Riot Van #5 - Human Traffic

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Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707

Magazine Indipendente Gratuito #05 Marzo 2010

Human Traffic #05 - Marzo 2010

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#05 - Marzo 2010


Editoriale

Avvertenze Prendete una rana e gettatala nell’acqua bollente, essa salterà via abbastanza seccata. Mettetela invece nell’acqua tiepida e gradualmente portate l’acqua ad ebollizione: avrete la vostra rana lessa e saremo tutti contenti. Prendetevi una giornata libera e andate in campagna, in montagna, insomma in un luogo lontano dal traffico. Se abitate in città, al ritorno avvertirete un’aria pesante, che brucia un po’ nel naso e nella gola. Certo, saltare via non è la soluzione, però... Siamo rane, evolute certo, che con le nostre auto ed i nostri motorini —rigorosamente non ecologici— contribuiamo alla nostra fine, all’innalzamento della temperatura della nostra piccola pentola d’acqua. Tutti contenti, un po’ egoisti, saliamo sul nostro mezzo privato a combustione e via, arriviamo dove dobbiamo (e nanche tanto rapidamente, con le tante altre rane che fanno lo stesso). Ridendo in faccia a quelle poche rane che ci dicono di usare la bicicletta <<che mezzo antiquato e lento!>> oppure i mezzi di trasporto pubblici <<sempre in ritardo, sporchi e da pezzenti!>>. Rane di 70 kg che per muoversi, spesso da sole e per brevi tratti, spostano tonnellate di acciaio con ampio consumo di petrolio che, l’ultima volta che ho controllato, costava parecchio. Seminando sostanze tossiche dal tubo di scarico. Alla fine c’è però una differenza tra noi e quelle rane: loro non hanno un governo, un’amministrazione locale che può difenderle da loro stesse. Che può, volendolo, disincentivare l’uso dell’auto. Può potenziare i mezzi pubblici ed incentivare l’uso della bicicletta, offrire servizi per farne un uso combinato. Invece traccheggia, con il silenzio assenso dei più. Ci stiamo "bollendo" in nome dello status symbol, usando auto ormai anacronistiche e seguendo mode statunitensi vecchie di venti anni come i grandi fuoristrada —inutili a meno che non si viva in campagna e/o si usino per lavoro— avidi di benzina. Comodamente e con il peggior utilitarismo, che Bentham identificava come “massima felicità per il massimo numero di persone”, continuiamo ad usare un mezzo da quattro persone a testa e non uno da cinquanta in cinquanta. L'uso del motorino è una soluzione di ripiego perchè con l’arrivo del maltempo la città si paralizza, spaventata. Il veicolo elettrico è visto con stupore e diffidenza, come qualcosa di lontano, scomodo e poco funzionale. Rousseau aveva probabilmente ragione quando sosteneva che il progresso non porta automaticamente alla felicità dell’uomo. L'innato istinto di autoconservazione dell’uomo viene meno quando inquiniamo pesantemente l’aria che, fino a prova contraria, ci serve per vivere. Come con le sigarette, forse potrebbero scrivere sulle auto con elevate emissioni <<guidare aumenta il rischio di malattie cardiovascolari o polmonari mortali>>. Niccolo Seccafieno

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SOMMARIO Cultura............................Pg16 Attualità............................Pg4

Mobilità sostenibile di Schoen, Manni, Seccafieno Una sala d’aspetto da restaurare di Morellato

Man Ray e l’arte visiva di Miraglia Tor: Internet, privacy e anonimato di Andreani

Rubriche.........................Pg20

Musica.............................Pg10 Motown di Macca Attento che ti stanno tagliando le gambe di Di Marzo

We and They di Gaeta Tutto quello che mi fa girare gli ingranaggi di Bastiano Il cerchio delle bestie di Bugiardo

Cinema..........................Pg14 Il Cruciverba..................Pg22

Il mondo di Louis Malle di Puggioni Tutti pazzi per il 3D di Morellato

di Filiman

Libreremo.org................Pg22 di Seccafieno

Sali anche tu sul Riot Van! Cerchiamo: grafici, organizzatori di eventi, disegnatori di magliette, scrittori e speaker di programmi radio. Il tutto ovviamente per assurgere a gloria imperitura! Ci farebbe piacere avere un feedback da parte di voi lettori, fatevi sentire.

Direttore responsabile: Michele Manzotti Direttore: Niccolò Seccafieno Redazione: Andrea Lattanzi, Giuseppe Di Marzo, Giovanni Macca, Mauro Andreani, Giulio Schoen, Fabio Ferri, Bastiano, Lapo Manni, Francesco Guerri, Stefano Lascialfari, Martina Miliani, Edoardo Calamassi, Chiara Morellato, Caterina Bianchini, Martino Miraglia Grafica e Impaginazione: Tiziano Berti, Michele Santella e Mattia Vegni Illustrazioni: Mattia Vegni Supporto web e broadcasting: Giovanni Così Indirizzo e-mail: redazione@riotvan.net Sito web: www.riotvan.net Stampa: Polistampa Tiratura: 3.000 copie in carta ecologica Numero finanziato da ARDSU, Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario

Sono stati fatti tutti gli sforzi per segnalare e allocare correttamente i crediti fotografici. Ricordiamo che il diritto dell’immagine fotografica resta dell’autore.

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Attualità

Mobilità sostenibile: sosteniamola! Smog, inquinamento e traffico sono da sempre il cancro delle grandi città, oramai giunto in metastasi. Dopo le proteste a Milano e Torino siamo andati in Comune ad analizzare la situazione fiorentina.

Da un recente studio sulle 50 maggiori città italiane riguardante la mobilità sostenibile e condotto da Euromobility [www.euromobility.org], Firenze ottiene un buon piazzamento. Entra infatti nella top ten sia nel 2007 che nel 2008. Va però ricordato che la media nazionale della mobilità sostenibile è bassa rispetto agli standard europei. I dati positivi che ci vengono assegnati riguardano il chilometraggio delle piste ciclabili e l'ampia flotta di autobus, tra i quali tanti bussini elettrici. Arranchiamo invece sulla qualità dell'aria e la densità di traffico privato. Scarsa la quantità di veicoli privati verdi, così come i servizi di sharing, sia per quanto riguarda le bici che per le auto. Se sulla carta Firenze sembra messa bene, vivendola per qualche tempo traspare che così non è. Complici anche i lunghissimi ed invadenti lavori per la Tramvia (finalmente operativa), la città è stretta nella morsa del traffico e appestata dallo smog. Siamo quindi andati a Palazzo Vecchio a parlarne con l'assessore alla Mobilità, manutenzione e decoro, Massimo Mattei. Come prima cosa abbiamo voluto mostrargli un video di protesta, inscenato a Milano dalle "Mamme anti smog” e da altri comitati (www.corriere.tv del 30/01/2010) a causa degli allora 17 giorni di sforamento del limite di PM10 sui 35 annuali consenti-

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sto Que afosemè al ro trario n o c

ti. L'Ecopass di Milano risulta essere insuffi- ne della realizzazione delle altre due linee in ciente: il tagliando costa relativamente poco contemporanea con la TAV. «Il progetto è or(2/10€) e le vetture E4 a cui viene consentito mai avviato, certamente eviteremo gli errori il passaggio gratuito sono moltissime. Visto della linea 1, faremo cantieri più brevi e meno che a Firenze i giorni sforati sono 33 al 28/02, invasivi. Sia per quanto riguarda la tramvia non sarebbe il caso di attuare un sistema si- che per la TAV infrangeremo il tabù del lavoro mile all'Ecopass milanese? «Per applicare un notturno. Secondo me Firenze paga un gap di sistema del genere si deve ragionare su quello infrastrutture; è stata immobile per 20 anni, che Firenze è nell'area urbana di riferimento e dopo la costruzione di Ponte all'Indiano ed al grande flusso di pendolari dai comu- non è stato fatto più nulla, adesso dobbiamo ni limitrofi che verrebbero penalizzati. É una recuperare». soluzione difficile perché il confine tra Sesto Sempre secondo Euromobilty il trasporto Fiorentino, Scandicci, Firenze e gli altri centri pubblico fiorentino conta una flotta di amurbani è molto labile. La nostra città non ha piezza superiore alla media nazionale in quindi una conformazione adatta per una so- contrasto con la scarsa rete di corsie prefeluzione di questo tipo, al contrario di altre che renziali, spesso invase dalle auto. Quindi gli non hanno molti comuni intorno». Poco con- autobus ci sono ma sono anch'essi sottomessi vinti, gli chiediamo perché non utilizzare una al traffico privato. Domandiamo quindi all'assessore se secondo lui sarebbe soluzione alternativa, come quelopportuno ampliare le corsie la dei parcheggi scambiatori. Mat- “i fiorentini preferenziali, anche a discapito tei prende ad esempio Milano del trasporto privato. «Purtroppo che, contrariamente a Firenze, ha non si quando proponi una cosa in quela maggior parte dei servizi e dellasciano sto paese, subito si creano comile funzioni fuori dal centro: «Pentati e movimenti contro. Io sono so sia meglio favorire il trasporto governare” un fautore degli autobus in orario, su rotaia, vista la capillare rete di stazioni ferroviarie tradizionali che andranno specialmente per città congestionate dal trafad integrare la tramvia» replica, e aggiunge: fico come la nostra, ma è difficile individuare «andrebbero rimodernizzate tutte le piccole nuove corsie preferenziali, anche a causa degli stazioni, oltre che la rete. È bene ricordare spazi ridotti in molte strade. È difficile gestire però che c'è molta sfiducia, spesso motivata, le politiche del traffico perché i fiorentini non verso il mezzo pubblico su rotaia». Dopo più si lasciano governare. Strasburgo, che ospita il di sei anni di cantieri per realizzare la linea 1 Parlamento dell'UE ed è grande poco meno di della tramvia, la sfiducia di cui parla Mattei ci Firenze, per due anni (e non sei, ndr) ha avuto pare davvero condivisibile, anche in previsio- il centro bloccato per le nuove linee del tram. #05 - Marzo 2010

Grafica Riot Van

Nel nord Italia stava per nascere una nuova "lega", anche questa di verde vestita. Gli immigrati possono però star tranquilli, la lega in questione non cercherà di pulirli con detergenti da bagno, anche perché non si formerà. Stiamo parlando dell'allenza dei sindaci padani, 134 comuni capeggiati da quelli di Milano e Torino, che si sarebbe potuta formare contro un nemico comune, lo smog. Date le varie proteste da parte dei comitati cittadini ed il rischio di salatissime sanzioni UE per città come Torino e Brescia, si era finalmente deciso di agire. I primi cittadini dei due comuni più densamente popolati del nord Italia hanno deciso di incontrare le rappresentanze governative e, per un simbolico inizio, indire una giornata (domenica 28 febbraio) di stop totale alla circolazione per poi continuare con una serie di proposte al Governo e al Ministero dell'Ambiente, come incentivi e politiche ad hoc per sviluppare una mobilità finalmente sostenibile. Purtroppo solamente due comuni (su 134) hanno risposto positivamente all'appello. Firenze ha invece aderito al blocco ma solamente all'interno dei viali. Una mossa dettata dall'agenda elettorale o il primo di una serie di impegni che devono essere presi?


Attualità

che, anche con tante piste ciclabili o parcheg- senza bisogno di grandi cartelli. Il semaforo è Adesso però godono dei risultati». I dati stilati da Euromobility riportano anche gi scambiatori, si è talmente radicata che sarà sicuramente il metodo migliore, ma purtroppo ce ne siamo accorti molto tardi. Avete la una buona densità di corsie ciclabili, infat- difficile cambiare». mia parola che oltre a via dell'Agnolo si agti su 100 kmq di territorio comunale ci sono circa 65 km di piste ciclabili. Uno dei famosi Per quanto riguarda il trasporto privato, risul- giungeranno presto altri semafori indicatori». 100 punti del Sindaco Renzi, il 34, titola A po- tiamo al terzultimo posto in Toscana per nu- Nello specifico abbiamo indicato 3-4 punti sto le piste e prevede progetti ed interventi mero di auto ecologiche. Gli incentivi del 2009 in cui la segnaletica che indica il divieto d'acdi riqualificazione delle piste maggiormente della Regione sono comunque stati erogati: cesso e la presenza di porta telematica è sedissestate, per un importo totale di quasi 2 acquistando o trasformando la propria auto a gnalato troppo tardi, impedendo ai veicoli di milioni di euro. Ad oggi le operazioni di inter- metano o gpl, si veniva esentati dal pagamen- tornare indietro una volta vista la telecamera. vento necessarie sono per la maggior parte in to del bollo per 5 anni. Resta quindi da capire Questo ci sembra più un modo per far cassa piuttosto che per agevolare la viabivia di sviluppo o completate. Uno dei proble- come introdurre gli automobilisti lità. L'assessore afferma di non essemi fondamentali della rete è che non vi è un ad una cultura ecologica. Infatti adeguato collegamento tra le varie zone ur- solamente il 30% delle vetture “respiriamo re per la punizione preventiva e che provvederà, grazie alla nostra segnabane; i poli universitari di Morgagni e Novoli sono E4, anche se Firenze in re- merda” lazione, a dare indicazioni ai tecnici sono, ad esempio, forniti di piste ciclabili fini a altà già vieta il transito in città ai se stesse, in quanto limitate alle vie adiacenti veicoli E1 o E0. I necessari controlli specifici affinché installino i semafori d'accesso in poall'università e quindi disgiunte dal resto del- sono però scarsi o inesistenti. A questo pro- sizioni più funzionali. la rete ciclabile. Il punto 33 del programma A posito Mattei ci informa che spesso i bus tu- Arriviamo poi al punto dolente: Firenze è un BI CI, riguarda la valorizzazione della bicicletta ristici nemmeno pagano il pass per entrare in groviera. Quali provvedimenti state adotcome possibilità reale di mobilità alternativa, città e che 900 vigili, compresi quelli negli uffi- tando per le numerose buche? «Una Firenze offrendo servizi di bike sharing, ed il miglio- ci, non sono sufficienti per effettuare un con- senza buche è nel nostro “libro dei sogni”, in ramento e la manutenzione delle rastrellie- trollo adeguato del territorio. Firenze è una quanto ci vorrebbero 115 milioni per il comre. «Renzi ha ammesso di non essere riuscito “piccola città” e di conseguenza l'uso degli pleto rifacimento delle strade. Spenderli tutancora a dar vita al progetto. A Parigi e Bar- scooter è massiccio, date le brevi distanze da ti insieme equivale a chiudere Firenze, anche cellona questo sistema sta avendo successo coprire. Anche qui, i mezzi ecologici stentano perché questo tipo di interventi si fanno in e nonostante i molti problemi sono riusciti a decollare per la scarsa quantità di colonni- primavera, quando il traffico è congestionato a creare un senso civico fra gli abitanti. Rife- ne di rifornimento. Ci sono comunque segnali più del normale. Non si tratta solo di riempire rendosi a Firenze aggiunge che «Il progetto positivi, come l'uso di pannelli solari per for- le buche ma di rifare completamente il manto Mille1Bici era stato avviato, purtoppo senza i nire l'energia ad alcune di queste. Sarebbe stradale. Io credo che l'intervento strutturale risultati sperati. Sembrava utile solo ai turisti, quindi corretto da parte del Comune sensibi- che faremo (47 milioni stanziati per il 2010) lizzare, anche con metodo coatto, aiuterà molto, tra 5 anni avremo le strade che mentre io vorrei che i primi fruitola città merita e aspetta da tanto, ma solo se l'uso di veicoli poco inquinanti. ri fossero i fiorentini. Stiamo infat- 900 vigili Riguardo i problemi d'accesso alla continueremo ad avere questi soldi in bilancio ti pensando a delle ciclo-stazioni ZTL, Mattei riconosce di non aver ce la faremo». vicino alle fermate della Tramvia. non bastano saputo immediatamente indivi- Abbiamo visto la pagina di Mattei su FaceboIn città medio-piccole come Firenze, se per qualcuno è importante avere un duare un sistema di ingressi più intuitivo per ok e abbiamo notato che nella sua bacheca sistema di bike sharing capillare, altri non vor- gli automobilisti. «È colpa mia, sono assessore sono presenti molti post con segnalazioni e ranno privarsi di preziosi posti macchina sotto e mi prendo le mie responsabilità. Abbiamo domande, alle quali certamente può aver ricasa per lasciar spazio a rastrelliere e colonni- individuato troppo tardi un sistema che faccia sposto in privato (in pubblico no, ndr); forse ne per il noleggio. Sessant'anni di uso smoda- si che i cittadini davanti alla porta telematica il Comune dovrebbe sfruttare questo o anato del mezzo privato producono una cultura capiscano facilmente se poter passare o no, loghi strumenti di informazione collettiva.

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Media Annua 2007 PM10 N02 (i dati dell’ Aquila si riferiscono al 2009)

80

60

Limite NO2 Limite PM10

40

20

L’Aquila

Sassari

Venezia

Bologna

Napoli

Palermo

Milano

Torino

Firenze

Roma

0 Brescia

oltre i 7 µm: cavità orale e nasale fino a 7 µm: laringe fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari fino a 3,3 µm: bronchi secondari fino a 2,1 µm: bronchi terminali fino a 1,1 µm: alveoli polmonari (µm=millesimi di millimetro)

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Alberto Sordi in: “Il vigile”

La sigla PM10 identifica materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico medio è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro. Queste polveri sono presenti in natura ma l’agire dell’uomo le ha aumentate in maniera esponenziale. Una città mediamente inquinata comporta ai suoi abitanti un livello di sopravvivenza del 79% su 14 anni di esposizione alle polveri sottili. Il PM10 aggrava in maniera considerevole le condizioni delle persone che già soffrono di problemi respiratori o cardiovascolari. I bambini sono la fascia di età più danneggiata. La nocività delle polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio. Le polveri di volume inferiore a 2,5µm uccidono il doppio di quelle più grandi:

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Attualità

«Noi facciamo un'azione di informazione su zi di informazione, come facciamo il mercoFacebook, rispetto a tantissime amministra- ledì agli incontri con i cittadini a Palazzo Veczioni, veramente capillare; per esempio per chio: si trovano mille realtà che coesistono la voragine in viale Guidoni la gente aspetta- nello stesso territorio». Usciamo dal Comune con tanti va che io scrivessi sul mio profibuoni propositi messi in pentolo come andavano i lavori, visto “Firenze è la dalle istituzioni, credendo e che abito li accanto. Il problema sperando che queste si mettaè che nei social network c'è gen- un groviera” no in moto per realizzare quante già scolarizzata, ma sarà il 20 % dei fiorentini, ai quali non è fondamenta- to detto. Chi visse sperando, sappiamo però le dare tante informazioni perché hanno col che fine fece... Se si protesta per i tagli alla "potente" un rapporto dialettico; dovremmo scuola, la libertà di stampa ed il diritto al lavocercare di informare una serie di persone che ro, perché non manifestare per l'aria pulita, solo in fase altalenante hanno accesso ai mez- che non ha e non può avere colore politico e

punti di vista? Stiamo respirando merda ma non ce ne accorgiamo, non ci indigniamo. Forse per tutte le volte che -citando Montanelli- ci siamo turati il naso. Ed i governanti cosa fanno? Forse a palazzo Chigi tira un'altra aria... Il paese, come tanti altri con lo stesso “letale” problema, ha davvero bisogno di una svolta per arginare il problema delle alte emissioni dovute al traffico, muovendosi sempre più verso una mobilità sostenibile. Non resta che sostenerla... Niccolò Seccafieno, Giulio Schoen, Lapo Manni

Immagine tratta dal film: “Arancia Meccanica”

Una sala d’aspetto da restaurare Un esercito di “tute bianche” arrabbiate nere. Fino a poco tempo fa per acquisire la qualifica di restauratore di beni culturali le strade erano più d’una. C’erano le scuole ad alta formazione,ovvero l’Istituto Centrale per il restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze , c’erano scuole di restauro statali e regionali, le accademie di belle arti ed infine, la strada presa da tutti coloro che non si sono mai seduti a dei veri e propri banchi di scuola, ma che attraverso il lavoro in “bottega”, il restauro l’hanno inventato. Non esisteva insomma un percorso chiaro, ma una faticosa stradina al confine tra artigianeria e ricerca. E negli ultimi anni si è giustamente cercato di mettere un po’ di ordine provando a far convergere i vari percorsi in un’unica via. È pertanto uscito in data 25 settembre 2009 un bando concernente le modalità per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore e collaboratore di restauro, art. 29 comma 8 e 9, nel quale vengono delineati i requisiti necessari per poter accedere alla prova d’idoneità, al cui superamento è legato d’ora in poi, il conseguimento delle predette qualifiche. Una sorta di albo dei restauratori, insomma, con ovvia prova d’ammissione. E fin qua nulla di particolare, la situazione paradossale emerge nel momento in cui si elencano i requisiti necessari per poter presentarsi a tale prova. I requisiti non contemplano infatti l’intera casi-

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stica, fatta di tante diverse situazioni, create dal precedente caos sulla questione. Il conseguimento della qualifica è permesso infatti, d’ora in poi, a coloro con diploma in restauro rilasciato da un’Accademia di Belle Arti; con diploma rilasciato da una scuola di restauro statale o regionale con insegnamento almeno triennale entrambe con insegnamento almeno triennale e con diploma di laurea universitaria triennale in tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali. A tutti gli altri, professionisti e non, già comunque ben inseriti nel mondo del restauro, non è data la possibilità di prendere parte alla prova e di conseguenza ottenere la suddetta qualifica. Immediatamente dopo l’uscita del bando il popolo delle “tute bianche” ha cominciato a farsi sentire, organizzando proteste nella capitale e manifestazioni un po’ ovunque.

Qualcosa forse si sta muovendo: con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica gli Avvocati Celli e Bonafede (del comitato “La Ragione del Restauro”) hanno sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 182 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ritenendo tale norma in palese contrasto con diverse norme della Costituzione. Ma ultimamente si sa, fare leggi ai limiti, ed oltre, della costituzionalità va per la maggiore. Per non parlare della delegittimazione professionale che ne deriva, anni di studio andati in fumo con conseguente chiusura di migliaia di ditte individuali iscritte presso la C.C.I.A.A. (Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura). Da ricordare, inoltre, che il 98% di circa 30.000 “tute bianche” in Italia opera da anni senza alcun riconoscimento statale, in modo succube e delegittimante, per nulla protette, ma addirittura osteggiate, da un Governo che oggi ha “dichiarato guerra” a circa l’80% degli addetti al lavoro, con gravi ripercussioni sul piano occupazionale. Un bel modo, potrebbe obiettare qualcuno, per fronteggiare la crisi economica in atto. Chiara Morellato #05 - Marzo 2010


Attualità

Grafica Riot Van

CRAXI IL PRIMO BERLUSCONIANO Ricorre quest’anno il decennale dalla scomparsa di Bettino Craxi. E come potevamo non accorgercene visto la forsennata campagna prima pubblicitaria, poi politica per riabilitare o affossare definitivamente la memoria dello statista socialista. La sua carriera politica fu brillante, tanto da essere il primo socialista a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio. Finchè non giunse un’ equipe di magistrati che aprì un’ inchiesta, che prese il nome di Mani Pulite, riguardante il complesso sistema di tangenti che coinvolsero i dirigenti milanesi del Psi. Craxi nel celebre discorso al Parlamento dove chiese un giuramento per chi si professasse estraneo all’uso dei finanziamenti illeciti, mostra all’Italia del 1992 una politica interamente corrotta, la cui reticenza all’onestà abbandonò lo statista al suo (quasi) solitario destino. L’anno dopo, la Camera dei Deputati negò l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti provocando l’ira dell’opinione pubblica. Quando il leader del Psi uscì dall’hotel Raphael, la sua casa romana, venne accolto dal lancio di monetine e slogan molto duri. Molti giornalisti, quale il fedele Emilio Fede, o la giornalista che per Porta a Porta ha tentato di ricostruire la vita pubblica di Craxi, considerano quest’ultimo avvenimento, prima dell’auto esilio o fuga che dir si voglia, ad Hammamet, come una manifestazione voluta dal Pds (i comunisti di Occhetto); dimenticando, forse non troppo volutamente, che sia in Parlamento che in quell’occasione, i più animosi cori, appellativi e gesti eclatanti (quale sventolare un robusto cappio) giunsero da Lega Nord e Msi. Cicchitto, Brunetta, Berlusconi e molti altri esponenti del Pdl hanno risposto positivamente all’invito di Stefania Craxi a presentarsi ad Hammamet per commemorare il suo defunto padre. Anche il Presidente della Repubblica, con la lettera scritta alla moglie ed ai figli dell’ex leader socialista, non è rimasto immune da questo clima. Napolitano, che è stato interlocutore di Craxi nel dibattito fra comunisti e socialisti, ha parlato di “luci ed ombre” e delle riforme istituzionali che Craxi aveva in mente, ma non ha accennato al fatto che tali riforme configurassero una repubblica presidenziale con il potere nelle mani del leader, come quella cui aspira Berlusconi. Poi, pur non mettendo in discussione le sentenze e le condanne, pronuncia una frase molto netta, una #05 - Marzo 2010

di quelle che fanno discutere. Napolitano dice che Craxi pagò “con durezza senza uguali”. Che significa? Forse che lui, essendo costretto a fuggire dall’Italia, ha pagato più di tutti gli altri che hanno scontato una pena per aver commesso reati contro lo Stato? Minzolini, il direttore del Tg1, in uno dei suoi “originali” editoriali, afferma che “fu tutta colpa di un sistema partitico innescato dall’URSS”, e che lo statista milanese pagò perché “ad un problema politico era stato posto un rimedio giudiziario” come per dire che prendere tangenti, se sei un politico, risulta essere un problema politico e che quindi vada risolto all’interno del partito. Comodo. E’ più probabile che ad un problema di tipo giudiziario si sia cercato di porre un rimedio di tipo politico come l’amnistia del ’90 che cancellò tutti i finanziamenti illeciti commessi fino all’89, compresi quelli di Craxi. Il quale però continuò a rubare anche dopo. Fra i “preservati” dall’amnistia, un certo Silvio Berlusconi che aveva commesso una falsa testimonianza nell’88. Ma Craxi e Berlusconi non si conobbero in quell’occasione, né per casualità. La prima vicenda che raffigura Bettino con il premier fu per la concessione del primo, a favore dell’ultimo, di togliere il monopolio statale delle trasmissioni televisive, permettendo alla sua società, la Fininvest, di trasmettere su scala nazionale. Tutta questa necessità di prodigarsi a favore dell’ormai fù “il Cinghialone”, come lo chiamava Vittorio Feltri all’epoca dei fatti e come non osa più chiamarlo oggi, può avere una duplice motivazione; una di carattere politico, l’altra di

carattere economico ma sempre a favore del medesimo personaggio. L’Endemol Italia è la società produttrice che si occupa principalmente dei Reality trasmessi da Mediaset, tra cui la Fattoria, la Talpa e il famoso Grande Fratello. Il precedente presidente della Endemol era Marco Bassetti, marito di Stefania Craxi. Ovviamente entrambi collaborano ancora con la società, e attualmente i programmi più visti risultano essere proprio quelli prodotti da quest’ ultima. Sembra quasi che riabilitare Craxi sia indispensabile, o quantomeno utile. Delegittimare la Corte Costituzionale sul giudizio riguardo Craxi accentuerebbe la situazione già complicata tra le istituzioni, confermando dei giudici politicamente schierati, un povero politico perseguitato e l’opinione pubblica sempre più spettatrice malleabile. Leggi ad personam come il processo breve, il legittimo impedimento o il lodo Alfano si dimostrerebbero necessari per non commettere lo stesso errore, se cosi verrà considerato, che è stato commesso in precedenza. Riabilitare significa riparare ad un torto commesso, come l’esilio di Mazzini per esempio. Craxi in vita ha dimostrato con le sue dichiarazioni e con le sue azioni di non essere né estraneo ai fatti né innocente. Ha sempre confermato che l’intero sistema partitico si rafforzava con l’ausilio dei finanziamenti illeciti. Essere un componente di un determinato insieme, seppur sbagliato, non rende le azioni del singolo giustificabili ma anzi le aggrava, essendo stato quel singolo il Presidente del Consiglio. Jacopo Aiazzi

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Attualità

LA CULTURA DELLA

GIURISDIZIONE

L’ in t er

v is ta

Intervista a Bruno Tinti. Processo breve, separazione delle carriere, scudo fiscale. Lo scontro è politico, ma soprattutto istituzionale. Il Governo preme per la riforma del sistema giudiziario ma la magistratura ne denuncia i rischi in termini di stabilità democratica. Intanto, esplode la guerra delle cifre: tra il 10 e il 40% dei processi sarebbero a rischio di estinzione secondo il Csm, mentre per il ministro Alfano l'impatto sarebbe solo sull'1%. Di questo e altro abbiamo parlato con Bruno Tinti, ex magistrato che attualmente scrive sul Fatto Quotidiano. Come mai Lei ritiene che la separazione delle carriere possa rappresentare un pericolo? Cominciamo col dire che se il pm non fa più il giudice, non è più imparziale e non ha più bisogno, per tutelare la propria imparzialità, delle garanzie tipiche del giudice, come l’autonomia e l’indipendenza. E questo che conseguenze avrebbe sul sistema giudiziario? L’ha detto Berlusconi: il pm diventerebbe “avvocato dell’accusa”. Se è un avvocato, ha un cliente, e se ha un cliente, deve difendere le ragioni del cliente, non più essere imparziale. Chi è il cliente del pubblico ministero? Il Governo. Un pm avvocato e non più giudice, che difende le tesi del governo, dipen- colpevole, che è una cosa diversa. Questa è de dal governo, che gli dice cosa fare e cosa la cultura della giurisdizione. Perdere questa no. Questo è pericolosissimo per uno stato caratteristica di imparzialità che hanno quademocratico, perchè significa che il governo si solo i pm italiani, che è una garanzia per i cittadini, soprattutto per quelli appartenenti sceglie quali processi fare e quali no. alle classi meno favorite, è molto pericoloso: In pratica due pesi e due misure. Non ci sarà più uguaglianza dei cittadini da- pochissimi sono i cittadini che hanno i mezzi per potersi mettere sullo vanti alla legge, e si aprirà la stesso piano processuale strada alla persecuzione politidel pm. ca dell’avversario. Inoltre: fare “Non ci sarà più La separazione delle il giudice, e poi il pm ti abitua a uguglianza dei carriere si inserisce in fare il pm con gli stessi metodi e un più ampio porgetto con lo stesso atteggiamento di cittadini davanti di riforma del sistema, quando facevi il giudice. Per un alla legge” operazione complessa e pm non ci sono colpevoli, non ci delicata. Crede che posono imputati da far condannare, ma c’è da ricercare la verità. Si capisce che trebbe riuscire a dare risultati apprezzabili quando poi il pm crede in buona fede che un in tempi ragionevoli? soggetto sia colpevole sosterrà l’accusa, così Io credo che non funzionerebbe. Naturalcome un giudice che si convince che l’impu- mente l’obiezione è sempre: “Ma negli altri tato è colpevole, emetterà una sentenza di paesi?”. Prima di tutto negli altri paesi funcondanna. Ma fino a quel momento non si ziona male, mentre da noi, con tutti i nostri indaga contro l’imputato per dimostrare che limiti, il sistema funziona. I nostri limiti sono è colpevole, bensì per capire se l’imputato è che non riusciamo a condannare; però ga-

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Bruno Tinti Ritratto di Mattia Vegni

rantiamo l’assoluzione dell’innocente, molto meglio che in tutti gli altri paesi occidentali. Lo stupro della Caffarella, i rumeni innocenti: solo in Italia possono essere assolti. Non hanno soldi, non hanno avvocati, hanno contro l’opinione pubblica, nessun tipo di tutela. Paradossalmente è l’organo dell’accusa - accusa processuale e non nell’indagine - che tutela l’imputato. In America sono fottuti. Se poi caliamo questa situazione nel panorama italiano, con un Premier che ha avuto 15 processi, che è già stato indicato come falsificatore di bilanci e corruttore, che da questi processi è uscito per prescrizione - dunque è un colpevole assolto - che sta ancora qui, invischiato nelle sue grane giudiziarie, lo scenario è drammatico. Ci stiamo tenendo dei delinquenti al potere - il peggio del peggio. L’agenda politica e giornalistica sono dominate dalle polemiche sul processo breve ci può spiegare come cambierebbe il sistema se venisse approvato? Il sistema sarebbe totalmente distrutto. Ci sarà un motivo se, secondo la relazione #05 - Marzo 2010


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Attualità

che Alfano ha presentato in Parlamento, il processo penale in Italia dura in media sette anni e mezzo. Non si può decidere da un momento all’altro che, invece, ne deve durare sei. Quindi questa cosa del processo breve è già cretina in partenza. Se uno dice una cosa cretina non essendo cretino, allora vuol dire che in realtà ha uno scopo diverso; ma ormai non lo nascondono nemmeno più. Il processo breve serve per non far condannare Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Con questa riforma il processo si prescrive - il processo, non il reato - se non si rispettano determinati schemi. E’ una visione ridicola di per sè, perché non tutti i gradi di giudizio durano lo stesso tempo. Poi, chi può essere contrario al processo breve? Nessuno. La lentezza del procedimento è il punto debole del nostro sistema e il processo breve dovrebbe servire a snellire i tempi. In che modo dovrebbe farlo? Cominciamo dall’inizio. Un pm, un giudice, un processo: si fa in un giorno. Diciamo che non è una guida senza patente, ma un falso in bilancio: lo fai in un mese. Se i processi sono 10, li fai in 10 mesi, per economie di scala in 8. I PM a Torino -visto che io ho lavorato lì- sono 60. In un anno ciascuno incassa 400 nuove notizie di reato. Significa 400 processi. Una notizia di reato implica: un’indagine, un’udienza preliminare, un processo di primo grado, un processo d’appello, una Cassazione. Quantità di tempo necessario per fare tutto questo: un anno o poco più. Questo ogni anno ce n’ha 400. Quanti giorni di lavoro ha un anno? 280 circa. Lui in un giorno dovrebbe fare un processo e mezzo. Lui in un giorno dovrebbe fare quello che comunque dura un anno. Vedete che è impossibile, che è irragionevole. Allora bisognerebbe fare alcune cose per far durare poco i processi. Ed è qui che io mi arrabbio moltissimo con la cosiddetta opposizione: durante l’ultimo governo Prodi la Commissione giustizia ha parlato di tutto, dai Pacs alla tortura, senza mai affrontare la questione della durata dei processi. E quali provvedimenti alternativi potrebbero ridurre ragionevolmente la durata dei processi in Italia? Se adottiamo un nuovo regime di notifiche, risparmiamo molto tempo. Riformiamo la struttura dei tribunali: i tribunali piccoli hanno il problema dell’incompatibilità, perché un giudice che si è pronunciato in una fase del processo, non può più fare il giudice nelle fasi successive. Così come non possono funzionare i tribunali troppo grandi. Sono ingestibili. Queste cose fanno sì che l’organizzazione geografica dell’amministrazione della giustizia sia una cosa dissennata. Si potrebbe valutare l’ipotesi di abbandona#05 - Marzo 2010

re il giudizio di appello: nella maggior parte ga e del traffico di esseri umani. Ma com’è dei paesi occidentali l’appello non c’è. Noi possibile garantirlo? Che cosa distingue un abbiamo una convenzione giuridica e sociale milione di euro fascettato da un altro? per cui l’ultima sentenza è quella che conta Pertanto, anche chi detiene capitali all’estee si applica quella. Va bene. Però non è che ro illegalmente, potrà farli rientrare in Italia quella deve essere la più giusta per forza. In senza particolari difficoltà. realtà moltiplica solo le possibilità Sì, lo scudo fiscale predi errore. Niente appello, ma con- “Ci stiamo tevede che con il paserviamo il ricorso di legittimità: la gamento del 5% del sentenza va rivista quando un giu- nendo dei delin- capitale, esso potrà ridice fa un errore di diritto. Però lo quenti al potere, entrare. Inoltre garantifacciamo decidere prima di fare il sce tche non sarà posprocesso in Cassazione: vediamo se il peggio del sibile fare accertamenti quel ricorso è ammissibile. Se faces- peggio” tributari sugli anni di simo tutto questo il nostro processo imposta precedenti il migliorerebbe. Non sarebbe la soluzione de- momento in cui si è avvalso dello scudo fifinitiva, perché è il processo accusatorio che scale. Non solo. Naturalmente hai commesè sbagliato, ma questo è un altro discorso. so dei reati: non solo non hai pagato le impoAd ottobre il Presidente della Repubblica ste, ma hai commesso reato se hai superato ha firmato il decreto anticrisi che conteneva una certa soglia, hai commesso dei reati di il cd. “scudo fiscale”. Lei aveva lanciato un dichiarazione infedele e di frode fiscale. E appello sul “Fatto Quotidiano” con il quale naturalmente, se sei un imprenditore tenuto chiedeva a Napolitano di non firmare. Per al bilancio, hai anche commesso un falso in quale motivo? bilancio, perchè non hai riportato nel bilanSe vogliamo dare una prima risposta, non si cio le somme che hai evaso. Lo scudo fiscafirma perché non si deve firmare. “Ah! Ma le ti garantisce che non sarai processato per me la ripresentano!”; non importa, non fir- questi reati, ed in più garantisce l’anonimato mi. E poi dia le dimissioni. Non è obbligato- tramite un pezzo di carta, rilasciato dalla tua rio firmare. Scendiamo sul piano concreto: banca che fa da intermediario per far rientrare i capitali: un salvacondotto. Per garantirti ulteriormente l’anonimato lo scudo fiscale prevede che gli intermediari - cioè le banche - non facciano segnalazioni. Negli altri paesi le aliquote sono più alte e l’anonimato non c’è. Il sistema dello scudo fiscale in generale è totalmente negativo, o può essere d’aiuto all’economia di un paese? Secondo me è totalmente negativo: serve per fare cassa. Sei con l’acqua alla gola, e quindi svendi crediti. Come farà lo Stato, che ogni volta si accontenta di una piccola percentuale di quello che i cittadini gli devono, a far fronte a tutte le sue spese? Questa situazione di crisi economica aumenterà sempre, perchè noi in realtà stiamo solo tappando alcuni buchi. La strada da percorrere era quella di una maggiore efficienza accertativa-repressiva. Si stima che ogni anno in Italia ci siano 200 miliardi di evasione. Intensifil’istituzione garante e rappresentativa dello chiamo i controlli, miglioriamo le procedure, Stato dice al Parlamento: “Questa legge non rendiamo possibile recuperare questi solte la firmo”, dicendo al Paese che questa è di. Questa è una resa: non sono in grado di una legge sbagliata. Non si può non rilevare incassare quello che mi dovete, regalatemi la gravità di un provvedimento che autoriz- qualcosa. za il riciclaggio non solo di denaro sottratto all’imposizione fiscale, ma di denaro che è provento di chissà quali reati. Napolitano Per la versione integrale dell’intervista conha detto che si è convinto a firmare perchè sultare il sito www.riotvan.net l’Agenzia delle Entrate gli ha garantito che non avrebbero potuto far rientrare i proventi del sequestro di persona, del traffico di droA cura di: Caterina Bianchini, Giuditta Poggi

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Musica

L’annata 1997 ci ha regalato il miglior Brunello di Montalcino del secolo. Quella del 1985 è stata archiviata come la più fredda di tutto il Novecento, mentre le radio nel 1962 portavano nelle nostre case i racconti e l’angoscia di quel giorno in cui scoppiava la III Guerra Mondiale. Al momento di pensare ad un’annata memorabile per la musica, è facile pensare ai Sex Pistols che scandalizzano l’establishment urlando “God Save the Queen” nel 1977, o a Jimi Hendrix che lacera l’aria di Woodstock con le note dell’inno americano dieci anni prima, nel 1967. Ma forse, a ben guardare, c’è stata un’annata ancora più importante nel mondo della musica. Un’annata capace di portarvi una serie di cambiamenti ancora più radicali, e destinata a cambiare il mondo della discografia in modo così profondo, da far dire ad alcuni che quello fu l’anno in cui la musica morì e rinacque. Per la musica, il 1959 è stato il crocevia della modernità. Il 3 febbraio del 1959, il silenzio di un campo di Clear Lake nello Iowa è squarciato dall’esplosione di un piccolo aereo che si schianta al suolo. Nell’incidente muoiono Buddy Holly, Ritchie Valens, e J.P. “The Big Popper” Richardson. I tre più grandi musicisti rock al mondo. Nella sua canzone American Pie, mcLean scrisse che quel giorno “The music died”, la musica morì. Nel settembre dello stesso anno, a Detroit, il giovane produttore musicale Berry Gordy firmava un contratto discografico con l’amico e chitarrista Smokey Robinson, per la pubblicazione del suo singolo “Bad Girl”. Era il primo mattone della fondazione della Motown Records, la più grande ed importante etichetta discografica afro-americana del mondo: un impero musicale che rivoluzionò il modo di pensare l’industria musicale, e che contribuì a cambiare per sempre la società Americana - quella in cui un nero non poteva ancora usare lo stesso bagno pubblico di un bianco, o sedersi sullo stesso sedile sull’autobus. Nel 1959, nella musica qualcosa moriva e qualcosa stava nascendo. Berry Gordy nel 1959 aveva trent’anni, e poche idee di cosa fare nella vita. Era un musicista, e aveva vivacchiato come paroliere fino a due anni prima. Poi aveva deciso di mettere in piedi la sua casa discografica personale, con un prestito di 800 dollari dalla sua famiglia. Voleva chiamare la sua etichetta “Tammy Records”, in omaggio alla celebre canzone di Debby Reynolds, “Tammy”, che pochi anni prima aveva fatto ballare centinaia di giovani afroamericani, a Detroit e non solo: il nome era già stato preso, e Berry lo cambiò in Tamla Records. In pochi mesi, la Tamla ebbe un buon impatto sul mercato locale, ma fu a settembre che Gordy decise di fare sul serio. Coi pochi risparmi che aveva accumulato acquistò un piccolo edificio in periferia, lo riadattò a studio di registrazione e fondò la Motown Records. La nuova etichetta partì discretamente con “Shop Around” di Smokey Robinson, ma la definitiva svolta arrivò nell’aprile del 1961, quando Gordy ingaggiò lo stesso Robinson come produttore, e il giovane William “Mickie” Stevenson come talent scout: il risultato fu il singolo “Please mr. Postman” delle Marvelettes, che esordì al primo posto della classifica Billboard per il Rhythm and Blues Americano. La Motown Records balzò in un attimo all’attenzione di tutto lo showbiz a stelle e strisce: dal 1961 al 1971, Gordy e soci avrebbero piazzato

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, n w o ione t o M oluz la rivdella sic u M k c a l B

la cifra record di 110 canzoni nelle Top10 americane, affidandosi al talento di nuovi, e giovanissimi artisti neri come Stevie Wonder, Marvin Gaye, The Supremes, The Temptations, o i Jackson 5. Giusto per dirne alcuni. Le canzoni Motown passavano ogni giorno in heavy rotation sulle migliori radio americane, e ogni notte facevano ballare migliaia e migliaia di ragazzi nei bar e nelle discoteche. Mai la storia Americana aveva conosciuto un fenomeno musicale di massa di queste proporzioni, e anche se già questo basterebbe per garantire alla Motown Records un posto d’onore nella storia discografica mondiale, i meriti della piccola azienda familiare di Gordy non si fermano qui. I ritmi degli artisti Motown furono infatti i primi ad esportare su scala nazionale la musica nera, ed i loro orecchiabilissimi beat contribuirono a fare del soul un prodotto per tutti gli americani, di tutte le età. Le Supremes e Stevie Wonder portavano i bianchi a ballare a fianco dei neri nelle discoteche, avvicinando i giovani di ogni colore e ponendo le basi per quella che sarebbe stata la prima generazione a sfidare l’apartheid istituzionalizzato d’America. La musica nera era diventata cool anche per i bianchi. L’impatto della musica Motown colse gli Stati Uniti d’America completamente impreparati. “All’epoca non capivo quanto era importante quello che facevamo. Non stavamo semplicemente facendo musica, stavamo facendo la storia. Nei primi anni in cui suonavamo, andavamo nelle città del sud e suonavamo i pezzi della Motown per un pubblico di neri; poi facevamo, in un’altra sala, lo show per il pubblico dei bianchi. Nel giro di un paio d’anni, tutto era cambiato: i ragazzi ballavano tutti insieme e cantavano e si tenevano le mani. Era fantastico” ha raccontato Smokey Robinson. L’etichetta casalinga di Berry Gordy aveva inferto il primo, durissimo colpo al muro invisibile che separava i neri dai bianchi. Aveva innescato una reazione a catena destinata a non arrestarsi mai, sconfinando nella disco, nel funk, negli stessi rap e R&B che oggi si ballano nei club di Mosca, Barcellona e Parigi. Il 1959, dopo aver tolto alla musica i tre più grandi rockers bianchi, le ha regalato forse la più grande rivoluzione culturale di tutti i tempi.


Musica

MAde in Motown I più grandi artisti della casa discografica di Detroit, i loro brani, le curiosità.

a cura di: Giuseppe Di Marzo

The Temptations

Diana Ross & The Supremes Sono il trio femminile più celebre e, forse, anche quello dal carattere più commerciale dell’etichetta di Detroit. Nel 1959, partecipando ad un contest tra band emergenti, vincono come premio la possibilità di incidere un disco per la Motown. Le tre ragazze, inizialmente, ricoprono un ruolo marginale come supporto vocale per altri artisti, come Marvin Gaye ad esempio, ma sono determinate a farsi riconoscere. Frequentano la casa discografica ogni giorno dopo la scuola e Berry Gordie, notando tale caparbietà, decide di firmare un contratto con loro, a patto di cambiare il nome del gruppo. Decidono così di passare da “The Primettes” a “The Supremes”: il nome all’inizio non piace molto a Diana Ross, ma ben presto si convince. Dal 1961 al 1965 incidono molti brani celebri come Stop in The Name of Love e Baby Love, il primo singolo della Motown ad entrare in una classifica inglese: sono oramai famose in tutto il mondo. Talmente famose che ormai all’apice della loro carriera, nel 1965 appunto, diventano le dirette rivali di una delle band più seguite dell’epoca: i Beatles. Inoltre sono il primo gruppo afroamericano ad avere una notorietà anche a livello televisivo, partecipando a programmi come The Ed Sullivan Show, nel quale si esibiscono per ben 17 volte.

Un gruppo splendido da sentire e fantastico da vedere: vengono infatti ricordati per i loro balletti durante i live, che hanno conferito al gruppo un impatto stilistico unico. I loro primi successi con la Motown risalgono al 1964 con The Way You Do The Things You Do e My Girl. Continua fino al 1968 quello che verrà definito il “classic five period”, nel quale i Temptations registrano molti album di notevole successo. Dopo quell’anno, il gruppo incontra vari problemi, tra i quali l’abuso di cocaina, che provocano l’allontanamento della maggior parte dei suoi componenti. L’ingresso di nuovi membri, in quello che rimane dei “classic five”, porta nei Temptations un rinnovamento stilistico molto radicale: il soul si mischia con le sonorità dello psychedelic funk dando vita al psychedelic soul. Indimenticabile la loro canzone Papa Was a Rolling Stones del 1972, nel quale i Temptations esprimono tutto il loro disaccordo verso la politica statunitense in Vietnam ed è forse la canzone che meglio inquadra l’ideologia giovanile del ‘68. Temptation nel 1998 sono diventati anche una serie TV che ripercorre le tappe fondamentali del “classic five period”.

The jackson 5

Il gruppo nasce nel 1963. Leader e cantante è un giovanissimo Michael Jackson che con il gruppo raggiunge il successo nel 1969 con I want you back e un anno dopo con ABC. Due successoni che fondono il funk nero con la musica bianca, aprendo così la strada a quella che sarebbe diventata la “Disco music” degli anni ‘70.

Marvin Gaye

Di sicuro uno dei miglior artisti targati Motown. Dopo un concerto a Detroit nel 1960, inizia il suo percorso musicale arrivando al successo, dopo vari tentativi falliti, con il brano Pride and joy. Successo confermato nel 1968 con un altro pezzo I heard through the grapevine e nel 1973 incide Let’s Get it On, forse il disco più bello della Motown. Scritto, prodotto e cantato interamente da Marvin Gaye che, per primo, rompe le rigide barriere che separano questi ruoli, ispirando così altri artisti come Stevie Wonder a fare lo stesso.

Immagini dal sito: classic.motown.com

Stevie Wonder Smokey Robinson & The Miracles:

The Commodores Il gruppo famoso per aver fatto conoscere al grande pubblico Mr Lionel Richie. Firmano nel ‘67 per la Motown e trovano il loro nome pescandolo a caso dal dizionario. Machine gun, uno dei loro brani più famosi, diventa in America la sigla per molti eventi sportivi e viene utilizzata per la colonna sonora di molti film. Anche Easy è uno dei loro brani più noti, che nel 1977 è tra i primi posti nella classifica americana. #05 - Marzo 2010

è il primo gruppo a firmare con la Motown. L’idea di formare una casa discografica nasce da lui, Smokey Robinson, e successivamente Berry Gordie decide di concretizzarla. Nel 1961 Smokey diventa vice presidente della Motown ed è lui a porre le basi per il successo mondiale. Nel 1960 incide con il suo gruppo il singolo Shop around, il primo vero successo per loro e per l’etichetta di Detroit: è il primo singolo a vendere più di 1 milione di copie ed il primo targato Motown ad entrare in una classifica ufficiale. Da quel momento in poi è un continuo di successi come cantante e come produttore. Scrive, infatti, canzoni come My Girl o come Ain’t That Peculiar, rispettivamente per i The Temptations e per Marvin Gaye. Bob Dylan usa queste parole per descriverlo: «il più grande poeta vivente d’America».

Debutta con la Motown quando aveva solo 13 anni con il brano Fingertips e già da lì fa notare lo stile inconfondibile di un artista inimitabile. Il brano fa parte di un album-live intitolato per l’appunto The 12 year old genius, una registrazione dal vivo dove Stevie mette in mostra tutte le sue abilità musicali suonando quasi tutti gli strumenti presenti. Ad accompagnarlo addirittura un giovanissimo Marvin Gaye alla batteria. Numerosissimi i premi ricevuti durante la carriera: 25 grammy, un oscar per la migliore canzone con I just call to say i love you che lo fanno entrare di diritto nella “Rock and Roll hall of fame”. Sono molti gli artisti di oggi, da Alicia Keys ai Red Hot Chili Peppers passando per Erykah Badu, che affermano di sentirsi ispirati dalle note di Mr. Wonder che senza dubbio resta una delle produzioni più riuscite dell’etichetta di Detroit. Impossibile non possedere almeno un suo disco.

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Titolo Sezione

Guerrilla

GIGS

Imboscate Musicali

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restò tutti gli occupanti della barca. Oggi i più importanti interpreti dei concerti a sorpresa sono i Libertines, indie rock band inglese che adora gli scantinati ed i tetti dei palazzi, oppure gli americani Lightning Bolt: questi ultimi suonano quasi ed esclusivamente a sorpresa e non pubblicizzano mai i propri show. Preferiscono suonare “ospiti” di altre band, montando batteria e strumenti in mezzo al pubblico, ed attaccando il loro concerto direttamente sotto al palco, direttamente dopo l’esibizione della band principale. La tendenza del Guerrilla Gigs, nonostante sembri difficile da esportare in Italia (dove le band underground hanno molta meno attenzione che all’estero, e raramente riuscirebbero ad esibirsi di fronte a più di sei o sette curiosi) potrebbe prendere piede anche in terra nostrana: i Le Luci della Centrale Elettrica, hanno suonato già qualche volta a sorpresa, in particolare in versione acustica, con un buon successo e ottimi commenti dalla critica. Non resta che sperare che qualche altro buon musicista tragga ispirazione dalle Luci, e scenda in strada a far ballare anche noi. In fondo in Italia le multe per il disturbo alla quiete pubblica sono molto meno salate che a Londra. Giovanni Macca #05 - Marzo 2010

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Pensate ad una fredda e grigia mattinata di sente nel mondo del rock da almeno 35 anni. febbraio, di fronte all’università di Leicester, Infatti, provate a cercare su youtube “Beatles in Inghilterra. Tra le centinaia di studenti, tre guerrilla gig”: salterà fuori uno dei primi Guerragazzi alti e secchi non vengono nemmeno rilla Gigs del mondo, interpretato dai Beatles notati mentre portano chitarre e amplificatori nel 1969. I “Fabulous four” suonavano i loro in un angolo del piazzale, seguiti da un quarto ultimi successi sul tetto di un palazzo londiche trascina con fatica la cassa di una batteria. nese, vestiti di improbabili pellicce e cappelli In quindici minuti, i quattro giovanotti allesti- piumati (oltre a sdoganare la cultura dei Guerrilla Gigs, quella volta i scono – appoggiando un tappeto su un Beatles inaugurarono marciapiede – un palco improvvisato, Noleggiare una anche la tradizionale ed iniziano ad accordare le chitarre, tra conclusione di questi la noncuranza dei presenti. Poi una ra- barca e suonare eventi – lo sgombero gazza si ferma, li osserva bene, e grida "God Save the da parte della polizia). “Ehi, venite a vedere, questi sono gli Queen" sul Inutile dire che le priArctic Monkeys!”. me band punk britanCi sono top model che rinunciano alle Tamigi niche impazzirono letpellicce, come ci sono – pochi – politici che rinunciano all’auto blu. Beh, ci sono an- teralmente per I Guerrilla Gigs. Il 7 giugno del che i musicisti che rinunciano al palco: questi 1977, anno del giubileo inglese, i Sex Pistols show improvvisati, tenuti in luoghi inusuali decisero di regalare al mondo uno dei più mecome autobus, stazioni della metropolitana morabili concerti d’assalto della storia della o parcheggi, e pubblicizzati soltanto il giorno musica: il giorno di uscita del loro nuovo sinstesso, sono la nuova tendenza del mondo del golo God Save the Queen, noleggiarono una rock indipendente: si chiamano Guerrilla Gigs. barca, vi montarono un palco, e navigarono sul Tamigi di fronte a Buckingham Palace. Qui Tradotto, “concerti da battaglia”. Non che quel giorno, il 12 febbraio 2007, gli si fermarono per suonare il loro ultimo singoArctic Monkeys avessero inventato niente di lo, che era un delirante attacco verbale alla corivoluzionario: l’idea di bypassare I circuiti di rona britannica, proprio di fronte alla residenpromozione commerciali e regalare ai propri za della Regina Elisabetta. La polizia costrinse fan uno show gratuito e spontaneo era già pre- la simpatica spedizione ad attraccare, ed ar-


Foto di: Max Shay/The Hoot

Musica

GirlTalk mashup miscelare musica a colpi di pc Sempre più furore per il mash-up, la tecnica con cui giovani compositori si dilettano nel registrare la propria canzone ideale, ahimè, “rubando” ai maestri. “Quale musica ascoltate per divertirvi, per ballare, per scatenarvi? Elettronica, rock oppure amate la cassa pesante e vi buttate sulla minimal-house?”. La risposta più frequente: “Un po’ di tutto”. Sarebbe bello allora che questi diversi generi musicali fossero mischiati. È quello che riesce a fare in modo straordinariamente esilarante Gregg Michael Gillis, in arte Girl Talk. Da molti considerato il re del mash-up. Viene chiamata così la tecnica con la quale, armati di sintetizzatore e portatile, si riesce a mischiare parole e melodie di pezzi diversi. Un copia-incolla tra una selezione di tanti artisti e tra tipi di armonie diverse. Non tutti sono entusiasti di questa tecnica, considerata “arte” da alcuni, ma violazione del diritto d’autore da altri. Questo perché molti autori di mash-up incidono i loro

lavori senza l’autorizzazione dell’autore dei pezzi usati. Tra l’altro Girl Talk lascia scaricare il suo ultimo disco, Feed the animals, dal proprio sito con una minima offerta. Per questo ultimo lavoro si contano 300 brani mixati. Un “ladro” quindi questo giovane, che si difende dicendo che cita altri bravissimi artisti, semplicemente come uno scrittore fa nei propri libri. Tutto questo ha dato spunto anche per un film-documentario sul diritto d’autore, scaricabile naturalmente da internet (www. opensourcecinema.org). Frammenti di Queen insieme a Beyoncè, i Rolling Stones ed i Black Eyed Peas nella stessa canzone. Sì lo so, può suonare strano, qualcuno si può sentir male a vedere nomi così accanto ad altri, ma vi giuro che, sbirciando i video dei suoi live, sembra impossibile riuscire a scatenarsi più di così. Branchi di persone colorate e sprizzanti che si lasciano trasportare da tutti questi suoni mescolati. Altri nomi noti stanno assaporando questa tecnica da anni. Mtv le ha dedicato un programma, usando lo stesso procedimento

però con i video. Altri artisti che ci riescono veramente bene sono i 2 Many Dj’s, duo belga, geni dell’elettronica. Si fanno apprezzare anche dai più rockettari perchè nelle loro serate mixano di tutto. Può capitare infatti di sentire anche brani degli AC/DC. La tecnica, dicono, è facile. Possono provarci tutti con un buon pc. I programmi più usati sono quelli del pacchetto Adobe. Girl Talk per esempio consiglia Audiomulch, ma sono tanti i software, anche free, che si trovano per allenare questo nuovo metodo di mixare musica. La cosa indispensabile è avere orecchio, sapere dove e quando mischiare parole o musica senza troppi stacchi noiosi. Dunque non resta altro che aspettare una serata nelle vicinanze, così che tutti possano scatenarsi in pista! Potremo veder ballare chi di solito poga e pogare chi di solito balla! Francesco Guerri

MAssiVe AttAck.

Il “Bristol Sound” è ancora sulla cresta Bristol, fredda e piovosa città sulla foce del fiume Avon, a due ore di treno da Londra. Una piccola metropoli, risorta dalle ceneri dei bombardamenti nazisti, dove il colore grigio del cielo invernale fa da cornice quasi permanente al cemento dei sobborghi industriali. Eppure, sotto la coltre di nubi, si annida un sorprendente genio creativo, che consacrerà la città come uno degli avamposti di sperimentazione musicale più significativi di fine secolo. The Wild Bunch (il mucchio selvaggio) è solo un esempio di questo fermento artistico. Nato come un collettivo aperto, riunisce dj, ballerini, produttori e writer sotto un unico ambiente di convergenza artistica e culturale. Da questo grande calderone emergono i tre Massive Attack: Grantley Marshall, Andrew Vowles e Robert Del Naja, per gli amici Daddy G, Mushroom o 3D. Il suono di una città, della sua alienazione e delle sue psicosi di fine millennio, tra guerra del golfo e armi di distruzione di massa, trova la perfetta trasposizione artistica in Blue Lines, album di esordio dei Massive Attack. Punto di convergenza tra le più recenti avanguardie del#05 - Marzo 2010

la musica elettronica “bianca” e generi della "black music" come soul, dub e R&B, la colonna sonora di Bristol si presenta al mondo con il nome di “trip-hop”: rap ipnotici e sussurrati si fondono a seducenti voci femminili su basi fumose e oniriche, accompagnate da ritmi lenti e profondi. Musica cerebrale, da viaggio. A quasi venti anni da quel Blue Lines, manifesto indi-

scusso del “trip-hop”, i Massive Attack , lanciano Heligoland, quinto album da studio della band inglese. Uno dei dischi più attesi dell’anno, in un clima esasperato da date annunciate e poi smentite, nomi avidamente celati ai fan per rendere il tutto più intrigante e una gustosa anticipazione, Spittin The Atom, un EP pubblicato lo scorso ottobre, contenente quattro tracce che già dichiaravano l’intento del nuovo lavoro. Un album-sintesi, Heligoland, che si fa summa di venti anni di carriera, frenando quel fanatico sperimentalismo che ne era stata la principale benzina e che si prende una pausa ponderata per riflettere sul passato, riorganizzare le idee e restituirle al pubblico in maniera ordinata e matura. Una sorta di manuale del genere, alla quale prendono parte numerosi artisti che già avevano collaborato alla maturazione del cosiddetto “bristol sound”: Horace Andy, Martina Topley-Bird, voce femminile dell’album Maxinquaye di Tricky e Adrian Utley, direttamente dai Portishead. Stefano Lascialfari

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Cinema

Il mondo di Louis Malle

Louis Malle nasce nel 1932 in Francia e muore nel 1995 a Beverly Hills. Uno dei più grandi cinematografi e documentaristi di tutti i tempi si avvicinò alla Nouvelle Vague senza mai inglobarla totalmente, accompagnato dalla costante diffidenza dei principali esponenti, in primis Francois Truffaut. La sua avversione alla borghesia sarà motivo di polemiche, essendo Malle di origini nobili. Tutte le sue opere si differenziano totalmente tra loro, dal drammatico Fuoco Fatuo al surrealista Zazie nel metrò, dal malinconico Arrivederci Ragazzi al paralizzante Il danno, nella curiosa ricerca di una incessante eccentricità. In Fuoco Fatuo, filmdel 1963 ispirato al romanzo di Drieu La Rochelle che tratta la storia del dadaista dandy Jacques Rigaut, viene affrontato il tema del suicidio sotto le note di Eric Satie e a tratti ricorda qualche nota autobiografica. Alain Leroy, impersonato dall’attore Maurice Ronet, è un trentenne borghese stanco della vita e di sè stesso, imprigionato nei vizi e nelle glorie del passato, condannato all’inettitudine simile a quella del d’annunziano Andrea Sperelli. Lo spleen di Alain è accentuato dal bianco e nero della pellicola da cui

Immagini tratte dal film: Zazie nel metrò

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traspare l’aria livida e fredda di Parigi. L’opera ha subìto diverse critiche tra cui quella di avere un’unica e disperata tonalità narrativa. Dopo aver terminato questo film Louis Malle entra in crisi produttiva e, stanco dell’ambiente francese privo di stimoli, decide di partire per l’America dove girerà diversi documentari. Zazie nel metrò (1960) è un divertentissimo film incentrato sulle gesta di Zazie, una bambina spudorata e “sboccacciata”, ispirato all’omonimo libro di Queneau dallo stile simile a quello di Pennac e Benni. All’interno dell’opera interagiscono tantissimi personaggi, ognuno con una propria storia tragi-comica tra cui lo zio Gabriel (Philippe Noiret) che si guadagna la vita facendo la danzatrice in un nightclub, un pedofilo che insegue Zazie, la madre della bambina che passa da un uomo all’altro, il pappagallo che parla a sproposito: «Chiacchieri chiacchieri ma non sai fare altro!»; i tratti burleschi e giocosi, nonché provocatori e al tempo stesso malinconici, costituiscono il filo conduttore di tutto il film e rappresentano un clamoroso esempio, oserei dire icona, del surrealismo. Non mancano i riferimenti politici e le polemiche sulla guerra e sugli scontri con la polizia. In Arrivederci Ragazzi del 1987 Malle racconta un breve periodo della sua infanzia in un collegio cattolico in cui conosce un giovane rifugiato ebreo che viene sequestrato dai nazisti, tutto secondo il punto di vista ingenuo

tipico dei bambini. Importante anche la figura della madre del regista che compare nel film, descritta come un genitore distratto e attento alle futili necessità aristocratiche. Il film venne premiato con il Leone d’Oro alla mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il danno del 1992 è il penultimo film del regista, uno dei più maturi e tragici che vede come protagonista Stephen Fleming (Jeremy Irons), un politico importante con una vita apparentemente perfetta e Juliette Binoche nei panni di Anna Barton, la giovane e affascinante fidanzata di suo figlio. Ispirato all’omonimo romanzo di Josephine Hart il titolo del film inglese ed italiano fa riferimento al danno subìto da Anna Barton nella sua infanzia. Parafrasando l’affermazione della protagonista: «Ho subìto un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere... è la sopravvivenza che le rende tali... perché non hanno pietà. Sanno che gli altri possono sopravvivere, come loro». Questo danno si ripeterà fatalmente (Fatale è il titolo francese) distruggendo tutte le vite dei protagonisti coinvolti. Ci sono state diverse critiche sull’effettiva riuscita del dramma dell’opera. Louis Malle muore nel 1995 lasciando ai posteri il suo universo cinematografico: (tra i tanti film) la simpatica Zazie , lo zio Gabriel, Laverdure il pappagallo, il divo Alain, l’eroina Anna Barton; entusiasmandoli con la sua curiosità tipica dei bambini, le sue immagini eteree, i racconti emozionali, l'ottima scelta delle musiche (Eric Satie, Miles Davis) e con la poesia. Cinzia Puggioni #05 - Marzo 2010


Cinema

Tutti pazzi per il

3D

Grafica Riot Van

Usi e costumi del cinema stereoscopico «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...» E tenetevi stretti i vostri popcorn perché ci vorrà veramente poco per farvi sobbalzare.Proprio così, si chiama cinema digitale stereoscopico, per gli affezionati 3D, e si sta vendendo come una rivoluzione, mostra la propria merce e fa parlare di sé, tanto che le maggiori case di distribuzione , Warner Bros, Walt Disney, Pixar e 20th Century Fox, hanno già riscaldato i motori. La tecnica di ripresa e proiezione tridimensionale si basa, infatti, su una particolare percezione della profondità generata da due prospettive sfalsate degli occhi. L’effetto è ai limiti del disorientamento. Vi troverete, per la modica cifra di dieci euro, catapultati in un mondo in cui afferrare o schivare oggetti volanti diventerà la regola, riuscendo a coinvolgere anche i più scettici. Quello che non molti sanno è che l’apparente novità del 3D, grazie al recente boom ai botteghini (complici ere glaciali, omini blu e palloncini), risale invece al 1920, anno in cui venne brevettato tale sistema per la prima volta. Addirittura la Walt Disney fa il suo ingresso nel 3D il 28 maggio 1953 con il cortometraggio Melody, che accompagna in double-feature il primo western in 3D, Forte T, prodotto #05 - Marzo 2010

dalla Columbia alla sua prima a Los Angeles. Il corto viene inserito nel 1957 nel Fantasyland Theater di Disneyland, assieme ad un altro cortometraggio Disney Working for Peanuts. Il primo declino della mania del cinema 3D si ha nella tarda estate/inizio autunno del 1953. I fattori che hanno causato questo declino riguardano la frequente incuria di molti proiezionisti, le due pellicole dovevano infatti mantenersi perfettamente parallele per non trovarsi fuori sincro e rendere le immagini virtualmente inguardabili, causando mal di testa ed affaticamento della vista. In più lo schermo che veniva utilizzato era molto direzionale, causando l’inutilizzo dei posti laterali nelle sale adibite alla proiezione di entrambi i tipi di film. Anche per questo si tornerà a favorire il formato piatto. Il rilancio odierno in grande stile, è stato possibile grazie ad un miglioramento tecnico in grado di ridurre l’affaticamento degli occhi, permettendoci così di non rischiare la retina e di percepire, con notevoli miglioramenti la terza dimensione. Pensate che i proiettori digitali destinati a questo formato proiettano le immagini a 144 fotogrammi al secondo, non male se pensiamo ai 24 del cinema tradizionale. Potremmo mettere da parte anche il ricordo di

quegli occhialini rossi e verdi dei giornalini dei dinosauri, con la tecnologia RealD gli occhiali che indosseremo sono infatti formati da lenti polarizzate nere. Chissà che con il tempo il 3D non diventi la regola. Secondo alcuni rumors James Cameron realizzerà nuovamente in 3D il suo prossimo Battle Angel, Steven Spielberg e Peter Jackson si preparano con il fumetto Tin Tin e George Lucas è probabile che uscirà con una versione 3D di Star Wars. E che dire delle dichiarazioni di Tinto Brass? «Girerò il primo film erotico in 3D della storia del cinema» Ebbene sì, s’ intitolerà Chi ha ucciso Caligola? anche se c’è già chi propone, come omaggio a Cameron, il titolo di Chiavatar… Insomma l’esperienza sicuramente cambierà ed il coinvolgimento sarà quasi totale in un processo di diegesi che ci catapulterà direttamente all’interno della storia. Rilanciato negli ultimi tempi anche per contrastare la scarsa affluenza alle sale cinematografiche il 3D potrà, forse, farci sembrare un po’ più vera, quasi palpabile, la nostra fantasia. Resta solo da chiederci se noi, audience, saremo capaci di ritornare al probabilmente obsoleto 2D. Chiara Morellato

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Cultura

Man Ray e l’arte visiva Gli scatti più celebri dell'artista di Filadelfia, tra calle, dadaismo e femminilità.

L’

invenzione della fotografia costituisce la realizzazione di un sogno antico risalente ai tempi di Aristotele. Le prime efficaci ricerche su questa nuova tecnica incominciarono sul finire del XVIII secolo con la messa a punto delle prime camere ottiche che ancora però erano chiaramente strumenti molto complicati che richiedevano tempo e grande esperienza da parte dell’artista prima di poter imprimere una qualsiasi immagine. Sviluppi in questa direzione si ebbero con i progressi della chimica nei primi decenni dell’Ottocento, grazie alla messa a punto di materiali in grado di captare qualsiasi variazione di luce che permisero di imprimere direttamente sulla superficie interessata le immagini puntate dall’obbiettivo. Nasce così la fotografia. Ancora però l’immagine impressa rimaneva un vero e proprio originale in quanto non poteva essere riprodotta in più copie, di conseguenza la svolta fondamentale nel campo fotografico fu l’invenzione dei negativi durevoli, dai quali potevano essere ricavate copie successive. La clamorosa invenzione della fotografia mise comprensibilmente in crisi gli artisti del XIX secolo anche se i più attenti e sensibili riuscirono ad utilizzarla non in antagonismo bensì in ausilio ed accordo con la propria arte. Un artista che riuscì in modo stupefacente a far confluire pittura e fotografia fu Man Ray: estroverso, lunatico, creativo, innovatore, don giovanni. In una parola, genio. Nasce a Filadelfia il 27 agosto 1890, figlio di emigrati russi. Il suo vero nome è Emmenuel Radnitzky ma in famiglia viene chiamato Manny. Familiarizza immediatamente con le opere di Cézanne, Brancusi e Picasso ispirandolo per una continua ricerca della novità. Nel 1915, in occasione della sua prima esposizione, documenta le sue opere fotografandole dando così origine al Man Ray fotografo. Quello

stesso anno viene decretata la svolta definitiva per l’artista grazie alla nascita di una duratura amicizia con Marchel Duchamp che lo porterà ad esplorare il mondo dadaista e con il quale poco tempo dopo si trasferirà a Parigi. Una delle sue opere più significative è il famoso Oggetto da distruggere, con soggetto un metronomo, che ha visto la luce in quattro diverse versioni realizzate tra il 1922 ed il 1963. L’opera è dadaista fin dal titolo, in quanto tale movimento artistico si basava proprio sulla distruzione delle tradizioni e della società che non ha saputo far altro che alimentare l’orrore della guerra. Il metronomo veniva usato da Man Ray mentre dipingeva poiché il suo ticchettio regolava la frequenza ed il numero delle sue pennellate. Un giorno sentendo il bisogno di avere un pubblico che assistesse alla creazione dei suoi dipinti attaccò la foto di un occhio all’ asta del metronomo creando così l’illusione di essere osservato. Quando però le pennellate dell’artista e il ticchettio del metronomo si trovarono in disaccordo, Man Ray decise di distruggere l’oggetto. Nell’edizione del 1932 Ray aggiunse una didascalia alla sua opera in cui invitava tutti a prendere un metronomo, attaccarci sopra la foto di una persona amata che non si fa più sentire e successivamente, dopo aver preso un martello, distruggere il tutto in un sol colpo. Le calle entrano nel giardino di Man Ray e nella sua macchina fotografica come il più sensuale dei fiori dimostrandolo nella foto Senza titolo datata 1930. Una semplice fotografia, se non fosse per quella linea scura che isola il soggetto dal fondo e lo elettrizza di una luce mai vista. È l’effetto della solarizzazione fotografica, tecnica folgorante scoperta per caso da Man Ray e Lee Myller in una notte del 1929. La leggenda vuole che in una notte di lavoro in camera oscura un topo avesse spaventato Lee provocando, con un movimento inconsulto, l’accensione della luce in fase di stampa. La foto viene sviluppata lo stesso e sotto l’occhio dei due artisti appare il miracolo del "nuovo sole" sconvolgendo così il mondo fotografico. La foto in questione

non è un semplice esercizio accademico, bensì l’emblema della forma perfetta, incava e liscia, su cui esibire il virtuosismo della solarizzazione. Un’immagine slanciata, dinamica nel suo taglio diagonale come se i fiori si volessero lanciare oltre i limiti dell’inquadratura. Il 1924 è l’anno della consacrazione di Man Ray nel campo della fotografia grazie alle realizzazione di uno dei più famosi scatti mai realizzati, Le violon d’Ingres. Il titolo è una frase idiomatica francese che significa letteralmente “violino d’Ingres” e che viene utilizzata per indicare un hobby, in quanto proprio il violino era la passione del famoso pittore ottocentesco, Ingres, molto amato da Man Ray. Tutto è già scritto sulla pelle candida della schiena di Kiki, femmina folle e bambina innocente, che posa come la Bagnante di Valpincon dipinta da Ingres nel 1808. Stesso incarnato d’aurora, stessa eleganza, stesso turbante che si apre verso i misteri d’oriente, ma sulla schiena appaiono due “effe” di violino che Man Ray aggiunge in fase di stampa trasformando il corpo nudo di Kiki in un sensuale violoncello. In questa fusione perfetta tra fotografia e musica, il corpo della ragazza si trasforma in un segreto oggetto del desiderio. Poiché proprio come il violino era l’hobby di Ingres, Kiki, in maniera assai più provocatoria, diventerà l’hobby di Man Ray. In questa foto l’artista mescola il pensiero dadaista che vuole la distruzione delle tradizioni e delle convenzioni come segno di ribellione nei confronti della ottusa società borghese, con la sua ammirazione per l’arte antica ed accademica, per la bellezza femminile e soprattutto per Kiki. Proprio quest’ultima, sentendo l’originalità del legame che la legava all’artista, amava presentarsi come “Kiki Man Ray”. Non una moglie, bensì come una sua meravigliosa opera d’amore. Martino Miraglia

Man Ray, dall’alto: “Oggetto da distruggere” e “Le Violon d’Ingres”

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Cultura

The Onion Router: internet, privacy e anonimato I rischi e le opportunità dell’evoluzione tecnologica Oggi analizzando il traffico web di un utente si può sapere tutto di lui, o quasi: il profilo, la provenienza, gli interessi, i gusti e persino la posizione geografica. Per tutelare questo tipo di informazioni sono stati fatti tentativi di crittografare i dati inviati durante le connessioni, i cosiddetti pacchetti, ma è una procedura troppo complicata e laboriosa. Per questo è nato il progetto Tor, acronimo per The Onion Router. Il progetto si basa su un software gratuito che permette l’accesso al web garantendo il completo anonimato. Grazie agli utenti che mettono a disposizione parte della loro linea, viene creata una rete parallela ad internet per instradare i dati nel web. I pacchetti entrano in questa rete, scompaiono e riappaiono all’uscita dopo un viaggio nella rete Tor. Così è possibile raggiungere la destinazione senza lasciare tracce. Ogni nodo della rete attraverso cui passano i dati conosce solo il nodo di provenienza dei dati e il nodo a cui inviarli dopo. I nodi intermedi non conoscono quindi né la provenienza né la destinazione finale del pacchetto di dati. In questo modo sia il computer di partenza che quello di arrivo rimarrebbero sconosciuti a chiunque tentasse di identificarli o rintracciarli. Questo comporta tutta una serie di vantaggi per gli utenti della rete. Sul sito del progetto compare un elenco delle figure professionali che utilizzano il sistema Tor: dai giornalisti ai militari, dai dirigenti d’impresa agli attivisti, dalla polizia alla magistratura, dagli agenti segreti alla gente comune. Dobbiamo però tenere presente che non basta installare Tor per restare anonimi, ma occorre configurare in modo adeguato il proprio computer, cambiando anche alcune nostre abitudini di navigazione. Il tema dell’anonimato in rete resta comun-

que una questione delicata e controversa. I detratTori del progetto temono che possa diventare uno strumento di criminali e terroristi, nonostante le contromisure tecniche adottate dagli sviluppaTori. Qualcun altro ha sottolineato invece la possibile strumentalizzazione del sistema da parte di chi gestisce il traffico di materiale pedo-pornografico su internet. SviluppaTori e utenti invece difendono il progetto, i primi adottando contromisure tecniche per limitare abusi e usi criminosi del sistema, i secondi sottolineando il fatto che la rete Tor, al pari delle automobili, non sia altro che uno strumento: la sua “bontà” dipende dall’uso che ne verrà fatto. Esistono alcune realtà dove la libertà d’espressione o il diritto alla privacy sono solo concetti astratti. Paesi come la Cina o come l’Iran, dove esiste una vera e propria censura sul web. Ma senza spingerci troppo ad est, si pensi alle violazioni della privacy e ai problemi sorti a riguardo con l’avvento di Facebook. I più diffidenti sospettano che dietro questa rete libera, si celino in realtà loschi tentativi di controllare il web. Già l’annuncio da parte di Google di voler avviare la digitalizzazione dei testi delle biblioteche americane aveva fatto discutere. Il rischio è quello di un controllo gerarchico sui contenuti del web. Nel frattempo Google non è stato a guardare, ed è ormai imminente il lancio di Google Wave, uno strumento web che convoglia le funzionalità di posta elettronica, messaggistica istantanea, condivisione di documenti e social network. I fanatici lo hanno già definito come il capostipite del web 3.0. Open-source, ovviamente. Mauro Andreani

nodi Tor

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Come nasce TOR Tor “The second generation Onion Router” è l’evoluzione open-source di un progetto nato in America in ambito militare chiamato Onion Routing. L’obbiettivo del progetto era la creazione di una rete in grado di garantire un certo grado di anonimato ai suoi utenti. Questo progetto venne presentato per la prima volta nel 1996 dal Laboratorio di Ricerca Navale della Marina Americana. Nel 2004, dopo lo sviluppo pubblico effettuato nel corso degli anni da alcuni tecnici del NSA e del Laboratorio di Ricerca Navale, il progetto Tor viene adottato e sponsorizzato dall’Elettronic Frontier Foundation, un organizzazione non-profit impegnata nella tutela dei diritti di espressione nell’era digitale.

Mario criptato In chiaro

Server

Come funziona Dopo aver scaricato gratuitamente il software necessario e averlo installato e configurato sul computer sarà possibile connettersi alla rete Tor. Il software individuerà un percorso di nodi interni alla rete Tor che permetta di raggiungere quel dato sito. A questo punto viene inviato al primo nodo il pacchetto di dati. Il pacchetto sarà costituito da una serie di strati, proprio come una cipolla, e le informazioni dei vari strati saranno crittografate. Il nodo ricevente decritterà il primo strato del pacchetto e individuerà il nodo a cui mandare il resto della cipolla/pacchetto. Il nodo successivo decritta un altro strato, individuando il destinatario successivo e inviando il pacchetto al successivo, e così via fino al raggiungimento dell’ultimo nodo. L’ultimo nodo, quello di uscita, decritterà l’ultima parte del pacchetto e individuerà la macchina da contattare e la richiesta da inviare. Una volta compiuto il viaggio, il pacchetto di risposta torna indietro lungo lo stesso circuito.

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Logo di Tor, dall’alto: Mister X di Dean Motter e schema di funzionamento di Tor.

Links↗ Tutorial Youtube: come installare Tor http://www.youtube.com/watch?v=g-xn1jVOuHM Sito del progetto: http://www.torproject.org/ Altre tecnologie che mirano all’anonimato in Internet come Freenet. Per approfondire: www.freenetproject.org

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Cultura

La nostra guerra

L’ in t er

v is ta

(non è ancora finita). Intervista a Enrico Brizzi.

Iniziamo dal tuo ultimo libro, La Nostra Guerra, antefatto de L’inattesa piega degli eventi (che assieme ad un terzo volume di prossima uscita andranno a formare una trilogia). Un romanzo “ucronico”, “fantastorico”. C’è da immaginare Mussolini. E che l’Italia non sia entrata in guerra insieme alla Germania Nazista, ma contro Hitler. Immaginare Lorenzo Pellegrini, un ragazzino che cresce in una famiglia fascista… perché raccontare questa storia? Ovviamente sarebbe stato assurdo per uno della mia età voler raccontare la vera storia di quegli anni. Probabilmente la necessità di scrivere di quel periodo nasce da un turbamento: c’era stato raccontato che una volta in Italia c’erano i cattivi e poi sono arrivati i buoni. La voglia è nata dal rendersi conto che "il potere" in Italia invece non è cambiato così tanto, tra la dittatura e la democrazia. Non voglio dire che c’è una continuità adesiva tra il governo repubblicano degli anni ’50 ed il totalitarismo: voglio dire che la gente, in buona sostanza, era la stessa. Quelli che hanno partecipato al referendum e alle libere elezioni, poco tempo prima acclamavano il Duce e l’ingresso dell’Italia nel conflitto. Abbiamo smesso di delegare tutto ad un leader carismatico e iniziato a delegare ai partiti. E il fatto che il primo partito, la

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DC, da allora abbia governato il paese per cin- tiera. Ogni realtà ha quanta anni, cioè per un arco temporale lungo portato avanti diveril doppio rispetto al fascismo, dovrebbe farci si percorsi di sviluppo, riflettere. Veramente siamo cambiati? Io credo diverse coscienze. La Todi no. E a pensarci bene, in un certo senso, sia- scana ad esempio ha avuto agio di sviluppare una politica illuminata e una signoria liberale, mo ancora "fascisti". abolendo la pena di morte. Di là dall’Abetone, Ad esempio? Ad esempio il fascismo è andato al potere ne- a Modena, nel 1850 condannavano ancora a gli anni ’20 promettendo all’Italia che avrebbe morte i patrioti. Si capisce che ci sono state delriportato la pace e messo a tacere i disordini le condizioni di crescita oggettivamente molto dei boslcevichi. La DC ha governato per cin- diverse. quant’anni promettendo che sarebbe stata nel In Italia c’è una grande attenzione nei concono d’influenza USA, scacciando lo spaurac- fronti del romanzo storico. E spesso c’è di fondo un’allegoria, un intenchio dei regimi comunisti. to pedagogico. È moda o Non posso fare a meno di necessità? notare che ancora oggi, Beato un paese che Beato un paese che non ha negli ultimi quindici anni, non ha bisogno di bisogno di romanzi storiun milionario proprietario ci! L’Italia purtroppo ne ha di un’industria di impor- romanzi storici! molto bisogno. Questo è il tanti media nazionali sia andato al potere promettendo che lui avreb- paese "progredito" con più misteri. Quello che be messo un argine ai comunisti. Beh: l’ultimo Lucarelli racconta in seconda serata in tv, di cui secolo della storia d’Italia mi insegna che se io la gente pensa «no, non è possibile!», in altri volessi fare un partito politico per andare alla paesi non è delegato agli scrittori d’inchiesta, è guida del paese, basterebbe promettere di nei libri di scuola. Sei in ottimi rapporti coi Wu Ming. Qual è il sconfiggere i comunisti. Le vicende vissute da Lorenzo Pellegrini, sep- tuo rapporto con la New Italian Epic? pur "fantastoriche", sono molto credibili. Anche quella della NIE è un’azione pedagogiUno sprovveduto potrebbe cascarci. Credi ca, soprattutto mossa dall’indignazione. Io e i che all’Italia manchi la coscienza del proprio Wu Ming siamo ottimi amici, andiamo in vacanza insieme, ma su questo tema ci prendiapassato? Assolutamente sì. Soprattutto l’Italia non ha mo sempre in giro: loro mi accusano di essere una coscienza unica, ma molteplici, modula- disimpegnato e io accuso loro di studiare da te a seconda delle realtà regionali. Non è solo professori. La mia idea è che un romanziere questione di provincialismo. Il punto è che se scriva i romanzi, e che i critici scrivano i testi 150 anni fa volevo passare dall’Emilia Roma- critici. Loro hanno un altro approccio, diverso gna alla Toscana dovevo attraversare la fron- dal mio. Io credo —per fare un esempio— che il gesto politico del cantante sia cantare la canzone, non farne l’esegesi. Poi beh, New Italian Enrico Brizzi è nato a Bologna nel ’74 e ha esorEpic è una bella definizione pop, ma io ne avrei dito ventenne con il celebre Jack Frusciante è preferita una in italiano. uscito dal gruppo, pubblicato da Transeuropa. Cambiando argomento, vorrei chiederti di Per BCD ha pubblicato Bastogne (1996), Tre parlarci del tuo amore per i viaggi a piedi. Hai ragazzi immaginari (1998), Elogio di Oscar Firgià scritto due romanzi, un reportage ed una mian e del suo impeccabile stile (1999). Sono guida su questo tema. La passione e il tuo mepoi usciti per Mondadori L’altro nome del rock stiere spesso coincidono… (2001, con L. Marzaduri), Razorama (2003) e, Il motivo per cui cammino è egoistico: la straispirati ai suoi viaggi a piedi, Nessuno lo saprà da mi arricchisce. Lo faccio perché mi sembra (2005) e Il pellegrino dalle braccia d’Inchiostro il modo migliore per conoscere, per incontrare (2007). Ha recentemente pubblicato due rola gente, per trovare delle sensazioni talmente manzi "fantastorici", La Nostra Guerra (2009) autentiche che la tv e Facebook non ti riusciprequel de L’inattesa piega degli eventi (2008) ranno mai a regalare. Ha a che fare con la vita sempre per BCD. vera, con il versante più incerto dell’esistenza, #05 - Marzo 2010

Grafica Riot Van

In una Bologna sommersa di neve incontro Enrico Brizzi, uno dei più apprezzati scrittori italiani. Ci salutiamo ed entriamo in una storica osteria della città, la più antica. Mangiamo un panino e beviamo un bicchiere. Parlando.


Cultura

col ricominciare a pensare che non tutto è ga- John (divenuto "Jack" nel romanzo per paura rantito e scontato. È la riscoperta di un’auten- da parte della casa editrice Transeuropa di poticità che non è poi così antica: fino a l’altro ter incontrare problemi legali, ndr) l’ho conoieri era il nostro pane quotidiano. Mia nonna sciuto e intervistato nel periodo in cui era fuori andava ogni giorno a scuola macinando chi- dal gruppo, prima di rientrarci. È una persona lometri a piedi. Tutto questo, purtroppo, ce lo totalmente libera. Lui vuole stare vicino alla sua musica come uno che ha freddo e ha bisiamo dimenticati nel giro di pochi anni. Dei tuoi 35 anni ne hai vissuti ben 15 da scrit- sogno di scaldarsi. Se questo in certe stagioni tore. Con Jack Frusciante è uscito dal gruppo si può fare con i RHCP bene, se in altre stagiohai avuto un esordio clamoroso, e per molti ni non si può, si esce. Nella mail che ha mandato ai fan dice «sono quello che è impossibile non associarti a faccio quello che devo fare». quel titolo. Ma c’è, al di là dei John Fruscian- sono, Questo è un uomo. Magari affaticommenti della critica e dei cato, magari tormentato, ma vero. lettori, un lavoro a cui sei più te, oggi come È questo, oggi come allora, John affezionato? Frusciante. Non saprei, anche perché ho allora, è una sempre scelto di pubblicare persona libera Consigli per la lettura. Ci suggeriogni libro come se fosse il mio resti tre libri (un italiano, uno straultimo e il mio primo. Sarei niero, un giovane?) falso a dirti a quale sono più legato, ognuno Tra i giovani ci metto volentieri i Wu Ming con per me ha significato una presa di coscienza a New Italian Epic (pubblicato da Einaudi ma diprescindere dai risultati di vendita o di critica. sponibile gratuitamente online) perché, come Ho scoperto che è il giorno in cui lo consegni ho detto, sebbene non condivida alcune queall’editore quello in cui devi essere soddisfatto, stioni è un un’opera da conoscere e su cui rifletpoi quello che succede dopo… è ovvio che spe- tere. Tra gli stranieri, uscito quest’anno, consiglio ri che vada tutto bene, che ci sia la ristampa, Tempo di regali (Adelphi) di Patrick Leight Ferche sia apprezzato: sarei ipocrita se ti dicessi il mor (un amico ed un grande ispiratore di Bruce contrario. Ma nei miei libri non credo di aver Chatwin). È la storia di un viaggio che inizia nel cercato il successo facile o di essermi affezio- ’33 e dall’Olanda e arriva ad Istanbul, passando nato al romanzo che ha venduto di più. Se la dalla Germania. Ed è anche un romanzo storico, pensassi diversamente, dopo Jack Frusciante in cui un forestiero racconta che cosa è un paavrei potuto scrivere Antoy Kiedis è rimasto ese in cui sta nascendo una dittatura. Consiglio nel gruppo, Flea pure, Chad Smith pare che anche Mario Rigoni Stern, un "super classico", rimanga… con Storia di Tönle (Einaudi). Ovvero di come i È di pochi giorni fa la notizia che John Fru- ragazzi dovessero emigrare per dar da mangiasciante è ri-uscito dal gruppo. Il tuo libro — re alla famiglia: è passato appena un secolo, ma che nel titolo aveva quel messaggio— uscì per mai una volta che ce lo ricordiamo. la prima volta nel ’94, quindici anni fa. Anche tu hai un passato da redattore per una

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rivista giovanile, da "fanzinaro". Cosa vorresti suggerire a Riot Van? Io so solo che il potere della parola è quello di cambiare la realtà che abbiamo intorno. Se uno ha sempre presente questo si rende conto che con una rivista universitaria ha il potere di cambiare la mentalità di una facoltà universitaria. Questo è vero sempre, nella più piccola delle redazioni e per il più grande dei romanzieri. L’opportunità grandiosa che ciò che scopri, ciò che pensi, ciò che ti piace, che ti ha comunicato qualcosa possa fare altrettanto con altre persone. Se non hai questo sogno, devi domandarti perché scrivi. Se lo fai perché vuoi che le ragazze ti riconoscano per strada è meglio che inizi a fare l’attore... Progetti per il futuro? Anticipazioni? Sicuramente il prossimo viaggio: in aprile partiremo dall’estremo nord d’Italia e arriveremo —speriamo in 100 giorni— nell’estremo sud d’Italia. Tutto questo a centocinquanta anni esatti dall’Unità d’Italia. Sarà un modo di riscoprire l’anima del nostro paese. Chi volesse aggiungersi a noi è libero di farlo! (le informazioni sono sul sito www.italica150.it) Da questo viaggio uscirà anche un documentario o un film o un format televisivo... insomma, un video (sì, con noi ci sarà pure una troupe. Chi bramasse di comparire in tv e volesse fare la velina può venire al nostro seguito in abiti succinti a portarci gli zaini). Poi ho sicuramente l’intenzione di portare avanti un terzo romanzo "di viaggio" e concludere la trilogia (o forse, chissà, una tetralogia?) di Lorenzo Pellegrini. In ogni caso, la storia iniziata con La Nostra Guerra non è ancora finita. A cura di: Daniele Pasquini

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Rubriche

We and They ...All nice people, like Us, are We And every one else is They: But if you cross over the sea, Instead of over the way, You may end by (think of it!) looking on We As only a sort of They! ( R. Kipling )

Al giorno d’oggi si tende a costruire la propria identità basandosi su ciò che dagli altri ci differenzia, mettendo così in pratica un sentimento "negativo" di identità personale e collettiva. Vi è, infatti, la pratica generalizzata e consolidata nel tempo di creare nelle nostre menti, occidentali, uno spazio "nostro" in contrapposizione a uno spazio "loro", nel

quale identifichiamo tutto ciò che non è occidentale. Così facendo non facciamo altro che creare delle barriere, delle pareti difensive, tanto mentali quanto geografiche; in fondo si può dire che una delle principali componenti della cultura occidentale risieda nell’idea che l’identità europea sia definita dalla superiorità rispetto agli altri popoli e alle altre culture. A ciò si aggiunge l’egemonia del pensiero e delle idee occidentali sull’immobile tradizionalismo dell’Oriente. Questa distinzione, come disse Said, non è necessario che "loro" la accettino o la conoscano, è sufficiente che "noi" delineiamo questo confine nelle nostre menti, "loro" verranno automaticamente percepiti come diversi. Fu Sartre che scrisse: “L’ebreo è un uomo che gli altri uomini considerano ebreo; è l’antisemita che fa l’ebreo”; in altre parole è il mondo sociale che crea delle differenze semplicemente designandole. Quando ci troviamo di fronte a un modello a noi sconosciuto la reazione sarà spesso difensiva, di protezione, in quanto a "noi" sono i sistemi di valori e gli stili di pensiero, il potere morale e i diritti; tutto ciò è costruito da nozioni generiche su ciò che "noi" possiamo fare e capire contrapposto a

ciò che "gli altri" non riescono a fare o capire, almeno non quanto "noi". Timori e barriere trovano le loro fondamenta nella insufficiente o parziale conoscenza di una cultura diversa, dallo scarso interesse; tutto ciò cementato dal pregiudizio. Il pensiero comune riflette un’ideologia colonialista, imperialista nel caso americano, in cui l’Occidente è presentato e si identifica in un modello di sviluppo; mentre tutto ciò che a questo mondo è estraneo è descritto come statico, limitato nei confini della cultura e della religione, è visto in opposizione, un ostacolo ad una corretta integrazione e ad un corretto sviluppo verso il progresso. Fu Truman che disse di voler far diventare l’America l’arsenale della democrazia, per raggiungere questo scopo è stata utilizzata un'arma a doppio taglio: la creazione di un mondo "nostro" giusto, e un mondo "loro" percepito come ostile, avverso nei "nostri" confronti. Da cambiare. Ma, forse, piuttosto che cambiare dovremmo accettare identità altre e condividere con esse l’unico mondo che c’è. Carterina Gaeta

IL CERCHIO DELLE BESTIE

Introduzione In seguito alle apparizioni pubbliche di un sedicente "oroscopista" la redazione di RiotVan tiene a fare le seguenti precisazioni: L’oroscopista non esiste. La sua esistenza è da considerarsi una leggenda al pari di Robin Hood, Re Artù, il Minotauro e della sinistra

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italiana. Secondo tali leggende l’oroscopista sarebbe in grado di sputare fuoco dalla bocca, dall’altro orifizio (quello a sud dell’ombellico), inoltre sempre secondo queste leggende il vero oroscopista sarebbe alto all’incirca 3 metri, in grado di volare e di scrivere frasi di senso compiuto in italiano corretto. Ad oggi si pensa che il "parto" del vostro oroscopo preferito sia svolto in segreto dalla mente malata del direttore di Riot Van, che fingendosi bulimico si nasconderebbe in bagno simulando di rigettare per nascondere alla sua stessa madre di essere il disgraziato che spreca il suo tempo scrivendo quelle fesserie che vi piacciono tanto. Ariete (21 marzo – 20 aprile) Dopo decenni Urano rientra nel vostro segno e porta grandi cambiamenti… infatti vi crescerà la barba (beh, forse per gli uomini non sarà un grosso cambiamento, ma per le donne?!)

Toro (21 Aprile – 21 Maggio) La redazione ha raccolto, tramite la controfigura assunta per interpretare il ruolo dell’oroscopista durante il compleanno di Riot, le proteste di una ragazza: «Toro potevi farlo anche più lungo» o era «Toro! Potevi farlo anche più (a)lungo»… Gemelli (22 Maggio – 21 Giugno) «Quest’amore è una camera a gas...» Già, soprattutto se il vostro partner continua ad essere quell’amabile petomane di cui vi siete innamorati. Cancro (22 Giugno – 22 Luglio) Perderete sette chili in sette giorni con una particolare dieta rumena… Leone (23 Luglio – 22 Agosto) Vi divertirete veramente. Vi sentirete vivi… e il mondo capovolgersi, #05 - Marzo 2010


Rubriche

Tutto quello che mi fa girare gli ingranaggi Mi fa girare gli ingranaggi e mi scoraggia un poco il regime ormai solidare il proprio potere in consolidato degli antiberlusconiani di questo fine decennio, inizio modo ancora più subdolo, fingendosi accerchiato, mimillennio. “L’opposizione”, al giorno d’oggi, apparte quella standard chiamata nacciato dai cattivi, paladino PD, siamo noi. Fuori da schemi e schieramenti, pieni d’ideali e d’idee, della giustizia. Riesce a farci insofferenti all’ingiustizia e al malgoverno riusciamo quasi sempre sembrare quello che non a pensare con la nostra testa. Insomma non ci identifichiamo con siamo: questo mi fa terribilmente girare gli ingranaggi. Per quanto qualche leader: esattamente quello che non avviene a destra, la cui rabbia e disgusto siano perfettamente motivati, l’odio non rende forma è perfettamente piramidale. Ma spesso ci sentiamo impoten- loro giustizia. E non risolve la situazione. ti, e non sappiamo come reagire: è lì che nasce l’odio. L’odio è un Pietosa e in un certo senso correlata a quanto detto, l’idea del buon Di Pietro: una bella lettera natalizia alla più innocente sentimento, spesso controproducente, che si fa strada in tutti quelli che “non possono fare di meglio”: gruppi Paladino della delle creature, Gesù Bambino: solo Egli può spezzare le catene del malgoverno e restituire la luce ai nostri di Facebook che vogliono uccidere Berlusconi, migliaocchi. Paladino della legalità insomma, Gesù: il re dei ia di fan del Duomo di Milano, Tartaglia santo subito e legalità Buoni contro quello dei Cattivoni, il moderno Lucifero molti altri denotano il bisogno di rilassare la propria incol riporto. Arrivare ad usare il povero Cristo come cadignazione, facendola sfogare con un po’ di sano astio. insomma, talizzatore di masse, pratica usata spessissimo da chi Il che fa bene alle coscienze, tutti Lo odiamo, nessuno deve farsi votare, sottolinea la leggerezza imbarazzanLo vuole, guarda quanti siamo: finalmente crediamo in Gesù te dei “nostri” leader (di uno dei migliori, tra l’altro) e qualcosa. dei loro sistemi di opposizione. Purtroppo, catartica da un lato, questa foga ottiene Per finire con la cagata della domenica, voglio parlaesattamente l’effetto opposto sul piano concreto. Viene creato in ogni istante un martire, un uomo che vuole rendere re del Duomo: non quello di Milano, ma quello di Firenze, da poco grande l’Italia nonostante l’odio dei suoi nemici. E i ministri alzano chiuso al traffico. Vi giuro che è splendido, sembra un sogno, puoi barriere. Quello della difesa, La Russa, parla chiaro, dopo pochi gior- passeggiare col naso all’insù senza paranoie, è la tua cazzo di area ni dal piccolo attentato che ha coinvolto il suo superiore: da un parte pedonale nel punto più sacro della tua splendida città. Nessuno osa ci sono Loro, dalla parte di Silvio, che nonostante le profonde ferite contravvenire, è magia. e il senso di ingiustizia dovuti all’attentato, già lavora alacremente; e Ma c’è sempre qualcosa che guasta la poesia, ancora più spesso ci sono tutti quelli che credono in un’Italia forte, più sicura, libera e qualcuno: in questo caso gli sbirri. Perché diavolo se tutti vanno a piedi voi dovete andare in macchina? Se il centro è pedonale e con un presidente simpatico e sorridente. Dall’altra parte del muro ci siamo NOI, terroristi di ogni età, gover- ognuno usa la bici, i piedi, il cavallo o la carrozzella, perché per annati dai temibili leader comunisti della sinistra del 2000, dall’odio e dare dal Municipio al Duomo voi avete un permesso speciale? Pur dalla bava, eserciti di Tartaglia senza volto pronti a colpire con mille spremendomi le meningi non ne capisco l’utilità, vi prego spiegatepiccoli souvenir. Gente che non usa la propria testa, veterocomuni- mela. E devo pure spostarmi quando passate. Bastiano sti, mangiapreti, immigrati, collettivi studenteschi, circoli ARCI, punSe qualcosa, come spero, vi fa girare gli ingranaggi, oppure volete kabbestia, zanzare tigre e taglietti da carta sui capezzoli. A questo porta l’odio, unisce le menti pensanti nel loro punto più solo insultarmi scrivetemi a bastianopoli@hotmail.com stupido, dando modo a chi è odiato (e ha la maggioranza) di con- Bene che vi vada, verrete pubblicati. Baci

sìììì! E fluttuare tutt’intorno in estasi! Dunque non fermatevi ora, non fermateviiiii!!! Perché vi divertirete, vi divertirete… Vi sentirete come una stella cadente che attraversa il cielo, come una tigre che sfida le leggi di gravità. Sarete come una macchina da corsa che sfila come Lady Godiva: andrete, andrete, andrete, andrete, niente vi potrà fermare, brucierete nel cielo, Sìììììììììì (uhuhuh! Don’t stop me, don’t stop me)! Vergine (23 Agosto – 22 Settembre) A causa della depressione vi sentirete come Marco Castoldi in arte Morgan: Dis-FaTTor… Bilancia (23 Settembre – 22 Ottobre) Se foste Sagittario sareste fighi. Se foste Cancro conoscereste Mutu. Se foste Leone non vi fermereste mai. Se foste "oroscopisti" allor sareste tristi, che tutti quanti vi schernirebbero. Se foste Toro sareste miopi. Se foste Ariete sareste barbuti. Se foste Bilancia come siete e #05 - Marzo 2010

foste continuerete a credere nelle risposte da me proposte. Scorpione (23 Ottobre – 22 Novembre) Timidi e passionali come siete non perdonerete il tradimento, colpendo il partner fedifrago con qualsiasi cosa vi capiti a tiro: piatti, bicchieri, telefoni e riproduzioni del Duomo di Milano. Sagittario (23 Novembre – 21 Dicembre) Eravate i più forti anche nei Cavalieri dello Zodiaco. Capricorno (22 Dicembre – 20 Gennaio) Scambierete UniversitArea per un errore di stampa della tipografia di Riot Van. Acquario (21 Gennaio – 19 Febbraio) Scegliete il colore, scegliete la dimensione, scegliete una stanza, scegliete la posizione, leggete il libretto delle istruzioni del cazzo, scegliete un cacciavite, prendete una vite,

cominciate ad avvitare, avvitate, montate, incastrate, smontate e rimontate. Alla fine scegliete di prendere una tanica di benzina, di rovesciarla sull’obbrobrio che avete costruito, di incendiare quell’informe catasta di legname e di ballare intorno al falò casalingo urlando deliranti, con occhio spiritato. Ma perché dovreste fare una cosa così? Perché decidendo di seguire la vostra vena creatività avete scelto l’Ikea. (Se Genertel può parafrasare il Mark Renton di Trainspotting, allora posso farlo anche io). Pesci (20 Febbraio – 19 Marzo) Segno d’acqua mutevole e lunatico per natura, alternate momenti di dolcezza degni del pilone della nazio nale italiana di Rugby in una confusa azione di mischia ad altri di estrema cattiveria… Il “vostro” Bugiardo di fiducia

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Il Cruciverba(Filiman) 100 – 47. Logo di una linea del più famoso stilista italiano ancora in attività – 48. Può derivare da un forte nervosismo – 49. Continuo movimento di persone – 50. Più di due nella bocca.

Orizzontali : 1. Boia chi le usa – 6. Spesso precede il “quale” - 10. La domenica è … di rigore – 14. Caritatevole – 18. Preferisce passare dal bosco – 19. Fendere,bucare,sturare - 20. Il più alto dei cieli - 21. Ne è dotato il serpente – 25…. fresche e dolci acque – 26. Non scioperante – 31. Può esser espresso con un

Iniziativa nata nel 2006, si descrive come “un portale finalizzato alla condivisione e alla libera circolazione di materiali di studio universitario , che si inquadra in un percorso di lotta per l’accesso alle conoscenze e alla formazione” ed è promosso dal CSOA Terra Terra, CSOA Officina 99, Get Up Kids! E dal Neapolis Hacklab”. Nato anche come “risposta” ad una retata della Guardia di Finanza nella zona universitaria di Napoli atta al sequestro di testi, ovviamente coperti da diritto d'autore, che erano in possesso degli studenti. I ragazzi di Libreremo hanno iniziato a distribuire cd con i pdf delle opere che erano riusciti a recuperare e la cosa ha preso piede, quindi hanno deciso di continuare. Lo hanno fatto sul web, una delle poche “terre libere” di questi tempi, dove la quantità dei file condivisi non ha limiti ne ostacoli spaziali, in quanto chiunque può usufruirne da qualsiasi luogo. In due settimane hanno creato il portale (che ad oggi conta quasi 2.000 testi) che funziona tramite sistema peer-to-peer: i pdf non sono quindi memorizzati sul sito, che semplicemente li indicizza, ma si trovano invece nei pc degli utenti che scelgono di condividerli. Il progetto non è nato solamente

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punto o una croce – 32. Asciutto,secco – 33. Sorgente domestica – 35. Imperfezioni cutanee – 36. Grezzo,grossolano - 37. Unione regolamentata – 39. Ci si trova Firenze rispetto a Empoli – 42. Si dividono in matador, rejoneador, peón , banderillero e picador – 43. Foscoliana isola del Mar Ionio – 45. Meno di

per fornire un servizio a tutti gli studenti, ma anche come forma di protesta attiva contro il sistema del diritto d'autore. Nel portale si possono infatti trovare anche opere che spiegano, in linea con il pensiero dei creatori del sito, come il diritto d'autore limiti la divulgazione dei materiali e della conoscenza, oltre che contribuire all'incremento del prezzo delle pubblicazioni. La condivisione è incentrata sui libri universitari perché in questo caso i libri “devono” essere comprati, sono quindi un costo fisso da aggiun-

Verticali: 2. Prima cosa da fare in caso di calamità – 3. L’inverno porta a farlo – 4. Il nominativo femminile singolare di alius - 5. Espressione di rassegnazione – 6. Mao – 7. Baita senza testa - 8 - Con “a” vuol dire molto – 9. Inerente al vino – 10. Località siciliana nota per il rosso – 11. Giovane calciatore ex-roma, attualmente al Siena – 12. Fiume toscano – 13. American Eagle Outfitter – 15. Anche – 16. Sporting Club - 17. Periodo lunghissimo - 18. Stuntman all’italiana – 22. Lo si fa coi torti - 23. Indispensabili per ogni mezzo – 24. Checco,Cecco,Cisco oppure … - Non è GranBiscotto - 27. Vecchio casolare - 28. Parlare a gesti – 29. Cosa di poco conto – 30. Eddy due volte campione europeo dei 110 ad ostacoli – 31 Con gli osei è un piatto del bergamasco – 34. Difficile è trovare quella del polpo – 36. Passa per due punti – 38. Usata dai ginnasti - 40.Disciplina principe dei gochi olimpici invernali 41- A Boston gli hanno fatto la festa – 44. Mezzo per autotrasporti -46. Simbolo dei nanovolt. gere alla retta e magari all'affitto di un alloggio. Altra funzione del portale è la diffusione di pubblicazioni politiche non più edite e quindi ormai irreperibili, che tramite l'iniziativa riprendono vita. Libreremo si fa conoscere tramite passaparola e anche grazie ai tanti siti web che lo supportano, mettendo il loro banner in home page; è infatti molto improbabile che i media “tradizionali” ne parlino, in quanto Libreremo va palesemente contro gli interessi delle case editrici. L'iniziativa viene diffusa anche da vari collettivi universitari italiani e, a volte, anche europei. A Firenze l'iniziativa è stata promossa dal Collettivo Politico di Scienze Politiche, nel polo universitario di Novoli, grazie ad una giornata di informazione sul diritto d'autore, su Libreremo.org e alla distribuzione di cd con i pdf dei corsi di laurea Purtroppo, per motivi di tempo e di spazio, l'articolo è dovuto andare in stampa in forma ridotta. Potete trovare quello integrale sul nostro sito www.riotvan.net. Niccolò Seccafieno

L'indovinello di Alino

L’eta dei figli.

Dopo molti anni Boris e Furio si incontrano. Tante sono le cose di cui parlare e naturalmente, ad un certo punto, la conversazione vira sulla età dei figli: «Ho 3 figli – dice Furio – e ti lascio indovinare le loro età: sappi che il prodotto delle loro età (intere) è 36». «Non mi basta come dato – risponde Boris – dimmi qualcos’altro». «D’accordo: la somma delle loro età è il numero di quell’autobus che sta passando». Boris guarda il bus, ci pensa su e chiosa: «Continuo a non avere elementi sufficienti per rispondere». «Hai ragione – dice Furio – allora tieni presente che la primogenita si chiama Marisa». «Perbacco! Adesso è tutto chiaro!» sentenzia Boris. Qual è l’età dei figli di Furio? Suggerimento. Considerate gli indizi di Furio in sequenza e... non vi arrendete! La soluzione sul sito Riotvan.net

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Venite al BAR MASSIMO!!! Si mangia benissimo!!!

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Ed te la racconta così

“Dai raccontala. Come la racconta Ed”

“Va bene Willy, però non ci rimanere male” Ai tempi delle indagini sul treno mi chiavavo una mulatta sudamericana che aveva dieci anni più di me. L’avevo da poco sentita al telefono, quando mi ricordai di un appuntamento che avevo la sera stessa, al pub fra le case della Luna. All’epoca frequentavo un pittore, uno di quei pisciavernice ritardati che non hanno ancora imparato a scrivere e perciò disegnano. Uno di quelli che con due manate di tinta pretendono di sbarcare il lunario. Beata gioventù. Lo strisciatempere in questione si chiamava Andrea Carpita. Mi dovevo vedere con lui. Era un tipo che nel suo lavoro neanche se la cavava male. Ma ecco che una sera, quella sera, mi disegna sull’agenda, “la mia cazzo di agenda”, un testone bitorzoluto, malforme come Cristo in croce, con sotto una scritta stupida del tipo “Ma va’ cagare t’accido”. Più in basso ancora, fa un cazzo monopalla con i peli pubici che paiono i capelli di Fido Dido. Bella merda sti artisti. Poi, mi dice qualcosa a proposito di Yukio Mishima, un tizio che scriveva tutorial per diventare giovani samurai e che diceva, più o meno, che la vita umana sarebbe strutturata in modo tale che soltanto guardando in faccia la morte, possiamo comprendere la nostra autentica forza e il grado del nostro attaccamento alla vita. Vallo a capire. Dopo questa massima, lo sniffatinta prende una coca-cola, nota bevanda contro il sistema, e s’accende una Winston rossa, altro noto consumo contro il sistema. Nel solito bla bla delle undici di sera, mi inizia poi a parlare di un gallerista berlinese che, non so per qual motivo d’ubriaca causa, aveva visto un suo quadro dalla “Vinaccia”, un locale dei nostri, sotto i monti, dove il vino buono è una cortesia e gli insulti son compresi nel coperto. Faceva affari il ragazzo, ma la serata passa in fretta e dopo un giro d’orologio sono già con Willy in un postaccio giù al Cinquale, noto deposito di transgender ed eroinomani d’avanguardia. Il posto era l’ex Veliero, poi ex-Marylin e, infine, Baraonda. Passiamo una serata tranquilla, parlando del più e del più, sorseggiando un gin lemon e ascoltando i Kaiser Chiefs, che ruminavano la solita solfa di “Everyday I love you less and less”. In Baraonda non scappi: troverai sempre e per sempre i Kaiser Chiefs. Avevo raggiunto il posto con un’amica, che

Non so perché e non so per come, ma fatto sta che nel scendere le schiocco un bacione sulla guancia, come mai era accaduto prima. D’altronde, era la prima e l’ultima volta di ogni cosa. Se la ride ancora, come una bambina vestita da superchicca che va ad un ducktales party ad eurodisney, e se ne va, lasciandomi al freddo, col solo pensiero di andare presto a letto e vedere l’alba del giorno dopo. Da quel giorno, Willy non si è fatta più vedere. Dicono stia in un mondo fantastico e colorato, pieno di voli di Chagal e forme di Michelangelo. Quelle robe da intellettualoide d’arte che piacciono a lei. Altri invece dicono di averla vista in un giorno di pioggia, sulla Galway Bay, mentre cantava felice e spensierata che spiacere è il suo piacere e che ama essere odiata.

nel frattempo si era messa a discutere con il suo ex-ragazzo, o ex-cosa non so, e per questo l’avevo persa di vista. Tiro fuori l’agenda e mostro a Willy la cagata del pisciavernice. Ero anche insolitamente d’umore e allora le dico, visto non capiva il senso dell’opera, che si trattava di un Carpita, e che, quindi, “andava carpito”. Sì lo so, alle volte son scemo anch’io. Willy si fa una risata delle sue, una di quelle con la vocina delle favole e mi chiede spiegazioni. Io le dico che questo è il bello della lingua, dell’ironia, dell’arte del linguaggio. “Devi capire - le sussurro - che la lingua serve fondamentalmente a tre cose: a leccare il gelato, a leccare la fica e a fare dei discorsi fantastici”. Se la ride ancora e le ribadisco che “senza le parole saremo tutti più tristi, ma anche che senza le tue risate saremo tutti più soli”. Tra un discorso e l’altro si fanno le tre e qualche altra ora. Significa che è il momento di andare. Ci abbracciamo forte e non so per qual motivo. Era la prima volta in quasi dieci anni di onorata sopportazione che succedeva una cosa simile. Era la prima e l’ultima volta di ogni cosa. Decido comunque di andare in macchina con lei, scaricando l’altra mia amica, impegnata in un da farsi che neanche si concluderà. In viaggio parliamo ancora del più e del più, anche perché, se avessimo parlato pure del meno, di certo non lo verrei a raccontare a te. Mi scende in centro, di fianco alla mia auto.

Io, personalmente, non so dove sia adesso. Mi basta ricordare quell’ultima sghignazzata e tutte le canagliate che le ho fatto, per stare in pace con me stesso e con il mondo. Per quanto riguarda Ed… beh Ed è rimasto impigliato nello studio e nel lavoro e perciò non ha proseguito le sue indagini sul treno, con le quali aveva tanto assillato Willy. Anche per questo motivo, nel numero di Riot Van che avete appena sfogliato, vi siete beccati noiosissime notizie sul traffico sponsorizzate da Anas, Aiscat e Società Autostrade. Ma alla fine è meglio così. Meglio che Willy non lo abbia letto, perché non le sarebbe andato tanto a genio, con quelle sue fisse per le terre lontane, i violini distorti e le lamentele dei Coldplay. Quasi come per Ed ma non come per lui. Willy ed Ed, amici per la pelle.

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Andrea Lattanzi


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