Riot Van #3 - Scorie

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Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707

#03 Maggio/Giugno 09

Amministrative 2009 -Giovanni Galli -Matteo Renzi Interviste -De Magistris -Andy -Caparezza Reportage -Ganja-dollari

#03 - Maggio 2009

Scorie

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#03 - Maggio 2009


L’editoriale

Cronache storiografiche:

SOMMARIO

l'Italia degli anni '10 “Erano tempi sospetti per l'Italia. Erano tempi in cui le regole esistevano ancora, ma nessuno sembrava ricordare quali fossero. Era l’inizio degli anni '10 del secondo millennio d.C: la Putinia (ex-nihil, ex-Impero Russo, ex-Urss, ex-Russia) non aveva ancora attaccato l'Unione e il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama garantiva copertura sanitaria a tutti, trasformando le trivelle in pale eoliche. In Italia, sia la carica di Primo Ministro sia il sistema mediatico (ciò che oggi noi chiamiamo SkillNet o gcc, gestione condivisa della conoscenza) risiedevano nell'Individuo Silvio Berlusconi. La cosa oggi sembra un paradosso: come può un Saggio, che per guidare la nostra Koindivi si spoglia di ogni materialità e libertà, rinunciando ad essere non-divisibile, detenere sia la responsabilità economica che quella linguistica? Erano comunque tempi sospetti per l'Italia. Era la primavera del 2009 d.C: si stava per svolgere un referendum sul quale in pochi avevano idee chiare, il Parlamento varava leggi razziali aprendo una crisi internazionale e agli Individui, del tutto all'oscuro della cosa, veniva sottratto il diritto alla vita con una legge che considerava questa come scissa dalla morte, la quale diveniva di proprietà extraIndividuale, Statale. Il telegiornale – un montaggio mal combinato di videoclip il cui diffuso ciarpame ne rendeva i fruitori esseri passivi – replicava martellanti storie medievali di donne, cavalieri, armi nucleari, amori, cortesie, audaci imprese, terremoti, epidemie e carestie, al tempo in cui i Mori d'Africa venivano respinti in mare. I rimpatri venivano definiti dall'allora capo del dicastero Interno come “risultati storici”, mentre il Parlamento Universale (ex-Onu), li condannava severamente. Nel secondo millennio, apice del processo di globalizzazione, l'Italia si dimostrava incapace di accogliere esseri umani sul proprio territorio, decantando prima il diritto internazionale, poi la non multietnicità della sua società – fusione in realtà di più stati, avvenuta solo 150 anni prima. Intanto il paese tornava ad essere produttore di energia nucleare, malinterpretando le possibilità avveniristiche della green economy, riprendendo tecnologie risalenti alla Guerra Fredda e ignorando la nascita, sempre in sede Onu, dell'agenzia per le energie rinnovabili. Forse il vento stava tirando da un'altra parte e forse l'Italia era un paese che si stava sbagliando, ma ai tempi era impossibile dubitare delle evidenti certezze diffuse dalla cultura dell'etere. Erano tempi sospetti per l'Italia. Era pure periodo elettorale. Si votava per l'Unione Europea e per le amministrative in diverse città del paese. Vigeva ancora un sistema democratico e nel piccolo paese di Morterone, in provincia di Lecco, c'erano 34 candidati per 32 abitanti. #03 - Maggio 2009

Una legge per la musica

Amministrative 2009 p4

Giovanni Galli

p5

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Resistenza costituzionale

p7

Parla Luigi De Magistris

Attualità

p17

Arriva l’estate

p18

Andy

p19

Sport

p20

Il glossario NBA

p20

A.C. Lebowski p8

Il ritorno al nucleare

p10

Bilancio del Proibizionismo p11

Ultras atipici

Rubriche

p21

In Viaggio con Schoen

p22

L’angolo di bastiano Ingranaggi che girano

Il sistema Olandese

Musica, cinema e cultura

p21

Il cerchio delle bestie L’oroscopo p12

Intervista a Caparezza

Italia Wave

Jan Svankmajer

Evoluzione di un artista

Condanna elettorale

Capa nello spazio

p15

L’abbronzatira alla fiorentina

Referendoom

Ganja dollari

Speciale Cannes

Digressioni sulla realtà

Politica

Cannabisness

p14

La 62 edizione

Matteo Renzi

Razza di deficienti

Diritti musicali

p13

Aphex Twin e Kraftwerk

Il Filiman

p23

Crosswords

p23

Eventi

Un estate musicale in copertina grafica Riot Van

A Firenze, uno dei candidati – coloro che si apprestavano a divenire Saggi mediante consultazione popolare – era Giovanni Galli, un Individuo ben vestito e ben odorante, che si era guadagnato dignità nell'attività sportiva, ma che poco aveva da esprimere in quanto a guida della Koindivi. La vicenda, moralmente pietosa, delle liste che dovevano essere composte da veline – Individui femmine cui veniva disgraziatamente affidato il ruolo di Saggio in base alla bellezza estetica e disponibilità corporea – non aveva suscitato reazione alcuna. E neanche la possibilità di un Presidente amaliceali, o al limite che “non sta bene”, aveva rinvigorito qualche spirito critico. Il contesto era chiaro: erezioni, eiaculazioni, elezioni. Ma erano vizi privati, che necessitavano d'esser mascherati da pubbliche virtù. Si accusò la stampa di complotto e i titoli dei telegiornali furono cambiati. Erano anche tempi di magra in Italia. Il precariato – una condizione esistenziale patita dall'uomo del secondo millennio, che consisteva in una perpetua instabilità schiavistica dovuta alla flessibilità estrema del lavoro, asservito al mercato e non alla società – stava aumentando i suoi volumi a ritmi sostenuti, reggendo sulle sue spalle il peso della più grande crisi economica degli ultimi settantan-

ni. Ci fu chi invitò ad essere positivi perché la crisi era un'invenzione, suggerendo di sposare miliardari per rimediare al precariato. Il paese era come circondato da un rumore di sottofondo, perpetuo e inarrestabile, che occultava le menti e deviava la realtà. Fungeva da otturatore del ragionamento e proveniva dalla televisione – strumento alienante, entrato in lieve crisi, peraltro, dopo l'avvento di Internet, un primo esperimento di gestione condivisa della conoscenza. La scuola non funzionava, né educava, né formava. La cultura generale del paese era misurata quotidianamente da Gerry Scotti, un'Individuo che si era improvvisato guru dell'audience al grido di “che dio ce la mandi buona” e che per un lustro fu anche Saggio. Erano tempi sospetti per l'Italia. Le regole esistevano ancora ma nessuno sembrava ricordare quali fossero. Non si ricordavano perchè non serviva ricordarle. Le sceglieva un Imperatore, che ammaliava il popolo donando lui panem et circences. Col tempo, i pani e i circhi divennero le regole e le regole – quelle vere – divennero per i fessi. Furono poi cambiate, una alla volta, senza che a nessuno importasse molto. L'Italia degli anni '10, facinoroso esempio di saggezza e virtú.” Andrea Lattanzi

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SPECIALE POLITICA

Amministrative Firenze

Matteo Renzi

Amministrative Firenze a cura di Mauro Andreani e Andrea Lattanzi

“A viso aperto”

Laureato in giurisprudenza e padre di 3 figli a soli 29 anni, Matteo Renzi è il candidato sindaco di Firenze del PD. Noto ai fiorentini in quanto Presidente della Provincia, e al resto d’Italia per le sue dichiarazioni sulla Costituzione, è stato il vincitore delle primarie del PD. Nonostante la sua giovane età vanta già un seguito di oppositori e sostenitori molto nutrito. Lo abbiamo incontrato dopo una giornata di campagna elettorale per le strade del centro, cercando di capire le ragioni ed i torti degli uni e degli altri. In questi giorni si è accesa la polemica interna al Pd, riguardo alle candidature per amministrative ed europee. Pistelli ha definito Renzi “il discontinuatore a Palazzo Vecchio” e Domenici “il discontinuato a Strasburgo”. In cosa Renzi sarà il “discontinuatore”? E perché il Pd premia un “discontinuato” mandandolo a Strasburgo? <<La mia amministrazione sarà discontinua sulle politiche urbanistiche e sulla gestione dei cantieri. Se ci sono dei ritardi nelle opere pubbliche qualcuno è responsabile. Io sono per l’individuazione dei responsabili e perché chi sbaglia paghi. Per fare in modo che i lavori finiscano nei tempi stabiliti occorre tenere il fiato sul collo alle aziende. Non agevoleremo i poteri forti, ma costruiremo il rispetto dei tempi nei cantieri. Su Domenici, invece, sono convinto che sarà un buon europarlamentare. Penso che Leonardo possa fare un ottimo lavoro a Strasburgo.>> C’è anche chi, per tanti motivi, l’ha accostata a Berlusconi. “Non temo Berlusconi in sé, ma il Berlusconi che è in me”, diceva Giorgio Gaber. Quanto Berlusconi c’è in Renzi? <<In me di Berlusconi non c’è assolutamente niente. Io sono un uomo di centrosinistra che crede nel suo partito. Spesso mi dicono che sono di destra perché sono un decisionista, perché abbiamo abbassato le tasse in Provincia, perché chiedo l’efficienza nei cantieri. Per me è la sinistra, non la destra,

che mette alla stanga quelli che qualcuno chiama i poteri forti e chiede efficienza nei cantieri. Io non ritengo che sia di destra essere decisionista.>> Si parla sempre di più di sicurezza e immigrazione. I “risultati storici” decantati da Maroni nella lotta all’immigrazione clandestina, hanno fatto scattare la vostra opposizione come partito ai respingimenti in acque internazionali. L’anno scorso però gli immigrati ai semafori sono stati allontanati dall’assessore Cioni. Che differenza c’è? <<Noi siamo per l’accoglienza e l’integrazione, mentre non siamo per l’accattonaggio. Non sono d’accordo con Maroni che ha rispedito in Libia l’ennesimo barcone di immigrati clandestini. Trovo che la sua presa di posizione sia stata una violazione dei diritti umani. Per bloccare il traffico clandestino di migranti si deve combattere il racket, si deve intervenire alla fonte e non contro delle persone che si avventurano in mare aperto alla ricerca di un futuro migliore. Noi siamo per una società che contrasta la povertà, favorisce l’inclusione, e promuove politiche per la natalità. Berlusconi dice che l’Italia non deve diventare una società multietnica. In realtà, le differenze sono un elemento di ricchezza per la nostra comunità.>> Galli è favorevole ai volontari della sicurezza, Renzi punta sul far rivivere il centro per risolvere la questione degrado. I due argomenti

sono allora collegati: come far vivere il centro se mancano i fondi gli eventi culturali? Si consideri a tal proposito il bilancio in rosso del Maggio Fiorentino e il fallimento del progetto comunale “estate fiorentina”. <<I due argomenti sono due soluzioni diverse sulla sicurezza. Mentre Galli si è detto favorevole alle ronde, anche se non vuole chiamarle così, io sono per fare vivere la città perché così è più sicura. Firenze non ha bisogno delle camicie verdi delle ronde ma delle camicie macchiate di sugo dei cittadini, che animano la città stando fuori per le strade e per le piazze. Per dare vita al centro basta poco: non servono necessariamente i grandi eventi, che costano molto. Basta riportare la vita nelle piazze, aprire le biblioteche e i musei fino a mezzanotte e il centro ne trarrà vantaggio.>> Parliamo dell’argomento più spinoso di queste elezionei: la tramvia. I lavori sono in ritardo e i suoi costi sono lievitati. Perché? Inoltre: infrastrutture non terminate, strade dissestate, carenza cronica di parcheggi. Il sistema viabilità fiorentino presenta più di una pecca. Che fare? <<I lavori della tramvia sono stati gestiti male: i cantieri della linea 1, per esempio, sono terminati con due anni di ritardo. Il Comune ha sbagliato a non chiedere verifiche sullo stato di avanzamento dei lavori. Per risolvere il problema dei parcheggi in città, ho lanciato una nuova proposta: tenere aperti di notte i parcheggi dei supermercati e dei locali medio-grandi per i residenti. Questa soluzione consentirebbe di trovare 10.000 posti in più.>> Chiudiamo con una domanda sull’ambiente. Dal prossimo anno il limite medio annuale per le polveri sottili passerà a 20 microgrammi per metro cubo. Quest’anno Boboli, la zona più “sana” della città, non è mai scesa sotto i 23. La situazione sembra grave e meriterebbe di essere risolta al più presto. <<Il mio obiettivo come sindaco sarà quello di raggiungere gli obiettivi previsti per la tutela dell’ambiente e della salute con uno specifico Piano di azione per la qualità dell’aria nell’area fiorentina. Il Piano dovrà intervenire in modo preventivo sui due principali settori responsabili dei livelli ancora troppo alti di inquinamento atmosferico: i trasporti e gli usi energetici. Puntiamo alla più ampia diffusione delle fonti rinnovabili e sull’ecoefficienza dei mezzi di trasporto pubblici e privati.>>

Il candidato del Pd, Matteo Renzi

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Amministrative Firenze

Giovanni Galli “Firenze ai fiorentini”

Dopo 19 anni passati tra i pali in squadre come Fiorentina, Milan e Napoli, a marzo di quest’anno Giuovanni Galli ha fatto la sua discesa in politica, candidandosi a sindaco di Firenze nelle liste del Popolo della Libertà. Dopo averlo inseguito a lungo, siamo riusciti ad incontrarlo durante la sua “passeggiata” in via dei Neri e a fargli qualche domanda sulla sua corsa a Palazzo Vecchio.

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iovanni Galli, un volto già noto firenze, un candidato quantomeno inaspettato. Cosa ha da offrire alla città? «Bisognerebbe proporre tante cose. Anzitutto, rimettere in sesto la città, riappropriarsene, eliminando le situazioni di degrado.» Sicurezza: sì ai volontari per la sicurezza per le strade, ma dovranno solo segnalare. Ma c’era bisogno dell’autorizzazione? non bastava il senso civico dei cittadini? «Il senso civico fino ad oggi non è bastato, se ci fosse stato,a vremmo già potuto utilizzarlo, invece. Nel mio progetto non si parla di volontari della sicurezza. Ne ho parlato durante alcune interviste in cui mi si chiedeva un parere sulla questione, così come parlo dei volontari della misericordia, o dei vigili del fuoco. Si tratta di persone grandi, che hanno già fatto il loro mestiere, e che si mettono a disposizione della cittadinanza per segnalare questioni e problemi.» Nel suo programma si legge: “Preparerò uno specifico piano di azione contro l’abusivismo e la micro-criminalità”. qualche anticipazione? «Dal percorso di ascolto che ho fatto attraverso la città e con le forze dell’ordine, è emersa la necessità di una maggiore sinergia tra gli operatori del settore, che non devono lavorare ognuno per conto proprio. Una collaborazione in cui ognuno fornisce la propria specificità: la Guardia di Finanza, le forze dell’ordine, la polizia municipale. Si tratta di realizzare un coordinamento che sia veramente efficace.» Uno dei tempi più caldi di questa campagna elettorale è la tramvia. Il governo aveva anche dirottato 110 milioni di euro, destinati alla realizzazione delle linee 2 e 3, per la rico-

struzione dell’Abruzzo, annunciando tramite il ministro Bondi la sospensione dei lavori. «Io sono sempre stato, e lo sono tutt’ora, contrario alla realizzazine delle linee 2 e 3. Per quanto riguarda la questione dei fondi riutilizzati per la ricostruzione dell’Abruzzo, avrei preferito che fosse stata una scelta politica più precisa: una città che non vuole la tramvia. Ora che i soldi sono stati riassegnati alla città, io li utilizzerei per progetti di mobilità alternativi che siano meno invasivi per la città rispetto alla tramvia.» Veniamo a noi studenti. L’Università è, o dovrebbe essere, una risorsa per la città. Come intende valorizzarla? Teniamo anche conto del fato che il prossimo sindaco potrebbe essere il primo a veder “privatizzato” l’ente. «Non ho ancora valutato la questione. Quello che mi sento di dire è che per quanto riguarda le strutture, non ho intenzione di intervenire. Nel progetto di edilizia popolare invece c’è spazio anche per le esigenze

degli studenti.» Che tipo di progetto? «Abbiamo intenzione di recuperare i grandi “contenitori” , come le caserme, per fornire la possibilità agli studenti di avere un posto letto senza dover pagare cifre esorbitanti. Questo avrebbe anche un tornaconto economico per la città.» Cultura. Per rilanciare l’immagine di una firenze che sia un centro culturale a livello europeo, non crede che servano delle strategie adeguate, che non mirino solo ad aumentare gli introiti commerciali, ma che siano in grado di inserire la città nel contesto della modernità? «Ho in mente un progetto ad ampio raggio, che non comprende solo il Maggio Musicale, che ci comunque contraddistingue. Occorre un nterpretazione differente. Occorre ripristiare la connessione tra arte e insegnamento: si deve tornare a studiare danza, prosa, lirica e quant’altro, nella città di Firenze. »

Il candidato del Pdl, Giovanni Galli

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Politica Grafica RiotVan

ReferenDOOM! La condanna elettorale

La legge elettorale italiana è chiamata a fare i conti con gli elettori questo 21 giugno, dopo ben 16 anni. Ma quanti di questi elettori si presenteranno al confronto? Il referendum costituisce un importante strumento di democrazia diretta, dove i cittadini sono chiamati solitamente a esprimersi in merito all’abrogazione di leggi o parti di esse, ma che negli ultimi 15 anni si è dimostrato inutile, perché mai è stato raggiunto il quorum. Secondo un recente sondaggio di Repubblica, il 68% degli italiani non conosce affatto il contenuto di questo referendum. Del resto, tra separazioni, veline (quasi) candidate e terremoti, lo spazio rimanente sui media non era poi molto.

La scena del delitto

Paragonata alla fascista legge Acerbo del 1923, e alla cosiddetta “legge truffa” del 1953, in altri tempi e da altre coscienze, l’attuale legge elettorale italiana vanta di essere stata battezzata dal suo stesso creatore come legge “porcata”.L’artefice di questo insulto alla democrazia è l’attuale ministro delle semplificazioni normative, nonché deputato Lega Nord, Roberto Calderoli. Questa legge, approvata nel 2005, vede l’introduzione dei collegi plurinominali, per cui i candidati “plurieletti”, dovendo scegliere uno solo dei seggi conquistati, cedono i restanti ai candidati che si potrebbero rivelare i “migliori offerenti”. Ma questo è solo l’inizio. Viene introdotto il premio di maggioranza: l’assegnazione del 55% dei seggi al partito o alla coalizione che raggiungono il numero di voti più alto. Un vero e proprio furto di maggioranza, che può assegnare più della metà dei seggi in parlamento a chi ne ha vinti anche solo il 10%, senza che sia previsto quindi uno sbarramento per la sua assegnazione. Dulcis in fundo, l’abolizione del voto di preferenza, e l’introduzione delle liste bloccate: i candidati scelti e messi in fila dai partiti divengono intoccabili, negando al cittadino il sacro diritto di scegliere il destinatario diretto del proprio voto.

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Il caso

Le critiche al neonato “porcellum”, ap provato dalla sola maggioranza, sono acutissime. Ma nei due anni successivi non viene presa nessuna iniziativa, né da una parte né dall’altra, fino a che nel 2007 Mario Segni e Giovanni Guzzetta promuovono una nuova iniziativa referendaria sulla legge elettorale, riuscendo a raccogliere 800.000 firme, 500.000 in più rispetto a quelle richieste. Ma il fragile governo Prodi si sgretola un anno più tardi: Berlusconi viene eletto, e il “porcellum” sopravvive. Siamo arrivati al 2009 e, per legge, ignorare il referendum non è più possibile. La sostanza del referendum è contenuta in 3 quesiti che non cancellano, ma modificano, l’attuale legge. Il primo quesito e il secondo, riguardanti rispettivamente Camera e Senato, prevedono l’assegnazione del premio di maggioranza non più alla coalizione, ma al singolo partito vincente, con l’innalzamento della soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento al 4% dei seggi per la Camera e all’ 8% per il Senato. Il terzo quesito prevede infine il ritorno ai collegi uninominali.

Allarme per il Carroccio

La Lega, con l’abolizione delle coalizioni vedrebbe saltare l’unico legame con il Pdl, con il quale dalle scorse elezioni detiene la maggioranza in Parlamento. Ed è proprio rivendicando i voti conquistati all’interno della coalizione, che la Lega Nord si permette di battere i pugni sul tavolo, minacciando di far cadere il governo da un momento all’altro. Infatti, alla proposta di unire referendum ed elezioni europee nell’election day del 7 giugno, il putiferio: “incostituzionale e inammissibile”, “il quorum sarebbe sicuramente raggiunto”. Come può allora il nostro premier restare insensibile? Inoltre non potrebbe mai mettere a rischio il governo in un momento di crisi come questo. Anche se lo spostamento del referendum dovesse costare 400 milioni

di euro? Mantenere il governo unito non ha prezzo. Per tutto il resto ci sono le tasche degli italiani.

L’accusa

Lo stesso Guzzetta dichiara: “Non è possibile attraverso il referendum cancellare per intero una legge elettorale, in quanto lo stato italiano non può restare senza”. Viene da chiedersi allora perché, invece di eliminare il furto di maggioranza, le liste di intoccabili, si è deciso di andare dritti verso quello che sarà un sistema bipartitico, che ora come ora permetterebbe a Berlusconi di governare da solo. Il sistema bipartitico è adottato da paesi dalle grandi tradizioni democratiche, come l’Inghilterra. Ma dobbiamo guardare al nostro paese: permetterebbe di concentrare nelle mani di un solo uomo la più grande fetta di parlamento, lo stesso uomo che ha dichiarato di voler “cambiare la costituzione a colpi di maggioranza”. Per non parlare delle soglie di sbarramento che infliggerebbero un duro colpo al pluralismo e alla democrazia sempre più soffocati dal grande accentramento di potere del cavaliere.

La condanna

I promotori hanno sostenuto sin dall’inizio che questo intende essere “un punto di partenza per la modifica totale della legge attuale” ma nel caso di un quorum, le modifiche entrerebbero automaticamente in funzione, e non è detto che allora il parlamento intervenga. Si è parlato in questi giorni anche ad un ritorno della precedente legge Mattarella. Ma in entrambi i casi chi ci dice che il Pdl, minacciato, non decida di andare a nuove elezioni? Sembrava impossibile riuscire a peggiorare questa situazione, ma un sì ci riuscirebbe Martina Miliani

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Politica

Resistenza

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Costituzionale De Magistris: “Occore vigilare, vogliono attuare il disegno della p2” Dopo le prime pagine dei giornali dedicate al caso Genchi, dell’inchiesta “Why Not” non si è più sentito parlare, o quasi. Per cercare di capire cosa sia successo in questo periodo di silenzio, siamo andati a parlare con uno dei protagonisti di quella vicenda, l’ex pm Luigi De Magistris.

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ensavamo di chiedere a lei qualche informazione a proposito dell’evoluzione del caso “Why not”, dal momento che notizie in merito a questa vicenda sono quasi del tutto assenti sulla stampa nazionale. «L’indagine è conclusa. A proposito del caso “Why not” bisogna dire due cose: l’aspetto positivo è che il processo sta andando avanti, e ciò è la dimostrazione che la mia inchiesta era fondata. D’altra parte devo dire – e questa è l’analisi negativa – che l’indagine ne è uscita ridimensionata dopo che me l’hanno avocata. Gli intrecci tra la politica calabrese e la politica nazionale, gli intrighi del mondo della finanza, delle banche, il riciclaggio del denaro verso paesi esteri, le collusioni con ambienti istituzionali e con la massoneria sono tutti aspetti che sono usciti dal processo.» Cosa pensa invece della situazione dei media e dell’informazione in Italia? «Bisogna vigilare perché vogliono attuare il disegno della P2, caratterizzato da due aspetti importanti: il controllo dell’informa- De Magistris: “la politica, se fatta in un certo modo, è il luogo ideale per trasformare zione e il ridimensionamento dell’indipen- la società” denza e dell’autonomia della magistratura. Non c’è dubbio che in Italia ci sia una rege che vuole ridimensionare il ruolo di InIo, i miei collaboratori, i testimoni e i masponsabilità politica anche del centro-siniternet. Questo progetto è della Carlucci, e il gistrati di Salerno che hanno indagato con stra per non aver affrontato il conflitto di nome è tutto un programma.» coraggio, come si è accertato successivainteressi. mente, sapevamo che nessuna di quelle In conclusione, secondo lei c’è speranza che Abbiamo purtroppo un’informazione denotizie pubblicate sui giornali era veritiera, la corruzione e il sistema delle connivenze cisamente oligopolistica e le prime vittime e a riprova di ciò si riscontra che quando è con la mafia che caratterizzano la nostra classono i giornalisti che vogliono fare informastata fatta piena luce sulle false ipotesi di se politica possano sparire? zione. Si vuole volutamente lasciare il paese «Se non avessi speranza di ciò non starei reato i giornali hanno taciuto, omettendo di in una situazione di narcosi, cercando di arqua, non starei a girare l’Italia. Sono conauto-smentirsi. rivare alla creazione di un pensiero unico. sapevole del fatto che oggi in Italia per Solo un articolo di poche righe per quanto Non si vuole che le persone si sveglino, fare il proprio dovere, indipendentemente riguarda il fatto che il Tar Lazio ha capiscano che l’Italia non è un paedall’ambito(magistrato, professore, operafatto carta straccia della decisione se dove la democrazia è a rischio, e io) si possono pagare dei prezzi alti, però si del CSM che riguardava il trasferipossano ribellarsi, pacificamente, a Il Tar dà mantiene la dignità, si va a testa alta. Sono mento da Milano a Cremona della questo stato di cose.» ragione convinto che se ci mettiamo tutti insieme, Quello che abbiamo notato è che alla Forleo Forleo, all’archiviazione di tutti i creando un’opposizione democratica, una procedimenti a mio carico è stato quando lei, Genchi e la Forleo siete resistenza costituzionale, alla fine questo dedicato un trafiletto di quattro ristati accusati il tutto è stato accomsistema di potere, che è molto trasversale e ghe e alla vicenda Genchi, quando è stato pagnato da un grande clamore da parte dei che quindi non si può identificare solo con scagionato, altre tre righe. Questi gli unici media e della classe politica, che però non Berlusconi, crollerà molto prima di quello riscontri giornalistici. si è poi effettivamente tradotto nello stesso che uno possa immaginare. L’importante Ciò fa comprendere che forse in questo moclamore nel momento in cui le accuse sono è crederci ed avere fiducia, perché la storia mento solo attraverso internet siamo in gradecadute. insegna che ci sono i momenti bui, ma ando di cercare un’informazione più corretta, «Quelle non erano accuse, erano dei castelche i momenti di risveglio.» quantomeno articolata e alternativa. li di sabbia costruiti ad arte per disintegrare E non è un caso che vogliano controllare tutte le persone che avevano scoperto la Caterina Bianchini anche la rete. Infatti c’è un progetto di legnuova P2. #03 - Maggio 2009

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Attualità

Razza di deficienti L’Italia e il ritorno al nucleare

Dal racconto di Isaac Asimov “Silly Asses” (Razza di deficienti) pubblicato in “Future” nel Febbraio 1958

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osì Naron cancellò il nome della razza umana dall’elenco delle razze di tutte le galassie che erano state giudicate adatte ad entrare nella Federazione Galattica. Prima di allora, mai nessun nome era stato cancellato da quell’elenco. Cinquantuno anni sono passati da quando Isaac Asimov riuscì a far pubblicare il suo breve racconto “Razza di deficienti” (letteralmente “stupidi somari”). Alle spalle il biochimico, scrittore di fantascienza, aveva le esperienze della Seconda Guerra Mondiale e di Honolulu, dove nel 1945, partecipò al primo esperimento atomico del dopoguerra.

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Sono trascorsi cinquantuno anni: anni di corsa agli armamenti, di corsa al nucleare; anni di guerra fredda, di disastri conosciuti come quelli del ’57 di Kyshtym in Russia e di Sellafield in Inghilterra, o come quello del ’69 di Three Mile Island, su cui lo stesso Asimov si pronunciò a favore di una difesa dell’impiego civile dell’energia nucleare, discostandosi dalla sua fede democratica. Anni in cui rimarrà indelebile la caustica bruciatura di Chernobyl, ma anche anni in cui molti disastri sono stati occultati da un segreto militare che tutto mette a tacere. Un silenzio che ha così tenuto celati tanti in-

cidenti che avrebbero potuto alimentare la paura di un olocausto nucleare, di un’apocalisse radioattiva, della fine del mondo. Nonostante il brivido che continua a scorrere lungo la schiena quando si parla di questa potenza incredibile, forse così incontenibile da non poter essere imbrigliata al servizio dell’uomo, molti stati hanno ceduto alle sirene del nucleare, per far fronte alla crescente richiesta energetica.

L’energia: massa e velocità

Fin da quando Albert Einstein, nell’ambito dei suoi studi sulla relatività ristretta, partorì #03 - Maggio 2009

Grafica RiotVan

Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando. “Naron!” disse il messaggero. “Immenso e Unico!” “Va bene, va bene, cosa c’è? Lascia perdere il cerimoniale.” “Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità.” “Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?” Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo interno. “Uhm, sì” disse Naron, “conosco quel mondo.” E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: “Terra” “Queste nuove creature” disse poi, “detengono un bel primato. Nessun altro organismo è passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori.” “Nessun errore, signore” disse il messaggero.

“Hanno scoperto l’energia termonucleare, no?” “Certamente, signore.” “Benissimo, questo è il criterio di scelta.” Naron ridacchiò soddisfatto: “E molto presto le loro navi entreranno in contatto con la Federazione.” “Per ora, Immenso e Unico” disse con una certa riluttanza il messaggero, “gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio.” Naron era stupefatto. “Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?” “Non ancora, signore.” “Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni sperimentali?” “Sul loro pianeta, signore.” Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: “Sul loro pianeta?” “Sì, signore.” Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull’ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie. “Razza di deficienti!” borbottò.


Attualità

l’equazione forse più nota al mondo, E=mc², emersero chiaramente le enormi potenzialità della formula. L’energia prodotta, riassumendo, è uguale alla massa del nostro combustibile moltiplicata per una costante al quadrato (c²) che è pari al quadrato della velocità della luce (c² = 9 x 1016 km²/s²). Con quantità esigue di massa si potrebbe ottenere una quantità di energia pressoché sconfinata. Una forza incredibile ottenuta da una massa irrisoria: se fossimo in grado di convertire totalmente la massa in energia, con un solo kilogrammo di materia, potremmo generare il fabbisogno mensile di un paese come l’Italia. Per “sfamare” la richiesta di corrente elettrica annua di una città come Firenze basterebbero appena sessanta grammi di materia. Questo però non è possibile, perchè non tutta la massa viene convertita in energia: parte di questa energia andrà comunque dispersa sotto forma di calore o radiazioni. Ma per avere un’idea di quanto sia elevata la potenza prodotta, si pensi che in una comune bomba atomica l’energia che viene liberata è frutto della conversione di solo uno 0,5% del materiale fissile.

Il nucleare in Italia

Risulta chiaro il motivo per cui il Belpaese, dopo aver in pratica rinunciato, con i referendum del ’87, all’energia prodotta tramite centrali nucleari, abbia deciso di fare la classica marcia indietro all’italiana, senza neanche guardare negli specchietti. Il Black-out del 2003, la paura legata alla possibilità russa di chiudere i rifornimenti di meta-

no a buon parte dell’Europa, come è successo ad inizio 2009, e la necessità di autonomia nel campo energetico hanno portato il governo a rilanciare l’età del nucleare anche in Italia. Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, dopo aver definito la rinuncia al nucleare “un terribile errore, il cui costo ammonta in totale a oltre 50 miliardi di euro”, ha in pratica lanciato un progetto che in cinque anni, con il supporto di Edf (Électricité de France, maggiore produttrice e distributrice transalpina) dovrebbe portare alla costruzione di dieci centrali nucleari di nuova generazione sparse sul territorio italiano. Molte sono state le perplessità, tra cui quelle dell’ex-presidente della ragione Sardegna, Renato Soru, che sulla possibilità di una centrale nucleare in terra sarda ha risposto in maniera inequivocabile: «Per Scajola la Sardegna va benissimo per una centrale nucleare? Se la faccia a casa sua».

L’ambiente

Da un punto di vista ambientale cominciano a emergere problemi di più difficile soluzione. Se le centrali nucleari hanno il pregio di non produrre gas serra e di avere una produzione di scorie relativamente bassa (1% del volume dei rifiuti altamente tossici) è vero anche che le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività. È vero che il 96% delle scorie potrebbero essere riciclato e riutilizzato, ma è anche vero allo che le operazioni di riciclo sono assai pericolose e onerose. Ci sarebbe la possibilità di effettuare operazioni di ritrattamento (o di arricchimento) che permetterebbero almeno in parte il riutilizzo delle scorie ma ovviamente, anche in questi processi, c’è il rischio di un incidente nucleare, come quello che nel 2008 ha colpito l’impianto di Tricastin in Francia. Per tali motivi alcuni paesi come gli USA hanno deciso di non ritrattare il combustibile esausto, affidando le scorie radioatti-

ve ad impianti di stoccaggio, che comunque richiedono controlli severissimi per evitare le perdite che comprometterebbero in maniera irreparabile l’ambiente esterno e per limitare manutenzione che potrebbero divenire insostenibili.

Rinnovabile Vs nucleare

Altri dubbi sul nucleare sorgono se si pensa che nell’ultimo programma quadro per la ricerca europea, i sussidi che hanno ricevuto le imprese per ricerca e sviluppo dell’energia nucleare sono stati più di 1,2 miliardi di euro, mentre le energie rinnovabili ne hanno ricevuto solo 390 milioni. Si calcola che i prestiti stanziati nel quadro del trattato Euratom siano giunti a 3,2 miliardi di euro dal 1977. Gli aiuti forniti al nucleare, risorsa problematica e costosa, sono dunque andati a scapito delle fonti rinnovabili (solare e eolico), che in un paese come il nostro potrebbero dare risultati soddisfacenti. In Spagna puntando molto sull’eolico si è soddisfatto quasi per intero il fabbisogno di una regione come l’Andalusia, che ospita un numero di abitanti pari a quello di Toscana ed EmiliaRomagna messe assieme.

Competitività e risorse

Ma andando oltre fobie popolari, timori irrazionali e retaggi storici la domanda sorge spontanea. Sarà forse un po’ banale, ma è una domanda che una svolta come quella nucleare richiede: il gioco vale la candela? Alcuni paesi sono riusciti a rendere competitiva economicamente la produzione di energia nucleare: gli USA producono ad esempio il 20% dell’energia totale attraverso le loro sessantaquattro centrali nucleari. Allo stesso tempo sembra aggirabile il problema della carenza di Uranio che si sta profilando, impianti che sfruttano il Torio sono in fase di studio, ed inoltre un giorno sarà forse possibile utilizzare al posto della fissione nucleare, che “rompe” atomi grossi dell’Uranio e rilascia energia, la fusione nucleare che unisce atomi piccoli come quelli Deuterio e Trizio per produrre energia.

Razza di deficienti

La scelta italiana sembra però ormai essere un’altra. La via atomica, quella via pericolosa percorsa tipicamente in retromarcia, in controsenso, passando dai cartelli che danno il benvenuto in un paese denuclearizzato alla prospettiva di costruire una centrale nucleare sulle coste di una delle più belle isole del mediterraneo. Questa è la via che l’Italia ha scelto, una via che come ricorda Carlo Rubbia, prestigioso fisico italiano, non può essere sicura perché :«Non esiste un nucleare sicuro, o a bassa produzione di scorie.» Niente effettivamente può essere sicuro se in caso di errore può comportare la cancellazione dell’umanità o la sparizione di almeno parte di essa, ma forse… siamo veramente una razza di deficienti! Fabio Ferri

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Attualità Grafica RiotVan

Cannabisness “[…]l’hashish è legale a Amsterdam, giusto?” “Si è legale ma non al 100%. Voglio dire, non puoi entrare in un ristorante, rollarti una canna e metterti a spipacchiare. Ti lasciano fumare a casa tua o in posti ben precisi.” “Ossia gli hashish bar?” “Esatto, la faccenda è così, ascolta: è legale comprarla, è legale possederla e, se sei proprietario di un hash bar, è legale venderla […]” da “Pulp fiction” di Quentin Tarantino

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osì, nel ‘94, Vincent Vega spot al limite del ridicolo, che ricordano alcune spiegava a Jules Winnfield scene di Paura e delirio a Las Vegas, la pianta la tolleranza dell’hashish (quello è, una pianta) viene demonizzata. ad Amsterdam. Soluzione che, secondo l’Economist di questo Peccato originale marzo, sarebbe meglio del proi- Da li in poi sarà tutto in discesa nella maggior bizionismo, adottato ormai da parte degli stati occidentali. Nel ‘61 la canquasi tutti gli stati occidentali. E nabis viene classificata come “stupefacente” non si può certo dire che la reda- dall’ONU (Single Convention Drug Act), con zione dell’Economist sia un grup- obiettivi di eradicazione di ogni campo da li a po di fattoni. 24 anni. Come accadde nel giardino dell’Eden,

Non solo droga

Prima di essere considerata, almeno per la legge Italiana, al pari dell’eroina, la cannabis era anche tante altre cose. C’era chi ne mangiava i semi, chi ci produceva tessuti. C’erano tante coltivazioni e un florido commercio. Noi italiani, nei primi anni del 1900, eravamo i 2° produttori di canapa da tessuto. Il signor Ford ci aveva fatto pure una macchina, una versione Ford T. Era totalmente realizzata in canapa, sedili, ruote, carrozzeria, tutto. Andava con etanolo di canapa, un olio estratto dalla cannabis che alimentava un motore Diesel. Ci si potevano fare vestiti resistenti come il nylon, senza il petrolio. Poi succede che negli Usa degli anni 20, finito il proibizionismo, tira aria di caccia alle streghe e la cannabis diventa motivo di agitazione sociale, almeno per i media. Grazie ad una campagna diffamatoria con

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la colpa fu donna. È infatti la femmina della pianta a produrre i fiori droganti, a differenza dell’innocuo e produttivo maschio. Il commercio di canapa, da prima simile a quello del lino, cambia drasticamente. Piantagioni di femmine nascono in paesi come Marocco, Afghanistan, Messico. Da un commercio sano e legale come tanti, nasce un giro di soldi sporchi impressionante. Un business gestito dalle mafie di tutto il mondo, contro il quale gli stati e gli organi internazionali stanziano cifre a nove zeri. Viene da dire invano, visto che la produzione mondiale di cannabis è aumentata negli ultimi venti anni.

Usi e costumi

Ma quanto fumiamo? L’Italia e la Spagna sono le prime consumatrici di cannabis in Europa, con l’11,2% di cittadini che ne fa un uso abituale. I Paesi Bassi, che ne tollerano l’uso,

sono al 15esimo posto con il 5,4% [World drug report 2008]. L’illegalità della sostanza ha disincentivato lo studio sulla pianta, eccezione fatta per il Canada e Amsterdam. I danni delle sigarette e dell’alcol (che uccidono milioni di persone all’anno, contro gli unici due casi di morte esistenti e documentati per overdose di marijuana) sono invece accuratamente studiati. Il 6 maggio, il governatore della California Arnold “Terminator” Schwarzenegger ha annunciato che, per salvare le casse dello stato, potrebbe considerare l’idea di tassare e quindi legalizzare l’uso e la vendita di cannabis. In altri 13 stati USA, la cannabis è considerata legale per scopi terapeutici. Sfortunatamente per i pazienti ed i loro “farmacisti”, ogni tanto arriva la DEA e arresta entrambi, perchè la legge federale ha la precedenza su quella statale. Paradossi, come quello delle sigarette. Lo stato lucra su sostanze come l’alcol e il tabacco, che uccidono e danno dipendenza infinite volte più della cannabis. Il proibizionismo non ha funzionato e per di più ha dato vita ad un mercato con il quale le mafie fanno fiumi di quattrini. È tempo di cambiare strategia: la legalizzazione/tolleranza sembra la meno peggio, qualcuno ne ha una migliore? Attenzione! La cannabis è una sostanza il cui uso può comportare effetti negativi, tra i quali psicosi e disturbi cardio - respiratori. Questo articolo non vuole in nessun modo incentivare l’uso di cannabis. Niccolò Seccafieno LINKS www.cannabisculture.com www.economist.com How to stop drug wars National Geographic: Inside Marijuana #03 - Maggio 2009


Reportage

GANJA – DOLLARI Gli affari dietro il Sistema Olandese Con 500 tonnellate coltivate ogni anno, è il secondo prodotto agricolo d’esportazione di una nazione (dopo i cetrioli). 400 milioni di euro l’anno in imposte nelle casse dello stato. Un business annuale dichiarato di 2,5 miliardi di euro lordi nel commercio legale. E in quello illegale? Altrettanti

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egli ultimi anni, il frustrato dibattito sulla liberalizzazione di cannabis e derivati in Italia ha offerto una discreta varietà di proposte e soluzioni. Da teorie collaudate come la sperimentazione a scopi terapeutici nella terapia del dolore, fino ad idee più coraggiose come tolleranza a scopi religiosi (per i sette/otto rastafariani d’Italia) o ornamentali (per intenderci, la soluzione svizzera all’Arbre Magique: un capolavoro di ipocrisia, ma meglio di niente, ndr). Oltre al fatto che in Italia esista un dibattito sulla liberalizzazione di cannabis e derivati – rigorosamente sorvolato da ogni media mainstream che non si chiami Radio Radicale, va da sé - stupisce la generale unanimità dell’opinione pubblica nel lodare all’unisono il cosiddetto “Sistema Olandese”, per il suo valore antiproibizionista e la sua efficacia nel disincentivare il consumo tra i cittadini. Questa analisi è per gran parte corretta: i numeri non la smentiscono, ed è difficile negare che i Paesi Bassi debbano la loro tradizione pluralistica e liberal in larga parte anche alle leggi progressiste sulle droghe leggere. Ma non è tutto oro, quello che luccica. Agli occhi di un cittadino di un paese come l’Italia, dove un sottosegretario alle politiche antidroga arriva a scomodare la censura proponendo “una norma che impedisca di fare propaganda, anche indiretta, a tutte le droghe” (Carlo Giovanardi 29 maggio 2008) , l’Olanda potrà sembrare – probabilmente a ragione – un’oasi di progressismo e libertà. Una sorta di luna park a cielo aperto. Sarà vero, ma sul “Sistema Olandese”, inaugurato con l’apertura dei coffee shops nel 1976, circolano una quantità impressionante di imprecisioni, luoghi comuni, leggende. A partire dalla definizione: la parola “legalizzazione”, molto suggestiva, è in realtà inappropriata. Da queste parti preferiscono chiamarla “tolleranza”, termine piuttosto efficace. La definizione di Verdraagzaamheid olandese ci suggerisce uno stato che disapprova ma che con paterna benevolenza chiude un occhio, e senza lamentarsi intasca i “ganja-dollari” dei turisti americani.

L’intervista

Per saperne di più, abbiamo incontrato uno dei soci che cogestiscono i coffeeshops Kadinskij e Grasshopper. Questo ragazzo di venticinque anni, soprannominato Rino, è di origine surinamese ma è cresciuto nella Capitale. Ostenta gioielli vistosi, e un atteggiamento da gangster consumato, che sconfina a tratti nel ridicolo. «Questo è il nostro sistema. Non è legalizzazione, coltivare l’erba non è legale. Chi ti dice che qua è legale, ti prende in giro. Se fosse legale, ogni coffeeshop potrebbe coltivare la sua erba.» Davvero? E quindi se non è legale cos’è? «E’ tollerata. Significa che è legale solo fumarla, e venderla sotto i 5 grammi a persona.» E non la si può coltivare? «Coltivare cannabis è illegale, si rischia il carcere come in ogni altro paese.» Deduco che in Olanda, l’erba cade dal cielo. Rino sorride e spiega che non è così. «Magari. In realtà c’è chi la coltiva, di professione. Sei mai venuto in aereo ad Amsterdam? Hai visto quante serre ci sono, solo nelle campagne attorno all’aeroporto. Dicono che ci coltivano i papaveri. Hey Man, ci sono un sacco di soldi nel business.» Eccoci. Quindi, la cannabis viene coltivata in centinaia di serre enormi, ben visibili per le campagne di tutto il Paese. E la coltivazione sarebbe illegale? «Non è nell’interesse dello Stato arrestare un coltivatore. Non gli conviene! Loro prendono il 60% netto dei nostri incassi (dei cof#03 - Maggio 2009

feeshop ndr) in tasse. Per esempio, ora che l’UE fa pressioni per ridurre il consumo, hai visto cosa ha fatto il governo. Si è limitato a togliere la possibilità di ereditare le licenze. A mio modo di vedere, questo la dice lunga.... a Balkenende (primo ministro olandese ndr) conviene.» Bene. Come si dice ‘ipocrisia’ in olandese? «Man, noi vendiamo mezzo etto d’erba a settimana, a dieci euro al grammo, solo al Kadinskij del centro storico... e ci sono duecento coffeeshop ad Amsterdam. Fatti due conti. Per me non è ipocrisia ma realismo!» Questione di punti di vista. Poi io sono italiano, al “realismo” ci sono abituato. «Adesso, però, è tutto più chiaro: il governo olandese, in bilico tra le pressioni proibizioniste dell’unione europea e le esigenze dell’erario, gioca all’equilibrista. Invita tutti i giornali quando emette una legge-bazzecola contro i coffeeshop, ma si guarda bene di allungare un dito sui camioncini che ogni settimana li riforniscono.» Ma a proposito, da chi si rifornisce il Kandinskij? Avete un distributore di fiducia? «Ne abbiamo vari. E comunque lascia perdere, non lo dico certo a te col tuo registratore acceso.» Ma almeno, l’antiproibizionismo funziona? Quanti sono i clienti olandesi nei coffeeshop? «Direi il 30%. Il resto sono turisti, tanti italiani e americani. Tra gli olandesi non è di moda fumare l’erba, specialmente tra i bianchi. E’ questo che fa l’antiproibizioni-

smo: l’erba libera toglie il gusto del proibito, non sei più interessante degli altri se fumi una canna. Così i ragazzi imparano a giudicare le droghe per quello che in realtà sono, non le vedono come uno status symbol o chissà che cosa. Credo che da quel punto di vista, l’antiproibizionismo sia una soluzione.» Rino, cosa succederebbe in un paese come l’Italia se l’erba venisse ‘tollerata’? «Dovresti chiederlo ai boss che gestiscono i traffici. Secondo me non la prenderebbero bene.» Mettiamo che la prendano bene. Come vedresti l’antiproibizionismo in Italia? «A parte che i turisti italiani smetterebbero di venire in vacanza in Olanda, però l’antiproibizionismo lo vedo bene ovunque. Magari sarebbe complesso. Sulle prime se ne abuserebbe, li vedo i turisti quando vengono qua. Vengono nei coffeeshop per distruggersi! Però a lungo termine sarebbe utile, più che altro per cambiare la cultura. E’ lì la differenza. La liberalizzazione è fatta per instaurare la cultura dell’uso ricreativo, in un paese dove domina la cultura ‘dello sballo’. E per far crescere il business, ovvio.» Questo business sembra piuttosto serio. Quanto guadagna, al grammo, un coltivatore ‘all’ingrosso’? «Ti basti sapere che raddoppia sui costi di produzione, ogni raccolto» Per capire la portata di queste cifre, basta un piccolo calcolo casalingo: prendendo il prezzo di un grammo di silver haze, in genere dieci euro, e immaginando un ricarico di due euro ogni grammo venduto dai coffeeshop (volendo essere ottimisti), arriviamo ad un prezzo massimo all’ingrosso di otto euro al grammo. Quindi cinquanta grammi di ottima silver haze recapitati ogni settimana da un coltivatore privato fruttano 400 euro. Se contiamo che oltre alla silver haze ogni buon imprenditore agricolo alleva anche le immancabili -e spesso più costose! - amnesia haze, hawaiian snow, white widow e compagnia, e magari fa anche qualche panetto di caramel o super polm, possiamo immaginare uno stipendio mensile da far impallidire quello degli stessi parlamentari che, con le loro leggi, gli dovrebbero vietare di fare il suo mestiere. Strano? Direi di no: questo succede anche in Italia, con i coltivatori tra Puglia e Calabria. Ironia della sorte: dal 1976 in Olanda sono finiti in manette più parlamentari che coltivatori illegali di cannabis. E questo? No, questo non succederebbe mai in Italia. Giovanni Macca

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Musica

no del computer e la base del karaoke, senza passione. Cerco di distinguere, quindi, tra chi vuole apparire e chi invece vuole sfruttare il mezzo per portare avanti la propria idea. Facebook... ho anche quello ma credo che lo cancellerò. Ricevo mille richieste al giorno, essendo un personaggio pubblico, ma ogni volta che accetto so i ca**i di tutti. Non mi va e non mi interessa! Hai anche pubblicato un libro complementare al disco: Saghe mentali. Come è stata come esperienza? Ti è piaciuto di più scrivere questo libro o registrare l’album?

L’ intervista

Caparezza ritratto di Mattia Vegni

Capa nello spazio

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opo la pubblicazione del suo primo libro, “Saghe Mentali”, Caparezza è ripartito con il suo tour, facendo tappa anche a Firenze, nella facoltà di ingegneria. Il concerto, gratuito, ha avuto un’affluenza oltre ogni possibile previsione: si è parlato di quasi 8000 presenze. Noi di Riot Van siamo andati ad intervistarlo prima del concerto, insieme ai colleghi di poli-opposti, di studenti di sinistra e agli amici di radio Sesto-Graad, che hanno coordinato l’intervistaconferenza. Primo argomento della chiacchierata sono state le tematiche trattate nelle sue canzoni e come queste vengano elaborate. Il cantante pugliese ha posto un forte accento sull’elemento creativo che deve, o dovrebbe, essere alla base di ogni concetto artistico. Interrogato su temi più strettamente politici, Caparezza ha parlato di una politica conservatrice, poco aperta ad un dialogo vero con la gente, sottolineando il ruolo sempre meno attivo dei media, che lasciano sempre più spazio all’interpretazione piuttosto che ai fatti concreti. Un tema tanto interessante, quanto attuale. Ci interessa molto il tema dei media, parliamo di questo fenomeno dei social network. Hai espresso una posizione critica nei loro confronti nel tuo ultimo album. Come ti poni di fronte a questa nuova era tecnologica: Internet è una risorsa, unisce, divide? Beh, internet è la più grande invenzione di questo secolo, c’è poco da fare, come del secolo scorso lo è stata la tv. Per quanto riguarda i social network, spero vengano usati in maniera creativa e sociale per davvero. Non mi interessa sapere se Tizio o Caio ha litigato con Sempronio. Il mio rapporto è un pò di odio e amore. Dovrei utilizzarli ma ho un pò di diffi-

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coltà perchè spesso vengono utilizzati per uno scopo che di creativo ha ben poco. Se ne può, quindi, fare a meno? Beh, direi di no. Anche per la funzione aggregante che hanno. Oggi non si può più prescindere da Internet: è una forza. Si prendano ad esempio eventi come il vaffa-day di Beppe Grillo, nato grazie ad Internet. Questo dimostra come Internet possa riuscire ad aggregare molte persone con uno scopo comune. Credo quindi che il social network debba essere sfruttato in questa maniera. Solo cosi possiamo considerarlo una grande risorsa. Myspace è uno dei network più frequentati, e da spazio a molta musica auto-prodotta. Risorse anche in questo senso quindi? Io mi interesso molto della musica underground, vado sempre a concerti di band emergenti, perché credo che loro conoscano molto bene il codice musicale contemporaneo. Chi va avanti senza informarsi su quello che avviene oggi rischia di ripetere sè stesso. Io sono utente anche di Myspace ma per me è difficilissimo informarmi. Molti mi invitano a sentire il “nuovo singolo” di un “nuovo artista”. Poi vado a vedere e trovo un sito con delle foto bellissime ma con canzoni (se cosi si possono definire ndr) fatte con il microfo-

Registrare l’album, tutta la vita. Comporre un disco è la cosa più bella che mi sia mai capitato di fare nella mia vita e vorrei continuare a farlo. Non so perché la musica, io non so cantare. Volevo fare il fumettista senza saper disegnare. Alla fine ho optato per fare il cantante senza saper cantare, è un po’ più semplice. Ma è la cosa più bella: hai delle idee e le concretizzi, se pur con qualche difficoltà. Diventano contaminanti, infettive: viaggiano sulla bocca della gente ai concerti. Il libro è una cosa simile, ma devi avere passione per la letteratura, che ha un altro linguaggio. È più complicato, almeno per me. Ribadisco: tutta la vita l’album. I dischi, i concerti costano sempre di più, magari perché la gente scarica da internet, e tu vieni in concerto a Firenze gratis. All’inizio non ci credevamo. Come mai questa scelta? Anche quando faccio i concerti a pagamento non chiedo più di dieci dodici euro. Ogni cosa ha un costo: palco, strumenti, luci. Io preferisco avere il minimo indispensabile e concentrarmi di più su quella che è la musica, almeno per il momento. Non ho bisogno del muro di led, preferisco risparmiare sui costi, puntando tutto sulla qualità artistica. Poi, se possibile, un giorno riuscirò a fare “the Wall”, ma per ora mi accontento di fare “the brick” (un mattone, ndr). Persona diponibile e alla mano, Caparezza conclude consigliando, da vero intenditore del mondo underground, dei gruppi che secondo lui spiccano nel panorama. Per chi fosse alla ricerca di un’esperienza mistica di matrice rap, ci sono gli Uochi Toki, con i loro testi molto antiretorici e le basi super distorte e molto decise. Chi volesse sentire dei rapper italiani che cantano in inglese, può optare per i genovesi “The Banshee”. Fra gli altri ci suggerisce inoltre gruppi come I Ministri, I Fratelli Calafuria, i Medusa. Ce n’è per tutti i gusti. Il mondo dell’underground è vario, è aspetta solo di essere esplorato. Giuseppe Di Marzo Mauro Andreani

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Musica

Italia wave: Immagini © K Kraftwerk e Aphex Twin

a Livorno approdano Kraftwerk e Aphex Twin

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i preannuncia una edizione di tutto rispetto, quella 2009, dell’Italia Wave Love Festival di Livorno. Lo stadio Armando Picchi aprirà i battenti il 16 Luglio per ospitare 4 giorni di grande spettacolo: accanto ai più noti Placebo, Bandabardò e Ska-P, emergono i nomi di due titani della musica sperimentale d’avanguardia. La sera del 18 Luglio, infatti, unica data italiana per entrambi, si esibiranno Kraftwerk e Aphex Twin.

Kraftwerk è il nome della band fondata a Düsseldorf, nel 1970, da Ralf Hütter e Florian Schneider, entrambi allievi di Karlheinz Stockhausen, padre fondatore della musica elettronica, nella sua accezione più pura e pionieristica. Quella, per intenderci, confinata per decenni nei centri di ricerca delle emittenti radiofoniche nazionali, unici soggetti disposti ad investire ingenti capitali per questa nuova frontiera musicale. I due si avventurano in sentieri mai percorsi prima, percependo le enormi potenzialità espressive di un mezzo ancora mal compreso e aprendolo alle sonorità più orecchiabili del pop. Il risultato è una musica spaziale, robo tica e futuribile che solo al terzo tentativo, con l’album “Autobahn” (1974), desterà l’interesse del grande pubblico, irrompendo prepotentemente sulla scena musicale. Così tanto da indurre più di un produttore a gettare sul mercato gruppi costruiti ad hoc, sperando di cavalcare l’onda “sperimentalista”, pur restando nel commerciale. Alcuni con successo (i Faust ne sono un esempio), altri meno. Ciò che è certo, comun-

que, è che qui si gettano le fondamenta della new wave e di ciò che questa ha partorito: techno, hause, electro-pop (vedi Daft Punk) e, persino, la prima hip hop.

lo smonta, lo studia e ne impara i meccanismi. Gli anni successivi li passa nella sua cameretta, a costruire suoni sintetici e a registrare le prime composizioni, raccolte in “Selected Ambient Works 85-92” e “Selected Ambient Works Volume II”. Nel ’95 pubblica “I Care Because You Do”, considerata l’opera più completa dell’artista: linee melodiche, orchestrazioni e ritmi che oscillano tra techno e breakbeat, si coagulano in un’unica, inaudita, soluzione. A.P è l’iniziatore di una delle più amorfe e indefinibili forme di espressione sonora: l’IDM (intelligent dance music ) o alternativamente chiamata “techno da salotto”. Una mera etichetta, che di fatto comprende elementi dei più disparati generi musicali: dalla breakcore alla techno, dall’ambient alla musica noise, dall’acid house alla musica classica. Stefano Lascialfari

Aphex Twin è il nome d’arte

di Richard Davis James, Irlandese, classe ’71. I suoi genitori si conoscono in un ospedale psichiatrico e la cosa, se conoscete il personaggio, è quantomeno curiosa perchè, aldilà dei comportamenti manifesti (come il fatto di aver comprato, con i primi soldi guadagnati, un carro armato da parcheggiare nel giardinetto di casa) la musica di A. T. è semplicemente il rigurgito di una della menti più eccentriche che la storia della musica ricordi. A 12 anni, stanco di percuotere i tasti di un pianoforte, si compra un sintetizzatore super-economico, talmente economico che si rompe quasi subito. Allora, il piccolo Richard,

Una legge per la musica

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a musica è arte, cultura. La musica fa’ emozionare, può toccare i nostri sensi. Quante volte rivediamo momenti indimenticabili, sentendo la canzone che faceva da sottofondo. E’ protagonista in tutte le battaglie e iniziative per la pace, la tolleranza, per la solidarietà. Tanti ragazzi preparatissimi suoneranno per tutta la vita, inseguendo il sogno di poter far sentire i loro pezzi a un pubblico sempre più vasto. Quasi sempre finisce che con il lavoro, la famiglia e altri impegni, il tempo per studiare musica e soprattutto i soldi non basteranno. Il sogno piano piano svanisce, e dovrai attaccare la chitarra al chiodo. Pensa se uno come Stefano Bollani non avesse avuto l’opportunità di fare musica, avremmo perso uno dei migliori talenti in Italia. Molti dei finanziamenti pubblici vengono dati alla musica classica, da sempre vista come forma d’arte più “colta”. Tutta la musica di qualità dovrebbe avere un aiuto, dal rock al jazz, dall’elettronica #03 - Maggio 2009

all’hip-hop. E’ così che la pensano i tanti firmatari della petizione per la proposta di legge regionale per la Musica, www.unaleggeperlamusica.it. “Riconoscere dignità culturale alla musica, anche a quella popolare contemporanea, significa non solo contribuire alla crescita del nostro patrimonio artistico, ma anche alla costruzione di tessuto sociale, di legami, di esperienze di socializzazione. Il recupero degli spazi per prove e concerti, la facilitazione dell’acquisto di strumenti musicali e apparecchiature elettroniche, l’incentivazione della partecipazione dei giovani ai festival attraverso un pacchetto integrato di riduzione delle spese di ingresso, vitto, alloggio e viaggio. Un “Erasmus della musica” che permetta lo scambio e la condivisione delle esperienze musicali in sostegno alla produzione originale.” Con queste parole Enzo Brogi, primo firmatario, vuole promuovere l’iniziativa. Molto sostegno arriva dai grandi artisti toscani sempre

sensibili nel sociale. Negrita, Jovanotti, Bandabardò, Piero Pelù, Stefano Bollani, Alessandro Benvenuti e molti altri. La toscana sarebbe la prima regione a sensibilizzare questo aspetto cercando di essere da esempio anche a livello nazionale. C’è bisogno di investire nell’arte e nella cultura perché questa, col tempo, ci ripagherà alla grande. Con questa proposta qualcosa si è già mosso. Rumors è un concorso per giovani musicisti e compositori toscani. L’evento sarà organizzato da Toscana musiche sotto il patrocinio della regione toscana. L’obiettivo sarà sostenere e promuovere la produzione di nuovi talenti emergenti. Un’ottima occasione. promosso da Regione Toscana e organizzato da Toscana musiche

Francesco Guerri

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SPECIALE CINEMA

a cura di: Chiara Morellato ed Edoardo Calamassi

Cannes alla sessantaduesima potenza Anche quest’anno si è svolto dal 13 al 24 maggio il re dei festival cinematografici. Oltre al vincitore dell’ambita palma, l’austriaco Haneke, con il suo “Nastro bianco”,il cartellone si presentava pieno di pellicole audaci ed interessanti. Anche se nato successivamente al Festival di Venezia, Cannes negli anni ha saputo imporsi all’attenzione internazionale come il principale appuntamento per “tastare il polso” alla settima arte. Vera e propria corrazzata con centinaia di ti-

toli in prima visione, imprescindibile punto d’incontro tra le ragioni dei “cinephiles” e quelle dell’industria. Se da un lato abbiamo il concorso principale, dove ogni anno trova posto la créme de la créme del cinema, con gli ovvi corollari di star e “glamour” sulla croisette, dall’altro vi è un mondo parallelo fuori dai riflettori,il cosidetto “Marchè” (mercato), in cui, incontrandosi a porte chiuse registi e produttori, si decidono le produzioni da mettere in cantiere. Proprio per questa sacrilega

unione tra arte e mercato, che lo ha posto al centro delle attenzioni dell’industria cinematografica internazionale, Cannes si è imposta anche quest’anno come fattivo laboratorio di idee influenzando attivamente il futuro del cinema. A prova tangibile di ciò, alleghiamo nel riquadro sottostante una piccola selezione dei film che hanno vinto e che successivamente hanno fatto la storia.

Titoli in concorso

Il meglio di... ( Albo d’oro)

Pedro ALMODÓVAR - LOS ABRAZOS ROTOS (Broken Embraces) Andrea ARNOLD - FISH TANK Jacques AUDIARD - UN PROPHÈTE Marco BELLOCCHIO – VINCERE Jane CAMPION - BRIGHT STAR Isabel COIXET - MAP OF THE SOUNDS OF TOKYO Xavier GIANNOLI - A L’ORIGINE Michael HANEKE - DAS WEISSE BAND (The White Ribbon) Ang LEE - TAKING WOODSTOCK Ken LOACH - LOOKING FOR ERIC LOU Ye - CHUN FENG CHEN ZUI DE YE WAN (Spring Fever) Brillante MENDOZA – KINATAY Gaspar NOE - ENTER THE VOID PARK Chan-Wook - BAK-JWI (Thirst) Alain RESNAIS - LES HERBES FOLLES Elia SULEIMAN - THE TIME THAT REMAINS Quentin TARANTINO - INGLOURIOUS BASTERDS Johnnie TO – VENGEANCE TSAI Ming-liang - VISAGE (Faces) Lars VON TRIER – ANTICHRIST az br A Lo s

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1946 - Roma, citt‡ aperta di Roberto Rossellini (Italia) 1960 - La dolce vita di Federico Fellini (Italia) 1963 - Il Gattopardo di Luchino Visconti (Italia) 1976 - Taxi Driver di Martin Scorsese (USA) 1979 - Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (USA) 1980 - Kagemusha di Akira Kurosawa (Giappone) 1984 - Paris, Texas di Wim Wenders (Germania) 1990 - Cuore selvaggio di David Lynch (USA) 1994 - Pulp Fiction di Quentin Tarantino (USA) 2000 - Dancer in the Dark di Lars von Trier (Danimarca) 2003 - Elephant di Gus Van Sant (USA)

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Immagini promozionali e locandine dei film

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Inglorious Basterds

Antichrist

Q. Tarantino

Torna dopo qualche anno di pausa il Quentin nazionale, con un progetto che da anni teneva nel cassetto. “Inglourious Basterds” rivisitazione del classico, per lui amante del trash all’italiana, “Quel maledetto treno blindato” di Enzo G. Castellari. Qui però niente treni. Soltanto un gruppo di soldati reietti, i cosiddetti “Bastardi”, ebrei americani all’assalto del reich. Seminano terrore dietro alle linee nemiche con il curioso hobby di collezionare gli scalpi nazisti. A comandarli un insolito Brad Pitt baffuto con accanto Eli Roth, regista di Hostel, che oltre ad avere una parte nel film, ne ha pure realizzato un segmento. Da ciò che trapela a Cannes si può scorgere un Tarantino in ottima forma, che dopo un ultimo film sottotono, riparte con un concentrato di violenza pulp ed ironia pari ai fasti di Kill Bill e Pulp ficton. Ironico e serio allo stesso tempo, con dialoghi deliranti e le musiche dell’amico Morricone, Tarantino sembrerebbe aver conquistato l’enorme pubblico presente alla prima. Con queste premesse le aspettative sono giustamente altissime. Resta però la voce che il regista non abbia calibrato le varie spezie, servendoci un piatto fin troppo indigesto. Rimane quindi da aspettare l’ottobre prossimo per poter giudicare con i nostri occhi. Eventuale pena, lo scalpo.

Thirst P.Chan-wook Periodo molto buono al cinema per vampiri & Co. Dopo l’idolatrato Robert Pattinson in Twilight, ecco che arriva un nuovo vampireggiante protagonista. Qua però è tutta un‘altra storia. Niente amori adolescenziali casti e puri ma solo l’essenza drammatica dell’universo “draculiano”. Religione, peccato, redenzione, questi gli elementi attorno ai quali ruota la storia di un prete, interpretato dal divo coreano Song Kang-ho, trasformatosi accidentalmente in vampiro.Il conflitto tra le nuove pulsioni animali e i principi a cui è devoto lo farà scivolare in una spirale di disperazione che culminerà in una relazione estrema con la moglie di un vecchio amico. Questa in sintesi la trama dell’ultima fatica di Park Chan-wook, la mente dietro ai cult Old Boy e Lady Vendetta . Le prime dichiarazioni ci danno ragione di pensare ad una pellicola meno pirotecnica del solito e più incentrata sulla psicologia dei personaggi e i loro dilemmi interiori. Questo voler dar forma agli elementi più magmatici della propria poetica ha sicuramente aiutato il regista a cui è stato assegnato, ex equo con “Fish Tank” di Andrea Arnold, il Premio della Giuria. Con la critica spaccata a metà, resta da vedere che avranno da dire i cinefili doc.

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L. Von Trier

Dalla Danimarca Lars von trier riemerge da un periodo di depressione. Antichrist, film grazie al quale sbarca a Cannes, voleva essere il frutto di questo periodo buio. Film horror, caratterizzato da inquietudini e scene che combinano sesso e morbosità in dosi certamente non omeopatiche, non è riuscito del tutto a conquistare l’esigente pubblico. Fin dalla prima scena Von trier assicura, con un piano sequenza di sei minuti a tutto sesso, una pellicola che vuole disturbare, andando oltre ai canoni del genere.Il film si presenta infatti come il più discusso in concorso. Da molti definito addirittura imbarazzante per le carriere di William Defoe e Charlotte Gainsburg (nonostante lei, paradossalmente, abbia vinto il premio per la miglior interpretazione femminile!), sembra essere la maggior debacle di quest’anno. I pochi temerari che lo salvano ne esaltano l’originalità e la capacità di suscitare reazioni. Tutti gli altri si limitano a definirlo risibile al limite del sadomaso.Dopo tali premesse sembra quindi superfluo parlare di trama o effetti speciali. Resta solo da giudicare con i nostri occhi questa pellicola, che si preannuncia come una della più discusse della stagione. Alto il livello di guardia.

Vincere M Bellocchio

Vincere, vincere, vincere... In seguito ad una buona accoglienza a Cannes ed entusiastiche recensioni dall’estero,l’ultima pellicola di Marco Bellocchio rilancia inevitabilmente, il cinema nostrano. Il che non guasta davvero. Dopo “Vacanze in Val trebbia” e “Matti da slegare” (esistono davvero!) il decano del nostro cinema torna con un nuovo capitolo sulla storia proibita del novecento. A parte gli scherzi, la pellicola si presenta realmente di grande interesse, film eminentemente politico, torna sui luoghi poco esplorati delle origini del fascismo e ancor più del suo fondatore. Per Bellocchio il privato è pubblico, niente marce su Roma o camice nere ma ciò che rimane nascosto, all’ombra della “grande Storia”. Un Mussolini ancora giovane e fervente socialista incontra in quel di Trento Ida Dalser. Lei ne farà il suo eroe, dedicandosi alla causa anima e corpo. Scoppia la guerra, 1915, e tutto cambia. Mussolini tornato dal fronte si risposa inaspettatamente con donna Rachele, Ida non può accettarlo, l’ostinazione nel rivendicare la sua identità di moglie e madre (la Dalser gli diede infatti un figlio) le varrà l’inimicizia del regime, che per occultare questa testimone scomoda arriverà a dichiarala inferma di mente, togliendole così la libertà. Questa la trama del film, che tra verità acclarate e gossip d’antan, può comunque essere di stimolo per la ricerca storiografica.

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Cinema

Jan Svankmajer “Digressioni sulla realtà”

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an Svankmajer è un regista, I suoi film pittore, scultore e poeta nato I suoi film hanno tutti una forte valenza nel 1934 a Praga. Sfortuna- politica e ideologica rappresentata da un tamente, i suoi film sono poco estremo simbolismo, anche se i suoi temi conosciuti in Italia, poiché non preferiti sono l’inconscio e l’infanzia - intesa sono distribuiti né in pellicola, né come il periodo in cui le paure e l’immaginain dvd, né in videocassetta. Nel zione primeggiano sul resto. 1970 il regista entra nel gruppo Il suo primo lungometraggio “Alice” risale al surrealista ceco, subendo le con- 1988, totale riadattamento del libro di Lewis tinue oppressioni ed il controllo Carrol. La protagonista è Alice, una fanciulla politico fino ad essere interdetto che a seconda della sostanza ingerita assudalla regia sotto diretta richiesta me le sembianze di una piccola bambola di delle autorità nel periodo che va porcellana. Il bianconiglio è un pupazzo di dal 1972 al 1979. cartapesta che perde continuamente la sab-

Capovolgere la realtà

Svankmajer realizza i suoi film mescolando tecniche diverse, dalla stop-motion all’uso di marionette, dai disegni animati ai montaggi astratti. La visione della realtà viene capovolta: gli esseri umani che si comportano come robot vengono rimpiazzati da oggetti inanimati che conducono lo spettatore in mondi assurdi, inauditi. Le ambientazioni sono quasi sempre cupe e inquietanti (edifici decadenti, rifiuti dell’era industriale), i suoni esasperati, i protagonisti bizzarri. Anche il cibo è una costante dei film del regista, e simboleggia il consumismo sfrenato.

bia di cui è composto e con cui, a sua volta, si ciba; il brucaliffo viene rappresentato da un calzino con la dentiera che si frammenta in innumerevoli calzini colorati paragonabili a dei serpenti, che entrano ed escono dai buchi del pavimento. Svankmajer propone con Alice una versione claustrofobica e allucinata del film della Walt Disney. E’ risaputo inoltre che il regista, per la realizzazione del film, ha fatto uso di Lsd (sarebbe altrimenti impossibile giustificare certe sue visioni). Ancora più sconvolgente è il film “Faust” del 1994, rilettura dell’opera di Goethe anch’essa rivoluzionata dalla genialità di Svankmajer. Realtà e palcoscenico si scontrano fino

a fondersi l’una con l’altro, proprio come i personaggi di plastilina o come l’uomo e le marionette. Il Faust di Svankmajer è un uomo solitario che dopo essere attirato da una mappa in un teatro fasullo, si trova immerso in una strana versione del dramma contaminata da attori assassini, marionette diaboliche e ballerine moribonde. Altro film degno di nota è Sileni (2005) ispirato ai racconti di Poe e alla vita del Marchese De Sade, in cui viene messa a confronto (attraverso la vita all’interno di un manicomio) una società anarchica, disinibita e anti-clericale, con una dittatoriale, repressa e corrotta. Saranno l’Lsd, i postumi della Primavera di Praga o l’influenza surrealista ad aver fomentato l’immaginazione di Jan Svankmajer, resta il fatto che egli sia uno dei pochi registi capaci di riportarci in un universo remoto, infantile ed elegiaco. Il regista ammalia e stupisce l’occhio dello spettatore attraverso ibridazioni sempre in bilico tra sanità e follia e lo distoglie dalla realtà in cui annaspano piatte visioni edulcorate, tese a censurare l’immaginazione. Cinzia Puggioni

Immagini tratte dai film di Jan Svankmajer

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Misticismi

L’abbronzatura alla Fiorentina Dopo bistecche e schiacciate, anche la calda stagione si firma di Viola hanno una costante ambratura (e no, non è per via della madre, nè del padre) o a chi invesce, ha un repentino cambiamento di pigmentazione (magari dovuta al risveglio della melanina andata in letargo!) nè ovviamente a chi, la carnagione scura, ce l’ha di natura.»

immagine da blogspot.com

I nostri consigli

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a sentite arrivare l’aria calda d’estate? Sentite anche i primi avvisi su come riprendersi la tonicità del corpo, e poterla sfoggiare senza vergogna sulla spiaggia? Claro! Presto o tardi vi rammenteranno anche come ottenere una tintarella invidiabile, dicendo che una bella abbronzatura piace a tutti averla, ma che per ottenerla bisogna evitare scottature. Potrei continuare elencando i prodotti solari più efficaci: crema, olio, latte, gel, spray o, adirittura, mai sentita prima, l’acqua solare. Aggiungerei che una giusta alimentazione favorisce la tonalità che più aggrada: albicocche, pesche e carote per una splendida doratura; mentre peperoni e pomodori per una più rossina (bizzarra come idea, ma a quanto pare vera e scientificamente testata!). Tra pubblicità sui cereali, sui cibi dietetici per riprendere la linea, sugli esercizi utili per sfoggiare con fierezza la propria tonicità, veniamo inondati da una infinità di consigli che danzano in una cascata di definizioni, studi e ricerche sicentifiche apportate sul mercato. Prodotti innovativi che alla fine, si sa, risultano sempre insoddisfacenti. Ma Noi vogliamo le testimonianze della cruda realtà. Così la nostra “esperta” Letizia UV, ci ha fatto dono delle sue poche ma indispensabili perle. A lei che di mare, di estati, di raggi e di casi ne ha viste tante benchè non abbia 80 anni, il tempo ha insegnato comunque qualcosa. Il mare è la sua seconda casa: a Rosignano Marittimo ci dorme ma d’estate, a Castiglioncello, ci vive! Mi rammenti il discorso sull’abbronzatura fiorentina? «Ahahah. Sì, i fiorentini prendono le focate rosse rosse con la maglietta e, a volte, con i calzini.» Ah, e quindi arriverebbero così malmessi in spiaggia? «Si. Calzini e infradito però sono più da tedeschi.» Queste definizioni sono tue rivisitazioni o sono definizioni di tutti? «Eh, bella domanda! A Castiglioncello usa, quindi direi che è una cosa più di gruppo. #03 - Maggio 2009

C’è anche il cosiddetto “sole a strisce”.» Sole a strisce? Che intendi? «Che vengono i fiorentini, magari per un giorno e, pur di prendere il sole, vanno al mare alle 12/13/14- le ore più calde- finendo così per prendere delle fiammate clamorose. Poi magari si addormentano e, se l’ombrellone o il lettino li coprono, finiscono per prendersi il sole a chiazze..» Ma dove vai di preciso al mare? «Io vado a Quercetano o Castiglioncello, che è tipica meta turistica delle famiglie, ma di questi esempi ne è pieno caletta (?). » Se tu dovessi dare un consiglio che diresti ai fiorentini? «Direi che se sono bianchi bianchi, è inutile che riempiano i bambini di protezione totale e poi li portano in spiaggia alle 13, quando il sole spacca! Il sole scotta lo stesso ma hanno così tanta voglia di mare e di sole che non ce la fanno. Non stiamo parlando di casi particolari che, su 365 giorni l’anno,

Questo articolo è indirizzato a tutto il restante popolar, fiorentino e non, che col caldo dei raggi tiene poco conto delle conseguenze sulla carnaccia scoperta. Giungono così sulle spiagge con la “razzata alla fiorentina”. Purtroppo però non siamo su “Donna moderna”, nè tanto meno su “Viver sani e belli”, e le indicazioni apportate sono puramente frutto di esperienza vissuta. Pertanto, a seguito di questa premessa, ecco 5 punti: - Si chiama crema solare ma, ricordiamocelo se ci dobbiamo proteggere, il sole non c’è solo al mare. - A meno che non si possegga l’armadio di Paperino, evitiamo magliette di uguale taglio, dimensione, forma e linea: eviteremo lo stampino della maglietta sulla pelle. - Non fate quelli superiori e ricordatevi, potete esser fighi o meno, ma la pelle umana è la medesima e medesime sono le conseguenze. - Per chi è ostinato e i consigli li manda a quel paese, c’è il latte autoabbronzante -naturale spray modulabile- da applicare eventualmente nelle zone ancora pallide. - Se poi dopo aver fatto i duri senza protezione vi ritrovate rossi come il sole al tramonto, spalmatevi l’olio d’oliva senza sentirvi delle aragoste pronte da grigliare. Maria Zheng

Illustrazione Di Chiara di Vivona

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Arte

Andy:

Intervista

dal dj set alla pop art

Evoluzione di un artista

Marlene Dietrich, opera di Andy

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ndrea Fumagalli, meglio conosciuto come Andy, tastierista dei Bluvertigo. Monzese di nascita, classe 1971, pittore e musicista. Lo abbiamo incontrato all’inaugurazione del So Coffee Florence, dove ha esposto le sue opere e animato la serata con la sua musica.

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zione il secondo album.» Qual’è stata la collaborazione che ti è più rimasta impressa? «Ho avuto l’onore di collaborare in un pezzo di Pino Scotto, una persona con un cuore d’oro. Rock and Roll vero.» Qual’è la situazione attuale dei Bluvertigo? «C’è un principio creativo in corso, come si svilupperà e quando non mi interessa assolutamente. L’hanno scorso abbiamo fatto una tournee, un disco live che si chiama Storytellers per una serata di Mtv ma adesso non siamo in grado di pianificare. I Bluvertigo sono una possibilità musicale.» I rapporti sono sempre stati buoni? «Sono stati altalenanti. Qualche volta devi scendere ad un scontro, non violento, ma un confronto. Prima eravamo più che una famiglia, abbiamo fatto un sacco di cose assieme, vivendo assieme 24 ore su 24. Oggi ci vediamo ogni tanto, e spero sempre che sia un momento di preziosità creativa.» Il panorama musicale di oggi lo segui?Ti interessa? «Sono di natura molto curioso, quindi mi interessa. Per quanto riguarda l’Italia mi piace molto il progetto che hanno svolto i Baustelle e i Dari. Mentre per l’estero direi i White Rose Movement.» Musicalmente parlando, progetti tuoi futuri? «Ho avuto la fortuna di progettare un duo che presenta un tributo a David Sylvian e Robert Fripp, che sono 2 personaggi molto interessanti musicalmente. Questo progetto va a unificare l’elettronica,da me programmata con un portatile, un sassofono, sempre io alla voce e un chitarrista.» Lapo Manni

Grafica RiotVan

Ciao Andy, come va? Tutto bene, grazie. Partiamo subito da questo aspetto multiforme di artista, che abbraccia un po’ tutti i campi dell’arte. C’è un filo che li lega? «Tutto è connesso, nel senso che faccio nel bene un lavoro di arte poliedrica e nel male un lavoro confuso. Non so mai che lavoro sia. In poche parole sto portando avanti quello che ero da bambino: un casinaro, mangio di creatività.» Tutte le tue opere nascono nel cosiddetto Flu-on, ci puoi spiegare cos’è? «Il Flu-on è un capannone industriale nella periferia di Monza, rivisitato e riadattato a laboratorio. Nasce dall’esigenza di essere liberi di esprimersi e gestire i propri spazi. Vedendo la mia realtà lontana da casa, famiglia, TV, bambini e vivendo in periferia mi sento libero da distrazioni. Posso accendere lo stereo da 900 watt senza che nessuno mi rompa i coglioni. Diventa un luogo di incontro con altri artisti, non voglio parlare di energie gratuitamente ma la possibilità di condividere è fondamentale.» Da dove prendi l’ispirazione per le tue opere? «Dalla Pop art, dal surrealismo, dall’illustrazione. Nel mio piccolo sto cercando di creare una realtà formata dai ricordi. Molto spesso rappresento i cartoni animati che mi hanno segnato da bambino. Quelli che mi permettevano un’immedesimazione, un

coinvolgimento totale. Può essere che ricordi più facilmente un pomeriggio passato a vedere Goldrake, piuttosto che la cena di ieri sera.» Parlando della tua formazione artistica, ti sei specializzato in grafica pubblicitaria. «Specializzato è una parolona. Ho studiato da critico d’arte a Monza, poi sono andato all’Accademia delle Arti Applicate di Milano. Ho vissuto il passaggio dal “fatto a mano” al “fatto al computer” ed è stato abbastanza traumatico. Ora ci ho preso la mano, quando stai bene un’attività alimenta l’altra, quando stai male un’attività mangia l’altra.» E oggi come oggi, che posizione occupano le tue opere? «Oggi è un caso un po’ anomalo. Ho scelto di essere pluripartecipante all’apertura del So perchè sono diversi dai locali tradizionali. Molto spesso cercano un allestimento fisso, del tipo “allestiscimi il locale per un mese e via”. Con Beatrice e Fabrizio (propietari con Gianni del So, ndr) ci siamo conosciuti a livello “galleristico” tramite Marco Lodola. Con loro ho potuto esprimere sia la mia arte pittorica che quella musicale che diventa un “art,food and drink”: un principio un po’ americano, un po’ spagnolo, ma io credo molto nella realtà del clubbing.» Passando alla parte musicale, puoi parlarci del progetto Rezophonic? «É un progetto umanitario creato da Mario Riso con la collaborazione di AMREF. Oltre alla beneficenza, e con AMREF siamo sicuri che avviene davvero non come altre finte associazioni, c’è l’aspetto artistico. Rezophonic permette a moltissimi artisti di conoscersi e collaborare, adesso è in lavora-

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Sport

Il glossario del meraviglioso mondo Nba B (Prima Parte) Backcourt: metà campo in cui una squadra difende. Back Door: smarcamento da dietro. Si effettua sull’avversario che anticipa. Ball handling: esercizi per il trattamento di palla utili per migliorare la sensibilità con il pallone. Bank shot: tiro che si effettua con l’aiuto del tabellone. Baseline: linea di fondo campo. Il lato del campo più corto. Bobcats: le Linci sono la franchigia di Charlotte, la più giovane squadra NBA e la prima ad avere un proprietario di colore. Il nome si basa anche sul gioco di parole voluto dal proprietario che ha inserito parte del suo nome (“Bob”). Box & one: difesa con quattro giocatori a

zona e uno a uomo. Bench players: panchinari. Sono i giocatori che entrano a partita in corso. A differenza del calcio le sostituzioni sono illimitate e un giocatore sostituito può successivamente rientrare in campo. L’apporto di questi giocatori è spesso fondamentale per la vittoria di una partita. Bucks: I cervi sono la franchigia di Milwaukee, i loro anni migliori sono stati i ’70 quando con Kareem Abdul-Jabbar (il signor Gancio Cielo) e Oscar Robertson vinsero il loro primo ed unico titolo NBA, nel 1971. Bulls: i Tori. Sono la franchigia di Chicago, squadra NBA nota ai più per essere stati la prima squadra di Sua Areosità Michael Jordan, con lui arrivarono i sei titoli della storia della franchigia. Bury: tiro che entra toccando soltanto la

retina, detto anche Swoosh. Avvertenze: Da estrema soddisfazione a chi lo realizza. Big Man: l’uomo di stazza della squadra, in genere gioca come centro ed ha il compito di catturare più rimbalzi possibili. Fondamentale è la sua capacità di farsi valere sotto canestro sia in fase difensiva (stoppate e rimbalzi), che in fase offensiva (punti e rimbalzi offensivi). Fabio Ferri

Il Punto del Lapo

A.C. Lebowski:

squadra di terza categoria unica nel suo genere

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ebowski. Il primo pensiero va certamente al mitico Drugo dei fratelli Coen, un gran bel film. Proprio dal protagonista di quel film trae il nome una società calcistica molto particolare: l’ A.C. Lebowski. Cosa hanno di tanto speciale? Tutto ciò che il calcio moderno, con i suoi giri miliardari, rinnega e ripudia, cancellando ogni traccia dell’essenza che sta alla base dello sport: il gioco.

La nascita della squadra

Il Lebowski nasce da un idea di Marco Bruno e Alberto Giampieri che, nell’estate 2003, decidono di fondare una squadra di calcio a 11 e iscriverla al campionato di terza categoria della FIGC. Il progetto era semplice: fondare una squadra di amici, una squadra autofinanziata, che provasse (come dice Bruno) a giustificare nuovamente la parola “giuoco” accanto a quella di “calcio”. Dopo mille problemi economici, burocratici e logistici l’ A.C. Lebowski prende vita. Ma questa non è l’unica particolarità che con#03 - Maggio 2009

traddistingue i grigioneri (colori ufficiali della squadra) dal resto delle società, professionistiche e non. Il Lebowski ha al suo seguito un nutrito gruppo di accaniti tifosi, cosa molto rara per una squadra di terza categoria. In primis erano i DRUGATI 2004 LEBOWSKI, un gruppetto di ragazzi che un sabato mattina, saltando la scuola e sfogliando un giornaletto di calcio dilettantistico, notarono un articolo sul Lebowski, ultimo in classifica a 0 punti. L’articolo recitava “ il Lebowski si piega ma non si spezza”, e nel giro di una settimana il gruppetto di ragazzi aumentò numericamente e diventarono veri e propri ultras della squadra. Ma il termine “ultras” qui non ha niente a che vedere con il significato dispregiativo usato dai media (non sempre sbagliando) riferito alle tifoserie dei campionati maggiori.

Gli “ultras” Lebowski

I seguaci del Lebowski sono un vero gruppo di amici, a cui piace stare insieme, bere e mangiare in compagnia, seguire la squadra nei più disparati campi delle Toscana, con qualsiasi

Immagine dal sito www.aclebowski.com

condizione atmosferica. Non importa se vincono o perdono, se sono primi o ultimi in classifica, l’importante è vedere che i ragazzi in campo e sugli spalti si divertono. Per questo ogni partita, in casa o in trasferta, è un vero e proprio spettacolo, dagli spalti si innalzano cori, sventolano bandiere, sciarpe, vengono accese torce. Tutto per degli amici che giocano in terza categoria. Insieme ai DRUGATI nascono gli URBAN KAOS e la sezione DRUNKS Piazza Fardella. Nel febbraio 2008 però, i DRUGATI si sciolgono, e nascono coloro che adesso sono a capo della curva Moana Pozzi: gli ULTIMI RIMASTI LEBOWSKI. A questi ragazzi, atleti e tifosi, va il grandissimo merito di vivere una realtà calcistica nel modo più sano e genuino che ci sia. Non ha importanza che si tratti di terza categoria, il calcio è passione. Lapo Manni

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Rubriche

In viaggio con Schoen From London to Dublin

Gli irlandesi non brillano in fatto di pulizia e ordine quindi preparatevi. Conviene invece evitare la zona di Dorset Street, vicino al centro, area popolare in cui si aggirano i “nackers”, ragazzi sbandati con cui non tarderete a fare conoscenza: sono uno dei fenomeni della criminalità di strada che sta prendendo molto piede a Dublino. Appena fuori dal centro si trovano moltissime aree residenziali tranquille (Drumcondra, Phibsborough, Cabra), raggiungibili anche la notte con il taxi, che in Irlanda è veramente economico. Rimarrete di stucco quando a febbraio vedrete le “Irish girls doc” girare per i locali della città in top e minigonna senza calze, mentre voi indosserete sciarpa, guanti, cappotto e quant’altro. Probabilmente questa resistenza deriva dal fatto di avere birra al posto del sangue.

Filippo, 20 anni, studia moda a Londra Paolo, 22 anni, in erasmus a Dublino

Università, le differenze con l’Italia (lezioni, programma, attività, funzionalità) F: La mia università è di origini italiane (istituto Marangoni) e quindi l’ambiente creato è un misto con quello inglese. Le classi sono formate da pochi studenti e, come ovunque tranne che in Italia, c’è un’attenzione all’individuo quasi patologica. Io studio moda però, quindi e un po’ diverso. Per quanto riguarda le strutture qui sembra di essere in un altro millennio, lavori che in Italia portavo a termine in alcuni mesi (e spendendo parecchi soldi), qui li preparo in pochi giorni. Anche le agevolazioni agli studenti per feste, cinema, teatri, metro, bus e quant’altro sono veramente convenienti.

Prime impressioni sulla città (gente, vita, alloggi, prezzi, ecc) F: Andare a stare a Londra è una scelta di vita più che un semplice spostamento. La vita qui è molto più frenetica di qualsiasi città europea: gli unici tempi morti che puoi avere sono mentre aspetti la metro. Da casa a scuola ci metto 40 minuti, un niente data la concezione del tempo molto diversa che hanno qua. Trovo comunque la cosa interessante, perchè mi dà l’opportunità di incontrare migliaia di persone completamente diverse: i classici inglesi, da quelli super posh ai rozzoni ubriachi, e gente proveniente da tutti gli angoli del mondo. Per quanto riguarda i prezzi sono relativamente alti, ma dopo un po’ che stai qui e trovi un lavoro, te la cavi tranquillamente. Per gli alloggi la questione è un po’ diversa dato che sono ancora molto alti: io pago 700 euro al mese ed è uno dei più convenienti che abbia trovato. P: A Dublino si respira ancora la tradizionale aria irlandese, sebbene negli ultimi vent’an-

ni sia diventata una vera metropoli europea. Nelle centinaia di pub sparsi per la città scorrono fiumi di birra, e girando in centro si respira una voglia collettiva di far festa. La gente è amichevole e non c’è quella “freddezza nordica” che pensavo di trovare. Per l’alloggio conviene organizzarsi prima, cercando su uno dei siti appositi (daft.ie): concorderete coi proprietari il giorno della visita dell’appartamento, oltre che il prezzo dell’affitto. Data la grande affluenza di studenti stranieri consiglio a tutti di farlo. In secondo luogo, conviene controllare le bacheche in università, gli studenti sono disponibili e alla mano, ed è facile fare amicizia guardandosi i Simpson sui divani nella hall. O magari partecipando alle feste Erasmus nelle varie facoltà (non è necessario essere studenti erasmus per parteciparvi), dove si mangia, si beve e dove studenti e professori ballano insieme la musica tradizionale irlandese.

P: Beh che dire, è tutto diverso. è obbligatorio effettuare una registrazione online per i corsi che si intende seguire e una volta effettuata, sulla homepage di ogni studente compare un “timetable” personale. L’Unione Studenti possiede un negozio e in più organizza moltissime iniziative, dai gruppi di filosofia alla ginnastica la mattina, alle escursioni, alle feste. Qui se aspetti fuori dall’ufficio di un professore ti puoi accomodare su dei divani e guardare la mail, o leggere riviste, mentre in Italia stai

IL CERCHIO DELLE BESTIE Ariete

(Dal 21 marzo al 20 aprile) Siccome non sapevo cosa scrivere per l’ariete, ho deciso di rivolgermi alla Francesca, una mia cara amica nata sotto il segno dell’Ariete, che sente in arrivo un periodaccio: apatia, stanchezza, spossatezza. Francesca mi ha comunque rassicurato che avrà ancora voglia di rockeggiare!

Toro Introduzione Oggi la mia musa non mi assiste, non sono ispirato… Dai! Scrivo l’oroscopo.

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(Dal 21 aprile al 21 maggio) Vincerete una vacanza a Malaga, ma sentirete una strana sensazione entrando in Plaza de Toros.

Gemelli

(Dal 22 maggio al 21 giugno) Lo scorso mese sono state eccessive le fortu-

ne che avete ricevuto dagli astri… Sull’Olimpo avete fatto girare le scatole… Nel prossimo mese evitate vacanze in nave e guerre d’amore in Turchia.

Cancro

(Dal 22 Giugno al 22 Luglio) Amore: comincerete ad uscire con il vostro capo. Lavoro: otterrete una promozione. Aaahhh… Meritocrazia!

Leone

(Dal 23 Luglio al 22 Agosto) Guardando i Simpson: Homer in questo momento si dispiace che un cane non possa scrivere. Beh, anche io…

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Rubriche

in piedi in un angusto corridoio, il più delle volte. Nel campus dove studio (Blackrock) ci sono linee colorate differenziate che indicano agli studenti i percorsi da fare per arrivare alle aule. Insomma, è tutto più pratico, comodo, veloce e al servizio dello studente. I divertimenti tipo degli universitari (locali, feste, ritrovi culturali) F: Gli universitari solitamente escono nella zona est in localetti e pub, vanno spesso alle feste in warehouse (vecchi magazzini) abbandonati. Tutte cose relativamente economiche dato che qui i giovani devono davvero badare alle proprie spese. Il Fabric ha perso molto del suo fascino, e anche alcuni quartieri di pellegrinaggio per i ragazzi, come Camden Town, si sono lasciati andare verso il conformismo inglese purtroppo. P: In centro è da provare il Porterhouse, dove

si tengono concerti la sera e la birra è prodotta artigianalmente. Per mangiare bene consiglio la Tea Room del Clarence Hotel (trendy e raffinata) e la Gallaghers Boxty House (cucina tradizionale e prezzi medi). Per spendere poco c’è Zaytoon: i kebab sono ottimi e si può scegliere tra una grande varietà di carni e condimenti. Se avete intenzione di fare le ore piccole, programmatevi la serata in un nightclub, perché i pubs chiudono alle 23.30. Il Q-Bar (in riva al fiume) è chic e di tendenza, il Coyote Lounge è frequentato dagli studenti Erasmus, Fitzsimons fa spesso musica dal vivo, ed il Club M ha tantissime sale per ballare. Dopo esservi ubriacati - è inutile resistere - prendete un sano taxi. Farete un po’ di coda perché nessuno guida dopo aver bevuto, quindi i taxi sono richiestissimi. Ma le tariffe sono estremamente ridotte, se poi dividete la corsa con qualcu-

no spenderete poco più che con l’autobus. Perché hai scelto di andare in erasmus? E da cosa è stata dettata la scelta del posto? F: Ho scelto Londra per un motivo di sbocco lavorativo ma soprattutto come fonte di ispirazione e per adottare uno stile di vita molto più creativo, libero e “pazzo”. P: Dublino è sempre stata in cima alla lista di città che avrei scelto per andare a studiare all’estero; sapevo dell’ottima università che hanno e adoro la musica celtica, oltre che naturalmente la birra. Volevo imparare l’inglese ma non volevo stare in una città caotica come Londra, e qui in poco più di mezz’ora ho la possibilità di trovarmi nella brughiera o sulle coste, è fantastico. Giulio Schoen

Tutto quello che mi fa girare gli ingranaggi

Vergine

(Dal 23 Agosto al 22 Settembre) Farete un massaggio ai piedi della moglie sbagliata.

Bilancia

(23 Settembre e il 22 Ottobre) Verrete condizionati dall’oroscopo di Sorrisi&Canzoni… dunque, visto che vi date alla concorrenza non scriverò niente per voi.

Scorpione

(23 Ottobre al 22 Novembre) Cercherete di curare il vostro malumore alimentandovi esclusivamente di Sangria. Ci riuscirete.

Sagittario

(Dal 23 novembre al 21 dicembre) Massimo Moratti vedendovi fare due mal#03 - Maggio 2009

destri palleggi consecutivi rimarrà incantato dalla vostra classe e vi farà diventare un giocatore dell’Inter.

da bar che creano tensione intorno ad ogni decisione arbitrale sbagliata. Come se la tensione aiutasse qualcuna delle parti in causa. E’ ovvio che girano le palle: ma si può anche sbagliare e si sbaglia più facilmente sotto pressione. Mi fa girare gli ingranaggi quel fallito di Trezeguet, che va a fare il broncio dalle sue parti sperando di farlo di nascosto. Italiani brutti e cattivi, non mi fanno giocare. Ecco adesso giocherai di sicuro. Prova un po’ a testate. Mi fanno girare gli ingranaggi gli operatori Telecom. Ovvio, non propriamente loro: ma non so chi gli dice cosa fare e come, quindi mi incazzo con loro. Ciccio: se io NON ho Telecom come fornitore di qualsiasi cosa tu mi possa proporre, forse è una mia scelta. Ok, magari non so della nuova superofferta, e allora dai, rubami questi 5 minuti. Bene non mi interessa. ECCO: segnatelo e NON CHIAMARE PIU’. Bastiano

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i fanno girare gli ingranaggi coloro i quali hanno ideato il piano di studi per la facoltà di Ingegneria, quelli che pensano che “l’Ingegnere” debba essere un pollo in batteria, senza il tempo materiale di apprendere concetti, gonfiato e anabolizzato di mille nozioni che si annullano a vicenda. Uno che tutti i giorni si chiede chi cazzo glielo ha fatto fare. In questa maledetta “Università carrozzone” che ha fatto salire un po’ tutti (e ora più nessuno), in cui a tutti spettano un po’ delle nostre tasse, trasformate in stipendio. E a volte non basta rubare i soldi: per pochi CFU (qualche volta UNO) l’ultimo raccomandato che è riuscito a salire sul carro ti appende per le palle, la sua rivincita. Grazie per aiutarci a coltivare le passioni di quando eravamo bambini. Mi fa girare gli ingranaggi il fatto che, nel quasi 2010, negare l’olocausto non sia un reato da punire con l’ergastolo in tutti i paesi del mondo: guardiamo inebetiti questi invasati che insultano la memoria della nostra razza, quella umana, inventano fonti e insinuano dubbi (questo solo nei deficienti) difendendo la loro “libertà di parola”. Che strano concetto la Libertà. A volte non basta (o non serve) il disgusto di fronte a queste forme di pensiero: meglio qualche frustata. Mi fanno girare gli ingranaggi tutti quei tifosi, allenatori e liberi pensatori

Capricorno

(22 Dicembre e il 20 Gennaio) Quando compariranno l’elefante rosa, il bianconiglio e l’orologiaio matto capirete che quella non era un Ziguli.

Acquario

(Dal 21 Gennaio al 19 Febbraio) Trascorrerete notti insonni. Il motivo? Perché mi va... e poi non so più che scrivere.

Pesci

(20 Febbraio al 19 Marzo) La risoluta massaia vecchio stampo si romperà di curare i pesci del figlio, così posizionerà la vaschetta di quei simpatici pesciolini inspiegabilmente vicina al vostro gatto. Il Vostro Bugiardo di fiducia

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Il Cruciverba(Filiman)

Orizzontali: 1. Marca di dentifrici - 3. Può essere sia empirico che scientifico - 6. Per De Andrè lo sanno fare pure in carcere - 11. Lo è Falcor de La storia infinita - 14. Il Rossellini regista neorealista (iniz) - 15. Ordine presente nel Partendone - 16. Sono segno di malaugurio - 20. Precede Wan Kenobi - 21. A lui è

dedicato un arco trionfale nel Foro Romano - 23. Stato indipendente dell’Europa con monarca assoluto - 25. Ritratto in un dipinto di De Chirico (foto) - 26. Una tra le più antiche fibre vegetali - 27. Fissazioni patologiche - 28. L’associazione degli allenatori di calcio italiani - 29. l’Infante giornalista free lance (iniz.) - 30.

In analisi matematica si possono ottenere con il calcolo integrale - 31. Esercito Repubblicano Irlandese - 32. Sistema operativo primitivo - 33. Repubblica Italiana - 34. Liquido gialloverde che serve a digerire - 36. Tipologia di birra ad alta fermentazione - 38. Il capoluogo di regione più vicino alla Francia, senza consonanti - 39. Targa della prima capitale italiana 40. Ne è piena la Cina. Verticali: 1. Dio degli Inferi - 2. Simbolo dello Zirconio - 3. Lo è l’Amanita falloide - 4. Agitare, maneggiare, armeggiare - 5. Altro nome del porcile “mangiando” la prima consonante - 6. Lo sono Mussolini e Matteotti - 7. Sulle vecchie auto di Montevarchi - 8. Venditori di angiosperme e gimnosperme - 9. Club calcistico della ex capitale della Germania Ovest - 10. Eroi senza paura - 12. Un solvente - 13. Azienda storicamente leader nella produzione di flipper - 15. Possono essere a zona - 17. Per Calvino sono di ragno - 18. La fine della capitale polacca - 19. Suono onomatopeico che descrive un forte impatto dal basso verso l’alto - 21. Una volta alzato può iniziare il divertimento - 22. Quando il giorno si fa notte - 23. Henry attaccante senegalese - 24. Bianca farina - 29. Aggeggi strani - 31. International Labour Organization - 32. Deve essere fatta prima di iniziare dei lavori di ristrutturazione 35. Esso sulle sponde del Tamigi - 36. Un poco di wireless - 37. Ettore che sceneggiò La Grande Guerra (iniz).

Eventi per l’estate InFortezza 2009 16 luglio, Motorhead 27 luglio, SubsOnica 28 luglio, Morgan 29 luglio, Daniele Silvestri 8 agosto, Easy Star All Stars

Festival: Lucca Summer Festival 2009: Dave Matthews Band, 5 luglio Lenny Kravitz, 11 luglio Moby, 25 luglio

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Pistoia Blues 2009 Chickenfoot, 3 luglio Lauryn Hill, 4 luglio PFM, 5 luglio

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#03 - Maggio 2009


sombrero con nutella e chantilly pappatacci bongo cremino con nutella ciambelle bomboloni e tanto altro...

Stanchi della solita mensa? Venite al “Bar Massimo”…. …a due passi dal università!!! I nostri pre zzi: -primo + acqua + caffè = 5.70 e-secondo +contorno + acqua=8.00 -insalate 4.50 (mista,greca,vegetariana) aperti anche il sabato- stuzzichini d’ asporto per feste e cene organizzate

Bar massimo #03 - Maggio 2009

Via carlo del prete 9\r Firenze -tel055\410174

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Postfazione

Afa, caldo e umidità. Con questo estenuante clima, in un assolato pomeriggio di maggio, viene partorito il quarto numero di questa rivista. Con gemiti e travagli. Da una settimana, il nocciolo della redazione lavora estenuamente affinché il lavoro venga pulito, preciso. Utopie. C’è sempre qualcosa, l’imprevisto del Monopoli. Per una carta messa male, cade l’intero castello. Ultimo numero prima delle vacanze estive, si tirano le somme. Noi ci siamo divertiti. Ci abbiamo perso tempo, ci abbiamo sputato sangue. Ne è valsa la pena. E a voi, che ve ne pare? Siamo tosti, siamo loschi, siamo pesi, siamo lesi, siamo attenti, siam contenti, divertenti, accattivanti, dimagranti o ributtanti... abbiamo pochi elementi per dirlo. Dovete farvi sentire. Perché l’informazione, quella seria, non può essere a senso unico. Abbiamo bisogno di voi. Scriveteci, insultateci, scherniteci, glorificateci. Quello che vi pare, fatevi sentire. Noi, in questo primo anno, il nostro ce lo abbiamo messo. Ci rivediamo a settembre, più Riot che mai. Speriamo di ritrovarvi pronti e attenti. Noi lo saremo, e voi?

Lo sapevate che? Nello stesso assolato pomeriggio in cui veniva realizzato il numero 3 di Riot Van, succedevano mille altre cose: le “nazionali” senza filtro conoscevano un impennata delle loro vendite, grazie alla dedizione di un protogiornalista in erba; la compilation Top 100 Anni ‘80 entrava prepotentemente nelle case di tutti gli italiani, aggiudicandosi addirittura il disco di platino; incredibili esperimenti condotti su un cane carlino portavano alla realizzazione della prima teoria dell’inutilità; la signora Ivana, indomita dattilografa settantaquattrenne, ergeva nel suo giardino un altare dove poter venerare Paolo Brosio; infine, le sorti dell’umana stirpe venivano irrimediabilmente segnate dall’assegnazione dell’ambitissimo Landfill Prize 2009, il premio per le invenzioni più brillanti dell’anno. I primi 3 posti della classifica sono stati occupati da: -Camaleonte Usb: simpatico animaletto, muove gli occhi, tira fuori la lingua e resta sempre dello stesso colore -Forchetta motorizzata: è in grado di arrotolare gli spaghetti senza il minimo sforzo -Rotea cono gelato: prodigio della tecnica, realizzato con materiali all’avanguardia, è in grado di far girare un cono gelato.

Passa e ricicla questo giornale Direttore responsabile: Michele Manzotti Direttore: Niccolò Seccafieno Redazione: Andrea Lattanzi, Giuseppe Di Marzo, Giovanni Macca, Mauro Andreani, Giulio Schoen, Fabio Ferri, Bastiano, Lapo Manni, Francesco Guerri, Stefano Lascialfari, Martina Miliani, Maria Zheng, Edoardo Calamassi, Chiara Morellato, Caterina Bianchini Grafica e Impaginazione: Tiziano Berti, Michele Santella e Mattia Vegni Illustrazioni: Mattia Vegni, Chiara Di Vivona Un ringraziamento particolare ad Andrea Gherardi per l’aiuto nella realizzazione del sito Indirizzo e-mail: redazione@riotvan.net Sito web: www.riotvan.net Stampa: Polistampa Tiratura: 2.000 copie in carta ecologica

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