigene e tribali; Ricordando i termini della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, del Patto internazionale sui diritti economici,

sociali e culturali,

del Patto

internazionale sui diritti civili e politici, e dei numerosi strumenti internazionali sulla prevenzione della discriminazione; Considerando, alla luce dell'evoluzione del diritto internazionale posteriore al 1957,

e dei mutamenti della situazione dei popoli indigeni e tribali,

intervenuti in tutte le regioni del mondo, norme internazionali in argomento,

l'opportunità di adottare nuove

allo scopo di eliminare l'orientamento,

mirante all'assimilazione, della precedente normativa; Prendendo atto dell'aspirazione dei popoli in questione al controllo delle istituzioni, dei modi di vita e di sviluppo economico loro propri, nonché alla conservazione e sviluppo della propria identità, della propria lingua e della propria religione, nell'ambito degli Stati in cui vivono; Considerando che, in molte parti del mondo, questi popoli non riescono a godere i diritti fondamentali dell'uomo nella stessa misura della restante popolazione degli Stati in cui vivono; e che le loro leggi, i loro valori, le loro consuetudini e le loro prospettive hanno di sovente subito un'erosione; Richiamando l'attenzione sul peculiare contributo dei popoli indigeni e tribali alla diversità culturale ed all'armonia sociale ed ecologica dell'umanità, come pure alla cooperazione ed alla comprensione internazionali; Considerando che le disposizioni seguenti sono state scritte con la collaborazione delle Nazioni Unite, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, dell'Organizzazione delle nazioni unite per l'educazione, la scienza e la cultura, e dell'Organizzazione mondiale della


sanità; come pure dell'Istituto Indigenista Interamericano, ai livelli confacenti e negli ambiti loro rispettivi, e che s'intende proseguire questa cooperazione al fine di promuoverne e d'assicurarne l'applicazione; Avendo deciso l'adozione di diverse mozioni riguardanti la parziale revisione della convenzione (n° 107) riguardante le popolazioni aborigene e tribali, questione costituente il quarto punto all'ordine del giorno della sessione; Avendo deciso che tali mozioni prenderanno la forma di una convenzione internazionale modificante la convenzione sulle popolazioni aborigene e tribali del 1957,adotta in questo giorno ventisette del mese di giugno del millenovecentottantanove, la seguente convenzione, che sarà denominata Convenzione del 1989 relativa ai popoli indigeni e tribali. Parte I. Principi generali Art. 1 1. La presente convenzione si applica: a) ai popoli tribali che,

nei Paesi indipendenti,

si distinguono dalle altre

componenti della comunità nazionale per le condizioni sociali, economiche,

culturali ed

e che si reggano totalmente o parzialmente secondo le

consuetudini o le tradizioni loro proprie,

ovvero secondo una legislazione

speciale; b) ai popoli che, nei Paesi indipendenti, sono considerati indigeni per il fatto di discendere dalle popolazioni che abitavano il Paese, geografica cui il Paese appartiene,

o una regione

all'epoca della conquista,

della

colonizzazione o dello stabilimento delle attuali frontiere dello Stato, e che, qualunque ne sia lo status giuridico, conservano le proprie istituzioni sociali, economiche, culturali e politiche, ovvero alcune di esse. 2. Il sentimento di appartenenza indigena o tribale deve considerarsi criterio fondamentale per la determinazione dei gruppi a cui s'applicano le disposizioni della presente convenzione. 3. L'uso nella presente convenzione del termine "popoli" non può essere in alcun modo interpretato come avente implicazioni di qualsiasi natura per ciò che riguarda i diritti collegati a detto termine in base al diritto internazionale.


Art. 2 1.

È compito dei governi,

con la partecipazione dei popoli interessati,

sviluppare un'azione coordinata e sistematica finalizzata alla tutela dei diritti di questi popoli ed alla garanzia del rispetto della loro integrità. 2.

Questa azione deve comprendere misure miranti:

a) ad assicurare che i membri di detti popoli beneficino, uguaglianza,

su un piano di

dei diritti e delle opportunità che la legislazione nazionale

accorda agli altri componenti della popolazione; b) a promuovere la piena realizzazione dei diritti sociali, economici e culturali di questi popoli, nel rispetto della loro identità sociale e culturale, delle loro consuetudini e tradizioni e delle loro istituzioni; c) ad aiutare i membri di detti popoli ad eliminare gli svantaggi socioeconomici che possono esservi fra componenti indigeni ed altri componenti della comunità nazionale, in modo compatibile con le loro aspirazioni ed il loro modo di vivere. Art. 3 1.

I popoli indigeni e tribali devono godere pienamente dei diritti dell'uomo

e delle libertà fondamentali, senza limiti né discriminazioni. Le disposizioni di questa convenzione devono essere applicate senza discriminazioni ad uomini e donne di questi popoli. 2. Non si deve utilizzare alcuna forma di violenza e coercizione in violazione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali dei popoli interessati,

ivi

compresi i diritti previsti dalla presente convenzione. Art. 4 1.

Devono essere adottate misure speciali, in quanto ve ne sia bisogno,

al fine della salvaguardia delle persone, delle istituzioni, i beni, il lavoro, la cultura e lo sviluppo delle persone interessate. 2.

Queste misure speciali non devono essere contrarie ai desideri

liberamente espressi dei popoli interessati. 3.

Dette misure non devono in alcun modo compromettere il godimento


senza discriminazioni della generalitĂ dei diritti che si ricollegano alla qualitĂ di cittadino. Art. 5 1.

Nell'applicare le disposizioni della presente convenzione,

si dovrĂ :

a) riconoscere e tutelare i valori e le usanze sociali, culturali, religiose e spirituali di questi popoli e tenere nella dovuta considerazione la natura dei problemi con cui essi si confrontano, sia collettivamente che individualmente; b) rispettare l'integritĂ dei valori, p

o

p

c) adottare,

o

l

i

delle usanze e delle istituzioni di questi

;

con la partecipazione e la collaborazione dei popoli coinvolti,

misure per la rimozione delle difficoltĂ che questi popoli incontrano nell'affrontare nuove condizioni di vita e di lavoro. Art. 6 1. Nell'applicare le disposizioni di questa convenzione, i Governi debbono: a) consultare i popoli interessati,

attraverso procedure appropriate,

ed in

particolare attraverso le loro istituzioni rappresentative, ogni volta in cui si prendono in considerazione misure legislative od amministrative che li possano riguardare direttamente; b) istituire dei mezzi per cui questi popoli possano, almeno ugualmente alle altre componenti della popolazione, partecipare liberamente ed a tutti i livelli alle decisioni nelle istituzioni elettive e negli organismi amministrativi od altri, responsabili delle politiche e dei programmi che li riguardano; c) istituire dei mezzi che permettano il pieno sviluppo delle istituzioni e delle iniziative proprie di questi popoli e, se del caso, di fornir loro le risorse a tal fine necessarie. 2.

le consultazioni effettuate in applicazione della presente convenzione

devono essere condotte in buona fede ed in forma appropriata alle circostanze, al fine di pervenire ad un accordo, o di ottenere un consenso riguardante le misure in considerazione.


Art. 7 1. I popoli interessati devono avere il diritto di decidere le proprie priorità in ciò che riguarda il processo di sviluppo, nella misura in cui esso incida sulla loro vita, sulle loro credenze, le loro istituzioni ed il loro benessere spirituale e sulle terre che essi occupano od in altro modo utilizzano, e d'esercitare in quanto possibile un controllo sul proprio sviluppo economico, culturale.

Inoltre,

sociale e

i detti popoli debbono partecipare all'elaborazione,

all'attuazione ed alla valutazione dei piani e dei programmi di sviluppo economico nazionale e locale che li possano riguardare direttamente. 2. Il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei popoli interessati ed il loro livello sanitario ed educativo,

con la loro partecipazione e

collaborazione, deve avere la priorità rispetto ai piani di sviluppo economico complessivo delle regioni che essi abitano.

Allo stesso modo,

i progetti

specifici di sviluppo di queste regioni debbono essere concepiti in modo da promuovere

un

tale

miglioramento.

3. I Governi devono far sì che, se del caso, siano effettuati degli studi in collaborazione con i popoli interessati, al fine di valutare l'impatto sociale, spirituale, culturale ed ambientale che potrebbero aver su di loro le previste attività di sviluppo. I risultati di tali studi devono essere considerati parametro fondamentale per l'attuazione di dette attività. 4.

I Governi devono prendere misure,

in collaborazione con i popoli

interessati, per la protezione e la salvaguardia dell'ambiente nei territori che essi abitano. Art. 8 1. Nell'applicazione ai popoli interessati della legislazione nazionale, devono tenersi in dovuta considerazione le loro consuetudini,

ovvero il loro diritto

consuetudinario. 2.

I popoli interessati devono avere il diritto di conservare le proprie

consuetudini ed istituzioni, in quanto esse non siano incompatibili con i diritti fondamentali definiti dal sistema giuridico nazionale e con i diritti dell'uomo riconosciuti a livello internazionale. Si devono stabilire, in quanto necessarie,


delle procedure per la soluzione dei conflitti che potessero eventualmente sorgere dall'applicazione di tale principio. 3.

L'applicazione dei paragrafi 1.

e 2.

del presente articolo non deve

impedire agli appartenenti a detti popoli l'esercizio dei diritti riconosciuti ad ogni cittadino, e di assumere gli obblighi corrispondenti. Art. 9 1.

Compatibilmente col sistema giuridico nazionale e con i diritti dell'uomo

riconosciuti a livello internazionale, devono essere rispettati i modi in cui i popoli interessati agiscono a titolo consuetudinario per la repressione dei reati commessi dai propri membri. 2. Le autoritĂ ed i tribunali chiamati a giudicare in materia penale devono tener conto delle consuetudini di questi popoli in tale settore. Art. 10 1.

AllorchĂŠ ad appartenenti ai popoli interessati siano inflitte sanzioni

penali previste dalla legislazione generale,

deve tenersi conto delle loro

caratteristiche economiche, sociali e culturali. 2. Debbono preferirsi forme di sanzione alternative al carcere. Art.

11 Ad eccezione dei casi previsti dalla legge per tutti i cittadini,

dev'essere vietata la prestazione obbligatoria di servizi personali, retribuiti o non, in qualsiasi forma venga imposta agli appartenenti ai popoli interessati. Art. 12 I popoli interessati devono beneficiare di una tutela contro la violazione dei loro diritti,

ed avere un'azione legale,

organi rappresentativi,

individuale o col tramite dei propri

per assicurare l'effettivo rispetto di questi diritti.

Devono prendersi misure per far sĂŹ che,

in ogni procedimento legale,

gli

appartenenti a questi popoli possano comprendere e farsi comprendere, all'occorrenza per mezzo di un interprete od in altri modi efficaci.


Parte II. Terre Art. 13 1.

Nell'applicazione delle disposizioni di questa parte della convenzione, i

Governi devono rispettare l'importanza speciale, per la cultura e per i valori spirituali dei popoli interessati, della relazione che essi intrattengono con le terre od i territori (o, a seconda dei casi, con entrambi) che essi occupano od altrimenti utilizzano; ed in particolare gli aspetti collettivi di questa relazione. 2. L'utilizzo negli articoli 15 e 16 del termine "terre" comprende il concetto di territori, esteso alla totalitĂ dell'ambiente delle regioni che i popoli interessati occupano od altrimenti utilizzano. Art. 14 1. I diritti di proprietĂ e di possesso sulle terre che questi popoli abitano tradizionalmente devono essere loro riconosciuti. Si devono inoltre adottare delle misure adeguate al caso per la salvaguardia del diritto dei popoli interessati all'utilizzo delle terre non occupate esclusivamente da loro, ma alle quali essi hanno tradizionalmente accesso per le proprie attivitĂ tradizionali e di sussistenza. A questo riguardo deve prestarsi particolare attenzione alla situazione dei popoli nomadi e degli agricoltori itineranti. 2. I Governi devono adottare misure adeguate per l'identificazione delle terre tradizionalmente occupate dai popoli interessati,

e per garantire l'effettiva

tutela dei loro diritti di proprietĂ e di possesso. 3.

Nel quadro del sistema giuridico nazionale,

devono essere istituite

procedure adeguate alla decisione delle rivendicazioni territoriali provenienti dai popoli interessati. Art. 15 1. Devono essere salvaguardati in nodo speciale i diritti dei popoli interessati alle risorse naturali delle loro terre. Questi diritti comprendono, per questi popoli, la partecipazione all'utilizzo, alla gestione ed alla conservazione di queste

risorse.

2. Nel caso in cui lo Stato mantiene la proprietĂ dei minerali o delle risorse


del sottosuolo, o i diritti ad altre risorse di cui sono dotate le terre, i Governi d e v o n o stabilire o mantenere procedure di consultazione dei popoli interessati per determinare,

prima d'intraprendere o d'autorizzare ogni

programma di ricerca o di sfruttamento delle risorse delle loro terre, se e fino a che punto gli interessi di questi popoli ne sono minacciati.

I popoli

interessati devono, ogni volta in cui ciò sia possibile, partecipare ai vantaggi derivanti da queste attività e devono ricevere un equo indennizzo per ogni danno che potrebbero subire a causa di tali attività. Art. 16 1. Ad eccezione dei casi indicati nei seguenti paragrafi del presente articolo, i popoli interessati non devono essere trasferiti dalle terre che occupano. 2. Qualora in via d'eccezione si giudichino necessari il trasferimento ed il reinsediamento di detti popoli, questi non potranno avvenire se non col loro consenso liberamente espresso in piena cognizione di causa. Qualora tale consenso non possa ottenersi, trasferimento e reinsediamento non potranno avvenire se non a seguito di procedure stabilite dalla legislazione nazionale e comprendenti,

se del caso,

inchieste pubbliche in cui i popoli interessati

abbiano la possibilità d'essere rappresentati in modo efficace. 3. Ogniqualvolta sia possibile, detti popoli devono avere il diritto di ritornare alle proprie terre tradizionali alla cessazione delle regioni che ne hanno motivato il trasferimento. 4. Nel caso in cui un tale ritorno non sia possibile, determinato in un accordo ovvero,

secondo quanto

in assenza di un accordo,

secondo

procedure appropriate, detti popoli devono ricevere, nella maniera migliore possibile,

terre di qualità e di status giuridico almeno uguali a quelli delle

terre occupate in precedenza,

e che permettano loro di sovvenire ai loro

bisogni presenti e d'assicurare il loro sviluppo futuro.

Quando i popoli

interessati esprimano la preferenza per un indennizzo in forma specifica od in natura,

essi devono essere indennizzati in tal modo, riservandosi le

appropriate garanzie. 5.

Le persone così trasferite e reinsediate devono essere integralmente

risarcite per ogni perdita e per ogni danno subito a tal causa.


Art. 17 1.

Devono essere rispettati i modi di trasferimento dei diritti fondiari fra i

propri membri, stabiliti dai popoli interessati. 2.

I popoli interessati devono essere consultati qualora si esamini la loro

capacitĂ di alienare le proprie terre o di trasferire in altro modo i propri diritti sulle stesse al di fuori della loro comunitĂ . 3.

Deve essere impedito alle persone non appartenenti a detti popoli di

sfruttarne le consuetudini o l'ignoranza della legge al fine di ottenere la proprietĂ , il possesso o l'uso delle terre di loro appartenenza. Art. 18 La legge deve prevedere sanzioni adeguate per ogni ingresso non autorizzato alle terre dei popoli interessati, e per ogni sfruttamento non autorizzato di dette terre, ed i Governi devono adottare misure per impedire tali violazioni. Art. 19 I programmi nazionali in materia agricola devono garantire ai popoli interessati condizioni equivalenti a quelle di cui beneficiano gli altri componenti della popolazione per quanto riguarda: a) la concessione di terre aggiuntive quando le terre di cui detti popoli dispongono sono insufficienti ad assicurar loro gli elementi di una normale esistenza, od a far fronte ad una loro eventuale crescita demografica; b) la concessione dei mezzi necessari alla valorizzazione delle terre che questi popoli giĂ possiedono.


Parte III. Occupazione e condizioni di lavoro Art. 20 1. I Governi devono,

nel quadro della legislazione nazionale ed in

collaborazione con i popoli interessati,

adottare delle misure speciali per

garantire ai lavoratori appartenenti a questi popoli una tutela effettiva in ciò che riguarda l'assunzione e le condizioni d'impiego, nella misura in cui non sono effettivamente tutelati dalla legislazione applicabile ai lavoratori in generale. 2. I Governi devono fare tutto ciò che è in loro potere per evitare qualsiasi discriminazione fra lavoratori appartenenti ai popoli interessati ed altri lavoratori, specialmente in ciò che riguarda: a) l'accesso all'impiego, ivi compreso agli impieghi qualificati, come anche le misure di promozione e di avanzamento; b) la pari remunerazione per un lavoro di pari valore; c) l'assistenza medica e sociale, la sicurezza e la salute sul lavoro, tutte le prestazioni della sicurezza sociale e di ogni altro vantaggio derivante dall'impiego, come anche l'alloggio; d) il diritto d'associazione, il diritto di dedicarsi liberamente ad ogni attività sindacale non contraria alla legge ed il diritto di concludere accordi collettivi con gli imprenditori o con le loro organizzazioni. 3. Le misure prese devono specialmente mirare a che: a) i lavoratori appartenenti ai popoli interessati,

ivi compresi i lavoratori

stagionali, occasionali e migranti impiegati in agricoltura od in altre attività, allo stesso modo di quelli impiegati da fornitori di manodopera, godano della tutela accordata dalla legislazione e dalla prassi nazionali agli altri lavoratori di queste categorie negli stessi settori, e che siano pienamente informati dei propri diritti in virtù della legislazione in materia di lavoro,

e dei mezzi di

ricorso

accedere;

cui

possono

b) i lavoratori appartenenti a questi popoli non siano soggetti a condizioni di lavoro che mettano in pericolo la loro salute, in particolare con l'esposizione


a pesticidi o ad altre sostanze tossiche, c) i lavoratori appartenenti a questi popoli godano di pari opportunitĂ e di pari trattamento tra uomini e donne nell'impiego, e di una tutela contro le molestie sessuali. 4.

Deve prestarsi particolare attenzione alla creazione di adeguati servizi

d'ispezione del lavoro nelle regioni in cui i lavoratori appartenenti ai popoli interessati esercitino attivitĂ salariate, in modo da garantire il rispetto delle disposizioni della presente parte della convenzione. Parte IV. Formazione professionale, artigianato e agricoltura Art. 21 I membri dei popoli interessati debbono poter beneficiare di mezzi di formazione professionale almeno uguali a quelli accordati agli altri cittadini. Art. 22 1. Devono essere adottate misure per promuovere la partecipazione volontaria dei membri dei popoli interessati ai programmi di formazione professionale di generale applicazione. 2. AllorchĂŠ i programmi di formazione professionale di generale applicazione esistenti non rispondano ai bisogni propri dei popoli interessati,

i Governi

devono, con la loro partecipazione, agire in maniera tale che siano messi a loro disposizione mezzi di formazione specifici. 3.

I programmi specifici di formazione devono esser basati sul contesto

economico,

sulla situazione socioculturale e sulle esigenze concrete dei

popoli interessati.

Ogni studio in questo campo dev'essere realizzato in

collaborazione con questi popoli, che devono essere consultati con riguardo all'organizzazione ed al funzionamento dei programmi. Se possibile, qualora decidano in tal senso, questi popoli devono assumere progressivamente la responsabilitĂ dell'organizzazione e del funzionamento di tali programmi formativi.


Art. 23 1. L'artigianato,

le industrie rurali e comunitarie,

le attivitĂ riguardanti

l'economia di sussistenza e le attivitĂ tradizionali dei popoli interessati come la caccia, la pesca, la caccia con le trappole e la raccolta, devono essere riconosciuti come fattori importanti per il mantenimento della loro cultura, come anche della loro autosufficienza e del loro sviluppo economico.

I

Governi debbono, con la partecipazione di detti popoli e nel caso ve ne sia bisogno, fare in modo che tali attivitĂ siano sostenute e promosse. 2.

Su richiesta dei popoli interessati,

dev'essere fornito loro qualora sia

possibile, un aiuto tecnologico e finanziario appropriato, che tenga conto delle tecniche tradizionali e delle caratteristiche culturali di detti popoli, come anche dell'importanza di uno sviluppo duraturo ed equo. Parte V. Previdenza sociale e sanitĂ Art. 24 I regimi di sicurezza sociale devono essere progressivamente estesi ai popoli interessati, ed essere applicati nei loro confronti senza discriminazioni. Art. 25 1. I Governi devono fare in modo che servizi sanitari adeguati siano messi a disposizione dei popoli interessati, o devono dar loro i mezzi che permettano loro di organizzare e somministrare tali servizi sotto la loro responsabilitĂ e controllo,

in modo che essi possano godere il piĂš alto livello possibile di

salute fisica e mentale. 2. I servizi di sanitĂ devono per quanto possibile essere organizzati a livello comunitario.

Questi servizi devono essere pianificati ed amministrati in

collaborazione con i popoli interessati e tener conto delle loro condizioni economiche, geografiche, sociali e colturali, come anche dei loro metodi di prevenzione e cura, delle loro pratiche di guarigione e rimedi tradizionali. 3. Il sistema sanitario deve dare la preferenza alla formazione ed impiego di personale sanitario delle comunitĂ locali e deve concentrarsi sulle cure sanitarie primarie, sempre in stretto rapporto con gli altri livelli del servizio


sanitario. 4. La prestazione di tali servizi deve essere coordinata con le altre misure sociali, economiche e culturali adottate sul luogo. Parte VI. Istruzione e mezzi di comunicazione Art. 26 Devono prendersi misure per garantire ai membri dei popoli interessati la possibilità di ricevere un'educazione ad ogni livello,

almeno in condizioni

d'uguaglianza con il resto della comunità nazionale. Art. 27 1.

I programmi e i servizi educativi per i popoli interessati devono essere

sviluppati e attuati con la loro collaborazione,

per corrispondere alle loro

particolari esigenze e devono trattare la loro storia,

le loro conoscenze e

tecniche, i loro sistemi di valori e le altre loro aspirazioni sociali, economiche e culturali. 2.

Le autorità competenti devono fare in modo che siano garantite la

formazione dei membri dei popoli interessati e la loro partecipazione alla formulazione ed esecuzione dei programmi d'educazione;

affinché,

se

occorra, la responsabilità della conduzione di detti programmi possa essere progressivamente trasferita a detti popoli. 3. Inoltre, i Governi devono riconoscere il diritto di tali popoli a creare le proprie istituzioni e modi d'educazione,

a condizione che tali istituzioni

rispondano alle norme minime stabilite dall'autorità competente in consultazione coi detti popoli. A questo fine si devono fornire loro adeguate risorse. Art. 28 1.

Quando ciò sia realizzabile,

si deve insegnare ai bambini dei popoli

interessati a leggere e scrivere nella loro lingua indigena o nella lingua più comunemente utilizzata dal gruppo cui appartengono. Qualora ciò non sia realizzabile, le autorità competenti devono intraprendere consultazioni con tali popoli in vista dell'adozione di misure atte a raggiungere tale scopo.


2.

Devono assumersi misure adeguate per garantire a questi popoli la

conoscenza della lingua nazionale o di una delle lingue ufficiali del Paese. 3. Devono adottarsi disposizioni per la salvaguardia delle lingue indigene dei popoli interessati e per promuoverne l'uso e lo sviluppo. Art. 29 L'educazione deve mirare a dare ai bambini dei popoli interessati le conoscenze generali e le attitudini che li aiutino a partecipare pienamente ed in modo paritario alla vita della propria comunità, come pure a quella della comunità nazionale. Art. 30 1. I Governi devono adottare misure adattate alle tradizioni ed alle culture dei popoli interessati,

al fine di far conoscere loro i propri obblighi e diritti,

specialmente per quanto riguarda il lavoro, questioni educative e sanitarie,

le possibilità economiche,

le

i servizi sociali ed i diritti risultanti dalla

presente convenzione. 2. A tal fine si ricorrerà, se necessario, a traduzioni scritte ed all'uso dei mezzi di comunicazioni di massa nella lingua di detti popoli. Art. 31 Devono adottarsi misure di carattere educativo in tutti i settori della comunità nazionale, e particolarmente in quelli più direttamente in contatto con i popoli interessati,

al dine di eliminare i pregiudizi che essi potrebbero nutrire al

riguardo di detti popoli. A tal fine, ci si deve sforzare di garantire che i libri di storia e gli altri materiali pedagogici diano una descrizione equa, esatta e documentata di società e culture dei popoli interessati. Parte VII. Contatti e cooperazione transfrontalieri Art. 32 I Governi devono assumere misure adeguate,

ivi compresi accordi

internazionali, per facilitare i contatti e la cooperazione transfrontaliera tra popoli indigeni e tribali, spirituale ed ambientale.

anche nei campi economico,

sociale,

culturale,


Parte VIII. Amministrazione Art. 33 1. L'autoritĂ governativa responsabile delle questioni che sono oggetto della presente convenzione deve assicurarsi che esistano istituzioni od altri meccanismi appropriati per amministrare i programmi destinati ai popoli interessati, e che essi dispongano dei mezzi necessari a compiere le loro funzioni. 2. Questi programmi devono includere: a) la pianificazione,

il coordinamento,

l'attuazione e la valutazione,

in

collaborazione con i popoli interessati, delle misure previste dalla presente convenzione; b) l'invio alle autoritĂ competenti delle proposte, legislative e d'altro genere, ed il controllo dell'applicazione di dette misure, in collaborazione con i popoli interessati. Parte IX. Disposizioni generali Art. 34 La natura e la portata delle misure da adottarsi per dare effetto alla presente convenzione devono essere determinati con elasticitĂ , tenendo conto delle particolari condizioni di ciascun Paese. Art. 35 L'applicazione delle disposizioni della presente convenzione non deve pregiudicare ai diritti ed ai vantaggi garantiti ai popoli interessati in virtĂš di altre convenzioni e raccomandazioni, di strumenti internazionali, di trattati o di leggi, sentenze, consuetudini od accordi nazionali. Parte X. Disposizioni finali Art. 36 La presente convenzione modifica la convenzione sui popoli indigeni e tribali del 1957. Art. 37


Le ratifiche formali della presente convenzione saranno comunicate al Direttore generale dell'Ufficio Internazionale del lavoro Art. 38 1.

La presente convenzione non vincolerà che i Membri dell'Organizzazione

Internazionale del lavoro la cui ratifica sia stata registrata dal Direttore generale. 2. Essa entrerà in vigore dodici mesi dopo che le ratifiche da porte di due Membri saranno state registrate dal Direttore generale. 3. In seguito, questa convenzione entrerà in vigore per ciascun membro dodici mesi dopo la data in cui la sua ratifica sarà stata registrata. Art. 39 1.

Ogni Membro ratificatore della presente convenzione può denunziarla allo

scadere di un decennio dopo la data di entrata in vigore iniziale della convenzione,

con un atto comunicato al Direttore Generale dell'Ufficio

internazionale del Lavoro e da lui registrato. La denunzia non avrà effetto se non un anno dopo la sua registrazione. 2. Ogni Membro ratificatore della presente convenzione che, nel termine di un anno dallo scadere del periodo di un decennio menzionato nel precedente paragrafo,

non userà della facoltà di denunzia prevista dal presente articolo,

sarà obbligato per un nuovo decennio e, per il seguito, potrà denunziare la presente convenzione allo scadere di ogni decennio, alle condizioni previste dal presente articolo. Art. 40 1. Il Direttore generale dell'Ufficio internazionale del lavoro notificherà ad ogni Membro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro la registrazione di ogni ratifica e denunzia che gli saranno comunicate dai Membri dell'Organizzazione. 2. Nel notificare ai Membri dell'Organizzazione la registrazione della seconda ratifica che gli sarà stata comunicata, il Direttore generale richiamerà l'attenzione dei Membri dell'Organizzazione sulla data in cui la presente convenzione entrerà in vigore.


Art. 41 Il Direttore generale dell'Ufficio internazionale del Lavoro comunicherà al Segretario generale delle Nazioni Unite, conformità all'art.

ai fini della registrazione,

102 della Carta delle Nazioni Unite,

in

le informazioni

complete relative ad ogni ratifica e ad ogni atto di denunzia che avrà registrato in conformità agli articoli precedenti. Art. 42 Ogni volta in cui lo giudicherà necessario,

il Consiglio d'amministrazione

dell'Ufficio internazionale del lavoro presenterà alla Conferenza generale un rapporto sull'applicazione della presente convenzione ed esaminerà se sarà il caso di iscrivere all'ordine del giorno della Conferenza la questione della sua revisione totale o parziale. Art. 43 1. Nel caso in cui la Conferenza adotti una nuova convenzione rivedendo in tutto od in parte la presente convenzione,

ed a meno che la nuova

convenzione non disponga altrimenti: a) la ratifica da parte di un Membro della convenzione riformulata avrà senz'altro,

nonostante l'articolo 39 di cui sopra,

immediata della presente convenzione,

l'effetto di una denunzia

a condizione che la nuova

convenzione riformulata sia entrata in vigore; b) a decorrere dalla data d'entrata in vigore della nuova convenzione riformulata, la presente convenzione cesserà di essere aperta alla ratifica dei Membri. 2. La presente convenzione rimarrà in ogni caso in vigore nella sua forma e tenore per i Membri che l'avranno ratificata e che non ratificheranno la convenzione riformulata. Art. 44 Le versioni francese e inglese del testo della presente convenzione sono entrambe vincolanti. Fonte: http: //www. gfbv. it/3dossier/diritto/ilo169-conv-it.html


Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni L'Assemblea Generale, guidata dai fini e dai principi della Carta delle Nazioni Unite, e in buona fede in esecuzione degli obblighi assunti dagli Stati in accordo con la Carta, Affermando che i popoli indigeni sono uguali per dignità e diritti a tutti gli altri popoli, riconoscendo inoltre il diritto di tutti gli individui e popoli ad essere differenti, a considerare se stessi differenti, e ad essere rispettati come tali, Affermando inoltre che tutti popoli contribuiscono alla diversità e alla ricchezza delle civiltà e delle culture, che costituiscono la comune eredità del genere umano, Riaffermando che tutte le dottrine,

le politiche e le pratiche basate sulla

superiorità o in difesa della superiorità di popoli o individui in base all'origine nazionale, razziale, religiosa, etnica o sulle diversità culturali sono razziste, scientificamente false,

non valide dal punto di vista legale,

moralmente

condannabili e socialmente ingiuste, Affermando ancora che i popoli indigeni,

nell'esercizio dei propri diritti,

devono essere liberi dalla discriminazione di ogni genere, Preoccupati del fatto che molti popoli indigeni sono stati privati dei propri diritti umani e delle libertà fondamentali, in seguito, tra l'altro, alla colonizzazione e all'espropriazione delle loro terre, territori e risorse, che hanno impedito l'esercizio, in particolare, del loro diritto allo sviluppo, secondo i loro bisogni e interessi, Riconoscendo la necessità inderogabile di rispettare e promuovere i diritti intrinseci dei popoli indigeni,

che derivano dalle loro strutture politiche,

economiche e sociali e dalle loro culture,

tradizioni spirituali,

storie e

filosofie, e specialmente il diritto alle loro terre, territori e risorse, Riconoscendo inoltre l'esigenza inderogabile di rispettare e promuovere i


diritti dei popoli indigeni affermati nei trattati,

accordi ed altre intese

costruttive con gli Stati, Accogliendo favorevolmente il fatto che i popoli indigeni si organizzino per promuovere la loro crescita politica, economica, sociale e culturale e per giungere alla fine di tutte le forme di discriminazione ed oppressione laddove esse si verifichino, Nella convinzione che il controllo dei popoli indigeni sullo sviluppo che riguarda loro stessi e le loro terre,

territori e risorse li metterà in grado di

mantenere e rafforzare le loro istituzioni, culture e tradizioni, così come di promuovere il loro sviluppo secondo le proprie aspirazioni e necessità, Riconoscendo inoltre che il rispetto per le conoscenze, le culture e le pratiche tradizionali indigene contribuisce allo sviluppo equo e sostenibile e alla gestione adeguata dell'ambiente, Evidenziando il contributo di una demilitarizzazione delle terre e dei territori dei popoli indigeni,

che contribuirà alla pace,

al progresso economico e

sociale e allo sviluppo, alla comprensione e alle relazioni amichevoli tra le nazioni e i popoli del mondo, Riconoscendo in particolare il diritto delle famiglie e comunità indigene a conservare una responsabilità condivisa per l'educazione,

preparazione,

istruzione e benessere dei loro bambini,

conforme ai diritti dei bambini Considerando che i diritti affermati nei trattati, costruttive,

fra Stati e popoli indigeni,

accordi ed altre intese

in alcune situazioni,

materia di

relazione, interesse, responsabilità e carattere internazionale, Considerando inoltre che i diritti affermati nei trattati, accordi ed altre intese costruttive,

e le relazioni che essi rappresentano,

sono la base per il

rafforzamento della partnership fra i popoli indigeni e Stati. Riconoscendo che la Carta delle Nazioni Unite, la Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici come anche la Dichiarazione di Vienna e Programma d'Azione, affermano la fondamentale importanza del diritto di autodeterminazione di tutti i popoli, in virtù del quale essi determinano liberamente il proprio status politico e liberamente perseguono il proprio sviluppo economico, sociale e culturale.


Tenendo presente che nulla in questa Dichiarazione può essere usato come pretesto per negare a qualsiasi popolo il diritto all'autodeterminazione, esercitato in conformità al diritto internazionale Convinti che il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni in questa Dichiarazione favoriranno relazioni armoniose e di cooperazione fra gli Stati ed i popoli indigeni, basate su principi di giustizia, democrazia, rispetto per i diritti umani, non discriminazione e buona fede Incoraggiando gli Stati ad ottemperare ai loro obblighi ed implementarli efficacemente secondo gli accordi internazionali quando riguardino i popoli indigeni,

soprattutto quelli riguardanti i diritti umani,

in consultazione e

cooperazione con i popoli in questione, Enfatizzando che le Nazioni Unite giocano un ruolo importante e continuo nella promozione e nella tutela dei diritti dei popoli indigeni Credendo che questa Dichiarazione sia un altro importante passo nel riconoscimento, nella promozione e nella protezione dei diritti e delle libertà dei popoli indigeni e nello sviluppo di attività rilevanti del sistema delle Nazioni Unite in questo ambito, Riconoscendo e affermando che gli individui indigeni hanno titolo senza alcuna discriminazione a tutti i diritti umani riconosciuti dal diritto internazionale, e che i popoli indigeni posseggono diritti collettivi i quali sono indispensabili alla loro esistenza, benessere e sviluppo integrale come popoli Riconoscendo anche che la situazione dei popoli indigeni varia da regione a regione e da stato a stato,

e che la rilevanza di particolarità nazionali e

regionali e vari sfondi storici e culturali deve essere tenuta in debita considerazione Proclama solennemente la seguente Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni quale standard di raggiungimento delle finalità da perseguire in uno spirito di partenariato e mutuo rispetto:


Articolo 1 I popoli indigeni hanno diritto al pieno ed effettivo godimento,

sia come

collettività sia come individui, di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali sancite dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla legislazione internazionale sui diritti umani. Articolo 2 Gli individui e i popoli indigeni sono liberi e uguali per dignità e diritti (non c'è) a tutti gli individui e popoli, ed hanno il diritto di essere liberi da ogni genere di discriminazione, (nell'esercizio dei loro diritti) in particolare quella ( di quelli basati su) basata sulla loro origine o identità indigena. Articolo 3 I popoli indigeni hanno diritto all'autodeterminazione. In virtù di tale diritto, essi scelgono liberamente il loro status politico e liberamente perseguono il loro sviluppo economico, sociale e culturale. Articolo 4 I popoli indigeni, esercitando il loro diritto di autodeterminazione, hanno il diritto all'autonomia o all'autogoverno in materie relative ai loro affari interni e locali, così come ai modi e maniere per finanziare le loro autonome funzioni. Articolo 5 I popoli indigeni hanno il diritto di mantenere e rafforzare le loro specifiche istituzioni politiche, legali, economiche, sociali e culturali, pur conservando i loro diritti a partecipare pienamente,

se così scelgono,

economica, sociale e culturale dello Stato. Articolo 6 Ogni individuo indigeno ha diritto ad una nazionalità.

alla vita politica,


Articolo 7 1. Gli individui indigeni hanno il diritto alla vita, all'integrità fisica e mentale, alla libertà e sicurezza della persona 2.

I popoli indigeni hanno il diritto collettivo di vivere in libertà,

pace e

sicurezza come popoli distinti e a non essere soggetti ad alcun atto di genocidio o ogni altro atto di violenza,

inclusa la sottrazione forzata di

bambini dal gruppo ad un altro gruppo. Articolo 8 1.

I popoli indigeni e i singoli individui hanno il diritto a non dover subire

l'assimilazione forzata o la distruzione della loro cultura 2.

Gli Stati garantiranno meccanismi efficaci di prevenzione e riparazione

per: a) qualunque azione che abbia l'intento o l'effetto di deprivarli della propria integrità come popoli distinti, o dei propri valori culturali o identità etniche; b) qualunque azione che abbia l'intento o l'effetto di espropriarli delle loro terre, territori o risorse; c) qualunque forma di trasferimento di popolazione che abbia l'intento o l'effetto di violare o minare uno qualunque dei loro diritti; d) qualunque forma di assimilazione o integrazione forzata; e) qualunque forma di propaganda progettata per promuovere o incitare discriminazione etnica o razziale diretta contro di loro. Articolo 9 Gli individui e i popoli indigeni hanno il diritto di appartenere ad una comunità indigena o ad una nazione,

in accordo con le tradizioni e gli usi della

comunità o della nazione di riferimento. Nessuna discriminazione di alcun tipo può derivare dall'esercizio di un tale diritto.


Articolo 10 I popoli indigeni non saranno forzatamente rimossi dalle proprie terre o territori.

Nessun trasferimento avrĂ luogo senza il libero,

preventivo ed

informato consenso dei popoli indigeni in questione e previo accordo su una giusta e adeguata compensazione, e, ove possibile, con la possibilitĂ di farvi ritorno. Articolo 11 1.

I popoli indigeni hanno il diritto di rivitalizzare e praticare le proprie

tradizioni culturali ed i loro costumi.

Ciò include il diritto a mantenere,

proteggere e sviluppare le manifestazioni passate, presenti e future delle loro culture, come i siti archeologici e storici, gli artefatti, il design, le cerimonie, le tecnologie e le arti visive e spettacoli e la letteratura. 2.

Gli stati provvederanno a rimediare attraverso dispositivi efficaci,

possono comprendere anche la restituzione,

che

sviluppati insieme ai popoli

indigeni, con rispetto della loro proprietĂ culturale, intellettuale, religiosa e spirituale presa senza il loro libero, preventivo ed informato consenso o in violazione alle loro leggi, tradizioni e costumi. Articolo 12 1. I popoli indigeni hanno il diritto di manifestare, praticare, sviluppare ed insegnare le proprie tradizioni spirituali e religiose, i loro costumi e cerimonie; hanno il diritto di mantenere, propri siti religiosi e culturali;

proteggere,

ed avere accesso riservato ai

il diritto all'uso e al controllo di oggetti

cerimoniali; e il diritto al rimpatrio di resti umani. 2.

Gli Stati cercheranno di favorire l'accesso e/o la restituzione di oggetti

cerimoniali e resti umani in loro possesso attraverso equi,

trasparenti ed

efficaci dispositivi sviluppati insieme con i popoli indigeni interessati.


Articolo 13 1.

I popoli indigeni hanno il diritto di rivitalizzare,

utilizzare,

sviluppare e

trasmettere alle generazioni future le loro storie, lingue, tradizioni orali, filosofie, sistemi di scrittura e letterature, e di stabilire e mantenere i loro nomi propri per comunitĂ , luoghi e persone. 2. Gli Stati adotteranno misure concrete, (manca: ogni qualvolta i diritti degli indigeni siano minacciati, ) per assicurare che questo diritto sia tutelato, e che i popoli indigeni possano comprendere ed essere compresi nelle procedure politiche,

legali ed amministrative,

ove necessario attraverso un servizio di

interpretariato o altri mezzi adeguati. Articolo 14 1. I popoli indigeni hanno il diritto di stabilire e controllare le loro istituzioni e sistemi educativi provvedendo all'educazione nelle loro proprie lingue, in modi appropriati ai loro metodi culturali di insegnamento e apprendimento. 2. Gli individui indigeni, particolarmente i bambini, hanno il diritto a tutti i livelli e forme di educazione degli Stati senza discriminazione. 3. Gli Stati, insieme ai popoli indigeni, prenderanno misure efficaci, in relazione agli individui indigeni, particolarmente i bambini, inclusi quelli che vivono fuori dalle loro comunitĂ , ad avere accesso, quando possibile, ad una educazione nella loro propria cultura e impartita nella loro propria lingua. Articolo 15 1. I popoli indigeni hanno il diritto a che la dignitĂ e la diversitĂ delle loro culture, tradizioni, storie ed aspirazioni si riflettano adeguatamente nell'educazione ed informazione pubblica. 2. Gli Stati adotteranno misure concrete, in consultazione e cooperazione con i popoli indigeni interessati,

per combattere i pregiudizi ed eliminare le

discriminazioni e promuovere la tolleranza, la comprensione e le buone relazioni tra i popoli indigeni e tutti i segmenti della societĂ .


Articolo 16 1. I popoli indigeni hanno il diritto di istituire i loro media nella propria lingua e di avere accesso a tutte le forme di media non-indigeni senza discriminazioni. 2. Gli Stati adotteranno misure efficaci per assicurare che i propri media statali rispecchino debitamente la diversità culturale indigena.

Gli Stati,

senza

pregiudizio nell'assicurare piena libertà di espressione, incoraggeranno i propri media privati a riportare adeguatamente la diversità culturale indigena. Articolo 17 1. I popoli indigeni e i singoli individui hanno diritto al pieno godimento di tutti i diritti stabiliti dalle leggi internazionali sul lavoro applicabili. 2. Gli Stati in consultazione e cooperazione con i popoli indigeni adotteranno specifiche misure per proteggere i bambini indigeni dallo sfruttamento economico e dallo svolgimento di lavori che possono pregiudicare o interferire con l'educazione dei bambini, o essere nocivi per il benessere o per lo sviluppo fisico, mentale,

spirituale, morale o sociale dei bambini, tenendo conto della loro

speciale vulnerabilità e l'importanza dell'educazione per il loro sviluppo. 3.

Gli individui indigeni hanno il diritto a non essere sottoposti ad alcuna

discriminazione in materia di lavoro e, fra l'altro, al salario o impiego. Articolo 18 I popoli indigeni hanno il diritto di partecipare alla formazione delle decisioni sulle questioni che possono interessare i loro diritti, per mezzo di rappresentanti scelti da loro stessi in conformità con le loro procedure, così come di mantenere e sviluppare le proprie istituzioni indigene per la formazione delle decisioni. Articolo 19 Gli Stati si consulteranno e coopereranno in buona fede con i popoli indigeni interessati attraverso le loro proprie istituzioni rappresentative allo scopo di ottenere il loro libero,

preventivo ed informato consenso prima di adottare e

implementare misure di carattere legislativo o amministrativo che possono avere conseguenze per loro. Articolo 20 1. I popoli indigeni hanno il diritto di mantenere e sviluppare i loro sistemi politici,


economici e sociali,

di essere garantiti nel godimento dei propri mezzi di

sussistenza e di sviluppo, di impegnarsi liberamente nelle loro attività tradizionali e in altre di tipo economico. 2.

Ai popoli indigeni che sono stati privati dei propri mezzi di sussistenza e

sviluppo spetta una giusta ed adeguata compensazione. Articolo 21 1. I popoli indigeni hanno il diritto, senza discriminazione, al miglioramento delle loro condizioni economiche e sociali, lavoro,

incluso nei settori dell'educazione,

della formazione e dell'aggiornamento professionale,

del

dell'abitazione,

della sanità, della sicurezza sanitaria e sociale. 2. Gli Stati adotteranno misure efficaci e, dove necessario, speciali misure per garantire il continuo progresso delle loro condizioni economiche e sociali. Particolare attenzione sarà posta ai diritti ed alle speciali necessità di anziani, donne, giovani, bambini e persone con disabilità indigeni. Articolo 22 1.

Particolare attenzione sarà posta ai diritti ed alle speciali necessità degli

indigeni anziani,

donne,

giovani,

bambini e persone con disabilità

nell'applicazione di questa Dichiarazione. 2.

Gli Stati adotteranno effettive misure,

insieme con i popoli indigeni,

per

garantire che gli indigeni donne e bambini abbiano la piena protezione e garanzie contro ogni forma di violenza e discriminazione. Articolo 23 I popoli indigeni hanno il diritto di determinare e sviluppare priorità e strategie per esercitare il diritto allo sviluppo. In particolare, i popoli indigeni hanno il diritto ad essere attivamente coinvolti nello sviluppo e determinazione dei programmi sanitari, edilizi ed altri piani economici e sociali che li riguardano e, per quanto possibile, ad amministrare tali programmi attraverso istituzioni proprie.


Articolo 24 1. I popoli indigeni hanno diritto alle loro medicine tradizionali e a mantenere le loro pratiche mediche,

incluso il diritto alla conservazione di piante

medicinali, di animali e minerali curativi. Gli individui indigeni hanno anche il diritto all'accesso,

senza alcuna discriminazione,

a tutte le istituzioni

sanitarie e sociali. 2.

Gli individui indigeni hanno un uguale diritto al godimento dei maggiori

standard raggiungibili di salute fisica e mentale.

Gli stati adotteranno le

misure necessarie al fine di raggiungere progressivamente la piena realizzazione di questo diritto. Articolo 25 I popoli indigeni hanno diritto a mantenere e rafforzare la loro distintiva relazione spirituale con le loro terre, territori, acque, mari ed altre risorse che hanno tradizionalmente posseduto o altrimenti occupato o utilizzato, e a conservare queste responsabilitĂ a favore delle generazioni future. Articolo 26 1. I popoli indigeni hanno il diritto alle terre, territori e risorse che hanno tradizionalmente posseduto, occupato od altrimenti usato o acquisito. 2. I popoli indigeni hanno il diritto di possedere, sviluppare, controllare ed utilizzare le loro terre, territori e risorse che essi possiedono in ragione di tradizionale proprietĂ o altra tradizionale occupazione od uso, cosĂŹ come di quelli che essi hanno diversamente acquisito. 3.

Gli Stati daranno legale riconoscimento e protezione a quelle terre,

territori e risorse. Tale riconoscimento sarĂ realizzato rispettando costumi, tradizioni e sistemi di possesso dei popoli indigeni interessati. Articolo 27 Gli Stati definiranno e implementeranno, interessati,

un equo,

indipendente,

insieme ai popoli indigeni

imparziale,

aperto e trasparente

processo, dando opportuno riconoscimento alle leggi, tradizioni, costumi e sistemi di possesso dei popoli indigeni pertinenti alle loro terre,

territori e


risorse, incluse quelle che furono tradizionalmente possedute od altrimenti occupate o usate. I popoli indigeni avranno il diritto di partecipare a questo processo. Articolo 28 1. I popoli indigeni hanno diritto al risarcimento, che può comprendere anche la restituzione o, quando ciò non sia possibile, ad un giusto, onesto ed equo risarcimento,

per le terre,

territori e risorse che hanno tradizionalmente

posseduto o altrimenti occupato o utilizzato, presi,

occupati,

e che siano stati confiscati,

usati o danneggiati senza il loro libero,

preventivo ed

informato consenso. 2. A meno che non ci sia altro tipo di accordo siglato liberamente con i popoli in questione, la compensazione sarà sotto forma di terre, territori e risorse uguali in qualità, misura e status legale o con compensazione monetaria o con altro appropriato compenso. Articolo 29 1.

I popoli indigeni hanno il diritto alla conservazione e alla protezione

dell'ambiente e della capacità produttiva delle loro terre o territori e risorse. Gli Stati dispongono ed implementano programmi di assistenza per i popoli indigeni per tale conservazione e protezione, senza discriminazione. 2. Gli Stati adotteranno misure concrete per garantire che l'immagazzinaggio o la sistemazione di materiali pericolosi non venga disposta nelle terre e nei territori dei popoli indigeni senza il loro libero,

preventivo ed informato

consenso. 3.

Gli Stati inoltre adotteranno misure concrete per implementare,

necessario,

i programmi di monitoraggio,

salute dei popoli indigeni,

come

mantenimento e ripristino della

sviluppati ed implementati proprio dalle stesse

popolazioni affette da questo genere di materiale. Articolo 30 1. Le attività militari non saranno intraprese nelle terre o territori dei popoli indigeni,

se non giustificate da una significativa minaccia ad un rilevante


interesse pubblico o diversamente con il libero assenso o se richiesto dai popoli indigeni interessati. 2.

Gli Stati intraprenderanno efficaci consultazioni con i popoli indigeni

interessati, attraverso appropriate procedure ed in particolare attraverso le loro istituzioni rappresentative, prima dell'utilizzo delle loro terre o territori per attività militari. Articolo 31 1. I popoli indigeni hanno il diritto di mantenere, controllare, proteggere e sviluppare le loro eredità culturali, culturali tradizionali,

conoscenze tradizionali e espressioni

così come le manifestazioni delle loro scienze,

tecnologie e culture, incluse le risorse umane e genetiche, le sementi, le medicine, le conoscenze sulle proprietà della fauna e della flora, le tradizioni orali, le letterature, i disegni, sport e giochi tradizionali e le arti visuali e rappresentative.

Essi hanno anche il diritto a mantenere,

controllare,

proteggere e sviluppare le loro proprietà intellettuali su tali eredità culturali, conoscenze tradizionali ed espressioni culturali tradizionali. 2.

Insieme ai popoli indigeni,

gli Stati adotteranno efficaci misure per

riconoscere e proteggere l'esercizio di questi diritti. Articolo 32 1.

I popoli indigeni hanno il diritto di determinare e sviluppare priorità e

strategie per lo sviluppo o l'utilizzo delle loro terre, territori e risorse. 2. Gli Stati consulteranno e coopereranno in buona fede con i popoli indigeni interessati attraverso le loro proprie rappresentative istituzioni per ottenere il loro libero ed informato consenso prima dell'avvio di qualsiasi progetto sulle loro terre, territori e risorse, particolarmente riguardo allo sviluppo, l'utilizzo o lo sfruttamento delle risorse minerarie, acquifere o di altro tipo. 3.

Gli Stati garantiranno efficaci strumenti per un giusto ed adeguato

risarcimento per qualsiasi attività o misura presa per mitigare l'avverso impatto ambientale, economico, sociale, culturale o spirituale.


Articolo 33 1.

I popoli indigeni hanno il diritto di determinare la propria identità di

appartenenza in accordo con i propri costumi e tradizioni.

Questo non

pregiudica il diritto degli individui indigeni di ottenere la cittadinanza degli Stati in cui vivono. 2. I popoli indigeni hanno il diritto di determinare le strutture e di selezionare l'appartenenza delle loro istituzioni in conformità con le proprie procedure. Articolo 34 I popoli indigeni hanno il diritto di promuovere, sviluppare e mantenere le loro strutture istituzionali e i loro distintivi costumi, spiritualità, tradizioni, procedure, pratiche e, nei casi in cui esistano, sistemi o tradizioni giuridici, in accordo con gli standard internazionali sui diritti umani. Articolo 35 I popoli indigeni hanno il diritto di determinare le responsabilità degli individui verso le proprie comunità. Articolo 36 1. I popoli indigeni, in particolare quelli divisi da frontiere internazionali, hanno il diritto di mantenere e sviluppare contatti, relazioni e cooperazione, incluse le attività di interesse spirituale, culturale, politico, economico e sociale, con altri loro membri così come con altri popoli al di là dei confini. 2. Gli Stati, in consultazione e cooperazione con i popoli indigeni, adotteranno misure concrete per agevolare l'esercizio e l'implementazione di questo diritto. Articolo 37 1.

I popoli indigeni hanno diritto al riconoscimento,

all'osservanza e al

rafforzamento di trattati, accordi e altre intese costruttive concluse con gli Stati o con i loro successori, ed hanno diritto a che gli Stati onorino e rispettino tali trattati, accordi e altre intese costruttive. 2.

Niente in questa Dichiarazione può essere interpretato come una

diminuzione o eliminazione dei diritti dei Popoli Indigeni contenuti in trattati, accordi ed altre intese costruttive.


Articolo 38 Gli Stati in consultazione e cooperazione con i popoli indigeni, adotteranno misure concrete ed appropriate,

incluse misure legislative,

per dar pieno

effetto ai principi di questa Dichiarazione. Articolo 39 I popoli indigeni hanno diritto ad accedere ad un'adeguata assistenza finanziaria e tecnica,

da parte degli Stati e attraverso la cooperazione

internazionale, per il godimento dei diritti riconosciuti in questa Dichiarazione. Articolo 40 I popoli indigeni hanno diritto ad avere accesso a sollecite decisioni, attraverso procedure giuste ed eque per la risoluzione di conflitti e dispute con gli Stati o con altre parti,

cosĂŹ come a soluzioni efficaci per tutte le

violazioni dei loro diritti individuali e collettivi. Tale decisione dovrĂ tenere in considerazione gli usi, le tradizioni, il governo e i sistemi legali dei popoli indigeni in questione e i diritti umani internazionali. Articolo 41 Gli organi e le agenzie specializzate delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni intergovernative contribuiranno alla piena realizzazione delle clausole di questa Dichiarazione attraverso la mobilitazione, tra l'altro, della cooperazione finanziaria e dell'assistenza tecnica. Si dovranno stabilire modi e mezzi per assicurare la partecipazione dei popoli indigeni ai temi che li riguardano. Articolo 42 Le Nazioni Unite, Questioni Indigene,

i loro organismi,

incluso il Forum Permanente sulle

e le agenzie specializzate,

incluse quelle a livello

nazionale, e gli Stati, promuoveranno il rispetto e la piena applicazione delle disposizioni di questa Dichiarazione e verificheranno l'efficacia di questa Dichiarazione. Articolo 43 I diritti ivi contenuti costituiscono gli standard minimi per la sopravvivenza, la


dignità ed il benessere dei popoli indigeni del mondo. Articolo 44 Tutti i diritti e le libertà qui riconosciute sono garantite in maniera eguale agli individui indigeni maschi e femmine. Articolo 45 Nulla in questa Dichiarazione può essere interpretato per diminuire o estinguere i diritti esistenti o futuri che i popoli indigeni possano avere o acquisire. Articolo 46 1. Nulla in questa Dichiarazione può essere interpretato come implicante per qualsiasi Stato,

popolo,

gruppo o persona un diritto ad intraprendere

qualsiasi attività o a compiere qualsiasi atto contrario alla Carta delle Nazioni Unite,

come nulla può essere utilizzato per autorizzare o incoraggiare

qualunque azione che possa smembrare o menomare, parzialmente,

totalmente o

l'integrità territoriale o l'unità politica di stati indipendenti e

sovrani. 2.

Nell'esercizio dei diritti enunciati nella presente Dichiarazione,

i diritti

umani e le libertà fondamentali di tutti dovranno essere rispettati. L'esercizio dei diritti enunciati in questa Dichiarazione saranno soggetti solo a quelle limitazioni determinate dalla legge,

secondo gli obblighi dei diritti umani

internazionali. Tali limitazioni saranno solamente quelle non discriminatorie e strettamente necessarie per lo scopo di assicurare il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e delle libertà di altri e per favorire una più giusta ed impellente necessità di una società democratica. 3.

Le disposizioni contenute in questa Dichiarazione saranno interpretate

secondo i principi di giustizia,

democrazia,

rispetto per i diritti umani,

eguaglianza, non discriminazione, buon governo e buona fede. Fonte: http: //www. gfbv. it/3dossier/diritto/univ-indig-it. html


Questionario diretto a indigeni Maya Ante todo, gracias por el enorme favor que me está haciendo respondiendo a las siguientes preguntas. Yo soy un estudiante de “Ciencias Políticas y Diplomacia” (con especialización en “Cooperación y Desarrollo Intercultural”) italiano (de la Universidad de Siena). Actualmente estoy escribiendo una tesis de especialización relativa a los indígenas y sus situación actual en México. Me gustaría hacer algunas preguntas muy generales. Usted, por favor, no se sienta obligado a responder. Y responder tanto como usted quiere (de una línea a varias páginas). Su entrevista se publicará (de forma anónima) en mi tesis (que defenderéen julio de 2015). Gracias de nuevo por su cooperación buena. Con profundo respeto por la etnia que usted representa, con la esperanza de que los valores mayas puedan devenir patrimonio de la humanidad y puedan convertirse en un punto de referencia para este mundo tan corrompido. 1)Usted habla la lengua maya con frecuencia con amigos \ familiares? ¿Qué otros idiomas habla con fluidez, además de su lengua materna? 2) ¿Alguna vez ha sido discriminado por haber pertenecido a una minoría por mestizos o extranjeros? En caso afirmativo, ¿qué tipo? 3) ¿La Constitución mexicana garantiza los derechos de los pueblos indígenas; de hábitos, costumbres, religiones, lenguas, formas de arte, literatura?


4)¿Qué opina sobre la introducción del T.L.C.A.N.(Tratado de Libre Comercio de América del Norte)? Ha traído beneficios a usted (o, en general, a los conocidos de origen indígena?) 5)¿Qué opinas del levantamiento Zapatista desde 1994? Considera que la lucha zapatista sigue vivo en México?


1 - intervista a Felipe Felipe Tzab, nato a Tizimin(Yucatan). Si trasferì poi a Merida(capitale dello Yucatan), poi a Veracruz, poi di nuovo a Merida e infine a Città del Messico, dove vive adesso. 1)Lei parla la lingua maya frequentemente con amici e familiari? Quali altri lingue fluidamente oltre alla sua lingua materna?

Di solito quando ero ambulante parlavamo maya perché era l'unica lingua che noi Doros capivamo! Però ora, quasi la dimentico! Non troppo però un po’ sì! 2)E quando parla con i suoi fratelli?

-Ride3)E quando viveva a Mérida?

Quando vivevo a Mérida sì, parlavo maya. Io nacqui in una tenuta che si chiama Esperanza. Dista dal paese come da quì al Toreo, si raggiungeva a piedi. Lì vivevano i miei nonni. Eravamo quattro donne e due uomini. Ne morirono prima uno e poi un altro. A quel tempo ero piccolino e lì la tenuta era così. Però lì non so cosa successe, non chiesi mai a mio papà perché tutti se ne andavano, perché tutti vendevano. 4)Lei imparò la lingua maya lì?

Sì, beh, sono nato in terra maya!


5)E quindi com’è che imparò a parlare spagnolo? Quale fu il suo primo idioma?

Noi scendemmo in paese, a vivere lì. Mio padre comprò un terreno. Hai visto il terreno? Lo conosci, no? No. È grande, costò 50 pesos e da allora mio padre con quello fece un pozzo, e costruì due case, una per il fratello e una per noi. A quell’età, era verso gli otto/nove anni, io inizia ad andare a scuola. 6)E lì imparò lo spagnolo?

Lì imparai lo spagnolo, a scrivere e a leggere. Mi richiese molto lavoro. Da lì passava il treno che andava a Campeche, passava dai paesini il treno che veniva da Mérida alle 8.00 di mattina, e ritornava da Campeche quasi alle 17.00 del pomeriggio. Non c’era servizio di autobus come ora, che passa per le strade. Così, se ti ammalavi, non c’era un dottore lì. Lì morivi, e non c’era modo di guadagnare molti soldi perché la gente era malata. Mi raccontò la mia nonna che una volta arrivò al paese una malattia che si chiama “viruela negra” che causava la comparsa di pustole in tutto il corpo e non riuscivano a curarlo. La gente moriva, uno dopo l’altro e venivano seppelliti. All’età di 10 anni mia nonna spesso andava a Mérida con sua figlia, e mia zia aveva un negozio. I suoi figli andavano a studiare o a lavorare, suo marito lavorava e così dissi a mia nonna “puoi lasciarmi qui?” e quindi lì a Mérida mi divertivo, lì mi portavano a scuola e studiai fino alla quinta. 7)A volte si è sentito o è stato discriminato per la sua appartenenza a una minoranza? O si è sentito discriminato per le sue usanze estranee? Per il fatto di appartenere a quel gruppo di persone che parla maya? A Mérida si è sentito discriminato?

In generale no ma chi parla maya qua? Nessuno!


8)La Costituzione messicana garantisce i diritti delle popolazioni indigene, usi, costumi, religioni, lingue, forme artistiche e letteratura? Chavez e la costituzione messicana garantiscono questi diritti?

No... 9)Cosa pensa dell’introduzione del trattato di libero commercio dell’America del Nord? Crede che abbia portato benefici a lei o ai suoi conoscenti?

Quando io conobbi il dollaro il cambio era 2 a 1; 2 pesos valevano un dollaro. Poi salì a 4,50; da 4,50 a 8,50; poi passò a 12 e continuarono a maneggiarlo, da quando nell’epoca di Lazaro Cardenas era economico il dollaro, poi quando le imprese straniere iniziavano con il petrolio quindi, Lazaro Cardenas delineò la legge. Già iniziavano a fare, come si chiama? Petroleos Mexicanos del paese, già li iniziarono a inviare all'estero! 10)Il trattato di libero commercio cominciò con Salinas?

Sì, pare di sì. 11)Però non ha visto i benefici?

No, non ho visto nessun beneficio. 12)Cosa pensa del levantamiento zapatista del 1994? Crede che la lotta zapatista continui a sopravvivere in Messico?

Eh non so! Se ne parla molto ma non sono al corrente degli sviluppi recenti. Con la preziosa collaborazione di Nicte-Ha Kantùn, insegnante di inglese.


2 – intervista a Tezozomoc Tezozomoc Cupul Dzib, appartenente etnia indigena Tzeltal. Nato a Nuevo Huixtan(Chiapas), contadino. Trasferitosi a Mapastepec(Chiapas) negli anni Novanta. Vive tuttora là. 1)Lei parla la lingua maya frequentemente con amici e familiari? Quali altri lingue fluidamente oltre alla sua lingua materna?

Beh, si....è la mia lingua e quella dei miei familiari. L'ho sempre utilizzata anche per lavoro. Parlo spagnolo come seconda madre-lingua. Ma preferisco usare la mia lingua. 2)Dove l'ha imparata?

A casa dei miei genitori. Eravamo sei fratelli, due di loro sono morti da giovani a causa delle malattie. Anche io mi ero ammalato....le medicine non c'erano e se c'erano erano troppo costose. Io sono salvo grazie alle erbe che mia nonna confezionava secondo le nostre tradizioni. Di sicuro non sono stato aiutato dalla sanità.

3) Si è mai sentito discriminato per appartenere ad una minoranza?

Dove sono nato eravamo noi la maggioranza ma in generale, negli scambi commerciali e nella richiesta di assistenza sanitaria e scolastica si. 4)Che tipo di discriminazione?

Gli ospedali a noi riservati(dato che quelli privati erano costosissimi) erano in pessime condizioni igieniche e erano pochi i medici presenti. 5)La Costituzione messicana garantisce i diritti dei popoli indigeni:costumi, religioni, lingua, letterature...?

Sulla carta si.


6)Prosegua...

Dico solo che, leggendo i testi, appare una completa democrazia. Non è così...Non avverto completa integrazione, i tempi cambiano velocemente. Adesso è meglio rispetto a venti anni fa. Ma ancora ci sono difficoltà. I governatori locali sono difficili da educare al rispetto delle libertà di tutti. 7)Si riferisce a qualcuno in particolare?

Si ma preferisco non proseguire su questo punto 8)Cosa ne pensa del Trattato di Libero Commercio, denominato N.A.F.T.A.?

Avrei bisogno di una mattina intera per spiegare bene quello che è successo. La mia famiglia è dovuta emigrare a causa degli effetti di questo trattato. Sono arrivati lavoratori stranieri e hanno iniziato a utilizzare macchinari agricoli che io non avevo mai visto. Producevano più cose(prodotti, ndr) di noi ma senza qualità. I nostri prodotti tipici hanno perso di valore. Noi producevamo pane e zafferano e lo vendevamo nei paesi vicini. Abbiamo dovuto smettere. Ed emigrare. 9) Adesso di cosa si occupa la tua famiglia?

Coltiviamo(io no, sono troppo vecchio)avocado, ma non è nostra l'azienda. Sono stranieri. E pagano poco, vorrei solo che i miei nipoti potessero essere più felici. 10)Cosa pensa del levantamiento zapatista del 1994?

I giorni più belli della mia vita.....-ride-...eccetto il matrimonio, non ditelo a mia moglie, sono collegati a loro. Hanno provato e parzialmente sono riusciti nell'impiego, di cambiare la nostra condizione. Dovevano fare di più. 11)Crede che la lotta zapatista continui a sopravvivere in Messico?

Sono poco informato, mi auguro di si. Collaborazione di Olga Helen Ortiz, attivista di Enlace Zapatista


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