"Passeggiando tra i sogni di Nicla Centorame" @MQL - Media Quality Lab edizioni riccardo@mediaqualitylab.it Codice ISBN 978-1-291-87369-6 numero identificazione ID 14720611 Data di Pubblicazione: * L'illustrazione in copertina è di Yim Choon Lee
Indice
Prefazione "Brevi Storie per raccontare la vita", di Wilma Schioppa Dediche speciali "I ringraziamenti dell'autrice", di Nicla Centorame
Cap. 1 "I racconti di Hillary" 1. In ritardo 2. Rinnovate confidenze 3. Il riscatto della vita Cap. 2 "La fortuna non é così bendata" Un Gratta e Vinci fortunato Cap. 3 "Sulle ali dell'aeroplanino" Attimi di semplicità in una fredda Francoforte
Brevi Storie per raccontare la vita Ogni giorno nasce una storia differente. Quella di Nicla Centorame nasce un pomeriggio al mare, quando ancora il sole era freddo. Io e lei, due sconosciute che si sono incontrate mentre il suo cane correva in spiaggia; però negli occhi di quella ragazzina splendeva una luce, la luce di chi fantastica e sogna.
Quella stessa luce spontanea e calda che perdiamo quando siamo soprafatti dalla routine, ma proprio in questo sta il fascino del racconto: accostarsi un momento ed immaginare con le parole di chi scrive uno stralcio di vita. La vita, sì proprio la vita, in tutte le sue sfaccettature e fragranze, si addensa in queste brevi storie di Nicla. Le insicurezze di Ilary, aspirante cronista giovane, bella, talentuosa, ambiziosa ma fragile e precaria come la vita stessa, e poi l'irrefrenabile desiderio di lusso ed apparenza, il bisogno compulsivo di shopping all'Outlet Village di una comunissima famiglia di Città Sant'Angelo, la spontaneità dell'età dell'infanzia che concede un momento di tenerezza nella fredda Francoforte. E' solo un inizio, solo un gioco, ma in questo E-book di racconti brevi di Nicla Centorame, creatività, ed una spiccata immaginazione, sono miscelati in modo equilibrato ad una dose di realismo di vita quotidiana, con una disinvoltura che soprende, davvero sorprende, in una ragazza di così tenera età. Questi sono i racconti brevi di Nicla Centorame, storie che avrete la possibilità di leggere in questo E-book: 1. 2. 3. 4. 5. 6.
Un Gratta e Vinci In ritardo Rinnovate Confidenze Riscatto della vita Sulle ali dell’aeroplanino Wilma Schioppa
Ringraziamenti Ci sono cosi' tante persone da ringraziare! Innanzitutto la mia famiglia che ha sempre creduto in me e nei mie sogni: mia madre i cui consigli sono stati preziosissimi e il cui aiuto indispensabile, mia sorella ma soprattutto mio padre, senza il quale non sarei mai riuscita a esprimermi al massimo e dare il meglio di me. Poi un grazie speciale ad Alex sempre presente e ai miei nonni fonte di ispirazione. Sono poi molto grata a Wilma, il suo incontro nella mia vita una calda giornata di giugno, ha rappresentato lo sviluppo concreto del mio sogno: senza la sua pazienza e il suo aiuto non sarei mai riuscita ad entrare in questo meraviglioso mondo. Ringrazio poi tutti coloro che hanno creduto in me, nel mio talento, che mi hanno incoraggiato a dare sempre il massimo.
Ringrazio anche coloro che mi hanno criticato, perché le loro critiche mi hanno fatta crescere molto e spronato a far uscire la parte migliore di me. Infine grazie al mio editore Riccardo, senza il quale, molto probabilmente, questi pensieri sarebbero rimasti nell´aria e non letti da voi. Spero che questi brevi racconti siano graditi e apprezzati, e che magari, ritroviate caratteristiche analoghe nei particolari personaggi, scoprendo in voi la loro semplicita´ e la loro naturalezza. Nicla 1 In ritardo Quel giorno tanto atteso, doveva essere perfetto, era stato programmato in ogni minimo dettaglio e la riuscita del suo lavoro sarebbe stato il risultato di anni di impegno. Non poteva non riuscirci, lei. La giovane Ilary era come un vulcano al momento dell’eruzione: nel pieno delle forze. Così almeno doveva apparire nel giorno del suo primo colloquio di lavoro presso una testata giornalistica. Avrebbe ottenuto l’indipendenza economica, avrebbe ottenuto fama, avrebbe realizzato il suo sogno. Ore 10.20 Ilary percorreva frettolosamente “Viale Firenze” l’ultimo prima della sua meta. I passanti l’osservavano incuriositi. Appariva come una donna impacciata sui dei tacchi troppo alti e non adatti a lei, con un tailleur con gonna a tubo, le calze nere, l’immancabile ventiquattrore e un mascara sbavato a indicare la velocità con cui era stato messo; il tutto incorniciato dalla rapidità dei suo scatti fra i passanti che la incitavano a stare attenta. “Possibile che anche in una situazione come quella era riuscita a fare ritardo?” pensava riunendo tutte le idee e facendosi forza per non mollare all’ultimo. Ore 10:35 Ritta se ne stava la ragazza di fronte alla segretaria dietro il bancone, che la squadrava dall’alto in basso. Non era solita presentarsi in quelle condizioni la prima volta, perlopiù non con quel netto ritardo. L’appuntamento era stato fissato per le 10:05. Ilary teneva stretta la cartellina con i suoi articoli, che ora pensava, fossero inadatti e non interessanti. Le mani cominciavano a sudarle così come il labbro superiore già imperlato. “Signorina, può accomodarsi di sopra! La seconda porta a destra” spiegava la segretaria in modo innaturale. Ansiosa Ilary saliva la rampa di scale e davanti la porta si prese tutto il tempo per fantasticare sull’aspetto fisico del
capo. Che tipo era? Tre colpi timidi alla porta furono seguiti da una risposta secca. Il capo leggermente infastidito si ergeva in tutta la sua altezza; era un uomo sulla quarantina con i capelli brizzolati alle tempie e un fiero portamento di chi sa di avere molto potere. Ilary imbarazzata, dopo essersi scusata per il ritardo porse la cartellina con gli allegati al capo, il cui aspetto suscitava paura a chiunque. "Interessante, forza Cate, vieni a vedere"… disse l'uomo uscendo dalla porta e rivolgendosi alla donna il cui parere per lui contava più di quello di chiunque altro …"abbiamo qualcosa di davvero originale tra le mani.” Ilary si sarebbe aspettata di tutto entrare da quella porta, ma non Caterina la sua cara amica che aveva perso di vista da tempo. Comparve nella sua minuta statura, con l’immancabile chignon legato sulla nuca (lo stesso che portava ormai da anni), un serioso vestitino nero e delle ballerine, che rendevano il suo aspetto molto professionale. “Ilary, da quanto tempo!” esclamò l’amica alla vista della donna. “Caterina, ma tu cosa ci fai qui? Non sapevo che ti fossi data al giornalismo!” disse la donna. “Ma no! Sai… ho conosciuto un anno e mezzo fa Oliver, non avrei mai immaginato che fosse il capo di una ditta del genere, eppure non abbiamo aspettato, ci siamo felicemente sposati. Addio carriera, stavolta ho preferito la famiglia. Ma poi si sa nel tempo libero le mogli aiutano sempre i mariti!” spiegava Caterina rivolgendosi all’amato. “Non sapevo conoscessi la signorina! Leggi qua i suoi articoli!” Mentre Caterina dava un’occhiata agli articoli di Ilary, quest’ultima provava una leggera ondata di invidia verso l’amica. Entrambe giovani, ma con due presenti differenti. Fisicamente Caterina non era bella, ma Ilary le era stata sempre vicina per difenderla dagli attacchi dei ragazzi a scuola, che si burlavano di lei affermando che non si sarebbe mai sposata, dato che nessuno l’avrebbe mai degnata di uno sguardo. Sciocchezze, pensava ora Ilary. Neanche a scuola era una cima l’amica, andava avanti con debiti e sufficienze al limite, ma il matrimonio con il capo della testata giornalistica le era stato sicuramente d’aiuto. Ora provava solo invidia e gelosia per “l’amica”. Lei bella e alta, aveva avuto sì dei fidanzati, ma tutte storie superficiali che si erano concluse in pochi mesi (pensava amareggiata) e certo il progetto del matrimonio e dei figli erano molto lontani da lei a venticinque anni. Era uscita con il massimo dei voti dall’Università e per avere quel dannato colloquio di lavoro si era preparata per settimane e aveva sudato molto, al contrario dell’amica che nel giro di un anno aveva risolto la sua vita. Caterina entusiasta degli articoli dell’amica, sinceramente affettuosa nei suoi riguardi consigliò al marito di assumerla immediatamente. Se lui avesse acconsentito, l’indomani sarebbe potuta tornare a portare tutta la documentazione necessaria all’assunzione. Oliver non ci pensò due volte, già entusiasta di quello che aveva letto e ulteriormente appoggiato dalla moglie nella decisione nel suo intimo già presa, decise di assumere la promettente giornalista. Ilary a questo punto non sapeva se la decisione del capo fosse dovuta alla buona parola della moglie o se realmente nutriva stima, quindi fiducia nelle sue qualità. Inoltre, seppur molto interessata alla proposta lavorativa che tanto aveva agognato, ora non era più tanto sicura di volerla accettare perché intimorita dalla figura di Caterina, poteva finire con l’essere troppo ingombrante! Possibile che fosse gelosa proprio di quella vecchia cara amica, che un tempo difendeva e consolava nei momenti difficili? Eppure non riusciva a farne a
meno: i suoi sentimenti di rivalità e invidia erano prepotenti... forse troppo per permettere ad una vera amicizia di sopravvivere. Meglio evitare quindi di mettersi in competizione con la moglie del capo? O lasciar perdere reazioni emotive e decidere di accettare un lavoro prestigioso e fortemente voluto? Mah! “Ci penserò con calma, la notte mi porterà consiglio e domattina saprò cosa fare…ora proprio non riesco a riflettere, sono troppo confusa!!!”…continuò a ripetersi mentre salutava in maniera fredda e distaccata i suoi interlocutori rimandando all’indomani ulteriori decisioni. 2 Rinnovate confidenze Ore: 7:30 Percorreva la stessa strada che giorni prima l'avevano vista protagonista dell'ansia più assoluta: Ilary si era svegliata di buon'ora per recarsi come promesso da Caterina, al “Jam Joyce” bar in centro per disquisire sulla scelta o meno del tanto voluto posto di lavoro, nella ditta del marito di quest'ultima. Caterina quella mattina sembrava un pò irrequieta , con il viso teso e gli occhi ancora un pò arrossati per il poco sonno, senza l’impeccabile eyeliner nero e con i capelli scompigliati lasciati sciolti sulle esili spalle bianche. "Non devi assolutamente pensare che io possa dipendere in alcun modo nella scelta di Oliver..." continuava a ripetere la donna scandendo lentamente parola per parola mentre sbadigliava" hai delle potenzialità enormi Ilary e sei molto valida in questo settore". Ilary continuava a pensare che l'amica avesse capito le sue preoccupazioni costatando, l'evidente distacco nel lasciare l'ufficio, giorni prima. "Una volta siamo state buone amiche e chi lo può dire forse potremo continuare a esserlo” concluse Caterina. Ilary notò solo allora un'ombra scura sotto gli occhi di lei, occhiaie che sommate al resto, quella mattina, non facevano di Caterina un bell'aspetto, non quello che si era sempre ricordata in passato. Seppur intimorita Ilary chiese all'amica se ci fosse qualcosa che non andasse e se stesse bene, dato che il suo pallido colorito non lasciava presagire nulla di buono. Lei non rispose e piuttosto impacciata guardò la propria immagine riflessa nella sua tazza di thè, arrossendo giusto un pò per rispondere silenziosamente alla sua domanda annuendo con il capo. La realizzata donna in carriera e la meravigliosa moglie di famiglia non era più tanto sicura di sè? O semplicemente non era tanto realizzata come credeva che fosse? Quelle domande riecheggiarono nella sua testa come interrogativi troppo difficili da risolvere e restarono sospesi su Caterina che ora era visibilmente indisposta. Senza aspettare altri lunghissimi secondi, parlò: “In realtà mi manchi Ilary e mi mancano le nostre vecchie amicizie. Ti sarai chiesta, di certo, perchè mi sono allontanata da te senza dare troppe spiegazioni, ma... come hai potuto intuire le cose non vanno troppo bene, non bene come vogliamo io e Oliver mostrare" disse tutto d'un fiato Caterina. Adesso Ilary si sentiva leggermente in imbarazzo per quell'improvviso sfogo: molte volte era capitato di assistere a quei momenti di sconforto ma mai dopo essersi perse di vista per così
tanto tempo. Sembravano due sconosciute imbarazzate dimenticando che una volta erano state intime amiche. Cambiando velocemente tono, Caterina si abbandonò a quei ricordi, dimenticò lasciandoli alle spalle e alzandosi in piedi disse: "E' un buon lavoro, è un’ottima retribuzione! Ovviamente la scelta è tua e non posso cercare di insistere ulteriormente, tu hai tutte le carte in regola per ottenere quel posto. Ricordo come te lo sei sudato e non lasciare che l'orgoglio prenda la meglio, se deciderai di entrare nell'azienda passa domani alle dieci con tutti i documenti per l'assunzione" e con un cenno del capo si congedò dall'amica per poi attraversare a passo sostenuto il salone del bar. Ore: 10:00 Puntualissima Ilary si presentò il giorno successivo alla redazione della testata giornalistica di Oliver e Caterina. Probabilmente a farle cambiare idea era stata la crisi della sua amica.. come poteva rifiutare solo per orgoglio e gelosia? Di una persona, che dopotutto non era felice e realizzata come lei credeva. I sogni che Caterina stava vivendo erano al momento irrealizzabili per Ilary ma forse non così tanto voluti, amati e desiderati dall’altra donna. Ancora non le aveva spiegato il perché delle affermazioni della mattina precedente ma Ilary capì che erano dei segreti intimi che le aveva accennato. Ed ora eccola lì, con il suo sorriso forzato a sostenere lo sguardo indagatore della segretaria che reggeva il telefono sulla spalla e parlava animatamente con un tizio, che si sentiva chiaramente dall’altro capo del ricevitore, intanto spillava alcuni documenti di Ilary per poi farglieli firmare. Solo allora comparve Caterina, con il suo solito vestito da lavoro, calma e tranquilla e sembrava meno indisposta del giorno precedente. Scambiandosi un radioso sorriso le due donne si strinsero le mani in segno di intesa. “Sono molto contenta, che alla fine tu sia qui” disse Caterina. “Avrei commesso un grave errore a non accettare” rispose con sincerità Ilary. Anche se quest’ultima continuava in cuor suo a nutrire silenziosi sospetti. Nell’azienda i giorni trascorrevano veloci e impegnativi, ognuno preso dai propri impegni. Caterina difatti era spesso assente per viaggi di lavoro e Oliver gestiva la sua ditta in maniera esemplare, il lavoro procedevano abbastanza bene. Ilary sapeva che suoi datori di lavoro avevano grandi aspettative e spesso li sorprendeva a sbirciare da dietro la porta per constatare che stesse lavorando: il suo angolo di giornale le iniziava a dar qualche soddisfazione dato che ormai sempre più numerosi lettori si complimentavano per il suo stile. Da quel giorno al bar Caterina non le aveva più fatto nessuna confidenza, al contrario sembrava imbarazzata in sua presenza e i loro brevi discorsi lavorativi erano del tutto formali. Si era rivelata una buona datrice di lavoro, anche se in giorni di pieno stress era più esigente e aveva da ridire su degli articoli che a Ilary sembravano ottimi. La
figura che tanto temeva essere ingombrante in realtà si era ridotta ad un’immagine piuttosto incerta nella sua mente, e seppur abbastanza invidiosa dell’amica capiva che non vi era nessun motivo per esserlo. Una sera Ilary rimase fino a tardi in ufficio per completare un articolo che andava pubblicato il giorno seguente; all’improvviso sentì un rumore di passi e un vociare femminile lungo il corridoio. Riconobbe facilmente la voce di Caterina, Laura la segretaria e altre due impiegate; d’improvviso la porta dell’ufficio si spalancò e Caterina ebbe un espressione di pura sorpresa sul volto, dato che solo allora scorse Ilary impegnata al computer. “Oh Ilary, che sorpresa non sapevo che stessi ancora lavorando” disse prontamente. “Veramente devo finire un articolo che solo oggi mi ha commissionato Oliver… non sapevo che fossi tornata, ti serve forse qualcosa?” chiese Ilary. “No grazie, stavo mettendo a posto dei documenti, avrei dovuto farlo domani mattina ma devo ripartire per un altro viaggio e non volendo disturbare Oliver, che è impegnato in una cena di lavoro , ho preferito chiamare Laura” - rispose Caterina e con un accenno di sorriso si avvicinò al computer per dare, come era suo solito, una rapida letta al nuovo articolo. Ilary era sempre più incuriosita dai viaggi della collega, sempre più lunghi, frequenti ed in apparenza non legati alla ditta, dato che non vi erano novità inerenti agli affari, ma si trattenne dal fare domande. Dopo tutto Caterina la sosteneva, e nonostante i suoi tanti impegni ed il poco tempo a disposizione per seguirla, lei era entusiasta degli articoli scritti da Ilary, che già riscuotevano un discreto successo. Sole in quell’ufficio, con la flebile luce del monitor del computer, entrambe ripensarono a quella conversazione, quella confidenza al bar, che si era conclusa lasciando aperte ipotesi particolari. Riaprire quel discorso? In cuor suo Ilary sapeva che sarebbe stato inopportuno, poco delicato, ed imbarazzante, soprattutto se Caterina avesse avuto dei problemi al riguardo. Per questo chiese in modo naturale : “Tutto bene?” ma Caterina si limitò ad arrossire, e dopo un lungo silenzio disse di esser stanca e affaticata dai molteplici impegni ed infine con un sospiro lungo e profondo, che non le fece concludere la frase, manifestò il suo disagio. Guardandola con sorriso rassicurante Ilary disse tutto d’un fiato: “So che non ci stiamo frequentando come una volta, ma se ben ricordi mi hai detto tu che saremo potute tornare amiche e se hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti puoi farlo, credimi! Ora come un tempo” le sussurrò . Caterina strinse le spalle e in quel silenzio Ilary capì l’importanza delle parole che seguirono. “Hai ragione… Sarebbe bello tornare a quei giorni, liberi e spensierati, ma la vita sceglie per noi delle volte e non possiamo non obbedire…”
Quella frase carica di tristezza e malinconia celava dietro di sé un momento d’inquietudine, Ilary in cuor suo sospettava la verità e con intimo affetto prese per mano l’amica. Come un fiume in piena che straripa dagli argini, così Caterina si sfogò raccontandole ciò che era accaduto. “Forse sono io il problema o la mia famiglia con la loro insana ricerca della vita perfetta per me. Già anni addietro erano contrari alla storia d’amore tra me e Lorenzo, etichettandolo pericoloso non lo accettarono mai e la conclusione fu ancor più tragica. So di essere sposata ad Oliver, che oltretutto è un ottimo marito, ma il mio cuore non batteva per lui quando è entrato nella mia vita, lo hanno scelto per me, ricco, con una solida attività e con quella stabilità economica che piace alla mia famiglia, ma di certo io volevo altro, volevo essere libera, libera di amare Lorenzo , credimi!! L’ho voluto così tanto da tentare di scappare con lui, lontano da tutto e tutti. Una fuga inutile che mi costò un matrimonio riparatore, il resto col passare del tempo si dimentica ma per me l’ombra di quell’amore non mi ha mai lasciato.” Come un castello di sabbia che cede sotto la forza di un’onda improvvisa, la proiezione della vita perfetta dell’amica si sgretolò nella mente di Ilary. Solo allora le due donne sentirono bussare alla porta. Caterina si girò di scatto con il cuore in tumulto. Ma era solo Laura che salutò le due donne velocemente e comunicò loro che sarebbe andata a casa e sarebbe tornata al lavoro solo il pomeriggio seguente dato che si era presa un permesso per la mattinata. Le due, ora confidenti amiche, continuarono a parlare del più e del meno per quelle che parvero ore, nella tarda notte, come ai vecchi tempi. Si salutarono ormai circondate dall’oscurità, Ilary era sempre più convinta che l’indomani sarebbe stata una giornata molto impegnativa e che sarebbe successo qualcosa di davvero memorabile. 3 Il riscatto della vita Ore 14:30. Appoggiata al muro accanto alla porta di servizio Ilary si godeva gli ultimi minuti di pausa fumandosi una sigaretta, in quelle nuvolette di fumo vi erano molte domande. Ripensava alla confidenza della notte precedente e sperava di ritrovare la calorosa amica di un tempo e non la fredda datrice di lavoro. Schiacciò a terra la sigaretta ormai terminata ed emettendo l’ultima nube di fumo entrò nell’edificio; percorrendo il corridoio ad un tratto sentì delle urla accompagnate dal violento sbattere di una porta e dallo scalpiccio di un passo veloce ma non di corsa. Pochi istanti dopo comparve Caterina, con la mano cercava di asciugarsi le lacrime ormai evidenti, che le avevano già sbavato il trucco creando delle macchie nere, segnando ancor più l’amarezza sul suo volto. Alla domanda silenziosa di Ilary, Caterina non rispose dileguandosi nei corridoi in gran fretta, in compenso Ilary in ufficio ad attenderla trovò Laura, con la solida maschera della segretaria indaffarata che con un ghigno
quasi sinistro rivolse a Ilary un’occhiata piuttosto gelida, “Litigano da stamattina “ commentò di sfuggita. Dopo una settimana, da quell’episodio, di Caterina non vi erano notizie era sparita senza dare spiegazioni ; possibile che la donna fosse impegnata in uno dei suoi misteriosi viaggi, senza aver avvertito la redazione, era molto strano. Assorta in questi pensieri,Ilary venne bruscamente svegliata dalla vibrazione del cellulare, un SMS improvviso di Caterina : “Ti devo parlare, domani alle quattro al solito bar”; un messaggio insolito, di poche parole e intriso di sospetto. Puntualissima si presentò all’appuntamento, Ilary guardò nella sala interna e lì in un angolo vi scorse l’amica già seduta ad un tavolo che freneticamente frugava nella sua borsa alla ricerca di qualcosa. Quando Ilary la salutò calorosamente, Caterina non rispose, si limitò ad alzare lo sguardo e bere il caffè che aveva davanti : “Non ricordavo fossi un’attrice consumata, mi sbagliavo” sentenziò la donna. “Non capisco cosa vuoi dire” rispose stupita Ilary “Ah no? Torneremo amiche come una volta dicevi …” Caterina si stava alzando e mentre afferrava la borsa fu fermata da Ilary che chiedeva spiegazioni. “Oliver sà tutto e tu eri l’unica persona con cui mi ero confidata!” urlò furiosamente quest’ultima. “Io non ho detto nulla infatti!” si difese Ilary “Lo credevo!!” Caterina senza aggiungere altro se ne andò dal bar lasciando l’amica incredula sola al tavolino . I giorni passarono, poi settimane infine mesi. Caterina non lavorava più nell’azienda del marito, che ora gestiva tutto con Laura, l’integerrima segretaria. Ilary più volte aveva cercato di contattare l’amica, chiamandola, andandola a trovare a casa ma l’unica notizia l’ebbe da un’anziana vicina; l’amica di un tempo non c’era più, si era trasferita. Otto mesi dopo.. Era ancora più bella del solito. Con i lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle, impeccabilmente truccata e con una leggerezza ed una eleganza inaudita si dirigeva nello studio di Oliver. Era lo specchio della felicità, sì, lo era davvero. Una bellissima donna single che mostrava una sicurezza sconcertante.Dal suo andamento al suo sguardo tutto rifletteva la serenità e l’inconfondibile certezza di essere una donna realizzata. Tutto ciò era chiaro nella mente di Ilary, che abbassando lo sguardo solo allora vide un evidente rigonfiamento sulla pancia di Caterina. Non vi erano dubbi , lei era incinta. Caterina voltandosi vide Ilary che stupita la stava osservando: “Allora non ti congratuli?” disse sorridendo. Ilary non ci poteva credere: mesi trascorsi con l’inquietudine di aver compromesso per sempre un’amicizia e la certezza di averla persa ed ora lei faceva finta di nulla mentre radiante mostrava il suo pancione. “Mi dovresti qualche spiegazione” disse freddamente Ilary. “Tutte quelle che vuoi e scusa per essermi comportata così, ci vediamo al solito posto!” esclamò la donna.
Due ore dopo … al solito posto “Non ho ben capito” rise Ilary “tutto il racconto mi confonde! Hai creduto che dopo quella sera in ufficio,IO fossi andata da Oliver a spifferare i tuoi veri sentimenti e di conseguenza lui sentendosi tradito sarebbe andato su tutte le furie chiedendo il divorzio; ma in realtà la colpa era di Laura che aveva origliato la nostra conversazione quella notte e non si è fatta scrupoli pur di far carriera. Ma forse era quella spinta utile per ripartire e ricominciare da Eric, ritrovando la felicità perduta. E vissero tutti felici e contenti?” sdrammatizzò Ilary. “Sì finalmente. Tutti apparte te, fin’ora. Sono tornata per chiederti scusa” disse con volto colpevole Caterina “Tornata? Ti trasferirai? E il bambino?” Ilary aveva mille domande in testa e le scuse di Caterina passarono molto velocemente in secondo piano. “Sì, ora che sto divorziando da Oliver posso rifarmi una vita con Eric, il padre di mio figlio. Al momento ancora non sò dove andremo a vivere ma ho la certezza che tutto andrà bene lontano da qui.. Infondo Laura ha avuto il coraggio di fare qualcosa che avrei dovuto fare io molto tempo fa” disse seriamente Caterina. Si avvicinò ad Ilary e l’abbracciò forte. Nonostante i malintesi, le liti, sapevano di potersi fidare l’una dell’altra: qualunque cosa fosse successa sarebbero rimaste Caterina e Ilary, le care amiche del liceo. 4 Un Gratta e Vinci fortunato. -Mamma, sei troppo pesante e fissata sull' abbigliamento! Non capisci che esageri? la voce squillante di Adalberto irruppe nella stanza e penetrò nelle orecchie della madre Margherita che finendosi di truccare stava uscendo a fare shopping. - Cosa ne vuoi sapere tu, piccolo mio!? La famiglia Bing si era trasferita da poco a Città Sant'Angelo e a quanto pareva, Margherita già si era ambientata, grazie all'Outlet Village . Da sempre la donna egocentrica, condizionata dalle abitudini delle amiche, amava uscire per ore e comprare tanta roba per sé quanti i soldi che aveva in tasca, così anche quel solare pomeriggio la donna sarebbe uscita a fare compere. Il comportamento materno dava fastidio ad Adalberto che considerava fuori dal normale questa spassionata attenzione verso i vestiti! Ma comunque lasciava alla madre la sua libertà anche non approvandola. Margherita prima di andare all'Outlet decise di fermarsi in un bar. Mentre sorseggiava un caldo caffè si comprò un "Gratta e Vinci". E poi continuò verso la sua meta. Un paio di alti tacchi neri, un vestitino blu
e nero, braccialetti tintinnati intorno al polso, una maschera di trucco e un frontino con una farfallina (che cercava di legare e incorniciare intorno al volto la massa chioma bionda della donna) cosa appariva Margherita agli occhi degli altri clienti appena usciti dalla "Via Colorata"! L'Outlet invece era come sempre affollato di gente, che indaffarata si affrettava a comprare gli ultimi capi scontati mentre i commessi cercavano di esaudire tutti i bisogni della clientela. Il primo negozio: Margherita non vedeva l'ora..! -Scusi! Ehi, si dico proprio a lei, ci sono le nuove felpe colorate della Master? Vorrei cambiare un po’ look, vorrei quindi qualcosa di diverso da quello che indosso di solito - Si, gliele porto subito! Ecco qui!- esclama la commessa grondante di sudore. -OK, vado a provarla!- La donna subito viene colpita dal modello, ma decide di cambiare la taglia visibilmente larga. Apre la tendina del camerino eh... il negozio stracolmo di gente, il triplo di prima. La commessa di prima, indaffarata le chiede solamente di aspettare un po’ e l'avrebbe accontentata immediatamente, Margherita avendo tutto il pomeriggio a disposizione decide di rimanere ad attendere. Intanto annoiata fruga nella sua borsa e caccia fuori il Gratta e Vinci, che sfrega con la chiave dell'auto. Non riesce a credere ai suoi occhi: 500.00 euro! Non è possibile e tanto sconcertata viene ripresa mentre sviene da un cliente.... come mai tanta fortuna? IL suo pensiero vola tra i negozi e si immagina di allargare la casa solo per la quantità esorbitante di ogni genere di vestiti. -Su, Signorina, ho fretta- e così Margherita riesce subito a evadere dalla folla di clienti e scappare al bar più vicino. La commessa Stefania intanto finendo il suo turno scappa in magazzino e quando si accorge di una borsetta resta esterrefatta per un Gratta e Vinci penzolante! Margherita intanto si accorge che in mano ha solo, non può essere vero, solo le tre buste di vestiti, ma la sua borsettina , NO! Sicuramente l'aveva lasciata nel camerino. Ma la piccola panchina dell'ultima saletta-prova è vuota, riesce a vedere null'altro che i vestiti accatastati. Chiede agitata informazioni e le restituiscono ciò che lei cercava priva però del suo contenuto più importante: il Gratta e Vinci. Stefania, appena rientrata a casa ,entusiasta salta al collo del marito che a stenti riesce ad evitare di cadere a terra. -Cara non sapevo che dopo tanti anni di matrimonio mi amavi così alla follia!- La donna racconta l'accaduto al marito porgendoli il bigliettino. Stavolta sì, che Giuseppe stramazza al suolo colto da un senso di vertigini avuto dopo aver letto l'ammontare dell'esorbitante cifra. Splash! La moglie per far riprendere il marito gli getta un bicchiere di acqua gelata e lui è a metà strada tra il ridere e il piangere: rimanere senza fiato prima per una bella notizia e poi per uno "schiaffeggiamento" d'acqua non è cosa di tutti i giorni. -Ok! Ho deciso che piango!lacrime di gioia solcano il viso della coppia che utilizzerà la cifra per coprire i debiti che purtroppo avevano contratto a causa della crisi. Ben poco della cifra sarebbe rimasta per lo shopping... idea che invece aveva lasciato nello sconforto Margherita, anche lei in lacrime. Buffo!! Gente che piange ma per motivi differenti: in mani di Margherita sarebbero andati spesi per allagare la casa di vestiti, e renderla una bottique personale, piena di accessori firmati.. mentre nelea mani della giovane
coppia potevano risolvere un problema davvero grosso! Si dice che la FORTUNA SIA UNA DEA BENDATA ma in questo casa si è tolta la benda e ha scelto insieme al destino saggiamente a chi donare i soldi a seconda dell'utilizzo. 5. Sulle ali dell’areoplanino. Canticchiava il motivetto della canzone riprodotta da tutte le stazioni radio, la hit del momento. Si era concessa pochi minuti di riposo: doveva ancora riprendere i figli dall'asilo, passare dal commercialista, in banca e infine andare in ufficio dal marito. La vita di Vittoria era abbastanza monotona scandita dal ritmo delle attività della sua famiglia. Vittoria spegneva il motore accingendosi a scendere nel parcheggio antistante la scuola dell'infanzia. Questa era una struttura piuttosto nuova, bassa e colorata. Numerose erano le finestre decorate da miriadi di fiori di carta realizzati dai bambini, che si affacciavano sul piccolo giardino. La campanella vibrò per qualche secondo, e il suo squillare riempì i corridoi: in pochissimo tempo lo spiazzale si riempì di grembiulini, bambini che sfrecciavano verso i propri genitori, i quali li chiamavano. Vittoria spalancò le braccia e con un gesto materno strinse a sé i due bambini che stringevano i loro orsacchiotti. La più piccola Rachel, mostrava alla madre le manine pitturate e le iniziava a raccontare il lavoretto svolto in classe qualche ora prima, Ludovico immobile si mise ad osservare la macchina affianco alla loro dove Josh, un suo compagno di colore teneva fra le mani un giocattolo realizzato dal padre, qualcosa che riusciva a roteare per qualche secondo in aria. “Forza Ludovico, sali?” Vittoria lo incitò. “Si, mamma” rispose il bambino distratto. Quella notte, nella fredda Francoforte, una fortissima tempesta si scagliò su grattacieli e palazzi. La città era immersa nello scrosciare impetuoso della pioggia, che non diminuiva. Le grosse gocce cadevano sulle pozzanghere formatesi, creando dischetti che lentamente scomparivano. Rachel e Ludovico tremando dalla paura, si rifugiarono nel letto dei genitori. Non riuscendo a prendere sonno, il bambino raccontò al padre, che aveva lavorato tutta la giornata in ufficio e che non era riuscito a tornare a casa prima di cena, la sua mattina all’asilo. Continuò poi raccontando del gioco dell’amico Josh, qualcosa di davvero formidabile a suo dire. “Di che gioco si tratta?” domandò incuriosito il padre.
“Un gioco che può essere di molti colori e così leggero da poter volare ” Ludovico continuò a parlare della sua scoperta,spiegando che non era un gioco in vendita ma solo il padre del suo amichetto lo sapeva creare. L’indomani all’uscita dall’asilo il padre di Rachel e Ludovico, incuriosito dal sapere cosa aveva tanto affascinato il suo bambino, si avvicinò al padre di Josh per domandare di che oggetto si trattava. L’uomo sorpreso e quasi stupito, rispose sincero che non ricordava di aver creato un gioco tanto particolare, ma semplicemente un aeroplanino di carta e sorridendo infilò la testa nella sua macchina, allungò il braccio e ne estrasse un modellino. “Questo? Bè.. non è molto difficile crearlo” disse mentre in pochi secondi piegando e ripiegando un foglio colorato, ne creava un altro ancora. Seguendo l’esempio quel pomeriggio, il padre di Rachel e Ludovico ne fece degli altri, uscì dallo studio di cas,a prese per mano i due bambini e li condusse al parco giochi più vicino, all’unisono i bambini chiesero se il padre quel giorno non andasse a lavorare e per tutta risposta quest’ultimo si limitò a sorridere. Il pomeriggio passò piuttosto velocemente, il trio si circondò di semplicità, di felicità e quando al tramonto, il sole cadendo lasciava posto alla luna che saliva tra i grigi grattaceli, l’eroplanino che Ludovico teneva in mano ben alto e visibile prese il volo spinto da una fredda folata di vento: questi volteggiò sopra i tettucci delle macchine, sopra le lunghe code di automobili che si stavano formando nell’ora di punta, lungo i binari del tram. E furono molte le persone che chiedendo un attimo si staccavano dal cellulare o da qualsiasi attività stessero svolgendo per comprendere cosa fosse l’oggetto mai visto sopra i cieli tedeschi: il piccolo aeroplano di Ludovico aveva regalato pochi minuti di serenità e stupore a coloro che ormai, stavano riprendendo alacremente la loro vita quotidiana.