Volantino test caripe

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CARICHIETI, LA POLITICA, LE ASSUNZIONI E L’ESPERIMENTO DELLE CARTOLARIZZAZIONI

Ottimismo non ce n’e e i dipendenti sono preoccupati per i risvolti che potrebbero arrivare entro la fine del mese. Intanto il fatto che le notizie stiano filtrando all’esterno della banca non fa troppo piacere e dopo la pubblicazione del primo articolo, quello di Flashbank finita nel faldone dell’inchiesta milanese sui rapporti tra la ‘ndrangheta e alcune società con sede a Milano, alcuni dipendenti non riescono più ad accedere al quotidiano PrimaDaNoi.it. Il direttore generale Francesco Di Tizio viene descritto da chi gli sta vicino quasi come rassegnato e forse consapevole di essere alla fine di un ciclo d’oro. Alcune voci danno il neo vicedirettore generale, Roberto Sbrolli (fino a poco tempo fa solo capo dei crediti) nuovo direttore generale… tutto questo sempre prescindendo da quelle che saranno le decisioni di Bankitalia. Ma totonomi e pronostici non sono mai mancati in questo lungo impero del direttore generale sui cui compensi stratosferici si é sempre favoleggiato, cosi come sulla sua forte passione per le auto di grossa cilindrata. Qualcuno ricorda che fu anche per breve tempo Presidente della Fira sotto il governo di Giovanni Pace, ma dopo pochi mesi fu sostituito da Francesco cortese, in quota onorevole Gianpiero catone, a causa forse della sua gestione, contestata dalle altre banche socie.


Più arrabbiato, invece, descrivono il fido Domenico Di Fabrizio, consigliere comunale oggi nel pdl (anche se al suo attivo ha la militanza in altri partiti), collaboratore di fiducia del direttore generale (autista) con un inquadramento in Carichieti da commesso. Questi viene ritenuto il punto di collegamento tra Comune e Cassa di Rispamio, tra il mondo della politica e queilo della finanza. A dispetto del suo ruolo, che non é certo apicale, i1 consigliere é descritto da anni a torto o a ragione non si sa, il deus ex machina di piccoli cambiamenti, suggerimenti e ‘aggiustatine’ in casa Carichieti.


AUTISTA FENOMENO POLITICO Fenomenale il bacino di voti (849 preferenze) raccolto alle ultime comunali, al fianco di Di Primio. E’ stato praticamente il piu votato, anche più del senatore ben più noto Fabrizio Di Stefano che si è fermato a 607 preferenze. Eppure per lui nemmeno un assessorato, ma l’investitura a “delegato allo Scalo” che si é dovuto far bastare. In politica da sempre, originario dell’alto Aventino, ha avuto da sempre l’imprimatur politico del buon Remo Gaspari, suo testimone di nozze. Ma chi vede nel pluriministro la manina fortunata per la scalata in Comune forse si sbaglia, perchè c’è chi assicura che sono stati più importanti i voti del bacino della Carichieti. Lui questi voti non li ha mai disdegnati tanto da incontrare i ‘dipendenti’ faccia a faccia per illustrare le sue iniziative per la città. Quanto avrà influito? La percentuale si perde nel segreto dell’urna. Ma la sua vena ‘politica’, la sua capacità di mediazione, l’ha fatta fruttare anche tra le pareti della banca suggerendo talvolta i nomi migliori anche se per figure di inquadramento minore. E sempre per lo stesso gruppo bancario lavora anche i1 figlio di Di Fabrizio, Nicola, impiegato, entrato senza concorso meno di dieci anni fa. La sua destinazione per un periodo é stata anche Flashbank, quella che oggi deve fare i conti con il responso della Banca d’Italia, ma poi é ripassato a Carichieti. La politica delle assunzioni, secondo alcuni, sarebbe stato il vero fulcro della gestione del potere della Cassa di risparmio che oggi conta circa 500 addetti. In mano a Di Fabrizio, dicono i maligni, anche il sindacato, dove é stato inserito il figlio. L’unica sigla rimasta in piedi oggi é la Falcri: vuota fino a qualche tempo fa, é cresciuta a dismisura.


Praticamente morta, invece, l’alternativa sindacale, Fabi, che é stata schiacciata. Alcuni dipendenti raccontano di essere stati spronati a fare il cambio di rotta e l’esilio sarebbe stato più rapido del previsto. A decretare la morte del sindacato “antipatico” sarebbe stata anche la situazione di difficoltà di Flashbank, segnalata da alcuni, prima ancora dell’intervento di Bankitalia, e che per più di un addetto ai lavori potrebbe essere una grana anche maggiore dell’affare ‘Merker’. Quella fu per la Carichieti, capofila dell’operazione, una delle più importanti mosse finanziarie. Probabilmente la piů grande che si ricordi per il Centro-sud ltalia, ma che con il passare degli anni si é trasformata invece in un incubo per moltissimi dipendenti, per le banche, qualche imprenditore. E' tutto finito in mano alla magistratura, con le banche parti offese oggetto di una presunta truffa.

L’ULTIMO BILANCIO Intanto dal sito ufficiale di Carichieti e dal bilancio 2009 (l’ultimo disponibile, manca ancora quello del 2010) sulla partecipata che pochi conoscono vengono diffusi dati tranquillizzanti: crescita graduale, ottimi risultati operativi. Dal punto di vista patrimoniale, l'interessenza' della Capogruppo al capitale sociale della Flashbank é totalitaria, pari quindi al 100%, rappresentato attualmente da 35.000.000 di azioni del singolo valore nominale di un euro. La raccolta diretta da clientela al 2009 ammontava a 111,6 mln, con un incremento di circa 33 mln, pari a +41,95% rispetto alla fine del 2008. Nel corso dell’anno sono stati accesi 235 nuovi conti correnti con una crescita di oltre 6,9 mln. Come sarà andata nel 2010? Gli impieghi si sono attestati su complessivi 167,8 mln di euro, con un aumento dell‘8,34% rispetto ai 154,9 mln del 2008. L’incremento delle masse per i mutui é stato di circa 11,6 mln e dei prestiti


personali e cessioni del quinto di circa 7,8 mln. Per quanto concerne i risultati commerciali ottenuti nel corso del 2009, la produzione congiunta di cessioni del quinto dello stipendio e di prestiti delega ha raggiunto i 29 mln di euro, in linea con quella del precedente esercizio. Il conto economico evidenzia una crescita sostenuta del margine d’interesse, che si é attestato a 7,039 mln, in netto aumento (+43,02%) rispetto al 31/12/2008. I costi operativi sono risultati inferiori rispetto a quelli del precedente esercizio ed in particolare le altre spese amministrative presentano una diminuzione di 0,34 mln.

LE SEDI DI FLASHBANK Ma quanti e quali sono le sedi della Banca? C’é quella nostrana, in via Colonnetta 24 a Chieti. Lì c’é una sede amministrativa che si occupa di cessioni del quinto dello stipendio, un ufficio legale e un ufficio commerciale. Poi ci sono le due sedi di Milano: la filiale di via Astesani in "Break Even" dal dicembre 2007 e quella di Milano Porta Romana, aperta nel mese di aprile 2009. C’è poi la sede di via Borgonuovo (sede legale). Un ufficio anche a Bologna segnalato oltre il tempo massimo come ‘succursale’, tanto che Bankitalia ha dovuto richiamare all’ordine Carichieti perchè lì si svolge esclusivamente attività istruttoria delle pratiche di cessione del quinto. Risulta poi un ufficio a Roma (via Di S. Nicola Da Tolentino, 12) che però sul sito non è indicato (così come non c'è indicato l’ufficio teatino). Ultima la succulsale di Potenza nella centralissima via Pretoria 3

Alessandra Lotti 19/01/2011 14.42


FLASHBANK DALLE STELLE ALLE STALLE'IN MENO' DI 4 ANNI PRIMADANOI.IT

Bancarotta Merker, 14 anni non bastano. Difetto di notifica salta ancora il processo; (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/551274/Abruzzo-Bancarotta-Merker--14.html) Niente diritto all'oblio per l'ex direttore carichieti Francesco Di Tizio; (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/556002/ Niente-diritto-all-oblioPer-l.html) Carichieti, Bankitalia oggi conferma: gravi problemi emersi già nel 2010; (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/564443/Carichieti--Bankitaliaoggi-conferma---gravi-problemi-emersi-gia-nel- 2010-.html) Carichieti, chiesti 208 milioni di euro a 21 ex amministratori che l'hanno affossata; (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/565975/Carichietichiesti-208-milioni-di-euro-a-21-ex-amministratori-che-l-hannoaffossata.html); CHIETI - Nel 2007 la grande svolta: Carichieti alla conquista di Milano con un nuolo marchio "Flashbank"che non ha nulla di abruzzese. Nome anglosassone, come gli studi del direttore generale, Francesco Di Tizio, con una laurea alla Bocconi ma un master al Massachusetts Institute of Technology e una tesi con il relatore Franco Modigliani, scomparso nel 2003 e vincitore del Premio Nobel per l'economia del 1985. Quello stesso nome (Flashbank), però, segnerà anche il destino dell'istituto


di credito: sparito in poco tempo, con il rischio di trascinarsi dietro anche il super direttore generale in sella da 14 anni. Una notorietà recente per la banca, dovuta al fatto di trovarsi dentro le carte di una mega inchiesta della procura di Milano sulle infiltrazioni al nord Italia della 'ndrangheta anche se non risulta che nessuno di Flashbank sia indagato. Martedì scorso doveva essere per la partecipata della carichieti il "giorno della verità", così lo hanno definito i dipendenti curiosi e ansiosi di conoscere le nuove decisioni del CDA dell'istituto di credito in merito alla banca con sede a Milano e filiali a Bologna' Potenza'Roma e un back office a Chieti. Carichieti se la cava con una semplice multa ed un richiamo alla riorganizzazione interna, riuscendo a dimostrare che le potenziali perdite sui crediti Merker erano state controbilanciate dall'istituzione di adeguati fondi su rischi nel passivo del bilancio stesso'. Ma oggi più di qualche dipendente ha la sensazione che si stia continuando, anche in prima persona, a pagare per quelle perdite in quanto il Vap, che é un'indennità aggiuntiva che viene inserita nel premio di rendimento annuale, più o meno costante negli anni se non in aumento progressivo, è stato nel 2010 pesantemente ridotto e ci si sarebbe trovati in busta paga di maggio scorso una diminuzione tra i 300 ed i 600 euro a seconda del grado rivestito. Possibile? Nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria, invece, le banche sono diventate vittime a causa della loro superficialità e Ramoser a Novembre scorso ha chiesto il patteggiamento. Dopo quel periodo si ricorda ancora il via vai continuo degli ispettori di Bankitalia per alcuni mesi (era il 2009): in tutto quel lasso di tempo l'attività della banca venne completamente paralizzata,venne chiesto alle filiali di non inviare in direzione alcuna pratica di fido e di limitare solo all'essenziale la corrispondenza verso la direzione. Anche dopo quella bufera Di Tizio resta al suo posto. Non era ancora "stanco", come oggi. Aveva ancora voglia di combattere. Alessandra Lotti 27/01/2011 8.03 Il consiglio però non avrebbe deciso niente, avrebbe rimandato la scelta. Difficile avere notizie, le bocche sono più cucite che mai e si attende.


Quella che però si respira in queste ore é una certa insofferenza dell'inquilino' dell'ottavo piano degli uffici di via colonnetta 24: il direttore generale Di Tizio avrebbe confidato a persone a lui vicine "di essere stanco" e di voler cambiare aria tanto che martedì sera più di qualcuno si aspettava le sue dimissioni. Forse però, la sua decisione non arriverà e attende che qualcuno decida per lui, sussurrano i maligni, perchè in quel caso ci potrebbe essere buona uscita milionaria che potrebbe aggirarsi intorno ai 5 milioni di euro. Bisogna solo aspettare per capire quale sarà la data della svolta e della resa di Flashbank che sembra ormai cosa certa. Infatti si sta già lavorando al dopo. E' stata stilata la nuova pianta organica, sono stati decisi i trasferimenti e gli spostamenti così come é stato stabilito che la succursale di Potenza sarà inglobata nell'Area Roma a seguito della fusione per incorporazione della controllata e che l'Area Milano sarà opertiva solo a seguito della fusione. Eppure Di Tizio ci credeva assai in quella nuova avventura, partita in sordina, quando Carichieti, quasi dieci anni fa, decise di investire i soldi dei risparmiatori teatini acquistando la proprietà della Safibo di Bologna (nel 2002 una parte e nel 2004 il 100%). All'epoca la società era una finanziaria a rischio con mediatori presenti a Milano, Potenza, Palermo, Roma. Venne successivarirente presidiata la direzione di Bologna con l'uomo di fiducia di Di Tizio, Tiziano Galbiati. Nel 2007 si cambia ancora musica. La finanziaria venne trasformata in banca sotto il nome di Flashbank. E i progetti erano tanti. Nessun rumore, nessuna pubblicità a Chieti, però, dove l'operazione passa quasi inosservata. Gli stessi dipendenti raccontano di aver saputo della nuova nata solo a cose fatte. Intanto Flashbank al Nord investiva e ci teneva a 'marcare'il territorio 'straniero': la banca decise di tuffarsi in una nuova avventura, quella della sponsorizzazione niente meno che dell'Inter di Moratti, non la prima squadra ma la Primavera. Lì finì una cifra consistente di soldi dei risparmiatori abruzzesi e deLLa provincia teatina in particolare. Si puntava in alto. A Milano venne posta anche la nuova direzione generale, mentre a Bologna rimase un ufficio che curava soltanto le cessioni del quinto dello stipendio. A Potenza c'erano dei mediatori della ex Safibo e anche lì si aprì una filiale. Nei progetti c'era anche l'apertura di un ufficio a Palermo, poi slittata perchè non si


concretizzò mai l'accordo con i mediatori. A Milano vennero inviati sia Galbiati come direttore commerciale ed anche Walter Di Rita, il responsabile dell'area crediti, già dipendente Carichieti. Oggi é proprio Di Rita che compare nell'ordinanza della procura di Milano (non risulta indagato) come referente della Flashbank per il gruppo Perego, la società in odore di 'Ndrangheta che voleva scalare la Cosbau che si occupa di costruzioni, e anche di "edifici prefabbricati destinati alle famiglie terremotate del recente sisma in Abruzzo" che sarebbe riuscita ad aggiudicarsi un appalto da 21 milioni di euro. E la scoperta di quella inchiesta é stata una doccia fredda per Chieti. Intanto Di Rita se da un lato potrà recriminare di non essere stato nominato dirigente e rimasto funzionario, dall'altro lato potrà difendersi sostenendo che le delibere che riguardano finanziamenti milionari vengono deliberate dal Comitato Esecutivo o dal Consiglio di Amministrazione. Così come da Chieti non si poteva non sapere delle 'forzature' per alcune operazioni a favore di clienti sovraesposti a cui si continuava a dare 'fiducia'con rischi di perdite altissime. Una stessa anomalia riscontrata anche in Carichieti dove posizioni 'incagliate' (in pratica lo stadio immediatamente precedente a quello della sofferenza vera e propria) avrebbero fatto regishare rapporti di sportello normalissimi e in continuo movimento. Insomma fidi e mutui venivano erogati ma le rate non pagate.

LA STAGIONE DELLA MERKER In attesa che il Cda decida sul futuro della Flashbank, alcuni dipendenti hanno la sensazione che stia per chiudersi un ciclo. Un ciclo importante, che ha reso la banca solida, importante in tutta la città, spesso vista, a torto o a ragione, legata a doppio filo con i "poteri forti", ma che dal canto suo potrà vantare di non essere mai stata scalfita da un'indagine o da uno scossone giudiziario. E la stagione di Di Tizio in casa Carichieti sarà sicuramente ricordata anche per la vicenda Merker nella quale la Cassa di risparmio era la capofila di una cordata di banche che finanziarono il colosso di Tocco da Casauria. Il sistema bancario italiano, però, in quella occasione subì la perdita di oltre 130 milioni di euro per il finanziamento in pool erogato all'azienda, andata


in default a distanza di pochi mesi dall'erogazione dei soldi, ancor prima che iniziasse l'attività produttiva per la quale era stata costituita. Una operazione coordinata e seguita in prima persona da Di Tizio che quando crede fortemente in una cosa si 'spende senza delegare'. All'epoca dei fatti il super direttore sedeva anche nel CDA della Merker con l'allora amministratore delegato Gianfranco Ramoser, a quei tempi sotto le lenti della magistratura, non solo italiana, ma anche tedesca. Eppure questo non mise in allarme nessuna banca. La perdita per la sola Carichieti, all'epoca dei fatti,si è attestata sui 25 milioni di euro, un importo rilevante per una piccola banca di provincia.


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