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di Giuseppe Bonelli, “
La cinepresa deL comandante. i fiLm di guerra di francesco de robertis 259
Un ammiraglio per Cinecittà di Giuseppe Bonelli
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De Robertis non fu l’unico ufficiale di marina prestato al cinema. Anche l’ammiraglio Marc’Antonio Bragadin, suo coetaneo, contribuì, infatti, come soggettista e sceneggiatore a cinque film postbellici sul valore italiano nella guerra perduta. Nato nel 1906 a Roma, ma discendente dall’omonimo difensore di Famagosta e di un patriarca di Venezia, in guerra Bragadin era stato comandante di due squadriglie M.A.S. e poi impiegato al Comando Centrale delle Operazioni Navali. Negli anni Cinquanta fu poi lui il primo storico e apologeta del ruolo della R. Marina nel conflitto, non solo con vari libri e articoli propri, ma anche come consulente tecnico di altri autori, e come ospite in varie rievocazioni radiofoniche e televisive.
Dal 1948 al 1953, sotto Pacciardi ministro della difesa, l’Italia entrò nella NATO, riebbe Trieste e realizzò con l’aiuto americano un ingente riarmo. Per favorire la rinascita dei valori patriottici e militari, il governo sostenne la produzione, soprattutto da parte di Carlo Ponti e Dino De Laurentis, di vari film volti a sottolineare il valore italiano nella guerra perduta21, e ovviamente come consulente, soggettista e sceneggiatore per quelli dedicati alla marina, fu scelto Bragadin. Il primo fu, nel 1953 (l’anno della legge truffa), i sette dell’orsa Maggiore, in cui troviamo pure, con De Robertis e l’esordiente Ennio De Concini22, il già famoso scrittore fascista Giuseppe Berto. Il film, una coproduzione Ponti-De Laurentis e Valenti Film enfaticamente dedicata “Al Marinaio d’Italia e allo Eroismo quale espressione dei più alti valori spirituali dell’essere umano”, rievoca il forzamento della base inglese di Alessandria da parte dei nostri “maiali”
21 Marco Mondini, “Una guerra ancora nobile. Miti guerrieri nell’Italia dell’età posteroica (1945-61)”, in Storica N. 53, pp. 93-119: su il cielo è rosso di Giuseppe Berto, v. p. 106. 22 In quarant’anni de Concini scrisse oltre 150 sceneggiature e come regista girò Gli ultimi giorni di Hitler con Alec Guinness.
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War films
(siluri a lenta corsa). Oltre ad attori esordienti come Eleonora Rossi Drago, Tino Carraro o Riccardo Garrone, nel film recitano anche reduci della Decima; eppure le circostanze reali sono sfumate al punto da omettere perfino i nomi della corazzata inglese (la Valiant) e dell’eroe italiano (Durand de la Penne). Del resto il regista, Duilio Coletti, era aduso alle licenze poetiche, considerato che nel 1948 aveva contribuito alla propaganda contro il Fronte popolare con una versione cinematografica di Cuore in cui il maestro Perboni, socialista ma bersagliere, partiva volontario e cadeva eroicamente a Bu Meliana e Sciara Sciat.
Segue nel 1954 Siluri umani, sull’affondamento, nella baia cretese di Suda, dell’incrociatore pesante inglese York e della petroliera norvegese Pericles da parte delle forze sottili di superficie della Decima, i famosi “barchini”23. Qui il soggetto è interamente di Bragadin, affiancato nella sceneggiatura da Ennio De Concini e da Giangiacomo Crossa. Il regista Antonio Leonviola, già cineoperatore di guerra dell’Istituto LUCE24, abbandonò il set a film quasi finito per contrasti con la produzione, e le ultime scene furono girate dall’aiuto, l’esordiente Carlo Lizzani.
Il film è abbastanza fedele ai fatti, ma anche qui omettendo i nomi dei sei eroici piloti comandati dal T. V. Luigi Faggioni, che nel film si chiama “Carlo Ferri” (Raf Vallone), secondo la regola del cinema fascista di anteporre il valore collettivo all’eroismo individuale (che invece è la cifra dei film di guerra anglo-americani). Inoltre, mentre nella realtà i sei barchini
23 Detti ufficialmente Motoscafi da Turismo Modificati (MTM), dovevano speronare il bersaglio nella parte più sottile, non corazzata, della chiglia. L’impatto causava l’apertura della prora dell’MTM e il rilascio di una carica esplosiva. Erano condotti da un solo pilota, il quale, giunto ad alcune centinaia di metri dal punto d’impatto, doveva gettarsi fuori bordo su un materassino galleggiante. 24 In precedenza aveva girato una biografia di Santa Rita da Cascia e varî altri film in costume. Dal suo libro “la virtù sdraiata“ Sidney Lumet avrebbe tratto un film con Anouk
Aimée e Omar Sharif.
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furono trasportati da due cacciatorpediniere e la missione fu portata a termine senz’alcuna perdita, nel film si drammatizza inventando un rischiosissimo trasporto mediante sommergibile e la morte di due dei sei piloti.
Bragadin collaborò pure, insieme a De Concini e Oreste Biancoli25, alla sceneggiatura di altri due film di Coletti: Divisione Folgore, sulla battaglia di El Alamein, e la grande speranza, dedicato “ai Caduti dei 91 sommergibili italiani scomparsi nel Mediterraneo e negli Oceani durante l’ultima guerra”. Il film è incentrato sul cavalleresco salvataggio in Atlantico degli equipaggi di due navi nemiche da parte di un sommergibile italiano della base di Bordeaux (la famosa Beta Som), che li sbarca nelle neutrali Azzorre. Anche qui si allude, sfumando, ad un fatto vero, il salvataggio di 48 naufraghi di due mercantili (il belga Kabalo e l’inglese Shakespeare) da parte del sommergibile Cappellini comandato da Salvatore Todaro.
Quinto e ultimo film della serie è il prezzo della gloria (1956), prodotto da Luigi Rovere per la ENIC Imperial, regia di Antonio Musu, soggetto di Guido Malatesta, sceneggiatura di Musu, Malatesta, Bragadin e Gino De Sanctis. Tra gli attori Mike Bongiorno, nella parte di un ufficiale. Riguarda la guerra dei convogli che portavano rifornimenti in Africa Settentrionale ed è girato a bordo della corvetta Sagittario, un’ex-torpediniera attiva nel passato conflitto, che nel film è “promossa” cacciatorpediniere. Le prime scene mostrano il contrasto tra il rigido comandante e il più umano secondo ufficiale. Seguono la partenza da Taranto con un enorme carico di fusti di benzina e varie vicissitudini (il motore si arresta, aerei inglesi attaccano l’unità). Il grave ferimento del comandante risveglia il senso del dovere nel secondo, che, deludendo le aspettative dell’equipaggio, continua sulla rotta assegnata. In un secondo attacco aereo, il Sagittario prende fuoco: dopo aver messo in salvo l’equipaggio, il secondo non fa in tempo ad abbandonare la nave e perisce nell’esplosione finale.
25 Autore, tra l’altro, di Cuori sul mare, ambientato nell’Accademia Navale.