Partiamo dal reddito

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CONTRO LA PRECARIETA', LE DISUGUAGLIANZE E L'ESCLUSIONE SOCIALE

PARTIAMO DAL REDDITO

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CONTRO LA PRECARIETA', LE DISUGUAGLIANZE E L'ESCLUSIONE SOCIALE

PARTIAMO DAL REDDITO indice Introduzione.....................................................................3 L'austerity e l'esclusione sociale. Ripensare il welfare........5

La proposta del Partito Democratico..............................8 La proposta di SEL...........................................................10 La proposta del Movimento 5 Stelle...............................11 Reddito garantito: una battaglia necessaria.................14 Un reddito per i soggetti in formazione.........................16 Un reddito per tutti/e.......................................................17

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C’è una bella differenza fra l’agitazione di un conflitto posticcio con i falchi dlell’austerity e creare le condizioni per una vera rottura dello stato di cose attuali. Matteo Renzi ha costantemente provato nello scenario europeo ad assumere la figura dell’oppositore ai vincoli economici e di bilancio che hanno comportato impoverimento, smantellato i sistemi di welfare, ridotti gli spazi per manovre economiche anticicliche. La realtà dei fatti è molto diversa: le politiche del Governo Renzi non hanno realmente messo in discussione le fondamenta di una gestione della crisi improntata al rigore, anzi sta procedendo con efficacia sulla strada della riforme neo-liberista della società, delle istituzioni, dei luoghi della formazione e del mercato del lavoro.

L’esito di queste politiche è sempre più insostenibile: le disuguaglianze sociali sono enormemente cresciute, i tassi di povertà e di disoccupazione (soprattutto quella giovanile) sono fuori controllo, i livelli di dispersione scolastica e di esclusione dal percorso universitario sono tra i più alti fra i paesi ad economia avanzata. Invertire la rotta tramite politiche espansive, la garanzia di diritti e tutele sociali, l’introduzione di nuove forme di welfare con un campo di applicazione universale è un’urgenza non più rimandabile. Riteniamo che proprio sul terreno del welfare sia possibile costruire una battaglia generale per l’inclusione sociale, sottrarre risorse alla rendita e spezzare le dinamiche

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PARTIAMO DAL REDDITO dell’impoverimento che colpiscono settori crescenti di società. Da questo punto di vista, il Governo Renzi ha affrontato in maniera insufficiente e contraddittoria il tema della redistribuzione e sembra aver già archiviato la questione con due provvedimenti: il decreto sugli 80€ e l’attuazione della Nuova ASpI prevista dal Jobs Act.

Da anni i movimenti e una rete larga di associazioni hanno messo a tema la necessità di un reddito di base per eliminare la povertà, rompere il ricatto della precarietà e della sottoccupazione, promuovere inclusione e autonomia sociale degli individui. Attorno a questa rivendicazione si sono costruite engli anni diverse coalizioni sociali e si sono trovate le condizioni per riunificare studenti, In relazione all’azione del governo su precari, lavoratori sotto ricatto a partire redistribuzione della ricchezza e welfare dai bisogni materiali di ciascuno. abbiamo l’esigenza di mettere in campo una ferrea opera di smascheramento. Il 7 gennaio è iniziato l’iter parlamentare Gli 80€, oltre ad aver escluso intere di due proposte di legge di Sinistra categorie (a partire dagli incapienti e dai Ecologia e Libertà e del Movimento 5 lavoratori autonomi), non possono essere Stelle che prevedono l’introduzione del considerati una vera manovra reddito, con caratteristiche diverse fra redistributiva, dal momento in cui loro per quanto riguarda durata ed trovano le coperture finanziarie nel entità del beneficio, condizionalità e taglio di servizi e prestazioni sociali (come campo di applicazione. Nel corso del le borse di studio) che si abbattono sulla presente documento proveremo ad collettività e con maggiore violenza sui analizzare queste proposte di legge, redditi medio-bassi. Inoltre, la Nuova assieme a quella presentata dall’On. ASpI non può essere considerata uno Danilo Leva (Pd), dal punto di vista strumento di sostegno al reddito tecnico (anche perché in questo caso gli universale: non solo gli scarsi aspetti tecnici risultano essere quantomai finanziamenti previsti in Legge di Stabilità determinanti), ma non si tratta dal nostro (2,2 miliardi) consentono una copertura punto di vista di produrre uno sforzo molto limitata dei possibili beneficiari (lo analitico e di approfondimento per stesso economista Tito Boeri ha capire quale sia oggi il testo migliore da denunciato come le risorse vadano sostenere. Riteniamo, invece, che la almeno raddoppiate), ma i criteri discussione nelle commissioni contributivi per accedere al beneficio parlamentari apra uno spazio politico da tagliano fuori decine di migliaia di attraversare con protagonismo e con precari. In più, la Nuova ASpI non apre modalità nuove, riattivando percorsi di nessun ragionamento sul sostegno mobilitazione e conflitto sociale e all’inserimento nel mercato del lavoro, rivedendo le tradizionali relazioni fra agli inoccupati e, ancora una volta, a sociale e politico a partire freelance e partite IVA. dall’innovazione i processi di partecipazione.

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PARTIAMO DAL REDDITO L'austerity e l'esclusione sociale

Dopo un autunno di interessanti sperimentazioni e di intense mobilitazioni contro la “Buona Scuola”, lo “Sblocca Italia” e il “Jobs Act” di Renzi, abbiamo la responsabilità di affrontare i prossimi mesi portando avanti le rivendicazioni di un reddito e di un salario minimo europeo, che hanno animato il percorso dello “Sciopero Sociale” e tanti altri spazi di confronto, costruendo attorno ad esse vertenzialità, consenso e partecipazione. Da questo punto di vista, per noi è fondamentale partire dal reddito, in quanto terreno di conquista fondamentale per abbattere le diseguaglianze e avviare un processo di redistribuzione della ricchezza, ma le nostre rivendicazioni non si possono esaurire qui. Non può bastare l’introduzione del reddito minimo qualunque esso sia, ma devono essere fissate specifiche fondamentali e collegare la vertenza sul reddito a quelle per il salario minimo, per una riforma del mercato del lavoro alternativa al Jobs Act , per la conquista di diritti e tutele contro la precarietà, per un nuovo piano di investimenti pubblici e una programmazione industriale volti a creare buona occupazione e favorire una riconversione del modello di sviluppo attuale.

ripensare il welfare

In un contesto di impoverimento generale, dovuto a 7 anni di crisi e alla conseguente applicazione delle politiche di austerity e di trasformazione in senso autoritario della governance italiana ed europea da parte dei poteri neo-liberisti, è fondamentale individuare nel welfare un terreno centrale in cui declinare una proposta politica per l’inclusione sociale e la redistribuzione della ricchezza. Non è un caso che i diktat della troika riguardino in primo luogo, sotto il mantra del “taglio alla spesa pubblica” e del “pareggio di bilancio”, lo smantellamento dei sistemi di welfare imposti nel ‘900 dall’affermarsi del conflitto sociale nei luoghi di lavoro, in quelli della formazione e nella società e dalla ristrutturazione post bellica dell’Europa

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PARTIAMO DAL REDDITO nel secondo dopoguerra sotto l’egida delle politiche keynesiane. Questo ha avuto il duplice effetto di offrire nuovi spazi alla speculazione finanziaria, basti pensare ai “social bond” che sono l’asse portante della teoria della “Big Society” del premier inglese Cameron e che vengono introdotti in Italia per la prima volta nella “Buona Scuola”, e un ulteriore tassello alla frammentazione e atomizzazione delle società europee. Bisogna, però, essere chiari su un punto: non siamo interessati alla restaurazione di un modello lavorista e familista che ben prima dello scoppio della crisi aveva dimostrato i suoi limiti. In una società fondata su un sistema produttivo postfordista e sul conseguente moltiplicarsi delle soggettività sociali, a cominciare dalla moltiplicazione e precarizzazione degli agenti nei processi di lavoro/valorizzazione, fino alla strutturalità dei fenomeni migratori all’interno di un mondo pienamente globalizzato, il modello di welfare impostosi nel ‘900 dimostrava già il suo carattere escludente. Ad oggi rivendicare un nuovo modello di welfare significa in primo luogo ripensare il ruolo del “pubblico” non come arbitro delle dispute tra privati ma come spazio in cui appianare le disparità economiche per consentire l’inclusione e il benessere tutti. E’ necessario concepire la questione della redistribuzione della ricchezza, in un momento storico in cui si assiste ad un enorme accentramento di capitali nelle mani di pochi, sempre più ricchi, a discapito del resto della

popolazione, come un paradigma immediatamente antagonista alle politiche di austerità. E’ fondamentale in questo senso, tematizzare e problematizzare il rapporto che intercorre tra il modello di welfare e il tipo di società ad esso corrispondente. Prendendo in esame la “fotografia” delle condizioni sociali del nostro paese a seguito della crisi, e di tutto quello che ha determinato , è possibile individuare gli obiettivi a cui dovrebbe tendere un nuovo modello di welfare che punti ad una società più equa e solidaristica: liberarsi dalla precarietà e dalla miseria ( che ormai colpisce 12 milioni di persone), garantire quindi la possibilità di emancipazione dei singoli e abolire la povertà da lavoro, il cosìdetto fenomeno dei “working poors”. E’ fondamentale liberare dai bisogni le soggettività in bilico e dotarle di autonomia sociale, il modello di welfare che dobbiamo conquistare non può che passare dalla messa in condizione di tutti i singoli di potersi emancipare e autodeterminarsi: questo a cominciare dalla rivendicazione di un accesso universale al welfare a prescindere dalla condizione lavorativa e formativa e quindi dall’attivazione di uno strumento fondamentale quale il reddito universale diretto (erogazione monetaria) e indiretto (erogazione di servizi essenziali e di cittadinanza). Così come sulla condizionalità delle prestazioni sociali, sia nell’erogazione del reddito che del welfare in generale, è necessario

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PARTIAMO DAL REDDITO avversare la logica del workfare, cioè di ammortizzatori sociali strettamente legati al reinserimento nel mercato del lavoro senza tenere in considerazione le aspirazioni e il profilo formativo degli individui. Non si tratta solo di un sistema di welfare povero e limitato, ma è una logica che rischia di riprodurre i meccanismi di ricatto che caratterizzano un mercato del lavoro segnato da alti tassi di precarietà, disoccupazione e basse retribuzioni.

accesso alla formazione formale e informale. E’, infatti, necessario notare come i luoghi della formazione, a seguito della continua “mercificazione dei saperi”, radicalizzatasi in Europa a partire dalla “Strategia di Lisbona”, siano diventati degli spazi di fuga in cui le soggettività da cui sono attraversati , o da cui dovrebbero esserlo, sono sottoposte all’abbandono e all’espulsione. Per questo motivo una nuova idea di welfare non può che passare dalla problematizzazione del rapporto tra lo Stato e la qualità dell’educazione di massa e la situazione economico-sociale complessiva. E’ centrale individuare i meccanismi con cui viene messa a valore l’esclusione dai percorsi formativi e le sue ricadute nella fossilizzazione di questo modello sociale e produttivo e della sua “gerarchia sociale”; così come risulta cruciale riconoscere che all’interno di questo processo , attraverso il meccanismo del “ricatto della precarietà” e de “l’autopromozione”, si afferma il paradigma del lavoro gratuito e sottopagato.

Quando si ragiona di reddito universale uno dei principali argomenti da specificare, a causa dell’attuale dominio ideologico di una concezione della spesa pubblica in quanto “spreco” e della paura generata dal “ricatto del debito”, è la questione delle risorse necessarie. Risulta evidente che il reperimento di risorse passa non solo dalla riduzione delle spese militari (vd. il caso degli F35) e della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata ma anche attraverso un ripensamento in termini redistributivi della fiscalità generale. Per noi che ci proponiamo di rappresentare i soggetti in formazione, il discorso sul welfare non si esaurisce in una concezione unicamente “universalista” ma deve specificarsi in ulteriori strumenti volti a garantire il diritto, per quegli individui che all’ interno dei processi di fruizione dei saperi riconoscono la propria soggettività sociale, al riconoscimento del loro ruolo nei processi sociali,politici ed economici e soprattutto del loro diritto all’emancipazione e alla libertà di

In questo contesto la rivendicazione di un reddito di formazione, diretto e indiretto, rappresenta un’estensione in senso universalistico del diritto allo studio volto a garantire il libero accesso ai saperi contro l’esclusione economica, e il diritto all’autodeterminazione e all’emancipazione sociale e familiare dei soggetti in formazione. Negli ultimi anni i percorsi di mobilitazione che si sono prodotti nel

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PARTIAMO DAL REDDITO nostro paese si sono spesso coagulati sotto la rivendicazione di un “reddito per tutti” e, specialmente a seguito del percorso che ha portato al “Social Strike”, di un salario minimo europeo. All’interno di una prospettiva complessa del cosiddetto rapporto tra sociale e politico e nell’ottica di un tentativo di fuoriuscire da formule propagandistiche e semplicistiche, crediamo sia necessario affermare proposte immediatamente praticabili e alternative, in grado di generare consenso all’interno del paese. E’ interessante a questo proposito confrontarsi sulle proposte attualmente depositate in parlamento in merito alla richiesta di un “reddito minimo”. Queste, in quanto dispositivo potenzialmente applicativo, ci permettono di individuare i punti di contatto e di distanza tra le analisi e le proposte che abbiamo sviluppato negli ultimi anni e il tentativo di riproduzione tecnica in forma legislativa (che, come abbiamo imparato, di “tecnico” ha ben poco).

La proposta del partito democratico

(primo firmatario danilo leva)

La proposta di un “reddito minimo di cittadinanza attiva” del Pd è, tra quelle prese in esame, quella più lontana dalla calendarizzazione nei lavori parlamentari essendo stata messa nel cassetto dal partito e dal governo, dato che questo ha incluso le sue proposte sul welfare nello sciagurato piano del “job’s act”. L’inattualità di questa proposta risulta evidente notando come la sua sperimentazione era prevista già per il 2013, ma è fondamentale prenderla in esame per tenere in considerazione anche il modo di approcciarsi a questa tematica di una parte del principale partito di governo. Questa proposta prevede l’introduzione di un reddito minimo di cittadinanza attiva come strumento di inclusione sociale e lotta alla povertà per i cittadini oggi più esposti agli effetti della crisi economica in corso. Essa si propone di unire il “diritto al reddito” a politiche

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PARTIAMO DAL REDDITO attive del lavoro, per liberare il welfare dal “recinto asfittico dell’assistenzialismo” e costruire un nuovo modello che si fondi sui concetti chiave di cittadinanza e dinamicità sociale. Viene prevista la sperimentazione di un reddito di cittadinanza inteso come “tutte le forme dirette e indirette in grado di garantire un’esistenza libera e dignitosa” per il triennio 2013-2015. Esso prevede l’erogazione di 6.000 Euro Annui in rate mensili da massimo 500 €; quest’importo può essere aumentato di un terzo per ogni componente del nucleo familiare e non è cumulabile con altri trattamenti di sostegno al reddito, inclusa la cassa integrazione. Ne sono beneficiari i cittadini italiani, UE e familiari che risiedono in Italia da 3 anni oltre a stranieri e apolidi con permesso di soggiorno e in Italia da almeno 3 anni, in età compresa tra i 18 anni e l’età corrispondente alla maturazione del requisito alla pensione. E’ necessario inoltre essere disoccupati, inoccupati, lavoratori precariamente occupati o privi di lavoro e bisogna in ogni caso avere un ISEE in corso di validità di 6.680 Euro. Non bisogna avere né cassa integrazione ordinaria, né straordinaria né un sussidio di disoccupazione e bisogna non essere proprietari di immobili ad eccezione della casa di residenza. Bisogna, inoltre, dichiarare la propria disponibilità a lavorare e di frequentare di corsi di formazione e riqualificazione professionale presso i centri per l’impiego.

La durata prevista è di un anno (prorogabile di uno) ma si prevede la sospensione nel momento in cui il beneficiario viene assunto con contratto subordinato o parasubordinato o partecipa a percorsi di inserimento professionale. Il beneficiario è obbligato a comunicare ogni cambiamento della condizione reddituale, a partecipare ad interventi di inserimento lavorativo ed inclusione sociale ed ad accettare offerte di lavoro, se ritenute congrue. Per quanto riguarda i fondi viene prevista l’ istituzione di un fondo presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali, co-finanziato al 50% dalle Regioni: per la fase di sperimentazione erano previsti 500 mln per il 2013, e 1000 mln per il 2014 e 2015, inoltre è inclusa una delega al governo per un aumento della tassazione su giochi d’azzardo, giochi on line e lotterie per rendere il “reddito” uno strumento strutturale e sostenibile.

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PARTIAMO DAL REDDITO La proposta di Sel (prima firmataria Loredana de Petris)

reddito è a carattere individuale e rivolto non solo al sostegno dei soggetti irrevocabilmente esclusi dal mercato del lavoro ma anche ai soggetti in cerca di prima occupazione o ai lavoratori precariamente occupati.

I beneficiari devono essere residenti nel territorio nazionale da 24 mesi e devono essere regolarmente iscritti ai centri per l’impiego, salvo i lavoratori autonomi, i lavoratori a tempo parziale o i lavoratori che hanno subito la sospensione della retribuzione per certificati problemi familiari. E’ necessario che il reddito personale imponibile non sia superiore agli 8.000 Euro nell’ anno in corso e in quello precedente alla richiesta di accesso al beneficio, inoltre il beneficiario non deve aver maturato i requisiti per la pensione e non deve essere proprietario di un patrimonio La particolarità del disegno di legge mobiliare o immobiliare, escludendo la presentato da SEL è che ha origine dalla prima casa o i beni mobili e immobili proposta di una legge di iniziativa necessari a soddisfare i bisogni primari. popolare che ha raccolto 50.000 firme e l’adesione di 170 associazioni. La durata prevista è di un anno, rinnovabile con una nuova richiesta al Questa prevede l’erogazione di un Centro per l’impiego territoriale beneficio individuale in denaro pari a competente, mentre la decadenza 7.200 Euro annui in rate mensili pari a avviene al raggiungimento dei 65 anni 600 € al mese. Per le persone ammesse d’età, a seguito di un’assunzione con al benificio del reddito è previsto, inoltre, contratto subordinato o parasubordinato, “un contributo parziale o integrale” per di conseguimento di attività di natura fronteggiare le spese impreviste, ma non autonoma o del percepimento di un ne viene specificata né l’entità né il modo reddito superiore alla soglia. Il beneficio né tempi con cui viene previsto questo decade anche a seguito del rifiuto di una contributo. Le somme vengono proposta d’impiego da parte del CPI ricalcolate sulla base del numero dei (centri per l’impiego) ritenuta congrua, componenti del nucleo familiare al cui che tiene quindi conto del salario interno viene previsto il diritto a pari precedentemente recepito, della trattamento tra coniugi e aventi diritto. Il

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PARTIAMO DAL REDDITO professionalità, della formazione ricevuta e del riconoscimento delle competenze formali ed informali da parte del CPI.

La proposta del movimento 5 stelle (prima firmataria nunzia catalfo)

Sono previste forme di reddito indiretto demandate per l’attuazione agli enti locali: la circolazione gratuita sui trasporti pubblici, l’erogazione di contributi gas e luce, la gratuità dei testi scolastici, un contributo affitto, la gratuità delle prestazioni sanitarie ed erogazioni monetarie aggiuntive che tengano conto dei contesti territoriali. Nella proposta di legge di Sel sono contenute, inoltre, tre deleghe al governo. La prima per il riordino dell’assegno sociale, dell’assegno dei nuclei familiari numerosi, della pensione sociale, dell’assegno di maternità, della pensione d’inabilità, della pensione d’invalidità per i ciechi, della pensione d’invalidità per i sordi e della carta di acquisto minori e anziani. La seconda per l’ introduzione di un salario minimo orario, di cui non viene specificata l’entità, da applicare a tutti i rapporti di lavoro. La terza per la creazione di un sussidio di disoccupazione unico per tutti i lavoratori. Per quanto riguarda il reperimento dei fondi è prevista l’ istituzione di un fondo presso la Presidenza del Consiglio finanziato tramite la fiscalità generale.

Nella proposta dei 5 stelle è previsto un reddito minimo per chiunque viva sotto la soglia di povertà e viene individuato in quanto strumento necessario per abbattere la “condizione di schiavi moderni”, ossia la precarietà. Nella presentazione della proposta di legge, inoltre, M5S afferma che, nonostante la proposta non lo preveda, è auspicabile l’attuazione di un reddito di cittadinanza completamente universale, individuale e incondizionato. L’importo del reddito è calcolato in base all’ “indicatore ufficiale di povertà monetaria dell’unione europea” pari ai 6/10 del “reddito mediano equivalente familiare”, quantificato per l'anno 2014 in 9.360 euro annui pari a 780 € mensili. Il reddito è a carattere individuale, ogni beneficiario ha diritto all’erogazione diretta, a condizione di essere maggiorenne. Per i cittadini compresi tra i 18 e i 25 anni di età costituisce un requisito essere in possesso o frequentare un corso per il conseguimento del diploma o di una qualifica professionale.

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PARTIAMO DAL REDDITO Il reddito non è pignorabile e non è continuità un'azione di ricerca attiva del lavoro, documentabile attraverso soggetto a tassazione. l'accesso dedicato al sistema informatico Sono benificiari tutti i cittadini italiani o nazionale per l'impiego e con la registrazione delle azioni intraprese: persone che provengono da paesi che quest’azione viene anche quantificata in hanno sottoscritto convenzioni bilaterali almeno due ore giornaliere. Il beneficio di sicurezza sociali con il nostro paese. decade, inoltre, se il beneficiario sostiene Bisogna essere residenti nel territorio più di tre colloqui di selezione con palese nazionale ed essere precettori di un volontà di ottenere un esito negativo. reddito annuo inferiore ai 7.200 Euro Questa volontà deve essere accertata e netti oppure percepire un reddito da dichiarata dal responsabile del centro per l’impiego. Il beneficiario perde il lavoro/trattamento pensionistico inferiore diritto al reddito se rifiuta più di tre alla soglia di povertà. proposte ritenute congrue: attinenti quindi alle propensioni, agli interessi, alle Per quanto riguarda i lavoratori competenze acquisite dal beneficiario, autonomi la misura del reddito di che prevedano contribuzione oraria pari cittadinanza è calcolata mensilmente ad un importo maggiore o uguale all’ sulla base del reddito familiare, 80% rispetto a quello di provenienza e comprensivo del reddito da lavoro comunque non inferiore a 3.000 euro autonomo del richiedente, certificato da lordi e con la sede di lavoro che non disti professionisti abilitati che sottoscrivono oltre 50 km dalla residenza e che in ogni un’apposita convenzione con l'INPS. Gli caso sia raggiungibile in non più di 80 imprenditori diventano beneficiari del minuti con i mezzi pubblici. Sono esentati reddito nel caso di crisi aziendale da queste condizioni le madri o i padri irreversibile e certificata, e in ogni caso a durante i primi tre anni dalla nascita del condizione della chiusura della partita figlio. Il beneficio decade se, a seguito IVA: in questi casi è prevista inoltre dell’impiego o reimpiego, il beneficiario l’attivazione di un piano di receda senza giusta causa dal contratto ristrutturazione del debito a trent'anni. di lavoro per due volte nell’anno solare. Non hanno diritto al percepimento del reddito di cittadinanza tutti i soggetti che Il beneficiario è, inoltre, obbligato a (per almeno 8 ore si trovano in stato detentivo per tutta la partecipare settimanali) a progetti comunali utili alla durata della pena. Nei casi in cui il nucleo familiare sia di un unico collettività e a recarsi almeno 2 volte al componente di età inferiore ai mese al centro per l’impiego. venticinque anni, che svolge in modo esclusivo attività di studente comprovata mediante attestato di frequenza, il La proposta di legge prevede, per il reddito di cittadinanza è erogato a controllo della giusta applicazione della condizione che il reddito del nucleo norma, l’istituzione di una bacheca familiare di origine, compreso quello del online delle “schede del cittadino” in cui richiedente, sia inferiore alla soglia di inserire tutti i suoi dati pubblici relativi ad ogni cittadino attraverso la costituzione di povertà relativa. una bacheca informatica integrata dai Il beneficiaro è obbligato a svolgere con dati di tutti gli enti pubblici.

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PARTIAMO DAL REDDITO mille e il due per mille (700 mln). I centri per l’impiego devono usare il 10% del fondo per promuovere progetti d’impresa attinenti al profilo e alle competenze degli iscritti. La proposta di legge prevede per i soggetti beneficiari il diritto ad una “quota affitto” da parte del “fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione” e sostegni e contributi per: la frequenza scolastica, l’istruzione e formazione dei giovani tramite un sostegno economico per l’acquisto dei libri e il pagamento delle tasse scolastiche e universitarie; i servizi socio sanitari, la ricerca di un’occupazione, l’utilizzo dei trasporti pubblici, la partecipazione alla vita sociale e culturale, il pagamento di acqua, gas e luce. Viene previsto , infine, un percorso d’inserimento per i senza fissa dimora. All’interno del disegno di legge è contenuta inoltre una delega al governo per l’introduzione di un salario minimo orario di 9 Euro l’ora applicabile a tutti i rapporti di lavoro. Il salario minimo, inoltre, si applica ai tutti i minimi dei CCNL che risultino essere inferiori, determinando una ricalibrazione dei livelli superiori. Per quanto riguarda il reperimento delle risorse la legge prevede l’istituzione di un fondo finanziato da: una riduzione degli sgravi fiscali per banche e assicurazioni, l’aumento della tassazione per i giochi d’azzardo (600 mln), l’aumento delle tasse alle grandi imprese del gas e del petrolio (1,2 mld), la riduzione costi PA e della politica (1,1 mld), la riduzione spesa e aquisto beni PA (4,5 mld), l’istituzione di un’imposta sulle grandi ricchezze (2-4 mld), il taglio pensioni d’oro (740 mln),il taglio al fondo per l’ editoria (60 mln), il taglio alle spese militari (3,5 mld), e una parte dei fondi finanziati tramite l’otto per

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PARTIAMO DAL REDDITO esecutivo è il sintomo più evidente di una democrazia malata. Questo ci deve deve Reddito garantito far riflettere su come sia possibile vincere una battaglia necessaria su un terreno, come quello dell’istituzione Alla luce dell’analisi delle 3 leggi sul di un reddito minimo garantito, reddito è importante fare alcune radicalmente antitetico alle politiche di austerity condotte in questi anni sotto il considerazioni. sugello delle direttive comunitarie e della Riteniamo impossibile schierarsi, allo Troika. stato attuale, per l’approvazione di uno qualsiasi dei tre disegni di legge presi in La sola calendarizzazione dei disegni di esame. Questo alla luce di considerazioni legge del movimento 5 stelle e di Sel di natura sia di merito che di metodo di evidentemente non basta. Tendiamo ad escludere la proposta del Partito queste iniziative politiche. Democratico non solo per la sua Non dobbiamo sottovalutare il processo ridottissima entità e per la ristrettezza del di trasformazione che ha subito la nostra suo campo di applicazione, ma anche in democrazia costituzionale, innescata considerazione del fatto che il partito dalla ristrutturazione neo-liberista che si promotore è attualmente protagonista di è imposta attraverso la crisi e la sua una politica di governo che ha gestione. La torsione autoritaria del definitivamente messo nel cassetto paese è evidente. Questo non solo alla luce dei dispositivi di repressione e di insonorizzazione del dissenso messi in campo da tutti i governi di “larghe intese” di questi ultimi anni, di cui il governo Renzi rappresenta la normalizzazione, ma anche prendendo in considerazione quella che ormai è la pratica parlamentare ordinaria.

Negli ultimi anni quasi nessuna iniziativa parlamentare è diventata legge, l’utilizzo del voto di fiducia e del dispositivo del decreto legge è diventato prassi abituale di tutti i governi di “larghe intese”. La completa sottomissione del potere legislativo da parte di quello

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PARTIAMO DAL REDDITO della società, rivedendo profondamente il rapporto fra sociale e politico, L’attuale composizione parlamentare, le eliminando la sublaternità dell’uno sue prassi e la linea politica governativa rispetto all’altro e ponendoli su un piano rendono quindi praticamente inefficace di compiuta parità. un qualsiasi piano di opposizione o di proposta che viva solamente tra i banchi Pertanto, pensiamo che tutti i soggetti sociali protagonisti negli ultimi anni di del parlamento. percorsi politici che rivendicavano l’introduzione del reddito debbano Pensiamo che questo tema, la cui essere necessariamente coinvolti nel rivendicazione ha costituito l’oggetto di processo parlamentare e individuare in numerose mobilitazioni ed iniziative quest’ultimo un ulteriore spazio per sociali degli ultimi anni, non debba condurre una battaglia politica cruciale. rimanere competenza esclusiva di un dibattito parlamentare, anche qualora Questo non “per portare acqua al questo sia in grado di porre le giuste mulino” di una delle proposte in campo, ma per superare la plurarità delle stesse questioni per redistribuire la ricchezza e tramite la formulazione di un disegno di garantire autonomia sociale legge unico che sia realmente all’individuo. espressione di quanto prodotto in termini di analisi e rivendicazioni sul reddito Crediamo, infatti, che per determinare le garantito e salario minimo orario in condizioni per l’approvazione di un questi anni. Pensiamo che la partita del reddito non possa rinchiudersi dentro modello di welfare che possa realmente l’attività parlamentare, ma che l’inizio riscattare dalla la miseria e liberare dal del dibattito sulle proposte di legge in ricatto della precarietà milioni di Commissione al Senato apra uno spazio persone che vivono nel nostro paese - e politico da attraversare con e impogna una ad oggi nessuno dei disegni di legge protagonismo corrisponde pienamente a questo riattivazione delle mobilitazioni sociali su requisito - sia necessario sviluppare un questo terreno. processo di partecipazione e di costruizione del consenso all’interno di tutta la società. La battaglia per il reddito è prima di tutto finalizzata all’inclusione e alla conquista delle condizioni materiali per la partecipazione e la piena cittadinanza: a maggior ragione, quindi, riteniamo che i processi politici volti a spezzare le catene della ricattabilità e della marginalità sociale debbano segnare una forte discontinuità anche sul metodo e sulle prassi di coinvolgimento qualsiasi proposta di reddito universale.

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PARTIAMO DAL REDDITO Un reddito per i soggetti in formazione

perentori: gli studenti devono documentare il proprio curriculum di studi e non possono essere bocciati più di una volta. Gli studenti hanno diritto, inoltre, ad una borsa di studio nel caso in cui le condizioni economiche familiari siano al di sotto di una soglia prefissata. Il reddito garantisce l’accesso semigratuito a tutte le attività culturali quali spettacoli, concerti, teatri.

L’assenza di una misura che possa intendersi come un “reddito di formazione” ci deve far interrogare sull’assenza nel nostro paese di un riconoscimento del “soggetto in formazione” come componente attiva della società, che in quanto tale deve esserne inserito a 360° a cominciare da Nonostante in Italia l’obbligo scolastico una ridefinizione dei criteri di inclusività oggi sia valido fino all’età di 16 anni (riducibile anche a 14 dopo l’introduzione di un welfare familista ed escludente. dei contratti di apprendistato), il 17% dei In Europa solamente la Grecia e l’ Italia ragazzi nel nostro Paese sono fermi alla media. Garantire a tutti non hanno forme reddituali per i soggetti licenza in formazione, ad esempio in Europa è un’istruzione gratuita e adeguate forme possibile riscontrare dei modelli specifici di erogazione di reddito indiretto per quanto riguarda il reddito per i durante tutto il proprio percorso soggetti in formazione. Il modello del formativo, come la gratuità dei trasporti, Belgio risulta emblematico: il CPAS dei libri e del materiale scolastiche è il (Centro Pubblico di Aiuto Sociale) fornisce principio, da cui partire per dare ad un sussidio a tutti i maggiorenni che ogni studente la possibilità di accedere ai scelgono di vivere al di fuori dell’ambito canali formativi. Il reddito per i soggetti in familiare: presentando un contratto formazione, a partire dalla scuola d’affitto, gli studenti percepiscono 415 superiore, e quindi in una fase espansiva euro al mese oltre al sussidio familiare di del percorso di acquisizione della 105 euro, riservato a tutti i maggiorenni, conoscenza, si pone come elemento ed un sussidio alimentare di 125 euro. . Solitamente questi modelli prevedono che gli studenti beneficiari del reddito possano lavorare solo per salari mensili molto bassi o part-time. Il reddito cessa di essere percepito nel momento in cui lo studente entra nel mondo del lavoro oppure termina gli studi. Ogni tre mesi vi sono dei controlli

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PARTIAMO DAL REDDITO indispensabile. La quantità monetaria di reddito diretto erogabile, in virtù delle enormi differenze sociali ed economiche che dividono il Paese, andrebbe inoltre calcolata rispetto alle specificità dei contesti territoriali in cui questo strumento trova il suo campo di applicazione. Reperire le risorse può essere un risultato dato esclusivamente dalla volontà politica di garantire a tutti gli stessi strumenti e le stesse possibilità di emancipazione. In Italia, a differenza di altri paesi europei che invece hanno aumentato i loro investimenti in scuola, università e ricerca, dall’inizio della crisi economica sono stati operati ingenti tagli alla spesa pubblica sull’istruzione (già inferiore alla media europea) che hanno prodotto una situazione devastante in termini di desertificazione dei luoghi della formazione con la chiusura di corsi di laurea e di intere scuole e la demolizione dei servizi agli studenti e del diritto allo studio.

reddito di cittadinanza ma non solo: pensiamo sia necessario anche istituire altre tipologie di forme redittuali, come quella per il reinserimento nei percorsi formativi.In una condizione in cui l’esclusione dai luoghi della formazione aumenta costantemente, con percentuali di dispersione che si attestano attorno al 17% e di Neet al 24%, e in cui la frammentazione del mondo del lavoro pretende forme sempre nuove di esclusione legate alla “formazione” e all’ “aggiornamento” dei lavoratori , si rende sempre più necessario garantire a questi soggetti un più generale diritto al “life long learnig” (formazione permanente).

Un reddito per tutti/e

Pensiamo che i criteri di attribuzione, l’entità della misura, la durata del beneficio e il campo di applicazione del reddito non siano delle semplici “specifiche tecniche”, ma altrettanti campi di scontro su cui sviluppare una Tuttavia il reddito di formazione non può proposta radicalmente alternativa al essere avulso da forme di reddito di modello liberista. cittadinanza in quanto l’inclusività del welfare che richiediamo non si può In primo luogo l’entità del reddito non fermare alla delimitazione di questi può essere inferiore a quella necessaria soggetti. Sarebbe infatti come andare a a riscattare dalla miseria 12 milioni di creare dei recinti stretti che non possono italiani e a liberare dal ricatto della rispecchiare l’ampiezza di emergenze precarietà milioni di persone costrette ad sociali, quali quelle della precarietà e accettare lavori sempre più precari, della miseria, che manterrebbero una quando non a “titolo volontario” ovvero vasta platea di esclusi da ogni forma di gratuiti. Pensiamo, inoltre, che il reddito welfare e quindi di cittadinanza. Pertanto debba essere concepito come uno è necessario pensare al reddito di strumento di inclusione sociale e che formazione inserendolo all’interno del quindi non possa escludere i milioni di

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PARTIAMO DAL REDDITO migranti che arricchiscono il nostro escluse. Non possiamo non notare come paese. le leggi presentate siano ambigue sul tema delle pensioni: crediamo debba Un’erogazione monetaria non basta se essere garantito in ogni caso che il non viene accompagnata da misure di trattamento pensionistico non possa reddito indiretto e politiche attive sul essere inferiore all’entità del reddito e mondo del lavoro. Ripensare i centri per che debba essere riconosciuto al tutti il l’impiego non basta se non viene diritto alla pensione. Un diritto ormai non accompagnato da un ripensamento del più scontato dato il progressivo dilatarsi modello di sviluppo, in modo che si dei tempi di pensionamento, il possano creare le condizioni per la conseguente fenomeno degli esodati e creazione di lavoro e non della sua dell’impossibilità di tantissimi giovani di invenzione tramite la precarizzazione del questo paese di immaginarsi un futuro mercato del lavoro. Non possiamo trattamento pensionistico. condividere, infatti, l’impostazione che ad esempio è alla base della “youth Il pericolo di “disincentivo al lavoro” non guarantee” secondo la quale il problema può giustificare misure che possano della precarietà sarebbe individuabile rendere il reddito minimo garantito un nelle difficoltà di incontro tra una veicolo di costrizione all’accettazione di domanda di lavoro, che coinvolge qualsiasi lavoro ci venga offerto a milioni di persone, e un’offerta di lavoro prescindere dalle sue condizioni, poichè che in realtà non esiste. Questo modello in questo caso l’unico effetto sarebbe di sviluppo ha prodotto solo povertà, quello di legalizzare il ricatto che sta alla disoccupazione, precarietà e base della precarietà. La definizione di devastazione sociale e ambientale: è “offerta di lavoro congrua” non può bene tenerlo a mente. quindi restare ambigua o essere definita unicamente sul piano della consistenza Quando parliamo della necessità di un reddituale. reddito indiretto, noi intendiamo la garanzia per tutti gli aventi diritto alla Crediamo sia fondamentale garantire il gratuità dei sistemi sanitari e del diritto a non accettare un’offerta di trasporto pubblico, all’attuazione del lavoro anche se congrua: il rapporto che diritto all’abitare e al riconoscimento intercorre tra un uomo e il suo lavoro della libertà di accesso alla formazione e non è solo una questione di “parametri”. ai beni culturali in genere. Il reddito minimo, inoltre, non deve La rivendicazione di reddito, inoltre, non essere uno strumento meramente è una rivendicazione generazionale su assistenziale. La sua istituzione deve cui innescare una battaglia tra i prevedere l’attivazione di iniziative volte cosiddetti “garantiti” dal vecchio welfare a favorire l’inclusione sociale e la e le nuove soggettività che ne sono formazione dei beneficiari, deve essere

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PARTIAMO DAL REDDITO fattore di sviluppo di nuove forme di impresa che si basino sulla coperazione e lo sviluppo sociale dei territori ed essere soprattutto uno strumento per praticare un’idea di cittadinanza inclusiva e multiculturale. Non è più possibile accettare l’esclusione sociale di milioni di persone a causa della loro indigenza economica, del loro paese di provenienza o della loro condizione lavorativa. E’, però, l’assenza di forme di reddituali per i soggetti in formazione il tema che, in qualità di sindacato dei soggetti in formazione ci fa interrogare di più. Diciamolo chiaramente: è fondamentale che i soggetti beneficiari, seppur appartenenti al nucleo familiare, abbiano diritto all’erogazione diretta del reddito così come la necessità che l’erogazione di reddito sia un incentivo al cosenguimento e al proseguimento del percorso formativo, comprese forme sempre più avanzate del diritto al “life long learning”, ma questo non può bastare. La condizione di precarietà ed esproprio di ricchezza che subiscono i soggetti in formazione di questo paese non si ascrive unicamente alla fascia delle persone in condizioni di “povertà relativa”. Lo sviluppo di un altro modello produttivo e il cambiamento radicale delle condizioni sociali in cui versa l’Italia non può che passare dalla garanzia di un libero accesso ai saperi e alla formazione. Questo non attraverso il

abbattimento, fino alla progressiva gratuità, dei costi di accesso alla formazione formale e informale ma anche attraverso la garanzia del diritto all’emancipazione sociale e familiare dei soggetti in formazione, il loro diritto all’assistenza sanitaria e alla partecipazione alla vita politica e sociale nei luoghi in cui si studia, il loro diritto all’abitare e alla mobilità . L’erogazione di un reddito diretto per i soggetti in formazione è, inoltre, la necessaria estensione in senso universale dello strumento della borsa di studio, ormai completamente messo in discussione dalla retorica del merito, dal progressivo definanziamento del diritto allo studio e dall’affermarsi della figura dell’idoneo non beneficiario. E’ fondamentale restituire la ricchezza sociale, e non solo economica, prodotta dai processi di formazione ai suoi artefici e garantirgli in questo modo la piena libertà di scelta e di valorizzazione delle proprie attitudini e dei propri interessi all’interno del proprio percorso formativo.

Per concludere è fondamentale sottolineare come anche la questione del reperimento dei fondi non sia una questione tecnica ma una questione prettamente politica. Le politiche di austerity e la finanziarizzazione dell’economia hanno determinato un progressivo spostamento di ricchezza dal basso verso l’alto e l’allargamento progressivo della forbice sociale si ottiene unicamente attraverso una tassazione iniqua e una sempre più necessario continua espropriazione di ricchezza dai

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PARTIAMO DAL REDDITO territori,dai saperi, dalle nostre stesse alla costituzione e alla promozione di relazioni sociali. forme di partecipazione popolare e di tutti i soggetti sociali e politici che hanno Il finanziamento della misura del reddito, realmente intenzione di fermare le che, ricordiamolo, ha come primo politiche di austerità. obbiettivo l’inversione di questo fenomeno, non può che passare da un ripensamento in termini redistributivi della fiscalità generale. E’ certo importante intraprendere una lotta più efficace alla criminalità organizzata, alla corruzione e all’evasione, che da sola potrebbe finanziare l’intero impianto di un welfare finalmente universale, ma questa non può giustificare forme avveniristiche di controllo sociale come le “carte del cittadino”. Infine l’abbattimento dei costi della spesa militare non solo comporterebbe l’immediato reperimento di fondi pubblici da investire nelle politiche sociali ma anche un passo in avanti nell’affermazione di una cultura dell’accoglienza e della solidarietà: una vera cultura della pace basata sull’incontro e la coperazione in uno dei principali paesi produttori e esportatori di armi che vengono usate nei tanti conflitti generati in tutto il mondo da un sistema economico basato sullo sfruttamento e la prevaricazione. In conclusione per invertire il processo autoritario e trasformare in legge una misura di carattere redistributivo come quella del reddito garantito e del salario minimo orario è fondamentale sviluppare un’ampia mobilitazione e un vasto consenso nel Paese e intraprendere un processo che sia intrinsicamente volto

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