LIV
ARNO
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RIVISTA MILITARE ITALIANA
AN~O
1909
ROMA · ENRICO VOGHERA EDITORE 1909
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LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIA LI DEL GENIO
Nelle attuali condizioni dell'arte della guerra, l'arma del :genio è chiamata a cooperare efficacemente colle altre truppe al raggiungimento degli scopi tattici sul campo di battaglia. Ciò consegue daì modo col quale oggidì, in causa dei nuovi mezzi d'offesa, si svolge l'azione e la recente grande campagna di guerra nell'estremo Oriente ha dato· un'idea di questo nuovo aspetto del combattimento e dell'opera multiforme delle truppe tecniche. Perchè questa opera venga opportunamente indirizzata ed usufruita, occorre anzitutto che le diverse armi seguano principì razionalmente coordinati ai loro intenti e che il concorso dell'arma tecnica (della quarta arma), senza del quale è riconosciuto essere quasi impossibile muoversi e combattere, sia, ìn relazione a quei principi, chiaramente tracciato. L'estesissimo campo d'azione dove sono destinati a muoversi gli eserciti d'oggidì, cosparso di ost[_l.coli e di masse coprenti, rassomiglia nel· concetto, se non nella forma, ad una gigantesca piazza forte, assalita dagli uni e difesa dagli .altri. La tattica odierna di combattimento segna il trionfo del classico approccio, in senso largo e moderno, e manifesta, in tutte le fasi del suo ·svolgimento, la necessità di punti solidi e rafforzati, veri capisaldi per l'attacco ed insieme indispensabili perni di temporeggiamento e di attesa. Di qui la necessità del concorso attivo degli ufficiali e della truppa -del genio. I primi per suggerire i mezzi più opportuni, le altre per l'eseguimento di quei lavori, che richiedono attitudini e materiali. speciali. · La nuova ~attica di combattimento po:r:ta in consegu~nza ad orientare, in modo affatto diverso da quello . fino ad , ora eseguito, l'impiego delle truppe del genio. ,Andrebbe lontano dal vero chi credesse che la detta tatti9a .abbia a rendere superflua l'opera di tali truppe e che l'opera stessa possa venire disimpegnata dai riparti di fanteria, ora che questi sono provvisti di strumenti portatili per muovere la terra. È base della nuova tattica il principio che l'afforzamento di una posizione debba essere eseguito dalle stesse 'truppe che la 9ccupano. Ma tale principio deve essere razionalmente int_e rpretato.
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LA CAPACITÀ TA'i'TICA DEGLI UFFICIALI DEL GEN IO
Durante una battaglia possono richiedersi lavori di breve durata e di facile esecuzione, quali le minuscole t,rincee che una truppa, sia, nelle soste durante l'avanzata verso le posizioni nemiche, sia nella temporanea. occupazione di una posizione, scava in fretta per assicurarsi una prima, per quanto imperfetta, protezione. Ma, quando si tratta di lavori che non possono venir eseguiti cogli strumenti portatili, a manico corto, d 'incomodo maneggio, i quali, dopo pochi minuti, stancano il soldato che li adopera; quando i lavori stessi presentano difficoltà d' indole tecnica nel loro svolgimento, orichiedono mezzi speciali per essere effettuati, l'opera delle truppe del genio si manifesta indispensabile.
*** Il nuovo orientamento d'idee sull'impiego delle suaccen~ nate truppe è universalmente ammesso e riconosciuto? è razionalmente seguito ed applicato dai comandanti delle grandi unità di guerra e dagli ufficiali stessi del genio? .Non sembra; da quanto è dato di osservare nello svolgimento delle esercitazioni tattiche. Anche in quelle di maggiore entità, ad esempio nelle ultime grandi manovre, si è dovuta rilevare un'indeterminatezza, se non pure una t,otale assenza di principi, intorno all'impiego delle truppe del genio. _ Le cause di una tale condizione di cose sono assai complesse. In sostanza però esse ripetono la loro origine dal dottrinarismo scolastico e dall'influenza di tradizioni, le quali impediscono la chiara vision,e del problema presente. Generalmente non si conosce quale, nell'odierna evoluzione della tattica, debba essere il compito delle truppe del genio. Non .sapendosi queste adoperare come gruppi di-lavoratori atti ad eseguire speciali rafforzamenti nei diversi punti de) campo di battag~ia, si rinuncia, il più delle volte alla ' cooperazione teenico-tattica di tali truppe, le quali si vedono spesso impiegate in uffici secondari ed estranei all'azione, ovvero sono tenute in disparte, o considerate come moschettieri, abbandonati a seguire le sorti di un ripartò di fanteria. Se in luogo di semplici esercitazioni si trattasse di un'azione reale, non si tarderebbe a riconoscere il danno enorme d,i una così sconsigliata inutilizzazione dell' arma tecnica. La storia attest.a di quanto vantaggio possa essere in guerra una truppa specialmente atta a lavori d'a:fforzamento. L'occupazione asilicurata con opere di difesa, od il forzato abbandono di una posizione sulla fronte o sul fianco di una linea
LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO
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di· battaglia, ha spesso deciso irrimediabilmente delle sorti ' dell'azione. _ Per debito d ' imparzialità è da dichiarare che l'imperfetta conoscenza dell'impiego t~ttico-tecnico delle truppe del genio è divisa dagli ufficiali dell'arma, ai quali sembra dovrebbe spettare più specialmente di porre in .e videnza sul terreno, ed, al caso, di provocare, con opportune iniziative, l'impiego di quelle truppe. Le cause di tale imperfetta conoscenza risalgono alle stesse origini cui si ebbe precedentemente ad accennare. Il genib, per forza di viete tradizioni e di inve~erate abitudini, si tiene sovente troppo strettamente rinchiuso nel proprio tecnicismo speciale. Avviene spesso dì vedere indi-rizzato lo studio; invero encomiabile, dei suoi ufficiali, di preferenza al miglioramento ed al perfezionamento dei_ diversi particolari dei servizi tecnici, isolatamente considerati, anzichè alla predispozione di tutti i mezzi e di tutte le attitudini per aprire la via al concorso della propria arma colle altre truppe, nelle operazioni di guerra. Se gli studi del primo genere sono indiscutibilmente utili, quelli informati all'ultimo suaccennato ordine d' idee sono assolutamente necessari, ed il non apprezzarl~ al loro alto valore, potrà rendere sterili all'atto pratico i risultati, per quanto lusinghieri, conseguiti negli studi tecnici speciali. Non è collo studio dell'azione isolata dello strumento tecnico di guerra che potrà oggidì degnamente prepararsi il suo impiego in campagna; sibbene col rendere sempre più stretto l'accordo dello strumento stesso cogli altri del complesso organismo militare. Ma è appunto la de'fìeienza di legame e di accordo tra il genio e le altre armi che più si rende manifesta e so~o parimenti note, per quanto si disse, le cause prime di tale deficienza, da rintracciarsi in quell'insieme d'idee, di tendenze e di apprezzamenti,chetuttora predominano nell'arma del genio. Avviene nelle esercitazioni ed avverrà, in più grande scala, in guerra vera, che, sia il comando supremo, sia i comandi delle grandi unità, possano, fra la molteplicità delle quistioni da risolvere e delle determinazioni da prendere, omettere le disposizioni che sarebbero più opportune per assicurarsi il concorso dell'arma tecnica e per avvalersi di tutti i mezzi che questa ha alla sua portata. Spetta in tali casi ai rappresentanti dell'arma stessa d'intervenire, di propria iniziativa, presso i comandi delle truppe, per suggerire, al momento opportuno, il concorso degli elementi che hanno a disposizione, spianando, con risorse pratiche, la via all' impiego de' mezzi di quali posseggono il maneggio.
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Questa dovrebbe essere la regola costante. Effettivamente non costituisce se non una qualche rara eccezione. Generalmente, hel tumultuario ambiente del combattimento, il genio è luscìato in disparte, ed invano si , desiderano le ini- . ziative cui sopra si ebbe ad accennare. Ma lo abbiamo già rilevato. La mente dell'ufficiale del genio non venne orientata verso cotali larghe vedute. Il tecnicismo speciale dell'arma, informato a c·oncetti ristretti, spesso vincolato, nelle sue manifestazioni pratiche, da una eccessiva e minuziosa cura dei particolari, soffoca l'operosità pronta e lo spirito d'iniziativa che si richiede nel campo dell'azione ed intralcia effettivamente lo svolgimento degli importantissimi. compiti riservati al genio in campagna. Occorre perciò cambiare orientamento, tmcciare un nuovo indirizzo alla operosità feconda degli ufficiali di quest'arma. Occorre informarla a concetti larghi e moderni; occorre èhe gli studi tecnici siano da tutti considera ti come mezzo e noncome scopo: Lo scopo dev'essere quello di' provvedere alle esigenze della tattica odierna, ponendo a servizio delle truppe combattenti, in tutte le fasi dell' azione, i molteplici e potenti trovati dell'industria, fattori indispensabili di buona riuscita delle operazioni di guerra.
Ocebrre, per tale scopo, ampliare il campo d'azione delle t ruppe del genio e sopratutto indirizzare, come si disse, la mente e la coltura tecnica degli ufficiali dell'arma a concetti larghi e moderni. Ci riserviamo di accennare a talune pi;oposte specifiche per raggiungere lo scopo. Frattanto, e prima d'ogni altra cosa, importa tenere presente che la desiderata indispensabile fusione d' idee fra il genio e le armi combattenti presuppone che queste ultime siano già rese familiari {lOl concetto dell'impiego, sul terreno d'azione, dei mezzi tecnici, mercè i suggerimenti degli ufficiali del genio e col -concorso delle truppe di quest'arma. Come si ebbe in precedenza a rilevare, fanno difetto idee chiare e ben precisate intorno all'impiego di tali truppe. Occorre pertanto, in primo luogo, formulare e diffondere le massime, a_lmeno, dei procedimenti da seguire in quell'·ordine d'idee e di fatti, che presenta affinità coll'impiego delle ' truppe stesse. La prima e fondamentale massima di trarre partito del terreno, come necessario ed unico mezzo di protezione. Soltanto quando ciò sarà stato ben compreso dagli ufficiali delle armi combattenti, il concorso del genio nellò svolgimento delle azioni tattiche potrà risultare d'indiscutibile utilità. Ma tale massima è ancora ben lontana dal godere quel1' universalità di ammissione che ormai non si dovrebbe più negarle. L'impiego della terra come arma offensiva, per quanto imposto dalle nuove necessità della tattica, non può <lirsi penetrato nella mente degli ufficiali combattenti. All'affermazione delle idee nuove· ed alla loro attuazione non -è ·s ufficiente la presenza dello strumento portatile per smuo-_ vere la terra, se le truppe, e sopratutto gli ufficiali, non sono penetrati della necessità di servirsi di quest'arma, come del fucile. La ripugnanza al nuovo indirizzo tattico è troppo manifesta. Le cause di questa devono in molta parte rinvenirsi nelle antiche tradizioni militari che rimontano al medioevo, quando, col decadimento completo d,ell'arte bellica, vennero -cancellate perfino le tracce della tattica dei Romani, che furono maestri nell'impiego della terra. Le fanterie di tutti .gli eserciti sono oggidì provviste bensì dello strumento portatile, ma il .loro addestramen to a servirsene è assai lonta.no dal soddisfare alle volute esigenze, sé pure non è completamente trascurato. Interi periodi di manovre trascorrono senza che ai soldati sia offerta occasione di adoperare lo strumento portatile. Molti fanno passaggio al.la riserva senza
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* ;I'* Ora che si combatte anche colla zappa, e che si può avanzare soltanto scavando trincee, l'ufficiale del genio deve seguire tutte le vicende delle truppe combattenti, tenersi continuamente al corrente dei mezzi di prot~ione da queste impiegati e coordinare 1~ copertura imperfetta ed improvvisata dalle truppe stesse coll'afforzamento dei punti più importanti della estesissima linea di combattimento. A tale effetto dovrà essersi formato un concetto chiaro dell'azione, degli obbiettivi dt1. raggiungere e dei mezzi da utilizzare: primo di questi il terreno. Con rapida sintesi dovrà perciò rendersi conto dell'aiuto che può trarsi dagli ostacoli naturali, anch,e di poca entità, dei piccoli lavori che possonQ servire ad aumentarne il valore tattico e ad improvvisare elementi artificiali di copertura, A ciò non potrà riuscire se non l' ufficiale del genio che possieda vedute sicure ed occhio esercitato; ed, anche in quest.o caso favorevole, è condizione indispensabile di riuscita lo stretto legame d'idee fra gli ufficiali tecnici e quelli combattenti. Soltanto una perfetta concordia di concetti e di apprezzamenti consentirà che l'opera degli uni e degli altri sia diretta con efficacia verso l'unico intento di avvalersi della fortificazione come complemento e sussidio della tattica, divenuta una sola cosa con quella.
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LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICI.ALI DEL GEJ::llO
L.A. CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO
avere eseguito ripari improvvisati, nè si pensa ad esercitare la truppa nello s~avo_ di _t~incee _sotto ~l suppo~to fu_oc? nemico. Nelle eserc1taz10m, m quei pochi casi nei quah s1 progettano lavori d'afforz ame:ri.to, questi sono tuttora _c oordinati a criteri ed a vedute di altri tempi, al caso cioè della preventiva occupazione di una posizione, in attesa di probabile attacco. · Effettivamente s'incontrano non poche difficoltà quando, nelle esercitazioni, si vogliano fare eseguire dalle truppe ripari di t erra. Manca anzitutto l'impulso alla loro c_ostruzion~; la necessità di proteggersi dal fuoco. Secondariamente, 11 tempo assai limitato, çhe è risf)rvato allo svolgimento di un'azione tattica, specie quando essa è preceduta da lunghe e faticose marce di spostamento e di concentramen~o, porta, per risparmiare eccessivo lavoro alla truppa, a ridurre lo svolgimento delle operazioni e talora ad accennarle soltanto. D'onde la rinuncia assoluta all'erezione di ripari, la quale, ' per quanto questi siano leggeri e di poca entitò., assorbirebbe sempre un tempo notevole in relazione alla durata della manovra. Se peraltro non sarà, per le sopraccennate circostanze di fatto generalmente possibile fare compiere ripari anche leg' gerissimi durante l'azione, nulla impedisce, qualora 1o s1. voglia, ché i ripari stessi_vengono almeno iniziati, od ~nche, in taluni casi, soltanto rappresentati in modo convenz10nale ' nelle successive posizioni, che saranno occupate o.àlle truppe nelle vicende del combattimento. Se tale inizio, o semplice rappresentazione, non equivale alla costruzione effettiva dei ripari, gioverà tuttavia a sancire presso le truppe il principio che la terra è arma indispensabile dì combattimento, che il riparo è un complemento del fucile. Provvedimenti del genere, od analoghi, vennero già del resto accennati da quanti ebbero ad occuparsi dell'impiego degli strumenti leggeri da zappatore. Agli esercizi di costruzione di trincee fu, ad esempio, suggerito di trovar posto nelle manovre tattiche di presidio, eco- . . nomizzando il tempo ad essi necessario ·s u quello dedicato alla marcia a'avvicinamento, dando cioè principio alla manovra da una posizione iniziale, la quale supponga i dtrn avversari già arrivati al limite superiore delle medie distanze di tiro. Nello svolgimento dell'attacco o della difesa, un segnale da farsi dalla direzione della manovra con ' bandiere o con trombe, po1,r ebbe significare fuoco effecace ed obbligare quindi, tanto la difesa a coprirsi nelle sue posizioni, quanto
l' atta_cco ad affermare il possesso delle posizioni r.aggiunte, con leggeri lavori (1). Quando, q~ali che ,~ian? le mod~lità ad.ottate, le soprac.cennate massime sull impiego del riparo siano state diffuse tra le armi combattenti, e da queste riconosciute ed accettate, sarà stato fatto un grande passo verso la fusione di idee_ e di propositi t_ra le armi stesse e quella sussidiaria del gemo. Qual~nq~e s1~ la forma pratica del conc~so di esso nelle operaz10m tattiche, la preparazione, d'ordinè sopratutto morale, delle _truppe allontanerà ogni pericolo che quel concorso debba risultare sterile ed improduttivo per difetto di cono~cenza dell'azione che l'arma del genio è chiamata ad esercitare sul terreno del combattimento.
Alla prepara~ione delle armi combattenti deve far riscon~ro_ un'analoga preparazione del genio e sopratutto degli u~cia_h. D~ ~uanto sopra venne accennato emerge anzitutto la md1scut1b1le necessità che l'ufficiale del genio sia anche tattico. , · Questa necessità fu intuita dal primo ingegnere militare ~ell'e~oca contemporanea, dal generale Brialmont, il quale 1 ha r1petuta_rnente ~rocla~ata nei suoi scritti, assai prima che es~a vemsse cosi lumrnosamente posta in evidenza dal p~rfez10namento ultimo delle armi e dalle recentissime prove d1 guerra. Venne egualmente riconosciuta da uno dei nostri pit~ riput.a~i ~enerali, il quale vorrebbe l'ufficiale del genio c?s1 fam1harizz~to collo svolgi:rp.ento delle operazioni tattiche, da essere m grado di rendersi conto sul t erreno ad azione .i niziata, dellè condizioni reciproche' delle parti c~rÙbattent1 e della presumibile risoluzione dell'azione stessa. . Senza scendere a particolari, è facile convincersi del bisogno che ha l'ufficiale del genio in campagna di tenersi completame~te al corre.nte della situazione strategica e tattica. Ora che 11 ?a1:11po d1 battaglia rassomiglia, come già si disse, ad un estes1ss1mo terreno d'approccio e la trincea mobile animata, è. l 'arma <:he ~JUÒ rendere possibile l'attacc~, l'oper~ s~a .deve rn~ervemre m tutte le modalità e nei diversi periodi dell'azione. E poichè non è possibile che l'ufficiale comba.ttente. ~ia, come poteva esserlo in altri tempi, foder~to d1 t ecmc1smo, occorre che l'opera dell'ufficiale tecnico gmnga pronta e cosciente, fusa con quella del primo. (1) Impiego_ degli strumenti leg geri da zappatore, capitano CESARE Rivista milita1·e italiana, dispensa V, 15 m ~ggio 1908.
FACCINI. -
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LA .CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIQ
L'ufficiale del genio, intendiamo parlare all'infuori delfe ·specialità assolutamente tecniche, le quali si svolgono essen-zialmente nel campo logistico, non sarà più il direttore dei ·Compassati lavori d'afforzamento campale d'altri tempi; non sarà, se non in cresi assai meno frequenti, il direttore dei lavori d'attacco, o di difesa di una piazza. Sarà, invece, il veicolo indispensabile per la traduzione in atto deì. concetti strategici e tattici in quelle battaglie gigantesche che potranno durare delle settimane. Nel complesso svolgimento di. questi grandi atti della guerra moderna, il suo intervento si manifesterà incessante nel maneggio della nuova arma, la guale deve ·essere coordinata a criteri che soltanto l'ufficiale dèl genio, edotto dell'azione, sarà in grado di delineare. Di qui la forzata rinuncia alle vecchie tradizioni di scuola e la necessità che la capacità tattica degli ufficiali del genio si sviluppi di pari passo colla .capacità tecnica. , Come potrà ciò ottenersi? anzitutto con un nuovo orient amento nell'istruzione degli ufficiali.
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genio risulti a detrimento di quella tecnica, sarà possibileall'ufficiale stesso di mantenersi oggidì all'altezza che si richiede, nei due campi tecnicò e tattico? Non esitiamo a rispondere affermativamente e non du-· bitiamo che i futuri ingegneri militari riesciranno a soddisfare all'.a rduo compito, qualora, con opportuno .s istema di reclutamento (1), si abbia, in primo luogo, l'assiçurazione di una buona capacità tecnica e professionale e s'impartiscano· poi ai nuovi allievi gli elementi di una soda e larga coltura militare. La dottrina vasta e diffusà, l'abitudine agli studi serii, il carattere, l'amore all'arma, fondamento quest'ultimo, ed origine di ogni saldo proposito, porteranno il nuovo ingegnere militare all'acquisto graduale e completo della voluta capaci tà tattica. Nel miglioramento e nel progresso universale, e neì conseguente rinnovamento delle istituzioni militari, l'ufficiale del genio non vorrà· certamente vedersi I superato dai colleghi delle altri armi, le quali tanto hanno già ' progredito e tanto seguitano a progredire. Da qualche decennio si è completamente rinnovata la col~· tura generale e militare della fanteria . La càvalleria, che in antico non richiedeva che ufficiali abili in sella, ora vuole altresì ufficiali colti e studiosi. Gli studi degli ufficiali di artiglieria, scientifici e militari, aumentati e migliorati comei progressi militari e scientifici esigono, costituiscono un complesso di così vasta e svariata dottrina, quale forse è difficilmente dato di riscontrare in altro personale organico professionale. Lo stesso incremento di studii svariati, e forse . in scala anche più vasta, deve verificarsi per gli ufficiali del genio, ai quali, giova ripeterlo, non faranno difetto pazienza, • e coraggio per conseguire l'arduo compito. . Ma se la tattica si può studiare anche sui libri e nelle· scuole, non si può tutta apprendere, nè si deve apprendere tutta nelle scuole e nei libri. E' anzi indispensabile _c he i pochi principii teorici e di massima in quelli appresi, siano· interpretati e rives.t iti di forme pratiche sul terreno.
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Nel formare la coltura militare e professionale dell'ufficiale ·del genio, si e data sinora troppo scarsa importanza alla tattica, alla fortificazione campale ed anche agli studi so-ciali. È noto che questi ultimi devono formare il substrato della coltura dell'ufficiale, se egli vuol degnamente adempiere all'arduo compito di educare e di guidare uomini. Si ·conceda, dunque, anche nell'arma del genio, un adeguato . sviluppo agli studi militari e sociali; che devono segnare il punto di partenza per operare il contatto e la fiusione di idee colle altre armi. Si sbarri la strada al vecchio tecnicismo gretto ed isolante, che viene di solito considerato, secondo già si disse, non come mezzo, ma come fine .a se stesso, e si aprano le porte al tecnicismo moderno ed illuminato, che sa mantenersi in stretta relazione colle esi.genze di guerra e che in campagna sarà potente fattore di successo. Educando la mente dell'ufficiale del genio a ve,dute vaste e-com_prensive ed accoppiando alle buone cog!].izioni tecniche una soda coltura militare, egli sarà posto nelle condizioni più favorevoli per l'attuaz·i one dei concetti sopraindicati. Sarà il vero e legittimo rl;l,ppresentante dei ,complessi servizi tecnico-militari che si elevano a sempre maggiore importanza col perfezionamento delle armi e coi progres.si delle scienze e . delle industrie . . Qui si affaccia una seria difficoltà. Se non si vuole, come è ovvio, che la capacità militare e tattica Idell'ufficiale del
*** La coltura tattica degli ufficiali del genio dovrà pertanto· venire completata con mezzi pratici. Il miglior partito sara di avvicinare gli ufficiali stessi alle truppe combattenti, promuovendo fra quelli e gli ufficiali di quest'ultime una, armonica comunanza di studi e di idee. ' (1) Vedi, Riforme nell'arma del genio. anno 1908, v, II.
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Rivista d'artigliei-ia e genio,.
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LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO
LA CAPAOlTÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO
Il concetto fondamentale della suindicata proposta risiede nel principio del mutuo insegnamento, al quale vorremmo veder conformato lo sviluppo di tutte le attitudini, e riferita la condotta di tutto il lavoro intellettuale che interessa il progress~ d_ell'esercito; dalle scuole vagheggiate per i gradi super10r1 (1) alle conferenze d'ogni genere, dallo studio delle q_uistioni di massima alla loro applicazione nel campo pratico. Da qualche salutare indizio è dato di ritenere che la s?mma utilit~ di questo fecondo principio moderno comincia ad essere riconosciuta e che il principio stesso si va facendo strada con opportune disposizioni, che tendono ad usufruirlo (2). Per misurare tutta la fecondità della sua applicazione nel caso onde trattasi, basta considerare le cor;enti intellettuali che andranno a produrs~ nel contatto degli ufficiali del genio con quelli delle altre armi, e non si tarderà ad essere convinti che il contatto stesso porterà al trionfo del principio sopraccennato, a grande vantaggio degli ordinamenti militari. Proviamo a chiarirlo eon brevi e sintetiche osservazioni. Mentr~ gli ufficiali del genio, vivendo i:o. mezzo alle truppe, che seguiranno nelle marce, ai campi, alle manovre, avranno modo di completare, come si disse, la loro istruzione tattica gli ufficiali di fanteria potranno acquistare idee pratich; sull'elemento terreno. Quando l'ar_te della guerra non presentava. forme così complesse come oggidì, i comandanti delle truppe potevano occuparsi altresì della parte tecnica. Nel quattrocento e nel secolo XVI, i grandi condottieri furono altresì maestri di castrametazione. Da Federico. di Montefeltro a Francesco Marìa della Rovere, da Camillo Orsini ai Savorgnano, da Piero 8trozzi a Gabrio Serbelloni, da Sforza Pallavicino a Cornelio Bentivoglio, da Emanuele Filiberto ad Alessandro Farn~se~ fu tutta una scuola d'ingegneri-capitani, che campeggiarono cogli eserciti, atta.ccarono e difesero fortezze. È superfluo dimostrare come non sarebbe ora possibile una simile riunione di attitudini nella stessa persona, il che però non ., (1) L'idea dei corsi superiori di studi per le diverse armi è propugn ata da
molte. autorevoli per_sonalità m ilitari. Si proporrebbe di istituire corsi di perfezionamento p er _1 capitani aspiranti al grado di maggiore. (2 1 Al principio del mutuo ammaestramento, da tradurre in atto con larghe e _lib_e:e discussioni, si è proposto, con felice iniziativa, da alcuni comandi d1 mformare le conferenze, le quali ora, generalmente ridotte a semplici ed aride letture di terni, rappresentano tutt'altro che un mezzo efficace e pratico p er promuo vere la coltura deg li ufficiali, e per avviare alla soluzione questioni importanti. .
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toglie che tutti gli ufficill,li delle armi combattenti debbano eonoscere quello che sul campo di battaglia si può e si deve richiedere dalla fortificazione. Col contatto degli ufficiali del genio, gli ufficiali combattenti saranno posti in grado di approfondire i principi dell'arte fortificatoria, di valutare tutti i mezzi che essa richiede pel suo impiego e tutte le risorse che presenta. E non è da escludere che taluno di essi, che vi fosse tratto da speciale disposizione, possa più facilmente progredire nell'arte stessa; la qual cosa porterebbe ad ottenere che, un giorno, tra i comandanti di reggimento e gli ufficiali di grado più elevato, fossero persone che avessero, come già i condottieri del secolo xvi, il pieno possesso dell'arte castrametatoria. Considerato il r afforzamento del terreno come un esercizio abituale, pari a tanti altri che sono oggidì contemplati nelle istruzioni, sopratutto nell' inte~to di abilitare gli ufficiali a,d apprezzare la fortificazione in relazione agli altri elementi dell'azione tattica, tutti , questi elementi risulteranno collegati tra loro e coordinati ad un concetto organico. Ed è soltanto in forza di tale abilitazione che gli ufficiali delle armi combattenti saranno, per via naturale, condotti a perfezionare quello che potrebbe chiam_arsi il senso fo1'tificat01·io, il quale, al pari di quello tattic~suggerisce le disposizioni più opportune da prendere nelle complesse situazioni che si presentano sul campo di battaglia. In sostanza l'ufficiale del genio presso i corpi di truppa costituirà il veicolo.più adatto per l'affermazione dei nuovi concetti tattici intorno all'impiego della fortificazione e faciliterà l'applicazione delle idee che quella ben intesa preparazione, cui si ebbe in precedenza ad accennare, avrà già diffuso e reso familiari presso gli ufficiali delle armi combattenti. Qualora, peraltro, si volesse addivenire alla integrale applicazione delle proposte di cui sopra, si renderebbero necessarie modificazioni sostanziali all'organico dell'arma del genio. Si andrebbe .inoltre a produrre assai probabilmente una sperequazione nei gradi, quando, come si presenta ov- vio, venisse assegnato un capitano dell'arma stessa a eia-. scun reggimento di fanteria. Queste ed altre difficoltà d'ordine pratico potranno essere evitate quando l'ufficiale del genio, venga trattenuto presso i ~orpi soltanto per pochi mesi dell'anno; per esempio, dalla primavera inoltra.t~ fin verso il cougedamento della classe. In tale breve periodo l'opera sua potrà risultare at-
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tiva e profittevole al massimo grado, mentre, dopo il con·gedo della classe, durante il periodo autunna~e ~d il successivo dell'istruzione delle reclute, poche occas10ni avrebbe Ì'ufficiale stesso d'apprendere e di esercitarsi. Lo scopo che si propone il suggerito ~vvicin~mento potrà essere raggiunto completamente nel penodoestivoquando, in omaggio al principio del mutuo ammaestramento, regni, in quel breve periodo, attivissimo lo scambio de~le ~dee tr:30-li ufficiali del genio temporaneamente assegnati a1 regg1~enti di fanteria e gli ufficiali di quest'arma, e quando il lavoro degli uni e degli altri, dagli studi al terreno, si svolga con convergenza di propositi e con armonia d'intenti. (1) Una traccia affatto sommaria e largamente approssimata del modo col quale dovrebbero svolgersi i contatti di cui ' . sopra, potrebbe avere i c~pisala~ ~egue_nt1: . 1° L'ufficiale del gemo dovra m pnmo luogo vemre convenientemente esercitato · n·e lla condotta del battaglione di . O'Uerra prendendone il comando durante i tiri collettivi e t, ' . durante un campo, o le manovre d1 campagna. . ·2° Contemporaneamente un capitano o m'.1'gg10re_ del reggimento tra i più colti e ·studiosi d~vrebbe essere_~ncaricato di far I da guida al collega del gemo per tutto c10 che è esercizio professionale della fanteria. . 3° Il capitano del genio dovrebbe, a sua_vol~a, J?Orre gl~ ufficiali del reggimento al corrente del pratico impiego dei ripari, mediante una bre~e serie_ di_ confer~nze non elemen~ tarissime, e neppure da ripetersi d1 anno m ann~, ma. tal~ da offrir mod,o ai più volonterosi di co:i;i.oscere e di avviarsi allo studio della fortificazione sul campo di battagliil.. Sarà opportuno, onde rimanga traccia di tutto ciò e secon~o su~· gerisce una vecchia esperienza, di pretendere che si abbia a tenere conto del profitto che i capitani e gli ufficiali su(1) Erano state scritte da oltre due mesi queste pagine, quan~o il gio~nale L'Esercito Ita liano del 15 agosto 1908 (N. 94) nella rubrica: Notizie militari es tere, riportava la seguente notizia intorno all'.esercitq f:ancese: « Fante ria e genio. - Il ministro della guerra ha eman1:1'to or~,m p~rche « u n certo numero di ufficiali superiori e di capitani de, regg1ment1 del « genio siano aggregati per le manovre a corpi di ~anteria .. » . . • . « Eccezionalmente potranno essere anche aggregati a corpi d1 .art1gherm « e di cavalle.ria. » . . « Questa misura ha lo scopo di permettere agli ufficiai~ d el genio d1 « famiO'liarizzarsi col modo di comportarsi della fanteria alle manovre O « e di rendere più efficace la collaborazione di tutti i momenti c.he le « truppe del genio dovranno d are alle unità combattenti sul campo d, bat« glia dell'avvenire». · Questa notizia dirµostra che n ell 'esercito francese commc,ano a farsi strada e ad essere tradotte in atto le idee da noi sostenute.
per iori del reggimento faranno di tali conferenze e che il profitto stesso venga const,atato con prove pratiche sul terreno, da essere giudicate e · classificate con relativa indicazione nelle note caratteristiche. Questo, che potrebbe chiamarsi passaggio dei capitani del genio attraverso le truppe di fanteria, basterà si ·ripeta per due o tre anni, ·inviando sempre, per ovvie ragioni di affiatamento, gli stessi · ufficiali agli stessi reggimenti.
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*** Tali si presentano le linee principali e caratterist1che dell'edificio che a larghi tratti si è cercato di disegnare. L'ossatura dell'edificio stesso dovrà poi venire completata da una serie di ben studiate disposizioni, nel supremo intento di stringere sempre più saldamente i vincòli tra gli ufficiali del genio e quelli delle altre armi e di trarre il massimo partito dal principio del mu.tuo ammaestramento~ Gli ufficiali del genio, dopo avere eseguito e ripetuto per un biennio, od un triennio al massimo, il lorò passaggio attraverso la fanteria, dovranno completare la loro coltura tattica collo attivo intervento a tutte le manovre di. presidio ed alle esercitazioni sulla darta o coi. quadri. Nelle manovre di presidio essi dovrebbero perfezionare la loro istruzione tattica prendendo il comando di battaglioni, assistendo alle critiche e ponendo in evidenza lo impiego fatto, durante l'azione, della quarta arma, il terreno. Il tutto dovrebbe, secondo la massima in precedenza accennata, risultare, tenendo conto delle proposte fatte e delle conseguenze della discussione. Nelle manovre sul] a carta, o coi quadri, oltre all' in tervento dell'arma del genio come direzione tecnica e professionale (ciò che si fa anche ora) dovrà essere chiamàto per ogni partito taluno dei predetti capitani del genio. Ad esso sarà dato il comando di nn reggimento di fanteria, nel quale incarico .egli avrà ampio c'.tmpo di svolgere e mettere in atto le idee pratiche, maturate nei predetti periodi di pass,a ggio in quèll'arma. Gli ufficiali di fanteria potranno, alla loro volta, in tali esercitazioni, rendersi_conto dei particolari di concorso della fortificazione tattica negli svariatissimi casi che 's i presenteranno e saranno posti in grado di apprezzare l'importanza del concorso stesso. · Il sopraccennato .intervento degli ufficiali del genio alle diverse specie di esercitazioni, mentre avrà per effetto di rendere familiari agli ufficiali di fanteria gli elementi tecnici, servirà a far acquistare ai primi quella certa domesti2 -
ANNO LIV.
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LA CAPACITÀ TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO Ll.. CAPACITÀ. TATTICA DEGLI UFFICIALI DEL GENIO
chezza coi principi dell'arte, che li porrà in grad,o di :7alutare, molto meglio che non potrebbero fare nel! ~mbiente della propria arma, i fatt?r~ mo.rali, tanto necessari m guerra e senza dei quali tutto e mutile. E dove, se non nelle eser: citazioni l'ufficiale del genio potrà imparare a valutare 1 fattori -~orali del combattimento? Si dirà: potranno servire a questo gli esercizi di pa?e? e se · non servon~, perchè si fanno? Noi crediamo che bisogna soltanto farli bene e per farli bene bisogna appunto i_struire ~olto gli ~fficiali, rendere sempre più saldi i vincoli tra le .diverse armi, creare interessi, aspirazioni, ambizioni legittime, che valgano a far progredire le migliori attitudini.
Per ragioni di carattere organico risulterebbe praticamente :poco opportuno assegnare in modo permanente ufficiali su.periori del genio ai comandi di corpo d'armata e di divisione. Inoltre durante il periodo invernale, farebbero assol~ta~~n.te difetto ai detti ufficiali i mezzi per svolgere 1 attiv1ta loro nel campo pratico. Epperò analogamente a ' q ~an to. s1. .e bb e a yro~orre ~ei ca pi tani da' assegnare ai regg1men t~ d1 fa1:teria, s1 mamfesta, anche in questo caso, la conven10nza d1 tm assegnazione temporanea da limitarsi .al periodo a~tivo. ' Durante questo periodo, l'intervento dei predetti ufficiali -superior'Ì del genio alJe eserci'tazioni E< manovre gioverà anc~e se in_ taluno,. dei. presidi fac_ciano difetto truppe deÌ gen10, a delmeare l 1mp1ego delle risorse del tecnicismo moderno e ad integrare l'opera dei capitani dell'arma i quali nel periodo stesso, a senso delle proposte di cui s~pra dovrebbero trovarsi presso i corpi cfi truppa combattent~. Dalla ~intesi delle considerazioni precedenti emerge chia7amente 11 nuovo. campo _d'azione che . ap'arma del genio è imposto dalle odierne esigenze della tattica. Queste sono note ed universalmente riconosciute. La fanteria traccia nelle singole fasi dell'azione, -la linea di battaglia colle su~ catene di tiratori, coi piccoli stormi di combattenti d.isse11:i~ati sul te.rreno che, sempre quando è possibile: usufrmra come primo elemento di copertura. L'artiglieria confo;memente ai co.nc~tti moderni s~ll'impiego tattico di que-st !J,rma (1), verra a sostegno e rmcalzo della fanteria· e soltanto col continuo loro mutuo appoggio e col coo;dina'. me1;-to della loro azione, sarà resa possibile l'avanzata. Il gemo completerà l'armonica fusione delle armi combattenti ·c,oll'.eleme1::to prote~io~e, che, _in tutto lo svolgimento del1 az10ne, s1 rende md1spensab1le colle modalità del caso· t~lvolta, in taluni punti, coll'in'tervento delle truppe tee~ n1ehe, sempre e do vunque coll'assistenza dei suoi uffioia1i L'opera del genio sarà dunque opera completiva ma neces~ saria, co me e· necessaria · 1a iOrt1 .[' ·fi cazione campale' intesa nel '
*** Per completare, a norma del pri11:c1p10 f~ndame~t al~, 1~ penetrazione degli uffic~ali del gern~ negh ~rgam , v1ta~1 dell'esercito, e per p1'ed1sporre l'ambrente tattico all a~phcazione . dJ3i nuovi concetti, gioverà infine l'assegnaz1on~ di ufficiali del genio ai comandi di corpo d'armata e d1 divisione. . Quesim proposta ebbe già altra volta un prin cipio d1 ~arziale attuazione nella disposizione colla quale un uffic~al_e superiore del genio veniva addetto al_ coma~do d~lle d1v1sioni mobilitate. Si tratterebbe ora d1 ampliare 11 camp~ di. quella disposizione, orientandola ad un concetto assai
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L'ufficiale del genio da assegnare, in tempo d1 pace, a1 comandi di cor po d'armata e di rl.ivisione, che è orportuno sia di grado sgperiore per maggior _affidame1:to d1 1coltura e competenza pratica, dovrebbe vemre esc~us1va~~nte usufruito per predisporre l'attivo conco:so ~eg_h ufficiali e dell~ truppe dell'arma a tutte le esercitaz10111 e. manovre. de: corpi · dipendenti dai com.and~ stessi . P~ess~ 1_ coman~1 ~.1 corpo d'armata, vale a dire 1n un raggio cl az10ne assai pm esteso e di carattere comprensivo, sarà cura del predetto ufficiale di determinare quell'insieme di norme d'ordine generale che hanno per scopo di disciplinare l'impiego della fortificazione campale intesa nel senso moderno, cioè come ausiliaria della tattica. Presso i comandi di divisione, in un raggio di applicazione più ristretta ed immediata, egli sarà in grado di porre a diretto profitto, nel campo stesso dell'azione, la sua coltura tecnico-tattica. In tutti i casi," sara in grado di fornire ai singoli corpi operanti i suggerimenti che gli verranno richiesti e farà inoltre di propria iniziativa tutte q uelle proposte che ravviserà opportune.
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. d(l) "t·:!',1a, f'.1sione, per così dire, dell'azirme di queste due armi (fanteria • e ar i<>O ieria) . t . 11' . . t 08t1• precomzza a prima de ultima guerra e confermata da tmsce la caratteristica principàle del combattimento mo0a, 8 . fficaci ' p_ecie nella Sono stati invece dimostrati • me 1 lungh' d zona 11· d' della · 1. risoluzione. . • l'J t' I Ue 1ro d e jj' artigl' · I art1g .Jeria trah batterie . Coperte a lJa vista ' nonchè • l'attacco della 10r1a'. proseguito . ano e per mtere giornate, precP.dente I 8 truzione . . fanteria, tattica e· l contro un davversario . riparato nelle sue trincee » Lui · e d · irco are n. ,2480 e 1 2 magg10 1907 del tenente generale gi a orna comandante della divisione militare di Napoli .
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senso moderno, cioè come sussidio della tattica o, piuttosto, manifestazione indispensabile di questa. Nella fusione dell'artiglieria colla .fanteria e nell'opera completiva del genio risiede l'essenza della tattica moderna. Se pertanto deve essere tattico in som.mo grado l'ufficiale d'artiglieria, il quale, èome si disse, deve .coordinare l'azione di quest'arma con quella della fanteria, dovrà essere egualmente tattico l'ufficiale del genio, cui spetta di impiegare, ed in certo µi.odo di adattare, ]'elemento indispensabile della protezione, in tutte le fasi ed in tutte le emergenze del combattimento .
II. Coll'attuazione delle proposte precedenti, l'arma del genio potrebbe ·essere messa in grado di raggiungere queUe condizioni ideali che, per guanto si è avuto campo di osservare, si manifestanff c(mformi ai compiti riservati all'arma stessa. Importa or~ soffermarsi brevemente sulle condizioni 1·eali d'oggidì, quali sono determinate dall'ordinamento e dal servizio del genio, dall'ambiente intellettuale dell'arma e dal carattere delle disposizioni vigenti. Dal raffronto sarà facile misurare il cammino che si dovrà percorrere per raggiungere gli intenti desiderati. " ' Cominciamo dal servizio del genio. Il servizio del genio, quale ora si presta da uno dei due nuclei degli ufficiali dell'arma, vale a dire da quelli addet ti alle Direzioni, si presenta, all'infuori ~he in pochi centri di costruzione di opere permanenti di difesa, tal- · mente lontano da qualunque relazione col servizio tecnico di campagna, da destate la sorpresa degli ufficiali delle altre armi, quando vedono i colleghi del genio· impiegare la loro attività in mansioni così estranee ai compiti di guerra. Intendiamo parlare del servizio tecnico-burocratico, assai pi:'ù burocratico che tecnico, della così detta manutenzione dei fabbric?,ti militari. La moltitudine delle pratiche essenzialmente amministrative, nelle quali s'impernia e si svolge un tale servizio, massime ora per li:t forzata deficienza degli assegni di fronte alle sempre maggiori esigenze ed agli impellenti bisogni, che dflrivano dall'aumentato deperimento degli edifici mal mantenuti;~ le lotte continue che occorre giornalmente sostenere per far fronte alle infinite emergenze d'ordine diverso nei fabbricati stessi, fanno in sostanza dell'uffici ale del genio, addetto alle direzioni dell'arma, non un costruttore nel suo fecondo esercizio professionale, ma un affaticato esecutore di faccende molteplici
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,{lo ripetiamo tutt'altro che t ecniche), le quali ne assorbono l 'attività, ne stancano l'intelligenza e distolgono, per troppo lunghi periodi, la sua mente dagli studi tècnico-militari riflettenti i compiti del genio in guerra. ' Noi abbiamo sempre riconosciuto e sostenuto che la pratica dell'ingegnere costruttore è tutt'altro che inutile per la preparazione dell'ufficiale del genio ai compiti predetti. L'esercizio professionale, l'impiant,o e la direzione di un vasto cantiere di lavoro, l'abitudine a superare molteplici difficoltà d'ordine tecnico, costituiscono., a nostro avviso, un tirocin.io so~ma~ente ~rofittevole per l'ingegnere militare, il quale sara chiamato, rn campagna, a risolvere problemi tecnici svar~atis.s~mi, forse talvolta di minore _entità, resi peraltro più difficili per la deficienza di tempo e di mezzi. Ma salvo rare . . , . ' ec~ez10m, non e pratica costruttoria quella che compie l'uffi?.ial~ d~l genio P:esso le direzioni dell'arma; è pratica, come gia si disse, quasi assoJutamente amministrativa e burocra.tica, che, giorno per giorno, lo allontana sempre di più dal c~.rattere e dal cò~p~to dell'ingegnere militare. Sarebbe perc10 sommamente mgrnsto, dopo aver fatto isterilire per anni la sua intelligenza in mansioni così estranee a tal carattere ed a tali còmpiti, dopo avereiforzatamente allontanato la sua mente dagl,~ st~di. e ~alla pratica µiilitare, affidargli, in cam• pagna, delicatissimi e complessi incarichi ·d i guerra sia · ·quale comandante di un riparto di truppa tecnica sia ~ome addetto agli organi diretti vi dell'arma e prete~dere che .ad es1,i adempia con soddisfazione. · . ~d. elim~nare tale enorme dissonanza non mancano partiti d1 pratica attuazione e ciò senza affrontare notevoli cambiamenti organici; sopratutto senza alterare l'armonico caratter~ del geni? ~ili tare italiano e senza rinunciare a quella ~agmfica ~rad1zione che, con alta finalità e con larghezza d1 vedute, accomuna nélla stessa persona il soldato e l'ing~gnere ; ci?è a dire senz~ arrivare alla così detta separa.zio~e delle car1·ie1'e. Ma su tale argomento basti nel presente scritto questo accenno che racchiude tutto un programma. L_' esame dei partiti pratiei di cui sopra costituisce materia di studi speciali (1). '
*** Cir ca _l '~mbient~ i1,1t.ellett~ale dell'arma, sebbene, dopo quanto si e messo m nhevo; sia troppo manifesta l 'assurdità -dell'asserzione che l'ufficiale del genio non debba occuparsi (1) Vedi il già citato scritto; Riforme nell'arma del genio.
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di tattica, non è men vero che dalla grande massa degli ufficiali ed, in primo luogo, dagli ufficiali stessi del genio lo studio e l'ese:cizio della tattic~ vengono considerati per q~est'arma quasi affaitto superflui. Di un tale giudizio è facileriscontrare il riflesso in una serie di fatti e di apprezzamenti ai quali si ebbe già ad accennare a proposito del modo con cui è generalmente intesa la cooperazione del genio colle altre armi nelle esercitazioni di guerra. In ~n or~ine_ di idee s~periore ed originario, nel quale si d~V:e n_nvemre 11_ punto d1 p~rtenza del suddetto errato gind1z10, importa ricordare le risposte varie, superficiali ed il più delle volt-e (non giova nasconderlo) sconcfusionate che in_ occa~io~e delle _note carnt_teristiche, sono state date, pe:gh ufficiali del gemo, al quesito della capacità tattica. Anzichè partire dal concetto che la capacità tattica si deve richiedere dagli ufficiali del genio, non meno che da quelli delle armi combattenti, e riferirsi, in conseguenza nel D'indizio in proposito, al grado di tale capacità effetÙvam:nte, posseduto da ciascun . ufficiale, le Commissi~ni compilatrici hanno generalmente ritenuto che un simile quesito non dov~s~e _formar_e ~g~ett? di ser~o e ponderato esame. Nei giud1z1 d1sparatiss1mi, dissonanti, e spesso omessi del tutto sull'argomento, si rispecchia chiaramente la pregiudiziale tuttora esistente, che la {Japacità tattica non riguarda l'ufficiale del g enio, o che, al massimo, costituisce per questo un accessorio di secondaria importanza, sul quale non vale sof- , fermarsi. È facile comprendere quanto simili giudizi abbiano spiacevolmente impressionato quegli ufficiali del genio che sentono _ con chiara coscienza, il c6mpito della propria arma in O'Uerra' ' . h anno sempre coordinato i lorob studi ' ch e a ta1e compito non tralasciando nulla per porsi, in fatto di cognizioni tat~ tiche, alla pari cogli ufficiali delle altre armi e facendosi spesso iniziatori e propugnatori di proposte riflettenti lo svi~uppo di uno o di altro ramo dei servizi affidati al genioin campagna. . Non è certamente con tali giudizi che si potrà tenere alto1~ m_orale degli ufficiali colti e studiosi. Eppur.e le Commiss10m che ebbero a pronunciarsi erano costituite da ufficiali del ge_nio, od in esse gli ufficiali del genio erano rappresentati. Non insistiamo sul doloroso argomento, nè vogliamo ricordare altri esempi di questo genere, provenienti dallo stessoerrore su~ ca~·attere e sui còmpiti dell'ufficiale del genio. Basta quanto s1 disse per porre in rilievo la necessità di sanare,
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il male nelle sue origini, prendendo occasione dal precedente ricordo per rendere noto uno stato di cose che non si _è creduto fino ad ora di riconoscere e di apprezzare: che cioè gli ufficiali del genio, a parte limitatissime eccezioni, non sono affatto digiuni di tattica. Essi, oltre a possedere il tecnicismo professionale della propria arma, sono, per coltura e per attitudini militari, alla pari degli ufficiali delle armi combattenti.
*** Anzichè partire dall'errato convincimento che la tattica . non serve all'ufficiale del genio e che quindi non occorre richiedere da lui la capàcità tattica, sembra equo e razionale che tutte le disposizioni, le quali interessano l'arma del genio siano in~or~ate al concetto della parità di trattamento (in quanto nflette la coltura e le attitudini militari) di questa colle altre armi combattenti. Saranno inoltre da evitare quei provvedimenti che potrebbero, sotto qualche aspetto, convalidare il pregiudizio che l'arma del genio abbia còmpiti esclusivamente tecnici e che l'opera dei suoi ufficiali non debba oltrepassare i limiti del tecnicismo tradizionale. Crediamo che ciò coscienziosamente debba farsi a riconoscimento del vero stato delle cose e per dare la meritata soddisfazione ad una classe di ufficiali, i quali, senza aspirare a vantaggi di carriera, d'altra parte irrealizzabili1 animat i esclusivamente da un altissimo sentimento del dovere, studiano e lavorano per mantenere alto il decoro dell'arma e porla in grado di soddisfare ai non lievi còmpiti di guerra. In tale ordine di idee è da ritene:rsi opportuna, in sommo grado, la disposizione del secondo capoverso del § 138 del vigente 1·egolamento pe1· l'esecuzione della legge sull'avanza.mento dell'ese1·cito; il quale, con R. decreto del 21 luglio 1907, ha sostituito quello già approvato col R. decreto 19 maggio 1898. Tale disposizione prescrive, come condizione, che i colonnelli del genio, al pari di quelli di fanteria, cavalleria ed artiglieria, abbiano, per l'avanzamento al grado di maggiore generale, la idoneità a coprire un comando di truppa della pr9pria arma. Il comando delle truppe del genio richiede, in reìazione all'impiego di ques~e in campagna, oltre che dottrina e coltura -tecnica, conoscenza ed attitudini tattiche. Ciò crediamo di avere ampiamente dimostrato in questo scritto. La ricordata disposizione del regolamento sancisce il principio. Richiedendo all'ufficiale del genio, pervenuto al grado di colonnello, l'idoneità al comando di truppe, riconosce implicita-
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mente la necessità che l'ufficiale stesso possegga e conservi le attitudini tattiche, in . qualunque stadio della carriera. · Tutto ciò in linea generale e di massima. Scendendo in particolari, ed in relazione alla prescrizione letterale del precitato § 138, si potrebbe osservare che sarà difficile ai colonnelli del genio di conformarsi a quella disposizione. Un colonnello del genio dovrebbe, come i colleghi delle armi combattenti, dar prova d'idoneità al comando di un reggimento della propria arma, mentre effettivamente i reggimenti del genio non sono unità 'tattiche, ma soltanto direttive ed amministrative. lVIa,_sopra · il significato lettera'le deìla prescrizione (che del resto sarebòe agev~le cosa correggere per l'arma del genio con opportune varianti), sta il concetto sopraccennato. Questo, quando venga largamente interpretato, aprirà la via al giudizio sulle attitudini militari . dei colonnelli del genio; i quali, oltre alle prove già offerte come comandanti di un gruppo di 0ompagnie dell'arma da maggiori o da tenenti colonnelli, saranno sempre in grado di presen· tare elementi sufficienti d'apprezzamento, colla parte pr~sa ad esercitazioni ç manovre insieme alle altre armi, cogli studi, ·con proposte fatte, e con pubblicazioni. Allo stesso ordine di idee, che ha ispirato· la disposizione di cui sopra, è informato il programma per gli esper1menti dei capitani del genio per accertarne l'idòneità all'avanzamento (1). Nelle diverse prove è riservata una larga parte all'accertamento della capacità tattica dei candidati. Si po· trebbe soltanto rilevare che, appunto secondo l'ordine d'idee seguito, sarebbe stato pre_feribile fare al genio-lo stesso trat- 1 tamento dell'artiglieria; vale a dire applicare ai capitani del genio, colle necessarie modificazioni nei particolari, gli stessi progyammi stabiliti pei capitani delle armi combattenti e farli esaminare dalla stessa Commissione formata per le armi stesse, salvo ad aggiungervi qualche membro per le materie tecniche. L'applicazione di uno speciale programma e di una separata Commissioue d'esame può avere la parvenza di trattare il genio in modo diverso dell'artiglieria, la quale ha (all'infuori di taluni particolari di ordine tecnico) pro.grammi comuni colla fanteria e colla cavalleria; ed è esaminata dalla stessa Commissione. E tale t.rattamento può non riuscire gradito alla grande maggioranza degli ufficiali .del genio. Quest'arma la quale, per adattare il terreno alle esigenze (1) Vedi la dispensa 10• del 22 febbraio 1908 del Giornale militare ciple, pag. 101.
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di guerra, è chiamata ad operare in modo vario e complesso, ha . bensì caratteri ed uffici affatto diversi dall'artiglieria, che ha per unico mezzo d'azione il fuoco. lVIa non è perciò men vero che le disposizioni da applicare alle due armi, sebbene diverse nei particolari, devono venire conformate agli stessi concetti. Le considerazioni precedenti sul còmpito del genio in campagna vengono a rincalzo della presente osservaz10ne. Nello stesso ordine di idee sarebbe a ltresi opportuno che, nei programmi degli· esami anzidetti, si esigesse per il genio, colle necessarie modificazioni, quello che si richiede per l'artiglieria. Oosì in relazione al programma I compilato pei capitani di artiglieria (1), sarebbe assai conveniente pei capitani del genio un programma parallelo, che riguardasse l'ordinamento e l'impiego in guerra della propria arma. Si potrebbero ÌRoltre applicare al genio i programmi II e III, egualmente compilati per l'artiglieria (2); mantenendoli in sostanza identici, salvo qualchébene ·appropriata aggiunta sulla fortificazione campale e sul suo vero impiego tattico. In tal modo l'arnia del genio, per accertare l'idoneità all'avanzamento dei capitani, avrebbe un programma superiore a quello delle altre armi; ciò che sarebbe del resto pienamente conforme ai concetti precedentemente pfopugnati ed al principio· che la coltura degli ufficiali del genio, massime di quelli cui si tratta di aprire la via !3-i gradi superiori, debba, oltre le cognizioni tecniche generali e professionali, comprendere al. tresì le cognizioni tattiche, possedute dagli ufficiali delle armi combattenti.
*** L'er'evamento della coltura tecnica e militare dell'ufficiale del genio si manifesta d'.a ltra parte sotto . ogni aspetto opportuna, massime nei gradi superiori. Una selezione su larga scala, sul limitare dei gradi predetti, ottenuta, (se presentemente non è possibile in altro modo più razionale) sia pure per mezzo di esami, condotti con Jiscernimento e con larghe vedute, non potrà che sollevare il morale dei migliori elementi dell 'arma, ed aprire la carriera ai più valenti. In tale ordine di idee sarebbe da desiderare che l'esame d'idoneità stabilito pei capitani del genio venisse, per l'importanza e per la varietà delle materie e pel rigore negli apprezzamenti,
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(1) Programmi e di artiglieria. (2) Programmi e di artiglieria. -
per gli espei·irnenti dei capitani di fanteria, di cavalleria Prova seconda, pag. 108, id. id. id. per gli esperimenti dei capitani di fanteria, di cavalleria Prova seconda, pag. 109, 110.
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convertito in concorso, secondo che ebbe già a proporre la minoranza della Commissione d'inchiesta pel passaggio degli ufficiali di tutte le armi della carriera inferiore alla carriera superiore (1 ), e conformemente all'avvi~o di qualche autorevolissimo ufficiale generale, che ha creduto di propugnare l'opportunità dell'avanzamento per concorso nei gradi superiori, in talune proposte che ebbe invito di presentare alla Commissione predetta. ~Nello stesso concetto, sç1,rebbe molto conveniente modificare sostanzialmente il programma degli esami a scelta dei tenenti del genio. Per questi, l 'esperimento di comando tattico di truppa attualmente consiste ~ nel comando di un ri« parto zappatori del genio non inferiore alla compagnia, sia « in ordine chiuso, sia in ordine sparso » (2). Questo esperimento dovrebbe costituire soltanto un accessor,io. Per gli ufficiali del genio si dovrebbe stabilire qualche cosa di analogo a quanto è prescritto per i tenenti di fanteria e di eavalleria a proposito del Tema di carattm·e professionale (3). Essi dovrebbero dar prova dell'attitudine ad intuire il terreno qualora, data una situazione speciale 't attica, occorra eseguire lavori di afforzamento ed anche di semplice copertura in un!;!, data zona. Questa prova collimerebbe col concetto, cui si ebbe in precedenza ad aecennare, intorno alla necessità che l'ufficiale del genio, in relazione allo svolgimento di un'azione tattica, e nello stesso momento in cui, giunto sul terreno, essa gli si rende nota, sappia provvedere alle esigenze d'oggidì, colle truppe tecniche, o con i mezzi di qualsiasi genere che possa avere disponibili. Nella prova di cui sopra, l'estensione della zona potrebbe venire limitata all'occupazione della posizione di un reggimento di fanteria sul piede di guerra, con una batteria. Ai lavori dovrebbero prendere parte una o due compagnie del gen,io. Naturalmente il programma, che si è ora -proposto di aggiungere, non dovrebbe escludere l'altro riflettente le applicazioni pratiche del tecnicismo professionale nelle diverse specialità di servizio dell'arma: fortificazioni ed altre costruzioni d'uso militare, servizio dei pontieri, minatori, telegrafisti, pionieri, aerostieri (4). (1) Vedi la Relazione ·della Commissione d'inchiesta per l'esercito, pagine 50, 56. (2) Dispensa 9 del 15 febbraio 1808 del Giomale militare ufficiale . Esami speciali dei tenenti dei carabinieri reali, di fanteria di cavalleria e del _genio per l'avanzamento a scelta, p ag, 89, n. 34 (3) Id. id. id., 7, pag. 90, n. 36, lettera a. (4) Id. id. id., pag. 90-91, n, 36, lettera b.
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*** . ~econdo le vecchie idee ed i pregiudizi non ancora band1t1 ~el tutto,. potrà ~orse a _taluni sembrare superfluo tanto svol.g1mento d1 matene tattiche negli esami di ufficiali del gemo. Le .c?nside.razioni in precedenza accennate in.torno alla c~pa~1ta tattica degli ufficiali di quest'arma sono tali da giustificare largamente un siffatto indirizzo. È inoltre da ten~re rresElnte che, sia coll'accertament·o dell'idoneità dei ca~1tam a_l g:ado superiore, sia coll'avanzamento a scelta deir tenenti. . d vrnne. aperta (od almeno si deve intendere ape!·ta ) ag 1 ~m e . agli altri la carriera fino al grado di o·enerale e che, m t~l-grado, dalla divisione del lavÒro si d~ve salire . all'armoma .L' .fi .delle cognizioni dell'arte_militare . E po'1 e' .LOrse 1a f orti caz10ne un' arte a.alla quale d 1'pendon · · · · o 1 pnnc1p1 ' • della coltura e dell'arte militare in genere? , 1· · . · 0 non e, invece, u_n .app rnaz10ne d1 alcuni principi dell'arte, che tende esclusivamente ad aumentare l'elemento tempo e qu·1n d'1 a crel ' elemento forza di i·esistenza della , truppa? scere .t , . , . E pper~nto ~on. puo cader dubbio cne a coloro, cui tale applica~ione e nserva.ta, d~vono essere familiari i principi del1 arte stessa. Risulta m conseguenza indiscutibile ·c he l' 'd' . d . arma suss1 iana ~l gemo non potrà giovare all'arma principale delle battagl~e (la_ fanteria) se i suoi ufficiali non conod1 quest'ultima e delle altre arm·1 com b a t scono . la tattrna , . tenti: Quest apprezzame~to, c.he deve servire di guida nel formare la col.tura · . . , dell . ufficiale . del gen. 1'0 , cos t·t 1 u1sce 1·1 nassi:~to e quasi l epilogo dei concetti precedentemente svolti mtorno al.la sua capacità tattica. questi concetti , la cui· san. V Qlgarizzando . . e . diffondendo . z10~e pratica_ si rmvrnne nello studio sperimentale delle ul~1me ~ra~d: cam:pag~e di guerra, si potrà aver ragione dei ereditati dalla tradizione , · che ha 1e sue 1a. 11 . · pregrnd1z1 d 101 ne . e molteplici manifestazioni della letterat ·1· . ~ ura m1 1tare d e1 secoli ~co~si. Ricordiamo, fra le manifestazioni di ques~o genere, 11 libro del generale Rogniat: Gonsidhations sur l a!·t de, la giterre, che Napoleone giudicò proprio a far regredire 1 arte stessa. Il Rogniat era ufficiale del ~ · R' h' . t5emo. mc. mso nelle.forme d1 un tecnicismo gretto , most ra1 d' . d ere 1 prmcipi sommi dell'arte della guerra. non m.ten. . Bas~~. dire che la parte, la quale oggi si chiama psicolog.ia m1 1tare o la parte morale, è da lui chiamata metafiswa della guerra. ·
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LA CAPACITÀ TATTICA DEGL.l UFFICIALI DEL GENIO
In que'i libro il Rogniat presenta pure progetti e. dimoBtra,zioni che Napoleone (1) g iudica fatte da un ufficiale deg li ussari, tanto sono meschine. I progressi della scienza e della filosofia hanno avuto. ragione dal dottrinarismo, che ha perdurato fino alla pnm~ metà del secolo xrx e anche più oltre, nelle scuole e sui libri. Le crrandezze ~orali sono state assunte ·a base del 'moderno edificio militai·e ed apprezzat·e nel loro altissimo valore in Germania . dal Clausewitz, in Italia da Carlo De Cnstof~ris e dal Marselli. Sarebbe ora difficile riu..venire chi ritenesse superfluo lo studio della parte morale negli ordinamenti militari. È tutta una salutare reazione contro il tecnicismo ristretto . d'altri tempi, che agiva come elemento separ~to~e e ,finiv~ col recingere di una specie di altissima muraglia 1 cos~ detti corpi tecnici, o le armi speciali. Abb~ttute le seco~an . barriere, l'arma del genio deve occupare 11 posto che 11 grnst~ equilibrio degli ordinamenti Il'.).ilitari le assegna tra ~e armi combattenti. Ora che il terreno assorge a vera arma d1 combattimento e che la fortificazione s'identifica colla tattica, il ge~ io viene a costituire, come si disse, la qua1·ta arma degli eserciti. Nel campo tattico, lo strumento ~ella zap~atore entra in linea col fucile e col cannone e, nferendos1 a quant.o si ebbe già a porre in rilievo. in questo. scrit.to, non si saprebbe concepire, in talune non mfrequenti contmgenz.e del combattimento, lo strumento stesso non affidato a riparti di truppe tecniche. . . . . , . Del resto, qualunque siano 1 particolari d ordma~ent~ del genio, comunque ne siano orga.nizzat~ le truppe, 1 su~1 ufficiali appartenenti, non meno d1 que~li d~lle tre armi, alla categoria dei combattenti, devono rn primo luogo _essere tattici essendo questa una condizione indispensabile, ,onde essi p~ssano impiegare, nel campo dell'azione, il loro tecnicismo professionale. . . . . Tale si presenta la sintesi ultima delle cons1deraz1om ~he, nel giusto indirizzo dell'arma del genio, ave1:1mo o?c~s10ne di fare intorno 'a lla capacità tattica dei suoi ufficiali. Napoli, giugno 1908.
E. Roccm maggi01· generale.
(1) Vedasi nel vol. 31 d ell a Gorrispondancela parte relativa a l Rogniat,
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A PROPOSITO DI tJNO DEI FERRI DEL NOSTRO MESTIERE
Il mezzo principale di cui dispone la fanteria nel combattimento è il fuoco. Ad esso, quando necessario, tien dietro l'urto-col quale «si suggella la sconfitta dell'avversario» . Gli altri elementi: formazioni, fo1·za, terreno, qualitèt personali, ecc., concorrono a porre il soldato d;i fanteria in condizioni di ricavare dal fuoco del proprio fucile i massimi effetti, e quindi concorrono a risolvere il p1·oblema tattico. Noi rappresentiamo per ora una delle prime fanterie che· • hanno adottato una sola specie di fuoco. · La fanteria ·funcese ha il fuoco « à cartouches comptées, » quello a volontà, quello a ripetizione e quello · a salve. La fanteria tedesc'a e quella 'd ell'esercito austriaco hanno il fuoco, à salve e il fuoco a volontà. Quest'ultimo poi, nell'esercito tedesco, è distinto ancora in lento, vivo, accelerato. La Russia ha conservato le dlile specie di fuoco che aveva prima dell'ul tima guerra, e cioè il fuoco a salve _e quello a volontà, distinto esso -pure in lento e aecelerato. Noi abbiamo il fuoco uni:co mirato. Ciò sembra molto ardito; tanto più ardito inquantochè l'esercito giappo,nese, come risulta dal nuovo regolamento in via d'esperimento, ha mantenu to anch'esso le due specie di fuoco comuni agli altri eserciti, ~ioè il fuoco a salve e il fuoco a volontà, distinto quest\1ltimo pure in lento e celere. Poichè si tratta dell'esperienza dell'ultima guerra, questa disposizione, per la fanteria che ha vinto, avvalorata dal · fatto che il regolan~ento giapponese cop.siglia l'impiego degli alzi combinati, da noi non consigliato « poichè altre caUSE} sono già sufficienti alla dispersione longitudinale del t iro», induce senz'alcun dubbio a riflettere, e a domandare : questa disposizione, o meglio, questa deeisione di conservare ancora diverse specie di fuoco, è veramente l'ultima esp1:essione degli esperimenti della guerra vera, o piuttosto non sarebbe la conferma della bontà del sist ema tedesco, o, più che la bontà, non sarebbe ti.n'affermazione più viva della spiccata tendenza, n ei Giapponesi, a conservare le tradizioni dell'esercito t edesco? Certamente saranno quest'ultime le ragioni principali, ~ probabilmente non sarà neanche quest11 l'ultima parola.
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A PROPOSITO DI UNO DEI F ERRI
Comunque, tutti i regolamenti sono concordi nello affermare l ' importanza del fuoco mirato, e nel confermare che il fuoco della fanteria risolve il combattimento mercè i grandi effetti della sua efficacia, ed è quello che rompe la ultima r esistenza. Forse impressionati un po' troppo, e non a torto del resto, dal pericolo che il fuoco a volontà trascini irresistibil~ente il soldato a un folle spreco di munizioni, si è cercato di infrenarlo con delle ·restri,zioni che si spera, in pratica, di poter mantenere. Il fuoco della nostra fanteria è basato sul principio che « ciascun tiratore spara quel numero di colpi mirati che gli « è consentito dalle sue attitudini personali e dalle condi« zioni particolari di tiro », il che ammette che se queste, com'è troppo naturale, sono quasi sempre variabili da caso a caso, quelle si possono migliorare coll'istruzione e particolarmente colla costante pratica del tiro. In questo assai i:lemplice principio è compreso lo spirito di tutta l'essen za del fuoco della nostra fanteria, il quale diventa, in altri termini, l'uso del fuoco, naturale di un individuo il quale sia cosciente del valore della propria arma e dei vantaggi che può trarre da essa, se bene adoperata. Insomma è la vera applicazione pratica di quanto il gener!!,le Cosenz, fino dal 1888 scriveva al termine delle grandi manovre: « il proiettile delle a1·mi mode1·ne va precisamente là << dove si manda; quindi bisogna mandarlo ove si vuolé che « vada, cioè punta1·é per colpfre, altrimenti si sprecano i « colpi inutilmente, anzi con nocumento, perchè il fuoco in-' « fruttuoso incoraggia il nemico e, per contro, il saper ti« rare infonde fiducia in chi tira. 1·iputazione di esse1·e « buoni tfrat01·i, specialmente al principio di una guen·a, sol« leva chi l'ha, dep1·ime l' avve1·sario ». Il tù-o mirato è adunque la base del fuoco individuale, e il fuoco unico mfrato è la base del soldato fuciliere nel combattimento. . Il grande fattore cele1·ità . dz tiro, del quale non è possibile non tenere conto oggidì cpn i fucili odierni, non più determinato nelle modalità, viene lasciato, nel combatti.men~o, ~ll'arbitrio di ogni singolo tiratore, il quale lo determma mvece nel tempo, e solo viene infrenato dall'educazione e dall'intervento del comando. Colla pratica costante delle buone regole di puntamento e coll'esercizio continuati".o del .tiro.' ?gni soldato può migliorare di tanto le proprie att1tudm1 al tiro da raggiungere una data celerità personale, oltre la quale avrebbe uno spreco ver.a mente folle di munizioni.
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Fissato questo criterio, e stabilito che una buona educazione degli animi ci dia il soldato cosciente e impavido al fuoco, a che prò determinare, come avveniva nel tiro ordinario di prima, una celerità di 6 colpi al minuto, quando si è sicuri che nessun soldato saprebbe, in pratica, mantenerla entro tali limit i ? E viceversa, a che pro lasciare al soldato una sconfinata libertà di sparare « quanti più colpi « gli è possibile, .-;i, com' era nel tiro accelerato, quando si sa che, se non s1 punta, non si otterranno mai risultati che giustifichino l'enorme consumo di munizioni che ne avverrebbe? · · Concretato invece come principio che un buon tiratore è arbitro di regolar€\ la celerità del proprio fuoco nel momento . . ' m c~1 _sp~r~, a se_co~da della propria abilità e delle speciali cond1z10m m cui s1 trova, sembrano inutili, o per lo meno superflue, tutte le distinzioni, che hanno ancora assai dello scolastico, conservate nei regolamenti di parecchi eserciti , esteril. le quali sembrano solo giustificate dalla paura di non potere più conservare la disciplina del fuoco senza una costante educazione alle prescrizioni restrittive. 'E sotto questo punto di vista l'e_sperienza sola potrà dire l'ultima parola. Quasi tutti gli eserciti conservano i fuochi a salve da noi aboliti da un pezzo. Si dice che servono sopratutto 'alla -azione regolat~·ice d~l co1:1ando, per agire di sorpresa, per battere bersagli a~p1 a distanze ben note, per operazioni notturne, ecc. Puo essere vero, dal momento che lo si trova stam pato sui libri. Però chi ha praticato _un po' i fuochi a salve -non può non _a mmettere, come giustamente osserva l'Hamilton (1), che 11 fuoco a salve, dal punto di vista individuale « è 1~ « nega_zione. del .ti_ro, poichè :1-essuno sa, nè può ma/ sapere, « quali colpi arnvmo, e quali manchino il bersaglio. Inoltre « esso non. permette di conseguire quella rapidità di tiro con« cessa dai moderni fucili a ripetizione, giacchè, per pun« tare, ognune deve attendere che il più lento dei soldati sia « pronto, e neppure B,llora può sparare appena abbia ben mi« rato ~l bersaglio, ma deve premere il grilletto quando « solo 11 comandante creda ch'egli abbia mirato il che e « ben diverso. . . · ' « Il fuoco a salve è la negazione non solt anto dell'ac« curatezza, ma altresì dell'individualismo e dell' ordine « sparso ». (1) Impressioni sulla guerra 1·usso-giapponese. Voi. I, pag. 134'. _ Casa editrice italiana, 1906, traci. del capitano · MOLA.
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A PROPOSITO DI UNO DEI FERRI DÈL NOSTRO MESTIERE
Col fuoco da noi adottato si sono cancellate delle prescrizioni che il combattimento certamente forzerebbe ben presto à dimenticare, e si è ritornato il fuoco alla manifesta- · zione naturaJe di un'abitudine che a poco · a poco si deve contrarre mercè una lunga, paziente e savia preparazione, in tempo di pace, delle qualità del soldato, riponendo in questa preparazione gran part'e del valore di ciò che s' intende per disciplina del fuoco, per lasciare all'ufficiale tutta la cura della direzione e condotta del fuoco; giaechè siamo noi ufficiali che desideriamo 'dirigere e condurre il fuoco dei nostri soldati per trarre dalla loro abilità nel ti ro tutti i vantaggi che possono darci. Così chiarito il concetto fondamentale del nosti;o fuoco, no:ri. pare che il passo ardito da noi fatto possa infirmare lo scopo ul~imo che ci' ripromettiamo, mentre indubbiamente · ciò semplifica di molto· l'impiego del fuoco della fanteria nel combattimento.
*** Per raggiungere gl' intenti che la nostra « Istruzione sulle armi e sul tiro » si prefigge, essa ha stabilito un metodo e fornisce dei mezzi. Il metodo tende a · fare del soldato prima un buon tiratore, come individuo in sè, poi un buon tiratore di guerra, come individuo i:c.quadrato con altri tiratori che combattono facendo uso del fuoco . · . Si cerca di raggiungere il pri~o intento co~ gli esercizi di puntamento e con il tiro delle reclute; al secondo si tende colla scuola delle distanze, col tiro individuale, coi tiri colletti vi e col tiro d'esercizio. Gioverebbero anche al secondo scopo le « tattiche di tiro », ma non sono molto consigliaite. I Comunque si nota qui per inciso come gli esercizi di puntamento non abbiano fine a se stessi, giàcchè essi sono un elemento di addestramento al tiro, che hauno un valore tanto più gran'de quanto più sono praticati dal soldato. Il metodo indicato dalla nostra istruzione, a noi sembi:a ·perfettamente rispondente allo scopo, e sopratutto molto pratico. Stabilito come principio che il soldato deve essere solo portato a fare, tutto è stato semplificato in . relazione a questo scopo. Quanto ai mezzi, tralasciando la parte che riguarda più propriamente i materiali, faremo qualche conside;razione sul quant~tativo di cartucce che realmente il soldato spara du~ rante 11 corso della sua istruzione annuale di tiro. <<
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Le cartucce assegnate ad uri soldato nel primo anno di ferma sono veramente queste: 72 per il tiro delle reclute, 66 . per il tiro individuale, 48 per i tiri collettivi. totale 186 La.s ciamo da ,p arte le 36 cartucce assegnategli pèr il tiro d'esercizio, perchè essendo cartucce ridotte per società di tiro a segno na.zionale, obbligano a un tiro di prova, all' impiego di bersagli speciali e a un computo diverso dei, punti e bersagli colpiti. Non impiegandosi qu_indi in questo tiro cartucce a pallottola regolamentari, l'istruzione non risponde perfettamente allo scopo di mantenere il soldato esercitato nel tiro di guerra. Caso mai si dovrebbe provvedere a fargli eseguire il tiro d'esercizio con cartucce a pallottola regola· mentari. Sono quindi per ora solo 186 cartucce a pallottola regolamentari che il soldato spara nelle tre serie di tiro annuale .,sopracitate, le quali sebbene siano suscettibili di un legGrero ' b aumento n~l tiro individuale o in quelli collettivi, se vi sono cartl1cce sopravanzate, o se, home per gli alpini, viene fatta una maggiore dotazione annua, rappresentano sempre un ben misero ;:i,ssegno se si pens~ che negli Stati Uniti d'America, ad esempio, si trova insufficiente l'assegno annuo di 400 cartucce per ogni soldatb, e già si è disposto perchè sia aumentato. J;,'esperienza fin' qui fatta, ha dim9strato che le 72 cartucce assegnate per il « tiro d.e lle reclute », unitamente ad un'accurata scuola di puntamento, perseguita pure con ripetuti e svariati es1:1rcizi, non -Rono sufficiente mezzo per il comandante di compagnia « per completare ;l'istruzione sul <puntamento e per accertare l'abilità conseguita nei giovani « soldati nel maneggio e nell'impiego dell'arma». Pur rendendoci co11to di tutte le ragioni d'indole finanziaria che pbssono costringere a mantenere in stretti.limiti l'assegno annuo delle cartftwce, noi crediamo doveroso· ricordare che tùtto ciò che noi. btteniarno dal nostro bubn soldato ' lo otteniamo nel primo anno di servizio -e che quindi in quest'anno bisogna porlo in condizione di sparare molto per -acquistare non solo ticchio e polso, ma passione al ·tiro. Bisogna quindi aumentare l'assegno per le reclute e portarlo almeno a 120 cartucce, aumentando anche in proporzione ti_uello per gli anziani del secondo anno di ferma . Per far riprendere infatti agli anziani l'abitudine al tiro con cartucce a pallottola. regolamentari (ecco il lato debole 3
= ANNO
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A PROPOSITO DI UNO DEI FERRI 34 del tiro d'esercizi) l' istr~zione dice, che essi debbon~ eseguire alcuni esercizi del tiro delle reclute (n~n meno di tre)! e a tale uopo fissa il numero delle cartucce m 24 per ogm individuo. . A questo riguardo è duopo osservare che 24 ~art~c~e so1:o pure poche. Son'o poche, perchè un soldato per rifarsi 1 occh10 e il polso ha bisogno di sparare molte cartucce,. come fan~.o tutti i tiratori e sono poche per lo scopo che s1 prefigge l istruzion~, pe_;~hè il ri~ultato ri~~ne i1:firmat.o da. quella saggia dispos1z1one a cm ~ccen~a 1 istru~1one circa 11 modo di riconoscere il grado d' 1strm11one acquistato dalla recluta nella scuola di puntamento, là dove dice: « buona regola sa« rebbe quella di far eseguire il tiro a pallottola appen~ dopo « che le reclute abbiano assistito al tiro di qualche riparto « di anziani (notisi che si dic·e " riparto• di anziani ,, e no1: « qualche anziano), sfruttand o cosi il vivo desiderio ne' nuovi « soldati di provare anch'essi ciò che sanno fare c?l loro fu« cile e lo stimolo che essi proverebbero nel volersi mostrare « bravi di fronte ai soldati anziani». . Re quest'intento si vuole veramente ottenere, a noi sembra, che si otterrebbe certamente quando, accordando un maggiore munizionamento ai ~oda ti. a:1-ziani, _q~e::i~i, ripres~,. d?~o un conveniente numero di serv1z1 eseguiti prima dell inizio del tiro delle reclute, l'abitudine al tiro con cartu?ce a pallottola regolamentari, potessero spar!;l.re a turn?, pm.na o d~rante ogni esercizio di tiro cl.elle reclute, alcum colpi per stimolare quelle a sparare bene. · . . , Ne verrebbe anche·che si salderebbe meglio nel cer~ello di ogni recluta il convincimento sicuro della bontà d?l n?stro fucile e quello più gagliardo che per stare alla pan. ~e1 sol: dati anziani della comp agnia egli deve farsi a tutti 1 costi un abilissimo tiratore. N è vale a dire che ciò potrà vedere nelle lezioni del tiro individuale quando sparerà cogl~ anziani, perchè, se non manterremo in esercizio ~nch~ gh anziani, avverrà quel che avviene .adesso, che gli anz1am spareranno peggio delle reclute. . . . Pare quindi necessario che l'assegno per gh anz1an~ del secondo anno dì ferma dovrebbe essere portato almeno a 66 cartucce da spararsi in parte prima e in parte contemporaneamente al tiro delle reclute. E poìchè siamo su quest' argo~ento, c~ si_ano per~nesse _al: cune osservazioni per quanto riguarda 11 tiro degh uomm1 richiamati dal congedo. . Dice la nostra istruzione: « gli uomini in congedo, ?hia« ma ti per la prima volta alle armi, eseguiscono quel numero
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.. di lezioni del tiro delle reclute che è compatibile col tempo ~ di permanenza alle armi». Se, come appare dallo spirito di questa prescrizione, per questi individui si ritiene più conveniente ciò, perchè non ·si stabilisce senz'altro il numero delle lezioni, dal momento che il tempo di permanenza alle armi, salvo casi imprevisti, è fissato dal Ministero? Ora che il sistema di tiro per la nostra fanteria è mutato radicalmente, perchè far eseguire .solò alcune lezioni del tiro delle reclute, e non tutte, e non altresì tutte le lezioni del tiro individuale? . E, viceversa, perchè a quelli richiamati alle armi, p.er un nuovo periodo d'istruzione, si fanno eseguire solamente due lezioni del tiro individuale e nori tutte? Forse che saranno sufficienti due lezioni per chi ha da tempo smesso l'uso e la pratica del nostro fucil e a quel tiro che fa fidanza tutto e solo sull'abilità personale del tiratore? A noi sembra che questi due numeri delle « Generalità,, -'della nostra istruzione dovrebbero essere modificati con disposizioni che permettano di ottenere risultati veramente seri. Nel « tiro individm.Je » (che è la fusione del tiro di classificazione e del tiro individuale di campagna della precedente istruzione) si tende « ad aumentare l'abilità del soldato nel « tiro, ad abituarlo a sparare contro bersagli svariati che ri« producano più o meno esattamente quelli di guerra e ad « addestrarlo ad eseguire il fuoco dalle varie posizioni e nelle < condizioni speciali n elle quali è probabile si trovi nel com~ battimento. Per l'esecuzione· di questo tiro, il soldato ha disponibili 66 cartucce da sparare in 6 lezioni, alle distanze comprese t~a i 200 e i 500 metri dalle varie posizioni in cui può trovarsi nel combattimento, con prevalenza della posizione di a te1·1·a oramai normale pel combattimento della fanteria. Per questi elementi intrinseci, per la speciale natura dei materiali, per la distribuzio.ne delle cartucce nelle singole lezioni noi troviamo che i mezzi qui sarebbero in sufficiente armonia con lo scopo. Solo avvertiamo che per nessuna ragione vorremmo alterato il criterio delle distanze, perchè non sapremmo allora comprendere l'armonia tra il criterio che regola questo tiro e il principio che informa l'istruzione sulla stima delle distanze. Dal momento che in quest' isiJruzione si insiste per staro. pare Qene nella memoria del soldato le distanze tipo di 500 e 100 metri per . averne norma ' fissa e pratica nelfa stima delle distanze inferiori o superiori, a priori si deve mantenere fissa la disposizione che le lezioni d·el tiro individuale
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non siano eseguite a distanze superiori a quella di 500 metri,. perchè il soldato ricordi· per sempre e bene che quando è iso-lato, anche sapendosi abilissimo tiratore, « non deve mai « spingere il tiro al di la dei ·500 metri». Notiamo qui poi pér inciso che essendo il tiro individuale la base per la dassi:ficazione degli individui della compagnia, é per di più che essendo fissato anche un premio per ogni lezione, i soldati, per conseguire il premio e per raggiungere il numero totale di punti per essere-"classi:ficati tir atori scelti, sparano sempre troppo lentamente, ciò che è in aperto contrasto col principio che regola il fuoco unico mirato. Per rimediare a ciò sarebbe bene che l'istruzione, invece .di :fissare in ciascuna leziorfe il numero delle cartucce e la. sciare il tempo illimitato, :fissasse la durata 'del tempo, per esempio un minuto, e lasciasse illimitato il numero delle cartucce da sparare. I tiri collettivi, com'è noto, comprendono quattro lezioni, con un totale di 48 cartucce per ogni soldato, da spararsi in quattro situazioni tàttiche diverse, nelle quali le distanze date dal tipo indicato dall'istruzione variano tra i 400 e i 1200 metri, senza però nulla stabilire di tassativo. · Supposto quindi, per un caso, che le condizioni topografiche del terreno non consentano di eseguire nessuna lezione a distanza inferi ore ai 500 metri e nessuna a distanza superiore ai 1200 metri, le quattro lezioni 's i dovrebbero eseguire a distanze tra i 500 e i 1200 metri. Poste queste condizioni, quando mai sarà possibile abituare il soldato al fuoco di riparto e alla disciplina del fuoco, specialmente alle distanze inferiori ai 500 metri, che sono quelle appunto in cui, nei nostri terreni, occorrerà di più eseguire il fuoco e mantenere la disciplina del fuoco? · Se le modalità di esecuzione dellè attuali, quattro lezioni dei tiri collettivi, una ad una considerate, pare possàno ser-vire lJer fornire un qualche critC'rie> a chi deve di!·igere tiri simili, tutte insieme sono, a nostro parere, assai insufficienti per addestrare veramente i riparti, perchè troppo ristretto è il campo applicativo. A. ciò aggiungasi che la prima lezione, la quale ha tutto l'aspetto di volere svolgere un'istruzione di riparto in una situazione razionale. di guerra, viene a mancare conipletamente al suo scopo pratico, giacchè la nota (1) a pie' di pagina impone, squadra per squadra, di sospendere il tiro per raccogl iere i dati onde premiare gli individui di ciascun gruppo o squadra, i quali hanno soddisfatto a tutte le prescrizioni stabilite dall'istruzicne.
37 Non sarebbe assai più logico di aumentare il numero di ·queste lezioni e di portarle, per esempio, a otto o dieci destin~~done sei al tiro. ~i _riparto ne.Ile c_on~izioni di bers~gli sim 1h a quelle delle pm 1mportan t1 lez10m del tiro individuale e destinare le rimanenti a situazioni analoghe o simili ~ quelle delle attuali lezioni dei tiri collettivi alle distanze superiori ai 600 metri ? Sappiamo che quest'argomento è o-ià stato sfruttato da altri più co:11-petenti di noi. Il soldat/'infatti, dicono questi, _qu~ndo ha imparato a ~~r fuoco 1:ella squadra e nel plotone ha-imparato t utto, perc10 la vera istruzione sua cessa col tiro del ploto1;1e. Il tiro della compagnia :qon può e non deve avere :i;iessuna importanza per lui, e se un interessamento il soldat? può aver~ per il tiro di compagnia, si è solo inquanto egli fa :pa,rte d1 qu~l_l'uni_tà, e vi è uno spirito di compagnia,. come v1 e uno spirito d1 corpo. Se poi come sembra dimost:ato, p~chi eser~iz'i di tiro collettivo bastano p~r vincere in lm quell apprens~one eh~ potrebbe pro<mrargli lo sparare a pallot_tol~ fr~ a.ltn soldati, anche se si aumentassero di molto le _lez10m d1 tuo collettivo, non lo si abituerebbe alla discip.lma del fuoc_o, quando questa non fosse il frutto delle cont~nue cure dei gra_d?ati ~ degli ufficiali in tutti gli esercizi d~ punta11:ento e d1 tiro simulato. Qui osserviamo che prima d1 tutto _b1sogn~ ~ccordare ai graduati e agli ufficiali i mezzi nece.ssan per d~rigere e condurre bene il fuoco di riparto _ specialmente a1 quadri di complemento e delle milizie· secondari,a:men~e o:iserviamo ancora che la disc,ipliua 'clel fuoco, se s1 r~?~ca c?n le cure continue negli esercizi di pun- · t~mento e d1 tiro simulato, a priQri si dovrebbe radicare di :più _con ~li ~se:c~~i. di tiro vero, cioè con pallottole di guerra 1~ situaz10m s1m1h .a quelle della guerra vera; infine osserv1a11;10 che sebbene 11 'nostro regolamento d'esercizi dica che « gh u:83-ci~li e i graduat~ non devono mai tollerare, neppure ~ nel tiro s1m.u lato1 che s1 trascuri di dirigere la linea di mira « ~l ?ersa~lio_ di mettere i,n pratica tutte le regole di tii:o », n_o1 s~a~o 1~t1mamente persuasi che non sarà mai nelle ~sèrc:taz10n1 d1 combattimento, le quali sono il solo simulacro di gue:r~ vera che abbi~mo noi in tempo di pace oltre ai tiri colleL~iv1, che si otterrà ciò. Per quanto l'uso cartucca da salve .m queste esercitazioni sia utilissimo, nessuno di quelli che ~anno preso parte per una trentina d'anni e più con~~c~tn?, potrà mai affermare scientemente che tutti gli in. iv~dm c~e ha guidato al fuoco, e che hanno sparato sotto ai suoi occhi con quelle cartucce, abbiano effettivamente mirato e fatto scrupolosamente ciò che era stato predicato con
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38 tanta insistenza migliaia di volte. Ma; a parte ciò, mettiamoci davanti per un momento il quadro di un combattimentoodierno, anche solo simulato, e esaminiamo la condizione di ' un soldato in mezzo ad altri soldati. Che cosa dovrebbe av-venire? Dato il comanà.o di fuoco contro il tale bersaglio, alla distanza indicata, il soldato deve fare da sè. Egli è isolato, lontano dall'ufficiale, il quale sarà al coperto dal fuoco n emico e intento ad osservare i movimenti del nemico; non è-· invigil_ato n eanche dal proprio capo squadra il quale sarà probabilmente entrato pur esso nella linea di comEattimento ; non è molestato dal t iro del supposto nemico di fronte perch èinnocuo. Più o meno distante anche dai compagni, intenti nel far fuoco, egli dovrebbe qui fare tutto ciò che effettivamente farebbe in guerra vera per poco che tenesse conto delle · raccomandazioni. Tutto sembra dovergli rammentare l'ambiente della guerra vera, ma mancano, pur troppo, alcuni elementi per ricordarglielo: le perdite, l'azione deg1i elementi psichici, lo sgomento della morte, ecc. _ Da ciò la tendenza na,turale, per la sicur ezza assoluta del suo essere, a lasciarsi trasportare, dall'eccitamento del fra-stuono, a far fuoco per far rumore, perchè il rumore i~ebria-, dà il sentimento della lotta. Il non puntare che assai sommariamente, lo spÒ1:gersi troppo per vedere, il trascurare di mettere bene l'alzo a posto, lo scattare in fretta e in furia, il raccogliere i bossoli sparati per paura che gli vengano addebitati, il :fingere di sparare e non spar are per non sporcare il fucile, ecc. sono tutte cose che conseguono çlalla guerra :finta. E, invece, che cosa abbiamo bisogno dì ottenere noi, in ordine al contegno del soldato, n,elle esercitazioni collettive? Oltre che si sviluppi nel soldato il sentimento della più rigorosa osservanza delle r egole del tiro, della più rigorosa d isciplina del fuoco, noi dobbiamo ottenere di fargli acquistare quel senso naturale di prontezza nel cercare e trovare subito l'obiettivo e nello abbatterlo prontamente coll'intensa, vivace, rapida azione efficace del suo fuoco; dobbiamo sviluppare in lui l'istinto dell'osservazione porchè egli possa, da sè, r apidamente determinare, e con r etto criterio, se debba proprio sparare quando l'ordine di far fuoco è stato dato a tutto' il suo riparto, oppure se debba appunto non sparare,. an0he se l'ordine è stato dato allorchè egli invece non abbia un bersaglio conveniente in vista, oppure se possa, com'è più razionale, anche dirigere altrove il fuoco, o diversamente starsene appiattato aspettando, calmo e tranquillo, il momento opportuno, oppure anche spostarsi in punto più conveniente per fare buon uso della propria arma. A PROPOSITO DI UNO DEI FERRI
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Ora, senza togliere alcun valore alle attuali eser citazioni di tiro simulato e di combattimento, che riconosciamo come un gagliardo complemento dell'istruzione del nostro soldato, tutto ciò noi con vantaggio certamente otteri;emo se potremo immedesimare di più i nostri_quadri ed anche i nostri _soldati nell'ambiente vero degli effetti del t iro', cioè con i tiri collettivi con cartucce a pallottola regolamentare, i ·quali ci diano dei risultati r eali, palpabili, stampati an che su bersagli di carta, ma i quali ci permettano di fare degli studi più positivi che non quelli fondati su dati ipotetici. Per questo noi riteniamo per ferino che, malgrado tutti gli argomenti contrari, non saranno mai sciupate ·quelle cartucce a pallottola che l'istruzione sul tiro accorderà in larga misum per i nostri futuri tiri collettivi. L'alterno impiego, allora, delle esercitazioni di combattimento con cartucce a salve, nel quale certamente prevarrà il pdncipio della manovra:, con gli esercizi di tiro collettivo con cartucce vere a _pallottola, nel quale prevarrà il principio dell'impiego del fuoco, e l 'armonico indirizzo di queste due essenziali istruzioni di tutti, nell'ambiente del combattimento, serviranno a darci i mezzi, con la valida educazione degli _ spiriti, a preparare ben·e ufficiali, graduati e soldati agli atti del combattimento. Chiuderemo l'argomento dei tiri collettivi con un'ultima osservazione. La nostra istruzione sul tiro dice che « l'alta di« rezione degli esercizi di 'tj_ro collettivo spetta al coman« dante del corpo ». Senza togli.ere al comandante del corpo la responsabilità deJl'alta direzione sul tiro, specialmente -per quanto riguarda gli ufficiali e i graduati, si osserva che qui è stata conservata una disposizions che non è più in perfetta armonia col regolamento di esercizi. I nostri esercizi di . tiro collettivo, non andando più in là del caso di una compagnia della forza di guerra, importerebbero di natura che quest'alta direzione fosse totalmente affidata al comandante del battaglione, giacchè normalmente, nel combattimento, l'ordine di aprire il fuoco spetta in oggi ai comandanti di battaglione di 1• linea. È perciò questa una disposizione che dovrebbe essere modificata, senza togliere per n ulla al comandante di corpo la facoltà di indirizzare questo come qualsiasi altro ramo dell'istruzione. Ed ora ci si consenta di dire alcuna cosa intorno all'a1·monia che deve esserci tra le norme che governano l' istruzione sul tiro e quelle che sono contenu te nel regolamento d'esercizi.
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DEL NOSTRO MESTIERE
.A PROPOSITO DI UNO DEI FERRI
~, ad arma bianca potesse avvenire di pieno giorno, fra uomini provvisti di armi perfezionate. Ciò prova la grande ten« denza degh esseri umani a ricadere .n ei sistemi primitivi, « quando sonÒ sotto l'influenza di un intenso sforzo e di una « pressione violenta ». Significa questo che anche colle armi moderne vi è ùn punto di tensione al di là del quale nessuna regola vale a -contenere gli animi eccitati. « Potrebbe accadere altrettanto ai nostri soldati soggiunge l'acuto scrittore - « in circostanze simili ; ma posso « assicurare che ciò non accadrebbe ai Boeri. Nè Russi, nè « Giapponesi possono reggere al confronto di uu boero, per « l'istintiva, terribile felina prontezza, con cui sa impiegare « il fucile a brevissima distanza ». (1) · Quest'osservazione, che è sgorgata spontanea alla mente del generaìe Hamilton dopo ìo spettac'olo dell'attacco dei Giapponesi s.lla collina alta nel luglio 1904, si può estendere a moltissimi altri episodi di quella campagna in quella e in altre delle armate giapponesi. O b isogna adunque essere dei Boeri, o bisogna subire le conseguenze naturali di una condizione d.i cose che sono inerenti al diverso modo di comportarsi dei nostri organismi. rrfuttavia, poichè come risultato -sintetico di ciò, è e~erso chiaramente che l'enorme sacrificio di vite che è costato , ognuno di questi atti di temeraria audacia, non 'è valso a giustificare il sistema, la fredda ragìone ha richiamato tutti all'esame sereno della questione ~ e ricorrendo al pensiero a quei casi - che non furono pochi -- ne' quali la sola razionale utilizzazione degli effetti del fuo co ha valso egualmente a risolvere le azioni, si è concordemente rimesso in piena luce il principio che solo gli effetti intensi del fuoco sono elemento gagliardo di gagliarda soluzione delle azioni. Che se poi lo spirito che animerà le truppe nella lotta permetterà di fare quanto hanno fatto i Giapponesi, non si potrà per questo dare torto completamente al loro sistema, perchè non tutti possono avere la calma del vecchio boer0 che ammoniva il giovane nipote che gli era accanto « di non affrettarsi e di c,mtinuare a puntare accu<< ratamente, poichè sebbene gli Inglesi siano soltanto a 400 « passi e avanzino abbastanza arçlitamente, nessuno di essi potrà « giunge1·e a te, qualora tu ne atterri uno ogni tre colpi, i;ome « fo~ti esercitato a fare con g.U sPRINGBOOHKs ». (2)
*** ' Il nostro recrolamento d'esercizi è un inno glorioso all'ef0 ficacia del tiro della' fanteria; tutto in esso tende a stampare bene nella mente degli ufficiali che è solo portando tutto in linea al momento opportuno che si ottiene-quella superiorità di fuoco che permette di suggellare coll'urto la vitto~ia. Tu~t~ è stato semplificato per raggiungere questo scopo; i compiti e le responsabilità dei singoli. comandanti sono stati ben d~fì.niti; l'azione dei. soldati nei singoE riparti ben!3 determ1nata: utilizzazione degli ostacoli del terreno, rafforzamento delle pmiizioni, modalità dell'avanzata a second~ ~elle varie circostanze ' azione dei rincalzi e delle truppe di riserva o .a . disposizione, norme per sottrarsi p,lle .perdite del fuo:o .d'ar~ tiglieria e della fucileria dell'avversa~io; c~n~otta dei npartl isolati ecc. Il nostro regolamento d esercizi ha pertanto, a · nostro' avviso risoluta la questione dell'impiego dei riparti nel campo d/ battaglia perfetta~ente in armo:1ia. colle e~icrenze dei combattimenti moderm. Spetta ·a noi di armomz, :~re .i principi dell' istruzione sul tiro con quelli del regolamento d' esercizi , e spetta tanto più a noi di raggiungere quest'armonia idquant?chè i.l regola~ento d'e~erci,zi è. pi~ innovatore ancora dell'istruzione sul tiro. Non st puo qumdi, nè si deve, svolgere alcuna delle istruzioni sulle armi e sul t iro senza ispi/arsi ai principi e ai criteri che informano la nostra istruzione sul tiro. Questo bisogna tenere sempre presente altrimenti si sfrutteranno invano le energie dei nostri ' e si sperderà per via il principio animator~ d 'ogm. soldati azione tattica che è il raggiungimento della ·massima efficacia del fuoco. .I Ora a volere essere giusti, questo concetto di raggiungere s~mpre la massima efficacia del· fuoco così chiaramente posto innanzi ora non solo dal nostro regolamento, ma da tutti i regolamenti esteri ed anche dal nuovo regolamento dell'esercito giapponese, non pare sia la diretta conseguen.za degli avvenimenti dell'ultima guerra russo-giapponese, mquantochè i fatti ci banno ampiamente con~ermat~ c~e ben~ spesso l'assalto all'arma bianca ha primeggiato sm nsultat1 invanamente tentati e sperati col grande impiego del fuoco d'artiglieria e di fucileria. Lo stesso generale Hamilton dell'esercito inglese, che ha seguito tutte le operazioni dell'armata di Kuroki dal passaggio del Yalù insino a Liao-yang, c~lpito da questo fenomeno, tristamenté osserva: «-La guerr~ « reca molte sorprese, ma confesso che non mi aspettavo mai q, che, in una battaglia moderna, una lotta così prolungata
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(1) HAilHLTON - Impr'essi oni sitlla guerra ritsso- giapponese, voi. II, pag. 276, t ra duzione citata. (2) HAMILTON. - Op. cit., vol. I, pag. 13 4.
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L'insistenza dei vari regolamenti nel raccoma:1-dare ~l tiro mirato e nel dimostrare l'efficacia del fuoco mirat~, e certamente derivata da tutto ciè che di pratic? è s~a~un~o dall~ d:ue ultime guerre; !lta ~· noi, a seconda q.e1 n;rv1 dei. nostri soldati a battere più una strada che non un altra; .1 regolamen~i non fanno che metterci bene in ~uar_dia.' ~er questo dicevamo che occ.o rre armonizzare bene i ~rmc1~1. . I regolamenti pres.i astrattamente e considera.ti separatamente, uno ad uno, non danno che delle norme basate s'.11l'esperienza e sul crit,erio. Ma se queste saranno sol~ seguite materialmente, potranno concorrere a formare bens1_ t;n soldato ma non il soldato cosciente che occorre ogg1d1; potran~o benissimo darci un tiratore, ma non il buon tiratore · del campo di battaglia. Perciò e;si :anno razio_nalmente stu- · diati interpretati e ,adattati. A misura che s1 fa un yasso a vanti in un ordine di istruzione, bisogna farne uno m un , altro ordine d' istruzione. Tutto ciò che si vuole fare deve essere costantemente ispirato al principio di fare del nostro soldato l'uomo dal cuore virile. « Op.i ha fiducia .nel proprio « _colpo, scriveva il generale Cosenz, chi è._convinto ~ssere « più probabile che egli atterri_il ne~ico d1 qu_el che 11 n~« mico atterri lui, è più impavido, s1 avanza n sol_µto, ha 11 « cuore più fermo. L'esito dell'ur6o è effetto sopratutto dell~ « virilità del cuore ». È appunto questa virilità del cuore che noi do~biam~ far acquis.tare al nostro soldato, portandol~ a convmcers1 che nelle sue mani quel fucile, che ora impugna ancora tro;po nervosament~, sarà uno ·str;im~nto terri?il~, _se saprà servirsene con calma serena e con cosciente raz1omn19.
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Se la fusione degli scopi indicati dai nostri rego~ament~, è assai difficile a raggiungersi nei primi m~m~nt_r dell' istruzione del giovane soldato, perchè la distmz10ne nei mezzi è più accentuata e meno unilate_r,ale, ~iventerà_ prn intima, più armonica, più perfetta e prn solida a misura che si procederà avanti, talchè essa dovrebbe essere completa, sicura, valida, gagliarda, allorchè il_ gi'ov~ne sol~ato sarà condotto e diretto dai propri gradùa,,ti e dai propri uf:ficiali nel vero ambiente dell'impiego del fuoco, del quale potrà avere pur una visione abbastanza _chi~ra _da~ compiuti esercizi dei tiri collettivi e delle eserc1taz1om di combattimento, se saranno bene organizzati e sufficienti quelli, bene impostate e bene dirette queste. . . . . . . Ora, se negli scopi parziali delle vane 1sj;ruz1om noi Cl studieremo di fare prima del soldato· un b.u on pirntatore e
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poi un buon tiratore, considerato come uomo munito di un fucile a tiro rapido, a . misura che gradatamente lo porteremo a familiarizzarsi coll'ambiente della guerra, noi procureremo di farne .u n acuto e perspicace osservatore e un buon tiratore di guerra, calmo, disciplinato, virile. Quanto più i metodi di insegnamento e di addestramento tendono a fare assegnamento sulle qualità personali del soldl:l.to, tanto più nei sistemi istruttivi ed educativi bisogna. coordinare la parte formale alla parte spirituale. E a mi.. sura che inoltrandosi nell'istruzione si rinuncia volonta- · riamente, a poco a . poco, ai mezzi formali per ottenere la disciplina del fuoco, bisogna far emergere le qualità intrinseche del soldato, ossia le sue qualità tecniche e morali. Anche ],'atto stesso del cessare subito il fuoco dovrebbe diventare un atto spontaneo del soldato, dipendente dalla cosciente sua persuasione che qualunque colpo sparato senza speranza di un risultato sicuro e giustificato è un'infrazione al buon senso dell'ottimo tiratore di guerra. Esso dovrebbe perciò, coll'educazione, div.e ntar e spontaneo, non ordinato. Il tiratore calmo e cosciente dovrebbe ciò comprendere da sè. Così. pure deve poco a poco arrivare a comprendere 1 ch_e 1:or~ine di aprire il fu,oco deve essergli dato, perchè solo chi dirige e governa il fuo co sa quando è conveniente, . utile di aprirlo. · . , Tutto ciò, che sembra assai puerile e tanto facile, richiede in vece molta cura e più che altro una fede fortissima e un intelletto acuto. La ~ormazione , del vtiro gagliar~o soldato implica un . proced1IDento graduale d'educazione e d'istruzione proporzionato all'indole di ciascun individuo, implica un sistema. Formarsi questo sistema e perseguirlo con costanza, fino ad esaurirlo completamente, è compito degli istruttori e degli educatori del soldato. ' · Per solito, ~a noi, quando si svolge l'istruzione sul tiro, non si pensa che al tiro, e quando si svolge l'istruzionetattica non si pensa che alla m anovra. Un tale sistema, oltrechè erroneo, è anche pernicioso. . Il desid.e rio di manovrare fa bene spesso dimenticare lo scopo del combattimento, che è. quello di impiegare bene la forza e l'efficacia del fuoco che deriva dal suo impiego; quel che e più, fa bene spesso dimenticar.e le buone regole· che i nostri ottimi regolamenti danno intorno ai metodi e ai mezzi per raggiungere-quello scopo. · Quasi sempre noi diamo al terreno un valore non in per-' fetta relazione collo scopo gell'azione che si deve svolgere
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44 in base all'ordine ricevuto; il quale è quello invece che ci indica la volontà del comandante. Spesso, per falsi apprez:zanienti sul valore del terreno, preso troppo in senso assoluto impieghiamo forme di combattere non in relazione .al ,ne~ico e il fuoco riesce ine:fficacè. Ciò non deve però essere per l'avvenir~, per poco ch_e un? si im~edesim~ con lo spirito dei nostri regolamenti e h applichi con d1scernim~nto e con opportuna iniziativa. Cosicchè, se è lecito talvolta astrarre nel campo delle idee, anche in fatto di istruzion'e del soldato queste in pratica, non dovrebbero ' ' .. mai scostarsi dai sani principi che i nostri regolamenti c1 danno, se non in quanto abbiano bisogno di una qualch~ ,critica serena nello intento di far, bene sempre quanto s1 deve fare. A raggiungere tale intento assai giovano _anche _gli stu_d~ .comparativi fra i vari regolamenti ana~o~h1 degli ~serc1t1 stranieri, poichè essi ci danno 1~ spinto · pre~omm~nte. Questo studio malauguratamente s1 fa da pochi ed e un male poichè gli studi comparatiyi giovano a stabilire be~e il v~ro lato pratico delle questioni e ,a formare il sano criterio militare. Così, per citare un esempio, assai caratteristico è pres~n: temente il confronto fra il nuovo regolamento d'eserc1z1 giapponese, il regolamento tedesco ~ il nostro circa la. scelta dell'obiettivo nella condotta del fuoco della fanteria · nel combattimento . Mentre il regolamento giapponese (1) ammaestra che è opportuno di non lasciare spazi battuti tra ·un riparto e i riparti contigui, poichè è di capitale importànza che nessuna partJ della linea , nemica sfugga~ all'azione del fuoco; mentre il regolamento tedesco raccomanda -che è specialmente importante la ripartizione del fuo co su tutta la fronte dell'avversario da battere, il nostro .regol amento consiglia di « conc'entrare tutta l'azione nel tratto « più importante del bersaglio da battere », poichè « è un « errore il disperdere il pr.oprio fuoco contro un esteso ber<< saglio o contro più bersagli ad un tempo». çlhi ha ragione? Se è vero che tanto maggiore è l'effica.cia del fuoco quanto più le perdite risultano concentràte nel tempo e nello spazio, la ragione sarebbe dalla nostra parte. Ma n~n può darsi che ili vece l'esperienza dell'ultima guerra abbia detiato tali norme ai Giapponesi? Se si considera la questione <lal punto di vista teorico, nessuno può mettere in dubbio
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A PROPOSÌTO DI UNO DEI FERRI
(1) Studio litografato degli ufficiali allievi della spuola di guerra 10 corso - 1908 ,
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che non convenga battere prima il bersaglio prn minac-· cioso che non. quello che lo è di meno; ma se la si ,considera dal punto di vista pratico, come avviene in guerra. vera, chi può affermare con certezza che là dove una truppa concentra il proprio fuoco, sia proprio il tratto più pericoloso della linea nemica? Assai anche gioverebbe al raggiungimento dello ' intentodi farsi un criterio veramente pratico, lo studio diretto degli eserciti esteri, ma ciò non essendo possibile, occorre limitarsi allo studio diligente dei sistemi. Il principe Federico Carlo di Prussia, come risultato dei · suoi lunghi e pazienti studi militari, aveva. acquistato il fermissimo convincimento che le sconfitte derivano per grandissima parte dalla scarsa conoscenza e dall'erroneo apprezzamento delle condizioni dell'esercito avversario, e po~chè fra gli avversari più probabili, prima della campagna del 1870-71, vi era appimto l'esercito francese, egli si diede a tutt'uomo a studiarlo nella sua storia e nelle sue condizioni del momento. Similmente ha fatto il Giappone rispetto all'esercito russo per prepararsi alla guerra ultimamente combattutasi nell'estremo Oriente. Similmente dobbiamo fare noi rispetto ai nos~ri probabili avversari . E poichè ogni studio si lega agli intenti dell'individuo · che lo fa, così noi dobbiamo studiare i métodi di combattere dell'avversario per sapersi regolare nella utilizzazione dei nostri mezzi e dei nostri metodi. , . Si dtce che nessun - popolo europeo potrà uguagliare il boero nelle sue qualità intrinseche di combattività come lo si è visto nella recente guerr11 del Sud-Africa; così pure si . dice che non potremo mai avere dei soldati quali i piccoli soldati · dell'eserctto del Mikado. Questo è vero se si riguarq.a la cosa soggettivamente, non certo se la si riguarda obiettivamentè, perchè basterebbe modificare lo spirito militare delle nostre masse e adottare istituzioni corrispondenti agli scopi, per ottenere cose simili a quelle ottenute dai Boeri e dai Giapponesi. Si continuano a citare le meravigliose imprese degli uni e degli a:ltri, come se bastasse l'imitazione per ottenere la sostanza. Sono gli individui, sono le istituzioni, è l'ambiente che bisognerebbe cambiare, giacchè questi sono gli elementi essenziali di ogni fenomeno storico. Oggidì' occorre una profonda ri'\'oluzione nei sistemi educativi ·delle masse popolari, portata nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni, che questi due enti riguardano direttamente, colla ingerenza dello Stato, m quanto lo Stato,"
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come nell'epoca ròmana, deve esercitare la sua azione per ottenere l'accordo delle menti e delle volontà in un interessè comune, e per spi'ngere tutti .all'idea di una comprensività semprè più profonda e gagliarda dello spirito nazionale. Si dice anche che l'esercito è la scuola della nazione. Noi non neghiamo che l'esercito non faccia ogni suo sforzo per· raggiungere tale scopo; ma sarebbe vera follia il credere che esso sia, da solo, capace di esercitare questa funzione così profondamente, da erigersi a maestro della vita nazionale. -Troppo ristretta ancora è la stJa azione rispetto alle masse, in 01:dine al tempo, quant1rnque -in ordine allo spazio parrebbe es:sere. vastissima. E nel t~mpo solo appunto tro- · ' vano loro valore le buone istituzioni. A misura che diminuisce, :pel tempo, l'azione educa:tiva dell'esercito, bisogp.a subentri quella educativa dello Stato. É vero, si dice, che ll:l masse popolari· progrediscono piti rapidamente nell'ambiente sociale odierno; ma non è detto chè progrediscano in eguale misura nella costituzione di quella virilità dei cuori che è tanto necessaria nelle ggerre odierne. ' · Se bastasse' la sola influenza degli esempi altrui, non sarebbe il caso di spendere molte parole per scr/verne; tanto meno sarebbe il caso di invocare l'azione diretta dello _Stato. Basterebbero le istituzioni private, perchè .con buo_n i senti.menti si fanno sempre cose buone. Ma pur troppo gli esempi della storia sono non sempre tenuti presenti e il tornaconto personale si fa viva strada fra le masse; perciò bisogna provvedere. E poichè è questo il ritornello comune per parecchie delle nostre istituzioni, cominciamo a non perdere tempo in vane considerazioni e non eleviamo ostacoli specialmente per quella tra queste istituzioni che ci deve preparare alle future battaglie. Bisogna vincere, e per vincere ci vogliono mezzi adatti e gagliardi. ., Prepariamo adunque questi mezzi, e prepariamoci intanto a maneggiare bene i ferri del nostro mestiere con quello spirito di cooperazione e con quell'alto sentimento di patria che solo sono fonti di veri successi.
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BREVI CONSIDERAZIONI SUI COMBATTIMENTI NOTTURNI
Torino, 1~08.
o.
ZAVAT;.rARI
colonnello 3• a,lpini.
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Negli ultimi anni nel campo dell'arte militare si è maT1ifestata una corrente favorevole agli attacchi notturni, accresciutasi specialmente dopo la guerra russo-giapponese, e gli aut<:rri più insigni non si peritano a dichiarare, che tali .azioni saranno sempre più frequentemente impiegate nelle guerre future. La ragione di ciò devesi ricercare nella straordinaria potenza distruttiva delle armi da fuoco moderne. Blucher, in principio del secolo scorso spiegava l'avver. -sione sua ai ,combattimenti notturni, dicendo : che li temeva più dei pr.oiettili nemici. Dragomiro:ff dice ora, che abituare le truppe alle operazioni di notte è una necessità, che diverrà sempre maggiore e più imperiosa a misura che le I armi si perfezioneranno. In poco più di sessanta anni le armi hanno aumentato di tanto la loro efficacia, il loro raggio d'azione, che ogni mezzo dri. schermo, non d'impedimento al fuoco, ha assunto un'importanza eccezionale, ed i tattici si domandano con ragione -se per avventura lo spirito offensivo delle truppe non sia per scapit~rne e lasciarsi in buona 'parte sostituire dallo spirito di ·con~ervazi,one personale; e l'esperienza delle più recenti campagne di guerra non valse · a risolvere ancora , intieramente il problema. _ Se da una parte risultò evidente, che l'offensiva energica, Tisoluta ha quasi sempre ragione della difesa passiva, dall'altra si dimostrò pure, che l'attacco contro un nemico· dotato di un buon armamento ed in grado di esplicarne tutta la sua potenza, non può compiersi che a prezzo di sacrifizi -enormi, tali da compromettere seriamente il successo. Il tratto di terreno, che l'attaccante è obbligato a superare per portarsi dalla distanza di spiegamento a quella in cui si co~pie l'atto risolutivo, è battuto, coperto da una grandine di proiettili. È un terreno, in cui la difesa può spez, zare col suo fuoco l'energia dell'attaccante, logorare moralmente e materialmente le sue forze e renderlo così incapace dell'ultimo sforzo. Un colonnello russo, a proposito del combattimento di Gorbi-Dnbniak n'ella guerra russo-turca del 18'77-78, scrive:
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BREVI CONSIDERAZIONI
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a 3000 passi dal nemico le nostre truppe cominciarpno sabire perdite, a 2000 e_rano già sensibili, alla piccole distanze la massa di piombo, che cadeva in alcuni punti, era taler che solo un testimonio oculare può farsene un'idea: Avanzando in' questa zona per effetto degli uomini caduti e l'esaurimento delle forze fisiche, causato da una marcia necessariamente lenta e penosissima, le truppe erano, costrette a. fermarsi prima di giungere all'obbiettivo. In questa specie di crisi iutieri reparti si arrestavano gli uni a 1000 gli altri a 40 passi . dal nemico e gli uomini sfiniti incoscienti si gettavano a terra dove si trovavano, spesso in terreno scoperto, mentre li presso eranvi eccéllenti ripari. · Conviene notare che se i Turchi nel 1877 aveano un ottimo fucile e la ~arabina a ripetizione Winchester, nè l'uno nè l'altra sono paragonabili negli effetti . distruttori alle armi moderne con polvere senza fnmci. · La grande potenza delle armi nuove, la convenienza di trarre da esse tutto il profitto possibile, la facoltà di poter Rottrarre la linea di fuoco quasi completamente alla vìsta del nemico determinenmno sempre p iù un grande sviluppo della fortificazione campale, per cui si otterrà la localizzazione sempre più accentuata dei combattimenti, come se ne ebbero numerosi ·esempi nella guerra russo-giapponese. Parrebbe quindi che l'attacco, già irto di difficol~à, dovesse riuscire pressochè impossibile nelle guerre future. lfortunatamente la storia della tattica è a dimostrarci, che ad ogni perfezionamento delle armi da fuoco corrispose sempreun perfezionamento nei procedimenti de1l'offensiva, e che mai l'azione di questa potè esser.e stabilmente menomata dai progr,e13si delle armi, che hanno finito sempre per cedere dinnanzi ai_nuovi mezzi dell'attacco. · ·È appunto nel pensare-ai nuovi mezzi, che_l'attacco deve applicare· per raggiungere il suo intento, per conservare alla sua azione l'energia, la forza necèssaria al successo, che i tattici hanno preso in esame un modo di combattere, che sia o sembri più in rapporto ·colla tattica h10dema. , Noi non abbiamo la pretésa, dice uno scrittore militare, chè l'attacco notturno sia il solo mezzo razionale d'attacco, ma è almeno un mezzo applicabile a certe situazioni, che si pre-senteranno assai di frequente nelle guerre future. Esaminare la na:tura dell'attacco notturno, studiarne lo , sviluppo probabile è lo scopo di queste brevi considerazioni .. Non è mia intenzione addentrarmi nella discussione dei particolari, nelle prescriziÒni d'ordine necessarie ed utili peL suo svolgimento. I fattori, che concorrono all'azione not•-
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turna sono molti e di loro natura variabilissimi. Ciascun~ operazione ha perciò un modo particolare d'essere che lo differenzia da ogni altra e non permette di stabili~e delle, forme tipo. Io mi limiterò ad esaminare i caratteri o-enerali dirò qua~i _fond~m~ntali dell'attacco notturno e poi;hè gli e~empi storici cost1tmscono le prove più solide dell'arte della guerra ricorrerò ad essi con quella frequenza, ch e la natura del · presente lavoro mi consente.
D~bbo anz_itutto dichiarare, che intep_do solo trattare de~h attac_chi_ no!turni eseguiti da reparti di truppe regolari, capaci d1 sviluppare tutte le fasi di' un combatt imento norma~e. ~ on con testo i vantaggi, che si possono trarre da operaz10m notturne eseguite da picéoli partiti ma esse fanno p~rte della_così detta guerra di partigiani, eh~ non m i è dato di abbracciare in questo mio breve studio. La sto:'~a militare ci dimostra che in tutti i tempi, dalle epoch~ ~IU remote, furono . ,usati Ì combattimenti di notte. Dal bib!100 J coi:utiattimento di Gedeone ai nostri giorni la loro _se_ne. si ~viluppa or più or meno ricca a seconda dellecondiz10m dei belligeranti, d~l loro-campo d'azione del loro armamento. ' Il combattimento notturno è quindi antico e direi quasi ch_e _è una delle pri1?e forme della lotta, perchè ha la sua ongiue e ~a sua ragione d'essere nella legge naturale, che regola ogm lavor~ e che nel nostro caso sì può riassumere: battere l,avversano e batterlo col minimo dispendio di forze .. . Per le mutate condizioni delle armi l'attacco notturno si è mformato a criteri alquanto diversi da qùelli del passato e• se non sara· nuova l' assenza) nuove saranno le sue relazioni ' colle operazioni, di cui è parte. Nei tempi a Iioi lontani l'attacco notturno fu generalmente applicato come fine a se stessoe _rar~mente costituiva un avviamento ad operazioni di maggior importanza. La. storia ci convince di ciò. In tutta la campagna franco· 'ussiana del 1870-71 le sole battaglie di N oisseville e Le ans offrono esempi di operazioni notturne che hrunno st "...ett~ lega me . co11' operaz10ne · ·a·mrna, che segue' immediatàmente. Ma sono attacchi dovuti più alle condizioni del momento , che all' app 1·icaz10ne · d'i un sistema . . rag10nato e com1 p eto. ~ ella guerra russo-turca si ebbero esempi di attacchi notturm con ch1'a r o conce tt . , c h e s1. voleva ottenere. · o d'1 c10 4-
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Verso la metà di settembre i877 (durante la guerra russoturca 1877-78) Suley:inan pascià risol"."ette un nuov? s~orzo trapare ai Russi il monte San Nwolas loro prm0rpale per s . ·1 f t , appoggio al pass9 di Schi?ka. Riassumo 1 . a to, co~e . e narrato dal capitano Hozier nella sua stona della guerra russo-turca. ·· · · ffi Dopo aver battuto per sei giorni con fuoco. assai e . cace di mortai le opere russe, il comandan~e tu~co ritenne ,gmnto il momento di tentare l'attacco, e s1 decise per un operazione notturna . . La difficoltà da superare anch~. dopo i~. bomb_ar~amento erano assai gravi poichè la. pos1z10ne, gia fort1ss~ma per natura, era stata' trasformata dai Russi in una c1ttadeUa irta di batterie e di trincee. . . . . . Suleyma~ adottò le seguenti d1spos1~10.m =. un corpo d1 3500 volontari formanti avanguardia, d1v1so m tre colonne dovea sorprendere gli avamposti nemici e dar la scalata a monte S. Nicolas da tre lati contemporaneamente. T?stochè questo corpo fosse giunto al_la sommità del ~on_te 11 resi.o dell'armata, divisa pur essa m tre colonne d1 sei battaglioni ciascuna dovea portarsi ayanti ed attaccare .co~ movimento aggirante e concentrico. Quattro battaghom formavano una riserva generale. . . Nella notte dal 16 al 17 settembre alle 11 d1 sera 11 corpo dei volontari mosse dall'accampamen~o: · Alle 3,30 del mattino giungeva d1 fronte ai trinceramenti russi. . . La 1• colonna fu scorta appena toccato 11 piede del.la ~outagna e dovette subire un fuoco micidiale, ma cont~nuo , ad avanzare e respinti i Russi potè giungere sull a 01ma del monte. ·ffi T · La 2a colonna, percorrendo un terreno d~ c~ 1ss1mo-e p~rciò meno guardato, potè giungere all'obbiettivo senza m.contrare grande resistenza. · , La 3a colonna entrava in azione una mezz'ora dopo.~ malgrado tre energici assalti dei Russi potè mantenersi 1~ posizione. · ·t · 1 · Al levar del sole i volontari erano co,sì rmsc1 .1 comp etamente nel loro int~nto; occorreva pero ad assicurar~ la vittoria, che le tre colom;ie del grosso avanzassero rapidamente ma disgraziatamente ·ciò non avvenne. Delle tre colonne '1e prime due giunsero tardi ed 1:na d?po l'altra poterono essere battute dai primi successi russi, la t~rz.a no1: si mos<Je affatto ed i volontari rimasti abba1:d~nati dmanzi a forze immensamente superiori dovettero ripiegare.
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Nella guerra anglo-boera si ebbero anche esempi di at. tacchi notturni, ma con criteri così errati e con risultati .così negativi che è solo da augurarsi di non cadere negli stessi errori degli Inglesi. Basterà accennare alle operazioni del generale Methuen verso Kimberley con uno spiccato ed infelice impiego di combattimenti notturni a Belmont, sul fiume Mooder e presso Magersfontein. Nella guerra russo-giapponese ebbero speciale sviluppo le operazioni di notte, ma i combattimenti notturni per numero ed i'mporortanza non superarono di molto quelli delle altre guerre, e ciò è dovuto certamente all'adozione dei proiettori elettrici, che rendono meno profittevoli gli scontri di notte ed alla maggior durata dei combattimenti. Concludendo, sembrami che fra l'attacco notturno come venne impiegato· prima della guerra russo-giapponese e l'attacco notturno come s'impiegherà in seguito si constaterà una differenza notevole; mentre per il passato l'attacco notturno costituì va un'operazione finita, per l'avvenire troverà 1-rga applicazione nella battaglia, di cui formerà un episo·dio, un aiuto all'azione decisiva svolta di pieno giorno. Premesse queste considerazioni generali passo ad esaminare brevemente l'esecuzione degli attacchi notturni.
*** L' attacc,o notturno, dice Federico II nelle istruzioni ai ·suoi generali, è un'operazione estremamente difficile. Per · mio conto non mi sono mai deciso a combattere di notte, .anzitutto perchè l'oscurità genera forzatamente una certa . confusione e poi perchè la maggior parte dei soldati ha bisogno di sentirsi sotto gli occhi degli ufficiali per fare il proprie dovere. Federico II non è' il solo, ma sono con lui Blucher, Guvion ed altri eccellenti generali, che tutti professano per le operazioni notturne una sincera antipatia, mentre poi concordemente ammettono, che possono condurre a risultati non sperati con un'azione di pieno giorno. La ragione di questa contraddizione devesi cercare nell'effettiva difficoltà che . prese~tano gli attacchi notturni e nelle condizioni, ' non sempre facili da verificarsi, che sono necessarie per avere fondata speranza di successo. In ogni azione di guerra la condizione morale primeggia sopra tutte e credo superfluo dimostrarlo ma nei combattimenti di notte questa è anche maggio;e e ne troviamo .le prove nelle ragioni stesse, che adducono gli avversari
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per combatterle, nelle prescrizioni che danno i partigiani: per eseguirle. ~·~· Il soldato ama veder e il nemico, il suo coraggio desidera. luce meridiana, il conta.tto di gomiti , lo sguardo e l'esempio degli ufficiali che gli infondono calma ed energia. L'ombra della notte lo inquieta, il silenzio lo rende triste ed, impressionabile. Egli marcia incontro ad un pericolo vago, indeterminato, che lo turba ; la sua immaginazione ingi-· O"antisce tutto ciò che i suoi occhi non possono vedere. 0 In tale stato d'animo noll è meraviglia, se u n grido, un colpo d'arma da fuoco non previsto possono determinar~ u:1 panico irresistibile e funesto. Questo stato anormale s1 riflette poi su tutta la colonna; il minimo ostacolo, che arre-· sta la testa getta il turbamento al centro ed alla coda; gli uomini sussurrano fra loro, fanno mi~le riflessioni p~rscoprire la causa dell'arresto, se la comumcano, e la truppa, che prima marciava lestamente, rallenta, peràe la fiducia e se u-qa potente forza morale non la sorregge, si disordina eforse volge in fuga. Meglio che le p arole valgono i fatti a dimostrare quale importanza abbia il fattore morale nelle operazioni notturnee la storia se è ricca di splendidi esempi di combattimenti, in cui l'ardire, / il coraggio hanno fatto miracoli, non lo b purtroppo meno di altri, in cui la fi acchezza, la paura spesso puerile, hanno prodotto disastri. Citerò un solo esempio: Nel 1809 il generale "\Verle, avendo avuto ordine di sorprendere le truppe spagnuole che occupavano Man zanares, de'cise di avanzare sulla città. nella notte del 14 ottobre con una divisione mista polacca e tedesca. L a colonna si formòcolla cavalleria in testa come avanguardia, i reggimenti di fanteria in colonna di plotoni a distanza intiera. La divisione era già a due chilometri dalla città., allorchè gli esploratori di cavalleria, credendo di vedere il nemico fecero fuoco e ripiegarono al galoppo. Il plotone che ' li seguiva, girò fronte egualmente e diè d1. cozzo ne1 regg imento di cavalleria' che trascinò nella sua . fuga. La notte er a oscura, il reggimento, uscendo d1 strada vennead. urtare un battaglione polacco, ch e s'era formato in quadrato. I cavalieri, avendolo preso per n emico, si slanciarono alla carica, ma arrestati dal fuoco, a piccoli gruppi irrupper o nella colonna, già in preda alla confusione. Tutte le t ruppe si misero allora a far fuoco, credendo di vedere ovu~que il nemico; da tutte le parti si gridava: alt, form_ate Il quadrato ; ma in tanta confusione gli ordini non servivano-
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-che a renderla maggiore. Tedeschi, Francesi, Polacchi tutti fuggivano insieme a cavalli senza padroni, a vetture senza -conducenti, dominati dalla più viva paura. . Ma perchè l'attacco notturno è difficile, perchè esige ne1la -truppa qualità militari rimarchevoli, non si può a priori riten~re inattuabile. Del resto sappiamo che i pericoli, cui va incontro l'attacco diurno, benchè di natura diversa, non -sono certo minori. Val meglio adunque cercare di stabilire le condizioni necessarie al suo impiego. Queste condizioni, fatta astrazione della prin~ipalissima, lo stato morale dell'attaccante, che deve ritenersi eccellente, si possono così riassumere: 1° Cognizione, quanto più perfetta è possibile, delle posizioni nemiche e conseguente determinazione degli obbietti vi d'attacco ; · 2° Conoscenza esatta delle vie d'accesso agli obbiettivi ·stessi, del terr eno interposto e dei probabili ostacoli, che si incontreranno; 3° Vicinanza relativa dei due partiti; 4° Unità d'azione, e se l'azion e deve essere combinata, · la p arte dimostrativa agire a grande distanza dalla risolutiva concordata n el tempo e nello spazio. La necessità delle due prime condizioni appare di per sè stessa evidente. Già nei combattimenti diurni la ricognizione della posizione è indispensabile ; lo sarà tanto più n ei notturni, dove non è possibile la manovra. Lanciata la colonna in una direzione, qu esta non si può mutare, lo impediscono la vicinanza del nemico, le difficoltà d'orientamento e della trasmissione degli ordini ed infin e la necessita di evitare cambiamenti in una operazione, dove l'energia delle truppe, la loro solidità dì.pendono in buona parte dall'irrevocabilità degli ordini e delle disposizioni emanate dal comando prima dell'inizio. Ma la conoscenza delle posizioni nemiche non basta, è ancora necessaria quella del terreno interposto agli avvewari per determinare gli ostacoli che presenta, e le vie che l 'attacco deve percorrere. Abbiamo visto, come nell'avanzata notturna ogni incaglio non previsto possa esser e 'causa di -disordine, d' incertezza. La marcia di notte presenta per sè stessa difficoltà eccezionali. Anche possedèndo conoscen,z a abbastanza esatta della via da seguire, la possibilità di smarrire la via giusta è grandissima, perchè durante la notte mancano gli ind1zì, cui si può ricorrere di giorno, o sono talmente alterati da indurre ·facilmente in errore.
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BREVI CONSIDERAZIONI
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Nella guerra sud-africana, in un'operazione notturna av'venne che gli Inglesi catturarono il loro convqglio, che marcia va in coda alla colonna, credendo di essere piombati sopra un convoglio boero. Essi aveano compiuto, senz'avvedersene,. un cerchio completo. Il generale Ziekoff in un suo r~pporto s_ul_l'attacco di ~r~ zerum tentato e non riuscito, dice: Tutti 1 comandanti di ' colonna e di distaccamento che doveano prendere parte all'azione eseguirono nella giornata antecedente una grandericognizione. Arrivati su una altura a portata di fucile dalla città, gli• ufficiali russi distinsero così nettamente le vie d'accesso allevarie opere della fortezza, che sembrò loro impossibile di smarrirsi anche di notte. Giudicarono inutile lo studio più. dettagliato di queste vie e non spinsero più oltre ·1e loro investigazioni. Lo stesso criorno il capo di stato maggiore di una colonna o d . condusse gli ufficiali di due reggimenti su un punto, a cm dominavasi Erzerum, e indicò loro il posto delle diverseopere. Queste spiegazioni parvero sufficienti per assicurare l 'esito dell'operazione. Le truppe destinate all'attacco furono divise in due colonne e partirono a mezzanotte. L'avanguardia_della colonna di destra giunse alla lunetta di Medyo, · suo primo obbiettivo e se ne impadronì; ma non sostenuta dal grosso fu ob· ligata a cedere di fronte ad un vigoroso ritorno offensivodel nemico, ed il grosso giunse solo in tempo a proteggerela ritirata della sua avanguardia. La colonna dì sinistra, dopo aver vagato tutta la notte, sul far del giorno rientrò agli accampamenti, constatando che malgrado tutto il tempo perduto, ben poco se n'era allontanata. . . __ Qualche volta, dice il capitano Johnson, è impossibile d1 eseguire una ricognizione senza destare l'attenzione del nemico e siccome bisogna const1rvare il segreto ad ogni costo, si è ~idotti in questo caso a servirsi delle spie o fidarsi dei racconti dei disertori, ma le informazioni provenienti da tali fonti non possono essere accolte che con riserva e controllate con cura. Sarebbe però imprudente rigettarle sistematicamente, perchè la s.toria militare ci offre esempi di attacchi notturni che non hanno avuta altra fonte d'informazioni. ' Il r egolamento inglese per la fante1;_ia raccomanda per le operazioni notturne l'orientamento colla bussola a quadrante luminoso. L'esercito russo del Caucaso nel 1877 aveà formato un corpo speciale di volontari per il servizio di guide. Più di '
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ogni altra cosa vale però l'~bitu_cli1;1-e, mercè la quale ~i _a~quista dai più quella_ speme d' istmto che,p~r~ette di dmgersi-nella notte quasi altrettanto bene che d1 giorno. Quanto alla terza condizione, benchè il maresciallo Marmout asserisca che la prossimità del nemico sia più che una circostanza favorevole una necessità, una condizione essenziale, tuttavia la storia ci fornisce esempi di attacchi notturni dopo una lunga marcia. d'avvicinamento. Forse il maresciallo nel porre una condizione così assoluta avea ancora viva la memoria della lezione da lui data agli alleati nel combattimento del 14 febbraio 1814 ad Etoges o quella ben più salata ricevuta da Blucher il 9 marzo dello stesso annoa Laon. Gli Inglesi all'attacco di Tel-el-Kebir percorsero circa sei chilometri in formazione di combattimento. Lo stesso ebbe a verificarsi in alcune operazioni tanto da parte dei Russi quanto dei Giapponesi nell'ultima guerra. Determinati gli obbiettivi dell'attacco, riconosciuto il terreno che si deve percorrere, chi ordina l'operazione stabilisce il piano che dev'essere al massimo grado chiaro e semplice. Il regolamento della fant'eria inglese dice a questo proposito : Se le · colonne sono in piccolo numero e gli effettivi d'ognuna poco considerevoli, se ciascuna colonna ha un obbiettivo unico e ben precisato, se infine le vie che devonoseguire sono facili anche nell'oscurità, il piano d'attac90 sarà stabilit,o in buone condizioni. Contro uno stesso obbiettivo, quante meno saranno le colonne operanti tanto più facile sarà l'accordo fra le medesime. Ciò del resto è applicabile anche all'attacco di giorno, però n,e l nostro caso le maggiori difficoltà di orientamento e di collegamento e la convenienza di avere quanto è più possibile le t ruppe sottomano, fanno sì che si debba cercare di ridurre al minimo le colonne d'attacco. È invece necessario assegnare un reparto di truppa per ogni obbiettivo ben distinto, e specialmente quando sia separato da altri da una certa distanza. Si ottiene in tal modo· una limitata indipendenza fra le .colonne così che, se malgrado tutte le disposizioni date, l'attacco non si. pronuncia da una colonna esattamente al momento stabilito, questo inconveniente non può influire seriamente sul complesso dell'operazione, perchè le altre non saranno da ciò turbate nell'adempimento dèl loro ma"'ndato. , · A determinare il numero delle colonne operanti controuno stesso obbiettivo e la loro forza, oltre il criterio accen-
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nato, concorre l'entità d,ei mezzi destinati all'attacco, stabilita in base alla possibile resistenza del nemico' ed al terreno su cui si deve agire. Ma appunto questi fattori, estremamente variabili non permettono alcunchè di preciso e solo si può dire che le colonne debbono poter avanzare nel massimo ordine, compatte per evitare incertezze, pronte sempre ad impegnarsi. . Ciò che è ad ogni modo necessario è una riserva. Nel combattimento notturno dice il colonneHo Widdorn: le truppe perdono rapidamente la coesione, ed è assai difficile rimediarvi senza Faiuto di truppe fresche. Bisogna quindi tenere in serbo un certo nucleo di forze, sia per s·o ccorrere le colonne d'assalto, sia per completare un primo successo. La breve campagna del 1866 non dette luogo che ad un solo combattimento di notte, quello di Podol. Il 4° corpo prussiano avanguardia della la armata (Principe Federico Carlo) era giunto a Liebenau, donde la 7a divis~one si era portata a Turnau sull'Iser . obbligando il nemico a ripiegare e 1'8• divisione a Peper. Il 26 giugno il principe r~ale di Sassonia ebbe ordine di portarsi colla sua armata fra Munchengraetz e Turnau e tenervisi ad ogni costo. Egli pensò di occupare Podol per sbarrare il passo _ sull'Iser al nemico che s'ignorava fosse così prossimo. La brigata Poschacher ebbe inc&rico di occupare Podol e la brigata Abele di riprendere Turnau. La brigata Poschacher composta di sette battaglioni, tre squadroni, otto pezzi, era il 26 giugno al bivacco a Brezina sull'Iser con tre compagnie a Swigan e tre a Laukow a po nente di Podol e due compagnie a Zdar a sud. Alle 8 1f. ricevette l'ordine di occupare le,alture di Swigs,n sulla destra dell'Iser. La brigata si formò su due colonne che iniziaron; il movimento alle ore 9 . La colonna di sinistra composta di due battaglioni ed una batteria doveva dirigersi alle alture per Lankow, quella di destra composta di quattro battaglioni per Podol alle alture di Swigan. La brigata Abele doveva contemporaneamente mandare ad effetto il progettato attacco di notte contro Turnau. Intanto mentre alle 9 di sera s'iniziavano i movimenti austriaci, 1'8" divisione prussiana che alle 6 bivaccava presso Peper ebbe sentore di questi movimenti che avvenivano presso Podol. ·11 generale Horn mandò subito due compagp.ie ad occupare i ponti di Podol snll'I~er. Una compagnia seguì la via ordinaria, l'altra la strada ferrata. Alle ore 7 1f. ebbe luogo lo scontro df queste due compagnie cogli avampòsti austriaci,
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i quali ripiegarono sull'Albergo - solida costruzione a circa due chilometri a sud di Podol. I Prussiani rimasero ,padroni dei ponti di cui però quello della via ferrata distrutto. Le due compagnie rinforzate da un b_attaglìone attaccano l'Albergo e ne scacciano gli Austriaci. Verso le 9 1/ 2 l'avanguardia della colonna di destra della brigata Poschacher incontra le compagnie respinte dall' Albergo, e le riconduce aH'attacco a suon di trombe. La compagnia prussiana prima attaccata riceve l'assalto su quattro righe in ordine chi,uso. Gli Austriaci si avvicinarono fino a 50 metri, sostarono e poi si ritirarono di corsa. Un'ora dopo circa la detta avanguardia austriaca rinforzata da sette compagnie fresche ritentarono l'attacco ed i Prussiani furono respinti al di là dell'Iser ove si appostarono ostacolando ?,l nemico il passaggio della riviera. Giunta però in azione la colonna di sinistra della brigata Poschacher i Prussiani si ritirarono oltre Podol (a Schùttkasten). Verso le 11 due nuovi battaglioni accorsi da Peper col .generale De Rose furono lanciati alla riscoss·a, ritenendo che un attacco di sorpresa avrebbe costato meno sacrifizi che un'operazione rimandata al mattino. Il chiaro di luna favorì l'impresa. Un battaglione 1marcio direttamente su Podol l'altro girando ad ovest il villaggio doveva attaccare il ponte'. Appena l'a,vanguardia giunse in prossi~ità di Podol fu accolta da un fuoco vivissimo e subito dopo una colonna austriaca, uscita dal villaggio, pronunzia un contrattacéo vigoroso, ma -ricevuta dall'avanguardia prussiana in ordine chiuso su 4 righe dal · fuoco e poi da un attacco alla baionetta è costretta a ripiegare e gli A ustriaci battono in ritirata. Le trombe austriache annunziano ben presto ai Prussiani ~n nuovo atta?co che è r.espin~o come il precedente, quando 1 alt~o batt~gl~on~ prussiano irrompe da ovest nel villaggio e gh Austnac1 rmculano fino ai ponti e tentano in seguito un nuovo ritorno offensivo. Giungono frattanto due nuovi battaglioni di rinforzo ai Prussiani all'entrata nord di Podol e allora si dà l'attacco al ponte e gli Austriaci sono ricac~ ciati oltre l'Iser. La ½rigata Poschacher fu soccorsa da due batiaglioni della brigata Abele, ma i deboli tentatiyi di riprend_ere 11 ponte furono sempre respinti. Le truppe della brigata s1 erano completamente disper~e durante il combattimento. Con questa falE anche l'operazio:p,e della brigata Abele ,contro Turnau. . GJi Inglesi nella guerra del Sud-Africa devono certamente ·i loro insuccessi alla mancanza assoluta di riserv~ nei c·ombattimcnti notturni di Spion-Kop e Belmont .
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La costituzione della riserva non implica deì resto l'impiego esuberante di forz~. In un, ~tta?co nott?-rno la supe~ riorità numerica sul nemico non e md1spensab1le, per cm s1 può senza inconvenienti costituire una riserva diminuendo - l'effettivo delle colonne d'attacco. ·La riserva non deve seguire troppo da v1cmo la truppa della prima linea per non essere coinvolta nell'azione prima del tempo, essa deve tenersi .a tale distar,i~a da_po~er occupare l'obbiettivo appena ne ~ia stato cacciato 11 ch.fensore. Alla questione del numero delle colon~~ d'attacco si.collega strettamente l'altra della loro compos1z1one. Se noi os~erviam~, come si esplica l'attacc~ notturno possiamo teoricamente distinguere due momenti: Il primo è determinato dall'irrompere dell 'attaccante sulla posizione nemica; il secondo dalla difesa dei punti ?onquistati contro probabili ritorni offensivi dell'avversano. Nel primo momento non esiste preparazione od almeno essa è limitata ad un periodo brevissimo di fuoco. L'attaccante giunto a distanza d'assalto si slancia. risolutame~te sulla posizione nemica, cercando di far prevalere la supenorità morale, caratteristica dell'offensiva. Questo ~odo di agire, unitamente al fatto che l'oscurità della notte impedisce il fuoco mirato, rende inutile l'azione dell'artiglier1a salvo casi speciali, come nei fal si attacchi o trattandosi di posizioni fortificate, che presentano obbiettivi visibili da lontano e di cui si conosce già precedentemen te la distanza. Nel secondo mom~nto invece l'artiglieria può avere una azioue importantissima, trattandosi di sopperire colla potenza dei mezzi alla loro scarsità. Da qui la convenienza di porre di massima l' artiglieria in coda alle colonne od in testa alla riserva od anche di · farne una colonna a parte come fecero gli Inglesi a Tel-el-Kebir. Tanto più che l'artiglieria prendendo posto nella colonna riuscirebbe cl' i~.barazzo nella marcia d'avvicinamento e negli spiegamenti 1m. provvisati, che la fanteria dovesse eseguire. Anche la cavalleria ha un'azione assai limitata, tuttavia impiegata come corpo distinto ha reso e potrà rendere utili servizi. Il suo effetto si manifesta specialmente negli inseguimenti o nelle operazioni eseguite sul rovescio delle posizioni nemiche per tagliare la ritirata. · Si hanno esempi, in cui la cavalleria riportò successi considerevo li come ad Hochkirch (1758), a Laon (1814), a BegliAchmed (1877) avendo cooperato nell'azione colla fanteria. Nell'attacco notturno di Kars la cavalleria costituiva, una colonna distinta e fu impìegata nell'inseguimento.
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·L'attacco · di Kars, eseguito dai Russi nel novembre 1877 · per le diffi.coltà superate, :per il numero delle truppe impie- _ g~te, p~r 11 modo c?n cm fu condotta l'operazione può a giusto titolo essere citato come modello . . Dopo la gu.erra d'?riente (1854-1856) le opere di f'ortifi 0 az10ne .d~lla P.iazza d.1 Kars ~u~ono modificate e 'portati più avanti 1 forti esterm. Questi, m numero di dodici erano situati cinque sulla riva des_tra del :fiume Kars-Tchai e sette . sulla riva sinistra in due linee, per un circuito complessivo di 18 chilometri. I! 26 ottobre ~ Russi intimarono la resa, ma fu respinta e decisero allora d1 ,tentare un attacco di viva forza dopo un bombardamento di vari giorni. La natura del terreno e le . serie .difficoltà da superare sconsigliarou.o l'~ttacco di pieno giorno e fu deciso inve?e per la notte dal 14 al 15 novembre ?he a causa del cattivo tempo fu rimandato al plenilunio fra . 11 1 7 ed il 18. . Il corpo d'operazione fu ripartito in sette colonne ed una riserva generale. · Quattro colonne della forza di 19 battaglioni e 24 cannoni . con una riserva di 2 battaglioni ed 8 cannoni doveano attaccare i fo.rti della riv~ destra del Kars-Tchai e precisa~ente la. prima colonna 11 forte Suvary ; la seconda e terza rl forte Kauli; la quarta il forte Ha:6.s. . ~e altre tre colonne doveano attaccare i forti della riva . sm1~tr~ e cioè: la quinta di G battaglioni e 24 cannoni i forti d Arab e Karadagh; la sesta di 4 battaglioni e mezzo con 24. cann?Ùi accen1:ar~ all'attacco del forte Laz-Tepesi; . la settima d1 ~ battagl10m cori 16 cannoni tentare la presa d~l forte Tsch1m ed operare d'accordo colla prima colonna . diretta contro il forte Suvary. La riserva generale di 4 battaglioni 2 squadroni e 3 batterie sulla riva destra a Sll.d di Kars. ' L a ~aval~e1:ia con le batterie divisa in tre corpi, di cui due . sulla riva s1111stra ed uno sulla riva destra del fiume coll'in- . carico di tagliare ogni via di scampo al nemico specialmente. sulla via di Erzerum. ~a s~r~ del 17 al calare del sole le truppe si adunaronry . ~e1 punti dove ~' i?i.ziava il movimento. Alle ore 8 '/ , precise le. c_olonne m1ziarono il movimento d'attacco, s'avanza-. rono _rap1damente favorite dal èhiaro di luna. Ogni colonna era preceduta a breve distanza da una debole avanguardia composta di volontari. Ciascuna coJonn~ . avea dra.ppelli del genio per la distruzione deo-li ostacoli e drappelli d'artiglìeria per mettere fuori servizio i pezzi si,
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· tuati nei forti conquistati o per impiegarli ancòra contro il , nemico. La fanteria era provvista di sacchi a terra ed istrU:menti , per la scalata dei parapetti. Il terreno coperto di ghiaccio e neve, la temperatura - 10°. Le colonne russe poterono avvicina'rsi buon tratto senza essere vedute e solo verso le ore 9 qualche colpo partito dagli avamposti tnrchi segnalò l'attacco, ma i Russi continuarono ad a van zare senza rispondere. Alle 9 h scoppiò vivissimo il fuoco da tutto il perimetro del settore sulla riva d'estra del :fiume e non essendo perciò più il caso di procedere cautamente i Russi si mossero 'all'assalto. La prima colonna entrò di primo slancio nel forte Suvary, ne massacrò il presidio, inchiodò e roves.ciò i cannoni e corse al vicino ponte sul fiume per unirsi alla settima colonna che operava, come si disse, con.tro il forte Tschim. Meno fortunati furono gli attacchi della seconda e terza colonna contro il forte Kauli, · perchè i Russi furono respinti e solo coi soccorsi giunti verso la mezzanotte poterono aver ragione della forte r esistenza dei Turchi che si arresero verso, le 4 del mattino. La quarta colopna. attaccava fr~ttanto il forte Ha:fis; ma per una falsa _direzione presa l'obbiettivo principale non sarebbe stato attaccato se il comandante accortosene in tempo non avesse subito impiegato la riserva. Parte della quarta colonna concorse di sua · iniziativa colla ·quinta all'attacco del forte d'Arab. Tanto questo quanto il forte Hafis cadevano in mano dei Rùssi verso le oreJ2 del mattino. La sesta colonna non si limitava a semplice dimostrazione ed intuita la situazione generale marciava risolutamente all'attacco n on impossessandosi però del forte, suo obbiettivo. La settima colonna diretta contro il forte Tschim respin'ti i Turchi fu a sua volta da un vigoruso contrattàcoo di questi costretta a retrocedere verso il fiume ma soccorsa dalla prima colonna già padrona del forte Suvary potè ritentare l'attacco ma senza risultato. Sul far del giorno i forti della riva destra erano in potere dei Russi che decisero cii attaccare la cittadella della piazza, ma questa cedette alla prima intimazione. All'apparizione della bandiera russa sulla cittadella i Turchi abbandonarono tutte le loro posizioni per cercare uno scampo nella ritirata, dirigendosi verso Erzerum . Entrò allora in azione la caval- · leria, facendo strage dei fuggenti. Da quanto sopra ho esposto si deduce che spetta alla ·fan·. teria il compito principale nei combattimenti notturni, pih
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an?ora eh~ nei co~battimenti diurni. E così dev'essere perche essa di ~otte ha maggior forza di resistenza d'ogni altra . arma, m_aggior. mobilità, potendo percorrere qualsiasi terreno, ~d mfihe e ~e~o della cavalleria soggetta al panico. I n . essa si trovano. rm~it~ le qualità eh~ permettono d'iniziare, svolgere, comprern rntreramente l'az10ne. Ho detto dianzi, che le colonne d'attacco devono essere _ costituit_e in modo tale, che sia loro possibile d'impegnare il combattimento ad ogni istante. D'altra parte di notte le manovre n~cessari~ per passare dall'ordine di marcia a quello di co°:1battimento mcontrano difficoltà grandissime e generano . facilmente quella confusione, ch e è quasi sempre causa d'insaccesso. D~ ciò deriv~ la necessità di assumere per l'avanzata formaz10ne prossima a quella con cui si vuole attaccare Nei più recenti attacchi notturni le colonne furono in mas~ sima costituite su due o tre scaglioni a seconda che a ciascun~ co.lonn_a fu opp~r no assegnata una riserva. I due primi scagl~om a distanza di due o trecento passi tra loro si forma, rono m colonna serrata col fronte massimo concesso. . La rivista _russa Voenni Sbornik dice: La fanteria agisce . d1 notte specialmente alla b,aionetta. L'oscurità il disordine . . . . . ' . ' 111 cm si trova 11 nenuco al momento dell'assalt,o diminuiscono assai · la giustezza del tiro e consegnenten~ente lievi sono le perdite dell'attaccante. Mi sia permesso a questo punto una breve digressione. • Dopo la guerra anglo-boera sorsero i fautori dell'abolizione , della _baione~ta fel solo fatto_, ~he i Boeri, vincitori in parecchi scontri, n erano sprovvisti. Ma a costoro si poteva do:11and~re, se per caso non fu questa una delle ragioni per cui i Boen_non_preser? un'oftensiva decisa anche dopo incontrastate vittorie. Il timore -della baionetta inglese non ha per caso qualche volta limitata la resistenza boera? . Col progresso delle armi moderne è indubitato che diminuisce l'impiego delle armi da urto, m:a a mio parere sarà _ sempre l'arma bianca, che determinerà la fuga. Di notte sarà · sempre la baionetta, che rìportera la palma. Fortunata~1ente sopraggiunse lo guerra russo-giapponese a ~ar tacere questi utopisti, che negando l'influenza della ba10net,ta, dimostrano di non conoscere il cuore umano. Conserviamola perciò gelosamente, ispiriamo alle nostre truppe . la confidenza, che merita, ed educhiamo il nostro soldato al desiderio di potere nel combattimento arrivare sempre al supr'1mo argomento della baionetta. · . Le colonne d'attacco si copriranno sempre dgrante la marma con numerose pattuglie a breve distanza., incaricate di..
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BREVI OONSIDERAZIONJ
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. apri;re il cammino alla colonna. La densità delle pattuglie dipenderà dalla natura del terreno. Concludendo terreno e forza assegnati ad ogni obbiettivo - determineranno la costituzione più conveniente di una colonna d'attacco; per quanto riguarda la formazione da assumersi sull'avan.z ata essa dovrà essere tale da permettere in · ogni momento l'azione simultanea, risoluta di tutti gli uomini, che 0ompongono la colonnà stessa. · , Nella n,otte dall'll al 12 ottobre sullo Shaho la 10a divisione giapponese assunse p~r l'attacco una formazione densissima; 6 battaglioni spiegati in prima schiera, preceduti da numerose pattuglie - 8 battaglioni in linea di colonna in seconda schiera a cinquanta passi dalla prima e ad in· tervalli di trecènto o quattrocento passi - 9 battaglioni in terza schiera a duecento passi dalla seconda e collocati sulle , ali o negli intervalli dei battaglioni della seconda schiera. La, divisione era infine sostenuta da due brigate di riserva. Ciascuna colonna avea un obbiettivo prefisso e la via da· concorrere, precedentemente riconosciùta, era stata segnata · con indicazioni. Ogni uomo avea un bracciale biarico ed un mantello scuro. Il segnale fu dato mediante un falò. Le pattugli~ si spinsero tosto carponi fin sotto la linea russa ed esse nella loro marcia servivano da guide alla prima schiera. I battaglioni ammassati seguivano alla distanza prescritta. Proibizione assoluta di far fuoco. Nel massimo silenzio e senz'alcun comando la pnma schiera si avvicinò a cento inetri·dai russi, che col loro fuoco segnalarono l'inizio dell'attacco. I giapponesi non risposero · e continuarono silenziosi l'avanzata, finchè a pochi passi piombarono alla baionetta sul nemico. I giapponesi non eseguirono mai alcuna operazione notturna senza una preventiva ed accurata ricognizione del terreno, e mentre eseguivano durante la notte le operazioni preliminari iniziarono quasi sempre all'alba l'attorisolutivo. A questo riguardo accennerò brevemente all'ora più c_o nveniente per eseguire gli attacchi notturni. Se consideriamo le ragionì, che fanno riconoscere l'utilità di questi attacchi, l'ora più opportuna per la loro esecuzione appare determinata in modo abbastanza tassativo. 11 nostro regolamento sull'impiego tattico delle grandi unità prescrive in massima, quanto appunto praticarono i Giapponesi. Infatti tali operazioni traggono la loro efficacia dalle tenebre, che mentre giovano all'attaccante per ~vanzare inosservato, dall'altra· parte paralizzano .moralmente e •
materialmente la difesa. Onde sarebbe desiderabile per chi attacca, che appena giunto sull'obbiettivo, cessassero le condizioni che hanno facilitato il suo successo, affinchè il nemico a sua volta non ne possa app1;ofittare per compiere un atto controffensivo. Quindi si dovrà regolare l'azione in modo che l'attacco si sviluppi allo spuntar del giorno. Però tale ora conviene solo nei casi in cui l'attaccante debba conservare le posizioni occupate, perchè se l'attacco ha avuto scopo diverso, come sarebbe quello di semplice ricognizione, allora è conveniente ché l'attacco si svolga intieramente di notte, 1perchè la stessa oscurità faciliterà il movimento di ritirata. E qui faccio punto non certo colla pretesa di aver tutto detto nè di essere riuscito a dimostrare l'importanza degli attacchi notturni nelle guerre future, nelle quali tanta parte avranno le operazioni preparatorie per l'avvicinamento. La buona volontà non è sempre sufficiente a raggiungere lo scopo. Ed ora poche parole sul modo come prepararsi in pace. Il regolamento d'esercizi tace a questo riguardo ed a me sembra che sia un::i, deficienza notevolissima; nulla più che queste operazioni di notte richiedono un lungo e costante ammaestramento. Nel nostro esercito raramente si fanno di tali. esercitazioni, forse per la natura dei terreni nei pressi delle guarnigioni, forse per la tema di arrecare danni e disturbi agli abitanti. Durante il periodo delle manovre di campagna · o delle grandi manovre in massima le esercitazioni di notte si limitano al servizio di avamposti in scala ridotta, perchè si sa precedentemente che nulla avverrà di straordinario a turbare la tranquillità del riposo. _Da ~oi si è forse eccessivamente preoccupati di risparmiare 11 soldato e questo sistema non è il migliore per prepararlo alla guerra. Non bisogna dimenticare, che negli eserciti moderni la forza di pace rappresenta appena uri terzo della forza di guerra ed è di supremo interesse, che la forza di pace dia tono, colore, tempra ai richiamati dal congedo. Educando, pl_as1:1ando ogni soldato, ogni caporale, ogni sottufficiale costituiremo un tutto così saldo, che faciliterà l'incorporamento dei richiamati. I comandanti di compagnia così pensando, così agendo preparemnno al paese un esercito forte, che in un'azione notturna attaccherà o resisterà senza fluttuazioni senza ~hl~zz~ '
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BREVI CO NSIDERAZIONI, ECC.
Pl'eparate moralmf3nte e tatticamente le truppe alle operazioni diurne è indispensabile addestrarle in quelle notturne pervincere le speciali difficoltà, che esse presentano. È bensì vero, che se si possono svolgere le operazioni diurne solo in modo approssimativo, meno ancora eseguibili sono le notturne n el loro completo svolgimento. Per quanto si faccia il segreto di una esercitazione notturna traspare , e quasi mai si riesce a sorprendere l'avversario, che è lo scopo precipuo di tali operazioni. I danni alle proprietà, le difficoltà del terreno, _l'impossibilità dei contrattacchi, perchè pericolosi, imporranno semJ?r e man_ovre obbligate e quindi saremo sempre molto lon tam dalle situazioni vere. È necessario quindi a mio parere limitare quest'istruzione alla preparazione dell'attacco fino al margine dolla posizione. Tutto ciò è possibile nella vicinanza dei presidi ed an ch e immensamente utile. · Tali esercitazioni non sono facili ad idearsi ed anche difficili ad es·e guirsi, ragione di più per dedicarvi tempo ed amore. Uno scrittore militare dice: Un'audace impresa, come· è sempre l'attacco notturno, quando sia condotto giud_ i ziosamente, aggiunge tanto alla forza ed al carattere d1 un esercito per l'energia e la confidenza ch e inspira nei sol~ati, per la demoralizzazione e la sfiducia ch e ingenera negli avversari, che diventa quasi obbligo di patriottismo promuovere ogni azione, che presenta quest'impronta. A scemare le diffic oltà ed i disguidi prepariamoci adunque moralmente e tatticamente, avremo fatto il nostro· dovere ed avremo diritto a sperare propizia la fortuna che regge i pubblici e privati affari e più ancora . gli atti d~lla guerra. Ed io auguro a voi tutti , o signori, che la pallida dea sorrida sempre alle vostre imprese e con voi alle armi italiane. BERNAR DONI ALBERTO
tene,1t e c·olonnell o 24" baUaglione bersaglieri.
GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODESIA (l) § 1.
Una . delle questioni a cui debbono essersi volti i primi intelletti speculatori n ella lontana giovinezza del genere umano, sarà stata senza dubbio quella della figura della Terra, e la sua soluzione deve necessariamente avere avuto un posto eminente e per sò stessa o per le conseguenze sue in ogni inizio o tentativo di filosofi.a naturale pi-esso og:o.i popolo. Naturalmente da principio si trattò solo della figura; e le conclusioni, tratte dalle prime apparenze sensibili, condussero alla ipotesi d'un disco circolare contornato dal gran fiume Oc.eano, sul quale disco i monti e i colli formavano i rilievi. Questo concetto omerico domina anche ai tempi di Erodoto, al punto che Posidonio riporta l'opinione volgare, professata, a quanto si rileva da Strabone, anche da Artemidoro, e cioè che in Ispagna si senta lo stridore delle fiamm e del sole quando la sera, al tramonto, si spengono nel mare (2). Le ipotesi di alcuni dotti delle scuole Ioniche ed Eleatiche non sono meno assurde. Alcuni pal'agonarono la Terra ad una lente, Anassimene l'assomigliò ad una tavola, Democrito ad un disco (3), ma è pro babile che Talete ed i suoi discepoli la ritenessero sferica. Checchè I).e sia è certo che le meditazioni dei filosofi. e degli astronomi greci. portarono a concladere la rotondità della Terra; Diogene Laerzio (4) dice: « P itagora pel primo chiama il cielo Cosmo e la Terra rotonda, però, stando alle testimonianze di Teofrasto fu Parmenide e stando a quelle ' d 1. Zenone, fu Esiodo ». Gli' argomenti coi quali giungevano a questa conclusione, quali : la Te1·ra dove1· esse1· 1·otonda pe1·chè posta nel cent1·0 del cielo sfe1·ico; perchè la f01·ma 1·otonda è. la più nobile ecc. a ve vano una _grande forza a quei dì : oggi ci far~bbero sorridere, ma allora valsero a spingere i dotti alla misura della grandezza della Terra in base ad osservazioni astronomiche. Questa seconda questione della misura del diametro terrestre sembra dovuta ai Caldei, ma poco sappiamo dei loro ( l) Fu il t ema da svolgersi per l'ammissione al corso biennale di Geodesia (1903-4) presso l'Istituto Geografico Militare. (2) Strabonis Geographica, voi. I, Lipsia, MDCCCXLVI. (3) ZANOTTI-B! ANCO . La forrna e la grandezza della Terra allo stato attuale delle conoscenze urnane. - « Rivista di topogi·afia e catasto. " Voi. IX. - 1896-97. (4) DIOGENE LJ.ERZ!O. - Lib ro 8°, cap. 1, 26, framm. 130. (Ediz. DidoJ;). 5 -
ANNO LIV.
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tentativi. Sembra che essa abbia preoccupato i dotti greci fin dal v secolo a. O., infatti Aristotile ci informa che tutti coloro che si sforzano di argomentare · la grandezza della Terra non le assegnano uno circonferenza superiore a 400000 stadi. Ignoriamo la grandezza dello stadio, come pure non sappiamo. se questo limite superiore sia risultato di misure o di congetture. Sono di storica certezza le misure di Eratostene (n. 276 a. O.), Posidonio (n. 135 a. O.), Tolomeo (125 d. C.), esatte nel metodo, applicate ancora nei più delicati procedimenti della geodesia. Le osservazioni ci appaiono per quei tempi quanto· possibile precise, e le discordanze, per esempio tra le misure secondo Eratostene, Posidonio e Tolomeo, rientrano nei limiti degli errori delle osservazioni d'allora, anche senza ricorrere a divergenze di unità di misura, le ' quali del .resto sono probabili. Eratostene sapeva che nel giorno più lungo dell'anno, a mezzodì preciso, i raggi del sole cadevano verticalmente a Syene (oggi Assuan), mentre in Alessandria, che riteneva sullo stesso meridiano, allo stesso istante cadevano con una inclinazione di 82° 48': deduceva così tra quest e due città .una differenza di latitudine di 7° 12'. Per determinare la distanza si servì dei risultati delle operazioni del catasto egiziano, operazioni che, tenuto conto dei tempi1 debbonò ritenersi abbastanza precise e la fissò in 5000 stadi. Trovò così in cifra tonda, 700 stadii per la lunghezza del grado ' ' di meridiano e, poichè lo stadio olimpico può valutarsi. a metri 185, ne segue che, secondo Eratostene, la lunghezza del grado sarebbe stata di chilometri 129,500 e quella del quadrante chilometri 11655 di circa 1/ 6 superiore a quella -ammessa in media oggidì. Pur essendo probabilissimo che Eratostene intendesse parlare dello stadio olimpico, .è lecito il dubbio. Infatti, le distanze tra luoghi conosciuti assegnate in stadi da autori greci~ tenuto conto del valore precedente dello stadio olimpico, appariscono quasi tutte valutate più grandi che effettivamente non siano, ed ,alcuni storici hanno ammessa l'ipotesi ch'esse fossero valutate con uno stadio più breve e cioè in media di 153 metri. Se così fosse la misura di Eratostene darebbe pel grado la lunghezza di chilometri 107,100 e pel quadrante terre1 stre chilometri 9359, di circa inferiore alla vera. 15 L' Uckert (1) crede però che i greci, almeno fino al secondo secolo dell'era volgare, adottassero lo stadio olimpico (1)
UcKERT -
Die Geographie der Griechen und Romer. Bd. II.
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anche per le misure itinerarie, giacchè in nessun autore de1l'epoca si trova alcun accenno ad una unità di misura diversa per es~e. Egli opina che le distanze di cui sopra non fossero m1Surate, ma calcolate dal tempo impiegato a percor:rerle e che fosse errato il ragguaglio tra la distanza tid il tempo impiegato a superarla. Se è così, l'errore di questo rapporto s'introduce come un errore sistematico nella misura di Eratostene. Posidonio, nella ipotesi che Alessandria e Rodi. fossero sullo stesso meridiano, ne calcolò la differenza di latitudine in 7° 30' b~sandosi sull'altezza che sulì'orizzonte di questa città. rag~iungeva 1~ bella stella australe Canopus nella sua culmrnaz~one. Ammise la distanza tra questi due luoghi in 5000 stadi ed ottenne 666 stadi pel grado di meridiano. Tolomeo si servì dello stesso principio, ma adottò altro metodo che non richiedeva la posizione astronomica dei due luoghi estremi sullo stesso meridiano· if ~etoao ci è noto ' la lunghezza del' ma non si. sa come conducesse il calcolo: grado fu stimata da lui in 500 stadi. La .approssimazione dei ~is~ltati, per quanto grossolana, apparisce ben grande, se si tien conto dei mezzi di cui quei dotti potevano disporre e, per quanto si voo-lia ammet. . b t ere ch ' essa siam parte dovuta a compensazione di errori ?i è d'uopo riconoscere che quegli osservatori possedetter~ m sommo grado la facoltà di interpretare e valutare le osservazioni. § 2. Dopo questi tentativi, veramente meravigliosi non vi fu ulteriore progresso; la misura eseguita dagli A;abi nel rx ~ecolo :rer or~ine_ d~l cali~o Almamun, è not evole perchè e _la pnma di cm si sappia che la distanza fu direttamente misurata, ma in quanto ad approssimazione non è certo superiore alle ~recedenti. La nostra questione ebbé la sorte comune di tutte le altre scienze che per lunghi secoli decaddero e cessarono di occupare la sagacia dei pensatori volta a speculazioni di ben diversa natura. · ' Deve per altro ritenersi che quegli splendidi risultati, per_ quanto apparentemente dimenticati, non perissero forse mai del tutto,. specialmente t ra i popoli navigat ori. E ciò app~re probabile allorchè si pensi allo spirito che animò i dotti del medio eyo, caratterizzato dalla noncuranza della o_sservazione e dell'esperimento, dalla tendenza a sistematizz~re e d~du~re a priori ed inoltre dall'assoluto predominio dell mvestigaz10ne teologica. Quest~ spirito è conseguenza . deil' indirizzo che prese la speculazione scientifica sotto l'influenza dei · Padri della
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Chiesa e che è sufficientemente illustrata clal giudizio di Eusebio (morto nella . prima metà. del quarto seçolo) sui n-atnralisti del tempo: « Noi ci occupiamo pochissimo di queste. « cose e volgiamo l' nnima nostra all'occupazione di cose mi« gliori; non p er ignoranza di ciò che forma la loro meraviglia, « ma per disprezzo del loro inut-ile lav01·0 ». Giudizi più o meno espliciti si trovano in altri Padri. della Chiesa, e, quando si pensi alla grande influenza che essi esercitarono per oltre un millemiio, non ci deve mera-· _ vigliare nè il lungo sonno cui soggiacque la scienza fino al Rinascimento, nè le opinioni più o meno arbitrarie che di quando in quando furono emesse (1) sulla forma della. Terra e la costituzione dell'Uni verso. Una scienza siffatta doveva necessarjamente rimanere circoscritta a quei pochi che vi si plasmavano e riuscire inutile od. ignorata a coloro che avrebbero potuto fruire di / risultati pratici. È dunque probabile che si fossero conservate, per tradì-. zione, opinioni e .teorie sulla figura della Terra, riuscite. utili per lo passato, e tanto più plausibile ci apparirà questa ipotesi allorchè si pensi che la vertenz.a su un preteso antagonismo tra questa opinione e la fede non si trovò allo, stadio acuto che in tempi molto prossimi a noi e, neppure allora, tra i dotti ecclesiastici mancarono menti aperte che, o la. professarono, o per lo meno la ritennero meritevole di esame .. Se Ephraim, Diodoro, Teodoro da Mopsuestia, Acacio da Cesarea, Grisostomo, Saveriano, Lattanzio pensavano il cielo come un gran tetto emisferico coprente il suol©, se il monaco Cosma, (Indopleuste) costruì con queste fantasticherie, un sistema cosmologico, d'altra parte certo Virgilio prete (2) soffrì l'inimicizia d.i S. Bonifacio ·per avere affermata l'esistenza degli antipodi, . Giovanni Bcoto Erigene e il venerabile Beda professarono anch'essi la dottrina della rotondità della Terra (3). Di più se i dotti di Salamanca non approvarono le teorie. e le propos.te di Colombo, non si deve dimenticare che il grande Genovese ebbe valido appoggio nel superiore del convento della Rabida. Ciò che per altro si può asserire è che credenti o fautori delle dottrip.e antiche, se ne sostennero la verità e giunsero fino a farla prevalere, ben poco la promossero. Dovettero passare, infatti, ben 7 secoli innanzi che il medico Fernel (1528) (1) ZANOTTI-BL\.NCO. (2) ID. ID. (3) ID. ID. -
Loc. cit. Id. id. Id. id.
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tentasse una nuova soluzione del problema, valend.os1 della misura diretta della distanza ottenuta col numero dei giri <li una ruota di vettura. Due progressi essenziali troviamo poi - nella misura intra presa nel 1615 d.a W. Snell dell'arco. di meridiano tra Bergen op Zoom ed Alkmaar ed in quella dell'abate 'Pic(l,rd {1669) del meridiano tra Mal voisin ed Amiens. Snell introdusse il _m etodo delle triangolazioni che anche oggidì è in uso in tutte le grandi operazioni geodetiche, il Picard introdusse il cannocchiale col reticolo per la valutazione degli angoli. Si può dire che la rµisura del Picard fu la prima veramente attendibile e degna di sostituire le antiche. Secondo Brewster furono i' risultati ottenuti dal Picard -che persuasero Newton a riprendere la teoria della gravitazione universale. Egli l'aveva abbandonata per sedici anni dopo l'insuccesso ottenuto allorchè, per provarne la verità, volle applicare alla luna la sua teoria, servendosi dei dati, fino allora conosciuti, sulla grandezza della Terra. § 3. Colla scoperta delle leggi della caduta dei gravi, Galileo crea la dinamica, addita il modo d'applicazione dell'analisi matematica alle scienze fisiche, prepara il terreno alla inirabile sintesi newtoniana. Questa scoperta si trova nell'opera: Di.sc01·si e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze pubblicate. a Leyda nel 1638. « Cette découverte, » dice La.grange, (1) _« ne procura pas à Galilée de son vivant, autant « de célébnté que cene qu'il avait fait dans le ciel: mais elle -« fait aujourd'hui la partie la plus solide et la plus réelle « de la gloire de ce grand homme ». L'impulso partito dall'Italia si propagò rapidain.'e nte al di là delle Alpi e non poteva rimanere senza effetto sul problema geodetico ed astronomico. Anzi da questo punto in poi, noi vediamo le matematiche arricchirsi di nuovi metodi, e grandi scoperte nascere dalla loro applicazione ai problemi geodetici ed astronomici: la geodesia e l'astronomia al~a lor volta s~ glovano di essi non solo, ma perfezionano metod.1 e strumenti per conferir loro quella precisione che · ·era neces~aria per controllare i risultati della matematica. Uno degli esempi più luminosi di questa reciproca influenza della scienza pura sulle scienze ;fisiche, si ha nelle c?nseguenze che trasse Newton e poscia Huygens dalla teo- · ria dell'attrazione, · sulla forma della Terra. · Egli dedusse che 'tal forma non poteva essere sferica, (1) LAGRA.NGE -
1lfécan ique. analytique. 2• p a rtie, section I.
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GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODÈBI~ GLI SCOPI ODIERNI. DELLA GEODESIA
bensì schiacciata ai poli e ·che questa .forma dovea cospirare colla forza centrifuga a diminuire la forza di gravità dai poli all'equatore. Quest'ultima parte sembrò sufficientemente in accordo colle misure che il Richer (1672) fece dell'accelerazione della gravità a Cayenne per incarico dell'Accademia; ma la prima teoria incontrò viva opposizione tra i dotti dell'Académie des Sciences, informati alle idee Cartesiane. Può darsi che, come dice il Condorcet (1), molta parte dell'avversione alla teoria di Newton derivasse da gelosia nazionale, certo essa aveva il suo principale fondamento in ciò che, non ben dichiarato il significato della legge newtoniana, i dotti dell' Accademia videro in essa risorgere lo spettro delle qualitates occultae degli scolastici. Inoltre nel 1683 Domenico Cassini ripreE!e il lavoro di Picard e l'estese negli 1;i,nni seguenti da Dunquerque a Collioure: il risultato di questo lungo lavoro portò alla conclusione che la Terra era allungata ai poli. Ugual conclusione si ebbe dalla revisione che nel 1718 intraprese Giacomo Cas- . ·s ini delle misure paterne. Però nel seno stesso dell'Accademia le opinioni erano divise ,e la contesa uscì dalle sue mura e appassionò il pubblico. Per troncare la questione furono decise misure di grado, sotto latitudini differenti e a questo fine partirono nel 1735 pel Perù: Lacondamine, Bouguer e Godin e nell'anno seguente per la Lapponia: Maupertuis, Clairaut, Camus, Lemono.ier e l'abate Outhier. Il risultato di questa duplice e memoranda spedizione fu il trionfo della teoria newtoniana. Più tardi, per opera di Cassini di Thury, venne fatta una nuova revisione delle· precedenti misure del meridiano francese. Si trovò che essa era concordante coi risultati ottenuti dal Lacondamine e dal Maupertuis. . Anche nel periodo più procelloso · della rivoluzione, la scienza proseguiva il suo cammino e nel maggio del 1790 l'Assemblea nazionale, dietro proposta di Talleyrand, ministro degli esteri, stabilì di provvedere una , unità natiirale per le misure . ed i pesi e nominò una commissione di uo. mini eccelsi quali Ìl Borda, il Lagrange, il Laplace, il l\forige e il Condorcet. I commissari proposero per tale unità una parte aliquota del meridiano , terrestre: doverono poi affrontare, nel condurre a termine l'opera loro, inaudite difficoltà create dalle condizioni tumultuose dell' epoca: finalmente nel 1798 si
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riumvano a Parigi a rendere conto dell'opera loro . ~i commissari esteri, tra i quali erano gli italiani Fabbrom e Mascheroni. § 4.
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I successi che si erano ottenuti avevano promossa la speculazione teoretica che fu immensamente feconda per lo sviluppo dell'analisi matematica. Infatti i~ Clairaut n~l suo Traité de la figure de la Terre dette pel primo (174~) 1 equazione d'equilibrio dei fluidi rotanti, non~hè l'~qu3:z~on_e all~ derivate parziali che esprimono le leggi dell eqmhbrio dei fluidi. Il Mac Laùrin riconobbe l'ellissoide di rotazione come fi. gura d'equilibrio (Treatise of fiit:,cìons), il d'Ale~?er~, coll'aiuto del principio che porta 11 suo nome, derivo 1 equ~zione del movimento nel suo Essai d' une nouvelle théorie de la 1·ésistence des fiuides che poi Eulero semplificò e generalizzò (1755) facendo dell'idrostatica e dell' idromeccanica due nuove scienze. D'altra parte si perseguirono le consegue1:1ze della leg?e newtoniana sul celebre problema cl.ell'attraz10ne delle ellissoidi. Il Newton (1) e il Mac Laurin (2) ne cercarono la soluzione per vie geometriche: il Laplace (3) per vie analitiche ne dette la soluzione completa per il primo (1782). Egli applicò al problema il concetto del Lagrange dell e funzioni di forze ed introdusse la funzione che poi i l Green chiamò potenziale. E lo studio di questa funzion e condusse il Legendre alla teorià delle funzioni sferiche, certamente uno dei più pos,senti mezzi ~nalitici della :fisica matematica. È impossibile in poche pagine dar solo _una idea del grande sviluppo e della perfezione cui pervenne la teoria delle funzioni potenziali e del potenziale durante il secolo testè · decorso per opera di Poisson Green Chasles, · Gauss, Dirichlet, Stokes ' per non citare che i più famosi,. e lord Kelvin (W.' Thomson), nonch è delle molteplici sue applicazioni e della sua influenza alla formazione del moderno indirizzo della fisica e dell' analisi superiore. Constatiamo solo che, come chiaramente designano i titoli delle opere che a disegno abbiamo citate, fu il problema geodetico ed astronomico che diede l'impulso allo sforzo maggiore dall'uomo compiuto verso . la luce. (l) NEWTON - Principia philosophiae · naturalis. (:lo) MAc LAURIN. Op. cit. è De Causa phisica flnxus et refluxui
(1) Eloge des Académiciens depuis 1669 fusque 1799: El,oge de Lacondamine.
maris (3) LA.PLACE. -
planètes.
Théorie des attractions des sphéroides et de la fig iire de• '
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GLI SCOPI ODIERNI DELL A GEODESLA. ,
GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODESIA
§ 5.
Conseguenza naturale del perfezionamento degli istrumenti e dei risultati del loro impiego doveva essere la critica dell'osservazione e l'analisi degli errori inevitabili. Nel calcolo delle probabilità si trovò un potente ausiliario e se ne trasse la Teoria degli en·ori d'osservazione chei per opera di Laplace, Legendrei Gauss, Bessel, ecc., raggiunse l'attuale grado di finitezza e di sviluppo, talchè, al dì d'oggi, essa trova larga applicazione in quasi tutti i rami delle scienze sperimentali e d'osservazione. § 6. Questo immenso progresao della matematica pura e della tecnica non poteva rimanere senza effetto pel problema geodetico che l'aveva provocato. Anzitutto era necessario dare _ una definizione precisa della figura della terra una volta che l'incremento delle nostre conoscenze ci ha obbligato a ,rinunciare all'ipotesi sferica degli antichi ed all'ipotesi ellissoidica. Essa è una superficie di livello della famiglia:
V+ w
2
(x'
+y
2
)
== costante,
(ove V è la funzione potenziale della sola massa del pianeta e w la velocità angolare di rotazione) e non essendovi ragione per scegliere una a preferenza di un'altra tra le infinite superficie di livello, uno dei compiti della Geodesia è di determinare il sistema delle superficie di livello che passano per punti accessibili della c1·osta ter1·estre. Quando fosse dimostrato che il livello med~o del mare su ogHi verticale si trova su di una sola· superficie di livello, si potrebbe definire il Juogo geometrico di questi. punti medi, prolungato attraverso i continenti con la condizione eh' esso tagli ortogonalmente tutte le verticali che incontra, come la figura matematica della terra. Tale definizione è puramente matematica: essa è legata in modo diretto al sistema delle forze materiali che sollacitano -0gni punto del globo, ossia l'attrazione di tutta la massa e la forza centrifuga, conseguenza della rotazione, ed anche del suo primitivo stato fluido. L'equilibrio dei mari è turbato, sia dalla circolazione meteoric&. delle acque, sia dalla ineguaglianza deila densità e della pressione atmosferica nelle varie regioni, sia dall'azione lunisolare. In tali condizioni la massa marina non può essere in equilibrio, nè può la superficie del mare essere, strettamente parlaudo, una superficie di livello, e di ciò è prova la presenza delle correnti che formano oggi soggetto di tante interessanti ricerche. Forse però il livello medio del mare, dedotto da una lunga serie di osservazioni, non
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p~ò ritenersi indipendente dal grande fenomeno delle maree {1) perchè non si può asserire a priori che in una costa qua-
lunque la p·osizione media tra quella che assume il livello marino a causa della marea, sia coincidente col livello teorico che si avrebbe imaginando eliminata in tutto l'azione lunisolare. La questione è tuttora insoluta e le opinioni divise. Il Bruns crede che in alcune regioni la differenza livello medio - livello teorico possa essere rilevante, mentre invece l' ing. Lallemand opina che l'ipotesi della superficie del mare, quale su}>erficie di livello, sia in via di riabilitarsi.
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§ 7.
Occorrerebbe la conoscenza precisa della direzione e della velocità delle correnti oceaniche per tutto il globo, nonchè la pressione atmosferica media, prima di poter calcolare, sia pur~ con formole empiriche, di quanto la superficie media, cornspondente allo stato dinamico del mare, differisca da quella superficie ideale di livello che corrisponderebbe allo stato di equilibrio. Per ora, la Geodesia deve limitarsi a studiare questo problema, per mezzo delle livellazioni geomet1·iche di p1·ecisione, le quali, attrave-rso i continenti, si stendono da un mare al1' altro e servono così a paragonare i livelli medii. Sarebbe di grande importanza rilevare il livello medio del mare per il maggior numero possibile di punti lun.o·o le coste e ricon. ;;:, ' nettere m seguito, i risultati parziali a quello generale delle livellazioni dei continenti, in modo da costituire una specie di livellazione litorale dei mari. Conoscendo le altezze relati ve dei differenti mari, per stazioni convenientemente scelte, si dedurrebbero delle utili indicazioni sulla direzione e la velocità delle correnti marine questioni queste di alto . ' ' ed i lavori ' mamteresse per la meteorologia, la navigazione rittimi. Tra il livello medio dell'Atlantico e quello del Mediterranio, a Marsiglia si trovava una differenza di più di un met~o, e a~ circa settantacinq ue centimetri sembrava quella tra 11 Mediterraneo e il Mare del Nord. Queste ed altre analoghe irregolarità della superficie marina sembrerebbero veramente probabili, in conseguenza di anomalie nella distri~uzion~ delle densità nella crosta tenestre (di cui parleremo in segu1t?) se, di fronte ad una critica rigorosa dei risultati (1) Lo stud~o delle maree ha dato luogo, dal lato teorico, a delle ricerc_he i:neccai:11che ; dal lato pratico (per la µrevisione dei fenomeni mareah 1:e1 porti), a lla così detta Analisi a1'monica, ideata dal Laplace e perfezionata recentemente da Lord Kelvin e da Giorgio Darwin.
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delle livellazioni, quelle supposte irregolarità non fossero state molto ridotte dopo i calcoli del Helmert, per i quali le differenze suddette possono quasi rientrare n~i limiti degli errori inevitabili in tal genere di confronti. Qualora fosse accertato, cosa del resto che è in via di dimostrazione, che la superficie media del mare si scosta di una quantità molto piccola, da ,una vera e propria superficie di livello, si sarebbe pervenuti ad un risultato molto importante, I).On solo per la Geodesia teoretica, ma anche per la pratica e per lo studia dei lenti movÌlmenti del suolo. Su questa grave questione, il compianto generale Ferrero richiamò, sino dal 1881, l'attenzione dei dotti e formulò proposte al 3° Congresso Geografico Internazionale di Venezia (nel 1881), tendeiiti, non solo al collegame;nto delle livellazioni di precisione, ma alla loro periodica revisione. Non v'ha dubbio che esistano lente oscillazion_i di regioni intere che dall'lssel furono chiamate bradisismi; finora su di esse si sa poco o nulla, ma, se sarà possibile colorire· ·il disegno del Ferrero, verranno certamente in luce fatti finora, sconosciuti, ed il legame di questi movimenti con la coufigura,t;ione dei continenti. Non v'è che la misura che possa tagliar corto e far giudicare con sicurezza su induzioni, ipotesi e vaghi apprezzamenti. La revisione deile livellazioni di precisione ha acquistatò nuova importanza poichè sorse il dubbio, confermatò dall'osservazione, che . i grandi terremoti sieno accompagnati, probabilmente come causa (1), da vaste fratture non attribuibili nè a frane nè ad assestamento di terreni sedimentari. Molteplici livèllazioni e triangolazioni furono! ripètutè allo scopo di constatare que~ti movimenti e di misurarne l'entità e quasi sempre si trovarono notevoli cambiamenti, sia in senso orizzontale che verticale, nei capisaldi e nei punti , trigonometrici (2). · (1) CosTANZI. - Contributo 'alla interpretazione elastica dei fenomeni sismici e brad.:.sismici. - « Riv. di E:is. Mat. e se. Nat. n - Pavia, 1908. (2) SuGIYAMA. - Sollevamenti e abbassamenti del sitolo causati dal gran terremoto di No-Bi (Giappone) del 1901. , Pel terremoto d-i Sumatra vedi PETERMAN's, Mittheilui,gen, 1895, oppure J, J. A. MiiLLER. - Uber die V erschiebung einiger 'friangulationspeeirer in der Residenz Tapaimli ,Sumatra) Ì'Y/folge des ·iJJrdbebens vom 1 7 Mai .1892. Per quello di Schillong (Assam) vedi 0LDHAM. - Great earthquak e, 1897, Appendix G. · Per quello d~ Dharmsala vedi: Survey of India, 1896. Per quello di Salonicco vedi: HoERNE . -Das Erdbeben van Saloniki ecc. Mittheil. der Erdbeben-Kommission der K. Akad. d er Wissenschaften in Wien. Neuè Folgè, N . XIII. . . Per quèllo di Zagabria vèdi: Petermann's-Mittheil,, 1892.
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§ 8.
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~a deduzione ~eorica, della ~gura della Terra, quale scaturisce dalla .teoria dell attraz10ne e dell' idromeccanica è ot~enuta in base alla ipotesi della sua primitiva fluidità.' la qual~ pur essendo pro~abile ~ pur sempre una ip"otesi. !~oltre s1 ammettono altre 1potes1 ed astrazioni sulla natura de· fluidi c~e solo approssimativamente si verificano. È dunqu; necessar10 conoscere la figqra della Terra con mìsure dirett"e sul pianeta stesso, poichè, ove essa fosse determinata con ~µfficiente precisione, da una parte si verrebbe a valutare 11 grado' di approssimazione di queste teorie da un:altra si potreb~e _forse t'.erveni1:e alla scoperta di ca~se e ·forze per- . t1;1;batric1 che m sono 1?no~e., e forse a gittare uno sgu11,rdo pm pro~ondo sulla cost1tuz10ne stessa del pianeta e sulla sua s.tona. Il metodo delle triangolazioni per la misura del grado, introdotto _da Wi~lebrord S~ell e de~ quale abbiamo già narlato, fu d~ lm applicato mediante triangoli piani di lati molto brevi. Il ~erfezionamento introdotto dal Picard coll'uso del cannocchiale_ a_ reti:olo e !sli i_m~~nsi progressi posteriori hanno reso pos,s1b~le 1 uso dr triangoli di grandi dimensioni ma al~ora 1~ curvatura della . Terra impone la considerazio~e. di tna_ngoh curvilill'ei 1 cm lati sieno segmenti di linee 0CYeOdet1che. Però. non _si può parlare di linee geodetiche se non sopra una su~~rfime. conosciuta ed è precisamente la forma della Terra. l incognita d'el problema geodetico. Onde si rendé necessar10 p~ocedere per successive a.pprossimazioni ricorrendo a s~perfime ausiliarie come la sfera e l'ellissoide .di rivoluz10ne del Bessel (1841) o quello del Olarke (1880) (1) che . , Per quel!? · di s ..Fr':1-ncis:o vedi: HAYFORD 0 13ALDWIN. - The Earth ::~~e~ents in the California Earthquake of 1906, - « Coast and Geo e ~ • ?rvey :'' Append!x_n . 3 Washington 1908 ed anche: G. CosTANZI~ t risnltati della revisione della triangolazione in Oalif01·nia dopo il erremoto del 18 aprile 1906. - Riv. Geogr, ltal. Anno XV, fase . V, 1908. es (l) Il problema dÈeHa figura d'equilibrio di un fluido rotante dovrebbe sere. .posto così·. cc dat a una · massa ziqui · "d a di' cui·. si· conosce la den sit, t ~ in ogn_i punto e la distribuzione;. ad un istante t 0 eùa si pone in 1•0 • azione uniforme intor d d ' quilibr. S no a un asse ato a ; trovare la relativa fignra d' ematemi~_"· otto questa forma però il problema trascende le fo~ze della -dirette ad~ct t attu':1-le_ ed è inattaccabile : furono quindi prese delle vie indekind fì elmp1 d1 Ma~ -Laurin, Clairaut; fino a Jacobi Dii:ichlet De· s·1 cerco· cwe · , se delle superficie ' ' a ri . e na mente Pomc are. date P ori, potessero essere fì . d' ·1·b . . • 1 81 lissoide d. · gure eqm rio e 1 rotazione nel caso d' r "d trovò (Mac-Laurin) che l'elessere fì ura d' . . . . I un . iqm o, ovunque omogeneo, poteva seguali g t , eqmhbno;_ poi Jac>ob1 trovò che un ellissoide a ·tre assi dipo e, a esserlo . S1 fecero allora dei tentativi onde assumere una.
GLI SCOPI ODIER~I DELLA GEODESIA 76 -servano come di riferimento per assurgere col tempo ad una conoscenza p1·ecisa del Geoide, mediante la sua dete1·minazione pe1· punti. Nasce così la Geodesia propriamente detta ed assume 1 sotto l'influenza di Delambre, Legendre, Gauss e Bessel la fisonomia che ha oggidì come scienza speciale. L'influenza che essa esercitò sullo sviluppo della Geometria Differenziale e l'utilità che da questa la Geodesia ritrasse, è ~ota a chiunque abbia studiato le « Disq uisitiones .generales circa superficies curvas » del Gauss. · § 9. Per stabilire la sua ellissoide il Bessel si servì di dieci misure d_i grado e trovò : a = metri 6 377 397,155 semiasse maggiore . b = metri 6 356 078,936 semiasse minore. a-b 1 schiacciamento. a · 299,153
Tra ·gli archi di meridiano che condussero a questo ri-sultato esercitarono influenza preponderante il francese e ' i quali avevano una lunghezza molto magg10re . l'indiano, dei rimanenti, misurati fino a quell'epoca. Il colonnello inglese Clarke riprese più tardi (1866-80) il calpolo del Bessel, basandosi su 44 archi dei quali i più lunghi erano: 1° L'arco riunito franco-inglese d'una lunghezza allora di circa 22°; 2° L'arco russo di' circa 25°; ·3° L'arco indiano portato a circa 24°. Come risultato trovò che l'asse maggiore a c:resceva, su quello del Bessel, di circa 800 metri, il minore b di circa 500, cosicchè lo schiacciamento sàliva ad
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Tuttavia a questi calcoli, sebbene magistralmente condotti, non si_può assegnare che un valore molto relativo. I risultati sui quali si fondano sono molti e frutto di lunghe e persevera.nti fatiche, ma sono sempre piccolissima parte di quanto sarebbe necessario. Inoltre la forma della. Terra è una forma sui generis e non è provato che esista effettivamente una ellis,s oide la quale in ogni punto differisca di poco dal geoide o meglio si discosti da questo di ·g randezza dello stesso ordine; ed è lecito il dubbio che gli elementi dell'elissoide che nell'interno di un punto rappresenti l'andamento del geoide sieno diversi in un altro punto . Il prof. F. Helmert, direttore dell'ufficio centrale dell'Associazione geodetica internazionale, traendo partito dal vasto materiale di osservazioni geodetiche che ormai si possiede per una pa:r:te notevole della superficie terrestre, si è proposto di raffrontare colle costanti dell'ellissoide del Bessel quelle delle ellissoidi locali di varie · regioni della Terra, calcolate in base alle misure astronomico-geodetiche fatte sui grandi archi di meridiani e paralleli (1). Basandosi sui calcoli . del dott. Schuman il Helmert esamina i risultati delle misUire degli archi di meridiano russoseandina vo_dell'amplitudine di 25°21 dell'Europa occidentale-Nord Africa di 27° e quello dell'arco di parallelo (52 esm, ) di 69° e trova col primo un aumento per a di circa 1058 metri su quello del Bessel col secondo di 538 metri, con l'arco di paralle-lo pure un aumento di 660. Egli dedusse pure (1901) per la Terra lo schiacciamento,
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forse compatibile colla costante di cm sopra abbiam 29 3 · ' parlato. Finora si possedevano parecchie misure di archi di meridìani e di paralleli; i principali erano (2): 1° L'arco anglo-francese di 28° da Laghouat (32' N) alle, Shetland (60° N); 2° L'arco russo-scandinavo di 25° dal Danubio (45° N) _ all'Oceano glaciale (70° N); 3° L'arco indiano di 24° tra 8° e 32° N; 4° L'arco americano dell'Atlantico fra 32° e 45° N;
, incompatibile, se-
A- 0 -condo ìl Tisserand, (1) col valore della costante --A- _ l_ rlove A C sono i momeuti principali d' inerzia del -3056' ' pianet~, che risulta dalla teoria della rotazione della Terra. tale superficie, come di riferimento; ma i r_isultati non. corrispos,ero_ all_'aspettativa, non offrendo essa una convernenza maggiore che 1 elhssmde di rivoluzione, e furono abbandonati. Poi Lord Kelvin e Tait, per tacere di altri, trovarono infinite forme d'equilibrio tra le quali alcune a for':°a di anello, e finalmente Poinc ar é ha fatto di esse un esame approfondito (Acta Mathematica - vol. 7, pag. 259) sempre però nell'ipotesi di un liquido omogeneo. (1) F. TrssERAND, - Traité de Mécanique céleste. - Voi. 2°, pag. 224.
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(1) F. HELMERT. - Die Grosse der Erde. « Sitzungberichtder K. Preussischen Akademie der Wissenschaften-Sitzung der physikalisch-mathem, Classe von 31 mai 1906 ,, ; e cfr, pure: -F. GURGO. - Nuova determinazione. delle costanti terrestri. (Recensione del lavoro del Helmert precedentemente citato), - Rfo. Geog. ]tal.; anno XIV, fase, II, 1907. (2) POINCARÈ. - Rapport sur le profet de. révision de l'arc dii méridien de Quito. Comptes-rendu.s des séances de l'Académie des Sci'ences, tomo 131,. pag. 233.
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5° L'arco americano del Pacifico fra 30° e 40° ; 6° L'arco del Capo di circa 7•. Paralleli: 1° L'arco europeo tra l'estremità ovest dell'Islanda ed Omsk di 69° di long.; 2° L'arco americano tra i due mari di 38° di long.; 3° L'arco che traversa l'Indostan a circa 24° N. La maggior parte di queste misure riguardano latitudini medie: .apparve dunque necessario all'Associazione geodetica di ritornare sulle orme del Lacondamine e del Maupertuis. Una commissione russo-svedese si recò allo Spitzberg per misurarvi un arco di 4° o 5° e un'altra, composta d'ufficiali del servizio geografico dell'esercito francese, intraprese la revisione del meridiano di Quito. Questa spedizione è tornata da circa due anni dopo aver misurato un arco di 5° 53' 30" da Tulcan (presso la frontiera della Colombia) e Payta (nel Perù) con varie stazioni astronomiche ed eseguite livellazioni geometriche di precisione su varie linee, misure di gravità relativa, e di magnetismo terrestre. I risultati non sono ancora noti perchè esigono lunghi e faticosi calcoli. Come ogni altra conquista nel campo del pensiero, anche questa volle le sue vittime (1) ed ebbe a deplorare la morte del capitano Massenet e di due soldati; altri come il capitano Maurin, doverono in seguito all'aspra vita delle Cordigliere, abbandonan1 il servizio militare; affranti dalle dure fatiche. § 10.
Come osserva il prof. Pizzetti (2): all'era delle grandi conquiste è succeduto oggi il lavoro minuto e faticoso, lo studio del particolare. I continenti si vanno intanto ricoprendo di una fitta rete di triangolazioni. Essa attraversa già i mari, e se non sarà possibile ottenere che involga tutta la terra, è certo che, estendendo e collegando le varie triangolazioni, si accrescerà l'importanza dei singoli risultati e ci si verrà sempre più avvicinando ai valori assoluti degli. scostamenti tra elissoide e geoide. Importerà studiare le depressioni e gli elevamenti sul geoide, che corrispondono alle regioni marine ed alla terra emersa; studiare l'èmisfero sud, quasi totalmente lasciato in disparte per ora; circondare i piccoli mari di tri~ngola(1) BoURGEOIS. - Rapport sur les travaux géodésiques exécutés par le ser·vice géographique de l'armée. - C. R. de l'Ass. Géod. Int., 190T. (2) PIZZETTI. - Influsso della Geode~ia sul progredire delle scienze fisiche e matematiche. - « Ann. della R. Univer sità di Pisa, 1901-1902 ,,.
zioni (come pel Mediterraneo), studiare l'Arcipel ago Indiano (1). · Quando una sola triangolazione avrà collegato il Capo Nord col Capo di Buona Speranza, il Capo Horn colla terra di Baffin, quando arditi esploratori avranno portato il teodolite nelle regioni polari, resterà sempre inesplorata una ·gran parte· del globo. . Del resto, se non è possibile estendere le . triangolazioni alle isole dell'Oceano, segregate dalle altre, potranno sempre ottenersi notizie sulla forma del geoide, mediante le misure della gravità cui, per lo avvenire è riserbata una parte importantissima. . . Qµesti lavori hanno preso oggi, da per tutto, l'aspetto d1 una vera e propria ricerca sc_ientifica collettiva. L'Associazione Internazionale per la misura dei gradi ne ha preso., direi quasi, la direzione morale, cercando di dare ai lavori un indirizzo razionale e uniforme. Certamente, ciò è più che mai necessario per la soluzione di alcuni problemi, come il con~ronto dei livelli medii dei diversi mari, ovvero quello della variabilità delle latitudini, per ciò che riguarda lo spostamento secolare e periodico dei poli terrestri. la determinazione della differenza di longitudine, e le _miaure differenziali della gravità attraverso catene montuose per rintracciare l'effetto dell'attrazione delle montagne. Bisogna inoltre spingere le misure su tutta la superficie della terra emersa, in ogni regione calcolare la lunghezza . dei gradi di meridiano, di parallP1o; le curvature delle SE:'• zioni normali ecc., e determinare in modo' interpola torio le configµrazioni di queste regioni per poi saldarle, per così dire, in una unica superficie: il geoide. Il programma è vasto e dchiede non solo abnegazione e perseveranza, ma tempo e mezzi; nè 11 premio alle durate fatiche sarà soltanto lo scopo conseguito. Ed infatti, come altra volta, dal problema geodetico s'o rsero le più belle teorie matematiche, così, in avvenire, .ad esso forse si dovrà la soluzione di qu~stioni ancora oscure di geologia e di geofisica. § 11. \ La direzione della verticale e l'intensità della gravità sono quasi sempre sensibilmente diverse da quello che porte~ rebbe la sostituzione dell'ellissoide al geoide, pfimieramente perch~ l'intensità della gravità cambia colla elevazione sulla (I) · L'Olanda ha fatto eseguire triangolazioni nell e isole di Giava e ,d i Sumatra.
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superficie del mare, mentre la sua direzione è la t1:1,ngente alla linea di forza in quel punto, e si sa che le lfoee di forza non sono rette, iµ secondo luogo perchè · trattandosi di superficie diverse, le normali in punti corrisponden,ti hanno,· in generale, direzioni di verse. Lo studio di quelle differenze che va sotto il nome di atfrazioni locali, ha acquistato grande importanza nella Geodesia scientifica, perché possono dare una idea dell'ondulazione del geoide sull'ellissoide di riferimento. Il Pizzetti (1) ha insegnato a tener conto della curvatura delle linee di forza t dimostrando che, mediante misure relati ve di gravità, allorquando fosse nota la densità dello strato terrestre tra il punto d'osservazione e il livello del mare, si possono calcolare le riduzioni della longitudine e della latitudine al liv~llo del mare senza particolari ipotesi sulla forma del geoidé. E logico considerare queste deviazioni tra elissoide e geoide, come anomalie dovute all'attrazione newtoniana di quelle irregolarità di forma e di densità della crosta terrestre che si sono esplicate, forse, durante la solidificazione del globo, e trar partit"o di guèlle per studiare queste e reciprocamente. Questa idea non è nuova, ma forse il primo che la formulò con precisione fu il P. Boscowich nel 1762. A lui si deve la prima misura dell'influenza delle Alpi sulla direzione della. verticale; poscia il Hutton, nel 1778, si valse delle deviazioni dalla verticale pel calcolo della densità media della Terra. Il Pratt, negli anni 1855-71 si occupò a lungo delle deviazioni della verticale; lo Stokes fece fare a questa questione un gran passo in avanti dimostrando che il potenziale relativo all'attrazione esercitata su u.n punto esterno da un pianeta 1·otante con moto uniforme into1·no ad un asse fisso e d_ei quale la superficie libera e di livello è supposta conosciuta, non dipende dalla costitu.zione interna (2). Questo principio rende, sino ad un certo punto, indipendente lo studio dei fenomeni della gravità dalla distribuzione più o meno regolare della massa in strati ellissoidici di uniforme den- . sità, cui era pervenuto il Olairaut, e dalla quale aveva tratto una relazione assai semplice tra lo schiacciamento terrestre, la variazione della gravità dall'equatore ai poli, e la velocità angolare della rotazione diurna. Il Pizzetti (3), appoggiandosi al teorema di Stokes, pervenne a determinare la forma della funzione potenziale del Sur la réducti on des latitudes et des longitude.s ai, ni« Astronomische Nachtichten "· Bd. 138 p. 351. Op. cit. - Voi. II, pag. 324. (3) PIZZETTI, - Sulla espressione della gravità alla superficie del geoidec si,pposto ellissoidico. - « Ace. dei lincei " Rend. Serie 5", vol. III, pag. 166. (1) PIZZETTI. -
veau de la mer, (2) TrssERAND.
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GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODESIA
geoide nella ipotesi che esso fosse una ellissoide di rotazione schiacciata e ne trasse una relazione lineare tra le intensità della gravità·in due punti qualunque della sua superficie, indipendente dalla massa, ciò che costituisce una sorprendente generalizzazione del teorema di Olairaut. Il Fischer (1868) e il Listing (1872-78) credettero poter de.durre una · depressione degli oceani rispetto all'ellissoide di riferimento ed una corrispondente sopraele-::azione delle masse continentali. Il Listing calcolò in circa 1000 metri questi scostamenti dalla superficie ellissoidica; ma il Helmert, anche qui, dimostrò che tali calcòli èrano esagerati e vanno ridotti al massimo a 100 metri (1 ).
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§ 1_2.
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Checchè ne sia, pare fin d'ora provato che la forza di gravità? ~ei grandi massicci montagnosi come l'Imalaya, le Alpi, 11 Caucaso, le Ande, ecc., è minore; nelle isole oceaniche maggiore di quella che il calcolo assegnerebbe ove queste masse fossero semplicemente sovrapposte ad una superficie , di livello, e che il valore della gravità nelle isole è maggiore che nella terra ferma. Ammettendo col Faye che in quest'ultimo caso lo zoc"' colo dell'isola debba contribuire ad accrescere la forza di gravità, e che, quindi, per avere la misura della forza· ora detta, sia necessaria una riduzione , resta immensamentè probabile una specie di compensazione sotterranea della densità. Questo indusse il Clarke a formulare la ipotesi che<{ esi« stono cause ignote o modi di distribuzione della materia ai quali contrastano l'azione delle ma~se montuose visibili >;_ e il Helmert, a dire più esplicitamente: « l'azione deìle masse « continentali sulla verticale sembra restare più o meno com« pensata da una diminuzione della densità della crosta ter« restre al disotto dei continenti medesimi ». Il Poinc_arè, per studiare meglio questa questione, l)roponeva (2) d1 fare degli studì, a ciò diretti, sulle Ande durante la r evisione del meridiano di Quito. Ma, come s'è accennato, sono seonosciuti ancora i ri sultati. ! l Fay~ è andato anche più in là; partendo deÙ' ipotesi che gh strati del fondo dell'Oceano si raffreddino e quindi si condensino più presto di quelli sottoposti alla terra emersa, ha creduto p~ter inferire che, per necessità statiche, quelli debbono deprimersi, questi sollevarsi· è come si vede un
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N euere fortsch1·itte in der · erkenntnis de1· Mathe matischen Erdgestalt. - Geogr. Zeihschrift" - 1900. . (2) POINCARÉ. : - Op. cit. . (I) HELlliERT. -
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ANNO LIV.
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GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODESI A
tentativo ardito di spiegare la sollevazione delle mpntagne. Anche questa teoria sembrerebbe scossa nella sua formola assoluta e potrebbe subire notevoli modificazioni (1). Comunque, solo dalle determinazioni, sia della. deviazione dalla verticale, sia dall' intensità della gravità, si potrà avere una ragione p<iir accettar e o rifiutare definitivamente teorie siffatte. · Ora, si può dire, siamo all' inizio di ricerche di tal genere e ancor a lontani dal giorno augurato dal professor Lorenzoni, (2) in cui ci sarà dato tracciare sulle nostre . carte geo· grafiche le linee di ugual!3 intensità della g ravità.
GLI SCOPI ODIERNI CTELLA GEODESIA
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§ 13.
Quale è l'effetto dell'azione reciproca del mare e della terra ferma sulla figura della superficie marina? Quale è il grado della compensazione nella distribuzione della densità nella crosta ~errestre ? Su q uesti problemi dà luce, più che la misura dell' intensità della gravità, forse quella delle attrazioni locali, inquantochè ci fornisce la direzione della normale alla superficie di livello e già si posseggono risultati che pongono in evidenza l'influenza della configurazione delle coste sulla direzione della verticale. Ad esempio, (3) nelle misure eseguite ir_i. Crimea, dalla, parte montuosa della costa si sono ·trovate deviazioni della verticale in latitudine e longitudine che superano i 40": alle isole Sandwich, deviazioni in latitudine di l' 40" tra b c'osta nord e sud di Hawaii, lontane l'una dall'altra circa 150 chilometri. Sulle coste dei continenti in generale, tali deviazioni si mostrano piccolissime, segnatamente.. se l'elevazione sul livello del mare è poco sensibile. Nell'interno dei continenti per esempio in alta Italia, nel Caucaso, nell'Imalaya. sono state trovate regioni di sensibile perturbazione nella direzione della verticale, perturbazioni che si.. trovano i.n sufficiente accordo coll' attrazione delle montagne circostanti. Ora abbiamo osservato che le misure della intensità della gravità, accennavano ad una com -· pensazione sotterranea. mediante deficienze di densita nellè rsigioni sottoposte alle .montagne; il Heìmert spiega questo (1) G. CosTANZI. - Dép lacements des maxima ecc . - Oomptes Rendus des séances de l'Académie de Sciences, 19 Oct. 1907, Paris. (2) LoRENZONI. - Atti-del Congresso Geografico Internazionale. - Venezia 1881. (3ì HELMERT . - Die Grosse der Erae cit.
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fatto con uno spostamento di t ali deficienze di densità, in dir ezione orizzontale rispetto ai massicci montagnosi sov:rapposti. Non solo nelle vicinanze dei monti, ma altresì nelle pianure, si trovano regioni ,di notevole perturbazione nella dir ezione della verticale. E nota infatti da tempo la ondula-zion~ del geoide nei dintorni di Mosca, e, non è molto, è stato constatato il medesimo fenomeno nella parte orientale e centrale della Germania del Nord; nella direzione all'incirca del 52° parallelo, attraverso la Prussia, si ha una deviazione in latit udine che, nelle vicinanze dell'Oder, raggiunge il valore massimo di 10". Non mancano poi esempi di compensazione anche riguardo alla direzione della verticale. Così, a Monaco di Baviera, la verticale non offre anomalia sensibile, rispetto all'andamento generale della curvatura nell'Europa Centrale, benchè l'attrazione calcolata delle Alpi esigerebbe una deviazione di 14". 'È prematuro dare una risposta qualsia~i alle due questioni poste in principjo di questo paragrafo, è impossibile tentare una spiegazione determinata e soddisfacente ai fatti Bsposti, per la insufficienza dei dati che si posseggono, tut"' tavia, si può fin d'ora supporre con qualche fondamento, che le deficienze di compensazione ripetono la loro origine, sia dal raffreddamento progressivo della Terra, sia dal trasporto dei materiali per l'azione erosiva dell'acqua, sia per le altre c1;1,use che determinarono le varie formazioni geologiche dal periodo Laurenziano in poi. ' Il raffreddamento, se mai vi è stato un periodo di relativa fluidità, negato oggi da parecchi dotti (1), potrebbe avere turbata l'originaria superficie liquida di livello quand'essa cominciò a solidificarsi, determinando degli spostamenti di materia, per l'intervento delle forze elastiche e di coesione che prima non esistevano, l'erosione sovrappose o esportò materiali dalla originaria superficie di livello. Non dalla sola Geodesia potrà venire una risposta precisa all'ardua questione, ma non v'ha dubbio ch'essa potrà fornire ai geologi in un avvenire, più o meno lontano, un dato prezioso mercè cui quelli potranno valutare l'importanza delle cause ora accennate, indagare il modo di esplicarsi dei loro effetti, e pervenire alla interpretazione geologica delle osservazioni e dei risultati geodetici.
(1) CHAMBI!JRLIN. n 3, 1905,
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Foundamental Problems of Geology nel Year Bo'ok,
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GLI SCOPI ODIERNI DELLA GEODESIA.
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14. Veniamo ora ad un'ultima questione che si presenta agli astronomi ed ai geod.e ti; se si p·ossa cioè asserire che il geoide sia varia9ile col tempo e sino a qual punto questo possa risultare dai fatti finora conosciuti. La questione non è di pura geodesia: ma alla soluzione di essa debbono contribuire l'astronomia fisica e la geologia. È necessario vedere infatti se, fuori dell'attrazione deo·li astri esistono altre azioni cosmiche concorreuti a deform:re la figura matematica della Terra. Alterazioni di massa e di velocità di rotazione porterebbero per ogni loro valore altrettante forme di geoide pel cambiamento . conseguentedella superficie marina, ed anche, in grado minore, di quella della parte solida. Sembra poco probabile la diminuzione di massa. Infatti, se esiste una superficie limite dell'atmosfera, che si può considerare ·come superficie libera della Terra, essa deve essere una superfi~ie di livello, sulla quale, forza centrifuga~ attrazione, e forza espansiva dei gas, si equilibrano, e al difuori della quale l'arìa non può uscire. È vero che è stata furmulata l'ipotesi d'una atmosfera indefinita, ma non esistono prove veramente gravi in suo sostegno. Le moderne vedute sulla costituzione degli atomi renderebbero possibile, una diminuzione di massa e fanno risorgere inaspettatamente l'ipotesi dell'attenuazione della materia di cui Newton ammetteva la possibilità, ma sarebbe temerario allo stato ·attuale trarre delle conclusioni. L'aumento di massa, poi, non si può escludere alpriori pel fatto delle stelle cadenti e dei bolidi. Vero è che la gran maggioranza o nop. giunge sulla Terra o vi arriva come massa. di poca entità, ma è logico supporre che le dimensioni dei meteoriti siano considerevoli quando incontrano l'atmosfera in cui, per l'enorme velocità p~sseduta, si sono in gran part~ fusi e volatilizzati, e non v'è dubbio che la materia solida che li costituiva, finirà per cadere sulla Terra. Però,_ tenendo conto della grande massa del pianeta, questoaccrescimento deve essere, in ogni caso, tanto piccolo, che, a meno di considerare periodi di tempo straordinariamente g_r~ndi, esso non può esercitare influenza sensibile sulla pos1z10ne dell'asse e sulla velocità di rotazione della Terra . nonchè sulla forma della superficie di essa e sulle sue di: mensioni. § 15. Il Thomson calcolò che se la Terra foss~ internamente fluida, con una crosta di 500 chilometri di spessore, rigida, §
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quanto l'acciaio, si deformerebbe sotto l'azione lunisolar·e producendo un fenomeno consimile a quello delle maree, e facendo perciò passare queste quasi inosservate per la man:Canza di' termini di confronto. Egli ritirò in seguito queste stie conclusioni che, sebbene esagerate, contengono, forse, molto di vero, e parecchi, per esempio il Tisserand, ammettono che effettivamente avvenga anche per la parte solida\ un fenomeno simile alle maree. Recentemente, sono stati intrapresi studi teoretici per cal.Òolare quali deformazioni producano sulla Terra, ·considerata come corpo elastico, l'alternativo accumulamento di ghiacci nelle regioni polari, ma i risultati non sono finora tali da conferire loro una grande fiducia. L'osservazione fatta riguardo all'aumento di massa prodotto dai meteoriti, si può applicare alla variabilità della sua distribuzione per opera degli agenti atmosferici, delle correnti marine, dei ghiacciai, delle erosioni, dei terremoti, vul-cani, bradisismi, frane, ecc., ma nulla si può dire su ciò che accade nell'interno della Terra. Il prof. Volterra dell'Università di Roma si è occupato, in molti articoli, riassunti e completati in una memoria pubblicata negli Acta Mathematica, vol. 22, dell'effetto sul movimento della Terra intorno al suo centro di gravità per opera di movimenti stazionari esi.s tenti sul pianèta o nell'interno di esso. In questa categoria potrebbero rientrare le correnti marine ed i ven~i alisei. Ma, finora, i risultati dei suoi studi non s0no stati tradotti in -c ifre àpplicandoli al nostro problema. Lo scopo da lui p.e rseguito era quello di trovare una spiegazione alle va1·iazioni pe1·iodiche delle latitudini annuali e se-colari, che sono ormai accertate in seguito a stu di intrapresi nell'ultimo decennio, e a misure simultanee fatte in regioni presso a poco antipode. Queste questioni, più che nel campo della Geodesia rientrano nel campo della meccanica celeste, ma la Geodesia può -0ontribuire notevolmente al loro studio, determinando con precisione le coordinate geografiche nei vertici çl.elle reti delle triangolazioni e ricercando, con misure dirette, se col tempo si pongono in evidenza variazioni nella curvatura delle varie regioni del geoide. § 16.
Quasi per tutte le questioni accennate precedentemente, -c 'è OC'corso di dover dichiarare l'incertezza che domina sulla ·s oluziòne di esse, dovuta esclusivamente all'insuffici~nza dei <lati: cercare di procurarseli deve essere l'obbiettivo della
GLI SCOPI ODIER:'<l DEL[,A GEODESIA 86 moderna Geodesia, e tracciarne il programma; ma gravi e di svariata natura sono le difficoltà che si oppongono. G ià in un tempo ormai lontano, la questione della forma. della Terra si trovò connessa indissolubilmente colla evoluzione :filosofica e si giunse fino al punto che la causa della nostra questione fu la causa del pensiero umano e il suo trionfo non a caso venne a coincidere con l'inizio del periodo più luminoso di attività e fecondità scientifica che s'incori.tri nella storia. Ora si può dire che le parti siano invertite e che la causa della civi_ltà è quella della Geodesia; dovunque questa si estenda conquista nuovi campi alPattività dei geodeti, n è i problemi geodetici potranno trovare soluzione soddisfacente se non quando la vittoria della civiltà sarà completa. Alle difficoltà, per così dire, etnografiche, si aggiungono le finanziarie, poichè le spese occorrenti vanno crescendo a misura che i m_etodi e gli strumenti si perfezionano. Il perfezionamento degli strumenti ci permette oggi di t ener conto delle frazioni di secondo, sia di tempo che di angolo, di millesimi di _millimetro per le lunghezze. Quanto progresso dalla ruota di Fernel all'attuale sistematica e scrupolosa misura di base! Tut1.avia sì il geodeta che l'astronomo trovano spesso l'opera loro intralciata, i loro risultati dubbi per insufficienza. di . pr ecisione, poichè le grandezze che occorrerebbe misur are si sottraggono, per la loro piccolezza, alla potenzialità , degl~ istrumenti. È necessario dunque promuovere il perfezionamento di questi ed è del pari indispensabile affinare sempre più i metodi di calcolo materiale, per poter trar;re dagli istrumenti tutto quello che essi possono darci; Difficile ed irta di ostacoli è la strada che si para dinanzi, ma più lungo e penoso sarà il cammino, più gloriosa e· feconda. sarà la v:it~orià.
GrnLro CosTANZI tenente del 7° reggimento artiglieria da campagna.
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LE MANOVRE COMBINATE TRA . L'ESERCITO ;E LA MARINA (Continuazione e fine, vedi disp. Xli, pag; 2~43 de_l l.908)
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Cenni critici.
A1la esposizione dello svol?im_e~t? ~elle eserc~tazi?ni facciamo qui seguire brevi cenm cntim, riguardanti pero le sole operazioni terrestri. Unicuiqite situm ! . . Il lettore che lo desideri potrà trovare acc:1rat~ cr:tiche intorno alle operazioni navali in riviste tecmche itah~n_e e straniere, quali l'Italia navale, la Lega navale, la Rivista nautica, la Vie ma1·ittime, Ma1·ine Rundschau ecc. (1)
** * assolutamente nuovo in Italia, (2)
Il fatto di riunire unità dell'esercito e della marina a scopo di manov_ra? la pompa con la quale, specialmente per parte del mi:1istero della marina, le esercitazioni erano state ?reannunziate, avevan~ quest'anno assai più del cons1:eto attirata sulle nos~re ~randi esercitazioni estive l'attenzione del paese e q1:1mdi della stampa. Se a ciò si aggiunga il f~lic~ int_e~ess~mento che da qualche tempo l'opinjone pubbhc,a m I_ta_ha_ dimostra per le quistioni militari, si comprendera la viv1s~ima: g~nerale aspettativa per il risultato delle manovre d1 cm Cl occupiamo. . . . . · E bisogna riconoscere che per quant~ s1 n ~ensc~ alla parte marittima delle esercitazioni ed all'azione m essa p~estat~ da.lla flotta l'aspettativa non fu punto delusa~ I nostri ~ravi marinai, dall'ammiraglio all'ultimo comun~, nsco_ssero g:usto quanto meritato plauso e di1':1ostr~r?1:o di meritare p1~namente la fiducia del paese e i sacrifici, se~pre _m~ggrnn da alcuni anni in qua, che esso si impone per 11 m1ghoramento progressivo della nostra flotta. Altrettanto però non accadde per la parte t errestre. Lo svolgimento di questa i risultati soprattutto cui si vo_lle · · competenti o giungere, sollevarono 'non poc h e cri·t·1ch e 1n (1) 1908. 1908. (2) vi8ta
Italia navale n. 16 17 18, 19, 20 d el 1908 . L ega navale, settembre Rivista nauti~a. n. s~ttembre 1908. V ie marittime, 10 settemb:ue Marine Rundschau, n. 11 del 1908 . . . Veggasi pagina 2256 d el fascicolo d i n ovembre 1908 d1 qu esta n-
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LE MANOVRE COMBINATE 'rRA L'ESERCITO E LA M~RINA
LE MANOVRE COMBINATE 'rRA L'ESERCITO E LA MARINA
non, e, come sempre accade, non mancarono coloro ehe ne trassero pretesto ad esagerate conclusioni e anche ad attacchi personali, sempre inefficaci. . Alieni da qualsiasi preconcetto favorevole od ostile, ci proponiamo di riassumere qui e vagliare le più importanti di tali osservazioni critiche, ribattendole o sostenendole a seconda che appaiano o pur no giustificate dall'esame sereno ed obbiettivo delle operazioni. Per procedere con ordine, divideremo il lavoro in tre parti: critiche riguardanti la preparazione delle manovre e la direzione di esse, (1) critiche riguardanti l'operato di ciascuno dei comandi di partito.
priè grandi manovre, senza alcuna sp_rop?rzione. tra i compiti assegnati alle flotte e le forze d1 cm esse disponevan o, è· certo che con piccole aggiunte al testo del tema sarebbe stato possibile ottenere la voluta armoni~. Sarebb~ bastato ad esempio dichiarare che le forze del partito rosso _fos~ero d~ considerarsi o inquadrate in altre truppe sbarcanti nei tratti di costa contigui, ovvero come l'avanguardia di un grosso corpo di spedizione, incaricata di aprire la strada al corpo stesso espugnando, col concorso del parco di assedio, le opere di fortificazione di sbarramento. Si sarebbero così prevenute facili critiche e soprattutto si sarebbe dato maggior fondam ento al complesso delle operazioni che così come vennero preordinàte, furono giudicate ' l alquanto inverosimili.
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Una prima critica circa la preparazione delle manovre verte sulla importanza stessa del tema e più propriamente sulla sproporzione tra il còmpito che il tema imponeva al partito rosso e le forze chiàmate ad eseguirlo. . Evidentemente un corpo di truppa nemica che sbarchi sulla costa ligure e si accinga a risalire la difficile e munita zona delle Alpi marittime, espugnando le opere che gli sbarrano il passo, non può avere altro obbiettivo che quello di minacciare il tergo dell'esercito italiano impe·gnato lungo la frontiera occidentale, allo scopo di faciritare lo sbocco nella p ianura padana delle proprie colonne incanalate nelle vallate alpine. Ciò era, del resto, accennato anche nel tema. Ora, si disse, è mai possibile che a compiere così impor- • tante e difficile operazione si destini in guerra vera poco più di una divisione e mezza, quante appunto erano le forze del p,artito rosso? E valeva la pena dì conquistare con tanta fatica l'a$soluto dominio del mare, per effettuare poi uno sbarco di così piccola entità? È da ritenersi che chi organizzò le manovre non ebbe altre ragioni in vista oltre quelle :finanziarie; destinò cioè alle manovre tante truppe, quante ·l'esigqità dei fondi disponibili permetteva, senza preoccuparsi molto dell'armonico inquadramento della forza nel tema. Ma, a parte il fatto che non par giusta una simile ristrettezza di foridi solo nei riguardi dell'esEJrcito e quando la marina eseguiva invece vere e pro(1) Si potrà obbiettare che il lavoro di preparazione e q uello di direzione d elle manovre furono opera di enti diversi e p erciò non è giusto considerarli insieme. Risponderemo che non è nostro proposito l'andare alla ricerca di responsabilità' o suscitar e inopportune polemich e, bensì solo il porre in luce quelle che furono , o parvero, d eficienze ed .imperfe.zioni, indipendentemente dagli enti cui esse possono a ttribuirsi.
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La esiguità delle forze assegnate al partito rosso doveva poi ripercuotersi sull'andamento dellt1 manovre . La zona di terrreno costituente il teatro di operazioni era per natura e per arte eminente men te favorevole ad una azione difensiva, come i:1,bbiamo cercato di porre ìn lu0e nel breve cenno geografico premesso alla esposizione degli avvenimenti e come fu riconosciuto dalla stessa direzione delle manovre. (1) Ora tutto ciò.imponeva di dare alle truppe mobili dell'attacco una notevole superiorità sulle truppe i:nobili della difesa, mentre in r~altà la pròporzione fu di 1 1/ 3 : 1 all'incirca. Prescindendo qui da qua]siasi giudizio sulla condotta del partito invasore, era pur sempre da prevedersi l'eventuàlità che il difensore riuscisse in tempo ad occupare primo la cresta d'e lle Alpi marittime, nel qual caso gli sforzi dell'attaccante doveano fatalmente infrangersi in vani ten tativi per superare la difficile muraglia, mentre l' arrivo in cresta dell'attaccante stesso era condizione imprescindibile per l'inizio delle operazioni di assedio, che costituivano uno degli scopi principali delle esercitazioni. (2) La situazione degli avversari dopo quattro giorni di manovra, su otto disponibili, dimostrò appunto quanto l'accennata eventualità fosse ·v erosimile. La direzione delle manovre dovette convincersi che il partito rosso non sarebbe forse riu-
(1) V. co municato ufficiale diramato da Savona in d ata 4 settembre. (2) Si ·v oleva dare p r atica sanzionè ad una nuova Istri,zio ne sulla guerra di assedio, e appu nto p erciò erasi mobilitato un parco di assedio , ed era stata scelta a teatro d elle eperazioni di sbarco una zona fortificata.-
LE MANOVRE COMBINATE TRA L'ESERCITO E LA MARl~A 90 scito ad occupare la cresta con le scarse forze di cui disponeva, e perchè ciò gli si rendesse, come gli si doveva rendere, possibile, decise di indebolire il partito azzurro, togliendogli circa metà della sua fanteria. Tale provvedimento sollevò però a sua volta non poche critiche. Vediamone le ragioni. « La S\tuazione della guerra odierna che si combatte iii « Piemonte » diceva il comunicato ufficiale diramato dalla direzione per l'occasione « induce il comandante dell'armata « del partito B (azzurro) la quale opera nelle Langhe, a ri« tenere che numerosissime forze nemiche possano essere « presto dirette da Cuneo su Ceva. Non potendo provvedere « altrimenti per una occupazione di Ceva, di cui preme con« servare il possesso, il suddetto comandante d'armata è in« dotto a fare arrivare sollecitamente in quel luogo parte « delle truppe poste a difesa dell'alto Tanaro e parte di quelle « operant.i attorno allo sbarramento di Altaire. Lo stesso co- . « mando di armata, visto l'esito favorevole dei combatti« menti avvenuti in questi giorni sulla cresta tra monte Alto « e Pian_dei Corsi, e tenuto cont9 della virtù di resistenza <: delle fortificazioni di Altare, ritiene che questa diminuzione « di forze della divisione di milizia mobile; che è imposta dalle « circostanze !;l,ttuali delJa ·guerra, e che potrebbe anche ès« sere temporanea, non possa seriamente compromettere la si« tuazione atto1·no ad .Altai·e :i>. Premettiamo che in questo comunicato non si fa apparire certo in buona luce la genialità di quel comandante dell'ar- , mata delle Langhe. La direzione delle manovre diminuisce le forze del° partito azzurro appunto per, permettei-e ai 1·ossi di battere gli azzurri ed arrivare sulla cresta, e intanto fa . - esplicitamente dichiarare da quel comandante la ferma convinzione che tale dimimtzione di forze non possa se1·iamente compromettm·e la situazione atto1·no ad .Altai·e. · Nè è meno strano il fatto che quel comandante, avendo a sua disposizione una intiera armata, per procurarsi.una semplièe brigata di fanteria vada a toglierla proprio a chi di tali brigate non ha che due e con queste due è riuscito, vittorioi sa~ente sì ma non perciò agevolmente, a contenere il nemico. Ora non sarebbe stato più opportuno ricorrere al provvedimento affatto oppos.t o a quello deato dalla diriezione delle manovre, aumentare cioè in adeguata misura le forze del partito rosso, anzichè diminuire quelle degli azzurri? Bastava all'uopo ricordare ed applicare le disposizioni di una circolare emana_ta, proprio poco tempo prima dello svolgersi
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delie esercitazioni combinate, dalla autorità più competente in fatto di istruzioni e manovre. (1) . In tale circolare è giustamente osservato che le esercitazio:rii di combattimento si svolgono in generale con perfetta reciproca conoscenza delle forze dei due partiti, sistema questo che toglie ai comandanti ogni preoccupazione sulla entità delle forze che hanno di fronte « e li libera così da «· una incognita che· avrà in guerra, nella loro condotta, una « influenza non inferiore a quella del fuoco nemico ». E si aggiunge :« Se si vuole che le-esercitazioni di combattimento « riescap.o realmente proficue e riproducano con verosimi« glia.nza le azioni di guerra, poichè in guerra non si potra « mai sapere la forza del nElmico contro cui si deve com« battere, è indispensabile che sia, per regola, diversa la « composizione dei due partiti e che ciascuno di questi non « oonosca a pri01·i la costituzione del partito avversario o « che almeno,' conoscendola nelle sue linee aenerali sapp' ia ' 1 b ' ' « pero c,ie essa potrà venire modificata durante l'azione. Ciò e si potrà ot_te1:-ere co~ mezzi diversi che saranno volta per « volta studiati dal direttore , dell'esercitazione, secondo, il « carattere particolare della medesima. Un mezzo però che in « molti casi potrà convenù-e, sa1·à qu,ello di ricorrere in ade« giHita misura a REPARTI SEGNATI, la cui esistenza sarà « mantenuta segreta sino al m9mento in dui essi entrano « nella zona tattica dove si svolge l'azione ... -In tali ed in « altri modi si raggiungerà lo scopo di mantenere i coman« danti incerti sulla entità delle forze che hanno di fronte « d'z r~pp_1·esent_are quell'arrivo sul campo di battaglia dei rin-' « fo1·zz, az quali soltanto è dovuta qiiasi semp1·e la decisione del · « com?atti"!1'ento, e si riuscirà a modificare improvvisamente « la s1tuaz10ne, per abituare i comandanti a decidere pron- · « tamente e 1~ truppe ad operare nelle situazioni.improvvise « che spesso s1 presentano in guerra >. Se le dispos_iziòni di questa circolare fossero state opportunamente applicate nelle manovre combinate - e l'occasione era qua:1to ~1ai fa"."orevo le - si sarebbe perm~sso al partito rosso d1 ar_n"."are m cresta per virtù propria e non per unf1r po?o ve:·os1m1le sottrazione di forza al nemico; si sa11ebbe evitato 11 malumore della divisione di milizia mobile di cui una delle due brigate fu obbligata a marce e controm~rce, (2) (tl) Circolare n. 830 del 19 luglio 1908 emanata da S E 1·1 Capo d 1' s t a o maggiore d 11' · · · _e eser~ito e avente per oggetto le modalità di svolgit d 11 men ~ e e_sercitaziom eh combattimento. · · d (2) Ricordiamo che la b · t L" alla d" · · d" . . . riga a iguria opo essere stata il 5 sottratta iviswne · 1 m111z1a mobile, il 6 le ven,ne restituita.
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l'altra si vide espost!l, ad uno scacco di cui non poteva comprendere la necessità; si sarebbe infine data maggiore verosimiglianza al tema ed evitate le critiche, testè riportate, c irca la sproporzione fra il compito assegnato al partito rosso e le forze di cui disponeva. L'arrivo di rinforzi, consentito dall'assoluto dominio del mare e dalla vicinanza della costa nemica, avrebbe invero permesso di considerare le forze iniziàli del partito rosso così c~ me abbiamo accennato doversi esse realmente considerare, cioè come avanguardia di un grosso corpo di spedizione o come inquadrate in altre truppe, dalle quali, date le precarie condizioni del momento,' pervenivano loro i necessari soccorsi.
*** Non minori critiche sollevò la ristrettezza dei limiti di t empo entro i quali si volle svolgere il complesso programma delle esercitazioni. Quel programma comprendeva due sorta distinte di operazioni, campali e di assedio, ciò che implicava due fasi nello svolgimento delle manovre. Nella prima l'attaccante doveva 1mpadronirsi della dorsale e ricacciare la divisione .azzurra che glie ne contrastasse il possesso; nella seconda doveva por mano alle operazioni di assedio e portare queste .al punto da potere da esse trarre pratici ammaestramenti, vero scopo per cui si era mobilitato un parco d'assedio e si Bra scelta a teatro della manovra una zona fortificata. (1) Ma le operazioni per il possesso dell!l, cresta, al quarto giorno, non avevano approdato ancora ad alcun risultato. Aumentando convenientemente le forze del partito rosso, questo sarebbe forse riuscito per la sera' del 6° giorno ad affermare il pieno ed incontrastato possesso della dorsale. Avrebbe allora potùto iniziare le operazioni di assedio, che dovevano però svolgersi con metodo e regolarità, sia perchè tale è la caratteristica di questo genere di guerra, sia perchè era piuttosto il caso di t,sagerare in questo senso, volendosi ·d_alla prova che si fac·eva dedurre ammaestramenti ed esperienza. Invece tutte 1n generale le operazioni di attacco. dei forti · interni furono condotte con assai precipitazione. Li;t, stampa politica e militare non mancò di commentare .amaramente il fatto. « In un paese morbosamente impressio« nabile quale è il nostro » scriveva la T1·ibuna dell' 8 settembre « che difetta di spirito militare, che non sa, non di« scute, ma soltanto in tutte le manovre non fa altro che •.
« chiedere: Chi ha vinto.? Chi ha perso? nel quale perciò è
facile che si ingenerino idee perniciose, che potrebbero eventua1mente un giorno riuscire esiziali, si è ·pensato che le " sue domande di domani saranno certamente queste: Quanti> « è durato l'assedio? Allora udrà che in pochi giorni fu tutto « risolto ; allora egli si farà l'idea che non valga la ·pena di « spendere milioni in fortezze e tratterà da visionari Jomini, « Ricci, Mezzacapo, Perrucèhetti, Bonamico, ecc. e lo stesso « Napoleone » e quanti altri sostennero l'utilità delle fortificazioni. Ora è doveroso notare che qui non si tràttava di piazze forti conì.e Strasburgo, Parigi, Metz, Porto Arthur, ecc., che taluni critici citarono come termine di paragone, ma di forti di sbarramento che sono per propria natura destinati a cadere dopo non molto tempo, compito loro essenziale essendo quello di permettere la mobilitazione delle forze nazionali o di dar tempo ad esse di accorrere. Ma, anche consentendo in ciò, non pare ammissibile che un forte di sbarramento possa cadere in 24 ore o poco più. Che se ciò realm.e nte accadesse qualche volta, sarebbe pur sempre da considerarsi come eccezione e non è certo da fatti eccezionali che si possano e .si debbano dedurre insegnamenti pratici per la condotta della guerra di assedio . · < Ci è forse di mezzo l'.amor proprio dsill'on. Mirabello » si chiedeva l' Ese1'cito italiano « che sollevò così alte meraviglie, « nel paese, quando affermò alla Camera che in un batter « d'occhio un corpo di armata potesse scendere sulle nostre, « coste e compromettere la sicurezza dello Stato?» (1) «
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*** E veniamo al partito ro.sso. Contro questo si appuntarono le maggiori critiche, ma, ènecessario dichiararlo, non perchè la sorte delle armi volgesse ad esso sfavorevole. Le critiche cominciarono infatti sin da quando, nella prima ~iornat.a di combattimento, si rese palese il piano col quale 11 comando del partito intendeva operare, quello cioè di mirare contemporaneamente a du.e obbiettivi diversi quanto )
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( l) V. nota a pag. 89.
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(1) In verità non fu l'on. Mirabello ma l'on. Bettòlo, che nella discussione intorno al bilancio della marina, svoltasi alla Camera dei deputat~ nella seduta d el, 7 giugno 1907· affermò che 100,000 uomini possono m un'ora . (che nel resoconto ufficiale divennero poi due), sbarcare sulle nostre coste. Vegg?"a~ in J_Jroposito il n ostro articolo Lo sc1,do e la speda, pubblicate> nella Rivista di cavallei·ia, anno 1907. ·•
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lontani: con l'ala destra, coadiuvata dalla flotta, attaccare le opere costiere della pia.zza; con l'ala sinistra puntare verso la cresta, ricacciandone o tenendone lontana la divisione di milizia mobile nemica. Data la scarsità delle forze di cui il partito rosso disponeva, sia in.linea assoluta, sia in relazione alle forze dell'avversario, era opportuna questa duplice, contemporanea azione? I critici unanimemente risposero di no. Dall'esame del terreno, esi:;i dissero, si deduce come dal tratto di spiaggia Varigotti, Finale Pia, Finale Marina, si possa avanzare contro il tratto di cresta Pian dei Corsi, monte Alto, Rocca dei Corvi, che costituiva l'obbiettivo del partito rosso, per le valli del Porra, dell'Aquila e del rio che sale a Vezzi Portio, senza che sia perciò strettamente necessario fare prima cadere le opere costiere nemiche esistenti sul contrafforte di Bric Oolombin, monte Mao, monte S. Elena . I -pericoli che possono derivare da una tale condotta nelle operazioni s·ono due : 1. Ohe le artiglierie nemiche piazzate in dette opere coi,tiere facciano fuoco contro le colonne in marcia verso la crE?sta. Ma, a parte la considerazione della scarsa efficacia che, data la distanza, tali tiri possono generalmente avere, è evidente che il comando del partito rosl"o poteva ovviare a tale pericolo sia col tenere impegnate le artiglierie dei forti mediante l'azione della propì·ia flotta, sia col prescrivere che le colonne si giovassero nel miglior modo possibile delle sinuosità del terreno pe.r coprirsi durante la marcia. Quanto valesse il primo di tali sistemi dimostrò l'attacco contro le opere costiere ·eseguito dalle navi del partito, attacco che in poco più di ventiquattro ore decise della caduta dei forti, ciò che fu giudicato sin eccessivo. Quanto valesse poi il secondo, brillantemente dimostrò la brigata Sav_ona, l& quale, pur fatta segno ai tiri dell'opera del Melogno, rmscì. ad arrivare senza intoppi e in una sola marcia sino su Pian dei Corsi. 2. L'altro pericolo consiste nella minaccia che sulle linee di op8razioni di colonne procedenti verso cresta eserci tano opere di fortificazione situate in vicinanza della linea stessa. Ma anche a tale pericolo il comando del partito rosso poteva ovviare sia mediante_ l'azione della flotta, che avr ebbe dovuto, come fece, smantellare le opere, sia distaccando a guardia della linea di operazioni, due o tre battaglioni forza più che sufficiente coritro i'limitati presidi dei forti. ' Si può dunque concludere che non era affatto necessm·io immobilizzare per tre giorni quasi metà delle scarse forze
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del· partito, soltanto per liberare questo dalla preoccupazione che poteva cagionare la pres_e nza di opere nemiche a tergo delle colonne in marcia. L'affermazione che tale operazione non fosse necessaria non implica però l'altra che essa non si presentasse conveniente. Certamente lasciarsi alle spalle opere fortificate nemiche è sempra cosa che preoccupa un buon comandante, cb.e, se può, cerca di liberarsene. Ma, nel easo di cui ci occupiamo, il criterio della convenienza doveva al comando del partito rosso essere ispirato unicamente da considerazioni di forza. Aveva esso forze sufficienti per il contemporaneo raggiungim ento di entrambi gli obbiettivi cui mirava: espugnazione delle opere costiere e conquista della linea di cresta? E se no, quale dei due obbietti vi doveva avere la precedenza ? Alla prima domanda il comando del partito credette di potere rispondere im senso affermativo, poichè in effetti ordinò entrambi le operazioni ad un tempo. Ma il risultato poi chiaramente dimostrò che esso si era ingannato e che le sue forze ·erano invece scarse anche per il solo obbiettivo di conquista della cresta. Quanto alla seconda domanda, pare si possa con sicurezza rispondere ché le operazioni per la conquista della cresta dovevano. avere un carattere non solo di urgenza, ma di precedenza assoluta su qualsiasi altra. Poichè si sapeva che la divisione di milizia mobile era, all'aprirsi derle ostilità, verso Carcare, ossia ad una distanza dalla cresta all'incirca uguale, anzi un po' maggiore di quella cui si trovava il partito rosso, doveva essere tra i due partiti una vera gara a chi .primo arrivasse in cresta, il possesso o meno di questa, come tanto bene dimostrò poi lo svolgersi degli. avvenimenti, significando addirittura essere o no padroni della situazione. Nella gara il partito rosso sarebbe stato favorito oltre che dalla minore distanza, da elementi cioè di spazio, anche da elementi di tempo. Sappiamo infatti che mentre al partito stesso era consentito mettersi in marcia il giorno 31, appena attuato lo sbarco delle truppe, la divisione di milizia mobile non poteva muovere in ,quel giorno che un battaglione bersaglieri allo ore 9, un reggimento di fanteria _allè ore 14, e tutto il resto l'indomani 1 ° settembre. Ora, come nella sera stessa del 31 la brigata Savona arrivò su Pian dei Corsi e l'occupò senza trovare ostacoli, avrebbe potuto, sempre in detta sera, arrivare su monte Alto anche la brigata Napoli e non avrebbe forse incontrato neppure essa seria opposizione, poichè del partito nemico non vi giunse che un battaglione del 101° fan-
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teria, ma a notte alta. Omettiamo pure la considerazione se ' sarebbe stato o no poss~bile (noi ' crediamo di sì) alla brigata mista e al 1° bersaglieri (3 reggi men ti di fanteria, 3 batterie, 1 squa.d rone, 1 compagnia genio) arrivare nella giornata stessa del 31 a Rocca dei Corvi e scacciarne il nemico (2 compagnie di fanteria e 1 batteria da 87, cui solo verso sera si aggiunsero 1 battaglione bersaglieri e 1 batteria antiquata .da montagna). Fermiamoci soltanto all'effetto mat.eriàle e morale dell'arrivo dell'intera 8• divisione sulla cresta, nella notte del 31 agosto. Quando si pensi che bastò la presenza della sola brigata Savona a Pian dei Corsi per ispi· ' rare al partito azzurro, che pur era riuscito ad occupare i , colli di Oravarezza e S. Giacomo sui quali continuavano ad affluire le truppe, tanta preoccupazione da tenere, per tutta la giornata del 1° e parte del 2 settembre, il carreggio della divisione, in Mallare, coi cavalli attaccati, pronto cioè a sgombrare rapidamente in caso di ritirata (l) è lecito supporre che Ja presenza di tutta la di visione rossa sulla crest a, nella notte del 31 agosto, quando cioè le forze mobili del partito azzurro erano ancora in fondo valle, avrebbe obbligato questo partito a ripiegare senz'altro. La fase campale si sarebbe così risolta in una sola giornata e senza combattimento, per sola virtù di manovra, come del r esto assai spesso aècade nella guerra di montag na. Il partito rosso avrebbe potuto l'indomani far avanzare i parchi ed imprendere · 1e operazioni di assedio, limitandosi con le truppe campali a proteggere queste da eventuali molestie della difesa mobile azzurra. Avrebbe insomma potuto iniziare quel che effettivam ente iniziò solo nel 6° giorno di operazioni, quando riÙscì a rendersi finalmente e dopo tanti stenti padrone di quella sospirata linea di cresta, che senza. colpo ferire sarebbe forse stato . possibile occupare sin · dal 1° giorno. , Il piano di operazioni cosi come fu architettato dal comando del partito rosso fu ·adun.:iue assai ingegnoso, ma appunto perciò mancò di semplicità, quella semplicità che recentemente un'altissim a autorità militar e assai raccomandava « perchè le soluzioni semplici sono sempre quelle che « hanno le maggiori probabilità di riuscita ». Disgraziatamente « trovare il semplice è cosa difficile». (2) (1) Veggasi Alcune 1·iflessioni a proposito delle manovre della divisione di milizia mobile della Liguria, di A . ZINCONE, capitano di stato maggiore in Nuova R ivista di fant eria ottobre 1908. (2) Manovre. coi quadri intorno a · Roma - 1908. - Osservazioni perso. nali di S. E . il C<1po di stat o maggiore dell'esercito.
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*** Dalla condotta del comando del partito passando a quella di taluno dei comandanti in sottordine, fu notato che la brig~ta Savona, che cosi brillantemente si era affermata nella prima giornata, :r;iuscendo al. risultato invero straordinario · di portarsi :fin sulla importantissima posizione di Pian dei Corsi ed occuparla, parve avere in questa brillantissima operazione esaurite tutte le sue energie . Al mattino del 1° settembre essa invero attacca il colle del Cravarezza, tenuto prima da uno, poi da due battaglioni _del 101 °, e si lascia battèrè, pur disponendo di sei battaglioni e tre batterie. Dopo ciò il suo slancio offensivo è rotto definitivamente; anzi nella successiva giornata del 2 settembr!3 essa dimostra cli non possedere più nemmeno sufficiente- virtù difensiva, poichè contrattaccata dal nemico, si fa ricacciare e perde la ere· sta, ciò che segna uno · scacco grave per tutto il p artito. Dopo questo duplice insuccesso la brigata sembra paralizzata. Il giorno 3 perde un tempo preziosissimo in marce interrotte da riposi e non ha di fronte, a Pian dei Corsi, che due sole compagnie del 101 °. Se avesse avanzato, sarebbe giunta, quasi senza colpo ferire, a monte Alto, e, oltre a mettere fuori combattimento le due batterie azzurre lasciate nei pressi di S. Giacomo· senza scorta, avrebbe potuto da monte Alto sorprendere il partito azzurro impegnato verso Casa del Gatto, minacciandolo sul fianco e da tergo. Di . qu·a li decisive conseguenze poteva essffre feconda tale operazione ci asteniamo quì dal ricerca-re per non cadere n el campo dell'ipotesi pura. Della brigata Napoli diremo che ad essa fu assegnato un compito assai difficile: l'attacco della formidabile posizione di S. Giacomo tra le pendici del monte A.lto e quelle del Praboè. Certo è però che se al mattino del 1° settembr e non si fosse lasciata troppo impressionare daU.'aspetto della posizione, e soprattutto se avesse meglio espl01·ato, sarebbe andata ad urtare con quattro battaglioni e due batterie contro un sol battaglione del 101° senza un cannone! Volle attendere il rinforzo dei due battaglioni lasciati alla costa a disposizione del comando del partito, e la propizia, ma fugace occasione, come sempre accade in guerra, fu subito perduta. Nelle successi.v e operazioni .la brigata dimostrò grande at tività e tenacia, poichè con ripetuti attac chi diurni e notturni, con azioni di sorpresa, come quella felicemente iniziata il 3 .settembre contro le due batterie azzurre lasciate senza scorta a S. Giacomo e che non riuscì solo per un mero 7 -
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caso, il passaggio cioè affatto fortuito di due compagnie del 101°, cercò in tutti i modi, per quanto vanamente, di assolvere il difficile compito che le era stato assegnato. *** E veniamo al partito azzurro, il vincitore nel campo tattico, almeno sino a quando la dire~ione delle manovre non ne ebbif dimezzate o quasi le fanterie. Una prima, osserva,zione critica interessa il piano generale delle operazioni ideato da quel comando di partito e propriamente quella parte di esso in cui si dichiarava di volere opporsi allo sbarco del partito rossç> mediante l'azione dei reparti ~ostieri sussidiati da truppe leggere. In realtà questo tentativo non ebbe mai nemmeno il più lontano accenno di attuazione e le truppe azzurre incaricate della vigilanza costiera si ritirarono appena comparve sull'orizzonte l'imponente convoglio nemico di sbarco .' Ma era il caso di pensare alla possibilità di una tale azione? Premettiamo che i reparti costieri e per la scarsità con la quale sono distribuiti lungo tutto il litorale e per essere formati di truppe di 3" linea (milizia territoriale) non possono dare serio affidamento di solida resistenza nel campo tattico. Da essi non si può pretendere, nè si pretende, nulla più di una oculata vigilanza lungo un determinato tratto di costa e sullo_ specchio di acqua che lo prospetta, allo scopo di potere m tempo segnalare l'avvicinarsi di convoglio nemico. Si pretende anche, ma non è sempre possibile ottenere, come la pratica delle recenti manovre combinate dimostrò che esse . capaci. di opporsi a sbarchi di piccoli nuclei aventi ' siano per obbiettivo l'interruzione di tratti di linee ferroviarie o rotabili, la distruzione di opere d'arte ecc. Lasciamo dunque · andare le milizie tlOstiere, appoggiate o non da truppe ' leggere. Ma anche potendo disporre di' unità delle tre armi vi è conv~nienz3: a portare queste in vicinanza della costa, ~er opporsi materialmente ad una operazione di sbarco? Generalmente si ritiene di no, poichè si esporrebbero infatti le truppe al fuoco delle formidabili artiglierie navali contro le quali le artiglierie campali si troverebbero assolutamente impote_nti. Ed invece si ammette che la difesa contro gli sbarchi vada fatta non sulla costa o nelle immediate adiacenze di ~ssa, _ma entro terra, fuori del tiro delle artiglierie delle navi. I vi_, s,u posizioni accuratamente scelte e preparate, contro le quali 1 attaccante dovrà assolutamente cozzare per procedere oltre, la difesa attenderà le colonne nemiche per logorarle, batterle e poi ricacciarle al mare.
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In un sol caso si può ritenere convenga aila difesa attaccare le truppe d.ell' invasore nell'atto in cui sbarcano, nel caso cioè in cui la flotta propria abbia ancora tanta capacità offensiva da potere assalire quella dell'attaccante mentre si Bsegue lo sbarco, attirarla in alto mare ed ivi tenerla impeg1:ata in comb'attimento. In quel momento una irruzione della difesa terrestre contro le truppe sbarcanti sarebbe certo . suscettibile dei maggiori risultati; Ma è facile prevedere che questa cosa si verificherà rare, assai rare volte in guerra solo allorquando cioè l'invasore avrà commesso il gravissirn'o er· rure di tentare lo sbarco senza prima essersi assicurato dello incontrastato dominio del mare. (1)
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Dal piano di operazioni passando alla condotta delle truppe azzurre nel campo tattico, noteremo che la .critica principale mossa al comando del partito azzurro fu quella di avere sempre mantenuto un contegno strettamente difensivo, pure dopo i ripetuti e brillanti successi riportati sulle truppe avversarie dal 31 di ,'a ~osto al 3 di settembre. E canone fondamentale dell'arte militare quello che la difesa, se vuole essere veramente feconda di risultati non debba mai essere passiva, non debba cioè limitarsi solt~nto a ribattere le ?ffese nemiche,. ma tenersi pronta ad assumere, appena possibile, una vigorosa controffensiva e questa spingere a fondo sino alla maggiore disorganizzazione materiale e morale delle forze avversarie. Se c\ò è vero per la guerra in pianura, tanto più lo è per quella m montagna ·e le nostre istruzioni tattiche tassativa- mente lo dichiarano. · Ora si ?Onsideri che gli azzurri battettero il nemico succes§Ìvamente negli scontri del 31 agosto, 1, 2 e 3 settembre; che sin dal giorno 2 la flotta del partito rosso era stata richiamata e che perciò l'invasore non potev.a fare assegnamento .che sulle sole sue forze terrestri ; che il terreno come abbiamo altrove dimostrato, non offriva all'attaccante una (1) Generalmente si legge nei trattati che il dominio del mare è con'dizione imprescindibile per l'esecuzione di uno sbarco, dovendosi evitare un attacco della flotta della difesa contro il convoglio di sbarco, attacco che, potrebbe avere conseguenze disastrose p er l'invasore. Si dimentica pero c~e un' altra buona, ottima ragione per la. quale il dominio d el mare e assolutamente indispensabile è rappresentata dalla necèssità di rendere iml:~ssibile anche l'attacco terrestre d ella difesa contro le truppe sbarcanti, c10 che si ottiene appunto col fare eseguire lo sbarco alla presenza e sotto la vigilanza delle potenti navi clell' invasor e.
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vera e propria linea di solida resistenza cui appigliarsi in caso di insuccesso e di ritirata; che la zona ove si svolgevano le operazioni era così vicina alla eosta che si poteva,. senza pretendere dalle truppe sforzi troppo intensi e prolungati, ricacciare l'attaccante sino al mare. Date tutte queste circostanze ·eccezionalmente favorevoli, sorge spontanea la domanda: perchè mai il difensore rinunziò ad un'azione che gli si p r esentava così facile e nel tempo stesso· decisiva? Dell' intenzione di assumere la controffesa non mancano· in verità tracce in vari ordini di operazioni del çomando del partito azzurro, ma in pratica le intenzioni rimasero sempre tali. Forse mancò ' al comando del partito la chiara intuizione delle condizioni morali. e materiali in cui ·trovavasi l'avversario dòpo i ripetuti scacchi subiti. Cosi al mattino del 3 settembre vediamo le truppe azzurre concentrarsi tutte ·verso la propria sinistra, ritenendo che il nemiço. volesse fare massa da quella parte, mentre in realtà i rossi non solo erano lungi dall'ideare ed attuare un simile piano offensivo, ma si preparavano a respingere il temuto contrattacco nemico. Forse vi influirono anche preoccupazioni di vario genere sulla capacità dell'organismo militare di cui si poteva disporre. Le truppe campali della difesa appartene-vano, come è noto, tutte alla milizia mobile, che in recenti occasioni non aveano sempre dato prove di grande compat-tezza materiale e morale. (1) Forse anch~ infl.Ùirono consi· derazioni di carattere logistico, assai importanti: Superandogravi difficoltà si era riuscito a fare sempre pervenire in cresta, alle truppe, l'indispensabile per. vivere. Si era sicuri di poter ottenere altrettanto discendendo dalla cresta versoil mare, in una zona povera di acqua, poverissima di risorse, assai scarsa e difficile? Abbiamo voluto brevemente accennare a tutte queste circostanze poichè esse, se pur non giustificano del tutto il quietismo del partito azzurro, vanno ad ogni modo seriamente ponderate da chi voglia p:ronunziare un giudizio sereno ed obbiettivo sulla condotta del partito stesso.
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(1) Ci affrettiamo però a soggiungere che nelle manovre combinate la. d~visione_ di milizia mobile, anche per la cura con la qual e v enne orgamzzata, 1i:1qmtdrata e comandata, si comportò in moda da destare gene r ale ammirazione. T ale fatto, assai confortante. v enn e ufficialmente sanzionato da uno sp!lciale ordine di encomio, appositamente emanato da. S. E. il Ministro della guerra , '
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Altre minori critiche furono rivolte all'operato del comando azzurro e ·tra queste rammenteremo, perchè i lettori possano farne oggetto di studio e meditazione propria: 1. L'avere, il mattino del 3 settembre, per un inesatto apprezzamento, della situazione e per difetto di esplorazione nel campo tattico, creduto alla possibilità di un grosso attacco nemico sulla propria sinistra e concentrate da quella parte tutte le proprie truppe, sino al punto da lasc · are due .sole compagnie a Pian dei Corsi e due batterie senza sc01·ta al colle S. Giacomo. Abbiamo detto altrove quali disastrose conseguenze avrebbe potuto produrre in quel giorno una energica avanzata della brigata Savona ve.rso Pian dei Corsi, -e abbiamo anche detto come il tentativo della brigata Napoli di sorprendere le due batterie di S. Giacomo andò ii, monte solo per il fortuito passaggio di due compagnie del 101 ° in vicinanza della loc;:i,lità ove i pezzi si trovavano. 2. L'avere nel pomeriggio del 4 settembre, dopo ricevuto l'ordine di distaccare la brigata Liguria verso Ceva, persistito nel concetto di mantenere le posizioni di cresta pur con le poche truppe rimaste disponibili. Tale decisione produsse poi l'indomani lo scacco della brigata Ivrea, la perdita di due batterie (una a Rocca dei Corvi, una al Cravarezza) ed una ritirata eseguita in condizioni assai pre-0arie. Poteva accadere altrimenti? Era lecito sperare di resistere con ùna sola brigata su posizioni così estese e -0ontro nemico di forze triple? Non sarebbe stato dunque più opportuno decidere nel pomeriggio stesso del 4' settembre l'abbandono della linea di cresta e la .ritirata generale? Questa avrebbe potuto eseguirsi ordinatamente e senza alcun pericolo, poichè il nemico che ignorava, e doveva ignorare, l'invio di una brigata azzurra verso Ceva, e_ra ben lungi dal supporre l ' intenzione di ritirarsi 'nel partito azzurro ripetutamente ,fittorioso. La linea di cresta avrebbe poi celato ai rossi, ancora relegati in fondo valle, il moyimento delle truppe, e questo si sarebbe attuato rapidamente per le tre strade del Cravarezza, di S. Giacomo e di colle del Termine. Una certa difficoltà presentava la ritirata delle truppe in posizione avanzata a Rocca dei Corvi, ma o potevasi ad esse dare, come effettivamente si diede l'indomani, l'ordine di restare sul posto e sacrificarsi, o potevasi disporre per la lor0 ritirata di notte, abbandonando i pezzi. 3. L'avere la sera del 6 settembre ordinata la ritirata del partito dalla buona posizione che esso occupava tra Colletta
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e Montefreddo. P erchè tale nuovo ripiegamento, che in guerra avrebbe certo sinistramente in.fluito sul morale delle truppe? L a posizione tenuta era assai forte, appoggiandosi da una parte alla piazza di Altare, dall'altra spingendosi sin nella valle della Bormida di Pallare, opportunamente vigilata dalla brigata Ivrea e dallo squadrone di cavalleria per impedire gli aggiramenti. Si ~ggiunga poi che nulla lasciava prevedere prossima un' ulteriore avanzata del nemico anzi tutto doveva fare ritenere che egli, padrone oramai della' cresta, volgesse la sua attività alle operazioni di assedio, che già avevano subito tanto ritardo. Del resto il comando stesso del partito dimostrò poi di riconoscere l' inopportunità di q_u~lla_ritirata, quando al mattino delPS settembre, dalle pos1z10m occupate attorno a Carcare, ordinava di navanzare offensivamente verso le posizioni abbandonate.
*** Chiuderemo questi cenni critici sulla condotta d.e lle operazioni con alcune brevi considerazioni circa l'azione presta,ta dalle varie armi durante le manovre. E cominciamo dalla fanteria. Questa dimostrò incontestabilmente che se in ogni specie di guerra va giustamente considerata come la 1·egina delle battaglie, in quella di montagna è l'arma per eccellenza, la sola veramente e perfettamente in grado di attuare qualsiasi manovra ideata dal comandante, la sola capace di strappare la vittoria al nemico per merito delle proprie forze e senza la menoma cooperazione delle altre armi. Ricordiamo alcuni episodi. Il mattino del 1° settembre al colle del Cravarezza un sol battaglione ,d el 101° fanteria, piu tardi due, senza un sol cannone, respingeva l'. attacco della brigata Savona sostenuto da tre batterie da montagna. Il mattino successivo tre reggimenti di fanteria, il 101°, il 105° e il 129°, guidati dal comandante della brigata Ivrea, maggior generale Porro . esegmvano con l'appoggio di due batterie un brillantissimo' contrattacco che suscitò l'ammirazione dei presenti e riuscivano a ricacciare la brigata Savona e le sue tre batterie. Infine, come si è detto nella esposizione degli avvenimenti la divisione di milizia mobile per tutta la giornata del 1°set~ tembre e nelle prime ore del 2 non potè servirsi delle sue artiglierie, impegnate come erano nell'aspra salita, e ciò non ostante mantenne il possesso della cresta contro i ripetutr attacchi nemici. · . Ora se le grandi eser citazioni annuali sono fatte allo scopo d1 trarne ammaestramenti e norme, questo della importanza
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somma ed incontrastata che la fanteria dimostrò di possedere come arma da montagna è insegnamento che va tenuto nel massimo conto. « Specialmente in montagna » scrisse un ufficiale che prese pàrte alle manovr e « d~l modo come_la « fanteria viene impiegata e comandata dipende essen2.ial« mente la vittoria o la sconfitta ». (1) Ora le guerr_e eh~ l'Italia dovrà' sost.enere contro qualsiasi dei probabili suoi nemici si svolgeranno, sia in caso di offensiva sia in quello di difensiva in terreni in gran parte montuosi. Di qui la necessità se ; i vuole veramente assicurare la vittoria, di organizz~re con la massima cura il reclutamen~o, l' add,estra~ mento e l'inquadramento della nostra fanteria, che e oggi invece l'arma di cui meno si curano le sorti! Quanto all' artiglieria, solo chi ha visto di quanta_ abnegazione, di quanto spirito di sacrificio, di quanta res1sten~a fisica e morale desse prova il personale q.elle nostre batterie, · nelle manovre cli cui ci occupiamo, può comprendere quali tesori di forza morale racchiuda in sè quest'arma. Ma chi assistè alle manovre dovette anche rilevare lo spiccato contrasto che offrivano in quei terreni le batterie da campagna pesanti e lente rispetto quelle da mon~ag~~ legl?iere e snelle. Le prime faticosamente e con stenti s1 merpicavano per strade, che pur non erano delle peggiori; giunte poi in cresta; vi.occupavano una data posizione, che veniva mantenuta anche quando sarebbe stato opportuno, e t alvolta necessario, cambiarla, pur di non affrontare le gravi difficoltà e le peripezie inerenti agli spostamenti. Le b~~t~rie da mor:-tagna seguivano invece ovunque e con fac1hta le propri~ fanterie, pronte sempre ad avanzare, ritirarsi o spostarsi come la situazione imponeva. . E però ricordando quanto testè abbiamo detto circa i caratteri della zona n ella quale si svolgeranno le nostre future guerre, se ne deduce anzi tutto la necessità di avere un numero di batterie da montagna assai, ma assai superiore a quello di cui ora possiamo disporre. Ed anche si deduc~ quanta pàrte di ragione avessero coloro che nelle recenti dispute circa i piu co~venienti requisiti per il nostro materiale di artigliere, sostenevano doversi alla leggm·ezza e mo~ bilità sacrifìca:::-e pur una patte della sua potenza. Ci resta a dire qualche cosa della cavalleria. Essa fu scarsamente rappresentata alle manovre: uno squadrone al par-
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(1) « Alcune riflessioni a proposito d ella divisione di milizia mob_il~ dell3: « Liguria " di A. ZINCONE, capitano di stato maggiore. Nuova Rivista d~
fa.nteria, ottobre 1908 .
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tito azzurro, due a quello rosso. M;i, pur così scarsa, fu sufficiente a provare la s-q.a quasi superfluità, e ciò a malgrado del vivissimo spirito di iniziativa degli ufficiali e della grande attivit'à di cui i reparti diedero prova. Fu così an cora una · volta confermatoche il servizio di esplorazione in montagna, ~pecialmente nel campo tattico, non può essere fatto dalla cavalleria, a meno che quest'arm!/> non sia stata sin dal tempo -di pace appositamente organizzata ed istruita per la guerra da montagna. A provare gli inconvenienti cui diede luogo il difetto di esplorazione, ricorderemo alcuni episodi. 11 1° settembre la brigata Napoli con 4 battaglioni e 2 batterie esita ad attaccare colle S. Giacomo, che non sa tenuto da un sol battaglione e senza artiglieria, sin.o all'arrivo dei due battaglioni lasciati in riserva alla costa.Perde così un tempo prezioso e non può più in giornat:;t eseguire l'attacco, che tenterà poi invano l'indomani contro le forze superiori. Il 8 settembre il partito azzurro crede erroneamente che il nemico si sia tutto concentrato sulla sua sinistra e voglia attaccarlo da quella parte. Ammassa pertanto ad oriente di monte Alto quasi tutte le sue forze, lasciando così due sole compagnie a Pian dei Corsi e due batterie senza scorta a colle S. Giacomo. Invece la situaziane del partito rosso è immutata rispetto a quella della sera avanti. Nella stessa giornata la brigata Savona resta inattiva contro Pian dei Corsi, che non sa sgombrato dalla brigata Ivrea e tenuto da due sole compagnie. Questi ed altri esempi che si potrebbero citare provano come i due partiti, pur disponendo di alquanta cavalleria, non riuscissero ad impiegarla utilmente per la esplorazione p.el campo tattico. Nè era possibile altrimenti. In montagna l'esplorazione non può essere compiuta che dalla fanteria e la presen~a degli squadroni, oltre che essere talvolta d'impaccio, può indurre in pericolose illusioni, se i reparti, arÌzichè provvedere ad un'atÙva esplorazione coi mezzi di cui dispongono, facciano assegnamento sulle informazioni della cavalleria. Con ciò però non vogliamo diminuire l'impor_tanza grande di quest'arma nelle nostre future guerre, come da tanti oggi, · con argomenti talora persino puerili, si pretende di fare. Il servizio di avanscoperta davanti alle armate, essenzialissi_mo per la condotta delle grandi operazioni militari, è compito che spetta soltanto alla cavalleria, nessun' altra arma o corpo avendo i mezzi per disimpegnarlo. Nelle manovre combinate invece non era il caso di parlare di avanscoperta, il terren o imponendo quasi e limitando le direzioni di marcia. I
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7. - Organizzazione e~funzionamento dei servizi. I
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Sulla importanza di questo capitolo desideriamo richiamare in modo speciale l'attenzione dei lettori. In verità pochi sono gli ufficiali combattenti che abbiano una chiara idea di quel che siano i servizi in guerra e delle difficoltà che gli organi preposti alla loro direzione debbono affrontare SERVIZIO DI ARTIGLIERIA,
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Questo deve in guerra provvedere al rifornimento di munizioni, quadrupedi, armi, carreggio· e strumenti da zappatore. Nelle esercitazioni di paee tali compiti sono tutti soppressi, meno il primo, che trova però solo parziale applicazione, dato il limi tato consumo di cartucce da salve e di cartocci. Pertanto dei vari organi incaricati del disimpegno del servizio fu, nelle ultime manovre, costituita una sola colonna munizioni divisionale per il partito azzurro, per quello rosso essendosi. disposto che si rifornisse all' occorrenZil, presso il parco d'assedio. Questa disposizione si presta a qualche osservazione. Sicomprende il desiderio di allegg~rire nella misura maggiore possibile i · servizi di truppe che si trasferivano per mare, ma le forze mobili del partito rosso dovevano, almeno nella prima fase di operazioni, quelle cioè per la conquista della ·cresta, agire in modo affatto indipendente dal parco d'assedio. E perciò non sembra del tutto opportuna la decisione di privare le truppe mobili della propria colonna munizioni, date anche le difficoltà che le condizioni stradali opponevano ai rifornimenti. Il munizionamento fu così costituito: cartucce trasportate da ogni soldato di fanteria o del genio,-36; . . cartucce trasporfa,te da ogni soldato di cavalleria, 24; cartucce trasportate da ogni soldato d'artiglieria da costa o fortezza, 12. Inoltre ciascuna carretta da battaglione per cartucce porta va 12,456 cartucce da salve ripartite in due casse e 32 zaini per cartucce. Le batterie da campagna e da montagna avevano una dotazione di 60 colpi per pezzo; quelle del parco di assed10 di ·50 colpi; per le batterie dello sbarramento; fu semplicemente disposto di limitare il consumo di mup.izioni da salve alla quantità strettamente indispensabile per rappresentare le varie. fasi dell'azione.
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Non è il caso naturalmente di dire se il rifornimento delle munizioni diede luogo ad inconvenienti, poichè nelle ese'rcitazioni del tempo di pace quando mancano le cartucce non si fa più fuoco e tutto procede bene lo stesso. Solo si può osservar e che il partito azzurro avendo colonna munizioni carreggiata, ed in cresta, ove si trovavano le truppe, accedendosi solo per mulattiere, si dovettero superare 'non poche difficoltà per fare arrivare le munizioni alle truppe. ,All'uopo furono escogitati vari ripieghi. Taluni battaglioni mandarono i portatori di zaini Iler cartucce a rifornirsi a valle, ove era rimasta la colonna munizioni. Per altri provvide il comandante di detta colonna requisendo carreggio leggero locale e con esso trasportando le casse di cartucce .a S. Giacomo, ove i reparti si recavano ad attingere.
stesse, ecc.). Durante le manovre poi si eseguirono lavori stradali, stendimen ti ,di linee telegrafiche e telefoniche impianti di stazioni radiotelegrafiche ecc. Al genio fu anche affidata la condotta dei carri automobili addetti ,a l servizio di commissariato.
SERVIZIO DEL GENIO.
Dei vari mezzi mezzi esistenti per il funzionamento di detto servizio in guerra, nelle manovre di cui ci occupiamo furono organizzati soltanto i seguenti: presso i corpi, le dotazioni di at.trezzi da zappatori; presso ogni divisione di fanteria e presso la brigata ' mista una compagnia zappatori con parco; (1) presso il parco di assedio un reparto del genio per parco di assedio ; . iufine un drappello di telegrafisti ed una compagnia ' minatori facevano parte del presidio della piazza di Altare-Vado. Non venne organizzato alcun rifornim ento di materiali, le dotazioni esistenti presso i corpi e presso i reparti del genio ritenendosi .più che sufficienti agli scopi. L'opera prestata dall'arma del genio · nel periodo delle manovre fu, come sempre, vasta, importante e varia quanto utilissima. Già prima delle manovre erano stati eseguiti molti lavori di sistemazione delle acque (riattamento e costruzione di vasche, miglioramento delle vie adducenti alle fonti, apposizione di tabelle indicanti l'esistenza e la portata delle fonti (1) L a comp agnia di zappatori della divisione azzurra avea oltre il parco anche la sezione da ponte. L'unico impiego che questa sezione trovò in v erità alquanto strano. Allorchè nél po~eriggio del 4 settembre il comando del partito ordinò il sollecito ripiegamento su Carcar e d el carreggio e d ei servizi della divisione che erano in Mallare, il capitano'.i.di stato maggiore che aveva la direzione del movimento fece caricare sui barconi della sezione da ponte tutta l'avena d el magazzino e così questo venne rapidamente sgombrato. Veggasi il già citato articolo Alcune riflessioni ecc. di A. Zrncm,TE. Nuova Rivista di fanteria, ottobre 1908.
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SERVIZIO SANITARIO.
A questo si diede più vast.a organizzazione ed un funzionamento quasi uguale a quello di gµerra. Ogni corpo aveva il suo personale di sanità ed i mezzi di cu ra che gli competono (carri di sanità cofani e tasche di sanità). ' Alla brigata mista e al presidio di Altare-Vado fu assegnata una squadra di sanità. Ogni divisione di fanteria avea la sua sezione di sanità. In~ne a _disJ??sizio~e. dei p~rti~i furono assegnati stabilimenti samtan1 mobili per 11 ncovero provvisorio di ammalati (o~pedaletti da campo, ambulanze da monta·g na ed osped~letti da guerra). Co~e stabilimenti di riserva, sui q uali eseg?ire lo sgombero degli ammalati, furono destinati: al p~rt1t,a. rosso un ospedale da campo di 200 letti, che si im~ian~o m ~ lbenga; a quello a.z'zurro l'ospedale militare territoriale d1 Alessandria. · Si s~abilì che il servizio normalmente dovesse funzionare com e 1n guerra. Gli ammalati leggèri in grado di , marciare erano curati presso i corpi; gli altri erano inviati alle sezioni di sanità che provvedevano al loro smistamento dividevanò cioè ali ammalati in tre_ gr~pp_i: quelli per / quali erano previ:ti solo. ~ll~ o_~re g1~rm ~1 cura _e~ano passati agli ospedaletti mobili; 1 pm gr~v'1, se 1n cond1z10ne di sopportare il viaggio ~rano sgomb:at1 sull'ospedale di riserva, se no, erano lasciati m cura negli ospedali civili viciniori. Nessun ammalato res~ava così presso le sezioni di sanità, che erano lasciate libere d1 esplicare il loro serviz io essenzialmente durante le marce In ca~o poi di spostamento degli ospedali da campo, anch~ q?e~ti provvedevano a rinviare ai cr:,rpi i militari in grado d1 riprendere servizio, a ricoverare negli stabilimenti civili gli ammal~ti non in condizioni da poter via.ggiare e a sgombrare negli ospedali di riserva quelli che potevano sopportare il viaggio. Dovendo le truppe manovrare in zone montuose deficienti di abitati, si stabilì che ogni ospedaletto fosse fornito di due tende tipo Tort~ise o Gottschalk o Saltzmann, per potere provvedere al ricovero degli ammalati. Le sezioni e squadre
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di sanità furono inoltre provviste di fodere di pagliericcio, perchè potessero temporaneamente ricoverare gli ammalati da sgombrare. · Il funzionamento del servizio sanitario non diede luogo a lagnanze. Vi contribuì lo stato sanitario- delle truppe che, per la salubrità della r egione· in cui si operava, si mantenne eccellente. Soggiungeremo che in' quste manovre ancora una volta si ebbe a notare il fatto, già altre volte dimostratosi necessario, della fusione tra mezzi sanitari dell'amministrazione militare e mezzi sanitarii della Croce Rossa, senza alcuna distiIJ.zione di 1a e 2a linea, come i teorici ancora.vorrebbero. Così pure furono ancora una volta confermate le deficienze dei nostri mezzi sanitarii rispetto a quelli perfetti ed abbondanti di cui dispone la Croce Rossa. Vennero fatte esperienze di nuovi materiali e cioè: 1° Tende-ba1·acche per feriti, di tre tipi:· Gottschalk, Baion e modello 1887. La tenda Gottschalk ha dimensioni di metri 9 X 11, peso di chilogrammi 800; è divisibile in 10 colli. È a doppia parete, per difesa contro il caldo e il freddo; il sistema di apertura permette una razionale ventilazione. È· capace di 10 lettini a terra e, occorrendo, per esigenze momentanee può dare posto anche a 20 individui. La costruzione della tenda fu trovata ottima sotto tutti i riguardi e rispondente ad ogni esigenza. Il materiale però non è someggiabile. La tenda-baracca proposta dal tenente medico Baion fu considerata come un primo tentativo, che potrà essere opportunamente modificato e migliorato. Infine la tenda-baracca modello 1887 fu g1udicata buona per dormire, non per ricovero dei feriti. · 2° Bm·elle da 8oldato. - La barella detta n. 2, costruita per trasporto di feriti in montagna, e però accorciabile, piegabile ecc., fu giudicata la più conveniente allo scopo, perchè permette di portare con facilità ' il ferito disteso, oppure seduto, o inclinato. 3° nzuminazione. (1 ) - ]'urono esperimentati vari tipi di lampade giapponesi, una francese sul genere dei fanali per automobili e una tedesca (Schultze, di Berlino). La francesi3 pel suo fascio di luce vivissimo si mostrò piuttosto adaUa come faro fisso per lavorare di notte o per indicare gli stabilimenti mobili da campo. I
(~) Gli esperimenti per l'illuminazion~ furono eseguiti presso r eparti van. Ne p arli amo qui come in sede Ja più acconcia .
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La tedesca, formata da tre pareti a vetri, saldamente incastrate, é da una quarta con specchio concavo riflettore e munita, di cassetta ·c on due litri di petrolio, non ostante qualche lieve difetto nel congegno della fiamma, fu giudicata opportuna per la ricerca dei feriti. SERVIZIO DI VETTOVAGLIAMENTO,
L'organizzazione di questo servizio ebbe il più largo sviluppo e ad assicurarne la regolarità e il buon andamento fu. rono rivolte le maggiori cure, sia nel periodo di preparazione delle manovre, sia durante lo svolgimento di esse. Ciò non ostante non mancarono lagnanze che, assai spesso esagerate ad arte, trovarono poi larga eco nella stampa. Riconosciamo pure che nel funzionamento dei-servizio poterono essere. deficienze ed imperfezioni che una più accurata organizzazione ed una più utile condotta potranno evitare per l'avvenire. Se si considera però che ogni volt\J, in occasione di grandi manovre si ripetono le stesse lagnanze, benchè ogni volta si pongano le maggiori cure per evitarle, si è indotti a ritenere che qualche cosa vi sia, affatito indipendente dall'abilità e dalla buona volontà degli organi dirigenti il servizio, che produca costantemente le stesse manifestazioni di malcontento. Questo qualche cosa noi crediamo potere affermare consista nell'inesatta conoscenza, che generalmente si ha, delle gravi difficoltà che · si debbono in campagna superare per assicurare il vettovagliamento delle truppe e conseguent~~e~te nell'illusione, che da molti si nutre, sulla possibi!1ta d1 un perfetto funzionamento del servizio in manovra ed 1n guerra. I. lettori ricorderanno certo che nelle oo-randi esercitazioni estive quali furono organizzate sino al 1903, il funzionamento dei servizi non sollevava o sollevava assai raramente lagnanze. Quelle infatti più che grandi manovre che dessero idea di ciò che sarà la guerra vera, erano esercit~zioni di presidio in scala più grande ed esegqite fuori-delle consuete guarnigioni. Ogni sera si sapeva con precisione ove le truppe avrebbero accampato l'indomani a manovra finita e però gli organi del commissariato avevano tempo e modo di tutto predisporre c~~ facilità. Il rifornimento delle derrate era qu~si sempre d1s1mpegnato dalle stesse imprese viveri che lo compiono in guarnigione. Spesso le truppe restavano per più giorni consecutivi negli stessi accampamenti senza nemmeno disfare le tende·; potevano perciò lasciare al campo i rancieri e, a,
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LE MANOVRE COMBINATE TRA L'ESERCITO E LA MARINA
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man~vr~ ,fil!ite tornando agli alloggiamenti, vi trovavano il ranc10 gia cotto e pronto alla distribuzione! Si ingenerava così un po' alla volta non solo nei soldati ma anche negli ufficiali la convinzione, falsissima che nelle ma:13-ovre, e quindi anche in guerra, fosse possibile' curare ed ~ssicurar~ ~l vettovagliamento del soldato presso a poco come m guarmg10ne. Iniziatosi nel 1903 il sistema delle grandi esercitazioni a tema unico e libertà di manovra, il funzionamento dei servizi ~uh~ una .vera c~isi. Il non potere mai prevedere, non solo 11 g10rno mnanz1 ma nemmeno il mattino stesso della esercitazione, ove le truppe sarebbero andate ad accampare; 11 dovere attendere che la manovra fosse finita e ·che la situazione delle singole unità fosse nota agli organi incaricati de~la. dire~ione de~ ser~izi prima di potere predisporre l'invio dei n~ormmenti; _1 casi, non infrequenti, di reparti obbligati, p~r esigenze tat~ic?e, a. cambiare improvvisamente di posiz10ne dopo che 1 nforrnmenti erano già . stati avviati· i disguidi inevitabili in movimenti eseguiti spesso di notte con personale stanco e non pratico della zona, ed anche - diciamolo pure - la mancanza, negli organi incaricati della direzione ed attuazione dei ser~izi, di abitudine a risolvere con la voluta prontezza e decisione difficoltà spesso improvvise qu~nto gra:7\ ques.te ed altre circostanze che il lettore può facilmente 1mmagmare produssero le deficienze dei servizi deplorate ne~le manovre del 1903, assai più in q nelle del 1905, molto meno m quelle del 1907 e parzialmente anche nelle ultime di cui ci occupiamo. · Nel HJ03 invero le deficie'n ze non furono eccessive data la zona, abbastanza ricca di risorse, in cui le· operazioni si svolsero; per considerazioni affatto opposte si ebbero in vece deficienze assai maggiori nel 1905; nel 1907 la ricchezza della regione e l'avere autorizzato i reparti, che non ricevessero in tempo i ~ifor.ni~enti, a provvedere mediante acquisti -dal commercio ehmmarono quasi del tutto i soliti inconvenienti· n.elle ul~ime manovre infine la povertà della zona in fatto di n~orse, 11 carattere di montuosità della zona stessa che obbligava a servirsi, per i rifornimenti di salmerie sempre 1~n t e, mgombrant,i . ' ' e di pochissimo rendimento, la scarsezza d1 dette salmerie, specialmente nel partito rosso riprodussero nuove parziali deficienze. ' Ma in tutte q~es~e manovre, tranne per qualche reparto s~ggetto a ma~g10n spostamenti e per il quale perciò il funz10namento d~1 servizi incontrò le maggiori difficoltà, si trovò sempre il modo di nufrfre gim·nalm.ente il soldato, con
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viveri ordinari o con viveri di riserva o mediante acquisti dal commercio, talora distribuendo i due ranci regolamentari, tal'altra dandone un solo, nel quale erano però ùompresi tutti i generi costituenti la razione, qualche volta sopprimendo il vino, qualche volta il caffè; ed è questo, persuadiamocene bene, è questo il massimo raggiungibile in campagna! Nel nostro esercito il nuovo sistema di manovre è stato generalmente ben accolto, perchè si è detto che ·esso abitua comandanLi, stati maggiori e truppe a fare fronte alle difficoltà della vera guerra. Ma esso è forse ancora più opportuno perché sradica le false idee o almeno le illusioni che sono ancora assai diffuse circa il rendimento possibile dei servizi in guerra.
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P remesso questo, daremo un cenno del modo come venne organizzato il servizio di vettovagliam.e nto nelle manovre combinate. Ogni corpo aveva il personale ed i mezzi che gli competono in guerra (ufficiale di vettovagliamento, rancieri, mezzi per la preparazione e cottura del r ancio). ,. Ogni divisione aveva la propria sezione sussistenze; la brigata mista e il presidio di Altare Vado avevano ciascuno una squadra sussistenze. Inoltre al partito rosso era assegnata un a 1/ 2 sezione sussistenze per il parco d'assedio e per le truppe addette ai servizi. Ciascuno' dei partiti disponeva di un magazzino rifornimento derrate con parco buoi (ad Albenga quello del partito rosso, a Carcare quello del partito azzurro) e di una colonna viveri carreggiata, sussidiata da carri automobili (camions) (1) e da. salmerie a disposizione (2) . Inoltre il partito rosso disponeva di un panificio avanzato alla sede del magazzino rifornimento derrate (Albenga); quello azzurro invece riceveva il pane dal panificio militare di Genova, che giornalmente provvedeva a spedirne per ferrovia la yoluta quantità al magazzino di Carcare. Il funzionamento normale d~l servizio era il seguente: Ogni giorno ciascun magazzino rifornimento derrate, secondo le richieste che riceveva dall'ufficio commissariato d~l proprio partito, spediva per mezzo de'ila colonna viveri alla ( 1) 1 per il partito rosso, 3 per quello azzurro. (2) La salmeria assegnata a l partito rosso era militare; fornita dalle b_rigate di artiglieria da montagna 6neglia e Mondov;; quello del partito . azzurro era borghese, fo rmata cioè con conducenti e quadrupedi no· leggiati.
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sezione e squadra di sussistenza dipendenti il necessario quantitativo di pane, pasta o riso, lardo, sale, caffè, zucchero, anice, avena. La spedizione era fatta per mezzo della colonna vi veri (camions e carri). Il trasporto dei viveri dalla sede di sezione o squadra di sussistenze alle località ove trovavansi i reparti era fatto per cura dei reparti stessi e per mezz o delle salmerie. A queste, che risultarono presto assolutamente insufficienti, si aggiunsero poi colonne di carri leggeri locali appositamente requisiti e che percorrevano senza troppe difficoltà anche le mulattiere. Carne, vino e fieno erano incettati sul posto dagli organi di commissariato. La razione stabilita pel soldato fu quella di guarnigione con le seguenti differenze: carne grammi ·250; due distribuzioni giornaliere di caffè, ovvero una di caffè ed una di vino.
· SERVIZIO POSTALE.
L'ufficio postale di Savona funzionava come ufficio postale di concentramento per entrambi i partiti. Ad esso pertanto faceva capo tutta la corrispondenza diretta dal pa·ese alle truppe. Giornalmente i comandi di partito notificavano telegraficamente a detto ufficio di concentramento la locaJitàin cui si trovavano i reparti dipendenti e l'ufficio di Savona provvedeva ad inviare la posta a ciascun reparto, indirizzandola all'ufficio postale più vicino alla località sede del reparto. Dir_emo subito che questo importante e delicato servizio, che srnora nelle manovre non è mai riuscito a contentàre · pienamentè, funzionò anch~ quest'anno in modo imperfetto. Le cause furono essenzialmente: 1° la grande mobilità dei reparti, per cui assai spesso le indicazioni date all'ufficio di Savona non erano più rispon: denti al vero dopo poche ore, dopo cioè che quell'ufficio aveva già provveduto alla spedizione deìla posta; ·2° l'avere voluto affidare il servizio agli uffici postali ordinari, anzichè costituire, come sempre si dov1·ebbe fare, gli uffici postali militari al seguito delle unità.
*** Durante le manovre vennero compiute alcune esperienze riguardanti il servizio di vettovagliamento: 1° sostituzione al lardo di altri generi di condimento e cioè olio, ovvero strutto, misto a conserva di pomodoro. Tali miscele erano contenute in apposite scatole di latta. L'esperimento fu fatto dalle truppe del 16° e 76° fanteria (Sa. divisione, partito rosso) ; 2° pasta-risone. Era una pasta minuta. che v eniya cotta nel brodo ottenuto versando in acqua bollente il contenuto di una scatoletta di carne in conserva. L'esperimento venne eseguito da tutte le truppe del partito rosso ed aveva lo scopo di accertare se fosse possibile costituire con la pasta-risone un'aggiunta alla razione viveri di riserva e se fosse possibile s?stituire al ri so, nella razione di viveri ordinari, la pastar1sone. Entrambe queste esperienze, diedero ottimi risultati; 3• Soggiungeremo infine èhe il panificio avanzato assegnato al partito rosso era costituito con forni rotabili Weiss, tipo già da noi adottato ma che si volle sottoporre a nuova prova. Sull'utilità di detti forni rimandiamo il lettore a quanto già scrivemmo in occasione delle grandi manovre dello scorso anno (1). (I) Veggasi R ivista militare, fascicolo di gennaio 1908,
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SERVIZIO TELEGRAFICO.
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Venne organizzato con cura e generalmente funzionò tiene La rete telegrafica dello Stato esistente nella zona delle manovre fu ampliata mercè lo stendimento provvisorio di nuove linee, l'impianto di nuove stazioni e l'ampliamento di ' quelle esistenti. Di tale rete naturalmente non si valse che il partito azzurro. Il partito rosso invece fu dotato di stazioni radiotelegra_fi:Che da campo. Ad entrambi i partiti vennero assegnate stazioni ottiche. Largo uso fu anche fatto di telefoni' da campo. Circa 80 appa,,rati del capi tano del genio Anzalone furono ripartiti fra quartieri genèrali, batterie, forti, sezioni di sanità, ecc. Il risultato pa·r ve ottimo per il :p.urn.ero grande di fonogrammi che fu possibile trasmettere e per la facilità con la quale le truppe stendevano le linee vofanti lungo siepi, su alberi, comunque, intrecciando varie linee su quella permanente. 8. - Conclusione. Quali deduzioni si possono trarre dallo svolgimento tli queste manovre ? · Innanzi tutto diremo che esse co~ferrn.arono ancora una volta· vecchi principi tattici: la prevalenza che le moderne 8 -
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a~mi da fuoco conferisco~o all'azione tattica difensiva, special~ente _nella_ guerra d1 _montagna; la necessità però che la d1f~sa s1~ ~t~1va al mass:~o grado, se vuole conseguire risultati decu;~v1; la necessita per l'offesa, sp~cialmente in montagna, di ~on urtare mai soltanto di fronte le posizioni nemiche, ma d1 manovrare sempre sui fianchi o sul tergò di .esse, ecc. Per quanto è de~la nos_tra _or~anizz~zione difensiva per_manente, le recenti esercitaz10n1 lummosamente dimostrar ono qu~nt? sia f_o~te q_~esto tratt_o della cat~na alpina, che pure puo ritenersi 11 pm debole di tutta ,la cm tura occidentale della va!le d~l Po « non solo_ perchè le Alpi marittime 1 « e 1 Appennmo l~~ure s~vr~s~~nti alla, Riviera sono lungi « dal presentare l 1mperviabihta del resto della catena al« pi:11-a verso ponente, ma perchè qui la minaccia non si li« m~ta _alla colonna che può entraré dalla porta di Venti« migh~ e, percotTen~o. le strade della Riviera, ripartirsi fra « 1~ vane stra~e che si mtern,ano risalendo la linea di displu-. « vi~; ~ol nemic? padrone del mare, ciascuna di queste strade « p uo ricevere direttamente dal mare il suo alimento in uo« mini, viveri, armi e mumz10:ni » (1). · Questo che è però il lato più debole della nostra frontiera occidentale diverrebbe subito il più forte ove noi Tiuscissimo se no:°" a conquistare il dominio del mare, problema assai_ supenore alla potenzialità _economica dell'Italia, per lo meno e m~~tenere quel tanto d1 potere marittimo che rende imposs~bil~ a~l'avversario il pensare ad organizzare grossi convogli d1 slfarco. Ma è proprio da ritenersi che il :r:i.emico se riusèisse a con· quistare il dominio del mare, verrebbe a ;barcare sulle coste liguri, per ~1.-ovarsi di fro~te a difficoltà naturali, che _le ma,. n?vre c?mb1~at~ ~anno dimostrato gravissime, congiunte a d1fficolta artifimah rappresentate dalle fortificazioni? Non vi sono forse in tutta la rimanente dis.t esa di coste tirreniche ~lt_ri tratt_i _di _spiaggia ov;e uno sbarco potrebbe attuars~ 1~ condiz10m tanto più facili sia per · condizioni naturali sia per mancanza di fortificazioni? · U:p.o sbarco eseguito ad esempio sulla costa della Campania (golf? di Napoli) o su quella Toscana nel tratto tra Viareggio e la foce della Magra · avrebbe tale effetto mater1ale e moral~ da ob_bligare sen~'altro l'esercito impegnato lungo la frontiera occidentale a distaccare in quella direzione forze • ( ll) C. MANFREDI. - D eduzioni delle recenti manovre combinate nava e, n. 15 d el 1908. ·
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proporzionate all'entità della minaccia. Così lo scopo fii;iale ·-che possono proporsi truppe sbarcanti sulla costa ligure, fa-cilitare cioè lo sbocco nella pianura padana delle colonne incanalate nelle vallate alpine, sarebbe ugualmente ma con maggiore facilità raggiunto. ·
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Rompendo una tradizione che si veniva affermando nel nostro esercito, quest'anno la direzione delle manovre combinate non fu affidat.a al capo di stato maggiore dell'eser· cito ma ad un comandante di corpo d'armata. Legalmente nulla si può obbiettare a tale riguardo, poichè se è vero che il regio decreto 4 marzo 1906, col quale venivano fissate le attribuzioni del capo di stato maggiore dell'esercito, stab~liva che a questi competesse la direzione delle grandi esercitazioni annuali, il regio decreto 5 marzo 1908, che modificava le attribuzibni stesse, stabilì invece che detta direzione pote.,se essere dal ministro affidata sia al capo di stato maggiore sia ad altro generale. · · È però da considerarsi che entrambi i regi decreti attribuiscono al capo di stato maggiore piena competenza per quanto riguarda l'istruzioné !1ell'esercito. Ora se · giusta ed -0pportuna è tale disposizione, a maggior ragione parrebbe dovesse esserlo l'altra di affidare sempre al capo di stato maggiore dell'esercito la direzione delle grandi esercitazioni ·estive, le quali rappresentano appunto il compendio delle istruzioni annuali. Noi abbiamo gi à l'anno scorso, confutando uno scritto del generale Del Mayno, dimostrato come, . anche per le mari.. sioni che dovrà esereitare in guerra, il capo di stato maggiore sia il direttore natumle delle grandi esercitaziqni del tempo di pace (1). Alla medesima conclusione venimmo chiudendo la nostra relazione sulle grandi inano-yre del 1907 (2). Nè oggi crediamo dover mutare sillaba a quanto allora scr~vemmo. Auguriamo dunque che la saggia ed utile tradizione iniziata nel 1903 venga, dopo l'interruzione di quest'anno, senz'altro ripresa. . 1
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Novembre del 1908.
F.
DuEFFE.
( 1) Ammaestramento tattico e grandi manovre. Rivista militare, settembre 1907. · (2) Le grandi manovre nel Novarese. Rivista militare, gennaio 1908.
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L' ESERCiTO E. LA MARINA AL
"' I CONGRESSO NAZIONALE DELLE BIBLIOTECHE POPOLA:Rf
Tale è la necessità, tali sono i vantaggi di diffondere ampiamente l'istruzione del popolo, che ogni Stato si ebbe gran cura di questo notevole coefficiente di preponderanza e di ricchezza. E gli effetti ovunque corrisposero superando le stesse aspettative per quel che riguarda l'appoggio e la con~tribuzione di tutti coloro, i quali compresero che educare. intellettualmente significa arricchire, migliorare le condi-zioni igieniche, affermare la superiorità morale di uri popolo. Ed in Italia, così giovane iri questa nuova vita di libertà _i progressi furono giganteschi e non v' ha dubbio che pe; l'opera compatta di tutte le persone d'intelletto e di cuore· essa v errà ad occupare in brevi anni il posto da altre conquistato in decenni di continuo lavoro. La biblioteca popolare, che rappresenta il mezzo primo e direi quasi il fondamento nell'istruzione del popolo quale abbia frequentato le scuole primarie, per la facilità; di diffusione e di accesso, per la massima libertà che offre lasc'iando al frequentatore il compito d'istruirsi solo fornendogliene i mezzi rappresenta la base dell'opera di educ·a zione morale e da essa trarranno vita ed incremento le· università popolari, le scuole professionali, per essa acq uisteranno opera educatrice le gallerie ed i musei; per essa in- · fine sarà diminuita l'avversione alla scuola, e nessun genitore permetterà che il figlio la diserti. Ma la diversa esplicazione delle umane energie ha reso. indispensabile la separazione in diversi campi dei fautori di una medesima jdea, e sebbene sia unica la meta è necessa-rio percorrere a volte vie lontane, e che quasi sembrerebbero indipendenti e non legate dal minimo rapporto. L e biblioteche ad uso dei soldati e dei marinai, le biblio-teche delle scuole elementari e quelle degli emigranti le biblioteche delle officine e qnelle ru1.'ali, le biblioteche 'ambulanti ospitaliere e carcerarie eà infine quelle altre tante che possono entrar sotto la denomin azione generica di biblioteche ad uso del popolo sebbene a volta usino mezzi diversi e q_uasi contrari non sono. che l' eman"azione di un unico pensiero e rappr~sentano gli elementi di quella grande forza,. che deve aprire al popolo tutto un m'1.ior avvenire.
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Le une senza le altre sarebbero opera incompleta, dannoso l'ozio succeduto ad anni di lavoro, difficile riprendere '1a lettura sospesa per lungo tempo, ed è per questi concetti universalmente riconosciuti, che non appena indetto il primo -congresso nazionale delle biblioteche popolari, ad esso concor·sero col medesimo slancio elementi diversi ed accanto agli entusiasti fautori di questa nobile istituzione i Ministeri della guerra e della marina inviarono rapprèsentanti degni dei -dicasteri .ai qùali appartengono e della coltura, di cui sono geniali campioni il generale"Carlo Porro, comandante della ·Scuola di guerra, il contrammiraglio Pasquale Leonardi Cattolica, membro del consiglio superiore di marina, ed il te. nente di vascello Fulco Tosti dt Valminuta. · Ed in questo momento, accingendomi a riassumere la parte davvero non secondaria che in quel congresso apportarono l'esercito e la marina sento il dovere di rivolgere a tutti i componenti di quel benemerito consesso il mio pensiero, .accompagnandolo con l'augurio più sincero per il raggiun:g1mento completo di una meta radiosa, . L'opera che in questi ultimi anni si è ampiamente svolta in ogni campo non mancò neppure nell'esercito e nella marina ed 3inzi potremmo dir~ che, per merito èl.egli ufficiali, fra i quali possono noverarsi molte persone studiose ed, intelligenti, l'istruzione de' militari fu largamente propugnata in ogni modo, talchè in questo primo congresso l'esercito e . la marina ebbero luogo di dimostrare che esse sono una vera scuola per la . nazione, una scuola di forti energie fisiche e di sane energie morali, e che seguono con attività i progressi della scienza e l'evoluzione de' tempi. · Ed infine tanto l'esercito quanto la marina oltre ad un relatore, che riferiva dell'opera ufficiale compiuta dai Ministeri ebbero un relatore che rifE3riva dell'opera dei privati, di qu~ll'opera che dimo,;;tra come la Nazione tutt~ si interessa del problema militare, gli annette la dovuta importanza è la meritata fiducia e ne segue i progressi con pensiero affettuoso. · Per l'esercito parlò prima la signora Ildegarde Occ8lla ·Trinchiero nome del consorzio di Torino per le biblioteche o-ratuite il consorzio ch'e si è reso benemerito per o ' . . . l'opera saggia e costante con cm ha provveduto molt1ss1mo alle biblioteche scolastiche e molto ancora per quelle destinate a soldati e caporali: prese in seguito la parola il generale Porro, che, oltre ad una chiara esposizione della via percorsa, delineò nettamente il programma per la via futura, affermandolo con tutta la fiducia che merita il suo nome.
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Per la marina parlò, primo il contrammiraglio Leonardi Cattolica, il quale rese evidente l'energia con cui il Mini!'tero ha iniziato l'opera sua e l'animo favorevole con cui ha accolto il contributo dei privati: contributo che se non per ~utta l'.opera mate:iale, almeno per la propaganda e per 11 movimento sus01tato deve attribuirsi al1a sezione di Firenze della Lega navale italiana da me rappresentata ,al Congresso. E parlando in nome di quella, benemerita associazione chiusi una giornata, che lasciò · certo un ricordo gradito in tutti i fautori de1le istituzioni militari e d'alt:a parte servirà di lezione per quegli altri che militarismo oppugnano. Riferire anche sommariamente le varie rela,zioni che furono svolte su questo campo, vuol dire riassuruere tutta l'opera che fu prestata per le biblioteche ad uso dei militari e ben volentieri adempio all'invito rivoltomi, nella lusinga. che questo periodico così diffuso e così considerato dai nostri uffi~ial~, possa col resoconto dell'azione esplicata ~p~ portare 1n01tamento a nuova azione, non per la mia modesta parola, ma per l'importanza e la suggestività che non manca di per sè all'argomento. La signora Occella dopo ~ver parlato delle biblioteche ad uso delle scuole, con parola facile e penetrante dimostrò che l'esercito rappresenta cnme una grande scuola popolare, scuola destinata a dar potenza e sicurezza alla Nazione. L'esercito è istituzione indispensabile ed è necessario che· sia potente e per sentimento e per forza morale più ancora che per numero. , La . biblioteca, la quale completa l'educazione e dà nuo.ve forze, all'animo ed al cuore, raggiunge mirabilmente que.sto scopo. L'età in cui i giovani sono chiamati sotto le armi si presta ad avviarne la vita su di un retto cammino . e la caserma, che obbliga a volte per ore ed ore ad una reclusione inattiva si presta egualmente a favorire l'istruzione · dei soldati ed a farli preda di suggestioni malsane. Potente è quindi l'azione dei libri. Il peccato è che mentre quasi tutte le sedi di reggimenti non ne sono interamente sprovviste, la maggiore deficienza debba lamentarsi proprio. pe~ i distaccamenti, ohe ne sentirebbero maggiormente 11 bisogno segregati in piccoli centri. La sezione P,er militari del consorzio di Torino assunse. con autorizzazione del Ministero della guerra carattere nazionale e con l'aiuto e col concorso delle autorità militari imprese la distribuzione nel Corpo d'armata a Milano col programma ~i estenderlo a tutto l'esercito nell~ proporz'ioni permesse dai mezzi finanziari.
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Il consorzio utilmente si occupò di stabilire i libri prediletti ai soldati, allo scopo di spendere nel miglior modo possibile i suoi danari e potè raccogliere l' unanime affermazione che le opere meglio accette sono quelle di viaggi e di avventure guerresche. Furono distribuite 63 biblioteche con un totale di 4557 vo· 1umi ed il dono fu accompagnato con la raccomandazione di non punire coloro che sgualcissero il libro ·e ciò allo scopo d.i non limitarne l'uso per il timore di possibili castighi. Vn largo plauso, espressione dell'entusiasmo dei soldati e della riconoscenza degli ufficiali, compensò ampiamente l'opera del consorzio, per cui fu massima sodisfazione il saper dai co~an~ danti che dove la sala di ritrovo calda ed illuminata ha libri ·da leggere e carta da scrivere, s~no quasi scomparse le pun1z10n1. La signora Occella, ascoltata con attenzione in tutto il disqorso, chiuse le sue paro~e vo~gend? un cald_o app~llo ,al paese perchè, interprete dei sentimenti e cons01_0 dell opera coraggiosa del consorzio nell'interesse della Nazione, volesse contribuire materialmente e moralmente al]o sviluppo <li una d'e lle più belle e délle più utili istituzioni. Tutti i presenti con unanime applauso dimostrarono la incondizionata compiacenza e. per l'azione svolta dal con~orzio e pe~ le parole calde e suggestive della confer~nziera, la quale tutti sanno quanto grandemente e quanto utilmente abbia prestato la sua opera personale . . Prende subito dopo la parolç1, il. generale Porro, che per la sua alta carica e per la fama che lo circonda e per la speciale , parte che rappresenta nel congresso viene fatto segno alla più grande attenzione. L'istruzione militare de1 soldato, perchii abbia sicuro fondamento , deve essere accompagnata da una sana istruzione morale : è questa una massima del regolamento, la cui importanza è ora. aumentata per la riduzione dell~ ferm~ e per la insana propaganda che mira alla_ soppress10ne _di ogni legge divina ed umana. ed alla negazione della patna. Il regolamento perciò affida agli stessi comandanti d_ell~ compagnie l'educazione de' soldati; spronand? a _valersi d1 mezzi molteplici, quali la scuola per anal~ab~t1, _l' 1_ntervent~~ alle pubbliche scuole sera)i d'arti e mest10'r1, d1 lmgue e d1 commercio l'introduzione nell'esercito dell'insegnamento ' . Professionale sotto forma cli corsi çli agricoltura, in corn' spondenza.....all'occupazione prevalente nella massa d e ' nost. ~1 soldati. Propugnatore· di questa feli,ce istituzione fu S. M. 11 Re, quando era principe, e comandante del Corpo d'armata di Napoli. ·
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Tale programma lascerebbe un vuoto, se non si cercasse di completarlo coi mezzi diretti a rendere lieta la vita del soldato. Quan~o l'~nerg~a esube~ante di tanti giovani corpi non trova esph caz10ne m un'attiva gi nnastica, durante l' inverno, nei piccoli presidi, nei forti staccati nei ricoveri alpini, nelle lunghe ore passate all'ospedal~ od in convalescenza, l'ozio diviene pernicioso. Nelle città poi non è men0 pericolosa l' influenza di tristi compagnie che nelle ore di lib~rtà possono rovinare la salute fisica e ~orale del soldato. ~- .A: R. il d1:ca ~'.Aosta_ ebbe, in considerazione di questi pencoli, la gemale idea d1 promuovere la provvida istituzione di sale di ritrovo per soldati, ove questi potessero tro- · vare qualche buon libro, carta per scrivere ed ambienti sani per trattenersi a conversare, e così nell'inverno del 1905 queste sorsero nei reggimènti della Divisione militare di Torino. Nel 1906 il generale Mainoni, allora ministro della guerra sviluppò l'iniziativa del Principe, estendendola a tutti Corpi dell'esercito, ed ora si può dire che ogni corpo o disJaccamento, sal_vo_ pochissimi per deficienza di locali, possiede una sala d1 ritrovo. Infine il senatore Casana ha portato ora a 142.000 lire lo stanziamento per questa istituzione nel bilancio della guerra. Fra i mezzi dì educazione morale della sala di ritrovo il libro occupa certamente il prjmo posto e poichè le somme assegn_a te dal Ministero in questo primo periodo sono troppo assorbite da tante altre spese, le biblioteche hanno ricevuto grande incremento dallo spontaneo ed affettuoso concorso degli ufficiali, per cui merito si sono costituiti i primi nuclei ed ora .si vanno sviluppando le librerie per i soldati. · Il general Porro a questo punto esprime i sentimenti di _gratitudine dell'esercito per l'opera altamente patriottica del benemerito consorzio di Torino, associandosi al voto già espresso dalla signora Occella che l'azione di esso possa esten dersi presto a tutti i corpi dell'esercito. Una questione d'alto interesse è la scelta dei libri ed -il male è che manchi un libro dì lettura veramente adatto per i soldati. Fin dal 1884 il Ministero della guerra aprì un concorso assegnando un premio di 20.000 lire. Le opere presentate contenevano molte buone cose, ma nessuna del tutto rispondente allo scopo. In que~ti. ultimi mesi l'imperversare della propaganda contro le 1St1tuzioni militari ha suscitato un'attiva antipropaganda e molte pubblicazioni di carattere educativo videro la luce e fra queste non poche meritevoli di vero plauso. Ma l'ideale sarebbe raggiunto quando un libro veramente
modello potesse donarsi al soldato che torna a casa ed in tal modo ogni anno 100.000 copie si diffonderebbero per l'Italia a portarvi la parola di, devozione al Re, di amore alla Patria, a suscitare la fede nella sua grandezza, a predicare 11 lavoro per essa è per essa l'abnegazione della vita. L' ìll ustre generale svolge infine il problema dì un giornale per i soldati e chiude la sua alta relazione dichiarando ,che fu suo scopo il dimostrare che nell'esercito nulla fu trascurato per diffondere nel maggiore e nel miglior modo pos·sibile l'istruzione del popolo che torna alle sue case più robusto di corpò e più gagliardo d'anima. L'applaùso vivissimo che chiuse le parole del generale Porro, non può rimaner senza significato in un congresso ove le sue idee·potevano trovare qualche ostacolo, ma i partiti cessap.o ove i fatti s'impongono. . E sì passa a tal punto, dopo breve sosta, a discutere sulle biòlioteche ad uso dei marinai, problema di tanto maggiore interesse, perchè proprio ora l'intervento del Ministero ha segnato una nuova èra per questa istituzione. Il contrammiraglio . Leonardi Cattolica, come il generale Porro, desta un vivo sentimento d' interesse da parte dì tutto l'uditorio che ne conosce i meriti e il valore, ed egli con la consueta calma poderosa dà principio alla sua _ornata relazione. Fa piacere porre in rilievo come le prime biblioteche sorser o sulle navi per merito degli ufficiali, i quali, con l'opera continua ed attiva con cui provvedono all'educaia,ione dei marinai, hanno il nierito notevole di aver promosso l' istituzione. Le librerie ad uso dei marinai rivestono uno speciale caratter e, assumono una particolare importanza, ma sono una :filiazione del medesimo è oncetto che ha presieduto alle biblioteche popolari. L 'opera degli ufficiali fn secondata dalle LL. MM. il Re, la Regina e la Regina Madre e da comitati cittadini, fra cui merita 'un posto specialissimo la sezione di Firenze della Lega navale, che diede vita alla istituzione, come dirà il rappresentante di quella sezione. In quest'ànuo poi per assicurare l'esistenza delle biblioteche, per fare che tutte foss~ro costituite ed amministrate cogli stessi criteri, il ministro Mirabello, caldo propugnatore degli studi e della coltura riella marina, ha stabilito delle norme per la loro conservazione e per il loro Junzioriamento, ha concesso un sussidio annuo e nella considerazione che la scelta de' libri è di capitale importanza, ha disposto che sia compilato un catalogo delle opere più raccomandabili.
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Si formeranno così per ora 48 biblioteche da distribuirsi alle navi di prima e di .seconda classe, alle navi destinate a lunghe campagne all'estero, alle navi-scuola, ai distaccamenti delle difese marittime, agli uffici dei capi-zona per i numerosi semaforì ed affinchè le piccole unità del naviglio non abbiano ad essere private del benefizio conce::;so alle grandi, è in corso di studio la formazione di biblioteche circolanti. , Le forze permesse dal bilancio non sono sufficienti a dar~ il necessario .sviluppo a questa istituzione, ma ciò è bene, p erchè è desiderabile che non cessi mai quel contributo privato, che è indubbiamente una delle più simpatiche forme di manifest_azione dell'affetto che il paese porta alla sua manna. Il congresso accoglie entusiasticamente le ultime p~·olè dell'illustre contrammiraglio, che ha con arte oratoria accenjilato all' importanza delle istituzioni marinare per l'Italia e della forza morale delle masse. Mi è grato chiudere queste relaz_ioni riferendo quanto esposi in nome della sezione cli Firenze della Lega navale italiana, che racchiude in sè tutta l'opera de' privati per le speciali biblioteche ad uso dei marinari. Come queste sorsero, già disse il contrammiraglio Cattolica e quali difficoltà si opponessero al loro sviluppo ognuno comprende, giacchè era richiesto indispensabile l'intervento di persone colte, affezionate ai marinai, interessate alle sorti della patria. Ed è così ohe nel 1906 se circa 20 navi possedevano biblioteche più o meno ricche per .gli ufficiali (e si consideri che almeno due terzi di ess~ ne erano prive), "le librerie per l' equipaggìo costituivano un sogno per la massima parte delle navi, un te;ntativo per pochissime altre. · La sezione di Firenze della Lega navale considerando che . vani sarebbero riusciti gli sfon>.:i .èl.ei volonterosi, se non si fosse data una base ed una unione alle forze sparpagliate, nel febbraio del 1907 costituiva, su proposta della nobile signorina Vittoria Beatrice Gigliucci, una commissione permanente con lo scopo di facilitare in ogni modo, anche materialmente, ove i mezzi lo permettessero, così la formazione di biblioteche nuove, come l'increml;)nto d_i quelle già esistenti. ' E così donò librerie intere alle n avi Francesco Ferruccio, Flavio Gioia, Regina Elena e Piemonte; con le somme in breve raccolte offrì a rate libri alle navi che non potevano anticipare la somma all'ordinazione, prese l'incarico della scelta, della legatura, della spedizione, aggiungendo ogni volta gratuitamente un numero di libri corrispondente ad
DELLE BIBLIOTECHE POPOLARI
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un terzo circa di quelli ordinati. Complessivamente la sezione ha donato 1134 volumi, acquistandone altri 1326 per conto di varie :p.avi e difese, che in numero di 29 usufruirono dei benefici offerti dalla Commissione. Contemporaneamente pubblicò un catalogo di 600 opere per indicare i libri di più conveniente acquisto ed un nuovo e più completo catalogo è -ora in compilazione, · e per non trascurare la propaganda, per mezzo dei suoi soci divulgò sul e principali riviste i concetti che guidarono la commissione nel suo operato, che rappresenta in tal .modo l'anello di congiimzione fra l'oblatore chè sarebbe pronto a dare, ma non sa, dove i'ndirizzi;i,re l'offerta sua, ed il marinaio che vorrebbe -aiuto, ma non sa dove precisamente procurarselo. E poichè deve ribadirsi sempre più il concetto che in una Nazione che ha nel mare la sua grandezza,il problema navale è della massima importanza, le biblioteche ad uso dei marinai saranno doppiamente feconde, perchè infonderanno l'affetto per il mare al popolo delle coste e perchè susciteranno anche n elle città interne, ove la propaganda dève estendersi, l'amore per la nostra marina. E sarò altamente onorato di compiere fra pochi giorni un giro di conferenze nell'Italia centrale e settentrionale, allo scopo di popolarbzare ima delle forme indispensabili di biblioteche di cui lo stesso ammiraglio Mirabello h a vantato l'influenza educatrice per gli e·quipaggi, e l'opera di affratellamento fra nazione e marina per il gentile ed affettuoso concorso da molte dame gentilie da numerosi comitati alacremente prestato.1 E tutto questo concorso deve necessariamente considerarsi frutto della propaganda e dell'opera che la commissione per. manente non ha trascurato di' esplicare e quindi non possiamo riferire . sellza. attribuirne ad essa un qualche merito i doni di biblioteche delle signore veneziane alla regia nave Galileo, delle signore messinesi alla Sicilia, delle signore napoletane alla Napoli, delle signore romane alla Roma, e le geniali offerte di intere biblioteche della ditta Pattison alle due torpediniere in costruzione nel suo cantiere, e della signora Orlando alla corazzata Pisa, testè uscita dal poderoso cantiere di Livorno. Commentare l'opera della sezione di Firenze, dire dell'im· portanza di diffonderne i concetti, chiudere infine questa . brevè relazione con qualsiasi parola, sarebbe cosa vana, g~acchè i fatti parlano ben da se stessi e si pongono nella giusta evidenza, solo mi è grato riportare per intero l'ordi~ del giorno che il congresso approvò fra ripetuti applausi.
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Parlino per me queste poche parole: « Le biblioteche ad uso dei marinai, che gli ufficiali del« l'Armata fecero germogliare ed a cui la sezione di Firenze ' . « della Lega navale italiana diede vita rigogliosa, in una Na« zione che _ d al mare attende ricchezza e potenza, è necessa« rio che assumano sempre un più forte sviluppo ed è bene -<< che da ogni cittadino, da ogni associazione oltre che dagF « enti governativi, ricevano impulso, non solo per la di:ffu« sione dell'idea marittima, ma anche per lo sviluppo del« l'edlkazione del popolo » . . AUGUSTO ZERI Bibliotecai·io della Cent·r ale nel Afinis!et_'o della marina.
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Il signor Generale ispettore dell'arma in un gran rapportot al termine di un'esei'citaziQne, -ebbe a dire che la vera utilità delle manovre è in relazione alla quantità di ammaestramenti che ne traggono gli ufficiali. Verità grandissima poichè l'allenamento alla guerra della truppa e dei cavalli è passeggero e sfii.m a coi congedamenti e ·colle riforme. Ciò che rimane e che sarà applicato in guerra., ciò che vien tramandato a chi ci segué nella carriera delle armi è quell'insieme di norme e d'insegnamenti, dedotti dalle applicazioni pratiche in manovra di teorie e d'idee le quali, provate e riprovate in tal modo, discusse e corrette, ci danno affidamento che nel giorno della prova si sintetizzino, si integrino tutte nella vittoria, fine supremo nostro e di ogni nostrà più elevata aspirazione. Poichè le manovre di cavalleria di quest'anno ci pare che per l'importanza loro, derivap_te dall'avervi pa:tecip~to ~ S. A. R. il conte di Torino, quale comandante d1 partito, 1\ dal numero di reggim~ti che vi presero parte e dai principi d'impiego che indubbiamente vi si sono affermati, siano degne di speciale cons·iderazione e di studio e che / molti insegnamenti si possano trarre da esse, riassumeremo, in poche pagine, le impressioni che nè abpiamo riportato a .beneficio degli altri ufficiali dell'arma che non ebbero la foTtuna di prendervi parte, · Non è necessario essere un Napoleone per giudicare l'òpera di Napoleone, nè. un sommo pittore per apprezzare il valore di un'opera d'arte; il più -modesto critico storico può giudicare per la ragione semplicissima che con~sce fatti,. ~e e situazioni che erano ignote a chi agiva ed all'operato del quale il critico stesso r ivolge la propria attenzione· ed il proprio esame analitico. Ma qui non sarà il caso nostro; non intendiamo fare una critica alle varie esercita.zionì tattiche, nè al loro complesso; non intendiamo addentrarci in un esame delle manovre che sarebbe forse inopportuno e sterile di profitto. · Come rammentò l'Ispettore.dell'arma ogni problema tattico pnò avere diverse soluzioni egualmente buone, purchèbasate 1su disposizioni esatte e razfonali. A noi quindi non interessa sapere come fu risolto in un dato giorno quel dato tema per parte dei partiti; ~orse dalla soluzione stat~ appli~ cata ed a molte altre affini, che se ne potessero nca:vl\l'e
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dalla critica e dalla discussione, non se- ne trarrebbe mai quella che, ' collo stesso tema ed in identiche condizioni di' luogo e di tempo si avrebbe in guerra vera. Ciò 'che interessa quindi tutti noi è di esaminare i criteri informatori delle esercitazioni, le idee che hanno determinato i comandanti all'impiego dell'arma in ~m modo piuttosto che nell'altro, idee che, applicate in guerra, possono guidarci ad utili risultati od ai più amari disinganni. La serena esposizione di pensieri è intesa a condurci alla ricerca di _quella verità. e di quella praticità. d'impiegò, che rappresentano il più ;1,lto scopo delle manovre. E poichè è dalle discussioni che sorge il vero, saremo gi,·ati se altri, diversamente pensando, ci suggeriranno nuove idee, o modificheranno quelle qui esposte. Il terreno delle manovre molti lo conoscono. Tre grandi zone comprese fra il Livenza, il mare ed il confine; la prima, fra Livenza e destra del Tagliamento, pianeggiante, poco coltivata, opportunissima all'impiego di grosse masse di caval~eria, specialmente nella parte a nord della gmnde strada d'Italia sino ai monti; la seconda dalla sinistra del Tagliamento al confine pure pianeggiante, ma, salvo pochi tratti, intensamente coltivata, la cui caratteristica però, lo ha rilevato .S. E. il Capo di stato maggiore dell'esercito, nellaconferenza alla quale ha assistito, è quella di non avere ostacoli tali da impedire ovunque l'azione della cavall eria; la terza zona quella più a sud coperta, pianeggiante e paludosa. A queste trn grandi zone immettono tre grandi vie di comunicazioni daUo stato confinante: La Pontebbana; quella del , Pulfero, sussidiata da molte mulattiere ed il fascio delle numerose rotabili e carrareccie della frontiera aperta. Quale delle tre g~andi zone sarà. più favorevole all'impiego dell'arma nostra? Nella risposta sta il concetto fondamentale d'impiego, che più c'interessa, e sul quale si basa tutto il valore materiale d'azione. La propo/(zione numerica fra la nostra cavalleria e la possibile avversaria sulla frontiera nord-est, tenuto calcolo anche della maggior forza intrinseca nei singoli reparti, è presso a poco di uno contro tre. Dovremmo guindi lasciarci trascinare a combattere su quelle belle brughière, dove sino ad oggi abbiamo in manovra svolto tante · brillanti ca.riche e dove il cuore dei cavalieri si è aperto alla deliziosa voluttà. delle lunghe galoppate? Non ci pare; sarà. bene ricorrere allo stratagemma, e poichè su quel _terreno la superiorità. numerica avrà. indiscusso valore noi dobbiamo abituarci a considerarlo come perico-
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"loso ed in'sidioso. Esso dovrà. servirci solo ad allenare, ad istruire, non ad esercitare, per non falsarci le idee in quelle cariche a grandi masse ed a schiere che S. A. R. il conte di Torino chiamò « coreografiche ». Molti, lo sappiamo, non· sono di questo parere, non solo perchè contrari .per principio a tutto ciò che sa di nuovo, ma anche perchè quel delizioso terreno esercita un fascino indescrivile e tutti ci sentiamo attratti ad esso. Un egregio ufficiale disse che se la cavalleria italiana eviterà. quel terreno vi andera certamente l'avversaria, e che quindi se quella vorrà. arrestarla ed attaccarla dovrà. pure sottostare a combattere in essa zona.Ma egli dimenticava che, per arrivare sulla destra del Tagliamento, bisogna prima attra-· versare tutto il terre"".lo compreso fra il fiume stesso ed il confine, ed è là che la cavalleria italiana, sÒpperendo alla deficienza ed alla disparità. numerica, colla maggior manovrabilità. in territorio coperto e conosciuto,· potra raccogliere i frutti dei suoi sacrifici ~ le glorie cui giustamente aspira. La cavalleria avversaria, anche se vittoriosa nei primi scontri sulla sinistra del Tagliamento, ~nche se riuscirà. a passare i guadi che da Pinzano a S. Mauro, come ha ricordato riella dotta é chiara conferenza agli ufficiali del partito rosso, il generale conte Barattieri di S. Pietro, sono numerosissimi e facilissimi, tanto che Napoleone attraversò uno di essi nel 1797 con due divisioni spiegate, incapperà. inevitabilmente in due altri. ostacoli di grandissima importanza e che corrispondono a quel tratto di fiume, il Meduna ed il Cellina. E poichè la nostra cavalleria dovrà.· appoggiare la propria azione, come fece la cavalleria giapponese-nell'ultima guerra contro la Russia, ai distaccamenti misti di copertura, in occupazione avanzata, delle altre armi, i due greti larg,hissimi di quei fiumi, a regime torrentizio, costituiranno un ostacolo serissimo, specialmente se si sarà. provveduto a difenderli con appostamenti per artiglieria e per fucileria, con tiri preparati per la prima, con impianti di riflettori elettrici, come quelli in uso dalla marina da guerra, per impedire le sorprese notturne. Il secondo period6 delle esercitazioni aveva appunto lo scouo di abituarci a manovrare in terreno coperto e rotto, do.;e la vera unita di combattimento è lo squadrone. Non nascondiamolo, tutti abbiamo riconosciuto l'importanza dell'esperimento, e tutti contemporaneamente ci siamo convinti delle grandi sue difficoltà.. Più che mai è ora neces~ario sviluppare nei comandi inferiori quello spirito d'iniziativa, quella facilità ad orientarsi nelle più complesse situazioni, I
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necessari a questo genere di guerra, e che solo si possono ottenere con un lungo_ e paziente lavoro d'addestramento. Nei reggimenti, ancora vi è un po' di tendenza ad accentrare più che a decentrare, vi sono ancora rigidità di sistemi, quelle limitazioni di orari, quelle ingerenze .di un grado nelle attribuzioni di un altro, che porta,no a soffocare- negli inferiori l'a:bitudine ad agire secondo il loro criterio e ad assumersi delle responsabilità. Ricordiamolo, per essere atti a sviluppare le grandi iniziative, bisogna che giornàlmente no.i ci abituiamo ad esercitarne delle piccole, ad addossarci in ogni momento delle piccole responsabilità per. poter serenamento in guerra affrontare le grandi, le grandissime. La preoccupazione del comando è anche una conseguenza dei sistemi condannabili, ed essa in pratica si dimostra, come vediamo sempre nelle manovre, coll'anticipare ogni operazione, · pel timore di non g iungere in tempo, col perdere il senso delle andature, portando così gravissimo danno al materiale, colla mancanza di calma nel prendere _le determinazioni e nell'impartire i conseguenti ordini, mancanza di calma che porta poi ad. invadere le attribuzioni di altri ed a:lla tendenza a voler sostituire col proprio grago le funzioni di tutti i gradi dipendenti. In guerra d in manovra il detto del signor di Tàlleyrand « Surtout pas trop de zèle » diventa una massima, che non dobbiamo dimenticare, perchè il troppo zelo può essere dannoso quanto l'apatia e la freddezza. In genere, bisognerebbe arrestare nelle manovre lo svolgimento all'inizio della fase risolutiva; quest'ultima, per i molti elementi non ponderabili in pace, finisce sempre ad assumere un carattere non rispondent~ alla realtà della guerra. Quindi più che altro la parte delle manovre che interessa la critica e l'esame, e dove essi solo sono possibili, è la fase preparatoria. Ma poichè, specialmente in cavalleria, dobbiamo abituare i nostri reparti all'atto risolutivo, anche l' ultima fase delle _ manovre acquista valoxe e non va trascurata. Sarebbe bene però non snaturarne maggiormente la verità, come spesso vediamo, con correzioni al passo dopo la carica per cambiate la fronte d'attacco, o per far vedere un movimento aggirante, o di fianco, che in realtà n on esisteva e non sarebbe esistito mai. Dopo l'urto nessuno può prevedere ciò che succederà.;· i reparti: s' incroceranno, s'oltrepasseranno e si ricaricheranno, e nella mischia -i combattenti, frammischiandosi, perderanno per qualche istante di vista anche i . capi. La vittoria arriderà a quegli squadroni che saran partiti all'attacco con
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maggior spirito aggressivo e con maggior dose di forza morale. Ogni giudizio quindi, in questa fase del combattimento , della cavalleria, può essere fallace ed è quindi inopportuno. Per istruire a manovrare sul terreno coperto ed a condurre sino a termine l'azione, anche nelle condizioni difficili, per l'assoluta necessità di non produrre danni, ma normali, dei dintorni delle guarnigioni, S. A. R il Conte di Torino h a consigliato di fare le consuete nostre istruzioni, sin che è possibile coi reparti, do_po, quando si trova impedimento a proseguire colle masse, arrestare la truppa e continuare a svolgere, quanto è stato prefissato, coi soli quadri, ufficiali e graduati, percorrendo, ove occorra, con esl?i, anche a piedi, il terreno su cui si dovrebbe manovrare in caso vero. Facciamo tesoro di questo consiglio se vogliamo acquistare la capacità a manovrare in quei terr eni che, come fu detto, rappresentirno per noi un coefficente di. forza. Quale dovrà essere quindi la condotta del combattimento in essi terreni? Ci pare che a grandi linee si possa descrivere così: 1 . I comandanti di brigata, i),vuti, dal comandante di divisione, i còmpiti loro fissati, li ripartiranno fra i comandanti di reggimento, assegnando i rispettivi settori. Questi alla lor volta, staccate le pattuglie di combattimento occorrenti, indicheranno una direzione ai singoli squadroni, con un obbiettivo ben determinato da raggiungere, lasciando poi che essi · agisc1:1,no isolatamente, cercando, ciascuno per proprio conto la strada mio-liore attraverso il terreno. Essi dovranno farsi 'precedere da o uno o due esploratori al più, e tenersi collegati per mezzo di appositi graduati, istruiti a questo s9opo, sui fianchi, cogli squadroni laterali, ed alle spalle, col comando di reggimento,. Quest'ultimo e quello di brigata non è necessario che si portino sulla fronte di combattimento degli squadroni. L'arma no&tra non ha bisogno, come può occorrere in fanteria, dell'esempio dei colonnelli, e qualche volta dei- generali, per essere trascinata all'attacco; il sacrificio ~oro quindi sa¾ebbe inutile e dannoso. I comandanti di reggimento, sarà bene, invece, che seguano a distanza gli squadroni, che dovranno conoscere sempre la strada da essi percorsa, e loro ,iompito sarà: chiarire sempreppiù la situazione, aiutare i reparti nel collegamento, modificare la direzione d'attacco, ove ulteriori notizie, pervenute o dal comando di brigs.ta o dagli squadroni stessi, lo richiedano, raccogliere e riformare il reggimento dopo l'attacco, ovvero dare nuovi ordini per un possibile, immediato inseguimento. 9 -
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I comandi di brigata, alla lor volta, seguen,do i comandi di reggimento si terranno collegati con e~si e col comando di divisione e, percorrendo una strada centrale del settore provvederanno pei reggimenti loro dipendenti, in modo analogo a quanto i comandi di questi ultimi fanno per gli 1 squadroni. ' . I _comandanti di reggimento terranno uno o due squadroni d1 .riserv:a, ~he ~ vranno le funzioni delle schiere: per essere po1 lanciati a rmcalzo nei punti più · deboli e più minacciati. All'artiglieria sarà opportuno assegnare sempre una forte scorta essendo più facili, in quei terreni coperti da molta vegetazione, le sorprese. Come appare il funzionamento è complesso tutt'altro che facile, ~a ~ c?nsegt'.enza naturale del terreno ~u cni si opera e ,perche 1 az10ne s1&. concorde e non·slegata ha capitale importanza il servizio di collegamento a cui dovranno essere istruiti, come fu detto, appositi gradu'ati negli squadroni. , Gli ~tendard~ ~n ~ue~to ge?ere di guerra diventano più dannosi che ut1h po1che quasi sempre, come abbiamo visto nelle varie esercitazioni, caricano alla testa di un solo squa~ drone, non rispondendo più per tal modo allo scopo loro. Lo squadrone diventando unità di combattimento deve e~sere forte, capace cioè da solo di sviluppare un'azione tattica, anche se depauperato di un certo numero di elementi quali gli esploratori, i pattuglieri, gli uomini di collega: mento ecc. E qui sorge opportuno studiare se non sarebbe pure con':eniente che le mitragliatrici fossero assegnate :o.gli squadrom, appunto per aumentare la loro potenza materiale in tutte le contingenze del combattimento. Anche la parte formale della tattica dovremo modificare per adattare le forme al terreno nel quale più ci converrà' combattere. Il comandante il partito rosso al riguardo in ~ueste manovr:e, già fece, d'ordine dell'ispettorato, un esperimento che siamo convinti sarà ottimamente riuscito. Alla nostra normale formazione di colonna di plotoni venne sostituita .quella di plotoni affiancati ' ad intervalli allaro-ati o ri~ stretti. ~n questa formazione tutti i comandanti di plotone vedono 1~ coma~d~nte lo squadrone, possono col loro piccolo gruppo.di cavalieri per quattro, o meglio ancora a frotta cercare più_facilmente i passaggi attraverso gli ostacoli del terreno ed 11 comandante il r eparto può riformare più spedita~ente l~ squadrone, appena gli ostacoli stessi sono superat11 ~ puo passare cen maggior celerità dalla formazione di avv1cmamento a quella spiegata d'attacco.
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Ogni plotone sarà ~ene ~ia prec~duto ~i po?hi passi. da uno zappatore, provvisto d1 tenaglia e d1 as?1~; la prima per tagliare i fili di ferro che sostengono le viti, la seconda per abbattere con pochi .colpi, restand_o anche a cavallo, le alte siepi che si frapp~ngono alla marcia. . , . Abbiamo potuto poi constatare la necessita che gh squadroni, più che ad ostacoli di elevazione, siano ~bituati_ n, s'.1." perare gli ostacoli in estensione, ~ddest~and~ 1 cavalli pi~ che a saltarli a passarli e a non rifiutarsi mai, anche se nei fossi vi è dell'acqua. . . . La formazione di plotoni affiancati, oltre a1 suaccennati · vantaggi offre anche quello non trascura~ile, e che cons~~l~ò pure la fanteria ad adottarlo, di una mrnore vulnerabihta. Le tabelle, tratte dalle esperienze, che il signor generale Barattieri nella ricordata conferenza, ha presentato, ne sono una chiara prova e da esse si deduce che: sia dai ~i~i .d~ f~cileria quant o da quelli di artiglieria, la vulne:ab1hta ed~minuita normalmente di una metà ed anche d1 tre quarti. Questo fatto da sòlo basterebbe a deporre a favore della formazione a plotoni affiancati e non solo _sarebbe_ opportu?o adottarla nei terreni difficili, ma;; anche m quelh scoperti e pianeggianti. . Diciamolo purè, appoggiando la nostra affermaz10ne a quanto disse S. A. R. il Con~e di Tori1;10, in una conferenza al partito azzurro: L'arma d1 cavallen~, che: sareb?e van~ modestia non riconoscerlo ha fatto passi da gigante m poclu anni riguardo all'~quitazi~ne, no1:1 ha egualmen~e progredito nel suo ·impiego sul campo tattico. L'equitazione che è un mezzo, non un fine, dell'arma, ha sino ad oggi co~centrato in sè le ~iù as~id'.1e cure e l'interessamento delle istruzioni per gli uffimah e per la truppa. Ora, pur non volendo togliere la grandis~ima. ~µa importanza è giusto ed è giunto il momento, d1 aspirare a qual, ' ' che cosa dippiù. . . . In queste manovre si è dimostrato p~les~ l'.msufficie:ì'lza del servizio d'informazioni. Molte eserc1taz1om ebbero una soluzione ritardata e non quale era preveduta dalle direttive iniziali dei comandanti di partito, perchè gli avvisi delle pattuglie non giunsero in tempo. . . . Da anni ed anni vien detto che il serv1z10 delle pattuglie ufficiali è di somma importanza;, eppure oggi ancora il problema non è risolto. Quali le cause? Mancanza di abitudine e di addestramento a questo speciale servizio negli ufficiali; deficienza di mezzi di comunicazione nelle pattuglie.
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La coltura militare degli ufficiali non è molto curata; il fardello di cognizioni ch'essi posseggono all'atto del loro arrivo ai reggimenti rimane stazionario ed alle teorie imparate non segue un sufficiente allenamento pratico. Il servizio di pattuglia, per esempio, vien da lorò disimpegnato quasi esclusivamente nei periodi di manovre, troppo brevi e troppo intensivi di lavoro, per essere per tutti realmente profittevoli. È necessario venire anche da noi ad una netta distinzione nelle funzioni della gerarchia dei gradi e, come abbiamo già avuto occasione di scrivere sino al grado di capitano gli_ uf, ficiali debbono essere i soli istruttori ed educatori deHa. truppa, dal grado di capitano in 'su la missione principale degli ufficiali superiori nei corpi deve essere esclusivamente quella di istruire gli altri Ùfficiali. La deficienza di mezzi di comunicazione nelle pattugliesi è è\imostrata così chiara che, nelle ultime esercitazioni, il comando del partito azzurro assegnò ad ognuna di esse dei ciclisti. Gli avvisi quasi sempre segnano le strade e quindi se si pensa che l'utilità . del servizio dipende ,dalla celerità. con cui è disimpegnato, e che un avviso portato da un ciclista può arrivare in tempo ·ridotto della metà ed anche più della metà, del tempo occorrente allo stesso avviso a giungere a destinazione per mezzo del più celere ca.valiere, si vedrà subito quanto sia opportuno dare alle pattuglie dei ciclisti e, potendolo, .dei motocicli. Non sempre i ciclisti saranno in grado di seguire le pattuglie, ma allora le pattuglie potranno stabilire sulla strada che percorrono dei posti di corrispondenza, coi ciclisti di cui dispongono. Tutti gli avvisi poi dovrebbero affluire ad uno o due posti di corrispondenza centrali, collocati dallo stesso comandante di partito, ottenendo per tal modo anche il v_a ntaggio di rendere indipendenti le mosse del comando dalle pattuglie. Esso non dovrebbe corrispondere così che con quel posto o due al più che raccogliendo tutte le notizie le fa~ r anno facilmente pervenire a destinazione, facendo già uu primo spoglio degli avvisi ritenuti utili da quelli inutili. Se il posto di corrispondenza centrale poi sarà collocato in una località ben nota in~tutta la regione, i portatori di notizie la rintracceranno facilmente, trovando sempre chi la saprà loro indicare, evitandosi, con questo mezzo, gli abituali smarrimenti ed i ritardi nel rècapito degli avvisi, che trovano sempre grande difficoltà a giungere al comandante di partito. Nelle grandi manovre del 1905 venne impiantato un servizio di corrispondenza presso la cavalleria, per mezzo della.
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telegrafi; ottica, ·e fu assegnata al reggimento caval:eggeri del Monferrato facente parte della brigata di cavalleria assegnata al partit~ rosso (X corpo d'armata), una sezione ottica di sei apparati, che doveva fun!lionare seguendo delle _speciali prescrizioni. Quali risultati si siano ottenuti non s1 sa; ma certo non debbono essere stati troppo brillanti perchè nelle successive manovre di cavalleria non risulta che la prova sia stata continuata. . Gli eliografi funzionano bene in montagna, dove le fo~m~ del terreno permettono d'impiant11re ovunque de:le sta~10n7 ,e di metter.le in relazione fra di loro. In zone pianeggianti invece agiicono difficilmente, ed è perciò che l'esperimento fatto forse è fallito. Ma il terreno che consideriamo, verso la frontiera nord-est, per quanto non possegga rilievi im: portanti, pure ha una caratte:·istica sp~~iale e_ locale. Tu~ti i centri abitati posseggono dei campamh che si ergono altissimi e da dove si può spingere, lo sguardo a parecchi chilometri dì distanza. , Essi sono militarmente considerati, dei fari e degli osservatori ; fari perchè servono ad orientarci ed a . guida~c~ -ovunque si marcì; osservatori , perc_hè dalla loro som~nta nulla può sfuggire a chi guarda essendo anche la regione priva di fitta ed alta alberatura.. . . . Perchè non si potrebbe su d1 essi impiantare opportunamente delle stazioni di telegrafia ottica funzionanti dall'uno all'altro? Non è detto che l'applicazione di un mezzo <li guerra fallita, ,dove l'ambiente non era f~vorevole, non si dimostri ottima altrove, e dove tutto puo concorrere a renderla utilissima. Lo ripetiamo, i companili del Veneto hanno un' impor: tanza grandissima per noi, e sì dovrebbe, fin dal tempo . d~ pa~e provvedere a studiare i mezzi per esserne padrom assoluti ·· in guerra ed impedire che l'avversario p0ssa ap.pr?fìttarne a suo beneficio qualora, in un ripiegamento, s1 sia -obbligati a lasciarne in suo possesso. . . . Se riusciremo a manovrare perfettamente 1n quei terreni otterremo anche il vantaggio di sfatare certe opinioni, e tronca;re per sempre quelle dìscussioni, app~~se su ce:ti gif)l'nali e sostenute da una parte, non ne d~~1ti~mo, ~a ~n·c ompeten'ti di arte militare_, sulla opportumta d1 sostituue la cavalleria con reparti ciclisti, che potranno sempre essere un valido aiuto dell'arma, come abbiamo constatato anche in queste manovre, mai un sufficiente surr?gato. . Nei terreni coperti da fitta vegetazione, rotti da numerosi fossi ed ostacolati da siepi, nei campi dove fra i
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solchi profondi s'innalzano altissime le ca~ne del, granturco attraverso i quali noi -possiamo egualmente muovere con ce~ lerità, come abbiamo fatto più volte quest'anno sfideremo i _più p~ovati_ ~eparti ?iclisti a seguirci e ad ottenere quei risultati tatt1c1 che c1 è dato raggiungere coi nostri_· squadroni. Q~alora si effettui, come è sperabile, la progettata trasformaz10ne della cavalleria, la maggiore forza degli squadroni 1~ man~anza dei co~andi di mezzo reggimento, l'abitudin; d1 corrispondere duettamente fra comando di reggimento e que_lli di squadron~, con_corr~ranno favorevolmente all'applicazrnne della tattica, d1 CUI queste esercitazioni furono in parte un felice esperimento. ~on è solo il famoso detto napoleonico « fate del nuovo e vincerete » che ci spinge ad essere così favorevoli ad un impie!5'o dell'arma che risponde maggiormente ai mezzi di CUI dispone, ed a pratico impiego, ma è anche la convinzione che nelle nostre istituzioni militari dobbiamo in genera~e far b~on !iso a. tutto ciò che tende a sopprimere siste~1 ve.e chi dai quali purtroppo non abbiamo sino ad oggi, ottenuto molti risultati. · ' . Il grande amore per l'arma ci sia di attenuante all'ardire di aver esposto questi pensieri, rappresentanti la viva speranza che dalle manovre di quest'anno la cavalleria ita- · liana abbia progredito assai traendo la convinzione che ove . . ' •occorra, su_ quei t~rren~, come accennò S. E. il Capo di stato magg10re dell esercito, « potrà fare, dovrà fare e farà molto», fiduciosa nei suoi capi, in sé stessa e nei 'suoi destini. Verona, settembre 1908. GIUSEPPE G ARIBOLDI•.F .A.RINA capitano ca1Jatlegge1·i di Piacenza.
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LA DIAGNOSI DI ALCUNI MALI ED UNA ALLUSIONE AI RIMEDI
(À proposito delle attribuzioni di una gran parte degU uffto. di atato magg.).
Tempo fa alcuni giornali di Vienna, che vanno per la mag- 1 giore e che di solito sono assai bene informati di quanto avviene nelle sfere militari, resero di pubblica· ragione certi · 'intendimenti che avrebbe ~anifestato il generale KoNR.AD VON HòTZENDORF dell'esercito austro-ungarico, assunto circa due anni or sono alla carica di capo di stato maggiore delle forze armate della monarchia, (1) concernenti la opportunità che gli ufficiali del corpo dipendente addetti al servizio degli uffici non sacrifichino gli esercizi fisici e lo studio per proprio cont'o delle discipline prettamente professionàli per dedicarsi esclusivamente al disimpegno delle attribuzioni se.dentarie del loro particolare impiego. Di tali intendimenti parlarono, lodandoli, anche periodici di altre nazioni; e la Revue militaire des armées étrangères inserì ; nelia rubrica Nouvelles militaires della sua puntata del luglio 1907, la traduzione pressochè integrale delle disposizioni che al liiguardo avrebbe emanato il nuovo capo di stato maggiore <lèlla nostra alleata danubiana; nè omise dallo informare i suoi lettori la Rivista JJ1ilitm·e Italiana, come può rilevarsi da quanto è detto a pag. 163 e seg. della sua puntata del gennaio dello stesso anno 1907. Se sieno o no esattamente conformi al vero tali notizie, a noi non importa indagare: quello che è certo si è che esse additano un male,· tendente ad inquinare certe attitudini di un corpo di ufficiali, che dev'essere anzitutto vero e proprio elemento combattente; male che se è dubbio abbia esistito ( 1) Il titolo preciso è Chef deBGeneralstabes fu r die gesamte bewaffneteMacht der Osterr-Ungarischen Monarchie: ciò che vuol dire che le attribuzioni d el capo di stato maggiore austro-ungarico si estendono anche alla m a rina d a guerra, influendo favorevolmente sull'accordo tra esercito e armata. È noto per altro che in Austria-Ungheria non esiste un dicastero per la marina, e che tutto quanto riguarda le forze di mare fa capo ad una delle cinque sezioni che costituiscono il ministero comune della guerra (e precisamente la 5 •), la direzione della quale è affidata a un alto ufficiale di marina, che ha per ciò il titolo di comandante della marina.
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tiera terrestre, ·giacchè ivi è maggiore l' int:'eccio del_le ~~ pendenze, quanta giova~ile energia assorba 11 carteggi? pm ,o meno riseryato e quasi .s empre urgente concernente 1 servizi d'artiglieria, del genio, sanitario, di commissaria~o, g~i stabilimenti vari del presidio ecc., e come talvolta dei capitani di stato · maggiore sieno chiamati ad occuparsi anche di alloggiamenti per truppe di passaggio, di alloggi per s~t~ tuffìciali anziani aventi famiglia, di dotazione suppellettili per corpi di guardia, di intervento di musiche militari per funzioni cittadine ecc. ecc. , Qualche profano potrebbe qui domandare: ~che cosa fanno i capitani applicati? Per rispondere al cortese mterr:ittore ba~ sterebbe riFetere testualmente ciò che è detto al ?ap1tolo II d1 un opuscolo pubblicato per cura della scuola d1 guerra, t ~n·dente a sostenere l'opportunità di stabilire un ruolo apposito per gli ufficiali in servizio sedentario,analogo _a quello ?ell' A.rmeestand dell'esercito austro-ungarico. (1) Chi consulti questo -opuscolo potrà constatare come le idee del presente a~ticol~ può dìrsi rappresentino in certo qual modo _altrettanti co~p1 · -di martello picchiati sempre sullo stesso ch10do ; e moe pie~ -0hiati per ribadire il concetto che gli ufficiali comb~tte~t1 non si devono occupare che delle truppe, e per bandire n 7vece quel presupposto dell'onnis~ie~za, s_u cui ~i _basa i~ s1~ -sterna vigente da noi degli ufficiali enciclopedici, e q umd1 buoni per tutti gli usi. _ . . Il risultato si è che agli ufficiali di stato magg10re, m _ge: nere, ma più specialmente a quelli dei comandi territoriali manca la pos_sibilità di vivere a contatt_o con le truppe, o -qua,nto meno di perfezionarsi per proprio conto n~lle co, gnizioni del vero ufficiale combattente, e manca altr~s1 la possibilità di montare a cavallo quache oretta al g10rno per ben 5 o 6 mesi dell'anno, quando cioè dura la stagion_e poco propizia, senza sagrificare anche · i pri~issimi minuti della digestione che segue al pasto del mattmo.
per lo stato maggiore operativo austro-ungarico, (1) con qualche asseveranza si può dire che esìsta da noi per gli uffièiali del corpo analogo, producendo effetti che sono decisamente dannosi. ***
È noto che da noi non esiste un regolamento che fissi le attrìbuzioni degli ufficiali di stato maggiore ed applicati per il servizio interno dei comandi territoriali di corpo d'armata e di divisione e per quello degli uffici del comando del corpo di stato maggiore; perciò tali attribuzioni vengono stabilite dai corrispondenti generali o capi d'ufficio, seguendo criteri in massima parte personali. Si dice in massima parte perchè, a dire ·il vero, esistono al riguardo alcune circolari del ministero e del comando del c_o rpo di stato maggiore, per effetto delle quali anche ai comandi territoriali dovrebbero costituire compiti degli ufficiali di stato maggiore quasi esclusivamente quanto concerne l'istruzione, l'addestramento e la mobilitazione. - Ma pur prescindendo dal fatto che tali a ttri bnzi oni si esplicano quasi sempre col solo lavoro di tavolino, avviene di fatto che soventi, per maggiore sieurezza, riservatezza e speditezza di esecuzione, si accolla loro anche la trattazione di certe quistioni di carattere· territoriale, le quali mentre poco o nulla hanno che vedere con la diretta preparazione alla guerra, li obbligano a spendere un tempo prezioso, a volte per la sola ricerca di qualche speciale prescrizione, che si trova rincantucciata in qualche recondito articolo di uno dei cento nostri regolamenti. Che i compiti cosi detti operativi, per dirla alla tedesca, consistano quasi esclusivamente in . lavori_ di tavolino, basterebbe a dimostrarlo il fatto che non pochi sono gli ufficìali di stato maggiore, i quali, pur trovandosi a prestar servizio in uno dei comandi del territorio di frontiera, dove na. ·turalmente sono incaricati di studi che alla frontiera si riferiscono, conoscono questa solamente per averla veduta sulla carta topografica. - E quanto alle accen_n ate mansioni di carattere meno elevato, chiunque il quale abbiJ;L un po' di pratica dell'attività di un comando territoriale, non può non avere rilevato, specie appunto nelle circoscrizioni della fron(1) È detto stato maggiore operati-va p ()r distinguerlo d allo stato maggiore d 'artiglieria (Artill erie Stab) e d allo stato maggiore d el genio (Genie Stab), che · sono due istituzioni proprie speciali dell'esercito anstro -unga rico, con r eclutamento del personale analogo a quello dello st,ato maggiore operativo . Quest'ultimo però occupa il primo posto n ella designazione dei ruoli ed ha i maggiori vantaggi nell 'avanzamento.
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Non è da escludersi (mi esprimo così ~anto per adoperare un eufemismo dubitativo e quindi garbato) che questo s~ato <li cose sia la conseguenza della importanza forse relativamente esagerat'a che da noi si attribuisce alle pratiche territoriali, rispetto a quella conferita alle quistio_ni di _addestramento e istruzione. Tanto più che mentre tah pratiche sono suscettibili di controllo facile e continuativo, il quale, com'è
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(1) Il· rnofo degli ufficiali in servizio sedentario. - Studio d el tenente colonnello FELIOE SANTANGELO, Scuola di guerra, 1908.
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noto, viene esercitato dal ministero sui comandi di corpo d'armata e da questi comandi sopra quelli di divisione, 1+na eventuale deficienza nella istruzione e nello addestramento delle truppe non sempre emerge bene appariscente. Ne deriva che mentre p er questa éventuale deficenza difficilmente può rim~nere c?mpromessa la responsabilità di qualcuno, gli eventuali erron nelle faccende burocratjche certamente e facilmente vengono a galla, investendo la responsabilità di generali e capi di stato maggiore. . Concorre ad acc~ntuare l 'accennata diversità d'importanza 11 fatto che da noi mancano gl' ispettori stabili d'armata apaloghi a quelli che esistono in Germania ed in Austria~ Ungheria (1) ; nè suole il ministero designare i titolari d'armata, per ispezioni che indaghino sulla complessa ido~eità alla guerra di intere àivisioni e di interi corpi d'armata, analogamente a quanto è stabilito e si pratica nell'esercito francese; ~i~olari che, pe: altro, non hanno grado superiore ~ qu_ello d~ ~omandante ~1 corpo d'armata, e che quest'ultimo impiego d1s1mpegnano rn pace, anch'esso s'intende suscettibile di controllo. - Da noi funzionano' regolarm;nte con · attribuzioni di controllo solo le ispezioni d'a1·ma o di serV'izio, ma esse hanno carattere speciale tecnico, di una determi- nata arma o di un determinato servizio. - Ne segue che quantunque esistano dei generali ·il cui ufficio è di essere a disposizione pe1· ispezioni, tuttavia per il controllo circa il grado di _capacità e di prestazione (inteso nel senso più complesso) d1 una grande unità di guerra, non abbiamo che le grandi manovre. Senonchè le sole grandi manovre non possono costituireele~ento. di _base ~er un eventuale severo giudizio, e ciò per vari~ rag10m: anzitutto perchè i corpi vi partecipano saltua~iamente e per turno di anni; e poi perchè ·numerose sono le circostanze che in tali manovre sopraggiungono, le quali tendono a confondere e quindi ad attenuare le responsabilità: per convincersene basti avere presente che a formare i corpi d'armata di manovra concorrono spesso reparti di varia e tal. :7ol~a ~olto lontana provenienza; e che ad esse intervengono 1 _richiamati dal congedo, i quali alterano i criteri di giudizio. sulla capacità alla guerra delle unità quali sono in tempo ordrnario, e..cioè istruite ed addestrate (ufficiali e truppa) dai (_l) Per Ì'~sercito a ustro-ungarico si possono considerare tali i 3 ispetto_ri genera.li del"lt; truppe, benché non abbiano permanentemente alla loro dipendenza, come i 6 ispettori. d'a rmata tedeschi, certi det~rtninati corpi d'armata su cui esercitare la loro azione.
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loro istruttori naturali. Infine il periodo delle- grandi manovre è di durata troppo breve per una indagine sicura e coscenziosa in genere, ed in ispece per controllare, alla stregua del comando effettivo nelle condizioni più prossime alla guerra, il giudizio, già prima abbozzato, Hul grado d' idoneità degli ufficiali superiori e generali, e così poterlo far concorrere ne.l la decisione di rimeritare i migliori, ovvero di colpire quelli c_he risultassero deficienti, nonchè quei generali che già tali non li designarono, annotandone le carte personali ~ Da tutto ciò d~riva che questa indagine viene da noi com· piuta, ordinariamente, da quelle stesse autorità sulle quali . dovrebbe cadere la responsabilità quando fosse èonstatata una colpevole deficienza, e cioè dai comandanti di corpo d'armata e da quelli di divisione, ovverosia dalle autorità territoriali. Fatto questo che contraddice ad ogni buona norma di governo fondata sulla graduazione gerarchica nello esercizio del comando, e la cui conseguenza è cosi evidente che non occorre parola alcuna per esprimerla. Avendo presente adunque la grande importanza che si suole attribuire da noi alle faccende di carattere amministrativo, territoriale e burocratico in genere, la circostanza cui or ora si è alluso della facile sanatoria in caso di deficiente capacità combattiva, nonchè, come più ampiamente si -dirà fra breve, la indipendenza delle armi speciali, per quanto riguarda la .parte tecnica del relativo servizio, dai comandanti di corpo d'armata e di divisione ed infine il criterio, ancora ritenuto intangibile, delle guarnigioni mutev.oli, si può spiegare perchè le respons~bilità rimangano mal precisate, ed ai comandi territoriali possa sorgere od esservi" la tendenza di impiegare i migliori ufficiali del comando stesso anche per le faccende di sopra accennate, tanto . più che, col sistema nostro di accentramento, numerose sono le pratiche che devono salire per la via gerarchica fino al ministero. Non è · il caso di fare il Catone, sentenziando condanne a carico di questa o di quella persona: la tendenza ora detta non solo si spiega, ma anche si giustifica, essendo essa un effetto combinato del nostro sistema e della stessa natura umana. Avviene quindi che i generali, essendo i supremi responsabili delle faccende burocratiche, di queste generalmente .assai si preoccupino; e che di rarci trovino il tempo, senza gravi sagrifizi, di profondere la loro grande competenza vantaggio della istruzione degli ufficiali superiori dipendenti, ,sia sul terreno, ordinando e presenziando frequenti e
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magari speciali manovre con le truppe e coi quadri; sia negli uffici, dirigendo con frequenza anche maggiore manovre sulla . carta, o svolgendo, in conferenze, temi sui più importanti argo~enti professionali. - I quali, in questi ultimi tempi specialmente, avrebbero dovuto avere una trattazione insolitam~nt_e a.mpia e più competente di quelJa che possano darvi uffi01ah d1 grado men? elevato e quindi di minore esperienza, numerose essendo le circostanze nuove che hanno contribuito a far sorgere nuovi criteri tattici in Italia etl all'estero (in Francia specialmente), sollevando polemiche di grande valore, tanto per l'autorità degli scrittori, quanto perchè esse hanno talvolta trattato a fondo delle modificazioni agli ordinamenti delle varie armi di fronte ai nuovi mezzi di azione -e prendendo a scorta gli insegnamenti, oramai con quasi sicurezza accertati, àell' ultima guerra d'Oriente. . ~~l .no~tro sistema p~:rtanto_ vi_ene meno ai generali la poss1b1l~ta d1 essere pe~ gh ~~ciah superiori dei corpi dipende_nti q~el~o. che _tal_1 uffi01ah sono, o dovrebbero essere, per gh u~c~ah rnfer1?n, e que!lo che questi ultimi sono pei sottuffi01ah, caporali e soldati. Epperò ad essi rimane solo l'ufficio di giudice, il quale quando è scompagnato nel caso nostro dall'altro di istruttore, non può destare una grande simpatia nei giudicabili. - Quanto grande sia il valore morale di questa considerazione non pare necessario mettere in evidenza con speciale commento. Senonch~ dalla tendenza di sopra accennata può derivare un danno nlevante alle stesse qualità mentali e di carattere .~ egli ufficiali d_i stato maggiore anche meglio predisposti, per rn1:ata propens10ne dello spirito, ·all'esercizio del comando· giacchè quando si è costretti per lungo ordine di anni alla ri~ cerca ed alla revisione di minuti particolari di regolamenti -e ad un'assidua cura per rispettare il formalismo burocratico si finisce col perdere le caratteristiche dell'ufficiale combat~ tente per acquistare quelle dell'impiegato militare; svanisce col tempo, l 'attitudine alla visione complessa delle cose· 1~ passione per il mestiere delle armi, non potendo esplicarsi 'nel ca1:1po dell'attività liberamente eletto dalla propria vocazione, fimsce con lo atrofizzarsi; il servizio stesso diviene snervante ed antipatico; ed il risultato finale potrebbe es&,ere quello di aver~ dei generali più inclinati ed essere pedanti revisori di pratiche e meticolosi osservatori di minuzie che 0aeniali comandanti ~i truppe e condottieri di giandi unità, - Questo forse da no1 ~on avviene, ma il sistema è adatto a produrlo, essendo_ notorio <ilie sono appunto i giovani ufficiali di stato maggrnre coloro che hanno maggiore probabilità di salire fino agli estremi fastigi della gerarchia.
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Ed ora accade acconcio riportare quegl'intendimenti del generale voN KoNRAD, dai quali questo lavoro ha preso le mosse, e che s!).rebbero, a quanto pare, stati espressi nel!' atto stesso in cui il nuovo capo di stato maggiore assumeva le funzioni dell'altissimo ufficio. Tutti gli ufficiali . di stato maggiore, pare abbia egli detto, devono montare a cavallo almeno un'ora e mezza al giorno in inverno, e da due a tre ore nella buona. staaiol).e; e perchè abbiano del tempo disponibile per poter:i dedieare a lavori personali e ad esercizi fisici, tra cui specialmente la scherma ed il tou1·ismo di montagna, le orn d'ufficio non devono essere, in condizioni normali, superiori a 5. Esse però è necessario· vengano dedicate ad un lavoro intensivo, sopprimendo ogni formalità ed ogni corrispo_n denza che nòn sia indispensabile. Tre o · quattro volte all'anno gli ufficiali di stato maggiore devono prendere parte ad esercitazioni e manovre di una unità dell'arma d'.origine,. assumendo un comando adeguato al loro grado. Infine ogni anno, nella buona stagione, ogni capo di stato maggiore ed oani capo ufficio del comando centrale del corpo. deve eseo . . guire, con il personale d'ufficio dipendente, una ncogmz10ne a cavallo richiecl.ente almeno 4 giorni di marcia, con un minimum di percorrenza giornaliera di 60 chilometri: coloro che non si sentono di sostenere tale fatica devono essere segnalati all'ufficio qel capo di stato maggiore generale (1). La partecipazione degli ufficiali di stato maggiore austroungarici alle grandi esercitazioni, con comando .di. reparto. adeguato al grado, è per altro tassivamente prescntta dal regolamento sull'avanzamento in vigore ; e quanto alle cognizioni teorico-pratiche che sono proprie dell'ufficiale combattente, conviene .si sappia che a promuoverle provvede, per così dire organicamente, un apposito ufficio del comando centrale del corpo, ufficio il quale assegna compiti speciali _ai singoli ufficiali, e che per ciò appunto ha per titolo Operativ& Generalstabsarbeiten, e c:ioè lavori per lo stato maggiore operativo. Prescrizioni analoghe a quelle or ora citate farebbero assai bene al caso nostro dato beninteso che fosse possibile eseguirle; senza contar~ che esse tornerebbero oltre ogni_ dir~· gradite ai giovani ufficiali di stato maggiore, non pochi de: quali, è cosa ben risaputa, apertamente rimpiangono la mai
(1) Per maggior particolari circa il contenuto d ell'ordine di servizio cui quì si accenna, oltre le due riviste già m enzionate sul principio di questo lavoro, vedi il giornale di Vienila N ette Freie Presse del 15 di· cembre 1906.
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più vista movimentata attività dei reggimenti e quella personale responsabilità che è inerente all'esercizio del comando di uomini. · ;E>oca fa si è accennato al sistema delle guarnigioni mobili vigente da noi come una delle cause che possono valere a spiegare la lamentata tendenza; infatti esso attenua la'responsabilità dei comandanti terriroriali per la preparazione alla guerra, e l'attenua rispetto a quelle truppe appunto che essi stessi, mobilitandosi insieme a tali truppe, imprenderanno a comandare di fronte al n~mico.- È evidente che questa osser"' vazione si riferisce più specialmente ai comandanti di divisione, sia perchè i trasferimenti di truppa da una divisione ad un'altra sonq più frequenti di quelli da un corpo d'armata ad un altro, sia perchè il comandante di una divisione partecipa più dappresso della vita dei reggimenti che non il comandante di un corpo di armata. - Non è possibile 00n tale sistema stabilire quella reciproca intesa tra capo e dipendenti che tanto contribuisce alla perfetta interpretazione degli ordini e delle direttive, non solo per quanto ha tratto allo impiego delle truppe nel campo tattico, ma altresì per quanto concerne i criteri sul governo del personale e l'indirizzo della istruzione, dello addestramento e della educazione: manca ai generali di divisione la possibilità di dare ai corpi l'impronta della pro, pria personalità; e manca pure la necessaria frequenza di occasioni per conoscere a fondo gli ufficiali di pénden ti e quindi di poter esercitare con ·perfetta cognizione delle cose le funzioni di giudice. Dal che deriva una certa perplessità nello emettel'.e giudizi recisi, e conseguentemente la difficoltà tanto di una rigorosa e giusta selezione, quanto di una oculata scelta; l'una e l'altra indispensabili per la buona costituzione dei quadri. Questi inconvenienti non esist no n è in Germania, n è in Austria-Unghèria, e fino ad un certo punto non sono sentiti nemmeno in Francia, giacchè in Germania ed in Austria-Ungheria le guarnigioni sono fisse, tranne insignificanti eccezioni di pochi distaccamenti; ed in Francia i trasferimenti sono rari ed avvengono al massimo nello interno della circoscrizione di corpo d'armata.
*** Ed i rimedi? La seconda parte del titolo posto in testa al presente articolo contient,·una promessa affatto indeterminata circu. i rimedi, giacchè si tratta di semplice allusione; espressione questa che, secondo l'intenzione di chi scrive, vorrebbe ap-
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parire leggermente tinta della pece dell' arguzia. Siccome però è a temersi, e non ~erto per colpa del lettore, che l'intendimento rimanga parecchio enigmatico, così sarà oppor. tuno chiarirlo, facendo un po' coi:;ne certi artisti poco capuèi, che dopo aver ritratto nella pietra un concetto allegorico, stimano necessario, perchè l'allegoria sia intelligibile, incidere sullo zoccolo la particolareggiata spiegazione sua. Anzitutto v'è da notare. che noi siamo in un periodo di riforme organiche a quanto pare sostanziali; e coloro su cui grava la responsabilità del pondereso probl~ma del rimaneggiamento non hanno bisogno di consigli e suggerimenti esplicitamente precisati in forma concreta, essendo grande la loro competenza e potendo, nelle condizi_o ni in cui si trovano, abbracciare con lo -sguardo tutti gli effetti vicini ed in gran parte anche gli effetti lontani di una riforma proposta ad una determinata istituzione. - E questa è una prima ragione dello intendimento allusivo. - Oltre a ciò la rimozione del più volte lamentato inconveniente delle occupazioni buro· cratiche degli ufficiali di stato maggiore non è così facile cosa come a prima vista potrebbe parer1;;; che se all'uopo potessero bastare speciali istruzioni emanate una volta tanto, avrebbero dovuto conseguire lo scopo le circolari del ministero e del comando del corpo di stato maggi9re_. Senonchè non è sufficiente distribuire delle circolari per poi pretendere senz'altro che tutti ne osservino i precetti; è pure e sopratutto necessario che chi deve osservare questi precetti sia prima posto in grado di potere effettivamente ciò fare; diversamente la coscienza si ribella a chiamarlo responsabile in caso di · trasgressione. È inutile pretendere che uno voli senza dargli le ali. Ora firo a che sussistano le cause dello stato di fatto deplorato, senza dubbi; non potrebbero avere esecuzione da noi intendimenti analoghi a quelli attribuiti al generale voN KONRAD. - Come sopprimere queste cause? Dalla lettura della prima parte del presente articolo pare debba emergere evidente che il problema ha relazioni con molte ed antiche istituzioni nostre, le quali, per giunta, sono , quasi tutte di una grande importanza a cagione delle molteplici q uistioni organiche che ciascuna di esse tocca. Occorrereb · bero adunque profonde e numerose riforme ai nostri principali ordinamenti, sradicare vecchie abitudini e sopratutto schiacciare la paralizzante ·idra della burocrazi_a, che impera ab antiquo da noi, così che si è quasi connaturata allo spirito nostro. Il dubbio che ciò effettivamente avvenga, non ostante le ottime intenzioni della operosa commissione d'in-
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chiesta per l'esercito, e non ostante la competenza e la energica volontà di chi ha, la responsabilità delle cose militari di fronte al Paese, potrebbe forse spiegare perchè l'allusione ai rimedi vorrebbe contenere uno spunto di arguzia.
***·· Spiegato così l'enigmatico concetto allusivo del titolo non sarà forse privo di -efficacia -accennare succintamente ~ome stanno le cose al riguardo in tre dei principali eseruiti di Europa, e precisallìente in quelli che forse più direttamente ci interessano e cioè il tedesco, l'austro-ungarico ed il francese. Già si è parlato del sistema delle guarnigioni mobili vigente da noi, mentre in Germania ed in Austria-Ungheria le guarnigioni sono fisse, e quasi fisse, ·esse possono dirsi anch('} in Francia. Conviene però notare che in Francia, non ostante tale vantaggio, che tende a bene definire le responsabilità, l'inconveniente delle attribuzioni burocratic~e . pe1: chi disim pegn_a il servizio di stato maggiore può d1rs1 esista ancora quasi come da noi, pure vigendo _una recente circolare del ministro della guerra tendente a limitarle. Anche colà la burocrazia assorbe gran parte dell'attività degli ufficiali più intelligenti e colti, e non pochesono _le lamentele che con relativa frequenza pubblicano i giornali e le riviste paesani. Seùonchè in Francia non esiste un corpo di stato maggiore come ente chiuso, analogo a quello tedesco ed a quello austro-ungarico e, benchè solo fino a un certo punto, anche analogo al nostro, tuttochè il nostro, non possa a rigore ~irsi chiuso, seguendo gli ufficiali la sorte dell'arma d'origine, salvo il diritto alla scelta. Colà vige il sistema del servizio di stato maggiore, ragione per cui le occupazioni sedentarie vengo,nç, interrotte di tanto in tanto, e cioè ad ogni periodo di quattro anni, da almeno un biennio di aria rifrigerante di vita reggimentale. La Francia d'altra parte è l'unico fra i tre stati esteri citati che abbia come noi il' sistema del::.a pluralita di comandi territoriali; e poichè questo sistema, unitamente all'accentramento verso il ministero di numerose pratiche) è forse la causa precipua del male lamentato, conviene su · di esso s~ffermar_si ~!quanto. In tale disam ina sarà forse preferibile comrnmare dal vedere quali sieno i criteri viaenti negl'imperi tedesco ed austro-ungarico. b In Germania•hanno attribuzioni territoriali solo i comandi di corpo d'armata; e quanto a quelle più specialmente di carattere presidiario, bisogna notare che a tali co~andi e a molti
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di quelli di divisione compete solo l'alta vigilanza nel servizio di presidio; mentre per le disposizioni esecutive, che sono quelle che assorbono maggiore attività, il servizio è affidato ai Gouvernements ed ai Kommandantu1·en, · cioè ai governi ed ai com:-andi stabili di presidio, dove esistono; e solo _ dove non esiste nè un governo nè un comando stabile, esso compete all'ufficiale più elevato in grado o . più anziano (Ga.rnisonslcommncleu1·), il quale però non ha diritti in fatto , di giurisdizione e di punizioni. I governi sono istituiti per le grandi fortezze; i comandi stabili per le fortezze m"inori. In alcuni presidi particolarmente importanti v'è un governo ed un comando stabile. ~ì agli uni che agli altri è assegnato pel servizio di presidio un Platzmaj01·, col grado di maggiore, capitano o tenente, nonchè 1 o 2 medici, 1 o 2 audi tori e 1 o più cappellani, rispettivamente pel servizio sanitario, della giustizia e religioso del pr:.esidio. Qualcuno di questi organi ausiliari è assegnato anche a qualche ca.m ando ordinario di presidio. · hanno attribuzioni territoriali i e.o. In Austria-Unaheria b mandi di corpo d'armata per l'esercito comune e la Lanclwel~r cisleitana nonchè i comandi di distretto di Lcmclweh1· (corrisponc;l.ono 'a comandi di divisione) per la Landwe'hr ungherese. Questo che può parere un sistema duplice, in realtà è analogo a quello tedesco, perchè i comandi di distretto ora nominati sono affatto autonomi, avendo giurisdizione solo sulle truppe e sugli _stabilimenti degli Honved; mentre i comandi di quei co11pi d'armata dell!esercitq comune, che sono nello stato ungherese hanno giurisdizione solo sulle truppe e sugli stabilimenti dell'esercito comune e dellaLaudwehr cisle~tana che in tale stato sono dislocati. - E quanto alle attnbuzi~ni presidiarie, è noto che anche in Austria-Ungheria il comando del prexidio è assunto dall'ufficiale più elevato in grado o più anziano del pr esidio, sia esso dell'~sercito comune o di una delle due Lanclweh1·en , o della manna; ovvero è assdnto dal comando di fortezza pèr le piazze che tali sono. Però nei presidi più importati e dove esiste un comando di fortezza, havvi un apposito comando di piazza (Platzkommando), il quale, come in Germania il Pla~z~ia/or, ha la parte esecutiva .del servizio, essendo organo aus1hano del comando di. presidio o di quello di fortezza. Per le Landweln·en esercita le attribuzioni del comando di piazza nelle sedi dei comandi di LanclweM il comandante del circolo di reclutamento; però i presidi di Landweh1· di Vienna e Budapes~ hanno ciascuno un apposito comando di piazza. - I comandi di piazza dell'esercito comune constano, per le guarnigioni l.0 -
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militarmente più importanti, di un ufficiale superiore comandante, e di ufficiali inferiori del ruolo del servizio sedentario (A1·meestand), o del ruolo dei pensionati, nonchè di personale · d'ordine; per le altre guarnigioni constano di ufficiali inferiori di detto ruolo dei sedentari ovvero di ufficiali a riposo. Ad alcuni di essi è pure addetto un uffic~a~e sup~rio~e od ir_if~riore medico, un curato, èèc. pel serviz10 samtano, religioso generale, ecc. Merita ancora di essere rilevato che dove non esiste un· comando di piazza e cioè nei_ minori p~esidi, il comando del presidio dispone' di. un 1:ffie1ale apposito (Stationsof!izie1·), il quale appartiene orgamcamente ad un reparto del presidio, e per lo più disimpegna pure presso di esso le attribuzioni del proprio grado· però in alcune guarnigioni sono all'uopo destina.ti ufficiali sedentari o congedati. - Infine v'è da notare che in ciascuna delle città di Vienna, Budapest e L 1:1mberg è istituito un con:iando di città con a capo un generale. . D~nque anche in Austria-Ungheria le attribuzioni presidiane non possono gran fatto distogliere il personale dei comandi di corpo d'armata e di divisione delle occupazioni che più direttamente mirano alla preparazione alla guerra delle truppe, In Francia invece le cose stanno ben diversamente, giacchè hanno attribuzioni territoriali non solo i comandi di corpo d_'armata, ma anc~e quelli di divisione e quelli di brigata ; sistema al quale s1 venne per effetto di alcuni inconvenienti che forse si potevano diversamente eliminare. « Secondo la « l~gge di 9_rdinamento del 24: luglio 1873, dice .il ,Delaper« nerre, (1) 11 comandò del territorio apparteneva soltanto al « comandante di corpo d'armata, ne risultava una troppo « grande affluenza di quistioni minute da risolvere allo stato « maggiore di corpo d'armata, e pei generali di divisione e « di brigata un disinteressamento nocivo da tutte le qui« s~ioni di mobilitazi~ne. Per rimediare a questo inconve« mente, l'art. 18 della legge dei quadri (5 gennaio 1875) « confidò ai generali di divisione e di brigata l'esercizio del « comando territoriale, sotto l'autorità del comandante del <~ corpo d'armata ; tale comando viene loro conferito mea « dian te determinazione ministeriale. Di · massima ogni ge« nerale di divisione o di brigata di fanteria e;ercita il « comando territoriale rispettivamente di 4 o 2 suddivisioni <~ d~ ~e?ione dove si trovano ripartiti i 4 o 2 reggÌmenti della « d1v1s10ne o delfa brigata; se questi r\3ggimenti sono distac(l) L'armée française . Organisation , II, pag. 15.
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cati fuori della regione, il ministro della guerra ne confida il comando a generali di cava}leria o artiglieria residenti « nel territoriQ corrispondente. « Le truppe residrmti nei territori assegnati ai governi di « Parigi e di Lione sono poste sotto l'autorità di governa« tori militari dal punto di vista del servizio di presidio « e della disciplina generale; ma dipendono dai loro coman<-< danti di corpo d'armata sotto il rapporto della istruzione « e della disciplina interna del personale e dell'amministra« zione militare. » Ora il motivo addotto ·del disinteresse per gli apparecchi di mobilitazione, osserva giustamente il colonnelloA . .CAvAcrnccm nelle sue pregevoli lezioni dettate agli ufficiali della scuola di guerra, non pare abbia valore: in Italia i comandi <li brigata non sono enti territoriali, eppure essi hanno nelle quistioni di mobilitazione la loro ingerenza. E quanto ad impedire l'accentramento in alto delle quistioni minute, il segreto, fa notare l'egregio ufficiale oradetto, sta nella chiara definizione delle attribuzioni di ogni gradino della gerarchia, a cominciare dai più bassi; così ognuno avrà una sfera di attività adeguata al proprio grado ed educherà sè stesso al principio della re·s ponsabilità « ... unico mezzo per « crescere numerosi uomini capaci di assumere)a somma -« delle cose nei momenti del pericolo ... », dice l'autore di un notevole 'articolo inserto nella Rivista Militare Italiana di parecchi anni or sono. (1) La conseguenza dello accennato ordinamento francese fu un earteggio enorme tra le varie autorità territoriali: inconveniente grave, al quale il ·ministero della guerra ha cercato cli recente porre riparo, prescrivendo tra altro (con circolare del 19 dicembre 1906 inserta nel Bullettin of!iciel) che, a titolo di prova, sia soppressa la carica di sottocapo di stato maggiore ai comandi di corpo d'armata, allo scopo di ridurre di un gradino la gerarchia del controllo; che sia costituita una sezione cancelleria presso tali comandi, c.omposta di ufficiali di amministrazione e solo di 1 o 2 ufficiali brevettati; e che allo spoglio della corrispondenza giornaliera assistano i rappresentanti dei grandi servizi (genio, sanità, intendenza, ecc.) ai quali il capo di stato maggiore possa trasmettere direttamenté le pratièhe per lo studio e la soluzione loro. Inoltre con la stessa circolare il ministro avvertiva che, sempre allo scopo di alleviare gli ufficiali bre-
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(I) L e gi-andi manovre tedesche nell'aiitunno del 1803 .. agosto 1894, pag. 1418.
Riv. Mil. Ital.,
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vettati ~al ~ravame buroc_rat~co. e dar loro maggior tempoper dedicarsi alle occupaz10m d1 combattente era in istudio il modo di meglio utilizzare gli ufficiali di ordinanza e migliorare il reclutamento degli ufficiali di amministraz~one ~1~. ~al~ studio e stato poi concretato con apposite d1spos1z10m rnserte nei decreti 25 settembr e 1908 e 11 giugno 1907. E notisi che gli stati m aggiori di divisione e di corpo d'armata france~i han~o un personale alquanto più numeroso. che da 1101. Essi _sono divisi in due sezioni, delle qu~l~ una tratta essenz1al.m ente le quistioni relative alla umta quale elemento da prepararsi e tenersi pronto a muov~re per la guerra, come istruzione e operazioni militari per1 sonale de!l'~se~cito ~tti~o, _movimenti di truppa, ecc. ; l' altra t7:atta qmst10m terntonah, come pratiche per la mobi1itaz10ne, r eclutamento, riserve ed esercito territoriale stabili~e?ti, edifizi militari, fortificazioni, ecc. La prim~ si mobilita; la seconda resta alla sede in caso di guerra. . Questo crite_rio della netta separazione tra parte mobilita~nle del co~and~ e parte_ territoriale1 criterio che vige anche rn Germama ed rn A ustria -Ungheria, era uno degli scopi del progetto del 1893 del ministro PELLOux, tendente a concentrare al solo comando di corpo d'armata le attribuzioni territoriali. Il ministro P ELLoux fece in allora studiare da una commissione _un n~o_vo regolamento pel ser vizio territoriale (riporto qm quasi rntegralmente ciò che trovo scritto in u.n a d~lle citate lezioni del colonnello CAv.Acrooom) le cui bozzedi stampa furono pure diramate dal suo succes;ore. Secondo questo nuovo regolamento, i comandanti di divisione avrebbero pe~d~to ogni ca~at_tere territoriale, il loro personale s~reb~es1 ridotto al mmimo (2), e gli stati maggiori divis10nah avrebbero potuto avere più frequenti contatti con la truppa e maggior t empo per dedicarsi al proprio perfezion~mento come condottieri di truppe. Un qualche aumento d1 personale sarebbe stato neyessario invece ai comandi di cor~o d'_ar~ata; ma ivi, sarebbe stato possibile scindere le attnbuz1om, e agli ufficiali di stato maggiore del detto comando sar ebbero d~rivati gli stessi vantaggi di quelli ac~en( 1) Vedi Rivista ~ilitare Italiana, febbraio 1907, pag. 364. (~) Lo _stato magg1~re d1 un comando di divisione tedesco consta: di un ufficiai~ di stato m~,:g1ore, generalmente capitano, che non ha il titolo di · cap?, di stato ma~g'.o.re, d1 un ufficiale dell' Awjutantur, un intendente, capo dell· mtendenza · t·1zia, · un 1ned'wo, I . d1v1s1onale , . ' t re o quattro consiglieri· d i' gms vari cappe 1am, a,cum scrivani ed ordinanze d'ufficio.
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nati per gli ufficiali di stato maggiore dei comandi di di-visione. - Il progetto poneva a capo della sezione territoriale il sotto capo di stato maggiore, mentre è opinione di chi scrive che sarebbe opportuno non distrarre nemmeno uno degli ufficiali di tal corpo per compiti che non sieno di diretta preparazione alla guerra, potendo all'uopo supplire un ufficiale superiore non idoneo al ser vizio armato, ovvero un ufficiale richiamato dal congedo. Con tale, r iforma si rendeva necessario in caso di guerra sosti tuire solo i 12 comandanti di corpo d'armata e non già anche i 25 di divisione: vantaggio questo molto rilevante specie quando si consideri che in detto caso avvengono numerosi spostamenti di ufficiali anche per altre ragioni, come ad esempio per la formazione delle divisioni di milizia mobile, pel t r asferimento di alcuni comandanti di corpo d'armata al comando delle armate, per l'eventuale formazione di nuovi grandi unità, per il comando di alcune piazze forti, per le necessarie promozioni, ecc. · « Sono ignoti i motivi, dice il colonnello CAvAoroccm, per -« cui l'accennato regolamento rimase allo stato di progetto, « e quello edito nel 1905 si attenne ancora agli antichi cri« teri. Forse lo spirito di tradizione o il t imore che l'esten« sione territoriale di taluni comandi fosse troppo ~asta per « non, essere spezzata in parti minori; forse tal une mende « inevitabili nel redigere un r egolamento su nuove basi, « mende che influirono sU:l giudizio complessivo dei coman« danti di corpo d'armata; forse la ritrosi a di accrescere d'un -« tratto le propri'e attribuzioni e responsabilità senza un « preventiv<? esperimento; forse ed essenzialmente il cam« biame~to del ministero ed anche mutazioni nel personale, « combinate_con più urgenti necessità derivanti dalla guerra « d'Africa, contribuirono a seppellire n egli ar chivi il pro« getto. Ma il fatto che quèsto è esistito dimostra l'impor« tanza della quistione, che si può considerare solo come so« pita, ma non risolta. » Quali sieno i còmpiti dei nostri comandi territoriali di corpo -d'armata e di divisione risulta dal regolamento oradetto, ché li descrive ai capi I e II. Ora çhi legge questi capi non può · :a meno di rilevare notevoli analogie di funzioni per gli uni e gli altri comandi, ciò che produce la moltiplieo.zione del lavoro int orno alle pratiche che t rattano dello stesso argomento; ment re il continuo controllo è causa an che esso di perditempo e spesso di attriti. E gli effetti sono tanto più considerevoli in quantochè da noi vige non solo l'accentramento per la via gerarchica, m a
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anchè un complicato intreccio di dipendenze per coloro che hanno autorità di comandante di brigata, e cioè i comandanti di gruppo alpino, quelli d'artiglieria da campagna, quelli d'artiglieria da costa e da fortezza e i comandanti del genio; mentre le truppe e gli stabilimenti dipendenti sono situati su più circoscrizioni divisionali ed anche di corpo d'armata. Per tali ragioni ]e relazioni di servizio danno luogo ad un car. teggio che non sarebbe esagerato qual~ficandolo enorme (1). Per le pratiche relative al reclutamento ed alla chiamata delle classi per istruzione, operazioni queste che da noi sono in massima parta accentrate presso il ministero, esiste ai comandi di corpo d'armata tedeschi un ufficio apposito retto da un ufficiale superiore in congedo) il quale non prende alcuna parte alle . manovre e aì . viaggi d'istruzione, nè move· all'atto della mobilitazione. Oosicchè, in questo caso, il comando parte per la guerra e lo sostituisce un a.ltro personale con a capo un generale; l'ufficio reclutamento e riserve però non subisce alterazion i. - Le pratiche concernenti l a mobilitazione sono di competenza degli ufficiali di stato maggiore. Ad ogni comando di corpo d'armata austro-ungarico è invece addetto permanentemente un tenente generale (Feldrnarschalllieutenant) col titolo di Zugeteilt, éhe vuol dire appunto addetto. Egli coadiuva in pace il comandante del,corpo d'armata nello esercizio delle sue funzioni; ed in caso di mobiljtazione assume il comando territoriale. Il comando di corpo d'armata consta di pàrecohie sezioni di cui una detta rni- , litq.re, le altre sono per i servizi; inoltre presso di esso havvi un ufficio apposito per le pratiche relative alla Landwher ed al Landstiwrn. La sezione militare ha due sub-sezioni, di cui una per la mobilitazione con a capo un ufficiale superiore di stato maggiore e sotto l'alta di~·ezione del generale addetto; l'altra per il reclutamento con a capo un ufficiale superiore (1) Correggevo le bozze di stampa d i questo articolo, scritto fin dai primi del mese di novembre, quando venne resa di pubblica ragione la relazione d ella corrimissione d'inchiesta p er l'esercito in data 15 di<'embre 1908. - Alcuni speravano che la semplificazione della gerarchia territoriale avesse formato ,argomento di p arti0olare trattazione in questo nuovo fascicolo di constatazioni e proposte emanate dalla commissione d'inchiesta, ben merit andolo la grande importanza della questione ; invece sono rimasti delusi; cosicchè questa rimane come prima sopita. Siamo quindi ancora al sicut erat .... . Speriamo nel proverbio tedesco aufgeschoben ist nicht aufgehoben ; ma gli è che il male continu a a far cancrena... - Il lettore rileverà che non mi ero male apposto, quando, spiegand o perchè io abbia volutcf tingere il concetto allusivo del titolo di questo articolo con una vena di argu zia, esprin10vo un certo senso d i ,;cetticism<> circa la probabilità delle riforme .
del ruolo dei sedentari (Armeestand): la prima si mobilita in caso di guerra, la seconda resta. . . . . , Quanto alla Francia si è già. n~tat~ come s1~n~ npart1t~ 1e attribuzioni negli stati magg10n dei comandi d1 corpo darmata e di di visione. · In tutti gli eserciti tali comandi hanno anche a~tribu~ioni di carattere tecnico e amministrative concernenti certi servizi d'intendenza o di commissariato, le quali parrebbe doves• sero creare un carico maggiore di lavoro là dove rappresent,ano un decentramento dall'organo centrale, cioè il ministero. È questo il caso della Germa:aia e dell'Austria-Ungheria ..senonchè occorre avere presente che per disimpegnarle esiste colà un personale molto più numeroso del nostro ~nalogo. O~s~ ad esempio: le intendenze dì corpo d'a~ma~a ~e1 .due ese~e1ti oradetti 1 oltre ai còmpiti delle nostre direz1om d1 comm1ss~riato, so praintendono alla ammin~strazi~n~ e c~r~no la revisione della contabilità degli enti ammm1strat1v1 del corpo d'armata. In Germania esse hanno pure l'amministrazione degli ospedali, noncbè la direzione. delle cos~ru~io~i ~i~ita1? non fortificatorie e della manutenzione degh ed1fiz1 m1htan, attribuzioni queste ultime che in A~stria-Ungheria. sono di competenza di apposito personale, d1p,~ndente bens1 da1,~omando di C(Hpo d'armata, ma non dall intendenza. pra l.mtendenza di corpo d 'armata in G~rman.ia. co~ta d~ s. a 9 ~mpiegati di concetto ed una trentma. d1 1mp10~at1 d1 ordme fra segretari ed aspiranti; in Austna-Unghe·n·a es.sa co.nsta di 9 a 19 dei primi e di un numeroso stuolo d1 1mp10g~t1 del controllo. Molto 'm eno numeroso è il pe.rsona,le delle intendenze divisionali. Con tanti impiegati si può comprendere perchè sia nell'uno che .nell'alt:·o esercito ~l ~ervizio proceda spedito e la preoccupazione de~ c?m~n~ati d1 corpo d ar~~t~ e di divisione per esso possa dirsi mrn1ma: la resp~n~ab1hta loro al riguardo è nominale; e t,ale è anche perche s1 pensa dai nostri alleati che un generale di grado molto elevat? no:1 debba addentrarsi in particolari amminii;ltrativi molto mmuti. In'. Francia invece le attribuzioni delle intendenze sono meno comple~se, ma 'sempre più che da noi; ed il ?o~andante di còrpo d'armata è responsabile di tutta l'amm1ms.tra~ zione· del corpo d'armata, ragione ~er cu~ l~ preocc:1p,az10:1: amministrative spesso distolgono gh .ufficia~1 da altri compiti ben più importanti per la preparazione diretta alla guerra. Infine, per quanto ha tratto a_lla questione della.difendenza delle armi speciali, quistione che, dal . punto d1 vista dell.a netta definizione delle responsabilità, è parecchio gro.ssa, 11
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criterio vigente da noi è in diametrale opposizioné a quello vigente negli eserciti tedesco, austro-ungarico e francese. Secondo il nostro· regolamento pel servizio territoriale, i comahdanti di corpo d'armata, e alla loro immediata dipendenza quelli di divisione, sovraintendono alla preparazione per la guerra del _rispettivo territorio e delle truppe e dei servizi che vi risiedono; è noto però che le truppe di cavalleria, artiglieria e genio ed i relativi servizi e stabilimenti sono, per la parte tecnica. della istruzione e del servizio, sotto l'alta direzione e vigilanza dei rispettivi ispettori; e tali ispettori non hanno dipendenza di servizio dai comandanti di corpo d'armata e di divisione. In Germania, Austria-Ungheria e Francia invece i CO!fiandanti di corpo d'armata e di divisione non hanno alcuna limitazione derivante dall'essere alcune delle truppe dipendenti, per la parte tecnica, da altre autorità. Essi sono responsabili nel modo il più assoluto della istruzione e dello addestramento. dei reparti, perciò il comando è, secondo la massima napoleonica, .uno e pieno. Quanto alla preparazione tecnica delle armi speciali, essa viene solo fino ad un certo punto affidata ai relativi ispettori, dove, s'intende, questi esistono; e cioè limitatamente a quella che può derivare dall'indirizzo degli studi e dei programmi d'insegnamento delle scuole spe- · ciali, dalle esercitazioni nelle scuole di tiro, ecc. essendochè su tutto ciò hanno effettivamente ingerenza gl'ispettori. L'argomento si presta a molto più lungo discorso, una parte del quale potrebbe essere diretto a porre in evidenza i vantaggi e gl'inconvenienti del sistema; ma allora usciremmo troppo di carreggiata; qui basti solo ricordare che la Francia soppresse sotto il ministro André tutti gl'ispettori d'arma e di servizio. Già si è accennato come in Germania ed in Austria-Ungheria esistano ispettori stabili d'armata; in Francia tali ispettori sono eventuali; in Italia PltÒ dirsi ne faccia le veci ... la direzione delle grandi manovre, che, come è noto, secondo il § l2 del r. decreto n. 77 del 5 marzo 1908, può cambiare ogrn anno. *
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In tutte le considerazioni finora svolte è apparso cost'antemente, affermandoRi con ostinata persistenza, il concettp della responsabilità come il fulcro attorno a cui girano le quistion:i' relative alle istituzi•oni militari accennate. E non poteva essere diversamente dal momento che si è sempre parlato di attribuzioni, ovverosia dell'esercizio del comando; ora è no-
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torio che non è possibile concretare questo concetto del c~mando senza che la mente ricorra a quello della responsabilità. Sono due idee indissolubili, così che nel dire dell'una si dice dell'altra; ed infatti è comunissima ·nozione che chi non ha respònsabilità non possa esercitar ~ com~ndo, allo stesso modo che chi esercita un comando non puo non assuD?-ere ' responsabilità. Il difficile sta nel commisurare questa alla, natura ed alla estensione di quello; e le cose dette -finora potrebbero forse dimostrare che tale difficoltà non pare siasi sempre felicemente superata da noi, specie quando si consideri il cumulo di pratiche territoriali che si addensano sopra certi comandi e la importanza che suole aUribuirsi a tutto ciò che è burocrazia ragione per cui la preparazione profes' . sionale dei giovani ufficiali di stato maggiore non puo' svo 1gersi in quella sfera di attività che è la più in~icata per la preparazione all' esercizio degli elevati comandi. Le cose dette forse dimostrano anche che nemmeno molto felici siamo stati nel definire nettamente tutte le responsabilità, per modo che, verificandosi certe deficienze, sia possibile additare con sicuro giudizio chi ne fu la causa. Eppure questa è una quistione importantissima, che investe l'~ntera ".'ita m~litare, ed equivale a quella della netta separazione dei g.rad1; -Oiò perchè, corrispondendo ad ogni gra~o u~a _de~e~mm~ta sfera di azione, tanto è il dire ad esempio: Tizio e rivestito di questo o quel grado, come il dire: su Tiz~o .grava ques~a o quella responsabilità. La ma) precisata defi~izio~e al riguardo da noi dipende essenzialmente dfl.i seguenti fatti: che le truppe delle armi speciali sono sottratte. pe~ la preparazione della parte tecnica ai capi delle ' grandi umtà, che dovranno c.omandarle in guerra; che per alcune armi vige il sistema delle guarnigioni mobili; . . che in caso di mobilitazione assai numerosi sono gh spostamenti del personale. · . . . Donde consegue che da noi l'attuazione del criterio di,, concentrare sulla stessa persona tanto la responsab~lità della preparazione in pace quanto quella della condotta m guerra, può dirsi lasci parecchio a desiderare. Torino, novembre 1908. FELICE SANTANGELO ten ente colonnello di fantuia.
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I miei colleghi mi chiamano scherzosamente il sociologo, ed io accett~ ben volentieri lo scherzo sapendo io per il primo quanta e quale distanza mi separi veramente da chi si può chiamare con tale lusinghiero appellativo. Ma i miei colleghi altro non vogliono significare se non che 'io nutro molta simpatia per gli studi sociologici, che vi dedico alcune ore se non di studio almeno di lettura e che ne parlo assai volentieri nelle nostre conversazioni familiari. Sarà dunque questa non una vèra e propria conferenza di socio·logia, ma la contin.uazione d'una di quelle conversazioni. Il discorrere anche familiarmente e per diletto sui diversi metodi scientifici coi quali i sociologhi intendono spiegare il formarsi, l'evolversi e il disgregarsi dei gruppi sociali, se non ci condurrà a conoscere con certezza la verità, ci terrà per lo meno lontani dal condividere l'assurdo col quale tanto facilmente si spiega la vita sociale chi è perfettamente digiuno d'ogni sistema scientifico. La moderna . sociologia, propriamente detta, è nata in Francia verso la metà del secolo scorso con Augusto Comte. Il gr,a nde filosofo del positivismo ne gettò per il primo le basi, · ne determinò i limiti, ne precisò il contenuto. Fu sua legge colla quale veniva assodato che ogni società per progredire doveva passare per i tre stadi : eroico, militare e industriale, ad ognuno dei quali doveva- corrispondere uno stadio del pensiero: teologico, metafisico, sèientifico. Se non che, da quell'epoca in cui il Comte credeva di avere stabilito con precisione matematica la consistenza del fatto so. ciale, sebbene non siano trascorsi ancora molti anni, ciò ;non di meno le peripezie attraverso le quali ha dovuto passare la scienza furono tante e tali che. tentarne una chiara descrizione sarebbe cosa straordinariamente ardua. Siccome però .la storia di . queste peripezie è indispensabile a ben comprendere il fine a cui tende la sociologia stessa, così io tenterò di darne una pallidis>iima idea basandomi sugli annali che l'Istitut~ di Sociol_ogia ha pubblicato nel 1896 ,in seguito al Congresso tenutosi in Parigi due anni prima. Fu dunque nel J894 che gli studiosi di dottrine sociali pensarono di riunirsi sotto la presidenza di John Lubbok
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0nde discutere da vicino le ioro teorie e cercare di dare unità d'indirizzo alle loro ricerche: per t;rovare,. come dice il Groppali, la chiave .di volta che doveva sorreggere !:edificio grandioso della sociologia. Ma quella chiave non fu trovata (e forse fu meglio) perchè quegli studiosi che rappresentavano il fiore di tutte le 'nazioni civili, oltre i profondi loro studi, vi portarono pure le loro passioni. Onde.la storia di quel Congresso è rimasta altresì un documento psicologico di grande valore che ha servito a spiegare le teorie sociali ivi sostenute con vero ardore. Volendo raggruppare tutti quei differenti studi per poterli meglio concepire sotto determinati aspetti, noi possiamo classificarli nelle seguenti quattro categorie, ognuna delle quali rappresenta un modo speciale di vedere nella determinazione del fenomeno sociologico. E sono: la teoria analogico-organica, la teoria psicologica, la teo1'.ia naturalista e la teoria del determinismo economico o materialismo storico. Appartengono alla prima scuola tutti coloro che rappresentandosi agli occhi della mente lo stato sociale come un grande organismo vivente, credono di vederne le analogie col corpo umano e indagano le vicende della nascita, della vita e della morte di quello, come un fisiologo studia le vicende della vita e della morte nell'uomo. Questa non sarebbe una scuola del tutto nuova, perchè nell'evo antico filosofi e scrittoì·i come Platone .ed Aristotile, e nell'evo moderno Spi-· nozza, Herder, Schelling, si compiacquero di queste analogie ; ma fu Paolo Lilienfeld che tra i contemporanei si è tenuto strettamente all'idea che la società debba essere con• siderata un organismo vivente, reale, composto di cellule in modo affatto. simile agli organismi individuali. Ne' suoi volumi egli dimostra che la società si può analizzare come un corpo umano, mettendo a nudo le sue cellule (individui), la circolazione del sangue (scambio economico), la sostanza intercellulare (prodotti destinati al consumo), il meccanismo fisiologico (assetto economico), morfologico (sistema giuridico), ecc. . · Il Comte e lo Spencer . si sono pure attenuti nelle loro opere a queste analogie tra la vita biologica e la sociale, dimostrando anzi il primo come la società non sia altro che un uomo sempre esistito attrav.erso i secoli, e lo Spencer che la vita sociale dipende dalla stessa evoluzione per cui si è passati dalla vita cosmologica alla biologica, e da questa. alla psicologica. Fu pure lo Sèhaffl.e che nella sua opera magistrale « Struttura e vita del corpo sociale» ci ha dato
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addirittura l'anatomia, la fisiologia, la psicologia, la patologia ed anche la terapia del corpo sociale. Fautori della seconda teoria, la psicologica, sono invece q_uei pensatori che ripongono il fatto sociale nello evolversi dei sentimenti tanto individuali che collettivi. Il Tarde, forte campione di questa scuola, riduce la sociologia ad una psicologia sociale, dimostrando che nella psiche collettiva si riflettono ampliate e complicate tutte le leggi della psiche individuale. Le leggi del progresso, secondo il Tarde, si spiegherebbero col fatto che tutti seguono per la legge sovrana della imitazione ciò che qualcuno ha trovato di nuovo sui campi dell'attività umana. È dunque la legge dell'imitazione che fa progredire tanto il bambino che vede i movimenti della mamma quanto le folle trascinate da pochi uomini di ge.1-i.o. La terza teoria, la naturalistica, ha per suo capo il Gumplowitz . Questi col suo lavoro che ·ha per titolo « La lotta fra le razze umane» pone lo sviluppo della società in quella forza di natura che hanno . i diversi gruppi etnici nel riunirsi e nel respingersi fra loro. Secondo il Gumplowitz, la sociologia deve avere per oggetto « di studiare», sono sue parole, i movimenti dei gruppi umani e le influenze che questi « esercitano reciprocamente gli uni sugli altri. Ciascun gruppo « tende a sottomettersi altri gruppi allo scopo di valersi dei « loro servizi per il proprio benessere. Da questa tendenza « nasce poi lo sforzo_ che ciascun gruppo ~a per sottomet« tere altri gruppi, sforzo che si manifesta sotto forma « di conquista coll'occupazione dei territori posseduti dal « gruppo straniero. Quest'azione del gruppo conquistatore · « desta ;eazioni nel gruppo conquistato e così comincia « quell'intreccio di azioni e di reazioni, l'eterno tessuto « della storia che si complica sempre più mano mano che « queste azioni e reazioni passano e si effettuano con sue« cessivo progresso fra Stato e Stato, fra nazione e nazione, « finchè il germe della lotta no~ si abbia a isterilire nel « gran regnò dell'~manità ». Questa lotta egli la stu.dia fra i differenti gruppi etnici attratti da naturale simpatia o respinti da naturale antipatia, è in tutte le manifestazioni della vita sociale, lingua, religione, politica, commerci, legislazione, ecc., egli applica il solo fondamento dell'intima disposizione naturale dei gruppi: • Ma la teoria che ha accolto il maggior numero degli aderenti e che ha pur cagionato le più ardenti polemiche è quella che passa sotto il nome di materialismo storico. Dare
un'idea chiara ~ precisa in poche parole di questa teoria, ora che intorno ad essa già si scrissero intere biblioteche, non è cosa molto facìle. È tale il viluppo di idee che si è sovrapposto a questa nuova concezi~ne_ della storia che tro~ vare un buon filo conduttore che c1 riconduca al suo semplicismo primitivo ci porterebbe ad uno st_udio. tro~po_ minuzioso. A noi basta ritenere, come molti scntton nten, gono, che il primo e più forte campione di essa sia il grande rivoluzionario tedesco Carlo Marx. · J'er il Marx sono di base ai fatti sociali due soli fattori: la natura e le relàzioni economiche. Queste condizioni materiali (di qui la terminologia: materialismo storico) di vita da cui tutto procede, non hanno nient.e _per~ di _f~t.ale _pe_r l'uomo, poichè questo, a differenza ~egli amm~h mfenon, è un essere produttivo, un ornatore di strumenti da lavoro, e come tale può operare sulla mate:ia natur~le ed adatt_arla. ai bisogni della sua vita. La creaz10ne degli strumenti da lavoro, che rappresenta alcunchè d'intermedio tra l'uomo e la natura ha un'efficacia decisiva nella vita del genere . umano· da' essa derivando la produzione e conseguentemente il fatt~ economico (di qui la terminologia: determinismo economico) che è l'anima occulta dei fenomeni sociali s~periori: cioè. del diritto, che altrn non è _che una sanz10ne dei rapp~r'ti economici, dell~ morale che _co~ una se~ie di motivi morali assicura la coes10ne della socrnta, della smenza. e dell'arte ' infine di cui più difficile è scoprire il nesso organico onde si col+egano alla struttura ~conom_ica, b~nc~è questo sia certo. E se queste so:10 le basi su cu_i pog?ia 1 edificio sociale, il moto che ogm tanto le obbliga d1 cambiare posa, è dato dalla rivoluzione. A noi non spetta fars l'analisi critica di queste diverse· scuole tanto meno dell'ultima che come dissi ha già dato luogo a tante polemiche e della quale abbiamo lavori veramente preziosi del Loria, di Benedetto Croce, dell'Asturaro, del Groppali, del Paretot del Labriola, del Ferri, e tanti altri. A queste differenti scuole io debbo aggiungerne un'.altra. la quale, sebbene non sia stata trattata al Con~~ess? d_i Parigi, pure ha un'importanza speciale pe_r noi italiam. I~.tenèi.o parlare della concezione sociologica del nostro pm grande filosofo vivente, Roberto Ardigò. Egli ha dato, dice il Groppali, fin dal 1878, indipendentemente da ogni influenza di idee straniere, un sistema compiuto di sociologia, vigoroso, non solo per l'abilità dialettica dell'argomentazione e per lo spirito veramente filosofico che la informa, ma anche, e principalmente, per la solidità della compagine
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scientifica e per l'ardore delle 0onvinzioni da lungo tempo maturate che .lo anima e tutto lo, ravviva. Mentre l'Ardigò continuando e fecondando il retaggio più luminoso delle idee ·del Vico, Romagnosi, Cattaneo, ecc., ha dato agli italiani una concezione che è uno dei più splendidi monumenti in cui s'accoppi e rifulga la saldezza dell'interna struttura colla finezza delle linee esteriori, gli italiani lo hanno ripagato colla trascuranza, se non col più imperdona~ bile oblio. ' · Il concetto fondamentale su cui poggia la teoria sociogica dell' Ardigò, è q nesto: che una società si determina dal modo come si forma in essa il concetto di giustizia, e come questa giustizia funziona . .Perchè, egli dice con un paragone semplicissimo ed efficacissimo, la giustizia è un effetto del costituirsi del corpo sociale; un effetto che varia a seconda del modo di questo costituirsi. Ma una volta avvenuta questa costituzione, il funzionamento del corpo .sociale si verifica secondo .la legge della giustizia formatavisi; a quel modo, che, una volta fabbricato una macchina, essa funziona secondo la forma del movimento voluto da' suoi organi. Secondo l' Ardigò, insomma, la sociologia dovrebbe cominciare colla teoria generale della giustizia, come Fastronomia comincia colla teoria astratta della gravitazione; · e studfare poi in che modo i fatti sociali si comportano in relaziop.e a quel concetto di giustizia come l'astronomia studia poi i corpi èelesti, i loro sistemi. le distanze, ècc., in relazione a quel concetto generale della gravitazione.
quale dovrebbe costantemente mirare l'istruz~one .e l~educazione dei giovani. Io non debbo, per esemp10, stud:are la lingua del mio paese · incominciando ad addestrarmi nella sua struttura grammaticale e formale; io debbo vedere anzitutto l'anima sociale che in quella lingua si riflette e tutta la sua evoluzione. La mano dell'istruttore deve sapermi condurre sapientemente .attraverso a _quelle manifestazioni tl.el pensiero, farmene comprendeTe 11 contenuto sociale in relazione alla vita; o solo più tardi, e se le mie attitudini me lo consentiranno, io studierò l'evoluzione della lingua in relazione alle leggi astratte della l~nguistica_e della glottologia. Così dicasi della geografia, scie~z~ ~mmentemente sociale ·che noi impariamo sotto punti d1 v1Sta puramente astratti. Noi dobbiamo invece vedere la vita che si svolge iU: relazione all'ambiente, e quest'ambiente noi dobbiamo fin dai più tèneri anni abituarci a considerarlo come il teatro delle gesta dell'uomo consociato. E così delle scien~~ naturali · della storia dell'economia politica, ecc., che n01 tutti abbiamo studiat~ con metodo analitico formale e astratto anzichè con metodo sostanziale e prettamente concreto. La scuola, insomma, deve diventare sociologica.
* * Sebbene incompleto e pallidissimo il quadro da me tracciato pure io credo che nessuno possa rimanere indifferente dinanzi all@ grandiose linee che racchiudono un programma di sociologia. Ohe dire dèll'importanza a cui possono assurgere le r;oluzioni di tanti problemi che un tale programma porta ·n el suo seno? Primo fra tutti, ad esempio, ,quello della scuola che io brevemente cercherò di esporre. A che lo ·studio delle lingue e della storia, della geografia, delle scienze naturali, ecc., se ognuno di questi studi non è condotto al fine di risolvere, o almeno di comprendere il problema fondamentale d.el fenomeno sociale? Eppure, i nostri odierni studi non h anno per nulla un simile indirizzo; direi quasi ch'essi hanno un indirizzo opposto a quello indicatoci dalla sociologia. L'istruzione astratta e condotta con metodo analitico, q;ale si usa nelle nostre scuole, fa perdere di mira agli studiosi il fine veramente educativo al
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Intanto però che la scuola . attend·e questa riforma veramente rivoluzionaria de' ,moi metodi per riusoire fonte precipua di educazione sociale, ,dobbiamo ,far noi, ognu~o in relazione . alle proprie forze mtellettuah ed al grado e}~ c?ltura raggiunto, dobbiamo noi, dico, .fare quel lavor? d1 s~ntesi mancato al nostro intelletto. Un~ lettura assidua, mtensa condotta con criteri veramente scientifici delle opere sociali, può riuscire ùtilissima; nello stesso tempo che jnvo- · chiamo per il giovane ufficiale, disposizio;11i nu?ve e provvedimenti illuminati che gli permettano d1 acqmstare, senz~ molti sagrifici, questa nuova coltura sociologica c~e i temp: assolutamente richiedono. «Sono studi che fanno vivere» m1 disse un giorno · il generale Cortese; ed io mi per-metto di illustrare la frase per v~ro troppo sintet~ca ~el_ nostro generale, sotto i tre seguenti aspetti: gli studi so01ah: a) aprono l'intelletto alla più alta sp_eculazione scientifica, b) rafforzano il carattere, e) ingentiliscono il cuore. a) Essi aprono all'intelletto i più vasti orizzonti. « Il secolo xvn scrive il Groppali, ha gettato le basi delle « scienze matematiche e fisiche ed ha scrutato nei cieli dianzi ' « misteriosi; la fine del xvn1 e il principio del secolo XIX « hanno assistito ai trionfi della chimica e della biologia; re-
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E GLI ODIERNI STUDI DELL't;FFICI ALE ITALIANO
LA SOCIOLOGI A
« sta ancora retaggio e compito degli ultimi anni del se-
colo XIX e_del secolo xx organizzare definitivamente la sociolog~a, la sci~nza ~ene:ale delle società». Quale dunque altra scienza chiama m aiuto, meglio della scienzà sociologica, tutte le energie intellettuali dell'uomo onde muovere alla soluzione dei problemi più vitali? La serie dei feno~ e~i che avvolgon_o _l'uomo consociatQ: economia, famiglia, diritto, guerra, politica, morale, religione, arte e .scienza, è tale un programma di alta speculàzione che l'uomo rimane du~bioso e direi quasi ~pavent~to soltanto nel proporselo all mtelletto; E pure egli comprende che soltanto nella solu · zione completa di quel programma egli troverà la chiave che dovrà schiudergli la ragione del suo vivere civile. La mente umana ha impiegato secoli nell a cost1:uziòne ideali. stica di una società quale risultava dalle sue attitudini semplicemente teologiche. Ed il sogno di un uomo, re dell'universo, centro della creazione, ha allietato per secoli la fant asia degli uomini i quali hanno creduto di vedere nella società una forma fissa della volontà divina perpetuantesi nel te~po. Lo sviluppo della scienza, principalmente della scienza astronomica, h a dimostrato errato quel concetto che la t erra sia il centro del creato. L'antropomorfismo è s-rnnito per sempre dalla mente dell'uomo civile innanzi ai trionfi della scienza; come l'idea delle forme tipiche sociali è svanita del pari coi progressi della cosmologia e . de.lla biologia che hanno dimostrato il continuo rimodernarsi del cosmo e della vita sul cosmo. E così l'uomo, v issuto in sogno sino alla metà del secolo xvnr, pag.o dei grandi edifici sociali che sapevano presentargli perfettamente costrutti innanzi agli occhi della me~te al?uni sublimi inteiletti sm.a rriti nelle smaglianti fantast1chene della metafisica, ha-incominciato in quel secolo a comprendere che solo la ragione poteva svincolarlo dall'incub_o di quei sogni ; ed ha innalzato allora il. suo più splendido monumento alla dea r agione. Ma· qu el monumento innalzato in un at timo sotto l'esaltazione della vittoria audaci ssima riportata sui sistemi feudali ha dimostrato che risentiva troppo delle ·antiche costruzioni metafisiche e ch e le. div_ers~ parti dovevano essere sorrette da validi sostegni ~cientifii:n. La ragione è ombra sottilissima che si dilegua m un fiat, se la scienza non la impregna del suo alito vivificatore. Ed è soltanto collo studio intenso e continuo della s?cietà· che si può comprendere la forza del pensiero scientifico e_ la debolezza della ragione umana che quel pensiero n?n alimenta. Quale dunque lo studio che offra all'uomo più giusta conoscenza del punto a cui è giunta la sua ragione, « «
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se non è quello che lo mette in grado di sapere come e fin,o a qual punto egli è giunto nella valutaz ione dei suoi bisogni sociali e come egli cerca di soddisfarli? Ed a questo risponde appunto la sociologia. b) Lo studio della sociologia rafforza il carattere : Il fenomeno sociologico è dimostrato come il portato di relazione necessaria di causa ad effetto, ed avente l'impronta di un risultato obbligatorio cui i singoli difficilmente possono sottrarsi; ma questo determinismo sociologico non è il determinismo meccanico che ad esempio noi vediamo ver~ficarsi ~el moto dei pianeti, esso è un determinismo speciale derivato dalla combinazione di volontà libere e coscienti. È un determinismo improntato esclusivamente di l~gicità: cioè a dire, che senza accorgersene il gruppo sociale muove verso un punto determinato che le volontà libere dei singoli individui hanno prescelto come punto perfettam ente logico. Ecco in che modo il carattere morale d'ogni consociato si rafforza: nella persuasione che gli atti arbitrari della sua volontà non vanno per nulla dispersi ma concorreranno un giorno alla determinazione di quel volere sociale che fino ad oggi fu creduto una mera fatalità del caso. e) In che modo gii studi sociali parlano al cuore dell'uomo no~ possiamo vederlo nello studio del fenomeno religioso prima e del fenomeno estetico poi. Per l'uomo moderno non esiste più alcuna linea di separazione fra ciò che era profano e che era sacro un giorno. La scienza ha reso tutto ugual:11ente . sacro 'e degno della più alta investigazione; n:i,agg10rmente sacro sarà dunque · lo studio al quale l'uomo si prepara con sintesi mirabile di tutte le sue facoltà intellettuali e morali, lo studio dell'uomo e della società. Ma non è più il misticismo col quale Augusto Comte negli ultimi anni di sua vita intendeva avvolgere gli studi sociali riducendo la sociologia ad una r·e ligione co' suqi addetti le sue funzioni e la sua chiesa., No. Herbert Spencer, dopo di aver scandagliato i fondi tutti dello scibile umano, h a proclamato l'Inconoscibile. Oltre il limite, egli disse, al quale arriva il nostro pensiero, v i è tutto un mondo di misteri che l'uomo ?ercherà sempre di esplorare col sentimento, .e dì quel mondo ignot_o la. scienza non potrà mai dare risposte precise che ap paghmo. Ma la scienza sociologica pur lasciando .alla r eligione tutto quant.o il dominio dei cuori, pu ò e deve scrut~re nelle manifestazioni sociali, mediante le quali le relig10m s1 affermano, le leggi generali di loro evoluzione nel corpo sociale. ' Queste manifestazioni religiose che noi posH -
ANNO LIV .
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LA SOCIOLOGIA
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siamo trovare nella famiglia, nella scuola, nella legislazione, ecc., non hanno nulla di sopranaturale che la scienza debba bandire da' suoi studi, ed ecco in tal modo come il sentimento religioso rintracciafo nel piccolo gruppo della società primitiva, perseguito nei grandi imperi dell'Oriente ove era confuso col diritto e colla filosofia, analizzato passo passo nei tenebrori del medioevo, nelle età ,scettiche della rinascenza, ecc., si trovi in tutto e sempre fattore principalissimo di vita sociale. Comprendere la forza del sentimento religioso nella famiglia, nel gruppo, nello Stato, nella Nazione e nell'umanità, significa aprire l'animo a tutte le dolcezze che quel sentimento ha saputo infondere attraverso i secoli, come a tutte_le am·a rezze da esso seminate 1ungo le vie della storia: significa aprire il cuore alle emozioni più alte e più nobili. Anche il fenomeno estetico, l'arte, questa fonte perenne di gaudio e di dolore ha sue leggi indeclinabili di v_ita che la scienza sociologica investiga, discute e, precisa. E sotto questo aspetto che i due più grandi scrittori contemporanei, Zola e Tolstoi hanno potuto bandire ai popoli le leggi sociali più alte, più vere e più sentite dall'universalità, mai spinta come in questi ultimi tempi verso un'ideale luminoso di pace e d'amore. I sociologhi venturi dovranno cercare nei capolavori dei due artisti quanto essi hanno saputo trarre dall'ambiente in cui vissero e quanto hanno contribuito al suo perfezi0namento: come noi dalle Cattedrali di Firenze, di Milano e di Colonia, sottilissime colonnine ergentisi al ciflo, no~ possiamo giudicare del sentimento religioso di quelle età d1 mezzo di" null'altro desiderose che di peraersi nelle nuvole del misticismo. Come noi sentiamo nella Divina Commedia la prima e più alta manifestazione di una vita italiana, nelle rime del Petrarca il primo uomo moderno uscito dalle incertezze del medioevo nelle prose di Mazzini e nelle liriche ' del Carducci la più' completa integrazione della nostra vita civile una, forte e indipendente.
***· Io credo di non potere meglio terminare la mia conversazione che riportando una breve pagina di Achille Loria. L'illustre sociologo dell'Univer~ità di Padova, inaugurando . l'anno scolastico 1900, innanzi a numeroso e intelligente uditorio parlava del compito della sociologia. Prendendomi io la libertà di mutare l'appellativo di studenti usato dal Loria nella sua prolusione in quello di ufficiali, esprimo anch'io il pensiero che ho avuto nello scrivere il mio lavoro. Il Loria
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così diceva: io saluto con tanta maggior compiacenza l'invito di tenervi in quest'anno una conferenza sullo studio della sociologia, quanto che esso giunge molto opportuno ad infliggere una solenne mentita a quei lugubri censori dell'ufficialità italiana i quali le fanno rimprovero di obliare gli studì severi per abbandonarsi ai facili ritrovi ed· alla dissipazione. A sèntire codeste Cassandre in abito nero, l'ufficiale italiano non dedicherebbe alla scienza nessun momento; mentre l'ufficiale tedesco, che quei signori certamente conoscono per sentito ,dire e del quale ignorano l'assiduità diurna e notturna nelle birrerie e nei ridotti, ponza continuamente sulle opere polverose e sui 'c odici. Ebbene, non ,è questa 111 più solenne mentita della leggenda diffusa circa la congenita inerzia dell'ufficiale i tali ano ? N è certo mai curiosi'tà fu più legittima di quella a cui è dovuta la nostra odierna adunanza perchè la sociologia è fra le discipline sociali l'ultima giunta, ma essa è anche la più importante pèr l'uomo, quella che sola potrà risolvere in mOdo decisivo e -0ompleto i problemi ardenti che lo riguardano. PIETRO PEROLO.,
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE DANIMARCA. PROGETTI PER IL RIORDINAMENTO DELL'ESERCITO E DELLA DIFESA NAZIONALE IN DANIMARCA. - Dopo la guerra del 1864 i con-servatori si erano proposto lo scopo di aumentare il più possibilele forze militari della Danimarca coll'idea della rivincita. Ma i liberali vi si opposero ~ivamente, contrastando nel Reichstag con tutti i mezzi le proposte dei conservatori. Durante questi contrasti sorse la piazzaforte di Copenaghen, sulla quale si basa tutto il sistema difensivo della Danimarca. Più tardi, passato il governo n·elle mani dei liberali, l'opposizione si fece più acuta; i conservatori richiedevano che si compissero le fortificazioni iniziate ma non completate, mentre i liberali ne volevano l'abolizione come garanzia di una str(;,tta neutralità. Benchè il governo fosse nelle mani di questi ultimi, esso non decise, come era lecito attendersi, l'abolizione delle fortificazioni: ma il ministero liberale Deuntzer preferì lasciar risolvere la questione della difesa nazionale da una commissione parlamentare, che fu istituita. con legge 7 marzo 1902. In Danimarca non si fa mistero alcuno dello scopo al quale tende questo riordinamento della difesa nazionale. Il presidente dei ministri Christensen così si esprimeva ultimamente in un importante discorso politico: « importa assicurare ed all'occorrenza difendere la neutralità del paese, ad esempio, nel caso di una g uerra anglotedesca, la quale non è nel campo dell'impossibile ». Nell'anno corrente la « commissione per la difesa nazionale» ha presentato le sue conclusioni al governo ed alla camera danese dopo 6 anni di lavori.
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
3° Difesa delle isole e delle vie acquee interne del liHland p resso ed a sud della baia di Aarhus. 4° Sorveglianza della frontiera continentale e protezione dei ]aghi e fjords del liitland con forze tali, che queste possano anche sostenere la lotta in 1• linea nel caso di sbarchi nemici. Propone inoltre di elevare il per cento degli arruolati annualm ente dal 0,43 % al 0,53 % della popolazione, di abbassare l'età di l eva dal 22° al 20° anno di età e di introdurre la tassa militare. Il cont ingente annuale aumenterebbe così di 3000 uomini, dei quali ·2700 sarebbero assegnati alla fanteria. La cavalleria sarebbe invece ridotta da 5 a 2 reggimenti, e sarebbe poi costituito uno speciale reparto di 2 squadroni guide con uomini che presterebbero servizio per un periodo d'istruzione di 7 mesi. · P er quanto riguarda la difesa terrestre, il paese dovrebbe essere ·-diviso in due parti separate -fra loro dal Gran Belt. L'esercito sarebbe anche diviso in due porzioni, destinata ciascuna alla difesa -di una par te del terri.t orio e cioè : Esercito dell'est (Seeland) : 2 divisioni
La maggioranza della commissione propone: 1° Un 'efficace difesa della capitale, del gruppo insulare di. Seeland e delle vie acquee interne. 2° Difesa delle isole di Fionia e Langenland con forza sufficiente per resistere ad un attacco in 1• linea.
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La commissione era composta di 19 membri. Uno di questi ha proposto l'abolizione delle fortificazioni e la diminuzione dell'esercito allo scopo di rafforzare il carattere neutrale dello Stato danese. Altri due membri hanno proposto l'abolizione dell'esercito, della marina e di tutte le fortificazioni basandosi sul carattere internazionale e sui grandi progressi del socialismo in tutti gli stati civili e sopratutto in Germania. Due distinti ed importanti progetti sono poi stati presentati: a) da una maggioranza di 10 membri; b) da un a minoranza di 6 membri. · Progetto della maggioranza.
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Le reclute. dovrebbero essere chiamate per l'istruzione in uno dei :3 s~guenti periodi: gennaio-giugno; maggio-ottobre; settemb_re-febbra10; sarebbero poi .congedate appena trascorso tale periodo. Il _grado di sottMenente sarebbe abolito; gli aspiranti al grado di u~c1ale _presterebbero servizio come cadetti con grado di sergente pnma d1 essere promossi ufficiali. Si dovrebbe rendere possibile ai sottufficiali di lasciare l'esercito dopo 6 anni di servizio con diritto .a pensione. - Spesa presunta : L . 11,200,000 per la parte straordinaria; L. 420,000 in più per la parte ordinaria del bilancio della g uerra.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
La :flotta dovrebbe essere divisa in 2 squadre: I. una squadra mobile costituita colle navi migliori; conste. rebbe di: ' 4 guardacoste; 2 sottomarini; 24 torpediniere (3 di vis.); 2 navi affonda-mine; 12 autoscafi torpedinieri; II. una squadra di difesa (riserva); consterebbe di : 2 guardacoste (di tipo antiquato); 20 torpediniere (di tipo antiquato); 2 sottomarini. Spesa presunta: L . 12,600,000 per la parte straordinaria; L. 1,960,000 in più per la parte ordinaria del bilancio della marina. Circa le fortificazioni, propone la radiazione delle opere fronte a terra di Copenaghen e l'aumento di quelle fronte a mare. Spesa prevista: L. 15,400,000. Dovrebbero essere inoltre fortificate alcune isole ed alcuni punti costieri nello specchio d'acqua compreso fra Seeland, Moen, Falster, Laaland. Spesa: L. 4,900,000. Il bilancio annuale sarebbe complessivamente di: L . 19;083,400 per l'esercito; L. 10.561.600 per la marina ; cioè in totale L. 29,645,000, con una somma di L. 2,380,000 in più del bilancio precedente. Progetto della minoranza. Il progetto della minoranza della commissione si basa sul principio che una rottura della neutralità condurrebbe, molto probabilmente, ad un attacco contro Seeland colla capitale come punto, · ' decisivo; quindi propone : 1° l'aumento della durata dell'obbligo di servizio militare fino al 40° anno di età ( ora fino a! 38°) e l'introduzione della tassa militare; , 2° la seguente ripartizione delle forze dell'esercito :
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
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Circa la flo t'ta approva 'il progetto della maggioranza. Spese pel progetto: L. 5,460,000 per la parte .straordinaria ; L. 34,580,000 per la .parte ordinaria del bilancio (guerra e marina complessivamente). ORDINAMENTO ATTUALE DELL'ESERCITO DANESE, Fanteria: 10 reggimenti su 3 battaglioni, ogni battaglione di 4 compagnie, . inoltre 1 battaglione della guardia. Cavalleria : 5 reggimenti su 3 squadroni (1 reggimento ussari dells1, guardia, 4 reggimenti dragoni). ArtigÌieria da campagna:. 2 reggimenti su 2 brigate, ogni brigata di 3 batterie su 8 pezzi. Artiglieria da fortezza: 1 reggimento su 3 battaglioni di .4 compagnie ciascuno. Dei 3 battaglioni 1 è da costa, 2 da fortezza. Genio: 1 reggimento di 6 compagnie. · In totale per l'esercito campale : 31 battaglioni, 15 squadroni, 96 pezzi; forza complessiva in tempo di pace: 834 ufficiali, 13,000 graduati e soldati, 96 pezzi. • · Vi sono in.oltre i qu.adri per èostituire, in caso di guerra, altri 13 battaglioni, 4 batterie da campagna e 8 compagnie d'a.:i:tiglieria da fortezza. La forza di queste truppe di riserva mobilitate sa.r ebbe di 260 ufficiali, 16,000 graduati e soldati, 32 pezzi. In guerra la forza totale dell'esercito campale e delle _truppe di riserva sarebbe di 1500 ufficiali, 65,000 nomini di truppae128 pezzi.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
Vi sono 2 comandi gen{lrali con sede rispettivamente a Copenhagen e ad Aarhus. Le unita di truppa sono così ripartite fra i due comandi:
Il contingente totale dell'esercito raggiunse quindi la cifra cli 257,037 uomini, i quali furono così ripartiti fra le diverse armi:
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In tempo di pace mancano le formazioni del treno e di sanità .
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NOTA. - Per iniziativa di un industriale privato è stato creato da poco un corpo motociclisti con armamento e scopo speciali. Consta di 3 automobili ed $0 motociclette; qgrii motociclista è armato con fucile automatico e porta seco 800 cartuccie; altre munizioni sono trasportate dalle 3 automobili. Questo corpo non ha il compito di esplorazione o di trasmissione delle notizie, ma di portare rapidamente in una località lontana u n a intenRa azione di fuoco. È degno anche di nota che n ella cavalleria ogni squadrone ha 3 uomini armati ciascuno di un fucile automatico. Questo pesa 8 chilogrammi e può sparare 25 colpi in menq di 2".
8,728 2,963 6,386 2,114 424 3,917
162,449 27,817 45,274 9,584 2,674 9,239
232,505
24,532
257,037
Riguardo all'istruzione i 313;787 possono così classificarsi: 11,062 analfabeti (3.53 %); 4,290 sapenti leggere soltanto (1.37 %); 71,793 sapenti leggere e scrivere (22.8~ %); 197,847 con istruzione primaria più sviluppata (63.05 %); 5,925 col diploma dell'insegnamento primario (1.89 %); 6,853 laureati (2.18 %); 16,017 di cui non fu possibile verificare il grado d'istruzione (5.10 %). I , La chiamata sotto le armi ebbe luogo il 1°, 7, 8 e 9 ottbbre 1907. Gli arruolati volontari raggiunsero nel 1907 la cifra di 20,305, così ripartiti:
FRANCIA. STATISTICA- DEL RECLUTAMENTO DURANTE L'ANNO 1907. Il ·numero dei giovani della classe 1906 inscritti sulle liste di reclutamento nel gennaio 1907, fu di 313,787, con una diminuzione di 13,006 sul numero degli inscritti della classe precedente. Aggiungendo 42,727 « ajournés » del 1905 e 25,793 del 1904, le risorse del reclutamento raggiunsero un totale, di' 382,307 così ripartite: Esentati come inabili al servizio, morti, ecc. 44,178 Esclusi . 75 Ajournés. 34,443 Aventi ottenuto una proroga 2,548 Abili al servizio ausiliario . . . . . . 37,123 Naturalizzati, e per la loro età, esclusi dal servizio attivo . . . . . . 1,237 24,198 t . \ nell'esercito . V 0 1on an Ì nella marina . . ., 4,926 Incorporati nel 13ervizio armato 233,579 Totale 382,307 Il numero degli incorporati nel servizio armato nell'esercito metropolitano si riduce a 232,505 per l'assegnazione di 1,074 uo- _ mini alle truppe coloniali ed agli equipaggi della marina, la qual cifra è inferiore di circa 15,000 a quella dell'anno pi;-ecedente. In questo totale sono anche compresi 13,696 renitenti (insoumis) che furono assegnati ai corpi come fossero presenti. Dei 37,123 giovani riconosciuti abili al serviz.io ausiliario, 12,472 provenienti dagli « ajournés >-' della classe 1904 furono esentati dal servizio in tempo di pace e 119 vennero dispensati per età, perciò il totale degli incorporati nel servizio ausiliario si ridusse a 24,532.
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204 47
262 55
1337 182
1803 284
251
- 317
1519
2087
Truppè coloniali. Fanteria Artiglieria Total e
Truppe metropolitane.
.
. .
Fanteria . Cavalleria Artiglieria Genio Treno d egli equipaggi militari
.
......
Totale
•
.
Totale generale
' 5580 3104 1972 599 191
798 570 239 27 60
783 447 245 26 31
7161 4121 2456 652 282
11,446
1694
1532
14,672
12,037
. 2011
6257
20,305
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILl'rARI ESTERE
:RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
Furono inoltre contratti 3851 arruolamenti pei reggimenti stranieri e pei corpi indigeni algerini, cifra che aggiunta al totale precedente dà un totale generale dì 24,156 arruolamenti volontari. Degli 11,446 arruolamenti per 3 anni nelle truppe metropolitane, 429 furono contratti da giovani che chiesero il beneficio, stabilito dall'articolo 50 della .legge 21 marzo 1905, di essere congedati dopo 2 anni di servizio attivo. Gli arruolamenti speciali contratti dai giovani ammessi alle scuole militari raggiunsero un totale generale di 565. Il numero delle rafferme contratte nel 1907 è indicato nella tabella seguente :
Il generale Langle de Cary, comandante la 14• divisione di fanteria, è nominato comandante del IV corpo d'armata, al posto del generale Bazaine-Hayter, passato nella riserva.
170
Numero delle ra!Terme contratte per
. ' - ...."' o
§1
·una P rafferma Numero dei una 2•, 3", 4•, ecc. rafferma. sottufficiali che h anno una rafferma tale da completa r e contratto 15 anni di ser' vizio Totale Nuinero delle ( dai caporali raffermecon- i brigadieri tratte ( dai soldati Totale Totale generale.
o e:: e::
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1265 44' 2057 77
Totale
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1 ·~
,,.,
' 151 10
87l
3691
] 493 3111787 12 1216 128 10761
5743
425 11 3183
~I
2861 15
85 61
97
980
413°'104 1452 199 1260 10,414
I
o
912 - :11071: 723 99 ' 731 17
157 116 -
1635 155 1802 58
273 -
-
2237 1686 3923
-- -- ----- -- - -- --4813,241 5932 162 1725199 1260 14,337 1
Il numero delle rafferme contratte nel 1907 presenta le seguenti · differenze riguardo ai risultati del 1906.
Rafferme contratte da
~
Sottufficia li Caporali o brigadieri. Soldati
Nel
Nel
Oi!Terenze
l.906
l.907
in più lin meno
9923 1147 883
10,414 491 2237 1090 1686 803
(Dal compte rendu sitr le 1·écrutement de l'armée pendant l'année 1907). V ARIAZIONl NEGLI ALTI COMANDI DELL'ESERCITO. - 11 generale Pelecier, comandante la 4• divisione di fanteria, è nominato comandante del XII corpo d'armata, al posto del generale Altmayer, morto.
171
(Dal Jou1·nal Officiel). PRIVAZIONE DEL PORTO DELLA SCIABOLA-BAIONETTA O DELLA SCIABOLA. - Il ministro della guerra, con circolare del 1G novembre u. s. ha autorizzato i comandanti di presidio a privare del porto della sciabola-baionetta o della sciabola, durante le ore di libera uscita, •i soldati che si son o resi colpevoli di risse o disordini. . La dmata della privazione è :fissata dai comandanti di presid10 e comunicata volta a volta al Ministero. (Dal Bulletin officiel). INSE GNAMENTO TECNICO AGLI INCARICATI DELL'ESAME E PRELE· VAMENTO DELLA CARNE. - Il ministto della guerra, con circolare del 6 novembre u. s ., ha ordinato l'istituzione nell'esercito di un corso di insegnamento tecnico da darsi a tutti quelli che sono incaricati di esaminare o prelevare la carne (ufficiali di vettovagliamento dei corpi, ufficiali d'amministrazione delle sussistenze ecc.) L'insegnamento sarà svolto sotto la forma di conferenze pratiche impartite al macello dai veterinari direttori dei medesimi, da _ve~ terinari militari o, in mancanza assoluta di questi, da ufficiali medici. (Dal Bulletin officiel). MANOVRE DEL 1909. - Il ministro della guerra ha stabilito che nell'anno _1909 abbiano luogo le seguenti manovre:
172
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
Genere delle manovre
D'armata.
.
Di corpo d' armata
·
·
I
Direttor e
NOTIZIE BIOGRAFICHE: -
Corpi che vi prendono parte
-
Generale Tremeau membro del Consiglio superiore della guerra . .
·i Generale Gallieni . Generale Miche!
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
iI
XIII e XIV corpo d'armata. 6• divisione di cavalleria.
XV corpo d' armata.
....,
10 giorni, esclusi i viaggi di concentrazione e dislocazione.
XVII corpo d'arm ata.
Di divisione .
Nei corpi d'armata I, VI, VII, X, XI, XII, X VIII e XX.
14 giorni, compresal'andata ed il ritorno.
Di brigata
Nel II, III, IV, V, VIII, IX, XVI corpi d'armata, esclusa la 10• divisione.
12 giorni.
.
Generale Tremeau .
3• e 5a divisione.,
Generale Burnez .
7a divisione ed una divisione provvisoria (brigate 3•, 4,a e 5").
Manovre di cavalleria •
Generale Durand . l" e 4• divisione . Generale Mas La· trie.
2• divisione e divisione provvisoria (brigate 6• e 6" bis).
Generale Durand de Villers.
6° es• divisione
5 manovre d'insieme.
Annotazioni. 1° L'effettivo non sar.à_ limitato a 150 uomini per compagnia e a 100 p er squadrone, ma sarà il massimo consentito dalle risorse disponibili coll'aggiunta dei riservisti. 2° Tutte le li>rigate di cavalleria di corpo d'armata prenderanno anche parte alle manovre del proprio corpo d'armata. ·
(Dalla France militaire).
GERMANIA. NOMINA DEL NUOVO CAPO DI GABINETTO MILITARE DELL'IMPERATORE. - A sostituire il defunto generale di fanteria conte Huelsen Haesele~ nell'alta carira di capo di gabinetto dell'imperatore, è stato chiamato il tenente generale barone von Lyncker che comandava ora la 19• divisione (Hannover). i
/"
Il generale Lyncker compirà il suo
58° anno al 30 del venturo gennaio. Ufficiale appena promosso,
Durata
I
173
prese parte alla battaglia di S. Privat rimanendovi gravemente ferito ii.I petto. Decorato della Croce di ferro, fu trasferito poi dal reggimento granatiéri della guardia imperatore Francesco, nel 1° reggimento a piedi della Guardia. Rimase parecchi anni comandante di compagnia. Nel 1887 venne addetto quale adijutant (nostro applicato di stato maggiore) alla 4• ispezione d'armata, di cui era ispettore generale quegli che fu dipoi l'imperatore Federico. Nel 1888 fu trasferito nello stato maggiore, e per 4 anni fece parte dello stato maggiore alla 18a divisione a Flensburg, da capitano prima, e quindi da maggiore. Nel 1892 passò allo stato maggiore del 4° corpo d'armata di sede a Magdeburgo. Quivi egli sposò Froiin von der Horst dalla quale ebbe 6 figli. Fu per breve tempo al ·comando di un battaglione nel reggimento fanteria della Guardia. ·Nel 1894 fu collocato à la suite dello stato maggiore e contemporaneamente incaricato dell'educazione dei principi imperiali · (iL kronprinz ed il principe Eitel) come primo governatore militare. Nel 1898 assunse il comando del reggimento Elisabetta, e nel 1901 fu nominato comandant e di brigata e della città di Potsdam. Nel 1905 divenne comandante della 18a divisione. (Notizie tratte dalla Post del 20 novembre). STATO .A.TTU.A.LE DELL'ORGANIZZAZIONE DEI REPARTI MITRAGLIA· TRICI IN GERMANIA. - Da notizie pubblicate dalla Post e dai Ne1te Militarische Blatter risulta ché vi sono ora in Germania, organicamente costituiti: 16 reparti mitragliatrici da cavalleria su 6 pezzi (Maschinengewehrabteilungen); 50 compagnie mitragliatrici, per fanteria, su 6 pezzi (MaschinengewelJ.rbmpagnien); . Totale 66 reparti organici di mitragliatrici. Le compagnie mitragliatrici sono singolarmente aggregate come 1301 e compagnie a reggimenti di fanteria. L'uniforme è quella stessa del reggimento cui la compagnia'. è aggregata. La truppa è armata della nuova pistola automatica mod. 1908. Ogni compagnia ha 4 ufficiali: 1 tenente comandante di compagnia, e 3 sottotenenti comandanti di sezione. Gli ufficiali sono montati, e montato è, pure un sottufficiale. Gli attacchi sono a due cavalli, mentre quelli dei reparti da · cavalleria sono a quattro. Nuovo REGOLAMENTO D'ESERCIZI PER I/ARTIGLIERI.A. A. PIEDI (DA FORTEZZA) E CAMBI.A.MENTO DELL.A. DENOMINAZIONE DEI RE· PARTI DI ARTIGLIERI.A. DA FORTEZZA, NUOVA ISTRUZIONE SUL TIRO PER L'ARTIGLIERIA D.A. FORTEZZA. - Per disposizione imperiale inserta ~el n . 30 del giornale militare ufficiale (Armeeverordnungsblatt) colla quale si annuncia la pubblicazione di un nuovo regol amento di esercizi per l'arti,glieria a piedi (da fortezza), le compagnie dell'artiglieria a piedi si chiameranno d' ora innanzi bat-
175
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE.
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
terie, e la compagnia d'esperienze dipendente dalla Commissione tecnica (Priifungslwmmission) si chiamerà batteria di esperienze della Commissione tecnica dell'artiglieria. Nello stesso giornale è poi contenuto l'annuncio della pubblicazi~ne di una nuova istruzione sul tiro per l'artiglieria da fortezza.
Il conferenziere cominçiò dal dimostrare la grande importanza presa nei nostri tempi dall'avi~zione, ne _fe~e _l'~storia_ ~ c?~inciare dai palloni che divise in. 3 specie: pallom ng1d1, sem1ng1d1 e senza rigidità, quale quello di Santos Dumont; parlò lungamente delle eliche e dei motori e disse di due tentativi fatti da rumeni che possono interessare anche noi: quello cioè del principe Sturdza che adattò ad una bicicletta dellEj eliche ed ottenne una rapidità molto superiore, e quello - con risultato assai più felice - dell'ingegnere Buia. al cui apparato egli adattò un piccolo motore di benzina .simile ·a quello degli automobili e col quale volò per una distanza di 60 metri. Finì con un inno al progresso e fu assai applaudito dal numeroso pubblico intervenuto.
174
CORSI D'ISTRUZIONE PER GLI UFFICIALI DELLA RISERVA. (1). Molta cura si pone in Germania nell'istruzione degli ufficiali della riserva. In questi ultimi due anni furono istituiti a titolo di esperimento dei corsi d'istruzione speciali pei reserveoffiziere della fanteria di linea e dei cacciatori (Jciger e Schiitzen). Si apprende ora dalla [!ost (22 novembre, n. 549) che in vista degli eccellenti risultati ottenuti, · detti corsi - che hanno luogo alle Truppeniibunsplatze (campi da esercitazioni) - diventeranno col nuovo anno definitivi. Dice il giornale : « le competenti autorità hanno acquistato la convinzione che un tal metodo d'istruzione è di grandissimo vantaggio per la preparazione militare (Schlagfertigkeit)) dell'esercito» . N o.t evole che gli ufficiali ,destinati in caso di mobilitazione ad assumere il comando di una compagnia, vengono esercitati anche nell'equitazione; i cavrtlli vengono forniti dalla cavalleria. I corsi hanno la durata di otto settimane, e sembra siano stabiliti in modo che nelle prime quattro l'istr uzione si svolge indipe.ndentemente dalla truppa, nelle ultime quattro, invece gli ufficiali prestano servizio pratico nel reggimento di riserva che annualmente si forma in ciascun corpo d'armata coi richiamati dal cougedo. Gli ufficiali di fanteria della landwehr · invece nostra milizia mobile) vengono di massima istruiti nel periodo autunnale, essendo essi chiamati a costituire i quadri dei terzi battaglioni (formati di richiamati) nei reggimenti di fanteria che hanno in tempo di pace due battaglioni soltanto (attualmente 35 reggimenti su 216).
ROMANIA. DONAZWNE DELLA« RIVISTA D'ARTIGLIERIA». - È stata decisa dalla Cassa donazioni dell'armata il ricevimento di lire 2000 fatta dal generala Tell per parte della Rivista d'artiglieria. La somma donata costituirà un fondo inalienabile sotto la denominazione Premio della Rivista d'artiglieria dest,inato·al 1° regg,imen'to artiglieria « Regele Caml I» e la rendita di detta somma, in 100 lire annuali, verrà assegnata come premio di tiro (cannone) ai gradi inferiori di quel reggimento i quali si mostreranno più abili al tiro di guerra. CONFERENZA SULLA« AVIAZIONE». - IlsottotenenteCoanda un colto ufficiale d'artiglieria, tenne all'Ateneo rumeno una sua interessantissima conferenza sull'aviazione, con proiezioni elettriche ed a beneficio della società « Obolul » (l'obolo). (I) L a d Bnominaziona di Reserveoffizi ere -- ufficiali dalla riserva ha un significato assai diverso da q uello che ha da noi, a corrisponda p r esso a poco ai n-0stri ufficiali di complemento.
CANNONI PER LA RUMANI.A. - Il tenente colonnello sig. Iliescu, direttore d'artiglieria al Ministero della guerra, è partito per Essen per ricevere gli ultimi cannoni a tiro rapido comandati nell'anno 1907. MEDAGLIA DONO ALLA PRINOIPESSA MARIA. - Il Figaro di qualche giorno fa, annunzia che alla zecca di Parigi è stata coniata una medaglia in onore della principessa ereditaria di Romania. La -medaglia rappresenta, da una faccia, 1a principessa Maria col copricapo di astracan da colonnello dei rossiori e, dall'altra, la principessa a cava.Ho che passa in rivista il reggimento. La medàglia è opera dell'incisore Cristescu, allievo di Fremiet , e di Victor Peter. Gli ufficiali dei rossiori poi, dello stesso 'reggimento di cui è comandante onoraria la Pr.incipessa Maria, hanno ordinato allo stesso artista una sciabola d'onore cesellata di cui faran presente all'erede del trono. ISPEZIONE MILITARE E . BANOIIETTO IN ONORE DEL MINISTRO DELLA GUERRA. - Il ministro' della guerra generale A verescu avendo ispezionato la guarnigione di Craiova, scuola militare compresa, fu invitato ad un banchetto dato in suo onore dagli ufficiali del 1° corpo d'armata. Il banchetto fu di 100 .coperti. Vi furono brindisi e discorsi sopratutto in elogio dell'Averescu che ha saputo - disse il generale Gigartu - porre l'armata rumena sullo stesso piede di eguaglianza delle armate meglio organizzate negli Stati civili. Rispose il ministro illustrando questo concetto: che l'armata non appartiene già ad un partito ma all'intero paese, e ne fornì le prove dimostrando come nella legislazione or ora rinp.ovata, egli abbia avuto l'aiuto da ogni rappresentante del Parlamento, senza distinzione di colore politico. Il .banchetto riuscì solenne. ANNIVERSARIO DI PLEWNA. - Gli ufficiali veterani in occasione dell'anniversario di Plewna, inviarono a S. M, il Re Carol il seguente telegramma: « Gli ufficiali vete:i:ani della guèrra del 1877-78 in ricordo del memorabile giorno di oggi, depongono ai piedi del trono il loro tri-
RASSEGNA DELLE N,OTIZIE MILITARl ESTERE
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI E:3'l'ERE
buto di devozione e di riconoscenza, augurandovi, o Maestà, molti anni e felici, unitamente a S. M. lr.t Regina e alla vostra famiglia » Il Presidente della Società Ufficiali veterani « Virtù militare». ·
incaricato dell'amministrazione del reggimento dalla preoccupazione dell'infermeria. Le stesse norme saranno applicate anche per le infermerie rinforzate (di presidio) . PREMI PER GARE D'EQUITAZIONE E GINNASTICA FRA I COSACCHI. - Allo.scopo di mantenere viva fra i cosacchi la passione pel cavalcare e per gli esercizi ginnastici, il prikaz 518 del 15/28 novembre stabilisce che a cominciare dall'anno 1909 sui capitali dei vari voisko siano impegnate somme per la costituzione di premi in denaro ed oggetti d'uso da distribuirsi in occasione di gare d'equitazione (gighitovka), di ginnastica e di corse con ostacoli. Queste gare dovranno indirsi in occasione di ,feste solenni o nelle epoche di maggiore affluenza di popolazione alle stani tze e ad esse parteci perann~ i giovani cosacchi ascritti alla categoria preparatoria al servizio nei. reparti di 1° bando. Le somme da impegnarsi sono stabilite nella seguente misura: Voisko del Don . l'ubli 12,500 Id. del Kuban » 10,200 ld, dei Terek . » 2,100 Id. di Orenburgo » 4,400 Id. dell'Ural . » 1,400 Id. di Astrakan . » 350 in più dei 450 già fissati dal prikaz 265 del 1889 1,400 Id. della Siberia. » 350 Id. del Semirietcensk . » 2,250 Id. del Transbaikal. » 300 , Id. dell'Amur. » 250 Id. dell'Ussuri. » AglÌ Ataman dei vari voisko cosacchi è delegata la facoltà di regolare in tutti i particolari lo svolg~mento delle gare.
176
UN LIBRO SULL'ARMATA RUMENA. -- Segnalo per chi conoscendo . il rumeno vuole formarsi un'idea del come la disciplina e la giustizia vengano amministrate, il libro del capitano P. Antonescu: P. E. Bosr. libstitia si disciplina ìn arm:atele romane.
RUSSIA. VARIANTE DI ISTRUZIONE SUL CAPO DI S'l'ATO MAGGIORE DELL' ESERCITO, - Il prikaz 506 dell' 11/24 novembre modifica radicalmente il n. 1 dell'istruzione sul capo di stato maggiore dell'esercito. In forza di esso « il capo di stat9 maggiore dell'esercito è messo direttamente alla dipendenza del ministro della guerra e per gli affari riguardanti la direzione generale dello stato maggiore generale ( comando del corpo di stato maggiore) egli riferisce personalmente ma in presenza del ministro della guerrà ». Secondo il n. 1 ora abrogato, il capo di stato maggiore era invece l'esecutore diretto degli ordini sovrani relativi al servizio dello stato maggiore generale ed ai quesiti ,concer1;1enti la preparazione alla guerra, e dipendeva direttamente dall'imperatore al quale riferiva personalmente. · Con prikaz successivi il tenente generale Galitzine, attuale capo dello stato maggiore, è stato nominato membro del consiglio militare .e sostituito nella carica dal tenente generale Sukomlinof attuale comandante generale di Kiev, della Volinia e Podolia. RIFORMA DELLE INFERMERIE REGGIMENTALI. - Col prikaz Il, 518 è stato radicalmente modificato il funzionamento delle infermerie reggimentali e di presidio in tempo di pace. Sino ad ora il medico di reggimento aveva solo ingerenza per la parte tecnica, mentre per quella amministrativa era incaricato uno degli ufficiali inferiori del corpo il quale dipendeva dall'ufficiale superiore della- circoscri· · zio ne mili tare di Kiev e governatore incaricato dell'amministrazione. ' Soltanto in tempo di guerra il medico di reggiment9 disimpegnava le due funzioni tecniche ed amministrative perchè l' infermeria da 84 posti si riduceva a 16 e, coll'andamento generale del servizio sanitario, gli stabilimenti erano affidati al persona.le sanitario per i rami tecnici ed amministrativi solo.in tempo di guerra. I gravi inconvenienti verificatisi hanno consigliata la radicale modificazione. Secondo le nuove norme il medico anziano di reggimento è pienamente indipendente ed unico responsabile verso il comandante del corpo. Viene soppressa la carica di ufficiale direttore amministrativo dell'infermeria ed i suoi incarichi sono passati ad un aiutante di sanità di classe cui è corrisposta una speciale indennità. Si viene in tal modo a migliorare notevolmente la condizione di questa categoria di impiegati, a far rientrare ai reparti un discreto numero di ufficiali inferiori e ad alleggerire l'ufficiale superiore
,I
177
BILANCIO MILITARE PER L'ANNO 1909. - Il 1° ottobre fu presentato al Consiglio dell'impero ed alla Duma il bilancio preventivo dell'impero per l'anno 1907.' Le entrate ordinarie vi figurano preventivate in 2,477 milioni di ~ubli (lire 2,67) con un aumento di 90 milioni su quelle accertate par l'anno 1908. Le spese ordinarie richieste ammontano a ·2,4 72 milioni di rubli con un aumento di 160 milioni su quelle fissate nell'anno precedente. Nelle assegnazioni ai vari ministeri venne tenuto calcolo dei desiderata espressi in sedute precedenti della Duma e furono quindi ridotte le richieste fatte. Qùeste riduzioni salgono a 56 milioni di rubli pel Ministero della marina pel quale vennero fissati in bilancio 88 milioni e 55 milioni per quello della guerra, che ebbe così assegnati 470 milioni di rubli. Tuttavia le spese per la difesa del paese raggiungono sempre il 32 °/a dell'intero bilancio puro (escluse cioè le partite di giro). . Alle spese straordinarie, che ascendono a 159 milioni di rubli (in parte adibiti allo svih~ppo delle 9ostruzioni ferroviarie e parte i2 -
ANNO LIV.
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE. 178 destinati a sopperire a bisogni straordinari dell' esercito e della marina) sarà provveduto con un prestito non offrendo il _bilancio ordinario residui disponibili. I bilanci ordinari preventivi pei ministeri della guerra e della marina pel 1909 offrono, in confronto ai bilanci consuntivi degli anni precedenti, gli aumenti o diminuzioni seguenti (in milioni di rubli): Ministero della guerra (compreso il fondo di riserva pel caso au!.909 !908 !.907 !.905 !.906 1904 !.903 men tassero i viveri od 355 377 382 - 395 406 431 471 i foraggi). 114 113 117 112 88 87 88 Ministero della marina . Il bilancio preventivo del Ministero della guerra pel 1909, in confronto con quello del coprente anno 1908, porta le seguenti spese o;dinarie:
"
1,ono invece compresi nelle somme .assegnate alla direzione generale dell'intendenza. Le spese straordinarie ammontano a 88,484,000 rubli e sono inferiori di 9,160,109 rubli a quelle dell'esercizio precedente. Di -esse circa 20 milioni di rubli sono ancora impegnate per liquidazioni riferentisi alla guerra col Giappone, le restanti debbon_o servire al rifornimento ed al completamento di dotazioni e di materiale ed a costruzione di edifici relati vi. · Le spese ordinarie del Ministero della guerra possono così :raggrupparsi: 1" spese per la difesa dell'Impero: !.908
!.909
Amministrazioni centrali e · locali . migliaia di rubli 17,426 18,684 Assegni, viveri, vestiario ecc. » 314,819 354,644 Armamento >> 37,878 33,506 Richiami per istruzioni » 80 4,444 Istituti e, scuole militari . » 13,656 14,800 -Oiustizia e luoghi di pena » 1,383 1,386 . Costruzione e manutenzione d'immobili » 16,974 19,320 Ricompense e sussidi. . » 191 193 2° Spese per l'amministrazione civile:
Direzione generale dell'intenRubli 350,834,295 cioè rubli 39,196,732 in + del 1908 d enza Direzione generale d'artiglie)) 459,375 )) 44,837,160 ria Direzione geneI) 2,344,868 33,963,283 r aie del genio. Direzione gener ale degli iatituti d'educa)) )) 493,295 9,759,016 zione. Direzione generale dello stato maggiore ge)) 751,316 2,980,060 n erale Direzione generaie del grande )) 984,281 » 8,155,259 staso maggiore Direzione gener ale delle trup)) 1,230,652 « )) 5,898,957 pe cosacche Direzione gene)) ,, )) 267,107 3,252,413 raie di sanità. Direzione generale della giu)) 3,903 1,602,335 stizia. CanceUeria del ministero del)) )) 2,265,104 9,340,461 la guerra
• •
!.908
Governatore del Turkestan migliaia di rubli Corpo autonomo dei gendarmi » Amministrazione civile del K uban e del Terek . » Sussidi e ricompense ai voisko cosacchi per prestazione a favore dell'erario » 3° Ferrovie dello Stato . » 4" Pensioni e sussidi alla cassa per l'esercito di terra » Fondo di riserva pel caso di • aumento del prezzo dei viveri e foraggi . »
!.909
1393 1411 8312 7839 1117 1173 3264 4482 129 6137
8552
8000
(Dal Russk Jnvalid)
...
SPAGNA. JL CAPO DE LLO STATO MAGGIORE CENTRALE DELL'ESERCITO, - Il Diario o.ficial del 9 novembre u. s., pubblicava il seguente decreto reale, in data 21 ottobre u. s. : « Dispongo - che il tenente generale D. Vincenzo Martitegui cessi dalle funzioni di capo di stato maggiore cent_rale dell'esèrcito ».
-
•
Rubli 4'70,623,239 cioè rubli 47,996,633 in+ del 1go11
Effettivamente l'aumento è di solo 39,996,633 perchè 8 milioni ' che figurano nel bilancio del 1908 sono come riserva pel caso di aumento sul prezzo dei viveri e dei foraggi e nel bilancio del 1909
179
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
...
. BATTERIE DA COSTA. - Con circolare in data 18 novembre u.s. 11_Mini_stero_ delia guerra .spagnuolo ha dato delle disposizioni, qui d1 seguito riassunte, intese a determinare il numero dei pezzi che dovranno costit uire i vari tipi delle batterie da costa.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE .
1° Le batterie di cannoni di grosso calibro saranno fornite su 4 pezzi, eccezionalmente su 3. 2° Le batterie di cannoni di medio calibro e non a tiro ra- · pido saranno fornite su 6 pezzi, e quelle a tiro rapido su 4 pezzi. 3° Le batterie armate con cannoni di piccolo calibro ed a tiro rapido comprenderanno 2 o 4 pezzi. 4° Le batterie di obici saranno costituite su 6 pezzi e dovranno più di esse essere impiegate contro un medesimo obbiettivo. 5° È fatta facoltà alle commissioni locali di difesa di modi-: :ficare il numero dei pezzi, più sopra indicato, delle singole batterie secondo che ciò sia consigliato dalle condizioni speciali del terreno o del materiale esistente. ISTITUZIONE DI UN CORSO DI PERFEZIONAMENTO PER GLI UFFICIALI VETERINARI. - Nell'intento di accrescere le cognizioni teorico-pratic:he professionali del corpo veterinario dell'esercì to, il Ministero della guerra spagnuolo ha emanate le seguenti disposizioni, pubblicate dal Diario oficial in data 6 novembre u. s. 1 ° È istituito un corso di perfezionamento per i tenenti del corpo veterinario (veterinarios segundos) presso l 'istituto di igiene militare -ed il secondo deposito di rimonta. 2• L'insegnamento, che deve avere carattere eminentemente prati_co, è affidato al capo della sezione veterinaria dell'istituto di igiene e.d agli ufficiali che vi saranno appositamente destinati, ed ai capitani veterinari ( veterinarios primeros) del deposito di rimonta, sotto l'unica direzione di un maggiore veterinario. Esso comprenderà: Tecnica bacteriologica ed istologica, studi pratici di immunizzazione; preparazione di vaccini e sieri; tecnica dQlll:1- vaccinazione, sieroterapia, delle inoculazioni e analisi fisicochimicne, igieniche e cliniche. 3° La durata del corso sarà di nove mesi: dal 1° di ottobre alla fine di giugno dell'anno seguente. 4° Le designazioni dei candidati a frequentare il detto corso saranno fatte dai c~tpitani generali delle regioni, su proposta dei capi del serviz10 veterinario delle regioni. 5° Il programma particolareggiato dell' insegnamento sarà compilato dal direttore dell'istituto d'igiene e dal colonnello del deposito di rimonta, e quindi trasmesso al .Ministero per l'approvazione. I predetti direttori dovranno rimettere al Ministero, mensilmente, una breve r elazione circa il profitto ottenuto dai veterinari allievi, ed alla finé del corso sarà a questi ultimi rilasciato un diploma d'idoneità. Tale titolo sarà d'ora innanzi ~ichiesto per essere addetto alle infermerie quadrupedi dell'esercito, all'Istituto d'igiene militare, ai depositi di gi\lmente, stalloni e di rimonta. Il Ministero, infine, invita a che gli ufficiali veterinari prendano parte a centri accademici, congressi veterinari, collaborino nella stampa professionale e diano con altri mezzi la più larga diffusione ai loro studi.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILI'l.'ARI ESTARE
RAFFERMATI NEL PERSONALE .ADDETTO AL SERVIZIO DELLE BAT• TERIE D'ARTIGLIERIA. - Il Ministero della guerra spagnuolo, nella -considerazione che ad alcune specialità del personale addetto alle batterie di artiglieria, non è dato di poter compiere la necessaria preparazione tecnica tt causa della brevità del tempo della loro permanenza alle armi, ha emanato un complesso di disposizioni, qui di seguito riassunte, intese ad agevolare l'ammissione di raffermati delle dette specialità, migliorandone sensibilmente le condizioni economiche e quelle di avanzamento. 1 ° I telemetristi, telefonisti, artificieri e puntatori dell'arma d'artiglieria, si divideranno in 2 classi: scelti ed ordinari. 2_'.' Ciascuna batteria a 4 pezzi dovrà avere non meno d( 1 artificiere scelto e 2 ordinari, 1 puntatore scelto e 4 ordinari. Le batterie da fortezza e da costa avranno inoltre 1 telemetrista scelto e 2 ordinari, 1 telefonista scelto e 2 ordinari. · ~e nomine alle dette specialità saranno proposte, previo esame, · dai comandanti delle batterie. Il personale di dascuna specialità porterà un distintivo sulla manica sinistra della giubba. 3° Coloro che ne sono meritevoli' possono conseguire il grado di caporale, sergente e di ufficiale, in conformità delle norme al riguardo in vigore. 4° Oltre ai premi di rafferma stabiliti dal regolamento saranno ' -cornsposte per ciascuna specialità, annualmente, -le seguenti gratificazioni. '
Puntatori
Artificieri
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ANNI
Artiglieria
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DI SERVl.z!O
campagna
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Telefo- / Telemenisti tristi
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Nei primi 3 anni di servizio pesetas 48 60 60 D a 3a 6 anni~ 96 1 120 120 D a 6a 9 )) )) 144 180 180 D a 9 a 12 )) )) 192 240 240 D a 12 a 15 )) )) 240 3001 300 D a 15 a 18 )) )) . 288 360 360 ·n a 18 a 21 )) )) 348 432; 432 D a 21 a 24 )) )) 408 504 504
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SVIZZERA. , CARROZZE FERROVIARIE PEL TRASPORTO D! MALATI IN GUERRA. _ E stato 1:ecentemente costruito un tipo di vettura per viaggi'atori che soddisfa all~ co1:1~izioni richieste dal servizio militare di sanità . pel trasporto dei militari malati in ,guerra, in modo molto migliore
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE :MILI'.rARI ESTERE di quello preveduto dall'antico regolamento (1878), che contemplava un adattamento specia"le a tale scopo delle vetture esistenti. Le ferrovie federali hanno preveduta la costruzione di 200 vetture per viaggiatori del puovo sistema, numero reputato sufficiente per l'eventualità di un caso di guerra. La nuova vettura è costrutta in modo che essa può in tempo di pace essere adoperata per l'esercizio pubblico ferroviario delle linee principali. Non rimane più che a regolare la questione del trasporto dei militari malati sulle ferrovie secondarie. Questa questione è attualmente allo studio presso l'ufficio sanitario federale e lo stato maggiore generale. Per conseguenza il regolamento del 1878 sull'ordinamento delle vetture ferroviarie pel trasporto dei militari ammalati, non avendo più ra gione di essere, fu abolito . (Dalla F eume Fédérale Suiss e).
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COMANDO DEL CORPO DI, STATO MAGGIORE. La guerra tra la Russia e il Giappone 1904-1905. - Volume I. Schizzi. - Roma, ' laboratorio tipografico deL comando del corpo di Rtato maggiore, 1908.
NOMINE NEGLI ALTI COMANDI. - · Con decreto del Consiglio Federale del 13 novembre u. s. il colonnello di visionario Edoardo Wildholz, capo d'arma ed istruttore in capo della cavalleria, fu nomi- · nato comandante della 2a divisione in luogo del colonnello divisionario Gyger, collocato a · disposizione del consiglio federale. BILANCIO :MILITARE _PER L'ANNO 1909. - Il progett.o di bilancio del dipartimento militare per l'anno 190(:! approvato dalle camere federali si chiuse colle seguenti cifre: Entrata L. 3.898.140 uscita 440.192.344 donde una spesa netta di L . 36.294.204. Quello del 1908 prevedeva in entrata L. 4.219.265 ed in uscit a L. 39.609.529 cioè una spesa netta di L. 35.390.264. Ad una minore entrata di L. 321,125 si aggiunge un preventivo di spesa maggiore di lirea 582,815, donde . risulta pel 190!:J preventivata una maggior spesa netta in L. 903.940 . .M:a l'aumento effettivo del bilancio generale delle spese è superiore a questa cifra, se si tien conto del fatto che sul credito speciale di L. 10.400.000 votato dall'assemblea federale per l'aumento di dotazione delle munizioni, il bilancio del 1908 prevedeva un'annualità di 1.500.000 lire, mentre quella del 1909 non sarà che di 1.000.000 di lire. La minor entrata è dovuta quasi esclusivamente ap. un minor prelevamento sul conto speciale: ven· dita <li vecchio materiale da guerra; mentre gli altri cespiti d'entrata sono rimasti quasi senza cambiamento; solo il servizio topo· grafico accusa un aumento di entrate di 6000 lire per maggior vendita di carte. L'aumento delle spese è dovuto agli effetti della legge· d'ordinamento del 190 e consiste in special modo nell'aumento del,le spese per l'amministrazione generale e per l'istruzione. E da notare che il progetto di bilancio generale della confederazione pel 1909 chiude con un disavanzo presunto in L. 5,330,000i (Entrata L. 149.070.000. - Uscita 154.400.000) dovuto ad un arresto nell'aumento delle entrate e ad un sensibile accrescimento di spese, dipendenti non solo dall'ordinamento ·militare ma da altre ~au~e (p~ssività delle ferrovie federali - aumenti di stipendio agli 1mp1egat1 dello Stato - stanziamento di somme per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie degli operai ecc.).
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La presente opera - la quale è redatta dal capitano BARTOLOMEO CIVALLERI e riveduta dal colonnello ALBERTO CAVACIOCCHI, capo dell'ufficio storico del comando del corpo di stato maggiore ha lo scopo preciso di presentare « una narrazione dei fa tti abbastanza approssimata e con sufficienti particolari, da poter servire di guida allo studio della campagna almeno nelle linee generali e per gli avvenimenti più importanti ». A quest'uopo gli autori si sono valsi in particolar modo delle conferenze tenute all'Accademia Nicola di Pietroburgo ed al circolo militare di Tokio, delle informazioni fornite dagli addetti militari, e da altri testimoni oculari, ed infine delle pubblicazioni varie già fatte all'estero specie dagli stati mag;giori tedesco, austriaco, francese ed inglese. Gli autori , insomma, hanno attinto notizie pel loro lavoro, alle fonti più antore/ voli, e, come è agevole rilevare dalla bibliografia posta al termine di ogni capitold, non hanno omesso nè fatiche nè cure le più intelligenti, per compil_are una storia della campagna la più esatta possibile, e sufficientemente particolareggiata. Il volume primo fa chiara prova che lo scopo prefissasi dagli autori ~u compiutamente raggiunto, ed è fuori dubbio che lo stesso si potrà dire pei volumi seguenti. Ed a ciò contribuisce molto, oltre al testo che, fra l'altro. ha il merito singolare di una mirabile chiarezza di esposizione. l'annesso volume degli schizzi, che sono tutti dei lavori altamente pregevoli e facilitano in sommo grado la lettura ed intelligenza del testo.
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Il presente Volume I consta di otto capitoli. I primi quattro, in uno studio accuratissimo, prendono a disamina: la ragione storica della guerra; il terreno delle operazioni; le comunicazioni tra gli Stati belligeranti ed il teatro d'operazione; le forze dei belligeranti. Il capitolo V descrive i primi avvenimenti marittimi; il capitolo VI narra le operazioni in Corea e nella valle dell'Ei: .ossia ìa marcia dC"lla 1• armata giapponese fino al Jalu, il passaggio del fiume e la battaglia del Jalu, la sosta della 1• armata giapponese a Fenguaceng e le operazioni - ricognizioni - sulla sinistra russa nel mese di maggio ed il principio di giugno 1904, nonchè le ricognizioni giapponesi dal 6 al 10 giugno, che adducono il giorno 7 al combattimento di Saimatsi. ·
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE
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DEI PERIODICI
BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVIS'rE E DEI PERIODICI
il capitolo VII tratta delle operazioni nel Liaotung m'eridioua1e, e cioè dello sbarco e marcia avanti della 2• armata giapponese con il combattimento di Chinciu e la battaglia di N"anscian; il capitolo VIII; ed ultimo , descrive le operazioni nel Liaotung settentrion'ale, ossia l'avanzata ·g iapponese al nord, gli avvenimenti precedenti, la battaglìa di Vafangou e la battaglia stessa. * ** Gli autori hanno poi stimato opportuno di riprodurre i nomi delle località in modo che leggendoli come sono scritti, si avesse il suono più prossimo possibile a quello del luogo . E sta bene: noi però non avremmo toccato i nomi dei generali. Essi scrivono Curochi invece di Kuroki, com,e sta scritto da per tutto, e non ne vediamo la ragione perchè, com_u nque si scriva il nome di quell'illustre generale, lo si pronuncia sempre nella stessa maniera. Gli autori, inoltre, si sono astenuti da qualsiasi osservazione o considerazione. Comprendiamo benissimo la loro riserva, inspirata · da elevato-senso di delicatezza; purtuttavia ci auguriamo di poter l eggere al termine d'ogni fase della campagna, un.quadro critico riassuntivo delle operazioni, che, sicuramente, aggiungerà nuovo pregio al lavoro. Noi ammiriamo e vivamente elogiamo i signori ufficiali compilatori della notevole opera, la quale non può no.a trovare fra i nostri ufficiali la più lieta accoglienza.
*** La Prefazione presenta un singolare interesse perchè di_scorre a lungo delle origini della città di Perugia. « Perugia e i~ suo territorio - secondo le parole del prof. Bellucci ____: vanno segnalati nell'etnografia preistorica italiana, come località in cui l'uomo selvag- · gio ebbe più anti~a, più estesa e più lunga dimora», ma furono le genti etrusche che fondarono sul colle, ove sorge oggi Perugia, la loro Locumonia piì1 orientale edè con la fondazione di Perugia etrusca che, del resto, «s'inizia il periodo della storia; ed i monumenti, gli ipogei, le iscrizioni cominciano a registrare le vicende individuali, famigliari o collettive che si succedettero » . Stabilita così l 'origine etrusca di Perugia, l 'autore inizia il suo l avoro coll'esaminare le mura, gli a1·chi e le iscrizioni loro dell'epoca etrusca, per passare poi a dire della seconda cerchia e delle .site porte nel medio evo. • I susseguenti capitoli .prendono nella più particolareggiata disamina i grandi monumenti fino al vicolo più angusto, illustrandone la storia dai tempi più antichi sino a.i nostri · giorni. Si resta stupiti nel rilevare quante' antichità, quanti soggetti di studio storico ed .artistico trovinsi in Perugia., ed aumen.t a sempre più l'ammirazione per lo studio compiuto dall'autore e per la grande e molteplice coltura della quale si dimostra fornito . I titoli di questi capitoli sono: Capitolo III. - Viabilità (le strade interne, le strade regali, le stradé presso le mura). Capitolo IV. - Viabilità interna: il nome delle vie e le ragioni del no me (osservazioni critiche e storiche) . Capitolo V. - I tempii pagani e le chiese cristiane. Capitolo VI - Le torri e i campanili. éapitolo VII. - Jùal Giardinetto al Duomo (il colle Landone, le due piazze, il corso Vannucci). Capitolo VIII. - I rioni (porta Sole, porta San Pietro, porta Eb_u rnea, porta Santa Susanna, porta Sant'Angelo).
R. GIGLIARELLI, tenente colonnello medico nella riserva. - Perugia
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antica e Perugia modernà. - Indicazioni storico-topog1·afiche . Perugia, Unione tipogr:afì.ca cooperativa editrice, 1907. Alla vista della grande mole del volume e dell'edizione di lusso in grande formato , provammo subito nna certa impressione di sorpresa, e non pot~mmo a m_eno di farci la domanda: come· mai un ufficiale si fosse sobbarcato a cosLeno:rme lavoro, e diciamolo pure, a spesa così ingente. Senonchè, appena sfogliate alcune pagine e dato un rapido sguardo alle innumerevoli magnifiche incisi oni inserte nel testo, passammo él.i. meraviglia. in meraviglia· e ben presto ci convincemmo di avere tra le mani un vero capolavoro del genere. Man mano prosegttivamo nella lettura del libro, sempre più cresceva la ammirazione per l'autore, il .quale, chi sa quante cure e fatiche, quanto tempo e denaro, quanto grande intelletto d'amore ha dovuto dedic!',rvi, per eseguire le occorrenti ricerche del materi,a le e compilare poi opera così bella. , Ma ora viene per noi l 'ora difficile: quella della recensione, che ci getta nella massima perplessità. Bisognerebbe essere uno degli studiosi più eruditi di storia antica, un archeologo dei più profondi, per redigere un rendicon to quale si meriterebbe l'opera del colon-. nello Gigliarelli. Ma a noi tali qualità fanno compiutamento difetto . e per quanta diligenza vi ponessimo, non riusciremmo mai a porgere un'idea, sia pure pallidi.ssima, del reale valore del libro: valgano , perciò, i brevi cenni che qui ·esponiamo, ad informare unicamente intorno al contenuto del medesimo.
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Come è ·facile immaginare, la nostra attenzione si e soffermata in special modo sugli avvenimenti mili tari svolti si in Perugia nel 18591860 e che dal Gigliarelli - come non potevano a meno d'essere -'sono minuziosamente narrati. Importanti sono i particolari, ai più poco noti, ch'egli fornisce intorno alla rivoluzione compiutasi p acificamente il 14 giugno del 1859, per opera specialmente del colonnello Guardabassi, e per la quale le autorità e le truppe del Papa abbandonarono la città e fu i stituito un governo provvisorio che offrì la dittatura al Re Vittorio Emanuele. E _non meno dettagliata e perciò interessantissima, è la narrazione della tragica giornata-del 20 g iugno (1859), nella quale gli Svizzeri capitanati dal colonnello Schmidt ripresero possesso di Perugia e la . saccheggiarono, commettendo ogni sorta di ecDessi e di cirrori, giornata che torna a massimo disdoro del governo pontificio , il quale aveva dato incari co allo Schmidt ~ di ricuperare
186 BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI le provincie alla Santità di N. S. sedçtte da pochi faziosi, raccomandando RIGORE perchè servir potesse d'esempio alle altre provincie ... e dandogli facoltà di far decapitare quei rivoltosi che si fossero rinvenuti nelle case e risparmiare al governo le spese, fac endole ricadere siii cittadini. Ma anche a grande vergogna dello Schmidt che aveva promesso il saccheggio ~ donde poi vennero le stragi - ed anche , dei suoi soldati, perchè, come dichiarò lo Schmidt stesso, al Lattanzi che lo pregava di risparmiare il saccheggio, « con questa sola'; speranza ho potuto condurre le truppe fin quì ». · 1\fa al 20 giugno 1859 doveva succedere il 14 settembre 1860, nel quale giorno le truppe italiane s'impadronirono di Perugia, fecero prigioniere tutte le milizie papaline e posero termine al dominio pontificio. L' autore vi consacra molte pagine, narrando oltre all'attacco generale de' soldati italiani, molti episodi, citando infor.m azioni avute da testimoni oculari, e così via. Così questa importante parte del libro, che con tanti particolari espone i fatti memorabili di Perugia del giugno 1859 e settembre 1860, viene a costituire un serio ed ampio contributo alla storia di quei tempi gloriosi, malauguratamente poco o punto conosciuti dalla generazione presente. A proposito, anzi, della capitolazione clelìe truppe pontificie dello S"chmidt, avvenuta nel pomeriggio del 14 settembre l'autore porta in appendice due documenti (ch'ebbe troppo tardi per collocarli al loro posto) i quali stabiliscono in modo esauriente che la bandiera bianca fu fatta innalzare per ordine del generale De Sonnaz, e pertanto riducono a nulla l' affermazione di quanti sostennero e seguitano a ·sostenere che la bandiera bianca fu alzata soltanto dalla parte degli Svizzeri. Il primo documento tolto dal Giornale di Roma è uno : Stralcio di rapporto sulla. resa di Pe1·iigia del generale Schmidt all'eminentissimo cardinale di Stato, in cui, fra l'altro, è detto: « Tuttavia fu il loro comandante (delle truppe regolari piemontesi) che mi chiese di far cessare il fuoco, ciò che gli accordai ». L'altro è parimenti uno: Stralcio di rapporto del genemle De Sonnaz al generale Fanti. In esso il De Sonnaz scrive: «... Il generale Schmidt ·colle sue truppe trovandosi in tal modo completamente circondato, spedii all'E. V. un mio aiutante di campo, ed a fine di evitare una inutile effusione di sangue risolsi di aspettare il resto della mia divisione, che sapevo a poche ore di distanza. « Ad un tale effetto feci innalzare la bandiera italiana per parlamentare » . L'autore avverte ancora cha.,anche nel rapporto del comandante il 1° reggimento granatieri, scrit to a Santa Maria degli Angeli il 16 settembre 1860, si ri pete la stessa cosa, come risulta dall'Archivio storico del Risorgimento iimbro, anno IV, fase. 1°.
*** Valga il presente rendiconto, sommario e manchevole - ne conveniamo pei primi - a richiamar l'attenzione dei nostri ufficiali sul magistrale lavoro dell'egregio colonnello Gigliarelli. Al quale tributiamo il nostro più caldo encomio ed ·auguriamo che la sua.
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opera, frutto di tante fatiche e tanto studio, oltre ·quella lieta ac~ coglienza che non gli può mancare, trovi la più larga diffusione possibile fra t utti gli .studiosi, militari e non militari. G. FERLITO BONACCORSI, capitano nel 90° fanteria. - Il generale Tiirr apostolo di pace - commemorazione letta al Circolo militare di Catania, il 5 luglio 1908. - Pubblicato a cura de « L'instituto » . La bell;:i., grande e caratteristiea figura dell'illustre generale, che tanto amò l 'Italia, cui dedicò per gran parte della sua vita, il suo braccio, la sua mente in guerra ed in pace, che fu l'amico di Garibaldi, di Vittorio Emanuele II, che fu intermediario politico fra, i Sovrani di quasi tutta l'Europa, che tanto oprò pel bene dei po· poli e per la pace, che, insomma, eccelse per virtù militari, civili ed umanitarie, è abilmente ritratta, con elevatezza di pensieri, con scintillio di for ma. Peccato che l'autore, dettando così belle pagine, non abbia compreso come le sue frecciate contro i vecchi generaloni piemontesi, il Durando e il Lamarmora, fossero proprio fuori di posto. P AOLO BoTTARI, capitano. - lllanualetto di tattica - Servizi di esplorazione e di sicurezza :- lllarce - .A.d uso degli allievi ufficiali di com1>Iemeuto. 6• edizione. - Casale, ti po grafia operaia, 1908. A suo tempo abbia:mo fatto una breve recensione di questo rimarchevole Maniwletto, mettendone in rilievo il pregio, l'ut ilità. Ne segnaliamo ora la ti• edizione, la quale, come le precedenti, è redat ta conforme al programma in vigore, tenendo per guida l 'analogo manuale del corpo di stato maggiore (edizione 1905) ma è messa al corrente coi nuovi regolamenti ed istruzioni militari e colle varianti apportate agli stessi regolamenti ed istr uzioni fino al gennaio 1908. L'essere il manualetto giunto alla 6' edizione è la ·p rova più evidente della · sua bontà: ce ne rallegriamo coll'egregio autore. PAOLO ORLANDO, ingegnere, presidente del comitato « Pro Roma marittima ». - Il porto marittimo di Roma nella ricorrenza del 1911. - A cura del comitato· Pro Roma marittima, piazza S. Nicola de' Cesarini, 3, Roma, 1908. L'opuscolet to contiene la oella conferenza tenuta dall'ingegnere Paolo Orlando, alla presenza di S. M. il Re il 19 dicembre 1907 nell'aula magna del Collegio Romano, a favore del porto marittimo di Roma. La lettura della conferenza non può non interessare quanti aman.o la grandezza di Roma e dell'Italia. L'Orlando porge dapprima esatte informazioni sulle tappe principali percorse dal 1904, in cui fu lanciata la prima idea, in poi , dal progetto di ricongiungere R oma al mare mediante un porto costiero sulla spiaggia tirrena ed un canale t erminante presso. la città in una o più darsene commerciali. Discorre poi a lungo della legge promulgata nel luglio dello
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scorso anno, il cui articolo 11 facilita la costru~ione della ferrovia elettrica per Ostia e pel mare e l'impianto del sobborgo alla costa; propugna infine vigorosamente l'esecuzione dell'intero progetto so stenuto dal comitato di cui è presidente e cioè l'ese9uzione del canale di congiunzione della città al mare e del porto marittimo di Roma, citando quanto in casi analoghi si è fatto all'estero e analizzando il problema sotto i vari suoi aspetti: finanziario, tecnico, commerciale. L'Orlando, in conclusione, insiste ed in base a validi argomenti, perchè non ci si limiti alla costruzione della ferrovia per la spiaggia e del porto costiero, ma ci si prepari fin d'ora a costruire contemporaneamente il porto interno di Roma. Se esatti sono i calcoli esposti dall'Orlando - e non è lecito . dubitarne, - e cioè se la costruzione della ferrovia elettrica importi la spesa di 13 milioni e di altri 11 quella del grande viale, e che il canale marittimo e la darsena· di S. Paolo costeranno 25 milioni, non si può non convenire coll'autore che « la spesa complessiva di 59 milioni di lire per la completa trasformazione marittima di Roma è pienamente giustificata anche dal ristretto concetto del semplice tornaconto ». · Noi non dubitiamo della riuscita del progetto esposto dall'Orlando: è questione di tempo, ma questo vogliamo lusingarci sia il più breve possibile, poichè, se vi è cosa che non può a meno di sorprendere è questa: che in quasi 40 anni dacchè Roma è la capitale d'Italia, nulla siasi ancor fatto al riguardo. OLINTO LUGLI-GRISANTI, colonnello. - Paesi e battaglie. Ricordi di viaggio. Con schizzi illustrativi. - Milano, Casa editrice L . F. Cogliati, 1908.
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Sono, come giustamente dice l 'autore, ricordi di viaggi,· che furono da lui compiuti in due diversi momenti della sua vita: nel :fiore della gioventù appena uscito dalla Scuola di guerra, e nell'età matura. Nel fatto sono dei bozzetti generalmente ·bene riusciti, che present ano varietà formali a seconda del tempo in cui furono compilati, servendosi di note ed impressioni buttate giù in ferrovia, a bordo delle navi, nelle stanze d'albergo, sicchè conservano tuttora la freschezza e l'impronta di cosa vissuta. Alla prima serie - li chiameremo così-appartengono i bozzetti: A Worth, Solange (Rezonville), Una se1·a a Seclan, Waterloo. In essi alla descrizione molto sommaria e più o meno esatta dell'andamento della battaglia, l'autore fa seguire il racconto di episodi pietosi, che sono scritti col cuore. La seconda serie comprende i bozzetti; In Scandinavia che è un'e• stesa ed interessante descrizione di quel paese, Una rassegna militare a Madrid, Ferma in posta, che sono dei racconti faceti. Il Palio a Siena, Vienna e Buda Pest ; note sulla famosa corsa che annualmente ha luogo a Siena, e sulle due capitali austro-ungariche. In conclusione, astraendo dal titolo troppo pomposo di Battaglie e Paesi, e dalla parte militare che lia ben poca importanza, _è opu-
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scolo scritto bene, che si legge con piacere, ed anche con utilità , in: particolar modo il viaggio nella Scandinavia, e che talvolta commuove. JosEPHREINACH, Député Rapporteur de la Commission de l'Armèe - La Réorganisation ile l' Artillerie. - Paris, Charles-Lavauzelle, 1908. Come è noto, il ministro della guerra, on. Picquard, , presentava alla Camera .dei deputati, il 30 novembre 1907, un progetto di legge relativo alla costituzione dei qnadri e degli effettivi dell'esercito attivo e dell'esercito territoriale. La Commissione dell'esercito, alla q~ale fu rinviato il progetto, lo sottopose all'esame .prelim~nare di una sotto-commissione incaricata di farne uno studio particolareggiato. E quest'ultima in s_eguito a lu_nga discus~io~e gen~rale, ,decise che si dovevano esamrnare dappnmalequest1om relative all artiglieria, poichè l'aumento della medesima era la caratteristica principale di quel disegno di legge. Fu in conseguenz~ propost_o all'on. ministro di stralciare dal progetto l'art. 5 relativo all'artiglieria, ciò che fu accettato dal ministro. . . La presente pubblicazione è appunto la rela~10ne com~ilata dall 'on. relatore della Commissione dell'esercito Grnseppe Rerna~h - ch'era stato anche uno dei vice-presidenti _della sotto-commissione sopradetta - intorno all'art. 5, concernente l'aumento e riordinamento dell'artiglieria. La questione dell'artiglieria campale da parecchio tempo _ag~tav~ la Francia ed aveva sollevato un vero grido d'allarme nei circoli militari e politici. Nell'urgente necessità di aumentare l'artiglieria convenivano tutti, non potendosi lasciare il corpo d'armata fra~cese con 92 pezzi, mentre il tedesco ne aveva 144, ~ la batteri~ francese provvista soltanto, sulla linea di fuoco,. di 1248_ colpi (28,704. per corpo d'armata) di fronte ai 1396 e 33,104 colpi della batteria e del corpo d'armata tedeschi. Ma in qt°\ale misura, e coll'applicazione di quale sistema, si doveva procedere a tale aumento 1 . . . . . Al quesito principale, intorno al quale le op1mom _erano una_mm1, venivano quindi ad aggiungersi altre e non meno importan~i _questioni sulle quali si fecero manifeste notevoli discrepa~ze di i~ee. Son tutte queste questioni che l'autore esamina e svIScera m~nutamente in un elegante volume di oltre 300 pagine, fornendo ricca materia di studio e dati importantissimi. CHARLES CHAUMET, Député de la Gironde, Rappor~e_ur ~n- ~udget de la Marine.--, La crise navale. - Paris, Libraine m1htall'e R. Chapelot et C'• 1909. Come il libro del Reinach - di cui· sopra - anche questo dell'on. Chau~et non contiene che l(relazioni da lui compilate sui bilanci della marina del 1908 e 1909. Queste due relazioni sono due studi completi sulle condizioni della marina militare francese; ambedue sono informate allo stess? principio di: « tutto subordinare alla preparazione del combatti-
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190 BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIOD~CI mento navale» ed ambedue mirano al medesimo ~copo di ottenere: « la riforma organica della marina». L'autore, con ammirevole coraggio, constata l'inquietante decadenza della forza navale francese, ma dimostra anche « che dipende da noi il lasciare aggravarsi una crisi fra poco mortale, o di ridiventare una grande potenza marittima». In tutte e due le relazioni egli domand.a la nomina di una commissione extra-parlamentare, composta da poche persone competenti - scelte in gran parte fra gli ufficiali di marina - ed incaricata di fissarne l'ordinamento, e, cioè, di proporre quale debba essere la costituzione della flotta, da determinare poi per legge. Importante è la relazione sul bilancio per l'anno 1908, ma è uno studio d'insieme; quella invece pel 1909, pur insistendo sugli stessi pnn~i, sulle stesse proposte, è di gran lunga più importante, specie per noi, imperocchè mette a nudo le reali condizioni della flotta, e i difetti dell'ordinamento e dell'amministrazione, come chiaramente risnlta anche dalla sola enunciazione dei titoli delle tre Parti, che la sostituiscono. La prima Parte è intitolata: La flotta sulla carta - La nostra forza reale. In essa l'onorevole deputato termina col dire « che la marina possiede soltanto un piccolo numero di navi aventi un valore militare reale, che queste navi non hanno la loro forza al completo, che 80~0 sprovviste di ricambi, e mancano degli approvvigionamenti necessari, persino dei proiettili; che, infine, i porti principali, Tolone e Brest, esigono costosi ed immediati miglioramenti». E frattanto il bilancio, che nel 1889 era di 183 milioni, è salito dieci anni più tardi a 304, ed è oggidì di 320 milioni . « Qual contrasto - egli conchiude - fra le spese consentite ed i risultati ottenuti! ». La seconda Parte - Le economie 'possibili - s'occupa ·di molte questioni speciali, le quali tutte, secondo l' autore, mettono in evidenza la necessità, l'urgenza, della riforma organica da lui chiesta. La terza Parte, finalmente -::.. Le flotte mffrontate - Il nostro avvenire militare, porta un esame minuzioso di raffronto fra le flotte inglese, tedesca, americana degli Stati Uniti, francese, giapponese, colla loro situazione determinata in base ai loro programmi dicostruzioni nuove, dal 1910 al 1920. In definitivo, un libro che porge le più dettagliate notizie sulla marina militare francese, e non può non interessare ogni persona colta. EUGEN STRNAD, redattore del 'Pageblatt di Presburg. - Reminiscenzen aus der Occupation Bosniens und der Herzegowina. - Anlasslich der 30 J ahreswende. - (Ricordi dell'occupazione della Bosnia ed E1·zegovina, nell'occasione del 30° anno della medesima).Pozsony, tipografia della società letteraria cattolica, 1908.
È pubblicazione d'attualità, non solo per la ricorrenza del 30° anno dall'effettuata occupazione, ma ancora per l'annessione della Bosnia ed Erzegovina all'impero austro-ungarico testè compiuta. L'autore, che nel 1878 prese parte a quella campagna quale combattente, nel 7° ur,1sari addetto alla 20~ divisione comandata dal te-
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nente generale conte Szapary, ha voluto ricordare la bella condotta tenuta in quell'aspra lotta « contro un popolo selvaggio, :endicativo fanatizzato fino all'inumanità » dalle truppe austriache le quaÙ ebbero a sostenere improbe fatiche, quasi giorn~lie~i com~attimenti nelle situazioni le più difficili e soffersero perdite rngenti. L'autore espone l'andamento della campagna giorno per giorno e , per la narrazione degli avvenimenti militari si è giovato della nota opera « L'occupazione della Bosnia ed ~rzegovina ~> dello stato maggiore austriaco, di quella dallo stesso 'titolo del d1rettorE1 dell~ stabilimento geografico Holzlschen Vincenzo v. Haard, e de' propri ricordi· ciò che significa aver. egli attinto alle fonti più autorevoli. Nel fatto l'opuscolo è molto interessante pel militare il quale, relativamente in poche pagine - 151 di medio formato - è messo al -corrente delle storia politico-militare che condusse l'Austria-Ungheria all'occupazione ed all'annessione di quei. paesi dei _Bafoani. E non a torto vi son messi in rilievo i sagrifici e le perdite_sostenute 'dalle truppe austriache, poichè per condurre a terminè vittoriosamente l'oecupazione essi ebbero: morti: 36 ufficiali e 832 uomini · feriti: 111 ufficiali e 3553 uomini; dispersi 3 ufficiali e 265 uomi~i; ossia, in totale, una perdita di 150 ufficiali e 4650 uomini di truppa. . . . . . Per quanto ha tratto all'annessione, v1 sono nportati 1 testi delle ormai storiche lettere dell'imperatore Francesco Giuseppe al barone v. Aehrenthal, al dottor vVekerla, al barone v . Beck, al barone Buriàn, e del proclama al popolo della Bosnia ed Erzego:ina. . In conclusione: una pregevole pubblicazione, scntta - si capisce-:- dal punto di vista àustriaco, aliena, p~rò, da .considerazioni politiche, mirante principalmente, e con ragione, a ncordare le fatiche sostenute, e .il valore dimostrato dalle truppe, e che vuole essere designata come una buona monografia storico-militare della occupazione ed annessione della Bosnia ed Erzegovina. Una carta che è un pregevole lavoro dello stabilimento Freytag e Berndt, della Dalmazia, Bosnia ed Erzegovina, alla scala di 1: 900,0QO, è unita al volume. FRANZ BINDER, tenente 13° reggim.e nto fanteria ed istruttore presso l' i. e r. scuola dei cadetti di fanteria in Innsbruck - Lose Kapitel ans dem Waffen nnd Solliesswesen.Als nacschlagebuch, fiir Offiziere aller Waffen und als Lernbehelf fiir Militarbildungsanstalten. (Capitoli staccati sulle armi e .ml tiro . Libro da consultare per gli ufficiali di tutte le armi e manuale per gli istituti militari d'istruzione). - Innsbruck, tipografia Wagner dell'Università, 1908. Lo scopo che si è prefisso ,il tenente Binder colla compilazione di questo pregevole manuale, fu quello di giovare; principalmente, agli ufficiali di fanteria e di cavalleria, nellò studio delle singole questioni riguardanti le armi ed il t iro. Detto scopo fu interamente raggiunto, e raggiunto in tal mod-0 che noi non esitiamo a dire, che non conosciamo altro libro del genere e di mole simile - sole 351 pagine - che sia più complet0.
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L'autore non solo ha preso in esame tutto l'immenso campo delle armi da fuoco e del tiro, ma anche seguito un ottimo metodo: quello, per quanto fosse possibile di ±'ar sì che ogr.i singolo capitolo approfondisse compiutamente il tema preso a svolgere, diguisachè, sia per l'ufficiale sia per l'allievo, fosse esclusa qualsiasi necessità di dover ricorrere ad altri libri. L'autore, in~ltre, ha il grande merito di aver saputo scrivere di argomenti talvolta abbastanza difficili con un linguaggio di semplicità e chiare!lza notevoli e con stile facile, per modo che la piena intelligenza del testo non presenti difficoltà anche per chi non abbia grande famigliarità coll'idioma tedes~o. Aggiungono singolar pregio al volume le ~6 tavole allegate con 172 :figure. È un iibro compiutamente r iuscito ed utile, senza alcun dubbio, anche per i ~ostri ufficiali ed i nostri isti_tuti militari. I no.s tri rallegramenti al tenente Biu'der. MAXIMILIAN CsICSERICS von BACSANI, colonnello di stato maggiore. - Unser nenes Feldgeschiitz. Seine Leistungs falligkest und Verwendung· im Gefecl1te, erlii11tert an taktiscllen Anfgaben. Ein Versuch aufGrundlage rfer Erfahrungen bei der kaiserlich russischen Armee indèr Mandschurei 1904-05, 3 Heft. Aufgabe n. 4 und 5. Mit. 7 Kal'tenbeilagen. - (Il nostro niiovo cannone da campagna. Sua potenzialità ed impiego nel combattimento chiariti in temi tat-;tici. Un saggio basato sulle esperienze dell'esercito russo nella Manciuria del 1904-05. Fascicolo 3°. Temi 4° e 5° con allegate 7 carte). - Vienna, Seidel e :figlio, 1908. Sapevamo di questo rimarchevole studio del colonnello Csicserics - già addetto militare austriaco presso l'esercito russo durante la guerra della Manciuria - che viene pubblicato in speciali supplementi dalla Rivista militare dello Streffieiir, ma non avemmo la fortuna di aver· fra le mani i primi due fascicoli. Il fascicolo 3° testè pervenutoci, è ben fatto per richiamare l'attenzione dei nostri ufficiali. Il titolo dell'opuscolo è abbastanza lungo; in compenso basta esso solo a, dar contezza del suo contenuto e degli intendimen't i che hanno spinto l'autore alla compilazione del med.esimo. L'egregio colonnello austriaco, adunque, mediante due •temi tattici applicati al terreno, a partiti contrapposti, il 4° ed il 5°, tende a porre in evidenza la potenza e l'impiego del cannone moderno campale, a seconda del terreno e della situazione tattica. Il primo tema si svolge nei pressi di Komorn, ossia su di un terreno che permette di trar profitto dell'enorme gittata ed efficacia del proiettile da campagna, e, in conseguenza, a far rilevare la sua grande impor~anza. Il secondo tema, per contro, tende a provare che l'importanza del cannone odierno è di molto diminuita .allorchè si tratti di terreno coperto e molto frastagliato, quale è a mo' d'esempio, il terreno ita-
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liana della nostra frontiera orientale. Ed è appunto tale terreno ·e precisamente la zona Villesse-Cervignano-Pieris --:- che è il campo d'azione di questo tema. Il quale ha per supposti:
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pel partito ovest (italiano) che il 1 ° e 2° corpo d'armata prendano l'offensiva contro il nemico che sta compiendo l'adunata sul1' Isonzo inferiore, e cioè il 1° corpo · da Palmanova, direzione Gra.disca, il 2° corpo al nord del 1 ° per Cormons sopra Gorizia; pel partito est (austriaco) che sull'Isonzo inferiore sono schierati, il 3° corpo d'armata presso Gorizia e Cormons, il 4° presso Gradisca est-sud, i quali informati dell'offensiva nemica muovono subito al contrattacco, il 3° corpo sopra Cormons ed il 4° su Medea. Nonostante che il S'Upposto prenda a considerare dei movimenti d'armata, nel fatto il combattimento è limitato fra brigate miste contrapposte, e durante lo svolgimento del medesimo, l'autore con molta abilità sa immaginare parecchie situazioni, l'una affatto differente dall'altra, per aver l'occasione di discorrere del differente mpiego a farsi dell'artiglieria. Ben s'intende che il partito ovest è respinto; ciò, però, ha nessuna importanza, quello, per contro che è assai importante è l'impiego fatto dell'artiglieria, nonchè le' osservazioni e considerazioni formùlate dall'autore. A noi duole di non poter compilare un ampio riassunto del tema 5', ma senza l'aiuto della carta è impossibile rendersi conto dei par. ti_colari presi ~ disamina, e che è ciò appunto che costituisce il preg10 dello studio del colonnello austriaco. . Il Csicserics ha evidentemente riportato dalla guerra russo-giapponese l'impressione della massima importanza da accordarsi all'artiglieria; quanto egli espone ai'riguardo gli è dettato da ciò che personalmente ha veduto, e che talvolta, quale esempio, egli ricorda. . In ogni modo questo terzo fascicolo del suo studio, se altamente mteressa gli ufficiali austriaci, ha, sènz'alcun dubbio un non mi. ' nore mteresse per gli ufficiali nostri, ai quali, in particolar modo lo segnaliamo. ·
Drn KRIEGSMARiNE GROSSBRITANNIENS. - Organisatoriscl1e Studie. Mit 4 Beilagen. (La marina militare della Gran Brettagna. Studio d'organica). - Vienna, Seidel e :figlio, 1908. Questo studio fu pubblicato nei fascicoli 5° e 6° della Rivista dello ed ora, per cura della stessa Rivista ' vede la luce . . Streffieur, . nu~ito 1:1 volume. A suo tempo, nel breve rendiconto di quei fascicoli, abbiamo detto ch'era lo studio più completo fatto finora sulla marina militare inglese. Ora, te~~ndo _conto della piccola mole dél lavoro e dello scopo pra~ico prefissos1 dall'autore di limitare lo studio alla questione orgamca, non potremmo ripetere che il giudizio già espresso.
B.D.
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ANNO LIV,
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEl PERIODICI ,
perche possano intuire· i pro p osit" . ovmarne . 1 ed rnd 1. procedimenti str.ategici.
Cam11ana ruso•japonesa. - Memoria que eleva al Exm. Sr. general lEFE del estado major central del esercito, el coronel · D. Lmz FERNANDEZ DE CoRDOV A Y REMON Z,rnco DEL V ALLE marques de Mendigorria Iefe de la comision militar espanola agregata al esercito ruso - Madrid. - Establecimiento Tip. De J!'ortanet -1908. Testo pagg . 403; Diario pagg. 148; Atlante.
. Nota prima l'A. che, durante la cam a n , ' s1 osservarono nel combatt' t P g a dell estremo Oriente 1 l d 11 imen o a cune nuove m d l't' ' pa e e e quali può considerars. l' t . . o a i a, princibattimento. Si dimostrarono 1 d'es _ens1one dei fronti di com.s missione deo-li ordini e 1 dl:utre_b i _smgolare importanza la trae, a is n uz10ne della t ruppa, come pure 1asce1ta delle posizioni.
Questa importante pubblicazione che non è in commercio, è venuta in luce per opera dei fratelli del colonnello De Cordova defunto, entrambi ufficiali, che l 'hanno completata con il concorso del capitano di ar tiglieria D. Pedro Jevenois y la Bemarde (che fece parte della missione) e che la pubblicano previ_a sovrana autorizzazione.
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Riass~mendo scrive: I. E _n ecessario che i capi -di stato m . . . . molto resistenti alla fatic N 1·1 . ~gg10re siano g10vam e · d a. eg aspiranti all 1 s1 avrebbe ricercare una s eciale . . a __scuo a di guerra .con appositi esperimenti qu~le 1rtt11~drne ~sica constatandola stenza esigendo , appena compiuf ue 1 tompue marci e di resibrale. La g uerra mancese h d ' e, 1 nsu tato di un lavoro ceree lo sforzo mentale cui sono asot~mosttt\che il lavoro, la fatica, giore è superiore a qual opos _1 g i ufficiali di stato magII O . unque concepimento · gm capo di stato ma · i · , destrina molto nell'equ·t . gg ore possegga due cavalli. s'ad1 az10ne. · Occorre una pratica fre uent .. delle diverse truppe per conoscer; a fon~: rmnov_ata ~el co_mando IV. Necessita uno studio a tat~1?a d1 ogm arma. vari sta~i, e dei vari eserciti. profondo della politica mond}ale, dei
·i° .
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Sarebbe cosa assai difficile dare unlidea abbast an·za chiara di questo libro senza addentran1i in particolari, cosa questa pressochè impossibile dovendo mantenersi nei ristret ti limiti di una recensione. Ma è certamente opportuno rilevare come, e per la do· vizia di notizie, e per la somma di osservazioni , quest'opera sia della più alta impor tanza. Ed è important e anche per il modo secondo cui è redat ta e per i riferimenti sui quali si afferma. I primi quattro capitoli trattano di quanto fece l a mi ssione, dirò così nel campo diplomatico, a Pietroburgo e lungo ,il viaggio, per recarsi sul teatro di g uerra. Sono riferite inter viste con uomini politici, principesse r eali, uomini di g L1erra; impressioni; notizie sull'esercito russo ed ogni cosa ha la sua r eale importanza e lumeggia assai bene l'ambiente. Gli alt ri capitoli fino al XVIII trattano dello svolgimento della campagna. Il XIX abbraccia un riasdunto di essa: il XX tratta infine di considerazioni generali nell'impiego delle tre armi.
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E utilissimo modoV.che all'inizio didi aver un serv1z10 cart ografico plasmato in d 1 , . una campacrna si poss d. .b e teatro di operazione a tutti a b . . . • ano istn uire carte cito. Consigliabili le carte d' ' ~h ufficiali e g raduati dell'eser.compilazione degli ordini d. mlsieml e 1 a 500.000, quelle per la . VI . . i sca a a 50.000. . La mobilitazione prevista fin dal . fettuarsi rapidamente soltanto . . . t empo d1 pace può efbuone vie di comunicazione e s~ s1 ' 1:u? ~are assegnamento su se 1 serv1z1 d1 req · · · f f . . ms1z1one unzionano bene. Necessario perciò f VII N b t are requent1 esperimenti . . on as a per trasportare un . cor d. .. <li treni, occorre avere buon t d . . . po . i ese~c1to disporre . VIII. Controllare a lre e 1 ~ian1 cancaton. . spesso e velocità di · d ll -On d e evitare gli errori eh e f ac1·1 mente si co marcia · · e 1e colonne . X. Utile adottare 1·1 • . t mp1ono nei ca coh. dì I . s1s ema russo di fo 1 . 1· marcia e di combattiment ( , d rmu an per g i ordini X. I carri cucina si son: d _ne e a~o ~n esempio). per lo stato maggiore. 1mostrat1 d1 un grandissimo ausilio
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Sorvolo, per le anzidette r agioni, su quest i capit oli e mi soffermo invece sulle conclusioni dell'opera. Considera l 'A. cµe, per quanto sia difficile e prematuro trarre delle conseguenze tattiche dalla guerra, nondimeno molti apprezzamenti scaturiscono dall'esame degli avvenimenti, e sopratutto dalle operazioni e dai combattimenti cui ha presenziato. Riferendosi allo stato maggiore, che ·deve pensare alla direzione delle operazioni, all'organizzazione degli elementi che la integrano, e deve tendere a coordinare gli sforzi } i ogni elemento occupandosi dell'organizzazione, della strategia e dell'azione tattica, rileva che, se lo stato maggiore russo fosse stato ben convinto dello spirito offensivo, tattico e strategico dell' esercito nipponico, non gli a.vrebbe certamente attribuito il proposito· di permanere in ·Corea sulla difensiva. Così lo studio dei procedimenti seguiti dai generali · giapponesi Oyama, Oki, :Nodzu nella campagna del 1894 avrebbe contribui~.o non poco a far intuire quali sarebbero stati i loro pro· posi ti. L'esperienza dimostra che è indispensabile che gli ufficiali di stato maggiore conoscano bene le personalità milit ari straniere,
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XLdiSperimentare fronte squadra sen se s1· po~sono . far marciare le truppe su ~copo dì ridurre le' pro;oansd~tvàercdhl1lamente stancare il soldato, allo e e colonne 1 XII · N ecessario ed indi · terreni difficili per abituar ~ren;ab1le e~ettuare marce notturne in XIII. Ricorrere all' e 1 :o dato a vmcere qualsiasi difficoltà. accan onamento quanto più è possibile.
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p assando a considerazion · 1* *·. torno alla fanteria. E i _re ative alle varie armi l'A. nota ini a tt·ica in Russia si. differen « samrnata l' ~:;,;ione . d1' quest'arma, la cui . zia assai poco da quella delle altre
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBR I ' DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
. acil~tà con cui le compagnie passano_dalla. fanterie, se ne togh er sezione o per quattro, accenna ~1 prmcolonna normale, a que_ p t relativamente all'istruzione ». cipali problemi che s1 presen ano . . .
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E cioè: . . imo tem O all'istruzione md1v1duale 10 Occorre dedicare il malss . . pd appare conseguentemente tta al a guerra e . d Per preparare truppa a l'fi . t te Semp 1 care 1. regolamenti tattici toghep. O· cosa molto impor an ·. di manifesta utilità. . . . tutto quanto non appaia . 1 t re dedicarsi agli eserc1z1 di 2• Terminata l'istruzione e ~men ~ ' . combattimento effett_uando fu~ch1 ~·ea;g1.gi sul campo di battaglia di . ll ttivo apparisce 1n ,, . 30 Il i'mportanza tiro co e . quello m . d'1v1 _. d uale·. occorre risolv~re 1 sed1 . magg10re . . guenti p~obl~m1: . uando la truppa nascosta non vede iL a) d1rez10ne _del tiro q_ ·n uerlo con. il binoccolo; . bersaglio e l'uffi?iale può disti [io e cambio dell'obiettivo quando b) desig naz10ne del bersag .
· . e studio delle variazioni. che gh i soldati non ·i·t· lid vedono; 1· scopi. aus1·1ian e) ut1 1 a eg ~ t· · · t ducono ne1 iro e nel cambio degli scopi. 1 · angoli di s1to m ro . . d 11 , 1 0 scaglionato nel a sezione. 40 Consigliabile l'1mp1ego e ~ z ' mandino le proprie se-. h 1. subalterm non co . . 50 Convemente c e . ivamente alla. direzione . . 1 fuoco e si dedichino mvece esc1us
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ed all'osservazione de~ te1:1 tirod en ti ad escogitare nuovi procedimenti 60 Compiere stnd1 . per il puntame~to co~lett1v?. lsiasi esercizio, discussione con in7• Critica immediata d1 q~a h ·1 d 'rettore deve riassumere e. . à di tutti i presenti, c e i . i tera . hbert ·a opinione ragionata. . . completare con la propri 1 d. b ttaglione iniziare quella d1 regg11 30 Terminata la scuo a i la 11 del reggimento, che vi farà ·1 ando del co onne o . . . . mento sotto 1 com . . batterie d1 art1ghena. l' . di una o vane . (d'1 ogm. d'1concorrere az10n~ . d 1 c;mandante di artiglieria 90 Sotto la d1rez10ne e . . . izi di munizionarµento. i anno compiersi eserc . visione) dovrebbero ogn . . t à effettuata dal comandante. Quest'istruzione sul regg1mendo ~ar e quello d 'impararè comel · io . ev tuttavia lo scopo de l' eser?1z . esser ·. al parco· mobile insegnan d o la colonna reggimentale _si m:~1z1om . tutto il meccanismo del s1stem ' d. esperimenti mantenere al cor- 100 Per mezzo di conf~renzele 1 t· stranieri come pure facen-. 1· . t o a1 rego amen l , . 1· rente gli ufficia 1 m orn . h d. tiglieria famigliarizzar 1 con doli assistere alle scuole pra_t1c de_ 1 a~ ttf'e della influenza del ter-lo studio relativo all'efficacia. e1 pr01e tt · po-reno per so rars1· ai loro . effetti. h t bbe chiamarsi· superiore, 11 o Questa istruzione, c . e po r_et _. n1· combinate cui potrebbe trebbe- terminarsi. uti·1~en t e con eserc1 az10 . * P artecipare la cavalleria.
* i randi problemi che ha pos t o . *che Circa la cavalleria l'A. scrive ? uenti. . 1 mancese sono i seg . 11 in evidenza a gue~ra . ' lleria del numero e de a com1 o Come potrà mformars1 la ca~a te si coprono di una fitta. quan o ques . ·one delle forze nemiche, pos1z1 ,.
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Tete di gran guardie di fanteri'a e cavalleria suscettibili ad essere .rinforzate in due ore· da u.n battaglione? 2° Come si può ,r imediare alla lenta esplorazione in montagna ? 3° Come provvederà, la cavalleria per guardare i fianchi dell'esercito? 4° Quale dev'essere la s\ua missione nel combattimento? Intorno aila missioµe della cavalleria nel combattimen,to rileva -che questa deve dividersi in tre nuclei distinti e cioè: a) cavalleria indipendente che, una volta incominciato il combattimento, deve spiegare il fronte della truppa e continuare sui :fianchi la sua missione di esplorazione e di avanscoperta; b) cavalleria addetta agli stati maggiori da impiegare nel servizio di scorta e di staffetta; e) cavalleria addetta alle divisioni ed ai corpi di esercito sulla cui missione corrono divergenze di op~nione. Circa l'armamento esprime il parere che la cavalleria addetta ai quartieri generali debba esser dotata di moschetto e sciabola; quella divisionaria di fucile con baionetta e sciabola, quella costituente le divisioni indipendenti, (un reggimento in ogni brig~ta con fucile, :con baionetta e sciabola e uno con lancia e pistola automatica). ·
*** Relativamente al genio l'A. nota che: « senza dubbio il corpo -degli ingegneri merita il pii:/. grande elogio e la sua riputazione si affermò completa nel· campo scientifico ed in quello militare» . I . *** Al principio della campagna si manifestarono riguardo all'arti.gl,ieria due tendenze : '
a} L'artiglteria è sufficientemente efficace per battere qualsiasi ,obiettivo del suo fronte se11za necessità di concentrare i fuochi. Per conseguenza è inutile formarla in unica batterja trattandosi di sostenere una posizione quando ognuna conosce il campo del settore -che deve difendere. È giusto poi non esporre che la parte sufficiente per cÌifendere il fronte, · conservando la rimanente in riserva. Da questa teoria scaturisce conseguentemente che si annulla il ·coman_do tecnico sul campo di battaglia, si dissemina l'arma e la si mantiene per la maggior parte inattiva. Il risultato di tale sistema - secondo quanto è avvenuto in Man-ciuria _:_ fu che le batterie furono distrutte facilmente. b) L'altra tendenza è questa: L'artiglieria è destinata a preparare fin dal principio il l'isultato decisivo del combattimento. Per -ciò ottenere è necessario di,1truggere la avversaria, e per neutralizzare la sua potenza morale e materiale è necessario porre i suoi pezzi sotto .gli effetti di un fuoco distruttivo ed irresistibile. E ciò non può ottenersi senza ricorrere al concentramento dei fuochi il che esige unità -di direzione, unità che si ottiene riunendo i pezzi in una sola batteria. Non si deve perdere di vista che l 'obiettivò principale che si propone l'artiglieria è quello di concorrere al risultato finale e decisivo del combattimento, la qual cosa si ottiene con il fuoco di fronte dei pezzi. Tuttavia necessita, nella maggior parte dei casi,
198 BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI , DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI · t !gente e combinato delle due armi ed allora l'arun mov1men o avvo ·f · ti lieria si comporta nel combattimento secondo le segue~~1 asi: . g 10 . t 1·one della colonna di attacco; 2° battere d mfila ta 11 pro ez . . . . r . enerale del nemico e le pos1z1om che s1 vog 10no conqmf ront e g 1 · t he l 'avver stare . 3° battere ed Qpporsi di fronte a mov1men o ~ · 't ta di opporre a quest'azione avvolgente e combinata. sano en . · t· sempre « Per raggiuno-ere questi risultati i Giapponesi pra ic~-rono . · la formazione dt'una grande batteria il cui fronte era ob:1qu~ rispetto lle linee nemiche ed il cui centro coincideva appro&s1mat1vamente a 1 . con il fianco che si voleva co pire». . . . . , hie altre considerazioni riflettenti 11 tecmc1smo dell a_rma . P· arecc d · t · · e di ar (batteria al fuoco, entrata in batteria, rego1e 1 iro, 1nserv_ ~ tiglieria) formano oggetto di disamina. Conclud~ndo, 1 A_· s0nve che. « È necess.ario per ultimo constatare che non s1 son~ v~ste dura_n~~ la campagna mancese evoluzioni di artigl,ieria, supen?~·1 alla umta_. · In generale l'artiglieria manovro poco. Marcio per gruppi, b a tt ena. d" · b tt · andando e da nesta formazione si passava a que11 a 11n a· ~na, m . separ~tamente quelle di ogni gruppo ad occu11are 11 proprio posto per la via più breve». *
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. Queste le principali deduzio~i ·d~ll'ope~a, che se~~iranno_ a dare un'idea della sua importanza, poiche non nfl.etton~ 11m~re~s10ne ed il convincimento di una sola persona, ma .quello di una m_tiem c?~missione che ebbe campo di vedere l'impiego delle vane armi m più di una contingenza ed iri. caso reale.
, *** Al testo va unito un diario (apunto s dia~·io~) il_ qual~ cor~e da~ 30 marzo 1904 al 2 di novembre. Questo diarlO gwrnahe~o i~ CUI ·1 colonnello Cordova annotava tutte le notizie e le i:npress1?m. che i d va ricevendo è di incontestabile utilità. t umta al diano la an a . . . . d ll'A riproduzione di 13 schizzi tracciah a · *** Un ricco atlante completa l'opera. È composto di 8 carte d'in: · d" 15 schi· zzi e di 29 schizzi a lucido da sovrapporre agh s1eme, 1 . . · · t· d 11' · . · d'"nsieme per esaminare 1 d1vers1 mov1men 1 e azione. seh izz1 1 t· · · d aumentano Tanto le carte, quanto gli schizzi, sono accura iss1m1 e Tenente EMILIO -SALARIS. . pregrn . d"1 ques t' opera. il Dott ARTURO CASARINI, ~ ~ c o . - La fatica nelli-~it~ militare. _ Memoria onorata del 1 ° p emio _al concorso . 1 en · d. · T tari 1902-1905 - Roma, t1 po grafia naz10nale per 1 me ic1 m1 l . 330 65 fi di G. Bertero 1908. Un volume in 30 di pag. con gure.
· i
Prezzo L. 6. Alla distanza di pochi mesi è il secondo volume ~be il tenente me.1co e asann1 · · · h a dato alla stamp'a , .e che al pan. del. precedente d malattie e gli in +'ort1mi nella vita militare, di cm a s~o tempo Le ' · · t vemmo occasione diJ occuparci in questa nns a, consegu;_· 11 1 ° preamio nel concorso Riberi fra 1. medici · · mi·1·t i an· d e l R . eserc1to e della R. marina.
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Trattasi di una completa monografia sperimentale sulla fatica del soldato, fatta nell'Istituto fisiologico della R. Università di Modena, coi sussidi più perfezionati della tencica e coi mezzì più delicati d'indagine, nella quale l'A., con un'accuratissima analisi delle ricerche eseguite dagli osservatori antichi e dagli sperimentatori moderni, nonchè delle indagini proprie completamente originali, viene a stabilire un concetto esatto della fisiopatologia della fatica in tutte le sue molteplici manifestazioni, dando prova di fine criterio, di una speciale pratica di laboratorio e sopratutto di conoscenza estesissima della materia, tantochè non gli è sfuggita alcuna delle cognizioni, anche di secondaria importanza. L'opera è preceduta da un'interessante prefazione, in cui è illustrato un graffito scoperto al Palatino nel Pedagogium e che rappresenta una rozza satira disegnata da un soldato romano contro le fatiche del servizio militare, ed è divisa in due parti: nella prima è studiata la fatica dei vari organi (muscoli, nervi, midollo spinale, cervello, sensi specifici); nella seconda è presa in esame la fatica delle funzioni, cominciando da quelle della vita vegetativa ( digestione, circolazione, respirazione, secrezione, calore, etc.), e poi analizzando le funzioni della vita di relazione (reazioni di moto, passo, marcia, attenzione, memoria, volontà). Assumono una speciale importanza e possono tornare di grande utilità anche per i lettori non medici i eapitoli riguardanti l'influen za della fatica nell'allenamento del soldato, l'azione dell'alcool e dello zucchero sull'esaurimento muscolare, la fatica dei muscoli respiratori in rapporto all'equipaggiamento, le ricerche sulla marcia, sull'attenzione, che rappresentano altr ettante osservazioni nuove ed originali. Nè l' A . si è limitato ad u\l'arida esposizione di ricerche scientifiche di laboratorio, ma sa efficacemente tener desta l'attenzione con un'opportuna erudizione storica e letteraria, che ne rende attraente la lettura. Aggiungeremo che il volume è illustrato da 65 splendide incisioni e che porta_ infine una ricchissima bibliografi.a, quanto di più completo si può pretendere in materia. Siamo sicuri che il lavoro del Casarini troverà larga diffusione, non solo fra la famiglia medica, ma anche fra tutti gli ufficiali dell'esercito, ai quali può tornare di grandissimo profitto. A. S.
La nuova Rivista di fanteria. Anno I, 15 novembre e 15 dicembre 1908, fascicolo V e Vl. I nostri soldati: pel capitano di fanteria LUIGI PARONI. - Dalla chiamata alle armi delle reclute, l ' autore trae occasione per esporre ottimi pensieri sul modo di trattare il nuovo soldato e, specialmente, sull'azione educatrice dell'ufficiale. Alpini e guardie di finanza; per 0RE&TE ZAVATTARI, colonnello 3° alpini. - L'autore, per dirla in poche parole, vorrebbe che alle guardie di finanza fosse affidato il còmpito della ·vigilanza alla
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frontiera mentre agli alpini si lascierebbero i còm piti speciali di esplorazi~ne di copertura, di difesa e di quelle altre operaz10m staccate ardite consentanee al loro ufficio, al loro ordinamento, alla natura della g~erra attiva sulle Alpi. 11 concetto è geniale, e se è possibile di tradurlo in atto, traendo così_ profitto delle nostre brave guardie di finanze, sarebbe un male 11 non farlo. La nuova Istriizione; pel tenente colonnello nel 15° fanteria LUIGI PAGLIONICA. - L'articolo è una critica abbastanza pungente del1' Istruzione per le marce e p e1· il servizio di esplor~zione e di siciirezza in campagna. L'autore, profondamente convmto che la tattica è « l'applicazioue del buon senso all'arte della guerra, o,_ se s1 vuole, ·al maneggio delhi truppe » critica prii:cip~lmente,. 11 continuo cambiamento dei regolamenti, che reputa mutile. Riflessioni sulla preparazione alle a1·mi della gioventù in Italia ; pel tenente colonnello FELICE SANTANGELO. - L'a:1tor~ nè ~~tende proporre un sistema complesso nè esporr~ qualche _1d~a _su:l 1mportante argomento, di cui nel titolo dell'articolo. Egli s1 limita ~ descrivere come, secondo lui, si presenti il problema. In conclus10ne, delineate benissimo le nostre•speciali condizioni -:;-- anche con un ottimo raffronto con quelle germaniche - il Santangelo dice con tutta ragione che noi dobbiamo curare più l'anima che il corpo del futuro soldato. Una premessa all'indagine storico-militare; pel tenente di fa~teria EUGENIO SUSANNA. - L'articolo breve ma bene elaborato s1 compendia in queste due conclusioni: che la storia ~ili tare -:7a s_t~~iata, non per trarne delle teorie, ma per avere degli es_empi_ut_1li, che l'indagine storica deve tener conto non solo delle s1tuaz1om. stra te~ gica e tattica, qualt erano conosciute dal comand~nt~ prui:ia d~ prendere delle decisioni importanti, ma ancora dell'ambiente m cui tali decisioni furono prese. , La legge sullo stato degli iiffiçiali. Osservazioni e,?1·oposte (continua); pel tenente generale SPIRITO FANTONI. - L illustre g~nerale formula da pari suo, varie e pratiche proposte, ~elle quali_ senza dubbio vorranno tener conto coloro che stanno studiando le riforme da recare alla legge sullo stato degli ufficiali. Ne riparleremo a V lavoro compiuto. Pel cameratismo; per I ·.rALO CRITTARO. - Poche pagine, scritte bene in favore del cameratismo fra le varie armi. L'I8 truzione wl tiro per la fanteria; pel m_a ggiore gen,erale F~LICE DE CRAURAND DE ST. EusTACRE (contmua). - L autore ritiene che l'Istruzione wl tiro per la fanteria, in esperimento fin dal luglio 1906, non risponda in tutto alle odier_ne e~igenze del ~o~battimento e però si è prefisso di « mettere m nhevo lo spinto informatore dell'Istruzione e quali_ criteri ne emergano, per dedurr_e le modificazioni che gli sembrerebbero opportune nel concordare 11 testo definitivo ». Questo primo articolo s'occupa minutamente del tiro collettivo, ed è meritevole di particolare consideraziot,e. Temi tattici; per V. C.
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Rivista di cavalleria.
Anno XI, fascicolo XI e XII, novembre e dicembre 1908. Cavalle1·ia e ciclisti: per Z . .:__ L'autore vuole dimostrare che i còmpiti da affidarsi in g uerra alla cavalleria ed ai ciclisti sono abbastanza chiaramente distinti e perciò prende a disamina quali -còmpiti siano da affidarsi alla cavalleria e quali ai ciclisti, in rapporto anche ai complessi fenomeni psicologici e morali che caratterizzano le guerre dei tempi nostri. In conclusione: un buon artico_l2 in favore della cavalleria in confronto dei ciclisti.
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L e es~rcitazioni di cavalleria ne~ Friuli. ImP_ress1:oni e commenti, el ~ ~wtap..QJ'IE~ o_BAD.OGLIO q1.c8tato magg10re. - Due articoli, nei quali sono succintamente descritte le singole esercitazioni eseguite, e l 'autore manifesta volta per volta le sne impressioni. La coope1·azione tra flotta ecl esercito; pel' capitano d'artiglieria ARMANDO MOLA. - Tema vasto, di capitale importanza, e svolto bene con senso pratico, lontano da quella esagerazione che in questi ultimi anni, pur riconoscendosi la grande importanza della questione, impedì qua.l siasi accordo fra coloro che intrapresero a trattarla, poichè gli uni esageravano nell'apprezzare il compito <lella marina, altri cadevano nello stesso errore rispetto all'esercito. Esempi d'impiego ~i mitragliafrici da cavalleria; pel capitano ROBERTO SEGRE, - E uno studio bene elaborato sull'impiego che -ebbero le sezioni di mitragliatrici nelle manovre di cavalleria di questa estate nel Friuli. Sintesi e deduzioni della giierra russo-giapponese pm· l'iifficiale di .:-avalleria; pel capitano GrnsEPPE GARIBOLDI-FARINA. - Con questo articolo ha termine lo studio del capitano Gariboldi, che sicuramente sarà letto con profitto dai nostri ~ufficiali di cavalleria. La fine della cavalleria?; pel maggiore UGO SANI. - Un poderoso articolo pubblicato nella Stampa del 3 ottobre scorso inneggiava alla cavalleria, e il maggiore Sani ne trae occasione per ringraziare quel vigoroso scrittore per sè e pei compagni c;l'arma, ,e per aggiungere altre otti_ me ìdee a commento dell'articolo. I cavalli di carica nei concorsi ippici; pel sottotenente FRAN·CESCO AMALFI. Lo sperpero della cavalleria nell'avanscoperta ed i suoi veri còm-
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Lettere dagli antipodi; pel tenente MARIO CACCIA. - Porge interessanti notizie sui cavalli e sulle corse che si fanno nella Nuova Zelanda. Il diritto bellico nelle due conferenze deU'Aja; pel capitano L. FERRARO. La cavalleria in unione alle altre armi; per M. B. D. - L'autore svolge abbastanza a luogo la tesi: della necessità di formare grossi corpi di cavalleria, costituiti colle tre armi; dell'impiego di codesti corpi di cavalleria nella battaglia, su di un'ala del fronte
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BIBLIOGRAFIA DEI LI_BRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DMLLE RIVISTE E DEI PERIODICI
Sinicae res. L'e1,oluzione dei popoli dell'Estremo Oriente; pel generale CHANOINE. - L'illustre generale richiama ancora una volta l'attenzione della Francia sull'evoluzione che, auspice il Giappone , si sta compiendò nell'EstJ.'.emo Oriente. Si ha ragione di occuparsi di quanto avviene nell'Oriente d'Europa, ma non bisogna trascurare gli avvenimenti che si stanno svolgendo nell'Estremo Oriente. Il matrimonio degli ufficiali; per VITTORIO' MARGUERIT'.l.'E. L'ufficiale, che è u32, cittadino come tutti gli altri, deve poter sposare chi vuole. Spetta ai parenti di consigliarlo, di farlo riflettere: l'autorità militare non deve ingerirsene ; ad essa noli resta altro a fare che porre il visto alla decisione presa dal}' ufficiale. È questa la. tesi, riassunta in poche parole, svolta dall'autore. Co.r oltari essenziali della legge di due anni; pel capitano DEJEI. - Tre idee essenziali sembrano all'autore essere le prime conclusioni a trarsi dal fjilnzionamento oggi completo della legge sulla ferma bienn;J,le : 1° Il programma d'istruzione militare preparatoria che si sta studiando al Ministero della guerra deve avere lo scopo ben netto « di far dare a tutti gli stabilimenti d'istruzione pubblica tutto ciò ch'essi possono dare come preparazione al servizio militare (ginna:'ltica, tiro, e, sovratutto, preparazione morale) »; 2° Le scuole reggimentali, adottando un nuovo sistema, debbono: « assicurare progressivamente e nel miglior modo una maggiore :istruzione generale dei candidati alle scuole sottufficiali allievi-ufficiali, ed in pari tempo disturbare il meno possibile l'andamento della vita reggimentale »; 3° È neces~ario di adottare un procedimento semplice, a:ffinchè cessi il gravissimo inconveniente, nel caso di mobilitazione, e pei qùattro mesi dall'ottobre al gennaio « di perdere col passarla al deposito, la metà della forza di pace in soldati dell•esercito attivo delle unità fondamentali (compagnia, squadrone, batteria) ». La. ,campagna cli Stiria nel 1809; pel tenente LOY. 1 L'educazione fisica; pel tenente P. JACQUOT .
nemico. Lo scritto è dettato dall'amore per l'arma e dal più vivo desiderio di porn~ in evidenza la massima sua importanza sul campo di battaglia. Rivista marittima.
La corazza « I(riipp cementata» esaminata al microscopio; per l' ing. UGO GREGORET'.l.'I, ten. colonnello del genio navale. Le critiche di Reuterdhal alle navi della marina americana; per l'ing. L . BARBERIS, capitano nel genio navale. La navigazione interna nella valle del Po; per MARIO NANI MoCENIGO, tenente di vascello. Rassplata; .per V. MALTESE, sottotenente di vascello. Tutti e quattro questi articoli pres·entano un singolare interesse, non solo per l'ufficiale di marina, bensì ancora per qualsiasi persona studiosa è colta. J ournal 'des Sciences l\lilitaires. 84a Serie, nn. 19-22, ottobre-novembre 1908. I servizi delle retrovie e il vettovagliamento clelle a1·mate in campagna; pel generale GRISOT. - Sono quattro lunghi articoli interessanti. Nel primo sono brevemente riassunte le prescrizioni dei regolamenti in vigore sul servizio di tappa e sul vettovagliamento delle armate in guerra, accompagnate da pratiche osservazioni. Nel secondo è preso in minuta di~amina il libro testè pubblicato dal grande stato maggiore tedesco Heeresbewegungen im J{riege 1870-71 per la parte riguardante l'importante studio sulle operazioni nel sud-est della Francia e sul vettovagliamento del.XIV corpo d'armata del generale v. _W erder. Il terzo articolo esamina i trasporti ferroviari, le operazioni e l'ordinamento dei magazzini viveri dell'armata francese dell'est :fino al suo passaggio nella Svizzera. Nel quarto, :finalmente, l'autore espone le sue considerazioni, le sue vedute. È uno studio bene elaborato, ed istruttivo sui due impor. tantissimi argomenti. Critica strategica clella guerra f1·anco-tedesca. L'invasione; pel tenente colonnello GROUARD. - Con questo articolo ha termine il lungo studio. L'autort conchiude col dire e dimostrare che dopo le disfatte del 6 agosto (battaglie di Worth e di Spicheren) non vi erano che due partiti . buoni da ·prendere: l'uno con,sistente nel ri• piegare verso il sud appoggiandosi dapprima ai Vosgi; l'altro nel dirigersi sopra Parigi, cominciando col difend~re la Mosella. Considerazioni sulla guerra russo-giapponese; pel generale belga HEUSCH. L e mitragliatrici di fanteria. La sii a storia; il suo impiego tctttico; pel capitano .M:AIRETET. - Sono tre lunghi articoli, nei quali è esposta la storia dalla mitragliat1·ice attuale nei principàli eserciti. Jndu.bbiamente è uno studio ben fatto, e che può essere consultato con vantaggio. Esercizi d'istriizione dei quacl1·i; per A. B.
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--,----Revue l\lilitaire des Armées étrangères.
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XXXVII annata, n. 971 e 97:J, ottobre e novembre 1908. La guer1:a russo-giapponese. - Sono narrate le operazioni del luglio 1904; l'offensiva della 1 a armata giapponese coi combattimenti di Motienling, Sihoyen, Yushuling e Yangtseling; l'avanzata della 2a armata col combattimento di Taèhekiao, e quello di Simoncheng da parte della 4• armata. Il nuovo servizio in campagna, nell'esercito tedesco. - Con questi due articoli ha termine l'esame del nuovo regolamento tedesco. È uno studio ben fatto, ed utile a quanti non possono avere o leggere nella sua lingua il regolamento tedesc~. L'aerostazione militare in Germania. - Il notevole lavoro tesse dapprima una succinta storia del battaglione areostieri, espone
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quindi le ricerche fatte in Germania sui dirigibili; ricerche che sopo tutte orientate verso -l 'utilizzazione del pallone dirigibile per i bisogni della guerra. · ~
Revne <l'Histoire. e novembre 1908.
X annata, nn. 94 e 95, ottobre I
Questi due fas cicoli contengono la continuazione dei precedenti studi: L e armate del Reno al principio del Direttorio (Iambra e J.11osa, Reno e J.11osella (continua). Studi tattici sulla campagna del 1806. 111. Auerstedt. - La descrizione della battaglia d'Auerstedt va fino alle ore 11, quando {mtra in linea la divisione Moranp. che deciderà poi dellavittoria; è molto dettagliata e assai interessante. Essa, però, è compilata q uasi intieramente sopra documenti e opere· prussiane: i rapporti dello Scharnhorst, gli scritti di H opfner, di Lettow-Vorbeck, ecc., ciò che reca qualche stupore. I se1·vi;zi delle retrovie· alla Grande Armata nel 1806-07 · La guei·ra del 1870-71. - L'investimento di Parigi. - Vi sono ' ~inutamente narrate le giornate del 17 e 18 settembre. Vi si leggono poi le nuove e belle scritture seguenti : La .L11oricière e la conquista di Bougie. La colonna dell' A lto Gitir nel settembre 1908.
Strefflenrs lllilitarische Zeitschrift. 49a annata, 12° fas cicolo, dicembre 1908. P el 2 dicemb1·e; pel capitano R ùBENSTEIN. - -Un canto commemorante la festa giubilare dell'Imperatore - 1848-1908 - col ritratto di Francesco Giuseppe. Il generale di cavalleria Arciduca Eugenio, ispettore generale delle truppe e comandante supe1·iore della difesa del Tirolo e Voralberg. - Brevi cenni - con un bel ritratto - sulla carriera militare dell'Arciduca Eugenio testè nominato - con· rescritto dell'll ottobre scorso - a comandante superiore del Tirolo e del Voralberg in sostituzione del generale di cavalleria conte UxkitllGillenband, collocato~ riposo. Politica o strategia ? pel capitano GUSTAVO JusT. - È uno studio critico molto pregevole sulla campagna di Varsavia dell'Austria e sulla condotta della Russia nel 1809. La Russia, come, è noto, occupò la Gallizia, che poi sgombrò molto a malincuore in seguito al trattato di pace, senza dichiararsi nè alleata nè nemica all'Austria, né agì per aiutare Napoleone: la sua condotta fu g uidata dal solo suo interesse politico. Avanzi d~lla tattica lineare ed il regolamento di fant eria ; pel tenente nell 8° dragoni barone v. STIPSIOZ-RERNOVA . - L'autore vorrebbe che dall'eccellente regolamento di esercizi fossero tolte le formazioni della vecchia tattica lineare, poichè in guerra non possono più trovare impiego.
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Igiene della truppa; pel tenente OTTO PRAUSA. - Partendo dal princi_pio che, nella lotta per la vita, i popoli che hanno maggiorvigore fisico e maggior carattere avranno sempre ragione dei più deboli , l'autore desidererebbe che agli esercizi ginnastici si accordasse maggior importanza e che gli istruttori si ispirassero maggiormente agli ottimi precetti del rell'.tivo regolamento. Discorre poi a lungo delle molteplici cure da prestare all'igiene della truppa. Rileviamo, fra l'altro, che il tenente austriaco suggerisce di far dormire i soldati nudi, affinchè nessun impedimento ostacoli le funzioni della pelle. Le grandi manovre degli eserciti esteri nel 1 908. - L e grandi manovre delle quali è qui data -qua succinta ma chiara descrizione, · sono quelle della Francia e dell'Italia. Alla narrazione delle manovre francesi fanno i,eguito alcune o.~servazioni generali sulle varie armi, sulla nuova uniforme e sul trasporto ferroviario delle truppe. Rispetto alle manovre italiane, lo scrittore austriaco non formula osservazioni: espone soltanto che nella confer_e nza eh' ebbe luogo il 9 settembre in Savona, il tenente generale Viganò avrebbe detto: che dappertutto si è dato prova'. di un elevato spirito offensivo; che tutti gli attacchi furono ben preparati col fuoco; che il collegamento fra le singole colonne fu talvolta manchevole, sicchè ne vennero alcuni parziali insuccesf:li; che si son fatti notevoli progressi nel servizio di esplorazione. B. D. Revista Tecnica de Infanteria y Caballeria.
Fascicoli 15 novembre, 1 e· 15 dicembre 1908. (15 novembre). - In un articolo: Instruccion tactica de las tropa15 de Infa~teria, sono esposti i capisaldi del nuovo regolamento spagnuolo. • (1 ° dicembre). - In un buon articolo sono illustrate le direttive clel generale Oki. Non è male riassumere i principi che sono illustrati: · 1 ° Il segreto della vittoria, secondo Oki, riHiede nel valore, nella energia e nell'entusiasmo per il combattimento, come pure nella perseveranza che la t.ruppa pone per conseguire l'obiettivo che le è assegnato. 2° La disciplina più solida è quella che ha fondamento nella. confidenza della truppa nei suoi capi, e viceversa. 3° Il fuoco dell'artiglieria costituisce certamente la miglior pre· parazione per l'attacco. L'artiglieria pesante non può da sè sola pro • durre effetti sufficienti. È necessario che la fanteria avanzi incessantemente, anche s·e avanza lentamente. La fanteria e l'artiglieria debbono aiutarsi a vicenda; 4° Ii terreno guadagnato non deve essere abbandonato a nessun costo. Se avviene un contro att~cco si deve respingerlo con il fuoco dell'artiglieria e delle mitragliatrici. 5° Se l'attacco è sostenuto per mezzo delle mitragliatrici o in punti di sosta fortificati è necessario vincere la resistenza per mezzo -
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di piccoli distaccamentì di artiglieria. E si deve preferire, in questo caso, l'impiego dei pezzi da montagna; 6° Se la posizione si estende su di un fronte molto grande, conviene utilizzare tutti i luoghi che in essa si incontrano come punti di appoggio che siano utili per proteggere e rafforzare le truppe. La riserva deve sempre rima;nere disposta a marciare, mentre non importa che gli spazi fra i vari punti di appoggio siano più debolmente occupati; 7° Fin dal momento in cui si è occupata una nuova posizione conviene informarsi sulla situazione del nemico e far riconoscere il terreno all'intorno. Importa tuttavia per il buon esito finale delle operazioni osservare con grande attenzione questi due punti: in primo luogo poi bisogna vigilare esattamente il movimento delle truppe nemiche verso le proprie ali. (15 dicembre). - Si inizia uno scritto su Olausevitz, L'impostazione del lavoro è atta a dimostrare che si tratta di uno studio pro· fondo, denso di analisi e di citazioni. Ne riferirò quindi a studio completato. Revista Mi~itar. - (Buenos Ayres). Ottobre e novembre 1908. (Ottobre). - La Rivista pubblica un capitolo del Manuale di storia della guerra che il maggiore VON DER GOLTZ prepara in col- · laborazione con il capitano KIUKELUI. Il capitolo tratta della ope. razione di Marengo e vi é unito uno schizzo. Il servizio di esplorazione secondo il nuovo regolamento di servizio in caml)agna dell'esercito tedesco del 1908 forma oggetto di larga disamina. Il maggiore KRETAOHMAR riferisce alcuni temi relativi: çr,ll'istruzione tattica della truppa. Si tratta di alcune conferenze tenute presso il comando militare della 1 a regione. (Novembre). - Chi voglia avere nozione od a'ddentrarsi nello studio ·delle guerre delle F-3pubbliche dell'America meridionale leggerà con utilità l'articolo Cronica rest1·ospettiva,jn cui si discorre dell'esercito del Paraguay. Il capitano MARTINEZ PISA svolge in un minuto ·scritto alcune sue idee sulle manovre sui corpi di tritppa. Esercitazioni contro nemico supposto; esercitazioni contro nemico rappresentato; manovre a doppia azione o con due partiti contrapposti. In entrambi i fascicoli si continuano gli scritti: Apuntes para la historia del 4° de infanteria. (Battaglia di Ayohuma e campagna del Brasile); El combate de Yushitlui. - Pjeliu; El combate de la Infanteria. T enente EMILIO SALARIS.
Scuola. di guerra. PUBBLICAZIONE DELLA SUDDETTA SCUOLA PER USO DEI SIG, UFFICIALI
A stampa. BARONE - -Studi sulla condotta della guerra : L. 2,55 1806 in Germania - 2 vol. (1900) » 2,55 1814 in Francia - - 2 vol. (1900) » 2,55 1866 in Boemia - 2 vol. (1900) » '6,00 DE CHAURAND - Topografia (1901) » 0,10 Convenzioni internazionali di diritto bellico (hJOl) Guerra anglo-boera - Rapporti ufficiali a tutto il feb» 0,50 . . . , . braio 1901 (1 901) . . . . . CAPUTO - Il terreno della campagna logistiea del 1903 » 0,25 (sbocchi di Brenta e Piave) t1903) . . . . . GuERRINI - La spedizione francese in Egitto, 1798 (fino » 2,50 alla battaglia di Abuchir) (1904) . . . . . , RIZZI - La situazione politica interna dell'Austria-Un· » 0,25 gheria (1904) . . . . . . , . , . · » J,10 GUERRINI - Le i stituzioni militari dei romani (1905). ID - Sommario cronoloaico delle guerre romane · (sino al termine della :econda servile in Sicilia) » 0,80 (1905) . . . . SAGRAMOSO - L' infanterie dans le combat (brano del » 0,10 regol. francese) (1905) . ; CAvAOIOOOHI - La spedizione al Madagascar, 1895 » 0,60 (1905) . . . . . , , · · · · .' · ·. · ID. - Leggi militari del Regno d'Itaha (ordm., » 0,20 reclut.1 stato uff. e sottuff., avanz.) (1 905) , , , RINAUDO - No te sulla costituzione del regno {diritto co» 0,10 stituzionale) (1905) . . . . , , ·. : · · CAVAOIOCOHI - Considerazioni r1 ulle forze · colo mah (1906) » 0,25 » 1,50 ID. - Le istituzioni militari italiane (1906) » 1,25 GuERRINI - La manovra di Regensburg, 1809 (Hl06). » 0,6~ GoNZAGA - La campagna d'Alsazia, 1870 (1906) » 0,50 Statistiche della Scuola di guerra (1906) » 0,50 Frammenti di critica (1906). . . . . _ , , ·. · · . : SAOHERO - Dati relativi ai fucili in uso nei vari eserciti - Specchio (1907). . . . . . . . . » 0,10 CAVACIOOOHI E SANTANGELO - Le istituziom militari » 1,60 tedesche (1907) . · » 0,35 CAVACIOOOHI - Eser0ito e paese (1907). . , , · · · GuERRINI - La campagna napoleonica del 1805 ·_ vol. 1° » 2,85 (1907) . . . . . . . . · · · · . · : · RINAUDO - Obbiettivi e fattori del Risorgimento italiano. » 0,50 (1907) . . . . . . . . . . · · · · · CAPU ro - Dalla Dora Baltea al Ticino -Cenni geografico.~ 1,20 militari (1907) . SANTANGELO - La ferma biennale in Germania ed in» 0,70 Francia (1907) . ID. - Il ruolo degli ufficiali in servizio seden» 0,30 tario (1908) .
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PER!ODICI
GuERRINI - La campagna napoleonica del 1805 _ vol. 2° (1908) . . . , . . . . . . . . . . GIANNUZZI-SA VELLI - La trazione meccanica sulle rotabili - Sue applicazioni militari - Locomotive stradali, automobili, ferrovie portatili (1908) · · . . . . . . . . . . .
In Litografia. RUELLE - Guida allo studio della logistica - 3 vol. (ris.) (1990) . , . . . . . . . . . . . SAGRAMOSO - Tempi \l,nteriori alle armi rigate - Studio critico (1902). . . . . . . . . ALFIERI - Avamposti negli esercì ti tedesco francese . russo e austro-ungarico (1903) . . ' . . . '. SAGRAMOSO - Raccolta delle disposizioni tattiche per la fanteria italiana (1903) . . . . . . . . ALFIERI - Il servizio di vettovagliamento della 2• armata tedesca nella campagna 1870-71 (1903) . OAVACIOCCHI - Le f,irze militari degli Stati Uniti d'America (1903) . . ' . . 0APUTO - Elementi geogr. del pl~ni~fe~o (13 s~hi~zi) (1904) . . . . . . . . . . . . . . . GUERRINI - La campagna dell'armata francese di riserva in Italia (1904). . . . . . . . . . GONZAGA - Guerra franco-tedesca 1870-71 - 2 voL documenti - (1904-1905) , . . 0AVAOiooom - Della partizione teorica dell'arte militare (1906) . . . . . . . . . MARIOTTI - Il Oadorn nella prima guerra per l'indipendenza d'Italia (1906). . . . . . . . . . UFFICIO ARMI - Sinossi schematiche di armi e tiro parte 1• e 2• (2 fascic.) (1907). .
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IL TERREMOTO DI SICILIA l~ DI CALABRIA, 28 DICEMBRE 1908
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Nota. - Per le richieste, rivolgersi al Comando della Scuola di guerra (Ufficio Amministrazione) per mezzo di cartolina vaglia.
Sono inoltre pronte per la stampa le seguenti monografie : 1 ° Reclutamento ed avanzamento degli ufficiali negli eserciti italiano, francese, tedesco ed austro-ungarico - Studio del tenente colonnello Felice antangelo. 2° Guerra d'assedio - Studio del tenente colonnello Giacinto Sachero, 3° Manuale pel servizio di stato maggiore, _ __.~+«- - -
Il Direttore
AMILCARE STRANI maggiore generate.
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. La Rivista militm·e italiana si inchina riverente e commossa davanti alla ecatombe delle diecine di migliaia di vite umane rimaste vittime dell'immane disastro che ha colpito la Sicilia e la Calabria, e compie il dovere di registrare una breve, per quanto incompleta cronaca di questo disastro nazionale: In queste colonne con criteri tecnici, storici e militari si esaminano e si discutono le gravi questioni che si collegano alle guerre, rilevandone i dati di fatto per le perdite ne'lle grandi battaglie che formano i ricordi secolari della storia della umanità. Questo terremoto, che ha .commosso il mondo in ti ero, è un avvenimento più fatale di una guerra per gli Italiani; esso segna la distruzione di due delle più belle, popolose e floride città e la scomparsa di circa 150,000 persone. Nessuna flotta avrebbe potuto fare, col p iù lungo e intenso bombardamento, danni uguali; nessun assedio lungo e vittorioso avrebbe mai cagionato perdite di vite umane, come la scossa di pochi secondi del 28 dicembre! Purtroppo la storia dei -terremoti classifica la regione dello stretto di Messina, comprendendo una larga zona di qua e di là dello stretto, come una regione colpita ripetutamente da questo terribite flagello. Se si risale al 24-25 marzo del 18' anno dopo Cristo si trovano particolari narrati da Tacito e da Plin10; Messina ha (1) purtroppo diviso sempre con Reggio e colla estrema punta della Calabria le tristi conseguenze dei terremoti e dei maremoti:, dopo quello dell'anno 18'' d. Cristo, si ricorda quello violentissimo dell'anno 362 che fece molte vittime, e fece rovinare edifici in Sicilia El Reggio; e sono note le tristi date del J370, ·1390, 1493-94, 1500, 1509 nelle quali le scosse sismiche pii; o meno forti produssero danni e vittime. Così sono ricordate le date funeste del 1513, 1008, 1549 nelle quali al di qua e al di là dello stretto furono avvertiti terremoti più o meno gravi. Tralasciamo il periodo di 182 anni · dal 1601 al 1183 in cui ben quattordici volte la disgraziata regione fu messa alla prova più o meno tristamente, finchè (1) Vedi I tsrremoti d'It~lia di MARIA BARATTA,
DEMARCHI CARLO,
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ANNO LIV .
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IL TERREMOTO DI SICILIA E DI CALABRIA
IL TERREMOTO DI SICILIA E Dl CALABRIA
si arriva al 1783, 5 febbraio, che fu come il coronamento de\ periodo sismico durato tanto tempo: il Botta ha dato ben colorito e vero il quadro del grande disastro, perchè noi ci fermiamo a ripeterlo; ne furono colpiti Reggio e Messina; al terremoto si unì il maremoto di Scilla; precipitò una parte del monte Paci i'n Calabria; vi ebbero parte i vulcani de.J.le Eolie, e l'Etna e il Vesuvio. Dopo l'immane sciagura del 1783, Reggio e Messina furono ancora tormentati da movimenti sismici nel 1817, nel 1836, nel 1839, nel 1841 . (questo periodo fu lunghissimo ed intenso), nel 1851-52, nel 1870, nel 1876, nel 1886, nel 1889. nel 1892, nel · 1894, nel febbraio -del 1897; nel maggio del 1897 e nel settembre del 1905_. E veniamo al terremoto del 28 dicembre 1908 ! ! ! In questa nostra Rivista tralasciamo tutto ciò che può aver carattere retorico; e, dopo aver fatto un cenno dei precedenti della terribile storia, lasciamo la parola alla scienza per esporre poi soltanto quella ·parte che piu interessa l'esercito e la marina, rilevando l'accordo universale di tutto il mondo per venire in soccorso alle disgraziate popolazioni. Secondo le idee esposte · da diversi scienziati, il professore Melzi ritiene che la regione calabrese, lo stretto di Messina ed il contrafforteorientale della Siciliacostituiscor,10 una zona che è in assettamento, in via di abbassamento a guisa di conca, e la scienza prevede che col tempo buona parte dei monti Peloritani e le Madonie andranno ad inimergersj nel Tirreno. La Sicilia ìn tempi remoti era unita alla penisola italica; l'abbassamento incominciò edil mare invase parte della terra costituendo 1~ stretto di Messina. Questo per il continuo abbassamento della regìone tende ad allargarsi, minacciando la Sicilia di perdere il suo contrafforte orientale. Dato questo stato geologico, ecco come il professore Riccò dell'osservatorio di Catania segnalò, pe~· mezzo della Stefani il grande terremoto il 30 decembre. · « Le notizie del terremoto e del maremoto del 28 cor« rente sono ancora incomplete. La banchina del porto di « Messina si è abbassata fino al livello del mare. Il mare« moto si è estl:lSO movendo dallo stretto di Messina da un « lato . fino a Siracusa e dall'altro fino a Termini Imerese « producendo un'ondata di parecchi metri dallo stretto a' s:< Siracusa. « _I~ _disastro fu specialmente enorme nelle punte della « S1c1ha e della Calabria, colla disfi·uzione di Messina e di « Reggio. Le vittime sono circa 200,000.
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« La scossa fu forte fino a Pachino, Caltanissetta, Cefalù e Cosenza. Fu leggera a Girgenti, Trapani, Corleone, Pa« lermo e Termini. Il centro del movimento fu presso Mes« s1na. « L'Osservatorio di Catania ha registrato 42 rE)pliche, tutte « molto minori della prìma scossa. « L'Etna, lo Stromboli e il Vesuvio sono calmi. È esclusa « l'origine vulcanica dei fenomeni, che si attribuiscono a :« movimenti orogenetici perduranti e al suolo incoerente. « I fenomeni del '38 sembrano analoghi a quelli del 5 feb« braio 1783 ». E in successivo telegramma del 12 gennaio esso dice: « Sono tornato dalle Calabrie, ove ho constatato che anche « le banchine e i fabbricati attigui all'approdo dei ferry· « boat di Reggio sono molto abbassate. La punta della nuova « gettata è sotto il mare. « Il maremoto del 28 . dicembre ha raggiunto metri 3.25 « a Villa San Giovanni; 3.80 a Pellaro ed a Lazzaro anche « di più; a Messina 2.30 ed a Catania 2.70 ». Per ulteriori scosse nei giorni successÌvi il 9 gennaio avvenne la scomparsa sott'acqua di più di 20 metri della banchina del porto di Messina. · · Il dott. Graevenitz aiutato da due assistent,i dell'Istituto geologico di'Nienna, percorse ·lo stretto pochi giorni dopo il , fatto sopra il yacht Emma: secondo i primi risultati delle ricerche di scandaglio pratiéate dal Graevenitz, comunicate ai giornali di Napoli, con sussidio del materiale scientifico e la esplorazione più completa e perfetta, nello stretto all'entrata sud del canale, la profondità deJl'acqua che era segnata a 1000 metri fu riscontrata in soli 450; il fondo minimo tra Capo Peloro e Punta Pezzo, a sinistra verso Caazirri, che era di circa 80 metri, oggi è di soli 12 metri. ~
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*** Questa è la verità triste del tristissimo disastro: esporre la commozione del mondo iutiero e dell'Italia tJ1tta non è necessario; la notizia produsse una scossa al cuore cièlla Nazione che sentì di aver perduto così generose città e laboriose popolazioni, ricche di tante virtù. Appena divulgata la notizia, nessuno volle credere alla immensità del disastro; e occorsero conferme dirette e indirette finchè da Mess.ina potè telegrafare il solo capo di stato maggio:r:e della divisione e poi il prefetto; tutti gli uffici distrutti; tutte le .comunicazioni interrotte; di Reggio
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in principio nulla si seppe e si cominciò ad aver notizie soltanto il 30 dicembre. Il presidente del Consi?lio ~n. Giolitti as~un~e la direzione e l'accentramento d1 ogm atto per vemre in soccorso alle disgraziate città; e così i ministri della guerra e marina e gli altri ministeri tutti per il personale_che da ~o~o direttamente dipende _in ogni ramo della pubblica ammimstrazione. Ecco brevi dati concisi sui soccorsi inviati. Il 29 dicembre S. M. il Re e la Regina, accompagnati da poche persone delle loro Case, sono partiti da Rom~ all~ ore 13;30 con treno speciale per Napoli, accompagnati dai ministri Orlando e Bertolini. 28 dicembre. - La regia nave Piemonte sbarca a terra l'equipaggio ra_c cogliendo 50 feriti gravi, 350 profughi che trasportò a Milazzo . . . . . 29 id., ore 9.15. - Arnvo a Messma delle navi russe. . 29 id. ore 9.45. - Arrivo della ng,ve inglese Sutley. 29 id.: or e 10.20. - Arrivo delle navi italiane :t,egina Elena e Napoli. (Le navi ·italiane si trovavano a distanza quasi tripla di quella delle russe ed inglesi). 29 id. ore 11. - La Regina Elena sbarca a terra 120 uomini ~d altri di poi ; nel pomeriggio raccoglie a bordo 250 feriti. 29 id . - Salpa da Tolone una sqU'adra di navi francesi in soccorso. Partenza di truppe da Palermo, da Genova e da altri presidi del continente. . . . La Croce Rossa Italiana, il Sovrano Ordme di Malta, mviano materiali e provviste ; medici, squadre .d i soccorso, e infermieri partono da ogni centro di ogni città d'Italia. Il 29 parti.ano da Roma la brigata Torino ~81_ e 82°_ reggi.mento fanteria) e il 2° reggimento bersaghen destmate a Messina e parte a Palmi e Reggio; il tenente generale Mazza comandante il corpo d'armata di Palermo, sebbene malat; si reca a Messina a prendere il comando del~e truppe. Partono per Messina S. A. R. il Duca d'Aosta, coman. dante il corpo d'annata di Napoli, seguito poi da S. A . R . il Duca di Genova. È una gara generale di lavoro, di gen ~ro~ità, di. inizia~ tiva per venire in soccorso del1- popolaz10m e · dei paesi così terribilmente colpiti . . L a ·corazzata Vitto1·io Emanuele, avendo a bon;lo le LL. MM. il R e e la Regina, giunse a Messina il 30 dicembr e. S. ~- il Re sbarcò subito tra indescrivibili scene pietose.
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Il Re elogiò i soldati ed i marinai italiani ed esteri per i loro atti di valore e di eroismo. Si informò dello stato dei lavori di salvataggio; quindi, accompagnato dagli onorevoli ministri Orlando e Bertolini e dal primo aiutante cli campo, generale Brusati, iniziò la visita della città, procedendo tra l'enorme cumulo delle macerie. S. M . la Regina visitò i feriti ricoverati sulle navi, confortandoli pietosamente. Tutti i presenti erano vivamente commossi. .. Alle or~ 16 S. M. il Re si recò a Reggio Calabria. Il 30 dicembre il numero dei feriti a bordo della nave R egina Elena è portato a 500. . Il 31 id., il numero dei feriti a bordo è portato a 600 con un totale di 1100 r icoverati di ogni specie, e istituivasi a terra il posto di medic,1,zione della Regina Elena, presso il quale vennero medicati circa 550 feriti e contusi. S. M. la Regina Elena, sulla nave che da lei prende il nome, vive fra i feriti, respira con loro, offre con meravigliosa devozione e dedizione un'opera di teuerezza e nobiltà, superiore ad ogni descrizione .e a qualunque inno. · E così a poco a poco, in brevi giorni tutta l'Italia si mosse . per la Sicilia e la Calabria; la marina mandò incrociatori, torpediniere, corazzate, con tro torpediniere e navi sussidiarie nei diversi punti della costa per lavorare indefessamenté; 48 navì e molte altre numerose torpediniere furono poste in navigazione con 6400 uomini, oltre quelli imbarcati in più, cioè m edici, infermieri e maestranze, e pompieri e semaforisti. Ciò senza contare le navi mercantili r equisite dal Governo, ·in numero superior e a venti L'esercito ha dato t ruppe di soccorso per una forzadicirca 20,000 uomini che furono distribuiti così: Zona di Messina e dintorni e Catania 11,350 UOillllli Id. di Villa S. Giovanni » 1700 Id. di Reggio Calabria. » 3963 » Id. di Pellaro 740 » Id. di Gerace . 450 » ld. di Palmi. 450 » Id. di Monteleone . 320 Totale generale 18,973 u6m1m
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La prima preoccupazione fu di salvare i disgraziati rimasti sotto le macerie; si iniziarono salvataggi per mezzo delle truppe sebbene i 30,000,000 di m etri cubi di macerie accumulati· a Messina, senza mezzi di trasporto e con continue e ripetute scosse di terremoto, rendessero difficilissimo il compito.
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Intanto che sul luogo del disastro si lavorava così alacremente e con tanto cuore, il mondo 'intiero si commoveva al tristissimo annuncio: tutti i Governi, tutti i Parlamenti, tutti gli enti morali costituiti in Italia e fuori hanno fatto a gara per venire ,i n soccorso dell'Italia; lo spazio non ci consente di ridire i telegrammi, i voti, le notizie di soccorsi inviati con una grandezza, con una munificenza senza pari. A Roma• intanto il Governo si preoccupava di dare assetto: ricovero e sostegno ai colpiti dal terremoto; e già fino dal 2 gennaio la marina italiana aveva trasportato ' 10,370 feriti, quella inglese 1209, quella russa 980; alla capitale per rendere ordinato il lavoro si costituiva un comitato centrale sotto la presidenza di S. A. R, il Duca d' Aosta, del quale facevano parte le prime notabilità politiche, parlamentari e amministrative dello Stato. Con R. decreto del 3 gennaio, su proposta dell'intiero Consiglio dei ministri fu dichiarato lo Stato di :J,ssedio nel comune di Messina e nei comuni del circondario di Reggio Calabria: e S. E. il tenente generale Francesco Mazza, comandante il XII corpo d'armata fu nominato commissario straordinario, con pieni poteri. · Il tenente generale Cesare Tarditi fu nominato commissario regio nel circondario di Palmi, ponendo sotto i suoi ordini tutte le autorità civili e militari del circondario e i funzionari di ogni grado che si trovavano colà in missione. Tutti gli allievi della scuola di sanità militare condotti i dal loro direttore furono inviati a Messina, e al 10 gennaio·· la dislocazione degli ospedali da campo, messi dall'autorità . ' militare a disposizione dei danneggiati dal terremoto, era la· seguente: • ' a Napoli 2 ospedàli da campo da 200 letti, 6 da.100, 12 à.a 50 carreggiati, 4 pure da 50 someggiati e mezzo deposito avanzato di materiale sanitario pel rifornimento; a Messina 4 ospedali da campo da 100 letti e 8 ospedaletti carreggiati. da 50 ; a Gioia Tauri un ospedale da campo da 100 letti. Totale 37 ospedali da campo per un numero complessivo di 2700 letti. Vanno ricordati i seguenti ospedali non militari che eransi attendati nelle diverse località; rendendo segnalati servigi. Ospedali Roma - Napoli - Bari - ospedale inglese per 160 feriti - Croce rossa di Firenze - Napoli - Genova, comitato abruzzese, croce verde di Bari e comitato milanese
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e di Torino; domandiamo venia se abbiamo errati dei nomi ' e se cadiamo in qualche dimenticanza. Questo lavoro intenso, generoso di cuori non ha avuto mai riscontro; e sotto questo punto di vista si è provato che l'unità nazionale· è fatta e gli Italiani dal più povero al più ricco hanno contribuito _tutti a soccorrere Reggio e Messina, incominciando da S. M. il U,e che dopo un primo dono di 200,000 mila lire aggiunse un milione; così in misura molto generosa hanno concorso tutti i Principi Reali, tutti gli istituti; tutti i Sovrani esteri ed i Parlamenti sia con ingenti somme, sia con doni di materiali, di t ende, di viveri, _d i ospedali hanno dimostrato di aver compreso la immensità del disastro ; il Comitato nazionale t edesco ha raccolto lire 4,500,000; .S. S ..Pio X ha versato un milione ed ha istituito un ospedale ed ha concorso con più di tre· milioni di lire pervenute a lui dai fedeli: il Brasile ha inviato 4,500,000; il Presidente clell'assemblea legislativa degli Sta.ti Uniti, Teodoro Roosevelt proponeva un soccorso di 800,000 dollari con queste parole: « L' iro.menso debito di civiltà ·che il Mondo ha verso l' I« talia, la viva e salda amicizia fra questa ed il nostro paese « devono spingerci ad apportare immediato ed efficace soc« corso » . E le Assemblee legislative approvavano all'unanimità tra applausi frenetici la proposta di Roosevelt.' L'Inghilterra ha mandato circa tre milioni di lire; il governo francese ha proposto alla Camera la somma di un milione di franchi. Così anche nei piccoli Stati, fra i quali la Svizzera, si concorse con do.ni grandissimi; ed in R omania, non solo l'eser- · cito .ma anche la marina, non solo gli ufficiali ma gli stessi uomini di truppa, ricordando in questa tragica occasione che sono anch'essi discendenti di Roma, si sono sottoscritti per soccorrere i fratelli italiani. ' Così le 'truppe del Marocco, il 30° battaglione degli alpini francesi; gli ufficiali del 6° reggimentq fanteria di linea del Belgio; i veterani tedeschi pensionati per gli orfani dei pensionati; tutti fecero a gara nell'inviare soccorsi; il comitato degli Stati Uniti donò tutto l'approvvigionamento della squadra pel valore di 230,000 lire in vestiti e generi e 115,500 in contante. La Croce Ross!l, italiana ha contribuito con materiali e con più di un milione di lire; la Croce Rossa francese e svizzera mandarono rioni e un comitato di signore francesi si recò sui luoghi del disastro. E l'Italia? Ha contribuito con un versamento per oltre 17 milioni per concorso privato; i ministri della guerra e marina
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hanno autorizzato le truppe e i corpi ad associarsi alla nazione con oblazioni volontarie, e il concorso è stato unanime, generoso, per somme ingenti; oltre di ciò le truppe che furono inviate per soccorso versar.ono L. 12,000 che il Comitato centrale aveva loro assegnato per aver concorso al seppellimento dei morti; l'equipaggio della Regina Elena ha versato L. 10,000 avute per escavazione di valori; bastino questi due fatti senza scendere a minuti particolari che onorano chi li ha compiuti. · Oltre di ciò i corpi sono autorizzati ad adottare un orfano per reggimento ed allevarlo ed educarlo a loro spese. Questi atti di generosità sono frutto evidente della educazione che si impartisce nelle nostre truppe ed onoratlo quadri e gregari. *** Il 5 genna10 fecero ritorno a Roma le LL. MM. il Re e la Regina. S. M. il Re che era stato sui luoghi del disastro dando esempio di sa,crificio e di interesse per le città e le popolazioni così gravemente colpite, ha rivolto all'esercito e all'armata il seguente ORDINE DEL GIORNO.
5 genna10 1909. All' JJ;se1·cito ed all' Ai·mata, « Nella terrib1le sciagura che ha colpito una vasta plaga « della nostra Italia, distrµggendo due grandi città e nume« rosi paesi della Calabria e della Sicilia, una volta ·di più « ho potuto personalmente constatare il nobile slancio del« l'esercito e dell'armata, .che accomunando i loro sforzi a « quelli dei valorosi ufficiali ed equipaggi delle navi estere, « compirono opera di sublimé pietà strappando dalle rovì« nanti macerie, ~nche con atti di vero eroismo, gli infelici « sepolti, curando i feriti; ricoverando e provvedendo all'as« sistenza dei -superstiti. · · « Al recente ricordo del miserando spettacolo, che mi ha « profondamente commosso, erompe dall'animo mio e vi per« dura vivissimo il sentimento di ammirazione che rivolgo « all'esercito ed all'arlIJRta. « Il mio pensiero riconoscente corre pure spontaneamente « a$li ammiragli, agli ufficiali ed agli equipaggi depe navi « russe, inglesi, germaniche e francesi che, con mirabile « esempio di solidarietà umana, recarono tanto generoso con- · « tributo di mente e di opera. · «
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Dopo ciò a coronare l'opera nazionale e mondiale di carità di compianto, l' 8 gen~aio 1909 si rìuniva la Camera dei deputati; erano presenti più di 400 deputati; il p:residente -on. Mar0ora con parola veramente improntata al più sentito d olore (stando in piedi tutti i ministri ·e tutti i deputati) .ringraziò i colleghi per essere accorsi a dare testimonianza solenne che un unico sentimento di pi~à e di amore muove S:i guida, in q nesti giorni tristissimi, Camera e Paese. « Siamo qui raccolti oggi per un disastro, egli disse, che sovr asta per immanità a quanti la storia umana ricordi. » La Camera nominò subito una commissione che riferì il 9 gennaio, e nello stesso giorno approvò ad unanimità la · legge proposta dal Governo, che contiene provvedj_menti di più ca te go rie: · 1• provvedimenti finanzim·i, per i quali sono stanziati fondi speciali, con somme determinate 1 per provvedere oltre <:he ai bisogni ed alle opere di carattere urgente, al pareggiamento dei bilanci locali ed alla ricòstruzione e riparazione di edifici ed opere pubbliche comunali e provinciali. A questi scopi sono destinati: a) 30 milioni da prelevarsi dall'avanzo dell'esercizio 1907-1908; b) 57 milioni, in cifra tonda, che darà nel quinquennio 1909-1913, la sovratassa del 2 per cento sulle imposte di: __ _ rette e sulle tasse · degli affarì, 1;i.ella ragione annuale cioè · '· di L. 11,400,000 circa; _ e) 9 milioni, o presso a poco, dai proventi della sovratassa sui bigliètti ferroviari. 2• provvedimenti di sgravio, e cioè sgravi di imposta per comuni e privati, esenzione di tasse per costruzioni, sospensione di canoni per dazio ecc. a favore dei com uni danneggia ti. 3" p1·ovvedimenti per i funzionM·i civili e militari, coi quali, agli effetti della pensione, è fatto un tra.ttam ento speciale ai funzionari civili dello Stato ed ai militari, ufficiali e truppa, morti o resi permanentemente inabili .al lavoro per causa del terremoto, considerandoli morti o feriti in servizio, ciò che significa là liquidazione del massimo della pensione stabilita per il loro ufficio e grado. 4a provvedimenti giU1·idici, per ricostituire la vita civile e tutti gli organi e funzioni di essa, con facoltà speciali al Governo, fra le quali quella di prorogare le operazioni della leva di terra e di mare. Non si può oggi prevedere l'onere finanz_iario che ne çleriverà allo Stato; certo· la legge è semplice, utile, generosa e non porta alcun intralcio al bilancio normale. ,e
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L'll gennaio si riunì il Senato: e, come la Camera, nominò una Commissione speciale c~e riferì il 12 gennaio; a questa seduta in cui il Senato approvò pure ad unanimità il progbtto di legge a favore di Messina e Reggio, accrebbe solennità la presenza di S. A. R. il Duca d'Aosta, il quale dal · suo scanno di senatore assistette alla intera discussione, partecipando al voto.
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L'ORDINE DEL GIORNO DEL SENATO,
Il Senato approvò il seguente Ordine del giorno, firmato da 115 senatori: « Il·Senato, nell'intraprendere, col pensiero alla patria, « l'esame .dei provvedimenti intesi a risollevare le sorti delle « provincie di Messina e di Reggio Calabria, rende omaggio « e riverente plauso alle LL. MM. il Re e la Regina, a « S. Maestà la Regina Madre ed ai Principi Reali, primi « a portar sollievo sul luogo del disastro; al Governo, all'e,~ sercito, alla nostra marina, alle Nazioni ed alle marine « straniere, che con generosa abnegazione si adoprarono a « riparare _ a ll'immensa sciagura che commosse tutte le genti « civili ».
*** Così si è in soli 15 giorni, da quello del disastro, provveduto in Italia a sistemare le popolazioni colpite e far risorgere le città di Messina e di Reggio. Non è mancato in tanto slancio di generosità italiana e straniera la voce scordata di politicanti e di critici che han:ffqtentato porre lo scredito sull'opera del comando delle truppe e degli equipaggi e sul lavoro di salvataggio; e polemiche astiose sono comparse su giornali politici di colore; per far giustizia su ciò il 13 gennaio il ministro della guerra · si è recato a Reggio, e a Messina, a Palmi, e dintorni, ha toccato con mano il lavoro delle truppe e di tutti, ed, a ristabilire la verità, e dare una soddisfazione morale - molto meritata alle truppe - ha pubblicato il seguente ORDINE DEL GIORNO DEL 16 GENNACO 1909 DA P.A.LMI. «
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« Al momento di lasciare questi luoghi terribilmente provati dalla sventura, itivio a tutti gli appartenenti all'esercito, che hanno qui dato il generoso concorso déll'opE1ra loro, il mio affettuoso saluto. « A quanti, superstiti al dis.astro, hanno co~corso fino dal primo momento e con sereno eroismo alla grave e pietosa opera di soccorso, aimostrando all'evidenza che le più terribili prove non abbattono l 'animo del soldato italiano, non
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ne diminu1scono l'energia e non gli tolgono la fede nell'avvenire, giunga il tributo della mia viva ammirazione. « Ad essi ed a coloro che, inviati qui da ogni parte d'Italia, hanno fatto a gara, col più generoso entusiasmo, per rispondere all'appello della patria, siano di giusto premio la lode di S. M. il Re ed il plauso della Nazione, di cui fu autorevole interprete il Parlamento. " « Un esercito nel quale sono così profondamente radicatL. .. il sentimento della fratellanza nazionale ed una illimitata abnegazione nello adempimento del dovere, dà giusta;, ragione di una piena fiducia nei destini avvenire d'Italia. « Il Ministro: Casana » .
*** Mentre le vittime delle città colpite si calcolavano a 200,000, quali erano quelle dei militari? La statistica dei morti e scomparsi, n.o n è ancora fatta: finora notizie sicure calcolano 39 ufficiali morti, e 27 irre· peri bili, e 401 soldati morti e 306 irreperibili; totale 66 ufficiali e 607 militari di truppa: i R. equipaggi hanno perduto 78 uomini. Gli economisti più competenti, fra danni diretti e indiretti, compresi quelli del commercio, quelli artistici, quelli della industria, esclusi il valore incalcolabile delle vite. umane, calcolano circa un miliardo di lire; per il solo valore dei fabbricati civili e industriali, esclusi i rurali, il danno immediato si fa risalire a 160 milioni di lire. Il ministro della guerra ha concorso con i materiali presi dai magazzini di mobilitazione per un valore di circa 15 milioni. · Le opere di difesa di Messina e dello stretto, per quanto abbiano sofferto in parte, nella generalità non hanno sof- · fert,o danni; così anche lo stretto non ha patito conseguenze per la navigazione, ed una Commissione nominata dal mi:;_istro dei lavori pubblici provvede a ristabilire quelle o~re che per la loro importanza debbono essere subito restaùrate. Una commissione geologica, della quale fa parte il tenente colonnello Caputo del corpo di stato ma.g~re, studia le conseguenze geologiche del terremoto e proportà provvedimenti tecnici. La nuova Messina provvisoria sorgerà, come è ormai noto, sul piano della Mosella, a lato sud-est della vecchia città, ora coperto d'ortaglie e d'aranceti. Siffatto terreno - -leggermeute declinante al mare e attraversato dal fiume Zaera, su cui verranno gettati dei ponti in legname - è della su-
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perficie di oltre 400 mila m. q. che sono stati già esprop~iati d'urgenza. · · ' Questo piano che avrà per arteria principale la c.intinuazione del viale S. Martino, di 20 metri di larghezza, offrirà deducendo largamente una quarta parte per strade 8 , pi~~ze_ -- un'ar~a di oltre 300 _mi!a m. q . ?apaci d'accogliere all rncuca 12 mila baracche d1 tipo ufficiale vaJe a dire 12 mila gruppi d'ambienti per ricoverare altrettante famiglie. _Ora, calc?lando un numero medio di 5 membri per famiglia, che v1 troveranno comodo ricovero, si avrà un numero totale di 60 mila ricoverandi. E purtroppo, dopo la ecatombe del 28 dicembre la nuova Messina non potrà avere più di 60 mila abitanti p'er i primi anni. Per Reggio la commissione tecnica ha deliberato eh~ l'ampli.amento della città debba svolgersi nella parte meridionale sino all'argine dèstro del Calopinaro, nella parte settentrionale verso il porto. Il baraccamento defi~itivo occuperà, come prima zona, quella compresa fra le v10 Palamolla Marina Aschenes sino all'incentro del prolungamento della via Marina colla via dei Tribunali. . ~ baraccamenti pe1· si~temare gli uffici e le· truppe del pres1d10 sorgeranno a Messma a sud-ovest sulla collina di là del piano della ~osella; per Reggio nulla ancora. è precisato. Il 6 febbra10 fu tolto lo stato d'assedio a far tempo dal 15 ·dello stesso mese. Facciamo voti che l'Italia possa presto vedere ricostruite r igogliose e felici le nuove città di Reggio e Messina, prospere come lo erano nel passato: è questo il voto del mondo intero, al quale ci uniamo. · E dopo ciò n?n r_imane che compiacerci nel modo più completo come m questo tristissimo ev:ento l' esercito italiano e l'armata abbiano data p~ova solenne di valore di abnegazione, di cu~re, di tutte le virtù che sono il massimo d~i patrimoni delle truppe; l'Italia, come ha detto il mimstro della guerra, può aver fiducia nel suo esercito qualunque possa esse-JJ,e il suo destino avvenire.
LA FINE DELLA CAVALLERIA Perdoni il superiore e maestro che ama qualche volta nascondere la propria individua:lità sotto tre mal celanti e non più misteriosi asterischi, perdoni l'amico maggiore Sani se io oso schierarmi nell'arringo a loro lato ed unire la mia voce, per quanto poco potente, alla loro. Il perfetto unisono degli intendimen ti in riguardo alla necessità della conservazionè e del miglioramento della nostra cavalleria servirà di scusa e nello stesso tempo fornirà la spiegazione del plagio nel titolo del lavoro. · · · Determinante di questa scesa in campo è un articolo comparso sulla Rivista militare (dispense X e XI) sotto il titolo Il problema della cavalleria e del ciclismo in Italia, nel quale è minutamente esaminata ed approvata la convenienza di sostituire in molti casi all'azione della _cavalleria, quella dei ciclisti. L'autore è meno radicale di diversi altri che in questi ultimi tempi hanno bandito la guerra santa contro la nobile arma; egli non vuole lo sterminio della cavalleria, si accontenta di una semplice amput'azione, non molto lieve :rerò, poichè si, tratta della soppressione di 12 reggimenti su 24. . Proposta, come .si vede, pur sempre molto energica. Occorre però notare che lo scTitto non è opera di un impressionista e neppure di, uno dei consueti taumaturgi dell'ordinamento. È un lavoro ponderato; condotto con molto metodo. Le. conclusioni alle quali esso perviene, se non possono convincere tutti, non possono però essere respinte senza esauriente discussione; e così pure la moderazione, della forma e la,. convinzione profonda che da tutto il comple~so traspare, invitano ad una serena disamina. Sembra perciò ut.ile seguire passo passo il lavoro nel suo svolgimento, contrapponendo ragioname;nti e dedur,ioni ·a, quelli in essi contenuti, sì che la tesi, che cioè nessun fattore nuovo sia oggidì ,sorto, e di tale natura da permettere la decimazione della cavalleria, apparisca come sintesi ragionata del nostro esame.
Roma, 6 febbraio 1909. RAFFAELLO SERPIERI.
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In una specie di proemio l'autore cita diverse opm1oni in merito alla riduzione della cavalleria. Lasciamo da parte quelle espresse in Francia ed in Germania prima del 1870:
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gli avvenimenti di quella guerra hanno chiaramente dimostrato quale delle due opinioni era la migliore. Veniamo piutt?sto al progetto sull'ordinamento del generale Ricotti. E vero che l'ufficio centrale del Senato volle far seguire alla relazion.e del minist~o, alcune considerazioni nelle quali si tenta di convalidare con ragioni tecniche la proposta di riduzione della cavalleria; è pure vero altresì che con tutto il rispetto dovuto. a quell'alto consesso) esso non è certamente l' ente più competente ed adatto per stabilire autorevoli dettami in ·materia; ma i motivi che indussero l'illustre generale a proporre la riduzione accennata non traggono nessuna origine da considerazioni d'impiego dell'arma. « Fino a che era dato sperare che le difficoltà della fi« nanza fossero transitorie e che quindi fra non molto si « potesse tornare ad un bilancio adeguato ai nostri pre« senti ordinamenti era pur lecito, e forse opportuno, tem« poreggiare, ricorrendo a ripieghi per mantenere i quadri « cli tutte le unità, alle quali i maggiori mezzi presenti « avrebbero poi permesso di dare tutta la consistenza de« siderata. Ma perdurando quelle condizioni, i ripieghi si « convertirebbero in sistema, e noi coll' ostinarci a voler « sostenere una macchina sproporzionata alle nostre risorse « non riusciremo che ad inaebolirne tutte le parti in guisa « da renderle affatto incapaci di vincere i forti attriti fra « cui dovrebbero, nelle supreme contingenze della patria, « operare » . (1) Sono quindi ragioni di bilancio che inducono il generale Ricotti a proporre limiti più ristretti alla nostra forza militare, senza però perdere per nulla la posaibilità di ritorI}.are alla forza primitiva, una vol ta superata la crisi finanziaria che minacciava di fOrtarci al fallimento. « Mantengo n ello stesso tempo la possibilità di aumen« tare gradatamente il numero delle unità minori, man mano « che le migliorate condizioni della nostra finanza permet« teranno di accrescere la forza bilanciata, tanto che se un « giorno sarà possibile di ingrossare di almeno 30 o 40 mi« lioni il bilancio della spesa del Ministero della guerra, « sarà pur agevole 1·icostitufre l'inte1·0 .nume1·0 cli compagnie, « sqiiad1·oni e batterie dell'attuale ordinamento ». ( 1) E non è una riduzione della sola cavalleria, come potrebbe forse dedursi dalla lettura della citazione, dell'artiI
(1) Vedi la relazione al progetto di legge sull'ordinamento dell' esercito 1896. -
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colo ma è una riduzione generale degli ordinamenti mi' che non altera però l'armonia del complesso. litari, Perchè appaia ciò evidente, non esit·o a riprodurre alcune cifre del progetto Ricotti. Diminuzione di 288 comvagnie dì fanteria '/ ;. del totale di linea . Diminuzione di 75 compagnie di bers!:tglieri » ed alpini . . ·» Diminuzione di 36 squadroni di cavalleria . Diminuzione di 6 reggimenti d'artiglieria da campagna . '/ ~ » » Per quanto riguarda la cavalleria, il progetto dice: « Per « la cavalleria conservare l'attuale numero di reggimenti « riducendo però il numero di squadroni di 12 reggimenti « a 4 e negli altri 12 a 5, dimodochè la riduzione co.mples.« siva sarebbe di 36 squadroni, vale a dire '/ , degli squa« droni attuali, climiniizione proporzionata et qiiella applicata ,, alla fanteria cli linea » . Riguardo allo opinioni espresse nel 1901 alla Camera dall'on. generale Pistoia, mi riserbo la discussione in seguito là dove tratterò del terreno d'azione della cavalleria. L 'autore dichiara.. in seguito che la proporzione fra la cavalleria e le altre armi è andata man mano diminuendo dall'epoca ,n apoleonica ai giorni nostri, ed io davanti alle cifre non posso che ammettere il fatto. Soltanto la deduzione, che cioè la cavalleria abbia. dimim:;ito d'importanza per il fatto suaccennato, non pare molto naturale. Si t ratta . di stabilire se aveva ragione Napoleone o noi, se erano meglio proporzionati gli eserciti napoleonici creati per fare effettivamente la guerra ogni anno, senza alcuna preoccupazione di spesa per la loro oostituzione e per il loro mantenimento òd i nostri attuali eser citi, fatti per assicurare la pace ' . specialmente senza combattere, accettati come cappe d1 piombo da tutti i paesi, discussi finanziariamente da tutti i partiti, saturati di teoria ed arrugginiti dalla m anca1:za di uso. Mi astengo da una conclusione, ma non sottoscrivo quella açl.dotta nell'articolo. Infine, dopo aver dichiarato che risparmia al lettore le teorie del De NéoTier e deduzioni d'indole generale da deb ' . ·,iumer8i dalla guerra russo-giapponese, l'autore fissa i termini precisi del suo probiema. Lieto di questa assennata dècisione, sia per quanto rigu arda il De Négrier, le cui deduzioni forse troppo a:ffrettaM e mal digerite dalla massa hanno dato origine a numerosi traviamenti di idee, sia perchè evita di citare leggi generali giapponési, destinate,
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come viene osservato in seguito, a produrre effetti consimili di quelli prodotti dalla cieca imitazione dei metodi prussiani, io mi dispongo a seguirlo nei cinque argomenti in cui egli ha suddiviso il lavo_ro. I.- IL NOSTRO ESERC~ITO NEL SUO ORGANAMERTO E NEI SUOI COMPITI. - In questo capo, viene esaminata quale dovrebbeesser~ la cor:dotta generale delle nostre operazioni, verso la frontiera onentale, là dove è maggiormente richiamata l'attenzione del momel!-to, ed il conseguente migliore organamento dell'esercito. · · .· Non .un'azione in ogni caso offensiva, per;hè mancano 1 mez~i; n?n una dif_ensi va passi va per ragioni ovvie; non u1:a dd::ensiv_a strategica con offensiva tattica, che permette al neimco d1 ~ltre~assare ·i monti ed ammassarsi in piano e .che. demorah.zz~ 11 paese per la perdita di ricche e patnottiche provmcie. Qui però le idee non sembrano molto chiare, poichè si parla di ammassamento indisturbato del nemico nel piano, e poi si trova difficile e metodica la ,ma-" novra a linee interne. Questi non sono termini conciliabili se ~l nemico À g~à ammas~ato nel piano, data la configura~ione della reg10ne veneta, a noi non è più possibile ese~mre una manovra a linee interne, ed agire contro frazioni isol~te: avr~mo sulle spalle, una volta impegnati, tutto l'esercito nemico. Non si tratta più di 40 mila uomini ùell'epoca napoleonica, si tratta di mezzo milione d'armati e · da S. Daniele a Palmanova non ci sono più di 50 km!' Ma veniamo alla proposta. «. Il Ùosti~ problema militare va quindi risolto nel senso ' « d1 te1:ere ad oltranza la front_ i era e nel prepararci ad un « energico atto offensivo nella direzione che le conseguenti « circ,ostanze indicherann~ più conveniente » . . I! conoetto è ancora: meglio spiegato in seguito « noi dob « biamo prepararci a ?onvertire in azione _risolutiva una ~ua« lunque delle tentate, senza preconcep1te determinazioni « sec~ndo le decisi~ni che il nemico, minacciato in più punti « avra prese, con piena adattabilità alle circostanze. Per noi « sarà già grande risultato potere, anche di poco oltrepassare « la frontiera in un punto. » , Dunque n_on offensiva decisiva, ma una mezza offensiva anzi u_na frazione ancora più piccola di offensiva che ~i ac·~ contenta di una puntata di qualche chilometro ~l di là del confine, puntata fatta solo quando saranno note le decisioni del 1:1-emico ! E_ .se questi, con la potenzialità superiore fornitagli da una pm pronta radunata, da una maggior copia d
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mezzi, ci piomba deciso adosso, come convertiremo noi una delle nostre tentate t Il sistema proposto è semplice nella. esposizione, ma terribilmente complesso nella esecuzione, e non dà ad intravedere un risuìtato positivo. Tener fermo su tutti i punti, minacciare da tutti i punti, aspettare che il nemico si decida, e non rinunziare all'offensiva strategica! Confesso che il problema non mi pare che offra la possibilità di una soluzione. Nè la citazione di. quap.to scrive il tenente colonnello Guerrini, mi pare calzi con l'argomento. Il Guerrini parla dì esercito già mobilitato, in piena ca;mpagna, com'era quella del Sherman, nel qual caso l'offensiva è sempre possibile, se è voluta dal condottiero. Così pure si regolò Oku a Mukden, dopo aver spedita la divisione di riserva a N oghi, sentendosi più debole, attaccò. Ma nel caso nostro si tratta di un sistema più complesso, si tratta di costituzione dell'esercito, di mobilitazione e di radunata e quindi di operazioni, le ultime sono strettamente connesse e dipendenti dalle prime e qualsiasi concezione non seriamente basata su quelle è destinata a fallire e forse a non avere nemmeno un principio di esecuzione. Ma se pure non riesco a persuadermi che questo piano strategico sia buono per noi, sottoscrivo invece una delle deduzioni, e che cioè il nostro esercito debba essere organizzato ad agire p1·ecipuamente in montagna. Questo per il desiderio vivissimo che io ho che l'esercito nostro sia prepamto ad una azione offensiva, azione che non si potrebbe sia ad est che ad ovest esplicare se non .in terreno montano,sia anche perchè,come ben dice l'autore, non è certo al momento del bisogno che si avrà il tempo e la possibilità di allenare l'esercito alla montagna e coi·reggere il funzionamento di tutti i servizi. Insisto su quel p recipuamente e lo spiego nel senso che l'esercito sia atto ad operare in montagna ed in piano, con prevalenza della prima attitudine sulla seconda. Ebbene, posto così il problema, vediamo quale deve essere l'organamento dell'esercito per quanto riguarda la cavalleria. Prenderò come esempio di esercito costituito· per agire uniéamente in montagna quello stesso citato nell' articolo; l'esercito che l'Austria preparò nel 1878 per l'occupazione della Bosnia ed Erzegovina. In questo la cavalleria fu ridotta alla quantità puramente necessaria per il disimpegno del servizio di scoperta e di siciii·ezza(l). Ebbene su 56 1/ 2 (1) La campagna del 1878 nella Bosnia ed Erzegovina, colonnello CORSI. l.5 -
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LA FINE DELLA Cé.VALLERIA
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battaglioni di fanteria che contava l'esercito, vi erano anche 14 ¼ squadroni di cavalleria ossia all' inèirca 1 squadrone ogni quattro battaglioni. L'esercito germanico, che si può ritenere quello che deve avere in Europa la maggiore attitudine a combattere in piano, ha 633 battaglioni e 510 squadroni, ossia uno squadrone ogni 1, 2 battaglioni, l'esercito francese ha 668 battaglioni e 395 squadroni, ossia uno squadrone ogni 1, 7 battaglioni; l'esercito austriaco ha 677 battaglioni e 346 squadroni ossia uno squadrone ogni due battaglioni all'incirca. Da noi la proporzione è, contando le unità di milizia mobile, "di uno squadrone ogni tre battaglioni. Come si vede ad.unque noi ci avviGiniamo, per quanto riguarda la proporzione di cavalleria (ed insisto su ciò perchè lo scritto riguarda esclusivamente la cavalleria) molto di più al tipo dell'esercito preparato per la montagna, che non a quello preparato per il piano. Non mi pare quindi che sotto questo aspetto si debbauo proporre tagli nelle unità di cavalleria. E se lo stellone d'Italia ci proteggerà più che non abbia fatto per il passato, sì che nell'ora suprema di quella azione che il sangue sparso .dai nostri padri, ci addita chiaramente nella direzione e nella intensità, noi avessimo la fortuna di poter agire offensivamente in montagna, ebbene 125 sqaadroni, per tenerci nel limite di 1 a 4, ci faranno il servizio di scoperta e di sicurezza e gli altri saranno adoperati o vantaggiosamente sui fianchi, o ci permetteranno alla peggio di tenere a numero gli squadroni impegnati sull~ fronte. Adagio c'ol demolire, quando specialmente il costruire è tutt'altro che fac ile.
un meccanismo così delicato da tenersi nella bambagia; an-
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II. IL TERRENO D'AZIONE DELLA CAVALLERIA. - L'autore divide naturalmente in tre parti il terreno di probàbile impiego : terreno montano, terreno a sinistra del Po, ·di carattere prevalentemente paludoso, e terreno intermedio fra i due, la pianura friulana. Convengo, con quanto dice l' autore per il terreno montuoso, senza però recedere dalla considerazione che in. Bosnia la cavallerìa non trovò che terreno montano, poche strade, dovette portare spesso al seguito l'acqua per 1 quadrupedi e la legna per la cottura del rancio, ebbe a sostenere una guerra di partigiani, di insidie, di al!armi continui, e se la sua azionf? fn ben lontana dalle grandi imprese sognate per l'arma, i 14 '/ , squadroni furono però di _un aiuto validissimo nel procedimento penoso su SeraveJo. Non esageriamo perciò la tinta: la cavalleria non è
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che in montagna ci darà, se saviamente adoperato, come fu la cavalleria austriaca, buoni risultati. Ma dove sono perfettamente agli antipodi coll'autore è per quanto riguarda il terreno della pianura friulana, o meglio ancora il t erreno della sinistra del Piave all'Isonzo. Non vi è possibilità di manom·a, e di difficile manovra per · piùdiun1·eggimento.La pianurn fra il piede dei monti e la linea delle risorgive, eccettuata la b1·ughiera di Po1·denone e l'alto ag1·0 veronese1 non p1·esenta miglio1·i condizioni pe1· l'intensità ed il gene1·e dellci vegetazione. Ma quale vegetazione, ài grazia, vi è in questa regione? Tranne qualche magro vigneto che tende le scarne braccia al cielo, quasi implorando destinazione migliore, la . coltivazione è terribilmente monotona. Prati, campi di sovescio, campi di grano turco e di altri frumentacei. Qra se il grano turco copre alla vista e favorisce le sorprese, non è però mai stato 1ijl ir1;pedimento allo schieramento ed all'azione della cavalleria. E stato, è e sarà una vera disperazione per la commissione dei danni, ma non per i nostri squadroni, e la prima, viv~ddio, non ci arresterà in guerra. Ho l(JÌ.to più volte, confesso la citata affermazione, che produsse in me non poca meraviglia. - Terreno non adatto alla manovra di un reggimento? Ma se due divisioni di cavalleria hanno manovrato in quello stesso terreno per un mese nello scorso settembre, se i nostri squadroni hanno dimostrato così grande attitudine offensiva in questi terreni rotti e coltivati, se infine tutti quanti quelli che presero parle alle•manovre ne ritrassero l'impressione che siamo sulla buona strada per quanto riguarda la tattica dell'arma! E queste manovre non , rappresentarono nè scontri matematicamente stabiliti, nè disfide di Barletta, in tratti di brughiera, come cita l'autore, ma puramente azioni di ca. valleria, alla testa, ai fianchi, alle spalle della propria fanteria; azioni puramente tattiche, senza nessuna concezione . strategica. La tattica della cavalleria ha molto evoluto, e di vecchio non esiste oramai che il regolamento. Ma l'arma ha trovato la sua forma per riuscire nei nostri terreni a dare sempre ed efficacemente il suo concorso alla fanteria. La cavalleria nostra ha Iitolto, ma molto progredito ed io confesso che in nessuna occasione come in questa trovo meno opportuna la ironia: io ammfro, è la sola parola propria per l'occasione, arnmiro quest'arma che lavora e lavora indefessamente, e giornalmente si espone ai rischi più 1
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pericolosi, ai cimenti più duri, alle privazioni meglio celat& per avere in qualsiasi momento e cervello e gambe e cuore pronti e pronti intelligentemente, al più completo sacrificio. III. L'AZIONE DELLA NOSTRA CAVALLERIA. - Una breve pennellata ci mette in rilievo l'azione tattica della cavalleria: l'urto e l'appiedamento. Non mi associo però alla ragione addotta circa il loro motivo di essere, ossia alla velocità, p9ichè per quanto riguarda l'appiedamento., sovente,mol to spesso anzi, esso sarà un ripiego a cui deve ricorrere la cavalleria," senza che la velocità non abbia ad entrarci per nulla. A) Azione tattica contro cavalleria e fanteria, l'azione cioè a cavallo come. ve1·a e propria cavalleria. - Tre sono gli ostaéoli principali che l'autore osserva che si oppongonoad un favorevole impiego dell'arma. 1° che sarà sempre più difficile riconoscere il momento opportuno di intervento e la direzione più propria. QueE\tO scoglio veramente non esiste' per la sola cavalleria, ma per tutte le armi. Anzi direi che la cavalleria 4a mi-gliori mezzi per poter essere più sollecit,amente informata. degli avvenimenti. Ma nonostante questi mezzi, io ammetto che la. difficoltà sarà pur sempre grave, e molte volte hlla. informazione dovrà essere sostituito l' intuitò", e ciò più specialmente in cavalleria, nell'azione della quale i momenti opportuni sono più fugaci che non fra le altre armi. Ed è appunto per questo che il comando di quest'arma non è per tutti i generali, ed è per questo c_h e nonostante che Ney coi suoi squadroni e con le rip~tute cariche sulle pera.dici di Mont S.t Jean, abbia scritto una pf!.gina d'oro. per la cavalleria francese, Napoleone da freddo calcolatore ha esclamato: « Se avessi avuto Kellerm~ ! ». È un'arma di difficile impiego, ne convengono tutti quelli che hanno qualche dimestiche_z za con essa; ma per questo rinunzieremo noi i;ìOli ad averne? · La seconda affermazione, che cioè non possa svolgersi che l'azione di pochi squadroni, per quanto riguarda il pianoveneto, come abbiamo già detto, non ha alcun valore. E' chi non crede, faccia come S. Tommaso, approfitti delle venture manovre dell'arma, vada, segua, osservi, e ritornerà convertito. La terza affermazione fu distrutta dallo stesso autore nella pagina successiva, almeno in parte. Dice infatti che « data « la straordinaria cresciuta efficacia delle armi da fuoco di « fronte all'immutabilità dell'arma del cavaliere - il ca« valio - se l'azi0ne non riesce di sorpresa, si converte in.
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229 grave ed ~nutile sacrificio di vite». Ed in seguito: « No~ nostante 11 grande perfezionamento delle armi da fuoco e -« le difficoltà proprie dei nostri terreni non mancheranno « le buon~ oc_casiqni di tale impiego dell~ cavalleria, special<< mente considerando l'eccitabilità delle masse moderne che « costituiscono g~i eserc~ti, eccitabilità che fa perdere al« quanto valore a1 perfezionamenti delle armi a fuoco din·« nanzi all'apparire ed al turbinare dei cavalli». Avrei forse, modifi~ata l'ultima espressione, dicendo che in diversi casi, le a_n~1 a; fuoco perdono ogni valore dinnanzi all'apparire dei cavalli. E :7ero che è detto dopo che per queste azioni occorrono pochi squadroni: ma ,:e sono pochi questi squadroni carne poss~no ~rova'.si in ogni parte del campo di battagli~ per usufrmre d1 quei fugaci momenti? Ed inol tre se la ~arica d~ ,Eylau_ di 80 squ.'adroni ?a avuto effetto specialmente perchè pm che 11 cavallo, resta nnmut~to l'animo della folla, perchè non ?ovrebbe a~ere effet_to _o ggi? Lo squadrone o più squadrom avranno 1 effetto d1 far retrocedere, di far volgere mome,ntanea~_ente la schiena; i 24: squadroni quello di annientare defimtivamen~, se l'azione di essi è riuscita nel tempo 1 • B nella direzione, . A_ parte quanto sopra, altra più ben grave considerazione -ci viene offerta, che cioè l'Austria ha 7 divisioni di caval1 1eria_ . e ' eh e_ s3:rebbe · • delittuoso dar loro m pasto i nostri pochi reggimenti. E una verità forse troppo evidente; nessuno può pensare, senza fremere, ad una simile volontaria ecatombe. Ma _l'autore stesso insegna come è possibile che una cavalleria molto meno numerosa d'3ll'avversaria trovi modo di rendere segnalati servigi al suo paese, sen'za i~molaTSi completament_e. Infatti troviamo che « nella guerra mancese la « cavalleria nel campo tattico come arma combattente ha <: reso · · pm · • utili · · che non ' · nelle altre campao·ne 'mo• serv1z1 «_ derne ». E viene citata a sostegno della affermazi~ne l'azwne dei 10.000 cavalieri giapponesi a Mnkden e dell~ brigata Kanior allo Sha-ho. E questa cavalleria a.:eva pure di fronte 1~ cavalleria rus.sa ben più numerosa ed agguerrita, cav~Jlena ché non aveva certo deficienza cli slancio nè di de. · d-1· sacrificio, in paragone alla nostra voz10n " ~ ne' a·1 sp1rito probabile avversaria! , · :t Dunque_ ~e è stato_ possibile _ai Giapponesi; ciò non sarà ~rse possibile_ per_ no1, dato sempre che l'Austria possa inviare contro d1 noi 7' divisioni cli cavalleria come con sicurezzha mate:11atica, afferma l'autore? Questo dubbio' si affaccia . t rave d e e h e teoricamente . . . ano .e a. 1m , perch,e 1n un impiego consimile potrebbe avere la nostra cavalleria se fossimo co«
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stretti ad agire in piano o verso l'aperta pianura dell'Isonzo. .Ma il dubbio, secondo l'autore, è tolto perchè : . 1 ° qon gli organici nostri non avremo reparti di cavalleria in misura tale da poter esplicltre da soli questo compito con certezza di buon successo. E perchè? Non ci trovi amo noi in grado di riunire 10 000 cavalieri? Ma se la nostra cavalleria mobilizzata ha pi~ di 20,000 cavalieri! E ci troveremo forse in condizioni diverse dei Giapponesi a Mukden! No, sia per la qualità della nostra cavalleria, che ha nulla, proprio nulla da invidiare alla cavalleri.a giapponese, sia per la propo~·zione numerica con l'avversano; 2° e 3° perchè l'appiedamento nostro è più p1·oblematico o ~lmeno meno efficace che per la cavalleria giapponese, e poi perchè (ecco lo specchietto) i ciclisti possono sostituire vantaggiosamente la cavalleria. Ma questi vitali argomenti sono trattati in seguito. B) L'appiedamento. - L'autore constata che esiste la necessità imprescindibile che il cavaliere possa ariche cGmbattere appiedato. Ammei;;sa la verità, vi sono momenti in cui l'azione a fuoco s'impone e non è sufficiente l'azione del cavallo. E l'autore elenca questi diversi momenti, e fra questi include pure l'inseguimento per raccogliere i frutti cl.ella vittoria· ., c10 veramente non sembr~rebbe troppo in armonia con' quanto è detto prima: « ... E quindi logico che Oyama abbia « deplorato allora la scarsità della propria cavalleria che gli « impedì di raccogliere i frutti delle brillanti vittorie di « Lyao-Yang e di Mukden.». La conclusione è questa: il ciclista è un elemento migliore che non il cavaliere nel combattimento a piedi. È una cosa di per sè evidente: il ciclista sarà sempre addestrato come fanteria, il cavaliere sarà addestrato essenzialmente· come cavaliere e sarà sempre 13 dovunque un mediocre fante. C) Fanteria con cavalleria. -In questo argomento, tranne che nella conclusione, od almeno in qualche parte della concl~sione, ci troviamo perfettamente d'accordo. L'unione .fra la fanteria e la cavalleria è da ritenersi solamente realizzabile nel fatto che la fanteria può occupare sempre determinati punti che costituiscano un punto di appoggio alla cavalleria. Il voler legare le due azioni in una sola, porta certamente al risultato di sfinire la fanteria in uno sforzo di velocità superiore ai suoi mezzi e di porre la catena al piede alla cavalleria. E l'autore ci dimostra qui in bella forma questo concetto, e viene a stabilire che molto più
della fanteria, sono utili in queste circostanze i ciclisti. Verissimo, e se vuole anche la prova dei fatti veda il bellissimo esempio di impiego del battaglione ciclisti, in intimo legame con la -cavalleria, fatto dal partito azzurro nelle esercitazioni nel Soltanto, accennato., alcune dedu. Friuli. . . . come. abbiamo . ziom non convmcono mtieramente. Una di queste è che la cavalleria nostra debba essere soffocata dalla cavalleria a;ver.saria; non starò a ripetere il perchè non ritenga inevitabile questa fine così dolorosa. L'altra è che unendo il ciclista col cavaliere, si debba « ridurre la forza della caval« le:i:ia in ragione della forza dei reparti ciclisti che ad essa « vengono assegna ti ». Qui evidentemente siamo fuori del seminato: l'azione dell~ c~valleria è ben di:versa da quella dei ciclisti .: questi nell umone con cavalleria non rappresentano che un aiuto, un sostegno, ma sono del tutto incapaci ad agire come cavalleria. Nè si deve concludere che nella scelta fra ciclisti · e cav~l~eri. con ~anti, i~ coma1:dante preferir~ il più delle volte 1 impiego d1 quelli che d1 questi; ma s1 deve porre il pro bl~ma in q nesti termini: E preferi~e avere cavalleria sola, cavalleria con ciclisti cavalleria con fanteria? ' · I termini così-sono corrispondenti, e la risposta unica. Almeno così credo e spero. D) T1·uppe di rise1·va. - Servono per decidere della lotta e per'l' inseguimento, dice l'autore; potrebbe anche consider~rsi il caso. ~he queste truppe servissero per rendere possibile _u1:a ntirata. Ma non importa; ba.s tano i primi due terminL . Ora l'autore osserva che non si può sperare, data l'estens10ne del campo di battaglia, di adoperare la cavalleria nel senso di p~rtare _una, massa decisiva nel punto voluto, perchè la cavalleria arnvera sfinita. Sono perfettamente dello stesso parere, e se per caso egli volesse poi anche alludere alla nessu~a. e~cacia pe~· l'atto risolutivo dell' intervento di grosse un~ta di cavalleria appiedata, io cito a sostegno della nostra , tesi una frase del colonnello Mossolin: « Se non si hanno « altri moccoli per produrre le crisi sul campo di battaglia « che l'intervento della cavalleria appiedata, sarà meglio « sp~gnere anche questo!». 4 questo compito.possono meglio corrispondere le unità ciclisti è vero 7 salvo alcuni dubbi che esprimerò quando tratt~rò ~aella co stituzione delle gr~ndi unità di ciclisti. . ~e~l' inseg_ui~ent~ poi è affermata l' incontrastabile supenor1ta del ciclista sul cavaliere: perchè? « Perchè coman-
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danti e truppe sentono bisogno di riposo dopo la enorme tensione di spirito e di forze che ogni grande avvenimento « richiede, epperciò la cav:alleria, dopo una lotta çlecisiva, < non riesce a fare che pochi chilometri, e magari al passo ! < Beninteso ciò se il comandante avrà impiegata come è . ' « suo dovere, tutta la cavalleria e le fanterie disponibili per « l'atto supremo della battaglia». Da questa regola umana, del bisogno cioè di riposo, è evidente che non possono sfuggire i ciclisti, poichè anche essi debbono essere adoperati nella lotta decisiva. E ) L'avanscope1·ta. - L'autore trova che l'avanscoperta, sistema prussiano, non è applicabile nei nostri terreni e nelle nostre condizioni di forza . Estende quindi la tesi all'avanscoperta in generale e dimostra, non soltanto, che l'avanscoperta quale oggi scaturisce dalle disposizioni r egolamentari, è frutto di lavoro ditavolino, e non l'espressione genuina di quanto successe nel 70 . . ' ma .m oltre che essa non ha probabilità di riuscita, e che porterà i due eserciti a logorare terribilmente la loro cavalleria in combattimenti isolati - e non sfruttabili dalla fanteria. Sottoscrivo, convintissimo che questo sistema, in un col combattimento a schiere, sia per noi da relegarsi nei ferravecchi. Discordo però nel fatto che la cavalleria non debba essere spinta, in grosse unità, sulla fronte del nostro schieramento iniziale, mentre cioè si compie la radunata, ed"avanti e .ciò sia per vedere, e sia per approfittare di quelle occasioni favorevoli che si possano presentare per colpire la ce.valleria avversari~, che dovrà sboccare nel piano da diversi punti, per eseguire cioè quella tale manovra ·per linee interne, non simpatica all'autore, prima per~ beninteso, che quella cavalleria abbia potuto ammassarsi nel piano. Per vedere è certo che servano meglio pattuglie isolate di arditi cavalieri, e che in ogni modo questa sorgente di informazioni non deve ritenersi come -la principale, ma che occorra invece fare molto affidamento sullo spionaggio organizzato. E per questo noi non abbiamo bisogno di citare i soliti Giapponesi: restiamo in casa nostra e vediamo il servizio di informazioni organizzato nel 1866 dall'allora colonnello Driquet. (Vedi Ouste>za del generale Pollio). Dunque noi avremo masse di cavalleria organicamente costituite, avanti sulla fronte di radunata, appoggiaté a forti nuclei di fanteria in posizione, assecondati da altri nuclei di ciclisti e. ciò sia per completare il servizio d'informazione . ' sia per combattere se occorre, sia per eseguire, se sarà po'::l« «
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-sibile, qualche rapida tentata al di là del confine, nell.a co1:-· siderazione che in fatto di mobilitazione della cavallena n01, per la natura del terreno nostro, potremo avere qualche vantaggio rispetto all'avversario. . . In queste condizioni mi pare che non possa dirsi che le nostre masse oo-ettate avanti possono far prevedere al. nemica il colpo che lo minaccia, che anzi possono servire a mascherare od almeno rendere più incerta la direzione del -0olpo; che non si possa d~re .che possano attard~re, il movimento delle armate, anz1che accelerarlo, perche s1 prevederebbe in tal modo la possibilità esclusiva di uno scacco, m~i di un successo, il che ha bisogno di essere matematicamente dimostrato per essere creduto; che il pericolo di correre dei rischi senza utilità anzi con danno, sarà subordinato alla condotta di questa cavalleria, condotta che riten~arno, com.e si è già detto, difficile e non affidabile a tutti i generali· che infine non è vero che tale impiego impedisca di pot~re rapidamente adoper~re le masse di cavalleria là do~e il bisogno lo richiede, dovendole richiamare per gettarle m una direzione opposta, perchè questi due impieghi, l'uno direi strategico, l'altro più propriamente tattico, no;13- possono ,che succedersi, nel;empo, nè è possibile immaginare la loro contemporaneità. _ F ) Espl01·azione, cop1·irnento, collegarnento. - L'autore constata che in questi servizi l'azione dei ciclisti potrà con vero vantaggio collegarsi con l'azione della cavalleria,,, il ~he osserva « renderà pure possibile di tener sottomano maggior -« quantità di cavalleria a disposizione dei comandanti dì « grandi unità per compiti speciali ». Parole d'oro queste poichè è innegabile che il ciclista servirà a,d ~m~edire 1~ . sparpagliamento ed il. logora~ento del!a. ~a:7al!en a rn q1:1est1 lavori sopra enunciati, e . dara la poss1b1hta dr averla disponibile nel momento del ·bisogno per il suo più naturale impiego com.e arma combattente. Naturalmente bisogna che l'autore non insista sull'idea già prima espressa e da me -commentata ~ che bisogna ridurre la forza della cavalleria « in ragione dei reparti ciclisti che ad essa vengono asse« gnat,i » perchè questa seconda operazione, distruggerebbe il principale vantaggio che si è riscontrato sorgere dall'unione dei ciclisti coi cavalieri. Diamo ciclisti ma non,dimin.uiamo di un sol ca,valiere. ' . G ) Se1·vizi di guida e di iforrispondenza. - Siamo all'um6ono coll'autore : tù,tte le volte che si ritiene opportuno si sostituisca al cavaliere il ciclista, e si mandi immediatamente il primo a rinforzare i nostri troppo esili squadroni.
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IV. .CA vALLI,. UOMINI E BILA Nero. - Il paes e nos t ro e, povero cl:6.1 cava. 111,. la compera rappresenta un grnve . . all'estero , ?nere n~nziario, e che c1 verra quasi certamente a mancare 1n caso d1 guerra. Come faremo a provvedere alle 1"nd · bT t·t · · 1 1 sos _1 uz10n1 durante la campagna.? · 1spensaMegl~o aclunque 50 ciclisti che 500 bucefali sfiatat·1 spolpati! e Ecco la r~sposta, o per meglio dire la risposta cli S. A. R. il · Duca Ferclmanclo d1 Savoia: · « I reggim~nti che prestarono migliori servizi furono i « due, montati su cavalli italiani: soffrirono meno a· 11· . 1 que 1 t t· « man a 1 su ca_valh tedeschi. I primi sono di una razza che « ha m _ eno umori e stanno nel clima che è loro propr1·0 • ·' . . , ll . . perc10 « res1s t ano assai pm a e fatiche ed al bivacco No . . . . n occorre « qumd1 c_he segu~re la pratica degli ultimi anni, col fare « compre m Tos?ana e Romagna. Ohè se poi questi stati vo« -~essero armarsi ed avessero bisogno dei loro cavalli sentirà. « 11 go_vern~ quale grave errore abbia commesso, mentre da « tan~1 anni p~evedeva la guerra, a non prepararsi risorse « equme. Il P10monte non diventerà mai un paese · · s· ]l 11" · lll CUI « 1 a evano cava 1 m gran numero: è troppo coltivato « per poterlo fare; ~a la _Sardegna avrebbe potuto e po« trebbe_, a~cora formre risorse di tal genere. , Per avere « una pm a ta _statur~ si ~avrebbero portare in Sardegna, « regala:idole a1 pi::oprietari, tutte le cavalle di truppa che « vanno scar~ate per qualche leggiero difetto, stabilire nel « paese mol~1 stallon~ della costa d'Africa, e per qualche « tempo assicurare a1 proprietari lo smercio dei puledri « Se la gp.erra andrà bene, una delle prime cure del governo· « ~ovrà ~ssere_ que~la di favorire l'allevamento dei cavalli 1 « ~ L?m?ardia: s1 avrebbe così il mezzo di avere su:ffi« menti r1~onte senza dipendere dai paesi esteri >> . Questo e quanto propone un generale dopo il 1848, genera!~ che oltre all'essere dotato di una mente realmente supe:'10re, aveva la p:atica ~ella guerra ed aveva potuto, de visu, e non per sc10nza d1 tavolino, constatare che « si « dovrebbe au~entar~ la nostra cavalleria » perchè « non «. vi è terreno m cm la cavalleria nbn sia utile ». (Relaz10ne sulla · campagna del 1848). . Veda anche ~'~utore le proposte fatte dal capitano Lauricella_ nella Rivista di artiglieria e genio. Noi non abbiamo cavalli perchè non ci siamo sinora preoccupati di procurarci ,
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queste risorse : ma dappoìchè questa deficienza ed il modo di porvi riparo sono già stati avvistati sin dal 1848, sarebbe tempo oramai che sì provvedess6 radicalmente. Perciò la conclusione non è che si debbano avere 500 bucefali sfiatati e spolpati, ma che si debba pensare serÌamente al rinnovamento ed ampliamento delle nostre risorse equine, perchè non mancano in Italia estese regioni favorevolissime all'allevamento del bestiame.
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L'autore afferma che le nostre reclute destinate alle armi a cavallo, non h anno in gene:rn nessuna istruzione preventiva di equitazione, per cui tutto si deve fare ex-novo durante il servizio militare. · · Verissimo, come è pure vero che il soldato di cavalleria deve essere più istruito che quello di fanteria. Nonostante questo duplice inconveniente noi abbiamo soldati di cavalleria che non sono secondi a nessuno a cavallo. Già il nostro soldato ha sempre avuto fama di buon cavaliere e nelle campagne contro gli Austriaci fu osservato che« comme chavalier notre soldat ne la cede en rien à l'Autrichien » (Salasco) e che « la riostra cavalleria, benchè poco nume« rosa in confronto di quella austriaca, che passò sempre « per una. çlelle migliori d'Europa, l'ha costantemente bat« tuta in tutti gli scontr·i » (Ferdinando di Savoia). Ora noi abbiamo fatto sensibilissimi progressi in fatto di equitazione, e non potremo certo d·e siderare di meglio. . Ma, osserva l'autore, si avanza lo spettro della ferma biennale: come fareste voi a rimediare? Faremo come fanno le altre nazioni che non si trovano meglio di noi per riguardi di cavalleria: non adotteremo la ferma biennale per la cavalleria. . ' « Ma ·s arà possibile per noi assicurare un buon recluta« mento e un buon servizio di cavalleria, conservando per <' essa la ferma triennale, nel mentre adottiamo per le altre « armi la ferma biennale? Potrà essere; non lo escludiamo». Non solò non bisogna escluderlo, ma bisogna ammetterlo di certa scienza, perchè ne abbiamo avuta già per molto tempo la esperienza pratica. Non aveva la nostra cavalleria la ferma di 5 anni, e poi di 4, mentre le altri a_rmi avevano la ferma di 3 anni? Si troveranno compensi per questi cavalieri che sono un po' più gravati degli altri, quali per esempio, quello di non essere più richiamati alle armi (vfdi graduati della· Lanclwehr , fl,Ustriaca) una volta congedati. Non ho grande fid ucia nella panacea proposta dall'autore, cioè nel maggior gettito del contingente che si otterrebbe
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LA FINE DELLA CAVALLERIA . con un abbassamento de.I limi te in:B .· scarto totale (leva dei nati nel 1886) enor_~ ~1. statur~. Lo tura fu il 5 7 % . per e eficienza d1 stao' _ma _occorre notare che al disotto d. t 1· . ' c~r o im1te non s1 puo proprio scend . . . i_ un d1 armamento, ed anche di flste tic . er: per :7ane ragioni anch'essa in oo-ni co~a 1 a, si, d1 estetica, che vuole ..· . o , i; a sua parte. ,. Nessuna d1:fficolta noi p • t . dati per le ·armi a cavallo o~·~ ro_v1~mo , nell 'a_vere i ..soltasmi inutili: con tinuiai'no per IStrmrh; non cr eiamoci fan. visto essere la buona. su questa strada . che abbiamo
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mente agli a:ltri Stati, siano contenute in più moderati limiti per quanto riguarda la r icchezza, il bilancio dello Stato e la popolazione ... Noi abbiamo riportate le cifre per nln fare diffondere ed accreditare una leggenda che, esposta inconsideratament~, vlene poi r ipetuta come verità indiscussa. « Le abbiamo esposte infine per dimostrare come nei paesi « del nostro più evoluti s'intenda il dovere della difesa della « patria, per dimostrare infine che se l' Italia in momenti, in « cui 1~ pubblica finanza era in condizioni disastrose, non ha « pensato a deporre la sua corazza, tanto meno lo deve e lo « può ora quando, per il meraviglioso e progressivo risveglit> « di tutte le nostre migliori energie, possiamo certamente « con minore sacrificio provvedere allaTisoluzione del nostro « problema militare » . Non occorron_o molti commenti1 anzi basta uno sol.o: se si invoca la riduzione della cavalleria per . questioni di bilancio, si è in errore. Noi non siamo più i pezzenti dell' Europa, è ben e con1incersene una buona volta! «
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Vengono ora le questioni :finanzi . . . . . . arrn, ed il sunto d1 esse, secondo l 'autore sarebbe. . , . 1101 siamo pove t t · spendere molto per la ca vall . h , re i, non poss1atno ·t . 1 ena e e e un'arma co t s osa, sos t i mamo a in par te con ciclisti . Per qua.nto r ig uarda la arte :fi . . vare parole più efficaci d. p 11 ~anziana, non saprei tronerale del bilancio nella I que el a. operate dalla giunta ge. sua re az10ne sullo t t d" . d s a o 1 prev1s10ne della spesa del li[" . t . . . rn1s uero ella guerr l' . . :fi nanziano 1907-1908. · a per ese:çc1z10 « L'Italia con un bilancio passivo di L
. . . 1,921,365,000, L. 1 982 757 728 27 es~rmzw 19 06-907 è asceso a l' A dstri~-U' h . spend~ per ~l solo esercì to L. 219 615 000· ng · con un b11anc10 p · d "L ' ' , « spende L. 442 611 OOO . G a_ssivo 1 3,039,715,000 · ' , , 1a erman1a con u b"! · « s1vo di L. 2 640 370 OOO . . n 1 anc10 pas. ' , , per 11 solo imp d « sua difesa L. 899 556 OOO F. . ~ro, spen e per la 1 « lancio di L. 3 700, 409 000 e ad rancia mfine con un bi« Il che imp~rta' eh~ le ?en e 64~,435,0?0. ' « mento del solo esèrcito ed ~:sr m:ht~r~ yer 11 manteni« marina, dànno le "eg~e t. e ,use q nu:-ct~ le spese per la ~ n 1 percentuali 111 rappo t « spesa totale compreso il deb"t bbl" . r o a 11 a 10 « A ustria-Ungheria 1 .., G . pu ico: Italia 12.75, 4 · 5 0 , ermama 34 Oi F · « Le percentuali stesse ris etto 1 .. ' rancia 17.30. « guenti: Italia O 30 A t . p U a 1~ ricchezza sono Je se« e Francia 0.30. . ' ns na- nghena 0.50, Germania 0.45 « che n ell 'accertamento dell'
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« Infine riportando per abitanti 1 ' ha un contributo per ca i .. in ~ sp~sa ~ell esercito, si gheria 9.70 in Germ .P · _ Ita_ha 6-0 0, _m Austria-Un« Inoltre 1' . h ama 1b. 90 , m Francia 16.60. a n cc ezza media per ab. t t ' . « L. 2000, in Francia di L 5540 . i an e_ e m Italia di · « L. 1940 ed · G . ·. ' m Austr1a-Uno-heriR. di , in ermania d1 L 3970 ° ' « E si · · · '" · ' potrebbe ancora continuare r .. ~ « vare come in Italia le s 1 ne_g 1 esempi, per pro, pese per a difesa, proporzionata-
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* ** V . IL CICLISMO IN ITALIA. - In questa seconda parte l'autore esamina quali sono le caratteristiche del ciclismo, dal lato militart;i, ed il rendimento che specialmente da noi, se ne potrebbe trarre. L'esame è molto minuto, e su molte questioni anche convincente, ma una specie di apprensione grava sul ragion amento: il far risaltare che la cavalleria vede nei nuovi mezzi come dei nemici alla Jropria conservazione, più che degli alleati. Tutto questo per forzare .la tesi e portarla J:Llla conclusione della necessità della riduzione della cavalleria, mentre è ovvio, almeno così sembra a m e ed a ~olti altri, il cercare di far procedere parallelamente le due istituzioni. Ma non voglio affrettare le conclusioni mie. Il far dipendere il fatto che nessuno Stato ha ancora costituite grandi unità di ciclìsti dalla r esistenza che opporrnbbe la cavalleria all'adozione su vasta scala del ciclismo, mi sembra un apprezzamento un po' ardito. L a Francia specialmente che ha una notevole inferiorità numerica di cavalleria rispetto alla Germania, se avesse' la fiducia· che l'autore h a nel ciclismo, non esiterebbe certo a far ~acere vieti pregiudizi e ad ·adottare questo sistema su vasta scala, tanto più che le zone di co~fine francesi si prestano all'impiego di tali riparti certamente non meno · bene della nostrai · pianura friulana. E certamente non la tratterrebbe la spesa, anche ;;e dovesse creare queste unità senza diminuire la ca-
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vallerià, anche se dovesse costituire per intero le dotazioni di macchine. Se vuol convincersi che questa non è una semplice affermazione, l'autore esamini il progetto di· legge sul riordinamento dell'artiglieria che contempla la costituzione di2 50 batterie nuove, di cui 140 pe:::manentemente costituite e 110 formate come nuclei. In Francia non mancano è vero i milioni, ma non manca neppure la volontà, di spenderli per la difesa del paese, e se i Francesi han:µo un motivo di curare questa preparazione, noi lo abbiamo non meno grave q.el loro. Da noi, questo pregiudizio, dovrebbe avere meno presa che in altri pa,esi, perchè abbiamo fatti recenti che dimostrano coµ quale cura la cavalleria cerca di aumentare la propria efficienza collegando l'azione sua con quella dei ciclisti. E credo che se l'autore si fosse rivolto agli ufficiali del battaglione ciclisti, che presero parte alle manovre, questi gli avrebbero potuto dire come l'opera loro intelligente ed attiva, fu non soltanto apprezzata ed altamente lodata, ma anche intimamente assecondata. Questi ufficiali potrebbero fornire anche preziose cognizioni sulla costituzione del battaglione e sul suo funzionamento, in modo da schiarire alcune idee che, da quanto risulta nello scritto, dimostrano all'evidenza di avere urgente bisogno di tale provvedimento. Sono in seguito enumerate le qualità del ciclista in confronto di quelle del cavaliere. Esse sono di per sè evidenti, ed alla portata di tutti, anche di chi non ha dimestichezza nè col cavallo, nè con la bicicletta. Soltanto mi preme di notare un coefficiente di incertezza circa l ' impiego dei ciclisti, che come di.ce l'i=rntore fa capolino nel campo tattico, ossia l'incertezza che questi riparti arrivino a tempo, quando per esempio le condizioni stradali sono pessime, e quando, aggiungo io, debbano attrawirsare corsi d'acqua sui quali siano stati distrutti i ponti, cosa facilissima a verificarsi. Non pare forse che g_ nesta incertezza sia, f1* possa essere grave,? Ma ecco subito il rimedio « Ma anche a questa de« fieienza i comandanti di grandi unita possono trovare « rimedio, decidendo caso per caso per l'impiego dei cicli« sti o della cavalleria di cl\i dispongono, calcolando le « condizionì stradali, lo spazio da percorrere, -e il tempo « disponibile ». Il rimedio dunque suppone che per potere far fronte in qualsiasi circostanza alle varie situazioni si debbano avere e eiclisti e cavalleria, sia gli uni, sia l'altra in quantità sufficiente per svolgere Ja propria missione. E per far sì che questo si avveri, aboliamo 12 reggimenti di cavalleria!!
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. ., . stituzione del battaglione cicli~ti, Salto di pi~ pan la. co d ho quindi idee più precise perchè l'ho visto funzio~~re esor ermi dalla meditazione su di quelle che no1_1 potre . .erod an~he quella della divisione di una tabella. d~?rgammf,e t più volte di immaginare . 1. · h poi mi sono s orza o .t mc e su d1. una st ra d a polverosa' nella quale . s1 ro. isti 1 -c ta n~co onna . i di artiglieria, truppe in marcia, ec?· vino aro bulanze, carr_. , d h le strade nel ragg10 , · · preten ere c e · . Perche non s1 .vorr~ .g ia a mbre a solo ed esclusivo uso dei di azi.on~ t~tt~co ~ia:o ~i:e l'a~tore che cosa diventano i1: riparti c1chst1. M1 s . che egli assegna ad ogm . d' · · · 3 metri e mezzo .. tali con iz~om i ·1 t . d. profondità della div1s10ne, e bicicletta, I 21 chi ome n i l sfilamento in un punto? l'ora e mezza che assegna per o .. d'fficoltà per lo 11 · · trovarono gia i · Alle manovre d1 cava l~na s1 onostante l'energia spiegata . · d' . · battag 10ne Il impiego ~ 1:1-n , ' li attriti; !'autore invece con dagli ufficiali per supe:are g d . o non posso che esclamare: una tabella risolve ogm cosa~~ I Beati coloro che hanno fede.
**i: . lla s ecie di . sintesi che preced~ la _conMa que sono p , nass . unte le idee princ1pah. In . vemamo 11 a quale elusione, ne a . . . . essa sono enunciati d1vers1 cn·t eri che è opportuno esaminare. . t ue~ti punti: Scaturiscono_ e~se~zialme:t e q di provvedere alle irrepa10 che i c1chst1 ~erme: ono . che resentano le norabili deficienze tecmca e nµmenca p . stre unità d~ ca val~eria; . . r ti risolvono pien.~mente il 20 che m ogm cas~o1 ~~~~:amente tentato, dell'unione, problema, tante volte :po pll . n fanteria.· la velocità . d d1 ca va ena co ' . . . effettiva, c~nc_ or e, de i battaglioni ciclisti i mighon conforme d1 ambedue ren alleati degli squadroni i 't' . r te (battaglioni) con la 30 il cambio. delle um a . c1c ista l'indipendenza e l'arcavalleria strategwa, consente _a ques . . · ·t·. . ento dei propn compi 1, 11, d dimento ne a. e~pi_m. ff alla cavalleria efficace con40 i riparti c10hsti o . rono . 1 . ·. . bbe di sover. · 11 11 questa s1 ogorere corso in az10m ne e qua l'd nte in caso di rovescio. chio, e possono sostenerla va .1 ame t . alliRta l'animo e Questa enumerazione effettiv~men / ?I noi finalmente ~ose verra sostenuta da esperimentl pr;. ic1, dere la nostra catremo dire di aver trovato mo o 1 ren on sia di aver . . , f t d' llo che essa ora n , vallena prn or e 1 que d. · . ·u questo , . . h . ermette I nparare i ·scoperto un sistema c e CI P · · bi.sogna . . ·t·a. M a, per essere 1ogic1 ' caso alla nostra 1nfenon
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limitare a questo aumento i provvedimenti per non cadere nell'assurdo più assurdo; che cioè per rinforzare la cavalleria non incominciamo col diminuirne gli effettivi! Su altri due punti dissento completamente. 1° Che il ciclista possa essere utilmente impiegato come pattuglia e come dice l'autore, specialmente delle pattuglie di esplorazione. Ricordo a . q nesto proposito alcune con versazioni col capitano Natali, il padre dei noi:ltri ciclisti, che ha per naturaìe tendenza e per lunga pr.ati:0a idee ben chiare in fatto dèll' impiego d i questi riparti. Non commettiamo mai l'erroré, egli mi diceva, di voler credere che il ciclista possa sostituire il cavaliere e ciò specie nel serv izio di pattuglia. Il ciclista è troppo legato alla strada per poter disimpegnare questo compito, e, se abbandona la strada diventa troppo lento fante per essere considerato utile informatore. E così pure nel r,;ervizio di corrispondenza il ciclista può essere impegnato soltanto sulle direttrici, assolutamente al sicuro da col pi nemici; 2° l'intervento dei ciclisti nei combattimenti di cavalleria non presenta tutte quelle facilità ch e l'autore suppone.Quel cadere fulmineo sui fianchi, quello scompigliare la ritirata, ecc. sono poesie, Il com battimento della ca valle ria ha queste caratteristiche che rendono impossibile in quasi tutti i casi l'intervento dei ciclisti e cioè che lo scontro non succede quasi mai sulle strade, cosicchè non è più possibile ai ciclisti per poter inter venire all'azione, servirsi delle macchine, ed inoltre l'azione della cavalleria è in genere così r apida che si risolve prima che i ciclisti, che devono percorrere vie più lunghe perchè pl'.u esterne, possano arrivare in tempo. Ad ogni modo l 'intervento diretto farà possibile qualche volta a piccoli riparti, quali le compagnie cicliste; difficilmente possibili i;i. ripar ti superiori come al battaglione. Non parlo nemmeno delle unità ad esso superiori, quali reggimen~ o brigata. Nelle ultime manovre questH. difficoltà apparve quasi insuperabile. Di notte i ciclisti possano operare meglio della cavalleria. Ciò è vero, vuol dire che di giorno questi riparti riposeranno perchè dopo tutto, sebbene ciclisti, sono uomini, e quel che più monta giovani epperciò bisognosi di sonno. E mentre di giorno si riposeranno la cavalleria lavorerà. È appunto in questa ~ aniera che si opera in intima unione, riempiendo le lacune d1 un elemento con le q ualità dell'altro. · T~tte le altre considerazioni sono pienamente corrispondenti a questo concetto, che cioè il connubio della cavalleria coi ciclisti, viene ad aumentare notevolmente l'efficienza dell'arma.
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Conclusione. Le conclusioni alle quali viene l'autore sono essenzialmente le seguenti: 1° costituzione di repar.:t,i permanenti ciclisti (battaglioni) con macchine leggere ; 2° predisposizione per la mobilitazione di grandi unità cicliste con macchine acquisite; 3" riduzione della cavalleria a metà. A mia volta mi sembra di poter concludere: 1 ° che la costituzione dei battaglioni ciclisti, o nuclei di compagnie ciclisti sia un provvedimento da attuarsi al più presto come quello che potrà dare un notevole e diretto aiuto alla nostra cavalleria; 2' che l'impiego di grandi unità di ciclisti, superiore al battaglione avrebbe bisogno di esperimenti pratici pr_ima che sia possibile pronunciare qualche sentenza al riguardo; che ad ogni modo al).cheammessala migliore soluzione,checioè questi riparti siano praticamente impiegabili, la loro azione, come accenn a diverse volte l'autore, non è tale da poter sostituire, specìe nel servizio di esplorf.zione e nel campo tattico, la cavalleria. Che perciò, poicbè la nostra cavalleria non è in grado attualmente,numericamente parlando, di disimpegnare tutti i compiti che le gravitano addosso, questi riparti potrebbero alleggerirla di molte mansioni, cosicchè essa potrebbe allora risultare sufficiente per i suoi compiti principali; 3° che i nostri reggimenti di cavalleria non rappresentano una spesa insostenibile dal nostro bilancio militare, nè un problema non solubile dal lato dell'istruzione e della ferma dei soldati. Lo stato attuale serve di esempio e di dimostrazione, ed è bene, come ci ammonisce la giùnta del bilancio, che la finiamo una buona volta col crederci e col gridare a perdifiato che noi .siamo pez,.;enti; 4° che se le nostre risorse equine sono in cattivo stato, nulla impedisce di provvedere alla loro rigenerazione, fatto questo che servirebbe ad aumentare la prosperità del paese; 5° che il rapporto numerico della nostra cavalleria con la . probabile avversaria è già così piccolo che sarebbe un cont.rosenso il voler aumentare ancora la sproporzione. Perciò non si tocchi uno squadrone: si facciano reggimenti più manovrabili: si costituiscano le divisioni di cavalleria, e si sistemino le guarnigioni in modo che non occorrano treni per la r3:dunata delle divisioni di cavalleria. {6 -
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Prima di por termine a queste brevi considerazioni, 'm i sembra necessario richiamare l'attenzione su di un punto d'importanza non trascurabile. · · · . · A me sembra che non bisogna buttarsi, trattando questioni militari, a corpo perduto nelle speculazioni teoriche. La matematica serve nella nostra preparazione ·alla·guerra, egregiamente come i'n tutte le altre manifestaziQni dell'attività umana. Ma se essa è di potente aiuto nell'orditura della trama non deve e·s sere però la sola nostra guida, perchè alcuni elementi morali, essenzialissimi nel problema militare sfnggono per la loro natura alle strettoie del numero'. dél grafico, della tabella. Ricordo che allorquando 1a Russia con sforzo poderoso inviava la squadra del Rodiestensky neHe acque del mar Giallo, una pleiade di scrittori si affannava ad escodi con"'O'itarn le. . predizioni del prossimo futuro; ed i termini . . franto erano essenzialmente il numero e la data d1 costruz10ne delle navi il loro armamento' la velocità relativa ecc. Le due ' , a detta degli indov~ni,_una efficienza q nasi ' flotte a vevanò uguale: ed il risultato fu Tsusima. E questo il quid obscurum delle battaglie : l'elemento a _priori difficilmente valutabile, e che pure decide in gran parte della vittoria e della sconfitta. La cavalleria è l'arma che meglio di ogni altra integrerà sempre la possibilità dello sfruttamento di questi_fattori. Ho sott'occhio un vecchio trattato di. scienza militare, scritto in epoca in cui questa scienza sapeva bens\ molto odore di fumo -di polver(;l, ma era meno evoluta, meno dotta, meno saccente dell'attÙale. Ecco la definizione delle attribuzioni principali della cavalleria. « Atterrare, sgominare e inseguire, ecco pertanto le desti~< nazioni più ordinarie della cavalleria. Essa fa compiuti i « successi ottenuti od anche solo preparati dalle alte arm1 « quando il nemico è scosso dalla moschetteria atterrato dalle « baionette, o fulminato dall'artiglieria, ella si getta sovresso « con tanto maggiore impeto, perchè ha già il convincimento « della vittoria, essa lo avviluppa, lo insegue, lo disordina e « distrugge, raccogliendo da sola i frutti di tal vittoria. « Quando l'esercito indietreggia, principalmente in campo « aperto, la si pone al retroguardo. EDa tiene in rispetto e a « buona distanza il nemico, gli nasconde il disordine del « grosso~ sostiene la fanteria, protegge l'artiglieria, e con nii« nacce e con modi offensivi prcicac'cia ai fanti il ·tempo di « rannodarsi. Un tale conèorso tal v·o lta benanco permetterà
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di ripigliare )e offese. In Dgni caso e il pm spesso, ella salverà l'intero corpo di ~sercito preservandolo da una rotta -generale ». · Ebbene questo stile, a prima vista ampolloso, è esclusivamento adoperato per trattare della cavalleria: in tutte le al-tre discussioni il tattico è un demagogo qualsiasi; quando parla della cavalleria la sua immaginazione si accende, la pros.1 fredda non gli è più possibile, e diventa anche lui poeta. Sì, poesia è la base essenziale di quest'arma, invariabile nella sua essenza, finchè _invariabile resterà l'anima umana; e come poesia essa rifugge per intima natura dai confronti troppo pedestri, dalle discussioni col metro e col borsellino alla mano. · Sopprimete l'uomo nella sua essenza, sostituitelo con automi, fate- sì che i cuori più non palpitino, che unico movente di ogni azione sia il raziocinio freddo e compassato ed allora al cava1iere sostituite pure la macchina. Ma :finchè l'animo umano sussisterà con le sue debolezze, coi superbi slanci seguiti quasi subito da non spiegabili bassezze, finchè il terribile fenorpeno del panico aleggierà s.ulle migliori truppe, la cavalleria vedrà sempre costante se non più anche vasto 'presentarsi il campo per l'esplicazione della sua attività. ; ·
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Esprimo perciò l'avviso che non solo non si debba ad'a.ivenire ad alcuna riduzione dell'arma, ma che al più presto si debba porre la cavalleria nèlle rµigliori condizioni per potere efficacemente far se'ntire la sua azione nei giorni supremi del cimento. Qualsiasi riduzione basata su considerazioni teoriche, ipotetiche, non potrebbe che portarci ad amarissi:q:ii ,rimpianti e noi non abbiamo bisogno di trovarci .ancora un'altra volta in simili tristi condizioni. Pensi, chiunque propone riduzioni per la cavalleria, che una tale affrettata, per quanto irreparabile decisione, ci porterebbe a rendere quasi certo l'insuccesso di un 'arma che con ,la sua costante preparazione giornalier:a niira tenacemente ad essere in grado di strappare ad-ogni costo la vittoria nel nome del Re e~per la grandenza della patria. Non cominciamo al demolire quanto di meglio abbiamo in noi, eolle nostre stesse mani ! PIETRO BADOGLIO capitano d'artigl 'cria (S. 1'f.).
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STUDIO DEL PROBLEMA STRATEGICO-TATTICO, ECO.
, STUDIO DEL PROBLEMA STRATEGICO-T ~ TTICO DELLE GRANDI MANOVRE DEL 1907
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·(Con annessa itna carta al 300.000)
PREMESSA. Dopo ~è grandi manovre, come è noto, ne vien pubblicata la relazione con carattere riservato. Il numero di copie che vien messo in distril;mzione è limitatissimo, e queste non sono, . in genere, neppure lette agli ufficiali dei reggimenti. Non è qui il caso di discutere se il dare conoscenza completa del contenuto della relazione, possa o non essere consigliabile. Sembraci però che, anche quando .;;i volesse tacere la parte critica rifl~ttente i concetti e la condotta dei partiti, si potrebbero almeno mettere gli ufficiali tutti a giorno del terreno su cui si svolsero le grandi manovre; del loro svolgimento ; delle osservazioni generiche sulla compilazione degli ordini, sull'impiego tattico della truppa, sul funzionamento · dei servizi e loro inconvenienti; delle considerazioni generali e della conclusione. Non è certo necessario dimostrare quali e quanti vantaggi si otterrebbero nella nostra istruzione professionale dalla cono.scenza di quelle svariate questioni, e quante utili e proficue discussioni sorgerebbero, vivificando l'intelligenza, e rendendo ciascuno meglio adatto all'adempimento del proprio dovere. ' · Nè si ritenga meno istruttivo lo ·studio dello svolgimento di grandi manovre, di quello di azioni guerresche, perchè se questo ha il vantaggio di rappresentare i fatti accaduti in un ambiente dominato da quei certi fattori che nelle grandi manovre non esistono, ha però l'inconveniente di sodd~fare tardivamente ed incompletamente la bramosìa dell'osservatore. La relazione di grandi manovre avviene, c~n encomiabile sollecitudine, a breve distanza di tempo dagli avvenimenti, conserva ai fatti un grande sapore di freschezza, offre· tutti i dati precisi riguardanti i due avversari. Questi stessi vantaggi noJJ. si hanno, nè si possono avere, all?rquando si tratta di vere battaglie. E quindi da far voti che per l'avvenire la relazione uffi-· ciale sia pubblicata in due patti, l'una riservata, l'altra no, p~r modo che, senza ricorrere a. notizfe, talvolta fallaci, comumcate dalla pubblica stampa, sia dato, a chi lo desidera, di
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trarre dat fatti quelle deduzioni ' che potrebbero non ess_ere del tutto inutili a chi compie lo studio ed a chi, per avventura, quelle deduzioni' leggesse e magari obbiettasse. Non essendo a noi permesso di valerci della relazione ufficiale, ci serviremo, pel nostro studio, delle molte scritture in dominio del pubblico (1), rimandando a quelle tutti coloro che, non .c onoscendo il modo con cui si svolsero le grandi manovre, .avessero vaghezza di seguire, con cognizione di causa, questo nostro modesto lavoro. In quelle pubblicazinni sono indicati con chiarezza sufficiente, data la loro edizione anter1ore a quella del documento ufficiale, il tema, la descrizione del "terrenp delle manovre e il loro svolgimento, argomenti sui quali per ciò so~voleremo. Se anche le basi del nostro studio fossero instabili, esso non perderebbe, anzi meglio acquisterebbe, quel carattere prettamente teorico, e niente affatto critico, cui deve essere inspirato. . Diremo infine che non avendo preso parte alle manovre, e non conoscendo la zona dell'alto Novarese, dove esse si svolsero, per lo studio del terreno, elemento di tanta importanym nella soluzione di problemi militari, ci serviremo della carta topografi.ca e di quanto abbiamo appreso da ufficiali molto C013?-petenti che quella zona percorsero. I
'* *:1' La situazione iniziale delle masse che dovevano svolgere le grandi manovre nel 1907 rappresenta da una parte due nucl'ei staccati, III corpo d'armata a Domodossola, e I corpo d'armata a Ivrea, che naturalmente dovevano tendere ad un'azione concorde, e perciò mirare anzitutto a congiungersi prima dell'incontro col nemico, o sul campo tattico. Dall'altra parte una massa riunita, composta del II corpo d'armata, della 7" divisione fanteria, di una divisione di cavalleria, di forza superiore a ciascun nucleo avversario, ma inferiore alla loro somma, il cui scopo principale doveva essere quello d'i batterli separatamente, impedendo loro di far massa. . Per il partito invasore il miglior modo, forse l'unico, per raggiungere il primo scopo, la riunione à.elle due frazioni era quello di far percorrere alle parti strade non solo conve/ genti, ma .convergenti, possibilmente, entro ìl minor settore di spazio, percorrendo le direttrici meno esposte, evi_tando per
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. (1) Fra le tante, anche dì quella apparsa sulla Rivista militare italiana, dispense I e II del 1908. Le grandi manovre nel Novarese, dì F. D.
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quanto era possibile di frazionarsi ancora durante la marcia, specialmente se in tale periodo di cris'i poteva ess,e re attaccato dalla massa avversaria. Quando il congiungimento rron può ottenersi prima che una delle frazioni sia attaccata dal grosso avversario, mentre · l'altra è tenuta a bada da poche forze, la logica insegna, e lo svolgimento delle grandi manovre hanno dimostrato, che il nucle·o att accato deve mettersi in condizione di resistere quel tanto che è necessario perchè l'altra frazione, vint.a la tenue r esistenza, avanzi in suo soccorso. Per il partito nazionale la manovra, così detta per linee interne, e che teoricamente viene espressa semplicemente così: <.". colla massa battere successivamente le frazioni avversarie », si presentava alquanto difficile per la breve distanza che intercedeva fra i due nuclei avversari (circa 140 chilometri), aggr avata dalla prescrizione che il partito azzurro non poteva inizia1·e il movimento del grosso che un giorno dopo il partito rosso . Non è qui il caso di discutere, rendendo più complesso e teorico il problema, altre questioni riferentisi alle manovre per linee int~rne, tanto più che nel caso concreto le due frazioni del partito invasore erano di forza pari. Si deve però dire che in tal genere di manovra la condi.:. zione sine qua non per avere probabilità di riuscita è: prima la netta concezione per determinare, senza perdita di tempo, quale frazione si intende battere colla massa e quale tratt enere con azione tempor eggiante, dimostrativa; poi la celerità ·ed energia di effettuazione. Questa massima che h a sempre valore in tal genere di° manovra, lo aveva gr an dissimo nella situazione speciale per la vicinanza fra loro dei due nuclei rossi.
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Dopo il poco che si è detto, si può ora studiare il problema strategico-tattico delle grandi lmanovre, per vedere contro quale dei due corpi d'armata rossi sarebbe stato più opportuno che si rivolgesse il grosso dell'armata azzurra, dato che indiscutibilrr;t.ente i detti corpi d 'armata avrebbero proceduto l'uno per la direttrice Domodossola-Omegna-Gozzano, l'altro per la Ivrea-Biella e strade che adducono alla Sesia; e probabilmente delle due: Biella-Mosso-Borgosesia e Biella-Cossato-GatLinara-Romagnano la prima, perchè, pµr essendo di alcuni clJ,,i lometri (8 circa) più lunga della seconda, la pedemontana, presentava il non piccolo vantaggio di essere coperta sul fì'anco meridionale dalla prealpe Biellese contro attacch i da Novara.
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Ogni altro disegno da parte _d~l _partito rosso non ne avrebbe che peggiorate le cond1z1om, at~ardand~ q~el raggruppamento, che doveva essere il suo primo obbiettivo. *** · Il piano d'operazione cui furoi:io informate le grandi manovre, a giudicare dal loro svolg1me~to, fu: . . Da parte del partito rosso quello d1 tendere poss1b1lme~tt} a far massa prima di essere attaccato dal grosso avv~rsario. ' Quando ciò, nel 30 agosto, non si addimostrò attuab1l e, per 1 la ' presenza del grosso .azzurro allo sb?cc? del lago ~ Orta, il comandante del partito rosso concep1 d1 attendere 11 concorso del I corpo d'armata prima di pronunciare decisamente la sua avanzata. . Da parte del partito azzurro, lo operazioni denotano_l' mtenzione di rallentare, con scarse forze, l'avanzata dei due nuclei rossi, portare il grosso in posizione centrale, per procedere poi· a situazione chiarita, contro quella delle due frazioni avv~rsarie che si presentasse meglio a portata. Il 29 agosto sera decide infatti di muovere i~ giorno successivo con tuttp il II corpo d'armata e colla brigata March_e della 7• divisione contro il III corpo d'armata rosso, verso ~l lago d'Orta, mentre la divisione di cavalleria e l'altra briO'ata della 7a divisione (brigata P arma) debbono trattenere l'avanzata del I corpo d'armata in Val Sesia. . Nella giornata del 30 il partito azzurro ottiene un s~ns1~ bile vantaggio sul III corpo d'armata rosso; alla ser a d1fatt1 la sola 6• divisione rossa è allo sbocco orientale del lago a contatto col n emico; la 5~ divisione ha dovuto ripieg;ar e verso Artò per errori commessi da comandanti in sott?rdme. P el giorno successivo di operazione, 1° settembre_(11_3~ a gosto fu riposo), il partito azzur ro muta alquan to mdir1zz_o alle operazioni, decidendo di continuare l'azione. co~tro 11 III corpo d'armata col solo II cor po d'armata, e d1 ag~re offensivamente contro il I corpo d'armata rosso colla mtera 7° divisione e la divisione di cavalleria . Il seguito degli avvenimenti è not_o; le due masse rosse riescono a congiungersi e con procedimento avvolgente costringono il partito avversario alla ritirata. *** Abbiamo sentito dire che il partito azzurro avrebbe potu to effettuare quest'altro piano d'ope~azione: . . . Saputosi fin dal giorno 28, dagli elementi spmt1 a contatto col nemico, che il III corpo d'armata r osso avev~ truppe avanzate sulle due strade del lago d'Orta, era da ritenere che
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·il partito rosso si sarebbe probabilmente ,enuto à trovare suddiviso in tre colonne :·il I corpo d'armata; e le due pro- · cedenti a cavallo al lago. In tale eventualità il partito azzurro avrebbe potuto mirare a battere con tui.to il II corpo d'armata una delle colonne del III corpo d'armata rosso, quella orientale, trattenendo, l'::;,ltra della riva occidentale alla fort!=) posizione ' di Artò con una brigata di fanteria, ed ostacolando l'avanzata del I éorpo pure con una brigata di fanteria e colla divisione di cavalleria. ' · Procedendo con celerità alquanto maggiore di quella con cui in realtà avanzò, il partito azzurro - si dice - avrebbe potuto il 30 agosto battere la frazione scendente per· la via orientale del lago. Nel giorno successivo, lasciato solamente pochissime forze contro quella, il partito azzurro avrebbe potuto spostarsi fra Pogno e Valduggia, ed essere in grado di far fronte, da una posizione centrale, alla colonna di ·r iva occidentale del lago, trattenuta verso Artò, ed al I corpo d'armata, trattenuto sulla Sesia, con probabilità di batterle senza rischiare di essere avviluppato. Pur apprezzando un tale piano, perchè ispirato a netta concezione ed a celere attuazione, ci sia permesso di discuterlo, non sembrando impostato su esatti dati di fatto, nè essendo forse quello che avrebbe potuto dar affidamento del miglior successo. Il dato di base su cui è imperniato il concetto di manovra sopra espresso non sembra esatto. Il partito azzurro poteva sapere solamente ~he il 28 agosto poche forze del III corpo d'armata rosso si erano incolonnate per le çlue rive del lago, ma da ciò non poteva necessariamente arguire che le stesse direzioni sarebbero state seguite dai gros:;:i delle due divisioni. E non lo poteva e doveva arguire, sia per la situazione che aveva il 27 agosto il III corpo d'armata, sia per logico ragionamento. Il 27 agosto il III corpo d'armata era tutto riunito presso Domodossola. Da qui ad Omegna, biforeazione delle strade che seguono ad oriente ed occidente il lago d'Orta, corrono circa 38 chilometri, distanza che positivamente non poteva essere superata nel giorno 28 dal corpo d'armata. Non doveva arguirlo per logico ragionamento perchè l'attribuire al nemico quel frazionamento, era attribuirgli - sembraci- un partito a lui non conveniente, perchè peggiorava le sue sorti. Il comandante il partito rosso, per necessità di cose, si trovava già ad avere l'armata divisa in due parti, il nucleo
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di Domodossola e quello di Ivrea, distanti fra loro circa 140 chilom~tri. Ripartire il III corpo d'armata ancora in due .a. cavallo al lago era frazionare in tre nuclei l'armata già divisa in due. Se questa ripartizione si fosse effettuata senza -il pericolo di essere attaccati prima di sboccare dal lago, se fosse stata necessariamente imposta da ragioni logistiche o tattiche sarebbe s-tata ammissibile, ma ciò non pare, e proviai:no subito a dimostrarlo. Da Domodossola a Gozzano, sbocco del lago, vi sono 54 chilometri; da Novara a Gozzano ve ne sono 37. Partendo nello stesso giorno le forze di Novara sarebbero giunte a Gozzano .assai prima che le frazioni separate dal lago avessero potuto riunirsi. Ammettiamo pure che il partito rosso sapesse d'aver un giorno di vantaggio sull'azzurro per le prescrizioni. Sèmbraci che forse avrebbe anche saputo che se il grosso dell'ar. mata azzurra non poteva mùovere prima del mattino del 29 agosto, aveva però la facoltà di far~ compiere anticipatamente i seguenti movimenti che in realtà avvennero, come abbiamo appreso dalle molteplici descrizioni dello svolgimento delle operazioni: a) le due compagnie ciclisti fino dalla sera del 27 per via ordinaria ; · ~ b) il reggimento bersaglieri, un battaglione fanteria e le 3 compagnie zappatori del genio nella notte fra il 27 e 28 per ferro via; e) la divisione di èavalleria, il reggimento di cavalleria ,d i corpo d'armata, e qualche batteria al mattino del 28 ago,s to per via· ordinaria; .. d) fin dal pomeriggio p.el 28 far eseguire alcuni piccoli spostamenti di truppe del grosso . . Dato anche che queste presérizioni non gli fossero state partecipate, il comandante il partito r9sso le avrebbe apprese, come difatti le apprese, il 28 stesso dalla sua cavalleria, che trovò sbarrate le vie lungo il lago. Sapendo tutto ciò, il comandante il partito rosso poteva prevedere che se il 28. gli era agevole trasferirsi indisturbato a Gra vellona (circa 30 chilometri), i 1 29 no:i;i. avrebbe forse potuto raggiungere Gozzano (Gravellona-Gozzano 22 chilometri) senza trovare lungo il lago una certa quale resistenza - - che fin dal 28 avrebbe potuto afforzarsi - attardando la ·marcia delle colonne rosse. Il 30 po1 il partito azzurro, che avrebbe potuto giungere il 29 sera a. Borgomanero (Borgomanero-Novara 31 chilometri), sarebbe stato in grado (trovandosi a soli 6 chilometri da Gozzano sbocco), di far massa contro la colonna di divisione scendente per la riva orientale.
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La probabilità per il III corpo d'armata rosso di essere attaccato prima di sboccare dal lago e di poter riunire le due colonne sembra esistesse, costituendo un pericolo. Questa ragione lo avrebbe forse potuto indurre a procedere unito per la direttrice orientale del lago, tanto più che neppure ragioni logistiche e tattiche, riteniamo, imponevano la ripartizione delle forze. Infatti la strada che segue ad oriente il ·lago sì bipartisce presso Borea, ed in seguito, ' più a sud, presso Armeno, sì dirama ancora in altre 'strade di 4 a classe, che attraversano terreno praticabile e che sembra permettere lo spiegamento anche di un corpo d'armata. Abbiamo affermato senz'altro che il III corpo dì armata avrebbe potuto seguire-la strada della riva orientale, anzichè quella della riva occidentale, perchè mentre quella è sussidiata da altre, questa non lo è, e per di più presenta pendenze molto maggiori di quella, dà di contro alla forte po' sìzione difensiva di Artò, e non· attraversa terreno che faciliti lo spiegamento di consièlerevoli forze. Per questo ragioni, che si possono riassumere nella difficoltà di celeremente procedere per scarsitfl( di strade e per facilità dì essere arrestati, il III corpo d'armata, secondo il nostro modesto avviso, avrebbe fatto meglio a scegliere la direttrice orientale del lago, qualora avesse deciso di procedere unito. · · Così operando, mentre si sarebbe trovato in circostanze vantaggiose se att~ccato dal grosso dell'armata azzurra, come dimostreremo, non le avrebbe peggiorate nell'ipotesi inversa - che pure esamineremo - quando avesse dovuto muovere in soccorso del I corpo d'armatà per la strada della Valduggia, poichè dallo sbocco orientale del lago a Pogno la distanza è di pochissimi chilometri, circa cinque. Il partito azzurro non aveva dunque motivo - ci sembra - di attribuire a priori al III corpo d'armata u:ç.'avanzata su d ne colonne. Ma amm~ttiamo pure che avesse potuto sapere positivamente che l'avversario avrebbe proceduto col III corpo d'armata su due colonne. Conveniva all'armata azzurra attenersi a q nel tal · piano di operazioni? Se pure è ammissibile che in un sol giorno, il 30 agosto, il grosso azzurro,. composto del II corpo d'armata, avrebbe potuto battere 1a 6a divisione rossa (la colonna procedente per la riva orientale del lago), sembra meno ammissibile che, dopo un combattimento alquanto arduo, lo stesso II corpo d'arma.t a avrebbe l1 indomani potuto passate à concentrarsi fra Pogno e Valduggia per far fronte alle altre due masse,
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quella della riva occidentale del lago (5• divisione) ed il I corpo d'armata, dopo aver lasciato ,un piccolo nucleo contro la colonna battuta ad est del lago. Noi vogliamo però anche ammetterne la possibilità. Le forze azzurre disponibili per la nuova azione sarebbero state quelle dell'armata, eccetto le perdite del 30 e la frazione lasciata ad oriente del lago, di. contro alla 6a divisione battuta, circa una brigata dì meno in complesso, a dir poco. Avrebbe quindi potuto disporre al massimo di 5 brigate di fanteria, delle truppe suppletive e della divisione di cavalleria, contro 6 brigate rosse e le truppe suppletive, così dislocate la sera del 30: 5• divisione verso Artò; 2" divisione . nei pressi di Borgosesia a 13 chilometri da Pogno; 1• nei pressi di Crevacuore a 20 chilometri da Pogno. In tale situazione, come avrebbe proceduto il partito azzurro per battere il nemico? . Nel giorno di manovra fìUCcessivo al 30 agosto si sarebbe dovuto trasferire fr_a Pogno e Valduggia, percorrendo circa una dìecina di chìlomet,ri, tanti quanti ne avrebbe percorsi la l a divisione rossa, là più arretrata, per trasferirsi da Crevacuore verso Borgosesia e,d oltre, facendo massa coll'altrà divisione del I corpo d'armata. Dalla posizion·e centrale il partito azzurro avrebbe dovlltO rivolgersi,, contro una delle frazioni nemiche, certo contro la più forte, contro il I corpo d'armata, perchè battutolo aveva - vinta la partita, mentre sconfitta la 5• _divisione, la vittoria non era del tutpo assicurata, restando pur sempre, quasi intatto, un·inte110 corpo d'armata, che per soprammercato non sarebbe stato trattenuto tanto facilmente durante l'azione contro la, frazione minore; Se tale fosse , stato il pròcedimento, è ancora dà ammettersi che la 5• divisione rossa, dopo essere stata trattenuta il 29, il 30 e la mattinata del successivo giorno, non potesse spuntarla verso Pogno contro le poche truppe che il partito azzurro gli avrebbe messo di fronte? Non avrebbe essa potuto concorrere all'azione per soccorrere il I corpo d'armata rosso? Quale manovrabilità, quale superiorità di forze avrebbe potuto esplicare il partito azzu_rr0 ip - quei terreni della Valduggia, che ufficiali di grado elevato competenti, ci hanno descritti intricatissimi .ed _o scuri? Quale efficace azione avrebbe potuto svilupparvi la divisione di cavalleria? .È esatto dire che il partito azzurro si sarebbe trovato in una, posizione centrale con probabilità di battere i due forti nuclei che lo minacciavano e premevano in senso diametralmente opposto, a distanza fra loro di appena una diecina ,di chilometri?
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Noi non dobbiamo concedere tutte le condizioni favorevoli al partito azzurro per far trionfare la tesi, m;t dobbiamo ammettere parità di manovrabilità e di potenza ai due partiti. •Così ragionando sembra poter concluder(;) che, in quelle peculiari condizioni, le du_e masse rosse avrebbero potuto far costare ben cara la temerarietà del partito azzurro, il quale probabilmente non avrebbe più potuto volgere a sud nella ritirata.
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*** Consideriamo ora come sarebbe riuscita la stessa manovra nella eventualità che il III corpo d'armata rosso avesse proceduto riunito per la riva orientale del lago d'Orta, anzichè dividersi. Questa supposizione possiamo e dobbiamo logicamente farla, poichè abbiamo visto che il 28 agosto il comandante del partito azzurro non poteva sapere se il III corpo d'armata sarebbe avanzato tutto riunito, o in due colonne. Secondo il piano d'operaziorie che esaminiamo, il partito azzurro avrebbe dovuto inviare una brigata della 7a divisione di fanteria verso Artò, l'altra e la divisione di cavalleria contro il I corpo d'armata, il grosso dell'armata verso lo sbocco orientale del lago d'Orta. Si sarebbe perciò venuto a trovare col II corpo d'armata contro il III rosso (meno quella tenue colonna fiancheggiante, che avrebbe certamente seguito la riva occidentale del lago). · In questa condizione, in cui la differenza di forze sarebbe stata insensibile, il II corpo d'armata azzurro, per ottener è la vittoria, avrebbe dovuto impiegare almeno un paio di giorni: il pomeriggio del 30 ed il successivo giorno di ~perazion_e, 1 ° settembre. Durante questo frattempo il I corpo d 'armata rosso sarebbe giunto, come giunse, fra le otto e le nove del 1 ° settembre, con la seconda divìsione fra Pogno e Valduggia, e colla ia divisione fra Valduggia e Borgosesia, rispettivamente a circa 8 e 13 chilometri da Bolzano, località vicina al probabile campo di battaglia degli altri due corpi d'armata. È da i;itenere che in tale situazione il I corpo sarebbe stato certamente in grado di far sentire la sua influenza sull'esito dell'azione, anche prima di sparare un sol colpo, per la direzione della sua avanzata, minacciaùte il tergo del II corpo d'armata azzurro, il quale, se pure fo:;se stato q uasi prossimo ad ottenere una vittoria sul III corpo. rosso,
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avrebbe do·v uto celerment'e ripiegare, per sottrarsi in tempo ad una catastrofe. Ciò dice che nell'eventualità che il III corpo d'armata rosso avesse proceduto compatto, il .piano d'operazione indicato all'armata azzurra (puntare col grosso verso nord, tenere a bada il nucleo di ovest) avrebbe forse avuto anche minor probabilità di riuscita. Ciò implicitame·nte ci i;;pingerebbe a ribadire quanto già dicemmo, che il III corpo d'armata rosso avrebbe forse fatto meglio a non suddividersi a cavallo al lago.
* ** Dimostrato così, per via di esclusione, che la puntata contro il III corpo d' armata rosso proveniente da nord, sussidiata da un'azione dimostrativa contro il I corpo d'armata proveniente da ovest, non _sembr~va promett~re ~l mi~!;lior successo ci sia permesso d1 esammare, per via d1 ragiona-· mento ~ome sarebbero andate le cose · qualora il partito ' avesse effettuato la manovra inversa, trattenendo azzurro il III corpo d'armata, quello proveniente da nord, e muovendo col grosso contro il I proveniente da ovest. · Trattandosi di un piano di operazione diverso da quello esplicato alle grandi manovre e da quello già esaminato, prenderemo le mosse dal mo~ento i1: cu~ il p~rtito azz~rro poteva iniziare i movimenti d1 alcum dei suoi elementi, e cioè dalla sera del 27 agosto. Nel trattare di questa soluzione nori entreremo che nei dettagli che ci ,sembreranno necessari alla dimostrazione del' problema. Prima. però è opportuno domandarsi : Poteva il comandante _del partito azzurro concretare il suo piano di operazione fin dal 27l agosto, vigilia dell'ini zio di quei parziali movimenti che _gli_era permesso effettuare an~ teriormente al 29 agosto, e che avrebbero dovuto accordarsi col piàno d'insieme ? · . ~ Ricordiamo la situazione) niziale, certamente pota al partito nazionale dal tema, come, in casoivero, lo sarebbe .stata per la presenza di reparti avanzati verso il confine, e per noti zie di altra fon te. · Una massa azzurra, nellej condizioni di forza già indrcate, distava dalla frazione avversaria del nord (Domodossola) circa 4 tappe, da quella dell'ovest (Ivrea) circa 3 tappe. Queste· distavano: fra di loro circa 140 chilometri, 3 giornate di marcia. • Siccome però l'invasore [aveva una giornata di vantaggio nell'inizio delle operazioni. perchè poteva muovere
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il 28 agosto, mentre il gi;osso azzurro non poteva fare sostanziali spostamenti che il' 29, così qualora le due frazioni rosse avessero approfittato di tale condizione si sa;ebbero trovate il 29 ad una distp,nza di appena 90 chilometri circa 2 giornate di marcia. ' Questa constatazione di fatto sembraci sufficiente ad affermare - conre già si disse - che la migliore soluzione da attribuire all'invasore era quella che cercasse di riunire al più presto le due frazioni, perchè ogni alti.<a soluzione ne a:7rebbe prolungato la crisi a tutto vantaggio degli azzurri. C_1ò :po_st? ?e.deriva che se il partito azzurro, già in condiz10m m1.ziah alquanto sfavorevoli, avesse voluto tentare di battere separatamente le due masse avversarie avrebbe ' p_otuto, per quant~ e' stato dett o, prendere una pronta decis10ne, per port_ars1: col grosso contro µna delle frazioni avversarie, e con poche forze contro l'altra apo scopo di ritardarne l'avanzata. , L'attesa di notizie anche fino alla sera del 28 agosto u'on poteva, sembraci, apportare tali lumi da influire sul piano d'operazione. . Invero, d~to,: come ~bbiamo aff~rmat~, che il migl~or partito, forse 1 unico, pe1 due nuclei rossi, era qµello d1 proced~re l'uno verso l'altro per la direttrice più breve, quali altre circostanze avrebbero· potuto influire sulle decisioni degli - azzurri? Forse queste. Sapere se il III corpo d'armata avrebbe a:7anzato unito lungo una delle rive del lago d'Orta, o diviso a ca_vallo al lago; se il I corpo d'armata avrebbe proct'lduto unito lungo una delle due strade che da Biella menano alla Sesia, oppure diviso fra le due. Ma -t~nto l'una_ quanto l'altra notizia non poteva giunger~ chiara al partito azzurro che il 29 sera, perchè il giorno 28 11 III corpo d'ar+nata non poteva,non dico oltrepassare, ma neppure arrivare ad Omegna - biforcazione delle due strade a ca vallo al lago - distando tafe localiià da Domodossola circa 38 chilometri, tappa impercorribile in un giorno da un corpo . d'armata e perchè similmente il I corpo d'armata non poteva ~ oltre~assare Biella, bi~orcazione delle due strade accennate, che dista da Ivrea circa 30 chilometri. ~unq~e, l'attesa non pare potesse chiarire maggiormente la s1tuaz10ne. Se anche il nemico, anzichè mirare a celeremente riunirsi a:7esse diversam.ente operato, la determinazione degli azzurri _d1 muovere subito decisamente .col grosso contro una delle frazioni avversarie non sarebb.e stata per nulla compromessa.
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Il conseguente ritardo dei rossi a far massa avrehbe prolungato il loro periodo di crisi a tutto vantaggio del partito nazionale. Affermata la possibilità e convenienza di una pronta offensiva del grosso d~ll'armata Rzzurra contro una delle frazioni avversarie, era da determinare contro quale delle due avrebbe dovuto esplicarsi tale azione. La pronta integrazione del concetto era molto importante sia per aver norma sull'impiego degli elementi che primi e pjù celeremente si potevano impiegare in un'azione ritardatrice, sia perchè avrebbe richiesto, fin dall'inizio, una diversa direzione nel movimento da imprimere al grosso: verso I).Ord, cioè, se mirava a colpire il III corpo d'armata, verso nord-ovest inveee se mirava a colpire il I corpo d'armata, come vedremo in seguito. Un ritardo nella netta concezione del piano di operazione, che non sembra giustificato dalla abbastanza chiara situazione .e dalla vicinanza dei du~ nuclei rossi, avrebbe compromesso dal bel principio la probabilità di successo della manovra per linee interne. * * * Circa l'opportunità di muovere col grosso verso nord o verso nord-ovest, erano da prendere in esame il terreno e . la direzione di avanzata delle due masse rosse. Tale esame indica : 1° che il terreno sulle due rive del lago d'Orta presenta ottime posizioni difensive, dalle qµali con poche forze ~ possibile ritardare l'avanzata di truppe scendenti da Gravellona; 2° che g ueste forze, sempre se procedono per la riva occidentale, e fino verso Borea se procedono per la orientale, sono incanalate lungo 11na strada ristretta ·fra il lago ed i monti; 3° che le stesse condizioni non si verificano nel terreno fra Biella e la Sesia, perchè son vi due ottime strade: la Biella-Mosso-Borgosesia e la Biella-Cossato-Romagnano, con . ' mtermedia, una strada che seguendo quasi sempre da vicino la cresta dell'alpe Biellese, si mantiene per buon tratto carrareccia e poi mulattiera, e perchè il terreno non presenta spiccate e adatte posizioni difensive per poche forze; 4° la linea di comunicazione, ed eventualménte di ritirata della massa che scende da Gravellona, si svolge alle sue spalle e perciò al sicuro; q nella della massa che da I vrèa deve tra.sferirsi verso nord-est è contill uamente e facilmente esposta ad attacchi, e la linea di ritirata in caso di combat. ' timento, si-svolge lungo un fianco ;
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5° la distanza che separa la massa azzurra dalla frazione rossa del nord è superiore di circa una tappa a quella che la sepa:ra dalla frazione dell'ovest; 6° le truppe che potevano essere spinte avanti per fer. rovia fin dalla notte 27-28, . e che sarebbe stato utile impiegare appena possibile per ritardare l'avanzata del nemico, potevano essere inviate più celeremente e più sicuramente verso il lago d'Orta che non sull'altro scacchiere; 7° colla massa nord marciava il comando d'armata e ciòt che anche in caso vero si sarebbe forse potuto sapere; concorreva a dare màggiore incertezza e per contro, se si vuole, minor forza morale alla frazione ovest ; 8° il III corpo d'armata se attaccato dal grosso avversario, poteva, avvalendosi. del terreno favorevole, disporsi a forte difesa, oppure se del caso, ripiegare lentamente per dar tempo al I corpo di avvicinarsi in suo aiuto, senza vedersi minacciata la linea di ritirata. Ciò non avrebbe po· tuto fare il I se attaccato dalla massa azzurra; sia pel terreno, sia p er la direzione della sua linea di ritirata; 9° la divisione di cavalleria .t rovava miglior impiego verso lo scacchiere ovest c4e non verso quello nord, sia per la situazione speciale in cui avanzava il I corpo d'armata e sia per le condizioni di terreno. Ciò è apparso tanto evidente che effettivamente essa fu impiegata contro la massa rossa dell'ovest. Però se nel piano di operazione attuato · la divisione di cavalleria, oltre agli altri compiti, ebbe anche, e principalmente, quello di trattenere il proced~re del I corpo d'armata, vedendosi in tal modo costretta a sviluppare un'az'i.one che non è nella sua particolare indole, e che lo era anche rgeno attraverso alla prealpe Biellese, nel piano di operazione che esaminiamo essa, àvrebbe potuto rispondere in tutto alla sua missione di avanscoperta e di azione sulle retrovie · dapprima, avrebbe potuto poi, a battaglìa impegnat!l, essere impiegata - stante la sua celerità - sul punto dove occorreva portare il col po decisivo, ed a battaglia vinta avrebbe completata la vittoria col celere inseguimento del nemico in ritirata, sulle strade; 10° a maggiormente trattenere la massa nord avrebbe alfine potuto concorrere l'interruzione della Galleria S. Bernardo nella Cremosina in Valduggia. La stessa ragione non sembra potersi addurre a favore del piano esaminato perchè non era conveniente al partito azzurro di far interrompere la galleria sulla comunicazione Pogno-Borgosesia di. cui, do'po battuta la colonna scendente
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per la riva orientale del lago, avrebbe dovuto servirsi per _c olpire il I corpo d'armata, come già abbiamo visto; · 11° il partito azzurro correva minor rischio di essere avviluppato pel concorso del III corpo d'armata, e, se, eventualmente battuto, correva minor pericolo di essere tagliato dalla sua linea di ritirata. · Per tutte queste ragioni, le quali si possono riassumere così: maggior facilità di trattenere più a lungo col minor numero di forze possibile la massa nord che non q nella ovest; maggior possibilità di più sollecitamente mettere fuori causa il I corpo d'armata, perchè si sarebbe trovato a combattere con alle spalle una zona montuosissima ed inospi- , tale e la linea di ritirata sul prolungamento di un fianco; per tutte queste ragioni, diciamo, il piano d'operazione che presentava forse le maggiori probabilità di riuscita sembra' quello già più vclte enunciato: muovere col grosso e le. divisione di cavalleria contro il I sorpo d'armata, mirando a colpirlo sul fianco destro fra Mosso e Crevacuore, col concorso di altre forze agenti verso ovest da Borgosesia - minacciarlo e colpirlo sul tergo colla divisione di cavalleria, 'inddcendolo a lasciare forze a guardia dei magazzini e del carreggio. ProviamociJJra a dire come tale piano avrebbe potuto essere mandato ad. effetto. Per trattenere il pfù prontamente e piu lontanamente la massa nord si dovevano impiegare quasi tutti gli elemen,..ti che potevano essere mossi prima del 29. Per quanto, come si è detto, il III corpo d'armata rosso avesse la ·c onvenienza di prooedere · verso sud . per la riva orientale del lago, pure ciò non era certo. Ad ogni modo, fosse anche una tenue colonna fiancheggiante, qualche reparto poteva scendere per la riva occidentale .. Perciò, pur inviando sulla riva orientale ipaggiori forze, non doveva essere del tutto· trascurata l'altra direttrice. I due nuclei sulle rive del lago avrebbero dovuto spingersi celeremente ad occupare forti posizioni difensive, il più a nord possibile, per arrestare il più presto l'avarizata del III corpo d'armata rosso, posizioni che avrebbero dovuto fortemente rinforzare con lavori da zappatori. Sulla riva occidentale del lago vien indicata come fortissima la posizione di Artò, dove durante le manovre un battaglione ed una batteria conservarono fino al 29 matti-n a la posizione contro forze molto superiori. Sulla riva ?rientale si presenta pure buona la posizione verso Agrano-Borca, poi {7 -
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più a sud, quella di Miasino, t~nuta il 2~ e parte del 29 agosto da 7 compagnie ed 1 batteria azzurri. Conseguentemente le disposizioni da prendere avrebbero dovuto essere queste: a) :fin dalla sera del 27 agosto inviare le due compagnie ciclisti per via ordinaria (52 chilometri), l'una ad oriente, l'altra ad occidente del lago d'Orta su quelle posizioni. Esse avrebbero anche dovuto eventualmente riunire verso l'estremità sud del lago il materiale navigabile esistente, per il passaggio di forze dall'una all'altra riva; b) nella notte inviare per ferrovia: il reggimento bersaglieri ed una compagnia zappatori lungo la riva orientale; un battao-lione fanteria della 7a divisione ed una compagnia . o zappatori lungo la riva occidentale; e) al mattino del 28 inviare uno squadrone sulla riva occidentale del lago Maggiore; contro puntate di cavalleria da quella parte e per esplorazione; uno squadrone con una ,sezione mitragliatrici e tre batterie sul~a riva orientale del lago d'Orta; uno squadrone, una sezione mitragliatrici con due batterie sulla riva occidentale. Queste due batterie avrebbero seguito le prime trè se le notizie dalla riva occidentale avess_ero confermato che da quella' parte non fossero state necessarie. In conclusione le strade del lago sarebbero state sbarrate fin dalle primissime ore del 28, ad oriente da una compagnia ciclisti, una compagnia zappatori, un reggimento bersaglieri; ad occidente da una compagnia ciclisti, una compagnia zappatori, un battaglione c1.i fanteria. In mattinat~ sar~bb~r~ . oo-i unte ' da un lato uno squadrone, una sezione m1traghatn01 . . . e tre batterie, dall'altro uno squadrone, una sez10ne mitragliatrici e due batterie. · d) nel pomeriggio del 28 far avanzare fino verso Momo I a 15 chilometri a nord ovest di Novara) gli altri 5 battaglioni di una delle brigate di fanteria della 7• divisione (ciò doveva essere permesso, perchè effettivamente, per quanto a distanza minore, furono inviate due brigate di fa:qterià), i quali il 29 mattina avrebbero dovuto proseguire verso Gozzano e di qui, a seconda delle informazioni avute, verso oriente od occidente del lago. (Se si fosde potuto ancora sfruttare la ferrovia, il movimento avrebbe potuto tutto effettuarsi il 29 mattina). Talchè verso nord, di contro al III corpo d'armata, nella mattinata del 29 agosto si sarebbero trovati: due compagnie ciclisti, due compagnie zappatori, 2 squadroni, 2 sezioni mitragliatrici, 5 batterie, ed una brigata di fanteria (6 battaglioni).
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Dallo svolgimento delle grandi manovre abbiamo appreso che invece :fino a tutto il 29, a nord dello sbocco del lago d'Orta non vi erano che queste pochissime truppe: sulla riva occid.entale un battaglione ed una batteria; sulla riva orientale 7 compagnie ed una batt eria. Il resto dell'armata e la divisione di cavalleria avrebbero dovuto essere diretti da Novara obliquamente contro il I corpo, in marcia di fianco verno la Sesia, con queste modalità. Jl 28 agosto mattina: a) inviare gli altri 3 squadroni del reggimento di cavalleria di corpo d'armata a Borgosesia P;ol compito di impedire le comunicazioni fra i due corpi d'armata rossi, afforzandosi i~ quella località e spingendo ricognizioni in Val Sessera e Val Se!'lia; b) inviare la divisione di cavalleria (meno due squadroni) nel settore Novara-Ivrea e Novara-Crevacuore col compito oltre che dell'avanscoperta, anche di minacciare il :fianco e le retrovie del nemico, costringendolo a lasciare indietro forze a protezione; · e) il 28 agosto, pomeriggio, far avanzare :fino a Briona - 15 chilometri - il resto p.ella 7a divisione (una brigata di fanteria con una brigata di artiglieria tolta da altra grossa unità del II corpo d'armata). Tale forza n el successivo giorno 2~ agosto avrebbe dovuto giungere a Borgosesia (24 chilomet.ri), località !a rinforzare t anto verso ovest che verso est. Il successivo giotnq 30 avrebbe poi dovuto avanzare con -direttrice Borgosesia-Cr~vaèriore verso Mosso per concorrere all'azione del grosso dell'armata, il quale: d ) il 28 - pome1;iggio - diviso in due colonne, ciascuna con mio squadrone di cavalleria_, avrebbe dovuto - ed era concesso - trasferirsi, con piccoli spostamenti di m èno di 10 chilometri, a Biandrate (ovest di Novara) e nei pressi di Castellazzo, verso nord ovest, per potere l'indoman i 29 raggiungere all'incirca la fronte Brusnengo-Gattinara, percorrendo dai 24 ai 28 chilometri e passando la Sesia ai ponti di Ghislarengo e Romagnano. Il 29 sera, secondo le notizie avute sul I corpo d'armata, si sarebbe disposto per la successiva avanzata su la prealpe Biellese contro il :fianco del nemico, col concétto diretti.vo di batterlo e spingerlo contro i monti verso nord-ovest. Vediamo che cosa sarebbe ac,caduto. Nello scacchiere nord il corpo d 'armata di Domodossola non poteva giungere a contatto delle difese azzurre che il 29 (Domodossola-linea di Artò-52 chilometri-due tappe). È da ammettere perciò che le difese avrebbero potuto resistere anche il 30; il 1° settembre avrebbero dovuto ripie-
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STUDIO DEL PROBLEMA STRATEGICO-TATTICO, ECC.
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gare con successive prese di posizione fino agli sbocchi del lago. Il 30 agosto però sull'altro scacchiere verso ovest, il II · corpo d'armata azzurro, la brigata della 7a divisione di fan' teria ~ la divisione di cavalleria avrebbero potuto battere il I corpo d'armata, la cui linea di ritirata, come s'è detto, si ~volgeva lungo un fianco e le cui forze erano, il giorno 30 - nella mattinata - scaglionate su una considerevole profondità di circa 20 chilometri. Se anche si volessero peggiorare le condizioni degli azzurri a vantaggio dei rossi, ricordiamo che dallo sbocco del lago al luogo dove poteva avvenire lo scontro fra il I corpo d'armata rosso e l'armata azzurra corrono almeno 29 chilometri, a cui si potrebbe aggiungere l'azione ritardatrice che avrebbero esercitato l'interruzione della galleria di Valduggia e la posizione difensiva di Borgosesia. Perciò l'armata azzurra avrebbe potuto avere a . sua disposizione anche il 1° settembre per battere completamente ·il I corpo ·d'armata, senza trovarsi a ridosso il III. Messo fuori causa il I corpo d'armata, il partito azzurro poteva considerare di avere raggiunto gran parte del suo mandato. Successivamente, avrebbe poi potuto procedere contro il III, valendosi molto vantaggiosamente del concorso della divisione di cavalleria. *** Con questo studio, si è voluto esclusivamente dimostrare . come svariate possano essere le soluzioni di un problema militare impostato come quello del partito azzurro alle grandi map.ovre, e quanto importi, all'atto pratico, agire con decisione, specie se le due masse nemiche sono fra loro abbastanza vicine. Nella fermezii;a di sviluppare un determinato piano, si può diré stia la principale difficolta della manovra per linee interne. · · Un concetto iniziale anche men buono può approdare felicemente se effettuato con celerità ed energia; diversamente può accadere del migliore dei piani d' operazione quando l'esec_u zione tentenni. Ma, aggiungiamo subito, sfuggono quasi completamente a chi risolve i problemi mìlitari da tavolino, le molteplici cause che possono indurre il comandante all'incertezza, e sfuggono anche maggiormente quando trattasi di manovre, nelle quali certe importanti decisioni che sembrano tanto facilmente confutabili, possono essere magari state imposte da motivi del tutto estranei al logico procerJere delle operazioni militari. Padova, giugno 1908.
A. PAVIA capi'. ano di stàto maggiore.
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IL TIRO SENZA PROIETrrILE SISTEMA BREVETTATO EM-ME
Honny soit qui mal y pense I
L'originalità del titolo potrà sembrare parecchio strana, fors'anco far sorridere molti, ma non conta: noi si voleva esprimere con evidente esattezza l'idea nova sortaci in mente, precisarne l'applicazione nel molto semplice congegno, che s'è studiato e costrutto, ed il titolo originale corrispondeva a puntino: per questo l'abbiamo preferito.
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Intelligenza di comanda11te e abilità di tiratore -- a parte l'arma - sono efficacia di tiro; esatto puntamento e scatto fermo, E>ono abilità nel tiro; i~t1·uzione precisa ed esercizio. intenso, sono esponenti d'abilità e d'efficacia nel tiratore: su tutto questo, non sembra p~sibile un dubbio. Come sempre, la teQ1'ia el la p1•atica, si rivelano - in sè e per sè - due essenzialissimi elementi, ma bisogna si completino a vicenda, si fondano, perchè il loro- valore si moltiplichi; ciascuno di pel'.' sè riesce manchevole, quindi val meno. Però, la necessità d'un intenso esercizio nel tiro, urta purtroppo contro difficolta varie e diverse: quali, quante e come esse siano, super:fluo accerrnarlo a chi legge, che sa e conosce . . a fondo la complessa questione. La ricerca di un mezzo per accordare questa necessita e quelle difficoltà, costituisc1:1 il problema interessantissimo specialmente da noi in Italia - che si tentò risolvere col così detto tfro ridotto (1). Quello che q nesto fu o vorrebb'essere, tutti sappiamo: quasi tutti ne dovemmo sperimentare qualche tipo o metodo, ma li vedemmo successivamente metter da parte. --,- Multiple, differenti, le ragioni della prova non buona .... ma quali? · Principale - u·,ica forse - quella d'aver tentato risolvere il problema col v, ,ere fo sse effettivamente eseguito un tiro col (1) ~ L'adozione del tiro ridotto s'impone anco a noi; anzi pr~sso di « noi più che altrove, tali esercizi dovrebbero avere il massimo sviluppo « poichè per ragioni economiche non possiamo fornire tutti i presidi di po-
" ligoni di tiro capaci di permettere un'efficace e . continua istruzione per « la truppa n. Tenente RoLUTI, Il fuoco della fanteria, interessante volumo recentemente pubblicato.
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IL TIRO $ENZA PROIETTILE
SISTEMA BREVETTATO EM- ME
p1·oiettile, la qual cosa impone che il ti1'o sia 1·idotto, che cioè nei suoi_ele1:1e1:t~ - no-?- sia pi~ quello che dovrebb'essere (1). Dato 11 prmcrp10, le vie segurte - all'ingrosso - furon due: a) usar l'arma vera da guerra, riducendo tutti gli altri elementi di tiro, come le cartuccia (carica e proiettile) il bersaglio, le distanze ecc., ecc.; b) usare un'arma - per così dire - ridotta (carabina Flobert, ad aria compressa od altro) venendo per logica conseguenza ad avere ridotti egualmente tutti gli altri elementi di tiro. Con la prima maniera, lo squilibrio fra l'arma vera da guerra ed.il resto, tutto quanto ridotto, rese necessarie ·molte restrizioni, molte astrazioni e modifiche. . . . . . poi mise il soldato di fronte all'anomalia - sia pure apparente ma non da tutti bene e facilmente spiegabile - di due tiri affatto diversi ed avversi, eseguiti con la stess'arma - quella da guerra. Parve - e lo era - una parodia del tiro vero. . . . . ed esercitandovisi, tanto di frequente per quanto era alla mano ci s'illuse di completare, di migliorare - finù-e insomma_: i nostri tiratori, ai quali teoricamente avevamo però insegnato e praticamente avevamo fatto fare, il tiro di guerra: un'antitesi evidente é dannosa, fra l'esercizio e l'esecuzione del tiro stesso. Con la seconda maniera, l'esercizio fu totalmente spostato o quasi: non più lo squilibrio fra l'arma e gli altri suoi elementi di tiro, bensì fra le due armi e fra tutto ciò che da l'una e da l'altra dipende o deriva, fra il 1Je1'o da una parte ed il ridotto da l'altra, in relazione assai tenue ed indiretta . poco evidente fra loro: squilibrio ed antitesi m olto più gravi' e dannosi dei precedenti. Altre vie traverse, tentate per risolvere il problema, furon mezzi termini e per questo riescirono manchevoli, poco o nulla evidenti, mai veramente e compiutamente efficaci: il metodo della candela, del triangolino, sono del numero. Bisogna dunque impostare altrimenti la soluzione del problema, scegliere una via diversa da quelle tentate fin qui, se si vuol giungere a qualcosa per davvéro efficace.
Coi tentativi sperimentati finora, fu indispensabile perchè logica conseguenza d'aver voluto il proiettile - mutare i termini del problema per risolverlo ed è qui la ragione del r esultato negativo: quei te1·mini debbon rimane1·e inalte1·ati, se vogliamo esercitarci a fare quello che dovremo far poi sul serio.
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\1) ". . . . . . Anzitutto è da decidersi se il disingann o (dei tiri « ridotti) fu procurato dal sistema in sè o dal modo col quale se n e fece « l'ap~li~azione e noi p ersonalmente siam convinti che ia colpa fosse degli • uonnm e non del si,tema ». E. M. Rivista mili tare italiana, settembre
1906. La colpa ~ del sistema, più che degli uomini, perchè il germe del disinganno, della 1mpraticità dannosa, risied e nel principio stesso che informQ. il tiro ridotto.
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** , ... . • ne l'artigl ieria, fattore d'ef«
ficacia, l'arma, nella f~nteria, l'uoino "·
G.
AIRAGHI.
Anzitutto, la personalità tipica, speciale, del tiro di fucileria. · Ne l'art iglieria, l'affusto è impassibile e la sua stabilitèi è talmente ammessa, che il fattore mob?"litèi dell'affusto non entra affatto nel computo ordinario delle cause di deviazione: nessuna influenza esercita quindi su l'efficacia dfll tiro; per la fanterìa, l'affusto è l'zwmo, il cui petto s'agita, la cui mano trema, che - in una parola - è ultra sensibile al lavoro morale ed a quello :o,ico: lavo1·0, nel più largo senso della esprefjsione. ., Dunque il canno~e è ç;oµipletame:ò.te sottratto alla sensibilità dell'artigliere, mentre il fucile subisce fatalmente l'agitazione complessa, mult iforme di eh.i _l'imbraccia: i due tiri - anco per questo - non son la stessa cosa, anzi son molto e profondamente diversi. Nel fuoco di fucilef'ia, il morale - cioè, in sintesi,_la,situazione del momento, (ambiente) e le condizioni psico-fisiologiche (tiratore) - assume un proprio e vero val01·e balistico, perchè influisce non solo sulla direziÒne del fuoco e su l'esattezzà del puntamento, bensì anche su l'esecuzione definitiva di esso fuoco, modificando o pur no la positura dell'arma già puntata, a seconda dello scatto male o bene eseguito tlì, Valo1·e bàlistico, il quale non perdendo nulla della sua spe· ciale natura, se ·introdotto come fattore nella formula (2) ch'esprime la legge cli deviazione· da una media g1·andezza cioè la legge che regola il calcolo sulla probabilità di colpire - sembrerebbe tutt'a prima' d·a r quasi un'apparenza di metafisica, a quella ch'è formula di matematica. Però anco il morale, come gran parte dei fenomeni fisici, segue la formula testè accennata, tanto è vero che sotto(1) « • • ·• la bontà intrinseca delle truppe è tanta parte della efficacia. « del fuoco in fucileria ». C. AIRAGID. (2) S ah\ / 2, nella quale S è un limite, " un coefficiente di probabilità, h la. deviazione quadratica media..
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posto a molteplici prove, anch'esso - nella stessa guisa de l'ampiezza toracica (1) e d'altri fenomeni morali (2) - dimostrò che nella realtà, i fatti esattamente corrispondono ai resultati del calcolo. La :fisiologia, spiega e completa quello che il calcolo afferma e la realtà conferma: i moti de l'animo provocano movimenti muscolari e come - ne la tragedia del campo di battaglia - quei moti son frequenti ed intensi, le lorò manifestazioni esteriori lo sono altrettanto. I fenomeni fisici semicoscenti od incoscenti, osservati anco nei più coraggiosi, del tremito, de l'intorbidarsi della vista, dello smarrirsi della mente, che la scienza fa corrispondere alle forti commozioni psicologiche, non sono che l'effetto logico e necessario di alterazioni più o meno profonde nell'attività nervose, ne1le reciproche funzioni del cuore e del cervello, nelle funzioni regolari del cervello, specie della memoria (3). Dunque, il valo1·e balistico de l'elemento uomo, è davvero enorme, tale che di per sè basta, a far comprendere quanto grave e complessa dt>bb'essere la sua influenza ne l'efficacia del tiro di fucileria, il qiiale - è inutile illudersi - più chr;, sul 1·aziocinio e sulla memo1·ia, finirà per ba1,a1·si su l' abitudine (4). Chi legge, ha di certo compreso quanta e quale attrazione eserciti su la mente e su gli animi nostri, la teoria che un ingegno acuto e geniale, alcuni anni fa, osò lanciare nel mondo scientifico militare: su di essa, la discussione fu intensa, vivacissima, spesso ingiusta però, perchè molti parlarono e scrissero senza aver letto, conoscendo solo per seconda e terza mano, travisando dolorosamente principi ed idealità ... ma non fu per anco detta l'ultima parola: a l'avvenire, la decisiva, e suonerà - ne abbiam fede - trionfo completo. • Il moralismo di Sonwarow, di Skobeleff e di Marselli nostro, ha fatto larga ed efficace scuola, s'è già solennemente affermato ne la vita nova degli eserciti: alla sua influenza, potrà forse sottrarsi l'atto più solenne, più complesso e decisivo della guerra, il foco ? Grandi e potenti cose, le macchine, le materie, l'armi attuali e quelle avvenire, ma più grande - sempre - l'uomo che le trova, le compone, le adopera. ,
Egli, ,non isfugge alla·rapida asces,a per la quale tutto si trasforma e si rinnova, anzi n'è impulso costante e potente, ma ne l'essenza de le sue virtù e de,_ suoi difetti, nel fondo de l'anima sua, pe1·mane identico (l) fra il turbinìo assor, dante e fecondo che l'attornia, l'inebria e lo trascina ... Ma non di ciò: quello che vo lemmo affe1·mare e fa1· risalta1'e è la pe1·sonalità eminentemente umana, la carattm·istica essenzialmente morale, che sono tipiche, escluisve· del foco cli fiicilm·ia (2).
( 1) KETLÉ. (2) HALTON;, - FAZIO. (3) FAZIO. (4) WOLOZKOI.
*** Non è il tutto che importa , ma l'essenziale del tutto.
L'influenza del tiratore sul tiro di fucileria, risulta dunque non solamente essenziale, ~a decisiva: a noi importa però, precisare fra quali limiti_,..' cla quando e fino a quando - nell'esecuzione materiale del tiro, talfl influenza si esplica e arava su l'efficacia. · t:, ' Affermiamo: « Dal momento in cui s'imb1·accia il fucile pe1· ~ ca1·ica1·lo, poi punt-'!,rlo, fino a quando è avvenu.to lo scatto >. Per essere esatti, avremmo dovuto di.re « fi:q,o a quando il « proiettile è uscito da la bocca de l'arma »; un certo tempo corre fra l'azione meccanica (scatto), la reazione chimìca (accensione) e l'assoluta libertà, da l'arma, del proiettile; ma minimo, così infinitamente piccolo, da non esser a\rvertito nemmeno da chi tira, perchè prima che nel suo cervello abbia potuto percepire lo scatto è avvenuto, il proiettile è già ne la sua traiettoria , (3). Per questo, abbiam riassunto quell'atti,rno fuggente ne l'azione principale e determinante, cioè ne lo scatto avvenuto. Da questo momento, il tirntore possiam considerarlo come Bliminato, come se fosse scomparso per rispetto al tiro, di guisa che appena scattato lasciasse cader l'arma, il pro- , iettile seguirebbe ugualmente il suo corso e ,giungerebbe ugualmente là dove l'abilità del puntamento e d~llo scatto, l'hanno diretto e lanciato. Dunque, fra i limiti testè p1·ecisati e non olfre, è tutto il se.aeto della materiale esecuzione clel tiro, epperò i nove decimi della sua efficacia, dipendono dagli , atti che il tiratore vi compie e dal come ve li compie:
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(]) BOGOUSLAWSKI.
(2) « Non è la polvere che virice le battaglie, ma coloro che l'hanno inventata ». C. AIRAGHI. (3) F. DÉGOT. - Le tir en temps de paix et en temps de guen·e. Inter essante studio su la fisiologia del tiratore; il Roluti ne riassume le conclusioni nel suo forte e simpatico volume già citato.
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Da lo scatto in poi e p~i~a del carica~ento dell'arma, su . l'efficacia influiscono ben altri elementi che non sia il tiratore, i quali, pur troppo - do:V~ti s~bire per forza_ e come sono in quel momento -- non e ua.to m alcuna mamera modificar~ od escludere. Però, quel che ora vogliamo assodare, si è eh~ tutti gli atti del tiro sono naturalmente necessarì alla sua mtera ese. cuzione, ma soltanto quelli compiuti fra i noti limiti, son per essa veramente essenziaE e deci:,;ivi: di questi, importa preoccuparci prima di tutto e sovra~ tu~to, quando--: dop~ istr~zione e addestràmento, oppur,e msrnme - vogliamo intensificare l'esercizio del tiro, epperò ci tr.oviamo ~ d~v~r riso~ vere l'importantissimo problema che, subito da prmc1p10, abbiamo enunciato. Assai raro, frettoloso e spesso inopportuno è l'esercizio sui campi di tiro e nei poligon'ì, per cui la maggiore, e- migl~o_r parte de l'esercizio, noi dobbiam ridurci a farla ne' cortili, ne le camerate perfino: qui, anzi, più spesso. che altrove. Necessita dolorosa, ma impossibile far diverso: dopo tutto, il male sarebbe minore di quello che può sembrare, se - condizione assoluta - in tutto questo grosso esercizio di ripiego, si ottenesse di non falsare, di non confonder le idee, chè altrimenti distrnggeremmo invece di consolidare. . Questa, è verità. vera senza dubbio, ma allora è da pro_scn...: versi come dannoso, quel qualunque mezzo o ,metodo d1 soluzione al problema, il quale pur d'_o tt~riere la coreografia completa dell'insieme, vuol tutto riprodu~-re, anco quel~o che - per esserlo - si deve ridnrre, epperò ~1 snatur~ e_ s1 _travisa ... e i mezzi, i metodi fin'ora proposti e provati, nuscuon, forse a qualcosa di diverso? ... Voler mantenere il proiettile per esegitire materialmente ùn · tfro di 1·ipiego rende ,inevitabile il tiro ridotto (1), ovv~ro qualcosa che non riuscirà. mai, a riprodurre il tiro vero d1 guerra. Potrebbe taluno - e giustamente - osservare come alla streo-ua di quel che s'è detto fin qui, si può andare dritti ad un :olmo e cioè che l'esecuzione del tìro di guerra al poligono o sul campo di tiro, debba ritenersi inutile o per lo meno non necessario. , Sì gridi pmi all'eresia, ma noi l'affermiamo a cuor sicuro : « te01·icamente sì, perchè il soldato il quale perviene ad ese« guire con precisione e scioltezza tutti gli atti ,compresi fra « i ,Emi ti più volte accennati, non può non essere, non riuscire '
(I) Anco .il ti.ro Bellati, geniale clm:trazione del tiro di guerra, è dopo tutto un proprio e vero tiro ridotto, epperò logicamente rìe seguì la sorte.
un buon tiratore e per giungere a questo si può anche far lsenza poligoni e campi di tfro ». Te01·icamente però, giacchè in pratica le cose mutano alquanto . L'abitudine - di fronte alla morte - è una seconda 'natura, anzi in certi momenti è più forte de la natu1·a e pe1·(ì,no de l'istinto (1). · Ohi veramente è stato al foco, sa che vertiginosi si succedono i momenti nei quali domina « il bisogno d'agire, di « gettarsi sul nemico, d'attraversare ìa così detta zona de la ·« morte ed un impulso irresistibile sospinge alla fatale fùga in « avanti od a sottrarsi in un modo qualunque, alle gravi per« dite che per forza si devon subire. « Il nemico attrae il nemico, l'uomo sente l'imperiosa•ne« cessità di niggiunger la sorgemte da la quale terribile e ru« morosa vien la minaccia alla propria esistenza ... « Orbene in quei momenti, fuggevoli più o meno a seconda « della ·natura stessa degli indiviàui, che forse sentiamo di « aver provat0 più ripensandoci dopo, a mente fredda, ehe là « sul posto, si può s,.-lo ca:lcolare quanto potente sia l'influenza « àell' abitudine su l'uomo »/ (2) e per logica conseguenza sulla efficacia del tiro. I fucili quindi, saranno tanto più esattamente puntati e meglio scattati, quanto maggiore sarà l'abitudine di puntarb _ esatto e di scattar,fermo (3) ::- · E questa è teoria del Wolozkoi, bella e buona, che il Dégot nel suo splendido volume Le tir en temps de paix et en temps de gue1·re, fisiologicamente conferma e SP.eri1nen talmente illustra. Dunque necessità assoluta, imprescindiLile, di teoria e di pratica, d'intenso esercizio (reale e di r:ipiego), se si vuole il massimo rendimento, e tutto, da la loro armonica fusione: l'esercizio di ripiego insieme a quello reale nei poligoni o su~ campi di ·tiro - specie su questi ultimi - vuol, dire comp1Atare, confermare, molt.iplicare l'istruzione: su questo non · può esservi il1 minimo dubbio. « «
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(1) La Rivista di fanteria, anno VII, fase. II, febbraio 1898, La guerra eritreo-abissina del 1896 (Ricordi e pensieri di uno che c'è stato). Della · breve serie d'articòli, consultare il II, che ha per titolo Sotto il foca degli abissini d' A dua. (2) La Rivista di fanteria, ar:t. cit. (3) N. WOLOZKOI. - Il fuoco della fanteria in combattimento. Parlando appunto d el Dégot, che fisiologicamente conferma gli effetti de l'abitùdine, giu:,tamente il Roluti conclude a pag. 24. del suo bel volume " E « l'abitudine, è la figlia primogenita di un'accurata istruzione », purchè l'accuratez.za non si fraintenda con la pedanteria .. :. un abisso ·insormontabile è fra l'una e l'altra.
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Quello però che anche rimane assodato, si è che sulla base di un tiro ridotto, la soluzione dell'importante problema riesce inefficace e, quel che è peggio, dannosa, perchà esercita a far diverso da quello che si dovrà far davvero irifonde un'abitudine a rovescio, le funeste conseguenze della quale verranno a manifestarsi, quando non s'avrà più il tempo di distruggerle o di neutralizzarle. *
** Une méthode vaut ce qu'elle prodnit. LEFEBURE.
La soluzione, unica possibile se si vuol davvero efficace risiede in un ti1-o senza p1·oiettile, perchè così soltanto, si pos~ sono rip1·odurre inalte1·ati, anzi effettivamente eseguire semp1·e e dovimque, tutti gli atti essenziali e decisivi del tiro, fino allu sua ultima conseguenza, il punto colpito. . Via, a che cosa serve - dopo tutto - il proi~ttile ne l 'istruzione e ne gli esercizi tutti di pace? « A nient'altro che a individuare il punto co'l pito sul ber< saglio mi1-ato », vale a dire che tanto essenziale e decisivo · è in guerra, altrettanto è inutile ed imbarazzante in pace. C'è, dunque, da maraviglia.r si come fino ad oggi, nessuno abbia pensato a sbarazzarsi - durante gli esercizi di pace - di questo incomodo elemento di tiro, abolendolo di fatto per eliminare tutti i :minuti e grossi inc<mvenienti de' quali è causa ed in un modo qualunque sostituendolo ne l'unica sua funzione, quella di individuare il punto colpito. Questo abbiamo 9onstatato e così concepito il novo principio del tiro senza proiettile, ci si diede a studiarne l'attuaz~one pratica: dopo ripetuti tentativi e svariati esperi:µienti, s1 pervenne a costruire un congegno che chiamammo congegno pel tfro senza proiettile, sistema EM-ME (1). (I) L'idea di un tii-o senza proiettile, venne dapprima applicata in un congegno metallico, fatto costruire al capo armaiuolo del 90 b,ersaalieri maresciallo Prestieri, il quale più che un esecutore materiale, fu un°coo. peratorf' capace, intelligente, premuroso. Al congegno, fu dato il nomè di Verificatore degli eserciz'i, di puntamento e di tir_o ~si~terr:a ?J-enarini-Prestiel'i, ma benchè corrispondesse n. tutte le cond1z1om richieste, presentava· tre grossi difetti .e cioè·· Rigidità dell'insieme, per essere costruito tutto in metallo;' Movimenti possibili, limitati ed obbligati, p er l'orà detta ragione; Aprrossimazione. molto relativa dei var'i, controlli, per effetto del gioco necessario nelle parti a snodo. . Il capitano Emanuelè v ide il congegno in costruzione, credette averne mtwt? lo, scopo e decise.' ra~giun_gerlo per altra via: il suo congegno però non rmsm che una speme d1 verificatore come quello dal quale proveniva, ma n:ieno efficace,. manchevole, p erchè non s'era intuito il principio novo del tiro senza proiettile.
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Con esso infatti si otteJ:!ne : a) . un mezzo esatto e sicuro p'er fare eseguire e potei; controllare - sempre e dovunque '- il caricamento, com;esercizio di celerità, il puntamento, com'esercizio de l'occhio e dell'occhio insieme alle braccia: lo scatto come esercizio del tiratore in complesso; b) che V controllo..;._ per parte di chi s'esercita o di chi istruisce .- fosse possibile ad ogni singolo atto, ·o complessivamente dopò tutti insieme: che il mezzo di controllo fosse preciso, evidente ed anco indipendente da chi si esercita; _e) che tali atti - separatamente od insieme - si potessero eseguire sia col fucile fissato ad un appoggio movi. bile, ma indipendente dal tiratore, sia ~ol fucile imbracciato; d) che col ft1cile imbracciato, i varì atti in parola si potessero eseguire dalle varie posizioni nelle quali si può far fuoco ; e) che tutti gli elementi del tiro fossero i veri di guerra, salvo .il proiettile, abolito di fatto non nella sua essenza e nelle sue conseguenze., le quali vengono fedelmente riprodotte ; che i bersagli quindi, non fossero solamente quelli del poligono o dei campi di tiro, fissi o meccanicamente mobili, sibberi.e a.n eo nella loro mul,tiforme apparenza, ne la loro svariata distanza e mobilità, ne la velocità diversa: be1·sagli veri, insomma, bersagli· vivi come si avranno in guerra; /) che il punto colpito - tal quale come se si fosse eseguito il tiro ancM col proiettile vero - potesse riprodursi fedelmente, non solo, ma in. modo visibile, subito e vicino al tiratore; . g) che pel caricamento e lo scatto, si potessero adoperare cartuccie e caricatori regolamentari, normalmente da esercitazione, ma anco da salve, e - volendo - anche a pal~ lottola ; · i) la possibilità di fissare con fori, anco su due cartoncini (bersaglietti) e contempomneamente, i resultati del tiro, c61po per colpo; _ Il congegno, nondimeno, aveva un gra~dissimò pregio, il vero e forse l'unico: la grand.e elasticità, ottenuta con una trovata d'originalità geniale. Questa, n on poteva sfl}ggire a chi aveva avuto l'idea del tiro senza proiettile, riuscendo evidente che.se solo con questa era possibile risolvere efficacemente l'importantissimo problema, m eglio che con la originale trovata del capitano Emanuele, il novo principio non avrebbe potuto essere applicato ad un congegno pratico. La constatazione produsse una propria, vera cooperazione, dalla quafe - dopo discussioni, studi e tentativi diversi - venne l'attuale congegno 11istema EM-ME: esso riunisce e fonde efficacemente l'idea ed il principio che animarono il primo verificatore, con la genialità tecnica rivelata dal secondo.
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Z) una spesa non e~cessiva per dotarsi del congegno, ma nessuna spesa per usarlo 1 all' infuori dei cartoncini di prezzo veramente irrisorio; m) robustezza nelle parti e nell'insieme del congegno - facilità e sicurezza d'uso e di trasporto - semplicità di conservazione. E non altro : normalmente però, manca il rumore ed il rinculo, perche si scatta e non si spara. - V ero, ma l'uno e l'altro son postumi al col po sparàto, e·d esercitano più che altro un' infiuenza morale sul tiratore inesperto, la y_uale si traduce in un movimento istintivo di anticipata reazione - spesso affatto suggestiva - de l'occhio e de . la spalla, possibile a vincersi con l'esercizio, ma sopratutto e meglio, con la volontà' (1). Del resto, confermare ecl illustrare istruzione ed esercizio, far conoscere a ciascun tiratore la personalità speciale della propria arma in azione completa, sono missione dei poligoni e meglio dei campi di tiro . . . .. . quantunque a precisare in modo assoluto l'ora detta personalità, si riveli essenziale il nostro congegno sistema EM-ME. Attualmente - difatti - la si determina con mia serie di tiri, tale da forrn:are una rosa, da la quale il tiratore può: d ~sumere l'errore costante eventualmente dato - per èostruzione - · da l'arma. Col congegno, contemporaneamente alla rosa ottenuta éol fucile sul b_e rsaglio reale, ne otteniamo un'altra analoga sul bersaglietto: però mentre questa è perfettamente centrata - perchè prima fu centrato il congegno - quella non · lo è che soltanto quando Tarma sia perfetta. La personalità dell' armai quindi -- come facilmente si comprende - , riesce, col congegno, esattamente specificata. · Se poi ~ pel rumore ed il rin.culo - ci si tien proprio e molto ~d ottenerli, basta usare cartuccie da salve: però a quale scopo? · Nei vari tiri ridotti, s'ha l'uno e l'altro, ma purtroppo meno in q_u ello Bellati - sono anch'essi ridotti così, da non .dare che una pallida · idea della realtà, tanto pallida eh' è falsa..... · Francamente, meglio non dare ,alcuna · idea, che da1·ne una falsa! ( 1) Effica?issimo e semplice, il sistema di far sparare' al soldato un fucile, 5enza ch'egli sappia se carico oppur no e di fargli appunto ·_ di rimproverarlo anche - al movimento di reazione che si lasciasse sfuggire, qualora allo scatto risulti che il fucile era scarico.
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*** Vi sono poi talune modalità speciali di tiro- - l'esecuzione -collettùJa, ad esempio - le quali per ora, son possibili esclU:,sivamente nei poligoni e più sui campi di tiro, ma sempre sotto.date condizioni che sono limiti severi, assoluti, · indiseutibili e la loro origine ripetono essenzialmente dal proiettile. Ohe anco il tiro collettivamente esegl1ito, sia utile praticarlo - prima che per davvero - ne l'esercizio di ripiego, si capisce e ne siamo convinti, purcht'l in questo non se ne travisino e non se ne permutino i particolari essenziali, la sostanza: ma questo - in pratica - non è possibile e d'altra parte, lo fosse anche, sarebbe proprio, assolutamente indispensabile ? Non crediamo. Nel soldato - per rispetto al. fuoco - noi vediamo come due personalità che si sommano o meglio si fondono, di fronte al · nemico, 'senza però perdere nulla' dell_a propria caratteristica. Sviluppiamo l'una e l'al tra 1 distintamente, con l'istruzione, l'esercizio, l'abitudine, chè non v'ha dubbio di riuscire nella fus_ione: se avremo ottenuto, ancò separatamente, che ad ogni
colpo corrisponda UN punto colpito e che ogni atto, ogni passo sia -intelligente-mente applicato al terreno, noi am·emo ottenitto un buon tiratore di guerra. Ma per questo, non ç'è bisogno - e tant,o meno è indispensabile - ottenere le due abitudini nello stesso tempo: anzi, forse, la ·preoccupazione d'acquisire l'una insieme a l'altra, potrebbe riuscir di danno a l'una delle due, come avviene sempre - del resto - quando si voglion far due cose in una volta. Questo per l'essenza della quistione, ma ne la pratica del ripiego, le cose van peggio: se il tiro de l'individuo - col tiro ridott_o - r_iesce una parodìa del tiro vero di guerra, che cosa riuscirà - corì,esso ---:: il tiro di un piccolo reparto? Gli scenografi riproducono il mare su quattro tavole di palcoscenico, ma quelle onde a strisce di tela dipinta, .c he balor.damente si agitano con tanto successo in chi le osserva da lunge, non sono un insulto al flusso e riflusso grandioso, che la natura sa far palpitam nell'azzurro infinito ed ha circondato di tanta misteriosa poesia? ..... Ma per tornare a noi, dopo tutto chi impedisce d'alternare l'istruzione, l'esercizio;l'esecuzione del tiro vero anzi di fonderli con efficacia d'opportunità e d'intelligen;a? '
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Diciamo di più: chi può, in modo assoluto, sostenere che se s'andasse a ritroso e dalla esecuzione, dall'esercizio si risalisse all' istruzione .- e non nel tiro soltanto - non si farebbe più presto e meglio? :=' **
Ed· una malinconica riflessione ci spunta dalla penna e si risolve nel constatare, come da noi - anco _n el tiro tanto poco finora s'è pensato che il soldato è fatto per la guerra ed a questa e per questa, noi dobbiamo prepararlo. Noi dobbiamo e vogliamo fare, del nostro soldato, esclusivamente un tfratore di guen·a, qualcosa cioè di molto diverso e di molto meglio - dal nostro punto di vista - di un tiratore di poligono ; il nostro ~oldato, dovrà affermarsi sui campi di battaglia e non sui campi de le gare internazionali e no: cui la natura predispose per riuscire un ottimo tiratore, vi occorra:..... Ma per la massa è questione di tutt'altro (1). Il libero orizzonte, i moltissimi ostacoli ed imprevisti, gli svariati bersagli, la diversità delle distanze e della luce, l'assoluta libertà da le tante pastoje scolastiche e l'aria ossigenata d'un regolamento più semplice, più prat~co, per null~ artificioso, ;perchè .l'uomo sia preso tal quale s1 trova e lo s1 plasmi come dovrà riuscire di fronte al nemico, cioè un buon tiratore di gue1·1·a: buono e nient'altro che buono - è il massimo cui è dato coscienziosamente e logicamente aspirare ..... e tfrat01·e di gue1·ra sopratutto, non di poligono! Per questo, nell'istruzione, nell' esercizìo, nell' esec~zione del tiro vei·o di guerra, via tutto il vecchiume superstite an•cora e che intralcia o travisa; noi dobbiamo a fronte alta e decisa, guardare la meta radiosa e sub_lime: là con la mente e lo sguardo, fisi - là, con tutta l'amma e le for~e nostre, intesi - a quella mèta dobbiam movere coscentr e secun. Il grande e dannoso malinteso deve cessare=. la guerra! nostr'ansia orgogliosa, nostro incubo nero, deve mformare 1 nostri .pensieri, t nostri atti, giacchè per essa dobbiam vivere e lavorare: essenzialmente per essa ..... (1) Due subalterni erano~ molti anni fa:-in u~o d ei re_ggim~nti ~ersa· glieri: uno, appassionato cacciator e'. vecchio _e gl~ri?so garibald1~0, 1 ~ltr~ un temuto è medaglia,to vincitore d1 gare pohgomst1c~e . . . . . . mcancat1 in permanenza d ella istruzione d el tiro, furono due s1Stem1 che vennero a trovarsi di fronte, in una gara alla quale non s'interessavano_ s?lta~to Ì due campioni, sibbene l'intero reggimento . . . . . La compagnia IStruita · dal cacciatore, fu sempre la prima del reggimento e sempre con un ~ e~· cento d'assai superiore a quello d ell'altre . . . . . . ma quanta mo~ermta viya ed efficace in quel vecchio istruttore, 11 quale pareva presentisse ed attuasse fin d'allora tante d elle verità del Wolozkoit
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Nulla che travisi, alteri o permuti durante la pace quello che dovremo fare durante la guerra: in tutto e sempre, abituiamoci a questa e quando per qualcosa , non è possibile, meglio non fare, che far diverso. Ora tutto quanto si volle col tfro senza proiettile, fu in. teso ad ottenere che l'esercizio e l'esecuzione del tiro di guerra non avessero che una sola differenza e cioè il proiettile che, non ne le sue conseguenze (il punto colpito) - come s'accennò - ma di fatto, è abolito ne l'esercizio di ripiego; - che il soldato potesse esercitarsi con tutti gli elementi che conobbe teoricamente, che controllò al poligono o sui campi di tiro e sa che dovrà adoperare in guerra, -di fronte al nemico; - che tali elementi, il soldato trovasse inalterati sempre anco nell'esercizio di ripiego, onde nessun' astrazione o restrizione fosse imposta alla sua mente, nessun'anomalìa apparente o no, venisse a confondere il suo spirito, nessun dubbio potesse sorgere ad intaccare la fede assoluta e cosciente ch'egli deve avere nell'arma propria (1). Che istruzione, esercizio, esecuzione del tiro - affatto omogenei' fra loro - si potessero fondere in modo veramente efficace: si completassero con armonia in uno svolgimento graduale, progressivo, mirando la prima e riuscendo il secondo - sempre ed essenzialmente - ad un proprio e vero tiro di guerra, eseguito e controllato, anco senza bisogno di recarsi ai poligoni o sui campi di tiro e rimanendo anche in una camerata. A questa stregua il tiro senza p1·oiettile, nel principio che l'informa e nel congegno che l'attua, non giustifica forse l'originalità del suo titolo? E più ancora, non costituisce un insieme affatto nuovo, tale che sembra debba riuscir più pratico, più efficace di qualunque sistema a tfro 1·idotto ~
*** Data la costruzione ed il funzionamento del nostro congegno, non solo ' è possibile ii controllo dell'esecuzione del tiro vero di guerra in tutti i suoi elementi, ma è possibile altresì - e facilmente se si vuole - di stabilire anco il valore effettivo, esatto dell'errore commesso sul bersaglio vero. Ma perchè volerlo? (1) " Chi ha fidu cia nel proprio colpo, che è convinto esser più pro" babile ch'egli atterri il n emico, di quello ch ' egli atterri lui, e più im« pavido, s'avanza risoluto, h a il cuore più fermo. E r e.,ito dell'urto, è « effetto sopratutto de la vfrilità dei cnori " · E. CoSENZ, Considerazion~ sulle grandi manovi·e dell'anno 1888. 18 -
ANNO LIV
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Non già perchè sia indispensabile a l'educazione, a l'istruzione ed a l'esercizio del soldato : questo dev'essere un ti1-atore di gue1·1·a e non di poligono ed in guerra non sono i m01·ti che imp01·tano, sibbene i messi fuo1·i di combattimento, cioè - , la somma totale meglio sia per effetto di moltissimi uno, di quello che per via di pochi tre. · L'esattezza assoluta, l'ultra-p1·ecisione del resultato - sul campo di battaglia - non è possibile e chi crede di potervela raggiungere, potrà essere un bel poeta, certo non è mai stato al fuoco e la teoria l'illude; sforzarsi quindi - in tutta la nostra opera di preparazione - a raggiungere l'ottimo con elementi che non possono assolutamente darcel.o, se non come eccezione, può sembrare tempo perso: i nati tiratori, sapranno farsi notare da sè, emergeranno naturalmente. Voler tutto ciò, sia pure in tempo di pace e per l'antico adagio di pretender dieci per aver cinque, può parer superfluo e fors' anche dannoso, perchè quello che preme, ch'è essenziale pel tiratore di guM-ra, è la massima esattezza approssimativa : così per esprimerci « il colpiJ'e, non il colpire « al centro ». In allora è necessario, ma sufficiente altresì, che il soldato sappia, veda se molto o poco e da qual parte ha sbagliato il colpo: abbia cioè un'idea vera e completa del proprio errore, ma ch'egli lo conosca, lo veda matematicamente riferito ai tradizionali due assi ortogonali e precisato per via di centimetri, milìimetri e via dicendo, che e.osa importa ? Pnò sembrare poligonismo della più bell'acqua.
*** Tutta l'istruzione teorico-pratica del tiro, potendosi effi·c acemen te svolgere col solo tÙ'Q senza p1'0iettile, se ne trae un doppio vantaggio: - di comodità, perchè il tfro senza proiettile si può eseguire sempre, dovunque e contro qualunque bersaglio - d'economia, perch'esso non ;richiede spesa alcuna per essere eseguito : vantaggi però dai quali si deve intelligentemente trar part~to,-. dovendosi - •come si disse l'istruzione, l'esercizio di ripiego e quello ai poligoni ed ai campi di tiro, alternare opportunamente. . Il tfro senza proiettile - salvo il proiettile - è l'esecuzione del tiro di guerra e per le speciali condizioni di pace nei riguardi appunto del proiettile, ha sul tiro vero un vantaggio notevole e cioè l'assoluta libertà nella scelta dei bersagli sui quali esegui1'e il tfro: pertanto un bersaglio qualunque, in qualunque modo di tèmpo e di luogo si presenti ed anche mobile traversalmente o parallelamente alla linea
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di mira, purchè riferito ad un punto determ_inato noi P?S· siamo sceO'liere col tfro senza p1·oiettile e su d1 esso esegmre il tiro, si;uri di controllarne subito e da presso il risulta.to effettivo, come se il tiro fosse stato eseguito anche col proiettile. L'importanza eccezionale e l ' efficacia pratica di questo che abbiamo adesso accennato, non hanno bisogno di dimostrazione, perchè potentemente concorrono a formare quell'abitudine, sulla quale tanto si fonda l'azione del tiratore di fronte al nemico. Volendo, è anco possibile ottenere che il congegno riproduca sul bersaglietto, il bersaglio scelto e la zona immediata nella quale è fermo o si move. Questo potrebbe rappresentare una curiosità simpatica ed interessante non solo, ma renderebbe possibile anche il tiro su bersagli comunque mobili e senza riferimento ad alcun punto determinato: inoltre più evidente e vivace ne riescirebbe il controllo. Perù abbiam creduto escludere dal congegno che presen-tammo, tale pe;:fezionamento (che nondimeno fu già embrionalmente sperimentato e con esito buono) per varie ragioni. Anzitutto - tal quale è adesso - il nostro congegno perfettamente corrisponde ai suoi molteplici scopi, poi il fatto di dover eseguire il .tiro su bersagli comunque mobili, rifeTendo questi ad un punto determinato, ci è sembrato un vantaggio. Difatti in guerra, il tiratore accompagna con la sua linea di mira tali bersagli e quando vede, sente che punto in bianco e bersaglio coincidono, scatta : tale coincidenza però è liberamente, quando si vuole, raggiungibile dal tiratore. Col congegno, tale libertà è limitata ad un punto determinato e solamente quando l'anzidetta coincidenza si raggiunge, si manifesta su di esso, il tiratore - scattando può colpire il bersaglio in moto. Pertanto l'esercizio è molto più difficile del tiro vero, epperò - per logica conseguenza - la sua efficacia . è maggiore. Inoltre - se adottato - il nostro congegno sarebbe utile fosse e rimanesse sempre a portata di tutti, specie della truppa: non deve quindi aver parti molto delicate.
*** Il controllo s1 può ottenere o per effetto dello scatto dell'arma, oppure indipendentemente da questa: è possibile quindi - come, quando si vuole e da vicino - constatare
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l'esattezza o l'errore di ciascun atto del tiratore oppure di tutti in complesso, epperò gli esercizi in genere - anco quelli di puntamento soltanto - , riescon assai Vdriati, molto interessanti, veramente evidenti e persuasivi, cioè non mancheranno certo di promuove1·e quello spirito di gara, il quale diritto proviene da un bene inteso amor proprio ed è fattore sicuro di più efficaci resultati. , · Non vogliamo illuderci punto, ma il modesto congegno da noi ideato, potrebbe inconl?'are fra gli ufficiali e la truppa: potrebbe divenire per essi un congegno abitudinario, non solo per l'istruzione e g li esercizi al tiro, bensì per tutti i minuti casi, che eoglion esser risolti e definiti col pari e dispari e con altro di simile o per riempire qualche mezz'ora persa della giornata. Quale enorme vantaggio, se davvero si riuscisse a questo ... altro che le apposite istruzioni !. .. Ed in proposito, ci fu di conforto l'interessamento sùbito prodotto dal nostro congegno fra i bersaglieri - reclute e no - ed ufficiali del reggimento, una mattina che lo portammo in cortile durante l 'istruzione di puntamento, per provarlo: un minuscolo successo, che per noi però, fu" molto significativo e di buon augurio.
,- appesi successivamente e per ciascun tiratore, ad un a parete - tien luogo della miglior tabella di tfro: anzi costituiscono un proprio e vero grafico vivente, dal quale è dato dedurre esattamente, non solo per ogni individuo ma pel re. parto in complesso, l'andamento de l'istruzione ne l'insieme e negli esercizi diversi, le deficienze, i progressi, ecc. Dati utilissimi ·_ questi ed altri che sono possibili -- alla cui stregua è permesso con coscienza e scienza, dar norme e disposizioni per modificare, mutare, intensificare, parte o tutto del programma d'educazione, d'istruzione e d'esercizio al tiro, dovere e dritto d'ogni comandante di compagnia.
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** Pe' controlli, servon bersaglietti di cartoncino bristol, con un piccolo foro superiormente e foggiati per modo che sul · disegno d'un proprio e vero bersaglio (a circoli, a sagoma, come si vuole) è una parte dove si notano alcuni dati e cioè: - reggimento, battaglione, compagnia, grado, cognome e nome · del tirato1:e - località , data, nelle quali si eseguì l'esercizio - esercizio compiuto - bersaglio scelto - distanza, alla quale s'è puntato od eseguito il tiro - per cento ottenuto, cioè punti colpiti, su scatti effettuati. Il costo di tali bersaglietti è talmente irrisorio, che ad ogni esercizio e per ogni tiratore, se ne possono usare di nuovi: il resultato di ciascun tiratore, in ciascun esercizio conseguito, riesce quindi m aterialmente fissato su tanti diversi bersaglietti. Siccome poi, lo stesso resultato s'ottiene contemporaneamente su dÙe bersaglietti sovrapposti, così uno di essi può esser regalato al tiratore é l'altro potrà esser conservato dal comando del reparto. L'insieme di quelli - un dopo l'altro convenientemente riuniti - rappresenta, pel tiratore, la parte essenziale d'un libretto d'istruzione e d'esercizio al tiro: l'insieme dei secondi
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*** Col tiro senza proiettile, perfettamente inutili l'attuale cavalletto e tutto il resto che adesso s'adopra per l'istruzione di puntamento; inoltre si evitano in modo assoluto i pericoli non improbabili nella fabbri cazione e nello sparo di cartuccie ridotte: le qualsiasi seccature per la conservazione ed il trasporto delle cariche e dei proiettili, non han più ragione d'essere. Non s'ha bisogno cl'istruzioni e di spiegazioni speciali : basta - per un a volta tanto: fin da principio - persuadere i soldati che il congegno funzio!la p1·eciso e nota giusto, non importa sapendo come e perchè. Per questo, l'.istruttore chiamerà dinnanzi alla compagnia ed al congegno, un buon tiratore scelto, gli farà puntare il fucile fisso all'appoggio movibile, poscia fattone verificare il puntamento da ciascun dei soldati, farà scattare ed osservare da tutti, quello che ha segnato il congegno. Ciò posto, mover à il fucil e - ad esempio -- un poco in alto ed un poco a destra, e fatto verificare da ciascun soldato il·nuovo puntamento, farà scattare ed osservare da tutti quello che il congegno avrà nuovamente segnato. In questo modo, la fede nel congegno, sarà presto e facilmente affermata: così avvenne in quella mattina di prova fatta nel cortile della caserm a di Pizzofalcone. Che se ancor più evidenza si volesse ottenere, basterà ripetere quanto abbiam detto, sparando al poligono. * ** Dopo quanto s'è accennato fin qui, ci sembra non si possa più parlare di tfro ridotto: esso r appresenta un pericolo grave e permanente, giacchè ci esercita e ci abitita a far diverso di come dom·erno agire davvero: di fronte a la morte - non dimentichiamolo mai - quasi sempre l'abitudine impera.
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Il tiro senza proiettile ,invece, 'può sembrare l!esercizio di ripiego per eccellenza, perchè si risolve nell'esecuzione pura e semplice del tiro vero di guer'l'a ed a questo ci esercita e ci abitua. ~a sol~zi~n~ vera, efficace dell'importantissimo problema, cui sul prmc1p10 accennammo,a noi sembra d'averla ottenuta: tal quale fu da noi costruito, il congegno sistema EM-ME pienamente corrisponde alle molteplici condizioni ch'essa giustalI\ente reclamava, ma che soltanto col novo principio si potevano pretendere: epperò si dovevano e si vollero conseguire .
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Non sappiamo se quello che abbiam buttato giù presto ed all_a buon~ m~ con fe~e e con passi?ne, sia valso a render più evidente 1 evidenza d1 quello che s1 volle esprimere con l'originalità del titolo prescelto: . certo sarà valso a dimostrare q_uella fede e quella passione: sopratutto la fede, profonda e s~cura, che non già col tiro ridotto, bensì col tiro senza proiettile, potremo imparare più facilmente e meglio a tirar bene col proiettile ... se dovremo adoperarlo davvero. TEN. COL. G. MENARINI - CAP. A. EMANUELE Ufficiali del 9° 1·eggimento bersaglieri.
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Il bellissimo articolo dell'egregio amico, capitano Pietro Badoglio, pubblicato nella Rivista di fanteria àe~osto: - ~ è un ,lavoro che ho letto con grande sodciisfazione, · pere~ un vero conforto per gli spiriti indipendenti e serenamente . obbiettivi, dopo chiuso l'aspro conflitto tra l'alfa fanteria e l'alta artiglieria, in cui si dissero cose assai poco belle dai fieri campioni, scesi in campo con vecchi arnesi e con argomentazioni semplicemente prefeudali. Pensare che nel 1848-49 sul Ticino gli Austriaci e i Piemontesi furono assai più cavalieri e camerata tra loro, ed erano avversari! Il conforto cresce poi a dismisura, quando si discerne nell'articolo del Badoglio una vera tendenza, che involge l'alta coltura e gli albi spiriti degli ufficiali di tutte le armi. _Ma vi è un punto sul quale assolutamente non posso consentire con lui; poichè in quel punto l'egregio articolista mi diventa una parca inesorabile, Atrope, e taglia il filo della vita ai bersaglieri, facendo coro a nenie assai più lugubri e autorevoli. Certo, si prova u.n senso . di tristezza nel vedere gli attuali bersaglieri in manovra, e nelle parate : mi duole il dirlo, ma non hanno più l'antico brio, la disinvoltura, l'elasticità, la flessuosità delle movenze, l'incesso marziale che li rese simpatici all'universale: le rapide marcie, le agili manovre sono un bel ricordo, niente di più! La indifferenza onde sono circondati, il conto poco soddisfacente che ne fanno i tecnici e certi docenti hanno fiaccato abbastanza il loro entusiasmo, e paralizzato il movimento ascensionale. La destinazione nei reggimenti dei bersaglieri di ufficiali estranei e di comandanti di pa'ssaggio, i capitani appieda.t i, i subalterni demoralizzati, la scarsezza dei sQUu:fficiali, l'ecces• siva tutela per un corpo che nacque autonomo, i quintali di carta che le furerie scribacchiano nel corso di un anno hanno fatto il resto: è una dolorosa decadenza! Giuro, , che se ritornasse al mondo re Carlo Alberto, non direbbe un'altra volta, in senso ammirativo: « Come, i ber« saglieri, che mi hanno presentate le armi questa mane a
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(1) Questo a rticolo ha perso un po' d ella sua attualità, perchè lo spazio della Rivista, per quanto grande, non è mai sufficiente per la rigogliosa produzione letterario-scientifica degli ufficiali, ed ha dovuto aspettare il suo turno.
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Torino, sono già a Villanova oggi a salutarmi un'altra volta?». E la Marmora forse si pentirebbe delia sua creazione incontrandone taluni per le vie infagottati e pigri, col cap~ello sulla nuca come un'aureola, che dà loro un'espressione assai più jeratica che marziale. . Codesto è un vero marasma, che passerà; poichè la materia prima vi è; vi sono ancora molti uffici~li idealisti e poeti, come devono essere gli educatori dei bersaglieri· vi · è una grande ricchezza di tradizioni, di trofei di cim~li e di medaglieri, che parlano eloquentemente all'im~aginazione fervida dei soldati; vi è tutto l'occorrente; ma manca un capo dìrettore e _coordinatore; manca un ispettore autorevole, per . serv1g~ resi al corpo, per larghezza di mente e lirismo di s~ntimento. Vi è tutto; ma mancano le antiche cure l'antica estimazione e ·la parola frequente di chi è in alto' per risvegliare l'antico spirito assopito: va persino atte~ nuandosi nel magistero dei ricordi la memore gratitudirre . fonte in ogni tempo di emulazioni e d'idealità, Vi fu talun~ che vol~e vedere testè un salasso alla borsa nella bella proposta d1 porre un sasso nella casa avita. dal 1° ufficiale dei bersaglieri morto per l 'indipendenza italiana1 Galli della Mantica, e non si trattava che di spendere pochi centesimi a testa ! ! « «
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Forse i bersaglieri in questo momento debbono il loro ribasso, più di tutto, ad un gratuito aforisma eguagliatore: niente corpi speciali, rna tutta fanteria. Ne ignoro la provenienza e la scuola che s'intitola da esso. So che è una espressione di moda, ma è senza conten uto scientifico. E a coloro che si valgono di esso, per comporre n ella bara bersaglieri, io posso rispondere con queste osservazioni: Le istituzioni militari, come tutte le istituzioni p ubbliche non sono determinate da concetti e formule empiriche, tant~ meno dal capriccio o dal nervosismo del legislatore, bensì da una serie di fatti, sovente sincroni e collimanti, che si risolvono spesso in un bisogno imperioso, in una pubblica necessità, che l'uomo di stato deve ben comprendere e dirigere prima di codificarla. Sono principalmente cause buone di creazione e di tras~ormazio~e degli istituti militari una grande finalità poli. tica o sociale, un mutamento profondo nella costituzione degli stati, una nuova orientazione dell'attività nazionale l'invenzione di un'arma di esteso impiegq, una nuova teoria'
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guerresca, il cambiamento del costume n10rale, l'incremento o il decadimento fisico dei popoli, i grandi fatti internazionali che hanno forti ripercussioni a grande distanza, la tradizione, il clima storico, l'ambiente geografico e to. pografico. . Almeno talune di tali cause debbono presiedere al nascimento delle istituzioni guerresche, se si vogliòno vitali, durature, solide, feconde di risultati. Al contrario, fuori di tali cause, codeste istituzioni nascono tisiche e sterili, rendendo poco o nulla n el breve decorso della loro esistenza inonorata, allorchè sono l'effetto del capriccio, o sono iJD.portazioni ~sotinhe, o non corrispondenti allo spirito dei tempi. Quindi, ogni popolo ha l'esercito che gli confà e che si merita, e questo ha, e deve. avere, un'organizzazione tutta proprie, ordini di combattimenti adatti al suo spirito aggressivo e dif~nsivo, una particolare disciplina, una politica militare in rapporto .alla efficienza bellica. Onde nella storia le nazioni vi sfilano davanti diversa.mente armate, r eggimentate, combattenti; ogni nazione vi apparisce con caratteri militari propri per i quali vince quando sono buoni e 'sa sfruttarli, mentre inesorabilmente soccombe quando quei ca.ratteri sono cattivi o li snatura, o li paralizza col non uso. Il saettatore indiano; il calasirieno egiziano; l' op lito ateniese; il falangita rna"cedone; ·il legionario romano; l' alabardie1·e svizzero; il volontario della grande rivoluzione fràncese del 1789; il bersagliere; il secessionista americanG sono tipi storici di soldati propri di determinate civiltà, di particolari nazioni, i quali non si possono confondere, non si debbono copiare; poichè, sotto le loro diverse tuniche, palpita pure un cuore diverso, e pulsa il cervello un pensiero specifieo .che li sospinge all'azione in modo diverso, ma sempre collo stesso risultato, la vittoria finale. Attesochè quei guerrieri furono il mezzo guerresco per tradurre in atto grandi fina· lità civili; e il loro nome s'infutura con esse, perchè la mente filo sofica dei popoli concepì i nuovi stadi dell'evoluzione umana, e quei soldati li realizzarono, vivifecondandoli col loro sangue generoso. Ora, donde vennero i bersaglieri? .Chi a noi fece il grazioso regalo? Essi sorsero quando l'anima italiana si ridestava, dopo un torpore politico secolare, per ricomporsi a nazione attiva, nella convivenza civile dei popoli, per diritto imprescritt i. bile etnografico, per l'impulso del suo grande passato, pel
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ritorno ~ella sua genialità. I bersaglieri, con r~pido incremento, divennero una forza efficiente che trovò quasi sempre ]?osto all'a vang:1a~·dia de~le _schiere nazfonaii, percorrendo glo_ri~samente tutti_ 1 campi d1 battaglia, profilandosi caratteristrnamente quali soldati d_ell'indipendenza italiana, colla quale h_anno comuue la stona, le glorie e i fasti, la sventura e 11 dolore. _Non si ~m.errtirono in Africa, nè alla Canea, nè all'estremo oriente, ne m qualunque calamità nazionale. Chi dunque più di loro sol::lati di attualità? Quale istituzione più vitale dei bersaglieri . fatti come l'E d 01'l ~ 1~ggen d a edemca, · va delle costole della 'patria.? S1 dice, non sappiamo che cosa farne e li mandiamo sulle A lpi dove li aveva destinati La Mar'mora. E perchè non mandarli addirittura in Africa dal momento che sono diventati arnesi irruginiti, di cui n~ssuno s~ più che cosa farne?
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Si obietta, che la fanteria resta troppo depauperata dai corpi speciali. Dunque,. facciam~ tutta una massa omogenea di faùti, e, avremo cosi elevato 11 morale delle nostra fanteria. Egregio amico Badoglio, tu 'hai mgione quando affermi che dando alla fanteria gli elementi vigorosi che inutilme~te si app_ròpriano _le. armi speciali, si rialza il morale dell_ ar1?-a. r~g1~a_,e gra~1sc1 che mi congratuli teco per l'ampia. obb10ttiv1ta d1 mdagme e l'alto cameratismo· ma non se· nella dottrina dell'evoluzione quando affermi' che la forz: e la grandezza_ dell'a fanteria stiano nella omogeneità della. s:1a m~ssa. Po1chè l'omogeneità è regresso, e la differenzfaz10ne e progresso ; la massa che tu vagheggi mi fa pensare alle orde o~oge~ee armate della preistoria, o di Attila e di T~merlano, rn cm erano accozzati e costretti, alla maniera. d1 Procuste, le più disparate individualità sacrificando. all'omogen~it~ le_ più _diverse attitudini fisic~e, per obbligare tutti 1 fanti a vivere dello stesso passo, dello stesso. ~~t~, della. stessa tattica, dello stesso spirito guerriero. Cw e _semp~1c~mente ~m peri?oloso artificio, è uno snaturare, 1~ natn~e virtu o_rgamche dei soldati, è una flagrante violaz~one .d1 ~uel sav10 principio disciplinare, che consiglia d'imprnga~e 1 nostri uomini secondo le loro attitudini fisiche e, morali. Fra~camente, dichiaro che non comprendo quella teoria orgamca, che vorrebbe sforzare i baldi bersaglieri ad' un.
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passo e ad una velocitè, inferiori alla loro capacità naturale: sarebbe come obbligarli ad una doppia fatica. Che bisogno c'è di costringere tutti i fanti a percorrere in un giorno 25 o 30 chilometri al più) colla velocità media 'di 4 chilometri all'ora, quando vi possono essere molti soldati capaci di percorrere allegramente 40 chilometri, colla velocità di 6 chilometri all'ora? ' Che male c'è a riunirli in un corpo speciale, col titolo di . bersaglieri? Si direbbe che sia diventato un non senso il principio meccanieo: la forza è eguale alla rnassa per la velocità ; poichè si dà un'importanza assai limi tata alla velocità dei bersaglieri; n è vale il pretesto che sono decaduti, perchè ciò è sola apparenza, nient'altro: togliete via i bacchi adiposi, gl'infingardi, sopratutti gli apatici e i pezzaiuoli, e i bersaglieri debbono necessariamente restituirsi alla loro originale funzione. « I bersaglieri in coda », si sente dire spesso allorchè si tratta di formare una grossa colonna di marcia; e, quello che è peggio, lo si dice anche con una certa compiacenza, che non so spiegarmi. Ma è certo che l'ordine che li accoda eserci.ta sul loro animo un' in~uenza. deprimente, che accascia il loro fisi.co assieme al morale. Evidentemente, molti credono che questo corpo d.i fanteria scelta, ancora giovine e pieno di vitalità, abbia fatto il suo tempo, e non avendo il coraggio di scolpirgli un onorato cenotofio, gli si usa una riguardosa tolleranza a titolo di benservito; ma è un corpo che impiccia già, con•funzioni imprecisate, per cui lo si può indifferentemente sbalestrare dalle Alpi alle Piramidi. Nulla di più errato! Occhio ai quadri piuttosto, il resto vien da sè: ai bei tempi del bravo ispettore generale Testafochi, se altri non sapeva impiegarli, i bersaglieri suggerivano essi medesimi l'impiego. Persino gl'invalidi delle compagnie-deposito avevano .trovato modo di rendersi utili nelle manovre percorrendo comodamente 30 km al giorno oltre la tattica. Ora, coi ronzinanti, le bi,ciclette, il carro del battaglione o del vivandiere che ingombrano le ·colonne in marcia, le cose sono un po' cambiate! Non ci riguarda più gran fatto l'aforisma ehe il De Cristoforis voleva scritto sulla porta delle caserme : « il matematico misura - il chimico pesa -il militare cammina». Ma ripeto, ciò è contingente. * ** Riservandomi in un ~ltro articolo di dimostrare quanto lavoro utile si può ottenere dall'impiego assennato dei ber-
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saglieri, mi limito per questa volta di dimostrarne la loro ragion d'essere, che s'identifica col progresso della fanteria progresso che sta nella differenziazione storica di essa 1 com~ avv~nne d~l~e ~ra~di fan~eri_e di ogni età e di ogni paese, dagli eserciti di Ciro e di Sisostri agli eserciti tedesco e italiano contemporanei .. * ** L'impiego dei soldati in guerra, secondo le loro naturali attitudini e la loro fqrza, è antichissimo. Il che non solo speuiali~zò ?li e~erciti in armi diverse, ma differenziò poi queste m diversi aggruppamenti, con particolari funzioni armoniche e cooperative. . L~ fanteria particolarmente fu l'arma che subì le magg10n trasformazioni e differenziazioni; assai spesso ciò avvenne per metterla in grarlo di rendere tutto il lavoro tattico ond'era suscettibile; talvolta avvenne per adattarla all'uso di strumenti bellici di dì versa portata offensiva· frequente accadde di ripartirla secondo la condizione castaie· ed economica _delle f~mi_glie da cui uscivano i soldati; più s~esso 1~ diffe_renziazi~r:e avvenne per coordinare la ripartiz10ne dei fanti allo spinto guerriero del momento storico ' allo stato morale della società. Mai si trova nella storia militare una fanteria perfettamente omogenea, neppure negli eserciti colossali degli imperi orientali. N~no andò alla conq~ista della Battriana con circa I, 700.000 fanti; 200,000 cavalli; 16,000 carri falcati. Semiramide marciò contro le Indie con circa 3 000 000 di fanti e 500,000 cavalli. ' ' Nella fanteria "di quei classici coniugi vi erano·sagitta1·i e f1·ombolieri.
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I Cinesi, due millenni prima di Cristo ebbero una fan. teria specializzata per l'uso del giavellotto,' e di armi da combattimento a corpo a corpo. Gl'Indi, ubbidendo rigorosamente al principio castale consacrato dalla loro religione, ebbero la più differenziata fanteria dell'oriente. . · Quando Sisostri si recò alla co~quista del mondo ~ve:va una fan_teria specializzata di circa 600,000 uomini, colla quale vittoriosamente si spinse sino al Gange, al Tanai al1 1' ~stro; e~ano fant_i gravi che maneggiavano spuntoni, stoccfh1 ~u ngh1 e grossi, larghe coltella, falci, accette, scuri; e anti 1eggeri che usavano l'arco e la fionda. N ~1 De~ter~nomio, dove sono scritte le leggi militari degli Ebrei, v1 sono passi che autorizzano a credere alla
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specializzazione della far.i.teria israelitica . Certo Giuda Maccabeo ebbe fanteria pesante e leggera; di questa, vero antichissimo corpo dei bersaglieri, si valse in modo incomparabile nelle rapide marcie e nelle brillanti e vittoriose manovre cont:i;o Antioco e i suoi generali. Nella Ciropedia è descritta la battaglia di Tim brea, dove Creso scese in campo con 360,000 fanti, 60,000 cavalieri e 300 carri, falciati; e Ciro il vecchio gli oppose 160,000 fanti, 36,000 cavalli, 300 carri, 2,000 camelli. In entrambi gli eserciti erano fanterie specializzate: fanteria grave con pesante armatura; fanteria leggera munita di lanciotti. Nell'età greca, la specializzazione della fanteria fu somma, legandosi ai massimi nomi del generalato ellenico: Milziade, Senofonte, Foci.one, Agesilao, Epaminonda, Filippo e suo figlio Alessandro. La divisione della fanteria fu triplice: opliti, peltasti, psiliti. Ordinata in falangi, diede il più alto rendimento tattico che si poteva ottenere, mettendo in moto tutti i muscoli e i nervi dei falangiti. E si deve a questo lavoro intensivo, dopo la genialità di Alessandro, la vittoria quasi leggendaria riportata da poco più di 30,000 Macedoni contro milioni di armati di Asiatici, di Egiziani. La fanteria romana, colla quadruplice specialità di veliti, astati, principi e t.riari, ordinata in legioni, fu sapientemente sfruttata e più della greca; poichè l'ordine legionario non solo era organizzato per utilizzare tutti i muscoli e tutti i nervi dei legionari; ma anche il diverso grado di abilità, di esperienza e di resistenza, la diversa capacità giuridica, politica, morale e patriottica dei soldati. E il legislatore romano, che di solito era stato anche generale, certo doveva avere più campagne di guerra al suo attivo, seguiva passo passo lo svolgimento della società e a tempo opportuno ritoccava le istituzioni · militari par mantenere costantemente il più attivo rapporto di concomit.anza tra esse e lo spirito civile evolventesi del popolo. Di guisa che, Roma nei secoli p iù fulgidi del suo potere ebbe sempre l 'esercito adatto ai tempi e alle finalità dello stato; la sua fanteria legò il suo nome ai maggiori fasti militari dell'Urbe; ma fu organismo mirabile di lavoro tattico, su cui dovrebbero meditare un po' gli attuali organizzatori della fanteria. Dopo il periodo romano, cessò la differenziazione della fanteria, perc~è seguirono le invasioni barbariche, che quali alluvioni umane incomposte e disordinate, solo assillate dalla
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f~me, non presentarono ordin~ ed istituzioni militari degni d1 _nota; esse ~tterrarono le unbelli e t~mi,de popolazioni l~tme, non coll arte della guerra, ma per virtu del loro peso; s1 co1:1battè una lotta in cui ogni individuo agì per conto proprio. Ma, in seguito all'innesto fehce dell'elemento teutonico sul trono latino, usci la nuova civiltà· e l'arte militare co. ., ' mrnc1~ u1:a nuo':a evoluzione, per cui: a poco a poco, la fan ten a n prese 11 suo posto con ·successi ve differenziazioni . Le q~ali però, con tutto il loro incremento sino ai tempi nostri, non valsero ad utilizzare tutta l'energia della truppa, perchè nel combattimento, per l ' impiego del fucile ritenuto arma decisiva, secondo i soliti aforismi di facile ~onio basta _un minimo sforzo, che qualunque fante può dare. M~ non s1 pensa, alla stregua delle ultime guerre, in cui l' impi~g_o dell'arma, bianca. è tornato a":cora in onore, che quel mm1mo sforzo e semplicemente teorico, perchè la forza muscolare de-V:~ a1:cora una volta trovare il suo impiego nel coz~o,. e, pm d1 tutto, occorre farne uso in tutte quelle operaz1om che preparano l'azione tattica, e nelle quali forse cadranno esauriti dalle fatiche più soldati che non n~l com~ batt~mento. Donde la necessità di scegli~re e aggruppare i fanti, _secondo q:irn":1to :possono rendere, attribuendo ai più rob~1sti le magg10n fatiche e le manovre più rapide. S1cchè, dalla brevissin;ia escursione storica, apparisce abbastanza manifesto, che i massimi popoli, quelli che furono - ven fondatori di civiltà, come il greco e il romano ebbero eserciti gagliardi, in cui la fanteria, assai differenz/ata, costit1;1-ì la f?rza principale, tal volta il tutto. Invece presso quei popoli, che non àssorsero all'altezza del romano e del gre_c~, · gli es_erciti, :per quanto colossali, furono deboli, poco solidi, per difetto d1 organizzazione, pel grado inferiore di differenziazione delle fanterie. E la solidità e il rendimento guerresco degli eserciti diminuiscono man mano che cresce l'omogeneità della forza e l'uniformità dell'organizzazione, finchè si giunge alle nazioni preistoriche, tutte armate in cui l 'omogeneità è massima, ma la . resistenza e il re~d-imento è minimo. ~ra, si vuol tornare indietro, rendendo omoge.n ee le fantene, formando di ess\;I masse serrate e imponenti per o-ran· dezza di unità tattica; ma non si pensa alla paralisi che ne colp1~ebbe _le articolazioni, rendendole tarde, pigre nei loro mov1ment1. -~ell~ g~1erra 1:1-o~erna, .alla quale possono prendere parte mihom d armati s1 afferma che le fanterie speciali non pos-
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sono più far sentire la loro influenza: meglio è,. per ciò, che si nfondano nella massa: gli alpini, i bersaglieri ed i granatieri vadano a rinsanguare i battaglioni anemici della fanteria. Ma, la guerra moderna sarà poi come noi la pensioma · :attualmente ? È possibile che debba essere fatta da intere nazioni? Io ne dubito, e ·sono in, illustre cÒmpagnia; poichè la fun- zione protetti-ya di un organismo etnografico, come quella di un organismo b1ologico, per la legge cosmica della divisione del lavoro non può essere attribuita all'intera nazione ma solamente ad una parte specializzata nel servizio guerresco, mediante ùn processo di eontinua adattabilità. Non si possono convertire le moltissime funzioni sociali di specie diverse in funzioni guerresche ; poichè le ne,zioni non devono soltanto difendersi, ma debbono vivere, debbono lavorare per ammannire la ricchezza necessaria agli infiniti bisogni -della vita individuale e collettiva, devono provvedere alla famiglia, all'educazione, alla religione, all'arte, alla scienza ,e a tante altre attività pacifiche, per cui ben poco può es.sere devoluto alla funzione protettiva. Chi ha voluto snaturare, o violentare questo naturale pre·ordinamento com plicato delle nazioni ne ha sempe pagato il fio, e verr~ la nostra volta. Poichè, cogli eserciti colossali, si guadagna in estensione, ma si perde assai in qualità, e .si perde tanto che forze limitate, ma di eccellenti qualità e assai agguerrite, (il che è facile quando la giusta misura della difesa è osservata), comandate da capitani, come Giuda Maccabeo, Milziade ed Alessandro bastarono a fugare centinaia di migliaia e milioni d'armati, improvvisati ed accozzati non peggio di come lo saranno le moderne moltitudini mobilitabili. Anzi queste al loro p assivo avranno di più la passione politica, che soffie:rà impetuosa e conttnua a provocare le crisi terribili, ad aiutare le facili · disgregazioni, le grandi dedizioni, a completare le immani .débacles. L'esercito di Serse, quelli di Dario, di Vercingetorige, di Napoleone nel 1812, della seconda Repubblica francese (1871) colle loro tremende sconfitte non hanno alcun monito da offrire? E pure quelle moltitudini di armati funmo ben lungi dalla fase delle nazioni militf!,rizzate, dall'orgia, dall 'ossessione bellica contemporanea. . Si dice che il Dio della guerra sta coi grossi battaglioni. E vero; ma non è mai stato coi battaglioni eccessivi. Per · ciò, parsimonia nelle ecatombi al Moloc militare: se ne potrebbe disgustare, come si disgusta il Dio dei cristiani quando le beghine lo pregano troppo.
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I BERSAGLIERI
Io credo che innanzi tutto vada curata la qualità delle truppe, da scegliersi tra le forze effettivamente valide, riducendo al minimum tutte le landweln· e le landsturm. Il numero sarà quello che sarà. Il colpo di clava, e basta uno solo dato bene, va vibrato . cogli elementi migliori: gli altri stiano a casa a fare qualche cosa di diverso, ma di utile: dubito molto del loro rendimento, certo sarà assai inferiore ai disturbi, alle fatiche e alle spese che costano al comando. E curare la qualità non vuol dire altro che corroborare la virtù civile delle truppe, infondere loro un sentimento di disciplina eroica, specializzarle ser,ondo le arnii, secondo le native attitudini; perchè la vita in~generale e la s~rn perfezione, è varia ed una insieme. · E tale dev'ess~re la vita perfetta dell'esercito, delle diverse armi e della fanteria, una e varia, una ed armonicamen te molteplice. Gli uomini sono attività non solo fisiche, ma sopratutto psicologiche, ai quali ripugna la reggimentazione eguagliatrice fatta col quad1·ato degli eserciti persiani. Questi non avevano altro ideale che il loro despota divinizzato; gli eserciti europei attuali hanno la patria al posto di quel feticcio politico-militare, la quale ha tale nobiltà e affettivo contenuto che sveglia in noi tutti i migliori sensi e le migliori forze per la sua difesa. E le masse di truppe pesanti, dense, inarticolate, omogenee, senz'aria e senza spazio paralizzano quelle energie, soffocano quei sentimenti. Questi ragionamenti non sono validi? E bene, sia la nazione armata; ma appunto per renderla mobile,. attiva ed efficiente, bisogna moltiplicarne le articolazioni, le varietà degli organi attivi, per tradurre in atto tutta la sua capacità guerriera; altrimenti si crea un mostro immane di milioni di teste e di arti, che sta, come un monumento monoliticq, bersaglio del nemico, meno pigro, perchè più articolato, più differenziato. Sicchè, da qualunque lato si consiçleri la molteplicità della fanteria, essa si manifesta sempre come una necessità e come un segno certo di progresso. Sicchè il ciclo epico dei bersaglieri resta sempre aperto: e più l'Ita.lia si afferma e si perfeziona nel mondo delle nazioni, e più si allarga l' orizzonte della loro attività. Se è vero che la solidità dell e truppe si misura dal potente vincolo del sentimento morale, nessuno può contestare ai bersaglieri il merito di possedere pienamente codesto vincolo, .
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1 BERSAGLIERI
per continuare, colla ·solita fortuna, la loro carriera ; poichè sono la viva espressione della vitalità della nazione, l'indice del suo valore. Ciò è :risaputo da tutti; ed è per que·s to che .moltissimi iscritti quando giungono ai distretti si raccomandano a tutti gli ufficiali per essere assegnati nei bersaglieri. Appena messo il berretto a fetz diventano manifestamente felicì, cambiano umore, andatura e starei per dire anche carattere ; poichè il titolo di bersagliere lo accettano come tma -vera onorificenza, un segno esteriore del loro valore, nn impegno - morale, che, sin dai primi giorni del servizio militare, esige dei doveri da cui non si può prescindere. Infatti, se q nalche volta se ne dimenticano, lasciandosi vincere dalla stanchezza e dallo scoramento, e nn superiore dice loro: « badate che siete bersaglieri», allora generalmente restano come elettrizzati da questo .ricordo, e riprendono il lavoro con nuova lena, con rinnovata fiducia ed entusiasmo_. Ohi non è stato qualche tempo in un reparto di bersaglieri non può comprendere quanto la. loro anima sia sensibile a certi tocchi morali, quanto fascino e quanta forza può suscitare sugli animi una parola : bersagliere! All'estero sono conosciuti niolto bene, e ci sono invidiati da tutti, tanto che, per fare onore all'Italia, la rappresentano con un bersagliere. Debbo credere che · a taluno sia sorto in mente l'insana idea di abolirli? Quale dissennatezza peggiore di questa per far gettito di 72 anni di un'intensa storia di valore ? . · Ci lagniamo eh~ l'esercito italiano non ha molte tradizioni, e intanto con una fenomenale leggerezza si pensa di distruggere quelle poche che con tanto sa.crifizio di uomini ci siamo fatte. Quando nessun'altra ragione vigesse per onestare l'istituzione dei bersaglieri: credo che sarebbe più che sufficiente il loro brillante passatò per continuar loro un'esistenza la più longeva possibile, sicuri che l'esempio preclaro dei loro maggiori ne impegna le migliori energie per i futuri cimenti. Roma, 17 agosto 1908.
· Capit. ·
i9 -
ANNO LIV,
MARTINO GrMMELLI
Doti. in Giurisprudenza.
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290 CIRO.A. LA NECESSITÀ Dl ELIMINARE, ECO.
CIRCA LA NECESSITÀ DI ELIMJURE ALL'ATTO DELLA PROMOZIOn A3IAGGI0RE IL
50 PER, CENTO DEI CAPITANI DI FANTERJA IN
UN ORGANICO DI 6427 UFFICIALI
~e nella discus~10ne iniziata neÌla Rivista 111ilita1·e a proposito della carnera della fanteria si trattasse soltanto di stabilire se la ragione sta dalla parte del criticato O del c~·itico, io 1:1-on ~eplicherei all'articolo apparso nel fascicolo d1 ?ttobre m difesa d~llo « Schema di progetto per il rior« ~mamento della c~rnera degli ufficiali di fanteria » pubbl~cato lo_scorso lugl10, ma data l'importanza della quistione m1 sono mdotto a prendere la penna ancora un 1 volta. ~~ schem_a,di progetto proposto dal Del Pra si prefiggeva , <fi:vzsta, Mitita~e 13?3) di stabilire un organico per . 1 a1ma d1 fantena t_distretti compresi) che soddisfaccia alle seguenti condizioni principali: « 1° assicurare a tutti gli idonei il grado di capitano « dopo 13 anni di spalline ; · « 2° far raggiungere ad una parte del contino-ent e an« n~o ini~iale (40% circa) il grado di maggiore dop~ 25 anni « d1 spallme, mantenendo i rimanenti 40 % (poichè a 20 o/c « sommano le perdite nei primi 25 anni) in servizio col « grado di capitano sino al 50° anno di età (servizio se« dentario); . ~ 3° f~r ~aggi~ng;ere alla maggior parte dei maggiori (e « c10e agh 1done1) 11 grado di tenente colonnello dop 0 « 30 anni di spalline » . L'organico che soddisfa a queste tre c~ndizioni è stato determinat~ dal Del P~a ~: (!1,ivista_ Milita1'e pag. 1365), 2885 subalterm, 2537 cap1tam (dei quali 340 in servizio seden. tario esclusi dàll'avanzamento), 845 maggiori e tenenti col?nnelb (dei quali 120 in servizio sedentario esclusi dalI avanzamento). L'_eliminazion~ del 50% dei capitani all'atto della promoz10~e a magg10re andrebbe « fatta mediante esperiment1 « c~e s1 potrebb~ro chiamare di concorso oppure a scelta. « Si dovrebbe chiamare ogni anno ad opportuni esperimenti
?~g.
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almeno un numero doppio degli ufficiali occorrenti e possibilmente per corsi interi » (Rivista Milita1·e pag. 1363). Ora supponiamo attuato tale organico. Dato che i colonnelli siano 160 (il Del Pra ne assegna 20 al c_orpo sedentario) vi saranno in totale 6427 ufficiali di fanteria dei quali 1005 ufficiali superiori. Ora io dico che in tali condizioni non è'è affatto bisogno di eliminare il 90% dei capitani al. l'atto della promozione a maggiore per ottenere che il sottotenente meno anziano, il n. 6427, passi maggiore con 25 anni di spalli1:e. Ma .si b adi, io parlo dell'organico proposto nel quale l'ultimo entrato, cioè il n. 6427, per diventare maggiore deve guadagnare 5422 posti. Se invece gli ufficiali superiori. fossero sempre 1005 e gli inferiori 7000, vi sarebbero 1500 posti in più da guadagnare nei 25 anni, ed è evidente Ghe occorrerebbe una falcidia annuale maggiore che nel primo caso. Dunqt1e io parlo del sottotenente 6427, e mi pare che discutendo dello organìco proposto non si possa parlare che di costui. Ed è importante il disc,uterne le condizioni di carriera petchè esso è il nostro sottotenente attuale di fanteria. Veramente quest'ultimo (comprendendo gli u·fficiali di fanteria e i tre quarti del personale dei distretti) (1) entra nell'esercito facendo, se è l 'ultimo del corso, il numero 7000, ma si sa che ci sono 400 capitani in più i quali per legge debbono essere aboliti, ed è da ritenersi che dopo il 1914 i subalterni .resteranno quello che sono, malgrado la diminuzione dei 400 capitani, talchè l'ulti_m o dei sottotenenti del 1915 diventerà, appena entrato nel ruolo, il n. 6600, parente prossimo del 6427 ed uno d.ei sottotenenti che sarit nella prima metà d,el corso personificherà il sottotenente del quale discutiamo. Ma molti dei subalterni attuali rìspetto alla promozione a capitano e la maggior parte di essi relativaménte a quella a maggiore si t,rovano in condizioni di carriera analoghe a quella del sottotenente 6427, perchè godranno delle-grosse eliminazioni contemporanee dei corsi. grossi. Dunque il tentare di fare il conto preventivo della carriera del sottotenente dell'organico proposto dal D el Pra significa cercare di formarsi un criterio della probabile carriera degli attuali subalterni di fanteria, e sopratutto poi dei futuri. Ora è noto che il reclutamento degli ufficiali di fanteria è diventato difficile. Quest'anno di 70 allievi del quarto corso dei collegi m~litari 8 soltanto h_anno chiesto di andare « «
(1) Come fa il Del Pra. Vedi Rivista Militare, pag. 1378.
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CIRCA LA NECESSITÀ DI ELIMINARE
in· fanteria. Dei provenienti dai licei e dagli istituti si sono avuti solo 183 concorrenti; in totale 191 per 250 posti messi a concorso! Ora mi sembra che in tali condizioni non sia del tutto inutile andare ripetendo: guardate che l'epoca del sottotenente 8000 è tramontata; a chi entra ora in fanteria si prepara davanti la carriera del sottotenente 6600t del quale si può ritenere che, anche se progredirà soltanto ad anzianità, si trove.rà rispetto alle promozioni a capitano ed a maggiore in condi'Zioni migliori di quelle in cui si sono trovati e si troveranno gli attuali capitani di stato maggiore, e "ciò senza timore di grandi esclusioni nel passaggio da un grado all'altro. A questo scopo serenamente ho tentato di annullare i calcoli pessimisti di Ranzi, così cercherò qui di far vedere come coll'organico proposto dal Del Pra non sia affatto necessario di escludere dall'avanzamento da capitano a maggiore il 40. % del contingente annuo. In questa ricerca spero che ìl lettore ed anche l'autore· dello « Schema di progetto » vorranno essermi d'aiuto: mentre io cercherà' di fornire tutti gli elementi perchè essi possano scoprire miei errori, ritengo che nelle critiche successi ve essi abbiano il mio stesso scopo: « Precisare le condi« zioni di carriera del sottotenente 6427 » . A). -
Il sottotenente 6427 reale.
L'annuario nostro è una miniera di dati per lo studio della. questione della carriera perchè noi abbiamo avuto la maggior parte dei sistemi d'avanzamento e quasi tutti gli organici possibili. Ora nell'annuario del 1884 troviamo bhe il sottotenente Oardelli appartenente al corsG uscito da Modena nel 1883,. occupava nel ruolo della fanteria 'il numero cercato (1). Ora il Oardelli vei;_rà promosso maggiore verso il termine del 1909, cioè con 26 anni di spalline. Questo coll'organico attuale, ma l'organico proposto dal Del Pra ha 106 ufficiali superiori in più, dunque è chiaro che se il Oardelli fosseentrato coll'organico qui discusso esso sarebbe promosso con un anno di anticipo, cioè con circa 25 anni di spallir,!,,E;l. (I) In quel ruolo era allora compreso il personale delle fortezze, una cinquantina di ufficiali che non andrebbero contati, inoltre vi era tutto il personale dei distretti, 250 ufficiali, dei quali bisognerebbe togliere circa un quarto, devoluto alle altre armi. In totale sarebbe un centinaio di ufficiali da togliere, ma sono all'incirca compensati dalle perdite avnute nel 1883 dopo la nomina d ei sottotenenti.
ALL'ATTO DELLA PROMOZIOME A MAGGIORE, ECC,
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Dunque, se l'eliminazione ?01?-plessiv:t avverrà · ~econdo la media verificatasi negli ult1m1 25 anm, la promoz10ne ad ufficiale superiore coll'organico propost? s~ ott~rràal 25° a:1-no di spalline, senza che occorra una ehmmaz10ne superiore a quella verificatasi sinora. . B). -
L'entità dell'eiiminazione nei gradi inferiori.
L 'esame dell'annuario dimostra che al 25° anno di spalline i corsi sono talmente ridotti per effetto delle eliminazioni avvenuti negli anni precedenti che, se si _dimezzasse:o _i rimasti, non si otterrebbe, in un organico d1 6427 ufficiali, il numero occorrente di ufficiali superiori. , Per convincersene basta esaminare l'allegato 1, il quale riassume le eliminazioni av venute sinora in tutti i e.orsi usciti da Modena dal 1885 in poi. Da esso risulta che la riduzione effettiva avuta dai corsi con più di f4 anni di spalline è superiore al 30 %, e c_he anche nei corsi meno anziani, sino al 1903, essa è complessivamente superiore a ~uel~a che _si a:7rebbe ~ualora tutt~ i corsi fossero -stati assogg~t~atia~lan~uz10neum~orm~ de~ ~.1/o ~nnu~, tanto che si è autorizzati a ritenere che 1 corsi, a1rivati al 2., 0 anno di spalline, hanno perso i-1 40_ % _ci~c~ ~el ~oro effettivo non comprese le perdite dovute a1 hm1t1 d1 eta. _ . Si noti poi che si è arrestato l'. esame .al cor~o ?on ~3 ~nm ,di spalline, perchè proseguendo mna~z1_, le ehmmaz10~1 s~rebbero cresciute per una causa che e 1n parte trans1tona dovuta all'arenamento della carriera, voglio dire l'~bbando_n~ volontario del servizio (1). Ad ogni ::nodo, anche m termm1 più limitati, questa causa di ~imi~uzione agir_à s~mp~e, _talchè, adottando il 40 % come nduz1one da farsi nei pr~m1 25 anni di spalline, si può ritenere di restare un po' al d1 sotto di quanto probabilm'e nte avverrà in pratica. Restano da aggiungersi le perdite per età; ora con_tan~o le perdite verificatesi per tale motivo nei corni_ dei cap1taom an.:._ ziani di fanteria o che si verificheranno prima del 24 anno di spalline, ed aggiungendovi quel~e che probabilmente si avrebbero nel 25° anno (nell'ipotesi che durante tale anno abbia luogo la promozione a maggiore) si tr~va che le p~r~ -d ite per età raggiungono in media il 10 % dei com_r>onent1_1. singoli corsi al 25° anno di spallin~, ~al?~è ~e q~est1 son 0 dotti, per le perdite non dovute a1 l11mt1 d1 eta, al 60 01/o d~ quel che erano all'atto della · promozione a sottotenente, s1
n:
( 1) Solo dopo i 23 anni di spalline gli ufficiali provenienti dagli allievi raggiungono i 25 anni di servizio.
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ALL'ATTO DELLA PROMOZIONE A MAGGIORE, ECO.
OIRfJA LA NECESSITÀ DI ELIMINARE
avrà una nuova riduzione di circa il 6 %. In totale dunque si può ritenere che, se la promozione a maggiore ha luogo nel 25° anno di spalline, il corso quando arriva alla promozione ha perso circa il 45 % dei suoi componenti. Se la realtà avesse bisogno di conferma potrei indicare il con~o da me fatto sulla carriera di fanteria in base all'attuale legge d'avanzamento, nel quale si arriva all'identico risultato, che l'eliminazione complessiva nei primi :25 anni è di circa il 45 % (1) . A perdite ben maggiori sono arrivati tutti gli altri calcolatori della carriera, non esclusi gli autori dello -studio « I quadri dell'esercito », compilato presso la scuola di guerra nel 1906, sul quale si basa il Del Pra. Infatti il quadro 4 · vuol dimostrare come un corso iniziale di 249 individui si riduca nel 25° anno di spalline a 124, cioè del 50 %, notando che dai 124 si devono ancora dedurre i capitani passati ai distretti, quelli andati in posizione ausiliaria non per età quelli mandati a riposo od in congedo provvisorio prima del 25° anno di spalline! Una eliminazione di questo genere che s1 avvicinerebbe al ·60 % del contingente primitivo, non è l a normale e vedremo ora le ragioni di tali risultati.
Esami, dei coefficienti di riduzione impiegati nello schema di progetto.
C). -
Il Del Pra per i suoi calcoli si è servito della se<Yuente tabella inserita nello studio ora citato (Specchio 3 an;uario teorico per la fanteria): Per cento delle perdite annuali nell'arma di fanteria e nei maggiori generali. Magg. gen.
Tenenti colonnelli e
Colonnelli
Capitani
Snbalterni
0.72 0.23 0.19 0.03 0.03 0.76 1.96
maggiori
Por dimissioni
-
-
I
0,02
»
rimozione.
))
revocazione . riforma condanna. morte .
2.03
1.69
1.42
O.O!) 0.13 0.14 0.04 0.04 0.83
.
2.03
1.69
1.50
1.27
))
)) ))
TOTALE
-
-
-
-
-
-
0.06
-
(1) ALBERTI: -: Le rn:alat!ie _della carriera nell'esercito, pag. 40. Il corso o~e ha. 25 anm d1 spalline e ridotto ·d a 252 a 132: p erò se l a promoz1on~ s1 ~osse verificata durante il 25° anno ( cioè a 24 anni di spalline p_er 11 pruno. d el corso ed a 25 per l'ultimo) le perdite per età dell'ultimo anno s1 sarebbero diminuite di metà, ed il corso avrebb e 138 individui.
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« .A diminuire il numero degli eliminandi, oltre le perditJ;l « naturali e quelle dovute ai limiti di età, concorrono i pas« saggi di ruolo, che sull'esperienza dell'ultimo quinquen« nio sarebbero i seguenti: in stato maggiore colonnelli 6, « maggiori 5, capitani 5; nei caraliinieri tenenti 13; nei di« stretti colonnelli 5, tenenti colonnelli 9, maggiori 5, ca« pita~i 20, · tenenti 17; nel corpo contabile tenenti 5 ». Credo utile fare un esame sommario di questa tabella, esame che avrei fatto nel mio lavoro sulle malattie della carriera, se avessi conosciuto allora lo studio nel quale essa è compresa. Importa anzi tutto osservare che le riduzioni indicate per i subalterni sono troppo forti. Oltre 1'1,96 % annuo bi- ,, sogna togliere i 38 che annualmente vanno nei distretti; nei carabinieri ecc., talchè in · un organico di 2554 subalterni (espol?to nel quadro 5) si ha il 1° corso di 249 ed il 13° di 156, il che vorrebbe dire ' _che nei dodici primi anni si avrebbe nei corsi una riduzione del 39 %. Ora io non ho detto nè dico C'he i coefficienti della tabella siano« errati~ (1); tutt'altro; essi sono senzadubbio st~ti calcolati colla massima esattezza, mà p:izobabilmente il periodo di anni ai quali si sqno estese le ricerche erano anni di eliminazione massima pei subalterni di fanteri a, talchè la statistica ha dato un risultato superiore alla media, perchè di corsi che in 12 anni di subalternato abbiano perso il 39 %, normalmente, non ce ne sono stati mai (2). In secondo luogo è da osservare che questi coefficienti sono relativi soltanto alle perdite indicate e che mancano quindi quelle prodotte da cause non enumerate nella tabella. Lo studio della scuola di guerra ha diviso le perdite in tre gruppi: 1° perdite per età, che nello studio sono state dedotte graficamente e che non entrano perciò nelle riduzioni numeriche; 2° perdite non per età indipendenti .dalla volontà del legislatore e sono quelle indÌcate nella tabella; 3° perdite prodotte dalle altre ca.use (che dovrebbero essere dipendenti dalla volontà del legislatore) e queste si ricavano, ad esempio, pei capitani dalla differenza fra il numero dei capitani che arriverebbero al grado di mag(1) Cfr. Rivista Militare, ottobre pag. 2096. (2 1 Per verifica, ho cercato quale è stata la proporzione della elimi-
nazione per. morte negli ultimi sei anni ( 1902-1907) e ho trovato che essa è ridotta al 0,42 °10 annuo, mentre nella tabella è indicato il 0,76: stando 9-unque all"l cifre di questi ultimi tempi si strappano alla riviera d'Acberonte 11 subalterni di fanteria all'anno.
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OIPOA LA NECESSITA DI. ELIMINARE
ALL'ATTO DELLA PROMOZIONE A MAGGIORE, ECO.
giore ed il numero di maggiori che occorre annualmente per ottenere l'organico. Così in un esempio di quello studio . (quadro 3) di 185 ufficiali promossi annualmente al grado dì capitano dedotti 22 che si perdono per età e 24 per le riduzioni a~cennate dalla tabella, rimangono 139 capitani; ma siccome non occorrono che 82 maggiori, così se_ ne deduce che sì' devono eliminare « discrezionalmente » 57 capitani ogni anno. Ora quando si afferma che 57 capitani _d evono essere eliminati ogni anno, in linea genérale non c'è nulla da op porre, ma se mi venite a dire che bisogna « bocciare » ogni anno 57 capitani allora a mio avviso la cosa non va più perchè nei 57 eliminati oltre gli- esclusi dall'avanzament~ p.evono essere com presi: coloro che prima di essere chiamati alle prove dovettero essere eliminati d'autorità, perchè non più idonei al servizio delle truppe (distretti, cpngedo provvisorio, collocamento a riposo d'autorità) ; coloro_ che lasciano volontariamente il servizio domandando la posizione ausiliaria od il collocamento a riposo. Tutti costoro fanno naturalmente diminuire in misura notevole il numero dei capitani da « boccia,rsi ». Per le riduzioni degli ufficiali superiori è da notare che tolto il 0,08 % per i maggiori e tenenti colonnelli persi per dimissioni o per riforma, (il che a conti fatti dà un ufficiale superiore dimesso ogni dieci anni ed uno rifoi:mato ogni due; non sono comprese le perdite per morte, talchè, (lasciando a parte il dimesso decennale ed il biennale riformato) la tabella di riduzione non dà che il numero dei defunti. Ad esempio, se si prendono 86 maggiori · nuovi promossi e sì fanno nove riduzioni successive col coefficiente 1,42 % sì otterrà circa 76, numero che indica quanti di 'q uei maggiori sono ancora in vita, non quanti sono tuttora in servizio. Per' ottenere il numero di questi bisognerebbe togliere i persi per età e quelli per le perdite che lò studio della scuola di guerra chiama discrezionali. Il quadro n. 3 dello studio della scuola di guerra su 82 maggiori pro)Il.ossi ogni anno ne perde una dozzina per le cause elencate nella tabella, 19 pei limiti di età e ne lascia 28 da eliminarsi ,per cause discrezionali (l); (22 più 6 per altrettante promozioni a colonnello degli ufficiali di stato maggiore). (1) A propo~ito di queste perdite noterò che per quanto lo studio d ella scuola di guerra le chiami « discrezionali " alcune non lo sono affatto . Così un tenente che dà le dimissioni rapprese~ta una " perdit~ fissa>>:
D). -
297
Esame dei risultati ottenuti dal Del Pra.
Vediamo ora come il Del Pr.a, adoperando la tabella di riduzione dello studio della scuola di guerra, sia riuscito ad ottenere risultati tanto differenti da quelli dello studio stes~o. Per i subalterni il Del Pra applica soltanto la riduzione dell'l,96% annuo senza tén~r conto dei passaggi di ruolo; in complesso però tale riduzione mi sembra conforme alla realtà, ma non ritengo invece normali le riduzioni nei primi 25 anni, . che il Del Pra, nelÌa tabella a pag. 1364, stabilisce non più 'nella misura (già da lui accennata) del 20%, ma in quella del 32%. Lo trovi il Del Pra un corso che nei primi 25 anni abbia avuto una pei·dita così limitata, ma fino a che egli si fonda soltanto sui- risultati del passato, dedotti dallo studio della scuola di guerra, dovrà convenire che non pecca certo di esagerazione chi ritiene che le perdite dei primi 25 anni siano all'incirca del 45%. Secondo tale criterio un corso di 250 sottotenenti avrebbe al 25° anno di s palline 138 individui, fra i quali si dovrebbero scegliere i_maggiori; dunque il Del Pra calcolando su 171 capitani nel 25° corso avrebbe trascurato di eliminare 33 capitani. · Il Del Pra stabilisce in 86 il fa-bisogno annuo di maggiori, ma mi sembra che tale numero non sia sufficiente per fornire gli ufficiali superiori nella quantità voluta dall'organico proposto. Infat,ti dopo 8 anni dalla promozione, gli S6 maggiori sono ridotti, (colla sola riduzione dell' l,50% annuo) a 76 tenent,i colonnelli (1), ma siccome costoro hanno 33 anni còmpiuti di spalline, ue consegue che non possono più essere in servizio coloro che furono promossi sottotenenti :dopo i 23 anni. Saranno cioè già stati colpiti da limiti di età quelli nominati tra 25 e 26 anni che erano sfuggiti al limite d'età da capitano e quelli nominati fra i 25 ed i 23: in totale cii-ca il 23% (2), ossia 18 individui, persi per età, talchè nei nove -corsi di ufficiali superiori, a.i fronte a dieci perdite per morte, Tiferma e dimissioni delle quali il Del Pra tiene conto, ce ne sono diciotto prodotte dai limiti di età che esso trascura : e se si ·aggiungono le perdite prodotte dalle altre cause di
e
un capitano lascia il• servi zio volontariamente, m a chiedendo la pensione è messo. tra le perdite cc discrezionali ». Ma la discrezione non dipende dal potere esecutivo. (1) Rivista militare, luglio pag. 1364 e 1365. (2) Vedasi l'appendice: conto dei maggiori occorrenti per l'organico propost o d al D el Pra.
298
ALL'ATTO DELLA PROMOZIONE A MAGGIORE, ECC.
CIRCA LA NECESSITÀ. DI ELIMINARE •
ma non sono però piccole le perdite per . età pei maggiori e pei tenenti colonnelli (1). . . . . A questo proposito il Del Pra dice: (pag. 20~7) « _Pe1· il grado di maggiore si fece un calcolo m_olt? sem_plzc~, /i prese_ p er base il numer·o medio delle p1·omozwm negli ultimi 4 anni (90 circa)» . . . Si badi che io ho parlato sempre del1 '0rgamco teorico e degli 86 maggiori, mentre il Del Pra qui evidente1:;1ente accenna al calcolo fatto a pag. 1369 nella parte 2' del s~o lavoro relativa non &.l suo organico, ma al passaggio dall' o~·ganico attuale a quel~o propo~to; io ho detto _c~e gli 86 '(da lui ricavati applicando a1 171 compo_nen~1 11 25° corso la riduzione del 50%) non sono sufficienti; I_a seconda parte non l'ho discussa, (2) si 'vedrà f~a ;poco per_ch~; ma ad ogni modo se la media degli ult1m1 4 anm _da 90 ;maggiori, perchè vuo_le il Del Pr~ che col s~o organ~co siano soltanto 86 od anche 90? Perchè 11 D el Pra, 11 qua,le ~ice che le promozioni a capitano aumenteranno della meta circa in due o tre anni, passando da 213 a 338 (pag. _ 2095) vuole che Je promozioni a maggiore siano costanti? Ma , allora a cosa servono le formole da lui riportate a pag. 1365 ?. E senza formole si può vedere beniss~mo che_ col s~o orga~ico occorreranno molte più promoziom a magg10re d1 quante n e avvengono ora, e di fatti: . . . . . 1° L'organico proposto dal Del Pra pe1 maggiori ed 1 tenenti colonmJli è superiore di 1/ 7 all'attuale: nat~ralme~te se con dieci contingenti annuali di 90 circa s1 ottiene l'organico presente, non si potrà ottenere quello del Del Pra senza un corrispondente aumento. · 2° Inoltre, mentre attualmente l a permanenza ,co~p~es~ siva nei gradi di maggiore e ~i ten~n te co_lonnello _e di d1ec1 anni, e si· hanno quindi dieci ~ontrngen~1 an~uah_che c,oncorrono a formare i quadri dei due gradi arn,;1dett 1, _nel~ or~ ganico teorico del Del Prala permane~~a. è di n?ve 11n1;11,qumd1 c'è un contingente di meno, e percio 1 contmgenti devono Ejssere più numerosi.
eliminazione, (congedo provvisorio, posizione ausiliaria e riposo non per età) che negli ultimi cinque anni. 1904-908 (contando soltanto i maggiori ed i tenenti colonnelli che per la loro età sarebbero arrivati al grado di colonnello) hanno · prodotto in media dodici vacanze all'anno (1), si avrebbe in totale una trentina çli maggiori e tenenti colonnelli-eliminati in meno e sommando questi 30 con i 33 capitani, si ha una sessantina di eliminazioni non entrate nel calcolo, di fronte ai 25 capitani ed ai .LO ufficiali superiori eliminati dal Del Pra. Si vede quindi che il numero delle promozioni a maggi~re deve essere notevolmente aumentato; come criterio dell'aumento necess~rio può, a mio avviso, servire il conto esposto nell'allegato 2, dal quale risultereblie che il fa-bisogno annuo di maggiori sarebbe di circa 111 pari al 45% del contingente annuo di sottotenenti, talchè coll'organico proposto dal Del Pra mi sembra che si possa concludere che, se tanto le eliminazioni nei primì 25 anni quanto le promozioni a maggiore rappresentano il 45% del contingente annuo di sottote. nenti, non si potrà « bocciare » nel concorso per la promozione a maggiore che il 10% 'del contingente stesso, cioè il 18% dei concorrenti , · Il Del Pra per giustificare le mancate eliminazioni dice che il calcolo teorico è · soltanto approssimativo. Ohe ogni calcolo ,teorico sia approssimativ:o lo si comprende, ma è quistione di misura dell'approssimazione e trascurare le perdite prodotte dai limiti di età vuol dire arrivare ad un grado di approssimazione ben lontano dal vero. Certo nessuno di coloro che ha tentato di ottenere aritmeticamente Ùn èriterio medio sull'andamento probabile della carriera ha inai tralasciato di far entrare nel conto le perdite prodotte dai limiti di età. Anche Ranzi ha imbastito i calcoli sul « sottotenente medi~ » evitando - cioè la distinzione d'età fra i sottotenenti all'atto della nomina, ma ha compreso le .perdite pér età insieme alle altre, non facendo cio~ distinzione fra perdita e perdita, di modochè il sottotenente medio si' avvantaggiava di un dato numero di posti all'anno in base alle perdit.e totali degli ultimi anni, talchè nè le perdite per età, nè nessun altra vi era trascurata. ~ . · Se il Del Pra trova che le perdite per età fino al 25° ~nno di' spalline sono molto piccole è però sempre bene calcolarle, (1) Il congedo provvisorio comincia solo col 1904, ,non si estendere la ricerca agli anni precedenti.
P,UÒ
299
quindi
•
(1) A pag. 1669 della Rivista ho dimostrato che il D_e Pra _trascurava anch e le perdite per età nei colonnelli fino al _38° anno d1 spallme. (2) Solo per far . vedere che i coe~cienti (adop er ati 1:1el calcolo esposto a pag 1364 come, coefficienti totah) erano tr_oppo bassi h~ accem~ato_che n ell' a llegato 2 della parte 2• il D el Pra applicando questi co~ffi.cient1 _al~ l'orga nico attuale otteneva due promozioni . a generale e die?1 ufficiali_ superiori eliminati in fanteria e nei distretti,, ottenendo_ cosi per tali coefficienti 12 vacanze all' anno. Ciò non voleva _affatto dire che le pro. · a magO'iore fossero 12 ma significava invece che anche nel calo ' d' 1· · · moz1on1 colo della parte 1• andavano introdotte le altr e cause 1 e 1mmaz10ne. Cfr. Rivista pag. 1669-70 e pag. 2093-94 .
ALL'AT'l'O DELLA PROMOZ'IONE A MAGGIORE, ECC.
300
CIRCA LA NECESSITÀ DI ELIMINARE
3° Infine nell'organico Del Pra le perdite per .ebà devono essere maggiori di quelle che si sono verificate tra i maggiori ed i . tenenti colonnelli nel quadriennio 1904-907, sul quale il Del ·Pra fonda i suoi calcoli. Infatti in questi quattro anni la promozione a colonnello si è avuta fra i 32 e i 30 anni di spalline, quindi i « sottotenenti a -24 e 23 anni » in questo quadriennio si sono salvati dai lirpiti di età, mentre invece nel progetto del Del I>ra non solo i sott'otenenti a 24 e a 23 anni, ma la maggior parte rii quelli a 22 se ne vanno da maggiori o da tenenti colonnelli. Il Del Pra dice che pel 1908 le sue previsioni non andarono errate; ma nel 1908 hanno cominciato ad essere col· piti dai limiti di età i maggiori ed i tenenti colonnelli promossi nel 1905 (a 23 e 26 anni di spalline rispettivamente) con un'a,nzianità ben diversa da quella dell'organico del Del Pra: ma nel 1910 e 1911 quando i limiti di età cominceranno a funzionare sui maggiori promossi -nel 1907 e nel 1908 con 25 o 26 anni di spalline (con a~zianità cioè analoghe a quelle dello« Schema di progetto») i limiti di età fon, zioneranno maggiormente, come si può desumere dallo stesso allegato 2° allo schema stesso (1). ·Nella sua replica il Del Pra si diffonde a provare che i calcoli della seconda parte dello « Schema di progetto » sono accettabili. Ora nella « Critica » avendo fatto constatare che nello studio dell'organico proposto (tabella a pag. 1364) si erano, oltre il resto, trascurate le perdite per età non solo nei capitani, nei maggiori e nei tenenti colonnelli, ma anche nei · colonnelli, ritenevo che altro non occorresse per convincere che quei calcoli andavano rifatti. Ma poichè l'autore non è persuaso, devo aggiungere che la seconda · parte del suo studio, serve a dimostrare che la prima va modificata. Nella 2a parte l'autore fa vedere come per promuovere maggiori con 26 anni di spalline gli ufficiali usciti da Modena nel '91 occorre applicare il suo organico (cioè aumentare di 106 gli uffi0iali superiori) e mettere in opera per dieci · anni il sistema di eliminazione dei 50 % circa all'atto de~la promozione a maggiore.,Ma l'ultimo dei sottotenenti del 1891 è entrato nel ruolo di fanteria facendo all1 incirca il numero 8000; dunque il Del Pra ritiene che dieci anni di eliminazione al 50 % b.astino per far passare maggiore con (1) Qu!lsto prevede pei maggiori e tenenti colm;melli le seguenti per-
dite per età : 1908 nove, 1909 ventidue, 1910 trentuno: pel 1911 ne dà 17, ma ci geve essere un errore d~ stampa per la cifra dei maggiori che sono indicati in 6, mentre devono essere circa 16; fiuindi pel 1911 si andrebbe sui venticinque.
301
. . t t ente del 1891, il quale per 26 anni di ~pallme il _sot oden e diventare (da rÌ. 8000) il arrt vare ufficiale superf1oret . ev . oe' guadagnare 7000 posti: 1 lo deJla an eria c1 . . n. 1000 ne ruo, . .b. le che occorrano 25 anni. d1 0 è mai poss1 1 t f ssar·e con 25 anni di spallme ora, se q ues o e ver ' . . · 1 50 0 1 ner ar pa · ehmmaz1on~ a ;o ~ d il n 6427 e .che ha . per consemaggiore_ chi entra fad~en ~ e m~agiore di guadagnare 5427 guenza bisogno, per iven ar "' ' . . , 1500 meno dell'altro? posti, c10e . . d 1 Del Pra che va bene per mettere Dunq ne J 1 s1s~e~~ ;i ca ìtani in un decennio (1) e che fuori causa un m1_g IalO . ~ t to dall'organico.« 8000 ~:> rimedièrebbe a11' rnconvemen e pç,r a bbe più bisogno di esfacendolo diventare « _7000 » non avre . . . sere ·a pplicato in segmto.. t ·no da parte mia la dio uesta constataz10ne ermi . o:1 n~ L'eliminazione del 50 % nella promo~1one _a ~agscuss10 · to numero di anni: c1rca 1 giore dovrebbe durare so oMun dc1~c\amolo ben forte che si un po' men0. a . . · . .{' d rnci, i.o_rse altrimenti l' azrnnda pertratta d1 un'ecatombe passeggera, . . t· (2) diciamo . , d. dito e troverà ben pochi aspiran i , . dera 1 ere . . . . di· capitani nerche 11 sot. ~ . . . d do via un m1g1ia10 anzi: man an . . ssa far carriera, v:oi giovani 0 7 totenente 8000 diventi ooo e V d · t di colpo .. t t come 7000 gua agna e fortunati,. eh~ gia en rfa et t ti f~cendo il 6000, anche 1000 osti e come s.e .os e en ra , 91P_ . ' · d 1 50 0 1 si arrest.era al corso del · . 10 · ' hm1naz1on~ e l se e . . . d 1 5001. deve essere transi·tonat Ma se questa ehmrnaz1one e . : , o 1 . quali riten.' . b i molto grnsta a co oro i può darsi eh~ 1: 0 ~ ~emd lr ,-b·l tutti i corsi devono essere gono che, nei hm1t1 e pos::;1 l e, trattati nello stesso modo. Roma, nov embre 1908. ADRIANO ALBERTI.
,
. . bb li uffi;iali superiori di 106 vi s9:(l) Nell'anno in cm si aumentare ero~ · 0 200 eliminazioni straord1rebbero naturalmente circa 200 pro:~z~~~~ . 11 conto poi parte dalla fine e . . nar1e. . 1 tt· della carriera nell'esercito» pag. 57. ( 2) Cfr. « Le ma a rn
/
303
ALL'ATTO DELLA PROMOZIONE A MAGGIORE, ECC.
302
CIRCA LA NECESSITÀ. Dl ELIMINARE ALLEGATO
ALLEGATO
1.
2.
Riduzioni avvenute negli ufficiali di fanteria degli ultimi 23 corsi.
1~
~
Ufficiale capocorso '·
~
u
all'epoéa della nomina
I
:a~~:
l~"'
Boccardo
1886 Fehci 1887 Landolfi
Pozzoli.
Annotazioni
3 ;a
t)
.,, ,,,,,.,
307
44
37
7 169 1 123 Bianchi I Marchetti . 387 Z56 131 131 Pizzari . 402!247 155 - 155
40
36
37 34 38
35
34
1
417 241 176 1
336 212 124
Tenuto conto dei 6 uffi ciali da dedursi, Ie perdite di questo cors o si ri1ucono al 4·3 •10
33 32
-
117 144
38 32
153 113
35 32
306,198 108 299 224 75 231 175 56 77 66 11 -
108 75
35 25
28 26 25 23
56 11
24
2~
14
416 3;13 83 Viscontini . 138 110 28 -
83
22
7 -
7 12
5 9
20 18 ( Le'"'·""' di qo~U Oe corsi sono, m com 17 plesso, pari al !7 'I• 15
22
.15 10
1890 De Lerma. 1891 Adrower 1892 Cuzzi
Cimino .
1893 Iacoponi '1894 Pinelli
Gigante.
1895 Levante 1896 Tozzoli.
&.., Q.)
~~a~ ~8~ro fg~ d:'.~~'O t ... attualmente .2:§:]~ :>.E 8 o.. ... .s";i ~ . o. "' o. "' l~~; ~ ;; E
1885 Nieddu ·.
1888 Cacciavillani 1889 Graziosi
. . . .. occorrenti annualmente Conto approssima~ivo d~1 m:gg10\;o cc Schema .di progetto ». per ottenere l' orgamco pr opos o ne .
'i::' "' e:: o NumPro c:>"Oo, .,> "' "'>~ o~;;.."'~ o.i::1--0 negli ufficiali a, ·- ~ ~:;~ §~~-~ -"'"' o. - "' del corso ·-'=a; s·E·c~ 'E~:.... Q,)0.
3071190 117 Monacciani 439 295 144 Alfaro
Tonelli . Levi . Tozzoli . Pasquali
'"i"T"
350 237 113
1897 Petrini . 1898 Forte
Forte
1899 Colombotti. 1900 Spelta
Spelta
137 130
1901 Gatti 1902 Gambelli
Gatti
1371125 12 147 125 22
1903 Ortolani 1904 Staffieri
Summa.
1905 Cristani 1906 Zacchi 1907 Morgantini.
Cristani,
Gambolli Salvi Zacchi .
-
173 156 17 ·206 20·5 1 -
23'!'"
305 304
Morgantini 316 315
3 1 1
-
28
17 1 3 1 1
\
20
1
-
31
29
d. età si riterrà che le ,età nei Per calcolare ~e :r_>er ite pe~ . d. tò nello Studio della corsi siano distribuite come e m ica scuola di guerra (Specch_io 3 )_ (l ). t" 1 t" i alì'età dei caSi ricavano pertanto 1 dati seguen l re a i v pi tani: , nel corso come nominati Capitani che _figurano 28 e 27 anni 4 % sottotenenti fra· 4. » 27 » 26 » » 26 » 25 » 6 » 25 » 24 » 7 » » 24 » 23 » 11 » » 23 » 22 » 14 » » 22 » 21 » 16 » 21- » 20 » 16 » » »
~
Le perdite di quest' due corsi, considera! complessivamente, so no del 22•1 0
13 ( Le perdite di questi du corsi sono, rn com 11 ple;so, pari al t2 •1, 10 8 6. 4 2
N. B. Durante la carriera alcuni individui di or,ni corso escono dal ruolo dell'arma.
e sono effettivamente e liminati, altri passano ad a ltri corsi rimanendo nello stesso ruolo e non sono eliminati; tuttavia per non fare un confronto indiv iduale estremamente lungo, si sono contati i corsi come si trovavano alla fine di settembre del 1908, all'epoca cioè in cui i corsi stessi compiùno approsimativamente gli anni di spalline. Però è da notare che tutti gli ufficiali rimasti nel ruolo d ella fanteria, se non sono compresi in un c orso lo sono in un altro, ad eccezione di quelli che per promozioni sono saltati in corsi precedenti a quelli che consideriamo: costoro sono diciotto, tutti, tranne uno, appartenenti in origine al corso del 1885 al quale si posaono aggiuT1gere, ma t enendo conto di 12 ufficiali del corso 1884 passati in seguito a perdita d'anzianità nel corso d el 1885, gli ufficiali da aggiungersi a quest'ultimo corso si riducono a sei. Una volta eseguita tale aggiunta, lo cifre che indicano le differenze fra le perdite ed acquisti fatti dai corsi esprimono in definitiva le perdite fatte dal ruolo. Nei corsi anteriori al 1896 sono di massima compresi anche i provenienti dall'accademia o dalla scuola d'applicazione d 'artiglieria e genio.
·."
»
'
'
sottotenenti prima dei
20 » 19 19 » 18 18
TOTALE
» »
»
13
»
6 » 3 »
100
L
tudio del Del Pra stabilisce che i maggiori del ~e~: 1 son.: ies seden~a~io si~no, esclusia!:~ '. a::n:e:~;:!:t~ Jt:Ue~ 5 1 ~~!p~~~~r~i~~~ !:c!~r:!:.b ~e !abil~r~ nu~ero di ~~~oro;~: . . er semplicità si riterra che essi pure sia . g1on, ma p d . . 11· e che possano cioè arrivare mossi al 300 anno l spa :ne 1 r mite di età di 56 9,nm. . . . . . d 1 260 al 340 (ritenendo ·che ogm anno a 1 Allora per 1 corsi a . 1 11 · ed un covi siano dieci .fra maggiori e tenenti _co ~~ne ler collocalonnello eliminati per con gedo pro-:7l:71s~rionoon pper età) si . d · posizione aus1 iaria mento a riposo O m · di 111 mao-avranno (contando su u1:-a promozione annua o giori) i seguenti risultati (2). ·
11
. l t si· è seguit o il metodo esposto a p a ( l) Per -ottenere questo risu .ta? R. ulta ti quasi identici si avrebgina 20 delle « Malattie d~ll".' car~iera \ esposte nell'allegato 1 dello bero facendo il conto sull eta . dei capi an
t
studio del Del Pra.. . . d de li ufficiali superiori nel giorno ( 2 ) Si suppone d~ esam1~are 1J q':1a ro . g . i n cui i corsi compiono gli anm d1 spalline.
ALL'ATTO DELLA. PROMOZIONE A :MAGGIORE, ECC.
304
305
CIRCA LA NECESSITÀ DI ELEMINARE
Collocamenti a riposo; in posizione ausiliaria ecc.
Perdite per collocamento a riposo, IO pos1z1one ausiliaria. ecc.
Perdite fisse
Perdite fisse non per età.
per età
Restano
per età
I
Restano non per eia.
(avvenute nel corso precedente) (avvenute nel corso precedente)
26° corso. 270 )) )) 280 )) 290 30°
2 1 2
1 2 1
1
))
2
4 (metà d ei sott. fra 25 e 26) 8 (i sott. fra 25 e 24)
lll 108 105 98
3-1° corso . » )) ))
.
2
1
1 1 1
1
'
6 (metà dei sott. fra 24 e 23)
1 5 (metà dei sott. fra 24 e 23)
1
78 76 74 67
804
Il _3~0 • corso sì divi~e poi in due parti: quelli dichiarati promov~b1h al gr_ad? d1 colonnello, e quelli esclusi dalla pro- · moz10ne. I primi, come si vedrà, devono approssimativa~ent~ es~ere 49 (dei quali 5 sono però colpiti dai limiti d1 eta prima della_ promozione) quindi restano 18 per il per~o~ale sedentario. Facendo anzitutto il conto per questi ult1m1 avremo: Perdite per collocamento a riposo in posizione ausiliaria ecc. ' Perdi te fisse non per età
I
per età
36° . 37° 38° 39°
))
~
1
))
-
)) ))
87
Tenenti Colonnelli
32° 33° 34°
1
35° corso .
Maggiori
1
'
1 -
-
'
-
3 4 4 3
(i sutt. fra (i sott, fra (i sott. fra (i sott. fra
23 e 22) 22 e 21) 21 e 20) 20 e 19)
Restano
15 10 6 3
34
Si hanno così 838 .maggiori e tenenti colonnelli circa quanti ne occo~r~n_o per lo Schema di progetto (845): I 49 p~omov1b1h a colonnello daranno i 160 colonnelli occ?rrenti al Del Pra (compresi i 20 del personale sedentario). ·
,
5 (metà d ei sott. fra 23 e 22) 11 (sott. fra 22 e 21) 10 (sott. fra 21 e 20)
I
-
43 1
42 36 25 14 160
D ei 15 colonnelli del 39° corso 9 circa sono sottotenenti fra 19 e 20, anni, e di questi la metà, cioè 4, non passerebbero generali perchè colpiti dai limiti di età anche se dichiarati promo.v i bili. · Tenendo conto poi che degli 11 rimanenti qualcuno può appartenere al personale sedentario, si vede che si otterrebbero una diecina di generali,\11-umero che non è certo maggiore del fabbisogno. · · I Il presente conto suppone ,phe l'età media dei corsi non vari da capitano in poi. Nel sistema del Del Pra la scelta da capitano in poi non agisce più nel senso di « ringiovanire relativamente i corsi ». Invece le aspettative tenderebbero ad invecchiare i corsi stessi. Ma in complesso le poche perdite messe in conto per- collocamenti in posizione ausiliaria o, riposo ed in con·g edo provvisorio non per , età (11 su 1000 ufficiali superiori0 compensano qualche deficienza che si dovesse verificare nelle perdite per età.
(avvenute nel corso precedente)
35° corso. 360 )) 37° )) 330 ))
-
5 (metà dei sott fra 23 e 22)
20 -
ANNO LIV.
306 L'AUTOLOC E LE SUE APPLICAZIONI, ECC.
L'AUTOLOC E
LE SUE APPLJ.CAZIONI NELLA TECNICA MILITARE
In occasione della V esposizione del ciclo tenutasi in Torino nel febbraio ultimo scorso, è apparso fra i prodotti inerenti all'industria degli accessori per gli automobili uno speciale apparecchio, denominato autoloc, suscettibile' delle ~iù svariate applicazioni in ogni ramo della mecc.anica pratica. _Sta~te~h_è, _d'altra p~rte, ogni r_amo della tecnica offre apphca~101;1-i ~n~er~ssan~i le macchme da guerra in genere, e le artiglierie m ispecie, anche a vantaggio di esse l' aittoloo c~ se~bra des_tinato a t~·ova~e utilissimo impiego e perciò ntemamo non del tutto mutile farne cenno ai lettori della Rivista in quanto segue. Anzitutto diremo due parole sulla costituzione essenziale e sulla idea fondamentale dell'apparecchio. Come vedesi nelle fig. 1a e 2\ che ne danno lo spaccato verticale ed orìzFIG. 23 •
-{.-
....
____....-·-·-·---·
e
F1G.
!'.
zontale, l'autoloc consta d'una scatola cilindrica a un eccentrico b calettato sull'asse della scatola medesima,' due sfere
307
resistenti c, distanziate da una molla a spfrale d interposta, un cope1·chio chiave di maneggio e, munito di impugnatura, e degli accessori di collegamento. L'eccentrico va reso solidale ad un braccio che sporge al di fuori della scatola, attraverso apposito vano del coperchio chiave. Questo ha· la sua fascia laterale, destinata a penetrare nell'interno della scatola a, intagliata in modo da poter lasciare da una parte passaggio al braccio ora detto, solidale all'eccentrico, e dall'altra luogo alla coppia delle sfere e relativa molla spirale di scostamento. Queste sfere debbono occupare lo spazio semilunare limitato dalle pareti prospicienti della fascia laterale esterna dell' eccentrico, interna della scatola.
FIG. 3•.
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La fig. 3" dà una vista prospettica del congegno completo. Circa- al modo di agire,del dispositiyo ora descritto, e quindi alla. funzione pratica che esso può compiere, basterà osservare che, a senso di quanto abbiamo detto, risultando le cose disposte come in fig. 2', se l'angolò di tangenza delle due sfere colle superfici contro cui sono spinte dalla molla interposta, è superiore all'angolo di attrito fra i metalli di cui è costrutto l'apparecchio, esso potrà costituire un sistema irrigidibile. Infatti, qualunque sforzo ·applicato direttamente ·all' eccentrico, od al braccio cui è solidale, (purchè inferiore alla resistenza alla compressione delle sfere anzidette) non potrà produrre spostamento relativo dell'eccentrico rispetto alla scatola. Perchè un tale spostamento, cioè una rotazione dell'eccentrico medesimo attorno al suo perno divenga possibile, occorrerà agire sulle due sfere che lo bloccano, .i n modo da ottenere che_ riavvicinandosi fra loro, perdano l'una o l'altra il contatto simultaneo colla faccia laterale della scatola e coll'eccentrico stesso, comprimendosi all'uopo opportunamente la molla detta di scostamento. Ciò appunto si ottiene mediante il coperchio chiave che, per gli intagli praticati sulla sua fascia laterale penetrante
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nella scatola come si è detto, presenta due denti. che montato l'apparecchio debbono venire a risultare con una coppia dei piani affacciati, a brevissima distanza ciascuno di una diversa delle sfere. Di esse così in un senso o nell' altro si potrà produrre lo spostamento nell'interno della scatola conseguen~eme~te al minimo movimento .rotatorio impress; al coperch10 chiave, agendo sulla sua impugnatura. . Collo spostamento delle sfere venendo a cessare l'azione di blocco nell'uno o nell'altro senso della rotazione dell'eccentrico, questo potrà · agevolmente essere trascinato nel moto rotatorio impresso alla chiave sunnominata. Così funziona il congegno, lasciato a sè, ed azionato come occorre per il suo comando. Dall'esposizione fatta circa la costituzion~ ed il funzionamento dell'apparecchio di cui trattasi, appare chiaro qual sia la sua proprietà pratica fondamentale, cioè la sua caratteristica essenziale. Essa consiste in una disposizione di arresto che mediante minima applicazione di potenza è comandabile a volontà, mentre per qualsiasi valore della resistenza fatta ·sopportare all'eccentri.c ò bloccato, rimane immutata ed immutabile~ senza l'inte1·vento di forza fatta agire sul detto coperchio chiave. L'autoloc, in cui si r ealizza un tal dispositivo, troverà dunque utile applicazione in tutti quei casi in cui occorre provvedere al comando di uno spostamento il cui effetto si vuole rimanga invariato, appena cessi detta azione di comando, e qualsiasi diversa forza tenda a modificarlo. Questa indicazione generale permette di intravedere quale funzione pratica possa compiere l'autoloc, e quali possano. quindi esserne in generale le più utili applicazioni: tutti i , vari dispositivi di arresto a cricco e ruota stellata od a vite di pressione, tutti gli organi regolatori di spostamento a cremagliera od a vite senza fine, comandi di freni, valvole, ecc. possono esser sostituiti da sempliei adattamenti dell'apparecchio di cui trattasi. Sarebbe lungo, ed esorbit erebbe .dal tema che ci siamo proposti di svolgere in questo articolo, esporre tutti i vari esempi di applicazione dell'autoloc che complessivamente abbiamo or ora enumera ti; ci limiteremo perciò a fare breve cenno ~i quelli fra tali esempi, che maggiormente ci sembrano po.t er mteressare la tecnica militare. Tralasceremo perciò di parlare delle applicazioni dell'autoloc pit\ strettamente riguardanti l'automobilismo, come ad esempio quelle al comando della messa in marqia, ai volanti di direzione, alle trasmissioni rigide e flessibili: chi volesse maggiori ragguagli m
proposito potrà trovarne sia nel catalogo delifautoloc come nella memoria dell' ing. Cicala. In t ale memoria inoltre ricordiamo che, per chi piacesse conoscerla, è esposta la t.eoria analitica su cui si fonda la costruzione dell'apparecchio. Limitandoci dunque a considerare l'aittoloc in rapporto ai bisogni della tecnica militare, ci fermeremo essenzialme.n t e per ragioni di competenza su quanto in tale argomento ha tratto più specialmente al mateTiale di ar tiglieria considerato nelle spècial~tà: da campagna, da montagna, d'assedìo e difesa, da costa. Vedremo per ciascunà speci alità qualche esempio di possibili app licazioni dell' autoloc, fermandoci nella rassegna che faremo, ai materiali, che p,ir -costituendo sempre l'armamento dell'ar t igli eria sono anche impiegati dalla regia marina, ed entrano così in un campo nel quale ci è doveroso cedere la penna a chi è più competente in materia, per esaurire lo studio dell'argomento al qu ale questo scritto deve servire p er via di esempio, come punto di partenza. Per ì 'artiglieria da cam1)agna e da montagna l'autoloc non può servire in sostituzione de i dispositivi a·rocch etto e dentiera per la regolazione dell'alzo, ma molto conveniente mente può rimpiazzare l'apparecch io a vite pe~etua e cuscinetto scorrevole, àttualmente destinato a izermettere lo spo,stamento in senso orizzontale d~ll'asse del pezzo, pel puntamento in direzione. Detto appar ecchio, a vite perpetua scoperta e perciò soggetto ad essere inceppato nel suo funzionamento dalla presenza di corpi estranei, costituisce un complesso di cui se l' autoloc non può dirsi meno com plicato, deve senza dubbio ritenersi molto menO' delicato, non fosse altro ehe p er il fatto a.'avere le part i essenziali del meccanismo perfettamente riparate nella scatola che le con.tiene. Ma oltrechè essere preferibile il dispositivo ad autoloc a quello a· vite perpetua ora mentovato, sotto il punto di vista della costituzione assicurantène il miglior funzionamento, lo stesso dispositivo si mostra superiore a quello a cui lo vorremo sostituito, sotto il pu:µto di ,ista del modo d'impiego; infatti gli attuali congegni a vite per il puntamento in direzione.. esigono gran numero di giri del volantino di comando, per otten ere uno spostamento sensibile dell'asse del pezzo nel senso orizzontale; si comprende perciò ~ome quando all'improvviso debbasi notevolmente mutare la direzione del tiro e non si voglia insieme muovere l' intero affusto, lo scopo non si possa ottenere agendo detto volantino che con velocità molto limitata; l'applicazione di un comando della direzion~ ad autoloc permetterebbe invece d1 variare la di1
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rezione del tiro mediante spostamento del punto di unione d?lla cu~a~t~ del ~e~zo al congegno di punteria, colla magg10r rap1d1ta poss1b1le. Tendendo le artiglierie moderne a realizzare in esse tutto ciò che può essere coefficiente di maggior rapidità nell'esecuzione del fuoco, si vede come l'autoloc potendo ~ppunto a tal scopo corrispondere, si presenti come elemento d1 vero progresso nella tecnica militare. Riguardo alle applicazioni dell'autoloc interessantì l'artigli~ria da ~ontagna: n~terem~ che. oltre a quelle utili per casi analoghi a quelli gia considerati per l'artiglieria campale, ne è possibile una speciale, rivolta a soddisfare la grande ne~e~s~tà. in cui s_i cade P?r il trasporto a soma degli shrapnel, c10e 11 bisogno d1 prevemre l'auto-graduazione delle spolette unite ai proietti, per effetto degli sbattin~enti subiti . nei cofani trasportati a dorso di mulo. E basta con ciò riguardo all'artiglieria leggera, sia da campo e da montagna o sbarco. . Vediamo qualche esempio di possibile applicazione del1' autoloc intorno alle artiglierie di medio calibro, da assedio cioè~difesa. Nelle artiglierie di medio calibro si possono avere ancora utili applicazioni dell'autoloc in sostituzione dei freni a frizione nei congegni di punteria in elevazione dei mortai in genere, ai vari ordigni per manovra di forza, come paranchi, apparecchi di sollevamento vari, nonchè dei vari strumenti geodeti<;i occorrenti per l'esecuzione del puntamento indiretto. , Non ne discorreremo più diffusamente, sussistendo per detti mat(élriali l'applicazione dell' aittoloc come perfezionamento dipendente dall'ordigno o strumento considerato in sè, e non da ragioni di speciale impiego in artiglieria. E venendo a condizione di fatto o di impiego delle bocche da fuoco sempre più prossime a quelle più specialmente interessanti per la regia marina, diremo terminando due parole circa l'applicazione dell' autoloc nel materiale dell'artiglieria da eosta. Abbiamo fra tali materiali anzitutto i telemetri come il Braccialini Sollier. In tali appàrecchi lo spostamento dell'azimutale, e nel piano di esso del cannocchiale di collimazione, si ottengono mediante l'ingranaggio di una corona dentata con una vite senza fine o con un rocchetto, mentre che assai più semplicemente, tutto ciò potrebbe essere sostituito da due autoloc opportunamente introdotti nei dispositivi di imperniamento del piatto e del cannocchiale del telemetro.
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Sempre riferendoci ai materiali impiegati dalle artiglierie da costa, accenneremo per ultimo alle applicazioni dell'autoluc nelle bocche a fuoco leggere, come cannoni revolver, a tiro rapido, mitragliere, cioè a quelle montate su affusti a candeliere, per cui l' autoloc può farsi servire _in sostituzione degli ordinari dispositivi di brandeggio a corona dentata, a vite senza fine di comando, e freni di arresto. Siamo giunti così a mostrare l'utilità dell'apparecchio pre4 conizzato in questo scritto, passando dalle artiglierie destinate ad agire stille nostre alte montagne a quelle che per essere chiamate alla difesa degli estremi lembi di terra confinanti col mare, entrano pure nell'armamento proprio della regia marina, cioè n el · dominio in cui abbiamo detto voler lasciare ad altri più competenti in materia, proseguire lo · svolgimento dell'argomento da noi trattato, e sul quale perciò non aggiungeremo altro a quello che, a titolo di esempio e sommariamente, abbiamo detto. Torino, 1 dicembre 1908.
A.
GILE'.PT.À DI
s. GIUSEPPE
ten enle.
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• STAMPA E POLITICA NELLE QUESTIONI MILITARI
Salvo errore, pare che anche il nostro paese sia finalmente perentrar_ein una nuova fase più illuminata e coraggiosa per quanto riguarda i suoi ordinamenti militari. Gli avvenimenti politici degli ultimi mesi hanno consigliata o meglio confermata, la necessità di averli più forti. La Camera se ne è fatta eco. Uomini e partiti politici, in passato avversari o meno teneri delle nostre istituzio·n i militari o meno convinti per cecità o per preconcetto di quella nedessità, hanno finalmente aperto gli occhi alla luce e sembrano i~ via di conversione che auguriamo sincera. Siamo quindi di fronte ad un promettente e favorevole risvegli,o di carattere generale, che condurrà probabilmente a fare per esse assai più che non si sia .osato in passato. _D'altro lato, eri anche indipendentemente da quel risveglio e dalle sue conseguenze, fra poco saremo nuovamente dopo un breve periodo di tregua, in piena ripresa di discus~ sioni militari. In confronto agli anni precedenti, molto agitati e tumultuosi a questo riguardo, quello testè trascorso è stato difatti come un periodo di calma e di aspettativa di tregua serena e di riposo, dovuto essenzialmente ai parziali provvedimenti ed acconti ottenuti; all'attesa delle conclusioni finali della commissione d'inchiesta; e fors'anche ad un po' di resipiscenza e di naturale . stanchezza in taluni elementi. Ma ora stanno per ritornare sul tappeto importanti questioni militari tuttora insolute, tra le quali alcune già concretate in progetti di lego·e e sulle quali in p~ssato la discussione fu meno se;e~a, ma quasi acre e violenta. Siamo quindi alla vigilia di una nuova campagna sulle nostre cose militari; o per lo meno di una nuova fase della campagna che si combat-te da qualche anno, e certamente più decisiva. E ad essa naturalmente, come in passato, prenderanno parte, in maggiore o minor misura ed in un modo o nell'~l_tro, paese ed esercito, governo e parlamento, stampa e partiti. Senonchè ogni paese ha il governo che si ~erita. Govern_i. e parlamenti sono emanazione del paese, dei suoi partiti _e della sua pubblica opinione. La quale a sua volta, e spee1almente in questioni militari è creata quasi esclu. ' sivament_~ dalla stampa. E quando governi e parlamenti sono restn a provvedere in modo completo o nel modo occor-
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rente ai bisogn,i della preparazione militare e della di~esà nazionale allora nou può essere che la stampa, organo imperativo del paese e dei partiti, esponente e creatr~ce ad u~ tempo della pubblica opinione, q_uella _chep_uò cos~rmgerveh, coercitivamente se occorre, ed 1llumrnarh megho sul vero indirizzo e sulla miglior via da prendere. La stampa sarà dunque anche stavolta, come in passato, l'arma più poderosa ed efficace. ~:
' bisogna
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Ma pur convenire che rn ma'Ssima non si può avere che una fiducia molto limitata nella efficacia della sola stampa militarE1 propriamente detta nella soluzione di quelle maggiori nostre questioni alla quale n?i soli non bastiamo mà che richiede altresì il concorso dr forze esterne: del pa~se e del parlamento, dei mezzi e dell~ l~ggi c~e essi soli possono concedere, e l'appoggio della.coscienza naz10nale e della pubblica opinione. Sin che si tratta di questioni per così dire d'ordine interno, tecniche o comunque puramente militari; del nostro perfezionamento materiale o del nostro elevamento morale; di tutto quanto riguarda l'esercito in sè e pe'r sè, e che può · essere trattato e risolto direttamente da noi ed indipendentemente dal resto del paese e dai suo concorsor allora la sola stampa militare basta pienamente. allo scopo, the ~ i~ suo vero e primo scopo. Ma per quanto riguarda le relaz10m • ed i contatti col mondo esteriore e quella azione fuori dell'esercito che anch'essa noi dobbiamo pur sempre esercitare, · intesa a far presenti i suoi bisogni ed a farvi provvedere, ad interessare il , paese alle cose ·nostre, a rivendicare a quello il giusto posto che gli compete nella società in cui vive, allora la sola stampa puramente militare non basta già più. Anche se ne avessimo una eccellente, mentre ognun_o sa a qual povera cosa si riduca la nostra cosidetta quotidiana riviste a parte non sarebbe certamente con essa sol' lusingarci di raggiungere pienatànto ' che noi potremmo . mente quel secondo scopo. E le ragioni ne sono così ovvie che non occorre dirle. . La così detta opinione pubblica, che è quella che bisogna , talvolta interessare seriamente per ottenere qualche cosa, e che è composta cli molte centinaia di giornali e di molti milioni di lettori; ed il potere legislativo, che .è quello che decide in estremo appello, e . che è composto di parecchie centinaia di onorevoli, non sanno quasi nemmeno dove stia di casa la nostra stampa militare, e la loro scienza.militare,
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quando salta loro di . averla, essi attingono g1lasi esclusivamente nella stampa quotidiana. Se dunque l'esercito vuol farsi sentire da essi, è a quest'ultima che deve per forza ricorrern. E la prima volta che lo ha dovuto fare, un po' su vasta scala per così dire, è stato appunto in ,questi ultimi anni, da quando ha incominciato ad imporsi una soluzione purchessia del nostro problema militare. Ma lo ha fatto cosi malamente e maldestramente, ed anche cosi esageratamente, che è lecito il dubbio se, dal punto di vista dei risultati ottenuti, questo primo esperimento in grande non ~i sia tradotto in una battaglia quasi perduta, o per lo meno m un esperimento fallito; se il moltissimo che si è fatto in quest'occasione dalla stessa èlasse militare sia stato tutto bene e tutto utile, così da dare risultati proporzionati allo sforzo fatto ed alle energie consumate. E difatti basta guardare ai primi risultati per convincerci che se quel diretto intervento dell'esercito ha indubbiamerite giovato a costringere l 'attenzione dèl paese sulla insufficienza della nostra preparazione militare ed a convincerne tutti non è però riuscita a farvi provvedere adegrratamente · m~ soltanto in parte ed incompletamente, e sopratutto ~olto lentamente. · Ma siccome fortunatamente, come ho detto in princip10, sembra si sia alla vigilia di una nuova ripresa nella quale noi saremo per forza co,,;tretti a servirci sempre e come dell'arma potentissima della stampa non militare, non sembra superfluo un breve esame di coscienza che possa dirci dove abbi;1mo peccato.
*** Qualche ,anno fa, più per impeto e per pressione di forz e interne e centrifughe sprigionantisi dall'esercito stesso che non per azione esterna; più per l 'aculeo di una patriottica ed improvvisa trepidazione che non per interessamento vero, cominciò finalmente 'ad imporsi imperiosamente la necessità di un radicale e generale rinnovamento dei nostri ordinamenti militari, ed il nostro p1:oblema militare cominciò a reclamare insistentemente e con forza una soluzione urgente. Ma esso trovò paese e parlamento, opinione pubblica e stampa come trasognati e stupiti che potesse ancora esistervene _uno,_ dopo tanti miliardi spesi, ed assolutamente impreparati a risolverlo. All'improvviso si affacciarono tumultuosamente_ sul tappeto numerose questioni militari, tutte poderose ed 1mpor~anti_ e tutte urgenti, perchè da troppo · tempo neglette o lasciate insolute, mentre nessuno dei no·n militari
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e discuterle, per non essersi s1· t rovava. 1·n grado di .affrontarle . . , mai occupati di cose sim1h. . . . Per forza doveva quindi essere la ste_ssa ~la~se np_htar~, sic1. ~n b1sogm dell chie es~rcome que lla più in grado di conoscere , cito, la prima a manifestarli, a su~ger~re, a propo:'re, a :d Persino a pretendere con rnusitata energia. E panere, · h e 1a stampa · ntieper forza non poteva esserec 1·1 so lo mezzo me quei bisogni a conoscenza poss1"b"le 1 per portare· . . · del paese n ti_e del parlamento e chie~er loro i mezzi e 1e 1_e~;g1 occorre . E sopratutto la stampa quotidiana non militare .. Ma da noi staclpa e paese, e questo in causa ~1 quella, di cose militari hanno sempre r:µastic~to ben poco_m gener_e e nulla in specie, quando si tratta di entrare ne1 de~taglr;La loro · ignoranza ed incompetenz~ n?n furono mai co~1 fanomenali come n elle nostre quest10m. La st_ampa q~otidiana, quindi, non solo non poteva avere al riguardo idee roprie nè tanto meno esatte, per ·essersene da troppo l uni:so fempo 'disinteressata, ma non poteva n emmeno esser~ m grado di vagliare e comprendere le idee e la collaboraz1one dei militari. . . Per cui quando si· d ove tt, e comrnc1 a r e a trattare di . cose . ·1·t ri e fu una caccia reciproca della stampa a1 corrimi I a ' militati e di questi. a quel 1a, non so1o,. non si. badò spondenti tanto pel sottile nè da una parte nè dall'altr_a, per quanto .· d a · la scelta·, ma la stampa dovette abdicare(iomple~ nguar . . . . · tamente quella trattazione nelle ma1:1 _de1·_su~i 11_npr.~".v1~ sati corrispondenti militari lasciandoli hben di sbizzarnrs1 . · su I collo , senza nemmeno e con 1e re d1n1 . . .poter conservare facoltà o possibilità di controllo o ~'mdinzzo. . Dovette fare d'ogni erba un fasc10, a~cettar~ ad occhi chiusi, spalancare le sue ~o~on1:1e ospital~ alla irrompente · vas1one . ,· degli" scrittbri 1n . . mihtan. E questi .furono . ,davvero . valanga, veri O falsi, competenti od in com ~etent1; ~ 1mpro"."~ visarono subito a centinaia; vennero fuon come i f~nghi? ed ogni classe dell'.esercito, ogni arma _o cori:o, quasi ?g~i gradd, ebbe i suoi portavoce ed :i _suoi b_rav1 ~v"."ocati difensori . Si ebbe una rifioritura militare g10rnahstica degna del paese pilÌ militarista del ,mondo._La q_uale non _potev_a certamente essere l'espressione genm~a d1 un pens 1 ~r~ sicuro e di un determinato indirizzo, di tendenze e d1 idee nette della stampa in materi,a militare ; ~a non ~oteva_ eh~ rappresen.t are il solo pensiero e. le _sole idee part1colan dei corrispondenti militari improvvisati. ., . Ma se non si può negare che la parte prn_ corp.batt1:va della nostra classe si sia lanciata allora nella hzza con g10-
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vanile ed esuberante bald3tnza e con giustificato entusiasmo, ed indubbiamente anche col proposito di far bene e di combattere doverosamente una causa buona e giusta, è però lecito il dubbio se essa lo ~bbia fatto anche con adeguata esperienza e con sufficiente preparazione. Lasciamo andare la maggior o minor competenza tecnica nella trattazione di talune questioni, ed il danno che- ne venne a molte dall'essere state alquant,o bistrattate da corrispondenti non abbastanza specializzati nella materia; la maggiore o minore abilità o capacità giornalistica; l'eccesso della produzione; la poca serenità ed obbiettività di molti giudizi e la tendenza al tono polemico, e tante altre minori -mende. Al nostro scopo interessa di preferenza far risultare come la nostra insufficiente preparazione ed esperienza a condurre campagne simili, ed anche un pò la nostra ingenuità, si siano rivelate subito ·ed in ·maggior grado in due cose. Anzitutto nel lasciarci trascinare a mostrave di ante'porre talvolta, e sia pure più nell'apparenza che. nella sostanza, · i nostri interessi individuali a quelli collettivi dell'esercito, -0ppure quelli collettivi dell'esercito a qnelli generali del paese, col rischio di quasi disgustare quest'ultimo. Ma peggio ancora nel lascìarci consciamente od incosciamente trasformare in strumenti di lotta politica e giornalistica·, partigiana sempre, così da abbassare la questione militare a semplice arma o pr~esto di guerra di partito, da· falsarne gli suopi e le finalità, e da com prometterne quasi la soluzione.
combatte a scapito di quelli generali od altrui, e diventata addirittura universale e quasi bestiale. Nessuno, ad esempio contesta alla fanteria il diritto di voler mantenere quel giusto posto che le compete neil'esercito; agli artiglieri quello di discutere quei progetti che ritengono a loro dannosi; ai gradi meno considerati e meno favoriti di aspirare a legittimi miglioramenti; a chi sta bene di aspirare a non muoversi, e viceversa. Ma quando si tratta di andare a contare tutte queste cose al paese col :proposito di convincerlo e tirarlo a sè, ci vuole ben altra maniera di quella che in massima abbiamo usato noi. E sopratutto bisogna saperlo . fare non solo a tempo ed a luogo, ma anche in modo che nemmeno nella apparenza o nella forma abbia a parere che quegli interessi particolari possano essere dà noi preferiti oppure essere in contrasto od in opposizione con gli interessi collettivi. Invece, diciamolo pure, la battaglia recentemente combattuta, e della qu ale stiamo ora racco. gliendo i non riéchi nè molto gloriosi trofei, fu sin da principio la somma di Ùn'infinità di piccole e talvolta piccine battaglie particolari, di azioni isolate e di scaramuccie staccate, in difesa più che altro di interessi e di idee particol ari, anzichè una vera e ptopria battaglia organica ed armonica in difesa del bene e degli interessi collettivi di tutto l'esercito. Molti corrispondenti militari, essendo ufficiali in una data arma o corpo, o specialità, non sempre seppero spogliarsi si;» da principio e completamente delle loro particolari.tenden~e; non riflettere le idee predominanti in determinati ambienti"O classi di persone; far tacere almeno pel momento l'interesse particolare per lasciar passare i'll prima linea le maggiori questioni e d'interesse più generale. Queste furono sin dal . principio molto neglette. E così quelle delle fortificazioni, della . ferma , dei bisogni dell'esercito in relazione ai bisogni dell a marina, e tante altre qhe cominciarono ad esser discusse soltanto più tardi, e per forza, allora, un po' affannosamente ·e · tumultuariamente. Prima che la commissione d'inchiesta avocasse a sè ogni cosa, e l'esame e la difesa di tutti gl'interessi indistintamente, ed imponesse come una specie di tregua generale, quelli particolari ebbero il sopravvento. E soltanto in seguito dovettero cedere in parte e ritirarsi da lato di fronte all'imporsi ed all'irrompere di quelle questioni più gravi e d'interesse più generale, riflettenti la vera preparazione militare la cui maggior deficienza in confronto agli 1altri eserciti era ed è sempre sopratutto nei mezzi· materiali, numerica e quantitativa. E la persi-
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** Circa il primo punto, interessi a questo mondo ne hanno · tutti: classi ed individui: collettivi ed individuali. E nessuno al mondo contesta il diritto di difenderli e tutelarli purchè legittimi e con mezzi legittimi, e purchè s'abbia sempre presente che gli interessi degli uni finiscono, come la libertà, dove cominciano quelli degli altri. Ma anche nella difes~ dei propri interessi ci vuole una certa politica, modo e misu:ç-a. Occorre saperlo fare. Le cause anche le più giuste non sono le_ più facili a difendersi, nè possono es~erlo da qualsiasi avvocatonzolo senza preparazione nè- esperienza. Specie quando si tratta di questioni così gelose e delicate come le nostre, e di farlo davanti ad un tribunale ' così profano di cose militari qual'è l'opinione pubblica italia:na, e reso ormai così scettico e stanco dallo spettacolo della diuturna l0tta d'int-eressi particolari che si
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stenza in essa, non · ostante tanto interessamento e tanta buona volontà per parte di tutti, va appunto attribuita essenzialmente al fatto che l'insorgere e l'imporsi deg1'interessi particolari e la loro discussione, hanno per qualche tempo oscurata la esatta visione delle cose e dei veri bisogni dell'esercito, occupato tutto il tempo e le energie disponibili, esaurite le forze, ipotecata la stampa, stancato il paese.
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** Giacchè il peggio si è il modo e la forma con cui tutto questo è avvenuto; tali da stancare e disgustare _anche i più interessati ed i più volenterosi, e da pregiudicare ogni ulteriore interessamento avvenire anche per p.a rte del Paese. In un organismo come il nostro, formatosi come tutti sanno e da quasi mezzo secolo immobile e quasi fossilizzato nelle . sue tradizioni, era più che naturale che quei primi tentativi di ~iforma un po' radicale incontrassero correnti contrarie, urtassero contro resist.enze tenaci !} passive, contro pregiudizi e tradizioni robuste. Era naturale ed umano che nell'ambiente militare improvvisamente turbato ed eccitato si manifestassero correnti èontrarie di reazione e di opposizione e si svegliassero desideri ed appetiti che prima nessuno nemmen si sognava. Ma non era assolutamente naturale, nè umano, nè tanto meno militare, che quella reazione assumesse proporzioni e forme così poco consentanee, per non dir altro, con lo spirito di disciplina di un esercito. Come d'altra parte non fu mai logico nè naturale che le reazioni d'allora venissero quasi giustificate, incoraggiate e plaudite, e che soltanto quelle che vennero dopo venissero biasi- · mate e eombattute. Tutte biasimevali indistintamente: quindi avrebbero merìtato eguale trattamento. Invece non fu così. Ma allora fu reazione un po' più dall'alto e dal centro: di poi lo fu troppo dal basso _e dalla periferia. Allora più scientifica ed illustre, o meglio organizzata e protetta; di poi troppo disordinata e piazzaiuola, e troppo abbandonata a se stessa. · ' Fatto si è che vi è stato persino un momento in cui l' insorgere degli interessi particolari si è manifestato apertamente, rumorosàmente, bellicosamente ed indisciplinarmente. Non si era mai assistito nel nostro esercito ad una .simile ribellione d' interessi offesi, ad un similé pronunciamento. Noi siamo facili a dimenticare; ma è roba di soli due anni fa. Da quel momento ogni serena discus;;ione delle cose militari travolge e degenera, complice e mezzo la stampa. Questa
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diventa il paladino di tutti g1i sfoghi legittimi ed illegittimi, di tutti gli interessi presunti offesi o minacciati, il portavoce di tutte le polemiche militari più incresciose e piccine. Da un capo all'altro della peni-sola e con grande edifiéazi?ne del pubblico spettatore, sono liriche invocazioni degli artiglieri, gridi di riscossa dei fantaccini, cariche e sciabolate della cavalleria, vituperi contro lo stato maggiore e la s~uol~ di _guerra, offese ed autottifese, denigrazioni reciproche, piagmste1 e pettegolezzi, cui prendon parte con gara unanime grandi e piccoli, sot.t otenenti e generali; il tutto mescolato alle proteste ~elle imprese dei grossi fornitori ed agli urli isterici della burocrazia. Sembravano i bei tempi eroicomici della Secchia mpìta ! . Non è esagerazione questa. Tale fu il doloroso spettacolo d1 allora. Il ~uale, però, è bene insistervi, ed a parte la maggiore o..minor giustezza e legittimità di quegli interessi fu dovuto essenzialmente alle forme ed al moào coi quali si 'Vollero difendere.
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Ma meno male ancora, qualora quei soli interessi fossero -stati sempre soli in gioco a cozzar tra di loro e tante incrésciose polemiche, così poco serene e così po;o militari, fos'Sero state abbandonate a loro stesse. La pubblica opinione ne avrebbe fatta ben presto giustizia sommaria. La ~tessa,, • stampa che dava loro così larga e cieca ospitalità, se ne sa,-. rebbe ben presto stancata, ed esse sarebbero finite ben presto di n~orte n~turale sotto i_l peso della ~enerale riprovazione. Ma 11 pegg10r malanno s1 fu l'intervento in causa della politica. Ma non tanto della politica di governo che si fa su in alto, per_quai;ito anch'essa subordini talvolta la difesa nazionale e la trattazione delle più gelose questioni militari a crit~ri po_litici del momento; quanto della politica di partito, piazzarnola e giornalistica, che è il peggior guastamestieri che esista al mondo, fa,tta da una parte della stampa che da qualche tempo sembra non aver trovata altra arma migliore, per le sue lotte politiche, delle nostre questioni militari. E davvero, ciò che ha più di tutto nociuto ad una più sollecita e completa soluzione del nostro problema militare, è stato certamente il fatto che essa è proprio venuta a coincidere con uno dei momenti di più acuto antagonismo tra i nostri partiti politici, tra governi ed opposizioni, inacerbito altresì,.da tragicomiche competizioni e beghe giornalistiche. Da qualche anno a questa parte, non si discute più contro
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questa o quella riforma, contro questo o qÙel provvedimento militare; per il loro valore intrinseco o per queste o quelle ragioni militari. Ma si battono in breccia ad occhi chiusi tutte le riforme in blocco ed il ministro che osa proporle, ·esclusivamente pel fatto che questi è :rµenibro del gçi,binetto tale anzichè del gabinetto tal altro: Anche qualora talu~ riforme fossero gìud.i cate per unamime consenso tutte otti~issime, si avrebbe egualmente la stessa violenta opposiz10ne. E a ciò si andò aggiungendo 1o spettacolo cosf poco edificante di questa mutua asso_c iazione: qualche organo magno della stampa sfruttare il malcontento militare individuale per farsene un'arma contro il ministero; e, reciprocamente, i malcontenti militari offesi od incompresi, servirsi degli organi antiministeriali per dar sfogo al loro personale malcontento. Ossia, malcontenti politici e m:alcontenti militari gli uni agli altri alleati e gli uni arma de~li altri per combattere nella stessa persona il ministro politico ed il generale riformatore. Vi fu un momento, fortunatamente passato, in cui la stampa ebbe il vanto di aver disciplinato la indisciplinit, raccogliend.o ed irregimentando sotto le sue bandiere tutti i 'm alcontenti dell 'esercito, e di ayer favorito ùna specie di pronunciamento degno del più spagnuolista degli eserciti. · E a.a dopo che venne iniziato talé sistema, si può dire che sotto tutti i ministeri sia stato sempre più o ,meno la stessa cosa. Soltanto si ebbè_ro come delle inversioni di parti. La stessa stampa prima così avversa ai tentativi di riforma del tal ministro della guerra, divenne la esaltatrice degli stessì tentativi perchè fatti dai suoi successori. Sino al punto che il cannc:ine Krupp, -per magie~ virtù, ha cambiato più volte di connotati e di qualità baltstiche, e da ferravecchio quale era stato dipinto, è diventato di punto in bianco un'arma portèntosa. Se la stampa ufficiosa lo esalta, quella _di opposizione lo demolisce; se quella approva le sedi mobili, questa le vagheggia fisse; se quella stenta a digerire il boccone amaro della ferma biennale, questa vi è ciecamente favorevole; se quella JJrima esalta, e poi giustifica, e poi difende, e poi butta a mare disperatamente un nuovo progetto sull'artiglieria, questa bandisce contro di esso una vera crociata. Al .punto che abbiamo qualche organo magno che mette CO:Jlle prima condiziona ai suoi collaboratori militari di combattere ò di esaltare il programma militare del suo. Minis,tero; e qualche collega corrispondente cui vien dato l'ostra-
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cismo perchè restio ad adattarsi agli opportunismi politici del giornale. , Al punto, infine, che vi sono oramai dei giornali che hanno adottato i colori di una data arma, cosicchè si può quasi giurare che nel tale non scrivono che gli artiglieri e nel tale altro i non artiglieri: La questione mi1itare è diventata un pretesto e un mezzo, come tanti altri, di lotta politica ed i veri interessi _m ilitari _sono passati in ultimissima linea di .fronte a quelli politici, giornalistici ed anche bottegai. Il disgraziatissimo e sempiterno cannone Krupp da arma da guerra si è da un pezzo trasformato in poderosa arma politica, come se il merito ed il demerito di un buon cannone potesse dipendere dal ~le o tal altro Presidente del consiglio. Se la stampa di un dato partito sembra avere in un dato momento più ragione di quella avversaria, è forse per merito suo o per convinzione? Oibò! Per pura combinazim;ie. Se domani, ad esempio, salisse al potere un nuovo ministro ed abbracciasse il programma del presente gabinetto, questo programma, oggi eta molti combattuto, diverrebbe subito, come per incanto, per quelli che lo combattono, il toccasan3: di tutti i nosti guai. E yiceversa.
*** Ora è mai possibile, in condizioni simili, una serena e fruttuosa discussione delle più gelose ed importanti questioni ·· \ militari? È mai possibile che con questo sistema paese e le" gislatori riescano a ca:pirne qualche cosa e che la vera ragione militare possa avere la dovuta preminenza? Ma chi non ricorda le sciagurate discussioni sul cannone Krupp div.entato arma politica, e. sulle sedi _dei reggimenti diventate programma di partito? Chi non ha presente il girellismo comico ed ineffabile di certa stampa che ebbe il coraggio di mettere quel benedetto cannone tre volte nella polvere e tre volte sugli altari, e che ogni volta trovò sempre pronti . egregi collaboratori tecnici adatti pel momento politico predominante, come qùel saggio antico · che aveva sempre in serbo le sue ·buone ragioni per dimostrare oggi che il bianco · era nero e domani tutto il contrario? Ohi non rico,rda le piccole e· piccine ed astiose polemiche in occasione della esperienze di Oiriè, fonte inesauribile di prelibate ed invidiate primizie giornalìstiche? E la colpa principale di chi? Dalla stampa forse? Ne.m meno per ~ogno, o solo in minor parte. Essa fa il-suo mestiere ~pecie se di partito. La colpa principale è nostra; ~ella nostra rnesperienza. e della nostra impreparazione. 2{ -
ANNO LIV.
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. Manc~nza di esperienza e di preparazione non dico già tecmc?·m1htare, per quanto anche quì, un pò più di specializ-< zaz10ne non avrebbe fatto male; ma professionale nel senso giornalistico, ed anche nel senso psicologico. Ossia è mancata in taluni la capacità .a saper distinguere la buona dalla cattiva stampa; quella che davvero sa ispi~·arsi ai -veri interessi sup~emi dell'eserc~to e _d~l. paese da quella che non sa ispirarsi_ che a cnten po!1t1e1 e g iorna listici; a . saper usare i modi e le forme voluti anche nella. polemica e le. armi migliori della persuasione serena; intuire quell; che si può dire e quello che è bene tacere; conservare il senso della misura e della opportunità delle cose e del momento; afferrare lo stato d'animo e gli umori variabili della opinione pubblica l 1a q uaLe non ama d'1 esser seccata oltre misura ed è facile alla' ribellione. Siamo entrati in lizza p ieni di fede e di buoni propositi . M ~ ci ~ ~asca~o l'as~no. A?biamo finito col prestarci al giuoco dei politicanti e de1 politi castri, e col lasciarci ingenuamente sfruttar e come a rma di guerra politica e di piccole beghe giornalistiche o bottegaie. · E i frutti di .tutto questo li stiamo raecogliendo ora: d'ordine materiale e d'ordine morale. Il nostro problema militare sembra finalmente avviato verso un principio di soluzione purchessia. Ma vi si è incamminato con molto _stento! e _dopo di avere attraversato in paese un lung_o periodo dr discussione indubbiamente ampia ed intensa, ma che pel modo come è stata condotta non sempre sereno ed el evato, ma talvol ta acerbo e disordi~ato 'convulso e persino violento, non ha certamente giovato qu~nto sarebbe occor.s~ a fare .s~ d~ esso luce completa, ed a presentarlo al defin.1t1".'o giud1z10. 1Il condizioni favorevoli, limpido ed impregrnd1cato e nei suoi veri termini. L a caratteristica ora predominante è ancora la incertezza, la indecisione, il disaccordo anche su questioni chiare ed evidenti come la luce del sole. E difat~i i risultati n on furono sinora quali l'esercito c~rta~en.te s1 attendeva, o almeno non certamente proporz10nati alla_ somma degli sforzi fatti e delle energie spese. F.ra ! a:i,to disaccordo e tante incertezze, e fra tante competiz10m, 11 governo h a avuto buon giuoco a seguire una via di m ezzo c~e. forse non risolve completamente il nostro proble~a mrl1tare. E questo vuol dire una cosa sola: che nè la coscienza del paese, nè quella quindi del parlamento sono ancora ~l:ibastanza mature per una migliore soluzione. E, m ul•ima analisi, che tutto quanto si è detto e ·fatto in quest'ultimi anni di così intense e ferventi polemiche mili-
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tari è stata in buona parte fiato sprecato, o per lo ~en? _non ha reso in proporzione. Che si è sbagliato strada ed md1nzz? e che in tutto ciò la classe militare ha la sua buona parte dr colpa e di :r_esponsabilità. Con l'aggr av~nte poi, ol~re il danno emerCTente di quella insufficente soluz10ne materiale, anche del h~cro cessan te. E questo dal punto Ji vista per così dire morale del consenso e dell'appoggio della pubblica opinione e del p~ese. Ed è appunto da q~esto punto di vi~ta più el.evato che non sembra esagerazione 11 parlare dr battaglia quasi perduta.
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Non iUudiamoci e proseguiamo nel nostro piccolo. esame ~i ,coscienza. Possiamo forse creder e proprio sul serio che 11 paese sia rimasto m olto edificato ~allo_ spettacolo d~:at ~ t~e anni di polemiche continue e q u asi astiose e pers?n~h, d: d~-, scussioni poco serene, di piccole querimonie e recni:n1~az10m7 di competizioni e pettegolezzi d'arma e corpi, b1as1mevoh nella forma per quanto giustificabili talvolta nella sostanza'. ,Ohe dal punt o di v ~sta della estimazione nella quale es~o ~1 deve temer e e dell'alto concetto che esso deve avere d1 n01, ci sia guada~nato ? Che nOI)- ne sia rimasta invece u1:1 po' offuscata n ell'aureola del disinteresse e dell'abnegazione, del ·dovere e della disciplina che h a sempre circondata la nostra classe agli occhi del paese? Che que,:to non cominci ad esser;ne un po' disgustato e un pochino anche secca_to ? La nostra causa è sempre stata santa e giusta. Nessuno .i? nega. Ma siamo sempre lì. Nessu.mo impugna la sua santita e la sua giustezza, ma i mezzi adoperati, ed il modo col quale abbiamo pret eso farla valere. E tutt o a nostro danno. Per citare un solo esempio, il modo come è stata trattata ~~ secondaria questione economica in- confronto all~ b~ pn~ importante questione morale, è stato tutto a pre?rnd1z10_ d: quest'ultima. L'ultima gigantes?a c~mpagna dei fe~rovier~ inglesi ed altre battaglie proletan e c'u:1-5egnano come m certi casi occorra saper sacrificare e mettere pel momento d~yarte le rivendicazioni secondarie e materiali, per quanto pm pratiche ed immediate, per aver maggiori prob~bilità di trionfo nelle più importanti rivendicazioni morali. Uha cosa alla volta. Invece, la m ancanza di un~tà e d'i ndirizzo nelle nostre discussioni · militari ed il modo come è stata condotta la re-0ente campagna, han~o dato buon giuo_co ~gli_ interessati di falsare a questo riguardo le nostre asp_iraz10m_; ha:ino pe_r,messo di far credere che n oi anteponessimo, agli altn ben pm important,i, i postulati economici. E c~e essen~o~i oramai ! più o meno bene, a questi provved~to co: successrv: aumenti di stipendio, così la questione degh ufficiali debba rntendersi
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definitivamente e completamente risolta con piena soddisfazione cli tutti. Il che sappiam bene che non è vero. In sostanza, se la recente campagna è riuscita a far provvadere a taluni fra i più urgenti bisogni materiali dell'esercito, non sembra averlo fatto che i:p_completamente. Mentre che dal punto di vista morale e specialmente per quanto riguarda la nostra classe ed il nostro prestigio, essa potrebbe esser stata più pregiudizievole che utile. Nè ci deve illudere che paese e parlamento abbiano dati, quasi senza discutere, i molti, ma pur sempre insufficienti milioni che vennero loro richiesti. Questi furono concessi più. che altro sotto l'incubo del pericolo fatto balenare dalle rivelazioni . sulla insufficienza della nostra preparazione miÌitar~; sotto l'aculeo di una patriottica... trepidazione; per le imperiose 'necessità materiali della .d ifesa nazionale. Ed è stato, quindi, in massima parte e per i più, un consentimento interessato e quasi forzato. Ad ogni modo fo una cosa a · sè. Il che quindi non esclude che quanto al resto, a nostro riguardo specialmente, il paese possa essere rimast:o un po' seccato e disgustato. E non avrèbbè poi tutti i torti. Ora, guai se il paese finisse col disgustarsi da-vvero e mandarci davvero a quell'altro paese. Il nostro esercito, per eccellenza e per tradizione conservatore delle sue finaliti nei suoi scopi e nella sua ragione d'essere, ma intimamente, e fortemente democratico nel modo d'essere, deve sentireche se esso è la più grande forza della nazione ed il più sicuro presidio delle sue istituzioni, a sua volta deve attingere da essa non soltanto i suoi elementi di vita, ma anche l'approvazione incondizionata di ogni sua azione e regola. di vita; deve sapersi uniformare ai suoi·sentimenti ed alle. sue tendenze, al suo modo di vedere e di pensare, averlo spontaneamente e disinteressatamente benevolo e favorevole. Per gli scettici, e per chi pensa ancora èome mezzo. secolo fa, e che quindi tale necessità non condivide, aggiungerò che è anche sopratutto nel nostro interesse. *
** Conclusione dunque?. Deporre le armi ed abbandonare la lotta proprio a metà, nemmeno per sogno. Abbiamo an!)ora. molto cammino da percorrere e molte battaglie da combattere ." Una prima battaglia quasi perduta, o vinta imltanto a. metà, non vuol dire la campagna perduta. -E l'esercito sta sostenendo ora una vera e propria campagna, pacifica e incruenta, ma di indispensabile preparazione a quella vera. Campagna di preparazione materiale e di affermazione e di
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· conquista morale, nel p~ese e nella c·o~cienz~ nazio1:ale, dell'altissimo posto che gh spetta. Esso e ora, mdubbiam~nte, in un p13riodo di fortunata ascesa ~al p~ofondo del lnr:i.bo degli obliati nel quale era_ s.tato d:me_ntic~to da tempo 1m~ memorabile da tutti i partiti. Un md1scut1b!le progresso s1 v.a manifestando; una· vera resurrezione si va compiendo. Ma questo è dovuto specialm'?n~e, sia all'i~gigantire ~elle preoccupazioni di carattere sociale! le_ ~uah ~anno finito p~r con: vincere poco alla volta anche 1 pm restn ed eterodossi tra 1 nostri partiti politici della necessità interna della sua forza; sia allo sprone di una patriottica trepidazione, ~liment~t.a <la vao-anti nubi internazionali e dalla preparazione m1ho ' d tare dei nostri vicini. La qual cosa, come ognun ve e, non basta. Non bast~ che l'esercito sia considerato e sopportato -0ome una disgraziata · necessità della qual é non si può fare a meno. Ocèorre qualcosa di più; molto di più. E soprattutto stima, considerazione, simpatia vera e costante, e non interessata nè barometrica. D'altra parte, il nostro problema militarè ·~ ancora ben lontano dall'essere completamente risolto. Vi sono infinite questioni grandi e piccole che attendono ancora una soluzione. E qu1ndi altrettante battaglie. La recente occasione ha fatto rinnovare i gridi d'allarme sulla ~ostraimpreparazione militare. .Rùrnnciare all'unico mezzo concessoci, nemmeno. E q nel mezzo non può essere che la stampa. Con essa ~i ot~iene • tutto . Soltanto éhe dobbiamo convincerci che se noi abbiamo ·in essa un'arma moltÒ potente, èssa è altrettanto pericolosa ed a doppio taglio, e che ocçorre quindi saper~a ~bilmente adoperare. L'opinione pubblica, sulla quale s1 mira apremere per mezzo suo, è ·già di per si3 stessa .uno strumento delicatissimo e.sensibilissimo. Altrettunto delicate sono tutte le questioni attinenti all'eserc~to. Nel trattar qui1:di di ess~, specie in momenti come questi e con un pubblico come 11 nostrd, non potrà mai riuscire efficace altro s1~tema ,ch~ q1:1ello della persuasione lenta e serena. ~ssa è l'arma migliore. Paese e parlamento non vanno presi col ~oltell? al:la. gola e , convertiti alla buona causa militare con malaz10m v10lente B forzate; m~ con persuasione .e con cura orr:ieopatica, spe?i_e quando l'organismo è ancor~· co~ì tefratt_ano alle _cose m1h~ tari. Con la violenza non s1 ott10ne mai nulla d1 buono ne di duraturo ma si guastano anche le cause più giuste. Non lo lascerem~· certamente fare ai medici o agli avvocati, nè . tanto meno a quei sedicenti competenti che hanno trovato nelle questioni militari una nuova industria da _sfruttare. Ma va fatto con grande ponderatezza e moderaz10ne e sernnità di giudizio; vagliando prima con molta cautela a chi
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chiedere ospitalità e sdegnando la stampa della quale si e parlato; scegliendo bene le questioni da trattare e solo tra ~uell~ nelle _quali possiamo essere in certo modo specializzati; spass10natamente ed obbiettivamente e moderando i nostri sfoghi anche se legittimi. Ma sòpratutto tenendo · conto_ della oppo1~tur:~j~à delle cose.e del momento e degli u~on_ molto vanabih della pubblica opinione; senza las_c1_ars1 tra~form~re_consciamente in strumenti di lotta politica e g10rnahstica, e senza prestarci al giuoco di detta. stampa,. quan~o ~i vede che per combattere le sue piccole baruffe m famiglia essa va proprio a scegliere le questioni relative all'esercito, i cuùupremi interess_i sono invece tanto superiori a tutte le sue piccole questioncelle. . Ed è tanto più necessario entrar tut ti in quest'ordine di idee, pel fatto che disgrazi atamente la sola stampa mÙitare propriamente detta è ancora assolutamente insufficiente a quell'azione di apostolato e di propaganda esteriori. Cosicchè, quando si tratta di questioni nella cui sol uzione dev?no per ~orz a _influire anche parlamento e paese, noi dobbi~1:11o parimenti per forza ricorrere a quella quotidiana non m1htf1.re. Non ne possiamo assolutamente fare a meno. E tanto più, come ho detto in principio che causa i rinnovati allarmi e le sempre crescenti preodcupazioni circa la n~stra preparazi_one militare, a ragione od a torto ed in qual misura non andiamo a vedere, pare si vada delineando la :possibilità che ad essa sia dato un maggiore e più vigoroso impulso ; e che le ultime recenti con clusioni della commissi~~e d'.inchiesta _rimetteranno sul tappeto molte questioni ' m1htan tuttora msolute. Alla r elativa t reg ua del decorso anno sta per succedere una nuova fase, se non una nuova campagna. Auguriamocela migliore e più feconda di quella trascorsa. Ma p~r ciò è indispensabile evitare gli errori· in essa commes~i .. E più grave tra t utti, come ho detto, quello di esserci lasciati trasformare, consciamente od inconsciamente in strume:1ti. di lo~ta politica e giornalistica, partigiana' sempre, cosi da lasciare a?bassar e 1~ ques_tione militare a semplice arma e p_r~testo di guerra d1 partito, da falsarne gli scopi e l_e fìna!~ta,_ e ~a c~mp~~metterne quasi la soluzione. E per evitar cio, 11 r!med10 pm eroico ed efficace sarebbe ancor quello _di boicottare decisamente certa starupa. Ancona, 1° gennaio 1909. GrANINAZZI CA.aLo capitano.
IL MORALE E LA EDUCAZIONE DELLA FANTERIA DI LINEA
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• L'arma di fantr.ria ha più d'ogni altro , bisogno d'aver a ltq, qurl chP, si r hi ama , morale, ma per una strana e funesta vi• cenda (li pregiudizi. rli rm ,ri, d> usnrpa• zioni, nessun Prornet.eo fu mai cosi sa lda• mente incatenato ad una rorcia, come è , saldamente inca'.euata g,ù basso la 'fan«
teria • .
1/ivista militare.
Truppa
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Il sogno è sempre più bello della realtà ed il risveglio ci rende sgopienti, vedendo, quasi ai nostri piedi, l'idolo che avevamo. innalzato . E cco il mio sogno: La fanteria, regina delle armi, termometro infallibile sui campi di battaglia, merita la maggiore e la miglior e cura. Essendo il fascio più grande dell'assiem_e che forma l'esercito, ha bisogno di più forte legame, ha bisogno di vedere, nel sorriso d'orgoglio della _nazione, rifles~a la venerazione sincera, che le viene dalla coscienza del proprio valore. L a realtà i nvece risponde; La fanteria quando è . rinserrata tra cavallei-ia ben montata ed artiglieria potente, va avanti 1licura, non ha bisogno di nulla, del resto il buono si è tolto. Gli alpini, vedette ai valichi; ,i bersaglieri, esp_loratori arditi, sono una sua emanazione. In pace, non possiamo curar tutti eleviamo le parti più piccole, forbiamo solo esse. ' . . Se vi ha ancora tra i fantaccini, del buono venga avanti, s1 mostri, d':fl.e lo u'iandiamo a r espirare altrove, e così « si dà « meno a colui che sembra aver meno bisogno e lo si consi« dera poi meno, perchè povero ». · : La causa per cui la regina dell'e battaglie non è al :rosto che merita l'ha detta uno scrittore della RivisttJ, militare. « A lla · « nost1:a fanteria manca l'orgoglio; essa 1:espira.·a disagio, ~ non per malattia di polmoni, ma per difet~o d'aria, è ~o~e «· un uomo sano messo a vivere in un ambiente dove 1 aria . « sia rarefatta e ' viziata, che, per quanto sano, fì msce per mo« rire asfissiato od avvelenato »: · La lunga pace, dopo tristi con~itti: i! sentlmentalismo ita~ liailo inquinato di spagnolismo, 11 viziato reclutamento dei quadri e dell~ truppa, la persistente ignoranza del popolo (1) Conferenza di presidio. Letta al circolo militare di Catania
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IL MORALE E LA EDUCAZIONE
che, abbacinato dalla forma, crede in ~ssa materiata la sosta1:za, producon_o. nella fanteria il cuore - i polmoni della nazione - una t isi lenta, ma non per questo meno micidiale.. I suoi lamenti dignitosi urtano contro la consu~tudine e q:1-a~d?. riescono ~ far breccia in tale muraglia, fatta di pre'. gmdizn, ne trovano un'altra: la :finanziaria. Si è abituati a reprimere non a prevenire, nessuna· cura ricostituente· si aspett~ il malai:ino per c~rrere dal medico ..... Per spè~1 dere magan molto, e necessario un pericolo visibile. Finchè la febbre non abbatte, :finchè il nemico non schiaccia si crede imp?ssibile la _morte: ... si ride dell'avversario che ~ciupa in armi ed armati (medwme preventive) il danaro utile al commercio pacifico. Tutti vogliono un esercito forte ed armato; ma, per non urtare contro la pacifica società elettorale mentre Galba è ~ontano, _si o?cupanò e si preoccupano di ~iò eh~ non può improvvisarsi da un momento all'altro - artiglieria cavalleria, fortezze, servizii - e tengono in seconda linea' la fanteria - non specializzata - per la quale non mancano nè uomini nè armi. . Così essa si considera arma facile e si crede d'averla bella e pronta possedendo contingente numeroso e fucili micidiali· quando rimane ancora la sola arma difficile 1~ sola fattric~ di vittoria. Le superbe cariche di Mars-la-Todr non salvarono i Francesi dall'accerchiamento di JVIetz; l ' invitta cavalleria cosac?a ~on riuscì a sm uo_vere, . a fermare i fan ti giapponesi, marcianti su Mulden. Ganbaldi scelse ad uno ad uno i suoi mille e non si preoccupò- molto del loro vecchio armamento « chi non ha un fucile prenda un coltello, un chiodo, nn ba« stol\e, un sasso e -mi segua ». Il preconcetto ahe la fanteria - speciàlmente di linea _ sia un_'ar~a f~cile, _è così inveterato, che resiste, malgrado le rag10m ass10mat1ehe, sanzionate da secoli d'esperienza ~algrad~ i mod_er1:1i fucili di cui essa - pur fugante, senz~ p10mbo, i cavalieri borgognoni - è armata. Il_ det~o.di Napoleone « è il ne'r bo di un esercito» passa · nel domm10 delle fras~ fatte e si crede che la fanteria sorga dal suol~ per gemmaz10ne spontanea, senza aver bisogno di cure e di premure. _ . Intanto, mentre in artiglieria il cannone più potente vince 11 meno. potente, a~:.ich~ con se~:7enti più abili e coraggiosi ; mentre in cavalleria v1nc,e la pm numerosa e la méglio montat~, dovendo e~trambe piegare l'uomo al materiale; in fan~ena - _dove _gli elementi morali prevalgono sui tecnici 11 materiale si deve piegare all'uomo. _
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Il cannone senza i:µunizioni rende inabile l'artigliere più coraggioso; il cavallo azzoppato non sente l'entusiasmo del cavaliere; solo ecc. Solo in fanteria, il soldato, anche senza cartucce, rimane un combattente terribile. In artiglieria combatte il cannone; in cavaij.eria il cavallo; in fanteria, 'eccone · l[!. grande importanza educativa, combatte l'uomo arms,to di fucile. 11 pannone tira in guerra come al poligono ; il ca vallo galoppa e si anima in pace co.me in gudrra; ma quel che farà la fanteria, perfettamente allineata nelle parate, non si può assolutamente prevedere. Il cannone mal costruito mostra subito il suo difetto e scoppia; il cavallo montato male s'.impenna o si :fiacca; l'uomo preparato male niente mostra subito, e quando lo mostrerà sul c~.mpo, non si è più in tempo al riparo: il nemico, con fanteria più .ed_u cata, entrerà nel nostro paese, anche se meno numeroso, anche se coI1 fucili meno potenti dei nostri.
*** Tutte le nazioni_più civili hanno fanteria sceltissima e mettono ogni cura affine di migliorarne sempre più il già _buon contingente. In Francia sono devoluti: Alla fanteria - prima nella scelta - gli inscritti · con vigore muscolare, petto largo, aperto, aspetto vivace E!ld intelligente, elasticità di_ membra, piedi perfettamente sani. Alla cavalleria i giovani che hanno abitudini al ' cav:_allo e si consiglia di non prendere i corpulenti, quelli dalle gambe corte, a prescindere dalla statura. Alla artiglieria e gen io, operai, in ferro specialmente; nean~he qui -- meno che per quella da fortezza - importa la statura. Nel Beigio: alla fant~ria gli inscritti alti da 1,55, in su, forti; robusti, con regolare proporzione tra peso ed altezza, sp'alle larghe, lombi muscolosi, piedi ben conservati ; alle altre armi, quelli che rimangono. · In Germania, detratta la scelta delle guardie del corpo -c he debbono avere un'altezza superiore 3:d 1,70 - · ed i ferrovieri; alla fanteria sono · dati gli alti da 1,57 in su, atti alle fatiche ed alle marce; alla cavalleria quelli che hanno conoscenza di cavalli; all'artiglieria e genio gli operai. In Austria: alla fanteria e cacciatori gli inscritti alti da 1,55 in su, con forte struttura, rè sistenti, piedi sani, spalle larghe; alla cavalleria quelli che conoscono cavalli; all'artiglieria e genio gli operai, e sempre a prescindere dalla statura.
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IL MORALE
E LA
EDUCAZIONE
Solo noi la con,s ideriamo arma in cui si può versare, con vantaggio, ciò che le a~tre armi o specialità non prendono-. Solamente da noi si vedono coscritti piangere quando, non essendovi più posto tra i pappini, o nelle sussistenze, li mandano, anzi - con frase caratteristica - li buttano in fanteria ; e si sa che le belle ragazze, a preferen_za, vanno spose ai cavalleggieri, agli artiglieri, ai b~rsaglieri ... perchè non solo gli speroni lucidi e tintinnanti ed i fez rossi col fiocco al vento, hanno, ai femminei occhi, una superiorità indiscussa; ma anche perchè sanno che i più forti, i più robusti, i più aitanti, i più ben pian·tati" non li lasciano tra i fan~ taccini. Iufatti chi viene da noi? Ora tutti i rivedibili di uno e due anni; ed in mobilitazione, mentre a noi mancano quasi gli uomini per completare le unità, la cavalleria e l' artiglieria lascia ai depositi migliaia di disponibili; così la Regina delle battaglie ad esse si presenta con un forte per cento di musicanti effettivi, di allievi, di scritturali, di attendenti disarmati, tutta gente rn.eno allenata, meno resistente e specialmente meno educata, perchè meno degli altri è rimasta in compagnia ad ascoltare ovunque e sempre - gutta cavat · lapidem - la voce ed i consigli degli ufficiali. Ha dovuto specializzarsi, e le rare volte che è apparsa in compagnia, è stato per prepararsi ad uno sfilamento, per concorrere al servizio territori al e. In pace, par non risenta della :fiacchezza dei suoi elementi; ma il giorno in cui scoppierà la guerr a, la nazione comprenderà il grave errore, ':'ol'rà ripararlo, reggimenti su reggimenti, e sempre di fanteria, verranno creati. La patria è in pericolo, il santo entusiasmo scalda i cuori, ma ... nel 1870 furono vani i titanici sforzi del Gambetta, nel 1904: inutilmente marciarono i reggimenti dei riservisti verso la Manciuria; i Tedeschi come i Giapponesi ugualmente avanzarono e vinsero. La fanteria nostra, per virtù insita, non è discesa dal trono creatosi attraverso rivi di sangue. Aleggia su essa uno spirito nuovo, che la fa procedere, ugualmente vigorosa, guardando nel futuro ed aspettando che sorga il suo astro. Intanto, educa come può i suoi figli mingherlini -- scarto delle altre armi e corpi ·_ che si trascinano nelle marce, che popolano gli ospedali e fa sforzi sovrumani per tirar fuori dei soldati. Malgrqdo alcune leggine che lentamente la fanno procedere verso la gloriosa mèta, ancora è considerata quasi il rifiuto; e mentre lo zaino pesante, nelle lunghe ed afose marce, fatte in ogni tempo, su ogni terreno, venga giù acqua o neve o
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bruci il sole, richiederebbe forte costituzione, atta a sopportare l'addiaccio il combattere sfiniti dalla stanchezza e dalla fame si manda ~ nell'arma che decide le sorti del paese - lo scart~. Nessuna esagerazione: nella statistica d~i morti si constata che due ·soli superano, per polmonite, la medi~ ge~ nerale: i bersaglieri ed in modo accentuato la fanteria di linea; la qualcosa chiaramente dice: Chi va a piedi h~ b~sogno di polmoni sani, cosa che certamente non hanno 1 rivedibili per deficiente sviluppo toracico. . La fanteria prussiana, che aveva fin d'allora un ottimo reclutamento nella marcia dalla Saar alla Mosella, mentre le altre armi ebbero perdite insignificanti, lasciò indietro 58 uomini per ogni battaglione del I corpo e 68 e 120 per ognuno di quelli del II e X. . L'ufficiale mandato a prendere le reclute bisogna che ancora scelga fra quelli scartati. Ciò non si dovrebbe più fare ... ma intanto 1 l a consuetudìrre è più forte della legge. , Del resto la selezione non finisce ai distretti, giacchè i corpi stessi, quando non li trovano atti, ce li ~andano _dritti e filati ; nei bersaglieri non può restare ch1 non resiste alla corsa. $i ripuliscono così le altre armi e specialità a disc~pit~ nostro senza pensare che il male più che alla fantena, s1 fa a t~tt·o l'esercito, perchè .« l'indebolire un punto della « verga, per fare più robusto un altro punto, n?n ser!,e ad « altr.o che à determinare, nella verga, una sez10ne prn fa« cile di rottura ». Malgrado ciò si continua ripetere: la fanteria è l'ar~a principale, è il nerbo dell'es~rcito: è . la fattric~ ~~Ila . Vl~toria; quando però si tratta di costitmrla le s1 da c10 che rimane e dalla prima linea, dove si troverà sempre, quando farà cal~o si vede messa in fondo: Prima nei doveri, ultima nei diritti.' Sul campo di battaglia, mentre l'artiglieria cambia un paio di volte posizione, dà e riceve perdite, diffici_lmente. a m_e no di 800 metri non assiste pur producendola, alla carneficrna, ' ' . . . ha gli uomini meno affaticati, più sereni e legati_ ai pe_zz1; mentre la cavalleria passa, dalla inazione itlla rapit!.a az10~e di sorpresa e si rovescia ad affrontare la _morte; la fanten~ trasporta su sè stessa, il peso, che gli al~n _fa~no gra:7are cavalli; pur avendo le gambe stanche, i J?l~di sa~gmnolen_ti e lo stomaco forse vuoto. Ed in tal condiz10ne si fer.r:qa m una trincea, non per ripo~arsi, ma per fa~· fuoc?, _ed a volte quel fosso finisce per essere la to~ba: _I _rimasti, m mezzo a tanto orrore, devono, non aiutare i fent1, ma tor loro le car-
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tucce ed andare avanti per propria coscienza, per alto sentimento cli sè. Non si può constatare se i caduti sono feriti veramente, non si può perdere tempo a spingere innanzi chi dice di essere spedato, chi è stato mortalmente colpito dalla ' paura - palla pi_ù micidiale ,dello shrapnel. E bisogna correre avanti, dove maggiore è il peTicolo; bisogna imporsi con tutto il morale sul fisicò; bisogna saper dir~ al corpo: avanti, va ... corri al nemico ; e ciò perchè si vuole, non perchè si è trascinati da un cavallo o legati ad un cassone. Avanti, avanti e con lo zaino, di cui si potrà meglio equilibrare il peso, ma non si riuscirà ad abolirlo. La tenda è n ecessaria · corrie i viveri, come le cartùcce che il fuoco divora così che bisognerebbe aumentarne la dotazione. Dato, ciò, 1~ soluzione più logica sarebbe quella di assegnare alla fanteria spalle più robuste su gambe di acciaio; così si avreb~ bero meno ammalati, ed. a gente ben tarchiata, lo zaino non sarebbe più un incubo. ·. A_ noi poi vengono non solo quelli che l'estetica scarta e che i luoghi di cura più facilmente accolgono - ma anche quelli che l'etica bolla. Un allievo d' istituti militari, per qualunque ragione espulso, vìene in fanteria di linea ad ultimare i suoi obblighi di leva. · Nei reclusori militari, i soldati a qualunque arma o corpo appartengano sono spogliati dei loro abiti ed indossano -'producendo un lieve vantaggio finanziario ed un enorme svantaggio morale - il glorioso cappotto del fante. Dopo questi ed altri fatti come si fa a volere alto il morale del fan toccino ? Il cavallo intanto porta alla catica anche il soldato timido il cannone non trema sull'affust0, e l'ufficiale ha in 20 metri i suoi uomini, legati ai pezzi; ma il fucile trema, quando il morale non è saldo, quando non si sente la religione dell'onore. « Un cavallo fiaccato sottrae un combattente un « cannone smontato non dà che una bocca da fuoco di ~eno, ~ ma un solo fantaccino che scappa schiamazzando, propaga « il panico tra i compagni, e mette in forse le sorti della ~ giornata ». * * *' · Noi che abbiamo bisogno di meglio educare, di elevare la recluta, mal vestita, che si sa scarto, che sa come il suo cappotto vesta inabili e galeotti, noi essenzialmente curiamo · l'_istruzione p~atica - la sola onnipotente - impinzandola d1 regolamenti. Vorremmo che le idee si allineassero come i fucili e le coscienze si plasmassero .come i corpi.
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La recluta appena1 allé armi viene lavata, disinfettata, vaccinata e mentre abbiamo tanta cura per il corpo, non ci curiamo poi, di fare ·Io stesso accurato lavoro, per la coscienza, che a quel corpo comanda. Così fabbrichiamo, senza conoscere il terreno su cui dovranno poggiare le basi ; a volte innalziamo su fondamenta scosse o formate di materia esplosiva; ed affidiamo al cappotto la profilassi dell'anima. « Si direbbe quasi», scrive il generale Corsi, « che noi ab- · « biamo dalla natura, dal sangue dei nostri avi, il dono di « tutte le virtù militari, tanto che, basta mettere un fucile « in mano ed un cappotto indosso ad uno qualunque dei « nostri cittadini o villani, per farne un soldato eccellente, « sobrio, sommesso, 0oraggioso, intrepido, aggressivo, invin« cibile, se ben condotto ». · Se l'educazione intensa, anche a scapito della istruzione, è necessaria a tutti i facenti parte dell'esercito; è assolutamente necessaria ed indispensabile alla fanteria che, all'atto della mobilitazione, richiama dal congedo la maggior parte del contingente. Bisogna quindi che la recluta sia moralmente elevata, 0oscente al pericolo; non un automa che avanza o rimane fermo per paura; bisogna fare in modo che tornando, non più atta alle fatiche e senza ricordare il maneggio di arme preciso; veda ancora nella bandiera il simbòlo della patria e della famiglia. Bisogna che, all'ombra dell'adorato vessillo, veda profilarsi la madre, la donna del cuore che · sempre e ad ogni costo· deve difendere dai nem1c1, senza contarli. · Nel trasformare i cittadini soldati, npi abbiamo le identiche colpe dei maestri. Infatti, scuola ed esercitò, non si curano che dello scopo immediato : far bella figura innanzi al provveditore che ispeziona, innanzi al generale che passa la rivista. Tanto nelle scuole che alle armi, si apre la mente prima di educare il cuore; s'insegna a t ener benissimo la penna ed il fucile, senza preocc,u parsi poi se scrivano lettere anonime o rivolgano le armi contro la patrìa. La nostra educazione è del tutto form ale. Mentre il gesuita in up. mese fa di un giovane affidato alle sue cure, uno scrupoloso seguace del mistico di ,rPamplona; mentre il socialista facendo balenare la realizzazionf, di ricchezze, in pochi giorni trasforma il neofita - sognatore od utilitario - in un sacerdote delle sue idee; noi teniamo per anni i soldati, senza insegnarè a starsene lontano dagli uni e dagli altri, · senza insegnare a vivere nell'amore della famiglia e della patria, che può avere ad ogni momento bisogno del loro braccio, senza riuscire a ·tenerli lontani dal vizio, dalle era-
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pule. Noi, al solito, ci contentiamo di quanto è formale, chiamiamo educ·a to il milite praticamente istruito; così come mangiando un pesce diciamo: com'è bello invece di quanto è buono. Un saluto inappuntabile, una irreprensibile impalata sull'attenti ci commuove, ed in coscienza diciamo: « Ohe « bel soldato»! nel senso di buono alla guerra, senza intimamente conoscerlo, senz'essere scesi nella sua anima, senz'essere penetrati nei meandri del suo cuore, senz'esserci insinuati fra le cellule del suo cervello. Perchè il soldato sia buono bisogna {·.he avanzi o rimanga sotto il fuocò, magari dopo una sconfitta; bisogna che se ne · sia fatto un essere cosciente. È necessario quindi educarlo così da fargli comprendere, come propri, i grandi interessi della patria, e farsi garanti che ci segua ovunque senza voltarsi ... Siccome, scrive il Dragomirow: « Sul campo di batta« glia tutto dipende dal modo di battere del_cuore e dal modo « di ragionare con la testa; dovendo trasformare dei cittadini « in buoni soldati, bisogna prima di tutto e principalmente, « occuparci delle teste e dei cuori. Il tempo in cui si credeva « che addestrando le gambe e le braccia si educassero le « menti ed i cuori, dovrebbe essere tramontato ». Possia,mo noi dire che lo sia?
pesa sul bilancio e fortemente impressiona i perfettamente sani, i quali credono essere stata la vita militare a conciare così i compagni pere fradice dalla buccia èella. Come i nobili decaduti, affliggiamo i nostri padri, quando ci torna comodo; diciamo d'aver nelle vene · sangue romano, senza stabilire se fosse dei decadenti; e mentre i legionarii portavano in pace più carico che in guerra, per abituarsi; noi facciamo l'opposto dando in più: 4 pacchi di cartucce, i . bidoni, le coperte, le lanterne, le reti a pane ecc ... I richiamati poi, alle manovre ed ai campi, non port~no nemmeno le cartucce. * ** ~el no~tro ,ambien~e s'agitano due scuole per ragioni pm logiche d1 quelle capitanate dal Loyd e dal Mes.n il Durand. Da una parte stanno i conservatori della forma rigida; essi hanno: paura di tutto ciò che è nuovo; dall'altra stanno que.lli che vogliono l'esercito all'altezza delle nuove idee. · Mentre i primi nulla vogliono dimenticare del passato e 1,retendono muoversi camminando all'indietro, così· da non rispettare ·- loro rigidi - J regolamenti, informati sulle idee moderne; gli altri, come tutto ciò che è giovane sono frettolosi, ed al cammino dello scarafaggio, oppong~no la ·COr,3a del cerbiatto. · Quelli piangono ad ·ogni inno_:azione e predicono il finimondo: questi sono scontenti perchè essi filano con la velocità della luce eçl i regolamenti si muovono a passi di lumaca. I primi sognano il ritorno alla disciplina del bastone, alle carezze di Wallestein, alla rigid ezza assoluta, al soldato automa; gli altri gridano: Tutto ciò che non è utile alla guerra è dannoso. Il s.oldato bisogna lasciarlo libero, padrone della sua responsabilità, guidandolo col filetto, non col morso; usare sempre guanti di velluto sotto cui stia una mano di ferro, sviluppare la sua intelligenza, prima dei muscoli educarne la mente ed il cuore, perchè in qualunque momento sia pronto a qualunque sacrificio e sappia essere affusto che .non trema, al suo fucile, e sappia sempre essere temibile con la baionetta, con i pugni, con i denti; anche senza trovarsi sotto l'immediata s&'rvegÌianza del superiore. Noi, per rispetto alla forma, educhiamo il soldato tra le paure, quando si do,rebbe, prima di tutto, insegnargli a non a!ern~. Da~la paura di macchiarsi, passa a quella di maneggiare 11 fucile carico; dalla tema di un colpo d'aria a quella di buscarsi una storta. Dovremmo strappare da quei giovani cuori la paura che . ' nasce con 1a vita, e con le nostre eccessive precauzioni,
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*** Quando s'inizia l'istruzione individuale, il fantaccino si chiede perchè i bersaglieri fanno i passi più lunghi ed in maggior numero di lui e solamente i pochi fiacconi sono felici della loro inferiorità. Se qualche graduato in gamba fa correre, saltare, camminare svelta la propria squadra, un cavaliere furibondo gli si precipita a.ddosso: - Per Dio! volete capirlo che siamo in fanteria? Codeste bravure lasciatele ai bersaglieri!. .. Dunque, anche lui, pensa .la recluta, anche lui c'he ha studiato, che ha il cavallo, dice che sono e devo rimanere inferiore al bersagliere? ... e l'affetto per la propria bandiera ancora non vista - maggio,.rmente diminuisce. I nostri soldati devono essere capaci di sostenere il disagio dei campi, di resistere alla rude fatica delle marce, sopportando l'inclemenza delle stagioni, sempre pronti ad affrontare, un dopo l'altro i pericoli, senza fermarsi. · Ma come si possono pretendere .chilometri di corsa da certa gente che si trascina alle istruzioni e che, tra letto e lettuccio, va a finire riformata od assegnata ad un magazzino? Noi, dopo le tre visite mediche, abbiamo, tra i nuovi arrivati, ancora un decimo e più di inabili alle fatiche, che inutilmente
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quasi la facciamo germogliare, dove è solo allo stato embrionale, dimenticando che in guerra essa è fatale e che s~lo nelle anime elette - scrive Ardant de Pie - è sentimento di un dovere, che esse sole sanno comprendere e compiere. La massa però, oggi, come sempre, indietreggia · alla vista della morte. La disciplina ha per iscopo di usare violenza a questo spavento, con uno spavento maggiore, quello del castigo, del disonore. Non pertanto giungerà un istante in cui lo spavento naturale trionferà su quello della disciplina, . ed in quell'istante, il combattente, non educato ad alte idealità, volgerà le spalle. Ardant de Pie, vera anima eletta, che cadde presso Metz nel 70, così scriveva; ma n è la sua autorità, nè quella dell'arciduca Giovanni d'Austria, nè quella del Mosso e di cento altri, riesce a dare una radicale spinta diversa al nostro andazzo educativo. ,Coloro che parlano di guerra, continua il colonnello Ardant, prendono spesso le armi come punto di partenza, e suppongono che l'uomo debba adoperarle sempre come i regolamenti prevedono e comandano. Ma quest'uomo che, per far piacere agli strateghi ed ai tattici, si spoglia di ogni volontà, di ogni passione, può essere l'uomo che i dottrinari fabbricano nel loro studiolo, ma non è certo l'uomo che vive nella realtà. L'uomo reale è fatto di carne ed ossa: ha un corpo ed un'anima, e spesso l'anima pure vigorosissima, non riesce a domare il corpo, ed allorai la carne si ribella allo spirito e lo sgoment,a. É l'uomo, anzi è il cuore dell' nomo, che deve essere preso come punto di partenza di ogni studio guerresco. La vera scienza militare è quella del cuore umano. La massa educata, anche se non istruita è esercito. La massa istruita ma non educata è brarico tumultuante. Non la istruzione tenne saldi al fuoco gli studenti di Cnrtatone e Montanara, i volontari di Garibaldi: La istimzionè non mancò all'esercito borbonico, vinto da stracciati picciotti, a cui fu sprone il fatidico grido dell'eroe dei due mondi, a cui fu arma l'esempio costante delle belle camicie rosse. Non inutili fatiche senza uno scopo chiaro, visibile, ci vogliono, ma lavoro continuo ed intelligente. Non saltuarie cure, appena una rivista appare sull'orizzonte, ma continue, di quelle che fanno nascere la corrente di simpatia e che tengono assieme, più del contatto dei gomiti; non burbanza sciatta ma educazione virile; non ginnastica da monastero < l a musicata» o da palestra, ma da gente che deve saltar fossi in armi e bagaglio, dopo una giornata di marcia; non
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saltini contemporanei di tutta una , squadra, ma salti più lunghi che sia possibile: ginnastica di terreno insomma. Mandiamoli su per le corde, abituiamoli alle scalate; e se salta~ più facilmente la ban·a, poco monta. In guen:a sara:1-no 1 1 primi all'assalto. Se qualche mal destro cade, s1 man~1 senz'altro all'infermeria, senza per questo farne un carico al1' istruttore senza sospendere la istruzione a gente che si ' . deve educare al fuoco, a marciare avanti senza pietà, senza curarsi dei caduti. Ma al nostro soldato non si parla mai di morte, come se dovessero ripetersi le incruente battaglie delle compagnie di ventura, e tal sistema fa sì, che anche dinanzi ad un ferito, si vedo~o i figli di Marte impallidire. Ricordo a La Canea, durante un'esercitazione di servizio di sicurezza in marcia, i soldati di punta trovarono dietro una siepe, un turco moribondo, giacente in una pozza di sangJ1e uscitogli dalla testa fracassata. Avvisato, mi recai ~ul posto e lo feci piantonare; mandando per il medico e per i gendarmi. Due dei cinque soldati, incaricati di tener d'occhio alcuni curiosi, svenne1·0 alla vi:,ta del sangue. Io non voglio sapere quello che avviene nelle altre armi o specialità; dico però che nella mia si vive di paure_ e si ri~ corre. a ripieghi per tema di una osservazione, per evitare d1 non far bella figura verso i superiori. Tutto si fa a base e con substrato di ·paùra, di paura che s'insinua in tutti noi, che poi dobbiamo essere maestri ai coraggio. . Quando si educa alla paura, quando questa ruba 1:l posto alla fiducia vuol dire che completamente s'ignora la psiche ' . . . . dell'uomo· che se in pace deve temere i supenon - 1 suoi ' ' . d amici e consiglieri - in guerra è naturalmente spmto a aver ,paura dei nemici. ' Il soldato testa grossa e cervello fino non fa delle civili sottigliezze non scinde il sentiment.o che gli balla nel cuore; per lui: org~smo, impressionabilità nervosa che to?lie la parola, eccesso temporaneio di zelo, prove e riprove d1 _man?vre - con preventivi accordi - o di riviste, miglioramenti del rancio in certe circostanze, non solenni, ecc. ecc. sono delle naturali conseguenze di un'identica ca1,1sa ... la paura. · Non esagero, siamo ancora ai telhpi in cui scriveva il principe di Ligne (1) « , .. Prima si spiega la man?vra c?n pez« zetti di legno, se ne mostra il disegno, la_ si_ descrive sul« l'ordine del giorno, si conducono i sottufficiali sul terreno, « si fanno le prove. Si manovra in piazza d'armi, si avver(1) PRINCIPE DI LIONE •. 22 -
ANNO LIV.
Piegiudizii militari.
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« tono sottovoce i reparti, del comando che si sta per dare
e del modo di esegùirlo, e poi si dà il comando con voc~ tonante, se pur non si sostitùisce il cannone del comando. « Si corre con gran fracasso, si strapazza un ufficiale, s'in« veste un soldato, affibbiandogli un nome qualunque ... Pare. « però che il Dio degli eserciti voglia punirli. Essi in guerra « non trovano più i paletti per allineare le teste di colonna « i solchi tracciati per prendere e conservare le distanze ed « i bei battaglioni si frangono come a J ena, innanzi ~gli « sbandati tiratori senza istruzione e senza disciplina». Nelle istruzioni interne, quando invece di spaventare i miei soldati con le pene del codice - quasichè per esse dovessero ubbidire - parlo della fanteria, dico che il cappotto inelegante se, per risparmio di spesa, si dà a tutti; ha vestito il maggior numero degli eroi che sono morti per la indipen.denza della patria, che solo i cappotti hanno strappata la vittoria, avendo gli altri, solo concorso con episodi splendidi; quando dico che la loro divi~a è uguale alla mia, a quella d~l colonne~lo e del Re; quando assicuro che un '.;reggiment o di cavallena, ad onta delle lance e degli sèiaboloni, è messo in fuga da una compagnia di cappotti coraggiosi, che l'artiglieria è come una signorina, perchè ha bisogno di ahi l'accompagni, e sono i cappotti i suoi cavalieri; quando dico che in guerra, come del resto · alle manovre, facciamo servizio uguale ai bersaglieri, ai granatieri, agli alpini, che sono le nostre guide; quando dico che per la nostra bella bandiera siamo invincibili, che il vederla sventolare, nell'ardor della mischia, ci ricorda la, vecchia madre pregante ... vedo nei loro occhi tornare il sereno, la gioia, e spuntar lagrime di commozione e di orgoglio. Lo sguardo lo trovo diverso· e nell'ari.dar . ' via, quando il graduato dà l'attenti, e tutti si levano, anche col cuore, come un sol uomo; una -corrente di reciproco affetto ci traversa,· nessuno parla, ma io sento. quello che mi dicono. Da quel giorno l'istruzione esterna, le sottigliezze coreografiche sono eseguite inappuntabilmente. Ho parlato ai loro cuori, non ho più bisogno di sgolarmi, d'intontirli e tanto meno di minacciarli o punirli. « «
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Educhiamo, educhiamo, non è ottimo tiratore chi fa dei b~rilotti al bersaglio, ma chi ha il cuore di restare . impavido, senza tremare, sotto il tiro nemico. « Un soldato poco « d~stro nel tiro» scrive il Dragomirov « non colpisce o col« pisce male, ma con ciò non impedisce al vicino buon ti« ratore, di colpire; invece ·un soldato, cui le forze'moràli e
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la discip1ina, non riescono a tener saldo contro il pericolo e la fatica, arrestandosi o fuggendo, fa arrestare e fuggire « anche il vicino, che, senza quel malo esempio, avrebbe caro« minato o sarebbe rimasto al fuoco ». I calcoli di probabilità con la fanteria sono vani, ciò che essa varrà sul campo di battaglia può solo presumersi. Gli splendidi risultati dei tiri collettivi, pur così poco confortanti, non sono un solido coefficiente. Manca la. fame, la stanchezza, l'orgasmo, la paura, la vista della morte ... Ricordarl9 « les armes sont la force produite, le institutions « militaires sont la forcè génératrice », scrive il generale Trochu. . L'esercito fatto per la guerra, solo per essa dovrebbe essere educato ed istruito. Invece, la burocrazia ed il servizio territoriale tolgono - specialmente alla fanteria di linea - il mag, gior tempo, ed i difensori della patria diventano gracili, amanuensi, strimpellatori di màndolino, o dei questurini e guardie carcerarie, impieghi inutili alla guerra e che rendono il soldato inviso. E se ciò non bastasse, si fa vedere che ai galeotti v.engono prodigate le cure ch,e spèsso a lui, difensore del Re, si negano. « Si spendono »i scriveva la Rivista militare, « ingenti somme « per procurare il maggior benessere ai carceràti ed ai ga« leotti; e si alloggia ancora in crollanti conventi la truppa, « lesinando la razione supplementare ». L'esercipo è fatto per la guerra, e tutto si fa meno ciò che . guerra è necessario. Si dice di non aver 'tempo, che la m ferma è breve, e si perde quello èhe si ha a rifare, per esempio ... il maneggio d'armi. Il maresciallo di Sassonia scriveva: « È « necessario insegnarlo ai soldati per renderli abili e destri, « però non è tale istruzione alla quale sì debba dare tanta « cura, bastando evitare movimenti che possono riuscire pe« ricolosi ». · Ma il maneggio d' armi vuole con,sè la necessaria piazza d'armi « dove si rinforza l'inerzia mentale » ma il maneggio d'armi è indispensabile alla parata « che è la battaglia del « tempo dì pace». Solo in essa e per essa si raccolgono allori; tru~pe che manovrino e che marcino. bene, non hanno elogi. Essi sono · devoluti àlle parate ... arr6he q.uando vanno male. Disapprovate, ma lasciate ch''io dica tutto ciò che sento tutto ciò ·c he penso, tutto ciò che amo; dopo, mi sentirò meglio, mi parrà d'aver pagato il mio tenue tributo di affetto all'arm~ « che rappresenta » scrive il Marazzi « la grande « quercia delle forze nazionali, e le specialità che da essa « emanano, sono l'edera che ne assorbe i succhi migliori» ed « «
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i cui figli soffrono e non per colpa loro - a meno che n . co1pa 1a mo d estia . e la miseria. on sia Chiedo che ili pensi al soldato - che è anima non ma · _ c?ino - che si elevi . i~ ~uo ~orale, che con og~i mezzo s1 n:a:1te:1ga alto lo spmto d1 corpo, che gli si faccia delle · trad1z10m, u_na seconda religioue per la gloria della vita presente, che s1 metta la nostra Cenerentola allo stesso livello delle altre sorelle più piccole. Ohi~d~ che esso soldato, sia circon~ato di tutto il prestigio ed ab1tm~molo a non aver paura d1 nulla, lui che deve cadere su d1 un campo intriso di sangue, senza che ·i l bacio della moglie e dei figli, gli si posi sulle làbhra ardenti senza ~he la bene_dizioi:e 1:°-aterna scenda a rendergli men t;iste la fine, tra gh spa1nm1 dolorosi, tra il lamentio dei feriti e la voce roca dei morenti.
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* ** Noi abbiamo modo d1· porre un argine · a 11 a marea sovverti tri~e che ~ale; n?i abbiamo mezzi e tempo per aprire gli occhi alla _g10ventu; che entra nuova nella lotta della vita onde non s1 las?i abbacina~e ~a tacilJ. ~iraggi; noi possiam; rendere sordo a1 demag?gh1 d1 p1_azza 11 popolo; noi possiamo coraz~are l a mente e 1~ cuo~e d1 alte idealità; noi possiamo sv~ghare ed e~ucare le mtelhgenze dei nostri soldati al vero, all onesto _ed mvece svegl~amo, col_ corpo, cervelli e cuori; 1 senza darci nessuna pena d1 educarli lasciando che altr1· 'su . . ' t erreno d a noi. sapientemente dissodato pianti cicuta . . . , a vece d 1 grano, semm1 odio invece di amore, · Ci :engono anal~abeti e_ .n~i ~nsegniamo loro a leggere, perche al cervello grnnga pm facile la voce che iniettar deve 11 fiel_e nel loro cuore; dando cosi alla società un elemento ma?~10r~ente proclive ad infiammarsi ad appassionarsi alle fac1h chimere rosee, che gli istrioni mettono nelle loro discors~, per ubbriacarli, pei: farsi un piedistallo e salire. No1, pur avendo il modo di sviare la tempesta lasciamo che ugualmen_te s'a~densi,sul terso cielo della patri~, il nembo devastatore, d1ment1cando che l'esercito ora è tutta la nazione. Esso deve essere la scuola, noi dobbiamo essere i veri maestri del popolo, a cui i congedandi non dovranno insegnare le is·truzioni di piazza d'armi; ma bensì l 'ordine il rispet~o, l'obbedienza, l'amore al lavoro, alla famigli~ alla. patria. · ' L'esercito non è solo quello che sta sotto 1~ armi 1 è bensì la ma_ssa_ deJ lavoratori dispersa per tutta l'Italia. L 'esercito non s1 gmdica dalle riviste o dalle larvè di richiami condi-
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zionati, esso - che è poi la nazione - si giudica nei momenti di crisi. Allora al nemico vittorioso s'oppone, non un nuovo esercito; ma, in Francia la Comune, in Spagna i pronunziamenti ed i moti separatisti, in Russia le rivolte e la rivoluzione, in Italia poi, i degeneri discendenti degli eroi delle 5 giornate, di Venezia, di Brescia, di Roma, di Cm:tatone, che hanno versato il loro sangue nel corpo di prostitute, strappano i binari per impedire ai soldati di partire a vendicare i caduti, per rialzare l a bandiera che, alla distanza di trent'anni, segnava un'altra sconfitta. I Francesi, nelle evoluzioni meno intricç1,te, credettero trovare il segreto delle _vittorie di Federico II e scordarono che il gran Re faceva da maestro ai suoi generali. L'Europa intera poi copiò il rigiclismo tedesco e cercò nelle piazze d'armi ciò che Moitke aveva trovato nelle scuole « i mae~tri ci gui« darono alla vittoria». Ora si tende a copiare la spigliatezza e la tattica giapponese per ottenere i loro risultati, dovuti non al formalismo, ma alle fucine nelle quali essi temprano Pa. nima. Le elaborate relazioni narrano solo gli effetti; la causa vera, intiina, la ragion d'essere del successo, va. ricercata non nel contingente, non nelle armi, non nelle risorse; ma nel recondito spirito che a ,tanta materia inerte ha impresso forza, moto, resistenza, costanza, fiducia. I Giapponesi, con la stessa fervenza religiosa dei Russi, con uguale grande venerazione verso il loro imperatore, pur essendo inferiori di numero, passano da una vittoria all'altra ed il mondo attonito vide fuggiaschi i vincitori di-Carlo XII, di Napol(;lone I, quando non tinsero di rosso sangue 'il giallo mare. La moderna corrente di poesia e di fede - eco potente del gran maestro, generale Marselli ·riesce con stento a farsi strada tra le vecchie consuetudini che vorrebbero ancora tutto asservire ad , una disciplina ferrea, ad una ubbidienza inerte, dominata dal rigore; ed in completa buona fede si sforzano nel voler plasmare, come umida creta, le coscienze dei sottoposti invece d'indirizzarle sulla via del progresso. Credono che tutti - come loro - d~bbano sentire nel cuore la grande religione. della patria e del dovere e ch e basti istruirli nel maneggio delle~ rmi, avvezzarli alle fatiche dei campi e delle manovre, far conoscere quanto regolamento di disciplina e codice penale punis_con6, più o meno severamente, per farne soldati invincibili, resistenti, sordi alla piazza, coraggiosi, tanti Fug'getta insomma. Intanto, meutre l'istruzione si è fatta più facile, così da farne soldati provetti in poche settimane, l'educazione ·~ diventata Rempre più difficile; giacchè, alla gioventù ignorante
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DELLA FANTERIA DI LINEA
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d'una volta, se ne è sostituita una, se non istruita; corrotta e nel cl\i cervello si son.o depositate .r- magari in embrione - idee che certo non cementano l'unità dei singoli in un · · solo volere su premo. Se pur è vero che una volta la paura d'esser puniti e l' entusiasmo erano pungolo sufficiente a spingere sul campo di battaglia un esercito; ora è assolutamente necessario che esso vi sia spinto e tenuto da una grande fede, nè basteranno i sergenti a mandare avanti i riottosi. I Russi, nell'ultima guerra, dovettero, a volte, t enere due linee di fuoco: una contro i Giappone.si e l'altra contro coloro che avessero tentato d'abbandonare la trincea · o si fossero in essa trincerati così, da nascondersi. Ed il soldato russo ·_ meno poche eccezioni - è l'antico . nostro - tutto di un pezzo; mentre quelli che ci vengono ora, vellicati da strane ed infami teorie di non resistenza o di rivolta, sono materia per cui è principalmente ed essen- · zialmente necessario parlare · al cervello ed al cuore, gìacchè pochi giorni bast\3ranno per prepararli al più scrupoloso esame coreografico ed a tutte le risposte - esiste una specie di catechismo militare - dei vari e multipli regolamenti. Prestato il giuramento, non da tutti compreso, le reclute scompaiono assorbite dalle varie specializzazioni - alli<~vi zappatori, trombettieri, tamburini, ·caporali, conducenti, portaferiti, attendenti, ecc. ecc. Gli orecchianti poi ~ fossero dieci per compagnia - trovano uno strumento per immortalare la musica e ripararsi le spalle dallo zaino, i piedi dai sassi. Restano così gli scatti a vuoto (1) ed i pochi anziani, senza cariche speciali su cui grava il servizio territoriale, la pulizia, la corvée (2). A tal residuo tutto si ripete, meno l'istruzione morala. Essa è roba della domenica, dopo la rivista, un quarto d'ora all'ìrnpiedi ... e sempre quando non vi siano i fosfati del professore d'agraria, i quali fanno ridere i . soldati e sognar croci agli insegnanti. Così, per lo fatale andazzo, ci curiamo esclusivamente della istruzione esterna, e pochi ricordano che, oltre al braccio da armare, c'è il cuore da educare. Noi ci accontentiamo dì fare la voce grossa, e con sicumera si sentenzia: - Sotto il cappotto dimenticheranno le utopie,
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ridiventeranno soldati ed andranno avanti .... ed ov~ ?sasse~o fermarsi si passeranno per le armi! I?- ~al?_ 1pot~s1 s1 avre attenti di meno, tristi esempi d1 pm; e s1 dovrebbero b er O Comb d he l'avanzare trascinare gli altri con la paura, pur ~ape~ o c . ' tema non dà come risultato la v1ttori~. . . pe~duchiamo prima, anche a detrimento del~a 1stru~wne. Educhiamo i nostri soldati all'~ffetto per il .proprio pa~e. Parliamo del valore degli antenati, del coragg~o d~l lo~o . e, della giustizia, della grandezza delle istituzion:, dei san: à:~~~ "pA perchè siano e rimangano sempre onesti, lontam ~~;tine - anticamere della galera - amanti del lavoro e della famiglia. Usiamo parole che scendano al 9uore come m~t~rn~ carezza ricordiamo che non con le minacce. e _le puniz1on1 corporali si acquista l'affetto, la stima ~ s1 nes.ce ad educ;re~ Educhiamo e sia per essa devoluto il maggior tempo. r~. '. . . e non per o-h esami, pariamo ottimi soldati per 1a. gue:i;-~a, s . ' o ll'aottimi cittadini alla patria ... l quah sappiano tirar su \ . more di essa i prqpri figli onesti,. e solo allora - mendon . . d" · potremo guar are d' anime più che istruttori l . c,orp_1 .. d ulle sicuro l'avvenire. L 'ombra del gran N1zz~r~o, vagan. o s . , algenti ~ontagne, farà esclitmare aì ne1:°'1c1: « Scopna1:°'oci. « È l'Eroe d'Italia, che vigila sulle ~lp1 della sua Patri~ :to I piedi non abituati alle marce, il c~rpo non atu~ a , alle fatich~, andranno uguaJmente a:'ant1., quand7 ammo e uando la coscienza dice: « Drizzati e va » . sa~~ q ente allen.'ata alle marce (1), ma soldati ro~ti alle mag. . .fgatiche imbevuti di certe teorie che tutto m1scon~scono, g1ori , . . d' · . non s1 muotutto discutono e tutto abbattono, v11l ammoa' 11 iù icveranno se non sotto il pungolo della pau~a, e a a p 'P . f gguanno - se prnna cola incertezza alla morte d l un c!:1,po, u . . . ncin son scapp'at.i - propaga°:do i~ pamco alla gente sana e mettendo in seriò pericolo la vittoria. t tte Educhiamo, chè soltanto così, qua.ndo le ?ar~u~t ~:~n:tta . sparate ed il fucile non è altro che 11 mam~o e a . ~ . -cava11 o e, mor t o, e d il. cannone e smontato, 11 som1 il 'b"l quando tern 1 e co · · d · dato il cittadino si precipita avanti e e un ' ' battente. ' ~ edo, in caso di mobilitazione, g oprie unità organiche. Tale 1 dai 2/ ai 3/, della forza .per c~mp et~re te· pforssero rotti alle maggiori fa' h do reggrrnen 1 1 contingente -:- anc e quan d. ta chilometri'_ riduce almeno d" .1 tichè e capaci ~i ~are marce . 1 inutile tanto tempo occupato a metà la potenzial~tà m?'n~vriera che sarebbe stato pr~zioso se usato per " far muovere braccia e .piedi, temp 0 re alle loro idee i richiamati e non educare testa e cuore 1n modo di P1asma esseril attratte dalle loro .
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(1) La no stra fanteria richiamai da1 c
(l) Quelli con la ferma di un anno. (2) Per ovviare a tale grave inconveniente che spopola le compagnie e distoglie i soldati dalla loro missione, si potrebbero utilizzare quei giovani, che attualmente si mandano in congedo per deficienza di statura, di torace, per piedi piatti o con dita a marteJio. In ogni presidio s'avrebbe così una vera e propria milizia territoriale, veramente istruita e non come queJla che ora si allinea solo sulle tabeJle di rnobìlitazione.
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« Quando le gambe vacillano ed i piedi sanguinano, purchè «
il cuore sia saldo e l'animo risoluto, una parola o l'esempio
« di un capo, bastano a dar vigore ai muscoli, sono balsamo
miracoloso alle piaghe; il soldato dimentica la stanchezza « la fame, il dolore; si drizza con tutto il morale sul fisic~ « e va ... va » . . ~on bas~a, no, che il reclutamento dia a noi gli uomini pm robusti, quando la educazione moral~ non sia portata al sommo grado ... avremo gli svizzeri - vestiti più da persone serie - ma sempre gli svizzeri del papa.
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Credo di essere riuscit~ a dimostrare come la fante.ria non sia tenuta in quella considerazione alla quale ha diritto, e d'aver accennato gl'inconvenienti da sopprimere ed i criteri da seguire per migliorarne le condizioni. Comprendo che il pas!'lato ha radici profonde, che passerà tempo prima che si 'p ossano svellerle del tutto. · Mi è di conforto però .il ridestarsi de]Ja coscienza nazionale ed il riconoscimen.t o della ingiustizia che su noi pesa, come rilevasi dalle magistrali parole di un ufficiale d'artiglieria il W on der Goltz, con le quali mi piace di chiudere questo studio: << La fanteria è l'arma che porta: il massimo « contributo alle perdite. Di fronte a questo sangue versato « per la patria, non possono che ispirare ira e ribrezzo le su« perbie di coloro a cui i vantaggi della statura, la bellezza « dell'uniformE) e tante altre inezie li· fanno ritenere supe« riori al fantaccino \ Il suo sangue ci dice che il soldato di « fanteria è la vittima votata alla morte per dare la vittoria « e la grandezza al proprio paese ».
G.
FERLITO BONACCORSI capitano 90 fanteria.
I. La letteratura militare è divenuta ormai così varia e ricca da costituire da sola una biblioteca: - da Senofonte ad Arriano, da Giulio Cesare ad Ammiano Marcellino, dal Joinville af Villehardouin; e poi, tra i moderni, il Rohan, il Montecuccoli, il Villars, il Catinat, iI Turenne, Federico II, Napoleone e i tanti che raccontarono ciò che videro o :i;-iferirono o commentarono (Polibio, Frontino, Eliano, l'Imperatore Leone IV, Vegezio, il Machiavelli, il Lloy d, ilRetzow, ecc.), senza contare quelli che si dedicarono allo studio particolare di qualche arma, - è un lavoro accurato, continuo, inteso a narrare e ad illustrare questa caccia all' uomo ch'è la · guerra, questo cozzo cruento,ch'è la soluzione violenta della lotta per la vita. La raffigurazione di una Pace armata sembra un'ironia: come se il bel corpo composto e lo sguardo mite della Dea potessero conciliarsi colla severità e il sospeti o di chi teme ·u n agguato, e come se al posto del ramo d'ulivo potesse -supporsi un fucile di ultimo modello! Eppure mai come in questo caso lo spirito umano si è trovato in contraddizione con sè stesso, nè mai ebbe più esatta applicazione il detto dei Latini: « si vis pacem, parabellum», - tanto l'Aja si fa vicimi a Ginevra. Di:rò anzi di più: ci sono ancora di quelli- _ non molti, per fortuna - che non riescono a concepire la storia se non attraverso una selva di armi e di armati; e le sorti .dell'umanità affideranno alla rièostruzione di una battaglia, e per ogni fatto d'armi misureranno scrupolosamente le forze dei belligeranti, e conteranno i morti, i feriti e i prigionieri, con quella medesima cura che metterebbe un medico nel descrivere gli effetti di un farmaco somministrato in dose elevata. Si direbbe che il mondo cammini non già per chè guidatd dallo spirito indagatore ·di nuova luce, ma perchè spinto innanzi dal ca1cìo , del fucile, come una volta dalla punta della lancia. Di qui la ricerca minuta e tenace :ai nuovi · mezzi di offesa e, per contrap:e,osto, di difesa; di qui una letteratura che talvolta antepolie,la forza - quando non pure la violenza - al diritto, e lo studio delle armi a quello del pensiero. Onde non è da meravigliarsi se mentre da una parte lo scatenarsi violento· degli odii e della rivalità tra i popoli Tipugna, destando un senso di raccapriccio negli animi più
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miti e più inclini a.ll'amore e al rispetto umano, dall'altra la guerra, e tutto ciò che ad essa si riferisce, risveglia la curiosità e avvince l'attenzione del pubblico. Non affermò il Marrnlli (1) che << l'assoluta ces"azionc della gner:ca sarebbesi tradotta in ristagnamento della Civiltà»? Se dunque la guerra e.' come la morte , un male necessario alla condizione normale della società, l'avvento auspicato, sovrano della ragione rimarrà pur t"!,·oppo ancora per lungo tempo una nobile utopia, nonostante l'augurato disarmo e i voti di pace. Un amenissimo topo di biblioteca - per ripetere una frase sia pure sciupata - si ficcò in testa una volta di dire qualche cosa sulla guerra; ma quanto non s'era mai scritto intorno a questo argomento? Eppure a furia di frugare · in libri, e riviste e giornali, trovò che nessuno mai- s'!~_ra occupato di proposito dei « gridi di guerra»; e lì per lì buttò giù una briosa chiacchierata, zeppa di citazioni e di ... gridi di guerra (2). Con ciò parrebbe finita; e invece no: il teatro, come si dice, della guerra è così vario _e capace che non può. mai attaccarvisi il cartellino: « tutto esaurito ». Ohi mai, ad esempio, ha pensato di raccogliere, coordinare, studiare la , .« parola d'ordine »? Eppure un lavoro simile riuscirebbe non privo d'interesse per le scienze storiche, voltesi di già a studiare l'anima dei popoli, come a quella che preludia lo svòlgersi degli avvenimenti. : Avevamo già la filosofiadell'arte,della politica, della storia, della letteratura; abbiamo persino la filosofia della filosofia, - ora anche la filosofia della parola d'ordine 1 Perchè no? Dato l'intimo accordo uhe è tra linguaggio e pensiero, non si vede come in tanto indagare che si fa dello spirito umano, nessuno apb,ia posto mente a questa piccola ruota del meccanismo sociale. Ohè se le parole in genere hanno una ;filosofia, ne avranno ben una anche . quelle dette « d'ordine ». Son briciole! - si dirà - Ohi le cura? Infatti il pubblico, -che non ha tempo da buttar via, oggi ama il .banchetto lauto, anche a costo di prenderci un'indigestione.La ricerca minuta è pedanteria; l'esposizione bonaria è volgarità; gli argomenti comuni son fri-volezze. Una frase sonora, una tesi az· zardata, una domanda a bruciapelo, - e il colpo è _fatto . Le briciole, chi le cura? Dunque la filosofia o, perchè taluno non abbia .a _credere ch'io voglia presumere troppo da questo mio qualsiasi scritto, la « psicologia della parola d'ordine. ». (1) La guerra e la sua storia, Milano, Treves, 1875, I, 130. (2) Si può leggerla in Et ab hic et ab hoc di AMERICO ScARL.~TTI, Roma, . Soc. Ed, Laziale: voi. I della " Bibl. della Riv . Minerva"·
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** Conviene notare anzitutto che sebbene. l'espressione « parola d'ordine » sia relativamente recente, -- collegandosi essa colla istituzione delle compagnie così dette « d'ordinanza » (onde la parola) e quindi colla trasformazione e la decadenza del feudalesimo, - tuttavia il fatto è antichis- · simo (1). Tanto antico quanto il bisogno di ricordare un patto e una fede, o di riconoscersi nei casi dubbii o di ritrovarsi, scambiando una parola, un segno convenuto. Oppo:utunamente quindi i Greci chiamarono la parola d'ordine sinthema (,ii auv6YJp.a), cioè « cosa composta, convenuta», e · perciò « convenzione >>, « segno di riconoscimento », - da non confondersi col simbolo ('rò auµ~oÀov), voce generica ohe. s'adoperava per qualunque ·segno di legittimazione (2). Sarebbe p ertanto ingenuo chi volesse prestii,r fede a Plinio, il quale ne fa risalire l'istituzione nientemeno che a Palamede, durante. la guerra troiana (3). Il che non dovrebbe sorprendere, dal momento che noi siamo abituati a credere seriamente che tutta la vi.t a degli antichi stia racchiusa negli scarsi monumenti 'che,- il tempo ci ha rispa:r-miato. Più logici, non foss'altro, i nostri Carbonari, secondo i quali la cosa sarebbe andata diversamente. Filippo il Macedone - raccontavano essi . - non ostante l'ostinata difesa del teba~o Filomelo, riusQÌ a soggiogare Tebe; però il « gran Filomelo » pensava sempre alla redenziÒne delJa patria,_ e' raccolse -un certo numero di armati, ai quali, perchè si riconoscessero, comunicò ·« dei segni e parole ,, ; ma l'esito dell'insurrezione non fu fortunato e Filomelo, disperando di sè e delle sorti della patria, si precipitò, da prode·, da un'alta rupe. Questa la lugubre ed assurda storia che si dava .a bere ai nuovi affiliati' della Carboneria meridionale, nei tempi (1) Non è da confondere la « parola d'ordine " col « g rido di gu!lrra, • , nè questo col " grido d'arma ii. Il grido di guei,ra è il grido animat~re · della battaglia; il grido d'arme è anch'esso un grido di guerra, ma d'indole tutt'affatto personale e si può connetterlo coll'arme dei grandi vassalli obbligati a fornire un dato numero di uomini a l loro signore; quindi serviva a riconoscere gli uomini di una medesima compagnia d'armi. Scaduto il feudalesimo e sostituitesi, in Francia dapprima, ai tempi di Carlo YII le compagnie d'ordinanza, regolarmente disciplinate, ne prese il. posto in pareccpi casi la ·par.ola d'ordine, trad\JZione d el. francese mot d'ordre. (2) Cfr. G. F. ScnOEMANN, Antichitiìr,reche,. trad., PICHLER, Firenze, Le Monnier, 1877: vol. II, pag. 86, per un bono di stipendio; pag. 312, per un passaporto; e pag. 314, per un trattato internazionale. (3) Nat. Hùt., VII, 47, 11: « Ordinem exercitus, signidationem, tesseras, vigilias Palamedes invenit Troiano bello, ,,.
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in cui si tentava l'unità e l'indipedenza d'Italia (1). Pazienza, qui, ripetiamo, poichè il misticismo su cui si fondano le società segrete, per rendersi_ acc1c1ssibile a tutti gli strati sociali userà, adattandosi al diverso grado di cultura degl'iniziati, linguaggio e spiegazioni diversi. L'allegoria, eh' è base di ogni simbolo, non può trascurare, per essere intesa, _ questi grandi fattori che sono· la parola e il segno, ~ più elementari "e più rudimentali quanto più semplice è la persona a cui vanno indirizzati. · Non stiamo dunque a ricercare le origini della parola d'ord'i ne in un tempo più o meno lontano., Da che un uomo sentì il bisogno di aprire il pensiero e l'animo.suo ad un altro uomo, B soltanto a lui, allora si stabilì tra i due quella .corrispondenza di affetti, di aspirazioni, di operosità, che stringe le amicizie, ordina le. comunità, disciplina i partiti. Allora ia parola d'ordine è nata, qualunque ne sia l'espressione ecom unque si manifesti. Essa è un s,egno, uno sguardo, un suono • - purchè sia compreso. Quindi ammesso il senso lato di « segno di riconoscimento · », anche le immagini, i sigilli, i monogrammi, le impronte, i bolli entrerebbero a far parte del nostro argomento: - labirinto complicato ed esteso, nel quale ogni piega del cuore umano, ogni manifestazione del vivere sociale può offrirsi alla guida qi un filo d'Arianna. Ritornando alla _parola d'ordlne, presa nel suo significato · più stretto, essa può esprimere, sì, un partito e lo spirito di mi. -partito; ma parei che la massima di Madama di Stael che « les mots d'ordre de l'esprit de parti sont les sisignes indubitables de la mediocrité-» debba intendersi cum grano sa,lis. Per non divagare, quando, p. es., a Costantino- poli durante l'impero di Giustiniano imperversavano le fazioni del Circo, ed una terribile rivolta, scoppiata nell'i ppodromo, si propagò per le vie di Bisanzi0, gl' insorti presero come parola d'ordine « Niche' » (Ni'ri, Vittoria), e con tal _ nome l'insurrezione è conosciuta nella storia: - nome che dovette suonare amara ironia, perchè la vittoria arrise all'imperatrice Teodora, la quale, affidando la repressione al prode generale Belisario, salvò a sè la vita, e l'impero all'atterrito Giustiniano. - Nel secolo xvr, quando la monarchia spagnuola era al suo apogeo, i Fiamminghi, insofferenti del di· (1) V, Memorie siille Società seg,·ete, ecc. , Roma, Società Ed. Dante Alighieri, 1904, pag. 41. Ricorda infatti la storia un eccidio di Tebe sotto Alessandro Magno (a. 335 a. <J.) ; ma Filomelo, chi è il " gran Filomelo ? » Che sia Filopémene, il valo-r oso duce della lega Achea, di cui scrisse la vita Plutarco e ·che Machiavelli (Il Principe, XIV) ebbe a lodàre come ottimo generale? Chi sa mai! Filopémene visse un secolo e _mezzo dopo Alessandro ; , saremmo dunque in, piena a narchia storica.
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spotismo di Filippo II, mandarono ~ma p~ti~io1?-e .alla reggente Margherita, sorella del re, per ch~edere 11 rip_r1stm~mento delle' antiche libertà. Costoro era.n dei «pezzenti», dei gueux, _ come per dispregio li qualificò il Berlaymont, cortigiano della duchessa. E la parola « gueux » (pezzente) divenne ti, tolo d'onore tra i soggetti, e f_u la parola d' ~rdine che suscitò tale incendio nei Paesi Bassi che la Spagna ne rimase scottata e in un secolo circa di lotte l'Olanda assurse a libertà. Sta~do al Ristretto delle Procedure contro i congiurati Cax~ bonari di Macerata, i quali avevano tutto disposto per una in-. surrezione nello Stato Pontificio alla morte di Pio VII, allora 1817, ,gravemente infermo, s'era convenuto tra i rivoltosi che alla domanda: « cp.i evviva? », la risposta doveva essere: « San Teobaldo » {1); ma un'altra era la vera parola d'ordine, · nota solo ai capi del moto insu:rtezionale: « Vendetta _al .P~polo ». Però "il Papa tardava a morire - tanto c~e poi s1 r~stabilì del tutto e visse ancora fino al 18~3 - e 1 Carbonari, i quali- si erano t~oppo_compromessi, dettero occasione alla polizia d'intervenire ; San Teobaldo q u~ndi per q nella volta non potè essere gridato, e la vendetta rimase non. al popolo ma alla Congregazione Criminale Ordinaria del Tn~unale d~l Governo di Sua Santità, che condannò gl' imputati a meditare nelle fortezze dello Stato Pontificio sull'efficacia di certi · santi e sulla fatalità di certe parole d'ordine (2). - Ancora · un'altra: durante i famosi Vespri la parola « cìciri » (== ceci), che tradiva lo stmniero nella pronuncia, fu presto trovata; e sorse e si propagò per naturale impulso di popolo. . Q;ueste ed altre parole, ' pìù o meno note, rivelano 1Lcarattere del partito che le adotta, la vicenda de.I ,ca~o che le fa nascere, la segreta, aspirazione del fine a cm mirano. ~sse danno il colore locale al fatto senza riguardo al tempo; mentevoli di restare nella storia n~n hanno pur tutta via quel carattere generale che ~·iassu~e un lato d~ll.a vita, un PEl~~od_o storico. ]?er-avere ciò dobbiamo metterci m un campo ~m ristretto e far sì che la parola d'ordine sia _veramente d1... ordine. E pertanto torniamo alla vita militare. ( l' Come si sa patrono d~lla Carboneria era ritenuto San Teobaldo, disce~dente del p;imo conte di Brie e Champa?ne. Egli, _nel sec. xr, spregiando le ricchezze avite ed abb·andonando g)1 splendori. della sua_corte, sarebbe vissuto ramingo, facendo il mozzo d1 s~alla ed _11 se 7vo a1 c.ontadini ed agli operai, sopratutto " preparando 11 ca~bo!le pe1 fornel)1 ll ; finchè capitò nel Veneto, ne' pressi di Vice~za, e qui visse da erer~nta e morì in odore di santità. Questo racconta il B.ULLET nella sua Vie des Saints, Paris, 1704. , . ' . . (2) Memorie cit. pag., 173. La parola d ordn7e, come segno d1 ricono: scimento tra i Carbonari, era detta « parola d1 passo ll : Eccone una, dei Maestri Carbonari del Mezzogiorno: " Felice e O_rtica "· Ivi, pag. 191.
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II. Dai Greci il principi0. Nè sembri ciò un tributo al vieto , sistema di cominciare ogni cosa dai Greci, quasicchè ogni indizio di ordinamento militare. non possa ripetere origini più lontane. Certo ebbero eserciti gli altri popoli, fiorenti e potenti, che li precedettero nella storia, e l'arte della guerra era da loro curata assiduamente; ma il tempo ha cancellato o non ci ha per anco discòperto tutto: e alle induzioni noi preferiamo gli esempii. E per ciò cominciamo dai Greci, perchè di tracce più remote della parola d'ordine non ne conosciamo. Senofonte ci è guida. Leggiamo dunque in Senofonte (Exp. Cyri, I, 8, 16) che i Greci, accompagnando Ciro alla conquista del trono persiano, contro il fratello A.r taserse, ebbero alla battaglia di Cunaxa (401 a. C) la parola d'ordine « Giove salvatore e Vittoria> (Zeùs aw'!YJP x0ti -Ntx"IJ); parola che, sebbene non data da Ciro, come duce supremo - onde la sua meraviglia che altri avesse ciò fatto - da lui tuttavia lietamente accettata, non gli portò fortuna, poichè non gli assicurò la vittoria nè gli salvò la vita; al contrario dell'altra che i Greci, durante l'epico ritorno, vollero assumere (op. cit., VI, 5, 25; cfr. IV, 8, 25), più bene augurante: « Giove salvatore, Ercole condottiero » (Zeùs ~w'!~P, 'Hp0tXÀYJS "Y} 1 sµwv);· così sappiamo da Senofonte stesso ( Cy1·op ., III, 6, 26) che un'altra volta la parola d'ordine fu: « Giove alleato e duce (Zsùs aùµµcupos x0ti ri 1 eµw J). Questa parola d'ordine i Greci se la trasmettevano a voce, anzi sottovoce, passando dal duce ai comandanti inferiori e a tutto l'esercito; quindi, perchè fosse tenuta meglio a mente, ritornava, per òrdine inverso, dai soldati ai duci (1). Metodo curioso, se vogliamo, ma sicuro e spiccio. Ma ogni cosa a suo tempo: allora si raggiungeva lo scopo e bastava. Rileviamo subito qui che si tratta sempre di una invocazione alla divinità, e Giove ha il primo posto, come signore degli Dei e degli uomini, sed ente sull'alto Olimpo : un' invocazione, . un'espressione augurale, che giova va a tener desto nell'animo ~el soldato il sentimento della patria e della religione associate fra loro. L'idea della Divinità, prevalen~e nell'immaginazione del popolo greco, sì <\'1 fargli considerare lo Btato stesso come un ordinamento divino sorvegliato e protetto costantemente dai Numi, l'accompagna nei momenti 1
(1) Cfr.
SENOF.
Gyrop., III, 6, 26.
Exp. Cyri, I, 8, 16; e, ancor più chiaramente, I
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più lieti e nei più tristi. Giove è q~i ~lleato,, ~uida, salvatore secondo che le circostanze consigliano d mvocarne lo ausilio sotto questo o quell'attributo; e a lui s'aggi~ngono gli dei minori Ercole e Niche, la virtù del Sole e 11 sentimento del V;lore. Nessuna legge però, da qùanto ci è dato r ile~are aoverna la formazione della parola d'ordine, all'inf uori d~i° suo carattere propiziatorio; e quanto al :qiodo di servirsene, potremmo, se mai, argomentare, dall'uso odier~o, che si dividesse in due parti (« Giove salvatore - e Vittoria » · « Giove salvatore - Ercole condottiero » ; « Giove alleato'- e duce>), per modo che, -all'atto pratico, la_ seconda venisse contraccambiata a complemento della pnma. ::rJ:a di questo nulla sappiamo, sebbene la vita d~l campo presso i Greci si sia potuta ricostituire con su~_ciente fedeltà storica (1); nè ci pare, d'altra parte, che cio fosse assolutamente necessario poichè altri esempii ci mostreranno l'uso di un'unica parola come segno di riconoscimento.
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Al sinthema dei Greci corrisponde il signurn dei Latini: termine generico che in milizia, comprese i segnali, gli ordini e la parola d'ordine; onde l'equivoco e 1~ confusione, in cui vocabolaristi, traduttori e commentatori spesso cadono scambiando specialmente l' « ordine » colla « parolà, d'ordine » la tessera col signum. E basterebbe richiamare Plinio - senza Palamede, naturalmente - perchè ci ripeta che un conto è signi datio, un altro la tessera, come div~rso _er~ per i Greci il auv6"1]µa dal auµ~oì.ov' (2). Facilme~te, nei pnpu tempi, la parola d'ordine data dal generale veµ1va trasmessa, (1) Cfr. G. F.
ScHOEMANN,
op. cit., vol. I, 352 e p~ss~m. . .
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(2) Servio stesso, celebre· grammatico e _scoliasta di ~giho, vissuto
verso la fine del sec. rv di Cristo, non vide bene, a noi P?'r~, quando, annotando il verso 637 del lib. VII dell'Eneide, credette di r1~onoscere nel signum betlo la parola d'ordine. Ma lascia~o commenta~o:1 e voca_· t 1,· ch'e qu al pi"ù qual merlo - dal Lessico. del. Forcelhm bo1ans . d" ·(ad v.b signum e tessera) ai meno noti - non ci,. levano d' unprnc10, e iciamo revemente. , .· t bb La tessera, sia di legno, di bronzo, di avorio_o ~1 a 1tra sos a1:1za? e e svariatissimi attributi, secondo lo scopo : hospitalis, frz:,meri:t.aria, num- • maria, gladiatoria, lusori a (dado), convivalis, ecc., varia d1 forma ~· n volte, finamente lavorata; su di c:he vedi un pregevo le _articolo di M. PRou, Les tesséres antiques, in Journal des Savants, I , Pans, 19?3· Il carattere di essa si rileva qualche volta dal c?ntesto: frum entaria, p. es:, è in SVETONIO, Vit,a Octavii, 40; ma 'come mte11;deremo la tesstra pacis e la tessera belli (POMPONIO, Dig., I, 2), che 1~ legato romano pre-: senta ai Cartaginesi per la scelta ? cc Cartello d1 pace " e cc cartello d1 guerra n, no? . . . · · d ' d" E ci fu anche. la tessera così detta militaris, la quale serviva, or 1-
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per iscritto, sulla tessera (1), dai. tribuni ai centurioni e agli altri capi per via dei tesserarii, con grandi cautele (2); ma in seguito, ai tempi dell'impero si finì 'per darla a voce (3). Sta il fatto però che la parola d'ordine, scritta o a voce, ebbe là sua parte nella vita militare dei Romani .. I primi esempii hanno, come presso i Greci, carattere reli gioso: .« Lar Deus » nell'esercito di Mario, « Apollo Delphicus » in quello di Silla, e « Yenus Generix, in quello di Cesare, riferisce S_ervio (loc. cit.), Jo scoliasta di . -Virgilio. Il dio Lare, lo spirito degli antenati, che, èoi Penati, le divinità domestiche, guida e protegge la famiglia romana; Apollo Delfico, il dio del Sole, che illumina e scalda uomini e cose e da Delfo muove le sue ispirazioni; Afrodite, dea della bellezza fisica e della passione in Grecia, Yenere a Roma, dea dall'amore, genitrice di concordia, di pace, di bellezza uni versale: - di tre divinità una sola na~ zionale, le altre due nazionalizzate. Chè A pollo non avevano i Latini, e Roma·prima di ammetterlo nel suo Pantheon mandava a consultarlo a Delfo; quindi fu per via degli oracoli sibillini, che accomunarono Delfo e Cuma, che il culto di Apollo venne trapiantato in Italia e crèbbe e si sviluppò specialmente al tempo delle guerre puniche, quando in onore del dio, non più soltanto dell'ispirazione ma anche della salvezza, dell'arte, della gioia, vennero dai decemviri sibillini istituite le feste apollinari; nè il. nome di Yenere figura in alcuno dei monume~ti letterarii o pubblici del culto dei ·prischi Latini; ma la primavera, i fiori, gl' incanti della natura, nario, a trasmettere gli ordini del comandante. Valga qualche esempio, tra i più comuni : . . . . . discurrit te·s sera castris, Intentique docent quae sit properanda, ecc. Su.ro; Pun. VII, 347-8. (V. anche ID., Pun., XV, 478, segg.); « inhibuit, data tessera, ut ,, ecc. (SVETL, Galba, 6); cc tesseram dari iubet ut miles .. . arma capiat " (LIVIO, Hist. IX, 32, cfr. VII, 35, XXVII, 46, XXVIII, 14) . Si rilegga ora quel luogo di Virgilio commentato da Servio e apparirà chiaro il significato dell'« it bello tessera signum ", cioè « va in giro la tessera, ordine per la guerra >J, o, con frase tutta moderna, cc si pubblica il decreto della . chiamata alle ai>mi ,, . Per finire questa nota, già troppo lunga, diremo che LIPSIO, il quale fece un'accurata disamina delle fonti (De militia rom., V, 9), crede che nelle note parole di Plinio non si accenni alla tessera militaris ma piuttosto alla tessera lusoria; infatti gli scrittori greci (Sofocle, Gorgia, Pausania ed altri) ci p ~esentano Palamede come inventore dei dadi. (1). Così parrebbe da STAZIO, Th eb ., X cc dat tessera signum Excubiis " · (2) V. LIPSIO, .op. e !oc. cit. Egli trova questa maniera di trasmettere I~ paro_!~ d_'ordine « proba et firma ll·, mentre al suo tempo si dava a voce. L erud1t1ss1mo belga visse, come ognun sa, dal 1547 al 1606. (3) Al ·terppo di Vegezio (1v sec.) si dftva già unicamente a voce. Cfr. De re mil., III, 5.
le grazie della bellezza avevano sempre avuto le loro .diviniià, ed erano state Murcia, Libitina, Ferentina, ecc. le dee che poi, fusesi, formaròno Yenus, la venustà per eccellenza, della quale rimasero come attributi, quando, più tardi, il culto greco e fenicio venne a innestare Afrodite nella -Venere italica. Quindi il principio assimilatore del genio romano si rispecchia anch e nella parola d'ordine. · E penetrando nell'intimo senso delle divinità invocate dai tre duci, non sarà forse difficile scorgere nel « Lar Deus » e in « Apollo Delphicus »l'indole dei due rivali: l'uomo della plebe, il capo del partito popolare, parlerà all'esercito, ch'è la sua forza, il linguaggio comune, e, in nome dei Lari, combatterà gli oppressori del popolo e i · nAmici di Roma, nobili e Senato, Oimbri e Teutoni ; l'uomo dell'aristocrazia, educato ad alto sentire e a nobili studii e il cui nome stesso .-:- contrazione di « Sibilla» -- si connette al cultò di Apollo (contava egli tra gli antenati uno dei decemviri sibillini), si appella ad Apollo Delfico, del quale era fervent,:i adora- . tore sì da portar seco in guerra una piccola immagine origirnitria di Delfo, il che non gl' impedì, combattendo i Greci insorti, di spogliare l'oracolo ' del dio. Ma più evidente è il significato della parola d'ordine assunta <la Cesare. Yenere Genitrice era la madre di Enea, della stirpe d'Alba, dei Iulii; e quando la storia tradizionale della famiglia di Cesare assunse carattere ufficiale e pubblico, essa divenne la dea nazionale, la madre del popolo romano. Già .alla credenza di tale origine la poesia romana aveva portato il suo contributo con Ennio e Lucrezio; a Farsa.glia, in seguito arl un sogno, Giulio Cesare votò a Yenere Genitrice un tempio, che elevò con grande sfarzo nel Foro; si sa che egli parlava volentieri ·della sua origine' divina e che nella sua condotta prendeva a modello gli antichi favori.ti di Yenere, -· Enea, Paride e altri, che al valore e al coraggio accoppiavano la felicità e il successo; -Venere Genitrice governò da allora, insieme con Marte, i destini dello Stato. L'invocazione agli Dei, dunque, l'espressione augurale che richianu1. il soldato ai sentimenti di patria e religione, continua ancora, dopo i Greci, nel mondo latino, e lR. parola d'ordine va acquistando una, fisonomia propria, un carattere, diciàmo così, personale.
**' * Ohi non' ricorda la fine miseranda di Caio Caligola? E bbene, la parola d'ordine ce lo dipinge, la parola d'ordine lo spense. Il luogo della tragedi a è ancor visibile: è il cripto23 -
ANNO LIV.
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LD PSICOLOGI.A. DELLA PAROLA D'ORDINE
LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
portico di Caligola, in un angolo del Palatino, una galleria malinconica e solitaria che metteva in comunicazione la casa di Livia, quella di Tiberio e di Caligola · e quella dei Flavii. Qui, secondo Svetonio e Giuseppe Flavio, fu ucciso Caligola, il 23 gennaio dell'anno 41 d. C. Tornava Caligola a palazzo, seguito dai suoi. Alcuni giovanetti -n obili siriaci dovevano rallegrarlo colle loro danze nazionali; ma il maestro, che li conduceva, fece notare che essi erano intirizziti dal freddo e quindi bisognava rimandare lo sp~ttacolo. Caligola procedette oltre. A un tratto Cornelio Sabino gli chiese la parola d'ordine pei soldati. « Giove » (Iuppite1·) , - rispose l'imperatore senza voltarsi. Prendila ch'è ben data! gridò Cassio Cherea dietro di lui. Caligola si vols.e e un colpo di spada gli fraca ssò una mascella. La scena fu spaventevole. I congiurati gli furono addosso . Dài, dài ! (1·epete, 1·epete !) - era il loro grido ; e Caligola urla: Sono ancor vivo! Cadde il figlio di Germanico tempestato di colpi, e lo seguirono l' imperatriue Cesonia, uccisa di un colpo di coltello, e la figliu oletta, fracassata contro le muraglie. L a sua parola d'ordine lo aveva ucciso. Infatti, stando a Svetonio (Vita O. Oalig., cap. 57), Giove più d' una volta gli aveva preannunziato la fine: chè ora la sua statua in Olimpia con una lunga risata faceva scappar gli operai che s'accingevano a rimuoverla; ora, in sogno, col pie' destro gli allungava un calcio; ora fulminava colle saette il Campidoglio di Capua. Ho detto anche che la parola d'ordine ce lo dipinge, anch e se a ciò non bastasse il su o breve regno, che lo rese odioso agli uomini e agli Dei. Tra i congiurati era quel Cassio Cherea che gli tirò il primò col po, onore ch'egli aveva sollecitato dagli al tri congiurati, e facilmente accordatogli. Trib uno d'una compagnia di pretoriani, il pover' uomo aveva il difetto di non esser più giovane; quindi il giovane i mperatore - stando sempre a Svetonio - si divertiva a beffeggiarlo. A ndava per ringraziarlo di un qualche favo re e faceva per baciargli la mano? Caligola glie la porgeva in atteggiamento osceno. Andava per chiedere la parola d'ordine? « Ven,:ire » ( Venus), rispondeva Caligola: e nella sua mente non faceva certo della Dea l' ispirat~ice di quel seg uace di Marte, che pur sapeva di che panni vestisse la morte (1). Meglio, o peggio ancora, quando suggeriva mali-
gnamente il nome del dio che Orazio descrive così efficace mente e che sebbene nel corteggio di Venere si r appresen tasse come un vecchio, presiedeva tuttavia all'incessante forza di rigenerazione che anima e rinnovella la natura (1). Vedete dunque se, an clie senza esser profeti, la parola d'ordine non doveva dipingere e spegnere il temuto Cesare, che così leggermen te prendeva a sch erno gli Dei e gli uomi.ni.
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(1) Lo ricord a TAOITO, Ann., I, 32. Arminio, principe d ei Germ ani Cheruschi, aveva taglia to a p ezzi, n elle foreste di Teutoburgo, tre legioni romane con Varo lor capo. Furon m a nda t e sul R eno nuove le -
La poca etade ]forze da ributtar chi ad oltraggiarmi Si scagliassse prim ier non dammi ancora,
si lamenta Telemaco in Omero ri ntuzzando i Froci, che nell'assenza del padre suo, Ulisse, ne svaligiano allegramente la casa, e la madre, la casta Penelope, assediano colle prot este del loro amore. Ma Claudio non poteva addurre a sua scusa la poca etade : aveva già cinquant'anni q~ando, uc?iso Caligola, salì al trono, quarto imper atore d81 Ro~a~.1; e q uanto a forze, il suo biografo (SVETONIO, Vit~ _Olaudii) ci_ as: sicura che godeva buona salute : - amante a.e1 banchetti, s1 da subirne volentieri le conseguenze viscerali; buongustaio, sì da piantare in assò l'uditorio e correre ~ pran~a_re_ coi sacerdoti attratto dall'odore 'd ella loro cucm a ; hb1dmoso e crapul;ne, sì da risparmiare il ,sonno della not~e pe~ rifar~ene di giorno, durante le udienze, obbligando 1 vis1taton ad alzar la .voce per tenerlo sveglio. Età matura, dunque; forze sufficienti. Energia d'animo? Forza di carattere? Non tanto. Vissuto da bambino nell'indolenza; preso in giro dai compagni; implicato, sia pur e per dab~ena~gine, in un processo p er falso testamento, alla morte d1 Cahg,)la _fu. da un pretoriano tratto fuori pei piedi dal suo nascondiglio e salutato imperatore, che aveva l'aria di un funerale. E così comi_nc10 la sua missione. Peggior sorte non sarebbe potuta capitare gioni, che, alla mor te di Augusto, stanche ~el lun~o guerr_eggiare ~ della poca cura che Roma mostrava di foro (c eran d ei . sol~at1 che ~1litavano da quarant'anni!), si amrnutmarono ; quelli d1 Pannonia, quasi contemporaneamente, far.avano lo stesso. L'?dio soldatesc_o aveva preso di mira i cen t urioni, ai quali danno la caccia, e parecchi ne accoppano. Una centuria er a di silssanta_ uomini_. Sess~nta contro uno ! Cassio Chorea si aprì tra le punte degli arrnat1 la via col ferro. Comandava quelle legioni Germanico, che ~ra sul campo, e tenev~ con sè la mogli~ Agrippina, e il fìgliuoletto , _C . Cesa_re; a llevat_o nel! ~sercito e con vocabolo _soldatesco detto Cal~gola, c10e Calzarmo, da1 caligae, calza ri d ei soldati Menomi, ch' egli per vezzo solava portare: Cherea centurione · e Caligola bambinello ; Cherea tribuno d e1 pre toriani e C. Cesare . Caligola imperatore: di fronte alle imperiali scempiaggini si era ridestato , nel tribuno l'antico . centurione. , . (1) SVET., op. cit, cap. · 56. Lo ?tesso pa~t1c?lare sulla parola d ordme {Priapus), con cui Caligola beffeggiava Cass10, e accennato anche da SENEOA, D e const. sap., cap. 18.
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LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
al popolo romano di un imperatore simile - aveva dichiarato la sorella, Li villa. Affermazione troppo recisa, chè di bene ne fece parecchio: estese i confini dell'impeto al.la Mauritania, alla Palestina, alla Britannia meridionll,le; ampliò il porto d'Ostia; portò a termine l'acquedotto cominciato da Caligola e l'emissario del Fùcino; e poi, non volle tropp{ onori, governò con giustizia, riordinò le amministrazioni. E il male? Oh anche il male lo fece bene. Debole per natura distribu.iva ordini e onori, cariche e supplizii con grand~ spensieratezza; i li ber iii. e le mogli - delle qualì ebbe più p~ù d'una, e baste~à ricordare le ultime, Messalina e Agrippma-spadroneggiavano. Non a sesso, non a grado, non a pa. rentela risparmiò; ed era tale 1a facilità con cui mandava a morte le persone sospette che avendogli un centurione detto, a p~oposito di un tale, che i suoi ordini erano stati eseguiti - 11 che val quanto dire che giustizia era fatta -- rispose, di 'non aver dato ordine alcuno, tuttavia... approvava. Perchè era di una labilità di memoria veramente meravigliosa. Fatta uccidere Messalina, ne chiedeva conto e domandava perchè non andasse a trovarlo (1); e molti altri, finiti allo stes,10 modo, furono il giorno appresso invitati al giuoco dei dadi di che era appassionatissimo, tanto che ne scrisse un trattato - e_ poichè non giungevano, s'ebbero da lui la taccia di poltrom. Pauroso e, diffidente, faceva esercitare da una numerosa polizia una grande sorveglianza attorno alla su a persona. Temeva di tutt~ e di tutti, e chi voleva sbarazzarsi di qualcuno, lo denunziava come sospetto: bastava la prova di un sogno per avere la testa di un nemico e i ringrabamenti dell'imperatore. Ma gli è ch·e spesso si faceva per da;vero: p_iù di una volta si attentò alla sua vita, ed egli non era più s10uro nemmeno nel suo cubicolo. Per salvare la vita avrebbe lasciato l'impero - diceva lui - ma non era: e colle lagrime agli occhi assicurava il Senato, fatto convocare dopo un attentato, che avrebbe abdicato se non avesse temuto che Silio dopo avergli preso la moglie, Messalina, gli avrebbe p_reso la vita e l'impero; e fu allora che scappò in luogo sicuro, nel campo, raccontando ai pretoriani la sua disgrazia, giurando e spergiurando che non avrebbe più pre;;o nioglie e autorizzandoli ad ucciderlo se non avesse mantenuto il giuramento. E riprese moglie, sposando la figlia ,di suo fra-
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tello, Agrippina, e dichiarando lecite le nozze tra zio e nipote. E fu così felice in questo matrimonio che si scordò del proprio figlio, Britannico; Ebbene Claudio, dalla non poca etade e dalle molte debolezze, tutte le volte che riusciva a scampare ad un attentato o a sbarazzarsi di un nemico, dava · al tribuno di guardia la parola d'ordine: « Ributtar chi ad oltraggiarmi « Si scagliasse primier » (1),
verso che era diventato per lui un ritornello. Perchè Claudio aveva una grande passione per le lettere, sebbene nessuno di s~a famiglia lo giudicasse un genio (2) : « Portento d' uomq, ma appena sbozzato», lo diceva la madre (SVETONIO, Vita, 3) . E da giovanetto per suggerimento di Tito. Livio, da imperatore per naturale inclinazione, scrisse, e scrisse molto, di sè e di Cicerone, degli Etruschi e dei Cartaginesi, in latino e in greco. Smanioso di popolarità letteraria, aggiunse tre let. tere all'alfabeto romano; fana_tico della lingua e della letteratura greca, non gli pareva vero .di fare sfoggio della sua perizia e della sua cultura tenendo ai legati greci lunghe concioni nella loro lingua e, 1in Senato e fuori, citando versi d'Omero: Debole per natura, tiranno per fiacchezza, erudito per ele. zione, bene faceva Claudio scegliendo quel verso d 'Omero a schermo della sua leonina timidezza. E poichè siamo nella famiglia d'Angusto, un'altra parola d'ordine, di un altro Cesare, vogliamo ricordare. L'imperatore era ancor giovanetto - aveva 17 r,nni - quando salì al trono; e la madre s'era adoperata tanto per il bene del figlio che ·questi sulle prime non vide che gli splendori della corona, lasciando a lei l'amministrazione dell'impero. E il. primo giorno che fu eletto imperatore, riehiesto qual dovesse essere la parola d'ordine per le sue guardie: « Ottima madre» (Optima mate1·), disse, e alla madre diede poi più volte non dubbii segni della sua venerazione (SVETONIO, Vita Ner., 19; TACITO, Ann. XIII, 2). Quell'ottima madre era -4-grippina, sorella di Caligola, che av'e va avvelenato il suo secondo marito, l' imbelle Claudio, per far giungere più presto al trono (1)
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· 0MJoRO, Odiss. (trad. PINDEM:.), XXI, 133. Vita Olaiid., 42, e DroNE, Hist. Rom., LX. (2) E nemmeno i Romani. Quando Nerone, infatti, ne tessè in Senato l'elogio funebre e accennò . alla sua sapienza, i Senatori non riuscirono a frenare le risa. Eppure l'orazione era molto ben fatta; l'aveva scrittà Seneca. TACiro, A nnales, XIII, 3. '
Cfr.
(1) TACITO, Ann., XT, 38, dice invece che l'annunzio della morte di M~ssalina gli fu dato mentre banchettava; ed egli per tutta risposta ch10se da bere. Come si sa essa, colta l'occasione che il marito era andato ad Ost.ia,, celebrava a Roma nozze solenni con un amante.
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SVETONIO,
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LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
il proprio :figlio. E quel :figlio amorevole era Nerone, che trascors~ il famoso qttinr_fuenniurn di regno felice, divenne 'quel che d1v_enne, e per levarsi d'attorno - chè trop!)O gli pesava - l'otti:111-a ~adre, non ess~ndo riuscito a farla affogare nelle acque d1 Baia, la fece uccidere da un liberto. Madre veramente ot,t_ima s?, _avendo, come si racconta, interrogato una· volta gl mdov_m1 ed essendole stato predetto che il :figlio sarebbe stato imperatore ma avrebbe ucciso la madre rispose: « l ' uccida, purchè ei regni ! ., (1 ). ' L' « ottima madre » basterebbe da sola, io credo a rivelarci uno dei lati più importanti di quel periodo dell'imp~ro romano. Così l'altra parola d'ordine: «Lavoriamo» (Laborernus) - che si attribuisce ad Alessandro Severo (AEL. SPART. Vita Sev., 23) è il compendio della vita di un imperatore' che dopo circa mezzo secolo di malgoverno dei suoi predec~ssor/ parve restaurare l'ordine e la giustizia. Laboreraits alla con~ servazione del principio di a·u torità contro le mene degli eccitatori ~~ disor~ini; lab_oreraits alla integrità dell'impero contro gl mvasori. l\fa ltn e la madre rimasero vittima di un ammutinamento militare, ed egli non aveva lavorato ~he per la propria fin e. . Del pari caratte;isti_ca fu l'~ltima - delle altre non sappiamo - parola d ordme dell'imperatore Antonino. Colpito da grave malore, e sentendosi vicino a morire, aveva già raccomandato al successore e agli astanti Io Stato e la famigli a. - Quale la parola d'ordine? - gli chiese il tribuno dei pretoriani. . (1) TACITO, Ànn:, ~IV, g. Agrippina s'era essa scordata della prediz10ne qu~ndo al swar_10 z:nandato da Nerone disse : <e Se_ vieni per ammazza~n:11, noi _c~edo d1 m10 figlio, : ei non t'ha C'omanda to il parricidio ,, , o la sm1stra v1s10ne della realtà le suggerì, al primo colpo di bastone sul capo, l'atroce idea di farsi aprire quel ventre (ventrem /eri) che aveva portato il figlio perduto per averlo troppo amato? E veramente <lacchè ~erone si _era la~ciato dominare dai suoi consigl ieri e prendere ~ei lacci d1 adulteri amori, trascurando la moglie, la buona Ottavia era crollato il sogno imperiale di Agrippina. Tra la madre, furente de~Ji scandali e ?ell'abbandono, e il figlio, insofferente di ogni parvenza di tutela, si era 1mpe!Jnato un duello terribile. cc Una vesto, per un impero che gli ho dato! » - aveva ella esclamato al ricevere dal figlio in dono una ricca veste gemmata. E le fiere r ampogne e le invettive materne non facevano che accend_ere viel?più l'ira e il ~osp~tt? di Nerone. Agrippina, privata degli o_n on, scacciata dalla reggia, s1 ridusse a vivere nella umiliazione delta solitudine; ma c'era chi vegliava. Poppea, donna che, al dir di Tacito, da onestà in fnori ebbe ogni cosa, non avrebbe potuto ascendere a l talamo imperial,e sen~a che la vecchia le'-:asse alte le strida per il nuovo scandalo. _E l, as~uzrn della n_~ve _che, ~prendosi;colasse a fondo, piacque, ma non rmsc1; 11 ferro fu pm SIC.u ro, e Nerone comunicò al Senato la n?vella_ co_me una pubblica fortuna e decretò giorno infausto il natalizio d1 Agr1pI?ma. _Tolto il ritegno della madre, Nerone non ebbe più freno : ~ fu marito d1 Poppea, fu assassino di Ottavia, fu istrione, · fu Nèrono, insomma.
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-:- «Equanimità» (Aequanirnitas) - ;1-·ispon~e,1'imperatore; e chinato il capo, quasi volesse dormire, spiro (1). Aveva imperato 23 anni (138-161 d. ~ -)_ e il mondo r~mano non ebbe mai pace più profonda e mmterrotta. All uomo eh~ in cima ai suoi pensieri pose il bene dello . Stato e dei cittadini e che coll'antico Scipione soleva ripeter@ esser meglio salvare un cittadin~ ?he spe~ne~e mil~e nemici, dai cont.emporanei riconoscenti fu dato. 11 titolo ~1 ~ad1·e del genere itmano - quasi a maggior mento su ohi nera stato la delizia- e i posteri lo chiamarono Pio . L' uJ_tima sua paro_la, la parola d'ordin e, non era forse il compend10 della sua vita operosa e benefica? . , ., Ora un fatto è qui anche da rilevare: che no~ e prn la r~ligione che forma argomento della parola d'o_rdme, - Caligola, anzi, se ne ride pubblicamente, co_n _m~1;ifesto scandal~ dei suoi che si fanno strumento della d1vm1ta offesa. I Numi son tra~curati: si direbbe che l a travagliata anima latina, stanca di guardare a loro, qerchi da presso e in sè stessa un_a far.mula più acconcia alle condizioni d~llo spir_ito e ~lle esigenze dell'ambie_nte." E il fiero _mo~to cl~ Claud10, e _11 grato ·-ricordo di Nerone e il :fidente invito d1 Severo, e 11 sereno augurio di Antonino, se rivelano il. l?ro intimo p~nsiero, denotano · anche il distacco dello spinto dalle antiche costumanze e dalla religione avita. Si tratta però di un periodo transitorio: il sentimento religioso tornerà ancora una volta ad ispirare la parola d'ordine.
III. / In ogni tempo e in ogni luogo l'uom~ ~a dato ad affilare le sue armi a un dio; qualunque rehg10ne ha o s~mbra avere, almeno al suo inizio, carattere aggressivo e_ n~olu~ zionario: onde la :reazione dell'antico, le persecuz10m sui novatori e infine il trionfo dei più, che si fanno a lor volta ' ' E prima ' · l' Eremi"t a avesse 1anpersecutori. ancora che P10r ciato il suo famoso grido: « Dio lo vuole! » , che doveva s?minare di sacche agi e di. stragi la via tra l'Europa e l'Asia fin dentro le mu;a di Gerusalemme, già Costant~n? aveva consacrato sul labaro imperiale la Cro~e e _le. fa~1d1che parole « in hoc signo vinces »; onde· 1 Cnst1~m, che dal Maestro avevano app~eso parole di amore ·~ d~ p_ace, credevano veramente che Dio volesse .così (2). Qumd1 s1 proclama (1) GruLio CAPITOLINO. - Vita Ant. Pii, cap. 12 . . . . (2) Movendo a ll'attacco - avverte l'Imperatore_LE~N~,1! "!3'1los_ofo,!'actica, XII, 69, l'esercito inr..alza il grido di ~er~a ~e1 Cr1st1am: Vit(oria de_lla_ Croce f (= vtx·~1:-~pt0v 1:ou crwupou) ; la B1bb1a ricorda quello dei soldati d1 Gedeone contro i Madianiti: « li Signore e Gedeone ! "
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L.A. PSICOLOGI.A. DELLA PAROLA D'OR DINE
Cristo signore di Firenze, si nominano e si stipendiano un po' dappertutto i santi come alti ufficiali dell'esercito si accende in Spagna verso la fine del sec. xvn m;i.a lite r~ligiosa che minaccia di degenerare in rivoluzione per il p·rimato tra San Giuseppe e 8an Giacomo ; quindi gli scismi e le guerre di r eligione; - e ciascun esercito ha il suo grido di g uerra nell'eroe nazionale: ~an Dionigi pei Francei;i San Giacomo pei Castigliani, San d ·iorgio per g l' Inglesi' San Maurizio pei D uchi di Savoia, San Marco pei Vene~ ziani (1). E. l a parola d'ordine? Seguì anch'essa la corrente: i Greci ebbero Giove, Ercole e gli altri dei dell'Olimpo; i Latini fin_ch ~ i~ paganesimo fu in fìoi·e, ne seguirono l'esempio; Onstiam, mutatis mutandis, si volsero al Paradiso ed ebbero Dio (2) e i Santi. Quindi è che nel Medio Evo si vien sta-· bilendo la massima che la parola d'ordine sarà il nome di un Santo, per il quale sarà lecito à chiunque abbia una consegna da far r ispetta r e, . di uccidere impunemente chi osi violarla.
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Stra!cio da un manoscritto di un autor e pugliese, pressochè ignoto, questa pagina sulla vita m ilitare italiana del sec. xv~n: - Sogliono i Capitan generali, i Maestri di campo ed altri Governatori di provincie, di città o di fortezze dove sono corpi di eserciti, reggimenti e presidii dar e il « nome del Santo », a gli ufficiali subalterni, per comunicarlo dopo alle sentinelle ch e si trovano da un' hora ad un'altra di servizio nella Piazza, per chiederlo a suo tempo all~ ronda che gira la notte; e nel giungere questa dove sta la sentinella, deve r ispondere al suo: «Chi va là?» - « Amico »; e la medesima replica: « Che amici? », e la ronda soggiunge (1) Abbiamo già avvertito che il g rido d'armi ebbe in origine carattere tutt'affatto persona le; in seguito fu in qualche caso assunto come grido_ di guerra o, costituitesi, sotto Carlo VII di Francia, le prime compagme d'ordmftnza, sosti,t uito colla parola d'ordine. Così Mont1joie Saint Denis _f~ il grido. ~'ar~ dei r e d i Francia fin dai _ t~mpi dei primi Franchi (Mitn-Joie, MontJ010, e, n ella Ghanson ·de Rolanct, 11 nome dell'orifiamma di_ Car~o. Mag1;10, e fu il grido che levò l'arcivescovo Turpino Etl!a battaglia d1 RonmsvalJe); Notre-Dame Guesclin que) la del · conestabile Du G u~sclin; Notre-pame au seigneur de Goncy quello del signore d i Concy; Saint:Malo au.riche due del duca d i Bretagna. Di regola, dunque, un'invoc~z10ne al Ciel?· Nè poteva essere divel'samente, poichè prima della batt?'gha _era prescritto d'invocare il Dio degli eserciti e, per naturnl e deduz~one: il soldato doveva « riconoscere nel comando d el capitano il comando di D io "· V. _Dei doveri delle milizie, Torino, ]\forano, 1794, p ag. 47 . (~) Tra gh Rsempii di parola d'ordine («victoria" , «palma», « ,irtus ", '.' trmmphum imperatoris ») r ecati da FLAVIO VEGE ZIO (D e re milit., III, 5) ~ anche un « Deus nobiscum »; e Vegezio, s'intende, parla del suo tempo, 1! 1v sec. d. C.
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ancora : « Buoni amici »; allora la sentinella torna a d~re al capo squadra: « Avanza il nome>~, e_ resta la _g ente mdietro: così, fattole sapere all'orecch10 11 · nome del S_anto, lo lascia passare avante con la sua r onda, s~nza dargli molestia al cuna. E non rispondendo per sorte 11 capo squadr~, nè dando il nome d' «amici» al « chi va l à? » della sentinella, questa allora, stimandoli neniici, e saliti furtivamente su la cortina può scarìcar<Yli contro il moschetto od ammaz. , zarlo ancora,' senza pena balcuna: - per esse~·e cosa gia st a~. bilita doversi u sare queste diligenze nelle piazze come ne~ corpi di guardia reale, dove sono, per qualche rispetto di g uerra, milizie adunate di presidio (1). . . Superfluo aggiungflre che questa « diligenza » fu sempre regolarm ente osservata e che_ col nome del ~anto - _che mandava tosto all'altro mondo chi non era «amico» - rientriamo nel campo religioso, che continua ad offrirci materia <li nuove osservazioni.
* :::'* Riferirò un casetto abbastanza singolare, avven~to a Man fredonia due secoli fa. Spenta a Napoli nel ~angue, sui ~ri~i del sec. xvin la .congiura baronale che mirava a sostitmre n el viceream~ l 'arciduca d'Austria. a Filippo V di Spagna: -cominciarono le persecuzioni e le vendette. Il ca~tellano di Manfredonia, certo Benavides, era stato denunziato com~ -traditore; quindi parte da Napoli l' ordin ~ d' ~n:eat?, e s1 1 dà l? incarico di eseguirlo a due spagnuo,i, m m1str1 del!a R Udienza di Lucera, Luigi Ribilla, u_ditore, e, Anto~10 .Mendoza avvocato :fiscale; per la parte, diremo cosi, tecmca dell'imp1'.esa furono chiamati i du~ ca~ita~i _Corrado Corrado di Lucera e Michele Trasmarmo di G10vmazzo, - e1;1t rambi eaper ti del mestiere, entrambi attaccatis_si mi al r eg~o servizi o, quindi adatti allo scopo. Breve : la p~ccola spe~izione muove segretamente da Lucera alla volta di Fogg1_a, Taccoglie lungo la strada soldati e si_presenta a Manfredoma circospetta e guardinga perchè l'impresa non pa~·eva. tanto facile ; il Bonavides, che forse mai s'era sognato di strmgere relazione coi cono·iurati . chiamato, casca dalle nuvole al 0 sentirsi, fra tanto appar~to di armi, djchiarare in stato d'~r( 1) CARLO ·CoRRADO, Memorie f!.istorich_e, vol. IV, pag. 158 . Ms. del~a Bibl. Com. di Lucera. Verso questo medesimo tempo 11 r egolam~nto m_1litare francese prescriveva che nella ronda il capor a le del corpo d1 guardia dovesse ricevere. la parola d 'ordine (le mot) colla spada nuda e l_a punta rivolta ·al petto di chi la . dava. V. L'art de la_ gue_rre et la maniei-e dont .on la jait à present, ecc. di LoUYS DE GAYA, P an s, Michallet, MDCLXXVII, pag. 67, e cfr., pag. 68.
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LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
resto, ~ il comand? della fortezza fu assunto da..... Ma qui entra m scena « 11 Santo» (1) ed è bene soffermarci un po' a lungo. • Chi doveva dare la parola d'ordine? Il capitan~ Corrado il capitano Trasmarino, o nessuno dei due, ma piuttosto regi ministri che si trova vano con loro nella fortezza? Tale· dubbio sors_e_ nei due, capitani, e, com'era da prevedersi, si accese una disputa non priva di logica e di dottrina militare. Il Trasmarino fa giustamente osservare al suo compagno che dove son l'armi, la toga non ci ha che vedere: entrambi erano capitani di fortuna, quindi in un a; fortezza non si poteva nè si doveva richiedere il nome del Santo da quelli ·ch'erano u fficiali togati e non militari. Il Corrado invece, non la pensa così, e. ribatte esser cosa già fuori di dubbio che il nome del Santo si dà dal principale comandante delle provincie, città e fortezze custodite da milizie regolari, e che, in mancanza di esso., vien dato aal più anziano o dal più elevato di grado; esclusi quindi o-li ufficiali giudiziarii, la vertenza si riduce a stabilire chi di loro due caipitani debba avere 1a precedenza. - Avvertiamo che il Corrado era capitano « riformato » cioè in posizione ausiliaria, il Trasmarino capitano « in piede», cioè in servizio attivo. E qui stava il nodo dello questione. E ' il Corrado, che aveva capito dove voleva andare a parare il suo commilitone1 mette avanti le mani accalùrandosi: se egli, il Trasmarmo, pretendeva come capitano « in piede » dare a lui, so!tanto perchè « riformato», la parola d'ordine, poteva levarsi quell'uzzolo dalla mente, perchè egli non avrebbe mai sofferto di riceverla per non pregiudicare il suo ipassato: chè se il capitano Trasmarino non lo sapeva ancora o-lielo 'o . h d1ceva adesso c e egli come tenente colonnello aveva in assenza del suo colonnéllo, comandato un reggimento di 'due mila Napoletani contro il Turco, là dov'esso Trasmarino non a:7eva altro gr~do che quello di semplice capitano; quindi mente subordrnato: la parte militare era stata affidata a lui - capit~no Corrado - che era stato chiamato per primo, il Trasmarmo era stato soltanto aggiunto per la mio-lior Tiuscita dell'impresa; e perciò al Corrado essere stat! affidata. dai regi ministri la fortezza, ed a lui spettare di dare la parola d'ordine. ·
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. (1) Cìciè "il nome del Santo», come si diceva la parola d'ordine; o anche ''. il nome." (come hanno, p. es., il MACHIAVELLI, Dell'arte detta gue..ra, hb. VI, e il MONTECUCCOLT, Mtm. milit., Torino, Favale 1821, I, 174 e 211), o (( la parola )). (V., ad es., Io Specchio milit. di UN ESPERIMENTATO UFFICIALE, Mantova, 1768, pag. 146).
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A questo punto il capitano Corrado fa_ un'~bile_di~e~sione: i ministri togati non potevano al certo 1mm1schiars1 m _cos~ militari e molto meno dare il nome del Santo; tuttavia s1 doveva ben considerare che essi eransi recati colà con un ordine del vicerè di Napoli, e sebbene il castellano fosse già arrestato la loro mi ssione non era ancora compiuta, rappresentando' essi l'autorita suprema nella fortezza e potendo disporne a lor piacimento; quindi, tutto be~ _c~nsiderato, potevano essi dare il nome del Santo alle milizie, sebbene non fossero militari; e non era il caso di far più parole su tale argomento. Un'altra ragione - incalza conclu_dendo _(~nalmente!) il Corrado - e non meno forte della pnma m1htava in favore dei regi miuistri, ed era che tanto i soldati quanto i ministri si trovavano in quél luogo per ubbidire alle leggi, alle toghe e al ministero civile dello Stato: quindi ai ministri spettare la preminenza nell'ordinare quello che a loro f osse piaciuto·' e 5ebbene ' .assolutamente parlando, la condizione militare fosse più nobile, in questo caso doveva pre: valere la giurisdizione civile. Tempi, avvenimenti e luoghi vanno giudicati secondo i casi, - sentenzia il capitano .Cor~ rado. Che cosa, dunque, andate voi cercando di dare e di ricevere il nome del Santo per le milizie della fortezza? I ministri regi sono presuntqosi, hanno sovvertito ogni o~dine di cose: è vano quindi cozzar con loro: ad ognuno 11 suo mestiere. E così lasciate che essi diano il . nome del Santo e tuttociò che vogliono: a noi non importa gran che. Il ragionamento del capitano Corrado fu un po' _lunghett~, se vogliamo; e più lungo sarebbe stato se avessi voluto n~ cardare con lui la burbanza e la sicumera dei dottorastn che dominavano in quel tempo nel reame di Napoli, tenuto in conto d1:J,gli Spagnuoli di terra di conquista. Il ragionamento del capitano Corrado fu dunque un po' lunghe~to; ma in compenso, e forse per ciò che chi. parla per u~timo mostra di avere più ragione, parve convmcere 11 capitano Trasmarino. Ma appunto perchè la disputa andava per 1~ lunghe, dette nell'occhio ai giudici, Ribilla e M~ndo~a, 1 quali vollero saperne la cagione. Ed ecco che la lite s1 accende in altro eampo. . · .. . Il Ribilla - come abbiamo detto - era uditore della regia Udienza il Mendoza ne era avvoc1:1,to fiscale; Chi dei due doveva da;e la pa,rola d'ordine? Qùello s~periore di grado, cioè il Ribilla. ma questo non poteva piacere al Mandoza: a nessuno ;iace di vedersi pospor~e _a,d un altro, specialmente in questioni così delicate e, per di prn, tra persone che ~;7rebbero saputo far parlare la legge come faceva loro _pm comodo. Quindi la discordia spenta appena nel campo d1 Marte,
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minaccia di accendersi nel t,~mpio di Temì ; infatti i due ministri, chiamati in causa, banno già cominciato a dar segni manifesti di voler prepararsi alla imminente logoJ11achia. O allora? allora il capitano Corrado, che a quanto pare aveva più di tutti la testa a posto, visto che a quel modo non si. sarebbe venuto a capo di nu-lla e che il nome del Santo pe1' poco non faceva nascere un casa del diavolo, si mise di mezzo a decidere sulle prerogative dell'uno e dell'altro dei contendenti. Or sentite che ragionamento fa il capitano Coi·rado ai due chiari uomini: Voi, Ribilla, siete uditore, e quindi superiore al :fiscale: questo però nella Rota della Regia 'Udienza; ma poichè entrambi sietè usciti di là con uguale autorità di procedere contro il castellano di Manfredonia, è chiaro che non c'è ragione perchè l'uno sia distinto dall'altro. C'è un mezzo semplicissimo per metter tutti d'accordo. - Il mezzo eccolo trovato. Infatti si diceva il« nome del Santo », ma in realtà bisognava dire i « nomi dei Santi» perchè due erano i Santi che formavano la parola d'ordine; quind-i uno lo avrebbe · dato l'uditore e l'altro l'avvocato :fiscale: in questa maniera i due ministri venivano ad essere uguali tra loro .di officio e di prerogativ@, e i Santi, da parte loro, sarebbero più contenti di essere stati, una volta tanto, argomento di concordia. Dai ministri poi la parola d'ordine sarebbe passata al capitano Corrado, che aveva con tanto calore sostenuto la parte di paciere, ed egli l'avrebbe comunicata ai caporali distribuiti nella fortezza. La proposta fu senz'altro accolta e - conclude il nostro scrittore - si vide una cosa nuova al mondo, che un soldato, senza conoscenza di codici e di pandètte, decretasse una volta tanto sopra una differenza sorta tra togati. Se la cosa fosse nuova al mondo è un po' dubbio, - è noto l'oraziano nil sub sole navi, - è certo però che la soluzione dimostrò se . non altro la presenza di spirito del capitano e il disordine che può apportare una parola ... d'ordine.
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Troppo lusso di particolari, troppe lungaggini, - avrete pensato voi. Almeno ci a veste detto il nome dei Sadi ! Ebbene sì, lo riconosco; nè potrò invocare la scusa solita, - che il Manzoni mise in voga, di non averlo fatto apposta. Ma pensate: il caso era così singolare che la tentazione è stata troppo forte: le mie ricerche per questo periodo erano riuscite infruttuose (l); quindi non mi parve vero di poter (1) Uno per tutti: Iu·Ln FERRETTI De re et disciplina militari aureiis tractatus, antiqiwrum exempl is · ne..: non et recentium gestis muni tus, Venetiis, apud Bologninum Zalterium. MDLXXV.
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mettere :finalment·~ le r.1ani in una scena così, diremo~ ~ug, estiva. Era una briciola non ancor raccolta (1): e le bnc10le, ~uando c'è car-estia, hanno sapore d\ pietanza: Quanto ~l nome dei santi prescelti, peccato che 11 nostr~ mfor~atore si sia scorda,to di prenderne nota; ma se devo dir l_a mia,. no:1 dubito che si sarà trattato di quello di due Santi. .. pamom. Due Santi, che forse non sapevano di ~over rap~resen~are una parte tanto essenziale in una di~cuss:o1:~ a P:1~a _vista frivola e accademica sulle prerogative civili e militari, ma che in sostanza racchiude un alto significat?. . . _ Dei giudici che inquisiscono, dei soldat~ cb~ hti~ano pe~ . una parola d'ordine: una t_empest~ in ~n b;cchier d1 a~qua · No non è una tempesta m un b1cchier d ac9-ua. Qu~1 soldati ~0~ 0 Italiani, quei gi1,1dici sono Spagnuoh, e la d1sp~ta avviene in terra italiana. E una delle tante facce élella P?l~edrica signoria · spagnuola che qui ci si pres~nta. L_o _sp1n1to curialesco e borioso che pervadeva allora l_a v1t~ poh~1ca d Italia si rivela anche nel soldato, che, per 11 d1ntto d1 precedenz'a vanta i servigi prestati e il suo attaccamento allo · strani~ro. Ma al di sopra delle armi c'è l a toga. E la toga è lo straniero: lo straniero, a ,cui bisogna sottostare, non P,er~ ch'egli valga di più per forza ~ per n~11;1-ero, ma _rerche e quegli che comanda (in_nome d1 qual ~1ntto non 1m?orta), 1 che ha nelle sue manda leg?e (che s_ e _formata da ~e~, eh~ . ese,·cita il mero e misto imperio (che s1_ e -pre~.o da se). - ~ vano dunque cozzar con lui, dicev~ 11_ capitano Corra~o · tempi, luoghi e avvenimenti vanno grnd1cat1 secondo le ,circostanze. Quindi cedant a1'ma togae. . . E la .mala pianta spagnuola seppe così bene abba:b1cars1 nel suolò italiano che ora sfoggiando il s1~0 fasto op~nmente, ora mettendo in opera cavilli e sopr1:-s1, ora solletic~ndo ~e leità regionali potè crescere e :fionre a spese dell I~ah_a ve l , · . ' d ·1 per ben tre secoli. La voce del solçla~o 1ta11~no non e _1 r b ellione O di protesta, ma di r~mm~nco ~ ·d1 rassegnazione_. ]V[a verrà l'ora in cui la patna ch1amera a raccolta le voci . Il nome spatse e allora essa sara, una e l'b 1 era. . del Santo della ~cena lugubremente comica di Manfredo~ia sc?mpare: · quale abbiamo visto delmears1 la tela. nmane 1·1 d ram ma , r1el u IV. L'infelice inizio dei moti del 1831 che_ nella nott~ del · 4 ./'.Lebb ra10 · •d ava, a Mo' dena , Ciro Menott1 nelle mam del 3. .L • • • fu anche il segnale dell' msurrez10ne m ., d uca F rancesco Iv , . (l) L'aneddoto, come l'episodi_o, è infatti inedito, e l' ho ricavato dall'opera del Corrado, ms. e loc. c1t.
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tutte_ le_ R~magne e le_Marche: in quattro giorni il governo pontificio v1 era stato distrutto come per incanto senza spargimento di sangue. Solo Ancona aveva dato a 'temere ai liberali u_na cert~ resist~nza; ma la cittadella, alle prime mosse, s1 affretto a capitolare, e d'amore e d'accordo sulle prime si stabilì che la custodia della città fosse affidata ad una guardia civica, e che i pontificii ivrebbero conservato quella della citta_della. C~ascuno avrebbe fatto la ronda per su_o. ~?nt? entro 1 co1:1-fim della propria giurisdizione, e le m1hz10, mcontrandos1 alle porte della città si sarebbero scar_nbiata_, seco~òo le norme di buon vi cinat~, la parola di ordme. Libera cittadella in libera Ancona! Or avvenne che 1~ p_1:im~ sera i~ capor~le della civica, incontrandosi c,oi pont1fi~11, s1 arresto e ch10se la purola d'ordine. E la parola di ordme venne, pronta quanto impreveduta e fu ... un sacco d' i~properii al Papa ed alla casta cleric~le ·(1). Superfluo aggrnngere che per tal modo furono subito riconosciuti é lasciati passare. L'insurrezione, senza capo senza unità senza il valido sussidio di aiuti promessi e invano sperat/ non seppe e non pote' provvedere efficacemente alla difesa ' e l'Austria s'incaricò di domarla. La Santa Alleanza ve~ glia va; ma i tempi avevano già dato il loro seO'no - sia . b ' pu_re e~presso m una forma troppo vivace, - che colpiva dntto 11 governp pontificio, al quale da poco era asceso Gregorio XVI. G_reg_o ri? xyr il 1° giugno del Ì846 moriva. In quindici anm d1. d1ffic1le ma non sapiente nè provvido bO'OVerno e nel corso d 1 tante commozioni politiche interne ed esterne le oa:1se_ ~' irritazione e di malcontento, che già esistevano al prmc1p10 del suo pontificato, si erano accresciute : l' eremita cam~ldolese, vecchio e debole, si era lasciato facilmente raggirare da chi aveva interesse a tenerlo al buio di tutto e l'anarchia a:nministrativa e giudiziaria s'era elevata a si~ sterna, le prigioni di Stato rigurgitavano, il vento della rivolta spirava dappertutto. Gregorio XVI Giacque e ai nemici non lasciò perdono,
come chiudeva un sonetto terribile, che non tardò a circolare all~ sua morte. ~~ sc~lta de~ successore non si presentava facile : due partiti - 11 reazionario e il riformista - si disp~t~va~o il terreno in seno al Sacro Collegio: le sorti della cnstiamtà, della civiltà europea e forse quelle dell'Italia an(1) Gli ultimi rivolgime.n ti ital, di F. A. GuALTERIO Napoli 1861 voi. I pag. 55, n. ' ' ' '
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davano a racchiudersi entro il Quirinale e si attendeva co~ ansietà il risultato della lotta. I desiderii vaghi formulavans1 nell' amnistia, e il partito liberale non nascondeva 1~ sue _s~eranze. L'Austria aveva mandato a rappresentare 1 suoi interessi nel conclave l'arcivescovo di Milano, il cardinale Gaysruck, col veto pei candidati in fama di liberali_; _m~ egli non giunse in tempo. Il conclave, contro l_e pr_ev1s10m di tutti, fu quanto agitato altrettanto straordmanamente breve: tre giorni erano bastati- a fare del vescovo d'Imola, Giovan.n i Maria Ma.stai Ferretti, Pio IX Di famiglia liberale, educato dopo la rivoluzione f~ancese, noto per lo spirito di bontà e di tolleranza con cm àveva governato la diocesi, il nuovo P~~a, e per ~a per~ona e pe:' il nome che aveva assunto, suscito larga simpatia, che s1 mutò in delirio quando appena un mese dop? la_ st:a el_e,zione fu promulgata l'amnistia, che ap~rse _gl~ a:m~11 a pm , _vive speranze, confermate poi da suffic10nt1 hberta e guarnntigie. E l' eu tusiasmo si propagò da Roma anche nelle altre regioni · della penisola. E q'tlando incontra~do alcuno per via si domandava: « chi viv~? », la pronta nspost~ _era: « viva Pio IX »: a quel tempo Pio IX rappresentava 1 idealità italiana contro l'oppressioue interna e straniera, il suo nome era simbolo di libertà e çli redenzione: Pio IX voleva dire Italia. E venne il '48. S' era alla quarta delle Cinque Giornate di Milano. Giovanni Visconti Venosta, com'egli racconta con aurea semplicità nei suoi Ricordi (1), ' allora giovanetto, era stato messo di sentinella ad un'innocua barricata. Il comandante osserve,te le pistole del soldato improvvisato e no?- tro vandole forse ·abbastanza micidiali, vuole aumentare 11 sno armamento e gli mette in :mano un fioretto da. scher~a; poi gli dà la parola d'ordine e lo lascia. Senza ch'10 l? dica,· voi avete già compreso quale fu questa parola d'or?me: « Papa Pio » (2) . Poco dopo andò un alt~o ca~?, 11 quale trovò opportuno di rinforzare il posto, e v1 lase10 un uomo. Il nuovo compagno era un vecchietto: era armato d1 una lancia antica, - poco monta! anche qu ella era un'arma. Il (1) G. VISCONTI VENOSTA - Ricordi di gioventù. Cose vedv,te o sapute, 1.847-1 860, Milano, Cagliati, 1904. . . (2) Non ho bisogno di ricordare con qu9:le frenesia s1 acclaI?-as~e allora a Pio IX: il suo busto era portato trionfalm ente per le vie d1 Varese· « Viva Pio IX » era scritto su tutti gli angoli delle vie di Milano e s/ stampava n ei proclami; « A Pio IX - u~ica_ a~~a e gui~a -;- dell9: virtù milanese » dedicava il suo opuscolo, Gli ultimi cinque giorni degli Austriaci in Milano, uscito quell'anno, 1848 a Milano, il « cittadino » Ignazio Cantù.
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LA PSICOLO GIA DELLA PAROLA D'O;RDINE
giovane confidò in graqde segreto al vecchietto la parola, d'or~ine e di vèn~er o _subito a_mici. Sopraggiunge una pattu glia. Alt! - grida 11 veccluetto - la parola d'orel.ine ! _ E il capo della pattuglia si avvicina, e risponde: - « Concordia, Coraggio ». Voi vi aspettate qui un col po di pistòla o di lancia; nient'affatto: il vecchietto si limita ad ossèrvare semplicemente: - La parola d'ordine ,veramente sarebbe un' altra, ... però, siamo tutti italiani e passino pure ... E "la pattuglia fu _senz'altro lasciata passare (Ì). Pio IX! Concordia e coraggio! Pio IX non aveva ancora cessato di esser pio, e di concordia e coraggio i Milanesi non mancavano. Ma vien la sesta g iornata. Gli A ustriaci sono andati ~ia: il maresciallo Radetzky, uscito dal Castello in una carrozza ricoperta di fieno per dissi mulare così la sua presenza, h a potuto salvare a stento le sue decorazioni. Gli orrori e l e infamie austriache dell'ultima ora non accendono nell'animo dei Milanesi che sentimenti pietosi e magn animi: Milano è in fest~. E saltan fu ori gli eroi del'la sesta giornata per~orrendo le ".'10, adulando !a popolazione, g ridando: fuo1·i e viva a squarciagola, e predicando che i volontarii bastano . c h e 1·1 soccorso d' un esercito regolare - quello già annun-' ziato di Carlo Alberto, che quel giorno, 23 marzo aveva dichiarato la g uerra all'Austria - era un di p iù. Non mancav~no tuttavi~ quelli che, dep!orando quella piega . dell' opimone pubblica, cercavano eh versar acqua sul fuo co temperando gli ardori; ma ad esprimere il proprio avviso si correva rischio di esser pr~si per uomini di poca fed~ o peggio. Luigi Torelli che era stato nomin ato dal governo provvisorio capo delle pattuglie, uscito verso sera di casa, s'avviava per via
Durini, quando ad un certo punto si vede fermato e sente chiedersi la parola 'd'ordine. - Ma che parola d'ordine? Chi ha ordinato questa buffonata? - Che vuole? - risponde la sentinella, -- hanno dato quest'ordine! - E non ci fu verso di lasciar passare il capo delle pattuglie. Fortuna che in quell' istante un s_ignore di sua conoscenza gli venne in aiuto comunicandogli la parola d'ordine, e celiando su quella mostra di postumo zelo, raccontava che vi erano perfino delle signorine, le quali faéevano sentinella e domaJildavano la parola d'ordine, emulando gli eroi della sesta giornata. - Tutte quelle disposizioni m'indispettivano -- dichiara il Torelli - la parola d'ordine era solamente ridicola, perchè le ultime notizie recavano che i Tedeschi erano già a Lodi e ormai si poteva far la sentinella senza pericolo (1). Ridicola, la paro1a d'ordine ? Sicuro: tale doveva· sembrare al Torelli - e si seppe dopo _:_ che aveva messo a sventolare in_mano alla statua della Madonna, sulla più alta g uglia del Duomo, la bandiera tricolore; a chi. nei giorni della lotta aveva visto passare nelle mani dei combattenti per la patria le lance e -le alabarde e le spade adoperate sino allora dai cantanti e dai mimi sulle scene della Scala e della CannobI biana, con st.i vali di cuoio giallo, con corazze antiche sul petto; con cappelli piumati o morioni; a chi il suono delle campane a stormo era stato ordine solenne di accorrere alla difesa della città. Ciascuno faceva da sè, allora; l'ira e il furore davano nuova forza; il proprio ingegno consigliava nuovE; astuzie e nuovi mezzi di offesa; i chierici costruivano la barricata più formidabile di quante ce ne fossero in tutta Milano, i preti ben edicevano e assol ~evano ; l' armistizio veniva respinto a furia di popolo ; e la spada di Radetzky, colla quale si era minacciata Milano di sterminio, presa e portata a ludibrio per l e mani di donne e ·fanciulli. Nessun distintivo nei combattenti (2), all'infuori di uno, quello di sapBr adoperare un'arma purchessia. - La parola d'ordi:ne veramentEJ sarebbe un'altra ; ma siamo t utt i italiani, e passino pure. _:_ Questi gli eroi delle Cinque Giornate!
(1) Op. cit., p agg. 83-84. Un. a ltro a ~ed~oto r if~risce, col solito brio, l'Autore (pag. 96) . intorno alla parola d ordme. Poichè fu presa porta Tosa, gli Austriaci minaccia".'..an~ un borr:-bardamento più vigoroso; quindi fu dato ordine, la sera d ol o, d1 sorvegliare attentamente i tetti, le soffitte, i fienili. Il Visconti è d i guard ia su un tetto, appoggiato ad un comignol o e ravvolto in una cop~rta di_ lana poichè la notte era fr edda e umida. Ad un tratto un' ombra bianca s1 avanza v e:so _di luì, pian piano e facendo scricchiolare le t egole d~l t_e_tto . - Alt! chi sei tu? -:. Sono una sentinella, viva Pio IX !::._ Parola d orame! - « Augusto Anfoss1 ». E andò a sedersi vicino al Visconti tutto ravvolto ~n una coperta di lana bianca e con uno spadone a ntico sull a ~palla. E:a ~n g10vanotto sui v:ent'an;1i, che di quella notte tremend a, piena di bagliori_ d~l!e cas? m ce ndrate, d1 colonne di fumo e d el fuo co dei b attaglioni austrra?1, ammirava sopratutto le tinte purpuree, inca ndescenti del cielo; un artista,. un pit,toro insomma che non a veva ancora fatto · dei quadri m~ che poi ne f~0 e di una certa fama 'e fu, nel 1859, garibaldino : Seba: stiano de Albertis. ·
(1) R ico rdi intorno all e Cinque Giornate di Milano di Lumr TORELLI, Milano, Hoepli, 1876, pag. 157. È da avvertire qui che le donne milanesi avevano · em ulato anche gli eroi rlell e Cinque G iorn ate. Ivi, p ag. 198. (2) Il Torelli stesso n arra (pag. 14 9) che non avendo egli alcun distintivo del suo grado, fu durante le Cinque Giornat e da una sentinella condott o, per esser riconosciuto, al corpo di guardia, e di qui, poichè nessunù lo conosceva, al Comitato di casa Trivulzio, dove venne finalmente rilasciato . Ci t en eva t a nto poco all a. parola d'ordine! 24 -
ANNO LIV.
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Senza la parola ,d'ordine non si passa. - Ecco gli eroI della sesta giornata! Sapere qual sia stata questa parola d'ordine non giova: nel divieto c'è tutto. *- ** Son passati degli anni: Pastrengo, Magenta, San Martino e Solferino hanno avuto ragione su Custoza e Novara ; il Sessanta si vien maturando. « Era la . primavera, e il $ole di quella primavera, Garibaldi. La vittoria di Calatafi.mi e la presa di Palermo avevano incendiato l'ari~ è le. anim~ anche nella piccola città di provincia dove 10 fi:cgevo d1 « fare il corso di Umanita. » - Così comincia le sue Memorie Edmondo De Amicis. E continua descrivendo il fermento prodotto . nelle scuole dalle notizie di quell'epopea che ha le sue radici nella storia e spingerà i suoi rami nella leggenda .. Dalla cattedra s'inneggiava ai Mille; i componimenti italiani e latini rosseggiavano di « sangue dato alla patria » e finivano tutti col nome di Garibaldi; non si studiava più, si fremeva; e la domenica nella chiesa della scolaresca, gli alunni di filosofia cantavano il Veni Creato1· Spiritus sul motivo di Si scop1·on le tombe... Garibaldi non aveva bisogno anche dei piccoli? Che cosa importava l'eta? A Palermo, tra quelli che s' eran battuti valorosamente, c'eran J?erfin? d_e,i ragazzi di dodici anni ... E un gior1:o tre scol~r~tt1 t~a 1 pm frementi - non tocc:avano ancora 1 quattordici anm :-- de~idono in seduta segreta' di partire per la Sicilia, e ottengono dal Comit!Lto locale di armamento di essere iscritti fra i volontarii: faranno parte di un prossimo drappello di partenti. Rago-ianti si abbracciano quasi piangendo: le famiglie non s' ac~orger'anno di nulla; scapperanno di casa la n_ò~te,_ si riuniranno in un luogo appartato e andranno tutti rns10me alla stazione. Ma per riconoscersi nell'oscurita? - Ci -vuole una parola d' ordin~ « San Fermo ». « San Fermo ». E la risposta! « Varese ». Ohimè! che i tre piccoli eroi non furono fatti uscir di casa quella notte! Il Comitato li aveva raccomandati alla so~veglianza della famiglia, e l'Italia ebbe a contare tre garibaldini falliti ... (1). . Varese! San Fermo! Le due vittorie di Garibaldi nel '59, due nomi di buon augurio alla immaginazione ardente dei piccoli eroi. Agli augurii del Capo d'anno del '59 a Pa(1) E.
LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D?ORDINE
LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
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A:.ncrs, M emorie, Milano, Treves, 1900, cap. I.
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rigi e al discorso del Tro~o,. diec_i gior1:1i dopo, a Torino, Vienna rispondeva colla dichiaraz10ne d1 guerra. La Francia dopo' circa mezzo secolo tornava in Italia_ a comb~tter~, a fianco degl'Italiani, il secolare, comune nem1c?. Gar~bald1, cui fu affidato il comando dei Cacciatori ·delle Alpi, formato di volontarii accorsi da tutte le parti d'Italia, staccatosi dall'esercito regolare, venne mandato verso il lago Ma~gio~e a molestare l'ala destra del nemico, e! passa~o il Ticino entrava in Lombardìa. Erano appena m tremila; Varese' che aveva rovesciato lo stemma imperiale se;stituendovi il vessillo nazionale, accoglieva festosamente Garibaldi. Quarantamila Austriaci comandati dall'U_rban, che si_ dic~va, ed era, inesorabile, s'avanzavano da Milano a schiacciare quel pugno d'audaci. Varese non si doveva ab~andonar~. Il piccolo corpo dei Cacciatori ricevette · ~llora 11 batt~s1mo del fuoco e attaccato per fortuna solo d1 fronte, respmse e fugò il 2'6 'maggio, le truppe regolari educate ·a disprezzar gl'Italian,i. Ma . quante nobili vite era costato Vares~ ! Bella e cara gioventù che poi doveva completare la scuola d1 guerra sui campi di Calatafimi, del V_olturno, di ~ont?rotond? ! E tra i morti v'era pure un figho, Ernesto, 11 pnmo eh ella perdette - un altro, E;iric,o, doveva lasciar la vita, nel '67, a Villa Gloria - un fio-lio di quella matrona pavese che , Sparta e Roma ci avrebbero invidiato, Adelaide. Cairoli. L_a parola d'ordine data da Garibaldi la notte dopo 11 com battimento fu « Santo Cairoli » (1). La prima vittoria imbaldanzisce il piccolo esercito. A ~omo! a Como! Il 27, verso sera, sono presso San Fermo, che 11 . n_~mico numeroso ha occupato. Il tempo e l'ora sono prop1z11. La' posizione ' è forte per natura e per arte; l' attacco e' intrepido; il nemico ostinato e valor?so_; ma do~o un'ora di accanito combattimento, gli Austriaci, avvolti da .tutte le parti, cominciano a cedere, a fuggire, ad arrend~rs1. La via di Como è aperta; il nemico in fuga verso Milano. I Cacciatori delle Alpi, partiti la mattina da Varese, aveva~o combattuto a San Fermo e bivaccavano la sera per le vie e le piazze di Como. Pale~tro e Magenta ~pri v~no ai nostri le porte di Milano; San Martino e Solfermo h~eravano la Lorn.bardìa dagli Austriaci: Garibaldi aveva trionfato. Varese ! San Fermo ! Ca iroli ! Era la prima vera, e il sole di quella primavera, Gai:ibaldi_.. . ., La primavera d'Italia, dopo aver ~atto pompa delle pm sane e più floride energie della nazione, volse al suo ter(1) G. C.
ABBA,
Uomini e soliati, Bologna, Zanichelli, 1892, pag. 132.
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LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
LA PSICOLOGIA DELLA PAROLA D'ORDINE
mine,' sul Campidoglio; ed oggi le cose sono mutate . .Ecco la parola d' ordine già irreggimentata nelle strettoie di un regolamento militare. Udite il vigente regolamento' del nostro esercito: « La « parola d'ordine » o « formola di ricono« sciinento » è stabilita dal comaudante del presidio, che la « dirama mensilmente a.i vari corpi distaccati, contro rice« vuta; essa è formata _ d ella parola, un nome di città, e « della confropa1·ola, un nome di persona colla stessa ini« ziale. La formola di riconoscimento è. dai corpi iscritta « giornalmente nel rapporto che viene consegnaito a ciascuna · « guardia, e comunicata con l'apposita scheda all'ufficiale « d'ispezione dall'ufficio che ordina l'ispezione medesima. « S~ presenta l'u~ciale d'ispezione: il comandante della gµar« dia saluta e ch1ede: - parola; ed avutala, risponde colla « contropm·ola e lascia passare » (1). In tempo di guerra le . precauzioni sono maggiori: la comunicazione vien fatta non più di mese in mese, ma di quindici in quindici giorni ; vien trasmessa giorno per giorno ed è valida da un mezzogiorno all'altro; nei corpi distaccati si ha facoltà di fissarla quando non si riceve a tempo e, se mai nasce il sospetto che sia stata conosciuta, di cambiarla avvisando del mutamento. Ancora: il grido regolamentare è « chi va « là? », a cui la persona interpellata risponde, se amica, « Italia », e dà le sue generalità. - « A vanti per la parola! », soggiunge il primo. « Durante il riconoscimento, le truppe « delle due parti stanno ferme e pronte ad agire », finisce seccamente il regolamento del nostro esercito (2).
l'uno e l'altro sistema offrono per sè medesimi larga materia a s{udii geniali, - riuscirà facile intendere come nella indagine della psich~ umana non possa esservi soluzione di continuità. Vi sono leggi che regolano i fatti umani come ogni altro fenomeno della natura, e queste leggi non s'infrangono; v'è un piano che si svolge metodico e che a noi si rileva per mille indizii, se pur mai nella sua interezza: è la fede, è l'idea, che sorge nell'anima dell'umanità e s'innalza e procede inflessibile verso una meta lontana. Quale? Un bene, senza dubbio. La storia è vita di pensiero prima che di azione; quindi l'aneddoto, che è uno spiraglio nell'anima dell'individuo, ha la sua importanza nella funzione collettiva di un popolo. Seguire le vicende della parola d'ordine è dunque seguire una parte della vita intellettuale e morale di un popolo, e il :filosofo e il sociologo possono trovarvi materia di studio. L'uno e l'altro, difatti, pur movendo da punti opposti, mirano·al medesimo obbietto: la funzione dell'individuo in sè, e nella società ; ma nè la . pura astrazione, nè la viva realtà sono compatibili tra loro se non interviene la conoscenza della psiche individuale: ~ tra l'individuo e la società è un'alterna vicenda di correhti dinamiche, che tendono a sovrapporsi ed a conquidersi, e che sospingono l'essere verso il di venire. ' È stato affermato che la decadenza della religione romana precipitò la distruzione dell'impero, cui la stessa vastìtà era ostacolo insormontabile a vita duratura. Ebbene, ·noi già notammo una sosta nel fervore religioso sotto i primi Cesari: non più l'antica fede, che traeva dagli Dei l'auspicio della vittoria e la sicurezza dello Stato, non l'invocazione alla Divinità, che esalta e conquide, ma il motto che scolpisce senza illuminare il popolo, il motto che parla alla r agione ma non al sentimento : - era un periodo di crisi, era il paganesimo ormai ridotto a forma v uota che ruinava. Una grande epoca era consumata e si dileguava per ]asciare libero il varco ad un'altra della quale s'udivano le prime voci: era Gesù. L a fede novella sube ntra all'antica : rivoluzionaria in origine, e perchè tale perseguitata, facen do appello agli umili, ai deboli, ai reietti, divenne, per quel senso di misticismo ch'è in fondo aUa nat ura uman a, popolare; e fu tollerata, fu accarezzata, fu assunta a religione di Stato. Avocando a sè le funzioni conservatrici dello Stato, il Cristianesimo dettò leggi e costume nella v1ta pubblica e privata,nella vita ci vile e mili tare. Politica e religione tornarono, - come per la teoria vichiana dei corsi e ricorsi - ad essere tutt'una cosa: con
V. Così 8. Dal sìnterna, che scorre con lieve s1.1Surrìo, di fila in fila, e che quando è arrivato all'ultimo oplìta ritorna come eco a_l punto di partenza, al signum « ben dato »; dal norn& del Santo che « può ammazzare», alla parola d'01·dine che « non importa» se non è quella 'data; dalla libera scelta del buon tempo antico alle rigide norme dell'odierna disciplina militare; dal Cielo alla Terra: -- quanta strada s'è fatta! Altri tempi, altri uomini, ahre idee, - penserete voi. Sicuro, altri tempi, altre idee. Ma un filo, tenue a primo credere, di continuità in questa corsa attraverso i secoli, sebbene limitata a un campo più propriamente nostro, non è chi non lo veda: a chi non voglia fermarsi a considerare i fatti isolatamente· o le parole come un semplice fenòmeno vocalico, - e ( 1) R egol. di servizio territoriale, n. 228. (21 Reg. di serv. in guerra, I, n. 32.
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questa di~ei:enza che mentre At~ne e Roma pagana subendo , la .legg~ d1 adatta~ento, ~~Jleraro~o, quando pure nO:Q. accolsern nei loro temph le de1ta stramere, Roma cristiana, perseguendo su_a meta, non accolse, non tollerò nessun rinno vamenta, agitando sistematicamente e implacabilmente tutta la vita del medio evo. L'accecan~e1;1-to della Chiesa romana precipit.ò la distruzione del suo dom1mo temporale. Ebbene, noi già lo vedemmo. Oad_uto N~poleone, spento il ricordo degli · eccessi .della rivoluz10ne, nm~se tuttavia nella coscienza popolare l'avversione a~lo stramero e la segreta aspirazione ad un nuovo ordine d1 cose _fondato s~i pri~cipii di libertà e di uguaglianza. E ven~e. 11 tempo m cm pareva che il connubio tra Patria e Reh?10ne dovesse. apr_ire ]~ nuova èra. 'Ma fu un lampo: l'espenm~m to non rrnsc~. L1 b~r~à voleva dire indi pendenza ; uguaglianza voleva ~ire u_nìt~· 1:a religione vedeva questo e dove non ne fu travisato 11 s1g111ficato, benedisse all'Italia; ma ~0~1a pa pa~e questo non vi~e nè volle vedere: troppi se~oh d1 lotte s e~ano ~c:um~lat1 sulla Chiesa romana per?h e essendo_ c~ttohca, eroe ~m~versale, sacrificasse alla patria 11 suo donunro te~re~o. S1 n~rasse quindi dal passo fatto , e mentre Porta Pia nsolveva 11 secolare dissidio, essa, querula ~ ~<legnosa, preferì volger le spalle all'avvenire. Cosi 1~ reh,g10~e, che pervase sino ai nostri tempi tutto l'orgamsmo sociale a suprema autorità di Stat O Sl' d a . f assurgendo . ?re d er~1 e arsi t~lvolta tutric.e e signora del potere civile, e ora r~entrata nei termini che . Dio le ha segnato. ~b_biamo fugacemente fissato tre tipi storici f(i)ndam entah: 11 m?ndo pagano, il cristiano e il .moderno; e tra essi è un e_ffett1vo legame che dimostra lo spirito evolutivo del pen~iero: ~I -principio teocratico è succeduto il principio di naz10nahta; e, come la religione, così la parola d'ordine h a avu~o. le sue crisi e si è evoluta segnando tre momenti stonc~, _L'an~ichità visse nella religione, il medio evo per la religione, 11 mondo. moderno nello stato e per la patria; la quale dovendo unrcamente a sè stessa l'unità e l'indipen~enza, potè foggiare i suoi Santi, i santi martiri del Ris~rg1ment_o. Il concetto moderno di Patria s'integra con quello ~1 Stato; 11 quale ?o~pren~end_o, di fatto: le singole volontà m un pr?cesso sto_n?o 1dent1co, s1 eleva al disopra di ogni precetto etlC'o e rehg10so: - Libera Chiesa, - possiamo dire parafrasando la nota formula del Cavour - nello Stato ' . sovrano. La parola d'ordine pertanto è laica. Eppure tutte le volte che passando per qualche via popolare mi càpita di sentire
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uno che bussa ad una porta ed una voce di dentro o dall'alto, da una :finestra, chiedere: « chi è? », alla risposta: « amici », la fantasia m.i porta ad attendere una · seconda domanda: « che amici? », e poi un comando: « avanza il nome! ». Il nome del Santo. È un' illusione, lo so: il passato non tòrna; ma la nostra vita non è forse un continuo illudersi nello specchio del passato? e ufficio dello studioso di questioni storiche non è forse un rivi vere nelle memorie dei tempi che furono? Quanta parte della ·storta, quanta sapienza in. queste briciole dello scambio di un contrassegno, di un mottò che è la parola d'ordine! Ma l'anima collettiva dell'nm[l.nità s'innalza e procede inflessibile verso una meta lontana. Quale? Un bene, senza dubbio. Poichè è assurdo pensare che il sentimento religioso si vada affievolendo o adulterando: « Se noi potessimo - dice lo Spencer - penetrare i misteri dell'esistenza, vi rima.rreb«1bero misteri ancor più trascendentali»; e finchè dura l'Ignoto e l'Inconoscibile, finchè il dolore batterà al cuore umano e la secura coscienza del popolo non sarà turbata dagli orpelli della scienza, potrà variare il' modo d'intendere le afferma~ zioni religiose, distruggerle, mai. Per fidem ambulamus et non · · per speciem, dice S. Paolo. Fede, non visione. E fede istessa · fu quella che attraverso gli errori e le sventure del passato illuminò di luce perenne i grandi spiriti italici e, maturati i destini, infiammò gli animi alla riscossa che tradusse l'idea, per secoli vagheggiata, in mirabile epopea; fede ch'e mai s'estingue, come non può mai estinguersi nel cittadino la · missione à.ì custodire e d.i vigilare sulla santità del focolare domestico e sull'integrità della sua terra. Pro aris et focis. Ogni verità può spiegare tutte le sue forze senza invadere e tµrbare il càmpo di un'altra; e Religione e Patria sono due grandi verità, due verità sante. GIORGIO
I.
LA.
CòRTE.
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L'AZIONE DEL GENERALE YORK, ECO .
L'AZIONE DEL GENERALE YORK NEL COMBATTIMENTO DI MÒNTMIRAIL
È indubitato che la causa principale della sconfitta subita dagli alle~ti a Montmirail (11 febbraio l814) fu il contegno eh~ te~~e 11 coma1:1do dell'ar~ata di Slesia, il quale non richiamo rn tempo 11 corpo· ~h Sacken verso Champaubert e non conco:rse con le forze a proprii ordini a fare massa in quel punto centrale, che assai tardi, troppo tardi. Lo spostamento di Bhi.cher da Ètoges a Vertus e quindi la mossa su Fère C4ampenoise, costituivano una manovra, non soltanto « falsa» come la chiama il Clausewitz · ma bensì anche « non pienamente meditata », · inoltre essa' avvenne « i1: ~~a direz~on~ affat~o divergente. e procrastinò la possi« b1hta della riumone d1 almeno 24 ore » come giustamente osserva lo stesso critico. Ma, anche prescindendo dagli errori commessi dal comando del~'arm~ta di Slesia. - errori di cui risulta chiara la genesi dall esame delle mteressanti memorie del barone Mi.i.ffling, il non sempre abbastanza ascoltato collaboratore di Gneisenau -,- .pur ~i1:1anendo alla stregua dei fatti, seguendo P.u~am~nte. gh .ordm1 del comando in capo, era ancora poss1b1le la vittoria a l\fontmirail. ' ' . E assai probabile che questa. r;ni~ affermazione su9ni n~ova e. fo.rse ... stonata, all~ orecchie d1 qualche let.tore, il ·quale s1 sia occupato particolarmente di q.u esta splendida campagna; a qualeuno sembrerà per lo meno strano che si possa affermare, che Napoleone poteva essere battuto a Montmirail più facilmente di quanto non sia generalmente ritenuto. . ~i sia q uin~i concesso entrare in qualche particolare, per 1sp10gare e grnst1ficare l&, mia affermazione, • · Il 9 .f~bbrai~ a sera, dal quartier generale di Ètoges il marescia,lo Blucher manda al suo luogotenente il aenerale Sacken quel famoso ordine, che ... non ordina nulla cioè: o rimanere a Montmirail, oppure - se non temev~ serie minaccie dalla parte di Sézanne - di proseauire senz'altro 1 . o a marcia verso L a Ferté-sous-Jouarre, alle calcagna di Macdonald. . La ser~ stessa, 9 febbraio, poco dopo l'arrivo del qmixtier generale a Vertus, si manda al generale York l'ordine
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<li dirigersi su la cascina Vieux-Maison (a ponente di Montmirail), per cooperare con Sacken nell'avanzata verso La Ferté-sous-Jouarre. Tali ordini, sempre nella convinzione - di.sgraziatamente radicata nell'animo dell'autorevole cclnsigliere di Bhi.cher, Gneisenau - che le forze nemiche avanzanti da Sézanne, B già avvertite, non fossero l' armata principale francese col temuto suo capo . Ma- verso il mezzodì del giorno seguente, del 10, giunto Blucher con i corpi a suo diretto comando~ quasi al tern;i.ine della non ponderata marcia su Fère-Champenoise, la ,disfatta di Olsufie a Champaubert è conosciuta, la situazione è chiara ormai :-la m,assa principale dei Francesi, guidata da Napoleone in persona, è giunta in mezzo alle forze divise degli alleati: è sbaragliato il piccolo nucleo centrale, sono minacciate le une e le altre. In conseguenza di ciò, nuovi or.d ini a .Sacken e York, per tentare la riunione generale di tutta l'armata di Slesia presso Vertus, I due luogotenenti sono in tal momento rispettivamente presso La Fertè-sous-.Jouarre e Chateau-Tp.ierry. Un' ?c-chiata alla carta ed è evid0nte che per effettuare la riunione tanto tardi ordinata, Sacken dovrà percorrere cinque miglia, York oltre sette;, entrambi dovranno inoltre aprirsi il varco attraverso le forze francesi, riunite in posizione -centrale ed al comando dell'imperatore in persona. Il citato ordine di Blucher, così tardivo; raggiunge Sacken durante il suo brillante inseguimento di Macdonald, mentre l'ardita cavalleria russa dell'avan guardia è presso al ponte di Trilport, già pronto a saltare per proteggere la ritirata del maresciallo su Meaux. L'esecuzione dell'ordine ricevuto è pericolosa, non v' è dubbio. Sacken sa ormai che Napoleone si avvicina da Sézanne · forse egli è già sul suo cammino presso Champaubert, ~ peggio, magari vicino a Montmir.ail; ma il ~ener~le russo, in conseguenza del suo carattere 11npet.uoso e d~c1so ,di aprirsi un varco, a qualunque costo, verso 11 maresciallo Bhi.cher. ' Unica ragionevole speranza di salvezza è. nella rapidità · delle proprie mosse; perciò, opportunamente mvero, s.ack~n già nella notte dal 10 all' 11 intraprende 1~ l~nga m.~rma d1 4 miglia e mezzo, per raggiungere Mo:1tm1~a1l al prn presto. Se il generale York, il qualé - s1 noti bene aveva ricevuto il medesimo ordine di riunione generale pres;,o <vertus., si fosse subito riunito a Sacken, come del resto
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L'AZIONE DEL GENERALE YORK
avre?be dovu~o fare, anche per l'ordine precedente, per l'in- ;. segmmento di Macdonald; allora dinanzi a Montmirail · s~re?bero tro:vat~ di fronte, all'incirca 30,000 · russo~p;u:~ si_am, contro so;i ~2,000 Francesi, ~' nonostante la presenza .. d~. N apol_eon_e, 1 az10ne concorde dei due generali d'armata pm a:7ve_d~ti ed energici della coalizione, aventi una discreta supeno::ita numerica di forze, avrebbe forse mutato le sorti della g10rnat.a. · . -Ma il generale York -era ripugnaQte dall' accorrere· a sostegno del corpo alleato, ed aveva vedute assai diverse. D~ pa~e~ch~ giorni, e non a torto, egli non comprendeva le dis:posiz1om, del quartier generale, le quali disseminavano m tal modo le forze dell'armata di Slesia. . Quando, con l'ultimo ordine ricevut~, si dovrebbe compiere la radunata generale a Vertus, mentre contemporaneamente apprende l'avanzata di Napoleone da Sézanne il suo sdeg_no prorompe violent_emente. Erarisaputo che il g:nerale Gneisenau, quale capo di stato maggiore comandava effettivamante l'ar!Ilata di ~lesia nel riguardo' strategico, ed il generale Yor_k era convmto che il rinomato consigliere di Blii.che~ non ideasse, ora aln:ieno, che « stolte mosse » (dii.mme streiche : sono le sue ~arole) . Senza discutere ora l'opinione del luogo~en~~te :pruss_ia:10, per quanto parecchie memorie, documenti d1 md1scut1b1le valore, provino ormai ad usura c~~ 1;1on s_empre Blii.cher agì sotto l'impulso del consigli; p~u illummato ed ·opportuno; è ben certo che tale convin~10ne_non favorì in questa circostanza quella disciplina delle mtelhgenze, ~lla quale vennero poi mirabiln'iente educati ~elle ~~guenti genera_zioni i comandanti in sott' ordi ne del1 esercito prussiano. '. Dal_ cant~ suo, poj, il genera~e York - il quale sovente obbed~va _so,o mormorando - riteneva non più effettuabile una rmmone generale al di quà della Marna· ma bensì soltan_to _al di là, sulla sponda destra. Contem~oraneàmente egli riteneva necessaria l'o ccµpazioue con notevoli forze del punto strategico ~i ?h~teau-Ti~r:y,_.per potere all'uopo secondo le sue conv~nz1om e prev1s10n1, passare su la riva destra con tutte le ,forze. · · ' L'll febbraio mattino,_ ore 10, egli raccòlse il suo corpo a _mezza strada, tra Chateau-Thierry e Montniirail presso V1ssor~, allo_ ~co~o di riunirsi a Sacken, per prende; quindi comum d~c;1s10m. nel senso però da lui desiderato : cioè com?ne :1tira_ta oltre la Marna, passando a Chateau-Thierry. ~mnto a _V1ssort, saputo che Montmirail è giàj n possesso dei Francesi, conferma le sue convinzioni e spera di trovare 1
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il generale Sacken del medesimo parere. Poc0 dopo apprende che Sacken è in piena marcia su 1\fontmirail : alcuni col pi di cannone, che gli giungono di là, confermano l' ultima notizia. York allora ritiene, apponendosi in ciò al vero, che il generale russo, conformemente agli ultimi ordin~ comuni ricevuti, voglia aprirsi a viva forza un passaggio v0rso Vertus, con un combattimento decisivo presso Montmirail, e perciò ·York invia il maggiore di stato maggiore Schack per sconsigliare quell'attacco, da lui ritenuto ·più temerario che audace. , Il generale Sacken, come già dicemmo, era di carattflre deciso, r;isoluto ed impetuoso; ed inoltre va ricordato -- perchè anche· questo precedente ebbe le sue conseguenze - che il Sacken era di già seccatq, e molto contrariato, che York non lo avesse seguito, con.i.e poteva e doveva, nell'inseguimento di Macdonald verso Meaux. Durante questo inseguimento, il giorno 8, l'avanguardia di York (generale Katzeler) era giunta dinanzi al ponte di Chateau Tierry, fatto saltare da Mandonald. Intanto il generale York - il quale non scorgeva alcuna utilità nell'ulteriore inseguimento del luogote. nente francese - si arrestò ,a Dormans 1'8 e concesse ivi riposo alle truppe tutto il 9, malgrado l'invito .di Sacken a codiuvarlo nell'inseguimentÒ. _ · Ora il ge'b.~rale 8acken non potevà comprendere come il York fosse sempre di parere contrario ... , e non volesse accondiscendere alla riunione, per eseguire il più prontam~ute possibile ed insieme, l'ordine eh.e entrambi avevano rìcevuto dal comando in capo. , Quando giunse presso Sacken l'inviato di York, le truppe antistanti russe combattevano digià presso Vieux-Maison. Il loro comandante, dopo avere udite le proposte di ritirata oitre la Marna, fa a sua volta pregare il generale York di avanzare con tutto il suo corpo, prendendÒ quindi parte al com,battimento ormai seriamente impegnato. Il maggiore Schack, fedele alle istruzioni avute dal suo generale, fece ogni sorta di difficoltà; fra l'altro la futile obiezionè dell'impraticabilità delle strade, per cui il corpo prussiano sarebbe giunto assai tardi soltanto, recando seco pochi can. noni. Si narra che , la risposta risentita e laconica di Sacken sia stata: « Il corpo russo è sufficientemente provvisto di cannoni » ! Ad accrescere maggiormente il giustificato malumore di Sacken, avvenne ancora che l' avanguardia di York (Kat~ eler), già riunita a quella russa presso Vieux-Maison, fu richiamata presso il grosso del corpo prussiano. \
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. Comd~ abitualiyente ~na decisione scaturisce dalla continuaz10ne 1 precedenti · con. . conclusioui . . , così il generale Yo r k , 1n seguenza e1 suoi propositi e del suo contegno ne · · · d d t· . ~ . 1 g10rp.1· prece en 1, _p~ese qm la pegg10re determinazione possibile : que~la c~oe che tendeva a soddisfare, a conciliare due contrarie es1g.e nze, ~ rag~iu_ngere due scopi affatto opposti. A Chateau?hierry e ~l passaggio più facile e più diretto d_e~la Marna, 11 punto d1 scampo di una ritirata che York r~tiene ~onseguenza inevitabile di un combattin~ento inuPerciò egli invia un' intera b riga · t a, un ttile e disastroso. · d erzo mrca elle sue forze, e_ qu~si t_utta la sua artiglieria sul p~nto p~esnpposto _della mev1t~b1le ritirata. Con la cavalleria dell avanguardia e le altre due br1·gate , y or"k s1· av. . vicm~ al ?am:po di b~tta_glia a sostegno del corpo russo. Non puo qm sfuggire 11 grande e palese torto nella condotta del generale York. · B~n_ch~ la sua disapprovazione circà il contegno e le diin capo dell'ar·mata d.1 Sl esia · f osse spos1z10m del. comando . a bb astanza gmstificata · . , ciò nonostante , 1·n un so1o e d unico c~so,. que~t~ sua d1sa_rprovazione poteva, forse, permettergli d1 d1subb1due all'ordme perentorio di. una generale riunione a V ertus ;_ ed allora - anzi -- più che disobbedienza l'a tto del capo m sott' o:din~ avrebbe potuto essere considerato un lodevole esemp10 d1 geniale iniziativa. Era q':esto ca~o, e".identemente, quello in cui le vedute sue, -1 mrca la s1 tuaz10ne 0aenerale , le probabi· 11· m1nacc10 · · e · da attuarsi - fossero state su b"t · 1a so .uz1one . 1 o e pienamente con d1v1se · pe· ,. dald generale russo ' per cui questi , prim a d"1 1m gnars1 a 10n o verso Montmirail avesse potut ' de · 0 viare verso Oh · . . , . ,ateau-Thierry m umone al corpo di York. Allora, tutt'al pm con 1:n pru~ente co_mb_attimento di retroguardia, sarebbe stato d1 sfuggire in tempo all' ur t,o con t ro l' . famle · f agli alleati . ese1 cito rancese, 11 quale avrebbe dato in tal in 0 d 0 · colpo nel vuoto. ' · , un A gue~t~ pr_oposito -~on è inutile rammentare che quest a eventuahta, . _d1 una ritirata in tempo olt re l·a M u~ &a stata considerata · 't e 1e a· . . ' dallo stesso Gneisenau ' 1·1 quale d uran 1scuss10m avvenute al quartier aenerale il 9 febb · ' conchiudeva: o . . ra10, cosi « Nella posi_zione di Montmirail il generale Sacken potrebbe argmre, dalle notizie raccolte se forze notevoli « avanzano da Sézanne verso Champaub~rt » Ind. G . nau dop . · 1 ne1se' o avere esammato le due mosse che Sacke bb potnt~ fare i~ tal caso:. o ritiral'si con York oltre ~aa;r:rnae oppme accorrere verso il comando in capo, soggiunge: « Di~ «
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poi dipende precisamente da lui (Sacken) ritirarsi da ~1.ontmiraìl su Ohateau-Thierry, dove egli insieme a York può oltrepassare lai Marna e riunirsi poscia a Winzingerode « proveniente da Reims ... Se Sacken si riunisce a York rì<< tirandosi oltre la Marna, allora sono 38,000 uomini (effet< tivamente un po' meno) i quali sono indipendenti ed hanno « piena capacità di t·esistenza. Noi (il quartier generale con « Kleìst e Kapetzewich) conserviamo qui 19,009 uomini». Mùffiing. (.Aiis meinem Leben, pag. 103). È . questa, nè più nè meno, l'idea di York, quando ritiene minacciosa la massa francese avanzante verso Champaubert: ritirarsi con forze riunite oltre la Marna. Ma il comando in capo, che prima lasciava a Sacken piena libertà di manovra - o andare verso la Ferté,sous-Jouarre, o rimanere a Montmirail, o ritornare verso Ètoges - quando invece doveva proprio dare un ordine preciso, ed era ancora in tempo di darlo; fa precisamente ora il rovescio, ordina perentoriamente, senza restrizioni, la riunione generale a V ertus, quando proprio la minaccia nel punto centrale i verso Champaubert, doveva sconsigliare questa tardi va risoluzione. ·, . Lasciato più hbero, come il giorno prima, assai probabilmente Sacken avrebbe · accettato la proposta dì York di una comune ritirata . . Presumibilmente essi avrebbero scansato Napoleone oltre la _Marna, come lo stesso Gueisenau aveva dapprima immaginato, e poi impedito. Ma lasciando il caro po delle i potesi., delle possibilità, nel caso concreto, esclusa. questa eventualità, vista la ferma intenzione di Sacken di aprìrsi il varco vers9 Bliicher, conformemente agli ordini ricevuti, e decisa da parte sua la prcprìa doverosa cooperazione al combattimento in cui si era impegnato il corpo alleato, doveva York darla pieria ed intera., questa cooperazione. Errata quindi l'occupazione di Chateau-Thierry con forze tanto conside-revoli; maggiormente errata e colpevole la tardiva e debole azione del rimanente delle sue forze su la sinistra del corpo russo. Il contegno di York ebbe ancora un'altra conseguenza indirettamente funesta su l' azione tattica del corpo russo. Il generale Sacken, poco contando su la pooperazione di York, ed anzi assai disgustato di lui, non volle dare alcun ascolto al più che ragionevole consiglic, del generale comandante la cavalleria "'\Vassiltchikof fra gli altri, cioè dì spiegare le proprie forze di preferenza a sinistra della grande strada, tendendo così naturalmente alla riunione con York e,. per giunta, col
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L'AZIONE DEL GENERALE YORK
v~:nt~ggio di manovrare e_ combattere sopra un terreno assai pm favorevole . .Al con~ràr10! _Sacken si spiegò principalmente a destra della strada, s1 lasc10 attrarre verso Marchais da Nap~leone, che appunto mirava alla separazione delle forze ne~whe, e temeva l'arrivo di York, fermamente deciso, l'ardimentoso generale russo, ad aprirsi da solo il varco tra le masse nemiche. Si può dire che quasi tutta l'azione dell'attacco frances e gravitò su~ corpo ~usso, e ~ol~anto quando questo, dopo vigorosa, ostinata res1stenza, fu 1nesorabilmente costretto a ritirarsi, allora_ solame~~e il ?enerale York cedette alle premurose preghrnre dell mtrep1do camerata e fece avanzare le sue due brigate: era troppo tardi. Seguendo attentamente, nelle numerçise relazioni documentate, lo svolgersi di_ tutto il combattimento, emerge chiaramente con quanta efficacia, con quale positivo risultato il solo ~orpo russo abbia lungamente e vigorosamente contrastato 1] successo alle forze francesi, e risulta ancora dall'esame a,~cur_ato _delle fo1:ti più attendibili, che - anche m::tlgrado 1 11:v10 .d1 una bng~taa Ch3:teau Thierry -- si aveva pur tuttavia sul campo d1 battaglia una superiorità di oltre 6000 uomini da parte degli alleati (1). Dunque egregiamente conclude il Beitzke (Geschichte de 1· Deutschen F1·eiheits~1·iege, 1813-1814, volume III, pag. 164) « Il grande nome d1 Napoleone e chiamiamo ciò soltanto col . ' « suo grnsto nome, la disobbedienza e la riluttanza di York « diedero la vittoria ai Francesi » . · ' Il generale Sacken fin da quel giorno (Leben des Feldmarschals York, Droysen) fu così sdeo-nato contro York che o ' f ra 1. d ue generali. subentrò un malumore difficile a' cancellarsi.
*** Dalì'esposizione fatta sembra risultar~ abbastanza chiaro quanto_ ~o. a:ffe~ma~o incominciando: cioè la possibilità, la probab1hta anz1, d1 una vittoria degli alleati a Montmirail a_nche malgrado gli errori commessi in precedenza dal quar~ tier g~nerale dell'armata di Slesia. Ma, a tal uopo era necessano che l'azione dei due più risoluti e geniali ca'pi degli (1) Houssaye (1814) facendo notare '1a t e ndenza dei Prussiani e Russi ad esagerare le fo:ze. francesi, cade forse nell'eccesso opposto, :fissa ndo 2 ~ ,700 Russo-pruss1am contro I2,800 Francesi-. Altri autori francesi stabi~s~ono 18,000 Francesi, contro p erò, 30,000 a lleati. Secondo il Damitz Plotho eitzke ~d ,alt~e fonti , tedesche, non · sospette quindi, la proporzi~ne più attendibile e d1 20,000 Francesi contro 32,000 alleati ( di c ui 6000 rimasti a Chateau Thierry).
NEL OOM.B.ATTIM;E]NTO DI lliONTMIRAIL
...
383
alleati fosse ~tata pienamente concorde nello scopo da raggiungere e nell'eseeuzione pronta e rapida; era necessario che York - sopratutto - avesse dato prova di quello spirito di elevato cameratismo, che i pronipoti del generale prussiano, poco lungi dalla Marna, su lo stesso suolo di Francia, dimostrarono così sovente, nella grandiosa lotta contro gli eserciti del nipote del grande zio ..... . Mi è sembrato doveroso, in omaggio alla verità storica, ed utile per gli ammaestramenti che se ne possono trarre, l'arrestarmi su questa breve' analisi e su le conseguenti considerazioni, perchè dalla lettura di svariate opere, comprese quelle che si possono ritenere 'le pi.ù autorevoli, le più serie e reputate, non :i;ui pare si ritragga affatto l'impressione della -verità~ cioè ,quella che ho cercato di dimostrare. Accenno brevemente qualche esempio, soltanto: Clausewi ti asserisce : « 'Q uando il generale York arrivò sul campo << di battaglia il corpo di Sacken era di già pressochè scon« fitto; alcuni tentativi che egli (York) fa; con movimenti « offensivi, per sostenere il corpo russo, non riescono. Perciò « è iniziata la comune ritirata su Vissort, verso Chateau« Thierry ». E poi sogg'iunge ancora, quasi prevedendo 1a critica al ritardo e all'inazione di York: « Poichè entrambi, « Sacken e York, disponevano soltanto di 25,000 uomini, e « York aveva lasciata una brigata a Chateau-Thierry, certo « la loro anteri01·e 1·iunione non avrebbe dato alcun altro ri« sultato: essi dovevano necessariamente essere battuti dai « 30,000 uomini, che Bonaparte aveva çon sè ». Cu.usEWITz, Der F eldziig in Frankreich, 1814 (p. 306). Erronea la prima affermazione, pe:çchè, mentre fin dalle ore due e mezzo le brigate del corpo di York, Pirch e Horn (7000 uomini) e la cavalleria di riserva attraversavano il villaggio di Fontenelles, schierandosi a sud del medesimo, accontentandosi di semplicemente « osservare » l'ala destra francese, seri,amente impegnata, del resto con la cavalleria russa, invèce_la definitiva ritirata del corpo russo si iniziava solo alle 5, al tramonto, e York veniva ancora i:µsistentemente pregato dal valoroso generale russo di proteggere almeno la ritirata, divenuta ormai inevitabile. Non m~no e~rata la proporzione delle forze, e perciò la deduzione, assai recisa invero, che ne consegue. Non era certo dalla parte dei Francesi la superi0rità numerica, come già vedemmo; supposta, ben s'intende, la riunione dei due cerpi alleati. Non molto più chiara ed esatta è la narrazione dell'Hou ssaye, abitualmente così · accurato nella sua preziosa esposi-
384
385
L'AZIONE DgL GENERALE YORK
NEL CQ.MBATTIMENTO DI MONTMIRAIL
zione documentata. « L' Empereur s'interpose entre Blii.cher « qui arrive ~e Chalons, et Sacken et York, qui refoulent « Macdonald J usque vers Meaux. Ces deux généraux, instruits « de.la mar che de l'armée française, rebroussent chemin et « se replient en tonte hate sur Montmirail » . Anche qui sembrerebbero completi, l'unione e ì'accordo dei due gen~rali, tanto nell'inseguimento di Macdonald verso Meaux · q~ianto_ nel ritorno verso Bhi.cl).er p er Montmirail. Noi sap~ piamo mvece che York sosta dapprima a Dormans 1 senz'affrettarsi per nulla a molestare la rapida ritirata del Duca di Taranto, e vorrebbe dopo arrestarsi a. Chateau-Thi erry, mal~rado le ~nsistenti .richieste di Sacken, tanto per l' insegmmento d1 Macdonald quanto per ì'attacco di Napoleone. Anche nella succinta e suggestiva esposizione di York von Wartemburg (Napoleon als F cldhe1'1·, II, 334) è accennato il moviment~ o:ffensiv~ di York a sud di F ontenelles, respinto dal maresciallo Mortier « nel momento in cui si decidevano « le sorti di S'acken all'ala sinistra »; ma. non è affatto considerato l'arrivo di quelle truppe di York presso il campo di battagliar assai prima del momento decisivo ; nè una parola è detta a proposito ~el ritardo e dell'inazione del generale prussiano. Neppure nello studio del Barone (1), n el quale il personale acume critico dell'autore e l'esame diligente di buone e svariato fonti hanno fruttato molte osservazioni originali ed opportune rettifich e alle esagerate, od erronee conclusioni di ,p recedenti scrittori, non è posta nella sua vera luce l'a½ione del generale York. Anche Barone (1814, Parte I , 48) ammette che « quando York giunse a Fontenelles (egli lo 1 « fa a~rivare un'ora dopo) alle 3 / 2 con le sue truppe, il com« battimento era a tale punto, che più non restavagli a fare, « se non coprire la ritirata dello scompigliato corpo di « Sacken >.> .
novra napoleonica, ardita quanto mai ed altrettanto riuscita, era il corollario, l'epilogo della manovra per linee interne, iniziata contro l'armata di Blucher e compiuta poi, a sua volta fra le sparse membra di quest'ultima : dovevano ceder e Sacken e York a Montmirail, come il giorno prima era stato disfatto Olsufj ew a Champaubert, come cedette due giorni dopo Blucher a Vauchamps-Etoges. Invece le cose non stanno precisamente così, no ! Olsnfjew certamente doveva essere sacrificato; ma i' allarme gettato da questo inatteso quanto inutile sacrificio, e gli ordini dati in conseguenza a York ed a Sacken dal comando dell'armata di Slesia - ordini giunti ancora in t empo ad entrambi quei capi in sott'ordine - a Montmirail, gli alleati potevano vincere. Lo prova ad usura il prolungato ed intenso sforzo fatto da Napoleone, con l'impiego fino all'ultimo gregario delle sue riserve, per ottenere il decisivo sopravvento su l'avversario a Marchais, la chiave della posizione; lo prova l' ostinata resistenza di Sacken fino a tarda ora, malgrado questi avesse quasi fatto il giuoco di Napoleone, spiegando le sue truppe e spostandone l'azione principale dalla parte opposta ai quasi disdegnati soccorsi del r iluttante York, benchè questi fosse rimasto pressochè inoperoso, fino a che non fu costretto a coprire a m ala pena una ritirata da lui voluta fin da principio, e che invece si sarebbe potuto evitare fino quasi al1' ultÌJUO.
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Torino, 10 gennaio 1908. Uao ALLAsoN tenente d ' artiglieria.
**
Dunque, leggendo, esaminando attentamente la critica, quasi sempre profonda. acuta ed ohbiettiva del Clausewitz, la narrazione accuratissima clell' Houssaye, le considerazioni limpide e ponderate di Bar one e di York von Wartemburg) i manoscritti di Fain, le memorie di York, cli Mii.ffling ecc. ecc., sal vo qualche lieve sfumatura dall'una opera all'altra l' irn. press10ne che se n e ritrae è sempre la medesima: ' Montmirail era la conseguenza inevitabile della splendida ma(1) ENmco BARONE. -
Francia.
Studi
sulla condotta della guerra 1814 in 25
A:tNO Ll V,
(
386 387
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
RASSEGNA DELLÉ NOTlZIE MILITARI ESTERE
e riassumendo: ... {909
1908
AUSTRIA-UNGHERIA. Bn,ANCI MILITARI PEL 1909 IN CORONE.
Ufficiali e assimilati . Truppa ed allievi degli istituti militari . Cavalli . • . . . . .
Esercito comune. {908
!909
322,609,197 306,552,435
della monarchia . Ordinario) della Bosnia-Erzegovi· na (1) ..
I
Differenze
11,300,000
333,909,197 315,930,979
Totale ordinario
12,366,730
po, nuovi ocediti . . per comandi, truppe, e stabilimenti della BoStraorsnia-Erzegovina e territo,io dol Lim . . dinario ( per la costruzione del nuovo materiale di artiglieria . . . .
8,127,000 15,000,000
7,868,000
Esercito comune.
+
+
259,000
-
15,000,000
Crediti suppletivi pel 1908
36,246,729
Totale complessivo.
-
-
2,786,110
752,999
-
372,189,037 352,177,708
+
Esercito comune.
Anno
1909. 1908.
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Truppa
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Quadrupedi
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1 16,65815556 5940 2357 38,6701 222,952 18,690 7 49 1_50,93) 9,678 16,68715452 5940. 2357 38,6551 223,795 18,714i749 150,489 19,708
(l} D alla Tages Post del 18 ottobre 1908.
Richiami pel' istruzione.
56
i
Fanteria, cacciatori, pionieri, ferr.ovieri, telegrafisti, treno . Cavalleria ·1 • - • Artiglieria da campo, da montagna e da fortezz a '( • Totali .
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-
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254,550 8,400 8400
5,905,79 o
15,000 1 . .0,
i,,,,,,oJ
8'00 9,387,950
20,0ll,329
(dai bilanci ufficiali).
·.::
Reclute· lasciate in congedo per ragioni di famiglia . . . . •. . R/servisti di complemento
"
FORZA BILANCIATA DEL 1909 PARAGONATA CON QUELLA DEL 1908
;:::e
o.
o.
-
1,011,999
-
35,493,730
~:~.- ~ ·z d~.8 ep 0-"" "' 'O ~r..,C:
17,978,218
. .,,
.
o
+
1,921,456
13,378,729
22,139 290,210 60,197
CHIAMATE ALLE ARMI PER ISTRUZIONE NEL 1909 (1).
16,056,762
9,378,544
%2,214 2!!9,358 60,612
DISPOSIZIONI ORGANICHE PER L'ARTI GLIERIA DELLA LANDWEHR CISLEITANA (2). -:-- L'artiglieria della Landwehr cisleitana consta di 8 divisioni di obici da campagna, una per divisione di fanteria, numerate col numero di dette divisioni; cioè: 13• (Vienna), 21a (Praga), 22,a (Graz), 26• (Leitmeritz), 43• (Lemberg), 44• (Innsbruck), 45• (Przemysl), 46• (Kracovia). Ciascuna divisione consta di: 1 stato maggiore di divisione, 2 batterie di obici da campo, 1 quadro parco mun.izioni .e di complemento. L'organico di pace è per: · ( 1) Dal bilancio ufficiale. (2) Secondo il progetto primitivo, l' artiglieria della L andwehr cisleitana doveva essere costituita da 8 reggimenti di cannoni d a çampo, da formarsi una b atteria per anno a cominciare dal 1907. Alla fine del 1908 esistevano già 16 batterie, cioè 2 per reggimento: batterie, che ora sono state armate di obici.
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
388
RASSEGNA .DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
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-
TruppJ Cavalli
ciali
Stato maggiore di divisione Batteria Quadro di p~co. m~mizio ne ~ c~m~ plemento . . . . . . . . . 0
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Pezzi
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6 4
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7 50
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14
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4
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'
. Dipendenza: Le divisioni sono unità amministrative autonome: dipendono pe~ ~l. personale, per il m·a teriale e quadrupedi dal co~ando della d1 v1s1one di _fan~eria di Land wehr cui sono addette, per 11 tramite del comando d1 brigata d'artiglieria dell'esercito comune stabilito dal ministero. ' Armçr,mento: Il material~ d'artiglieria è l'obice da campo da centimetri' 10, modello 99. L'armamento è: per gli ufficiali e F ahnriche: sciabola da ufficiale di cavalleria e pistola a rotazione ' · . per la truppa: sciabola 'da cavalleria modello 77, scial:Jola da .pionieri, pistola a rotazion~ carabina modello 95, moschetto modello 95; ,, attendenti: disarmati. ' Personale: Gli ufficiali, i Fahnriche ed i cadetti sono tratti dall'esercito comune ed aggregati alla Landwehr. Così pure sono tratt:Ì! d~ll'esercito _comune i medici, i contabili, i vetèrinari e gli ufficiali d1 vettovagliamento. FoRMAZI~NE DI RIPARTI MITRAGLIATRICI
(dai giornali milit~ri e dalla Tages Post).
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Da formare Formati
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389
In complesso dunque al 1° febbraio 190!:I: tutti i reggimenti di fanteria e cacciatori dell'esercito comune e delle due Landwehren (110 dell' E.C., 36 della L.W. cis., 28 della L.W. ung.). , · tutti i battaglioni autonomi cacciatori da campo (27); tutti i battaglioni alpini (11); ·avranno il proprio riparto mitragliatrici (1). I riparti mitragliatrici da cavalleria sono assegnati alle divisio~i di cavalleria; e, secondo il progetto ministeriale, dovrebbero esserne formati 8 per il solo esercito comune. Non si _sa finora quanti ne saranno formati in ciascuna Landwehr. RIORGANIZZAZIONE DELLE TRUPPE DEI PIONIERI. I pionieri nell'esercito austro ungarico disimpegnano 1 compiti che da •noi sono di spettanza delle specialità del genio, zappatori, pontieri minatori. Essi constavano di 15 battaglioni autonomi a 5 compagnie. L'ampiezza e molteplicità dei compiti loro affidati, i bisogni ,sempre i;naggiori di lav~ri te"cnici in guerra e la probabile prossima adozione della ferma di due anni, faoevano da tempo prevedere un ~umento ed una riorganizzazione di tali truppe _sul pri'Y!,cipio della specia lizzqzione. Le disposizioni organiche .pubblicate nel settembre del 1908 non aumentano le unità nè lo potevano, mancando gli uomini per le note divei;genze cogli ungheresi; ma le riorganizzano faèendo un . primo passo sulla via della specializzazione. ' Infatti esse creano i quadri dei pontieri e dei minatori fluviali; aestinano definitivamente ed ufficialmente la quinta compagnia di tutti i battaglioni per la guerrà di fo~tezza e d1stinguono i compit i ed i lavori delle singole compagnie. In sostanza è sancita una netta separazione fra i pionieri campali, quelli da fortezza, i minatori ed i pontieri e ciò nell'interesse di 1 un più razionale e miglior addest:amento. A) T1·uppe dei pionieri. J_ I pionieri constano di 15 battaglioni autonomi, numerati da 1 a 15. Ciascun battaglione si compone di: a) stato maggiore di battaglione ; b) 5 compagnie; e) 1 riserva di materiali; d) 1 quadro di compagnia di complemento. Inoltre: a) il battaglione pionieri n. 1 (ora stanziato a Pozsony-Presburgo.- V corpo) ha un quadro per riparti minatori jfoviali (Flussminenabteil ung en); b) il battaglione pionieri n. 5 (ora di stanza a Krems - II corpo) ha .un quadro per riparti pontieri (Bri.tckenabteilungen). (li Il 22° reggimento ne· ha due: · uno per il gruppo nord, l'altro pe~
( 1) 2 carri munizioni· , 1 car"o " ]e t e 1e f onico, 1 carro • bagaglio, r ma t eria 2 carri viveri.
il gruppo sud.
390
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE L'organico di pace sarebbe:
UN I T À
Ufficiali
Stato maggiore di b att. Compagnia, 1-4. Compagnia n. 5 . . . Riserva di materiali Quadto di compagnia· di· ri~er;a : ." Quadro per riparti minatori fluvi ali. Quadro p er ripart i pontieri. . .
=
UOMINI
5 5 5
1 2 1
5
I
Cavalli Truppa
10 107 104 9 7
28 105
391
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILl'rARI ESTERE
4 1 1 1 l
l
DISLOCAZIONE. - I battaglioni pionieri, per quanto lo consentono 11 reclut~me~to, la mobilitazione e l'istruzione avranno sede fissa e nel terntono stesso in cui si reclutano. La 5• com · d · b tt 1· . t . t· . . pagma e1 a ag 10m s a~zia i non rn piazze forti avrà sede permanentemente o nelle piazze forti o nelle immediate vicinanze. COMPITI. - Alcuni sono comuni a tutte l e compagnie: altri speciali per le com.1:>agnie 1-4 e per la 5a, a) Compiti comuni a tutte le compagnie: . . 1) lavori di fortificazione campa~e, la cui esecuzione richiede speciale addestramento ed equipaggiamento. ~) Cos~ruzione ~d interruzione di comunicaziorù; distruzione di ponti ~ f~rT~vie; concorso nella costruzione di ferrovie. 3) Lavon di mrna. 4) La_vo~i tecnici di importanza nelle soste e nelle marce. b) Speciali per le compagnie 1-4: . 1) Cpstr~zione di ponti militari, di ponti di circostanza ~ semi permanenti, 2) Passaggi di corsi d'acqua con imbarcazio.n i. 3) . Concorso nell'attacco di piazze forti. c) Speciali per la 5a compagnia: . 1) Conc?rso nell'atta_cco e _nella difesa di piazze forti e prop~i1ame~ted,. ne~l attacco, Ja distruz10ne degli ostacoli, e la esecuzione d i avon 1 trrncea e di mina. 2) Concor~o nel ~ettere in assetto di guer~a le piazze forti. t· d · 3) Costruz10ne d1 ponti di circostanza e semiperm dimensioni limitate. anen i 1 I compiti dei reparti minatori e dei pontieri si desumono dal loro nome. . RECLUTAMENTO . DEGLI UFFICIALI E DEI CADETTI . _ _ S e d'1 carrier~, son~ t~at.t1 da~ rel~tivi istituti militari; se di complemento, da?h ufficia~i ~i carnera rn congedo, dai cadetti di complemento e dai volontari d1 un anno. Tutti gli u~ciali,~i carriera possono venire impiegati in qualunque ramo di serv1z10 e perciò debbono convenientemente essere cambiati di compagnia.
.
ADDESTRAMENTO. - I sottufficiali, gli appuntati ed i pionieri abili nel servizio acqueo, nei lavori in terra e di falegname portano il distintivo speciale di timoniere, zappatore e falegname. Gli ufficiali ed i cadetti di complemento ed i richiamr.ti appartenenti alla 5• compagnia, debbono prestare servizio presso le proprie compagnie: quelli appartenenti alla 5• compagnia 1 del IV battaglione. (Esseg) e del VII battaglione (Budapest) prestano rispettivamente servizio presso la 5• compagnia del XV battaglione (distaccato a Pola) e del XIII battagh)ne (Komaroru), B) Deposito dei materiali dei pionieri (Pioni erzeugsdepot). - Il deposito materiale dei pionieri ha il compito di produrre, amministrare e conse·r vare gli equipaggi da ponte e gli altri oggetti proprii dell'equipaggiamento dei pionieri, ad eccezione degli e·splosivi. L'organico di pace è: Ufficiale superiore comandante. 1 Ufficiali -inferio'r i 5
fu~~
4
Truppa .
151 161
Totale
Le diaposizioni organiche non contengono alcun dato sui servizii da costituirsi in caso di mobilitazione. C) Ispettore generale dei pionieri ed aiutanti ispettori. _:__ A capo dèlle t-ruppe dei pipnieri e del deposito materiali dei pionieri è posto un ispettore generale (ufficiale generale) coadiuvato da 5 aiutanti ispettori (colonnelli dei pionieri) con sede in Vienna, Linz, Graz, Kracovia e Budapest. L'ispettore generale ha l'alta direzione dèl servizio tecnico amministrativo dei pionieri, delle scuole dei cadetti dei pionieri e del deposito materiale dei pionieri; e come tale è organo ansilia:re del Ministero comune della guerra. Gli aiutanti ispettori sono "coadiutori dell'ispettore generale ed esercitano la loro azione secondo le istruzion i dell'ispettore, sui battaglioni a ciascnno di essi assegnati dal regolamento. Fra le attribuzioni degli aiutanti fa parte quella di vigilare e di dirigere l'istrnzione delle compagnie pionieri in distaccamento nel territorio di loro giurisdi:6ione. Secondo le antiche disposizioni, in caso di guerra, tali aiutanti ispettori venivano addetti ai comandi d'armaha per dirigere i lavori di maggiore importanza. Tale prescrizione non è più compresa nelle nuove disposizioni. SCUOLE DI CORPO D'ARMATA. - La dispensa n. 47 del'1908 del Verordnungsblatt pubblica il regolamento per le scuole di corpo di armata (Korpsoffizierschulen). Esso si divide in tre parti: 1° disposizioni organiche per le scuole di corpo d'armata; 2° istruzione per l'ispettore generale delle scuole di corpo d'armata; 3° direttive per il metodo d'insegn~mento e· programmi.
392
393
RASSEGNA DELLE NO'.rIZIE MILITARI ESTERE
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
Le scuole di corpo d'arn;iata - istituzione non nuova nè recente - hanno acquistato notevole importanza dopo l'abolizione dell'esperimento per i capitani aspiranti ufficiali superiori. Infatti in esse, per l'avvenire, saranno impartite agli ufficiali, che fanno servizio presso le truppe, con unità di principio e di metodo, le nozioni teoriche necessarie per ben condurre i reparti elementari delle varie armi. Con le scuole di corpo d'armata termina 1~ preparazione . scientifica dell'ufficiale che fa servizio presso i corpi; è naturale quindi che il programma d'insegnamento abbia portata rilevante. L'ufficiale, che le ha frequentate con molta distinzione non ha alcun vantaggio. di carriera; può essere destinato a prestar' servizio di stato maggiore come zugeteilte fino alla promozione a capitano.
organo ausiliario del .Ministero comune della guerra, e cura specialmente che l'insegnamento nelle varie scuole sia impartito con unità d'indirizzo; che nell'insegnamento I\On si devii dallo scopo per cui le scuole sono istituite, e che il giudizio sugli allievi sia dato con uniformità di criteri. · ·
I. Disposizioni organiche per le sciiole di corpo d'armata. - Scopo delle scuole di corpo d'armata è quello di: a) addestrare tutti gli ufficiali subalterni nella condotta delle truppe per quanto si riferisce allEs unità inferiori, specialmente ·per formarne abili comandanti di compagnia, squadrone, batteria; b) dare le nozioni fondamentali relative alla condotta delle grandi unità fino alla divisione di fanteria, come preparazione per un ulteriore studio individuale. Sono istituite annualmente in ogni territorio di corpo d'armata ciascuna con una o due classi parallele. In ciascuna classe il numero degli allievi non deve essere supe riore ai 20. . Vi sono chiamati i tenenti con 6 anni di servizio presso le truppe dei quali almeno due in una compagnia, squadrone, batteria, idonei alla promozione a capitano e che aspirano a diventare comandanti di compa gnia, squadrone, ecc. ' Sono dispensati dal frequentarle: a) gli ufficiali che hanno compiuto con buon successo il 2° o 3° anno della scuola di guerra, il corso superiore d'artiglieria o del genio: b) gli ufficiali delle trn ppe di sani ta ; e) gli ufficiali che non desiderano diventare comandanti di reparti. Questi ultimi debbono rilasciare una dichiarazione scritta di rinuncia secondo un modello prestabilito. Il corso dura 9 mesi cioè dal 1° dicembre a tutto luglio . .A.Ila fine del corso viene dato un giudizio sull'attitudine, sul discernimento militare, coltura generale e zelo di ciascun allievo e quindi un gi~dizio co~plessivo colla formola « buono » (entsprechend), « med10cre » (mcht entsprechend) . .A.gli interessati vien data conoscenza del solo giudizio complessivo. • I giudicati. mediocri possono ripetere uua volta il corso. Per avere 1 11 com~nd? d1. una compagnia, squadrone, ecc. è indispensabile essere g1udtcat1 « buoni ». II. Istruzione per l'ispettore generale delle scuole di corpo d' armata. -:- L'ispettore generale delle scuole di corpo ·d'armata è
III. Direttive circa il rnetodo d'insegnamento e p1·ogmmrni. - Formano oggetto d'insegnamento:. tattica, armi, tiro di fanteria e artiglieria; organica, fortificazione, guerra da fortezza, tecnica militare, geografia militare, storia militare, topografia e lettura delle carte; vettovagliamento. Nell'insegnare si possono tenere i seguenti metodi: 1° conferenze; 2° metodo applicativo; 3° temi da svolgersi coll'aiuto della carta o sul terreno; 4° giuoco di guerra. Le conferenze sono in massima da dirsi a braccia : sono utili per dare idea complessiva d'una data questione e quancl,o vi ·sia qualche cosà di nuovo da esporre. Il wetodo applicativo ha il vantaggio di tener continuamente desti l 'attenzione e l'interesse degli allievi ed è utile specialmente per iniziare e consolidare !'applicazione pratica di qualunque teoria. « Particolare cura va posta nell'applicazione di esempi tratti dalla storia militare. « Qui 'bisogna tener conto della differenza fra l'efficacia delle armi, dei fattori morali, ecc. Solo cotti facendo si può trarre qualche utilità.. Anche in un insegnamento puramente teorico non. si insiste mai abbastanza sull'efficacia che lo spirito delle truppe ha in guerra. « Non bisogna mai dimenticare che specialmente la tattica non ,è nè può essere una scienza esatta. Essa è veramente istruttiva e riesce interessante quando tien ~onto dei fattori morali, che hanno tanta parte in ogni azione guerresca. ». I temi abituano gli allievi a prendere decisioni liberamente, ma hanno lo svantaggio di richiedere molto tempo. « L'insegnante deve fare ogni sforzo per penetrare nel pensiero di ciascun allievo e non ·deve rigettare a priori ogni idea diversa dalla propria» . I temi possono essere svolti sia in casa coll'·aiuto della carta, ,sia sul terreno e quest'ultimo metodo è particolarmente impor.tante, poichè « niente può sostit1;1.ire la diretta os.s ervazione del terreno. « Però è da osservare che oggidì spesso anche piccoli distaccamenti debbono prendere le loro decisioni ed entrare nella zona di combattimento con conveniente aggruppamento delle forze gia a 6 o 8 chilometri dal nemico e che nell' attacco e .nei combattimenti d'incontro, l'osservazione del terreno prima di dare le proprie. di.sposizioni è spesso· molto difficile. « L'intuizione tattica e l'utilizzazione tattica della' carta acquistano perciò importanza ed è bene quindi l'esercitarvisi molto -\lpesso ».
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
Il giuoco di guerra desta un vivo interesse e provoca risoluzioni sulle quali . esercita la sua influenza l'azione contraria. Esso si esegue nella 2• meta del corso. · L'insegnamento deve durare iri massima non più di 5 ore al giorno. I.l 55 o 60 % delle ore d'insegnamento è destinato alla tattica. Durante 'il corso si eseguono escursioni tattiche, si assiste ad esercitazioni di fanteria, di artiglieria da campo e da fortezza, ed, in ultimo, se i mezzi ).0 consentono, si fa un viaggio d'istruzione nel territorio del corpo d'armata od in quelli dei corpi vicini. TRASFORMAZIONE DÉL CORSO PER UFFICIALI SUPERIORI DELLE LANDWEHREN IN CORSO D'INF0RMAZIONI. - Coll'entrata in vigore della nuova legge per l'avanzamento, che aboliva gli esperimenti pei; i capitani di tutte le armi da promuoversi maggiori , venneronaturalmente aboliti i corsi per aspiranti ufficiali superiori esistenti nello esercito comune per l'accertamento della idoneità, per tah ufficiali. Tale éorso era rimasto nelle due Landwehren. Pare ora, secondo· quanto pubblica il JJ'remden-blatt, che: 1 ° II corso per ufficiali superiori delle Landwehren è trasfor-· mato in corso informazioni della durata di 4 mesi. In esso verrannofatte conoscere ai capitani soltanto le nozioni teoriche necesijarie per gli ufficiali superiori. Non .si dara alcun giudizio sugli allievi: soltanto si segnaleranno i più distinti ai comandi da cui di-· pendono; 2° Il personale insegnante in ciascun corso si compone di un colonnello del corpo di stato maggiore comandante e di due ufficiali superiori del corpo di stato maggiore, istruttori; 3° La direzione "mperiore di tale corso è affidata ai comandi superiori di Landwehr. (Dal JJ'remden-blatt del 26 giugno 1908). BELGIO. STATO ATTUALE DEL MATERIALE D'ARTIGLIERIA ·DA CAMPAGNA . - L' Etoile belge pubblicà, nel n. 12 dell'll gennaio, le seguenti informazioni relative al nuovo materiale d'artiglieria da campagna de.ll'esercito belga. La rinnovazione del materiale d'artiglieria da campagna comprenderà tre fasi : à) L'armamento di 48 batterie divisionarie (30 attuali piu 18 nuove); b) L'armamento di 4 batterie a cavallo; e) L'armamento della 5• divisione e dell'artiglieria mobile delle teste di ponte della 1VIosa. Le spese saranno rispettivamente di: lire 21.617.764 - 1.542 660 e di 298.486. Tenuto conto dello stato attuale di. fabbricazione, tanto press(} l'industria privata, quanto negli arsenali militari, si afferma che è dato di presumere che tutto il materiale di combattimento (bocche a fuoco e cassoni) delle 48 batterie divisionarie, potranno essere,
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
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pronte durante il mese- del · prossimo maggio, sebbene il termine Jella consegna scada in settembre. Così pure la costruzione . delle batterie d'artigli!3ria a cavallo (pezzi e cassoni) è così avanzata, che la consegna di esse potra essere effettuata prima del termine stabilito, 30 setteml;lre 1909. Quanto al nuovo materiale d'artiglieria per la 5• divisione e delle posizioni fortificate della Mosa, si dice che potra essere pronto un anno dopo che saranno concessi i crediti all'uopo previsti sul bilancio della guerra. Circa il materiale d'artiglieria da campagna di vecchio modello , si afferma, .che in seguito a disposizioni del Ministero della guerra esso sara destinato alle posizioni fortificate in sostituzione di altrettanto materiale meno efficace. I rimanenti cassoni, mediante opportune modificazioni, saranno . impiegati a costituire le colonne munizioni pel rifornimento delle batterie armate col nuovo materiale. FRANCIA. 0
RIORGANIZZAZIONE DELL'ARTIGLIERI.A . - Il progettò di riorganizzazione dell'artiglieria (vedi Rivista del 16 dicembre 1908) fu discusso ed approvato alla ,Camera nelle ultime sedute del dicembre u. s. Secondo detto progetto l'artiglieria francese sara così costituita: . / Batterie dislocate in Francia ed in Corsica: 42 89 raggruppate in 11 rega piedi da costa . a piedi da fortezzza. . 47 gimen t.i a piedi. 670 raggruppate in 62 regmontate da 75 . 619 gimenti da campagna (20 montate da 155 C. 'l'.R. (1) 21 di corpo d 'armata e 42 da montagna . 14 divisionali) e 2 reggia ca vallo . 16 menti da montagna. Batterie dislocate fuori Francia (Algeria é Tunisia): 8 a piedi da costa . · !. 27 raggruppate in 7 gruppi montate da 75 15 · · autonomi. · da montagna . . .4 786
4 Compagnie operai sezioni operai di di versi ti pi 86
64 sezioni saranno assegnate ' ai reggimenti d'artigliE:iria da campagna. Le 4 compagnie e le altre 22 sezioni sarannp riunite ai reggimenti a piedi pel servizio delle p'iàzze forti.
Ognuno dei 20 corpi d'armata avrà quindi in pace 30 batterie a 4 pezzi. (Attualmente i corpi d'armata avevano in complesso 23 batterie di 4 pezzi). · (lì Corto tipo Rimailho.
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RA:SSEGNA llELLE 'NOTIZIE MILITARI ESTERE RASSEGNA DELLE NOTIZIE MÌLITARl ESTERE
··Effettivi di pace: Batteria montata
Ufficiali
Truppa
3
90
Cavalli
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di cui 4 d'ufficiali. Batt~ria a cavallo 3 120 100 di cui 4 d'ufficia.li. Batteria da 155 C. R. T. 3 100 60 di cui 4 d'ufficiali. Batteria da montagna . 3 100 84' quad. di cui 4 cav. d'uff. 10 di truppa e 70 muli. Batteria a piedi . 3 . 110 3 cavalli d' ufficiali. Le batterie montate ed a cavallo, ad effettivi riIJforzati, avranno , rispettivamente 130 uomini con 98 cavalli e 160 uomini con 148 cavalli. Ogni gruppo di batterie contiene i quadri (ufficiali, graduati, principali serventi) per la formazione di una batteria di rinforzo da costituirsi ·all'atto della mobilitazione. Ogni batteria oltre gli effettivi di cui sopra, potrà. avere, a seconda delle risorse del reclutamento, un certo numero di uomini del servizio ausiliario da impiegarsi come operai, ordinanze, ecc. La nuova organizzazione dovrà. . essere terminata nello spazio di due anni . a partire dalla pro1µulgazione della legge.
*** Prima ancora che venisse votata la legge dalla Camera un decreto presidenziale aveva trasformato 12 batterie a piedi in 12 batterie montate, tahhè lo stato di fatto prima della riorganizzazione suindicata era il seguente: _ Batterie dislocate in Francia e Corsica: a piedi. 89 89 montate da 75 445 (1) da montagna. 14 511 a cavallo ·. 52 Batterie dislocate fuori di }<'rancia: a piedi. 8 20 montate 12
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620 (Dal J ournal o:ffiCiel). MITRAGLIATRICI E FUCILE LEBEL MOD. 1886-93. - Furono date istruzioni perchè- la fabbricazione delle mitragliatrici, dei loro affusti e munizioni sia completamente ulti:rhafa al massimo fra 6 mesi. ' A tal epoca i corpi di truppa di ·fanteria e cavalleria (di cui molti ~anno gia ricevuto una parte di questo · nuovo materiale) sa( l }_Di cui 3 dislocate provvisoriamente in Tunisia.
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ranno tutti provvisti di 4 mitragliatrici per reggimento (1) e_· di un primo approvvigionamento di munizioni di 6 300 cartucce per mitragliatrice. Questa cifra di 6 300 sara in seguito notevolmente superata, tenuto conto che i:p_ Germania è previsto un mu'nizionamento di 11,000 cartucce per mitragliatrice. Terminate queste ordinazioni, gli stabilimenti d'artiglieria prepareranno probabilmente la trasformazione o la sostituzione dell'attuale fucile 1886-1893. (Dalla France militaire). INCORAGGIAMENTO ALL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA. -Anche in Francia, ad imitazione di quanto si fa in Germania, il ministro della guerra ha stabilito di accordare premi ai fabbricanti ed industriali possessori di vetture automobili pesanti particolarmente atte ad un servizio di guerra. Come risulta dalle dichiarazioni fatte da deputati e dal ministro alla Camera, si vuole così favorire l'industria degli automobili, specie per quanto ha riguardo ai tipi di vetture che potrfilbbero essere utilizzate in guerra pei rifornimenti vari. (Dalla France militaire e dal Journal Officiel).
GERMANIA. AUTOMOBILI CORAZZATE. - Il giornale berlinese Der Tag da notizia che presso il reparto esperjenze delle truppe delle còmunicazioni è in costruzione un' ,automobile corazzata. La macchina si trova attualmente a Remscheidt dove la si sta corazzando con piastre di acciaio con nikelio e cromo (Cromiiikelstahl). Le prove comincieranno tosto terminata la costruzione. La prova generale si fara in occasione delle grandi manovi'e e dall'esito di essa dipenderà. se il modello verrà. o no adottato.
PORTOGALLO. ' UNIFORME GRIGIA PER L'ESERCITO PORTOGHESE. .Il Ministero della guerra è venuto nella determinazione di far confezionare i cappotti della truppa dell'esercito e della guardia fiscale in panno di còlore cenerognolo, secondo la proposta presentata dalla Commissione all'uopo nominata nel giugno dello scorso anno. Con tale determinazione pare che anche il Portogallo sia sulla via di adottare per l'esercito _l'uniforme grigia. (Ordem do Esercito).
CRISI POLITICA. -- Dopo una laboriosa crisi, il Ministero portoghese si è ricostituito verso la fine dello scorso dicembre come segue: Sig. Campos Enriquez, presidenza ed interni - Sig. Espregueira, finanze - Sig. Telles, guerra - Sig. Venceslao de Lima, esteri - Sig. Castro, lavori pubblici - Sig. Cabral, marina - .Sig. /:i..larcào, grazia e giustizia. Tutti, eccetto il sig. Castro, sono stati: (.Jornal do Commercio). ministri. (1) La notizia modifica quella inserta n ella « Rivista militare" del lo . dicembre u. s.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI E~TERE
UNIFORME DI CAMPAGNA DELLA FANTERIA. - L'uniforme di campagna della fanteria attualmente comprende: Vestiario. - Un cappotto d_i panno bleu scu_ro, che sarà quanto prima sostituito con altro di panno di colore cenerognolo una giubba ed un pantalone di tela di colore grigio-azzurro, un ;,hepì, due gambali, della biancheria e una cravatta. Equipaggiamento. - Uno zaino in tela nera non rigido, nel quale è allogata .una giubba di tela ed un pantalone, una camicia, i picchetti della tenda racchiusi in un sacchetto, delle spazzole, altri minuti oggetti ed un ·paio di scarpe di ricambio. Esternamente allo zaino e lungo 3 lati, escluso l'inferiore, è disposto il cappotto avvolto attorno al telo da tenda; s ulla faccia esterna è assicurata la gavetta in alluminio, annerita. L'uomo porta inoltre un tascapane, una borraccia in alluminio rivestita di stoffa, un cinturino di cuoio nero con borsa per la baionetta e guaina per l'utensile da zappatore, tre cartflccere rigide di cuoio. Di queste, due sono portate a,vanti, capaci ciascuna di 4 caricatori di 5 ·cartucce, cioè complessivamente 40 cartucce; la terza, più grande, è disposta dietro con 12 caricatori, cioè 60 cartucce. In tutto sono 100 cartucce, che costituiscono la dotazione in munizioni che il soldato di fanteria portoghese porta con sè; L'utensile da zappatore può essere usato come vanga e zappa. (Revue militaire des armées étrangères). ROMANIA. CARTA GEOLOGICA DELLA ROMANIA. - La carta geologica della Romania è stata recentemente ultimata. Non restano da completare se non piccoli dettagli e da tenere al corrente le modificazioni che potrebbero sopravvenire. L'istituto geologico milita're continua frattanto i suoi llvori per la grande carta geologica. UFFICIALI ESTERI. - Una commissione composta di due ufficiali danesi venne in Romania allo scopo di procedere - unitamente ad una commissione romena - ad esperimenti e studi di tiro con un nuovo fucile a ripetizione e col revolver a ripetizione danese. Gli esperimenti avranno luogo al poligono di Slobozia (dall'Ade· ve1·ul). CONCENTRAMENTO DI GRADUATI. - Tutti i graduati dell'8° reggimento artiglieria Roman dei contingenti 1901, 1903 e 1904 dal 1° al 15 febbraio (13-28 nostro) saranno concentrati alla sede del reggimento allo scopo di conoscere il nuovo material1:1 a tiro rapido. RIORGANIZZAZIONÉ DELL'ARTIGLIERIA. - In un articolo apparso sull'Universul, partendo dalla legge di riorganizzazione dell'armata -:- di cui già parlammo - e dicendo che al Ministero della guerra s1 _st~n facendo studi per la creazione dei 5 nuovi reggimenti d'artiglieria, l'articolista esamina per suo conto il numero delle batterie che ogni reggimento deve avere e trova che quel numero non dev'essere maggiore di o. Il tipo di reggimento a 6 batterie, dice egli, as-
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sicura tanto la buona condotta quanto la convenienza tattica, ed assicura pure unità d'istruzione in tutti i reggimenti. I -reggimenti d'artiglieria_ r~me~i sarann?, così _18 . e do~ranno essere creati 5 nuovi comandi d1 brigata m pm degli esistenti. Que.ste idee pare sien le ste8se del Ministero. RIORGANIZZAZIONE DEI CALARASSI (CAVALLERIA). - Il Ministero della guerra ha elaborato un nuovo regolamento per riorganizzare i ealarassi. Secondo quel regolamento essi saran divisi iri du~ qu~dri: cal~rassi permanenti e calarassi cu schimbul \con s~amb1_0) e saran divisi in squadroni i quali formeranno regg1ment1 e brigate. Ciascun reggimento di èalarassi avrà un plotone fuori rango. . . . Le squadre avranno un numero di cavalli per~a~enti ~d; reggimenti saranno destinati a far brigata, ed annessi a1 corpi d armata del territorio su cui si trovano. Dal punto di vista tecnico d.ipenderanno dall'ispettorato di cavalleria. I calarassi cu schimbul, come quelli permanent i, avranno la ferma di 3 anni, ma i primi saranno obbligati a versare al momento dell'incorporazione la somma di 500 lire, oppure dovranno avere un cavallo di servizio .il quale sarà mantenuto per loro conto durante 4 anni cioè nei 3 anni di servizio e 1 anno in congedo .. Nei' concentramenti il mantenimento del cavallo sarà fatto dallo Stato. Così pure i calarassi cu schimb'!.l,l sono obbligati a presentarsi ai corpi cogli effetti di vestiario necessari oppure a versare la somma equivalente. Il Ministero :fisserà il numero dei giovani destinati ad essere cu schimbul. . Se il numero non si riuscirà a completare volontariamente, 11 consiglio di revisione li destinerà di ufficio. . Al passaggio della truppa cu schimbiil s1 ammette~·anno a~c~e quelli della truppa permanente, ma soltanto dopo_4_a~m. d1 ser:71z10. Gli ufficiali di tali calarassi avran gli stessi dmtti d1 quelli per- . manenti. Il primo anno di servizio quali sottotenent i lo faranno ad un reggimento di rossiori. . . . . L'effettivo dei 3 contingenti dei calarass1 cu schimbul sara ripart ito in 4 scambi ordinari. • . Lo scambio del 1° contingente a piedi, nei mesi di nove~bre, dicembre, gennaio e febbraio. Quello a cavallo in marzo, gm gno e agosto. . . d. ·1 Lo scambio dei contingenti ~ e 0° nei mesi i marzo, apri e, maggio, giugno e agosto. Al <ii fuori di ciò il contingente di reclutamento farà un con, centramento di 60 giorni in aprile e maggio e, tutti i contingenti, 15 giorni in settembre. · . Il regolamento prevede poi che il calarasso non possa vendere 11 cavallo se non quando sia trascorso il primo anno dopo. l_a fine del servizio attivo. Coloro che contravvenissero allo stabilito, saran posti sotto giudizio. Lo Stato però pagherà_ i_danni di quelli a cui il cavallo morisse durante il tempo del serv1z10. Ogni squadrone avrà 8-12 sergenti e 16-21 brigadieri. 0
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
UFFICIALI MEDICI. - L';-4.deverul nota che essendo insufficienti i vari ospedali militari Ò non corrispondenti al bisogno, urge la creazione di altri. Riferisce pure che il ministro della guerra trasmetterà ogni anno all 'estero 7-8 ufficiali medici per seguirne le cliniche cioè più dei pochissimi ch'era soli to inviare. ' CONDIZIONI DI PASSA GGIQ DEGL.I UFFICIALI DI RISERVA IN ATTIVITÀ. - Per coprire i posti vacanti nei qurtdri degli ufficfrdi dell'esercito sinchè gli effettivi delle scuole militari vengano a riempirli, sarà applicato l'articolo 27 della legge di avanzamento, cioè saran chiamati g li ufficiali che riuscirono nell'esame di sottotenente della riserva. Ne furono già pubblicat e le condizioni, fra cui è quella che non sieno ammogliati o lo sieno nelle condizioni equivalen-ti a quelle specificate nella legge matrimoni degli ufficiali. Faraùno 3 mesi. Al termine di essi, coloro che furono annotati dai comandanti di corpo per il passaggio, potranno essere ammessi al concorso per passare in attività seguendo però il 2° anno della scuola aspiranti pel grado di uffic iale in riserva. . I promossi di tale scuola passeranno allora al servizio attivo. MITRAGLIERE. - In un breve ma interessante articolo pubblicato dall'Universu l, uno scri ttor e studia le mitragliere concludendo che l'esercito rumeno ha bisogno di possederne almeno 176 (cioè una per ciascun distaccamento di reggimento e ciascun battaglione di cacciatori) il cui costo totale ammonta a circa 500,000 franchi. Come dato che può ·esser utile agli studiosi, cita questo: che dalle esperienze fatte, una sola mitragliera equivale in potenza di fuo co a 130 armi a ripetizione , quindi le mitragliere possono in molti casi sostituire la fanteria. · P. E. B usr. SPAGNA.
derarsi n ell'ipotesi di una guerra colla Francia, come la linea più diretta' d'invasione del territorio spagnuolo, che partendo dalla regione francese di Pau tende a Saragozza, primo obbiettivo e chiave, può dirsi, della valle dell'Ebro, donde proseguirebbe direttamente
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FERROVIA DI CANFRANC. - Si hanno i seguenti dati relativi alla costruzione della nuova linea ferroviaria di Canfranc, in~ernazionale, attraverso i Pirenei. Questa ferrovia ap re una nuova comunicazione tra la Francia e l a , Spagna, nella regione d.ei bassi Pirenei ; ha uno svEu ppo di 83 chilometri, -attraversa i Pirenei in un tunnel lungo circa 8 chilometri, e congiunge Oleron, sùl versante francese, con Canfranc e Jaca in quello spagnuolo, percorrendo nei duo vorsanti rispett i vamente le valli d'Aspe e di Aragona. Queste due v alli sono tra loro collegate anche da una s trada · ordinaria, che fu fatta costruire da Napoleone I; e per lunghi .anni essa fu l'unica comunicazione stradale tra le due nazioni per i Piren ei aragonesi . Alle dette strade oggi se ne aggiunge un'altr a che pa13sando per Sallent unisce la valle d i Ossau n el versante francese con quella di Tena nel versante sp;i.gnuolo. Viene notato, come aggiungendosi ora a queste - due rotabili la nuova linea ferroviaria di Canfranc, questa acquisti molta imp orta~~a, oltre che dal punto di vista commerciale, anche da quello pnhtare, per il fa tto che tale fascio di comunicazioni può 'consi-
su Madrid. · L'autorità militare, si dice, avrebbe desiderato, nell'interesse della difesa dare all'anzidetta ferrovia un tracciato diverso da quello prog;ttato, pel quale si sono voluti tenere in conto esclusivamente gli interessi commerciali. Cosicchè alle fortifìcazioni di Jaca, . destinate a sbarrare le due vie rotabili più sopra accennate, si dovranno aggiungere a.l tre o_p e:e per difendere lo sbocco nel territorio spagnuolo della ferrovia m questione. (Dalla Correspondecia militar). RISULTATI CONSE GUITI NELLA scÙOLA ELEMENTARE PRESSO I CORPI DI TRUPPA. - Il Diario Ofir,ial pubblica i seguenti dati statistici relativi ai risultati conseguiti negli anni 1905-190G-907 nell'istruzione letteraria impartita presso i corpi di truppa d,~1l'esercito spagnuol o. . 1 dati, quì di seguito indicati si riferiscono alle reclute m corporate il 1° marzo degli anni che si considerano, dopo un anno di permanenza alle armi . . . . . · Il raffronto dei risultati ottenuti negli anm 1905 e 1906 con q~elli conseguiti nel 1907 ha per iscopo di porre in ~videnza il 1 progresso che è stato raggiunto nell'an:no 1907, in segmto al maggiore impulso dato in detto anno all'msegnamento nella scuola elementare presso t corpi di trnppa. Grado d'istruzione dopo un _anno di permanenza alle armi
Grado d'istruzione delle reclute
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1907
.ANNO
32.745
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12 9911132.169 -
°lo 26.22 °lo 34.11 °lo 39.67
.ANNO
i¾ 24.43 i¼ 36.61 I¼ 38.96 11 --
¼
\¼ 20.78 1°/6 39.61 \°lo 39 .61
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0
1906
¼
.ANNO
13.7601 12.5011 5.908 10 42.80 °lo 38.82 18.38 °/,
I
I¼ 38.92 i¼ 39.63 \21.45 °/,
1905 -
0
\ /~
37.81 i¼ 41.70 \20.49
°/,
BILANCIO DELLA GUERRA PEL 1909. - Nel bilancio ~ella guerra r l'anno corrente 1909 figurano stanziate pesetas spagnuo lo Pe . . . . d l' ·t a· 300.000 per l'acquisto di matenah necessari per otare eser~1 o : globi dirigibili O areoplani, ed 80,000 pesates per 1~ ~ostruz~one d1 stazioni radiotelegraiche di campagna. (Diarw Oficial). DISPOSIZIONI RELATIVE ALL'AUTO:M.OBILIS:MO MILITARE. -: Co~ ordine reale dell'8 gennai~, pubblicato dal Diario Oficial, 11 :Ministero della guerra spagnuolo ha disposto quanto segue: 26 -
ANNO LIV.
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RASSEG~A DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
10 . Sotto la presidenza . del generale ca . centrale dell'esercito si éost1·t . po. d1 stato maggiorè · msce una comm · · seguenti membri: Il capo d 11 , . . 1ss10ne composta dei artiglieria, il capo dP,I center a clotmm1ss10~e d_e lle esperienze di · . · o e e tro-tw•mco il 'd comm1ss10ne degli studi e d 11 • presi ente della · · e e esperienze del t · 1 amm1mstrativi, il _presidente dell . . ma ena e e servizi trasporti delle forze in a co_mm1ss1one delle munizioni e Tt campagna e il capo d I m1 1 are; funzionerà da segretario . e parco di sanità corpo odi stato maggiore. un magg10re (comandante) del V
)
2 Sa_rà di esclusiva competenza d Il . . proporre quanto si riferisce all _e a mdicata commissione e funzionamento dell 'automobil; creaz~o_ne, o~ganizzazione, studio nare i tipi di carri e moto . -~mo mi!1~are _m Spagna, determicolari di ciascun organismon sf ~ -ton;ement1 ~er i bisogni partineggio, cura e inanutenzion~ d \ i en o _l'ente mcaricato del ma. personale che vi sarà add tt e matenale e dell'istruzione del e o. . UFFICIALE Sf'.AGNUOLO IN SERVIZIO AL M d1 cavalleria signor Fernandez Si[ - , ARocco. - Il maggiore dante della polizia maroc h . vestre e stato nominato comannuova sede fra qualche gio~n~na (~ Ol~satlanca. Egli raggiungerà la · a a orrespondencia militar).
SVIZZERA. ORDINANZA RIGUA~DANTE I CAVALLI DELL . cerne l'articolo 75 della le ,, . A_CAVA~L~R!A. - Cone soldati della cavalleria ;gp: _eh~ obbliga gh nfficiah, sottufficiali d Il sse ere permanentemente u 11 a se a atto al servizio e l'articolo 84 . d' . . n cava o sm 1ntt1 ed obbligh · d 11 " d . con1e eraz10ne circa questi cavalli. I e a La confederazionne fornisce i cavalli . sono presentati purchè abbiano i re .. _o accetta quelh che le al momento· dell'acquisto d qms1tl1 regolamentari. I cavalli evono avere 'età di 3 anni e a Imeno, e statura eompresa fra 1 54 mezzo tati i cavalli dell'età superio ~- 6, ~ m. 1,60. Vengono bfiua1 anm solo quelli . d a1. cavalieri che non hanno re piu' eh h,. . presentati . . 11' ·1· . e poc I anm da prest v1z10 ne e ite pos13ono avere più di 6 anni 1· .. ar_ servengono acclimatati in un deposito di . . t cadvalh acquistati · t ·t· nmon a ove sono an h i_s rm I per servire da sella e da tiro. e e _Dop? essere ,stati istruiti, i cavalli vengono da u . - . . stimati e classifica.ti secondo il p. rezzo in 4 t na _comm1ss1one a·IS t n ·b u1·t·1 a1· cavalieri · al prezzo di stim U ca egone , e quindi d 'd t d · · a. n cavallo che foss e es1 _era o . a var-1 acquirenti è messo all'incanto .fi i massimo d1 L. 400 oltre. quello di stima. Il a no a . prezzo tuato subito per n;ietà l'altra t' . . p gamento e effetnuali. di un decimo. me a s: ammortizza con rimb'o rsi an:Gli _ufficiali, possono' essere ammessi a.I b fi . . .. . ane mo di _queste d1- , s posi~10ui . per· l'acqµis to del loro .· e anc4e per il primo se I d. 'd pumo ~av~lo. Per · il secondo, ,. .. . , · o es1 erano essi devono . pqizzo· d.-r· stima ,ooll'obb{ 0 d: d '' . ;. pagare 1 mtem riodo di' 3 anni " , . }g ' i non tsfar,,1 del cavallo per il pe~; ' · fDall~ Feuilleofficielle militai,re). :
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
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ORDINANZA RIGUARDANTE LE ESERCITAZIONI DI 'l'IRO DELL-A SOCIETÀ. - Quest'ordinanza modifica in parte le regole finora in vigore. Per avere diritto al sussidio dello Stato la società deve contare almeno 10 membri, il sussidio è calcolato in ragione del numero dei · membri che eseguirono le esercitazioni regolamentari, un sussidio speciale è previsto per l'insegnamento del tiro ai giovani dai 18 ai 20 anni. · · Il consiglio federale designa, in ogni circondario in qualità di ufficiale preposto al tiro, un ufficiale superiore al quale è affidata la direzione generale e la sorveglianza delle esercitazioni delle società. . Ogni cantone designa una o · parecchie commissioni di tiro, il cui presidente e la maggioranza dei membri devono essere ufficiali e il cui effettivo deve essere fissato in modo che ogni commissario non abbia da sorvegliare più di 6 società. Le commissioni di tiro del circondario di divisione dipendono dall'ufficiale della divisione preposto al tiro. I comuni devono fornire gratuitamente alle società i poligoni e devono permettere il tiro :fino a 400 m., costruire i ricoveri necessari per i segnatorÌ, ecc. $ono autorizzati. a costruire i poligoli fuori del territorio del comune quando nel comune non v,i sia il terreno adatto. Le società di tiro si costituiscono liberamente, sotto la direzione 1 di un comitato responsabile. (Dalla Feuille officielle militaire), ESERCITAZIONI COGLI SKIS. - ' Nell'attuale periodo invernale hanno luogo parecchi corsi di skiatori nelle seguenti località : Nel cantone di Vaud : 3 corsi già iniziati; A Saint Imer: un corso già iniziato; A Gryou: un corso che avrà principio il 24 gennaio; · A Louèche : un corso dal 31 ger:naio al 10 febbraio. Inoltre il 23 e 24 gennaio avrà luogo nel Giura un concorso fra skiatori del 1° battaglione carabinieri. (Dalla Revue militaire Suisse).
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NuovA UNIFORME. - Il giornale di Ginevra pubblica che, conformemente alle deliberazioni prese nella conferenza dei comandanti delle grandi unità e dei ca pi . servizio del di parti mento mili tare, tenute nei · giorni 3 e 5 novembre u. s. relativamente alla riforma del vestiario e dell'equipaggiamento, è necessario continuare g!i esperimenti. Nel 1909 gli eHperimenti saranno eseguiti da una compagnia di 180 uomini. Tre plotoni della compagnia esperimenteranno i nuovi modelli, e ciciè due p lotoni colle mostre verde-scuro e un plotone colle mostre rosso-scarlatto, due plotoni coi bottoni bianchi e uno coi bottoni gialli, due plotoni col kepy e uno col cappello. Il quarto plotone porterà ancora il vestiario dell'antico modello 1898.
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ANNO LIV .
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DF.LLE RlvlSTE E DEI PERIODICI
maggiore di stato maggiore. - Il problema militare per l'Italia. - Roma, tipografia F. Centenari e C., 1908.
EMILIO BALZARINI,
Nel settembre del 1907 la rivista quindicinale L'Italia all'estero iniziò la pubblicazione di lunghi articoli dal titolo: Il problema militare per l'Italia, firmati Miles. I detti articoli con qualche aggiunta, furono ora messi insieme e ristampati nel presente grosso volume col nome dell'autore, il maggiore Balzarini dello stato mao·. o g1ore. Nel fatto è questo uno studio notevole, nel quale l'autore nella profonda convinzione di recare un benéficio al paese prende nella più minuta disamina tutto il nostro ordinamento militare e propone radicali trasformazioni del medesimo,« intese a renderlo assai più forte e proporzionato ai bisogni e alle finalità nostre, con minore aggravio per il pu_bblico erario e con minore disagio dei cittadini ». Son questi dei nobili intendimenti; senonchè, se è agevole l ' enunciarli, é assai difficile il tradurli in atto. Notiamo ;intanto che l'autore stesso nelle poche righe dirette: Al letto1·e rileva quanto « pos::;a parere at.to temerario (per noi non è temerario ma soltanto inopportuno) l'affermare e dimostrare che si possa arrivare ad un ordinamento militare sotto ogni aspetto più potente dèll'attuale, con minori sacrifici finanziari di quanti se ne siano finora sostenuti », in questo momento in cui governo, parlamento e paese sembrano ben disposti ad accordare maggiori mezzi finanziari per l'esercito. Non ritorneremo per,:iò su questo argomento che è quello che immediatamente salta alla vista sin dalla lettura delle prime pagine. Noi vorremmo avere lo spazio sufficiente non solo per riassumere ampiamente l'intero volume 1 ma ancora per discutere punto per pun,to il nuovo ordinamento proposto e segnalare i rilievi - spesso meritevoli di considerazione - formulati intorno allo stato presente. Ma lo spazio occorrente ci fa difetto: dobbiamo limitarci ad un esame breve ed a poche considerazioni, poichè è lavoro taie che, o si analizza e si discute in tutte le sue parti, o di cui non si può fornire che alcuni cenni intorno alle linee generali, sorvolando su quasi tutti i particolari.
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. Il libro consta di quattro Pa1·ti, e 5 Allegati, e precisamente: Parte P1·iina: Il vero problema militare per l'Italia; Parte Seconda: Alcune questioni di carattere generale; Parte Terza: Progetto di un nuovo ordinamento dell'esercito e schiarimenti al disegno di leggEl: ' Parte Quarta: Il bilancio - Parte ordin aria, straordinaria e conclusione.
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Gli Allegati sono cinque: Tabelle organiche; tabella indicante lii circoscrizione territoriale militare; Ordinamento interno del Ministero; Tabelle graduali e numeriche di formazione dell' eserc-ito permanente; Specchi indicanti le formazioni di guerra dei vari elementi deil'esercito di campagna. È quindi uno studio completo e, soggiungiamo, anche profondo del nostro problema militare, ed elaborato con piena conoscenza della materia, sin nei minimi particolari.
L'autore muove nel suo lungo studio da questo concetto che è uno scopo negativo che l'Italia deve prefiggersi di conseguire mercè la sua organizzazione militare. A suo giudizio, noi non siamo in ·grado di pensare ad una guerra offensi 11a: dobbiamo restringerci a preparare e spingere la resistenza ad oltranza nelle alte vallate alpine e nel tratto piano immediatamente vicino alla linea di confine verso l'Isonzo e l'azione contro eventuali sbarchi del nemico lungo le nostre coste. « Se tale resistenza dovesse sciaguratamente essere fiaccata dal nemico ... s'imporrebbe ad ogni costo la pace » . Questo è ciò, secondo il Balzarini, che può e deve cercare di fare l'Italia in una guerra; ammette però - grazie, sua - che in circostanze favorevoli, l'Italia potrebbe mirare ad uno scopo positivo in concorso con eserciti alleati. In base a qnesti concetti l'autore vorrebbe: a) due masse campali - una verso ciascuna dell~ frontiere N. O. e N. E. - Opportunamente organizzate, appoggiate a fortificazioni, per resistere a qualsiasi tentativo d'invasione del nostro territorio dalla parte di terra; b) una terza massa di truppe campali,_ ripartita nell' Italia peninsolare e nelle grandi isole, per la dife_sa delle c?ste; c) una quarta massa di truppe campali, quale riserva generale, pronta a rinforzare, nel caso dì bisqgno, qualunque delle altre tre masse. E sarehbe questa riserva generale che potrebbe essere inviata in altri teatri d1 guerra fuori d'Italia. Per la mas::la della fron t,iera N. O. occorrono fanterie adatte ad operare in montagna con abbondante artiglieria da _montag_ua e~ artiglieria da campagna leggiera, e quantità convem_ente d1 art~glieria d a posizione. Nessun carreggio d'armata, e ridotto al minimo possibile il' carreggio di corpo d'armata. La massa della frontiera N. -E. chiamata ad operare per metà in montagna e per metà nel 'piano, dovrà avere ~na prima parte compo!'lta analogamente a quella della massa destrnata alla frontiera N. O. e l'altra pai·te equipaggiata per operazioni in t_erreni piani. Per le due masse di frontiera, la cavalleria « dovrà essere ridotta .allo stretto necessario per servizio di guida presso i quartieri generali e per concorrere coi ciclisti nei servizi di esplorazione vicina e ·lontana e in quella di corrispondenza ».
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BI.BLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
La massa della riserva generale vuole essere organizzata per la guerra in terreni facili, perciò dotata di artiglieria da· campagna pesante. anche per questa massa occorrerà poca cavalleria, e se sarà inviata fuori d'Italia vi provvederanno i nostri alleati. La massa infine, destinata alla difesa della regione peninsulare .delle grandi isole, potrà avere un' artiglieria più limitata e basterà abbia una piccola quantita di cavalleria, Accettato il principio fonditmentale·dello scopo negativo, il Balzarini potrebbe veder giusto, ma il guaio - -per l'autore, ma per fortuna dell'Italia - è che ben pochi, e nell'esercito e fuori di esso, converranno in codesto principio. · Ecco riassunti in un quadro i tJ.ati principali del proposto ordinamento militare, pel tempo di pace e di guorra limitandoci per le truppe a quanto riflette la fanteria, l'artiglieria e la cavalleria. Pre·mettiamo: che l'esercito nazionale si dividerebbe in esercito di campagna ed esercito territoriale; che l'esercito di c.a mpagna, in pace, avrebbe la denominazione di esercito permanente; che è soppressa la divisione di fanteria sostituita dalla bi:igata di due reggimenti in pace e di tre reggimenti in guerra. Così pure è soppressa la milizia mobile.
Esercito permanente. 7 ispettori d'armata: capitani generali; 16 comandanti di corpo di armata territoriale: tenenti generali; 1 comandante dell'isola di Sardegna: tenente generale; 90 maggiori generali ; 1 ispettore generale , degli alpini; . 96 reggimenti di fanteria a 3 battaglioni, 48 brigate. La brigata comprende due reggimenti ed un deposito al comando di un colonnello; 18 battaglioni bersaglieri con 3 ispettorati (magg. generali ); 22 batta~lioni al pini ordinati in ò gruppi di battaglioni comandati da maggiori generali; 7 ispettorati d'artiglieria da · campagna e da montagna; 6 reggimenti d'artiglieria da campagna leggera; 1 reggimento d' artiglieria da campagna leggera e da montagna; 1 divisione d'artiglieria da campagna leggera e da montagna della Sardegna;
Esercito di campai;na. 7 comandi d'armata; 22 comandi di corpo d'armata; 1 comando delle truppe dell'isola di Sardegna; 68 comandi di brigata; 5 comandi di gruppi alpini; 208 re/:(gimenti di fanteria di linea (624 battaglioni con 1872 compagnie); 18 battaglioni bersaglieri (54 compagnie ciclisti, più una compagnia mista della Sardegna); 49 battaglioni alpini (14 7 compagnie); 31 divisioni -d'artiglieria da campagna leggera (()3 batterie di 8 pezzi); 41 divisioni d'artiglieria da campagna pesante (123 batterie da 8 pezzi); 14 divisioni d'artiglieria da montagna (73 batterie di 6 pezzi); 30 squadroni di cavalleria (dieci o più squadroni potranno essere riuniti in unadivi~ione).
B;IBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVIS'l'E E DEI PERIODICI
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8 reggimenti d'artiglieria da campagna pesante. · In totale: 62 batterie da campagna leggera su 8 pezzi ; 72 batterie da campagna pesanti su 8 pezzi, 4 7 batterie da montagna su 6pezzi. 1 ispettorato di cavalleria; 3 reggimenti di cavalleria, al comando di un colonnello e composti di uno stato maggiore_ da tre divisioni su 3 squadrom e da un deposito; ossia 27 squadroni e tre plotoni deposito da servire qua.l i nuclei, nel caso di mobilitazione per costituire 3 plotoni. Ed ora succinti schiarimenti, per dare un'idea abbastanza esatta del proposto ordinamento. . . . . . . Notiamo anzitutto che la progressione dei gradi degli ufficiali ' ' generali sarebbe la seguente: capitano generale, coman d ante d' armata· tenente generale, comandante di corpo d'armata; maggiore ge· neral~ 1 capo della brigata '.o di analogo ufficio; che è soppresso il grado di tenente colonnello, che il grado di tenente è il primo grado conferito all'ufficiale comba_tterlte di carriera, e quello di sottotenente è invece il primo conferito all'ufficiale combattente di leva; che l' A. propugna il sistema ternario. . . . . . E passiamo a discorrere molto brevemente dei mezzi-espedienti escogitati per formare un così formidabile esercito campale. . . « Dei riparti di truppa - dell'esercito permanente - costituent~ l'esercito di campagna, alcuni denominati di prima formazione si ottengono, all'atto dell a mobilitazione, per semplice aum_ento ~i forza mediante militari chiamati dal congedo e quadrupedi acquistati dal commercio; gli altri, denominati di seconda formazione, si ottengono mediante moltiplicazione di riparti minori dell'esercito permanente. . . . « . . . Tutti i riparti di truppa dell'esercito terntonale (1) sono di terza formazione, si costituiscono, cioè, completamente a nuovo al momento del bisogno». Così, limitandoci a dire della fanteria « dei due reggimenti nella brigata di pac~, il pi:i':11-o ~i rrio~ilit_a di primd formazione; il secondo, all'atto dell~ mob1hta_z1one, si scmde nei suoi tre battaglioni, ciascuno dei quali serve di nuc~eo per 1~ costituzione di un intero reggimento di seconda formaz ione (ogm compagnia è nucleo di battaglione). Due dei nuovi reggimenti unendosi al reggimento d.i prima form'a zione, costituiscono una brigata di (1) Dell' esercito territoriale non abbiamo_ tenuto parola; valg_ano i1: proposito questi pochi cenni. Esso è costitt'.ito c?1: pe~s?nale di ?arr'.era e colle classi di cittadini aventi obbligo di servizio militare non impiegate per la formazione dell'esercito di campagna e si _c()_rnl?one di battaglioni di fanterta di linea, di alpini e di batterie d'artigliena da campagna e da mont~gna, di compagnie d'artiglieria a piedi e del genio, da servizi
vari.
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giierra; i terzi nuovi reggi,menti, fori;nati dalle varie brigate permanenti, possono pure essere riuniti tre a tre per costituire altre brigate di gu,erra. In complesso, adunque, i reggimenti permanenti di fauteria all'atto della mobilitazione forniscono 48 reggimenti di guerra di prima formazione e 144 di seconda formazione. L'organico del reggimento di gJrnrra ' è di circa 3000 uomini»; quello della compagnia di 300 uomini. ' Non possiamo a meno di osservare : che in tutti i grandi esercì ti è , considerato estremamente dannoso lo sdoppiamento dei reggimenti di fanteria; che oggidÌ: tutti gli sforzi sono rivolti a mobilitare la fanteria col minor numero possibile di richiamati dal congedo. La proposta brigata di guerra verrebbe ad essere costituita, sopra una forza di 9000 uomini, da circa 8000 uomini di richiamati. Il risultato non è certo lnsinghiero. L'A. ha preso le mosse da un giustissimo criterio: quello di avere in pace un nucleo di tutte 1e unità che debbono formare l'esercito campale, ma ha voluto raggiungere il suo _intento, spendei{do meno o press'a poco quanto si spende attualmente. S'egli si fosse accontentato di pensare al miglioramento, al perfezionamento dell'ordinamento militare vigente, compreso quello della milizia mobile, ma s·pendendo la maggior somma, che è indispensabile, nessun dubbio , che colla sua par·ticolare competenza sarebbe venuto a proposte pratiche' e di reale be.neficio per l'esercito. Rispetto alla cavalleria è assolntamente incomprensibile la pro. posta dotazione di 30 squadroni per un esercito campale di 22 corpi d'armata. Osserveremo soltanto che la Svizzera, per 4 corpi d'arrn àta, dispone: per la 1• linea, di 8 reggimenti dragoni con 24 sq~adroni e di 12 compagnie guide, quali cavalleria divisionale e pel servizio dei quartieri generali, e d'altrettanti 24 squadroni dragoni e 12 compagnie gnide per la 2• linea. Per 22 corpi d'armata dovremmo almeno moltiplicare la cavalleria esistente, e costituirla, in gran parte, in forti di vi,iioni, e non sbocconcellarla a squadroni e divisioni di due squadroni. ' Fra i particolari, poi, che a nostro g iudizio sono del tutto inamm~ssibili, annoveriamo i seguenti: che il capo di stato maggiore dell'esercito faccia parte del Ministero della guerra, ed abbia alla sua diretta dipendenza il ramo tecn ico militare; che siano aboliti i depositi d'allevamento cavalli (l'A. si limita a considerare la questione dal solo punto di vista finanziario, e tutti gli altri la ti ?) ; che lo Stato fornisca gratuitamente agli uffici ali i cavalli di servizio nel numero e della qualità necessaria; la batteria su 8 pezzi; . .l'aumento dato al corpo di stato maggiore (52 colonnelli,130 magg10n, 134 capitani), e·1•assegnazione dei posti di aiutanti di campo del Re e dei Reali principi, e di comandante delle varie scuole compresa quella di cavalleria - a colonnelli e maggiori di stato maggiore; l'abbandono delle colonie dell'Eritrea e del Benadir.
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*** In definitivo: noi abbiamo letto e riletto il g rosso volume,. ma l'impressione ricevutane alla prima lettur~ non si è punto cambiat~ diminuita. E qnesta è; che l' A., allorche sottopone ad esame cri0 tico le manchevolezze dell'orc1ina~ento. a~tuale, detta spesso delle pagine stupende e dice delle grandi vanta; c~e, per contr?, non ha la mano molto felice quando passa a svolgere 11 nuovo ordm~m~n~o da lui ideato. Il quale, fra l'altro, non risponde, a nostro grnd1z10, alle due premesse di essere assai più potente e di costar rneno del-
l'attuale. . Non è pii'.1 potente, perchè coll'ordinamento ~ttual~ .abbiamo 115 reggimenti di fanteri11 che immediatamente s1 m?b1l~tano col semplice richiamo delle classi in congedo, men~re c~ll ordmamento proposto soli 48 reggimenti passano da.ll'org~mco d1 pace a quell~ di guerra col sistema ora vigente, e gh al·t,n .144 ~01:10 da ~ormars~ di sana pianta. E meno male si avessero g1a d1spomb1h forti quadri di ufficiali e sottufficiali - come è il caso delle due landwehr austro-ungaric he - ; essi invece sono deboli e no'.1 al completo . .Al: cuni reggimenti poi sarebbero persino coman~~ti ~a colonnelli ~1 cavalleria ed artiglieria che all'atto della mob1htaz1one saranno _disponibili. . . . . Ci si potrà ohiettare che i r~gg1ment1 d,1 n~ova fo~maz101:1e, che sostituiscono quelli di milizia mobile : riusciranno rn ogm modo meno deficienti di questi ultimi. E ciò è vero, ma per otte1:1ere u:° lieve vantaggio, si disorganizzano nientemeno che 67 reggu1:1ent1. Pensiamo invece a dare una forza conveniente alle compag_me nel tempo di pace, affinchè si mobilitino con due o~ ~l mass.imo tr~ classi di richiamati dal congedo; pensiamo a costituire_ fo~! 1 quadri per la milizia mobile, e allora sì che si .sarà. res? assai piu 7:ot~nt: l'ordinamento attuale senza il bisogno d1 radicali trasformaziom. E tralasciamo di indugiarci sul fatto che ness~n. esercit.o ~l ~o1:1d~ 1 può essere potente senza cavalleria, con serv1z1 ridotti ai m1 mm termini, ecc. · a· · Per quanto riguarda la spesa, è anzitutto doveroso .per noi 1 riconoscere che l'importante argomento è tratta~o con s.mgol~re competenza, sicchè ci spiace di non poter ~ntrare m part1cola~1. Osserviamo soltanto che nel bilancio compilato pel nu_ovo or~rnament~ proposto non è tenuto conto della spesa che l'egregio A. 1~pone ~1 comuni aoli istituti civili e alle Università per la preparazwne militare dell: gioventù _ ed è questa ~n'ot~i.ma idea - ; ma se queste spese non sono sopportate dal bilanmo militare, saranno pur sempre i contribuenti che le pagheranno. Si calcolmo anche q.ue~te sp~se'. ed allora apparirà chiaro che non minori, ma ben.maggiori s~c.nfiz1 pecuniad richiederebbe dal paese i_l nuovo. o:drna~ento .m1ht~re. E concludiamo: noi elogiamo gh elevati mtend1ment1 dell A., ammiriamo l'ingente lavoro e tatica, cui egli si è sobbarcato per • la compilazione del suo lunghissimo e diligente s'rnd:io, m~, profo~damente convinti di non errare, siamo decisamente contrari -alPord1namento militare da lui ideato.
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
È un'illusione quella di credere si possa costituire una potente organizzazione militare senza un adeguato e quindi ingente onere :finanziario. Non è il numero dei battaglioni campali che oggidì conti sovratutto, sibbene la loro composizione con elementi delle più giov~ni classi, i loro forti quadri, poiché è soltanto così che possono avere l'indispensabile coesione e solidità. PIERO MARCUCOI-POLTRI, capitano di fanteria. -Le armi moderne. Le riserve sul campo di battaglia. De1lnzioni dalle grierre anglo• boera e russo-giapponese. - Forli, stabilimento tipografico Montanari, 1908. L'autore sa di discutere unargomento interessante vivamente dibattuto, ma non ha la. pretesa di dettare massime, dare consigli, fornire ammaestramenti; suo scopo è di esprimere le proprie idee « coll'ardente desiderio d'imparare, conoscere le o.p inioni, provocare la manifestazione dell'idee altrui ». Questo egli ritiene debba essere il còmpito delle pubblicazioni di carattere tecnico-professionale, e senza dubbio egli ha ragione. Il capitano Marcucci ha meditato sui noti scritti sulla guerra russo-giapponese, del Barzini e del Camperio - « palpitanti di entusiastica ammirazione per l 'eroismo dei Russi e Giapponesi» - e non ha potuto a meno « di scorgervi l'inevitabile condanna dei sostegni e delle riserve sul campo di battaglia». In conseguenza,. con appropriate considerazioni sul.l 'impiego e sulla potenza delle armi · da fuoco moderne - cannoni, fucil'i e mitragliatrici - e in base agli ammaestramenti tattici delle due guerre della Manciuria e del Transvaal, egli svolge la sua tesi, in .via generale, contraria al destinare parte delle truppe in riserva. In conclusione, pei:ò, l'autore, facendo prova di molto buon senso pratico, non intende proclamare in modo assoluto l'abolizione delle riserve sùl campo di battaglia, ma ritiene sia una follia l'adlìitarne il sistematico impiego, come si fece nel passato. Egli crede, senz& tema di. errare, si possa sostenere questo: « che chi comanda deve presentarsi al combattimento scevro di preconcetti, di teorie, di schemi e di presupposizioni, deve unicamente prender norma dalle circostanze, :fidarsi ciecamente sull'iniziativa dei subordinati che deve intimamente conosceré e dai quali dev'essere profondamente conosciuto ». Certamente si potrebbe rilevare alquanta contraddizione fra l'inutilità delle riserve, che l'autore si è sforzato di mettere in vista durante la maggior parte del suo opuscolo e la conclusione sopra riportata, ma quest'ultima ci appare così razionale e pratica che non è il caso di muovergliene appunto. Lo studio del capitano Marcucci è ben elaborato, interessante, si presta ad istruttive discussioni ed ha anche il pregio - non co• mune - d'essere scritto' egregiamente. E noi vivamente auguriamo all'au tore che il suo bel lavoro trovi quella larga diffusione fra i s uoi colleghi, di cui è meritevole.
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LORENZO AsTEGIANO . - Il combattimento di Cassanio del 21 aprile 17 96 nella ?iannra di Mondovì, narrato_ da scri~tore co~temporaneo. ·_ P er le nozze della dottoressa m chimica Mana Giac· eone col dottore in chimica Antonio Rossi. - Mondovì, tipografi.a Manassero, 1908. L'autore, nella occasione delle nozze dei suoi cugini, ha voluto seg.uire la moda vecchia di significare 1~ su~ es_ultan.za con qual-0he scritto, e si decise a ricordare un episodio di stona della cara Mondovì. . L'Astegiano premette alcuni cenni a schiarime~to degli a.vvemmenti anteriori, e ri_porta poi la narrazione della brillante canea del Brichetto, eseguita il 21 aprile 1 796 dal 1° e 3° squadrone dei _d:a.goni del Re comandati dal coÌonnello conte_ C~affardo1'., compil~ta dal canonicò e cavaliere Gioacchino Grassi dei conti d1 Santa Grnstina, il quale mori nel 1829, lasciando opere di pregio stampate e manoscritte riguardanti la storia di Mondovì. La narrazione del combattimento è specialmente notevole per la indicazione precisa dei luoghi, che gli squadroni de~ due eser_citi percorsero e dove si affrontarono, nonchè per le ~ar~icolareggi~t e not izie sulla morte del generale Stengel che fu cosi vivamente_nmpianto da Napoleone. , Noi ci congratuliamo coll'autore per l'ottima idea che ha avuto -di festeggiare le- nozze de' suoi parenti col narr_are, un'azione. che molto onora la nostra cavalleria ed aver reso di puoblica ragione un racconto importante e dettagliato della medesima, ai più sconosciuta. ·Capitano CASTAGNERIS Gurno. - Dirigibili rnilita~i e loro impie.go in "Uerra. ,- Estratto dal Bollettino della Società .Aeronautica Italiana, fascicolo 9, anno 1908. - Roma, -stabilimento tipografico Ugo Pinnarò, 1908. L'autore accenna dapprima ai quattro periodi secondo clii più p robabilmente si svilupperanno le applicazioni militari dei dirigibili: . . . . . . 1° periodo (attuale): la loro. azione e lim_it~ta mt~rn? a piazze f~rti, specialmente presso i confini, per semplici servizi di avanscoperta e ricognizione; . . . . . . . . 2° periodo: creazione di due t1p1 d1 d1r1g1bih, uno per esplorazione d'interesse strategico ed altri esclusivi per l'impiego sul -campo tattico da parte dei grandi e:omandi; . . 3° periodo: i dirigibili acquisteranno qualità offensive e combattive tali da sostituire le truppe d'avanscoperta, formando apposite flottiglie adibite alle singole arr-iate; tuttavia sfuggiranno ogni lotta colle flottiglie avversarie; . . . 4° periodo: si costituiranno flottiglie di impiego strategico ~ si impegnerà lotta a fondo fra le flottiglie d'impiego strategico di -entrambe le parti avver sarie. Questi peri~di, tuttavia, si svolgeranno in un_numer o mi_nore ~ maggiore d'anni, a seconda del rapido ·evolversi o meno dei n uovi
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progressi dell'ingegneria e delle scienze. Epperò l'autore ritiene più che probabile « che sempre secondo tale ordine avverrà effettivamente l'impiego dei dirigibili alla guerra e alla difesa nazionale • iniziandosi così la nuova epoca dell'arte della guerra >'> . ' Dopo questa E'pecie di premessa, dalla.quale si rileva quale grande importanza accordi l'autore ai dirigibili dal punto di vi8ta militare, t>gli passa ad esaminare in succinto il complesso problema dei dirigibili quale è al presente e considerandolo sempre sotto l 'aspetto militare. E come applicazione pratica dei principii che egli ha esposto, e per dimostrare la possibilità di rispondervi, -sia da p~rte della _tecnica costruttiva1 che della tecnica organica, e specialmente riguardo ad un servizio per truppe-di avanscoperta, egli allega un esempio di dirigibili di campagna per tali truppe, con relativo disegno schematico. · . Ai tecnici il giudicare dell'esempio proposto dal capitano Castagneris; ciò che a noi pare sicuro è, che la sua memoria sia un utile contributo agli studi di dirigibili per l'applicazione speciale alle truppe di avanscoperta, cui essa è specialmente rivòlta. I
Général ZURLINDEN ancien ministre de la guerre. - .Anglais et Français. Les .Anglaisau combat. Fontenoy, Ligny et Waterloo. Paris, 3:enri Charles Lavauzelle, 1908. Inglesi e Fr_ancesi. .. , ossia Crécy, Poitiers, Azincourt, Fontenoyt le campagne d1 Spagna Waterloo: tutte sconfitte dei Francesi eccettochè per la giornata di Fontenoy! e senza dire della pr~cedente lunga_ lotta di otto secoli: lotta non dei popoli che pursi bat tono valorosamente ma delle dinastie per la conquista, il possesso del paese. Tutto questo il generale Zurlinden o traccia a grandi linee onarra in succinto, oppure analizza minutamente e sempre c;lla scorta delle opere degli scrittori più autorevoli c'he ne t~·attarono e ch'egli discute commentando punti che lo interessano ed intend; chiarire. Il generale Zurlinden pertanto non tesse la storia di quelle campagne, di quelle battarlie, anzi eccezion fatta per la gion;iata di Fontenoy, che è ampiamente descritta, è d'uopo conoscere la storia. degli avvenimenti militari esaminati, per apprezzare al suo giusto. valore il merito singolare del libro.
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Il libro consta di tre parti. La parte .! passa in rapida' rivista quella interminabile serie di lotte di dinastie disputantisi il trono di Francia. E qui trovan posto 1~ narrazioni più o meno dettagliate delle battaglie di Crécy e Poitiers per le quali si giovò dellè cronache del Froissard che analizzano e precisano i fatti, e pochi cenni intorno alla giornata d'Azincourt; compilati sopra quanto lasciarono scritto i cronicisti del d~ca_ di Bo_urgogne, e perciò favore~oli agli inglesi. In queste battaglie mg:les1 e francesi si batterono col massimo valore; le sconfitte francesi sono tutte dovute all'incapacità del comando.
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E dopo Azinconrt gli avvenimenti continuarono colla peggio dei francesi :fino all'intervento di Giovanna d'Arco alla battaglia di Fontenoy. L'autore, appoggiandosi agli scritti dell'Hume e del Lingard, dedica alcune belle pagine alla disgraziata :fine dell'eroica fanciulla, « che_ha salvato il nostro paese e fondata la nostra patria », lamentando l'inumanità dei suoi nemici e la nessuna cura degli amici per salvarla. La Parte II .- La vm·ità sopra F'ontenoy - h a per scopo di stabilire la verità storica. A quest'uopçi l'autore pone a raffronto l' interpretazione che no dà la R cviw d' Histoire nello studio recente da essa fatto su quella gloriosa giornata, colle versioni del Vol taira, del duca di Luy nes - nelle sue ~Memorie - del duca di Brogli e - nella Revue des deux mondes, fascicolo del 15 g iugno 1887 - del Padre Butin - La battaglia di Fontenoy,-interessante opuscolo pubblicato nel 1904." - Il Zurlinden riesce così a fornire una descrizione della battaglia che certamente non può discostarsi di molto dalla verità, e, da antico generale di cavalleria, ha messo in particolare rilievo la valorosa azione della cavalleria; che decise della giornata. ' · La Parte III _:._ Li,qny e W ètterloo - Le cause dei nostri disastri nel 1815 - è densa d'interesse, sia per l'importantissimo argomento preso a disamina, sia_per le questioni controverse che allo stesso si riferiscono. .. Il bellissimo e profondo studi9 del generale Zurlinden si limita ad una minuta analisi delle tre principali cause che produssero il disastro della campagna del 1815 e sarebbero:« l'inutilità del corpo d'armata del generale d'Erlon il 16 giugno; le decisioni energiche · prese il 1 7 ed il 18 giugno dai capi delle armate alleate, malgrado la disfatta di Ligny; l'insuccesso della missione affidata dall'imperatore al maresciallo Grouchy ». E questa investigazione l'autore la compie giovandosi delle note opere sulla campagna del 1815 dell'Enrico Houssaye e del generale tedesco von Lettow-Vorbeck, e ch'egli ora. pone à raffronto ed ora segue. · Vivamente dolenti di non poter lungamente riassumere queste interessantissime pagine, perchè dovremmo dilungarci di troppo, riportiamo qui l'opinione espressa dal Zurlinden sulle dette tre cause. Rispetto al movimento del corpo d'Erlon, pel quale l'autore ricorre alle più minuziose indagini, giusta le versioni delle due opel'e sopramenzionate,il Zurlinden opina che, se si fosse trovato là Berthier per assicurare l'esecuzione dell'ordine dell'imperatore esso sarebbe riuscito.« Ma, senza insistere in queste 'questioni di persone, io mi limiterò'_- egli scrive - à ritenere la constatazione inconfutabile che questa prima causa grave decisiva dei . nostri disastri fu provocata da una mancanza dello ·stato maggiore » . · Circa la seconda·causa, l'autore accetta compiutamente la versione doq_umentata del Lettow-Vorbéck, e cioè che il generale Gneisenare, la sera di Ligny, p,rescrisse la ritirata sopra Tilly; fu nella notte a Millery, che fu decisa, in accordo con Bliicher la ritirata sopra Wavre, e fu nel mattino seguent'e del 1 7 giugno che Bliicher decise, e scrisse in proposito a Wellington, che dovevasi, il mattino seguente colle truppe inglesi e prussiane riunite, ingaggiare la battaglia contro Na-
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poleone. Questo diminuisce il mer to di Gneisenau e rende sempre più grande ìa :figura militare di Bliicher, dappoichè sarebbe al Bhi.cher e al comando dell'armata che spetterebbe il merito della seconda causa riuscita così fatale a N apoleene. Per quanto riguarda la terza causa, l'autore ne fa risalire la colpa interamente allo stato maggiore, - come pel caso del d'Erlon del quale enumera i vari -errori commessi. Il Zurlinden poi ritiene esagerata ed ingiusta la leggenda, tuttora accreditata, ch!") la disfatta di Waterloo sia dovuta esclusivamente agli errori c'ommessi dal maresciallo Grouchy; e però domanda che la sezione storica dello stato maggiore chiarisca la dibattuta questione. « Il 1815 - conchiude l 'oratore - non è soltanto il tramonto dell'astro di Napoleone, la scompar3a definitiva, tragica, ma gloriosa, del grande imperatore, detto « Gigante delle battaglie». Esso fu pure l 'indice precursore della naturale influenza esercitata dal grande stato maggiore prussiano, e che doveva esserci così funesta nel 1870 ». Segnaliamo agli studiosi il rimarchevole lavoro del generale Zurlinden (1). MaJ' r RrTTER VON S'.L'EINITZ, - An historlsclten Statten. Reiseskizzen aus Oberitalien. -(Località storiche. Schizzi di viaggio dall'Alta Italia). - Vienna, Seidel e figlio, 1908_. Il maggiore von Steinitz, n el ~ àrzo dello scorso anno ebbe occasione per la prima volta di fare una rapida scorsa nell'Alt;:i. Italia da Milano all'Adriatico, ed egli francamente confessa che non le bellezze artistiche del nostro paese, bensì i ricordi - che vivamente facevan battere il cuore , del soldato - furono quelli che gli produssero le .più prof'ond€) impressioni: Le gloriose operazioni del maresciallo Radetzky, le sanguinose battaglie! del 1859 e finalmente la brillante vittoria di Custoza ... eran 'questi •avvenimenti che tutti i luoghi gli ricordavano, coll'amaro pensiero che quei campi bagnati di tanto sangue austriaco e che per tanti anni furono parte dell'Impero, ora non sono più in suo possesso. Le località ed i campi v isitati sono: Magenta, Milano, Como, Verona, Solferino, Custoza, ma il maggiore austriaco non si limita a dire delle impressioni ricevute ed a qualche cenno sommario ; dotato di molta coltura, perfettameùte al corrente della storia delle guerre . combattute dall'Austria nell'Italia 'superioi·e, egli rileva situazioni e particolari di combattimenti, formula appunti, espone osservazioni e giudizi. S'intende da sè che lo Steinitz ragion:i, e
(l_) Fra le opere recenti sulla campagna del 1815, quella del generale Polho, capo di stato rnaggiore dell'esercito, tiene, incontrastabilment e, uno _dei primissimi po_sti, Non comprendiamo quindi, perchè il generale Z~ulmden non ne !i,bb1a tenuto alcun conto. Probabilmente egli ha com· p1la~o .11 suo stu~io, prima della pubblicazione ·dell'opera del generale Polho, ma 110;11 siamo in grado di precisare questo fatto, poichè il vo· lum~, contrariamente. a c_iò che si pratica di solito, non po 1;ta la data dell anno della pubbhcaz1oné.
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scrive sotto il. punto di vista austriaco, ma talvolta, come vedremo in seg uito a proposito della giornata del 24 giugno 18~6, è palese il suo sforzo per restare nella verità, per essere imparziale. La solita tirannia dello spazio c'impedisce di ri assumere ampiamente il presente opuscolo, che pur lo meriterebbe; dobbiamo r estr.i ngerci ad accennare a qualche punto de' più importanti.
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Nel capitoJo relativo alla battaglia di Magen_ta, l'autore ricord_a anzitutto che secondo le 1lfemorie del' maresciallo Canrobert, 11 piano d 'oper~zione dèlla campagna sarebbe stato compilato dal vecchio Jomini per ordine dell'Imperatore Napoleone III, che lo portò con sè i~ Italia nel proprio bagaglio, mentre il generale Crammerer afferma che •Napoleone avrebbe avuto cognizione dell 'ordine d 'armata austriaco del 19 maggio, e che avendo così le più precise notizie sui movimenti dell'avversario, fu s~abilita la marcia di fianco lungo la Sesia e da questo fiume al T1cmo. Per l'aùtore la manovra di Magenta « è contro tutte le regole dell'arte e contro tutte le leggi, di una naturale e sana condotta di guerra »; . Riguardo alla battaglia di Magenta l'autore si ~ilunga di molto n.e ll'esporre le disposizioni che la 2a armata austriaca avrebbe potuto adottare e poi nella narrazione delle singole fasi della pugna; noi rileveremo soltanto che egli elogiando il valore personale del quale diede prova il generale Mac-Mahon, r~tiene tuttavia che quale èomandante fosse troppo metodico; da qm la sua lentezza nella marcia su Magenta, chi;) non va esente da appunti. Noi però vogliamo ricordare che alle spalle del corpo di Mac-Mahon trovav~ns~ le truppe del generale Urban, sicchè ci pare che le preoc~upaz~on~ del generale francese per chiarire la ~i tuazione, prima d1 portarsi decisamente su Magenta, non fossero ~uor1 di posto. Ciò c~he è _strano è che nessun storico austriaco della campagna del 18D9 rimprovera all'Urban la sua inazione, mentre da Gallar'.1te ove trovavas~ , avrebbe potuto facilmente raggiungere il campo di battaglia ed esercitare forse un'azione decisiva. E passiamo alla vexa,ta qiiaestio d.ella battaglia di ~, Martino . Lo Steinitz dice che le divisioni sarde si batterono eroicamente e che effettivamente esse poterono passare la notte del 25 sul sanguinos~ campo della lotta, ma solò perchè le truppe del Benedek -~ cu~ incontrastabilmente spetta il successo tattico - dovettero ritirarsi in seguito all'ordine ricevut o, a ragione d~ll~ vitt?ria riportata a Solferino dai francesi. Ormai, per quanto s1 sia ~cntto e dimostrato che l'altura di S. Martino fu riacquistata alla · sera dalle truppe sarde è da ritenere che Austriaci ed . ltaliani continueranno a considerare la battaD"lia di S. Martino come una loro vittoria, precisam~nte come avviene per la giornata di Aspern p'e r gli Austriaci ed i Fran cesi. L'autore si sofferma a lungo sulla giornata di Custoza del 1866; non solo ne conosce· i minuti particolari, ma ancora le opere principali, austriache ed itali ane, pubblicate sulla g uerra del 1866: dei generali Molinary, Scud'ier, Hartung del Lamarmora, del Della Rocca, del Govone, ecc. oltre ben s'intende le Relazioni ufficiali del
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comando di stato maggiore. E il punto che è oggetto di suo studio particolare è quello riguardante la condotta del generale Della Rocca e l'inazione della grossa massa di truppe che era al suo comando Eg~i non ha _saputo svinc~larsi compiutamente dalla legge~da austriaca che sia dovuto agh attacchi de' cavalieri del Pulz se le nu~erose forze nemiche stettero inattive nella pianura per 'tutta la g10rnata. Ma la_ ~otenza de~la verità, il dovere d'imparzialità si 1mpos~ro allo_ Ste1mtz, ed egh riconosce il grave pericolo di una offensiva italiana sopra. Sommacampagna che ha sovrastato sulle truppe a:1~triache per tnt.t-,a la giornata, ricorda le ripetute domande di avanzare colle loro divisioni fatte al Della Rocca dal Principe Umb~rto e dal generale Bixio, e sempre respinte dal De_lla Rocca; dice nettamente che il Della Rocca, pur essendo un abile generale e pratico della guerra, non seppe rendersi conto del reale stato delle cose, e si limitò all'esecuzione dell'ordine ricevu~o nel mattino dal Lamarmora, di tener fermo a Vil lafr;nca. E, adunque, un maggiore austriaco che, con encomiabile franchezza e si_n~e~it~ mi~it~re, sfata la leggenda austriaca, ,per la qual~ le d_i-:is10m _Principe ,Umberto e Bixio e i numerosi squadroni numti nel piano di V1llafranca, se ne stettero fino a sera coll'armi al piede, a motivo della scossa morale ricevuta nel mattino dalle 'cariche della cavalleria austriaca. Queste divisioni valoros~mente_ respin~er_o le dett~ cariche infliggendo enormi perdite a quei bravi cavahen, ma poi ·calorosamente agognarono e chiesero ripetutamente di essere portate contro il nemico. Il maggi_ore austriaco dice inoltre che le truppe italiane, specie al _c_e ntro, si co°:1portarono con valore, ma esse non potevano supplue alla deficienza del comando superiore. I
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In cias_cuna ~eHe 63 pagine_ d~ll'opuscolo vi sarebbero da spigolare_ cons1~eraz10p.1 ed appunti d1 grande interesse; il poco che noi abbiamo rilevato non presenta neppure lontanamente un'idea del valore di questo notevole scritto. E. perciò diciamo ai nostri lettori che c?noscono l'. idioma tedesco, di leggero gli schizzi di viaggio del magg10re austnaco, perchè dilettevoli ed istruttivi. E l'egregio magg . v. Steinitz voglia gradire i nostri rallegramenti.
Rivista di cavalleria. Anno XII, fascicolo 1 °, gennaio 1909. Il fascicolo è riuscito molto bene per l'importanza e varietà dei temi svolti. Meritano particolare menzionè g li articoli seguenti. DJ sperpero della cavalleria nell' avanscope1·ta ed i suoi vari compiti per ALDO. - In esso sono esposte idee sulla necessità ed utilità dell'avanscoperta alquanto in contrasto con quelle accettate e però .1 , e avaro bene elaborato e che offre l'occasione a proficua discussione. Il capitano BADOGLI,O termina il pregevole suo studio sulle: Esercitaz~oni di cavalleria nel Friuli, e il capitano Massengo inizia la traduzione dal russo di un notevole scritto -di A . ALSOF sulle: Inciirsioni strategiche di cavalleria nella gu erra russo-giapponese.
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IUvista di A.rtlglieria e Genio XXV Annata, volume IV, dicembre 1908. L'egregio maggiore generale RoccHI anche quale interprete del sentimento dei suoi colleghi con poche ma belle pagine ricorda il nome e le opere dell'illustre gener!l,le Sachero, testè defunto. Il colonnello E. GoNELLA pone termine al suo lu ngo ed interessan te studio: « L'artiglieria da piazza piemontese dal 1850 al ]860 » . Notevole l'articolo: Rilievo fototopogra.fico di un tratto del corso del Tevere del capitano del genio CESARE TARDiVO. - Il capitano Badoglio dello stato maggiore espone: Alcune considerazioni sull'artigl-ieria da campagna italiana. In conclusione egli, per ragioni finanziarie, si schiera fra i partigiani della batteria su 6. pEizzi e propugna l'ordinamento dell'artiglieria da campagna su 24 reggimenti divisionali e 1~ di corpo d'armata ossia 36 reggimenti con 1152 pezzi da 75 e 144 obici da c;:i,mpo. Il capitano SEGRE di stato maggiore discute a lungo il dibattuto quesito delle batterie su 4 o 6 pezzi, e vorrebbe si adottasse la batteria su 4 pezzi.
Rivista· marittima. Fascicolo XII, dicembre 1908 e 1 ° gennaio 1909. Il fascicolo del dicembre pubblica un interessante lavoro del prof. GUSTA vo CoEN snll' Arbitrato obbligatorio. Gli altri sono ar· ticoli di stretta tecnica. Il fascicolo di gennaio dedi ca, anzi tutto, poche parole della Direzione, ma sgorganti dal cuore al L1,tto d'Italia, « su quella tremenda calamità che ha schìaritata la vita delle due provincie di Messina e .Reggio, ha immerso nel lutto e nella costernazione gli Italiani, ha commosso il mondo civile». Ìl tenente di vascello FULQO ToSTI di V ALM rNUTA, nell'artìcolo: Esercito e JJ1ar·ina al 1° Congresso nazionale per le biblioteche popolari, riferisce su quanto venne comunicato ed espresso a l 1° Congresso delle biblioteche popolari, ch'ebbe luogo a Roma nello scorso dicembre, e pone in eviden.za l'interessamento al riguardo delle istituzioni mili tari. Oltre i pregevoli articoli tecnici, è notevole uno studio bene elaborato del prof. E. BoGIANCHINO: A proposito delle convenzioni marittime. Annesso al fascicolo di gennaio è : Il bilancio della marina per l'esercizio :finanziario 1909-910. ·
Journal des Sciences l\Illltaires . Fascicoli 23-26, dicembre 1908 e gennaio 1909. _ La Direzione della Rivista, in vista della prossima discussione del progetto di legge sui quadri e sugli effettivi che dovrà aver luogo nel Parlamento, ha stimato opportuno di aprire un 'inchiesta
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per proprio conto sull'ordinamento della fanteria e dell'artiglieria e si è rivolta a parecchi ufficiali di vario grado e competenti, pregandoli ad esporre in proposito la loro opinione. · Nei quattro fascicoli di dicembre e gennaio sono pubblicati sotto il titolo « L'ordinamento della fanteria ed artiglieria - Un'inchiesta » i numerosi scritti firmati soltanto coll'indicazione del grado, inviati alla Rivista in seguito alla sua domanda. Alcuni autori sono molto brevi, altri, per contro, hanno compilato de1 lavori dettagliati. In complesso è uno studio che presenta non poco interesse anche per noi, tanto più che le proposte fatte tendono tutte a migliorare; a perfezionare l'ordinamento vigente, tenendo conto delle nuove circostanze portate dalla ferma di due anni e dalla continua diminuzione della natalità della Francia, e non una propugna radicali innovazioni. Vogliono ancora essere ricordati i seguenti articoli : L'attacco decisivo; pel capitanò E. BuAT. Alcune idee sull'istruzione d'un reggirr},ento di ft:;interia; pel tenente colonnello DE FoNCLARE. La cavalleria nella guerra futura; per UN COLONNELLO DI CAVALLERIA. Sono deduzioni tratte dalle grandi manovre dfll centro del settembre 1908. Le mitragliatri~i di fanteria. Loro storia ed impiego tattico; pel capitano MAIRETET. Revue Militaire Générale. Puntata 25•, gennaio 1909.
Studì strategici; pel maggiore H. MoRDACQ. Pare si tratti di un lungo studio sulla strategia. In questo primo articolo l'autore lamenta che fino a trent'anni fa sieno stati trascurati gli studi strategici; ora sono in uso · presso la scuola di guerra ma', in generale, gli ufficiali che seguono i corsi della scuola, sono troppo giovani e mancar.o della necessaria maturità di spirito per iniziarli alla condotta delle grosse masse moderne. Egli vorrebbe la creazione d'un corso di strategia per gli .ufficiali superiori, frattanto crede utile esporre le idee attualmente in corso in Francia e all'estero sui problemi strategici più interessanti. Inizia poi il suo studio colla definizione della strategia e col disc.o rrere brevement e del piano d'operazione e dell'obbiettivo strategico. Il maggiore d'artiglieria P. DEFRASSE presenta un ottimo studio sugli attacchi giapponesi del 20 e 21 agosto contro Port-Arthur; il capitano di cavalleria J. RoMIEUX prende a disamina l'esplorazione di Napoleone e quella dei r egolamenti attuali, ma egli si basa sull'esplorazione delle giornate dell'ottobre 1806 dall'inizio della campagna alla battaglia di JEma, e quindi non dà un'idea esatta dell'esplorazione napoleonica. Ed un lavoro interessante è quello del capitano l!~. CULMAN sopra Le perdite in Manciuria e nelle giierre passate.
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Revne Militaire des .A.rmées étrangères. N, 973, dicembre 1908. . Sono continuati gli studi precedenti: sulla guerra 1·usso-giapponese. (Sono forni~e notizie dettagliate sulle mobilitazioni parziali e sui successi vi rinforzi sino alla fine del luglio 1904 dell'esercito russo); sull'aerostazione militare: l'impiego degli ski negli eserciti esteri: Uno scritto nuovo è dedicato alla: Nuova istruzionç per le manovre dell'esercito tedesco. L'autore ne riassume le prescrizioni più interessanti, che, del resto , sono press'a poco le stesse di prima, . <:olla sola differenza che ora sono riunite in un fascicolo speciale, mentre prima erano contenute nel Regolamento sul servizio in guerra. Notizie militari. Revne d'Histoire. N. 96, dicembre 1908. Contiene la continuazione dei precedenti studi: Le armate del Reno al principio del Direttorio (Sambra e Jl!Iosa, Reno e Mosella); . , _ Studii tattici siillJ campagna del 1806. Auerstedt. - Vi è narr~ta l'entrata in linea della divisione Morand, la situazione delle due .armate verso il mezzogiorno, la ritirata dell'ala destra prussiana; La guerra del 1870-71. L'investimento di Parigi. - Coi più minuti particolari è descritta la giornata del 18 settembre. È iniziata la pubblicazione di un nuovo lavoro: La battaglia di Bussaco (27 settembre 1810), che è · un estratto dell'opera ·sulle <::ampagne dei Francesi nella penisola iberica, che sta preparando il tenente colonnello Balagny. I
Revne militaire Suisse .
54a annata, n. 1, gennaio 1909. Il capitano P. de-Vallière riassume, in un ben elabora,to arti<::olò, l'opera del dott. Felice Burckhard: L'emigrazione svizzera 1798-1801, mettendo particolarmente in evidenza le cause che motivarono quell'emigrazione e che si compendiano nel mal governo della Svizzera, spinto all'ultimo Ìimi te dalla repubblica francese € dai suoi soldati che vi spadroneggiavano. L'illustre generale prussiano a disposizione H. RoHNE principi~ \l.n intere.s sante lavoro sopra: « I cannoni di campagna Krupp », intorno ai quali fornisce ,le più dettagl'iàte notizie. Nel seguito egli intende raffrontare i cannoni di campagna tedeschi col canno:ne francese di. 75· millimetri e l'austriaco di 8 centimetri mod. 5. Un ufficiale italiano informa intorno alla metragliatrice Ferino. La cronaca italiana porge succinte notizie sulla relazione della Commissione d'inchiesta sull'ordinamento militare e sul nuovo digirib1le italiano, e ricordainfine le benemerenze dell'esercito nell'irp.mensa catastrofe che ha c.olpitQ l'.ltalia. ,.-
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Streffl.eurs Militarische Zeitschrift. 86a annata, n. 1, gennaio 1909. Il tenente colonnello Max v. HOHEN commemora il centenario 1809. Con una rapidascorsaattraversoallamemorabiledata di quell'anno accompagnata da considerazioni politiche e militari mette in rilievo l'eroismo di sacrifici del paese e come, se non si riuscì a vincere Napoleone si ottenne però di salvare la monarchia dalla catastrofe che la minacciava. Presentano singolare interesse: la relazione sulla Corsa di resistenza Budapest-Vienna che ebbe luogo nell'ottobre dello scorso anno, e compilata sopra dati ufficiali; lo scritto del colonnello medico TAUSSIG e capitano medico ANDAUER riguardante un esperimento pel trasporto dei feriti durante la notte nel Karst, che fu eseguito con apposita esercitazione della 1a divisione di fanteria concentrata da Kalinovic la notte dal 23 al 24 agosto dello scorso anno; esperimento ohe sarebbe riuscito molto bene. E non meno importante é l'articolo: La giterra russo -,qiapponese: Giudizi ed osservazioni di combattenti. - Estratti dalla letteratitra militare ' giapponese dopo la gite1·ra. (Continua). È continuata la succinta ma chiara narrazione delle grandi manovre tedesche del 1908 e ~1 quelle della Grecia. Internationale Revue iiber die Gesamtén A.rmeen nnd Flotten.
Gennaio 1909 e e,upplemento 118 e Beiheft 103. Il fascicolo contiene, come al solito, le più recenti notizie sugli eserciti e sulle marine dei principali Stati del mondo. Il supplemento riporta, tradotti in francese, i seguenti lavori : La difesa delle coste e dei porti giusta gli insegnament della guerra russo-giaJ!.ponese. (Dal Militar Wockenblatl, nn. 110, 111 e 112 del H/08). E in special modo notevole la parte relativa ' alla battaglia di Tsushima; Miglioramenti recati al sistema di vettovagliamento dell' esercitv tedesco. (Dall' Allgemeine Sckweizerische Militar Zeitimg) ; I tempi attuali e la grande guerra. (Dal Militar W ochenblatt N. 134 del 1908); Dell'utilità dei palloni e dei dirigibili nella marina. (Dalla Marine-Rundschau). Nel Beikeft vi leggiamo, sotto il titolo: Sguardo retrospetti110 Siflle manovre'imperiali del 1908, uno studio rimarchevole, nel quale seno esposti gli ammaestramenti che a giudfaio dell'anonimo autore, si possono dedurre da quelle grandi esercitazìoni. B. D. - - --
CC- --
Il Direttore AMILCARE STRANI maggiore generale. . D EMARCHI CARLO,
gerente.
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Secondo Spencer ogni processo evolutivo ,è composto di due fasi: l'una primordiale <l'integrazione o ·c ondensamento, l'altra di scissione o differenziazione. L a materia dello stato vago, incoerente, indefinito, si trasforma in quéllo di preciso, coerente e definito; di intradipendenza delle parti, costituendo un tutto armonico. La differenziazione serve ad aggregare parti similari, donde il principio dell'armonia, e nel campo sociale quello del progresso. Il fenomeno di differenziaziori!;),· allorchè ' le forze agenti sono esaurite, si arresta; dando luogo ad uno stato di equilibrio. Nel mondo sociale· l'equilibrio mobile sarà raggiunto allorchè l'uomo abbia completamente utiliz-zata la natura per cui sia cessata la lotta contro gli elementi ~ Indiscutibilmente noi siamo in pieno periodo di differenziazione, e tale che i nostri poster i dovran'n o designarlo fra i più labo_riosi per . il progresso nell'ordine sqciale; ma i dispareri cominciano allorchè vuolsi definire ,le .t endenze di questo moto evolutivo, per cui gli spiriti più · audaci, ma forse poco profondi, predono che d,a l complesso dei fatti della vita si possa dedurre che l'umanit à sia ormai orientata verso il collettivismo; mentre altri; che dei fatti ricercano le calise e che le conseguenze giudiuano al lume dell'esp~rienza, sono convinti che l'attLtale progresso civile, esplicantesi con l'avvento della democrazia, sia eccessivamente individualista. È necessario ricordare che il fenomeno evoluti-va, sia nel campo biologico, sia in quello sociale, è accompagnato dal processo di selezione degli elementi deboli o malati, èiosicchè ad ogni periodo di progresso corrisponde un .coefficiente di perdite il cui valore -è dato dalla maggiore o mi'n orè intensità della' impulsione evolutiva. ; ,.. , ,.· E l'impulsione è varia nei diversi popoli perchè dipendente dalla diversa attitudine all'adattamento; nè è provato che i paesi più progrediti, o che tali noi giudichiamo, presentino nella loro vita multiforme il carattere dal quale si possa ·dedurre una qualsiasi tendenza verso il collettivismo. In tali paesi; come Inghilierra, esistono le più potenti organizzazioni operaie, ina le teorie socialiste non hanno tro-
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vato molti aderenti almeno nel campo pratico dell'azione. Gli è che dove l'industrialismo coi conseguenti grossi e rapidi guadagni, · costituisce la maggiore sorgente di benes·sere, un regime economico di perfetta · eguaglianza non si adatta all'individuo, il quale, cosciente delle proprie forze, aspira alla pratica realtà dell'agiatezza, al miglioramento economico e morale di sè stesso, senza troppi riguardi per i propri simili. Dovela lotta è fatta di elementi tangibili e precisi, quando la ricchezza esiste realmente per cui ne è possibile la congu_ista coll'impiego razionale, ardito, delle proprie forze, l'uomo non si accontenta delle nebulosità di teorie che n on hanno un :fine determinato; ma raddoppia gli sforzi e agisce, sotto l'impulso del costante desiderio di divenire, di vincere, di conquistare una parte della ricchezza. È però in questi popoli che il· processo di selezione è più attivo che altrove: le numerose vittime sono presto dimenticate, mentre i vittoriosi attirano l'attenzione e l'ammirazione di coloro che per ingenita :fiacchezza, o per circostanze storiche sono spettatori della lotta. E il plauso al successo. Come disse Romualdo Bonfadini, il tempo nostro presenta la caratteristica di una costante accelerazione degli avvenimenti, a misura che ci allontaniamo dall' antichità, ed una maggiore brevità di quei periodi ricostruttori e di elaborazione di cose nuove. È il moto uniformemente accelerato del progresso. In altre parole e con Spencer, l'oscillazione ritmica dei periodi storici di preparazione è aumentata, per cui sono frequenti, più che nel passato: i periodi di massimo attrito e di consumo di elementi umam.
(b) Vi sono due modi p er giudicare gli avvenimenti umani: l'una che si avvale dei segni, delle manifestazioni esteriori dei fatti, e delle conseguenze più tangibili; l'altro che tien conto. sopra ogni altra cosa, del lavòrìo anteriore e delle molçeplici correnti che li generano. In altre parole, gli uni :6.piscono, dove g li altri incominciano. La massa mediocremente colta e ri:flessiva giudica nella prima maniera, e cioè dalle conseguenze apparenti e dal successo; dacchè tale metodo di giudizio non comporta un serio lavòrìo intellettuale, per cui ne deriva una estrema abbondanza di pareri specie in tutte le questioni che hanno attinenza alla vita collettiva ed all'interesse dello Stato.
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Accade che se in una riunione di uomini si parli di scienza coloro che di essa non posseggono le nozioni neces' . sarie, si contentano di ascoltare; ma se l'argomento è di carattere economico o sociale, ciasèuno, specie fra i pìù ignoranti, emetterà un giudizio raciso, senza neanche farlo pre-cedere da un primo tempo di riflessione. Le cause di ciò vanno ricercate nel fatto che ogni questione d'indole sociale coinvolge l'interesse individuale di -ciascuno degli astanti; e che d'altra parte la scienza so-ciale è ancora bambina, per cui ognuno si crede nel diritto di condurla per mano, ove l'ignoranza, la fatuità, e l'iJ?,teresse proprio gli consigliano. La facilità di esprimere giudizii sugli avvenimenti del mondo· è segno di limitato sviluppo intellettuale; i più pronti ad emettere opinioni recise, è stato constatato, sono i bambini ed i popoli poco progrediti. Poi'6hè le manifestazioni della vita umana sono talmente ,complica'te e dipendenti da un'infinità di cause simultanee -che è. assai più difficile la risoluzione di un quesito di sociologia, di quel che non sirin effetti il più astruso problema scientifico. 1n questo /vi è un metodo, induttivo o de<luttivò che sia, esistono dat i esatti, e si tratta di applicare un diretto r aziocinio il quale darà luogo ad una formula od .all'esperienza, raggiungenuo una :finalità la quale è sempre <li pendente dagli elementi del postulato; in quello invece i dati di fa.t to non sono matematici, ma soggetti a variazioni notevoli, nè è possibile seguire un metodo assolutamente ·e satto, p·o ichè ancora questo manca. Per cui alla inesattezza relativa del risulta_to dipendente dalla variabilità degli ele. menti posti nell'enunciato, è da aggiungere quella non trascurabile causata dalla particolare visione intellettuale dello studioso di sociologia. . La estrema leggerezza con la quale tutti noi emettiamo giudizi inappellabili sulle questioni più vitali dell'organizzazione sociale, è insita del resto ai sistemi di propaganda adottati ai tempi nostri, ed all' immenso sviluppo del giornalismo, il quale non sempre affida la trattazione degli argomenti che servono a formare l'odierna opinione pubblica, a menti esperte ed assuefatte a studi seri e profondi, senza tener conto dello scatenarsi delle passioni di parte e della malafede, che talvolta sono poste in opera a beneficio d'interessi particolaristi. La massa, ·1a folla, giudica all'ingrosso, rifuggendo da ogni analisi che la stancherebbe, e perchè ha ingenito il principio del massimo prodotto col minimo sforzo.
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Dissi esservi due metodi per giudicare gli avvenimenti umani, ora chi voglia attenersi aUe manifestazioni esteriori dei nostri tempi è indotto a credere che il sentimento umano estrinsecantesi . in un cosmopolitismo etico assai maggior; delle età· tramontate, tenda verso la fusione dei diversi popoli in una unità grande e potente. Oosicchè parrebbe che l'individualismo, il particolarismo · di razza, di nazione di credenza, malseme di tutte le rivalità della nostra millenaria vita, siano per sparire dall'orizzonte sociale. Io non nego il cosmopolitismo ~elle idee, conseguenza n aturale della rivoluzione compiutasi nei mezzi di comunicazione, per le libertà conquistate e per un progredito inciviliment~; solo _tenterò di dimostrare che l'odierno progressoper cm molti, e fra questi alcuni intelletti superiori e sociologhi 'd'indiscussa fama come il N ovicow dovuto alle impulsioni individualistiche e democratiche 'derivanti dal laborioso · periodo storico nel quale è racchiuso il secolo scorso, è causa di elevazione anzichè di depressione del sentimento particolarista che anima l'umanità. Progresso significa possibilità di maggior soddisfazione ·di bisogni, soddisfazione sempre riferentesi alle unità elementari che costituiscono la massa. I bisogni di un paese in altri termini, non si possono chiamare soddisfatti, se tutti gli .i ndividui non godono pienamente dei benefici del progresso, stesso. , L'istinto di progredire, di migliorare quindi, si espÌica con, la ricerca dei mezzi di soddisfazione. E se questo bisogno è oggi accresciuto, se le spinte verso l'avanti sono nel tempo nostro più energiche ed impellenti del passato, gli è che il numero dei bJsogni si espande si allarga, si generalizza, per l'aumentata libertà e conoscenza; cosicchè i mezzi che ieri erano sufficienti non bastano oggi per il costante aumentò delle manifestazioni di vita. I:µ questo è la ragione dei pre~ cipitarsi degli avvenimenti e della nostra vita febbrile. La conseguenza dire,t ta è lo sviluppo vigoroso del sentimento individualista, il quale si esplica in tutti i campi della operosità umana ogni giorno più potente. Questo fenomeno facilmente sfugge alla nostra attenzione, poichè noi consideriamo gli avvenimenti in blocco, nè potremmo fare altrimenti data la loro vicenda tumultuaria ; e perchè le battaglie della vita moderna vogliono sforzi collettivi accumulo di energie unitarie; il ,me.c canismo della nostra 'modernità agisce sotto l'impulso d'innumerevoli volontà cospiranti allo-
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,stesso scopo, per cui questi spettacoli di sforzi comuni e giganteschi si presentano al nostro intelletto come scontri di masse -contro masse, e delle masse res.t iamo impressionati, trascurando l'elemento costituitivo delle masse stesse, e cioè l'uomo. Perchè lo sforzo collettivo che implica l'a:ffiatamep.to, la cooperazione delle volontà, non distrugge l'individualismo: nell'ora della ripartizione degli utili o delle perdite, esso appare armato dei suoi diritti per reclamare l?, parte che gli spetta, salvo a ricorrerè alla violenza qualora si creda vittima di nn' ingiustizia. Questa è la verità, il resto è poesia! La concentrazione dei capitali predetta dal Marx, che .avrebbe dovuto segnare la vigilia di un nuovo e maggiore rivolgimento sociale, oramai .è negato dagli stessi discepoli ,d ell'apostolo del socialismo. La ricchezza anzichè riunirsi in poche mani si è moltiplicata, ma divisa: i possidenti sono accresciuti; val quanto ,d ire che il numero di individui che si sono lanciati in qli.esta ,corsa disperata verso il proprio singolo benessere è aumentato, nè per nulla tale aumen1ro accenna ad arrestarsi: ciò ·che prova che l'individualismo è più forte oggi di quel che non fu nei tempi passati, nei quali l'ascetismo, il monachismo, la fede, adducevano le anime alla vita contemplativ,a ·ed alla contentezza del proprio stato. Con l'affievolirsi del sentimento religioso e della fede in una vita futura con l'annesso tribunale divino, gli uomini pensarono bene di rifarsi in questa vita, oltre la quale è ,d ubbio se ne esista un'altra. Questo ci sugg~risce' l'esperienza del passato, e la esistenza ·di ogni giorno: sotto l'egida di qualsiasi forma di collettività statale il sentimento dell'individualismo è e sarà reso più potente dall'ascensione del valore umano, ammenochè non si :voglia cancellare la nostra millenaria storia, distruggere la pianta uomo quale è, ed attendere che per generazione spontanea o per opera divi~a, un altro genere ragionante ma non umano, viva ed operi sulla terra.
(d) E torniamo al cosmopolitismo della vita moderna, il quale secondo i filosofi pacifisti dovrà condurci ineluttabilmente alla fratellanza universale. La guerra, scrive il Novicow, è il più grande ostacolo per la fusione dei popoli: ma cio che bisognerebbe chiarire è se nei popoli esista effettivamente il desiderio di fondersi in una grande famiglia sulla quale governi un potere arbitrale e senza appello. I
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Perchè la guerra non è, l'ostacolo alla -sospirata· fusione universale, bensì la conseguenza di cotesta non voluta fusione. Sono i popoli stessi, le nazioni, le col.lettività legalizzate, che per impedire l'intrusione di altri popoli, simili nell'_u~a~ità ma impari per civiltà, ricchezza, o diritti acquis1_ti, ncorr~no al mezzo estremo d1 difesa che si esplica nella · v10lenza. E ancora il principio individualista che trionfa il ?isogno _sentito da ciascuna molecola sociale di protegg~re 11 proprio bene, di non dividere questo bene con altri verso -i quali non crede di essere legata se non per un nebuloso ed impreciso vincolo di umanità . · _Quando dal _mond_o delle idealità si scende in quello della. es1stenz~ pratica, vissuta, le cose cambiano assolutamente di aspetto: il poeta che canta l'amore degli uomini e l' odio alla violenza, l'artista che sulla tela o sul marmo ritrae l'or:ore del_la guerra'. il filantropo che si entusiasma per un idea.le d1 pace e d1 benessere universale, sono teoretici che in buona fede credono quanto sostengono. Ma provatevi ad offendern la suscettibilità di costoro ed ammenoche non sian9 seguaci delle teorie tolstoiane n~ll a pienezza dello spirito e della parola, si ribelleranno. , Fino a che esisterà questo sentimento di rivolta contro l'offesa, ·O ciò che a nostro ~indizio sembra tale, è vano sperare nell'avvento della eterna pace, poichè i sensi della massa non _so11:o che · la risultante degli infiniti sensi dei compon enti d1 essa, degl' individui. ' J?'altra parte, lo studio coscienzioso del passato ci sugg~nsce che. dalla oscillazione ritmica di un periodo storico d_1 preparaz10ne lenta, ~ati~osa, ma costante, anche quap.do s1 crede che tale non sia, s1 passa a quelJo catastrofico violento, la cui funzione è di vincere le ultime resistende op..: poste dal~e abitudini, tradizioni ed interessi particolaristi. Per cm la guerr~ è un bisogno onde risolvere le crisi preparate dalla vecchiezza delle istituzioni disperdere . tutto ciò che n?n ha più ~nergia vitale,· e ri~enerare il mondo,. aprendogli un avvemre di forza e di salute· ·come si esprime Guglielmo Ferrero, nella Decad~nza di R;ma a differenza di quanto aveva detto in quel s.uo peccato ~iovanile rappresentato dal Militarismo. Nell'orcl~n~ del giorno di_ una 'd elle tante feste della ~ace, nelle quaJ1 l elemento muliebre prende · viva parte, è detto quanto segue: « I maestri elementari ecc .... considerando « che _lo sc~po della scuola è quello di educare gli animi a « s~ntimenti umani e civili, all'osservanza di ogni dovere al « rispetto d'ogni diritto 1 primo fra tutti quello della vÙa;
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considerando che, nopostante l'elevatezza del pensiero e la nobiltà della coscienza :rµoderna, vi è profonda coutraddizione con le manifestazioni della vita, sì che milioni di uomini. che pure inorridiscono per i delitti cadenti sotto le sanzioni penali, assistano impassibili alle inutili e le« gali carneficine dei loro fratelli: deliberano ecc ... ,>> . Quei maestri, anime generose di sognatori, nel compilare il loro ordine del giorno, sono passati accanto alla . verità senza accorgersene, poichè in caso diverso, sono convinto che non avrebbero scritto come hanno fatto. Poichè è proprio questa profonda contraddizione che esiste .fra la nobiltà della coscienza moderna ispirata alle idealità di giustizia uni versa.le, e le manifestazioni della vita che avrebbe dovuto suggerire loro esservi nell'uomo una dpppia natura; l'unà fatta di poesia, e l'altra di meschina prosa. E che la prosa della vita si traduce nell'interesse individuale, sia nell'ente individuo sia in quello collettivo. Ben altro ancora: che se nell'individuo isolato è compatibile, anzi necessario9'\he la poesia accompagni e conforti la prosaicità dell'esistenza, nell'ente collettivo l'eccessivo idealismo è un difetto, e }'individuo più idealista di questo mondo rinnegherebbe lo stato che· si erigesse su di una piattaforma di assoluta poesia e di idealità, e· che mal servisse a proteggere i suoi interessi materiali. Leggano i maestri, · che anelano al trionfo della pace per cui vogliono che la scnola partecipi a che il sogno di oggi, possa divenire la fede incrollabile di domani, leggano nel libro della vita, nella storia passata e recente; tentino l'anima del mondo che è nella filosofia di tntti i tempi, e si . convinceranno che il dissidio fra l'idealità e la realtà è sempte, stato che gli orrori della guerra, delle violenze collettive furono, sempre deplorate, n è per questo mai cessarono. « « « « «
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L'fitilitarismo della nostra vertiginosa esistenza passa indifferente ac.canto alle vittime di cui sono seminate le vie che adducono al progresso, v:i'ttime assai più numerose in un anno, di quelle di parecchie campagne di guerra. Solo negli Stati Uniti gl'infortuni del lavoro sono 540 mila per ogni anno, val quanto dire il 50 % in più delle perdite in morti e feriti, di tutta la guerra russo-giapponese. Eppure nessun grido di angoscia ' collettiva si eleva _d al cuore di questa umanità satura di sentimentalismo, mentre basterebbe la scrupolosa osservanza delle leggi ·sugl' infortuni, per limitare il numero delle perdite nell'esercizio delle arti e delle professioni ci vili. I
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Egli è che in tutti è radicato il convincimento che tali vittime' siano necessarie per il progredire della società, mentre quelle della guerra sono considerate come olocausto offerto ad una divinità ferocement e sanguinaria e inutile. Interrogate tutti gli uomini normali: essi vi risponderanno che hanno orrore della guerra; ed alJora. perchè mai questa continua a funestare il mondo? <L'abitudine» risponde il Novicow, « è l'unica cagione di guerra nel tempo nostro » · ma l'uomo,_ n?i diciamo, per istinto e per interesse rifugg~ dalle abitudim che compor tano dolori ammenochè non sia . ' un anormale od un degenerato. Sarebbe come èhi avesse l'abitudine di suicidarsi! .-La cagione della guerra non è la ~< santa abitudine» come s~ ?ompiace design~rla l' illustre sociolog?, .bensì la « ne?es/ sita », la dura, la triste, la dolorosa necessita; essa obbedisce ad una legge insita alla dinamica sociale, ignota ancora a oi, ma che senza dubbio la scienza saprà scoprire. (f)
La solidarietà universale attira gli spiriti buoni i quali cercano di moltiplicarne 1~ manifestazioni parziali, convinti c~~ la c~mune e :7olenterosa cospirazione di tutte le energie dirigenti, addurra alla grande confederazione dei popoli. Contro le temute _difficoltà p rovenienti dalle differenze di ra&za, si è fatta strada una teoria secondo la quale le razze sono convenzionalismi e pregiudizi che non reggono ad un esame critico scientifico ed obbiettivo. , Le esposizioni universali, le conferenze interpa,rlamentari, 1 congressi artistici e letterari, l' istituto agricolo internazionale ecc ... sono segni precursori d'indiscutibile valore secondo i filantropi, del prossimo avvento dell'era della ;ace·. I trattati di commercio, le confer enze politiche le visite fra i capi di Stato, i trattati arbitrali della Fran~ia con la Spagna, l'Inghilterra, l'Italia, gli Stati Uniti l'Olanda la . d ell' Italia con la Repubblica Argentina ' e l'Inghil' S vezia; terra; gl' interventi armati delle grandi potenze alo. Creta ed in Cina; la creazione di diverse commissioni internazionali per la codificazione di leggi comuni ecc ..., costituisçono le prove positive della volontà di pace che anima il mondo. Noi non dissentiamo da questa opinione : l'accresciuta r icchezza dell'umanità e il desiderio di preservare il frutto del lavoro incessante e febbrile, induce gli Stati a mant~nere . b_uone, finchè sia possibile, le relazioni politiche, le quali si n verberano direttamente sulla situazione economica delle P?polazi~ni. })'altra_parte; la faci,li'tà di comunicare è cagione L.. di scamb10 d idee, di coltura ed' idealità, per cui con la mu-
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t ua conos~enza si attenuano o spariscono molti pregiudizi e he per il passato costituivano una causa n on indifferente di inimicizia fra Stato e Stato. Ma purtroppo altri fatti . permangono, in pieno co ntrasto con cotesto desiderio di affrateliamento dei popoli; fatti che sono la conseguenza del trionfo della democrazia, e cioè dell'affermazione più luminosa del nostr o progr esso politico. La democrazia, avendo reso a t u tti gli uomini la possibilità dell'esercizio dei diritti, ha risvegliato ìa coscienza dei popoli il cui patrimonio di nazionalità sembrava sepolto irremissibilmente dall'oblio secolare; onde reclamano. la libertà di comporsi e vivere a loro talento, al difuori delle oppres· sioni straniere o da vincoli imposti. . L a Grecia, il Belgio, l' Italia, la Ger mania sono il risultato -d i questa nuova coscienza del diritto umano. Ma d'altra parte i dissidi. di razza, di nazionali tà e cl' interessi sono cresciuti pe,rchè man mano chfl il progresso civile si sviluppa e si estende, nuovi nuclei sociali reclamano l' ind ipendenza, mentr e altri chie~on o . di aggregarsi ad enti maggiori ai quali, sia per linguaggio, sia per tradizioni storiche od affinità etniche, cr1:dono di appartenere. Il pangermanismo che vorrebbe riuniti in unico Stato tutti i Tedeschi 1 vagheggiando perfino la ricostituzione del Sacro Romano I ~pero; il panellenismo che anela all'unione di tutta l' Ellade; .il panslavismo che tende all'intima fusione degli Slavi, sono fenomeni integrativi la cui piena attuaz ione scon volgerebbe tutto l'assetto odierno dell'Europa. D'altra parte gli Ungheresi che un precario compromesso unisce oramai alla monarchia austrjaca; i Croati in lott à .èogli Ungheresi; i Rumeni della Transilvania ribelli al go· verno ·magiaro; gli Zechi, la cui lingua creduta dispersa, -oggi t rionfa in Moravia ed in Slesia ; la Serbia e la. Bu~aaria riscattati dalla dominazione ottomana; la Poloma vibrante di gloriose ricordanze che affida la difesa dei propri ·diritti e delP idioma alia L ega nazionale, la quale con tenacia invitta lotta nella provincia di Posen e trionfa a Var.sa via; la Finlandia che nella rinasceniia della letteratura r itrova il palladio della indipendenza e de.Ila l.ibe7tà; la No~vegia che si separa dalla Svezia; le agitaziom autonomistiche dell'Irlanda dell'Islanda· la necessità della conces' . sione delle autcnomie politiche' ed economiche da parte dell'Inghilterra alle sue ma.ggiori colonie; i moti catalanisti; il risvegliarsi del popolo armeno che ritrova nell'accademia d i S. Lazzaro di Venezia il diritto all'indipendenza e.d all'unità; gli Ebrei che erranti per il mondo aspirano alla rico-
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s~i~uzione ~el bi~li?o regn? di Sion, sono' tutti fenomeni di d1smtegraz10ne, d1 differenziazione di isolam,ento che e' ·1 _ , · d" ·a • ' , 1 por · t a t o d e 11 m 1v1 uahsm@, inerente alla moderna demo Il d · d ll d craz1a. ~o ermsmo e a emocrazia più evoluta si arresta davanti al colore cl.e lla pelle! Nello Stato di Oklahoma, annès~o agli Stati Uniti nel dic~mbre 1907, sono vietate le unioni fra bianchi ed uomini d1 colore. (g) , _Qu~sto bisogn~ d' isolam~nto si esplica sia col reclamare
1 md1p~ndenza, sia con la difesa che gli Stati,· per necessità e~onom1che sop_ratutt?, _oppongono alla immigrazione stramera (con leg~1 restrittive o coll~ violenza addirittura), la, q~ale, allorche supera un certo limite, rinvilisce la mano d opera ?on la _conseguente depressione economica-delle masse proletarie naz10nalì. Il bisogno di espandersi dei popoli prolifici come il nostro è conten~to dalle ?arriere del protezionismo applicato al la: del resto reclama per sè la pa1·t e voro nazionale; . . ciascuno . 1 della produzione e del mondo es~lta se maggiore_ e m1g_10re stesso_ ed 11 pr_opno raese,ed i fortissimi fra iforti,av;olti nella propria b~ndier~, si_ ergono con gesto d' infinito orgoglio sulla massa d~1 med1~cn e dei deboli, e proclamano che a loro è affidato 1_1. compito di_ rigenerare questa decrepita umanità. Per cu_1 11 Mosso scrive che: «l'imperialismo non è un'o« p~ra ~1 orgoglio egoistic'o delle nazioni, ma il risultato « b1~logico. d~l. loro sviluppo ed una condizione della vita. « dei popoh pm forti». ln, questo eter~o dioattersi, a~itarsi, combattere ed oper~re e la nostr~ vita; ta:volta un m'conscio senso di. sicure'zz a, c1 c_onforta_ e 01 fa _co~~1dera~e l'~ttuale assetto degli aggre~at1 umam come 11 pm stabile d1 tutti i tempi passati. Al1 opera a1la quale noi prestiamo la nostra collaborazione vorre~mo a~tribuire il requisito di una vita secolare mil l~nana, qu~s1chè fossimo animati da un desiderio coll~ttivo d1 eter~arc1 nella memoria delle D"enerazioni future. . No~1le se~no d_i vigoria questo, ~a che solo un istante di nfl.ess10ne ricaccia fra le belle illusioni di cui si pasce e st conforta la n_o stra esistenza. Nuovi biso~ni? nu?ve aspirazioni: per cui domani O poi, le cellule sociali, spmte dalla necessità costante di vivere e prosper~re . co~ ~inimo sforzo, fatalmente si orienteranno v~rso_ dire_zi~m imprevedibili, dando origine a ~uovi orgamsmi SDci~h c~e, a seconda del loro indice di resistenza, saranno dommat1 o dominatori.
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E l'indice di resistenza di uri ~ucleo sociale si integra nelle sue virtù militari intese nel più vas}o senso della parola· nella disciplina civile, nella forza di coesione, nel sentim~nto di solidarietà,-di :fierezza di sè stessi. Fer cui a ragione il presidente Roosevelt ci avve1~te che tutte le grandi razze··dbminatrici sono state razze guerriere, mentre quelle che trascurarono le virtù mil_itari, anche quando furono eccellériti nei commerci, nelle smenze e nelle arti, perdettero .i l diritto ai primi post~ . . , . Il Rinascimento, questa .nostra purissima gloria che svegliò il mondo immerso in un sonno_ letar~ic9 di. ascetismo e di superstizione mediovale, che ~mno:70_ ~a vita precorrendo la rivoluzione, ci lasciò servi e d1vis1; doveva trascorrere un evo di dominazione straniera, prima che ìl risor· gimento si effettuasse. (h).
Ma un fenomeno derivante dalla piena attuazione delle dottrine democratiche, e che sovente sfugge alla no~tra attenzione perchè ancora poco accentuat~, -~ lo s:'iluppo7 m_ seno alle società più progredite, dello spinto d1 secess10msmo. Negli Stati democratici si , manifestano correnti d'impulsione politica che non sa}"ebbero possibili in uu? Stato r_ett_o da principii che non siano basati su11.a eguaglianza éle1 di,ritti e sul rispetto della personalità individual~. L'agente di coteste impulsioni è sempre 11 fattore economico il quale varia di natura e di entità a seconda delle caratte~istiche di produzione e di scambio di ciascuna regione o pro:7.incia. ,É ancora i~ ~e~omeno ~'. isolamento che trionfa: oggi esso e appena vis1b1le per 1 mcertezza d~lle sue :finalità, e perchè si presenta sotto l'aspetto essenzialmente economiqo; ma in un tempo forse non lonta1;0 ?a noi potrebbe assumere un carattere ben _diver~o, e cost:tmre un serio pericolo per la consistenza degli Stati m_oderm. A n:oi non è dato prevedere le crisi economiche future, derivanti dall'incessante aumento dei salari e dall'esube. ranza della produzione in contrasto con quelli; ma l'ultima crisi :finanziaria deD"li S.tati Uniti, con la conseguente depressione del merc:to industriale cui s_egu_ì l'es?do. di molti emigrati, ci dovrebbe suggerire parecchie nfless_iom.. . La più importante delle quali è che a~ ogm periodo cntico dell'industrialismo di un paese, che importa la depressione dei salari e della produzione; corrisponde. un period~ di .massima organizzazione delle 1;llasse ~~olet~nei le qu~h è allora che partecip®o in mamera pm attiva del solito
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a lle lotte politichè, che i_n tempi di calma e di ascensione ,economica erano escluse dai loro programmi improntati al' miglioramento di clas~e. La lotta fra capitale e lavoro per ragioni essenziali di opportunità, in casi simili a quella degli Stati Uniti, in cui ,campeggiano l'onnipotenza dei «trust» e le colonne serrate delle masse proletarie, si trasforma in lott'a puramente polit ica, della quale sopratutto i governi hanno da temere i danni. Simili contrasti· sa:ranno più evidenti, e le conseguenze più disastrose, ove l 'acce ntrazione dei poteri sia maggiore; per cui gli sforzi delle organizzazioni operaie potranno age-volmen te concentrarsi contro l'ente che rappresenti uno stato di cose nocivo ai loro interessi. Di fronte a queste influenze cagionate dai fatti della vita ,economica, i governi hanno il dovére di difendersi onde con.servare la consistenza che deriva dalla unità dei poteri; ed all'organizzazione dovranno opporre, quando sia reso vano il loro intervento arbitrale, un'organizzazione disciplinata e _ vigorosa, per fare fronte alle correnti negative di secessionis mo economico e pol~tico. · Egli è perciò che non debbono destare meraviglia le tendenze militàriste manifestatesi nella libera Elvezia, con l'aumento di durata ~ des Ecoles de Recrues » e l'opinione del segretario per la guerra degli Stati Uniti, il quale è convinto della necessità dell'adozione di un sistema di coscrizione obbligatoria, per nulla differente dai sistemi in vigore presso quasi tutte le nazioni europee. Per cui è nostro convincimento che la necessità di un esercito sia più che mai evidente per un paese retto a ,democrazia, dappoichè questa, pur elevando apparentemente il valore collettivo, nella sostanza mira ad accrescere, .e · assai spesso ad esagerare, il sentimento dell'individualismo B dell'umana suscettibili.'tà, e l'importanza del fattore economico, con la conseguente facilità relativa del cosÙtuirsi B dissolversi di nuclei sociali perseguenti un ideale di benessere e di prosperità la cui problematica attuazione, nella. migliore delle ipotesi, ·è assai lontana da noi. "
V AIRO
FRANCESCO
capitano 20° fanteria,
POCHE PARO LE SULLA
1STRUZ\ONE SULLE ARMI E" SUL TIRO PER LA Ft\NTERlA (Luglio i906)
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m!:~ ~z:e ~~o
lto avremo l'edizione dè:finitiva: ci sia per~ nostro pensiero su quei pu:1-ti de~le attu~~l bozze di stampa che a noi sembra convemente siano mo i:ficati.
Generalità. . bra cÌrn e gradu~ti ed aJlievi caporali apSuperfluo Cl s_em "t ttà la parte l"' dell'Istruzione (Armi prMendta~.? l~)~ape' ~-11:~osfo~zo mentale inutile; è sufficiente che e a ena 1 , e · · ' che debbono fare. bene sappiano c10_ . ·1 senso del 10 capoverso del Non comprendiamo troppo 1 . . . . . . er ·l che l'istruzione sia impartita di massima I: n . 4 ch e . vuo e l · · ·t1ta l d. do così che possa vemr~ impar ompagnia non esc u en . 'b' l ( R c ' t· maggiori il che è inconcep1 1 e v. - egoanche per repar 1 '· . . 24) . . . t l mento d'istruzione e servizio interno, n, a Ch . radu~ti addetti all'istruzione debbano poss1bil~en e e 1~ . d l' ltri servizi (2" capoverso n. 4) e un essere d1spensat1 . ag 1 al t te i.nattuabile e che non ha . . . d .· . pratica asso u amen d es~ eno ,m . , lte altre.istruzioni s1 potrebbe e s1 ragione d essere . per mo · dovrebbe richie~ere all?ra lo ;tesso.t' d istruzioni anche in Come in altri nostri rego amen i e_ . l' dei coman'ind.icano doveri specia 1 . . questa, troppo sp~sso s t lcolo dei comandanti d1 danti di coll1;pagn:a _senbzalt e~~r. cao-ener.e più direttamente 1t degli ufficiali su a e1ni iu o ' a· p o one, . . . . d . soldati e dei graduati 1 truppa. i normali ist.ruttori e1 . . t dere che l'addestra, d. tt al n 5 può lasciare rn en . Quanto e e o , . d tt d l fuoco sia compito diretto t l tiro e ,alla con o a e h men o. a d t della compagnia e non anc e, e precipuo del coman an e . :ffi . 1· - . l t . degli altri u eia i. . . ' prmc1pa men e anz1, r: ' sere vantaggiosamente, COS1. Il lo capovers~ ~el_11:t· '_pdu'ot::ppa dei reggimenti di fan·to. « Tutti i mi i an 1 . conce p i . . 1 nte il tiro al bersaglio ». << teria esegu1scono annua ~ e . Il 30 capoverso resta cosi superfluo. . . b . o verso lettera morta in pratica, non .c1 sem :a Il 7 capo ' ·d mmo che fosse concepito solo .1n . niente. compren ere d f . conve_ . ' . . Il omandante del corpo provve e a ar:;;1. questi term1n1. « e
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comunicare i risultati -del tiro eseguito dai militari di « truppa aggregati ad altri corpi ». L'8° c::1,poverso dovrebbe trovare anche ri-;contro nel Regolamento d'istruzione e servizio interno. Il 9° capoverso potrebbesi trasportare alla parte 3a_ . Nella lettera d'informazioni e di proposte riguardanti il tiro, da unire ai registri del tiro collettivo e da trasmettere alla scuola centrale di tiro per la fanteria (n. 16) non può naturalmente essere incluso quanto riguarda il tiro d'esercizio eseguito dopo il congedamento di quell'anno .a meno che siffatto tiro non venga ultimato prima del giungere delle nuove reclute, lo che è ~.ssurdo. Per cui converrebbe protrarre l'epoca della trasmissione di queste notizie ulti. il tiro d'esercizio. ' mato che sia «
Armi e materiali. .
Ciò che dall'Istruzione è chiamato incastro del cappuccio (n. 23), nel regolamento d'esercizi, non so perchè, è chiamato spacco.
Pur rendendoci ragione della disgraziata condizione di molti poligoni di tiro che richiedono espedienti e ripieghi per evitare disgrazie, ci sembra però poco profieua l'adozione di troppe specie di cartucce a pallottola (cartuccia a pallottola propriamente detta - cartuccia ridotta - cartuccia frangibile). E tanto più ciò ci sembra non conveniente, dato lo spirito della nuova I struzione che una maggiore importanza dà alla scuola del puntamento propriamente detta. Qualche sacrificio pecuniario per ottenere campi di tiro convenienti sarebbe certo proficuo assai per l'addestrame~to razionale della truppa, assai più che le piazze d'armi attuali. Gli stessi campi di tiro scelti in siti convenienti là dove è possibile e senza che occorra siano alle porte della città - si presterebbero anche per la rimanente istruzione del soldato, specie dove i dintorni delle guarnigioni - e non sono poche -- non offrono grande facilità di usare del terreno fuori delle strade. " Al capitolo munizioni non si accenna affatto alla cartucc~a f:rangibile, in uso in parecchi poligoni, la quale è di per se certamente differente dalla cartuccia a pallottola ordinaria, tanto ,çhe il suo impiego richiede correzioni al bersaglio n. 1. · :1'folt~ importanza annette l 'Istruzione al completamento dei car~catori incompleti - operazio,ne che certamente ha la sua importanza -; importanza che però ci sembra ec-
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cessiva 'sopratutto considerando. la questione sotto il punto di vist~ pratico della vita del reggimento .. , . L'ultimo ca,poverso del n. 35 va perc1~ m~d1fica_to ,nel senso d'impiegare nel. tiro in_ precedenza 1 cancaton. completati e di togliere l'obbligo della prese~~a d~µ.n u~ciale a quest'operazione che non presenta soverc_hie d1~colta. . . Al n. 37 occorre aggiungere la dotazione d.e1.tamburm1. Aumentato oggi ad una metà de-!la compagma_ 11 peso ~ell'equipaggiamento coll'ado~ione deg~i strume1:ti _legg~n da zappatore, non v'ha più ra_g1one _che 1 tromb~ttien e gh zappatori · abbiano una dotazione d1 cartucce mmore. . . L'Istruzione vuole che le cartucce per il bersaglio siano distribuit,e sempre sul campo di tiro (un. 39-11~-146), c?sa spesso di grande disturbo o addir~ttur~ ~alvo1ta _1~attua~1le? , specie quando non si hanno a d1spos1z10ne facili mezzi d1 trasporto. Nè d'altra parte esagerate precauzioni-: movente della disposizione in parola - giovano all'educazione ~el so~dato. Sia lasciata facoltà di distribuirle, occorrendo, pnma d1 partire ·dagli ~lloggiamenti, come appunto era detto nell'Istruzione del 1898 (n. 44). 1 , Eccessivo ci sembra volere 'che proprio il com~ndan~e del corpo s'interessi quasi personalme~te della mamera d1 racCOO'liere le cartucce avanzate dal t1ro (pag. 16) · . Più che una dotazione permanente di cartucce da esercitazione corrispondente a sei cartucce ed un ?a~·icatore per ogni armato di fucil~, sarebbe conveniente determma~e (n. 39! • una dotazione fissa · non inferiore u.l numero degli ~vmat~ della compagnia evi{audo così frequenti ~d inutili ~ovim~nti a mministrativi. D'altronde è quanto poi succede m.pratica. Il 2° periodo del penultimo capoverso del n .. 39 ci sembra superfluo. . Sembra opportuno estendere l'uso deU? sc_ovolmo _a~che ai tiri collettivi e in genere fuori dell'ordmana guarmgrnne quando non è donveniente o possibile yortare sec~ le bacch.ette d'ottone (n. 41). Non comprendiamo perche. l? sco~ volino sì chiami scovoletto n ell'Istruzione sul serv1z10. dei materiali del gruppo O. e, salvo er~ore, sotto tale denommazione, sia effettivamente inventa:1ato. , . , . Sarebbe forse conveniente aggmngere neile p~rti di n~ cambio due viti di culatta mobile, parti che facilmente s1 perd'ono e che d'altronde sono necessar~e per. il tiro. . . È sufficiente che l'i$truzione per cambiare gh estrattori, d1 cui all'ultimo capoverso del ,n . 43, sia impartita dagli uffioiali della compagnia rimanendo co?ì inut~le l'interv~nto ~ell'ufficiale d'armamento: è quanto poi effettivamente s1 pratica..
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'bForsJe nllon _è thr?ppo pratico rivolgere all'insù l 'estremità l i e~a e a cmg ia ~a cartuccera quando sopravanza (n. 45), spe01e . quando essa. e alquanto usata non sta b ene a pos t o· t' - si potrebbe lasciare pendere liberamente venendo , coper a d a 11 a gi·b erna: si· guasterebbe anche meno . .La de:finizione .data, di a1·me ca1·ica al n . 47 do vre bb e esser~ corretta togliendo la parola serbatoio non potendo il fucile avere cartucce nel solo serbatoio {v anch 1 r ezione, il n. 100). · e per a cor-
sta bene. Ad ogni modo però p!:1,re che in essa molte operazioni da insegnare alla recluta potrebbero essere disposte diversamente, appunto _per meglio far risaltare alcuni insegnamenti più necessari, appunto per cercare di togliere abitudini cattive inveterate, più facili così a permanere. E con ciò non vogliamo limitare la libert à d'azione di chi deve impartire l'istruzione. È certamente assai più conveniente B più pratico insegnare la posizione di pronti in gino cchio o da seduto anzichè in piedi, più conveniente perchè sono posizioni che più facilmente si prenderanno all'atto pratico, posizioni per giunta più comode e più facili. Può invece sembrare che l'Istruzione voglia il r ovescio (n. 97-106). Prima d'insegnare la carica è più opportuno insegnare ad aprire-chiudere e maneggiare di frequente l'otturatore . L'intestazione del n. 97 non ci sembra esatta: la modificheremmo in quest'altra: « Caricare e scattare da pronti in piedi». Ciò che riguarda lo scaricare l'arme è detto al n. 99. Non com prendiamo la necessità della frase: « correggere l a posizione » del n. 97. Ciò potrebbe talora essere inutile e ad ogni modo potrebbe ripetersi per ogni insegnamento. Il contenuto del n. 104 (munizioni) veramente ha poco da far e colla pratica del fucile. All' ultima riga del 1° capoverso del numero in parola dovrebbesi aggiungere che i vari pacchetti si riconoscono anche dalla dicitura che port ano iÙlpressa sulla scatola di cartoncino, ed è più pratico. Ci sembra un'esagerazione l'avvertenza data al 2° capoverso del n. 105 ·ai fermare con un mezzo qualunque il fucile sul cavalletto per tenervelo rigidamente fi ssato, anche qualora fossimo dell'opinione di conservare lo scopo di mira mobile. Non sappiamo renderci troppo conto dell'obbligo di puntare al cavaJletto con l' alzo abbattuto quan~o poi invece per quasi tutto il tiro individuale il soldato sarà obbligato di puntare coll'alzo rovesciato. Si potrebbe usare l'uno e l'aitro non essendo la stessa cosa puntare con l'uno o con l'alt ro alzo rispetto alle difficoltà del puntamento. Circa l'istruzione del puntamento a noi sembra conveniente esercitare la recluta a puntare contro scopi di mira :fissi muovendo così l'arme anzichè lo scopo di mira (mo bile perciò); sopratutto per coloro che sono meno intelligenti. Per le prime volte almeno riesce loro difficile fare spostare convenientemente lo scopo di mira. Si potrebbe lasciare perciò facoltà all'istruttore di usare l'uno. o' l'altro metodo, facendo all'uopo disegnare uno scopo di mira (:fisso) dietro ai bersaglietti o cartelloni (n. 105).
Il ~ o cap?vers~ del n. 51 veramente non fa parte dell'o peraz10ne di scaricare l'arme. Alle regole _date al n . 62 potrebbesi aggiungere quelle di badare a che 11 ,manubrio sia bene abbattuto . D ovre bb esi· · 1· . ;mvece tog rnre 1 ultima frase dell'ultima regola· ., . . . « ne 1 mo d o « g1a. stato msegnato », che non ha qui ragione d'essere. Non_ ~are?be supei:fluo forse ·c he al n. 68 si insistesse sulla necessita di non togliere .ordinariamente , per 1a pu l i't ura; d e 1 f uc1·1 e, 1a scatola serbato10 essendo cattiva abitua · · · 1 tollérata troppo spesso per malinteso zelo. e' 1 i1:e mva _sa , · 1 d , · a cag10ne pnnc1pa e ell allentamento . delle viti colle sue co A ll' 1 · nseguenze . . u t~mo capo_verso del n. 66 ci sembrano inutili le par?le. « sia essa _simulata», in quanto che simulare la can ea, seco~do noi,, ".uol _significare non aprire neppure l'otturatore. · . . E altresi mutile subito dopo speci':ficarvi· 1e vane spe01e _di cartucce, quasi che con quelle a metraglia non debbas1 avere la stessa avvertenza. In quant? alle mate:ie occorrenti per le puliture, di cui al n .. 8~, b1~ogna moch:ficare l 'allegato S al Regolamento di am1:1m1straz10ne_occorrendo,_ secondo l'Istruzione solo il pet,ro~10 ~er !a pulitura del fucile ed in minima parte soltanto 1 olio; mut1le del tutto la vaselina. · · a b o.· Ci . sembra inutile il sostegno a gradini·, puo' pe rc10 11rsi senza danno al cuno (n 87) sia perche' e ' nost · h · · ' ro ·pensrnro c e. i! sold~t~ de~ba es~ere esercitato a venire a punt dalla P?s1z1~ne ~1 1.n ~mocchio o seduto prima ch e dalla posizwne rn prndi, . s1~ perchè ha g ià precedentementi, puntato al cavalletto, s1~ mfine perchè volendo o necessitando trovare un appogg10 all 'arme è ben facile averlo senza ricorrere ad un arnese speciale.
Puntamento e tiro. , N~lla p~atica del fucile non è detto che si debba seguire d1 successione dato dall'Istruzione, come appunto mvece era prescritto dalla precedente del 1898 (n. 112) . E
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ANNO LIV.
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Per la verifica del punt.amento può effettivamente con- · venire lo scopo di mira mobile. La nuova istruzione, con quanto è detto al n. 105 vuole che la recluta venga addestrata al puntamento al cavalletto come Istruzio,~e pr~paratoria al puntamento vero e proprio, nentre che l 1struz1one del '98 richiedeva il puntamento al cavalletto solo per accertarsi del grado d'istruzione della recluta. Crediamo che la nuova disposizione sia conveniente· d'altra parte è quanto effettivamente poi praticavasi egual~ mente anche per il passato. Vorremmo che dopo i primi insegnamenti il puntamento non venisse' e.seguito che dalla posizione di a terra permettendo, all'occorrenza, che il soldato sganci lo zaino per poter puntar9 più comodamente e che lo tolga addirittura per farsene schermo (2° capoverso n. 107). Non siamo del parere che il soldato possa e debba coprirsi dopo ogni sparo. 'rroppo grave è la fatica, troppo irregolare il puntamento. Comprendiamo che possa farlo allorchè, esaurite le cartucce d'un caricatore, ciebba ricaricare l'arme con altro caricatore , e durante le pause del fuoco. È R_iù ragionevole che il soldato· pur cercando d'adattarsi il più convenientemente possibile al terreno, stia collo sguardo sempre rivolto al bersaglio, avvertenza che potrebbe appunto trovare posto al n. 107 come è già detto al n. 127 ultimo capo verso parlando degli esercizi di tiro. . Vorremmo che s'insistesse sulla necessità di puntare all'aperto seinpre, su bersagli situati a distanza sempre crescente e ragguardevole, su bersagli sagomati e bassi sopratutto·: ogni compagnia per.ciò potrebbe avere vantaggiosai:o.ente in carico ad esempio, delle sagome d'uomo a terra. Data la necessità d'imparare con una pratica costante ad imbracciare l'arme convenientemente e trovare così subito con sufficiente esµ,ttezza la necessaria hnea di mira ogni istruzione all'aperto dovrebbe essere preceduta da ese;cizi di puntamento senza destinarvi esclusivamente alcuni momenti della giornata. Così faccio colle mie reclute. Una raccomandazione del genere potrebbe non essere superflua. Dovrebbe essere interdetto assolutamente al soldato d'alzare ,la. b~cca dell'arme al di sopra del livello delle spalle allorche vrnne a punt, tendendo così a scemare almeno l'inconveni~.n.ti ~ei cÒlpi alti: un'avvertenza in proposito ci sembra perc10 utile; raccomandazione che perciò potrebbe ripetersi anch~ al n. 127 per sradicare così quest'abitudine invalsa nei nostri soldati, malattia veramente epidemica che noi riscontriamo in molti tiratori di professione, abitudine funesta al1
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l'efficacia del tiro di guerra cui dobbiamo - e unicamente - addestrare il so1dato. ' Non crediamo che sia il caso d'insistere sul puntamento -contro bersaglio scomparente che rimanga in vista solo pochi secondi. Volendo eseguire un siffatto esercizio sarebbe più . -conveniente eseguirlo contro bersaglio che rimane in vista un tempo un po' maggiore (20 11 o 25''), il tempo cioè necessario all'incirca per eseguire un bnwe sbalzo in modo così da permettere al tiratore d'eseguire nel frattempo un certo numero di colpi colia celerità più utile. E il caso che forse più frequentemente capiterà nel combattimento e che occorrerà -di sfruttare convenientemente. Il bersaglio però nei momenti ,c he è supposto scomparso' non d~ve rimanere in vista affatto, neppure di traverso, come succede spesso, se non sempre, nelle nostre lezioni di tiro. Al n. 108 sarebbe bene aggiungere di non scattare mai quando non vi sono cartucce nella camera. L'Istruzione nello spazio di due pagine (n. 107-109) ripete -due .volte di fare eseguire esercizi di puntamento con la baionetta inastata e questa vuole nella la lezione del tiro individuale: ci sembra esercizio privo d'importanza e potrebbe ingenerare il concetto di ripeterlo troppo frequentemente. Sembra che l'Istruzione yoglia che s'insegnino le regole di puntamento alle reclute (n. 110) ; possono insegnarsi anche più tardi. No11, crediamo all'utilità del tiro con cartucce da salve, di cui al n. 111. Sarobbe forse più opportuno fare eseguire -dei fuochi coll~ttivi con ·siffatte cartucce; all'uopo occorrerebbe disporre di almeno due caricatori per potere, una volta almeno, far cessare il fuoco per abituare il soldato a ricari-eare l'arme terminato che abbia il primo caricatore. Superfluo ci sembra il n. 112, sufficiente essendo quanto è -detto al n. 115 ; si potrebbe perciò abolirlo. La preoccupazione nostra maggiore in generale, ~ e tale ci sembra anche q1:Lella dell'istruzione - è di fare molti esercizi di puntamento individuale tralasciando quasi del tutto l'addestramento ai tiri collettivi. Nè vale il dire che il soldato addestrato convenientemente a'l tiro individuale lo sia anche per quello collettivo. I tiri collettivi mettono di per sè n el soldato un orgasmo che ne rende incerto il puntamento occorre abituarlo almeno a spianare convenientemente l'arme e lanciare la massa di proiettili in una zona abbastanza prossima al bersaglio. · Siffatti esercizi non eseguiamo quasi mai: oltre all'accennarvi il regolamento di esercizi occorrerebbe che vi a0-
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c~nna_sse anc~e. l'istruzio~e sulle armi. Buona preparazione a.i tin collettivi con cartucce a pallottola può forse essere qualche esercizio di tiro collettivo con cartucce a salve. L'istruzione individuale di poligono tende a fare dei buoni puntatori in direzione, mentre per i bisogni di guerra ha esclusivamente importanz9. il puntamento in elevazione: donde la necessità d'impiegare sempre bersagli bassi. . Abolire i~ p~nta1_1:ento per punti per il puntamento per piam e desiderio gia da tempo espresso anch~ da altri di ben nota competenza. ·
Esercizi di tiro individuale. Sulla denominazione dei vari esercizi di tiro (n. 113) facciamo notare che quella di tiro individuale è poco prop~ia es_s~ndo individu~l~ anche il tiro delle reclute, quello d esermz10 e le gare di tuo. Quest'ultime poi veramente non s~rebbero da considerare come veri e propri esercizi di tiro. Gli esercizi di tiro voluti per gli anziani del secondo anno di ferma (n. 115) potrebbero anche estendei:si a tutti gli altri . . S~condo quanto~ pr_esc:i~to al n. 116, 3° capoverso, i premi· di tiro vengono d1stnbmti anche ai sottufficiali· non ci ' sembra del tutto opportuno. Le ultime tre righe dell'ultimo capoverso del n. 116 so~o inutili: tale facoltà è già concessa dal regolamento sull'uniforme per l'uniforme di marcia in generale (nota 7• pacr. 24)· 0 } del pari _dicasi per il n. 144. Il titolo del capitolo che dà le norme per l'esecuzione delle· lezioni di tiro delle reclute e del tiro individuale va anche esteso a quello d'eser<:iizio. . ~on se~p~e. ci si può attenere alle norme date per l'esecuz10ne dei t1n. Basta pensare ai poligoni di tiro messi a disposizione delle truppe (specie quelli delle società di tiro a. segno) per convincersi che assai differentemente bisogna comportarsi mentre tali norme invece hanno carattere tassativo. Spesso non si può fare uso della bandiera alla stazione di tiro almeno. Siffatti poligoni sono tutt:altro che adatti ad ~b~tua~·e il soldato al puntame:r1;~0 di guerra, al puntamento c1oe all aperto nel senso suo pm lato e non entro un corridoio di quinte, ristretto anéor più dalle ~elative aperture di sc~rse ~imensioni c~rr~spondenti alle varie piazzole suJle quali prendono posto 1 tiratori. , . Al 3° ~apoverso del n. 121, 6a riga non ci sembra esatto dire: · « s1 copre quindi nuovamente e carica Parme » in quanto che l'arme è carica sempre avendo le cartucce ' nel
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serbatoio (definizione data al n. 47); si potrebbe dire tutt'al più, <e espelle il bossolo e chiude nuovamente l'otturatore>. Alla terz'ultima riga della pag. 68 occorre aggiungere al n. 10 l'indicazione di minuto secondo. Non ci sembra conveniente che il graduato, nel caso in <mi il• tiratore debba coprirsi tra un colpo e l'altro, indichi ogni volta al tiratore il momento di far fuoco, nè che sia stabilito il tempo massimo concesso al soldato per restare scoperto. Ciò è in contraddizione col n. 114 che esige una celerità di tiro del tutto personale ad ogni tiratore, celer ità che non deve essere modificata con comandi o ordini. In quanto al valore di quest'esercizio ci siamo già pronunziati in merito. Non lo crediamo conveniente mai. meno ancora nel tiro delle reclut.e. È un esercizio fatico~o, che scema l'efficacia del tiro, che porta a rendere il soldato troppo timoroso del fuoco - supposto - dell'avversario. In quanto al tiro contro bersaglio scomparente,ilcui scopo parmi non possa essere che quello d'insegnare al soldato, con apparizioni di breve durata, a correggersi d'ogni esitazione nel tiro, anch'esso è in contraddizione col sopracennato concetto espresso nell'ul~imo capoverso del n.114.Rende il soldato precipitoso nel tiro (e lo sa chi assiste - come noi - al tiro dei nostri soldati), lo rende precipitoso per non perdere l'occasione di sparare un colpo, di fare cioè uno zero senza aver sparato. Abitua il soldato a gettare via cartucce che egli e l'ufficiale devono invece sempre tenere assai care nel combattimento. Volendo fare eseguire tiro contro bersaglio scomparente ci sembra più opportuno che questo rimanga in, vi~ta più tempo (15" o 20" almeno), iri modo che il soldato spari ad ogni apparizione quel numero di cartucce che crede con veniente in relazione alla celerità acquistata. Non ci sembra opportuno che nelle lezioni di tiro nelle quali si sparano più dì sei cartucce, si faccia la segnala- ' zione dopo i primi sei colpi interrompendo così il tiro (n. 122). Stimiamo più conveniente farla eseguire al termine della lezione, tanto più che il nostro soldato ha per abitudine di cessare di far fuoco , di non ricaricare l'arme - o almeno d'esitare a ciò fare - dopo aver terminato il primo caricatore, precipua ragi~ne il _fat to che nell'istruzione di puntamento generalmente dispone d'un solo caricatore da esercitazione, terminato il quale deve forzatamente cessare il fuoco, fatto questo che potrebbesi tenere pre~ente per aggiungere al n. 107 un'avvertenza nel senso d'abituare spesso · la recluta - e sempre il soldato anziano - a far fuoco di-
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sponendo di più caricatòri di cartucc~ da esercitazione. Per -fa~ilitare ai . segnatori l'osservazione dei punti colpiti, si usmo bersagli meno rattoppati. . L'a.vverte:1-za data di tenere l'otturatore in posizione ordmana (u·l,t1mo capoverso del n. 122) ci sembra superflua essend~ gia ~e~to eh~ solo a pronti o a punt il fucile può essere po~1z10ne_ ~1 sparo. (n: 48-49-101, 1° capoverso) e che. pr:ma d1. ~seguire qualsiasi movimento devesi porre il fuc:le m pos1z10ne ordinaria (n. 56 regolamento d'esercizi) ; cosi yure. durante la sospensione del fuoco (n. 101 Istruzione ·armi e tiro, 4° capover:so). L'ultimo capoverso del n. 122 così redatto, può f~r s~mbrare quasi che gli armati di ~oschetto possano mvece fare a meno di siffatta precau z10ne. La segnalazione fatta colpo per colpo non ci se~bra affatto conveniente perchè - come è già stato da altri rilevato - poco esatta essendo fatta dal fondo del fosso e su ·b~~sagl~ gen~ralme:1-te abbastanza rattoppati, perchè non fac1hta l acquisto d1 quella certa cadenza na'turale del tiro che l'Istruzione esige (n. 114), perchè troppo spesso induce a. pr~ndere co1?-e ele~ento per i consigli, per le osservaz10m personali del tiratore e le ::orrezioni dell'istruttore anche tutti i colpi anormali che naturalmente non possono essere base di nulla. , Per ~ues_ta segnalazione ci sembrano ad ogni- modo più convement1 aste con banderuole rosse, nere, bianche, assicurate pi~ m basso d~ll'estremità dell'asta per segnare con questa_ 11 punto colpito con u~a m_a ggiore esattezza, oppure aste d1ver~amen~e co~orate coi tre colori indicati. Ciò per avere un tipo umco d1 segnalazione. Vorremmo che in generale non si dessero avvertimenti e si facessero correzioni durante il t.iro (n. 127) perchè il soldato deve essere sempre abituato a fare da sè e a non avere co_n~i~uamen.t~ biso?no d~ qualcheduno che lo sorregga e lo guidi m tutti 1 suoi passi. Il soldato deve essere abituato a prendere da sè la posizione voluta, a caricare l'arme a. mettere l'alzo nece~sa~io (s'~nsegnano appunto le regol; d.1 puntamento perche si sappiano mettere sempre in pratica),. a pu:1-tare_ nel punto più conveniente del bersaglio nel massimo si~en~i~ e. tutto fac~nd~ da sè riservando i consigff, le o~~ervaz.10m, 1 rimproveri a tiro ultimato. Così egli acquis~e,ra magg10:e confidenza in sè stesso, maggiore calma, qualita necessane sempre, indispensabili nel combattimento. Al 2° capoverso del n. 128 2• riga, occorre aggiungere la parola seduto.
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Non ci rendiamo grande ragiòne della prescrizione per la , quale i comandanti di plotone debbono assicurarsi, dopo il tiro, che le viti di culatta siano bene forzate (n. 131). Ciò potremmo ancora comprendere prima d'iniziare il tiro, ma da parte dei tiratori e non da parte dei comandanti di plotone, per l'educazione di quelli. Ci sembra superfluo quel « subito e con esattezza > del n. 132 a. proposito della registrazione dei risultati di tiro. La pulitura delle armi va fatta a guisa d'istruzione alle reclute qualche volta e non sempre essendo operazione che facilmente si apprende e che già certamente altra volta fu eseguita prima d'iniziare il tiro, così volendolo l 'Istruzione stessa (n. 68). Quanto è detto ai nn. 132-133 veramente è poco in armonia col titolo del capitolo di cui fanno parte. Forse è alquanto elevata la classificazione per conseguire la nomina a tiratore scelto. I tamburini (ed allievi) non possono venire classificati insieme agli altri tirato_ri della compagnia perchè il loro tiro è eseguito in condizioni d'inferiorità manifesta impiegando il moschetto. Al n ._137, ultima riga, {ra aggiunto: « e per coloro che « cessano da tiratore scelto, cessa da tiratore scelto » (Confronta in proposito penultima colonna mod. 3 pag. 97). L' « appiccicare » gli specchi individuali (mod. 2) su libretti personali nou è troppo pratico ; è più conveniente cucirli: opportuno perciò l'uso di parola diversa. Nel tiro d'eserc'izio, allorchè si parla dei punti necessari per ottenere il premio di lezione (n. 150) occorrerebbe ehe si • mutasse la numerazione chiamando 2" lezione quella che è detta l a; 3• la 2• ecc. essendo sei e non cinque le lezioni di questo tiro e sei dovendone registrare sugli specchi individuali. Così pure occorre aggiungere le modificazioni nella somma dei punti e bersagli richiesti per conseguire il premio nel tiro d'esercizio sparando a distanze inferiori ai 300 metri, in modo analogo di quanto si è fatto per il tiro individuale a' pag. 66. (1)
Tiri collettivi. A pag. 175, n. 138, l'Istruz.ione definisce lo scopo dei tiri collettivi. L'ultima riga del capoverso a) vorremmo così modificata: « e ad iniziare il fuoco solo dopo averne ricevuto ~ l'ordine e a cessarlo appena venga ordinato », sempre in ( 1) Già eseguito colle correzioni 10 dicembre 1907.
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armonia al concetto che il soldato non deve sparare quando che sia, pur di far presto, ma solo quando è sicuro del puntamento, concetto questo dall'Istruzione e dagli altri regolamenti più volte espresso. Al capoverso b) occorre aggiungere che tali tiri servono pure ad abilitare chi comanda al criterio dell'opportunità o no di eseguire il fuoco. In quanto che, a noi sembra necessario che nei tiri collettivi venga lasciata appunto al comandante del reparto la facoltà di non aprire il fuoco dall'appostamento indicatogli .quando per distanza, per condizioni di terreno o per altra ragione creda essere il suo tiro poco proficuo o dannoso addirittura; perciò appunto vorremmo in questo senso modificato del pari il capoverso b) del n. 142. . Piena e completa libertà dovrebbe ·essere concessa per i tiri collettivi - ai comandanti di reggimento o di distaccamento senza perciò che occorra l'intervento dell'Istruzione ·nel fissare il numero e le varie modalità delle lezioni da eseguire (pag. 76 delle bozze). E ciò, sia in omaggio ad una bene intesa libertà d'azione da lasciare a comandanti di grn,do elevato - educazione di spirito e d'intelletto - sia per la varietà dei poligoni di tiro, per le difficoltà d'ogni genere che si incontrano in essi: di distanze, di tempo, di terreno, di sicurezza ecc. Si potrebbe perciò determinare soltanto come le lezioni debbano avere carattere d'applicazioni tattiche del fuoco solo se il-poligono permette di svolgere un'azione tattica razionale; in caso contrario .doversi limitare ad essere semplici lezioni di tiro contro ber»agli in posizione allo scopo d'ot• tenere la buona disciplina del fuoco e la razionale condotta di esso. Potrebbonsi aggiungere altresì alcune norme per evi.tare di eseguire normalmente tiri a grandi distanze (se non per esperienze o per altri motivi speciali e giustificati) ed abituare così a non aprire · il fuoco a distanze non convenienti, per eseguire normalmente tiri contro ber.s agli sagomati e bassi, possibilmente disposti in appostamenti razionali, parzialmente coperti, come il terreno in quel dato luogo razionalmente suggerisce. Nessuna preoccupazione · per gli scarsi risultati che da questi tiri si ottenessero : formerebbero anzi la più bella prova della nec·e ssità di non aprire mai il fuoco e continuarlo soverchiamente contro bersagli piccoli, servirebbero a dimostrare l'utilità di -coprirsi, s'avvicinerebbero maggiormente àlla realtà. Dovrebbe naturalmente essere ben stabilito che la posizione dei tiratori deve sempre ed esclusivamente essere quella che il terreno detta ed il bersaglio impone.
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Ad ogni modo se non si vuole proprio rinunciare a che lo specchio dato a pag. 76 resti i:°' vita, vorrem~o che fosse abolita la lezione di gruppo o d1 squadra (1"' lezione) convertendola in lezione di plotone vera e propria sebbene tale in parte sia anche ora. E ciò sopratutto perchè fermamente riteniamo che l'avanzata per gruppo o per squadra debba co.s tituire una vera eccezione. Non ci sembra altresì conveniente il premio accordato alla squadra che consegue il maggior risultato nella 1• lezione perchè per troppi motivi non risponde al concetto di premiare effettivamente i più abili; i premi d'altronde possono essere una necessità solo quando ,servono a stimolare l'attività, la volontà, l 'interessamento . dell'uomo; non è questo il caso; il soldabo in tutte quest© esercitazioni pone già tutto il proprio interessamenLo, completamente prescindendo dal premio. . .. Non ci sembra affatto opportuno determmare la posizione dei tiratori dovendo essa essere imposta esclusivamente dalle ,condizioni del terreno, dalla visibilità del bersaglio: obbligo soltanto di prendere la posizione che, oltre a permettere l'uso migliore dell'arme, sia la più ·adatta per essere coperto. Vorremmo abolita la « situa.zione tattica del reparto » o almeno concepita in questi termini: ,,: Il reparto che deve sparare si stende ed eseguisce il fuoco » per evitare così di assistere ad assurdità inconcepibili (pattuglie, soste, formazioni inadatte ecc.). La possibilità di dare al tiro un con,cetto tattico vero e proprio non può dipendere che dall~ c~ndizioni del poligono: non lo si può determinare ~ :rnon e sempre. Sebbene a questo concetto bisogna ~oss1b1~mente dare la preferenza, ciò nonpertanto non devesi s~gmrlo s~ non quando effettivamente le condizioni di c?se siano quali quelle che si presenterebbero nel combattimento vero e propno. . . È conveniente·di non assegnare mai meno d1 due caneatori per tiratore in ogni lezione per abituarl~ così ~ ricaricare l'arma terminato che egli abbia il propno cancatore e proseguire il fuoco. . Ci sembra esagerato limitare la durata massima del fuoco nella 3• lezione a 6' perchè assolutamente fuori della realtà. Tale durata non dovrebbe mai oltrepassare i 30", dopo di che i bersagli dovrebbero sparire per ;mutarsi in bersagli sottili. Data l'abitudine, pur troppo inveterata, di volere impiegare bersagli alti e profondi, sarebbe bene aggiungere nell' indicazione del bersaglio che esso debba essere tale da adattarsi al terreno su cui è posto (in conformità di quanto è detto alla no1,a 3•) e che le truppe avanzanti a rincalzo (lezione 4•)
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siano anch'esse in formazioni sottili, in quelle formazioni cioè che il buon senso e le prescrizioni regolamentari consigliano. La smania di fare dei punti solo per apparire, deve cessare. Il secondo periodo del n. 141 è inutile: si . comprende da sè: così accade per ogni altra istruzione e così concepito potrebbe dar luogo ad inframmettenze non volute e sempre assai nocive per il proprio e l'altrui prestigio. Al capoverso d) del n. 142 dovrebbesi aggiungere un < occorrendo», non avendo ragione di essere sempre. · Ci sembra superflua la frase «pervia gerarchica,, del capoverso e). Il capoverso f) dovrebbe essere in parte modificato in quanto che la truppa dovrebbe essere abituata a marciare con l'arma carica; nessun pericolo vi ravvisiamo e nel tempo stesso ufficiali e truppa si abituano sempre più alle condizioni reali e alle esigenze del combattimento e al senso della responsabilità senza vani e pericolosi timori. Quanto .è detto al capoverso i) non può essere eseguito dal direttore del tiro che nella 4a lezione; i dati di tiro non sono registrati che dai comandi di battaglione; i comandanti a.i questo quindi soltanto possono avere siffatto incarico. Ci sembra superfluo quell'« al più presto ed esattamente" · La conferenza agli ufficiali, di cui al capoverso h) potrebbe utilmente essere stralciata dai doveri dei singoli direttori di tiro, in quanto che per.essere veramente utili debbono le conclusioni poggiare su un numero rilevante di fatti e di dati. Potrebbe essere tenuta più opportunamente almeno dai comandanti di battaglione, i naturali e primi istruttori degli ufficiali, riferendosi così anche al tiro delle altre compagnie 'lasciando, bene inteso·, sempre al direttore del tiro la facoltà di fare le osservazioni che crede del caso circa l 'esecuzione e il risultato del tiro da lui diretto. Quanto più la conferenza è estesa ad un numero maggiore di tiri, tanto più può essere utile; e i tiri colletti vi possono e debbono servire anche alla preparazione intellettuale, tattica e tecnica degli ufficia.li . Si potrebbe vantaggiosamente aggiungere di non eseguire che una sola lezione ,al giorno. Già troppo precipitosam en te eseguiamo i tiri perchè non si cerchi di frenare que::;ta cattiva abitudine. E in pratica oggi lo possiamo effettivament~ ottenere scemato essendo il numero delle l ez ioni di tiro.
Bersagli. · S'è conservato per il tiro delle reclute il ùersaglio non sago1:1-at? (n. 1), potrebbe limitarsene l'impiego solo ad alcune lez10m - sul principio - essendo assolutamente necessario
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che il soldato spari il più possibile su bersagli sagomati, piuttosto bassi, aumentando, se occorre per facilitare il tir?,. le dimensioni in larghezza. Così dicasi, e a maggior ragione, per la la lezione del tiro d'esercizio. . . . . Il bersaglio n. 1 ha il difetto comune a1 bers~gh d1 que_sta specie, . che cioè il tira tor e 1'.'on vede _la su perfi~ie -~a col p~re, ma solo il falso scopo su cm deve mirare. E d1 pm: la nga orizzontale alla quale il tiratore deve riferire il risultato dei suoi colpi - e per conseguenza 1~ succ_essiv~ cor~ezioni di puntamento - essendo di par~cch1 ce1:-t1met~1 al disopra del barilozzo per i tiri a 100 metri e al disotto mvece a 200, e talora anuhe a 300 metri, fa sì che il soldato, puntando al barilozzo, sia portato a considerare bassi, colfi che sono ~opra il p.}lnto mirato a alti, colpi che sono sotto 11 punto muat~. E tale confusione d'idee, dannosa sempre, · aumenta col sistema della segna-lazione colpo per colpo. . .. L'impiego della cartuccia ridotta o _di q~el_la_frang1bil~ richiede l'alzo abbattuto per le distanze mfenon a1 400 metn (pag. 107, tav. I, note), falsando così quanto al_ sol~at? _è stato insegnato circa l'impiego dell'alzo nel tiro md1v~duale (n. 59). Potrebbesi più ,opportuna~ente correg?ere_ diversamente il bersaglio in guisa da permettere l' 1mp10go dell'alzo rovesciato. Sull'impiego dell'alzo, allorchè s'ado~er~ l_a c~rtuc~ia frangibile, ci nasce il dubbio che le modi.ficaz10m mdicate m fond_o alla pag. 107 non siano per la cartuccia a pallottola frangibile (di cui l'Istruzione non tiene parola in ne~sun altro luogo), ma per la cartuccia ridotta frangibile (di cm alla n?ta a pag. 11). Di più sembra dubbio se l'al~o abbattu_to da impiegare si riferisca a tutte .e tre l e distanze ~d~ 100-200300 metri) oppure solo alla distanza di 300 m~tn, 11 che non possiamo rilevare da tavole di tiro perchè c1 manca qualsiasi dato in proposito. Siffatto dubbio è avvalorato _dal _fatto che i tiri eseguiti dalle reclute con alzo abb~ttuto nesciron_o spesso deficienti e quasi· tutti alti co~e c~~ara~ente lo dimostravano a tiro ultimato, i bersagli 1mp10gat1. Se la ia l~zione d'e~ercizio dovrà essere eseguita a lfiO metri, allorchè non si possa eseguirla a 200 metri, occorr~rà indicare la modificazione necessaria da portare al bersaglio u. 1. Per ali altri bersagli rileviamo come in generale troppo grande ~ia la superficie da colpire (rispettivamente all'incirca 2 di m 2 2 20 m' 1 70 m' O 70 m' 0,60, m 0,14 - la superficie ' ' ' ' ' ' . delle reclute utilmente colpibile del bersaglio n. 1 - tiro 2 è invece di m O78). La necessità di abituare il soldato a puntare e sparare c~ntro bersagli bassi non può che 'far deside-
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rare una modificazionè nei bersagli da impiegare nel tiro. Volendo per ragioni d'indole morale facilitare al soldato il colpire più convenientemente si aumenti la superficie nel senso della larghezza, non mai nel senso dell'altezza. Vorremmo che il bersaglio fosse rappresentato puramente da una o più sagome vere e proprie e non da cartelloni con sagoma; tutt'al più ciò può ammettersi nella 1 a sezione del tiro individuale, meglio ancora, nelle ultime lezioni del . tiro delle reclute, e, a maggior ragione naturalmente, anche per tutto il tiro d'esercizio nel quale le difficoltà ragionevolmente possono e debbono aumentare, lasciando in facoltà <lel comandante di compagnia di facilitare· il tiro - col mutare il bersaglio - a coloro che ne .hanno effettivo bisogno perchè ancora e sempre dimostratisi cattivi tiratori. · Così pure con_tro bersagli sagomati dovrebbero eseguire gli anziani del 2° j:l,nno di ferma · le lezioni di tiro delle reclute per essi prescritte (da estendere a tutti gli altri), lezioni che potrebbero così costituire un vero e proprio aumento delle lezioni del tiro d'esercizio. Troviamo poco opportuno che nei bersagli n. 2, 3, 5 sia una superficie nella qua~e i colpi valgono tre (il massimo) senza che questa supe1•ficie sia vista dal tiratore che ad essa così non può dirigere il puntamento. Potendo eseguire il tiro a distanze differenti secondo le condizioni del poligono ed essendo maggiorè la facilità di -0olpire quanto minore è la distanza del tiratore dal bersaglio vorremmo variate le dimensioni di queste in rapporto appunto alla distanza. Gare. Non ci sembra opportuno aver tolto le medaglie come premi nelle gare dei sottufficiali. (1) Se si crede di consen;are la gara occorre che il premio sia qualche r.osa di più di un diploma: dovrebbe così consistere in un oggetto; altrimenti si aboliscano le gare e non le rimpiangeremo soverchiamente. L'ultimo capoverso del n. 149 potrebbe forse lasciare adito ad una interpretazione erronea, assurda; che cioè il raggiungere le condizioni stabilite per il diritto al premio di 'lezione si riferisca soltanto a coloro che furono classificati nel primo terzo e non. anche al primo classificato. Nella 2a riga dell'ultimo. capoverso del n. 149, dopo le parole « comandante di «corpo» si potrebbe aggiungere: « tanto maggiore in propor~ zione quanto maggiori sono i risultati ottenuti rispetto agli « altri partecipanti alla gara e premiati ». (1) In parte oggi ristabilite per alcune gare.
Stima delle distanze. Ci sembra superfluo estendére a tutti i grad1;1ati l'eser_ci~io della stima delle distanze; basta restringerlo a: sot~u_ffimah ? a coloro che dimostrano speciali e spiccate attitud_mi. E se e vero che è bene che i graduati sappiano stimare drntanze per potere bene compiere il servizio d'esplorazione (~ c~poverso n. 152), è però altresì vero che ben ~ifferen~e abilita occ~rr~ a chi a questo scopo è chiamato a stimare distanze e a c_lu :',1 è invece chiamato per servirsene per regolare l'alzo. D1 ~nu a quello scopo più che altro o~corr~no eserci~i a dist~·~,ze ,Prn~tosto rilevanti e con approssimazione relativa. Pe1?10 1 eser~ citare i graduati a stimare distanze a questo scopo dirette ~u_o essere più opportunamente stabilito dall' l stt-uzione sul servizi<> d'esplo 1·azioné e di sicwrezza in campagna (~ddestram~nt_o <!~11~ pattuglie). L'istruzione sulle armi e s:11 tiro non puo nfenrsi che agli esercizi intesi allo s~opo d'abitua;e ari apprezzare le distanze per regolare convementemente 1 ~~zo.. . . Ad oo-ni modo quest'jstruzione, tanto prn poi estesa _come è· attualmente a tutti i graduati, va fatta per comp~gma _an~ zichè per battaglione (1) si~ i~ ~att~ che sono g~i ufficiali i propri e diretti istruttori dei mihta~i ~ella prorna ?~mpagnia e da essi direttamente dipe~dent1,_ s:a perche cos_1, e res_o più facile eseguire più frequenti esercizi senz~ perc10 de~icarvi deUe giornate stancando forsé soverchiamente ?~i a questa istruzione deve prendere parte rendendo a~che prn fa~ cile avere al- momento opportuno presenti tutti i graduat: della compagnia. Nè devesi tacere che con _que~to mezzo g_l1. ufficiali inferiori tutti hanno modo d'esercitarsi pe: proprio conto alla stima delle distanze, - e non è vantaggio tra~curabile, chè essi sono coloro cui appunto occorre maggiore0
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p~r
abilità. 8 ·1 Ci sembrano superflui: l'ultimo capoverso del n. , 1, s~condo capoverso del n. 155. e ~uello del n .. 159; elevare }.abi~ lità maggiore o minore alla stima delle distanz_e .a fatto~e d1 giudizio per l'avanzamento ci sembra esager~zwne. ~osi_ 1:a,turalmente ci sembra inutile che l'annotaz10ne dell abilita alla stima delle distanze venga pei congedandi segnàta su ruolini tascabili. . Troppe distinzioni: ottimo, buono, mediocre, cattivo stimatore. · . , • Si potrebbe limitare la stima delle dista~ze ad un apf~ossimazione di 100 metri anzichè di 50 metn, sembrandoci im· ( 1) Come ora è infatti stato stabilito.
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possibile potere .tr . 50 · d' avere chiara· la distinzione d'un a d'111erenza metri a IStanze superiori ai 5 o 600 m t · N di . , b'l' , e n. on e· a1. 1ora piu a i 1ta, ma puro caso. Non ci sembra conven~ente s~imare su bersagli sagomati e · meno 1ancora appar1scenti (n · 164, 3° capoverso )' · su ,segnali . . . . sia. ~er a ~iffico_lt~ di av~r~ i primi e disporli a sito, sia p~r~ ?he e ~ugl~ uomrni che Cl si deve esercitare a stimare perchè e su di essi che d~vesi principalmente, quasi unicamente stimare nel combattimento.
Modelli, specchi, registri, ecc. . ~ello specchio di tiro mod. n. 2 (pag. 94-95) e nella tabella d1 tiro mod. n. 3 (pag • 0U'·6-97) sare bb e convemente · · • aggiungere la distan~a alla. quale si spara nelle v.arie lezioni, non essendo sempre determrnata e non essendo sempre quella no.r malmente fissata dall'Istruzione. o- Nello specchio ~i tiro rriod. n. 2 altresì si potrebbe aggiun0ere dell'ultima colonna·. « Mot·IVO per 1·1 . 1nell· 1mtestaz10ne . < qua e 1 tiro non fu compiuto». Il n. 2 delle av~ertenze dèl registro dei tiri collettivi mo~1ello 4 (p~g. 99) c1 sembra inutile non riferendosi al registro m ~a~ola, potrebbe trovare posto dove si parla dei tiri collettivi. S~r.ebbe _forse conveniente .una nota per limitare i a; a numeri mten od al massimo ad una cifra decimale co~e era appunto detto nell'Istruzione sul tiro del 1898 (~ag. 124) e come sono nelle tabelle del vol. IL Si p~trebbe aggiungere una tavola per il bersaglio sagomato di u~mo a cavallo. A taluno può sembrare opportuno fare esegmre t~lV:olta u1: tiro contro un gruppo di cavalieri e approfi~ta~e dei nsult~ti ottenuti per dimostrare la supremazia dell azione del fucile su quella del cavallo. Il nostro soldato lo teme troppo e a torto. Ottobre 1907 EMILIO
PoGNrsr.
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.Marsaja, in dialetto, come a dire marciaia, luogo infetto, palustre, era _il nome che si dava e che si dà tuttavia a qualche tratto di terreno pantanoso sul piano a sud di Pios. sasco, dove scorrono lentamente e si incrociano il torrente Chisola e i suoi affluenti Noce e Rio Torto. E Marsaglia si chiamava pure un borgo posto al centro della regione, il quale ebbe un tempo 500 fuochi, o famiglie, ed era feudalmente ~ongiunto alla più lieta terra di Cumiana: il Ohisola serviva di confine e vi si pagava pedaggio: larghe boscaglie ed alcuni vigneti formavano la caratteristica agri. cola della plaga, ch'era del resto triste, disuguale, poèo popolata, fa0ile alle inondazioni nell'epoca delle piogge. Oggi, mutata per nuovi e grandi lavori stradali e per più intensa coltura la faccia di quei luoghi, tolto il pericolo delle febbri che a ricordo d'uomo incombeva su quelle campagne, il nome è ancora legittimato da qualche piccolo stagno presso i torrenti, dalle abitazioni rade e da un non so che di triste che forma la nota dorriinante del paesaggio, opposta alla folta vegetazione dei colli verso Cumiana e allo sfori.do imponente delle Alpi. Nel mezzo, in assoluto piano, circondato da fossi e scoli, ,è ciò che ancora chiamano Castello della Marsaglia : un vecchio avanzo di torrione, trasformato in magazzino . di granaglie, nel · quale spicca ancora un portone a sesto acuto, sormontato dagli incastri caratteristici di un ponte levatoio. ; Pei·. quest'arco e su quel po~te passava la grande strada da Torino a Pinerolo, la quale superava il Ohisola per un ponte guardato probabilmente da. un corpo di guardia nel luogo ove ora si trova la Cascina Castelletto. La strada era unica, quasi rettilinea, da Torino a Beinasco, Òrbassano e Man,aglia e per un buon tratto anche dopo: poi ~i divideva in due r,he .formavano come una losanga e si tornavano a riunire alle porte di Pinerolo. Ciò appare ben chiaro dalla carta del Borgonio (1): non si vedono ramificazioni nè strade secondarie, tranne una sola: quella che -da Rivoli viene ad Orbassano e da Orbassano tenendosi : (l i Carta gen erale de· Stati di Sua Altezza Reale - A Madama 'Reale Maria Giovann a Rattista di Savoia ecc. - madre e tut1'ice dell' altezza reale di Vi ttorio Amedeo II. e reggente de' sitoi stati - eseguita per citra di Giovanni Tommaso Borgonio col favo r della bitssola e del contraguardo
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~,I :
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quasi a pari distanza dal Sangone e dal Chisola conduce a Moncalieri superando il Po per un ponte chiarissimamente disegnato. Nessuna traccia dell e grandi linee stradali che ora fanno come da cornice a quel piano: voglio dire la strada ,Piner~lo-None-Moncalieri-Torino seguita a un dipresso dalla ferrovia, e la s~rada Pinerolo-Piossasco-Orbassano sulla quale corre la tramvia a vapore (1). La creazio])fl di queste nuove strade h_a fat_to andare i~ disuso la vecchia, ridotta in parte a. se~1 phc~ :'1~ per ?arn di campagna e in parte irreconoscib1le: spanti 1 ponti: attratto il movimento dalla linea mediana verso la periferia: sostituito il borgo della Marsaglia con case sparse per la campagna, la striscia centrale è divenuta ancor più malinconica di quanto lo fosse in altri tempi. In questi luoghi, e proprio in questa striscia centrale · avv~nne addì 4 ottobre 1693 un'accanita, sanguinosa bat~ taglia fra l'esercito di Luigi XIV comandato dal màresciallo . e~ un.esercito mosaico d'ogni ' eatrnat, sorta di gente, comandato da Vittorio Amedeo II di Savoia.
I tempi. , Una _politica torbida reggeva le sorti dei popoli. Sovrani assoluti, sempre intenti ai propri interessi dinastici si affac?enda~a_no if _mane?gi incessanti: e dietro ai maneg~i aperti, 1 raggm, gh m:fing1menti, i messi travestiti i tradimenti i _v~leni. ?gni ~e~zo buono pur di trarre da ~ ualche pretes~ diritto di famiglia vantaggi a sè, danno agli altri. Leo-he f~t~e e disfatte, patti giurati e violati e guerre interm~abih condotte con criteri più politici che veramente militari intese,_ più che a superare l'avversario, ad occuparne le terre'. O!sm anno un~ cam~agna: cominciata a primavera e finita al gmnge~e dell'.rnvern?; e i popoli taglieggiati, spogliati, per dar vita agh armati: bruciati poi, sacchego-iati torturati dagli eserciti in movimento che vincitori o ~inti spande. ' vano mtorno a sè il terrore e la 'morte dovunque andassero in patria e fuori. · ' R~cc?lti per_ volontar~? in~aggio e spesso nella peggiore f~ccia, 1 soldati erano prn atti al saccheggio, alla devastaz10ne, all'uccisione dei prigionieri e degli inermi che non alla guerra leale ed intelligente: rare le battaglie e poco de(~) Alla Storia della brigata Aosta è annesso uno schizzo intitolato: Re!ione fra_ Dora e ~? -: Dalla carta di Borgonio - nel quale si vede la str da d1 None. - C10 dimostra che lo schizzo fu erroneamente tratto non· ma d a una riproduzione · · . dalla carta or1·g·1na1e d eI B orgomo, con ag-' giunta fatta molto più tardi, e cioè nel 1772.
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c1sive; i movimenti impacciati intorno alle fortezze e . a1 magazzini: le manovre stentate, lente, processionali. Per noi nati e viventi negli eserciti nazionali quell'epoca militare è un orrore: orrore nel modo di organizzare la macchina bellica: orrore nel modo di farla agire. Moltke che a stento e con mala grazia concede all'accerchiato di Sedan poche ore per rendersi a discrezione, può agli occhi di quaÌcuno rappresentare il militarismo brutale: ma, tolta la forma, rimane pur sempre giusto il concetto di non dar tregua al nemico perèhè si venga e presto ad una pace definitiva e sicura: è il taglio del chirurgò che dà la guarigione. Allora invece una campagna :finiva per prepararn'e un'altra e ogni pace e ogni tregua portava nei suoi fianchi l'addent ellato a nuovi litigi, a nuove battaglie, col corollario obbligato degli incendi e delle rapiu e. Gli odi religiosi rendevano più paurosa quella sempiterna carneficina.· Dice il Botta: « A chi ben mira questo tempo parrà, che « gli uomini siano fatti per odiarsi non per amarsi, per ~ ammazzarsi non per salvarsi. Tanto · era lo strepito dei « cannoni e le grida dei sofferenti in . questa matta: feroce e « miseranda Europa ».
*** Frammezzo a questo armeggio la Francia era salita all'apogeo: invidiata la sua gloria, imitati i suoi costumi, diffusa la sua lingua,: Luigi XIV, il re sole, brillava della più vivida luce e tendeva a formare intorno al suo stato prepor tente una corona di stati umili ·e devoti. E tale nel pensiero di quella corte doveva essere il picccolo Piemonte, e tale veramente sarebbe divenuto, se a ciò non avesse fatto ostacolo il valor militare dei principi di. Savoia. Sotto la reggenza di Madama Reale Giovanna Battista, donna d'alti spiritì, ma pur sempre donna e sovrana temporanea, Pinerolo era ricaduto in potere del Re di Francia che spadroneggiava sul piccolo stato ridotto di confini e impo· verito. Vittorio Amedeo II, divenuto sovrano, aveva dovuto piegare il capo dinanzi al monarca raggiante e unire il suo esercito ad un esercito francese per abbattere i Valdesi. Due nazioni collegate per combattere un pugno di poveri montanari male armati: erano riusciti, e il Catinat ne menò vanto nelle sue lettere al Re. Ma è provvidenziale che l'unione .ài due forti per combattere un debole debba essere fomite di disconEa fra loro. Esempio classico: Prussia ed Austria si uniscono nel 1864 per far guerra alla piccola Danimarca: due anni dopo sono alle prese fra loro: Sadova ! 29 -
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Appena potè, Vittorio Amedeo cessò la persecuzione dei Valdesi e facilitò loro il ritorno in patria: sicchè non vi fu per essi che ua solo nemico: la Francia, nemica di Piemonte e di quanti lo aiutavano. Nel 1686 si formò la lega d'Augusta contro la Francia: i patti ne furono sottoscritti nel 1687. Vi presero parte l'Imperatore, la Spagna la Svezia, l'elettore di Baviera, molti stati germanici. Guglielmo d'Orange ne fu l'anima, ed essendo egli divenuto Re d'Inghilterra nel 1688, anche l' Inghilterra entrò nella lega: lunghe furono le trattative col Duca di Savoia: buone offerte gli furono fatte : sarebbe stato generalissimo della lega, avrebbe riavuto Pinerolo, sarebbe entrato in possesso di Casale (venduto alla Francia dall'immondo Carlo II Gonzaga) soccorsi gli sarebbero stati dati in uomini e in danaro. Lunga promessa con l'attender corto.
La guerra cominciò nel 1690 e continuò con va ria vicenda . nei successivi anni 1691 e 1692. Basteranno questi pochi cenni perchè il lettore possa comprendere gli avve'n imenti successivi: chi voglia avere una idea più còmpleta veda la splendida esposizione che ne fa il Barone Carutti nel suo libro: Storia .del Regno di Vitto1·io Amedeo II. Se i militari che hanno descritte le guerre di quei giorni avessero posto nel loro lavoro tanta diligenza e tanto acume quanto ne mise quell'autore nello studio della parte politica e generale, noi non avremmo che da. leggere: ma le cose sono ite bene altrimenti.' Come le mosse si sieno svolte dal lato dei Francesi, quali fossero le idee del loro comandante, quàle il suo scopo, quali 1 mezzi impiegati per riuscirvi, fu scritto con mirabile chiarezza e precisione dallo stesso Catinat nelle lettere e nei rapporti al re Luigi XIV. Quelle lettere e quei rapporti furono bell' presto pubblicati in Francia con aggiunte e fioriture d'altra mano, e così apparvero le Mémoires di Catinat, il Jom·nal de la campagne de Piémont 1693, ed altri scritti, in massima intesi a far rifulgere la gloria francese. Dal la'to degli alleati mancò invece la vera 'e sicura sorgente storica e rimase un vuoto che non .potè certo essere colmato da qualche scritto speciale di cui avrò occasione di parlare più oltre. Gli scritti ufficiali, sulle campagne di quel tempo, rimasero fino ai giorni nostri chiuse frr. i documenti di Stato. Ne venne che gli storici militari, e dietro essi i non militari, accettarono per buono ciò che i Francesi avevano detto non solo di sè stessi, ma anche dei
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loro avversari; e si formò così un racconto poco esatto che fu stampato e ristampato, preso a prestito persino in libri -che ben poco avevano a -che farci: e per esempio· nella vita del Beato Valfrè, l'autore credette di introdurre il racconto -della battaglia della Marsaglia solo perchè il sant'uomo vi si era trovato presente. Ora questo ripetersi degli scrittori ha naturalmente creato negli studiosi la credenza che su quei fatti di guerra sia stata detta l'ultima parola: ma questa -credenza è erronea. Documenti di valore incontestabile, non polemici perchè non destinati alla pubblicità, pongono chiunque voglia nel caso di convincersene. E particolarmente su questa campagna abbiamo negl.i archivi di Stato · molte lettere che ne spiegano i concetti direttivi, i verbali dei consigli di guerra, la Relazione della battaglia d' 01·bassano (1), ,e molte altre carte che si leggono con difficoltà, ma che danno .allo studioso la soddisfazione impareggiabile di essere nel vero. Voglia il lettore seguirmi nella breve esposizione dei fatti. ·-che farò seguendo le due serie di documenti, tr oppo nota ed imitata la prima, poco nota la seconda: e vedrà come la sintesi ne riesca convincente. Non dico già che la sconfitta diventi vittoria: dico che la verità storica vien fuori evidente I • , -e che sorge anche qualche ?onseguenza buona per tutti 1 posteri: anche ' per noi.
I due capi avversari. Erano degni ùno dell'altr.o. Vittorio Amedeo II era figlio, come ognun sa, di Carlo Emanuele II, Principe di Piemonte e Duca di Savoia e Re di Cipro e di Madama Reale Giovanna Battista di SavoiaN emours: Era n'ato a Torino il 14 maggio 1666, non aveva adunque .ancora ventott'anni; era sovrano di nome dal 1675, di fatto dal 1684; aveva preso parte a parecchie campagne e sapeva ,che cosa volesse dire guardare in faccia alla fortuna avversa. Nell'anno precedente, durante la campagna nel Delfinato, era caduto gravemente malato ed era stato riportato in patria in condizioni tristissime; guarito, si era ammalato nuovamente tanto che addì 7 marzo 1693 gli furono ammini-. strati i sacramenti. Ma appena può stare in piedi, eccolo in moto: sempre in armi, sempre a cavallo, pieno d'ardire, di fuoco; ben fece il ,(1) Di questa relazione.e dei preziosi documenti annessi non parlò, per quanto io mi sappia, alcun autore prima del Guerrini, che ne riporta alcuni brami nel suo libro L a brigata de i granatie·ri di Sardegna.
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I due eserciti. Un documento sicuro contenuto negli archivi di Stato (1) ci dà la forza degli alleati destinata a servire in campagnd nell'anno 1693. Che sarebbe: ( 1) Arqhivi di ·stato in Torino, Mazzo 4°, n. 29.
Materie militari. -
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Calandra rappresentandolo .in atto di dare ai sudditi immiseriti i pezzi del collare dell'Annunziata: ma egli meritava. anche di essere, come i suoi antenati, scolpito in attitudine di guerriero combattente. Nella pinacoteca reale vi è un suo ritratto, ma in età giovanile: un monumento, un ricordo speciale non esiste in questa Torino da lui liberata: ma tutti gli Italiani, venendo qui, guardano Superga. « Nicolas de Catinat » maresciallo di F 'r ancia, figlio di magistrato, era nato a Parigi il 1° settembre 1637. Aveva. dunque 56 anni. / Destinato alla professione delle leggi, fu avvocato; ma per-· duta la prima causa che gli toccò di trattare, se ne disgustòe volle essere soldato. Cominciò la carriera come cornetto (alfiere) in cavalleria: la sua vita militare non s'iniziò sotto. buoni auspici: non gli mancarono le mortificazioni per noni essere nobile. Nel 1664 è però nominato aiutante di campo del Re; 1665 è nominato luogotenente; 1667 si distingue all'assedio di Lille, ma cede generosa.mente a suo fratello maggiore di età il grado di capitano; . 1670 capitano nelle guardie francesi; 1673 ferito alla battaglia di Maestrict; 1674 nuove. ferite, si guadagna la stima di Condè; 1676 maggiore di fanteria; 1677 brigadiere di fanteria; 1680 maresciallo di campo; 1687 luogotenente generale; 1693 (27 marzo) maresciallo di Francia. Dopo così splendida carriera dovuta al suo nobile carat-tere, alla sua intelligenza militare ed al suo valore, egli vedrà in pochi anni impallidire la sua stella: contro di lui: soldato nell'anima, prevarrà l'intrigo e l' inframettenza, e dovrà chiedere la surrogazione per lasciare il posto ad altri meno degni, ma più protetti e mestatori. Noi però lo sorprendiamo nel momento suo più. bello: fresco di promozione, robusto, ten;iprato alle fatiche, conoscitore del terreno e degli uomini, idolatr~to dai soldati: degno della vittoria.
Imprese. -;-
Di S. M. Cesarea Di S. M. Cattolica . Di S. M. Br,itannica Di S. A. R.
cavall. » » >>
» .
6,591 2,918 160 2,600 12,269
Totale
fant. » » »
»
9,921 8,062 2,~94 6,450, 26,627 12,269 38,89'6
Da queste cifre, puramente teoriche, vanno detratte tutte le perdite dall'inizio deJla campagna sino al momento di -cominciare la battaglia. Le diserzioni erano numerose, come -ci è dimostrato da tnolti editti minaccianti la morte ai -disertori e dai corrispondenti che promettono grazia ai disertori _se si presenteranno alle bandiere entro un dato termine. Truppe spagnole e tedesche ~ano poi state lasciate .all'assedio di Casale, e parecchi distaccamenti di truppe piemontesi si erano dovuti fare, specie nei territori di Aosta e .Mondòvì. Molte furono anche le perdite di morti e feriti durante l'assedio di Pinerolo: non certo tante quante vorrebbe il Journal il quale ad ogni incontro, sortita od episodio dell'assedio, fa morire gli alleat'i come mosche, mentre che i Francesi paiono invulnerabili; ma certo molta gente si per·dette in quegli eventi . . Le cifre che ho riportate possono solo servire per dìJ,re una proporzionalità fra i contingenti dati daile singole ·nazioni: _la forza effettiva che veramente fu presente alla battaglia non può aver superato i 25,000 uomini, che é la -cifra data dà quasi tutti gli autori, compreso il Corsj, mentre, ·come vedremo, i Francesi erano assai di più. Un solo autore, Costa di Beauregard, dice che gli alleati -erano più dei Francesi; ma dice anche che gli alleati erano: « retranchés près du village de Piossasque » ciò che non è vero assolutamente; dice che nella battaglia morì il mar·chese di Parella, mentre egli è così poco morto in quel giorno, che quattro giorni dopo si trovò ad una riunione di generali, della quale esiste il verbale negli archivi, evi parlò anzi da ,q uel bravo ufficiale che-era e meglio assai che non fecero parec.chi altri: dice che dopo la battaglia gli alleati si ritirarono a Pancalieri: che frattanto Catinat andò a liberare Pinero lo e Casale: che Catin:at ebbe il grado di maresciallo in premio di questa vittoria e tante altre cose ancora che io non so dove sia andato a trovarle! Dopo tutti questi errori commessi da un militare che scrive storia militare, non può più far m~raviglia s_e gli scrittori che non erano militari di pro-
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fessione e che non si proponevano l'arte .militare a scopo dei loro studi, abbiano tanto bistrattata questa battaglia. Queste forze erano riparti te in: 44 battaglioni, 87 squadroni, 30 cannoni, e formavano tuttociò che al duca di Savoia, generalissimo della lega, era dato per affrontare la strapotenza di Francia ! Molti, per compenso, i generali. , Comandava i Cesarei « Enea conte di Caprara, bolognese « gentiluomo di camera, intimo consigliere di Stato aene: 0 <> rale marescial di campo e?c. ecc. e.cc. » il quale, fra i'e altre· cose, pensava a farla da vice-sovrano sui monferrini come dimostrano le « gride» da lui fatte stampare proprio a 'l'orino il 2 giugno lfì93, proibendo loro di portar viveri a Casale sotto pena di morte e per proibire anche ad essi di prestar servizio sotto la Francia. Questo generale al termine della campagna 1691 aveva preso il posto del marchese Caraffa, richiamato in seguito ai personali reclami di Vittorio Amedeo II al quale aveva da.to un mucchio di fastidi. Ma neppur lui fu pel generalissimo quel coadiutore zelante e leale che si a.veva diritto d'aspettarsi. Di ciò . vedremo a suo luogo: intanto però notiamo qui, giacchè stiamo parlando· delle forze combattenti, come appressandosi la babtaglia gli fosse fatto notare essere il caso di togliere le truppe dall'assedio di ~asale pe~ unirle a quelle che 8i dovevano opporre al maresciallo Catmat. Al che egli rispose che ciò era impossibile dappoichè quell'assedio si faceva per ordine · espresso 1 dell'imperatore. E così avvenne quel che avvenne! Troviamo dopo benchè con lo stesso grado, il principe Èugenio di Savoia nato a Parigi il 18 ottobre 1663, figlio di Eugenio Maurizio di Savoia-Soissons e di Olimpia Mancini nipote del cardinale Mazzarino. E dopo il conte Palfi, il marchese Rabutin, il marchese Montecuccolì, il Louvigny ed aìtri assai. . Comandava gli spagnuoli il marchese di Leganes, governatore di Milano, con grande seguito di ufficiali titolati.
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*** N.aseevano frequenti discordie e contestazioni fra tutti questi mag11ati. Una delle ragioni più comuni era la complicazione nei. gradi e la reciproca dipendenza fra ufficiali di nazioni così differenti. Già in Piemonte la gerar{'hia era ~ol~o complessa: e così vi erano norme disciplinari:e speciali pel colonnello delle guardie di S. A. e delle guardie di
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Madama Reale. Per tutti gli altri ufficiali venne fatto un r egolamento, in data 28 maggio 1681 che contempla: i colonnelli effettivi: i tenenti colonnelli con grado di colonnello: i capitani con grado di tenente colonnello: i tenenti con grado di capitano, e dà per ciascuna sp.ecie norme diverse basate ora sull'anzianità ora sulle rispettive commissioni.· La gerarchia militare in parrucca! Figurarsi come le cose dovevano essere complicate nell'esercito spagnuolo: e. quante quisquilie non dovevano saltar fuori fra alleati! Speciali convenzioni si dovettero fare fra i governi: non è detto con quale risultato. Ma -a queste differenze se ne aggiungevano ben altre. Differenza di nazionalità, di lingua. di religione (in quei tempi di intolleranza), di costumi, di abitudini, di armi ... di tutto un po' Come volete che un hidalgo spagnuolo vedesse un buo~ camerata in un ufficiale dei ba1·betti? Vi era fra i generali continuo sospetto verso il duca : noi sappiamo bene che la sua era una politica a doppio taglio : era, in verità, l'unica possibile, perchè alleanza fedele con Francia o Spagna, per un piccolo principe in quel luogo e in tempi, avrebbe voluto dire servaggio: ma ciò che per noi è così naturale non lo poteva tessere per quei capi di contingenti venuti da lontano, spesso con ordini segreti in tasca, e che di quando in quando dovevano fare a sè stessi questo problema: se fosse bene concorrere a tutto spiano alla gloria del du0a di Savoia o se nori fosse meglio conservare le truppe pel proprio padrone; Quanto ai soldati è facile il credere che gli Spagnuoli e i · Tedeschi fossero un :flagello pei popoli: mal pagati, rubavano « mobili, roba, bestiami, grani 1 vini, armi ecc. » e le cose rubate ponevano in vendita :,indisciplinati, sanguinari v'era tra essi ogni canagliume. Le truppe piemontesi erano un pò più ord.i nate grazie alle cure continue dei sovrani per le milizie: non erano, di massima, ammessi i banditi se non in caso di poter godere di qualche indulto: una volta che sotto Madama Reale si vollero aprir le porte dell'ingaggio ai briganti per toglierli così dalla strada, il Senato seppe fare le sue rimostranze, facendo notare come ciò fosse contrario alle leggi ed agli usi dello Stato, e il decreto fu abrogato. Saputosi che soldati di fanteria uscivano di notte dai quartieri e dalla cittadella di Torino e facevano disordini in città, ne venne fatta proibizione con minaccia di due tratti di corda ai trasgressori; e pare che il rimedio sia stato salutare. Disertavano però spesso e passavano da un corpo ad un'altro senza permesso ed anche ad istigazione di ufficiali i quali usavano pure di
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presentare alle riviste i passavolanti, cioè uomini che non apparivano che in quel momento; ma questi o simili malanni erano comuni a tutte le truppe di quel tempo. Il reclutamento dei corpi d'ordinanza sì faceva in parte nel paese ed in parte all'estero: Eccone in prova un documento letteralmente copiato: « Reglement fait par S. A.·R. 18 au sujet des recrues « 1693. « Tous les regiments d'infanterie Je S. A. R. 1e compris les. « regiments des Gardes eliron des officiers pour aller presen« tement en recrue dans les endroit cy bas nommés. « Reg.t des Gardes deux lieutenents. · « id. Savoye un capitaine. « id. Aoste un lieutene~t. « id. Monferrat un capitaine. « id. Piemont un capitaine. « id. Croix blanche un capitaine. « id. Saluces un lieutenent. « id. Fuseiller un capitaine. « id. Mondoui un capitaine. « Des officiers sudits on enuoyera deux capitaines, deux lieutenants et quatro sergents - en Suisse. « deux autres capitaines, 2 lieut. e 4 sergents - dans les Grisons et frontière de l'ètat de Milan. « deux autres Capnes, un lieut et 4 sergents - - à Genes et fiefs Imperieux ». A ciascun reggimento era data una somma la quale doveva servire in parte per questi arruolamenti e in parte • per quelli da farsi in paese. L'esercito francese, quale troveremo tutto riunito sotto la mano del suo capo, era composto di: 5 luogotenenti generali; 4 marescialli di campo ; 20 brigadieri ; 3 generali di cavalleria ; 48 battaglioni ; 77 squadroni ; 26 cannoni ; · 18. mila muli carichi di viveri e d'avena. All'ulti.mo momento, cioe il 1° ottobre, ricevette ancora in rinforzo il corpo della «gendarmeria» accolto da tutto l' esercito, e specialmente da Catinat, coi segni della più viva gioia. Erano veramente 40,000 come gli storici asseriscono? L e Mémoires ed il Jou1·nal tacciono su questo punto:. il numero dei battaglioni e degli squadroni non sono un dato
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neppure approssimativo di controllo: queste erano semplicemente unità di schieramento : un reggimento di fanteria si s~hierava generalmente in un battaglione: quindi se il reggimento era piccolo, anche piccolo riusciva il battaglione. Certo però dal complesso di tutti i racconti appare certissimo che l'esercito francese riuscì .m olto forte e che non lasciò per via molta parte di se, per modo che sul campo <li battaglia non ebbe meno di 12 mila uomini più ,degli alleati. Catinat, nelle sue lettere, esprime la fiducia che meritavano i suoi generali: specie il duca di Vendome e M.r de.la Hauguette. Numerosissimi e valenti erano ,gli ufficiali nobili: il -corpo della gendarmeria, di 1600 a cavallo, n'era tutto formato. Erano spadaccini, turbolenti, ma pronti ad ogni rischio. I soldati erano poco diversi da quelli delle altre nazioni: non cetto inferiori nel rubare: ma in tutti, a piedi od a ca~ vallo, artiglieri, piccp.ieri, moschettieri, dragoni, gente di -ogni specie e grado, in tutti io dico, era un alto spirito e vivissimo il desiderio della battaglia. Amato il comandante - lontani allora i suoi detrattori p ronti i nobili a seguirlo di:/nenticando nel mol'.)'.lento dell'entusiasmo .che egli non fosse dei loro - fornito l'esercito di tutto _il necessario, persino di medici e medicine - nota l' inferiorità e la poca concordia de1 nemici - l'idea del combattimento si presentava com'e la promessa d'una festa alla ·quale tlitti anelavano: lo splendore del Re Sole, lo scintillìo J.i recenti vittorie irradiavano su quella gente fastosamente vestita.
I precedenti · della battaglia.
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La -campagna del 1693 si era aperta pei Francesi con la <lifensiva in Italia, essendo la maggior parte delle loro forze -chiamate ad altri dei teatri di guerra nei quali, all'uso del tempo, si dividevano le operazioni senza un nesso logico reciproco. Catinat era da principio col suo esercito a Villar Almese, a portata della piazza di Pinerolo ehe g1i premeva di non perdere cli vista e di Susa, munita di qualche fortificazione : ma ben presto risolse di lasciare quella posizione e di ridursi nel suo favorito campo di Fenestrelle; nel far ciò aumentò per altro il presidio di Pinerolo portandolo da 7 a 12 battaglioni di buone truppe. Pinerolo era da Luigi XIV riguardato come la pupilla degli occhi suoi: persino aveva . lodato Catinat allorche si
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era mantenuto inattivo spettatore della invasione di &voia . rimasto a più sicura guardia' solo perchè così facendo era della diletta fortezza. Le for tificazioni storiche della piazza e della cittadella (la tradizionale prigione della maschem, di f er1·0) erano state perfezionate, ed a nord era stato costruito a nuovo il forte di Santa Brigida, di quattro bastioni: provvisioni abbondanti di munizioni e di viveri erano state . fatte. Comandante della piazza era il Tessé, il forte di Santa Brigida era comandato da un bravo ufficiale da lui dipendente: il Beaulieu. Esaminata dagli alleati la piega da darsi alla campagna, si decise di porre l'assedio a Pinerolo cominciando l'attacco dal forte di Santa Brigida: negli archivi di Stato sono conservate · lettere importantissime nelle quali si vede chiaro come fosse stata studiata quella campa:gna e come fosse previsto che ai Francesi giungesse un sécours 1·oyal. Ma l'assedio cominciato con ardore andò piu in lungo di quanto si potesse presupporre perchè non tutti i c:;i,pi avevano lo stesso zelo di Vittorio Amedeo II, ed ognuno cercava di dare meno opera e meno materiale possibile, per lagnarsi poi della poca premura degli altri. Non poteva essere altrimenti: non ayete visto quel che è successo al Marocco? Nessuno dubita del valore delle truppe mandate dalla Spagna: ma tutti vedono che se tutti i soldati fossero stati di una medesima nazione non si sarebbero visti gli uni assistere fuman do al combattere degli altri. · Santa Brigida, dopo buona difesa, cadde nelle mani degli alleati; poi vi fu una sosta durante la quale essi fecero una punta versç> le posizioni occupate dal Catinat: poi presero a, bombardare Pinerolo proprio quando Catin_at stava ricevendo rinforzi; così mentre essi si affrettavano invano per entrare in Pinerolo, Catinat si affrettava alle loro spalle. · Ecco adunque Catinat che dal campo di Fenestrelle sta per gettarsi in valle di Susa: per entrare in Piemonte, come egli dice, perchè per lui Fenestrelle è Franeia. Lettere continue fra lui e Luigi XIV, impaziente che si faccia quella spedizione e che si venga ad una battaglia decisiva per punire il duca di Savoia, ingrato ai suoi benefici! Catinat non vuvl muoversi se non ha i rinforzi promessi ~ specialmente uù servizio di viveri bene organizzato. E molto gli viene concesso ora che la vittoria di Neerwinden permette di togliere truppe da altri teatri d'operazione. Catinat sa che è cominciato il bombarda~ento di Pinerolo la sera del 25 settembre, sa dove sono le batterie, i corpi .. . sa tutto.
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In una lettera al Re si legge: « J'avance toutes choses, autant qu'il m'est possible; nous « prenons nos mesures pour que M. de Larray s~ soit. saisi « le 27 avec dix battaillons de la, hauteur de Samt-M1chel, « sur Saint-Ambroise. Nous passerons ce m ème jour de « l'autre coté du col de la Fenestre, et le 28 ne donnant « aucun séjours à la cavalerie, nous serons campés à la « hauteur de Bossolino » . Conta poi di continuare subito la marcia « si les ennemis ne viendront pas au-devant de « nous ». Tutto avvenne secondo il desiderato: solamente Larray non giunse a sito che il 28 mattina. Quel Larray dove-qa esser un ben bravo uffi ciale. Nel. l'anno precedente aveva difeso Embrun contro gli alleati, e nella capitolazione da lui firmata insieme con Vittorio Amedeo II, venne concesso alla guarnigione di uscire armata a suon. di tarp.buro e con miccia accesa, a patto che nessuno potesse per questa campagna servire in guerra; meno per lui marchese di Larray, e per quattro suoi aiutanti, che ebbe;o facoltà 'di servire ovunque fosse dal loro Re ordinato. Catinat faceva ogni sforzo per tener segreta la sua mossa: il suo esercito stesso era tenuto al buio delle sue intenzioni. Dai documenti appare veramente che l'arrivo dei rinforzi francesi era preveduto e temuto nel campo alleato: un grosso corpo di cavaller'ia era stato mand.ato in tempo _ad Avigliana, ed il giorno 28 furono mandati 3000 dragom a Giaveno : ma bisogna dire che se uno dei due aveva la superiorità nel servizio delle informazioni, q nesto era yeramen te il francese. La cavalleria alleata si ritirò da Avigliana non appena vide comparire i Francesi ; dei dragoni mandati a Giaveno come di altri distaccamenti, ad esempio uno di 300 tedeschi a guardia della Veneria, sappiamo solt> che si ritiraro:1.o_ con ogni premura e che si riunirono ad Orbassano, ove h ntroveremo piu tardi. Non conosciamo gli ordini dati a questa gente; ma se non si fosse vol,u to altro che segnalare l'avanzata dei Francesi sar~bbe bastato ·mettere t.re uomini dì buona vista ' una punta; se invece era stata mandata tanta gente e sopra tutta armata di armi da fuoco, (perchè tutti, o quasi, i cavalieri avevano di tali armi), doveva pur essere per opporsi all'avanzata nemica. E quei dragoni! Quei dragoni non buoni nè come fanti n è come cavalieri, ma buoni a . portare lo sterminio fra le povere popolazioni, e che hanno lasciato senza combattete quelle splendide strette della'
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Chiusa, di Avigliana, di Trana dove sarebbe stato cosi facile una buona difesa! Fatto sta che l'esercito francese giunse indisturbato ad Avigliana il giorno 19. Catinat vi giunse il 30 ed ordinò che le truppe rimanessero ferme colà anche nel seguente giorno 1° settembre, riputand.o tale fermata necessaria pel buon funzionamento dei viveri. Ordino però anche che il marchese di Bachviller partisse la sera stessa del 30 per andare a bruciar la Veneria ed altre vi.l le e èaRe verso Torino, cçime era stato vivamente raccomandato dal Re Cristianissimo. Il Baschviller bruciò quante case potè e fra esse la villa del marchese dì San Tommaso, primo ministro ·del duca di Savoia; poi si impadronì della Veneria che fu pure saccheggiata e bruciata. Dopo questa bella impresa i soldati si ritirarono e gli abitanti accorsero, ma troppo tardi, per spegnere il fuoco. Erano rappr.e saglie di ciò ohf:) l'anno prima avevano fatto gli alleati in altri siti; ma si diceva sempre così: era una ca tena! J:<°'u poi dato fuoco anche al castello di Rivoli, e da Rivoli, nella notte del 1° ottobre, gli stracorridori si spinsero a fare i soliti danni fin nel territorio cli Torino. Il duca di Savoia passò questo giorno 1° ottobre intorno a Pinerolo: non pare tuttavia che ignorasse l'avanzata dei France~i, poichè il Journal ci narra come in quel giorno cercasse di ritirare le artiglierie d'assedio, ma come ne fosse impedito dal fuoco francese che poneva fuori di servizio tutti. i cavalli ed. i buoi che venivano portati sotto il tiro per tale operazione. Ad ogni •modo, posti i due avversari uno ad Avigliana B l'altro sotto Pinerolo, vediamo giorno per giorno e possibilmente ora per ora, quel che facessero fino alla risoluzione della lotta ormai inevit,a bile.
2 Ottobre 1693. Nel mattino Vittorio Amedeo II riunisce il consiglio dei generali (la generalità, dicevano allora) per esaminare che cosa si debba fare dell'esercito e se si debba far saltare il fortG di Santa Brigida ove, per ogni evento, erano state lasciate le mine opportune nell'atto che lo si riparava quando fu preso ai Francesi. Tutti i generali sono unanimi nell'opinione di far saltare il forte; viene pure deciso, ma questo a sola maggioranza cli voti, cli portar l'esercito ad occupare la linea del Bangone per impedire il passaggio al nemico. ·A mezzogiorno avyiene l'esplosione delle mine ·nel forte di Santa Brigida; si levano i campi e le truppe si pongono
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in marcia verso il Sangone: ciò non senza gravi disturbi da parte degli assediati i quali produssero pàrecchi danni di uomini e di materiali. Grande fu la meraviglia del Tessè e dei suoi nel veder rompere il cerchio di ferro che da tanto tempo li teneva chiusi in Pinerolo: nel loro entusiasmo pensarono subito a mandar relazione al loro Re, e scelsero a messaggero nientemeno che il comandante della fanteria della piazza, Monsieur de Maisonette ; ma si dimenticarono di tener dietro agli alleati con la maggior forza possibile per inquietarli, ed anche sommare le proprie truppe con quelle di Oatinat nel momento della battaglia che evidentemente si preparava: nulla di ciò, tanto che ignorarono persino dove gli alleati si fossero diretti: e non si elica che ciò non sarebbe stato consentaneo al · modo di far la guerra in quei tempi, perchè alla battaglia di Torino (8 settembre 1706) il presidio della piazza uscì e Gooperò potentemente alla sconfitta dei Francesi. Ma vediamo quel che facesse Catinat in questa giornata. , L'esercito francese muove da Avigliana e si porta a Rivalta: Catinat manca di notiizie sicure degli avversari salvo che d'un grosso corpo di ca'valleria, il quale ripiega a mi:;ura che egli avanza; gli sembrava però probabile che « ce « oTos corp de cavalerie devait marcher du còté de Piscine « :t de la Marsaille, ou toute l'infanterie devait le joindre ». Come è facile, dico io, capire le intenzioni del nemico a . cose finite! È bene notare che, · secondo Catinat, l'esercito francese venne a Rivalta, non, come gli alleati crederono, a Rivalta e Beinasco: al più sarà stato spedito a Bei11;asco qualc~e distaccamento: questa cir.costanza che pare piccola, ha mvece una certa importanza per la più esatta conoscenza delle mosse successive dei due partiti. Dunque i dne eserciti marciavano uno contro l'al_tr~ proponendosi tutti e due di giungere al Sangone, ~a v1 grnnse prima il francese, essendosi potuto mu~vere d1 buon mattino e non avendo incontrato osta.colo d1 sorta, e dovendo fare una tappa assai,più breve. · · . Gli alleati appresero di essere stati prevenuti quando giunsero ~lla 5ponda destra della Chisola._ Nuovo consiglio della generalità: si decide di fare nel rriattmo seguente una ricognizione scortata da un corpo di cavalleria, e di ordinare al conte di Rabutin di portarsi con persone pratiche del paese verso il bosco di Stu pinigi per riconoscere se fosse possibile attraversarlo e guadagnare così la pianura di Mi-
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rafiori; · col che si copriva T01·ino e se ne cavava comodamente la sussistenza dell'esercito. Fra il desiderio ardente di. Vittorio Amedeo II di venire al più prest"o a battaglia e il desiderio non meno ardente dei suoi generali di evitare la battaglia, comincia,va a delinearsi il mezzo termine, che è sempre il peggior consiglio. Non si può dire che l'arrivo di Catinat sia stato una vera sorpresa: certo egli mise il proprio avversario in un brutto bivio: o farsi prendere fra la città àssediata e l'esercito di soccorso o sciogliere l'assedio. Anche Napoleone rinunciò all'assedio di Mantova per correre incontro agli eserciti nemici che scendevano pel Tirolo e ciò fu considerato come nn lampo di genio; gli è che quando le cose vanno bene tutto è buono. I Francesi vogliono dire che tutta la campagna fu un abile tranello di Oatinat: che egli fece costrurre il forte di Santa Brigida per « amuser » gli alleati e far loro perdere del tempo mentre egJi preparava l'invasione-ecc. ecc. È troppo. La campagna fu bene concepita e condotta, la vittoria fu effettiva: e basta. Cati.n at non si sarebbe mai mosso da Fenestrelle se non avesse ricevuti i rinforzi che in fatti ricevette, ed egli previde il caso di dover lasciare Pine1:olo nelle mari.i degli alleati solo che i soccorsi non fossero giunti a tempo.
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3 ottobre 1693. All'alba S. A. R. e qi;iasi tutti gli ufficiali generali partono in ricognizione verso il nemico: dopo breve cammino, · mezzo miglio, è detto, apprendono dai loro partiti distaccati che il .nemico si avanza, ed essi stessi ne odono le timbale ed i tamburi, per lo che stabiliscono di ritornare subito al campo per dare le disposizioui ed ordinare lo schieramento delle truppe, sempre; bene inteso, sulla destra della Chisola; quivi essendosi trovati tutti,. vuol dire che vi andaiono anche da Orbassano quei cavalieri e dragoni che avevano fatto quel bel servizio che ho raccontato. Ed era vero che Catinat avanzava. Aveva levato il campo da Rivalta alla punta del giorno ed aveva marciato su due colonne e in pattaglia, come egli dice, gli equipaggi sulla destra della seconda linea; là marcia procedeva fra la grande strada di Pinerolo-Torino e le alture e riusciva difficile causa le boscaglie ed i vigneti che si d'ovevano attraversare; il momento era critico, ma il nemico non era in caso di pre· valersene. Saputo dagli esploratori la presenza delle truppe alleate « dalla parte della Chisola e della Marsaglia » Catinat arrestò l'esercito che aveva marciato quattro ore e ne 1
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ordinò lo schieramento: egli avrebbe voluto combattere in quel giorno. , Furono mandati cinquanta cavalieri sulle alture di Piossasco .per riconoscere la posizione del nemico che pareva ~vesse passato il Chisola e cercasse di estendersi verso la destra francese, ed anche che avesse intenzione di occupare le alture stesse di Piossasco. Dietro ai cinquanta cavalieri fu mandato il reggimento .dei dragoni di Peysac e più tardi molta fanteria, è detto, tre brigate ; ciò al dire di Catinat fece andare a vu,oto il progetto de?li alleati. Ma il progetto non era mai esistito, neppure è esistito il pentimento del duca di Savoia di non avere occupato prima quella posizione e neppure sembra vero che egli vi abbia mandato contro cinque battaglioni -come tutti gli storici scrivono e ripetono. Qualche combattimento avvenne quel giorno a Piossasco perchè le genti del paese fecero buona difesa ; qualche partito dell'esercì to vi accorse, tanto che vi morì un soldato delle guardie: accenna ·anche la relazione a qualche movimento ordinato alle truppe d'ala sinistra alleata. Ma sono tutti accessori, manovre, contro manovre e scaramucce i~ questa giornata di preparazione al combattimento. Per farsi un'idea del valore che poteva avere pei combattenti l'occupazione delle alture di Piossasco, è necessario che il lettore mi segua in un elementarissimo esame che -farò delle linee montane sovrastanti ai piani della Marsaglia. · , La linea displuviale fra Sangone e Chisone ha un andamento preciso da ovest ad èst fra il Monte Bocchiarda {2213) e il Colle del Muretto; piega poi verso S. S. E. fino a Pra l'Abbas ; là pres~o si divide in due rami c~e comprendono fra loro la piccola valle del torrente Ch1sola. Il ramo di riva destra del Ohisola costituisce la vera prosecuzione ·della dorsale principale, e di essa conserva la direzione e la natura montana · ed aspi'a, pel Freidour (1445), Trèdenti (134:3), Monte Brunello (1216) e Rocca due denti (885), dopo la quale cade rapidamente in basso; qui intorno il piede del monte è rappresentato da colline bassissime che formano un piano genera.l e ondulato ed inclinato sul quale sorgono le frazioni di Cumiana e che vanno via via degradando -verso l'attuale strada Piossasco-Pinerolo. Il ramo di riva sinistra del Chisola, che rappresenta la sua linea displuvi~le verso il Sangone, ha caratteri esclusivamente diversi, per Ùn certo riguardo, dirò, affatto opposti. Dolce, meno erto fin da principio, si va abbassando fino al
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Passo della Colletta pel quale passa una mediocre carreggiabile .che unisce Cumiana con Giaveno; poi si ri alz a, si riabbassa ancora fino ad un altro colle, detto sul luogo La F1·ascà e per il quale passa una mulattiera che conduce a Trana. Da questo punto si forma un alto costone, quasi orizzontal e e rettilineo, che si spinge dritto verso la pianura sino alla cappella di San· Giorgip (836). Il versante di questa dorsale chiamato sui luoghi e sulle carte col nomf'l di ,Montagnassa è ripido, impervio, disabitato; il versante nord , verso il Sangone è più dolce, boscoso e_ cosparso di piccoli villaggi e reso più vario da sproni dei quali uno, il principale, per Monte Pietraborga va a formare la stretta di Trana chiudendovi il Sangone contro le altm,e di Reano. Dalla estremità della Montagnassa, ov'è la cappella di San Giorgio, si gode larghissimo panorama. Il monte cade qui assai ripido: ma nella parte sua inferiore forma ancora un breve sprone sormontato da una roccia : su di essa sono le rovine del CasteJlo ; più in basso in uno spalto verdeggiante le frazioni di Piazza, Cappella, Marchi le e Borgiata: ultimo e già in vera pianura il paese di Piossasco propriamente detto. Bastano questi pochi cenni per rendere evidente anzitutto come fosse agevole e naturale pei Francesi la occupazione delle alture di Piossasco mentre ciò non era affatto per gli alleati, i quali trovavano alla propria sinistra dapprima la valle pian eggiante d.el Chisola ove non potevano muovere un passo senza essere visti, poscia la salita assai erta del monte. D'altra parte se gli alleati avessero realmente voluto occupare le alture, essi avrebbero dovuto scegliere fra queste due linee di condotta: o portare l'esercito a tal pun~o che la sua ala sinistra occupasse le alture senza scostarsi dal resto, ed ecco scoperta la linea naturale di ritirata per Moncalieri e Torino ; o fare un distaccamento: e ciò con grave pericolo che quella poca gente venisse soverchiata in terreno così sfavorevole e dovesse ritirarsi a vista dei colleghi, _moventi pel piano, e portare nelle file dell'esercito un brutto spettacolo e un principio di sconforto. E poi quando si doveva fare q nesta benedetta occupazione? 11 3 no di certo, perchè i Francesi vi erano •giunti prima: e aìlora il 2. Ma in quel giorno 2 gli alleati fecero già tante cose, che mi par difficile, con la poca mobilità delle truppe d' allora, potessero anche arrivare così alto e lontano. Certo fu vantaggiosa peì Francesi l'occupazione delle al,. ture, ove trovarono, se non altro, una vera specola p~r sOTvegliare le mosse degli alfoati e fu danno per gli alleati
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di...essersi trovati là in basso; ma questa non fu la causa de~la sconfitta, nè qui fu certamente il punto più importante del combattimento; al pi1\ fu un punto di .combattimento parziai'e con successive dev,a stazioni. « Proh dolor ! » dice una nota nei registri della parrocchia « et inte1·im totum « castrum, cum access01·iis Borgiata, 1Vlarcl~ile, Cappella, Pla« tea ardebant fu1·orei martialis ac bellici reboabant ».
** * . In c'òmplesso l'esercito francese fece poco di notevole in questa &iornata: la notte lo trovò schierat9 fronte a sud con la destra poco lungi da Piossasco. Anche per gli alleati fu questa una giornata perduta. Schierati, come ho detto; sulla destra della Chisola, avendo a destra le truppe piemontesi e parte delle Cesaree, ed a sinistra le spagnuole, rimasero fermi indagando i movimenti dei nemici, assai vicini, ma poco visibili causa le molte 1 viti e boscaglie; quel certo movimento di Francesi verso Piossasco fu osservato dagli alleati che lo credettero un preparativo per avvolgere la lo.ro sinistra. Vi fu anche un moment9 nel quale si stimò che i Francesi sfilassero lungo il piede delle alture per andare a Pinerolo e si pensò di poter forse evitare un combattimento decisivo o di danneggiare la loro retrogruardia: ma è da credersi che questo sia stato uno dei tanti discorsi fatti fra i generali senza una vera convinzione, perchè era evidente l'intenzio.n e di C~ti.nat di venire a battaglia, nè si sarebbe capito che cosa volesse andare egli a fare a Pinerolo ormai libera dall'assedio: secondo il manoscritto del Solaro, la cosa fu pensata e detta dal Caprara e dal Louvigny che erano i più desiderosi di evitare battaglia . . Certo verso sera si riunì di nuovo la géneralità: fu unanimemente risoluto che l'esercito starebbè sotto le armi nel sito in cui si trovava e che « il batter solito della mezza« notte delle Truppe Cesaree fosse · di segnale a tutte le al« tre di essere pronte alla Marchia cominciando con una « Contromarchia dalla destra e l'ordine di battaglia del giorno « ::.ntecedente il .che fu eseguito con intento d'appoggiarle « al luo_go di Orbassano e la sinistra tirando all'ingiù ». Così quelle belle. teste dopo una giornata di lavoro inutile fecero passare ai loro soldati la notte in piedi: già non avranno mangiato! è vero che anche ai no~tri giorni dopo le lezioni di Federico, di Napoleone e di Moltke vediamo, in piena pace, condurre all'incruento combattimento truppe sfinite, per fatica e per fame! 30 -
ANNO LIV.
MARSAGLIA 470 Per finire gli eventi di questa giornata occorre che diciamo quel che facesse il Conte di Rabutin mandato in esplorazione a Mirafiori. Nelle sue memorie egli racconta di aver fatto la ricognizione, ma dà alla cosa un aspetto molto singolare. Dice che mentre l'esercito stava inattivo egli ad alta voce, in presenza di S. A. R., aveva biasimato che si fosse lasciato al nemico tutto il tempo di schierarsi, soggiungendo che dal momento ch e S. A . R., contro, dice sempre lui, il parere di tutti i generali avea voluto i ngaggiare battaglia, bisognava agire subii.o mentre il nemico non aveva ancor potuto appostare le proprie artiglierie. Dice poi che allora, per toglierselo d'attorno gli diedero un corpo di 200 cavalli, e gli ordirntrono di andare a vedere se il n emico era verso il Po ed il basso Sangone. Ciò che egli fe ce. Senonchè tornato ad un'ora di notte, n on volle presentarsi al duca piq_ité comme il été avec justice, m a gli mandò a dire per mezzo del colonnello De Nion, che non aveva incontrati nemici « mais qu" il ne doutait pas que S. A. R. n'eusse mieu r e« connus les Ennemis que lui, les ayant eu en face toute la « journée. Soudite A . R. au lièu de prendre ce rapport en « mauvaise part, le tomna en raillerie et fit faire des h òn« n etetés au Comte de Rabutin » .
4 ottobre 1693. La notte era oscurissima: la marcia dell' esercito alleato si fece con poco ordine e con molta perdita di tempo: vi era un ponte sulla Chisola come si vede dalla carta del Borgonio e da uno schizzo del tempo conser vato negli archivi : (1) è facile immaginare quanti equivoci, quanti errori in quella · massa di gente che doveva muoversi a biscia conservando i posti di schieramento assolutamente fittizi che allora erano di rigore, g li ordini di anzianità e via via. L 'idea er a di portare la destm ad Orbassano « coprendola con quel villaggio « et di rinforzare la sinistra con quella Cavalleria che non « sarebbe stata così necessaria alla sua destra quando il detto « villaggio l' hauesse coperto 00n le batterie che designava .« p iantarvi ». , Dovendo andare ad Orbassano lii testa di colonna doveva se<g'uire la grande strada di Pinerolo: era in testa, dice lui, il conte di Rabutin. Non si dovevano percorrere più di 'otto chilometri per giungere ad Orbassano ma non vi si giunse perchè fu segnalato il n emico..: è detto nella relazione che le truppe di testa, che dovevano formare la destra dello (I) Archivi di Stato in Torino. -
Mazzo citato, n. 29 .
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schieramento furono appostate ad una piccola elevazione di terreno :fiancheggiata da un mediocre fosso : la piccola altura non si potrebbe identificare oggi dopo i lavori di livellazione che sono stati fatti e che ancora si vanno facendo : q_uanto al fos so potrebbe essere o la Bealera del Cavaliere ·o la Bealera dell'Aribroc; la prima è appunto a circa mezzo miglio da Orbassano: ma è poco probabile che gli alleati siano giunti fin là: al più vi sarà an;ivata qualche frazione: la testa propriamente dell'esercito, per molte prove che darò poi, dev' esser si fermata sulla :J.?ealera dell' A ribroco; il resto delle truppe si schierò secondo una fronte press'a poco corrispondente alla strada di Pinerolo; due linee : artiglieria ripartita sul fronte e posta in batteria dinanzi alla prima linea. (1) * ** I movimenti fatti nella n otte dagli alleati non erano sfuggiti a Catinat; le no tizie che gli pervennero furono da principio assai incerte, e si ca pisce il p erchè; quelle truppe ch e muovevano confusamente nella notte oscura, che ano.avano e tornavano sui loro passi, do;vettero dar da pensare agli avamposti francesi; ma si fin ì per capire che andavano verso Orbassano, cioè verso la sinistra francese, e perciò Catinat · nella notte stessa portò a 'q uell'ala la gendarmeria, che, in origine, era alla destra. A mezz'ora di giorno l'esercito francese era schierato in due linee, più una riserva di 2 battaglioni e s' squadroni; l'artiglieria, anche qui ripartita innanzi alla prima linea; fronte generale a sud, la destr a verso Piossasco. In questa forma l'esercito marciò avanti per tre quarti d'ora; così fa. cendo la sua sinistra si appressò alla strada di P inerolo per la quale venivano gli alleati. Catinat nota alcuni intervalli fra le truppe della propria 11la destra e pensa subito a colmarli con truppe tolte alla seconda linea; poi si reqa .à toutes jambes, come egli dice, all'ala opposta temendo che anche là avvenga il medesimo difetto; trova che il difetto si era presentato infatti, ma che i generali vi avevano già rimediato. Ecco l'iniziativa conseguenza naturale della unità di nazione, di tendenza, di volere! ( 1) A pag. 2 18, tòmo 1I0 della M émoires del Gatinat, si v eda una grande tabella dimostrante l'Ordine di battaglia dagli alleati, che fu riportata in altri scritti. Ma n on mi para la si possa d a re importanza storica.
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Fu ripresa la marcia 3:vanti « dans le plus bel ordre que l'on saurait dire et avec une telle furie qu'elle enfonca. « tout ». ' Splendida dovette essere questa marcia: cavalli, ' fanti, cannoni, tutto camminava per un solo impulso, con un solopensiero ; h nebbia che aveva coperto la pianura era spa-rita, scintillavano al sole le armi lucenti, spiccavano fra le- ' uniformi fastose le numerose bandiere di Francia: era uno. spettacolo ! II maggior numero dei Francesi permetteva alle loro ali. di sopravanzare quelle degli alleati. Costoro essendo venuti per la grande strada di Pinerolo ed essendosi poi messi _i,n, battaglia sul luogo nel quale si trovarono, avvenne che le due linee si incontrassero ad angolo; e l'angolo ebbe il suovertice alla sinistra francese, destra degli alleati e dovette per necessità di cose essere teatro degli episodi ·più sanguinosi. Ora quest'angolo venne a trovarsi nei terreni detti Le Gerbole, a- nord di Volvera e poco lontano dalla Cascina Canta segnata su tutte, le càrte topografiche. Qui brillò · il vttlore di Vittorio Amedeo II; sempre net luògo ove più era vivo il ?ombattimento, comandando, eccitando, dando sovratutto l'esempio: in questi luoghi deve egli aver avuto un cavallo morto sotto di sè - Qui le guardie ai dragoni rossi diedero mille prove di coraggio e di tenacia, caricando, caricando ancora e poi resistendo fino all' ultima . possibilità. - Qui il corpo dei bravi Valdesi tinse ogni zolla del proprio sangue, dimentico delle persecuzioni di pochi anni prima. - Qui per buon tratto di tempo si vinse e si inse-guirono i nemici e si tolsero loro uomini, armi e bandiere (è · .detto dai documenti nostri ed implicitamente ammesso dai Francesi). · Non mancano le prove per dimostrare che così andò il combattimento e che fu proprio in questi luoghi. Già guardando i disegni anne~si alle memorie di Catinat, e da altri copiati od imitati, fatta la tara a tuttociò che di fantastico hanno evidentemente, rimane però la reciproca posizione delle due linee ed il loro incontro nei terreni che io dico. Documento importante è una nota nel Libro delle nascite· della paPt·occhia di Volvera - Anno 1693 - -Parroco Tosca. Bèrnardo da Piobesi. E comincia veramente con un errore di giorU:ata, ma lo dobbiamo perdonare al buon prete sapendo che il rumor d'armi in quei luoghi cominciò il 2 ottobre e non cessò tanto presto da rendere inspiegabile la confusione fra il 3 ed il 4 nel quale ebbe luog.o la vera battaglia. Dice : così: «
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« Die terzia octobris qitae erat festum SS. Rosari, factum fuit crudele praelium in fi,nibus huius loci ubi vulgo di,< 'citur Gerbula inter confederatos Sabaudiae, Hispanos, Ger« manosque contra Gallos: devicti atqi;,e fugati fuerunt Hispani « sive Mediolanenses equites, sirnul ac germanis. Die 5 huius « galli devastationem costititerimt, ac ab eclesia parocchiali -<< deripuerunt Piscidem parvulam, Paramenta sacra ; ac fon« tem baptisimalem abstulerunt atque campanas ». Ma sopratutto milita in favore di questa mia versione la viva popolare tradizione della quale parlerò poi. In questa parte del campo volgevano dunque propizie le sorti alle armi ,alleate: cominciato d'ambo le parti il tuona,r del cannone circa alle ore 9, le truppe agli ordini speciali del duca fecero impeto « e respinsero le nemiche con loro danno. « Fece qualche impressione nelle prime linee l'impeto della -<< gendarmeria francese al che accorrendo qualche squadrone ,< della nostra seconda linea e rimettendosi quelli di destra « che avevano patito qualche apertura si respinsero i ne« miei che diedero in precipitosa ritirata e furono inseguiti -<< con gran danno Ji mmti, feriti e prigionieri e con per« dita considerabile della l9ro ala sinistra : parve sperabile « la vittoria e ne corse ndtizia fino al campo francese: .fe-<< cero i nemici in quel luogo ben tre assalti contro la fan-<< teria ma inutilmente ». Frattanto il cei1tro e la destra francese che ,non avevano incontrato nemico contin,_uarono ad avanzare e vennero alle prese col centro e con la sinistra_alleata. Catinat nel raccontare questa parte della battaglia ac·c enna di aver visti ripartì di fanteria alleata alternati con -c avalleria: questo è bf1statoperchè gli s·t orici ue abbianofatto un errore di Vittorio Amedeo II ed una delle cause. della sconfitta. Per ispiegare -la cosa bisogna aver presente che a quei tempi la cavalleria non ·aveva lo slancio e la mobilità che .acquistò poi nel successivo periodo prussiano. Caricava ge.n eralmente al trotto, aveva movimenti lenti, faceva molto uso di armi da fuoco; ne veniva che i reparti di cavalleria cercavano l'appoggio dei reparti di fanteria, cosicchè ben soventi accadeva di vedere riparti cl.elle due armi alternati, · benchè iiello schieramento iniz1ale si avesse la fanteria al centro, la cavalleria alle ali. Promiscuità di questo genere avvennero 0ertàmente in • questa battaglia tanto nell'uno qùanto nell' altro esercito: era sistema dei tempi: Raimondo Montecuccoli approva la promiscuanza non solo dei drappelli dei moschettieri cogli -<<
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squadroni della cavallerja ma ancora di interi squadroni fra i battaglioni ; perciò è puerile farne un torto agJì alleati e propriamente a Vittorio Amedeo II. Ma tant'è: come han dato a questa battaglia il nome che è piaciuto a Catinat, così hanno fatto fare e pensare al duca di Savoia ciò ch'l il maresciallo francese e più ancora i suoi commentatori hanno creduto di narrare. Ad ogni modo ecco le cose volgere a male per la sinistra . alleata soverchiata e spuntata per opera specialmente del Duca di Vend6me. . Il conte di Rabutin ci narra di essersi trovato sempre nei punti più pericolosi e decisivi. Egli dice che quando l '_a"."anzata francese si dimostrò superiore alle truppe della sm1stra alleata egli suggerì di continuare a fondo il successo · ottenuto dalla destra, caricando senza posa: eranp presenti presso il Duca il Conte di Caprara ed il Principe Eugenio i quali interrogati sulla loro opinione non risposero. Che in cio vi sia del vero è indubitabile. Lo comprova una delle note scritte in margine alla 1·elazione le quali per lo stile incisivo con cui sono redatte fan supporre di essere state scritte da altra persona certo molto più alta di quella che compilava il testo principale. La nota non parla però che del Caprara: dice che costui interrogato dal principe non rispose: interrogato di nuovo fece l'atto di chi non ha a che fare con ciò che gli si chiede : al che il duca muto e con le braccia incrociate stette lungamente immobile e quasi perdendo di vista il combattimento. Che cosa sarà passato per l'animo di quel giovane principe che là su quel campo pel bene dei propri sudditi aveva posto quante truppe aveva, e la propria corona, e la propria, vita? _ ~ntanto alcuni riparti del centro avevano seguito i movimenti offensivi della destra: per istinto, per sentimento, per volontà forse di qualche capo inferiore si tendeva alla vittoria: ma Caprara ordinò ad esse di ritornare ai propri posti di schieramento, cioè di volgere, per poco o per molto, le spalle al nemico: e chi senz'aver studiato i trattati d'arte militare conosce il cuore umano sa que] che un simile atto possa significare. · L'ala sinistra non tenne. - Il marchese di Leganes all'appressarsi del nemico aveva chiesti rinforzi: ma quando giunsero nel luogo ove egli li chiedeva non fu più possibile di trovarlo : a mezzogiorno egli e:1 altri suoi ufficiali erano o-ià a Monca1ieri: il Commercy fu presto fuori di combattime;to per ferite e così quell'ala rimase senza guida e ripiegò.
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Una di quelle tali note dice: « La verità sta che le truppé dell'ala sinistra hanno piegato « subito, che la prima linea non fece si può dire resistenza « di sorta alcuna, e che la seconda, ben lungi dall'accorrere, « diede in una precipitosa ritirata, dal che è derivata la per« ·dita della battaglia, perchè se l'ala sinistra sosteneva al« quanto la destra avrebbe potuto caricare e far dichiarare « per noi la vittoria, della quale già si haueua buona spe« ranza con la respinta fatta de Francesi con loro notabile « danno: si è detto anche che buona parte degli ufficiali sta« vano dietro e non in testa de' loro squadroni ». (1) Mancata così la parte sinistra della linea, le altre truppe vennero a trovarsi isolate, e dop~ strenua difesa e più di quattro ore di combattimento effettivo :finirono col cedere. La ritirata, éom'era naturale, si fece'sopra Moncalieri, non già su Torino come molti dicono: il duca di Savoia fu degli ultimi a ritirarsi come pure il marchese di Parella ed il principe Eugenio. Il Jowrnal racconta delle frottole a questo pro- , posito e fra le altre che il duca ritirandosi con un solo aiut ante ed inseguito da due cavalieri francesi, ebbe la salvezza per essersi l'aiutante arreso e fatto così perder tempo agli inseguitori. Catinat nulla dice, e si capisce benissimo dal suo racconto che non vi fu inseguimento: cita solo a titolo di lode alcune :&:azioni della · gendarmeria che si spinsero fin sotto Torino. Alla Marsaglia nulla avvenne, neppure un episodio di ritirata e questo perc4è tutta la battagha, compresa la fine, si svolse sulla sinistra del Chisola mentre che la Marsaglia è sulla destra: se solo una frazione si fosse rifugiata colà ed i Francesi ve l'avessero inseguita non mancherebbe il Journal di farne alto vanto . Catinat andò bensì alla Marsaglia e vi rimase dopo, come appare dalle sue lettere, ma bisogna dire che non vi trovasse contrasto. ' Il conte Rabutin ci narra di essere stato sul campo di battaglia fino alle 9 di sera: fece testa agli inseguitori: ebbe il cavallo morto :'lotto di sè ferito da sette colpi di fucile! Già, a sentir lui, tutto ciò che di bello e di buono si è fatto in tante guerre nelle quali si è trovato, tutto è stato merito suo: tuttociò che è avvenuto di male è successo perchè i suoi consigli non furono àccettati. Erano avventiirieri, millantatori, poco disciplinati ma pieni di fuoco e d'ardire. Abbiamo anche oggi molti che sanno vantarsi: ma non sappiamo poi se n el caso (1) Questo brano è riportato anche dal Guerrini.
Opera citata.
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sarebbero valorosi come questi guerrieri temprati al fuoco di mille battaglie. Dobbiamo dunque fare un po' di tara a quanto il Rabutin ci racconta, ma dobbiamo aver presente che egli era di quelli che sul campo di battaglia vedono chiaro, e credere al suo libro che ci aiuta a trovare il com e e il dove si svolse il forte della battaglia.
Le perdite. Ludovico Antonio Muratori, dopo avere in termini brevi, chiari ed esatti riassunta la battaglia avvenuta il 4 ottobre 1693 presso 01·bassano, così si esprime: « Questa (battaglia) riuscì favorevole a i Francesi in ma« niera che, secondo i lor conti (ai quali si deve fare la sua « deduzione), vi rimasero nel campo uccisi circa 8000 de' col« legati e rima~ero due mila d'essi prigioni coll'acquisto di « quasi cen to bandiere e gran copia d'artiglieria. Due mila « Francesi vi perdettero la vita. Pretesero gli altri che le per« dite de' Franèesi ascendesse a sei mila persone e ad altret« tante quelle dei collegati. Da una parte e dall'altra grande « fu il numero de gli ufficiali morti e feriti; ma certo è che i « collegati riceverono una fiera percossa laonde il Catinat stese « largamente le contribuzioni ed anche gl~ incendi in quelle « parti ». Afferma la Relazione che durante i fortunati episodi della destra alleata contro la sinistra francese furono prese a costoro 30 fra bandiere e stendardi e fra gli altri alcuni della gendarmeria e presi a questa valorosissima truppa due colonnelli, due tenenti colonnelli e una ventina d'altri ufficiali. La Relazione dice ancora : « Essendo stati uccisi la maggior parte dei cavalli dell'ar« tiglieria non si poterono salvare che 5 cannoni delle tru'ppe « cesaree e 3 di S. M. Cattolica. « Perdite nostre fra morti, feriti e prigionieri: Imperiali . . . . . 1500 Di Spagna . . . . 2500 5500 Di S. A. R. ed Inglesi 1500 « De' Francesi è calcolato a relazione di vari ufficiali pri« gionieri rimandati a 6 a 7000. « La gendarmeria consistente in 1600 cavalli ha p~rduto « molto supponendosi ridotta a metà ». j ·secondo il manoscritto del Solaro i confederati perdettero 8000 uomini, i Francesi 4000. In. complesso le perdite furono considerevoli rda ambo le parti: non poteva essere altrimenti in uno scontro di due eserciti schierati un contro l'altro a vista d'occhio, in un ter-
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reno quasi piano e in una situazione che tutti, meno qualche cieco generale, sentivano decisiva. I cannoni ebbero relativamente molto effetto benchè in piccolo numero e posti tanto da un lato quanto dall'altro lungo la fronte anzichè in punti di decisiva importanza. L'arme da fuoco dei fanti era generalmente ancora il moschetto a miccia, per cui fatto un colpo era raro che s'avesse modo di ricaricare. (Catinat molto saggiamente voleva che si ritardasse quanto possibile l'inizio degli spariJ . In complesso adunque grande deve essere stato l'uso delle spade delle quali ,quasi tutti erano armati, d.e lle alabarde dei sottufficiali, degli -spuntoni portati dagli ufficiali a piedi sulla prima linea. Dicono anche i Francesi che i loro soldati uccidevano senza pietà i prigionieri a meno che fossero Spagnoli, questo per-0hè il duca di Savoia, visto l'incendio dei suoi castelli, aveva mandato a dire che i Francesi prigionieri sarebbero stati passati per le armi. Fatto sta che il combattimento fu mici<liale ed anche certamente crudele. Andarono al èielo le lodi di Catinat: egli ebbe lettere di ,congratulazioni dal Re, da madame l\J:aintenon e da molti personaggi: fu portato in trionfo dai soldati: le bandiere conq uistate vennero inviate a P ( rigi e con ogni pompa deposte uella chiesa di Notre-Dame (1). Delle bandiere che furono, secondo un manoscritto uffi-ciale, guadagnate dagli alleati non ho potuto trovare traccia: ma potrebbero essere tra quelle che deposte nella chiesa di S an Giovanni in Torino sparirono all'epoca della invasione francese.
Conseguenze. Catinat non inseguì e lasciò che il proprio avversario si ritirasse, si riorganizzasse e si fortificasse a Moncalieri dietro il Po, in collegamento con Torino, come aveva fatto dopo la battaglia di Staffarda. Egli si cQntentò di estendere le contribuzioni vale a dire di mandar per ogni dove a rubare, uccidere, commettere ogni nefandità. Nella nostra Volvera ove il 5 era stata persino, conìe vedemmo, rubata una campana, avvenne un fatto che da solo basta a render chiaro lo stato di quelle infalici province in quei momenti. Dice una nota agli atti di morte: « Joseph Porporatiis vir sexagenarius, Pt·aetor Vofoerae uc-« cisus est a Gallis die sexta soris, sac1·amenta caruit, insepiil(I) Si abbia presente che numerosissime erano le bandiere. Tre p er battaglione, bandiere colonnelle, guidoni, stendardi. ecc.
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' « tus jacuit usque ad diem ~O eiusdem quo die sepultus fuit in
Eccl. S. Jo. Bapt.a ». Catinat era ancora alla Marsaglia iJ 12: ad inseguire l'avversario, metterlo ' alle :-strette, ottenere da lui l'ottenibile, egli non pensò. Pensò a persuadere il suo real padrone che non era possibile di svernare con l'esercito in Piemonte e molto meno di assediare Cuneo come gli venne prima pro. posto, poi formalmente ordinato da Luigi XIV. E fra le molte ragioni scrisse questa: « Une armée se remue promptement dans l'imagination r « particulièrement après un avantage comme celui que l'on « vient de remporter, et le détail de la supsistance se cache « à ceux qui ne sont pas sur les lieux ». Altrove dice che gli alleati, benchè abbattuti da una sconfitta sanguinosa, hanno perduto poco di cavalleria e sono ancora in caso di formare 18 a 20 battaglioni. A farla corta Catinat ottenne di rinunciare all'assedio di Cuneo pel quale aveva dovuto porsi in movimento: il 15 dicembre condusse il proprio esercito a Pinerolo e pochi giorni dopo in Francia. «
*** Si è accusato Vittorio Amedeo II di essere impaziente, impetuoso, di cercare la battaglia anche quando .e ra bene evitarla. A me pare che in questa circostanza egli sia stato . fin troppo paziente. Guardato sotto il suo vero aspetto quest(} giovane principe rappresenta una tendenza alla risoluzione, dei proble.rni militari che doveva, dopo assai poco tempo, divenire la massima dei grandi capitani e che i suoi generali o.non avevano o non sapevano esplicare. Già nell'anno precedente se si fosse fatto come egli avrebbe voluto, la campagna sarebbe'_ stata ben più risolutiva che non fu la spedizione nel Delfililato che diede al prìncipe Eugenio la. soddisfazione di entrare armat,a mano · nei territòri del Re di Francia, ma fu sterile di risultati duraturi. Ed anche ora, se i suoi generali l'avessero secondato Catinat non sarebbe così facilmente sboccato e forse sorpreso nell'atto dello sbocco e minacciato sui fianchi (per la via naturale di Cumiana-Giaveno-A vigliana) si sarebbe trovato in difficili condizj_o ni. E d anche se dopo cominciata in tanto infelici condizioni_la battaglia del 4, tutti avessero secondata la sua foga, non dico che sarebbe stata sicura la vittoria ::-- perchè Catinat con le sue molte e forti truppe avrebbe avuto modo di fare altri ritorni - ma certo non sarebbE:Jro mancate grandi probabilità di prospero successo.
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Sono adunque puerilità le ragioni della vittoria francese generalmente registrate: e la dimenticanza di occupare un punto e qualche errore _ nellà disposizione delle truppe ed altre che enumera specialmente il Fauq uières e che per brevità sopprimo. I Francesi vinsero perchè avevano forze maggiori e sopratutto perchè erano uniti in un solo pensiero sotto la mano di un capo universalmente considerato e rispettato: e perchè trovarono dinanzi a sè un esercito il quale, pur racchiudendo ottimi elementi, era meno numeroso e meno compatto nelle idee e nei sentimenti. E 'p er questo un racconto di cose tanto vecchie ormai, . di una battaglia nella quale si adoperarono arm·i e sistemi tanto diversi dat nostri può essere ancora una lezione per noi, ricordandoci che gli eserciti si reggono sopratutto per unità di voleri e per fiducia illimitata nei capi.
La croce Barone. Sapevo che in qualche punto del campo di battaglia si doveva trovaré una crocè ,otiva a ricordo dei morbi nella gior- . nata del 4 ottobre 1693; ma p er quanto ne avessi chiesto anche a pers.9ne pratiche dei Ìuoghi, non mi era riuscito di rintracciarla; alfine mi fu suggerito di andare dal parroco della Volvera e così feci proprio- il 18 novembre 1907. Fui accolto con ogni · cortesia ed . il parroco mise a mia disposizione i registii e mi fece vedere quelle note che ho riportate pre<?edentemente. Mi propose poi un sopraluogo in sua compagnia ed è facile capire con quanto, piacere accettai. Prendemmo una carrozzella, per0hè, in verità non credevo che si trattasse di una marcia così breve per le mie buone gambe, ed anche perchè l'auriga che mi venne proposto cono:sceva bene i siti e le tradizioni. Uscendo dalla Volvera verso Orbassano si vedono due pioppi altissimi: il parroco mi spiegò che si chiamano gli alberi dello statuto perchè furono piantati nel giorno nel quale si festeggiò per la prima volta lo statuto di Re Carlo Alberto. La strada va poi quasi in linea retta ad Orbassano: (6 chilom~t~i ~ ecisi fra i d:1e p_~esi) la strada è detta nuova, per oppos1z10ne alla vecchia prn tortuosa della quale buon tratto esiste ancora lì presso. A circa 2 chilometri dal paese si trova sul margine della via una croce : non è ancora quella che cerchiamo: però è credenza che anche questa ricordi i morti della battaglia, e per questo fu tolta dal punto corrispondente della strada vecchia su cui si trovava e portata qui perchè non vada dispersa: cadaveri in grande numero ) avanzi di armi e di arnesi militari furono trovati fra questo punto e la Cascina Canta. 1
( ,
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MARSAGLIA
Per a11dare a Cascina çanta abbandonammo poco dopo la strada nuova e prendemmo per una via secondaria lungo la Bealera dell'Ari broc. Alla cascina dovènfmo lasciare la vetturella e continuare a piedi perchè sulla antica grande strada per l_a quale passarono un tempo le artiglierie che àndavano a bombardare Pinerolo, oggi non sarebbe passato il nostro modesto equipaggio: passammo la Bealera dell' Aribroc sopra c1n ponti-0ello : a questo punto, mi fu spiegato, quando giunge la processione annuale delle Rogazioni, viene per costume antichissimo intonato il lv[iserere e le preghiere dei morti in guerra. l>oco innanzi e lungo il ma~gine dell'antica grande strada BCCO alcune fosse lunghe, senza scolo e senza comùnicazione fra loro: principio di lavoro per fare un canale da scolare lè acque di quel terreno nella Bealera, che non fu c~mpiuto causa il numero grandissimo di ossa umane venute m luce: -quelle rimaste fuori terra furono ~o~tate nel cir:iiter? della Volvera senza che un sasso le drntmgua dalle 1116.mte che in terra e in mar semina morte. Poco cammino ancora ed eccoci ad un bivio presso il quale è una croce di leO"nO incatramata: è questa la Croce Barone segnata anche sulle carte topografiche: è credenza.che ivi sia stato sepolto dopo la battaglia un ufficiale piemontese pe_r nome :Barone o Baronis. Il proprietario del fondo precedent~ all'attuale aveva un lascito per mantenere la ero.ce: ma s1 ignora da chi ricevesse il denaro: morì nel 1892 e il_ proprietario attuale ha già fatto rifare la croce, ma nulla nceve per ciò. La tradizione è dunque sulla via di perdersi. Il giorno andava declinandç: la campagna piatta, coi radi alberi mezzo spogli, aveva un colore grigio,·uniforme, triste1 non una p·e rsona a vista d.'ocGhio. Davanti alla ~roce m1 venne fatto di dire: « Reverendo diremo noi un requiem~» « Anzi un deprofundis » mi rispose: eravamo tre: il prete, . l'uomo che ci aveva accompagnati ed. io: ci levammo il cappello: il prete diceva l'orazione col t.ono se~1 plice di chi parla convinto: noi seguivamo col pensrnro ei~cemmo ~men, alla fine: io non so scrivere ora ciò che passava in quei mo· menti pel mio cuore di soldato. · Demmo ancora uno sguardo a quei luoghi: più. a sud, sempre sulla antica via di Pinerolo, è il Pilone Ratè intorno al quale furono fatti degli scavi d.a persone venute, dicono, di Francia, perchè era voce che dopo la battaglia fosse ivi stato sep9lto un cannone pieno di monete d'oro; ma fu lavoro inutile e gli scavatori se ne andarono a mani vuote e dovettero i coloni colmare le fosse.
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JIIIARSAGLIA
Rifornand.o passo passo, mi diceva il parroco se non mi sarebbe sembrato giusto che la croce di legno fosse sostituita da una di pietra per ricordare ai venturi ciò che qui si feue. per l'Italia. A ~e pare certamente che sì. E vorrei che qui venissero ogni anno gli allievi della scuola di cavalleria da. Pinerolo e gli allievi dell'accademia militare e della scuola. d.i Guerra da Torino. Lettori amabilissimi che cosa ci trovate in contrario? Questo forse, che la giornata non fu di vittoria; ma può mai questa essere una ragione perchè si neghi l'omaggio a chi ·affrontò la morte per la santa idea del dovere? Venite venite o giovani su questo campo di tristezza e ' la ma:rcia. in battaglia dei Francesi e la. di morte:' rievocate controffesa degli alleati: e poi l'altra avanzata francese e poi la resistenza della destra. alleata ed il suo cedere a palm0 a palmo il terreno seminandolo di cadaveri: rievocate l'ombra di Vittorio Amedeo II che combatte con poca gente eterogenea contro l'oltrepotenza del Re Sole, l'arte di Cati~at,_ il furore del suo esercito fiero per numero e per recenti vittorie, e per tanti gentiluomini avvezzi ad.ogni cimento; , e che combatte ancora contrn la/d.appocaggme e la mala fed~ dei numerosi generali messigli intorno più come mentori che come luogotenenti - rievocate le èariche dei cavalieri piemontesi, l'eroismo delle guardie, la fedeltà dei Valde_si e ditemi,se non sia sacro questo suolo e se non sia gmsto qui porre un segno, un ricordo, una pietra che rimanga e, faccia pensare q uellÌ che, verranno dopo di noi. Torino, ~ennaio 1908.
•
r'
-
Conte l onovrno LADERCHI I
co.lonnello .
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MARSAGLIA
OPERE CONSULTATE Joumal de Zet Campagne de Piemont avec le détail de la Battaille de la Marsaille, 4 octobre 1693, pubblicata da M. DEvrzll:, ed. Michel Brunet à Paris, 1693. Mémoires et correspondance du JJ,farechal Di Catinat. - Mis en ordre et publiés d'après les manuscrites autographes et inédites conservés jusqu'.à ce jours dans sa famille. Par M. ,BimNARD Lm BoUYER DE S. GF.RVAIS. - A Paris, Imprime.rie d e l\!." 'c .Jeunehomme-Crénièro. -Histoire militaire du règne de Louis le Grand, Roy . de . France, ou l'on ·_ trouve on détail de toutes les Batailes, Sièges, Combat particuliers ecc. ecc. Par M. le Marquis de QCTNCY, Brigadier des Armées du Roy ecc. Tome II. - Chez Denis Mariette, à Saint Augustin et à l'Ecu de Venise. - Paris, 1728. Mérnoires de M. le Marquis Dt, Fàuquière, Lieutenant Generai des Armées du Roy. - Tome Troiilième, A Paris, Chez Rollin Fils. 1740. Breve 1·istretto dei trattati fatti da Vittorio Amedeo Secondo duca di Savoia indi Re di Sicilia e di Sardegna - E - Degl'auenimenti più raguardevoli fra gli uni e gli alti'i. Compilato dal Cauagliere Gran Croce dè SS. Maurizio e Lazzaro D. LODOVICO SOLARO DELLA MoRETTA - Dedi,cato Al. A . . R. di Catlo Emanuele suo figlio Principe di Piernonte. · (Manoscritto conservato nella Il,. Biblioteca di Torino). · ,Architecture m i li_taire ou · l'art de fortifier, par M*** officier de distinct10n sous le règne de Louis XIV. -- Paris, chez Jean Neaulme et Adrien Mòetjans, 1741. M émoù-es. de Son Excellence Le comte de Bussy-Rabittin, Marechal des Armées de l'Empreur, General-Commandant en Transilvanie ecc. ecc . .- Paris, 1773. JJ/Iémoires Historiques sur la Maison Royale de Savoie et sui· les pays saumis à sa domination ; par M .. le Marquis COSTA · DE BEA.UREGARD Quartier - Metre Général de l'Armée. - Torino, ed. Pie, 1816. Istoria dell'Italia occidentale, di CARLO DENINA.. · - Ed. Domenico Pane, Torino, 1809. H is toii'e militaire du Piemont, par le comte ALEXA.NDRE DE SA.LUCES, -Tòme Cinquième, ed. Joseph Pie, Turin, 1818. L e temple de la Gloire ou I,es fastes militàires de la France depuis le règne de Louis XIV jusqu'à nos efours, par le général AucuSTIN JUBÉ BA.RON DE LA PA.RELLE. - Ed. Ramot, A Paris, 1819. Annali d'Italia d2l principio dell'era volgare all'anno 1749, compilati da LODOVICO ' ANTONIO MURA.TORI. - Volume mo, Società topografica dei classici· italia ni, Milano, 1820. Storia d'Italia continuata da qitella del Guicciardinisino al 1789, di CARLO BOTTA.. - Ed. Baudry, Parigi. 1832. · Storia. del regno di Vittorio Amedeo II, scritta da DoMENICO CARUTTL - Ed. Paravia, Torino, 1856. Stoi·i:a della Brigata Aosta, dalle origini ai nostri tempi : narrata da CECILIO FABRIS e SEVEitINO ZANELLI. - Ed. in Città di Castello. Tip. Lapi, 1862. D ella vita del beato S ebastiano Valfi·é, scritta dal Sacerdote PAOLO CAPPELLO. . d 1 La Brigata dei Granatieri di Sardegna, memorie storiche raccolte a maggiore DOMENICO GuERRINL - Torino, Tip. Roux e Viareng~, ~902. Archi vi parrocchiali di Piossasco e Volvera. - Registri degli atti dinascita e di mOTte. Archivi di stato in Tori no. - Sezione prima. Materie lv.[ilitari . - Imprese, mazzo 4°. - Ordini e regolamenti, mazzo 3° e 4°.
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ORDINAMENTO ED 'ARMAMENTO DELL'ARTIGLIERIA DA COSTA IN INGHILTERRA
r Ordinamento.
•
Col nome di Ga1Tison Art?:llery van compresi in Inghilterra. tutti i r eparti d'artiglieria destinati a servire le batterie da costa, le. batterie da fortezza, quelle pesanti e quelle da montagna. Secondo l'ordinamento del 1901, la Gan·ison 1frtille1·y dovrebbe contare 108 comp1:t,gnie, amministrativamente riunite in 6 gruppi, facenti capo ad altrettanti distretti (Dower, Gospart, Plymouth, Sea Forth, Scarborough, Great-Yarmouth). Le 108' compagnie sarebbero ripartite come segue in 3 divisioni: divisione orientale (28 compagnie e 6 batterie pesanti, dislocate nelle Indie) ; divisione meridionale (36 compagnie, dislocate nelle di· verse Colon~e) ; 1 divisione occidentale (44 compagnie e 6 batterie pesanti, dislocate nel Regno Unito). Nell'ottobre 1904, veniva istituito un ispettorato della Ga1·rison Artilléry, al quale i generali comandanti delle guarnigioni del Regno devono comunicare le disposizioni da e~si date per la ese<.JUzione di manovre combinate fra l'artiglieria di terra e la mariha, acciocchè l'ispettore, assistendo poi a tali manovre, possa formarsi una giusta idea della maniera e dell'abilità colle quali vengono eseguite dai reparti dipendenti. L'ispettore ha come principale còm pi to q nello di dare tutte le direttive perchè sia assicurata la completa ed uniforme istruzione del personale di pendente; e perci<'.l eseguisce periodiche ispezioni ai reparti della Ganison A1·tillery. Ap· profittando di queste, fa eseguire . esperip:ienti diurni è notturni, per asf}curarsi che tutti sappiano mettere in pratica le norme per regolare in tempo di guerra il movimento delle navi di commercio nei porti fortificati; e, d'accordo coll'ispettore del genio o coi · comandanti del genio interessati, si assicura del buon funzionamento deìle stazioni fotoelettriche . Nel 1~05, v·e nivano pure istituiti i comandi di difesa costiera, le cui attribuzioni sono così definite: « il comandante « di difesa costiera comanda tutte le unità di artiglieria e ·
DELL'ARTIGLIERIA DA COSTA IN INGHILTERRA
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ORDINAMÈNTO' ED -ARMAMENTO
del genio, r egolari ed ausiliariè, assegnate alla sua zona, purchè siano residenti nel territorio dipendente dal suo co« mando, ed ha la responsabilità della loro istruzione tecnica». Egli però non è responsabile dell'istruzione delle unità dell'esercito di campagna della sua zona. Comanda ed istruisce le unità di fanteria a quest'ultima assegr;iate, solo quando siano messe sotto i suoi ordini dal generale comandante in capo (comandante del corpo d'armata). · Le unità assegnate alla difesa costiera in tempo di guerra, anche Re trovansi di g uarnig ione fuori dei limi ti del comando, devono, sempre che possibile, essere poste durante la pace sotto la dipendenza dei CO!llandanti di difesa costiera, a scopo d' istruzione. Il comandante di difesa costiera prepara e conser va i progetti di difesa che Io riguardano; è direttamente responsabile, verso il consiglio dell'esercito, di quanto con cerne i lavori difensivi da prepararsi nel suo comando, l'armamento delle opere, le comunicazioni colla marina e il modo di regolare il traffico nei · porti, in quanto ha relazione col servizio militare. Egli corrisponde col Ministero della guerra per tutto ciò che concerne le attribuzioni sopra indicate, e che non implìchi provvedimenti di spettanza d'altri. « «
Ordinamento generale delle fronti a mare nelle piazze. Le piazze sono divise in settori, che a loro volta si divi, dono in comandi di tfro (F. C.). I comandi di tiro h anno estensione di versa secondo i caratteri del terreno circost ante alla piazza, l'importanza dello specchio d'acqua alla cui difesa devono provvedere, il numero dei forti e batterie che durante l 'azione potranno rimanere ·sotto la direzione di una sola persona. Un numero variabile di pezzi di egual calibro e della stessa spec ie, posti in batteria uno vicino all'altro, costituisce . il gruppo, comandato da un ufficiale detto comandante di gruppo di cannoni. (G. G. C.). Due o più gruppi, posti sotto la dipendenza di un ufficiale di grado superiore ai comandanti di gruppo, costituiscono l?, batteria, la quale, perciò, potrà essere costituita da tutti i pezzi di un'opera o da una parte di essi, o anche d~ pezzi situati in opere di ferse. Insomma, il coma fi.dan te di batteria, in Inghilterra, è qualche cosa d 'intermedio fra quello che noi chiamiamo capogruppo (e che essi chiamano comandante di tiro ) e quello che: noi chiamiamo comandante di batteria.
. Così il griippo di p ezzi, se in genere corrisponde alla nostra sezione, può talvolta ridursi ad un sol pezzo, come può essere costituito da più di due pezzi. Generalmente tutti i gruppi sottoposti ad uno stesso comandante di batteria tirano contro uno stesso bersaglio; ma i gruppi serviti dal position ·(fading (P,. F.) possono avere un bersaglio proprio. . Solo in via eccezionale si può avere un comandante d'artiglieria del setto1·e; _e allora 9-·ues~i, ~ sec?nda dei casi_, ~ot~à ricevere l'incarico d1 sorvegliare 11 t iro d1 tutte le art1ghene del settore, oppure quello di organo tecn_ico _consulente di quell'ufficiale di qualsiasi arma che eRerc1ta 11 comando del settore. Si noti che prima del 1895 ad ogni settore era invece assegnato se11ip1·e un comandante d' a1·tiglie1·ia del . sett~re. I comandanti di tfro sono incaricati di sorvegliare 11 fuoco delÌe batterie di pendenti ; e rispondono al comandante del settore della istruzione del personale e dello stato del ~ateriale di quelle batterie. . . Essi devono conoscere dove sono gli sbarramenti d1 torpedini e quanto venne stabilito per la si~u:'ezza e la difesa v1cma delle open~ mediante truppe mobili. . . I comandanti di tiro, per potere riconoscere ed. mv1duar~ i bersagli, hanno a loro disposizione uno o più telem~tr~ \Vatkin (D. R. F.), carte topografiche e marine, profili d1 navi delle marine estere e carte quadrettate d~i settori battuti dai vari gruppi. Sono essi che, non appena il nemico si presenterà, dovran1:o stabilire come debba essere regolata la difesa, quali batterie dovranno e1+trare subito in azione e quali dovranno riI?aner~ in riserva mentre i loro aiutanti seguiranno le navi cogli strumenti ~telemetrici, per poter dare ai dipen_denti co~andanti di batteria gli elementi per riconoscere 11 bersaglio o per eseguire il tiro. . . · A,d ogni comandante di tiro sono assegnati: 1 uffi?ia_le, 1 .o sservatore pel cannocphiale del tel~metr?, ed alcum amtanti (telefonisti, · piantoni, segnalatori). . . . Il re~olamento prescrive che i comand~n.t1 ~1 t~~o, durante l'azione debbano intervenire il meno poss1 bile m c10 che fanno i dipendenti gruppi di pezzi, salvo che vogliano co1:cent:are il fuoco su qualche bersi:.glio o debbano far e1:1trare,m az101:~ batterie che avevano lasciato in riserva. Essi devono perc10 concedere la massima libertà ai comandanti di batteria, i quali, a loro v?lta, ~asc~ranno ampi~ lib~rt~ ai capi-_gr:1ppo, quando il nemico sia gmnto alle mrnon distanze d1 tiro. 31 -
ANNO LIV
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DELL'AR'.rIGLIERIA DA COSTA I N INGHILTERRA
ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
I comandanti di batteria dirigono il fuoco dei vari gruppi di pezzi che da loro dipendono; e se i gruppi sono costituiti da pezzi di calibro e specie diversa, essi dirigeranno il fuoco del gruppo più importante, senza perdere di vista gli altri . Riconoscono il bersaglio indicato dai loro comandanti di tiro e lo fan_no, a loro volta, riconoscere dagli ufficiali capi-gruppo e dalle stazioni telemetriche dipendenti. Sono responsabili della disciplina e direzione del fuoco dei loro gruppi. Durante il tiro hanno le seguenti mansioni: a) dirigere il _fuoco dei propri gruppi sui bersagli indicati dai comandanti di tiro; b) prescrivere la specie e l'ordine di fuoco più convenienti. e) scegliere, se occorre, il proietto da impiegare; d) invigilare sull'esattezza del tiro; e) curare la disciplina in genere; e assicurarsi che il rifornimento delle munizioni e le riparazi0ni si facciano prontamente e colla dovuta esat.t ezza. In caso di necessità, il comandante di batteria può scegli~re da sé stesso l'obiettivo da indicare ai propri gruppi. E da notare che se il tiro è regolato mediante il position finde1·, il comandante della batteria non esercita che una sorveglianza generale sui propri gruppi (dà le correzioni e regola il tiro soHanto in direzione, perchè meglio dei telemetristi egli può osservare e apprezzare le deviazioni laterali dei colpi), e i gruppi, provvisti ciascuno di ·strumenti di misura, possono eseguire il tiro indipendentemente l'uno dall'altro, anche su bersagli differenti. I comandanti di gruppo sono responsabili, verso il proprio comandante di batteria, della disciplina e dell'ordine del proprio gruppo, dell'istruzione dei loro subordinati e del servizio dei pezzi. Durante il tiro, non devono far altro che determinare la correzione di convergenza. Se il tiro si fa coll'aiuto del telemetro Watkin, i capi gruppo devono ancha stabilire la distanza finale e dare l'ordine per far partire i colpi. Nel caso che manchino strumenti di misura, o le comunicazioni col comandante di batteria siano interrotte, i comandanti di gruppo dovranno considerarsi come indipendenti, e regoleranno da loro stessi il tiro . . Stato maggiore pe1·manente d' a1·tiglie1·ìa. - In ogni piazza s1 trova,fìn dal tempo di pace, uno st ato maggiore permanente d'artiglieria, costituito da ufficiali e uomini di truppa nel modo seguente :
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Ufficiali: 1 comandante di artiglieria della piazza, 1 o più ufficiali di stato maggiore, alcuni ufficiali d'armamento, 1 istruttore d'artiglieria, alcuni ufficiali telemetristi, alcuni ispettori dei meccanismi d'artiglieria, alcuni ufficiali del distretto. Trupp&: alcuni capi-cannonieri, alcuni artiglieri_d'armam~~to, alcuni cannonieri meccamc1, alcuni specialisti (telemetristi, telegrafisti, telefonisti), alcuni cannonieri del distretto. . Per comprendere la ragione delì' esistenza di ques~i speciali stati maggiori permanenti, bisogna notare che m Inghilterra la difesa .de!le. cost.e è. ~s~enzial1:11-e~t~ affidata a -0orpi ausiliat"i (art1ghena d1 m~hz1a, art1g~iena volo1:taria, ecc.), sussidiati ed inquadrati da ele~ent1 della garriso17: ordinaria: gli stati maggiori .permanenti hanno lo scopo d1 completare, all'atto della mobilitazione, l' istruzio:1-e di quei corpi ausiliari, e si ammette che a tale scopo siano sufficienti quindici giorni di tempo. . di· Gl' Inglesi vogliono assicurare l'armonia e la coes10ne tutto il servizio con un forte inquadramento del personale, con una estesa rete di comunicazioni elettriche, e dando, anche alle piccole frazioni, la possibili.tà di funzionare in modo indipendente. Monog1·afie dei forti. - Ogni forte ha_ un.a m?n~grafia_ (1:e: cord book,) in cui si trovano tutte le md1caziorn possi:1nh sull'azione che il forte deve esercitare nella difesa e su -quanto riguarda il suo armam~nto e la su~ c~struzione; ed inoltre notizie sui dintorni (risorse, mezzi d1 trasporto e mano d'opera, posizioni previste per i proiettori e ~er_l'armamento mobile, comunicazioni esistenti, sbarramenti di torpedini, alloggiamenti, accampamenti ~elle ~rur pe)., Sono allegati a tale· n;10nografi11 van sch1zz1 dell op!:)ra e · • del littorale. Il record book è tenuto fra i documenti riservati in consegna al comandante di batteria; e non può essere modi~cato senza il preventivo consenso del comandante del rispettivo settore. Armamento. 0
L'armamento di una piazza marittima si distingue in fisso permanente, ed in armamento per la difesa generale: il
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
primo comprende tutti i pezzi installati nei forti O nelle-~>atterie c~e possono corrcentrare ìl loro tiro sulle parti più 1mportant1 della zona d~ battersi; il. secondo, che si distingue in armamento leggero ed in armamento pesante comprende cannoni ordinari, obici, e cannoni a tiro rapid; su affusti campali. Bocche da fuoco. - Le bocche da fuoco da· costa inglesi ·son~ i~ gran parte ad avancarica; ma vengono gradatamentesost1tu1te con quelle a retrocarica, sistema De Bange e Vickers. I dati principali relativi a queste bocche da fuoco si ri; levano dal seguente specchio : DATI RELATIVI
alla
Oali-1
' Cannone M. VI, da 4 pollici. Cannone M. V, da 5 pollici . . . ; . , . Cannone M. VI, da 6 pollici. Cannone M. VII, da 8 polJici. . Cannone M. VII, da 9,2 pollici. . .. Cannone M. IV, da 10 pollici . . . . cannone M·. VII, d a 12 pollici. . c annone M. IV, da 13,5 pollici . . . • . . cannone M. I, da 16,25 pollici. . . . . .
Peso /. Carica Carica ·« Gittata totale ·E-; di o'N masdel 1interna fazione ~·e sima proietto / >·Q)
bocca da fuoco
BOCCHE DA FUOCO
bro
Peso
mm .
kg.
I
Lvn-
ghma
m.
kg.
kg,
kg.
.
m.
101
I 1312 3,05
ll,25
1,43
5,40 578 1 702o
127
2012 3,43
22,45
3,50
7,00 532
793 o
152
5030 4,40
44,85
4,40
21,50,596
914 o,
203 12070 5,47
94,201
8,30
40,40 608
7300
333 22129 7,76 170,501
13,62
74,50 628
907 O'
254 29170 8,70 224,25
17,00 113,00 620
9130
305 46270 10,36 320,2/1
35,50 122,40 582
9070
343 67392 11,66 "560,60 413 111650 13,32 807,25
I
m.,
38,20 283,001613 11000 81,40 331,001635 1100 O,
Oltre a que_ste artiglierie e a diverse metragliatrici Norden~elt e_ Maxm~, l'artjglieria da costa inglese adopera i cànnom a tiro rapido descritti nel seguente specchio: BOCCHE DA FUOCO
J Calibro
I Cannone Cannone Cannone Cannone Cannone Cannone Cannone
da da da da da da da
3 libbre Nordenfelt. 3 libbre Hotchkiss . 6 libbre Nord enfelt. 6 libbre Hotchkiss . 12 libbre 4, 7 pollici : 6 pollici M. II
mm.
47 47 57 57 76 119 152
Peso Peso Velocità dell a del bocca irnziale da fuoco proietto kg,
kg,
m.
200 1,490 570 250 1,490 370 300 2,720 555 400 2,720 555 600 5,700 675 2,080 20,400 545 6,660 45,400 657
Rapidità di tiro. Colpi al ! 0 • ? ?
11 ?
8 a 12 6 a 8 3 a I>
DELL'ARTIGLIERIA DA COSTA. IN INGHILTERRA
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I cannoni a tiro rapido sono lunghi 40 calibri ed hanno rigatura progressiva: quelli da 3 libbre sono incavalcati su affu_s ti da_campagna, con freni idraulici, con seggioli ed .avantreno, e fanno parte dell'armamento mobile leggero (la vettura pezzo, senza munizioni, pesa 1390 chilogrammi -circa). I cannoni da·6 libbre, e specialmente quelli da 12 libbre, vengono impiegati per la difesa contro le torpediniere. I cannoni da 4,7 pollici e quelli da 6 pollici s'impiegano contro le opere morte non corazzate, o debolmente corazzate, delle grandi navi; ed eventualmente còntro le torpediniere. · · I cannoni da 4,7 pollici e quelli da 6 pollici M. II sono <li filo di acciaio'. Gli otturatori dei cannoni a tiro rapido sono a vite i~terrotta, con vitone cilindro-tronco-conico; e la chi~sura è fatta generalmente con un sol movimento. L'accensione della carica avviene mediante l'elettricità, od a percussione. Un congegno di sicurezza impedisce l'accensione della carica, se la culatta non è completamente chiusa. I cannoni da 12 libbre e quelli di 4,7 e 6 pollici fanno uso degli alzi a barra e tamburo (bar and drum ,sight), alzi :automatici a cannocchiale, indicatori di distanze e di azimut {solo pei cannoni da 6 pollici, quando le batterie funzionano col P. F., e anche per i canrioni da 3 libbre, quando sono incavalcati su affusti speciali per istruzione dei telemetristi) . I cannoni da 3 e 6 libbre hanno alzi ordinàri, e quelli <la 6 libbre possono avere anche l'alzo automatico. Proietti. - Le bocche da fuoco inglesi lanciano granate perforanti di acciaio, granate Palliser di ghisa indurita, granate ordinarie di ghisa o di acciaio con cariche interne di polvere, granate con doppia parete a frattura prestabilita, shrapnels con spoletta a doppio effetto e scatole mitraglia. Per le cariche interne delle granate si adoperano anche potenti esplosivi (generalmente liddite). I cannoni a tiro rapido ham10 le seguenti munizioni:
490
ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
DELL'ARTIGLIERIA DA COSTA IX INGHILTERRA
. GRANATA a liddite BOCCHE DA FUOCO
Carica perforante
..." o
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~
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-~"'
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-"'"'"'. ....~"' """'
ordin aria
zione
e;)
1.
kg.
k"o ·
e..,annone da 3 libbre (Hotchkiss o Nordenfelt). da 6 libbre (Hotchkiss o Nordenfelt). eannone da 1~ libbre e annone da 4, 7 pollici. e. annone d a 6 pollici
eannone
-
-
-
-
20,4 45,3
3,3 9,4
1,494 2,72 5,67 20,4 45,3
56
1,516
113 2,72 184 5,42 793 120,4 45,3
42
0.180
85 538 1,916 4,163
0,220 0,880 2,460 5,900
Le granate ordinarie da 12 libbre e da 4,7 e 6 pollici sono di acciaio fuso; quelle da 3 e 6 libbre sono cli ghisa. Le gra~a.t e p erf~r1:"nti s?no d'acciaio fuso con ogiva indurita; e quelle da 6 p olhci, d1 a~ma~o fucmato , po~s~no contenere una carica di scoppio. Le granate a hdd1te sono eh acciaio fucinato. S~ si accettano i proietti a liddite, tutti gli altri sono a bocchino p oster10re. , · ·
Affusti e sott'affusti. - Si hanno diversi tipi di affusti e _s ott'affusti. Gli affusti sono in gran parte a scomparsa sistema Moncrief, o con freni idraulici. ' Gli affusti dei cannoni da 6 e 12 libbre sono in postazione fissa. Il cannone da 6 libbre può essere incavalcato su affusto senza rinculo, del tipo detto a crinolina o su affusto in cui il pezzo può rinculare entro una culla, di 10 centi~etri soltanto, essendo il rinculo limitato da 2 freni idraulici. Il cannone da 12 libbre s'incavalca su affusto a culla.
Servizio di batteria e 'uro. Telernet1·i e servizio telernetrico. - Come si è già accennato gli strumenti telElmetrici adoperati dalle batterie da cost~ inglesi, sono il range 'fi,nder (D. R. F.) e il position p,ndi'ng (P. F.). Il range 'fi,nde1· è un telemetro a base verticale ideato dal a!ki~, sul tipo del telemetro Audouard, adoperato dall'a.rt1_ghena da costa francese: uno stesso strumento può servire per 9-uote variabili entro certi limiti (generalmente se ne costrmscono per quote comprese fra 36 metri e 58 metri e per quote fra 7 metri e 15 metri). '
'Y
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Le batterie · che adoperano il range (inde1· hanno, generalmente, due stazioni telemetriche, a distanza non maggiore di 200 rrietri dai pezzi. ' Il position (inding è uno strumento che traccia la rotta del bersaglio sopra un foglio di carta in cui è disegnato il sett ore orizzontale di tiro della batteria ; e che permette di leggere, su appositi quadranti, le coordinate polari del bersaglio rispetto ad una batteria anche abbastanza lontana dallo ~trumento, mentre trasmette automaticamente ed elettricamente ai pezzi della batteria i dati di tiro. Il position 'fi,nding destinato al servizio di una batteria bassa è costruito in .modo da poter funzionare come telemetro a base verticale, se non si vuole o non si può impiegare come t elemetro a base orizzontale col sussidio di una stazione secondaria . Il vosition (inding serve essenzialmente per la preparazione del tiro sopra un punto del mare per il quale il bersaglio dovrà passare dopo un certo tempo; ma quando per puntare i pezzi in direzione si fa uso dell'alzo, il position (inding si adopera come semplice telemetro. In una stazione di position 'fi,nding occorrono 3 quadranti (uiio per le distanz e, uno per gli angoli di direzione ed uno per i segnali) così nella batteria come' nella stazione telemetrica. I quadranti di batteria sono elettricamente · collegati .a quelli della stazione telegoniometrica; il quadrante delle distanze e quello degli angoli fanno conoscere i dati di puntamento, mentre quello dei segnali, che può anche funzionare a mano, serve per trasmettere le indicazioni puntate e foc dalla batteria alla stazione, e viceversa. Una disposizione speciale permette alla stazione telegoniometrica di assicurarsi che nei quadranti di batteria siano apparsi i dati trasmessi. Per l'impiego del position 'fi,nding occorrono due individui: un osservatore al cannocchiale e un aiutante, per determinare sul grafico il punto pel quale bisogna preparare il tiro. I quadranti di batteria sono sorvegliati tia un individuo, incaricato di leggere ad alta · voce i dati che man mano vi compariscono. Quando sul quadrante di batteria c9mparisce il segnale puntate, vuol dire che i dati comparsi negli altri due quadranti sono precisamente quelli che occorre impiegare nel puntamento dei pezzi. Lo stesso segnale, trasmesso alla stazione telegoniometrica, indica che i pezzi della batteria sono pronti a puntare, e che perciò il position (inding può cominciare le sue operazioni.
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
Il segnale foc, trasmesso dalla batteria .alla stazione, significa che i pezzi sono pronti a far fuoco. Generalmente, gli indicatori di posizione di parecchi gruppi sono collocati in. una stessa località fuori della batteria; ma, in ogni modo, dell'organrzzazione del servizio, della .custodia e sorveglianza di un certo numero di strumenti e fdell' istruzione del personale telemetrico è incaricato un ufficiale telemetrista (1 ). Normalmente, ogni gruppo di pezzi ha almeno un position finding; e uno stesso comandante di òatteria può avere a sua disposizione P. F. e D. R. F. o una sola specie di questi apparecchi. I gruppi più notevoli di pezzi a ret-rocarica e con vasto campo di tiro hanno due P. F.; e talvolta hanno pure un D. R. F. per esplorare una parte del loro settore orizzontale di tiro. Il quadrante dei segnali è-unico per ogni gruppo; mentre per le distanze e per ,gli angoli di direzione, ogni pezzo del gruppo può avere appositi quadranti. Nelle prineipali opere si trovano D. R. F. di ricambio. Quando in una sola batteria vi è un solo D. R. F., si trovano preparati diversi pilastrini per poterlo mettere in istazione dove meglio convenga. Impiego del position finding nel tiro. - Se il bersaglio è visibile dai pezzi, dopo che lo strumento è stato rettificato e dopo, eseguite le correzioni iniziali,. I' osservatore al cannocchiale segue il bersaglio finchè sul proprio quadrante dei segnali non comparisca « puntate ». Arresta allora il cannocchiale; e, dopo che l'aiutante avrà segnato sul grafico il punto pel quale dovrà preparar.si la salva (generalmente quel punto è quello che il bersaglio occuperà dopo 30" o 60"), mette il cannocchiale in direzione di quel punto e trasmette, a sua volta, alla batteria il segnale « puntate» (questo segnale rimane in batteria finchè partiti i colpi, non si sarà determinata la correzione occorrente alla salva successiva). Non appena l'osservatore vede sul proprio quadrante il se· gnale foc, metté l'occhio al cannocchiale e, quando il bersaglio sarà giunto all'incrocicchio dei fili del micrometro, comunica il fuoco ai pezzi mediante l'elettricità. ' ( l) L'?-fficiale telemetrista è un tecnico, il qua.le non si occupa che dei telemetri, del personale telemetrico e degli impianti elettrici occorrenti al buon funzionamento di tutto il sistema. La carica di ufficiale telemetrista fu creata nel 1895· essendosi riconosciuta la convenienza di avere uno specialisti!. fisso a' quel servizio così importante e delicato.
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Partita la salva, saputa dal çomandante di batteria la correzionè in gittata occorrente per la salva successiva, l'osservatore toglie il segnale puntate che aveva con:unicato ~lettricamente alla batteria e segue nuovamente 11 bersaglio. In batteria, intanto, il graduato incaricato della lettura del quadrante pronunzia, ad alta voce, una distanza ed 11-n angolo alquanto inferiori, o superiori, a quelli segnati dagli ' indici (tanto ·più prossimi a quelli segnati dagli indici, quanto meno rapido è il bersaglio) e i serventi puntano i pezzi con questi dati. Ad un cenno del comandante del gruppo, il segnalatore di batteria trasmette alla stazione telemetrica il segnale « puntate». (Se il comandante del gruppo ritardasse a fare questo cenno, il segnalatore di batteria dovrebbe legger~ e dare ai pezzi un'altra distanza e l'angolo ad essa corrispondente, ed i pezzi modificherebbero i dati precedenti e punterebbero coi nuovi). Quando sul quadrante di batteria comparisce « puntate», il segnalatore legge la dista'f!,za e la direzione segnata dagli indici (distanza e direzione esatte di puntamento), la comunica al gruppo, aggiungendo «puntate», e i pezzi ultimano il puntamento. Quando il comandante la batteria ordina « comincjate il foc >) il segnalatore trasmette alla stazione telemetrica la indicazione foc, e questo fa allora partire i colpi nel modo già indicato. Se il bersaglio ;non è visibile dai pezzi, l'osservatore al telemetro dovrà costantemente seguirlo, mantenendo nel quadrante di batteria il segnale « puntate >), eccetto per quei momenti in cui dovesse cessare dal seguire il bersa· glio per una ragione qualsiasi (si lascia in batteria il segnale « puntate » perchè il personale sappia che i dati di tiro che van comparendo negli altri due quadranti sono utilizz~bili). Il segnalatore di batteria legge la distanza di 25 m 25 yards (1) o di 50 in 50, o di 100 in 100 yards, seco~do que~lo che ih proposito avrà prescritto il comandante d1 batteria. In relaziòne al moto del bersaglio, il comandante di batt0ria determina la distanza che il pezzo, od i pez~i, devono impiegare pel puntamento d~finitivo; e quando il segnalatore legge quella distanza, i puntatori fanno partire i colpi, il segnalatore trasmette al telegoniometro l'indicazione foc; e l 'osservatore, determinata la correzione d'apportarsi alla successiva salva, ristabilisce in batteria il segnale« puntate». (1) Yard
= m. 0,91
circa.
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
Impiego del P. R. F. - L'impiego di tale strumento è analogo a quello del P. F. nel caso di bersaglio visibile dai pezzi, colla differenza cLe la trasmissione dei dat i non è fatta automaticamente, sibbene per mezzo di quadranti manovrati a mano. Rifornimento delle munizioni. - Per il servizio delle munizioni, ogni gruppo di pezzi ha un magazzino di distribu-. zione (in mancanza di questi magazzini, ogni gruppo ha depositi temporanei di munizioni, che vengono riforniti dalle polveriere o dai depositi principali di proietti). I Herventi trasportano le munizioni dai -magazzini di distribuzione ai pezzi. Un ufficiale, o sottufficiale - secondo l' importanza del forte - è incaricato del servizio delle munizioni per tutte le bocche da fuoco che vi si trovano; e può darsi che egli debba provvedere le munizioni a due comandi di batteria. Alti·i servizi di batte1·ia. - Gli armamenti e tutto ciò che occorre per il servizio di batteria, all'infuori delle munizioni, è provvisto dalle squadre dei cannonie1·i del distretto, .comandate da un capo cannoniere. Puntamento. - Si hanno tre metodi di puntamento: a) Puntamento diretto coll'alzo (il puntatore dà l'elevazione e la direzione al pezzo puntando egli stesso al bersaglio) ; · b) Puntamento indiretto coll'alzo (l'alzo serve perchè il puntatore possa puntare il pezzo soltanto in direzione; giacchè l'elevazione si dà col quadrante); c) Puntamento indiretto senza alzo (l'elevazione vien data col quadrante, e la direzione mediante rotaie graduate infisse nelle piazzuole); Pei cannoni di medio e grosso calibro, l'elevazione, oltre che col 'q uadrante, può darsi mediante archi graduati, in gradi o in distanza, i quali sono fissi al pezzo e possono scorrere dinanzi ad appositi indici dell'affusto. Il regolamento ammette, come puntamento normale delle artiglierie da costa, il puntamento diretto, sussidiat o da quello indiretto coll'alzo; e dà l'a preferenza a quest'ultimo là dove le maree sono sensibili, o si teme che le piazzuole non siano ben livellate (perchè in questi casi, come è noto, si produrrebbero errori, tanto più grandi quanto più piccola è la quota della stazione telemetrica, e tanto più sensibili quanto più piccole le distanze misurate). Si ricorre al puntamento indiretto propriamente detto, sempre ed esclusivamente quando si fa tiro areato ; ed inoltre, in tutti quei casi in cui non si può puntare direttamente, o il bersaglio è così lontano che il puntatore possa commettere forti errori.
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Quando si eseguisce il puntamento diretto, la derivazione è corretta automaticamente, adoperando alzi convenientemente inclinati. Nel puntamento preparato indiretto, si tien conto della derivazione quando si danno correzioni iniziali allo scostamento o a1l'angolo di direzione. Nel tiro a puntamento indiretto contro bersaglio mobile, l'e~ levazione si dà mediante un apparecchio graduato a distanza, Indicazione del bersaglio, - Il comandante di tito, dopo aver trovato sulla carta il quadretto in cui si muove il bersaglio, fa conoscere alle . di~endenti_ stazi~ni t~lemetric1:e di D. R. F., ai comandanti d1 batteria e a1 capi gruppo 11 numero di tale quadretto; e· questi, mediante apposite t abelle determinano le coordinate polari del centro del quadrett~ e fanno dirigere i cannocchiali e le linee di mira su qu~l punto, per poter riconoscere il bersaglio. ' Le stazioni di P. F. non hanno bisogno di tabelle per por re lo strumento in direzione del quadretto indicato dal con_iandante di tiro. Come si è precedentemente detto, in caso di necéssità, il comandante di batteria può, da sè stesso, scegliere l'obbiettivo ed indicarlo agli ufficiali dipendenti. Egli ha perciò una carta in cui è segnata una serie di circonferenze C0".1centriche aventi il centro in un punto che rappresenta la stazione, e nel quale è infisso il perno di un regolo ?irevole, graduato a distanza: impi~gan~o un_D. _R. ~· ~d ~r~entand_o quella carta su determinati cap1-sa~d1, s1 puo 1nd1v1duare 11 bersaglio e indicarlo ai vari pezzi, che generalmente non sono molto distanti fra di loro. Scelta dei proietti. _:_ È fatta dal comandante dì batteria, in base alle indicazioni date dal libro 'di combattimento della batteria o da quello della sezione (in questo libro ~i trova, in base alle distanze di tiro e alla natura del bersaglio, quale sia il proietto ch'0 convenga adoperare). . _ . Se dal comandante di batteria non vien8 md1cato quale proietto si debba usare, i pezzi si caricano a granata ordinaria. Specie ed 01·dini di fuoco . - Il fuoco può essere fatto m uno dei seguenti modi: In ambo i modi, il fuoco si eseguisce a comando del comandante Fuoco lento per pezzo Fuoco lento a salve di sezione la batteria. Sono d'impiego eccezionale.
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ORDINAìl'IENTO ED ARMAMENTO
Fuoco ordina1·io. - I pezzi fan fuoco successivament nell'ordine prestabilito dal comandante la batteria. e !f'u?co a salve. - ~e sezioni, a comando dei propri ufficiali, sparano successivamente nell'ordine indicato dal comand~nt~ di ?atteria: Il fuoco a salve s'impiega dopo aver eseguito 11 primo periodo di aggiustamento del tiro. È z, 01•• cline di fuoco prefe1·ito. Fuoco ~ salve ~ndipendenti. - Ogni sezione, appena pronta, fa fuoco m seguito a comando del proprio capo: si eseguisce c?nt:o ber~aglio a piccola distanza, o quando le trasmiss10m elettriche non funzionano. Correzioni iniziali ai dati di tiro. - Sono previste quelle dovute a cause costanti (condizioni della polvere maree moto del bersaglio). , ' ' . L e correzioni dovute all' i~fl.uenza del vento sono las0iate m facoltà ai comandanti di batteria. · Le correzioni per tener conto delle variazioni dello stato del~a. pol.ve.r~ sono fatte empiricamente, in base ai risultati avuti nei tiri eseguiti precedentemente in condizioni possibilmente simili. Quelle per ten.e r conto delle variazioni di livello dovute a~le maree, si ricavano da apposite tabelh~; e si fa a meno d1 queste correzioni se le variazioni di livello non sono molto forti, o se si punta direttamente in elevazione. . Le correzioni ~er tener conte? del movimento del bersaglio s1 fanno automat1ca~en~e, quand_o si eseguisce il tiro a puntamento_ preparato rnduetto: s1 hanno speciali tavole, a forma d1 tamburo, che danno queste correzioni. L'intervallo fra la misura della distanza e l'arrivo del proietto in mare, meno la durata della traiettoria è. chiamato time of ·ffring (tempo di tiro) e varia da 3" a 7';. . Il tamburo delle correzioni in gittata è una tavola a doppia entrata, colla quale si può determinare la correzione qua~do ~i conoscano la distanza del bersaglio e lo spazio long1tudmale da esso percorso in un tempo dato. , Il tamburo delle correzioni in direzione è fatto in modo analogo: la correzione tien conto dello spostamento laterale del be:saglio mentre il proietto percorre la traiettoria eccett~ato 11 caso in cui si punti direttamente, non .solo in' elevaz10ne, ma anche in direzione; perchè allora bisognerà pure tener cont~ dello spostamento del bersaglio nel tempo che passa tra 11 « ~om~nciate il foc » e la partenza dei colpi (~on qu.ella specie d1 puntamento, i colpi non uossono par- · t~re se il puntatore, ultimato il puntamento, ndn si sia ritirato). ·
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Le correzioni di scostamento sono date di 15" in 15". La velocità longitudinale del bersaglio è misurata per differenza, mediante lo strumento telemetrico adoperato; lo spostamento laterale del bersaglio equivalente ad 1° si legge sulla graduazion('l circolare dello strumento. Posto del comandante la batteria. - Il posto che il. comandante di batteria deve o::icupare durante l'azione è, di massima, stabilito in prossimità della frazione più importante della sua unità. Tale posto, collegato telefonicamente col proprio comandante di tiro e - se necessario - anche coi dipendenti comandanti di gruppo e telemetristi, deve permettergli di vedere il bersaglio e di sorvegliare e dirigere il fuoco dei vari gruppi. Se si fa uso di un D. R . F., il posto del comandante di batteria è, naturalmente, vicino alla stazione dello strumento. Nel easo eccezionale che dai pezzi non si veda il bersaglio, il comandante di batteria starà in prossimità del P. F. Si not.i che il regolamento del 1892 stabiliva che in via normale, il comandante di batteria dovesse rimanere alla stazione del P. F. È però da avvertire che il comandante di batteria non è per nulla obbligato a rimanere sempre nei posti di cui si è detto sopra; ma se ne può allontanare, per collocarsi, durante l 'azione, dove presuma di poter meglio vedere tutto lo specchio d'acqua battuto, sorvegliare, dirigere il tiro ed intervenire di persona quando sia necessario. E se non fosse possibile conciliare tutte queste condizioni - come può capitare nei siti bassi - si accontenterà di scegliere un luogo da CUI possa vedere tutto il settore battuto. Allontanandosi dal suo posto regolamentare, deve lasciarvi un ufficiale che possa ricevere e trasmettergli gli ordini del comandante di tiro, e che sappia prendere immediatamente le .decisioni e le disposizi9ni che di quegli ordini fossero conseguenza. Quando si tratta di opere casamattate - che in Inghilterra sono numerose - il comandante di batteria si colloca generalmente sul tetto della casamatta, in un posto che deve essere collegato telefonicamente col suo posto normale e. cogli altri gruppi dipendenti. Quc1.ndo il bersaglio è tanto vicino che l'impiego dei telemetri non è più utile, il comandante la batteria starà quanto . più è possibile vicino ai pezzi per infondere, colla sua presenza, coraggio e :fiducia nei suoi dipendenti, condividendo con essi tutti i pericoli. ·
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
Condotta del fuoco. In .via normale, il tiro viene regolato per gruppo di pezzi; ma, se più gruppi di uno stesso forte si trovano in cond izioni pressochè uguali, si possono considerare come u~ ~ol gruppo, per quanto riguarda l'aggiustamento del tiro. Finchè il tiro non sia regolato, si fa esclusivamente uso di granate perforanti, o di granate munite di spolette a percussione. La condotta del fuoco varia secondo che si tratta di bersaglio fisso o bersaglio mobile, secondo che si fa uso o no di strumenti telemetrici. 1 ° Caso: Condotta del fuoco contro bersaglio fisso. - Se non si ha telemetro, s'inizia il tiro alla distanza apprezzata a vista: se il colpo risulta corto (o lungo) si variano i dati di '/ della distanza ; e si continua in modo analogo, finchè 10 si ottiene un colpo lungo (o corto), cioè fino a comprendere il bersaglio in una forcella lunga di ampiezza uguale a 1/ 10 della distanza. Si diminuirà poscia la forcella lunga fino a comprendere il bersaglio in una forcella ristretta ampia circa 50 yards. Si verifica questa forcella, sparando 4 colpi alla distanza intermedia fra i suoi limiti: se, trattandosi di bersaglio basso o sottile, i 4 colpi riescono ripartiti nei due sensi, si ritiene il tiro aggiustato coll'alzo della verifica; altrimenti si ritiene aggiustato con alzo che ne differisca di 25 yards, in più o meno, secondo il caso. , Se nell'eseguire la. verifica, i 3 primi colpi risultano tutti deviati nello stesso senso, si fa la correzione di 25 !yards, senza aspettare il risultato del 4° colpo. Se il bersaglio è alto e largo. si ritiene il tiro aggiustato quando 3 dei 4 colpi della verifica risultano lunghi, o corti, secondochè il bersaglio si avvicina o si allontana. Se, durante l'aggiustamento un colpo risulta sul bersaglio, ·si prescinde dalla forrriaziòne delle forcelle e ,s i procede alla verifica coi dati del colpo giusto. Se si· dispone di un telemetro, il tiro procede nello , stesso modo, colla differenza che il fuoco s'inizia, alla distanza misurata col t~lemetro e la forcella lunga non si fa ampia più di 100 yards. 2° Cciso: Condotta del fuoco contro bersaglio mobile. - Il tiro contro bersaglio mobile è considerato come il tiro n01·1nale dell'artiglieria da costa inglese ; ed è ammesso che le batterie armate con grosse bocche. da fuoco debbano sèmpre eseguirlo con l'aiuto di strumenti telemetrici.
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Il regolamento però suggerisce una condotM. del fuoco per il caso che non si faccia uso dei telemetri ; ma · questa condotta dì fuoco è da ritenersi limitata alle artiglierie di piccolo calibro, nel tiro contro imbarcazioni che tentino uno sbarco. Le regole di condotta del fuoco date pel caso di tiro nor1 male sono semplicissime: , S'inizia il tiro alla distanza misurata, dopo averla corretta ten~ndo conto: del moto del bersaglio, delle condizioni della polvere, delle variazioni del livello del mare a causa di maree è se occorre anche delle variazioni dovute al vento. ' Si 'procede quindi' per forcelle; ma il rego~an~en~o p.on fissa l'ampiezza dell'ultima forcella, nè le vanaz1om da apportarsi all'alzo in questo periodo del tiro: si limita solamente . a raccomandare che queste variazioni non siano molto pie. .cole, per non sprecare t~mpo e munizioni. Il regolamento avyerte che il t.i ro contro bersagli al.ti e profondi deve essere piuttosto lungo, ma non eccessivamente: un buon !!,lzo deve dare un colpo corto su quattro; e se ciò non avviene si faranno successive correzioni di yards, finchè si ott~rrà qu~lla proporzione fra colpi corti 1 e colpi lunghi. · Nel caso eccezionale che non si abbiano strumenti per misurare la; distanza, il che; come si è detto, suppone che normalmente si tratti di cannoni di piccolo calibro, la condotta del fuoco contro bersaglio mobile è la seguente: Se il bersaglio ha rotta pressochè circolare, si apre ìl fuoco alla distanza stimata a vista, e si tenta di comprenèierlo in una forcella di !W yards, graduando la spoletta per il limite inferiore di tale forcella. Si corregge lo scostamento, segiiendo la regola empirica -che lo scostamento in minuti è uguale a 5 volte la velocit à del bersaglio stimata in nodi. 'Se il bersaglio non segue rotta ~ircolare, ma si avvicina alla •batteria fatta una forcella la cui ampiezza sembra debba essere di' 300 . metri circa, 'due pezzi (sezione d1. controllo) caricano a granata ordinaria e sparano coll'alzo del colpo corto della forcella, mentre tutti gli altri puntano al bersaglio senza caricare: non appena si avrà un colpo lungo, t u t t i i pezzi caricheranno a shrapnel e, con alzo leggerm ente inferio~e a quello della sezione di controllo (gene· ralmente 100 yards in meno); eseguiranno fuoco rapido a tempo (da 2 a 3 colpi per pezzo, secondo la velocità del ber~ saglio). La sezione di controllo 'modifica l'alzo, riportando il tiro su l limite più prossimo; e così di seguito.
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
S~ il bersaglio si allontana, s~ procede in modo analogo. Tiro prepa1·ato. - Quando s1 fa uso di un P. F. come telegoniometro, la batteria fa puntamento indiretto . L'osservatore al cannocchiale segue il bersaglio. Gli ele~enti del tir? giungono al gruppo dei pez:i in modo contmuo, e questi puntano approssimatamente al bersagli? serv_e1:do~i .di ~ati di tiro poco differenti da quelli segnati dagh mdici dei quadranti. Al momento giudicato opportuno, il coma.n dante del gruppo fa segnare al P. F. il pitntate; ed allora l'osservatore al can1:occhiale arresta il movimento di questo, e l'aiutante determma sul grafico il punto in cui dovranno cadere i colpi. . L'osser_vat~re dirige i.I ~annocchiale verso quel punto, o m una direzione che disti da quel punto di una quantità uguale allo spostamento del bersaglio nel tempo che il proietto percorre la traiettoria (1). . Fatto ciò, l'.osserv_atore .al cann?cchiale segnala al grnppo 11 puntate; e 1 pezzi rettificano 11 puntamento in armonia alle indicazioni che i quadranti forniscono in quel momento. Quando l' imagine del bersaglio giunge all'incrocicchio dei fili del micrometro del cannocchiale, l'osservatore comunica il fuoco ai pezzi. . Il t~lemetrista,.d?p~ aver Jetto s~l proprio quadrante quando 1 colpi sono partiti, rileva 1 punti d'arrivo determina la cor. . . ' rez10ne. m gittata (2) .la registra, e segue nuovamente il bersaglio col cannocchiale. La correzione laterale si fa generalmente una sola volta· e se si manifestano in seguito altre deviazioni, si correggon~ col far partirn i colpi più o meno presto, secondo il caso. Il tempo occorrente per determinare il punto di arrivo dei proietti è fissato, una volta per sempre, fra 30" e 60" in relazione al g:ado ~'istruzione del personale: passat~ questo tempo, se 1 colpi non partono al momento prestabilito si considerano come inutili. · ' . Qua~do il P. F. si adopera come telemetro, generalmente 1 pezzi puntano indirettamente per la sola dire.zione, op( ~) J?i tal_e spostamento p erò si tien conto solo quando trattasi di bersagli piccoli, o quando la d~st anzi_i di tiro è maggiore di 6000 yard s, o d i 4000 yards, secondo che 1 pezzi sono a retrocarica o ad avancarica· o n el caso che il cannocchiale sia puntato alla poppa anzichè a ll a pror~ della nave bersaglio. · (2) Quando deve determinare la correzione in gittata , egli ha 20" di ~emp~ dal mome~to i~ ?ui la batteria avverte che ha fa tto fuoco a quello 1n CUI egli deve ristabilire nella batteria il segnale « punta t e ».
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pure eseguiscono puntamento diretto in elevazione e direzione. L'osservatore al canno;;chiale trasmette al gruppo, in modo continuo, la sola distanza; ma sui quadranti del gruppo le distanze vengono lette solo di 25 yards in 25 yards, o di 50 in 50, o di 100 in 100 yarcls, secondo gli ordini del comandante-del gruppo. Questi, tenend o conto 1ella rapidità colla quàle varia la distanza del bersaglio, del tempo occorrente per eseguire la carica, nonchè del tempo che deve trascorrere perchè ai unga il momento di far fuoco secondo l'intervallo fissato dal comandante di batteria, stabilisce la distanza finale; e, non appena tale distanza apparisce sul quadrante, dà il éomando corninciate il foc, e i puntatori stessi fan partire i colpi dietro comando dei capi-pezzi rispettivi. Se per la preparazione del tiro si adopera un D. R. F ., le correzioni procedono come nel caso in cui il P. F. funziona da semplice telemetro, con la differenza che bisognerà correggere la con vergenza, perchè il D. R. F., anzichè dare gli elementi del tiro rispetto al gruppo, li dà rispetto alla stazione in cui si trova collocato. La convergenza è calcolata in multipli di 25 yards, ed è ge~eralmente scritta con la calce sulle piattaforme dei pezzi. E da avvertire che pei gruppi serviti da D. R. F.; si adopera un quadrante speciale delle distanz e, il quale non dà · in modo continuo la distanza del bersaglio, ma solo periodicamente, di 25 in 25, o di 50 in 50, o di 100 in 100 yards : esso è però provvisto di un dispositivo eh~ mostra con quale velocità cambia la distanza del bersaglio. Le correzioni al t iro sono eseguite dallo stesso comandante di batteria; e però, nel caso che debba allontanarsi dallo strumento, deve lasciarvi qualcuno che possa fare tali correzioni. Se la piattaforma del pezzo non è ten livellata, le correzioni occorrenti per compensare gli errori dovuti a tale causa sono fatte dal capo-pezzo, che può leggerle sulla piattaforma stessa, dove stanno segnate con la calce. Quando i pezzi sono installati in casamatte, riesce difficile al comandante la batteria comunicare loro le correzioni· ., ' e perc10 sarebbe conveniente farle determinare dall'opera-' tore al F. P.; ma questi, dovendo stare sul tetto della casamatta, può essere disturbato dal fumo degli spari e perciò anche egli incontrerebbe difficoltà nel fare le sue operazioni · il regolamento si limita a raccomandare che in tal cas; si faccia come meglio si potrà. 1
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ANNO LIV,
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO
Se mvece si impiega, il D. R. F., le correzioni non possono essere determinate dall'operatore allo strumento; e deve, perciò, necessariamente determinarle il comandante la batteria. In tal caso, però, il regolamento amme~e che si possano modificare i metodi normali, preparando, p. es., il tiro in direzioni prestabilite e su punti pei quali il bersaglio dovrà necessariamente passare. Secondo il regolamento, ogn1 opera armata con artiglierie di grosso calibro deve sempre poter inviP.re una salva sul . bersaglio quando questo passa sulla normale al suo fronte (ciò è specialmente detto pel caso di forzamento di passi o canali). Tfro di ·notte. - L'istruzione ammette che gli attacchi di notte con grandi navi non siano da temersi (1); e perciò afferma che l'illuminazione degli specchi d'acqua dev'essere studiata in modo da assicurare il puntamento dei soli cannoni a tiro rapido, per distanze non superioi;i a 2000 yards. I proiettori devono essere appaiati, e disposti in modo che i pEZzi che devono eseguire il tiro rimangano nell'ombra. Per l'illuminazione dei bersagli: si usano, ordinariamente, fuochi :fissi divergenti; e solo in via eccezionale si 1mp10gano proiettori di ricerca con fasci mobili. Il nemico può, durante la notte, proporsi di attaccare navi da guerra e da commercio all'àncora, servendosi di torpediniere sostenute da incrociatori; oppure tentare la distruzio:qe di sbarramenti di torpedini, m ediante apposite navi rimorchianti a grande velocità barche cariche di contro-mi.ne, e precedute da incrociatori o cannoniere, che ten1 teranno di mascherarle e proteggerle. Contro attàcchi della prima specie, la difesa impiega cannoni a tiro rapido (Q. F.), riuniti possibilmente in gruppi, provvisti di. mire luminose e di munizionamento abbondante; ogni comandante di gruppo ha completa liber tà di azione, e il tiro si eseguisce senza impiego di strumenti telemetrici. La condotta del fuoco è semplicissima: mentre · con un pezzo si determina la distanza, con dati tali da ottenere un colpo decisamente corto, gli altri puntano cogli stessi dati ; e, non appena il pezzo che tira dà un colpo vicino al bersaglio, si es4guìsce il tiro rapido cogli altri pezzi, finchè si giudica che il tiro riesce efficace. Il cannone di controllo modifica i dat~ in relazione allo spostamento del bersaglio. Quando si vede che il tiro riesce poco efficace, . (1) E:videntem.ente, facendo questa ipotesi, l'Istruzione inglese non considera 11 caso d1 forzamento di uno stretto sufficien~emente . largo e profondo per essere attraversato con facilità anche dalle grosse navi.
DELL'AR'rIGLIERIA DA COSTA IN INGHILTERRA
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si sospende il fuoco, e tutti i pezzi modificano i dati di puntamento. Si continua così il tiro, a serie di fuoco alternate con pause più o meno brevi. Contro attacchi della seconda specie, si procede in modo analogo; ma possono concorrere al tiro anche gruppi di cannoni dì grosso calibro GOn tiro a shrapnel. Celerità di tiro. - La celerità di tiro ottenuta a SandownFort con una batteria casamattata ria 25,4 centimetri avancarica fu di un colpo ogni 50" adoperando D. R. F. e puntando direttamente · solo in direzione. ,Però questa celerità di t.iro è da ritenersi troppo graude in relazione al considerevole peso di quelle bocche da fuoco e delle loro munizio_n~. . . I metodi di condotta del fuoco permettono celenta d1 tuo adeguata al materiale, ed assicurano la regolarità dell'esecuzione del fuoco in virtù del procedimento delle distanze p,nali, che consiste nel dare pel puntam~nto definit~vo u~a distanza in avanzo, secondo la progress10ne con cm vana la distanza del bersaglio. Esso riduce a un minimo (da 3" a 6" secondo il r:iateriale adoperato) il periodo critico per ogni sistema di tiro preparato, quale è quell_o che_ trascorre fra la misura della distanza e,la partenza d.ei colpi. Siccome il P. F. dà i dati coU"etti, è faci le ai singoli gruppi la determinazi?ne dell~ d~stanza; e. perciò resta f~: cile al comandante d1 batteria 11 sorvegliare due o pm gruppi; e può anche indicare le correzioni in ~ir_ezi?ne, purchè i tiri dei suoi gruppi siano abbastanz~ d1stmti fra loro (come si può agevolmente ottenere col tiro per salve di gruppo). . . . . Il colonnello Jocelyn ha criticato la dispos1z101:1e rego~ lamentare in base alla quale si possono affidare a1 gruppi di una medesima batte~ia obbiettivi diversi; giacchè non va -esente da inconvenienti, tenuto conto della, grande velocità e manovrabilità delle· navi moderne in relazione alla probabilità di col pire. · < . · Contro ' bersaglio mobile, l'istruzione ritiene convemente il metodo di tiro per forcelle perchè, _dice, ~ ge1:1era_lment~ difficile apprezzare l'entità degli scarti long1tud_mah . ~ero molti artiglieri, fra cui il generale Richardson, 11 magg10~e Hawsard, il capitano Crampton, sostengono che converrebb~ piuttosto applicare ad ogni pezzo, od al_ tele~etro, o~gam adatti per la correzione automatica _degh errori dov_uti alle maree al vento al moto del bersaglio, per poter facilmente tener~ quest'ultimo nel centro dell~ rosa d_ei tiri. . . . Altri poi sostengono la convemenza di dotare i pezzi d1 organi amomatici di puntamento; giacchè in certi casi (p. es.
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ORDINAMENTO ED ARMAMENTO ECO.
di b~rsaglio vìcini~simo) , non si può pretendere che i puntatori, _con la co_rdicella alla mano e col pezzo diretto al ?ersag_ho, aspettmo ~li ordini del telemetro per far partirei colpi. E questa ultima tendenza è nell'artiglieria iHo-lese0 c~sì forte, che il colonnello Watkin è stato indotto a studiare e ~roporre un alzo automatico. I fautori dì questo sis~ema d1 puntamento non vogliono aggiustamenti dì batteria per gruppo, ma tiro indìv.i duale per pezzo . . ~econ~o. il Rìchardson, dotando i pezzi di alzi automatici, sara mutile ogni aggiustament'o del tiro: basterà determinare. una volta tanto (salve di prova?) la .c orrezione da _da~e 6.1 dati pe.r corregge:·e l'errore del giorno. Infatti,. egli d~ce,_durant~ 11 combattimento non saranno possibili correz10m metodiche e successive; e d'altro canto, se ne puòfare a meno quando si tratti delle minori distanze. Però, oltre un certo limite di distanza (che è 4000 metri per altitudini di 60 metri) sarà necessario, anche nel caso di puntamento automatico, ricorrere -alle corre7.ioni successive_
V.
PAPPALARDO
capitano d"ai·tiglier ia .
•.
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(n
Da molti eq. autorevoli scrittori si propugna l'istituzione della scuola unica per il reclutamento degli ufficiali combattenti e la riforma è invocata sopratutto come rimedio, ritenuto il solo efficace, per salvare la fanteria e risolvere così la crisi morale, che travaglia l'arma piu importan·t e dell'esercito. . M·a lgrado il numero ed anche malgrado l'autorevolezza dei propugnatori della scuola unica, io mi schiero fra coloro che . alla istituzione di essa si oppongono ; ma - intendiamoci bene - non sono contrario . per principio, sebbene per ragioni di opportunità tutte speciali all'Italia ed all'esercito italiano. Nello studiare e nell'applicare le i'<tituzionì militari è indispensabile avere, prima di ogni altra cosa, riguardo alle peculiari condizioni nazionali, in modo che le istituzioni stesse non siano una sovrapposizione, un vestito fatto per altr~ ed indossato per forza ; ma, rispondendo del tutto alle necessità, all'indole, allo spirito della TI.azione, possano diventare intima parte, dirò quasi sangue e muscoli della nazione stessa. Non credo di avere scoperto un principio nuovo; me ne guarderei bene, poichè esso è stato proclamato in tutti i trattati di organica e messo proprio come ba,;e a qualsiasi corso. di studii in materia. Però, nel fatto, assai spesso il princi_pio è stato obliato, e proprio da noi, in Italia, abbiamo v isto ri petersi l'errore di aver contradetto ad esso, introducendo istit uzioni esotiche quasi senza modificazioBi di sorta, o tutto al piu con quei lievi mutamenti che non sono sufficienti a renderle consone al carattere nazionale, come i piccoli ri. tocchi ad un vestito non fatto per una data persona non impediscono che si attagli male a chi lo indossa... di seconda mano. Non dovremmo ripetere l 'errore in una riforma di così vitale importanza, come è quella che si riferisce al recluta(1) Avevo scritto questo studio e stavo per mandarlo a lla direzione deJla Rivista. quando 'fui avvertito che n el fascicolo di dicembre di essa sarebbe stato pubblicato un articolo sullo stesBo,~rgomcnto del. tenente colonnello cav. Sardagna. Ho atteso perciò ed ora, letto l'articolo, sono assai lieto di const atare che le mie idee coincidono sostanzialmente con quelle espresse dall'egr egio autore; cosa questa · che più mi incoraggia -a pregare la direzione della Rivista di dare aspit alità cortese al mio studio.
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mento degli ufficiali, -cio~ dell'elemento dirigente dell'esercito, di quello che ne costituisce veramente l'essenza e la. forza. · Prima però di spiegare quali ragioni di opportunità ni' inducono a combattere l' istituzione della scuola unica rili sia ' ' p~rmesso d.1 ~edere ~uali _sanzioni abbiano avuto sui CJampi di battaglia 1 due sistemi, scuole diverse o scuola unica di reclutamento, poich~ di certo è questa la vera pietra di paragone, alla quale bisogna provare tutti gli ordinamenti militari. Nel 1866 la provenienza pressoéc,h è unica degli ufficiali te~eschi, no~ impedì che la cooper1:1,zione tra le du e armi più importanti nella battaglia, fanteria ed artiglieria fosse imperfetta assai; nell'esercito austriaco invece l'acco~do fu migliore, sebbene qualche eccezione nella provenienza unic a vi fosse. . Nel 1870 l'esercito tedesco dimostrò un affiatamento perfetto fra tutte le armi e specie fra le due già menzionate, mentre esso mancò nell'esercito francese. Però molte e molte cose mancarono in quella guerra disgraziata ai Francesi, }'.erchè la deficienza ~i cooperazione si possa imputare con sicurezza alla pluralità delle scuole militari. Nell'ultima grande guerra dell' Estrem-o Oriente i"'Giapponesi (scuola veramente unica) diedero prova di un a~cordo intimo, perfetto, immancabile tra artiO'lieri e fanti con mirabili risultati. I Russi perdettero e la loro condizione si ' nel 1870: è mancata puo' paragonare à quella dei Francesi la cooperazione tra le due armi od è stata scarsa? Non si può rispondere con esattezza, assai incerti essendo ancora i dati che si posseggono. Ad ogni ~odo anch'essi avevano la scuola pressochè unica. Ser:ubra perciò. che si_ possa asserire che la cooperazione p_erfetta del~e vane armi sul campo di battaglia non sia fun z10ne esclusivamente della provenienza unica deO'li ufficiali ma che anche altri fattori vi contribuiscano al.P infuori di essa, i quali ~n parte la co_mplet~no e la rafforzano, in parte possono so..stitmrla. Infatti crediamo di poter affermare che in Africa gli ufficiali nostri di fanteria e di artiglieria hanno sempre :agit? in pieno accord~ nei vari combattimenti prestand_os1 remprocamen;e aiuto e sostegno. . , . · Chi per ra~ioni p~ofessionali ha campo di trovarsi in mezz o a truppe vane nelle manovre annuali, osserva un fenomeno costante. Nei primi momenti, nei primi giorni, una certa diffidenza regna tra gli ufficiali delle diverse armi diffidenza. che dà luogo ad un distacco fra loro; poi, a poco' a po~o nel _
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contatto continuo ed indispensabile dei disagi comuni, nell'ammirarsi - diciamolo pure - a vicenda durante lo svolgersi d.elle esercitazioni, nelle necessità varie di prestarsi aiuto in tante circostanze, il ghiaccio si fonde, la diffidenza si dissipa, -e nasce la confidenza calda, la stima alta, e si sviluppa il cameratismo rigogiioso, che produce l'accordo intimo sul cainpo di battaglia. A me pare quindi che anche senza scuola unica si possa ottenere tale accordo e che soltanto COD; essa, oggi in Italia, allo stato degli atti - per dirlo in linguaggio forense non ci si riuscirà. Infatti la provenienza unica degli ufficiali di fanteria .e di cavalleria impedisce forse che vi sia un distacco notevole frà di loro ? * **
La scuola unica per tutti gli ufficiali com battenti si vuole · istituita per due ragioni: 1 ° per assicurare la cooperazione tattica sul campo di battaglia; 2° per elevare la fanteria nell'esercito e nel paese rimediando alla depressione morale che indubbiamente pesa sull'arma principale. · Ho già accennato che, a parer mio, non si possa asserire che l'accordo tattico perfetto sia conseguenza necessaria della scuola unica, od anche che soltanto la scuola unica sia capace di produrre tale effetto; ma che in altra maniera sia possi~ bile giungere allo stesso risultato o per lo meno che altri fattori debbano unirsi a quello da molti ritenuto il solo efficace per avere la voluta conseguenza. . Oc.corre ora che io esca dall'indeterminato e che premsi il mio concetto. Dagli esempi indicati in modo del tutto sommario delle maggiori guerre combattutesi negli ultimi 40 anni, emerge abbastanza chia:ramente che non si può attribuire esclusivamente al sistema tenuto nel reclutamento degli ufficiali la mancanza o meno della cooperazione tattica tra le varie armi. Esaminando più -addentro quelle guerre si vedrebbe che negli eserciti, nei quali l'accordo fece difetto,, era ~a1:cata in tempo di pace l' istruzio:ue di insieme dell e armi diverse, era stato trascurato di far conoscere agli ufficiali, i quali dovevano assumere comanJi elevati, l'essenza, le caratteristiche, le -necessita ed i modi d'impiego delle armi diverse da quelle che non erano la propria; in quegli esericti avevano ancora vigore concetti antiquati circa l'impiego delle varie armi, concetti non più rispondenti alle moçlificate condizioni dei mezzi ad esse dati per iì combattimento. Così avvenne per i Prussiani nel 1866, per i Francesi nel 1870 e, citando
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un'altra guerra importante sebbene svoltasi in condizioni specialissime, per gl' Inglesi nel Transwaal. Allorchè sulle dolorose es~erienze_ subite_ s! rifece - per così dire - ~resso qualcuno d1 quegli eserc1t1 tutta l' istrnzione tattica ci{ca l' imp~ego delle tre ~rmi, ccme a vverme in · Ge1·mania, i risultati furono ben diversi. Mì pare che noi:i possa negarsi che, fermo restando il sistema di reclutamento deglì ufficiali, lo stesso esercito abbia · ottenuta oppur no la cooperazione tattica fra le varie armi in dipendenza di altri elementi a quel sistema del tutto estranei. . Sembra perciò.lecito di poter concludere che la voluta ri~orm_a della scuola unica non sia indispensabile per ottenere 11 pnmo degli scopi voluti :. l' accordo tattico delle tre armi in genere e della fanteria e dell'artiglieria in particolare. . Ma come arrivare a questa mèta .se effettivamente oggi s1 deplora la mancanza di tale accordo rivelatasi nelle esercitazioni annuali grandi e piccole? I mezzi 1~ h~nn? indicati molti anche fra coloro che pro1 pugnano 1 1strtuz10ne della scuola unica, ed a me non resta eh~ ripeterli e metterli un po' più in luce ..· E sopratutto necessario che gli ufficiali delle varie armi ~i con_os_cano fra di loro vivendo insieme quanto più a lungo e poss1b1le e che contemporaneamente quelli di un'arma abbiano modo di apprendere le caratteristiche delle altre dì 7 pe°:etrare nell'intima essenza di esse; occorre d~nque che per,1 0dicamente ufficjali di un'arma siano destinati a prestar servizio ~elle altre armi per un tempo abbastanza lungo, che c~mpre~d~, c?,m_e facilmente si può intendere, il per iodo delle 1struz10m prn importanti. A mio parere, l' invio di ufficiali a far serv1z10 in arma diversa dalla propria dovrebbe avvenire due volte nella carrier~: da tenente e -da uffic_i~le sup~~iore prima della promoz10ne .a colonnel.lo. La pnma volta quella permanenza in un reggimento di altra arma servirà più per la creazione del cameratismo fra tutti gli ufficiali, piuttosto che alla conoscenza ,tecnica; ma naturalmente questa non sarà esclusa anzi si può dire cha l'una e l'altra si compenetrerani10. pe1~ò. certo. che in età giovanile i legami di affetto sono più rac1h a ~trmgersi e diventano saldissimi: perci9 vorrei che 1 tenenti stessero in reggimenti di altra arma non· meno di sei mesi. I piccoli ostacoli relativi al cavallo e simili non debbono impedire l'attuazione di un provvedimento di ta11 ta utilità, come bene osserva il collega Badoglio nella· Nuova Rivista dì f ahterìa.
Jt
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Gli ufficiali, i quali hanno seguito i corRi della scuola di · guerra, sanno quali benefici effetti dà il sistema da me ora indicato e . che è tenuto per gli _alliev·i di quell'istituto superiore: q·u ante prevenzioni sciocche sono distrutte, quanti legami di fraterno cameratismo si annodano vigorosamente! Il secondo periodo di permanenza di ufficiali di un'arma in reggi.::nenti di un'altra, ho detto che dovrebbe essere scelto prima che un Lifficiale superiore raggiunga il grado di colonneHo. Questo secondo . periodo servirà sopra tutto all' istruzione tecnica dell'ufficiale, che presto avrà una posizione, nella quale assai facilmente potrà trovarsi al comando di riparti delle tre armi. Non sarà perciò necessario che sia molto lungo, essendo invece sufficiente che l' ufficiale superiore prenda parte alle esercitazioni più iniportanti dell'a~no per quella tale arma, come àd esempio per l'artiglieria la scuola di tiro e le manovre ann.uali . Ogni cura dovrà essere rivolta perchè l' uffi~iale, i.n quel periodo di tempo, possa rendersi -e satto e chiaro conto dell'essenza dell'arma, delle sue caratteristiche e delle sue esigenze tattiche. :M:a non basterà questo provvedim nto, che mi auguro non tardi - ad essere adottato nel · nostro esercito. Occorrerà pure che nelle esercitazioni con le ' truppe e nelle manovre sulla -carta .e coi quadri si abbia maggior cura, assai maggiore 'di quella che ora non si dimostri, a sviscerare tutte le questioni inerenti all'impiego delle tre armi riunite. Questo -compito sp~tta ai generali. Pertanto nelle manovre di ogni genere i direttori dovFann.o svolgere ed approfondire i problemi inerenti alla cooperazione tattica delle tre armi, approfittando della conferenza finale o ai altre occasioni favorevoli come capiterà du·rante la svolgimento di manovre sulla carta e coi quadri. Essi direttori dovranno esigere dai capi partito che nell'impiego delle armi tengano presenti le peculiari esigenze di ciascuna per ottenere 1'armori:ia dell' insieme. Oggi ciò accade di rado perchè, dato il' sistema attuale di istruz~one degli ufficiali, il comandante di un' unità composta di d·u e o tre armi è portato a~ occupar si quasi ,esc~usivamente in manovra dell'arma, nella quale ha sempre VIS· suto lasciando alle altre una eccessiva e dannosa libertà. , . 1 Or dunque per questo primo punto -- assicurare · a cooperazione tattica sul campo di battaglia - credo di potere arrestarmi concludendo che ,non è indispensabile la scuola unica, che , essa da sola non è c_a pace di produrre Fe:ffetto voluto, ch'.e altrimenti si possa avere questo, e che in ogni modo queste a ltre maniere, questi altriJ'attori occorrano indubbiamente anche esistendo la scuola unica.
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Ma la scuola unica si vuole anche pe-r altra ragione, anzi i fautori di essa è_ ~recisamente per quest'altra ragione. xhe la propugnano, c10e per l'elevaz10ne della fanteria; e se io ho parlato prima di un altro scopo cui mirare con la desiderata riforma non è certamente perchè att.ribuisca minore importanza ad una questione, la quale sta a cuore non soltanto degli t1fficiali di fanteria, ma di t.u tti coloro che si interessano alle sorti del nostro esercito, cioè di tutti coloro che hanno il culto della patria ed alte le idealità sull'avvenire di essa. Ciò è dimostrato dalla parte che ufficiali di altre armi prendono nella discussion·e del problema relativo alla fanteria con uno spirito di equanimità e di cameratismo, che n on può a meno di produrre i più benefici effetti. E certamente, se Fadozione dell~ scuola un,ica portasse con sicurezza all'elevazione morale della fanteria, non si dovrebbe tardare un solo istante ad applicare la i~vocata riforma, giacchè è di incalcolabile importanza per l'esercito che l'arma di fanteria i: posta in altissimo concetto presso l'esercito stesso e presso la nazione, che ciascun componente di essa senta l'orgoglio di appartenervi. Posso anche affermare che non sono secondo a nessun altro nel desiderio di · vedere presto rialzate le sorti di quest'arma, alla quale mi vanto di appartenere, nella quale vorrei sentire perenne l' aleggiare delle più alte idealità, ascoltare il fremito di una vita rigogliosa. e per la quale bramerei constatare in tutti i membri di essa la ferma volo·n tà di concorrere con ogni possa alla sua elevazione oggi ed a mantenerla ìn alto in alto sempre! Vorrei insomma che ciascun ufficiale di fanteria sentisse profondamente di essere parte dell' organismo· più possente e più nobile dell'esercito : più possente senza dubbio perchè essa soltanto, la fanteria, vince le battaglie; più nobile pur senza dubltio alcuno perchè essa da sola offrein olocausto sull'altare . della patria un numero di vittim e dieci volte maggiore di tutte le altre armi riunite! E questo profondo sentimento dovrebbe ispirare negli ufficiali una somma di doveri più alti e più gravi di quelli che l;l.On incombano sui colleghi di altre armi, per adempire ai quali nessun sacrifizio dovrebbe sembrar penoso, nessuna fatica dura e pesante! Pensino sempre gli ufficiali di fanteria che essi soli sono conduttori di uomini alla battaglia cioè al1' estremo sacrifizio ! Ma per?hè tanto amore ho per l'arma mia, perchè tanto a cuore m1 sta la sua elevazione morale, io combatto oggi -
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per ragioni di opportunità l'ho premesso - l'adozione della scuola unica. . Lo stato - dirò così - psicologico attuale nell'esercito e nel paese rispetto alla consider~zione 1:e~la _qual_e son? tenute le varie armi (escludendo 1 carabinieri ed i corpi amministrativi e sànitari) è il seguente: dotta e. b~illante l'artiglieria, dotto .ma modes~o \1 ge~1io, brillan_t1ssim_a ma ~o~ troppo ::;apiente la cavalleria, assai modesta m doti esteriori ed intellettuali la fanteria. . In tale stato di cose supponiamo di creare da oggi a domani la scuola unica. Indubbiamente accadrà che i più ricchi aspireranno alla cavalleria, i più intelligenti e _studi?si, p.ure i~ _discr~te co:ndi zioni di fortuna all'artiglieria, gli altri pure.mtelhgent1 e e studiosi ma di temperamento più calmo o magari alq_ua.nto nemici del cavallo 1 al genio, e gli altri ..... alla fanteria. Sono cosi certo che le cose andrebbero in tal mo~o, c_he · nessuna dissertazione poetica in r,ontrario pot_rebbe r:u~cne a persuadermi di esser_e in er~ore: . Ed_ infatti e_sammiam_o quello che succede nei collegi m1h~an, che possiamo considerare come scuola unica prepa,ratona. . I migliori allievi aspirano all'accademia, qualcuno_ all~ scuola di Modena per la cavalleria e i meno intelligenti od : più pigri alla stessa scuola per la fanteria. I co~an_danti dei collegi / i professori, gli stessi ufficiali di fanteria_ (i~cre: dibile ma vero!) sorreggono il sistema coi loro consig~i, coi loro incitamenti. Molti allievi, che pur dotati di .bella intelligenza ma di non molta volontà di studiare .aspir~n_o tra~~ quillamente a Modena, si sentono ripetere su! t_utt1 ~ tom · « Non si vergogna, lei così intelligente di aspna~e m ~an« teria? \ Dato questo stato, che ho c~iamato ~Js1colowco, come si può sperare che la scuola_ unica dia gh .eff~tti vo: luti? Si ripeteranno nella scuola di rec~ut~~en~o gh ~tessi sistemi che ora si verificano nei collegi m1ht.an, ~d evidentemente ne verrà una nuova depressione, e magg10re forse dell'attuale, per la fanteria. Infatti, attualmente, è lecit_o sostenere che a Modena, per lo meno d:dl'ele~ento proveme13:te dalle scuòle civili (liceo od istit uto tecmco), entrano g10vani tanto valenti quanto quelli che_ sono a~messi a ~orino, sia pure con qualche conoscenz_a d1 _meno_m_ fa~to d1 ~atematica· le deficienze intellettuali degli ufficiali d1 fanteria se ve rie sono - restano per dir così in famiglia, :perchè conosciute soltanto dai colleghi di corso dell'arma stessa. Quando invece la swola unica avrà trionfat? e si ':erificherà il fenomeno da me ritenuto certo, qu~lle tali deficienze vere
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o presunte saranno note _in tutte le armi, anzi, peggio ancora, si verrà a stabilire un principio, e cioè che i migliori <lella scuola vanno assegnati all'artiglieria ed al genio, i più denarosi alla cavalleria ed i poveri diavoli per ingegno e per quattrini alla fanteria. · Sarebbe davvero un mirabile risultato ottenuto con'l'in-v'ocata riforma! Ed allora? Allora si deve riconoscere ehe l'adozione della scuola unica presso di noi non è ancora matura, che prima si deve formare l'ambiente opportuno, nel quale essa possa prosperaì·e e dare i fmtti benefici, che si vogliono cogliere. Come preparare la formazione dell'ambiente, cioè come venire all'elevazione morale della fanteria nell'esercito e nel paese indipendentemente dal sistema delle scuole di reclut~mento degli ufficiali sì da fare ascrivere a titolo di merito e di <more l'appartenere a quell'arma a preferenza che alle altre? Cerchiamo di studiarlo. · A mio parere due ordini di provvedimenti dovùbberO servire allo scopo: uno interno alla fanteria stessa, l'altro -esterno ad essa. . Intendo, cioè, che non poche riforme nella costituzione e nel modo di essere dell! arma potranno servire alla desiderata sua elevazione, · - e sarebbero appartenenti all'ordine interno ; altre riforme ed altre provvidenze in altri organismi militari condµrrebbero indirettamente alla stessa meta - e sarebbero quelle di ordine esterno. Nessun'altra arma come la fanteria ha ufficiali di due provenienze e di due cul'ture : quelli dati dagli allievi · della scuola di Modena forniti di licenza liceale o della sezione fisico-matematica dell' istitut~ tecnico, quelli dati dài sottuffiDiali dei corpi, i quali vengono ammessi ad un corso0 speci"ale a Modena in seguito ad un esame certamente non difficile .ed i quali, anche· aHa scuola, seguono un programma divers~ da quello seguito ~ai gio.vani provenienti dalle scuole civili ,e dai collegi militari. Questa duplice categoria nuoce moltissimo alla fanteria . abbassando considerevolmente il livello medio intellettuale' ,e di cultura dell'arma, creando ad essa uno stato di inferioTità grave rispetto alle altre, nelle quali -non soltanto il numero degli ufficiali provenienti dai sottufficiali è molto minore in proporzione, ma ad essi è fatta nella quasi totalità una posizione speciale e sono dat,e speciali mans'i oni. Or dunque è urgente togliere questa. causa di depressione. Si · può essere certi che un gran benefizio ne verrà alla fanteria, poichè oggi si può con molta apparenza di.lpgica ra-
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gionare così. « È vero che a_gli ~ll_iev_i, i quali aspi:a~o ~11~ carriera di ufficiali di fantena, s1 nchiedono elevati titoli d1 studio; ma è pur vero che senza tali titoli vi sono moltissimi uf-fìciali nell'arma ,, . . « Dunque ·quegli studi, Chuella cultura non sono n~ces_s~n;. • dunque la fante"'r ia è campo buono per tutte le med1o cnta >. Ed infatti così si ragiona ! . . . Io mi guardo bene dal volere l'esclusio~e ~e1 sot_tuffic1a,h dalle scuole militari; ma pretendo che e~s1 v1 ent~mo_ a pa: rità di condizioni di cultura coi giovam bor~hes1, giacche aspirano alle stesse funzioni ed alla stessa carnera. , . . Tolta l'attuale disparità, nel ,trattam~nto ~er 1 ~mm1ssione alla scuola e per i corsi da sflgmre, s1 verra a togliere una prima e grave ca-usa di depressione della fanteria. E veniamo alla seconda. . .. Occorre .riformare i programmi ed i metodi d1 msegnamento della scuola militare ed accrescere - trasformandola - l'importanza della scuola ~i tiro di ~arma. . Poichè a Modena dov1;ebbero entr;are esclus~vame_nte g:ovani muniti di°licenza liceale o di istituto t~cmc_o, l'_msegnamenLo là dovrebbe assu·m ere carattere · uni vers1tar10 ed essere impartito da docenti in_sign~. . . . . li Nessun/i. ripetizione inutile d1 d1sc1plme, delle quali g allievi debbono essere, padroni, e che spesso, oltre alla: perdita di te1~1po, producono · danno intellettuale per la po· chezza dei professori. . . . . . . . 'Resterebbero così da impartue gli msegnamenti mihtan ed altri che nelle precedenti scuole non trovan~ l~ogo e che· pur se;vono agli ufficiali : così le scienze sociali, . la peda· gogia lingue estere. . . . . . . 1\/Ia' da chi fare impartire tali insegnament:_? Quelli 1:11 1_1~ tari propriamente detti debbono essere affidati a~ ufficiali , ciò non può esser dubbio. Resta a vedere ?ome si de~e procedere nella scelta di essi. Attualmente s1 usa bandue un concorso fra hfficiali superiori o capitlf').i, concorso non _molto arduo; ma che ad ogni modo segna un progresso sul s1Stema
, ·
precedente. . . L' ufficiale vincitore è nonpnato pro~esso~e ti~ola~e,_va a. Modena e, naturalmente, · tranne ~cce~10nah att1tuchm, tra~ scorre il primo anno in un lavoro dr onentame~to per cr earsi un metodo ed impadronirsi bene della _materia. Il secondo· anno· è più sicuro in sella; alla fine d~ quest~ - se~pre ndo l' ingegno e l'attitudine non gh manchmo -, e un qua . . . 1· , te docente formato, sicchè negli anm suecess1v~ eg 1 e veramen
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utile per la -scuola_ ed in grado di produrre ottimi allievi. Allorchè la sua capacità didattica si è afferma,ta; allorchè egli è diventato idoneo a formare una scuola, ecco che lo si toglie dall'insegnamento _e si me_tte al suo posto un 1;J,ltro, il quale deve ripetere la stessa via esperimenta~do lo s~ sso tirocinio. È sistema razionale questo? E non sarebbe invece di immenso giovamento all'esercito che il docente militare, rivelatosi od affermatosi ottimo, fosse conservato indefinitivamente alla scuola? Che importa se egli è maggiore' o colonnello? L'attuale sistema ha fatto sì che oggi, dopo quasi 50 anni di scuola militare per la fanteria italiana, non abbiamo una dottrina. Non si può certo creare la dottrina con un succedersi rapido e continuo di docenti ! Per gli insegnamenti non militari si dovrebbero scegliere professori di uni versita, i quali fossero in grado di dare un'impronta elevata alle loro lezioni, come richiedono le . qualità, degli allievi e la dignità della scuola. Non vi può essere dubbio che la cultura media degli ufficiali verrà ad elevarsi, che la loro mentalità sarà più aperta · e geniale e che per èonseguenza l'arma alla quale essi appartengono ne guadagnerà anche nella considerazione nazionale. · È certo che lo storico collegio dell'Airnunziatella a Napoli ha prodotto ufficiali insigni, corr{e ben difficilmente possiai:;no riscontrare da altre provenienze. · Nunziante,i Mezzacapo, Cosenz, ·P rimerano ed altri valentissimi sono tutti allievi di quel collegio, n el quale per l'insegnamento vigevano i sistemi da me propugnati: professori abilissimi, i migliori che poteva dare il regno delle Due Sicilie, e lunga permanenza di essi nell'insegnamento. Seguiamo quello storico esempio e ne avremo ottimi risultati.. Beninteso che ugual sistema si dovrebbe adottare per l'Accademia militare, poichè noi desideriamo che tutti gli ufficiali di qualsiasi arma sieno allo stesso livello di cultura. La scuola centrale di tiro a Parma; così com'~ attualmente, non serve che a tenere qualche tempo di·più lontani dai reggimenti i giovani sottotenenti; ma non produce .nessun aumento di cultura sia generale che professionale in essi. In genere non si fa che ripetere le materie di Modenn, con qualche applicazione pratica di più. E dico subito che le applicazioni pratiche sono in gran parte difettose per il sistema che si segue in esse e per l'indole dei mezzi che si. adoperano.
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Quell'1 scuola non è più una vera scuola di t_iro e n?n è anco'ra una scuola di applicazione: è un orgamsmo difettoso, mal proporzionato nelle sue membra e che perciò funziona male. _ Fra i sostenitori della scuola unica parecchi vorrebbero: una scmila unica di reclutamento, tante scuole di applicazione quant,e sono le armi. ' .. Ebbene io - vedi oontradd1z1one desidererei tutto il contrario 1 e cioè: scuole diverse di reclutament?, un corso di perfez ionamento nell'~qui~azione per le ar~i_ a cava11?, una scuola unica di apphcaz10ne o centrale d1 tiro, che dir si voglia; per tutte e tre le _armi. . . . Ho già det.be le ragiom che m1 fanno sch1_e~are fra gl~ oppositori della scuola unìc~ di re_clut~mento; diro ora perche propugno la scuola unica d1 apphcaz1on~. . . . . . Se noi, dopo i corsi della scuola umca, d1v1~ess1mo_ ?h ufficiali delle varie armi e lì mandassimo a segmre ~ltr_1 segnamenti in altre scuole, verremmo ad al_lonta~arh_gh un~ dagli altri, e ~e, per poco, nella scuola d1 a pph?~z1one d1 artiglieria e genio si insE!gnasse _qualch~ cosa d1 prn che non in quella di fanteria sia pur d1 materia che nessuna relazione ha con ciò eh~ l'ufficiale sarà chiamato a fare nella carriera rimarrebbe la convinzione e la persuasi?n~ nell'esercito 'e nella nazione che gli ufficiali. di artigl:eria e del genio sono dotti e quelli di fanteria.: ... 11 -c~nt~ano., . . , A ,me pare che in tutte 1~ ma~ifestaz10m dell att~v1ta umana si comincia dal semplice e si va al complesso, 81 CO· struisce pri~a la parte .e poi si mette ~ssi~me i~ tu~to; .fare diversamente è mettere il carro davanti a1 _buoi. Sicche, s~ noi vorremo nella· scuola di reclutamento msegnare a tutti gli allievi ii modo di div~ntare ~gualmente be~e fa1:te ~ cavalliere od artigliere, e poi nelle drverse scuole d1 _a p phcaz10ne far dimenticare od almeno passare in seconda lmea al fante la parte dell 'artigliere, e così via di ~eguito, per aff~rmarlo soltanto in quelle discipline chi;\ lo riguarr ano p~rche fante! faremo precisamente quell'atto _:_ che ora ho citato - d1 mettere il ,carro davanti ai buo~. . . Ma se noi invece avremo formato a- Moden,a dei fanti, a Pinerolo dei cavalieri, a Torino degli artiglieri _e _dei pionieri (chiamiamoli così con parola esotica), e ·po: h avremo m essi insieme perchè imparino a conoscersi ~cam?10v?l1:1ente e ad armonizzare i loro sforzi, le loro vane att1tud1m, per cr e~re quel tale fE'J).omeno della cooperazìone ~attic~ c~e h~ per effetto la vittoria _con la minor -~~mm~ d1 sapn~~1,_ ~1 pare qhe avrem~ segmto processo pm razionale e pm g101. vevo.e.
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E questa unica scuola ,di applicazione servirà anche mirabilmente a produrre l'affiatamento, il cameratismo fra ufficiali di tutte le armi, poichè l'artigliere riscontrerà n el fante e questi in quallo la stessa elevatezza di cultura sia pure .con manifestazioni alquanto di verse. Il ritorno per~dico in armi diverse, già detto, manterrà i legami. La scuola, che io propugno, dovrebbe sorgere presso una grande guarnigione in modo che non facciano difetto le truppe necessarie alle applicazioni degli ufficiali allievi, e dovrebbe essere ben dotata di tutti i mezzi per perfezionare le cognizioni professionali di essi. . Siccome gli insegnamenti dovrebbero avere carattere applicativo, cioè pratico, i docenti dovrebbero essere scelti con criteri diversi da quelli adottati per le scuole di reclutamento; cioè si dovrebbero mandare a q nella scuola ufficiali eminenti per qualità pratiche, tattici di valore, uomini di alta capacità tecnica bene addentro nelle questioni riflettenti l'impit:lgo delle tre armi. E perciò i professori - se così potrànno chiamarsi - si cambierebbero , con qualche frequenza. 1
* ** · Altra causa di depressione per la fanteria è che quest'arma deve accogliere tutto ciò che non fa parte delle altre t re o di corpi ben determinati. Così all'arma di fanteria appartengono i distretti, che servono a tutto · l'esercito, gli ufficiali delle fortezz~ i quali provengono tutti dall'artiglieria e dal genio, e, quel che è male peggiore, le compugnie di d'isciplina e gli stabilimenti militari di pena, sebbene tutte le · a,rmi danno il proprio contingente di cattivi soggetti. Ora è lecito continuare ad appiccicare alla fanteria tutti questi membri che con essa non hanno niente da vedere più che non l'abbiano con le altre armi? Perchè non si mettono gli stabilimenti militari di pena a far parte dell'artiglieria o della cavalleria? L'arma di fanteria deve comprendere soltanto i comandi ed i corpi di fanteria, cìoè i comandi di brigata, i granatieri, i 94 reggimenti di linea, i 12 di bersaglieri, i 7' di alpini coi relativi ispettore e comandi di gruppo, e basta! Distretti, ufficiali delle fortezze, stabilimenti di pena sieno cose a sè ben distinte e separate ed il personale che appartiene ad essi abbia uniforme e caratteristiµhe tali da non potersi confondere nè col personale dell'arma di fanteria nè con quello di qualsiasi altra arma. La riforma che io propongo nell'ordinamento non è di quelle che esigono grandi spese e ponderosi studii: è rn-
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vece modesta e piana ma di effetti benefici considerevoli per il morale della cosidetta regina delle battaglie, ora spogliata da qualsiasi manto regale. · · Così come nell'arma di fanteria si comprendono organismi estranei ad essa, sui fanti si caricano ogni sorta di servizi, moltissimi dei quali• nulla hanno da vedere con le funzioni .di combattente a piedi ç,rmato di fucile. Di detti servizi parte sono per esigenze militari, parte pe.r e~igenz~ di ord~ne o di sicurezza pubblic.a. Non parlo d1 picchetti armati per l'ordine pubblico, poichè fino ad un certo punto si comprende che la fanteria, in maggior misura, e, s_nbito dopo, la cavalleria sieno le armi che si possono e si debbono utilizzare. Ma ho detto « fino ad un certo punto » perchè intendo alludere all'abuso che le autorità politiche fanno delle truppe per i servizi di pubblica sicurezza, trasformando a poco a poco in guardie di città ed in carabinieri i soldati. A qu~sto male pensi l'autorità centrale e vi rimedi provvedendo ad un congruo aumento dalle prime e dei secondi. Ma, lasciando pur da parte quest'argomento, io mi domando se è necessario e se è gioveyole al morale della fant ei:ia che questa fornisca tutti :i piantoni, tutti gli attendenti (salvo che agli ufficiali dei reggimenti di altre armi e con qualche altra eccezione), che essa di a gente dappertutto : neD'li ospedali ad aiutare gl{ infermieri, nei magazzini delle su:sistenze a far da panattiere o da macellaio, in una quantità di uffici a scopare le stanze od a portare delle carte ecc. Eppure noi ogni anno mandiamo a ,casa una quantit~ considerevole di giovani, i quali non sono idonei a fare 11 ~ol~ dato armato il vero combattente; ma che sar~bbero ott1m1 , ' . piantoni, eccellenti attendenti, abilissimi infermieri o panattieri e simili. Ohe forse gli. nomini alti metri 1,52 non lavorano alle loro case e non producono? E così pure quelli che magari hanno una leggiera ~eviazione della colonna vertebrale oppure qualche altro piccolo difetto che sarà incompatibile col servizio colle armi; ma ' .. .? compatibilissimo con tanti servizi senza arm.1. . E noi, togliendo alla .fanteria il peso ed 11 danno d1 fornire tanti elementi per funzioni assai lontane da quelle del combattente mentre manterremo più numerose le compagnie con va~taggio dell'istruzione, eleveremò il morale del~ l'arma, poichè tutti i componenti di essa sarebbe~o J?ersuas1 di essere esclusivamente e completamente guernen e non più considerati come ..... una bonne à tout faire. Un altro peso che si potrebbe agevolmente togliere ~lla fanteria od almeno alleggerire di molto è quello del servizio territoriale sempre COf vantaggio morale. 33 -
ANNO LIV,
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E mi pare che sia tempo di finirla coi provvedimeii'ti interni all'arma per preparare l'ambiente nel quale possa prosperare la scuola unica, l 'ambiente cioè nel quale la fanteria goda estimazione per lo meno uguale e possibilmente superiore alle altre armi, sicchè ciascuno ascriva a titolo di onore lo appartenere ad essa, mentre ora - è itutile dissimularlo la gran maggioranza dei fanti si rassegna ad esser tale e fa di tutto per farselo perdonare dalla nazione, cominciando dalle imitazioni dell'uniforme di altre armi.
Allora soltanto il livello intellettuale delle varie armi sarà lo stesso; ed ugualmente elevato sarà il livello morale, quando la fanteria sarà messa nelle stesse condizioni di vita d elle sorelle, quando Cioè tutti i provvedimenti da me enumerati avranno avuta piena attuazione. Ed allora soltanto la fanteria, non più éenerentola, ma vera regina, vedrà accorrere orgogliosi i figli della patria nelle sue file, e sulla sua fronte splenderà da tuttj ammirata la fulgida corona di gloria e di sacrifizio a buon dritto acquistata con larghissima effusione del più nobile sangue sui campi di battaglia. Venga pure allora la scuola unica e sarà benefica·' oo-gi no , _ b perc~è nuova depressione segnerebbe per l'arma nosti'a, che vogliamo elevare!
** * Qualche parola aggiungerò ancora su di un provvedimento estraneo alla fanteria ; ,,ma che avrebbe anch'esso indubbiamente effetto vantaggioso per l'elevazione morale di quest'arma: intendo parlare della separazione della carriera combattente da quella tecnica nell'artiglieria e nel genio. Oggi l'unione delle due carriere costringe ad impartire agli allievi dell'accademia militare un cumulo di insegnamenti , i quali, sebbene nulla abbiano d!t vedere con le necessità dell 'impiego dell'artiglieria e delle truppe del genio, fanno 1-itenere che gli ufficiali di queste àrmi sieno dotti e che naturalmente quelli di fanteria, che non hanno apprese quelle d'iscipline, non lo sieno. Negli ufficiali stessi di artiglieria. e del genio, specialmente nei giovani, si fa strada e si radica la convinzione che essi sono qualche cosa di più dei colleghi di altre armi; e da qui il conseguente distacco, che nuo0e al cameratismo ed anr:ihe alla cooperazione ~attica. Allorchè, invece, dall'accademia di Torino usciranno soltanto ufficiali che sapranno impiegare bene il cannone, come da Modena quelli che sapranno impiegare bene uomini armati di -fucile, senza che nè gli uni nè gli altri sieno obbligati a saper costruire il fucile od il cannone o i carri e simili cose, e che per conseguenza gli insegnamenti di Torino saranno assai simili a quelli di Modena, ma sempre molto elevati, e che BPi tutti si riuniranno in quella tale scuola unica di applicazione e di tiro, allorchè si avrà ciò, a poco a poco nell'opinione pubbHca dell'esercito e della nazione si farà strada la convinzione che fanti e cavalieri ed artiglieri hanno 'ufficiali ugualmente istruiti senza che vi sieno dotti e non dotti. I tecnici, i costruttori di cannoni e di fucili, di carri e di areoplani e di dirigibili o di casermé o di forti, 'verranno da altre scuole, saranno reclutati con altri metodi e saranno ben distinti dai combattenti.
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FRANCESCO TrnY capitano dei ber saglieri .
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• Poco dopo che il ministro della guerra Pedotti nel 1905, con criteri moderni, ispirati alle necessità ' del momento, proclamava l'opportu~ità d'iniziar e · uno spe~iale in_se~~amento di etica civile nell'esercito, .sorsero, coI medesim1 mt endimenti, nel 1906, auspice il ministro Majnoni, le sale.di ritrovo per la truppa nei corpi dell'esercito. L 'idea della isti t uzione di queste sale di ritrovo per caporali e soldati l'aveva veramente ~v~t_a S. ~-. R. il ~uca d'Aosta, allorchè egli comandava la d1v1s10ne m1htare d1 Torino allo scopo di offrire ai m ilitari che, specialmente du-· rant~ la libera uscita, si trattengono in quartiere, il modo di .passare il tempo dedicandosi à qualche utile e piacevole· . occupazione. Ed il ministro Majnoni, apprezzando l'utilità di quest a istituzione, la estese a tutti i corpi dell'esercito, fornendo loro i primi mezzi occorrenti per l'impianto dellesale di ritrovo per la truppa, e dichiarando lo scopo morale educativo al quale queste dovevano tendere, cioè quello di concorrere a dare al soldato una educazione in armonia alle esigenze dei tempi. ,Che queste sale di ritrov:o costituiscano invero un efficacemezzo di educazione per la truppa, se sono bene organizzate e ben dirette, nessuno può mettere in dubbio. Infatti, offrendo esse il modo ai soldati di riunirsi in locali puliti, bene arieggiati, scaldati ed illuminati, provvisti di r tutto l'occorrente per leggere, scrivere e divertirsi con giuochi leciti ed istruttivi, elevano lo spirito di questi giovani, sviluppando in loro il sentimento della dignità personale. In queste sale di ritrovo - o ricreatori - dove i giovani si sentono padroni e liberi, come in casa propria, con tutto l'arredamento affidato alle loro cure ed alla loro educazione, germoglia spontaneamente il concetto di liber.t à congiunto a responsabiliti: Concetto indispensabile in un paese a reggimento costitÙzionale, dove la più ampia libertà dei cittadini deve connaturarsi col più scrupoloso rispetto alle leggi ed alle istituzioni nazionali. Il trovarsi riuniti in queste sale, dove possono scambiarsi liberamente pensieri ed affetti, ricordi di giovinezza e di paese nativo racconti di avventure e d'interessi di famiglia,. di gioie e di dolori, favorisce lo spi~ito di fratellanza e di cameratismo, fecondo di bene in pace ed in guerra.
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Prescindendo quindi dalle conferenze, letture, ed insegnamento diretto che in questi ricreatori si possono dare alla truppa, essi esercitano, per il fatto della loro stessa esistenza e della libera operosità concessavi ai soldati, un potere mor ale educativo che non può disconoscersi, e che· può produrre i suoi buoni frutti, perchè rappresentano una scuola di mutuo insegnamento, in cui chi sa pochino insegna a chi sa meno, e, migliorando altrui, migliora sè stesso. L e sale di ritrovo deHa truppa danno l'idea di quella accolta di operai inglesi, descritta dallo Smiles nel suo libro < Chi s'aiuta Dio l'aiuta » i quali riunivansi le sere d'inverno in uno stanzone di una città settentrionale dell'Inghilterra, per stare insieme e migliorami a vicenda, scambiandosi ciò· che sapevano. Imperfetti dapprima. e dati alla carlona i reciproci insegnamenti fra quei giovani inglesi, migliorar ono però in seguito e dettero ottimi frutti quando e ntrò affabilmente in mezzo a loro lo §3rniles per tenervi, conferenze e fare lfltture popolari. « Quei giovani progredivano nella loro vita - dice questo <: autore- lavorarono con energia e risolutezza; divenuti uo« mini, chi prese una via chi un'altra e molti di essi occu« parono uffici di fiducia e grandemente proficui». Il tema costante ed unico di quelle conferenze era la fid ucia in sè stessi ed il fare da sè (Self-help)che in italiano non possiamo tradurre se non col proverbio: < Chi s'aiuta, « Dio l'aiuta ». Così nei ricreatori per la nostra truppa : all'insegnamento mutuo) grossolano ed irnperfètto, che possono impartirsi fra di loro i soldati, deve u nirsi quello illuminato e razionale degli ufficiali, dei più aliili specialmente, i quali « conver« tendosi in veri maestri - come dice la circolare ministeriale . « del marzo 1906 - si meitono a contatto dei soldati per pe« netrare n ell'animo loro, ingentilirli, prepararli ai cimenti -<< che li attendono nella vita cittadina, cimenti che potreb« bero anche avere il loro epilogo sul campo di battaglia ». Quale dev'essere adunque il terna delle conferenze, il progr amma dell'insegnamento da impartirsi ai soldati nei ricreatori della truppa ? il Self-help degli inglesi? Lo disse g ià il Ministero « Dare al soldaj;o una educazione in armo« nia alle esigenze dei tempi » . Una delle principali esigenze odierne nel nostro paese è quella di estirpare l'analfabetismo e la ignoranza delle masse. All'esercito, che accoglie fra le sue file tanta parte del popolo, è riserbato anche l'ufficio di concorrere con la scuola, col governo, e con altre istituzioni naziona1i, al raggiungimento
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di questo scopo. Quanto alla scuola alfabetica, non f pos~ibile destinarvi le sale di ritrovo per la truppa, perchè sarebbero troppo anguste per contenere tutti gli analfabeti di un reggimento, e perchè non sarebbe possibile impartire in un unico locale un insegnamento simultaneo41 di alfabetismo ad una massa cosi numerosa _di giovani. J?er ciò la seuola elementare per gli analfabeti non può che continuare a farsi presso i corpi per compagnia, e coi mezzi che sono messi a loro disposizione dal regolamento · di amministrazione. All'elevamento della coltura intellettuale e morale della truppa invece possono contribuire, molto efficacemente le s~le d_i ritrovo, sia con. l'insegnamento diretto che s'im~artisce m esse, a base d1 conferenze e di letture in ordine ad un p,rograrnma unico e prestabilito; sia con 'un insegnamento indiretto che scaturisce dalla vista e dall'esame di carte murali, di quadri storici, di pitture, ecc. Tutto sta che i~ programm~ di ciò c~e si vuole fare apprendere alla truppa sia ben ?efimto e chiaro, e che tutt,o concorra allo svolgimento d1 esso, dalle conferenze alle biblioteche al materiale scolastico, all'arredamento; come in una scuol'a civile tutto è in correlazione ed attinente all'insegnamento che in essa · · · s1impartisce. Affinchè dunque i ricreatori della truppa nel nostro esercito possano raggiungere lo scopo per cui furono istituiti c10e quello di diradare l'ignoranza nei giovani soldati, sol~ levandone, col loro intelletto, il cuore è nece~sario cl:ie sia . ' matèrie da insetracciato nettamente il programma delle gnare , stabilito il numero ; la quantità dei libri che debbono formare il corredo delle biblioteche di caserme il ,materiale didattico, l'arredamento dei locali, il r egol~mento interno per il loro funzionamento, ecc.
Conferenze nei ricreatori. È bene distinguere nettamente l'istruzione morale che si impartisce alla truppa nelle compagnie, squadroni, batterie d[li quello che si può e si deve impartire nei ricreatori pe; mezzo· delle conferenze. . L'istruzi?ne_ m?rale è affidat~ d~i ~egolamenti ai rispett~vi comandanti d1 riparto - cap1tam specialmente - e non si possono perciò, ~è si debbono tracciare programmi, o dettare nor:11-e, al ngqardo, per non creare pastoie allo spirito ed alla mtelligenza degli ufficiali che sono direttamente responsabili di questo ramo importantissimo della educazione civile e militare della truppa ai loro ordini.
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Di fatti non v'è reggimento 1 io credo, in cui l'educazione moral e della truppa non sia lasciata completamente al criterio ed alla iniziativa dei comandanti di reparti, i quali nulla trascurano nell'adempimento di tale compito per il fine da raggiungere. Non v'.è capitano che non parli ai proprii soldati, dal loro arrivo ai corpi fino al loro congedamento, di quanto deve formare oggetto di una sana educazione civile e militare. Si dice civile e militare_inquantochè non vi può essere educazione militare senza fondamento di educazione civile. Nei ricreatori pertanto l'educazione morale della truppa deve trovare soltanto il suo complemento con lo impartire, per mezzo di conferenze, uno speciale insegnamento che . . ' nei reparti non può avere completo sviluppo per circostanze di varia natura, come la mancanza di tempo, di opportunità ecc. Vogliamo alludere all'insegnamento ~e si può chiamare « nazionale » in quanto deve tendere, come dice il Ministero, nella già citata circolare, a sradicare alcuni ·pregiudizi intorno all'ente Stato, e formare la coscienza del cittadino e del soldato italiano. Noi sappiamo quali insidie si tendono oggidì alla gioventù nostra, che viene alle armi, per sminuire la loro fede nelle istituzioni nazionali. Diradare quindi, anzi disperdere, queste insidie, deve essere il programma· delle conferenze nei ricrea tori, tenute da ufficiali, ed anche da sottufficiali, che abbiano coltura ed attitudine a svolgerle convenientemente. Ora sembra opportuno che, essendo lo scopo dei ricreatori eguale per tutti, eguali per tutti - per quanto possibile - dovrebbero esserne i risultati. E questa eguaglianza di risultati non è certamente possibile ottenere se il programma delle conferenze non è anch'esso eguale per tutti. Del resto non diversamente avviene 1:10l1e scuole civili del regno dove, a principio d'anno scolastico, sono emanati dalle autorità competenti i programmi delle materie d'insegnamento da ~~~.
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Dato lo 'scopo che si vuol raggiungere con le conferenze .nei ricreatori, temi generali per le med esime potrebbero essere, a nostro avviso, questi: Cenni sull'ordinamer,to attuale del nostro Stato; E~ementi. di economia (l~voro, risparmio, progresso agricolo, mdustnale, commerciale del nostro paese imposte ' ' ' tasse ecc.); Conferenze d'indole sociale ·(capitale, lavoro, asso~iazione cooperazione, salari, scioperi, collett~vismo ecc.); '
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Neces"Sità di una or{/anizzazione milita1·e propor~ionata alle 1·is01·se economiche dello Stato ; Storia del 1·isorgimento italiano. Programma non certamente nuovo, anzi molto ventilato dall'epoca in cui il ministro Pedotti emanò la sua famosa ' circolare della « Propaganda contro propagatda » che ebbe certamente i suoi benefici risultati, ma non tali quali si potrebbero sperare da un programma generale e ben definito per tutti i corpi dell'esercito, e da ·osservarsi scrupolosamente, fin tanto che, formatasi la coscienza del cittadino italiano nell'ambiente civile, l'esercito possa dedicarsi esclusivamente alla sua missione naturale << la difesa del ~paese». Per quanto predicato da molti, questo programma d'insegnamento etico-nazionale nell'esercito, non può veramente dirsi che abbia avuto eguale svolgimento in tutti i corpi dell'esercito, e non .sempre i ricreatori per la t ruppa sono stati finora i cenacoli di questo insegnamento. Ma, purtroppo, sono stati e sono, qualche volta, adibiti come locali per la consumazione del rancio, quali dormitori per truppe di passaggio, o depositi di materiali, che n on trovano posto _in altri arµbienti . Non è qui il caso di indagare le ragioni per cui questo inconveniente talvolta avviene; ma lo accenniamo soltanto nella fiducia che noIJ. si ripeta, per non togliere ai ricreatori della truppa quel carattere di· serietà che debbono necessariamente avere.
Un libro di lettura per il soldato italiano.
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Non meno importante, e necessario, che le eonferenie per la truppa, è un libro di lettura per il nostro soldato, in cui sia svolto, in forma scultoria, e prettamente italiana, lo speciale programma di cui abbiamo parlato. Molti ufficiali si sono attentati, con lodevole intento, alla non difficile impr esa, pubblicando, in questi ultimi tempi, libri di lettura per il soldato ; ma non si può veramente affermare che essi abbiano raggiunto lo scopo; e che un vero libro di lettura per il nostro soldato sia venu to alla luce. Scrivere per il solda~c., non è cosa tanto facile come può sembrare a tutta pnma, data la scarsa coltura e la limitata intelligenza dei ·più. E tanto più ciò riesce difficile inquantochè, più che coµ massime astratte, si deve parlare al cuore ed alla immaginazione del soldato con fatti evidenti e reali. Difficile in quanto si debbono rendere accessibili alla mente semplice, ed alla rude intelligenza del soldato, principi e teorie di scienze aride ed astruse, come sono le scienze economico-sociali.
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Benchè difficile, la compilazione di un libro moderno di lettura per il nostro soldato, non è però impossibile; e vi ha pure fra i m igliori ingegni d'Italia chi saprebbe risolvere bene il problema. Basta tentarli quest'ingegni migliori, e saperli tentare. , Bisogna far rivivere, benchè forse sotto altra forma e con diverse mod,a lità, il concorso bandito dal ministro della guerra Ricotti nel 1885, per la pubblicazione di un libro di lettnra per il soldato, e che andò fallito, non essendo stato dichiarato meritevole del premio stabilito nessuno dei manoscritti presentati dagli autori. Quando un libro .di · lettura sia stapo trovato, rispondente perfettamente ai fini della moderna coltura del nostro sol. dato, esso formi il corredo delle biblioteche di caserma, con numerosi esemplari, in modo che i soldati che sanno leggere, possano leggerlo tutti, contemporaneamente. Lo si commenti questo libro; lo si studi, se ne facciano delle letture ad alta voce per quelli che non lo sanno leggere e capire, e lo si distribuisca gratis ai soldati congedandi, nel momento -0he lasciano l'esercito, come ricordo dell'esercito e della istruzione morale stata loro impartita. Così si fa attualmente per il manualetto di agraria ctel professore Lanza, che si regala ai soldati agricoltori, e non vi è ragione che non si faccia altrettanto per tutti i sol~ati, regalando loro un libro utile ed interessante. Di questa idea è stato il comandante della scuola di guerra, .generale Porro, al congresso per le biblioteche popolari te- . nutosi a Roma nel novembre scorso, Egli ha propugnata l'idea della pubblicazione di un libro di lettura da regalare ai soldati all'atto d:el loro congedamento. Ben venga adunque questo libro ed il suo autore.
Biblioteche per .la truppa. Non conviene per ora dato il numero rilevante di anal' fabeti noi corpi, farsi troppe illusioni sull'utilità e sui .vantaggi delle biblioteche per la truppa, e non è arrischiato il dire ch'esse non rappresentano oggi se non un puro ornamento delle sale di ritrovo. Difatti, se se ne tolgono i :graduati - caporali e caporali maggiori - e pochi soldati che sono capaci di leggere abbastanza speditamente un libro, in modo da capirlo, tutti gli altri sono analfabeti o sillabanti, per i quali la biblioteca, non ha vera ragione di eesere. Certamente che, anche per decoro delle sale, e per istruzione e diletto di coloro che sanno leggere, una piccola biblioteca
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p~r .la .ti:upp~ deve essery.i in eiascun ricreatorio, ~ovvista d1 libri 11 cm contenuto sia alla .portata della coltura media· dei nostri soldati e graduati di truppa. Pochi libri, ben in. teso, ma buoni; la cui scelta non è cosa facile, come potrebbe sembrare a tutta prima, per il fatto <Jhe questi libri debbono adattarsi alla coltura limitata dei soldati ed alle loro menti semplici: · Sorte. d~ po~hissimo tempo queste biblioteche per la truppa , con la 1stituz10ne delle sale di ritrovo, non hanno potuto ancora avere quello sviluppo che dovrebbero, .e che dovranno certamente avere in avvenire. Coi mezzi finanziari abbàstanza limitati, assegnati ai corpi, nella misura d'ì circa 200 .lire all'anno, poco si poteva veramente fare per l'incremento delle biblioteche, dovendo con mezzi così scarsi i ' ' corpi. provvedere anche alla sistemazione dei locali,. all'arredamento, al riscaldamento, alla illuminazione ecc. Quindi le biblioteche per la truppa hanno finora potuto contare solamente .s ullo scarso contributo di offerte di lib'ri fatte ~agl~ ~fficiali - libri talvolta ing~mbranti e quasi sempre mutili - e su pochissimi acquisti fatti dal commercio. · Or non è molto - ,si può dire in q nesti ultimi giorni si ~ costituito iii. Torino un consorzio per le bibliotechine gratuite, il quale con lodevole iniziativa, ha compiuto una .p rima distribuzione di~tali biblioteche ad uso delle sale di ritrovo della truppa, in alcuni reggimenti del 1° corpo d'armata che n'erano più scarsamente provvisti. Pare éhe l'offerta si_estendera man mano a tutti i reggimenti dell'esercito ed il Ministero della gu,erra ne ha dato l'annuncio con una sua circolare. N. . I . 01 non c?no~mamo ancora quali libri contenga ili gra- · z10so e patriottico dono, e se .questi saranno sufficienti ai bisogni di ciascun reggimento. In ogni modo, a nostro avviso, le biblioteche annesse alle. sale di ritrovo della truppa. · dovrebbero essere provviste tutte dello stesso numero di volumi, prescelti dal Ministero e rispondenti al fine d'istruire e dilettare i soldati. Scelta non facile ripetiamo ' c:,he va fatta e-on criterio razionale e didattico. ' Una biblioteca di caserma che rispondesse al duplice scopo d'istruire e dilettare i soldati, .adattandosi alla media coltura loro., dovrebbe essere dotata., a nostro avviso, delle seguenti 5 categorie di volumi: a) Letture amene. b) Letteratura militare. e) Diritti e doveri. d) Scienze elementari.
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e) Il libro del soldato italiano (da pubblicarsi per con/ corso). La scelta degli autori si lascerebbe al criterio di coloro che sarebbero incaricati di organizzare le biblioteche di caserma. Annessi alle biblioteche, e come facenti parte di esse, dovrebbero essere alcuni quadri murali e le pubblicazioni di taluni giornali illustrati. L'idea infatti di arredare le pareti delle sale di ritrovo della truppa con quadri murali a colori e figurati, rappre· se,ntanti fatti storici, arti e mestieri, agraria e simili, l'ebbero gia quasi tutti i comand.a nti di corpo. Concetto apprezzabile ed opportuno sotto il punto di vista didattico-educativò, trattandosi di dover agire sopra menti semplici, come quelle dei nostri soldati, e sulle quali la figura ha maggior efficacia che la letturn stentata di un lib~o anche ottimo. Fra questi quadri murali, che possono · servire benissimo anche come .ornamentazione delle sale, meritano speciale menzione · quelli. del nostro risorgimento nazionale, pubblicati dalla Ditta Paravia di Torino, e quelli del nostro Istituto geografico militare. Qu~sti ultimi poi oltre all'essere di prezzo mite,. p.a rlano alla fantasia ed al 'cuore del soldato con la raffigurazione di atti di valore compiut( sul campo di bat,taglia da soldati e da ufficiali, Tutte le ·saì'e di ritrovo per la truppa dovrebbero esse.re dotate di questi quadretti dell'Istituto geografico. Informandosi al ;:;oncetto dello svago utile ed istruttivo ' . i ' è ritenuta anche opportuna la esistenza nelle biblioteche di qualche giornale illustrato. Il Giornale del soldato e La Domenica del Corriere pare rispondano bene f!.llo scopo, e potrebbe perciò . bastare l'abbonamento a queste due sole pubblicazioni illustmte.
Arredamento e giuochi. Tanto l'arredamento delle sale di ritrovo della truppa, quanto i gitlochi che in esse possono essere permessi, debbono contribuire all'elevamento dello spirito dei giovani, dopo le ore faticose e deprii;nenti della vita militare. Quindi non le panche istoriate ed i . tavoli tatuati da casermaggio de?bono f~rm~re il mobil~o di quellè 's ale; mobilio che opprime, anz1che sollevare 11 morale dell'uomo, e da sempre l'ari.a di caserma, pe1; quanto siano pur foderati i piani dei tavoli con carta bigil da bersaglio. Occorrono invece come ' ' s1 usa in tutte le ,sale di riunione di.. gente che si rispetta,
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tavoli ricoperti di tela cerata e sedie, almeno impagliate e di legno verniciato. Qualche tendina alle finestre, un paio di specchi, una bella stufa metallica, una buona carta geografica a colori dell'Italia ·nostra, i ritratti dei nostri So·vrani, sono tuttociò che basta per arredare decorosamente e con poca spesa le sale di ritrovo dei nostri soldati. Tanto meglio poi se le pareti di queste si pos'sono imbiancare ed ornamentare con qualche zoccolo e riquadratura a colori, che danno subito alle sale un aspetto più pulito e più gaio. I giuochi, in numero limitato, trovino anch'essi il loro posto; ma sieno leciti e tali che tutti possano fare come la dama, il domino. ' Un genere di divel'timento molto attraente, ed istruttivo nel tempo stesso per i soldati, è quello delle proiezioni foto.grafiche o cine:p:iatografiche. L'acquisto di un apparecchio per proiezioni fotografiche n?n costa oggi più tanto, e con una spesit, relativam!3nte pwcola, si possono acquistare serie istruttive di fotografie su vari argomenti civili e militari. Noi abbiamo assistito ad alcune conferenze su scene della vita militare · illustrate da P.roiezioni f?tografiche, svolte da un nostro dfficiale supen?re a Tonno, che hanno destata l'ammirazione di un pubblico scelto e sono reputate efficacissime per l'educazione militare dei nostri soldati. · Con un apparecchio siffatto, e col concorso di ufficiali volonterosi e pratici, si potrebbe quindi offrire alla truppa nei mesi d'inverno, una serie di conferenze come quelle or~ accennate, che servirebbero ad allargare le menti dei giovani e ad educare il loro cuore. · Si risponderebbe così ad uno dei principi dell'arte pedagogica moderna, che prescrive di unire l'utile al dilettevole nell'i:q.segnàmento della gioventù.
Concludendo: Scopo di questo modesto' scritto, come da esso appare, è quello di proporre che la istituzione nel nostro esercito ' del ricreatorio o sala di ritrovo per la' truppa, sia unica per' tutti i corpi. Ossia foggiati tutti alla stessa maniera col medesimo arredamento e coi medesimi mezzi educati ~i. · ~on _v i sarebbe ragione infatti per cui questa novella istituzione militare, sorta con unico intendimento morale educativo, non rispondesse al principio cui rispondono tuttè le nostre istituzioni militari, · quello cioè dell'ordine e della uniformità. Come un reggimento assomiglia ad un altro, e
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come, visto uno, visti tutti, così la sala di ritrovo per la truppa di un corpo dev'essere perfettamente eguale a, quella di un altro. E se abbiamo sentito il bisogno di fare appello a questo concetto di uniformità è perchè non si può invero dire che oggi, questa nuova istituzione, abbia ricevu.to il medesimo sviluppo in tutti i corpi dell'esercito, per ragioni non certo dipendenti dalla buona volontà dei comandanti i quali, anzì, hanno gareggiato in cure e premure per fare di queste sale un luogo di svago e di coltura per i loro soldati. · Ma alla buona volontà dei comandanti si sono spesso op· poste difficoltà di varia natura; prima fra tl:itte, forse, que-lla della scarsità di mezzi finanziari. Difatti dal 1906 a tutto il 1908 il Ministero della guerra non ha potuto assegnare ai corpi dell'esercito che una somma di circa lire 400 mila per l'impianto é la manutenzione delle sale di ritrovo, biblioteche per la truppa, e per il miglioramento ctelle infermerie reggime)). tali. · Somma naturalmente scarsa, se si considera che i corpi dovettero provvedere con quella ab initio alla trasformaz'ione di locali, che prima erano adibiti ad usi diversi, ad uso, di sale di ritrovo per la truppa. Toccarono in media a ciascun reggimen:to organico circa 500 lire, da erogare per la nuova istituzionEfdi queste sale di ritrovo e, lasciati liberi i comandanti di spendere questa somma come meglio avrebbero creduto, taluni di essi la spesero quasi tutta per la sistemazione dei locali, trascurando necessariamente l'a,rredam ento, o ne spesero la maggior parte per l'arredamento, trascurando le biblioteche. Quindi si riscontra oggi una differenza notevole fra corpo e .corpo in ciò che riguarda questa nuova ed importante istituzione. E, così per esempio, se presso alcuni reggimenti la biblioteca per la truppa è ricca di qualche centinaio di buoni volumi, presso altri è poverissima, se non sprovvista addirittura di libri. Lo stesso dicasi dell'arredamento delle sale: in un reggimento abbondano le carte geografiche appese alle pareti, in un altro non figura che la carta della provincia in cui risiede il comando del reggimento. Uno ha il globo terrestre sui tavoli, l'altro ha la bussÒla, ad uno manca il ritratto del Re, all'altro quello della Regina; alcuni hanno le tendine alle finsetre, altri no; chi ha la dama e gli scacchi e chi non ha nè l'una nè gli ~ltri. Ora ciò non è assolutamente confacente, nè alla serietà della istituzìone, nè al principio di ordine ed uniformità a.
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cui debbono inspirarsi le istituzioni militari ed i nostri soldati. " Pur rispettando quindi il principio della iniziativa che deve essere ~asciata ai comandanti di truppe· nell'educazione e nell'istruzione delle medesime, sembra opportuno che almeno per ora, in cui l'istituzione delle sale tii ritrovo pe; la trnp~a. è nas_ce~te, siano applicate norme e criteri eguali per tutti i corpi, m modo che questa i1,tituzione possa in breve t~mpo raggiungere quel tanto di sviluppo ch'è indispensabile per non .avere vita rachitica. · Vinto questo attrito di primo distacco, inevitabile in ogni nuova creazi_on~,, sia lasciato libero volo ad ogni energia, di modo che ah pm lunghe e poderose possano raggiungere vette più alte. Alessandria, dicemb~·e 1908.
o.
LICOMATI
capitano di fanteria applicato di stato maggiore.
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• Nel fascicolo IV di quest'anno i,della Rivista di cavalleria, apparve un articolo dal titolo: « La cavalleria in questi ul« timi tempi secondo gli innovatori». L'autore, di cui ignoro anche il nome poi che si firma con una sola iniziale: una Z, prende le mosse da vari articoli pubblicati nell' « Italia all'estero » in: cui si propugnava una vera rivoluzione nell'ordinamento del nostro esercito, e di cui esponente caratteristico era una riduzione draconiana della Davalleria, per lanciare delle critiche acerbe allo spirito che informò l'essenza delle colonne dell' « Italia all'estero ». Ma le critiche acerbe del sigùor Z., :p.on sono che un pretesto per tessere un inno apologetico alla cavalleria, all'arma nobile e generosa, all'a1·ma « che dà il tono della forza « morale di un esercito ». Ora io non ho la pretesa di fare delle critiche alla mia volta al signor ~;, però, come nel suo articolo vi è qualche accenno, forse non apologetico, all'arma a cui appartengo, e che ha la disgrazia di essere consideratA, da lui una massa g1·igia, gli chiedo licenza di fare qualche apprezzamento sul suo articolo. L'articolista, nella premessa, dice ch e tratterà di un solo fattore di eccezionale importanza nel combattimento: il fattore morale. · Però, prima di t~attarne, fa due osservazioni, o meglio le fa fare ai suoi lettori: Ì ~ che ad ogni guerra succede un primo periodo immediato di osservazioni, di ricerche, di studi che conducono spesso alla compilazione di lavori affrettati e di conclusioni erronee, che sono accettate da. molti come vangelo; 2° che la cavalleria, senza volerlo, ha fornito àrmi ai suoi avversari con l'occuparsi di preferenza di una parte soltanto dei suoi compiti: l'esplorazione e l'avanscoperta; la cavalleria, di questi suoi compiti non si è occupata, si è preoccupata. Ciò ha indotto molti fac,iloni a credere che l'arma stessa sia convinta della sua principale ragione di essere: l'avan~ scoperta, e della sua superfluità come arma da battaglia. (1) Si chiede venia ali' A. pet ritardo-col quale viene pubblicato quest'articolo pervenuto nello scorso anno, rit ardo dovuto alla solita tirannia dello spazio. N . d. D.
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Brevemente accenna poi all6impiego della cavalleria tedesca nel 70 e ne conclud'e che non grandi ne furoJo i risultati nei servizi di avanscoperta e grandissimi quelli ottenuti nella battaglia. . Come conseguenza delle due osservazfoni, l'ai.,t,ore fa notare come gli studi affrettati dopo una guerra, portino a una ammirazione sconfinata per tutto ciò che fu opera d"el vincitore, a una critica senza pietà per tutto ciò che fu la condanna del vinto. E cita la recente guerra russo-giapponese, nella quale i Giapponesi vinsero pure disponendo di una modesta cavalleria. Ciò fece sanzionare dai « nemici della cav'1lle1'ia » che quest'arma sia iii.utile o,per lo meno, di mesehino rendimento e di lusso. Ed entra nell 'argomento: nella trattazione, cioè,_dell'argomento principale: il fattore morale. « In una guerra europea dei tempi nostri, la vittoria sarà « di quell'<:lsercito che scenderà in campo con energie morali « tali da soverchiarne l'avversario. Ora la forza morale di un « esercito non. si mantiene propugnando la soppressione di « un'arma che è quella che pell'esercito deve rappresentare « l 'esponente massimo di energia, di arditezza, di forza mo« rale ». · Affe:r;ma ch(:l il rendimento di una cavalleria rotta a tutte le fatiche, _a tta a tutte le operazioni più azzardate, può e deve essere maggiore che non quello che se ne poteva ritrarre nei tempi passati. Si indugia in seguito a un esame del combattimento e ne stadia i tre elementi: uomini, t erreno, armi; ne conclude che, per quanto riguarda il terreno, siamo allo statu. quo ante; per quanto riguarda le armi, abbiamo ottenuto un notevole perf<:lzionamento; per quanto riguarda l'uomo, siamo caduti in una n'o tevole diminuzione di energie e di doti morali, in confronto dei soldati dell'epoca napoleonica e di tutti quelli che si · batterono nelle guerre del secolo passato. · Questo scadimento dell'uomo d'armi ·è conseguenza della· inconfutabilità dell'assioma che . la quantità va a scapito della qualità. Gli eserciti moderni, imponendo -l'obbligo generale del servizio militare, si sono troppo preoccupati della quantità e hanno trascurata la qualità, sì che ques-ta ne ha· subìto un deprezzamento prodotto dalle conseguenze inevitabili di tenere meno tempo i cittadini sotto le armi e di dovere essere tolleranti circa i requisiti fisici che si rièhiedono per essere soldato.
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A questo punto 1'.autore dell'articolo si sofferma a esaminare quali saranno le condizioni del nostro esercito al momento dell'entrata .in campagna: una massa sbalorditiva di fanteria di quasi un milione di uomini ; un piccolo manipolo di cavalleria. La massa sbalorditiva di fanteria sarà composta in minoranza dai corpi dell'esercito permanente, in maggioranza da corpi di nuova formazione. Ma anche nei corpi dell'esercito permanente, la grandissima maggioranza della forza sarà data dal contingente dei richiamati. Per amalgamare ! varì elementi non· vi saranno, in ogni compagnia, che un capitano e quattro subalterni, di cui almeno tre di com. plemento. Nella divisione di milizia mobile, poi, tutto sarà improvvisato: ufficiali, truppa. Solamente gli ufficiali su.Periori e i capitani saranno tratti dai reggimenti, gli altri saranno tutti di com pleìnen to: tutta gente q dindi che non si conosce, che non può apprezzarsi a vicenda, che comanda gregari denutriti, in età già avanzata, la maggior'parte ammogliati con numerosi figli. Questi sono i caratteri che avranno tutte le fanterie del mondo in caso di entrata in campagna. . « Di fronte a questa massa grigia, che è tale senza sua « colpa e senza far torto a nessuno, perchè è tale per -forza « di cose e di circostanze, si trova la ca vi:tlleria, con ele« menti giovani, scavezzacolli, con ufficiali e soldati abilis« simi nell'equitazione di _cam pagna, con elementi affiatati « fra di loro, che si conoscono bene reciprocamente e dalla « conoscenza delle reciproche qualità sapranno trarre tutto « il rendimento possibile ». E l'autore si domanda come si possa chiamare inutile la cavalleria per il solo fatto che il fucile a caricamento multiplo è capace in poco tempo çl.i gettaçe migliaia di colpi da una linea di fanteria, quando noi non sapremo da chi fare adoperare questo fucile. Il signor Z si perde - pardon! si attarda -- a riflettere su i molteplici utili impieghi della cavalleria e cita a caso quello squadrone austriaco che a Custozza caricò in testa una brigata di fanteria italiana inutilizzandola per tutta la giornata, pure avendole àrrecato delle perdite materiali lievissime. E questi fatti non possono ritenersi isolati - dice il signor Z - se si pensi al come. è formata la massa degli eserciti, e si pensi quali effetti morali eserciterebbe una carica improvvisa della cavalleria, sbucante da diverse dire3~ -
ANNO LJV.
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zioni in diversi momeµti contro una divisione d~milizia . mobile. È falso che la sorpresa non sia più possibile; e se la carica sarà condotta arditamente a fondo, come sa farlo la nostra brava cavalleria, essa avrà fortissime chances ,e.i vittoria. La cavalleria deve essere sempre e tutta armata di lancia: la sua tattica non deve essere il fuoco, ma l'urto, la sua arma non il moschetto, ma il cavallo: la cavalleria deve essere cavalleria, non fanteria montata. Fra i moltissimi campi d'azione della cavalleria, importantissi·mo è l'inseguimento: se è vero che dei ciclisti potranno arrecare più perdite con i loro fucili, che non la cavalleria non è confronto fra la confusione, il disordine, ' arrecato da poche fucilate bene aggiustate . lo saomento e la c:rica furibonda di alcuni cavalieri arditi, sciabolanti le spalle della fuggente massa· grigia. Ma se le sorti delle armi ci fossero avverse e la nostra massa grigia fosse obbligata a volgere le spalle, quale più nobile mandato che quello della cavalleria di sacrificarsi per coprire la ritirata? . • . . . Non così si coperse dI glona la cavalleria austriaca a Sadowa? Ma questi sono dettagli di cui la cavalleria non ha bisogno per affermare la necessità della sua esistenza. « Perfezionate, o miei ingegneri le armi; · perfezionate, o « miei chimici, le polveri, trovate, o uo~ini di genio, mille « mezzi meccanici; preparate materiali di distruzione; fab« bricate· macchine e attrezzi da guerra ... ma a chi darete voi « queste armi perfezionate, queste ~:nacc~i~e, q~esti .attrezz~ « da maneggiare! Li darete a degli uormm; e ditemI: questi <~ uomini hanno perduto o guadagnato in resistenza fisica e « in coraggio, in confronto di quelli che formavano gli eser« citi del secolo passato ? ». L'articolista conclude: Ricorda che è duplice il compito dell'ufficiale, istruire, educare; e deplora che la missione educativa si esplichi in misura molto limitata. Ricorda che « poco -valgon le armi se non son forti i « cuori » e che in fotti i campi di battaglia vi furono e vi saranno sempre centinaia e migliaia di animi deboli, · e tanti più ora e in seguito, se vorremo continuare a formare dei grossissimi eserciti, quasi raccogliticci. Con queste condi.11ioni vi è alcuno che ancor11. propugn.a la riduzione deila cavalleria per costruire con i milioni n• sparmiati scudi e torri corrazzate a riparo degli altri combattenti.
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« La cavalleria è utile, necessaria, indispensabile in ogni campo d'azione e tali servigi li renderà specialmente in . « quegli eserciti nei · quali, anzichè pensare a sopprimerla, « se ne fa il simbolo dell'esercito stesso, simbolo che del« l'esercito deve rappresentare l'ardimento spinto fino alla « temerità ed il più audace valore ,>. ·
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*** Ho chiesto licenza all'autore dell'articolo di fare qualche apprezzamento su le sue parole e, certamente, l'autore, nella sua cortesia e nella sua lealtà -tale licenza mi concede. Però, prima di approfittarne, desidero ch'egli sappia - e con lui i miei colleghi cavalieri - che io non sono - nè potrei esserlo per poyertà d'esperienza e di dottrina - uno di quei tali « faciloni » che vorrebbero una troppo forte riduzione, se non la soppressione a dirittura, della cavalleria, che è arma che io apprezzo altamente, specialment~ nei suoi quadri che difficilmente potrebbero essere migliori e che sono un vanto dell'esercito italiano. Ancora palpitanti di attualità - è brutta la frase, ma è altrettanto espre·ssiv?, - s~no le vittorie:ripprtate dagli ufficiali della cavalleria italiana, nei recenti concorsi ippici internazionali. E dopo questa dichiarazione, che era doverosa ed è spontanea, mi sia indulgente~ il signor Z. per le mie poche osservazioni e di poco valore. * ** Egli incomincia con due osservazioni, che divengono poi tre; e . le osservazioni sono giuste: è vero che · dopo ogni guer~a appaiono subito, troppo presto, dei lavori e delle deduzioni, che non possono che essere affrettati e che, necessariamente, sono sempre inesatti e spesso errati; è vero che la cavalleria, senza volerlo, à fornito armi ai·suoi avversa:ri, contro di lei, occ)lpandosi eccessivamente - attesta l'autore - preoccupandosene, dell'esplorazione e dell'avanscoperta, potendo far credere alla sua quasi inutilità come arma da battaglia; ed ancora è vero che dopo ogni guerra tutto ciò che fu opera del vincitore diventa vangelo, ed errori imperdonabili tutto ciò che fu opera del vinto. Ed è così che dopo la guerra russo-giapponese si venne nella persuasione che la cavalleria sia quasi ·inutile, se i giapponesi vinsero pure possedendo scarsa cavalleria, e i russi perdettero, pure possedendone della nu:m.erosissima. · Io non aiscuto se il s~llogismo sia giustQ, solamente faccio osservare all'autore che nè dopo la giterra russo-giapponese,
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nè dopo qualsiasi · alt_ra guerra, ad alcuno venne i:q, mente . mai di considerare arma inutile la fanteria, anche se l'esercito perdente ne ebbe a sua disposizione della numerosissima. È indubbiamente vero che in una guerra. vincerà qll.ell'esercito, 0he scenderà in campo con energie 111.orali t ali da soverchiare l'avversario. E amo anco uredere sia vero che il rendimento che oggi può dare una cavalleria rotta a tutti gli azzardi, possa essere maggiore che non nei tempi passati; ma l'esame che l 'autore fa del combattimento, potrebbe indurre a credere altrimenti. Il terreno nòn è cambiato le armi sono perfezionafa, gli uom ini sono decaduti ... ' . Suppongo che anche i soldati di cavalleria siano uomir~i e debbo concludere che anche in loro sia una notevole diminuzione di energ1e e di doti niorali, in confronto dei cavalieri di Napoleone. Come può dunque avvenire che oggi il rendimento della cavalleria sia maggiore ... a meno che i suoi componenti sì sottraggano alla legge comuno sanzionata dall'autore? Io, però, mi permetto di dissentire'dall'articolista in quamto che non credo alla notevole diminuzione di doti morali nei combattenti di oggi in ;onfronto dei combattenti di ieri. È vero che la quantità va a scapito della qualità, ·ma non deve dimenticare l'autore che v'ha una grande differenza fra massa e massa, e che l'esercite non è moltitudine, non è folla: l'esercito di oggi è una falange di uomini armati, disciplinati,. istruiti, che potranno palesarsi - e dobbiamo avern~ fidu. eia - anche agguerriti, perchè essi non SA.ranno abbandonati a sè stessi e alle loro passioni, ma saranno guid ~ i, saranno comandati da quel manipolo di uomini superiori, in cori.franto d·e lla massa, _c he si chiamano capi, che si chiamano ufficiali . Io non so se il signor Z. sia ufficiale, ma, se lo è, deve convenire che gli ufficiali di oggi non ~ono inferiori a quelli, di un tempo per energia 'e doti morali,' ma sono - perchè volere essere, ipocritamente modesti e nou dirlo? - indubbiamente superiori ai loro predecessori per istruzione, per conoscenza degli uomini, per coraggio mo1;ale. È vero che la permanenza alle armi dei cittadini è breve t ma è ai;iche vero che è sufficiente, poi che le istruzioni che si imnartiscono al sold5,to sono di molto semplificate, e le fa. coltà intellettuali degli individi;i.i sono più sv-i luppate che non quelle degli uomini di un secolo fa ; E vero che per avere molti soldati si transige ~ra su le condizioni fisiehe dei giovani inscritti, ma è anche vero che per le esigenze ·degli eserciti moderni e delle guerre •moderne t occorre un conting~nte, non piccolissimo, di uomini, che deb -
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bono disimpegEJ.are dei compiti che non sono precisamente quelli dei compattenti, e che tale contingente sarà appunto dato da quei soldati meno degli altri atti a sopportare le fa • tiche della guerra. La fanteria, negli eserciti moderni, sarà rappresentata da una massa sbalorditiva . di uomini: dalla famosa « massa < grigia ». E in vero l'autore non. avrebbe torto se attribuisse alla fanteria questo vaÌore esterno e superficiale, poi che pare che sia di distribuzione imminente una uniforme tutta grigia dal cappello alle scarpe, ma egli à torto ed. è ingiusto - me lo perdoni - quando alla fanteria affibbia questa tinta morale. Dal lato artistico potranno essere pregevoli le mezze tinte: dal lato militare sono la negazione dello spirito militare. Più tosto che grigi, preferirei che i miei soldati fossero a dirittura ' neri. La massa grigia sarà composta in minoranza dai corpi dell'esercito permanente, e anche in questi 'c orpi la grande mag· gioranza della forza sarà data dal contingente dei richiamati. Anche degli ufficiali; tre almeno per compagnia, saranno di -complemento. Giova sperare che le proporzioni, almeno per quanto riguarda gli ufficiali, saranno un poco piu favorevoli rispetto agli effettivi; ma in ogni modo, anche nella ipotesi peggiore, il capitano e l'unico subalterno effettivo che rimarrà in ogni , compagnia saranno bastevoli per amalgamare e fondere in un tutto armonico i vari elementi, pur che questo capitano B questo s ubalterno siano uomini di alte qualità morali e intellettuali, così da imporsi con l'esempio dell'energia e del valore, non e;he ai tiepidi ufficiali di complemento, al contingente numeroso dei richiamati. " Sarà compito difficile, lo so; ma il capitano e il subalterno ne troveranno la capacità nella fonte di patriottismo, che scaturisce inesauribile dal cuore di ogni u:fficial.e italiano. Il signor z.,, se mi leggesse, a questo punto sorriderebbe di compatimento benevolo - e forse anche simpatico - chiamandomi poeta; può darsi che io sia il poet~ dell'ottimismo, ma che cosa autorizza lui a essere il profeta del pessimismo? In quali circostanze gli ufficiali italiani - anche quelli di fanteria - ànno dimostrato -- o solamente fatto dubitare_;,_ di non essere all'altezza della loro ·misione di devoz1one alla patria? - Aggiungo che l'opera dEoi due ufficiali effettivi, sarà in qualche modo fac\ilitata dal concorso dei graduati e dei sol-
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dati permanenti, fra i qu_ali saranno inquadrati i nuovi ele- . menti; elementi, che, se saranno nuovi alla compagliia e al reggimento, non saranno nuovi alle discipline militari e alla disciplina militare. Basterà richiamare alla loro memoria i regolamenti e le istruzioni ancora - in vigore; basteranno poche spiegazioni per far loro apprendere i regolamenti nuovi e le nuove istru.zioni, perchè essi diventino dei soldati provetti, con la superiorità, in confronto dei compagni permanenti, di una maggiore posatezza, di una maggiore serietà. Ora, per quanto simpatica, respingerei la taccia di poeta dell'ottimismo. Ogni · anno, in occasione . dei campi e delle manovre, è richiamato alle armi un certo contingente di congedati, il quale contingente, con la sua condotta e con il suo diportamento, sanziona, · ogni anno, indisc11,tibilmente, quanto il•mio ottimismo sia prossimo ·alla realtà . . Questo per i corpi dell'esercito permanente. Per le divisioni di milizia mobile, · le cose sono u n poco differenti e, osservate superficialmente, possono indurre a secondare le previsioni ne1:e dell'autpre. Però v'è molto da sperare che anche queste grandi unità non saranno così scadenti come si vorrebbe far credere. Intanto: i quadri, dal capitano in su, saranno effettivi; dei comandanti di compagnia, molti proverranno dai tenenti anziani, promossi al grado superiore con il bollettino di mobilitazione; saranno elementi giovani che conserveranno ancora vigorose le energie fisiche, che sono le maggiormente importanti, forse, per i quadri inferiori, COm.@. quelle che maggiormente s'impongono alle masse e le trascinano al1' entusiasmo. · I subalterni saranno tutti di complemento, e il signor Z. li dipinge come individui « che ànno prestato pochi mesi di « servizio, alcuni di dubbia resistenza fisica; parecchi militar« mente poco energici1 tutti poco adatti al difficilissimo « compito che loro incombe a pena entrati in campagna>> Se l'autore li dipinge così, vuol dire ch'egli· li conosce meglio che non li conosca io; però, io ne ho conosciuti alcuni e di quelli posso parlare. Quando, nel 1903, ebbero luogo le grandi manovre nel Veneto, io feci parte, come sottotenente, del 106 reggimento di milizia mobile, e tutti i miei colleghi subalterni, meno due, furono di complemento. Il reggimento si sciolse con lo stesso effettivo di ufficiali con il quale aveva iniziate le manovre: non uno degli ufficiali di complemento si attardò negli ospedali, 'rimase ad-
dietro nelle marce, abbandonò il proprio plotone. E ricordo di uno, segretario comunale in una grossa borgata del Piemonte, così esageratamente pingue' da strappare i sorrisi dei colleghi, il riso dei soldati, e che, malgrado della pinguedine che si disfaceva in sovrabbondanti inondazioni di sudore sotto i raggi assai cocenti del sole di quell'agosto, trotterellò per tutto il periodo delle manovre alla testa del suo plotone, sempre cinguettando, sempre trovando nuove b;:i,rzellette da raccontare ai suoi uomini per distrarli dalla lunghezza e dalla fatica delle marce. Bel tipo d'italiano e di soldato e che mi sorride con il suo faccione buono di luna piena, dal gruppo fotografico che volemmo farci in ricordo di quelle manovre faticosissime. Questo per gli ufficiali; iJ.l quanto agli uomini di truppa mi è rimasta di loro la stessa buona impressione. Essi erano tutti di età non avanzata, ma superiore ai trent'anni ; moltissimi, se non tutti, ammogliati e padri; pochissimi, se non dire nessuno, denutriti e in condizioni fisiche deplorevoli. Le loro condizioni morali non erano - ,nè potevano essere - altissime. E ciò in causa appunto del loro richiamo alle armi, che essi giudicavano intempestivo, poi che li distoglieva dai propri intere·ssi, dai propri lavori, dalle proprie famiglie: non per il supremo bene della patria, poi che non si trattava di guerra, ·ma solamente per istruzione e per manovre. Così essi dicevano - quelli almeno della mia compagnia, con i quali parlavo spesso in proposito - , e pure nessuno commise atti di insubordinazione, mancanze gravi contro la disciplina, trascuratezze serie in servizio; ciò fa supporre che se si fosse veramente trattato di vera guerra, se si fosse veramente trattato del bene supremo della patria, essi si sarebbero astenuti anclìe dalle lievi lagnanze, anche dalle lievi infrazioni disciplinari e di servizio. Così difficile fu amalgamare quegli elementi raccogliticci che non conoscevano i loro ufficiali, che non erano conosciuti dai loro ufficiali, che il mio battaglione, il 1° del ·106°1 fu battezzato dai soldati dopo pochi giorni: « battaglione Novara, » e ciò perchè essi erano tutti della provincia di Novara, compresa la grande maggioranza degli ufficiali. E anche noi tre, subalterni effettivi, nati in altre provincie d'Italia, fummo considerati dai soldati quasi loro conterranei perchè eravamo di guarnigione a Novara. fo attribuisco le esplicazioni. di questi moti dell'anima, nei soldati richiamati, a un sentimento che ìl regolamento definisce: spirito di corpo.
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Il sigri.or z, probabilm~n.te mi farà osservare c~ il sentimento che animava quei soldati era semplicemente spirito di campanile: può essere ch'egli abbia ragione, e anzi, io lo credo, ma non è egli persuaso che le origini dello spirito di corpo debbano ricercarsi appunto nello spirito di campanile ? Tutti i battaglioni di milizia mobile saranno formati con il contingente di una singola provincia, e i richiamati , quand'anche non si conoscessero personalmente, quand'anche non avessero altro di comi+ne, si sentirebbero sempre affratellati dalla comunanza di regionalità e di linguaggio. I o non so, poi, perchè l'autore dell'articolo chiami denu~ t1·iti i soldati della milizia mobile. Mi riferisco sempre alle manovre del 1903. - Dopo le prime tre marce - in vero lunghe e faticose - durante le quali lasciammo addietro, negli ospedali, l'elemento scadente · e assai poco numeroso, il battaglione giunse al termine dell@ manovre quasi intatto, con una percentuale minima giornaliera 'di ammalati, non superiore a quella che abitualmente hanno i reggimenti nel periodo del campo. Ed ho già detto che quelle furono manovre assai faticose, ìn cui spesseggiarono le manovre notturne, gli allarmi; in cui-;spesso, non si piantò il campo che nelle ore pomeridiane, dopo avere camminàto tutta la mattina nel polverone: dopo avere manovrato tutta la mattinata su per i monti aspri e impervi ; in cui spesso il rancio non potè essere distribuito che tardissimo, qualche volta nelle ore della notte, in cm la paglia, spesso, fece difetto ... E pure lo spirito dei richiamati non fu mai troppo depresso; no: me lo lasci dire il signor Z. e se ~e compiaccia il suo orgoglio di italiano, come se ne compiacque allora il mio, e se ne compiace oggi ,ancora al ricordo. Di fronte a questa massa grigia, dice l'articolista, si trova la cavalleria, con elementi giovani, scavezzacolli, con ufficiali e soldati abilissimi nell'equitazione ... Io Iion discuto nè anche queste verità ; anzi, ammetto con l:lntusiamo che i soldati, e specialmente gli ufficià.lì, di cavalleria siano scavezzacolli e abilissimi ... ma perchè suppone il signor Z., che noi di fanteria, che siamo pur anco giovani, dobbiamo essere dei seminaristi a cui manchi l'ardimento militare, che ci meriti la qualifica di scavezzacolli·? Non sente, egli, che è sibilante come una scudisciata, per noi, questa qualifica data ai cavalieri, in.opposizione a quella di massa g1·igia, data a noi? Il signor Z. venga ad assistere ai nostri esercizi di salto, di scalata, di passaggio di punti difficili, venga su- le A.lpi
e assista alle ascensioni ai valichi di ghiacciai dei nostri alpini, e veda se sia il caf:O di negare a noi la prerogativa dell'audacia temeraria e qualche volta folle . E badi ancora: egli accennando alla grande abilità nell 'equitazione dei nostri commilitoni, per cui l'equitazione è istruzione importantissima, &e non la più importante, può indurre a suporre ch'egli neghi a noi l'abilità - o ne dubiti - nell'istruzione più importante che noi abbiamo: il tiro. E a rafforzare questa supposizione soggiunge che · non basta, per proclamare la inutilità della cavalleria, avere un fucile a caricamento multiplo, capace di lanciare migliaia di proiettili in poco tempo, quando non si sappia da chi far adoperare quest'arma terribile. Dunque è proprio vero ch'egli ci nega l'abilità nel tiro : e questa denegazione .è lanciata non ai nostri soldati ma a noi ufficiali, che ai soldati dobbiamo insegnare il maneggio e l'uso dell'arma; se i soldati di fanteria non sanno sparare, è per difetto dell'istruzione che viene loro impartita. Quali sono i fatti che giustifichino questa asserzione? Veda, il signor Z., noi ci rallegriamo assari di possedere un'arma superbamente buona. - così buona che forse nessuna al mondo la supera - che sa lanciare, non in poco tempo, ma in pochi secondi, numerosi proiettili, poi che noi non siamo affatto in forse da chi farla adoperare. Noi sappiamo, poi che è la quotidiana esperienza che ce lo ha insegnato, che saranno i nostri soldati, questi nostri soldati buoni, che non sono da lui giustamente apprezzati, quelli che con il razionale uso dell'arma terribile arresteranno le cariche furiose dei suoi reggimenti scavezzacolli. E rie vuole una prova? Noi, già da tempo, ne siamo così persuasi, che da tempo abbiamo abbandonata lfl, formazione del quadrato, così sicuri siamo che non avremo mai da sostenere l'urto dei cavalli, anche lanciati alle carriere più audacemente folli. È con il fuoco che noi, senza abbandonare la posizi'one e la formazione di combattimento; che noi, con un semplice cambiamento di fronte, se saremo nell'ordine di marcia, potremo, sicuramente, rendere frustraneo l'effetto di una carica, prima che i cavalli giunganò e ci travolga1;10 sotto le loro zampe ferrate. E vuole una conferma della prova? Già da tempo la cavalleria, persuasa della potenzialità delle armi da fuoco odierne, ha mutato tattica, e non caricq, più . in linea, a masse, ma carica a stormi, a gruppi intervallati, per diminuire in qualche ,modo la sua vulnerabilità.
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Io non voglio cadere in ' ~sagerazioni ed escludere assolutamente che neppure uno dei cavalli, o neppure"'uno dei gruppi, giungerà alle linee della fanteria; ma, quei pochi che vi giungeranno, quali danni potranno arrecarci quando ci arriveranno sopra così: isolati o in troppo scarso numero ? Egli cita degli esempi di cariche brillanti, che ottennero effetti magnifici: in risposta io gli ricorderò un solo esempio, che dimostra come contro fanti che abbiano saldo il cuore, anche se armati di fucili ad avancarica, si frangano gli sforzi della cavalleria, anche se ben montata, anche se ardita, anche se comandata da scavezzacolli; e l'eHempio l(l)fornisce, - non · R me, che di ciò sono profondamente persuaso, ma a lui che ne dubita, - il quarto battaglione del 49° fanteria, che a Villafranca seppe custodire nel centro del suo quadrato il principe Umberto e seppe proteggerlo dall'irrompere delle onde impetuose degli ulani di Trani del colonnello Radakowski. È vero ciò ch'egli dice: che sia falso, · cioè, non essere più possibile la sorpresa; però, se non · si può escludere assolutamente la possibilità di una sorpresa, io penso che se ne debba escludere la probabilità. "Non sa, il signor Z. quanta importanza si dà oggi al servizio di sicurezza in campagna, che è appunto quello che ha per compito di impedire le sorprese, e non solamente la sorpresa della cavalleria? Non sa che la istruzione più costante, più continua, più insistente, che noi impartiamo ai nostri graduati più intelligenti, ai nostri soldati più intelligenti, è l'istruzione di pattuglia? Che noi ci .f.a cciamo sempre precedere e fiancheggiare, a distanze relativamente grandi, da gruppi di soldati, che hanno il compito di frugare ogni cespuglio, ogni pietra,' ogni piega del terreno? Che facciamo assurgere a così grande importanza questo compito, da adibirvi degli ufficiali prescelti fra i più validi :fisicamente e intellettualmente? For.se una volta non si prendevano tutte queste precauzio;11i e la cavalleria aveva buon giuoco. E vero che pochi cavalieri arditi, scavezzacolli, possono eludere la vigilanza delle pattuglie e piombare improvvisamente sul fianco o .alle spalle di una colonna; è vero che questo attacco improvviso potrà, nei primi momenti, scompigliare alquanto una parte della colonna, ma è anche veto che si troverà sempre, nella colonna di fanteria, quell'uomo d_i sangue freddo,, che, conservando la sua presenza di spi- . nto e la calma, avrà la felice idea di aprire il fuoco su gli aggressori; basterà un solo colpo di pistola di un qualunque
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ufficiale, per richiamare alla calma i suoi uomini, · che con poche fucilate metteranno in fuga i troppo audaci cavalieri scavezzacolli. · La possibilità di una sorpresa da parte di ,u n importante nucleo di cavalleria io la nego, poichè nego che vi possa essere fanteria così colpevolmente ingenua da trascurare di riconoscere un ostacolo, di tale importap.za, da poter celare anche un solo plotone di cavalleria. Non entro in merito circa la sua asserzione che la cavalleria debba essere tutta e sempre arJllata di lancia ; che la tattica debba esserne l'urto e non il fuoco, l'arma il cavallo e non il moschetto. Può darsi ch'egli abbia ragione, ma dubito che abbia torto nel suo disprezzo per il fuoco. La cavalleria sdegna di appiedare e di . fare uso del moschetto; e pure anche il moschetto è arma assai buona, ma forse non rende perchè non è saputa adoperare. · È forse la insufficienza, come tiratori, dei cavalieri, che fa chiedere al ·signor Z. da chi noi faremo adoperare l'arma terribile, che pnò, in pochi secondi, lanciare numerosi proiettili. Anche sul campo d'azione - forse il più nobile - della cavalleria, ci sarebbe da discutere, così come lo espone l'ar' ticolista. Tale campo è l'inseguimento. E · l'ho chiamato il più nobile, già che non so imaginare una missione più bella, più alta, più sublime che quella di sacrificarsi spontaneamente, disinteressatamente,coscientemente per la salvezza degli altri. . Quando le masse di fanteria, ba,ttute, saranno costrette a ripiegare e a ritirarsi, troppo incalzate dal nemico, troppo decimate dal fuoco nemico, la cavalleria, superba di amore di patria e di prossimo, si lancerà perdutamt:nte incontro al nemico baldanzoso e richiamerà su di sè l'attenzione e i colpi del vittorioso, nel mentre il periodo di sosta, concedendo un breve respiro alle fanterie incalzate, permetterà forse loro di guadagnare forti posizioni, di a:fforzarle e di fronteggiare nuovamente il nemico, così che esso, avuto ragione dei cavalieri di cui ayrà fatto macello, si troverà di fronte a una resistenza rinvigorita sì, che, forse, metterà a repentaglio la vittoria che già credeva di tenere sicuramente nel pugno. ~ In questo non v'è da discutere, ma dove l'articolista dà adito alla 0.iscussione, è nell'inseguimento de1 nemico scos,so e ritirantesi. Egli dice: « ... se , è vero che dei ciclisti potranno ~rre« care più perdite con i loro fucili, non è confronto fra la
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confusione, il disordine e lo· sgomento arrecato da poche . :i.diti ca-
« fucilate bene aggiustate e la carica di alcuni « valieri ».
È indubbiamente vero che sarà grande lo sgomento prodotto dalla cavalleria nel nemico, che . si ritira fuggendo, ma è da discu,tersi se sia maggiore di quell.o prodotto da un forte riparto di ciclisti, che, messosi alle calcagna delle masse ritirantesi, non · le abbandona più, le segue passo a passo, le tormenta ,incessantemente con delle scariche ben aggiustate, che le .segue, le fiancheggia, qualche volta le precede, che tende agguati e imboscate; che, per la grand~ mobilità, è dovunque, perenne, ossessionante. minaccia, che non dà riposo, non dà .requie, non dà respiro. La fucilata ben nutrita e ben diretta potrà fare 'apparire alla fanteria impressionata del nemico fuggente il riparto dei ciclisti come un forte nerbo di truppe sempre rinnovantesi, e agire disastrosamente sul morale di lui,· facendogli vedere impossibile la salvezza e la fuga, ed esercitando un'azione deleteria sul suo spirito di combattività e costringerlo alla resa, al dissolvimento, al disfacimento. La cavalleria potrà fare molto: forse anco ottenere degli/ effetti morali superiori a quelli che otterranno i ciclisti, ma per conseguire tale scopo avrà bisogno sempre di una condizione non necessaria ai ciclisti: il terreno. Non tutti i terreni si prestano alle cariche della cavalleria, mentre qualunque terreno, per quanto difficile, per quanto rotto, per quanto aspro, non potrà arrestare la rapida corsa delle biciclette leggiere, maneggevoli, in caso estremo, smontabili e trasportabili a spalla. ,,.. Il cofonnello Marziale Bianchi d'Adda,, che l' articoÙsta menziona, ben disse che il nemico' più grave della cavalleria è il ciclismo, e molto opportunamente augurò la costituzione di importanti reparti leggeri, ai quali sia concessa la massima mobilità, ottenuti dalla fusione di compagnie ciclisti, di squadroni ben montati, di batterie a cavallo. Così, con l'azione conco.rde delle tre armi anche nell' inseguimento, oltre che nel combattimento, si potrà essere certi di raccogliere sicuramente il frutto della vittoria mietuta sul campo di -battaglia. *
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Di proposito, ho rimandata fino all' ultimo la discussione su l'argomento, che maggiormente colpisce il mio orgoglio di fante . Più di una volta, egli dice doversi riguardare la c!l,valleria come il simbolo dell'esercito: « ... simbolo che dell'esercito
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« deve rappresentare l'ardimento spinto fino alla temerità,
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e il più audace valore». E prima: « La cavalleria è quell'arma che nell'esercito deve rappresentare l' esponente « massimo di energia, di arditezza, di forza morale 1>. E prima ancora definisce la cavalleria « arma nobile e gene« rosa>>-. Ho già fatto ampie professioni di fede circa la stima che ho per la cavalleria, perchè mi si possa accusare di volerla menomare se faccio osservare al signor Z., che è superfluo ch'egli usi' degli aggettivi apologetici: è superflu? e può apparire poco generoso e, sovra tutto, poco giusto. E superfluo perchè nessuno nega le belle qualità militari e patriottiche della cavalleria; è poco generoso e poco giusto, perchè egli induce quasi a supporre che sia sua convinzione doversi chiamare arma nobile e generosa solamente la cavalleria, o la ca,alleria a preferenza delle altre armi. Ciò non è esatto. Tutte le armi sono ugualmente nobili e generose, perchè tutte sono composte degli stessi uomini, animati dagli stessi sentimenti nobili che li inducono a tutti i sacrifici fino al sacrificio supremo della loro giovane vita: perchè. tdtti hanno lo stesso scopo a~tissi:no, a qu_alunq~e arma appartengano: il bene della patria. L amore d~ patria, fino a fare gettito della vita per lei, non è prerogativa della sola cavalleria! Posso ammettere che la cavalleria sia apparentemente tale d~ essere considerata come il simbolo dell'esercito, che deve rappresentare l'ardimento spinto fin?. alla t_e3:1er~tà; e ho scritto« apparentemente», non per9he 10 dub1t1 eh essa possegga realmente l'ardimento temerario, rri_a perC':1è tale_ qualità ch'essa ha comun.e con le altre armi, appare per 11 suo ' . . modo speciale di combattere, in misura anco magg10re. Infatti. come combatte la cavalleria? caricando. Ma la carica si riduce , a un galoppo, che a mano a mano precipita fino a diventare una carriera sbrigliata, irrefrenata e irrefrenabile. · Di proposito ho usato i due aggettivi: perchè'· il primo è la conseguenza del secondo. Oh è bella la carica ! indubbiamente è la forma apparente più alta dell'arditezza temer'a ria; se si consideri che i cavalieri, caricanti perdutamente, si precipitano a test~ bassat impulsivi ed inarrestabili, incontro alla morte, che v1br~ terribili colpi di falce fra le loro file, eh~ le lor? file ob?h~a ~ lasciare dietro di sè lungo' seguito d1 caduti. La carica puo ,, dare l'impressione di un epico ed eroico suicidi9 collettivo, e lo qualifico epico ed eroico, perch.è in questo caso il sui« «
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cidio ha lo scopo insuperabilmente alto del bene , della patria. Ma se volessimo commettere la perfida malignità di sfrondare un poco la poesia di una carica, noi dovremmo persuaderci che essa, ineluttabilmente, deve essere condotta a fondo per la impossibilità assoluta d'arrestarla una volta iniziata'. Per questo l'ho chiamata una carriera sbrigliata, irrefrenata e irrefrenabile. Se fosse possibile che qualche cavaliere, lanciatosi alla carica, conservasse tanto sangue freddo, tanta padronanza di sè da giudicare serenamente la. sua sorte, io fermamente .. credo che, imperterrito ed eroico, procederebbe incontro alla morte sicura; ma anche fermamente credo che se .egli fosse uno dì quelli che si contano a migliaia - come dice il si, gnor Z. - che si lasciano vincere dallo sgomento, dovrebbe ugualmente correre l'alea della sua sorte, senza il concorso della sua volòntà, a malgrado anzi della sua volontà; Ma ciò che contesto al valoroso sostenitore della cavalleria si è che la sua arma prediletta debba essere considerata.com~ la rappresentante dell'asponente massimo di f01·za morale. No, signor z., se è vero che una delle nostre armi abbia da avere maggiori forze morali - e io non lo credo poi che siamo tutti uguali - quest'arma non può che necessariamente essere la fanteria. La forza morale è la risultante di più componenti, e tali componenti sono, oltre l'arditezza, la calma, la resistenza la tenacia, la intrepidezza, il valore .. ' E la fanteria, se -:uole conservarsi la regina delle battaglie • - che iperbole vieta, non è vero signor Z . ? - se vuole continuare a meritarsi l 'elogio di chi fu il più grande generale e che di lei disse: « Povera fan te ria, tu non sai che vincere « delle battaglie!» deve possedere in modo eminente le qualità che costituiscono la forza morale. Di questa verità potrà facilmente persuadersi il signor z., solamente che voglia fermarsi un momento a considerare lo svolgimento e le fasi di una battaglia e il modo di co~battere della fanteria. ?g?i, in cui le battaglie non dureranno più delle ore, ma dei giorni - e parecchi giorni - oggi in cui, per l'aumentata potenzialità delle armi, le avanzate saranno lentissime,· le soste negli appostamenti assai prolungate· in cui ·per sot-· ' ' occortrarsi,. lll qualche modo agli effetti del fuoco' nemico r~rà di_av~.a ntaggiarsi di ogni più piccofa piega del terreno, di ogm. pm ~ado cespuglio, di ogni più insignificantè sporgenza; m cm, per guadagnare solo pochi metri sarà- neces. . . ' sano strisciare sul ventre, immedesimarsi con il terreno, ren-
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dersi ·invisibili, non pare al signor Z. che sarà indispensabile per le truppe chiamate a disimpegnare questo compito, che esse abbiano nell'anima, sviluppa:-te in misura eminente, quelle qualità che sono le componenti di quella risultante di valore inestimabile, che si chiama forza morale? E le truppe che combatteranno domani in tale maniera, non saranno d'artigliéria, che hanno altre modalità di combattimento: non saranno di cavalleria, di cui l'arma è il cavallo, la tattica l'urto - ,mezzo e fine che richiedono velocità di movimenti, e velocità così grande da togliere la possibilità al soldato a cavallo di considerare, di riflettere, di ragionare sul pericolo cui va incontro, , su la morte, ch'egli, splendente di ardimento, affronta; ma quelle truppe saranno di·fanteria, di quella massa grigia, che raggiu'b.gerà una cifra sbalorditiva di uomini. Pensi, il signor Z., di quanta forza morale dovrà disporre il soldato di fanteria, che, forse dopo lunghe marce, forse dopo uno scarso riposo e uno scarso nutrimento, dovrà muovere all'attaco di una posizione; che si vedrà fatto bersaglio del fuoco nemico già a grandi distanze; che sarà obbligato, ancora lungi dalla posizione da conquistare, a fermarsi, a prendere posizione di co:mbatÙmento, ad appostarsi e a contro battere con il suo fuoco il fuoèo del nemico: che, ancora lontano, sentirà passarsi cul capo i proiettili sibilanti rabbiosamente, che lo faranno impallidire, che gli daranno un tremito ai polsi, che gli faranno mancare il cuore quando vedrà che alcuno di quei proiettili, anzi che passare su le catene, si abbatterà' su di esse, fracassando il capo di un compagno vicino, dirompendo le ossa, squa.rciandl le carni; quando vedrà il terreno bere il sangue dei fratelli più sfortunati di lui, e sarà in attesa dell' istan.te in cui sentirà su di sè piomba:i;-e la percossa della morte. Non ho avuta la fortuna mai di offrire in olocausto la mia vita alla patria - nè anche in Africa ebbi questa ventura - ma dai miei maggiori che combatterono per la indipendenza e l'unità d'Itali"a; più recentemente dai miei compag ni che presenziarono i combattimenti delle campagne d'Africa, io sempre intesi dire che lo sbigottimento, il tremito, lo scora·mento prodotto -dai pi·imi saluti sibilanti del nemico . sono, per quanto inevitabili, di breve durata, che ben presto cedono il posto all'eccitamento, all'ardire, all'entusiasmo, che rendono insofferenti di indugio, impazienti dell'avanzata, anelanti alla stretta finale dell'assalto alla baionetta . Ma ora, necessariamente, le ~ose devo:q,o essere assai mutate.
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Nelle guerre per l'indipendenza d'Italia, erano altri gli armamenti che non oggi'; nelle campagne d'Afric~ erano altri gli avversari - quantunque sia da escludersi assolutamente che essi fossero q_uatfro predoni male armati dì vecchi fucili a pietra focaia - chè non quelli che saremo chiama ti a combattere domani. Domani, in combattipiento, auguriamoci - meglio: siamone persuasi - che lo sbigottimento, il tremito, lo scoramento siano ancora di breve durata ; ma anche auguriamoci - meglio: studiamoci di ottenerlo - che l'eccitamento, l'ardire, l'entusiasmo che ne seguiranno, non trasmodino i~ eroismi inconsulti, che, se saranno poeticamente belli come ogni sublime follia - ricordate questa vostra frase, bella signora e mia sistematica oppositrice? - saranno anche una follia, forse irreparabile e però condannevole. Può darsi che l'articolista cl.e lla Rivista di cavalleria convenga con me su la necessità che le truppe di fanteria abbiano in così grande misura sviluppate le qualità morali e la forza di animo che io sono andato esf!>ltando; ma è anche certo ch'egli si servirà di tale necessità per giustificare il dubbio - quasi la certezza, non è vero? - da lui eilleSS© c~e le fanterie degli eserciti odierni non possono - senza far torto a nessuno - essere all'altezza della loro missione. Per convincere sicuramente - se non per persuadere un oppositore, della insostenibilità delle sue teorie, occorrono delle prove di fatto. Io, per abbattere lo scetticisn;10 del signor Z, in riguardo al valore della fanteria, ho avuto molte parole che rappresentano probabilmente un non valore, e, sventuratamente, non ho che una prova di fatto, anch'essa, forse, di dubbia e meschina importanza. Qu.e sta prova mi è offerta dall'ultima campagna d'Africa. Non sorrida ironicamente il signor Z, e non mi dica che quella campagna ebbe per epilogo, una fuga e non cerchi appoggio nelle parole di un personaggio autorevole che, subitQ dopo la battaglia di A'd ua, disse che le truppe italiane erano state colte dal panico e si erano disciolte; poichè io potrei rispondergli che l'odioso giudizio, emesso forse in un moménto di sovraeccitazione, fu smentito più tardi nel modo più categorico dallo stesso pf)rsonaggio autorevole che lo aveva formato; e potrei ancora rispondergli · che quella di Adua non fu un.a fuga, ma fu una ritirata, e che di , ciò egli, nè alcuno, ha il diritto di dubitare, p~rchè ciò attestano le memorie, i rapporti, i racconti degli ufficiali di ogni grado, non morti sul campo di battaglia con le armi in pugno combattendo.
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Non dimentichi, egli, la brigata del generale Da Bormida il battaglione del tenente colonnello Menini; la batteria ,s i: ciliana del capitano Masotto ... e i cento altri episodi glo' riosi che attestarono .i l valore, l'eroismo, il patriottismo del soldato d'Italia. L'ultima campagna d'Africa nii offre l'unica prova di fatto a cui accennai, nel senso che parte del contingente del corpo ·d'operazione era formato da un numero non piccolo éli richiamati, partiti abbandonando improvvisamente patria, famiglia, interessi, partiti con sentimenti, se non di ostilità per la impresa a cui erano chiamati, certo non di entusiasmo; partiti con delle previsioni cupe, e, sventuratamente per molti, profetiche, d'impossibile ritorno. E pure, se si deve prestar fede ai rapporti e ai racconti dei superstiti , anche costoro fecero splendida.mente il còmpito loro di soldati e d'Italiani.. Perchè, se non fallirono alla prova i richiamati di ieri, dobbiamo credere che alla prova falliranno i richiamati di domani? Forse perchè, com''egli conclude nel suo articolo, della duplice missione dell'ufficiale moderno, la seconda, che ha per: iscopo l'educazione, ha uh o sviluppo meschino? E vero che in questi tempi il còmpito di educatore è reso difficile. all'ufficiale « per il poco tempo che il soldato passa « sotto le armi, e perchè il coscritto spesso già arriva in « qualche modo prevenuto contro gli ufficiali e contro la « istituzione », ma 1,on è esatto supporre, e tanto meno dire, che gli ufficiali di oggi non tentino tutti , i mezzi per sopperire agli inconvenienti della brevità della ferma, per sradieare dall'anima dei soldati quelle fallaci opinioni contrarie alle istituzioni, con le quali vengono alle armi. ·, L'ufficiale, oggi, quasi ogni giorno, appena se ne presenti l ' occasi0ne - e)e occasioni sono frequentissime - parla ai suoi soldati per dimostrare loro la necessità delPesercito, per dimostrare loro che il_servizio militare è un obbligo per tutti i cittadini fisicamente, moralmente, intellettualmente validi, e che quest'obbligo costituisce la più grande, la più· alta, la più nobile /manifestazione dell'amor di patria ... E le parole ~ell'ufficiale può darsi che non persuadano, nia certamente convinéono. ~ ~ Che un giovane sano, robusto, a cui sorride la vita, si persuada che è necessario sia pronto a fare il sacrificio della vita per il bene della patria qualora essa lo richieda, è indubbiamente difficile, anzi, nella maggioranza dei casi forse impossibile. Ma forse non è altrettanto impossibile ~è altrettanto difficile che lo stesso giovane faccia alla' patria
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il sacrificio supremo, se non per intimo convincimento di questo suo dovere, perchè trascinato dall'esempio àei ca pi, · perchè travolto dall'incalzare dei compagni, perchè ... - abbiamo pure il coraggio d'ammetterlo - non può farne a meno. Ma, qualunque sia la molla che sospinge il soldato, noi otteniamo pur sempre il nostro ·scopo, che è quello che il soldato non arretri, combatta ... muoia anche se è necessario. Però, per la mia incorreggibile tendenza alla poesia ottimistica, non credo che saranno poi tanto numerosi, fino a raggiungere più migliaia, i soldati che si lasceranno sorprendere dallo sgomento, che si lasceranno vincere e sopraffare dall'ignobile sentimento egoistico della salvezza personale, che li renderà vili. E, per qua:p.to sappia che non si possono fare confronti, mi conforta a persev.erare nella stima che ho del soldato, la condotta che esso tiene quando qualche regione della nostra patria bella e sfortunata, è percossa _:_ troppo frequentemente invero - da gravi calamità pubbliche. In questi casi il nostro soldato - non di fanteria solamente, signor Z, ma anche di cavalleria - non si dimostra affatto egoista e troppo curante della propria incolumità, ma, con l'entusiasmo di un apostolo, fa voto di tw;.t.e le sue energie alla salvezza dei suoi fratelli maltrattati dalla sorte, ch'egli neppure conosce e che spesso - è una verità amara, ma è una verità - lo ripagano con l'ingratitudine. · So bene eh~ i pericoli a cui il soldato si espone in questi casi sono minori assai dei pericoli di una guerra, ed è per questo che ho detto che non si possono fare dei confronti, ma qualche volta, e forse più spesso di qualche volta, negli infortuni pubblici il soldato corre anche il rischio della vita. In questo slancio di amore di prossimo io amo vedei:e un sintomo dell'amor di patria, che in una circostanza prossima o lontana, infiammerà il nostro soldato e gli conserverà quell'aureola di gloria che in tutti i tempi ha circonfuso il capo ed è stata prerogativa del soldato italiano. Mi tiene il · broncio, il signor Z? Non lo credo: il suo articolo me lo fa giudicare altamente amante della patria e ciò mi è di garanzia, ch'egli, nell'intimo della sua anima, ami e apprezzi il soldato, a qualunque arma appartenga, poi che noi, cavalieri, artiglieri e fanti abbiamo tutti al bavero della giubba le folgide stelle a cinque punte, che sono il distintivo di battagl~a e di gloria del soldato d'Italia. Monteleone di Calabria, luglio 1908. FRA NCO ITALO PONZI
tenente. '
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APROPOSITO DELLE CONFERENZE PER LA PACE Dormi, Europa, sicura, Più armi e più paura. •
GIUSTI.
Potrà forse ~em brare inopportuna la discussione fatta da un militare dei provvedimenti proposti, studiati, adottati per umanizzare la g uerra. Più che di,scutere, i militari hanno il clmpito, a riguardo di simile argomento, 4i _obbedire ~ d~ operare conforme a quan~o è stat~ stabi~it~. ~ 1~v_alsa q~undi l'abitudine in noi di lasmare agli stud10s1 d1 diritto, ai sen. timentali. ai diplomatici, le dissertazioni sull'utilità, l'opportunità; la necessità degli ar~~menti, ~ui m.etodi di risolvere le controversie, sulle leggi rnternaz10nah che regolano . i conflitti armati. Gli ufficiali generalmente non s'interessano del movimento pacifista, non se ne occupano, r~g~ardano le_ confer~nze_ internazionali e interparlamentari, 1 congressi umanitari, la propaganda per la pace a tutti i.·cos~i con indifferenza _e con •disprezzo; se obbligati ad intervenne talvolta nelle discussioni relative vi si preparano qon diffidenza, assumendo un' attitudine dife~siva, ispirandosi semplicemente alla politica nazionale del momento, senza elevarsi a considerare le cause e gli effetti immediati e remoti di tutto il co~plesso mo".'~mento destinato ad operare sulle masse forse rn modo pm profoddo di quello che normalmente s.i _pensi. Spesso_ così chi fa profes1:1ione dell' impiego .delle. armi pro. della difes~ del paese, non è al corrente coi ven sentimenti della Nazione, la quale dovrà fornire la materia p_r~m a, l'uomo, per 1~ guerr~ futura; quasi sempre egli tr?vas1 m contrasto pass1.vo .cog/.1 idealisti, ·che in quest'alba d1 secolo pullulano ogm d1 pm numerosi. . , È necessaria la baldanza crescente degli apostoli più attivi, l'audacia sempre maggiore di _costoro, la propaganda antimilitarista accanita per distrarre ùn po' gli spiriti .nostri assorti completamente dal rude lavoro professionale, per corre:re ai ripari e trattenere con deboli argini l'onda · v~dente. . . Le conferenze intorno al modo di combattere i funesti n. sultati dell'azione ~orda di demolizione di ogni spirito militare sono oggi, inff:l,tti, all'ordine del giorno. · A niio parere, se ciò può dimostrare la necessità d' interessarci con tutta 1'attenzione richiesta dall'urgenza e dalla gravità d_el pericolo, al fenomeno che ci occupa, non basta
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A PROPOSITO DELLE CONFERENZE PER LA PACE
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per ottenere gli effetti, che tanti colti ufficiali si sforzano di raggiungere_nella parte sociologica del problema militare. Se la teoria del reprimere può essere la migliore nel campo . politico, quella del prevenire è la più adatta nelle varie con· tingenze della vita, e può risparmiare sorprese ingrate. D'al-tronde, anche politicamente parlando, non sarebbe saggio quel governo che si lasniassecogliere dagli avvenimenti senza averli preveduti e quindi studiati ed in certo qual modo indirizzati. Bisogna perciò scoprire, intuire la corrente delle idee nella vita nazionale e mondiale, quella corrente. che ingrossandosi, acquisterà una forza irresistibile, studia.rne la natura e, anzichè prepararsi ad urtarla frontalmente col rischio di esserne travolti, secondarla magari, tentare d'incanalarla e di volgerla a profitto dei propri ideali e della patria. Nella sua sfera di azione, questo è il còmpito dell'ufficiale. Si tratta insomma per noi di prepararci al futuro, disponendoci ad utilizzare nel miglior modo gli elementi che la Nazione ci fornirà, senza avere la pretesa assurda di potere, colle deboli nostre forze, modificare raaicalmente la vita cittadina. Se il militare professionista ha per iscopo di preparare la guerra e di condurre i cittadini alla guerra, quando q1,1esta arderà, obbligata o provocata, l'uomo che convive in società , ha bisogno della pace, per sviluppare al massimo _grado le sue qualità attive nella produzione della ricchezza. Il fenomeno guerresco, per se stesso transitorio ai giorni nostri, è divenuto permanente coi bilanci militari. Questa è una conferma ai più della necessità, che ho sopra enunciatot di studiare l'intima essenza dell'anima moderna e delle forze èhe su di essa si esercitano, di prevedere i risultati di queste, nel ·campo sociale e militare e di provvedere ai mezzi idonei a sfruttarli nel miglior modo possibile per la difesa nazionale. ***
Il sç>gno della pace perpetua è antichissimo, antico quanto il inorido forse, e sembra strano che, dopo tanti secoli, possa.. ancora seriamente allettan:1 le menti di uomini illustri di ogni paese. L'ho chiamato sogno, ma veramente merita il nome che gli è stato dato, di utopia, perchè non potrà mai avere una qualsiasi sanzione dalla realtà. L a guerra è nella natura in tutte le sue manifestazioni : l'armonia grandiosa che ci còlpisce, che genera la fede ed alimenta le religioni, è il risultato d'innùmerevoli lotte delle forze più disparate sulla materia, è il riassunto finale della lotta gigante~ca per la vita, fra tutti gli esseri, animati e
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inanimati, organici e inorganici, fra gli elementi tutti conosciuti ed ignoti. · L'uomo non si sottrae affatto a questa . forza della creazio!le · la violenza è in lui innata e se non apparisce costante7mente nell'uomo civile, trasformato per lunga serie di adattamenti e di selezioni, balza irrefrenabile dall'anima sua ogni volta che sia tocco negli interessi, si~goli o della collet: tività materiali o morali, vitali o passeggieri. Hanno mai pensato i generosi sosteni tori d ell~ p~c~ ind~fini ta,. alla ~o~sibilità di sopprimere le contese mdividualt fra gli uommi, le violenze che giornalmente gli uni commettono a danno degli altri, e non tutte sono registrate ~ conos~iute, i d~litti che cadono sotto la sanzione delle leggi penali e quelli che - vi sfuggono? No, è vero ? Perchè sperare allora che gli uomini riuniti in società pos~ sano comportarsi diversamente dagli individui considerati singolarmente, quasi che in loro pote~se venire annull~ta 1~ intima essenza della natura stessa? E provato oramai ed e riconosciuta universalmente la verità del fenomeno che si produce nelle folle, e per analogia, fatte !e de~ite ~ropor~ zioni, in qualsiasi aggregat·o sociale. I sentimenti -:mn degli 1 individui non si sommano e si sottraggono algebricamente, neutralizzandosi a vicenda ma prevalgono sempre e dànno l' indirizzo alla massa i se~timenti dei più forti, più furbi, più violenti, spesso i sentimenti meno mo_rali, men? in armonia colla ragione, meno ci vili. . . Fra i popoli fra le nazioni fra gli Stati comunque costi' stesso fenomeno. ' . tuiti avviene lo Minori saranno forse le cause di attriti e più potenti saranno le forze capaci di attutirne la violenz , ·possiamo riconoscerlo ed i fatti suffragano questa limitazione, giacchè non tutti i giorni scoppiano guerre. Ma le di_fferenze fra ~ popoli sono tante, gl' interessi in con~itto contmuo s?no cos.i numerosi e sviluppati ed importanti, che la gue~r~ _e e sara sempre da considerarsi tra gli avvenimenti possibili e normali sul nostro pianeta. , . . . Tale conclusione non è nuova, perchè scrittori autorevoli, filosofi "'giuristi economisti e militari l'hanno sostenuta con ' . lunghi' e profondi ragionamenti, basati su.Ha l?g~ca ~ su11. a storia. Però siccome no'n meno studiosiautorevoh di sociologia e di psicol~gia hanno sempre tentato di battere in breccia simile affermazione -'tasa'lhlosi più che altro sulla portata ipotetica nell'avven'ire di un pr-0gresso ~ivile e ?iviliz~a~ore continuamente cresoente, e siccome nell epoca di transizione che stiamo attraversando, questi umanitari sembrano andare
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per la maggiore e si avviano a prendere il sopravvento, a dispetto degli avvenimenti contemporanei, così non sarà forse inopportuno dare un rapido sguardo agli argomenti vecchi e nuovi, portati a sostegno dell'una e dell'altra tesi. Tale disquisizione non è inopportuna, ho detto, ed è tutt'altro che inutile, come forse può sembrare a primo giudizio, perchè la convinzione in questo od in quel senso ha un valore incommensurabile nelle Nazioni, valore che non può assolutamente essere trascurato da chi fa professione di educatore militare e alla difesa del proprio paese ha dedicato tutte le proprie facoltà. La sola speranza di sottrarsi per sempre al flagello della guerra ha conseguenze disastrose per il carattere del popolo . La mancanza del pericolo produsse e produrrà sempre la rilassatezza così deglì organismi individuali come di quelli sociali : l'avviamento al disarmo, poi, prima ancora dell'effettu azione del disarmo stesso, 'significa dl:ldizione cotpleta del proprio Io singolo e collettivo al più forte ed al più previdente. Quando tp.tte le energie di uno Stato saranno volte esclusivamente alla produzione della ricchezza, noi potremo assistere, ·non v'ha dubbio, all'arricchimento artificiale dell' individuo e della collettività, all'aumento di benessere e quindi alla maggiore e più completa· soddisfazione dei bisogni. Però, è legge e~onomica che i bisogni crescano indefinitamente e parallelamente ai mezzi disponibili per il consumo, è legge psicologica che la ricchezza generi l' invidia ed il desiderio nel povero, è legge fatale, ineluttabile, naturale che il ricco debole ed inerme soccomba agli assalti del famelico audace, nel quale il desiderio si confonde con i sentimenti più disparati di uguaglianza, di giustizia, di vendetta, di dominio! Orbene, mi sembra che l'Italia si prepari ad entrare in questa ~ase che chiamerò di decadenza militare e' di potenza economica assoluta. Sarò pessimista, lo spero, lo desidero ; ma lo spettacolo della nostra vita pubblica in questi ultimi tempi, mi autorizza a pensare e deplorare quanto ho affermato. Il cittadino italiano va sempre piu confermandosi nella idea che per il suo paese non vi possa essere salvezza che nella pace a qualunque costo e che tale pace gli è assicurata dall'abilità della politica estera dei vari gabinetti che si succedono al governo, oscillanti ed in continuo equili brio (stabile?) tra alleati ed amici. Il male peggiore però si è che simile convincimento va guadagnando terreno nell'esercito
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e nella massa degli ufficiali. Nè potrebbe essere altrimenti, perchè forse non mai come nell'epoca presente l'es~rcito fu lo specchio delle virtù e delle debolezze cittadine. E quindi dovere di cittadino, più ancora che di milìtare onesto, reagire contro la perniciosa tendenza quietista, segnalare il pe.ricolo, studiarlo e pensare al riparo!
*** Gli Stati modE'rni sono variamente organizzati, secondo le condizioni peculiari storiche e del momento di ciascheduno ed in dipendenza dei fattori svariatissimi che presiedettero alla loro origine e ne accompagnarono lo svolgimento. Però non è difficile raggrupparli, per tale r_iguardo, in poche dategorie, pochissimo differenti neJla parte superficiale, formale. B en più differenti invece sono le condizioni di vita interna degli Stati e gli atteggiamenti dei vari popoli di fronte ai problemi sociali internazionali, condizioni ed atteggiamenti che derivano e~senzialmente dal carattere dei popoli stessi, da quel complesso di elementi che si è conve:quto di raggruppare sotto il nome di __8fi>'i.R<w ·na-z-ionarh~. In questo ordine di fattori della vìta pubblica, le disparità sono grandissime. Lunghi secoli di storia non hanno potuto far spari_re le differenze fondamentali fra le stirpi umane, chè anzi, se le parti di ciascuna razza sono venute esse stess_e differn:1-z~andosi col tempo, le varie razze sono ancorà rimaste d1stmte come al-le origini, senza alcun accenno alla possibilità di amalgamarsi, nonostante tutte le sovra.r,posizioni, le conquiste, le penetrazioni, le dominazioni. E possibila sperare a,ncora per l'avvenire nel compimento della fusione completa, vagheggiata dai cosmopoliti pacifici? • . Orbene, non è chi non veda quale inesauribile fonte . d1 cause di guerra costituisce questa primitiva diversità fra le famiglie dello stesso tipo animale, l'uomo. . Noi tutti aspiriamo al regno della giustizia sulla terra. Ma quale giustizia? siamo costretti a domandarci. Infatti è varia la concezione del giusto n ei diversi popoli, anche in' quelli consider~ti allo stesso stadio di civiltà. Qui iffipera il diritto scritto, là il diritto naturale, in un luogo è la ragione del più forte che pésa sul dominato, altrove la legge è uguale per tutti gli uomini, bianchi o di colore; in. taluni paesi, la legislazione deriva dalla i,toria, in altri è la conseguenza di un pQ.tto stretto tra gruppi di differente nazionalità; negli Stati rappresentativi, deriva più o meno
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dalla volontà dei comporrenti l'aggregato social~; negli Stati autocratici emana dalla volonta di uno • solo o di pochi. Le distinzioni si potrebbero enumerare all'infinito e condurrebbero alla dimostrazione perfetta che anche presso i popoli più affini, più vicini, maggiormente accomunati dalle origini, dalle tradizioni e dagli interessi, la giustizia assume atteggiamenti diversi nei principi fondamentali e :nelle applicazioni. Così, siccome il giusto è l'aspirazione suprema di ciascuna Nazione, nei conflitti inevitabili fra le varie concezioni di esso, troveremo abbondante.materia di guerra perchè l'una sopra l'altra prevalga, anzichè speranza ·di conciliazione e di pace. Ogni cosa ci induce a ritenere che il mondo continuerà per .molto tempo, e forse eternamente, a ricamare la propria tela storica come per il passato. Le orde migratrici, che ad ondate si sono riversate sull'Europa nostra, dando l'ultimo crollo a civiltà decrepite, ne ammoniscono di non fare troppo a fida~za colla potenza odierna degli Stati europei, potenza che i recentissimi avvenimenti dell'estremo oriente asiatico hanno dimostrato -molto più vulnerabile di quanto superbamente non volessimo ammettere. Intanto, fenomeno speciale dell'epoca nostra, l'emigrazione sempre maggiore è venuta a creare agli Stati civili nuove preo0cupazioni, accanto a quelle eterne imposte dai bisogni delle industrie e del commercio. L'aumento costante, incessante, di popolazione presso aleune Nazioni, l'eccejso della produzione industriale presso altre, la necessità di mantenere il posto conquistato nella gerarchia delle potenze, tutte queste cause, isolate o commiste, che si riducono in ultima analisi ad una sola, the sfruggle for life, la solita ed eterna lotta per la vìta., hanno prodotto per effetto la ricerca affannosa di sbocchi di merce umana ~ d'ì prodotti agricoli e manifatturieri, la concorrenza su tutti i mercati del moado, la f ~rmazione di colonie di penetrazione e di conqc:ista, il pensiero costante e doloroso dell'avvenire prossimo e mediato di ogni Nazione. I dissidi sono inevitabili, continui, e se raramente oggi degenerano in conflitti armati, grazie, alle arti sottili, alle. scaltrezze ed ai compromessi della diplomazia danno origine ' terribile che pero' quasi. sempre ad una lotta ben altrimenti non quella cruenta, la guerra economica, la guerra commerciale, la quale miéte un numero maggiore di vittime, meno onorevolmente e più dolorosamente, di quante non cadano sm più insanguinati campi di battaglia.
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Bisogna anche aggiungere poi che la guerra · co~merciale, protraendosi, conduce inevitabilmente all'urto -vlO~~nto, armato, quando il potere di resistenza dello Stato pm debole economicamente starà per essere esaurito, quando ad esso non rimarrà quindi altro che la forza della disperazione per tentare di aver raD'ione del potente avversario, a meno che, prostrato moralm:nte oltre che materialmente, abbia già perduto il sentimento della propria dignità e chini la testa al giogo e porga le mani ed i piedi alle catene della schiavitù. In questo caso ed in quello, si dilll:ostlra m,ille ~olte -~referibile la prova anticipata delle armi, perche dec~de ym _sollecitamente a colpi di cannone anzichè a colpi di spillo, -d ella sorte 'serbata all'uno ed all'altro combattente. D'altra parte, ragione ed esperienza si accordano nel dimostrare ~he i compromessi diplomatici, i trattati hanno se~pre. servit~, -e sempre serviranno allo scopo di differire la. soluz:one P~1;1 violenta ma più rapida, fino a che non soddrnfacciano pn: -o meno bene tutte le' parti contraenti o fino a quando gh Stati più deboli momentaneamente costretti a lasciarsi sopraffare, non abbiano raggiunto la pote~J.Za. necessaria per te1:tare il riscatto ~ qualunque costo e ~umdi_a.n~he colle a~mi: Concludendo, da qualunque bto si considermo ~e rel_az~om intercedenti fra i popoli e fra gli aggruppamenti so01ah da essi costituiti la guerra ci si presenta come 1l'unico mezzo capace di fare' definitivamente · ragione tra di essi, fenomeno naturale ed inevitabile come la vita e l a mort~. Nella breve discussio~e sopra riassunta, mi sono di propo: -sito limitato agli arg0menti di cara~tere genera:le, co:me.quelh -chE;J si applicano a tutti i _tempi ed a tutte le situa~om. . . Chè se dovessi considerare lo stato attuale delle relaz10m internazionali, potrei enumerare tante cause perm_anent~ ed -occasionali di guerra da dover riempire parecchie pagme. Altri, in passato e ~ecentemente, ha fatto 1~ stessa disamina., dispen,sandomi dal ripeterla. Basta, del_res~o,. ~ssere superficialmente al corrente degli avvenimenti ~ohtici c?n· temporanei, perchè i possibili motivi di guerra Sl presentm~ spoI).tal\eamente al pensiero, accresciut~ co~ti1:u1me:1~e di numero, anzichè diminuiti o spariti o m via d1 sparizione, .come da taluno affermasi. ~ Per lo scopo che mi sono proposto col presente scritto, a me basta aver stabilito la necessità di tenersi sempre pronti all'eventualità di entrare in campagna, e quindi) a fortiori, la necessità di essere con vinti che senza un'adeguata preall'obbligo di p. aràzione la ferma volontà di ~on sottrarsi . sangue ed' il proposito r~soluto di tutto arrischiare per con-
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segui~e la .vi.t~or~a, non ~i ha speranza di potere svolgere le propne. at~iv~ta liberamente ed in conformità delle legittime aspi:'az1on.i ~i perfezionamento e di progresso, che ogni forte Naz10ne 01v1le deve proporsi. Solo in questo modo infatti si può essere stimati e rispettati dagli altri concorrenti e qui~di ottenere quella pace, che noi tutti riconosciamo necessaria per il raggiungimento dei finì supremi della collettività! *** La guerra, dimostrata così ancora una volta eterna non dev~ ~emmeno considerarsi quel flagello distruttore di vite e di n~c~ezze, quale è ritenuto o si mostra ritenere dai prop~gand1sti dell.'antimilitarismo, i quali per contrapposto non es1.tano a lanciare gli illusi irrequieti, che a loro credono e dai loro cenni pendono, contro i cordoni dei fratelli militari v~gil.i e severi custodi dell'ordine, della libertà, delle istitu: z10m, dell'onore e del buon nome nazionale! Secondo i nuovissimi guidatori delle coscienze popolari la guerra che, .bo~tà loro, fu altra volta necessaria a compi~re missioni ~001al~ benefiche, ora non ha più ragione di sussistern ed mfatti va dimi1:1?endo di intensità e di frequenza. « L~. guerra non ha pm alcuna funzione da compiere e « perc10 va sparendo; anzi è già morta e sopravvive solo « nel~'i:11~agin~zion~ degli uomini, troppo lenta a seguire i « rapidi nvolg1menti delle oose » ha scritto un noto autorevole. s.tori.co, Guglielmo Ferrero, nella sua pubblicazione: « Il m1htansmo » . Così altri ha sostenuto in buona fede che essendo il 1:11-otiv~ ~rincipale dell'esistenza della guerra, cioi la s_u a funz1~ne 01vile: la costituzione delle libertà nazionali, questa funz10ne ha oramai cessato di sussistere e che perciò la guerra stessa è divenuta inutile. · Orbene, tutto ciò è per ìo meno inesatto. La guei:ra ha sempre avuto funz~oni di civiltà e di progresso, le quali hanno a~su:i:i.to _forme vane secondo le condizioni speciali degli ambienti, . . che . continuamente mutano ' ed hanno avuto deno~:m uaz1?m divers~ in relazione allo scopo od al "risultato im~edi~to, che si proponevano od è stato conseguito. La. costit_iiz10n~ delle libertà nazionali può essere stato uno di questi scopi, può, se si vuole, essere stato il risultato delle lotte comb~ttute nel secolo XIX, una parte, cioè, grande risp~tto ~ noi che apparteniamo ancora a quell'epoca, · infinitesima mvece nel grande ciclo storico dell'umanità. La guerra invece ha una funzione importantissima costituendo l'eleménto · principale di quella selezione, che è la. legge fondamentale di sviluppo di tut.te le cose. La teorica
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malthusiana sarebbe vera senza questa grande, suprema moderatrice della natura, la quale cpstituisce il fondo della legge darwiniana. La selezione naturale funziona interrottamente, eliminando senza posa i più deboli, i vint i nella lotta per la vita, le eicorie inutili, anche se non sempre pur troppo gli elementi dannosi. Per m ezzo della guerra, la ~e:e· zione è più rapida ed agisce contemporaneamente sugli mdividui e sugli aggregati sociali. Le armi non fanno distinzione nel colpire, è vero; ma è ri saputo anche che gli effetti maggiori di distruzione non sono prodotti dalle armi. Le malattie sono ben più letali e se ne comprende facilmente la ragione. Gli strapazzi fisici, le privazioni, le emozioni v iolente distruggono gli organismi meno resistenti e mietono inesorabilmente le loro vittime, senza bisogno di congegni di punteria perfezionati, senza misurazione nè stima delle distanze senza che si richieda animo calmo e sangue freddo ' per colpire. Non abbiamo dati statistici esatti ancora riguardo alla guerra russo-giapponese, ma sappiamo già che il bilancio delle perdite in uomini è, almeno in modo relativo, inferiore a quello della guerra del 1870-71. Ma limitando anche le noJtre considerazioni. alle campagne del secolo xrx, possiamo senz'altro ritenere che esse dimostrano la verità di quanto siamo venuti sopra affermando. Chè se si volesse obbiettare che le armi oggi sono più per' . fezionate mentre che i mezzi sanitari sono più abbondanti e le risor~e delle scienze mediche maggiori e t~nto più efficaci che nel passato, potremmo rispondere çhe le lotte più sanguinose non sono dei giorni nostri, ma rimontano al1' impiego prevalente delle armi bianche, mentre, d'altra parte, le enormi masse degli e~erciti od~erni accollj?:ono un numero ben più grande di elementi votati alla selez10ne che non i relativi piccoli, scelti, agguerriti eserciti delle epoche anteriori a noi. I primi dunque ad essere colpiti dalla guerra s<fno i meno r obusti e, fatto importante che è molto opportuno fissare, non soltanto i fisicamente deboli, ma sibbene contemporaneam ente ed in egual misura, i moralmente deboli. E, siccome la selezione naturale si esercita continuamente, per tutta la durata di una campagna, cosf non tutti i colpiti q.alle armi rappresentano individui validi ed utili per la società. .Non vi ha dubbio che la guerra anche di tali preziosi elemen ti miete una percèntu.ale più o meno forte secondo la durata · maggiore o minore della crisi; ma è anche altrettanto certo che durante lo stesso periodo di tempo cessano momentanea-
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mente d~ fu1_1ziona:e _q1:~si tutti gli altri fattori della lotta per la vita, 1 quali, rnsieme colla massa dei pochi v 1·d· · · · t · b" a 1 1, mie ?no rnesora 1lmente una buona porzione di tanti discreti che _l.a g~erra conserva, rinforza e restituisce al lavoro ~r~ficuo più v1goros~ ,di mente e di cuore, più preparati a resIStere alle avvers1ta, a superare gli ostacoli, a trionfare! Se la, lotta cruen_ta _no1: si. prolungherà troppo, il risulta~o- sa:a_ pe:tanto 11 nnv1gonmento di tutte le qualità de, gh md1':1dm superstiti e conseguentemente delle Nazioni, da quel~1 rap~resenta.te. Se la crisi bellica debba invece protrarsi al d1 là, dei limiti fissati ordinariamente alla resistenza umana! n?1 con_veniamo di buon grado che probabilmente le N~z101:1 belligeranti ne sentiranno per qualche te~p? la trrn,te rn:fluenza nelle qualità fisiche dei propri cittad7m, perche mentre ?na buo_na pa_rte dei giovani più forti avr~ pagato carnmente 11 proprio tributo di san()"ue colla vita ed 1 s~per~titi pure per troppo lungo tempo sa:anno rimasti l?ntam. dai focolari domestici, soltanto gli inabili alle fatiche d1 guerra ed i vecchi saranno per àltrettanto lungo troppo lu~go tempo rimasti soli in paese a procreare per 1~ perpetuazione della specie. In questo caso, che però non è la :·egola, l'~bbassamento temporaneo nelle qualità fisiche sara probabilmente_ compe?sato ad usura da un corrispond:nte elevamento d1tutte le altre qualità, di mente, di cuore, d_1 cara~tere: ce ne danno affidamento sicuro la lunga e valida resistenza e persistenza nella lotta. . La storia. c?nforta l e nòstre conclusioni. Per non dire che d1 quanto c1 e noto, accenneremo al fatto che i nati subito dopo la campagna del 1870-71 hanno dato in Francia ed in Ge~mania un con~ingen~e di c?scrit~i.spiccatamente migliore per ~obustezza d1 quelli degli anm immediatamente preced_enti e sussegua:1ti: :1on solo; ma anche un contingente relat1v~mente superiore m numero. Così, certamente l a Francia usci e_normemente riI;1vigorita dal lavam:o d i san~ue della rivoluz10ne celebre, come ritemprata era ven~ta in seguito alle lunghe guerre di Luigi XIV. La gu~rr~ dunque, come forma di lotta, ci si rivela il 11_1ezzo migliore d1 selezione individuale, perchè più rapido sic?ro e SO.I_>ratutto di benefico effetto morale, oltre che ma~ te~ia~e, a d1~erenz~ di tut~i gli altri modi della « stritggle fat life », nei quali spesso 11 carattere degli uomini va soro- ' merso. . ~a la gue:-ra è_ sopratutto mezzo di selezione collettivo. Gl~ ~g?-regat1. sociali imbelli, incapaci di sostenere con digm ta il proprio posto nel mondo, debbono cedere il passo ad
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oro-anismi più forti, che col loro contatto, mettano quelli in gr:do di rialzarsi e di riconquistar~, più tardi, la pro~ria personalità. Le civiltà che hanno raggiunto e sorpassato 11 punto culminante del loro svolgimento, senza sapersi adattare ai bisogni che vanno continuamente rinnovellandosi nel singolo e nell'aggregato, sono condannati a crollare, a sfascia~si, _a perire sotto i loro detriti, dai quali fermenteran no e s1 av1lupperanno civiltà nuove, più progredite. La lotta_ cruenta produsse sempre ottimi effetti_,~ sia sotto fo:ma ~1 guerra esterna sia sotto il mantello pm rosso della nvolur.10ne, per' . . . .. chè servì sempre mirabilmente a precipitare crisi msopportabili, a risolvere situazioni ambigue e pericolose, a distruggere società corrotte, a risvegliare popoli caduti in letargo.
*** La guerra adunque, fenomeno naturale, inevitabil~, è ben · diversa dall'immagine foggiata ad uso dei proletari dalla ferv1da fantasia dei loro condottieri, non solo; ma è anche nel complesso benefica per l'umanità. . Ciò assodato, facciamo un passo innanzi nel nostro rag10namento. 1 Guerra può a;rdere da un momento all'altro, preveduta o inaspettata, per cause storiche o per dissidi improvvisi, (i quali, m'affretto a soggiungere, non possono essere altro che l 'espressione delle cause storiche). Qualunqe N ~zione, la _quale non vogliasi condannare volontariamente a subire l e leggi delle altre a cedere sempre fino al suicidio materiale, dopo quello mor;le, qualunque Nazione, dico, che senta la propria dignità e voglia conservare la propria personalità 0 iuridica, dovrà prepar~rsi e· mantenersi costantemente pronta ad affronta~e, la lotta armata. Questa: non può farsi oggigiorno che per m ezzo degli eserciti, organizzati in precedenza per lo scopo. Condizioni speciali varie esigono che alla gu~rra, _modernamente intesa nel senso di lotta per la propna esistenza, sia pure nel significato più largo della frase, parteéipi~o tutti i cittadini validi dello Stato, anzi tutti~ comp~~ent1 dello Stato, perchè chi non potrà usare le armi , dovra 1mp1:gnare gli utènsili d a lavoro per rifornire ininterrottamen~e 1 combattenti di quanto · possa loro ~occorrere e le donne aovranno concorrere nel lavoro e nella cura dei malati e dei feriti e nel sostenere col p~oprio ·e sempio e <;ol loro incoraggiamento la virilità di chi provvede più direttamente alla difesa del focolare domestico. . · Se nel cuore di tutti gli uomini albergassero oggi sentimenti meno egoistici, se gli affetti più cari, la famiglia ed
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il suolo natio, avessero ancora altari presso i cosidetti popoli civili, il combattere per la Patria sarebbe pur sempre un onore, il morire per essa una gioia ambita, la resa ed il ritorno dopo la sconfitta le piu grandi viltà ! Purtroppo però, noi siamo ben lontani da questo ideale, che altra volta pur si disse r·omano, tanto lontani forse quanto lo è dall'Italia la piccola nazione dell'e<;tremo oriente asiatico, nella quale esso trova ancora rifugio, salvo a riprendere piu tardi la sua lunga, eterna peregrinazione! La tendenza odierna europea, occidentale, latina, italiana, sotto la maschera di Nazione armata, colla quale si insinua nella coscienza degli onesti, si chiama in realtà milizie me1·cenarie. Questa mia affermazione, che precorre il logico svolgimento del ragionamento intrapreso e che mi spunta irresistibi le sotto la penna, può sembrare un paradosso contra. ad ogni realtà. Infatti, proprio dei nostri giorni è' l'estenno sione dell'obbligo al servizio militare, fino a r aggiungere, come è stato fatto in Francia, il limite massimo, forse insuperabile . .Se le altre nazioni continentali non sono ancora arrivate a tal segno, la r agione principale va ricercata nelle strettoie del bilancio, le quali non consentono che un piu o meno modesto avviamento a quella mèta. C'è, è vero, l'Inghilterra tuttora un po' recalcitrante; pero anche quivi l'idea, se non il fatto, ha percorso un lungo cammino, sì da farci ritenere che anche essa finirà presto per mettersi al livello delle sorelle del continente. Pure, nonostante questa schiacciante realtà, io continuo a.d affermare che noi tendiamo insensibilmente alle milizie assoldate. Gli sforzi di armi e di armati, che i vari governi propongono ed i parlamenti approvano, non corrispondono oggi ai sentimenti delle masse; è vano illudersi, e se costituiscono una necessità nella corsa impegnata per t enersi costantemente al livello numerico dei probabili antagonisti e per altre ragioni ancora, avranno per effetto di produrre la reazione, che è già nello spirito dell'ambiente e scoppierà irresistibile il giorno che, quel limite massimo r aggiunto, si tenterà di oltrepassarlo. Chiudiamo la digressione, che riprenderemo a suo tempo, e rientriamo in carreggiata. La composizione e la costituzione degli eserciti dipendono d~lle ?ondizioni del momento stoi·ico, nel quale sono destma~i ad operare. Attualmente, imperapdo la legge del massimo numero, in contrasto coi sentimenti dei popoli, gli eserciti sono rappresentati in genere dalle masse degli individui validi alle armi di ogni nazione. '
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Per fare la guerra però non basta aver uomini; sono ne~ cessan· 1· s oldat1·.. e' 1·1 corollario , formulato da Napoleone, d1 tanti se.coli di storia. . . . . Orbene, l'assetto attuale degh Stati 3:-on c?nse:1te d1 tram , . .un .§Ol-· s f ormare d a Un momento all'altro un mttadrno n graduato in un ufficiale. Riportandosi ai ~emp: d t · ' . ·1· ' d' . d fi h a o, in u si· è sostenu. ta l a possibi ita i mqua rare 1 g_ d. R i orna, . d' . t· Il d e1 popo lo con quadri forniti dalle .classi · ingen · i. h'ri: non è possibile ai g1orm nostri, pere e 1 Storico t orno · L' r termmi posti a confronta- sono eterogenei: uguag ianza iuridica infatti non permette neppure ~1 sperare che le gl mentemeno che ral C assi· meno abbi'enti ' le quali aspirano . . livellamento sociale completo, s1 ~et!ano ~1 buona vog ~~ . denza di coloro , dei quali .si considerano non piu a 11a d 1pen . . so etti, ma coope;ratori, con partecipaz10ne, sia_ p:11:e an~ co~! disuguale, al profitto. D'altra parte_, le classi dmgent: attuali mancano delle attitudini neces_sane per essere _buom capitani, le speculazioni del tempo d1 pace essendo orn ben d ifferenti di quelle richieste per la guerra; ~pesso, per le stesse loro occupazioni, in prevalenza ~edentane, non avreb. . .. bero nemmeno la sufficiente forza fisica. . . Tale condizione di cose, yera per tutti. ~ pop?h 01vih della Terra, è maggiormente aggravata,_negh ~tat1 del_con. t europeo dall'erroneo sistema odierno d1 educazione, t 1nen e , · · b' 1 · · ·1 le non tenendo nessun conto degli elementi 10 ogw: i fiq1;1-alogici si attacca esclusivamente ai fattori intellettu~l: e SlO , · · Jt a t·1 pra t i~1 senza arrivare nemmeno per tale via a1· r1su h Ja vita moderna richiede in modo l;l,Ssoluto. Ben altnc :nti operava l'antica Grecia, che pur ci dovrebbe essere :aestra delle arti del vivere civile e sop atutto dell'arte di educare! . P~r contrapposto, la libertà sempre maggiore ~oncessa a tutti i cittadini, se può essere utile_pe_r la ~roduz~one della ricchezza, eccitando le energie dei smgoh e _sviluppando · som mo oo-rado l'individualismo e la cooperaz10ne non su· 1n bordinata, è a detrimento della disciplina necessaria non per combattere, ma per vincere. . . . Gli eserciti improvvisati della R1voluz10ne fran?ese trionfarono, si dice, delle truppe ~ggue~rite della ~e~?hia E.urop.~; ' ma non bisogna dnnentwa che 1 nvoluz10nan, . . . . · d 11' ·t feorvero, t em ente inquadrati dai uucle1 d1smplrnati . . . e esercioo . gio non costituirono a nuovo quegli eserc1t1, ma servi~e 0· 'ad infondere in essi un sangue incorrotto, ardente, IOn ' ' · rim,mdo loro uno. slancio che sorprese 1· 1enti· e meto d ic1 :~Jersari, abitu~ti a ben altro genere di condotta della
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gu~rra e ad. una tattica ben diversa. L a disciplina negli alt: ~om~nd1 ,e1:a :posta_ ~otto l 'immediato controllo della gh1g~1~ttma! E _rnd1scut1b1le che i migliori ufficiali di quegli eser?1ti prov~mvano dal popolo minuto e furono poi i famosi gener~h e marescialli di Napoleone; ma è altrettanto .. cer_to che c1 vol~e lung~ esperienza di guerra e rigorosa sel ~z10ne) automatica e v10lenta, perchè essi si rivelassero e s1 trovassero degnamente al loro posto. · ~el br~ve periodo di una campagna di g uerra, quale noi la rn_te1:dia1:10, non sarebbe stato possibile di raggiungere un s1m1le risultato. Così, nella guerra di secessione d'America si videro cozzare per 11:nghi anni, con accani mento fero~e, con atti di volor~ _ed imprese me~a~igliose,. masse di cittadini non agguerriti, non preparati, mesperti. La bilancia pendette inc~rta per molt? temp?.' perc?è le condizioni erano pari ~ a~?o le parti. Ma c10 che importa per il noRtro discorso s1 e 11 fatto, incontestabilmente riconòsci11to da: tutti che s?ltanto verso la fine della guerra quegli ottimi citt~dini s1 erano trasformati in buoni soldati. · E anc?ra! più _recentemente, nel Sud-Africa, vedemmo ' poche m1ghaia d1 . colon! .ola~desi tener testa per molto t empo alle truppe mgles1, m:fhggendo loro numerosi scacchi e. perd~te non indifferen ti. Noi tutti abbiamo assistito trep1d~nt1 a quell'epica lotta, dalla quale pareva dovessero v~mre_ travolte gran parte delle idee predominanti in fatto d1 ordmamenti militari, di strategia e di tattica. Il risul- ' tato, ~er quanto favorevol e all'esercito regolare, fu attribuito ~sclus~vamente al numero da chi aveva interesse di esaltare 1 cor~1 volontari e 1~ ~rupp~ improvvisate di fronte a quelle orgamzz~te. La v:erita pero ha fatto giustizia, per bocca stes~a ~e1 valorosi condottieri dei burghers, di certe conclus~om un po' .... affrettate. Cristiano Rodolfo De Wet, inf~tt~, ~onfess_a_ (1) che la deficienza di organizzazione e di dis~iplm~ militare fu la causa principale del risultato nega~r:o d1 quella campagna, cominciata sotto così lieti auspici e d1:1~ata per tanto tempo, grazie alle eccellenti mcomparab1h qualìtà militari dei combattenti boeri. ' Il valoroso . ~enerale non ha ritegno nell'esporre crudamentfl_ ,la :'erita, quando ci racconta del panico improvviso che pm d1 una volta fece rompere le file dei boeri e fece volgere · · · le terga, producendo in . . a quest·1 1gno1mmosamente brevissimo tempo la dissoluzione completa di iutieri com, (I) Three y earawar (Octob er 1899 -
June 1902) .
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mandi, quando ci dipinge dolorosamente il fallimento delle operazioni meglio concepite e più promettenti di risultati grandiosi e positivi, per la mancata esecuzione, di proposito deliberato, degli ordini dati, soltanto perchè ritenuti dai sottoposti non eseguibili o troppo rischiosi o non corrispondenti alla situazione o non in armonia cogli interessi particolari di questo o di quel commando! Gli stessi capi dovettero più di una volta sciogliere temporaneamente i legami organici delle loro truppe e permettere che i gregrari tornassero alle proprie famiglie per sistemare interessi privati , unico mezzo per evitare le diserzioni in massa senza riparo. I successi eroici e concordi del Botha e del De W et stesso sono dell'ultimo periodo della campagna, quando cioè i coloni, oramai addestrati, si erano elevati ad eccellenti soldati, quando però, purtroppo, era già tardi per rimediare all'irreparabile. Se invece, disciplinati e concordi nell'azione essi avessero agito offensivamente quando la superiorità del numero era della loro parte, verso la fine del 1899, l'esito non avrebbe potuto esser dubbio. Ma ciò non fu , perchè non poteva essere, appunto perchè un uomo: per quanto forte, coraggioso, sobrio, inyelligente, non è un soldato, nè può divenirlo senza un'adeg-uata preparazione. Per completare il breve cenno dato di questa campagna, non sarà inopportuno, neppure, . far menzione dell'esercito così faticosamente vittorioso, il quale era tutt'altro che un esercito regolare. Nelle file inglesi, i regol~ri erano pochissimi e pessimamente inquadrati, essendo gli ufficiali reclutati per la maggior parte giovanissimi dalle famiglie nobili del Regno unito. Così spiegasi maggiormente la lunga resistenza degli avversari, anche quando la ragione del numero passò nel campo inglese, così si comprende la necessità dell'enorme sforzo militare fatto dall'Inghilterra, cvsì infine, senia nulla togliere all'eroismo sfortunato dei boeri, si sfrondan~ le_leg~ gende e si riducono al loro giusto valore le affermaz1om dei novell-i , garibaldini! Ho citato i tre casi tipici, nei quali la teoria della leva in massa avr ebbe potuto t rovare se mai, la più ampia dimostrazione. Mi par dr essere logicamente arrivato alla conclusione opposta .. Avrei potuto estendere gli esempi e ricordare le lotte per l'indipendenza germanica, per l'indipendenza. greca, per l'indipenden,?;a e l'unità d'Italia, per concludere sempre nello stesso- modo, che non basta una nobile, santa causa, nè l'entusiasmo di un popolo, nè lo spirito d'abnegazione e di sacrificio per fare · senz'altro di 36
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ANNO LI V,
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uom1m eccellenti degli ottimi soldati, capaci di vmcere truppe regolarmente organizzate e solide. Il miracolo di Garibaldi, trasportato sulle ali della fortuna e della vittoria da Quarto a Marsala e da Marsala al Volturno, va considerato sotto un aspetto speciale. A parte gli aiuti materiali e morali del governo piemontese, esso ci rappresenta un episodio grandioso della rivoluzione italiana nel suò punto culminante, della rivoluzione che abbatte un sistema decrepito, un governo corrotto, una dinastia oramai completamente impopolare, sistema, governo e dinastia incapaci di resistere da soli all'onda incalzante dei nuovi tempi. Siamo così gradatamente giunti a dare la ragione degli attuali armamenti militari. · Infatti, scartata la possibilità della leva in massa per fare la guerra, si rende necessario un complesso di provverl.imenti, intesi ad addestrare i cittadini alla lotta organizzata e disciplinata, ad ,- inquadrarli fortemente, a fornire loro tutti i mezzi idonei · a raggiungere lo scopo: la vittoria nel più breve tenipo possibile. Eccò la necessità della preparazione militare, intesa nel suo più vasto significato, e quindi anche dei bilanci militari che gravano sulle finanze degli Stati e, finalmente, del passaggio per l a caserma dei cittadini validi, per un periodo più o meno lungo della lu~:o vita!
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« Il desiderio di raddolcire i mali inseparabili della guerra, « di sopprimere i rigori inutili e di migliorare le sorti dei « militari feriti sui campi di battaglia » spinse, poco dopo
la metà del secolo scorso, gli Stàti civili ad accordarsi per la protezione dei malati e feriti e del personale san{tario impiegato presso gli eserciti in campagna. Già prima 'della convenzione di Ginevra del 1864, il congresso di Parigi (1856) aveva posto le basi di un regolamento dolla guerra marittimai, nell'intento sopratutto di proteg_gere il commercio dei neutri. Da quell'epoca, comincia una seria efficace propaganda per stringere la guerra fra le morse di disposizioni interna- · zionali sempre più restrittive, per sottoporla a regolamento i per mitigarne in tutti i modi le asprezze e gli orrori. I buoni effetti di tale propaganda servirono a risvegliare gli antichi ideali quietisti, e l' idea della pace perpetua ricominciò a mostrarsi, timida dapprima, sempre più audace poi, man mano . che i generosi sforzi umanitari approdavano a
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qualche risultato pratico. Il cammino di tale idea fu agevolato dal movimento sociale dell' ultimo quarto del sec. xix, cosicchè si è potuto ·a rrivare a credere alla possibilità_ di realizzare un'utopia, la pace generale forzata, col relativo disarmo ed il benessere diffuso dovunque sulla terra. Il 20 ottobre 1868, pure a Ginevra, con alcuni articoli addizionali, si mirava ad estendere le disposizioni della convenzione del 1864 alla guerra marittima. Nell'istesso anno, una commissione milit::.re internazionale riunita a Pietroburgo dichia1·ava che « i progressi della « civiltà debbono avere per effetto di attenuare per quanto « è possibile le calamità della guerra » e perci_ò interdicev.a l'uso dei proiettili esplosivi di peso inferiore a1 400 grammi, o che fossero carichi di materie fulminanti o. infiammabili. · Per invito del governo imperiale russo, al quale si deve la maggior parte delle iniziative pacifiche in questo periodo di tempo, nel 1874 si riuniva. a Bruxelles una ·conferenza internazionale allo scopo di studiare un regolamento delle ' leggi e dei costumi della guerra, sulla base di un progetto preparato dal governo proponente e che venne in parte modificato dalla conferenza stessa. Allo stes~o scopo, l'Istituto di diritto internazionale adottava durante la sessione di ·Oxford, nel 1880, un manuale conosciuto appunto sotto la de:p.ominazione di Manuale di Oxford, contenente le leggi della giùn·a ter1:esfre. Molto più tardi, durante la sessione di Venez1a del 1896, lo stesso istituto stabiliva le regole sul bombm·damento delle città aperte pe1· opera d'i forze navali. · Parallelamente agli sforzi fatti dai privati e dai governi per riuscire a mitigare gh errori della guerra, procedevan.o i tentativi per l'abolizione della guerra stessa ed il mantemmento perpetuo della pace. Come sopra ebbi già occasione di nbtare incidentalmente, l'idea pacifica, proclamata pubblicamentè nel 1843 alla riunione universale di Londra della ;ocietà per la pace, si avvantaggiava dei progressi fatti dalle leggi umanitarie sulla guerra, e cominciava a trovare le prime sanzioni negli arbitrati. Dal 1872, quando la sentenza arbitra,e di Ginevra interveniva a comporre il dissidio fra gli Stati Uniti e l' Inghilterra, ad oggi, i pronunciati degli arbitri quasi non si noverano più. Nel 1885, vi ricorrevano la Germania e la Spagna per la questione delle Oaroline, nel 1889 la Spagna e gli Stati Uniti per Cuba, nel 1895 ancora l'Inghilterra e gli Stati Uniti per la pesca nel mare di Behring, nel 1903 la Francia ed il Brasile, nel 1904 l'Inghilterra e lo stesso Bra-
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sile per la Gujana. Arbitri furono Capi di Stato, istitut i giuridici internazionali vari, il Papa e persino dei privati. Dal trattato di Washington dell'8 maggio 1871, nel quale erano contemplati 4 casi di arbitrato, moltissimi altri trattati. generali o parziali furono firmati dai vari Stati, specialmente in questi ultimi anni. Troppo lungo e di poca utilità sarebbe farne quì ora l 'enumerazione: basterà accennare che nel 1904, ad esempio, ne furono sottoscritti 17. Non mancàrono certamente le spine a questa fioritura pur tanto innocua di trattati. Nel 1899, intanto, il Senato ame ricano respingeva il progetto di arbitrato generale tra l'Inghilterra e gli StatiUniti, facendosi eco di tutte le sommesse proteste che non ardivano alzarsi a disturbare l'idillio pa-· cifico? che, in mezzo a conflitti sanguinosi ed a so~petti e timori più o meno fondati, veniva stabilendosi fra ]e Nazioni. . Dall'~rbitrato generale a lla pac·e perpetua è breve il passo,. s1 è logicamente per quanto erroneamente dEltto, così breve come dal nulla all'arbitrato casuale, parziale, e da questo a quello generale. Se i popoli non hanno ancora direttamente manifestato i loro sentimenti al riguardo, non è mancata però qualche manifestazione parlamentare, la quale, trattandosi di argomenti che to ccano il sentimento, non poteva a meno di essere entusiasticamente unanime. Tale fu il voto del parlamento ungherese a favore della pace universale nel 1896. (Continita). OMAR.
LA DECADENZA MILITARE DELLA SERENISSIMA PARTE I.
Uomini ed armi
CAPO
I.
Le fonti della milizia veneta. Ayez les choses de première mai n; ·pu isez à la soufce ! ... (LA BRUYERE. -
.~l axirnes)
La sera del 2 giugno 1796 deve esser_e stata assai tragica per i senatori veneziani .c onvenut i al casino del p1·ocuratore Pesaro, alla Canonica, (1) per deliberare intorno a gravi oggetti concernenti la Repubblicra. Il provveditore gene1·ale in terra f erma, Nicolò Foscarini, aveva avuto il dì avanti sotto Peschiera, un colloquio burrascoso con il generale Buonaparte, n è gli era riuscito a rabbonirlo che a prezzo di dolorose abdicazioni per la dignità della vetusta Serenissima. E l'uomo nuovo, con la visione dinanzi agli occhi di sc'onfinati orizzonti di gloria, si era trovato di fronte all'uqmo del passato che vedeva chiudersi per la sua patria q uegli orizzonti medesimi sotto il velo grigio e m ~lan conico del tramonto. Il generale Buonapart~ aveva accusato il Senàto Veneto di tradimento per avere permesso giorni avanti agli Austriaci di occupare Peschiera, di slealtà per avere dato asilo in Verona al èonte di Lilla, di parzialità colpevole - come eiYli 0 diceva - per male corrispondere alle pressanti esigenze di vettovaglie e di carriaggi da parte dell'esercito francese, di neutralità violata infine in vantaggio de· nemici suoi, gli Austriaci. Ora,di tutto questo,Buonaparte aveva dichiarato al vecchio Foscarini di doverne trai;re aspra vendetta per ordine del Direttorio, incendiando Verona e marciando contro Venezia. Il rappresentante veneto, atterrito, era riuscito alla fine a indurre il focoso generale a più umani consigli ed a salvare ( 1) Presso alla piazza_ di S. Marco. · Erano detti casini al tempo', della decadenza della Repubbhca luoghi di generale riunione di liete brio-ate e 0 da galanti r itrovi. .
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Verone., ma più con l'aspetto della sua desolata canizie che con la virtù della parola, a condizione però « che le tru ppe « del generale Massena fossero ammesse in città, occupassero « i tre ponti sull' Adige,avvertendo che le minime rimostran ze « che si imaginassero di fare i veneti riuscirebben;> il seg nale «dell'attacco». (1) Tra l'incendio e l'occupazione militare non era dubbia la scelta ed al Foscarini fu giocoforza di cedere. Duramente Buona p,arte aveva rifiutato al vecchio provveditore perfino il tempo necessario per prendere gli ordini dal Senato e lo aveva accomiatato « con i modi che il vincitore detta leggi al vinto ». (2) Era il principio della fine della Serenissima. All'udire i dolenti messaggi del Foscarini, !'accolta dei senatori veneti alla Canonica, pavida, discorde, s:fìaccolata, non trovò altro rimedio al male che spaèciare due Savi del Collegio a V erona per assistere il provveditore in altri colloqui con il generale Buonaparte, quasi che il loro mandato fosse quello di sorreggere con le dande gli estremi passi del valetudinario diplomatico e della agonizzante Repubblica. La :fiducia nelle arti della parola e del protocollo rappresenta-va ancora, agli occhi dei contemporanei, l'ultima àncora di salvezza, peréhè i tempi di Sebastiano Veniero e di Francesco Morosini erano trascorsi da un pezzo. E d i due nuovi eletti in quella tumultuaria adunanza notturna per implorare mercè al vincitore di Dego, di Millesimo e del ponte di Lodi, furono Francesco Battagia e Nicolò Erizzo I. Essi partirono sùbito alla volta del campo francese sotto Verona, recando seco « 40 risme di carta di « buona qualità, 12 risme di carta piccola da lettere lat« tr;sina, 2000 penne, 3000 bolini grandi ed altrettanti pie« ciòli, 3,6 libbre di cera Spagna, un barilotto d1 inchiostro, « 6000 fogli di carta imperiale, registri, spaghi e spaghetti « in grande quantità». (3) La burocrazia aulica della Serenissima, in difetto di soldati e di armi, così provvedeva alla difesa delle sue città murate e del suo territorio. A quel tempo l'esercito veneto si era oramai consunto per Vflcchiezza. I lunghi e sfibranti periodi di pace e di neùtralità in cui l'inazione suonava colpa e l'assenteismo politico della Repubblica prolungl:!,ta offesa alla dig nità del ( 1) Carteggio d el prov. generale in T . . F. Filza n . 1 ( l '/9 6 ). R. Ar ch iv io d i Sta t o dei Frari in Venezia. · (2) Ibidem. (3) Carteggio d el proc. gen. in 'f. F . Filza n . 1 (1796). R. Ar ch ivio di Stato dei Frari in Venezia.
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vecchio e glorioso Stato italico, l'abbandono, lo scadimento d'ogni istituto, lo scetticismo e l'indifferenza, avevano· siffattamente prostrata la milizia veneziana da imprimere sul suo volto, un tempo già gagliardo e raggiante per le vittori e d'Italia e d'Oriente, le rughe P,iù squallide della decrepitezza ed il marchio più profondo della dissoluzione. La bella e radiosa visione del monumento a Bartolomeo Colleoni, fiera ed energica come il suggello di una volontà prepotente, stupenda come l 'annunzio di una vittoria pressochè astratta dall'ordine dei tempi, grado a grado si era dileguata nell 'esercito della Serenissima, come svanisce un sogno carezzato alla luce di una triste realtà. }
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Il nerbo degli armati della Serenissima traeva origine da due provenienze distinte: i me1·cenari e le cerne. E queste e quelli, per la comunanza del servizio sul mare, ritraevano un tal carattere anfibio che imprimeva alla milizia veneta :fisionomia ed atteggiamenti del tutto diversi dalle altre mi. lizie contemporanee. Queste due fonti' si erano nel' passato così · bene intr.ecciate assieme, da dar vita ad un fiume ricco di acque e poderoso nel quale, in determinati e non infrequenti periodi della storia, si erano come trasfuse tutte le tradizioni mi,1 litari dei Comuni e degli Stati dell'Italia. Il mercenm·ismo rampollava dalle antiche compagnie di ventura e ne aveva dapprincipio tutto il sapore e tutto lo spirito, considerate le forme repubblicane della Serenissima e le tendenze della sua società aristocratica e marinara . Questo spirito a grado a grado si era moai:ficato è quasi plasmato sotto il ferreo stampo fortemente unitario degli istituti veneziani del Rinascimento; sicc~è il mercena,ismo, tratto fuori dal martellare delle passioni partigiane e dall'angusta cerchia: delle passioni cittadine, aveva alla fine assunto in Venezia una individualità più piena, lineamenti più decisi e sicuri da organismo di Stato. Infine la medesima stabilità ed unità degli ordini oligarchici veneti, l'èsca dei largheggiati premi, il miraggio delle accumulate ricchezze, il cemento glorioso del sangue prodigato per un vincolo mistico e positivo insieme - quello della fede e della pubblica economia :rivendicate sotto i fieri colpi del Turco ..!- avevano contribuito ad imprimere a quel vecchio istituto militare del Trecento unà fisionomia veneta schiettamente originale, che sembrava quasi fusa dentro l'orma formidabile d.el leone di San Marco.
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Nel frattempo il periodo eroico della guerra di C3/11-brai, delle lott~ di Oandia e de!le campagne del Morosim erano volti al tramonto.(l) La S~renissima divenuta più sollecita di conservare che di conquistare, aveva stimato savio consiglio quello di fare più largamente partecipi de' suoi beni i propri soldati, specie i mercenari dalmati, allo scopo di meglio stringerseli dattorno con i vincoli della gratitudine e dell'interesse, con quei legami di amorevolezza che suscitano il reggimento paterno e la coscienza della solidarietà delle fonti del comune benessere. Questo cammino che sapeva del romano antico pareva bello e fiorito ma celava non pochi rovi e non poche spine. La Serenissima, fatta vegliarda, largheggiò per troppa debolezza in autonomie, in franchigie e donativi a benefizio de' suoi soldati di mestiere ed apparecchiò fatalmente a sè medesima ed alle istituzioni militari quella r·ovina che, in altri tempi, aveva annientato il vigore delle colonie legionarie di Roma. Anzitutto quella continua e gagliarda corrente di forze fresche e nuove che, dal littorale dalmata, riflui.va ai domini cli Terraferma e di Levante per rinsanguare le schiere dei così detti reggimenti di Oltremarini' - levati in origine per servire sulle navi - com:inciò ad inaridire pel tralignare degli ordini feudali in Dalmazia e pel diffondersi del .benessere nelle repubbliche marinare e nei municipi liberi. Infine, il difetto di stimolo alle audaci imprese - primo incentivo allo spirito di ventura - e le lunghe paci, lo asfissiarono e l'U'ccisero come sottò le distrette di una enorme camicia da Nesso. Le angustie finan· ziarie -compirono l'opera·. . Così le truppe levate per ingaggio tanto oltr6mar~ che in Italia principiarono a morire a sè medesime. Francesco Morosini già da tempo aveva avvisata questa lenta ruina -quando, per mantenere a numero il suo esercito del Peloponneso, aveva dovuto ricorrere ai rifiuti di pÌ'essocchè tutti i mercati d'uomini d'armi d'Europa ed incettare coi Toscani e Lombardi anche gli Svizzeri, gli Olandesi, i Luneburghesi ed i J:!'rancesi; di guisa che con cosiffatta genia - come egli disse - corse rischio non già di dettare legge al nemico bensì di riceverla dai· suoi soldati medesimi (2). Nel 1781, come risulta dai piedilista, ruoli organici e stanza dei corpi insieme delle milizie venete redatti dall 'in~. (1) Vedasi per i due, primi periodi di tempo la bella scrittura dell'avvocato Lumr CELLI, dal t itolo : L e ordinanze militari della Repubblica Veneta nel secolo XVI•, nella Nuova Antologia, voi. LIII, serie III, fascicoli del 1° settembre e del 1° ottobre lil94. (2) A. DELL'ACQUA GIUSTI. - I Veneziani in Atene nel 1687.
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quisitore ai pubblici 1·olli, mancavano G54 oltremarini nei presidi di Levante, 353 in quelli di Dalmazia, 268 in quell~ del Golfo e 42 infine in quelli d'Italia. In totale 1312 soldati oltremarini mancanti su 3449 che dovevano essere presenti alle armi in quell'anno, suddivisi in 99 compagnie ed 11 reggimenti. (1) _ In questo intervallo i nobili dalmati - feudatari un tempo, poi condottieri eroici e devoti delle milizie venete di ventura modificate e migliorate nel senso di cui sopra è cenno - si erano venuti imborghesendò grado a, grado (2). L'antico privilegio loro di levare e di ve_stire i propri fanti con le vistose casacche cremisine e di donarli poscia, come in simbolo di fede ardente e di accesa devozione alla Serenissima, era degenerato col tempo e diventato un mercimoni~ tra le mani venali degli ingaggiatori, dei capi-leva e degli ingodi racoleiirs. La Serenissima tentò dapprima di ravvivare i sopiti spiriti bellicosi di quella nobiltà, un po' distratta dalle fortune commerciali della Repubblica ragusèa, dalle libertà comunali di Spàlato e di Zara e dalle autonomie di Poglizza, 'col largire nuovi privilegi, decime, concessioni è bacili di (01·111,ento. Ma la prodigalità attizz,ò alla fine l'avarizia e non ac'Cese i desiderati spiriti di patriottismo, talchè i deputati et aggionti alla provvigion del dinaro nell'agosto del 1745 si videro obbligati a porre un freno .alla disastrosa ed infruttuosa corrività della Repubblica verso la nobiltà dalmata; corrività che minacciava di rovinare le « camere (tes01;e1·ie) di « quelle province, costringendo per questo oggetto a farsi più 1 « abbondanti et freq uenti le missioni di pubblico danaro per « le esigenze di quelle parti >> (3). ( 1) Dettaglio sullo stato militare del 1° settembre '1781, p~r _oss?rvare li generi della milizia reggimentata e d isposta nei rispet~1v1 d1p,art1menti del Veneto :3'ominio, in confronto a l voler dei decreti, nonche per conoscer e il numero difettivo di allora. Formato alla ragioneria sopra ai rolli dietro comandi dell'Ecc. Savio Francesto Vendramin, Savio di Terra Fer~a alla Scrittura (Archivio Sta to, Frari. Deliberazioni Senato Militar · 1781. Filza 106). (2) I primi riparti di Oltre1na1·ini si levaron? n el 1507 ~ servi~ono più specialmente da fanteria marina. A partire dalla gue_rra d1.~andia SI ac centuò il loro carattere di milizia ingaggiata da impiegarsi m modo anfibio, epperciò anche nelle guerre terrestri Francesco Morosini_ per le c~mpagne d el Levante e del Peloponneso li ordinò in reggimenti regolari. (3) Decreto del 26 a go.sto 1745. - Stampato p er li fì?l~uol_i del _quondam z. Antonio Pinelli, stampatori ducali - Sulle cond1z10m politiche ed economiche delle ·città d a lmate, si veda l'opera del prof. TULLO ERBER, Storia della Dalmazia dal 1796 al 1814. - Zara, 1886, tip. Woditzka (6 fa. scicoli). ·
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Nè più valeva a risollevare l'intisichito l:lpirito ~i ventura tra i Dalmati - i mercenari per eccellenza - l ' imagine della forza e della potenza guerriera della Serenissima. Le parvenze esterne dell'imperio, alle quali si affidava buona parte del suo prestigio presso le popGlazioni soggette, erano preci pita te a quel tempo in uno stato di abbandono colpevole. « Le fortificazioni di Levante, della Dalmazia e dell'Albania - scriveva nel 1782 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck al Doge - sono in uno stato di desolazione tale « da commuovere a riguardarle... A Zara, ogni parte delle « Qpere componenti i recinti e le fortificazioni è in rovina ... << Spàlato è in decadimento ed un nemico può eseguirvi un ~< colpo di mano, a suo talento ... Lo stato infine del forte « S. Francesco a Cerigo fa rabbrividire pel decoro del Prin« ci pato » (1). Le armi vecchie e rugginose avevano dunque disamorato ' i venturieri a detergerle in Italia ed oltremare. Restava soltanto qua e là per la Dalmazia ed in Levante qualche guizzo del fulgore antico, rl)Ccomandato ad un sentimento di gratitudine giammai sopito nel cuore delle genti d'altra riva del1' Adriatieo verso la Veneta Repubblica, che ìe aveva raccolte sotto le proprie ali nei tempi più travagliati della Cristianità e difesi contro il Turco. Ed a questi sentimenti le ultime compagnie di ventura italiane avevano raccomandato i loro estremi giorni di vita a Venezia.
mero nella milizia regionale. Di queste prime pratiche con-
·~servò' memoria il Bem"bo.
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« Deliberò il Senato :_ egli scrisse - che, nel Veronese, l'anno 1507 un certo numero di contadini che potessero « armi portar~, si scegliesse e descrivesse; i quali all' arte « militare si avvezzassero e costoro liberi da tutte gravezze « fossero, acciò più pronti alle cose della guerra' essere po· « tessero e. chiamati alle loro insegne incont_ a nente v' au' « dasser6. Il qual raccoglimento di soldati di contado agli « altri fini della Repubblica (come suole l'uso essere di tutte « le cose maestro) in breve passò e si diffuse. Il perchè ora « le ville ed i rao-unamenti degli uomini del contado di ogni 0 « città, parte de' suoi hanno che a questa cosa intendono, ?,i « essere armati e apparecchiati di maniera che senza spazio « alla guerra subitamente gire e trovarsi e servire alla Re~ « pubblica e per lei _adoperare si possono. E queste genti « tutte soldati di ordinanza, o cernite, si chiamarono » (1). La guerra della lega di Cambrai combattuta per l' integrità dei domini della Signoria consolidò questa milizia paesana e la fece popolare, ad onta dei tentativi fatti per denigrarla - più ohe tutto dopo lo f\b_araglio di_ Y~ilate - per opera dei troppo interessati fauton delle m1hz1e a~soldate, gli industriali della guerra d'allora. In sostanza, s1 voleva rovesciare sopra i soldati di ordinanza un po' di quel discredito e di quella noncuranza di cui gli eserciti regolari furono sempre prodighi verso le « guardie nazionali ». Il grande vantaggio delle cerne consisteva anzitutto n~l · loro costo sensibilmente minore in confronto del necessario per mantenere un eguale numero di soldati di mestiere. Toc· cava infatti al comune di descriverle, di armarle e d' inquadrarle in ~enturie; laddove questo còmpito, per i soldati di . mestiere, toccava ai capi-leva che ne ritraevano un utile per sè e per la compagnia. Anche i gradi delle cerne, fino a quello dei capi di cento. incluso, si attrib~ivano ~i massima per elezione nei villaggi che contavano 11 magg10r numero di descritti. Gli obblighi di questi ultimi erano limitati a cinque mostre o rassegne annuali (:nastrini), oltre a talune riviste straordinarie (generali) in luoghi designati cori il comune consenso dei soldati medesimi, escluse però le fortezze, le terre murate , i castelli ed i grossi villaggi. Epperciò le rassegne sì compievano d'ordinado in rasa campagna. «
L'altrà fonte delle milizie venete era rappresentata dalle cerne, che fornivano soldati dei luoghi ordinati con previdenze territoriali, specie di Landwehr che si levava 1in tempo di guerra ò di neutralita a rincalzo dei mercenari, cioè dei provvisionati. Le ce1·ne venete, o soldati d'ordinanza, emanavano adunque direttamente dal pensiero politico e militare di Nicolò Macchia velli che volle l'istituto delle milizie nazionali tratto dal popolo pedestremente armato (2). Costituiva il nerbo delle cerne l'elemento rurale dei domini di terraferma e d'oltremare, cui la Serenissima aveva fatto \, ,l arghe concessioni t1er rinfrancarlo nel suo innato spirito conservatore ed adescarlo a servire, lietamente ed in buon nu- · (1) D elib. Senato Militar. Filza 107, a nno 1782. (R. Archivio Stato dei Frari in Venezia). (2) Documenti per servire alla storia della milizia italiana dal XIII secolo al XVI, raccolti negli archivi d ella Toscan·a e preceduti da un discorso di Giuseppe Canestrini. -:- Firenze, Yieusseux, 1851. (Ar chivio Storico Italiano, tomo XV).
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(1) BEMBO. - Dell'Istoria Veneta. Libro I, pag. 350. LODOVICO Mo~TARDI. - Storia di V erona dall'origine fino all'anno 1668. Verona, A. Rossi, ed1t,, 1668. - CELLI. - Op, cit. in Nuova Antologia.
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Le cerne dovevano presentarsi alle rassegne cop le arm i c~e avevano · personalmente in consegna dai comuni come s1 pratica per lunga tradizione nella Svizzera: le a~senze e~·anopunit~ con la desc1·izione a galeotto, oppure con la multa. d1 5 ducati (1). In queste rassegne le cerne ricevevano la polver~ da moschetto, il piombo · e la corda occorrenti per confez10nare li sca1·tocci, i quali erano poi verificati dai capitani alla presenza dei capi di cento. · Con queste _munizioni i soldati si esercitavano al palio, vale, a dire al tiro a segno nei campi appositamente stabiliti. Dal lato economico adunque le cerne rappresentayano un n?t~vole vantag~io per le finanze della Signoria, una vàlvola d1 swurezz~ all'aprirsi delle guerre, perchè esse esimevano ]o S~ato dal ricorrere - sotto la pressione del bisogno e sotto il giogo della domanda - al mercato sempre sostenuto dei soìdati di mestiere. * ** Ma il vantaggio delle milizie paesane non era solo d'indole economica - cosa per certo non disprezzabile tenuto conto delle angustie :finanziarie in cai versava la Serenissima verso 1~ sua. fine ~ m~ ,an?he. di natura morale, Lo schietto spinto d1 reg1onahta d1 cm erano come impregnate le cerne il quale traeva origine dai sani e vigorosi succhi della ter~a , conferiva loro molto prestigio e dava affidamento di mora: lità grande; laddove i soldati di · mestiere rifiuto della società del tempo, erano rappresentati dal g;nerale veneto Salimbeni come « sentina d'ogni vizio ». · Tulle. cerne i:1-fatti er~no .esenti i capi di famiglia per un patriarcale riguardo riferito alle cose della 0o-uerra · nelle famiglie stesse 1:1on si descriv~va più di un soldato per o~nuna, t:~endo ferm? .11 con~e~to d1 non ammettere in questa milizia che sudditi genmm della R epubblica. Dalle cerne erano inoltre esclusi i servitori, i girovaghi, i condannati ed i o-aleotti, sicchè l'elemento di esse era incomparabilmente !iglioi·e di q u~llo .dei ~ol:1ati ~i mestiere, tra i quali si accoglievano « tutti gli oz1os1 ed 1 vagabondi che dalla terraferma « si spediscono in castigo nelle province di oltremare per « cui cresce l.a massa dei vizi e delle corruttele nella tr~ppa, « e sono cag10ne della poca disciplina e del :fisico deperi« mento di essa » (2). . . (1) Il ducato _ven~to,_· moneta d'argento, corrispondeva sul termine della Repubblica a li re italiane 4.189. (Vedi : PAPADOPOLI. - Sul valore della moneta veneta. - Venezia 1885. (2) Relazione ai piedilista d el 1781 del ~avio di ;r. F. a lla Scrittura, F~ancesco Vendramin (29 dicembr e 1781). - D elib. Senato Milita1·. AgostoDrnembre detto. Senato I. Secreta. Filza 106.
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·P assate quindi le guerre unicamente ispirate al concetto della difeRa dei domini italici, prese il sopravvento la presunzione dei riguardi dovuti in uno Stato marinaresco e repubblicano alla libertà individuale dei propri sudditi, che si voleva completamente arbitra di esplicarsi senza restrizione alcuna secondo il miglior rendimento delle energie di ciascuno di essi. La tolleranza dei pubblici uffizi, il benessere diffuso, il vezzo delle neutralità ripetute invariabilmente allo aprirsi di ciascuna campagna, a partire dalla sciagurata pace di Bologna (1530), invogliarono le genti già disamorate delle armi a colorire codeste teorie di liberismo militare con le tinte più accese dell'arte tizianesca. E la presunzione oppure la consuetudine, per l'ignavia degli uomini e per la debolezza dei tempi, acquisto alla fine vigore cli legge. La Repubblica, ricca ed imbelle, poteva ben conce- · de:rsi il lusso di comperare i soldati di cui abbisognava per la difesa de' propri dominì. Principiò così a diffondersi la · costumanza delle tasse militari, o tanse, cioè del prezzo di riscatto del servizio dovuto dalle cerne, con il cui prodotto componevasi un fondo destinato ad assoldare altrettanti mercenari. Gli artieri ne approfittarono subito, poi i barcaiuoli veneziani e gli ascritti alle scuole cli santa Barbam, da cui lévavansi i cannonieri dell'esercito della Serenissima. E le .tanse acquistarono :fin d'allora la denominazione di insensibili, perchè essendo ripartite per arte su tutte le persone che le componevano, ne venivano a _risultare delle quote d'affrancazione individuale · dal servizio molto tenui; vale a dire quasi jnsensibili. Cresciuto il favore delle tanse, crebbe in parallelo la corri- · vità delle cassazioni, cioè delle esonerazioni tra le cerne, e divenne facile esimersi dal .servizio facendosi sostituire per denaro da un altro soldato tra!to dalla medesima milizia. Le. r assegn·e caddeto col tempo in dissuetudine, si trascurò la vigilanza da parte dei comuni, e questo primo e magnifico esem- ' pio di landweh1· veneta principiò a languire ed à morire (1). Nella Dalmazia le cerne furono introdotte da Valerio Chierigato intorno all'anno 1570, e si denominarono c1·aine o craicinich, Ma per gli stessi motivi dianzi esposti esse erano scadute sul :finire della Repubblica anche da quelle parti e le loro sorti si erano già accomunate con quelle dei soldati oltrernarini o di mestiere. • Così delle due fonti essenziali della milizia veneta - eredità dell'arte italica del Cinquecento - i soldati prezzolati e (1) Verso la caduta della Repubblica le cerne erano considerate ne più ne meno di guardie campestri. Si veda a questo proposito qualche episodio citato nelle Memorie di un oUuagenario di IPPOLITO Nrnvo.
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le cerne, gli uni sopravvivevano ancora alle ingi'urie dei tempi ma t utti squassati e ridotti come una larva di sè medesimi, ffi altre erano pressochè sèomparse dalla scena della vita militare veneziana., o si consideravano tutto al più come un rudere di un vetusto edifizio abbandonato da gran tempo. In ·questa guisa delle due grandi correnti che alimentavano le vecchie armi della Serenissima e formavano, insieme commiste, un fiume regale gonfio d'acque e fecondo d'energie, non era rimasto che l'ampio alveo, tutto pantani ed acquitrin~dai quali emanavano mi.a smi e malaria.
di ter1·afe1·ma alla sé1·ittum ed il S,ivio di te1·1·afe1·ma alle ordinanze- i due centri esecutivi dell'amministrazione delle milizie ' di mestiere e delle milizie paesane, cioè delle
CAPO
II.
L'amministrazione centrale della guerra. Il Savio di terraferma alla scrittura e le magistrature militari.
Come il rendimento di una macchina ottimamente costituita si commisura dalla somma di attriti che riesce a vincere, sicchè il suo lavoro procede rapido, silenzioso e produttivo, così l'opera proficua di uno Stato si arguisce dall'armonia degli sforzi de' suoi organi direttivi e dal loro ~oordinameuto, in modo che tutte le energie abbiano impiego e non si smarriscano in sterili conati, o per superfluità di uffizi o per contraddizione di còmpiti. · Ora la macchina statàle veneta della decadenza era complicata e rugginosa, epperciò assai pigra e poco produttiva. Aveva addentellati con molteplici sopravvivenze feudali, intrecci QOn privilegi oligarchici, vinc·o li con un proteiforme organismo amministrativo burocratico e cancelleresco onusto d'impiegati, si che tutto impaludava nello apparecchio e nelle forme e poco o nulla rendeva nella sostanza (1). L'amministrazione della guerra poi - che per il suo istituto più risenti va delle sopravvivenze del passato - era cos: multi forme e farraginosa da incontrare attriti ed intoppi ad ogni pa~so. :i.e cose della guerra mettevano capo al Collegio, ossia al Consiglio dei ministri della Repubblica composto di 16 ;membri, o Savi (2). Di questo Collegio facevano parte il S(J:.vio (1) cc N ell'amministrazione veneta era insomma una farragine di im" piegati e tale numero di uffici, da rendere impossibile rappresentarli cc anche teoricamente in piena evidenza ». - (ROMANIN. - Storia do. . . . cumenta~ di V enezia, Tomo VIII, pag. 368). (2) Il collegio era composto come appresso: sei Savi grandi cm speittavano le preposizioni al Senato, cinque Savi agli ordini incaricati di vigilare sulle cose della marina, cinque Savi di terraferma e cioè il Savio di terraferma alla- scrittura, il Savio alle ordinanze e tre altri Savi più semplicemente dbtti di terraferma, con il còmpito di riferire sulle condizioni politiche, economiche ed amministrative di quest'ultima.
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Il Savio alla scrittura era preposto, oltre che all'ordinamento delle milizie stanziali, anche a quello delle fortificazioni, ·· delle artiglierie e delle scuole militari, e traeva il nome dall'antico suo ufficio di tenere cioè al corrente i ruoli dei soldati ingi:1,ggiati. Era, in sostanza, il ministro della guerra della Serenissima. Il Savio alle ordinanze sopravvegliava invece al governo delle cerne, e corrispondeva. ad un vero e proprio ministro alle Landwehr, cioè ad un centro organatore della difesa territoriale. Queste supreme magistrature militari, come le altre del Coll!:)gio, erano elettive. Più antica - per ragione di precedenza storica delle milizie prezzolate sulle paesane - era la carica di Savio di terraferma alla scrittura, il cui istituto venne riordinato al principio del xvr secolo, quando cioè le armi à ella Serenissima più sfolgoravano per i domini d'Itz,,lia a ed ·oltremare (1). Più recente era invece il saviato alle ordinanze, largamente citato nella riforma di quelle milizie dettata da Giovanni Battista Del Monte (1592). Entrambi i Sa_;.i militari (come gli artri membri dèl Colle- gio) duravano in carica un semestre, ma potevano essere rieletti quando fosse spirato un intervallo di sei mesi almeno dal decadimento dell'ultimo mandato. Ne derivava perciò una specie di oligarchia politico-amministrativa vincolata o ad una determinata consorteria oppure ad un monopolio nei pubblici affari. La molteplicità degli uffici burocratici accentuando i danni di tale esclusivismo rendeva la macchina statàle rigida, lenta ed improduttiva. Per le cose della milizia questo monopolio politico ed amministrativo doveva essere temperato, in origine, d alla carica del generale in capo. Straniero, di regola, esso era destinato ad impiegare le truppe in guerra - sotto la responsabilità • dei provveditori del Senato incaricati di sorvegliarlo a mo' dei commìssari della Repubblica di Francia - ed in pace a suffragare della sua autorevole esperienza l'apparecchio ( 1) Fino dci,l principio d el secolo xvr dovendosi accentra r e in particolari .registri le scritture riguardanti le spese per la milizia fu delegato a ciò taluno dei Savi del Collegio. Un decreto d el 26 maggio 152S sancì poi la riforma di simili scritture ed ordinò che vigilasse su ·di esse un Savio apposito. Ebbe ,così origine il Savio di terraferma alla scrittura, che si incaricò indi appresso delle spese e dell'amministrazione degli eserciti della Repubblica Veneta. .
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delle armi e degli armati. (1) Il generale in capo doveva essere infatti una specie di respimsabile tecnico, mentr~ il Savio . alla scrittura non era altro che un semplice amministratore dei fondi destinati dalla Serenissima al mantenimento ed all'armamento dei propri soldati. Ed essendo la carica di generale in capo vitalizia, non pareva gr.an male che gli uffizi amministrativi si alternassero attorno ad essa con vicenda più o m eno frequente, emanando da una ristretta base nella scelta delle persone a ciò deputate. Ma poichè si resero sempre più rare le g uerre ed il vezzo dellé nèutralità le confinarono alla fine tra i ferrivecchi, la benefiua influenza moderatrice del generale in capo sulle magistrature militari, politiche e burocratiche, comiriciò a scadere fintantochè scomparve del tutto. Rimasero i danni ed i pericoli delle consorterie, senza argine e senza riparo. Dopo lo Schoulemburg, distinto generale sassone cui la Signoria aveva conferito il titolo di maresciallo e l'incarico della difesa di Corfù nel 1716, dopo i generali Greem e Witzbourg - tutti stranieri ed eletti generali in capo delle forze venete - per a~ore di economia (2) o per mal concepite diffidenze verso una carica che sembrava oramai destituita di ogui significato pratico , essa passò in dissuetudine con il tacito consenso del Collegio, del Senato e del Doge. Da questo punto il Savio alla scrittura si rinchiuse senza controllo nelle sue funzioni burocratich e e cancelleresche e diventò alternatamente o una carica monopolizzata dalle medesime persone -·- salvo l'intervallo legale nella rielezione - quando si trovavano coloro che volentieri la disimpegnassero, oppure un caleidoscopio di persone diverse prive di comp~tenza e di pratica (3). · Sulla cooperazione del collega alle ordinanze non v' era oramai più da contare alla fine della Serenissima, p ercha questa magistratura si era completamente atrofizzata. P er • formarsi un'idea circa l' attività e l'importanza di quel Savio, basta citare alcune cifre relative al maneggio che esso facev a
del pubblico denaro per l'amministrazione dipendente. Nel bilancio pel militar dell 'anno 1737, solo 9511 ducati e grossi 21 erano assegnati al Savio alle ordinanze per le cerne e duca ti 309 e grossi 17 per le loro mostre e mostrini, e ciò sopra una spesa l.otale di 2,060,965 ducati e grossi 11 effettivamente fatta in quell'anno dalla Signoria per le cose della milizia (1). I migliori Savi avvicendatisi nell'amministrazione veneta della guerra non mancarono di levare la loro voce contro la soppressione della carica di comandante in capo, mancanza che abbandonava quei magistrati a sè medesimi senza l'appoggio di spiccate capacità militari che rappresentassero la continuità nello apparecchio degli nomini e delle armi, e più che tutti, Francesco Vendramin, il miglior Savio alla scrittura della decadenza della Repubblica. Questi nel 1785 dichiarava infatti al Doge che il malessere dell'esercito dipendeva dalla rinunzia fatta da tempo « di eleggersi un co« mandante supremo, dalla cui sapienza e virtù si possano « ritrarre quei lumi e direzioni che valghino a sistemare in « buon modo le truppe » (2). Ma ad onta di queste franche parole - come sempre le usava il Savio Vendramin - il generalissimq tanto invocato non venne a rialzare i depressi spiriti militari dei Veneti, e rimase la burocrazia che non passa (3). Questa intensificò anzi l'opera sua, così da avvolgere il Savio alla scrittura in una rete inestricabile di intralci e di formalità innumerevoli. Esaminiamo in particolare codesto viluppo congegnato a bella posta per troncare i nervi ad ogni energia. Il Savio alla scrittura nell'esercizio delle sue funzioni aveva rapporti con tutte le magistrature politi~he, marinare e civili d'Italia e d'oltremare. Quanto al r eclutamento ed agli assegni in ordine alla forza bilanciata egli avev a relazioni con l' Inquì sit01·e ai rolli, con il Savio Cassier e con i magistrati sopra camere o tesorerie provinciali: quanto al reclutamento ed all'ol'dinamento delle cerne egli doveva accordarsi con il collega deputato ad esse. Per le cose attinenti il servizio anfibio • dell'esercito sulle navi armate egli doveva intendersi con i .Savi agli ordini per le milizie, con i Provveditori generali da Mar, con quelli in Dalmazia ed Albania, con i Provvedito1·i all'Arsenale ed infine con il Capita,nio del Golfo (contado delle Bocche di Catt aro).
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(1) P. MoLMENTI. - Stori a di V enezia n ella vita privata . - (IV edizione, Bergamo 1908. Parte III, p ag. 23, nota). (2) Lo stipendio medio del maresciallo Schoulemburg era di ducat'ì 12.500, p ari a lire 52.362 circa. Vedasi R. Comm issione per la pubblicazione d ei docum enti fi nanzia ri della Repubblica di Venezia. Serie II. , B ilanci generali dal 17 36 at 17 55 (Scritture e decreti). - Venezia, tipografia Vicentini, 1903. Lo stipendio d el d etto · maresciallo salì però fin o a ducati 25.000 all' a nno. · (3) Nella· seconda metà d el secolo xvnr sono notevoli le seguenti rielezioni n el Savia to di terraferma alla scrittura: Alvise Tiepolo, 17641765 ; Zuane Quirini, 1765-1766; Antonio ZeI)., 1778-1779-1790; Francesco Vendramin, 1781-1782-1784-1785; Iseppo Priuli, 1794-1795.
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( 1) R. Commissiope per la pubblicazione dei documenti fìnan:iiari dell a Repubblica di Venezia (op. cit.). (2) D elib. Senato Milita,'. Filza 117. (3) La proposta di nominar e un ·generale in capo venne indarno ripetuta, nell'estate del 179 6, anche da Giacomo Nani. 37 -:--
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LA DECADENZA MILITARE DELLA ~ERENISSIMA
LA DECADENZA MILITARE DELLA SERENISSIMA
Per il riparto ed il servizio territoriale delle'- truppe il Savio alla scrittura doveva prendere accordi con i capitani e podestà delle province, con il magistrato e con il sop1·aintendente all' artiglie1·ia, con il p1·ovveditore alla cavalleria, con il sopmintendente del genio e con i provvedito1·i alle fo1·tezze. Lo sfruttamento dell'industria privata - usato sempre in buona mjsura dalla Serenissima per le cose della guerra obbligava inoltre il Savio competente ad una continua vigilanza sui deputati alle minie1'e, per quanto si riferiva l' industria, metallurgica della Bresciana e del Bergamasco, e sui capi . delle maestranze per le industrie estrattive dell'alto Cadore. (1) · Oltre a cìò, per quanto;riguardava il servizio sanitario, l'amministrazione della guerra era in rapporti continui con i · pro'vvedito1·i agli ospedali e con i capi religiosi di talune confraternite incaricate dell'assistenza degli infermi (2): per 'quanto concerneva il servizio di commissariato, con i magistrati sopra biade e frumento, con i Savi alla mercanzia e con . i provveditori all'agricoltura: per quanto rifletteva infine l' amministrazione della giustizia, con il missier grande, o capo della polizia esecutiva, e con i gove1·nat01·i nlle gnle1·e dei condannati. Nè si auestçi,va a questo il frantumamento delle autorità militar1 venElte, spesso discoste l'un l'altra ed animate da interessi contradditori e l'intralcio con le magistrature civili. Nei rapporti aulici e cancellereschi era deputato ogni settimana un Savio designato a turno nel Collegio ·- epperciò detto Savio di settimana - per esporre al Senato Je proposizioni ed i decreti deliberati dal Consiglio. , Tale costumanza, per certo assai comoda, non era in pratica molto giovevole per la trattazione degli affari - specie dei militari - rimettendo il patrocinio di essi a mani del tutto inesperte· o igl\J.are.
,ed uscito (1), i Savi alla mercanzia in numero di cinque, ed i.I magistrato sop1·a cnme1·e. Ciò nondimeno, dodici anni dopo, la riforma non era ancora del tutto attuata tra le file dell'esercito veneto. Fino dal 1775 il Savio alla scrittura e l'In·quisitore ai rolli, concordi, deploravano in Collegio e presso il Principe le tristissime condizioni in cui versavano le artiglierie e le armi portatili, alle cui deficienze non era più in grado di porre rimedio il vetusto Arsenale di Venezia. Soltanto sette anni dopo il grido d'allarme venne raccolto da Francesco Vendramin in una delle sue riconferme al Savia.to alla scrittura; e la questione vehne :finalmente da lui posta dinanzi al Doge con criteri da industria di Stato meglio che modernì. L'industria m{litare privata aveva tenaci e floridissime -radici a Venezia e le armi bianche venete, assai pregiate · nella tempra e nel lavoro del cesello, (2) avevano una fama jncomparabile. Cresciuto poi il favore delle armi da fuoco, degli archibugi e delle artiglierie navali e t errestri, le fucine della Bresciana vennero procacciandosi nell'industria manifatturiera quel nome che si è tramandato fino ai giorni nostri. La trasformazione decisa e cosciente dell'industria militare privata in industria di Stato, avrebbe quindi corrisposto in modo mirabile alle esigenze economiche e tecniche della Serenissima, poichè avrebbe consentito di ridurre con , immenso vantaggio economico l'improduttivo organismo dell'Arsenale e di sostituire al suo lavoro, o lento o negativo, quello più proficuo delle maestranze dei metallurgi e -degli artieri, organ'izzati e disciplinati in forme corporative tradizionali vigilate per di più di continuo dalle magistrature apposite. Così fu concluso nel 1782 un contratto con la S ocietà mm·cantile di Girolamo Spazziani, mediante il quale essa si assumeva l 'obbligo - usufruendo delle due migliori fonderie e miniere dal Bergamç1,sco- (3) di fornire alla Serenissima entro 14 . anni, in lotti proporzionali, le artiglierie di cui abbisognava; e cioè 35 cannoni da 30 libbre, (4) 52 da 14, 24 da 12, oltre ]e munizioni, gli attrezzi e gli armamen t i necessari. Lo
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Consideriamo ora un poco questa mastodontica macchina bu~·ocratica in azione. Nel 1784, · solo per riformare alcune parti del vestiario e dell'equipaggi~mento della fanteria veneta riputate o.troppo incomode o troppo costose, convennero assieme in più conferenze il Savio alla scrittura attuale (]) Miniere di piriti r a mifere di Agordo. (2) Tra le più notevoli con fraternite della specie si d eb bon o notare quella d ei Sant i Giovanni e Paolo di Ven ezia, dei pad ri di San Gi ovanni di Dio a Za ra, dell'ospe d a le militare di Snn Sèr volo p ure ii;i. Ven ezia.
. ( 1) Quand o t rattavasi d i d eliberare su argom enti d i maggior interesse mter vem van o n elle d eliber azioni, oltre il Savio i-n carica (attualej, anche q uello ch e lo er a n el sem est re anteced ent e (uscito). _ (2) P. M o L MEN'l'I. --,. Storia di Venezia n ella vita privata - P arte II . pag 53, 160, 199 . ' ( 3) B on gion e Man i va. ( 4) I pesi eran o in li bbre grosse e corrispondevan o ognun a ( 12 on cie) a kg. 0,476999. (MARTINJ. - M anuale di Metro logia," p ag. 817 e segg . Torino 1883).
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Stato si sarebbe garantito della buona qualità dellie fo; niture 1 obbligando la ditta Spazziani ad uniformarsi strettamente nella fondita dei pezzi alle regole all'uopo prescritte dal . maresciallo Schouleniburg, e con l'assoggettare le bocche da , fuoco a speciali pròve forzate da compiersi al Lido, a, spese esclusive della società assuntrice ed alla presenza del magistrato •all'artiglieria. Queste prove dovevano essere da due· a quattro per ,ogni pezzo da collaudarsi ed'i pezzi rifiutatì si dovevano restitui re alla d,itta per essere rifusi e nuovamente esperimentati. Nel ·contratto infine erano comminate penalita e multe alla ditta Spazziani al caso di inosservanza di impegni da parte della medesima. (1) . L'artiglieria veneta, con iJ concorso dell' industi;ia privata 1 poteva e doveva quindi rinnovarsi tra il 1782 ed il 1796. I n questQ periodo di tempo dovevano inoltre rifondersi 0 ristaurarsi le bouche da fuoco dichiarate inservibili, e non erano poche in quel tempo: 82 cannoni di diverso calibro, 85- coluqrine, 63 sacri e passavolanti, 180 petrieri, 5 mortai, 9 trabucchi ed 1 bastardo. (2) Se così fosse stato, la Serenissima all'aprirsi della campagna del 1796 avrebbe ·avuto 536 bocche da fuoco disponibili, nuove del tutto o riparate, e non si_ sarebbero visti sui rampari di Verona « i pezzi così malandati, i letti (a:ffustiJ « così rosi dal tempo ... che se fosse occorso di maneggiarne « taluno non si saprebbe come eseguire l'ordine,,. (3)
*** Ma per assfourare tali vantaggi_all'esercito sarebbero occorsi continuità di vedute nell'amministrazione della guerra, prepa,razione, vigore di energie da parte delle persone ,e levate all' ufficio di Savio alla scrittura, accordo infine deciso e cosciente di tutti nell'attuare una riforma finanziaria ed i~dustriale che avrebbe legato il nome della Serenissima ad un gra~de e razionale progresso nella pubblica economia. Ora la vecchia e già tanto sapiènte Repubblica ridotta a, lottare indarno contro la morte vicina, non poteva più trovare nel consunto organismo lé rinnovate energie capaci ài redimerla dalla triste eredità del passato. Fino al 1786, cioè durante il periiodo delle riconferme al Saviato di Francesco Vendramin - il ministro riformatore della decadenza
LA DECADEN-ZA MILITARE DELLA SERENISSIMA
m ilitare veneta - le commesse della ditta Spazziani procede ttero con ordine.e regolarità, mà da. quell'anno in avan,ti g l i impegni cominciarono ad allentarsi finchè rnm 'ne rimase più traccia. Ai lagni in materia delle pubbliche cariche militari si rispondeva invariabilmente con delle buone prom esse, con caute di°rezioni, con voti e parole, mentre i mali r eclamavano urgentemente fatti, mentre gli ufficiali -attestavano < che ,in Dalmazia ed in .Levante v.i sono ancora com -<< pagnie di fanti armate a{ cora dei fucili dell' ultima cam« pagna (1) ... sì che il' solo smontarli e r imontarli, ogni volta << che pulir si debbono, basta a rendern e un gran numero · « fuori di servizio». (2) Vero è che per i fatti t oltre che alla ferma e cosc.iente volontà dei deputati a compierli, occorre anche il danaro; e questo, come succede del sangue in ogni organismo indebolito, è il primo a scarseggiare nei governi travagfoi,ti dalla <lecadenza. Alla fi:rae della seconda neutralità d'Italia - cioè s ubito dope>, la guerra per la successione di Polonia - lo sbi.lanzo o de-fi,cit delle finanze veneziane era infatti saìito a 770-784 ducati all'anno, ed all'amministrazione della guerra t occò di scontare queste falle con sacrifizi e con lesinerie le q uali finirono per annientare del tutto la compagine materiale e morale dell'esercito. « Con queste riduzioni - diceva un rapporto al Principe« il corpo deUe truppe non può oramai più supplire con la « propria foi'za agli essenziali bisogni dello Stato ... e quindi « oc9orre sia tolto da quel languore e miseria in cui presen-<< temente esso si trova, somministrandogli i mezzi di cui ha « bisogno >>.. (3) Ma anche su questo pulilto la voce del Savio Vendramin p redicò invano -ed i denari non venne:::-o - ironia del caso se non quando si trattò non già di apparecchiare armi ed armati in difesa della Repubblica, ma di mantenere lautam ente due eserciti sul suo suolo 1 nemici l'uno q.ell 'altro, della Serenissima ed entrambi emuli n ell'opera triste di taglieggiarla e di calpestarla. _Ma ritorniamo al Savio alla scrittura ed alla sua fisio_n.omia burocratica. Quale magistr ato supremo alla milizia esso di regola non ,,a bbandonava la Do-minante - cioè Venezia - se non per ·compi ere l'annuale visita al Collegio militare di Verona, in ·Castel vecchio, dal quale uscivano i giovani uffici!';l,li di arti0
(1) Delib. Se{ia,io M i li tar. 1782. Filza 107, (2) Ibidem.
(3 ) D elib ; Senato Mil i tar. Maggio 1796, Filza 23. Eelazion e del t enen te· gener a le Salimbeni sull e condizioni dell a fortezza di Verona.
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· ( 1) Camp agn e d el I71 5- l 718 a Corfù ed in Morea , · ,(2 ) Ddib, S enato M ilitar. 1783. F ilza 107.
(3 ) D elib, Sen ato M ilitar. Filza 117, Anno 17 86.
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gEeria e genio della R1=tpubblica. Era questa una comparsa. periodica all'epoca degli esami finali, che circonda vasi a bella. posta di solennità si,1 nell' intento di lasciar traccia nel1' animo dei futuri ufficiali delle milizie venete, sia in quello di ravvivare, a scadenza fissa, il prestigio ed il nome . del . Savio alla scrittura nella principale fortezza dei domini d'Italia. Ma le apparizioni erano troppo rapide e, sovratutto, affogate sotto il cumulo delle formalità proprie del manierismo incipriato del tempo. · Di una di queste visite si conserva traccia nel diario del Colleg10 militare di Verona. « Il Savio Alvise Quirini - dice « il diario - partì da Venezia un mercoledì dopo pranzo del « luglio 1787, alle ore 20, per Mestre. Aveva seco due staf« fieri ed un furier. Il legno era pronto a l\farghera, con « quattro cavalli ed il furier davanti, pure a cavallo. Al « Dolo si cambiarono i cavalli: a Padov'u il Savio pernottò « nel palazzo Quirini ed il provveditor straordinario di colà, « Zorzi Contarini, gli diede scorta di due soldati a cavallo .. « Il giorno appresso (giovedì) alle ore :32 suonate il Savio «·arrivò a Verona» (1). In quella città nn ufficiale delh1; guarnigione venne subito èomandato a disimpegnare la carica di aiutante presso il Savib Alvise Quirini, ed un'ora dopo l'arrivo di questi il tenente Zu]ati, ufficiale di guardia allei piazza, venne a felicitarsi seco lui per l'ottimo viaggio compiuto e ad esibfrsi,. cioè a profferire servigi. Ma il Savio alla scrittura , congedati bellamente gli ufficiali venuti per fargli onoré, andò ad alloggiare in casa del cugino Marin Zorzi, e la « tavola fu servita « per quella sera dal locandier alle Diie Torri (2), I essendo « stato convenuto il prezzo di tutto dal brigadier Mario « Lorgna, governatore mjlitare del Collegio. La sera stessa « venne il brigadiere Lorgna a fare ossequio al Sa vi o alla « scrittura e si combinò subito per verificare la scuola ed in« cominciare gli esami lo stesso giorno seguente. La sera poi « il Savio andò allçJ, comedia al Nobile Teatro ed il vescovo . « mandò il suo nome a casa Zorzi-». (3)
(1) Collegio Jvhlitar di Verona. Basta n. 264. (R Archivio di Stato dei Frari di Venezia). Intorno all'ordinamento ed alla vita di questo istituto militare, si veda: E. BARBARIOH - Una scuola cli artiglieria e genio sotto la Sei·enissima . - (Rivista di arti glieria e genio - luglio , agosto - 1908). (2) Celebrata locanda al tempo della Veneta Repubbli.c a posta a fianco della chiesa di S'1nta Anastasia di Verona. (3) Sull'uso dei oiglietti di visita al tempo d ella decadenza veneziana vedas i : P . .!'.foLME1'TL (Op. cit., parte III, pagg. 45, 434, 458,. 459, 474, 476).
, CAPO
III.
Ufficiali grandi e piccini.
Perduto è quell'organismo il cui cuore si attarda di spmaere il sangue nelle vene. Ed il cuore ed il cervello si erano b ,~ da tempo intorpiditi nell'es~rcito della Serenissima nelle persone de' suoi generali. , Quando il brigadiere Fiorella (1) nella notte dell'8 agosto 1796, all'avanguardia della <Jivisione Serurier, reduce dalla vittoria di Castiglione si riaffacciava a Verona abbandonata giusto una settimana innanzi per rioccuparla d'ordine di Buonaparte, il generale Salimbeni comandante di quella piazza indugiò alquanto nel riaprire ai Francesi la porta di San Zeno. Il brigadiere Fiorella l'abbattè allora con alcune volate di mitraglia e si trovò comoda sèusa per il ritardo dei Veneti di rovesciare la colpa. sulla tarda vecchiaia del Salimbeni. Questo generale - si disse - oramai ottuagenario, incapace di montare a cavallo, costre,tto p, servirsi di un car1·ozzino (2), non poteva trovarsi ovunque in quel trambusto della notte dell'8 agosto. E Buona parte lieto delle rip,o rtate vittorie e del riacquisto di Verona, non fece gran caso di questi fiacche scuse dei Veneti, oildeggian ti tra gli Austriaci padroni del1' interno della città ·ed i Francesi padronì della campagnar tra i vincitori ed i vinti. La vecchiaia ·dei generali veneti esisteva nondimeno, e grave. Il Savio alla scrittura Francesco Vendramin l'aveva denunziata al Principe come il male precipuo che rodeval'e, sercito e scongiurava di provvedervi in tempo: « Di eguale impedimento - egli così scriveva nel 1785 -« alle buone disposizioni della milizia in genere si è pure « l'impotenza di non pochi ufficiali, specie delle cariche ge« neralizie che giunti alla più fredda vecchiaia, ritenuti ' . . « dalle viste del proprio vantaggio, vogliono ancora conti·« nuare nel servizio sino alla fine della vita ..... Sicchè, mal« grado quella riverenza che si conviene alle pubbliche de« liberazioni, mi è forza dire che, spesse volte, questo Au« gusto Governo è più commosso dalla pietà ché dal proprio << intere;se, cui talvolta antepone le convenie11:ze particolari (1) Cqmandava allora interinalmente la divisione:{Ser.nrier. (2) Carteggio del Provveditore Generale Nicolò Foscar ini. Filza 2 (lo luglio - 15 agosto 1796),
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di coloro che godono Ia distinta.fortuna di essergli soggetti » (1). Non si pensò però con questo a svecchiare gli alti gradi dell'esercito veneto. Fino dal 1786', allo scopo di ripartire in modo equo e vantaggioso per il servizio i beni ed i mali delle diverse guarnigioni d'Italia e d'oltremare, il Senato aveva stabilito un turno di gfnerali ; ossia un determinato ordine di succe;:sione dei generali medesimi al comando dei quattro grandi ripm·ti militari in cui si suddivideva il territorio della, Repubblica (2). Fu a~segnato allora in Levante il sergente-generale Maroli, con i sergenti maggiori di battaglia Bubich e Craina; in Dalmazia il sergente generale Salimbeni - ricordato più sopra - con i sergenti maggiori di battaglia Nonveller ed Arnerich; in Italia il tenente generale Pasquali con i sergenti maggiori di battaglia Stràtico e Rado. Dopo quattro anni questi generali aovevano mutare residenza, ma nel 1790 ...,..... cioè allo spirare del primo quadriennio dacchè la determinazione fu presa. - il sergente maggiore di battaglia Arnerich faceva sapere al Savio alla scrittura che egli non era_ più in grado di muÒversi dalla Dalmazia, perchè diventato più che nonagenario. E non soltanto i generali erano incapaci di viaggiare dall'Italia oltremare e viceversa. Nello stesso anno 1790 anche i colonnelli brigadieri MacedÒnia e Gazo si dovettero lasciare alle rispettive guarnigioni, stante la l'oro tarda vecchiezza. · ·La gerarchia generalizia era poi troppo ristretta in confronto degli aspiranti. La piramide gerarchica nell'esercito veneto si restringeva talmente verso il vertice da rendere ne. cessaria una longevità pressochè biblica per raggiungerla. Nel 1781 i. quadri dello stato ge1ierale erano . 1 tenente generale, 2 sergenti generali, 6 sergenti maggiori di battaglia, oltre ai sopraintendenti del genio e della cavalleria con il grado di colonnelli brigadieri. Il tenente generale era Alvise FracchiaMagagnini di 85 anni, di cui 68 di continuato servizio; i sergenti generali erano Pasquali e Rade-Maina vecchi colonnelli dei fanti olframarini; i sergenti maggiori di battaglia Arnerich; Salimbeni, Maroli, · Nonveller, Rado e Stràtico. Non pochi di questi occupavano ancora le cariche generaL~ie nel Ù96, vale a dire che erano infeudati nell'ufficio da oltre tre lustri. , « «
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*** Teoricamente i metodi per la elevazione degli ufficiali agli alti gradi dell'esercito dovevano essere di garanzia sicura per la bontà dei quadri. La procedura per la nomina delle cariche g<meralizie - esclusivamente de·volute alla scelta - era infatti assai minuta abbenchè non scevra di sospetti di favoritismo. A tenore1 della così detta legge di .Qttcizione, cioè di avanzamento (1), le vacanze nei gradi dovevano ripianarsi entro tre mesi dacchè avvei;iivano; tempo · più che necessario per una scrupolosa valutazione dei titoli -dei concorrenti ma anche più ché sufficiente per dai· modo alle consorterie di raggiungj:lre il loro fine. I titoli preseI?,tati dai candidati formavano, nel loro assieme, i così detti piani di p1·ova. Vi figuravano i lunghi e buoni servigi prestati sotto la vermiglia bandiera della Repubblica, le ferite, le malattie sofferte a motivo del contagio, le azioni di merito e - ove ne era il caso - anche le prigionie passate ·sotto i Turchi, i naufragi patiti e la perdita degli averi. Gli ultimi tempi imbelli della Serenissima avevano naturalmente assottigliato di molto il bagaglio -eroico di codesti titoli, surrogandoli con i più modesti e comuni ,dell'anzianità e d'ella età dei candidati e su questi titoli si esercitava la retorica degli ufficiali concorrenti. Il sergente maggiore di battaglia Antonio Maroli . così faceva ad esempio nel 1782 l'apologia di sè medesimo, aspi-rando al grado del valetudinario Rade-Maina collocato finalmente a riposo: « Fino dai primi anni Antonio Maroli si incamminò alla ., « professione delle armi. Passato per la trafila dei vari gradi, « con l 'assiduità del servizio e con la provata sua abilità « giunse, nell'anno 1768, ad occupare il grado di colonnello. « Le attestazioni delle primarie cariche da Mar e degli uffi- . « ciali dello Stato . generale e di molti altri graduati, rile« vano di avere egli utilmente servito nel laborioso carico di « sergente maggiore nella importante piazza di Corfù, im« piegandosi pure, per varì anni, nella istruzione de! reggi·« mento, negli esercizi e nella militare disciplina anche in « pubblici bastimenti in mar. « Imbarcato sopra la nave San Carlo che tradusse a Te« nedo il fu Ecc.mo Kav. Correr, bailo (2), si fermò sulla me( 1) D elib. Senato Mili tar. T.avola I, Registro 29 (Ducali del maggio · 1'786).
(1) Delib. Senato Militar. 1785. Filza 117. (2) Italia, Dalmazia, L evante e Golfo.
(2) Gli ambasciatori a Costantinopoli si denominavano più specialmente nel linguaggio diplomatico veneto baili. ·
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desima in attenzione dell'arrivo dell'altro Ecc.mo bailo Francesco Foscari; ed · in questo frattempo attaccatasi grave epidemia nell'equipaggio di detta nave si :i:naneggiò. egli presso i comandanti turchi per avere ricovero in terra .. . « Nel sostenere i governi delle armi (comandi di p1'esidio) « di alcune città e. fortezze nei differenti riparti di terra e « di mar, eguale fu la di fai attenzione ed attività che gli « conciliò approvazione. Molto fu poi riconosciuta la di lui « direzione nel seguìto ammutinamento di prigionieri di « Brescia per metterli a dover, nel quale malagevole incon« tro per 18 ore sostenne con coraggio il fuoco degli ammu, « tinati e gli toccò vedere ai suoi piedi ucciso un caporale « e ferit'o un soldato ~ (1). Le apologie più salienti dei pia.n i di p1·ova erano pubblicate· per le stampe _dai candidati più audaci o facoltosi e diffuse per la Dominante ad apparecchiare terrepo per le· deliberazioni finali del Savio alla scrittura e del Senato. Era una specie di gara a foglietti dai tipi vistosi e dalla studiata :i:nostra delle benemerenze persona.li ; una vera rassegna pubblica alla quale dovevano ~nteressarsi non poco gli spettatori dell'epoca ciarliera e spensierata dei casini, dei caffè e delle gazzette. Per troncare gli effetti della malà pianta il Senato, nel 1783, volle abolite codeste costumanze alquanto teatrali. Vietò ai candidati di rimanere a Venezia durante le elezioni delle cariche generali.zie e nel periodo di tempo immediatamente anteriore, ed in luogo dei piani di p1'ova commise al Savio alla scrittura di compilare delle apposite note personali, da produrre alla Consulta cil caso di ciascimci vcicanza. La Consulta poi, avuto l'elenco dei migliori candidati, votava o ballottava su ciascuno di essi in Pien Collegio con quattro quinti dei voti e l' elezione si confermava da ultimo in Senato. Eletto il nuovo generale, con le diicali di nomina se ne fissava anche lo stipendio. « « « «
**.,;:, Scendiamo .ora dal vertice della piramide gerarchia verso la grande e massiccia sua base. Gli ufficiali veneti erano troppi per i soldati che avevano da comandare e per le attribuzioni chi dovevano compiere. · Nel 1776 si trovavano nei reggimenti attivi 33 colonnelli, altrettanti tenenti colonnelli, 30 sergenti maggiori, 203 ca,
(1) D eli b. Senato Militar, 1782. I Secreta. Filza 106 .
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pitani, 31 capitani-tenenti, 184 ten~mti, 287 alfieri o ~or: nette per la cavalleria e 163 cadetti. In ~otale 964 uffici~h . sull'effettivo di 10,605 fazionie1·i o comuni che contava 1 e~ sercito veneto di quel tempo; e ciò senza tener conto degli ufficiali in ~ervizio sedentr;,rio, alle fortezze, al corpo del genio, all'Arsenale, ai ~overnat~rati ~el~e. armi, alle scuole . . e .di quelli infine con nser:7a d1 ~n~iamta. In sostanza i quadri. degli ufficiali della ~eremss1ma avevano tutta l'aria di un grande stato-maggiore a spasso. Il grosso di questo stato-maggiore proveniva dall_a tr-a(ila clella truppa, come n e fa fede lo scarso nu~e~o d~1 ~adett: presenti alle a:mi uel _177~. Delle scuole m1htan es1stent~ a quell'epoca, 11 è?lleg:o ·_di _Verona provvedeva ~l recluta. mento dei corpi d1 art1ghena e gemo : quello d1 .zara, per la fanteria oltremarina, era ancora allo stato rud1me1:tale. , Riformatisi in appresso questi due istituti, quello d1 Verona nel 1764 e quello di Za:ra nel 1784, una ?uova onda~a · di formidabili competitori venne ad affiancars: alla :'ecch1~ · corrente dei provenienti dalla truppa nello aspirare a1 gradi di ufficiale (1). . Dal Milita 1• Collegio di Verona - come è noto.- usci- · vano gli alfi.eri dell'artiglieria e del g_euio ed, accessor_iamente, 'anche quelli di fanteria ed~ cav:all~na. In quest~ u1t111:1e arn~1 si transitavano però quegli alhev1 che, al termm~ ~01 co~s1, riportavano una classificazione inferi~re alla mm1ma_ ritenuta necessaria per servire nelle armi dotte, e colo~·~ mfine che _ per mancanza di posti - no:1 t~·ovava11:o p1u luogo ne11@ armi medesime. In questo caso 1 diseredati . . . dalla sorte otevano aspirare a far _ritorno alle ~rmi c1~1 ~spira:va1;10, co~11 correndo .in turno . ogm anno con"l~nov1 h cenziat1 dall 1stituto veronese. . . . Dal collegio militare di Zara u sciv_ano gl_1 alfie:·1 ~01 reg· gimenti oltremarini e le cornette dei regg1me_nt1 d1 ~avalleria. L'istituto esisteva fi_n dal 17 40', ma per difetto d1 con(1) La riforma d elle scuo le militari fu pr~cod~ta ed accOJinpagoat~ clal~a r iform a delle scuole civili le quali venn_ero law1iz3:t e_ a Ve1~e~ia p_er op~~.a di Gas aro Gozzi. Il periodo di rnagg10re att1v1ta 111. qt~e»t opera .cm ,1p 1· · cl' e cor"ero dal 177 3 al 1775. Il Sav10 a lla scrittura spon c1e ag 1 anni , " . · Id · · Francesco vèndramin d esiderava di questa nfor~a farne 11 caposa o p e r.1 rogettati miglioramenti da introdm·si nel,'eserc1to venet~, ~e~u endo 1 cri· pten· gia ·· e nunzia · t·1 dnl Gr·i'bea,.· •1 val ch e suonavano come appresso . « L ebu t est w , • • " des rédiiire à p eit de chose les droits à l'an~i~nnete, anea:it~1: c:itx de la pro" tetion, donner toute faveii r ·aux talents superieiu·s et les vni,tie1 r'.cins le c~m" mandement avwnt l'dge où le corps commence à perdre et l esvrit ces.se d ae · « qu érù· ». · · F · · · cl J afferm ata 1n rancia a, t empi e l op er a si era magnificamente. L T ae . ' X •T maggior lustro m ilitare del regno d1 m g1 , , .
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correnti aveva :vissuto una vita stentata ed anemica- fino . al 1784, ·perchè la massa dei Dalmati aspiranti ai gradi dell'esercito preferiva la via più lunga ma più avventurosa del servizio anfibio sui pubblici legni e verso i confini turcheschi, a quella più tediosa e nuova degli studì e dei riparti -d'istruzione. Ma poichè - sotto l'impulso di Angelo Erno e del Savio Francesco V endramin - l' amministrazione veneta della . guerra accennò a battere nuove vie ed il reclutamento degli ufficiali usciti dalle scuole parve destinato a soppian, tare ogni altra provenienza, il conflitto tra il vecchio ed il nuovo, tra la pratica e la teoria, scoppi.ò clamoroso ed ine- ; vitabile. Si accese allora la ·guerra tra i fautori del tiroci- ' · nio, dell'esperienza e dei titoli acquisiti, e quelli delle ac. cademie delle prove e degli esami. I tempi grigi e fiacchi non offrendo verun' altra distrazione, fecero sì che gli ufficiali dell'epoca si ingolfassero in queste lotte sterili ed acerbe con l'ardore che proviene dall'ozio. Mèta del tirocinio nei gradi di truppa era l'alfierato. Ad . esso si perveniva pel tramite dei cadetti da parte dei giovani provenienti dalle scuole, o per quello dei sergenti per . parte dei borghesi e dei gregari di truppa. Gli aspiranti alla carriera delle armi usciti dalle buone famiglie veneziane per · , essere ammessi nelle file dell'esercito quale cadetti dovevano contare almeno 14 anni di età. Per raggiungere lo stesso grado · nella truppa occorrevano _invece dai sei agli otto anni. Dopo tre anni di buon /iervizio come cadetto questi era promosso alfiere se di fanteria e cornetta se di cavalleria.; e con l'alfi'ere, detto per antonomasia il pt·imo grado ili gol~tta, cominciava il lungo e faticoso calvario dell'ascesa ai gradi di ufficiale (1). Questi si conferivano nell 'interno del reggimento fino al grado di sergente-maggiore. Ed i gradi erano quelli di tenente, di capitano-tenente o comandante della compagnia del colonnello, di capitano, di sergente-maggiore o comandante di battaglione: i gradi di tenente colonnello e di colonnello si conferivano a ruolo umco sulla totalità della rispettiva arma o riparto (2).
Per progredire nella carriera si doveva tenere conto delle prove comparative, dell'abilità, del merito e della anzianità . dei singoli concorrenti (l); requisiti tutti codesti domandati sia dalle anteriori leggi di ottazione, compilate da Francesco . Morosi.ni, sia da quelle redatte dal generale Molin (1695). Nella pratica delle cose però l'anzianità ed il m1:1rito avevano la preminenza, comprendendosi sotto questo ultimo titolo le campagne di guerra,,le ferite e le « pccasioni vive » come dicevasi a quel tempo con vocabolo comprensivo, per dinotare tutte le benemerenze dei candidati dovute comunque al rischio pèrsonale. Ma cresciuto il favore delle scuole professionali, il merito . e l'anzianità dovettero cedere di fronte all'abilità comprovata dagli esami, e con questi e per questi il Savio si pro- poneva di svecchiare i quadri dell'esercito. · L'alfiere doveva dar saggio di comandare in modo inappuntabile tutti gli esercizi della compagnia, in presenza del sergente maggiore, del colonnello e de] tenente colonnello-del reggimento. Egli doveva inoltre rispondere a tutte le interrogazioni che i detti ufficiali avessero creduto di rivolgergli s_u l Libt·etto Militar, ossia catechismo degli esercizi, e sul servizio in campagna compilato dal maresciallo Schoulemburg: infine doveva rivelarsi provetto nel maneggio 'd elle . armi, della picca e della sat·gentina, conoscere la suddivisione del reggimento in plotoni, divisioni, ali, centro, dare ragione di tutti i tocchi di. tamburo e superare alcune prove sulle matematiche elementari e sul disegno. Il tenente - . oltre che dimostrarsi come l'alfiere idoneo nel maneggio del fucile e della picca - doveva saper compilare polizze di scansi, ossia liste di deconto individuale, redigere quietanze
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(1) Il nome di alfiere d eriva m a nifes t amente d a l l a tino a·qu ilife i·, ti. t olo e grado di co lui ch e n elle a ntich e ordinan ze r omane p orta v a l' a,~ ui la, insegna principale d ella legione. Nella milizia moderna s i t r amandò · il n ome p er d esign ar e l'uffieia le incaricat o di p ortare le insegn e di una c ompagnia di fanti. In cav a lleria l' a lfiere prendeva il nome di coi·netta, , d all a piccola insegna .quadra altre v olt,e in u so in quell' a rm a. · ( 2) Non esis teva correlazion e gerarchica tra i gradi d ell' esercito e quelli , d eJI A. mitrina venet a r epubblicitna . Il grado di alfi er e o di co rnetta cor-
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rispondeva p erò in qu alch e m isura a quello d i nobile in nave, che rap presentava . il -primo gr a dino d ella ger a rchia degli ufficiali di vasc ello. Il grado di sopracomi to, second o n ella scalèa, d'isponendo d el comando di una nave (ordinaria m ente' una ga lera) eguagliav a, sot to qualch e rispetto, quello del capitano con;iandante di una compagnia di fa nti Jppure di una com pagnia di ca valli. I gradi p iù elev a ti d ella m a rina qua le il governatoi·e di galeazza, il governatore dei condannati ( o ispettore alle ciurme ed a ll' a rmam ento delle navi), il capi tani o del Gol fo, o comandante della squ a dra adriatica, sottoposti a loro v olta al cà pi tani o gen e1·ale, al provv editor dell'Armata, al patron delle n avi, all'almirante, a l capitan delle navi ed infine al provveditore generale da Mar, non a v ev a no riscontro approssimativo nei gradi · dell' eser cito. · ( l) Legge di Ottazione per la prom ozione d egli uffiziali e bassi-nffiziali n ei R eggimenti Itali ani, Oltrarnarini, Cirnar io to, Croati a cavallo Co razzier i, Dragòni, al servizio d ell a Serenissima R epubblica di Ve~ezia , Sta mpata per or dine d ell'Ecc.mo . sign or Michele llforosini, Kav. Savio d i Terraferma alla Scrittura, iri esecùzione al Sovrano ·decreto dell'Ecc.mo Sen a to, 2 giugn o 1740. Pinelli, st am p a tori ducali, 1740. 0
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dei depositi di danaro cheJ eventualmente, i soldati gli avessero confidato, tenere al corrente .la vacchetta o giornale di presenza della compagnia, infine comprovare un'abilità pro· fessionale pari alla richiesta nelle prove degli alfieri. In questi semplici esperimenti s'accanì quindi la lotta tra conservatori e novatori in materia di avanzamento quando i programmi furònQ rimaneggiati con criteri restrittivi, specie per i gradi superiori. Nel giugno 1785 rendendosi vacante il posto di sergente-maggiore nel reggimento cl.i, fanti italiani Marin Conti, aspirarono ad es.so tre capitani del corpo medesimo. Il verbale giiwato di idoneità a sost8nere le prove di uno dei candidati così si esprimeva : « Facciamo fede, con nostro giuramento et vincolo di onore, « noi qui sottoscritti graduati nel reggimento colonnello Ma« r-in Conti dei fanti italiani come il capitanio Michiel An« tonio Gosetti ha sempre adempiuto alle parti tutte del suo « dovere, con puntualità ed abilità in tuttQ quello che ap« partiene al pubblico servizio. Come anche nella subordi« nazione et obbedienza con i suoi superiori e con nostra in« tera -soddisfazione egli non è mai incorso in verun militar -- « casti:go, nè si abusò di' licenze per stare lontano dal proprio « reggimento, adornato essendo di onorati costumi, degno « adunque delle nostre veridiche attestazioni, per cui gli ri« lasciamo la presente perchè possa valersene » (1). (Continua ).
E. BARBARIOH capitano di stato maggiore.
( 1) L a dichiarazion e, datata da Brescia li 16 g iugno 1785, è firmata ·-dal ten ente colonne llo Zorzi Molari e dal colonnello Giovanni Marin Conti, comandante~l el-reggiin ento (Delib. S enato M i lit. Secreta I. Filza 116, 1785).
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE BELGIO. GLI UFFICIALI DI RISERVA. - La · Belgique Militaire pubblica i -segnenti dati dai quali si pu~ stabilire il numero degli ufficiali di riserva attualmente esistenti nell' esercito belga e come tale numero si dimostri insufficiente a provvedere ai bisogni della mobilitazione: Sul piede di pace l'esercito belga comprende 3409 ufficiali, dÌ cu~ 2837 addetti alle truppe. ' Sul piede di guerra, l'organico degli ufficiali dell' esercito da campagna è di 2513; per le truppe di fortezza circa 3000 ufficiali, e per i servizi di secon<Ìa linea, sono previsti a,ltri 500 ufficiali; un totale qu1ndi, in cifra tonda di 6000 ufficiali. · Attualmente gli ufficiali di riserva sono 207 che aggiunti ai 3409, attualmente esistenti, dannò un totale di 3616. Mancano 'quindi 2384 ufficiali per complet1are il fabbisogno richiesto all'atto della mobilitazione. Si affermi\ che si potrà fare assegnamento su altri iOO ufficiali circa, tratti dagli ufficiali in _pensione e che si .sono obbligati di essere a disposizione del governo. Dei 2000 ufficiali di riserva mancanti risulta che 1000 di essi servirebbero per inquadrare le unità combattenti e gli altri 1000 occorrerebbero per il funzionamento dei vari servizi. MATRIMONIO DEGLI UFFICIALI. - Un decreto reale in data 13 no vembre 1908, apporta le seguenti modificazioni alle disposizioni relative al matrimonio degli ufficiali; 1 ° La dichiarazione del sindaco del comune di residenza della futura sposa, richiesta dalle disposizion_i in vigore, dovrà far risultare se questa, come la di lei famiglia, godono la stimà e la considerazione pubblica. Le autorità militari gerarchiche alla loro vorta dovranno, oltre i loro appret1zamenti, esprimere l'avviso circa la convenien~a della progettata unione. 2° Di massima, agli ufficiali subalterni non sarà concessa l'autorizzazione di contrarre matrimonio, se i fu turi coniugi· non dimostreranno di possedere una rendita annuale di 1600 lire, oltre lo stipendio dell'ufficiale. In casi speciali potranno però essere concesse delle dispense circa l'ammontare ed il modo di costituzione della indicata rendita. ' (Dal J oiwnal militafre officiel).
FRANCIA. :MANOVRE DI GUARNIGIONE. - Una circolare ministeriale del 5 gennaio prescrive di eseguire le manovre di guarnigi~ne, questo anno, colle norme generali dell'istruzione del 18 febbraio 1895, te-
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MI LITARI ESTERE
nendo c0nto della. circolare del 18 maggio 1908, in base alla quale si deve evitare di tenere le' truppe ammassate e di farle muovere in gruppi compatti sotto il fuoco a distanze alle quali la potenza delle armi attuali rende queste formazioni affatto invero!!imili. In relazione a ciò il ministro aggiunge: « Queste abitudini, che s.i constatano ancora troppo sovente du-rante le esercitazìoni esterne e le manovre, sopratutti;i quando lo stato della coltivazione non permette di utilizzare completamente il terreno, sono · di natura tale da falsare gravemejte le idee dei quadri e quelle della truppa. Si dovrà proscriverle assolutamente sin dal principio dell'istruzione. « Di conseguenza, occorrerà limitare lo sviluppo delle manovredi guarnigione, ogni qual volta lo stato delle coltivazioni lo esi. gerà, alle fasi dell'azione che possono normalmente svolgersi senza uscire dalle strade. . « In particolare, il servizfo di sicurezza di giorno e di notte,. · che la durata troppo ridotta delle esercitazioni abituali non permette di eseguire in condizioni sufficienti di verosimiglianza, potrà avere un largo posto nei programmi. « In ragione dell'importanza che si deve dare all'istruzione di, dettaglio nelle varie armi, non si dovrà, conformemente allo spirito dei nos tri regolamenti di esercizi, far pàrtecipare i giovani soldati alle manovre di guarnigione, se non quando essi sarannobene addestrati nell'istruzione di dettaglio stesso. « D'altronde, _ è inutile di moltiplicare nel primo periodo le esercitazioni d'insieme a data fissa giacchè esse ritardano e arrischiano di intralciare il corso normale dell'istruzione. Si pqtrà, invece, d are maggioré sviluppo _in questo periodo alle manovre di guarnigione coi quadri ». (Dal Bulletin officiel). REPARTI MITRAGLIATRICI. LORO COMPOSIZIONE ED IMPIEGO (1). - I reggimenti di fanteria sono gìà, o stanno per esser~ pros-simamente, dotati di 2 sezioni di mitragliatrici someggiate; i battagli~ni chasseurs non hanno che una sezione trainata o somegg iata. La sezione trainata comprende: 1° allo scaglione di combattimento (di tiro): 1 tenente mon, tata-, 1 sergente telemetrista, 2 . caporali capi pezzo, 6 serventi ,. 1 telemetrista aggiunto ed 1 armaiuolo; 2° allo scaglione di rifornimento: 1 caporale, 5 soldati (ordinanze, porta munizioni, conducenti); in totale: 1 ufficiale e 17 nomini di truppa con 9 cavalli da tiro ed · 1 cavallo da sèlla. Sul piede di guerra, il personale è completato da 1 èaporale e 6 soldati . L'impiego delle mitragliatrici, in riassunto, è il seguente: nontirare a distanze troppo grandi, evitare la lotta coll'artiglieria, aiutare la fanteria nell'offensiva, agire essenzialmente nella difen-siva (protezione delle ali, impedire il passaggio :ai un punto ob( 1) Vedi R ivista militare del 16 febbmio corrente an n'o .
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
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bligato, rinforzare un saliente del margine di un bosco disposto a difesa, battere una stretta, appoggiare un contrattacco, entrare in azione al momento dell'assalto, inseguire col fuoco, ecc.). (Dalla France militaire) . RAZIONE VIVERI DI CAMPAG~A. - Una decisione ministeriale del 10 novembre 1908 fissa tre tipi di razioni viveri di campagna cioè: Razione viveri di riserva; Razione forte di campagna; Razione normale di campagna. Le razioni· hanno la s~guente composizione: RAZJO NE VIVEI\I
01':RRATE
di ' riserva I
l
kg. Pane ordinario. . o p ane biscottato . 0,300 (l) o galletta. . · / . \ carne fresca . . · . . o carne in conserva Carne 0,300 condita. . . . . . legumi secchi o r iso . sale . )) 0,080 zucchero in tavo -· I lette 0,036 in granì Piccoli oin tavocaffè viveri ,, lette abbrustoo caffè lito non abbrusto· )) lito. L ardo. )) « Potage-sale ll (ogni volta che si distribuisce la carl'.).e )) 0,050 in conserva,) . 0 .0625 litri' Acquavite Ad ogrii uomo \ Vino . che bivacca o -; o birra. in via eccezio- ( o acquavite .. )) nale. P ane
l
I
forte
0,750 0,700 0,600 (2) 0,500
I
normale
0,750 0,700 0,600 (2} 0,400
0,300 0,100 0,020 0,032
0,200 0,060 . 0,020 0,021
0,024
0,019·
0,'0285 0,030
0,016 0,030·
0,050
0,050
0, 25 0,50 0,0625
0,25 . 0,50 0,0625
I VIVERI DI RISERVA non sono consumati che per ordine del comando, quando ogni altro modo di alimentazione è impossìbile, o quando è necessario rinnovare tali derrate: LA RAZIONE FOR'rE è assegnata durante le operazioni attiye (nelle circostanze in cui l'e truppe sono sottoposte a fatiche ecce~ionali o agiscono in località di freddo r igido). (1) 6 gallett e in medi!l-, (2) 12 gall ette in media. 38 -
ANNO LIV
·l
5US
' RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
LA RA2lIONE NORMALE è assegnata alle truppe quando esse stazionano per un certo tempo, o per tutto il' periodo della guerra, quando. esso non costringa a fatiché eccezionali. SUPPLEMENTI sia alla razione forte che alla razione normale possono eventualmente essere distribuiti quando le truppe sopportino fatiche eccezionali o quando sia necessario uno sforzo particolare che richieda a sua volta un. maggiore ristoro ,delle forze. I supplementi sono accordati per un sol giorno, salvo ad essere ripetuti quando ve ne sia ii bisogno, e vi hanno diritto sia gli uomini di truppa che gli ufficiali e questi ultimi !h ragione delle razioni loro spettanti cioè: 16 pel generale comandante di un ·gruppo d'armata; 12 pel generale co_mandante di una armata; 8 pel generale comandante di corpo d'armata; 4 per gli altri generali; 3 per gli ufficiali superiori; 2 per i capitani; 1 1/2 per i tenenti e sottotenent i. I supplementi straordinari, di massima, constal).o della razione liquida o di un terzo della razione pane o un quinto di razione carne. In certi casi il supplemento può essere di metà, un terzo, 'un quarto della razione forte o normale o anche constare di alimenti equivalenti che si ,trovano sul sito. Speciali disposizioni indicano a chi spetta st abilire il passaggio dall'un tipo all'altro di razione ed accordare i supplementi, mentre un'apposita tabella indica la quantità dei vari alimenti che . possono sostituire la ca1'ne, i legumi, il riso e parte della razione pane. (Dal Bitlletin Offic~l).
:ROMANIA. l\foDIFICRE ALL'UNIFORME E ALL,\ SCIABOLA. - Poco tempo fa -venne pubblicato sui giornali che il Ministero della guerra stava studiando una modifica all'uniforme degli ufficiali di marina. Ne sarà adottata una più semplice. · Fu pure da qualche tempo stabilito che gli ufficiali di tutte le armi potessero, d'inverno, sostituirà al bavero di velluto dei mantelli, un bavero di pelliccia nera. Fu già adottato un nuovo modello di sciabola per gli ufficiali di artiglieria e di cavalleria. La nuova sciabola è più diritta dell'altra ed ha l' impugnatura e l 'elsa nichelata. Detta sciabola ha due foderi: uno nichelato per l'tiniforme di città e pel servizio in tempo di pace; l'altro abbrunito e ch e deve · servire soltanto alle manovre ed in campagna. I sottufficiali della scuola· di cavalleria avranno la stessa uniforme dei sottufficiali della scuola di fanteria. La sola differenza consisterà in ciò: che quelli di cavalleria porteranno qm.1 segnò distintivo le spalline di colore cm·amiziu (rossastro, color pietra da fornace ). AL'.rRE MODIFICHE. - Saran riuniti fra breve il Comitato di fant eria e quello dello stato maggiore per studiar le modificazioni da I,
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, jntI#dursi nei nuovi regolamenti di fanteri!', i quali non corrispon.,dono, pare, alle moderne esigenze militari, I comitati di fanteria e del genio, alla prima riunione poi, di:acuteranno sulla introduzione di un nuovo sistema di cartucce per il tiro ridotto. L e esperienze fatte sinora, pare abbian dato risultati eccellenti. Il Ministero della guerra ha pure modi'ticato il regolamento della .,Scuola di tiro p er la fanteria . . Detta scuola sarà posta in avvenire sotto la dipendenza diretta -del Ministero della guerra e non dipenderà dall'ispettorato scolastico se non per ciò che riguarda l 'insegnamento del tiro nelle ..scuole. . La durata dei corsi andrà dal 1° aprile al 1° novembre. Sarà -fatto: a ) un corso normale pei gradi inferiori d i fanteria, corpo pionie ·i e cavalleria; b) un corso speciale scuole d'armi; e) un corso normale per ufficiali inferiori; d) 'un corso. per ufficiali superiori; .. e) u.t;t corso speciale di esperienze. Fu pure stabilito che i sergenti ploton ieri debbano passare per -detta scuola dopo ciascuna riafferma. Gli ufficiali inferiori dovran passare per detta scuola due volte, -e gli ufficiali superiori aJm~no una volta. · RroRGANIZZAZJONE DEGLI STA BILIMENTI MILITARI. - Per la ,r iorganizzazione degli stabilime,nti militari, il Ministero ha nominata una Comniissione çhe è irlcaricata di produrre un n uovo re·. golamento. . Saranno introdotte molte migliòrie per ciò che riguarda l'amministrazione e la contabilità. Uno scrittore, che nell'Adeverul si occupa della questione, suggerisce, basandosi sugli arsenali di Vienna, di Woolvich e di Francia, molti miglioramenti, sia per ciò èhe tiflette le macchine, sia per ciò che riflette il personale civile, proponendo pensioni, :incoraggiamenti e rico mpense per coloro che lavorano un certo numero d'anni, che apportarono migliorie od innovazioni nelle ;fabb riche. Quanto al personale ingegneri, disegnatori, maestri ecc. propone la ·suddivisione in classi ed un accrescimento di stipendio ogni tre anni. MODIFICAZIONE LEGGE DI RECLUTAMENTO PER GL 1INSEGNANTI. -- Essendosi constatato ch e l'insegnamento primario veniva a soffrire per la mancanza d'insegnanti e che questi, dopo aver passato varì anni alla caserma, si· trovavano ad aver molto perduto -della loro coltura, furono introdotte modificazioni nella legge di reclutamento allo scopo di render meno sensibili i due inconve,nienti. PRO-MEMORIA DEGLI UFFICIALI VETERANI. -
Il comi tato società
« Ufficiali veterani della Vir.tii militare » ha inviato ai ministri e
-c orpilegislàtivi un pro-memoria,ove sono formulati i desiderata degli ufficiali stessi, i quali possono rapidamente riassumersi così: 1°) Dare ai veterani della guerra 1877-78 il quantitat ivo di pen,sione uguale alla 5a parte del soldo che, pel loro grado, avevano
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE
in campagna, e che tale quantitativo sia riversabile anche sulle Ìoro famiglie. · A coloro che han pensionel di u:ffÌciali, ma fecero la guerra nei gradi inferiori, non sia fatta la ritenuta d.el 7 per cento. · 2°) Dare alle vedove pensione intera se hanno uno o più figli e ciò sino all'età maggiore pei figli maschì e al matrimonio per l& figlie. 3°) Dare agli orfani, se uno solo, metà pensione, s'e due o più, pensione int era ecc. ecc. Gli articoli sono 7 e distinguono vari casi, appunto di vedove e di orfani. .. · Ciò per g li ufficiali, ma anche i veterani dei gradi infedori dell a società « Smardan » inviarono al Senato e alla Camera una delega- · zione per ottenere svariati vantaggi di terreni, di pensioni ecc. MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE. - Più volte, anni sono, abbiam parlato su questa rivista della militarizzazione delle scuole. 11 ministro dell'istruzione e culti signor Haret fece votar dalla Camera un progetto che introduce molte modificazioni a tutto il sistema d'istruzione. · Secondo alcuni giornali, i difetti che s'eran riscontrati, eran so pratutto questi: che le scuole sentivano troppo della casermadimen-· ticando di essere scuole. Che gli istruttori usavano un vocabolario triviale non adatto a ragazzi che devono ammaestrarsi. Che infin& l'istruzione militare non era data in modo sistematico, nè tenendo conto delle dovute regole pedagogiche. Si è visto ancora una volta - dice l' Adeveral - come una legge, ammirabile sullacarta,si trasformassetotalmente ed in peggio nella, pratica. Nella pratica il fanciullo veniv.a trattata tal quale come l'uomo maturo cioè - completamente sviluppato - perciò nessuno protestò quando il ministro propose le profonde modificazioni. 50° ANNIVERSARIO DELLA -0NIONE PRINCIPATI. - Tanto al palazzo reale di Bukarest quanto a Jassi, Galatz, Cernavoda, Cam·pulung ecc. ecc. cioè in tutta la Romania, caserme, scuole, 'p opolazione, festeggiarono il mezzo centenario di quella Unione su cui ½utto è basato lo stato rumeno, e lo festeggiarono con inni, danze· nazionali, banchetti ecc. ecc. È notevole per noi italiani che anche h1 Lupa di bronzo donata ai rumeni dal nostro Sovrano - dono così altamente apprezzato - e· collocata nella piazza presso la chiesa di S. Giorgio, a Bukarest, era tutta adorua delle due bandiere tricolori, rumena e italiana, ciò che· fece fare agli studenti una dimostrazione filo-italiana con canti di inni patriottici dei due paesi. Nuovo PROGETTO SUL RECLUTAMENTO. - Il 'generale Averescu ministro della guerra depose al Parlamento un nuovo progetto di reclutamento dell'esercito. PENSIONI. - !.nche il ministro delle :finanze depose alla Camera. un progetto per la modificazione delle pensioni. Tale progetto, pubblicato per intero dall' Universul, riguarda in grandissima parte gh ufficiali. · · P. E. Bosi.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ESTERE SPAGNA.
ANTICIPAZIONI SULLO STIPE~DIO CONCESSE AGLI UFFICIALI. ·Con recente disposizione, il Ministero della guerra spagnuolo ha ..stabilito, che gli ufficiali i quali, per circostanze straordinarie di . famiglia si trovino nella condizione di aver bisogno di una sovven.z ione in denaro , possono, previa domanda diretta a S . .M:. il Re, ottenere tale sovvenzione nella misura di 4 stipendi corrispondenti al loro rispettivo grado. (Le precedenti disposizioni al riguardo stabilivano che la misura della sovvenzione non potesse superare i <lue stipendi). Ad evitare abusi è prescritto, che le varie autorità superiori, pel t ramite delle quali dovrà essere inoltrata la doman~a, dovranno ac-0er tare l'esistenza dei fatt i citati a documentare le domande stesse. (Heraldo de Madrid) . SITUAZIONE DELLA FORZA BILANCIATA DELL'ESERCITO SPAGNUOLO PER L'ANNO IN CORSO 1909. CAV ALL I
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2 <Corpo reale delle Guardie 255 Alabardieri 170 19 Squadrone di scorta reale .. 44.919 507 Fanteria t 2.607 1248 Cavalleria '13.072 637 Artiglieria . . 4.450 11 4 G enio 21 Amministrazione milit.are 1.655 Sanità militare . 940 11 400 Brigata operaia topografica Volontari di Ceuta. 8 2281 Compagnia di marina di 1-13 Melilla Istituti militari . 8711 ~01 ·Ordinanze del Ministero. 318 5001 Corpo invalidi 212 P enitenziario milita re d i Mahon 657 1 "Cavalli di ufficiali che non figurano nei corpi armati - - - - .-
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80,710 3334 10.896 3311 595 1263 1562 20.96
La forza bilanciata nell'anno in corso è rimasta invariata rispetto -a quella dello scorso anno 1908, perciò permangono gl'inconvenienti ,derivanti dalla scarsezza degli effettivi delle varie unità organiche.
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RASSEGNA DELLE NOTIZIE MILITARI ES'.l;:ERE
Risulta infatti: . ) su 7.0 reggim~n~i, 53 (~ b.attaglio~i) hanno una forza . F t . d1 397 uomm1 e nei rimanenti 17 la forza varia .. •an eria da un minimo di 225 ad un massimo di 2.030 (2 reggiip.enti di Ceuta). . Su 23 battaglioni cacciatori, 6 soltanto, quelli del campo di Gi-bilterra, hanno 4.00 uomini, 12 battaglioni 275 e i rimanenti nelle isole, la forza varia da 150 a 70 uomini. Cavalleria. - Su 28 reggimenti, 23 hanno 364 uo~ini di truppa . con 289 cavalli e 12 da tiro, cioè 70 cavalli per squadrone. Artiglieria. - Eccetto il 2° reggimento montato, che fa parte· della divisione rinforzata, gli altri 12 reggimenti non hanno cavalli sufficienti che per sole 4 batterie su 6. La stessa scarsezza di effettivi rilevasi anche nelle truppe del genio ed in quelle dei vari servizi. (Dal Diario Oficial ). COSTITUZIONE DI NUOVE SEZIONI DI MITRAGLIATRICI. -
11 l\fi-
nistero della guerra spagnuolo ha disposto, con circolare in data . 19 gennaio u. s., per la costituzione di altre due sezioni di mitragliatrici per la prima brigata cacciatori. (Madrid)', e ciò in relazione alla somma all'uopo prevista sul bilancio della guerra per l'anno in corso 1909. Attualmente l'esercito spagnuolo è provvisto di 12 sezioni di mit ragliatrièi così ripartite: 4 sezioni presso i corpi di fanteria della prima divisione (Madrid) rinforzata. · 4 sezioni pre~so la sec~nda .e terza / Campo di Gibilterra e brigata cacciatori \ Barcellona . · 4 sezioni presso le truppe· di fanteria d( Ceuta e Melilla. (Dal Diario Oficic,l). DISTRIBUZJ;ONE DELLA NUOVA PISTOLA PER
GLI UFFICIALr. -
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Il · Diario ~ Oficial del 2 febbraio corrente anno, riporta. uria cir-· colare. del Ministero della guerra spagnuolo, colla quale si di-spone per la distribL,zione agli ufficiali dell' esercito della pistola sistema Berginann al prezzo di 70 pesetas, con annesse 24 cartucce. CH.IAMATA ALLE ARMI DELLA NUOVA CLASSE DI LEVA : · Il Diario Oficial) del 6 febbraio, riporta il decreto reale col quale , sono emanate le disposizioni per la chiamata alle armi della nuova classe di leva pel giorno 1 ° del mese di marzo. Il contingente ammonta complessivamente alla forza di uomin i:, 37,590, così ripartiti: Fanteria . reclute 22.901 Cavalleria 4.506 Artiglieria » 5.351 Genio 2.13 6 » Amministrazione militare 844 » Sanità militare » 469 »· Brigata operai e topografica 133 Fanteria di marina » 1.250
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RASSEGsA DELL1? )10TIZIE MILI'i'ARI E,STERE
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SVIZZERA. CORSI D'ISTRUZIONE PER L'ANNO 1909. La JJ1wille fédérale Si,isse del :20 gennaio u. s., pubblica il programma dei corsi d'istruzione per l'esercito svizzero . durante il 1909, approvato dal Consiglio federale nella seduta dell'S gennaio. Questo programma non presenta alcLma differenza sostanziale col programma svolto nel 1908; è però più completo per quanto riguarda la scuola delle reclute ed i corsi per i quadri, ed è più semplice per quanto riguarda i corsi di ripetizione: · Dall'esame co.m parativo dei due programmi risultano le seguenti differenze: a) Scuola delle reclute. - Per la fanteria, queste scuole verran~~ iniziate ,in aprile anzichè in febbraio, evitandosi così, con vantaggio della salute e dell'istruzione della truppa, i mesi peggiori per clima. ' · Nulla di variato per quanto riguarda le scuole dell' artiglieria, 'della cavalleria., -del genio, delle truppe da fortezza, di sanità delle sussistenze e del treno. La scuola dell'artiglieria da montagna si svolgerà a Coira e Samaden, anziché a Sion. Non avranno luogo le scuole di reclute del genio della specialità areostieri. Il numerò complessivo delle reclute da istruire è stato previsto in 16,000. · b) Corsi pei quadri. - Sono gli stessi di quelli del 1908 colle seguenti aggiunte: per lo stat~ maggiore generale - un corso sul servizio postale di campagna e le biennali .esercitazioni strategiche; per l'artiglieria a piedi - un corso tattico per ufficiali superiori e capitani, analogo a quello per l'artiglieria da campagna. per il genio - un corso tecnico per gìi ufficiali subalterni, un corso di mina per i minatori di alcuni battaglioni, ,ed un corso di segnalazione ottica per tutti. i segnalatori delle compagnie telegrafisti. per le truppe delle fortificazioni del Gottardo e di S. Maurizio, le scuole ufficiali d'artiglieria a piedi e delle truppe da fortezza . e) Corsi di ripetizione . .:._ Verranno svolti i seguenti corsi: dal I corpo d'armata,. corsi di ripetizione per divisione; dal II corpo d'armata, corsi di ripetizione per brigata; dal III corpo d'armata, corsi di ripetizione per reggimento; dal IV corpo d'armata, corsi di ripetizione per divisione per la 4" divisidne; · per reggimento per la 8• qivisione. Le manov,re più importanti dell'annata saranno quelle della 4• 1 divisione che sarà rinforzata con parte delle truppe di corpo del 1 V corpo d'armata, e con mezzo battaglione del genio. Il numero degli uomini che interverranno ai. corsi di ripetizione è stato previsto in 106,000 circa. 1 • (Dalla JJ1euille fédérale Sitisse e dalla Revite 111ilitaire Sitisse).
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BI#,IOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVIS'l'E E DEI PERIODICI
. N. M. CANIPOLIETI, capitano nel 7° reggimento fanteria. - Pa• tria e disciplina - I principi dell'arte mi\itare - Il nuovo regolamento di disciplina - Le note caratteristrnlle - L'avanzamento degli ufficiali - Sursum corda! - Firenze. ' Nella precedente sua pubblicazione La psicologia militare applicata all'educazione militare (1) l'autore, in apposito capitolo, ha .esposto i p1·incip~ dell'arte militare; ma per l'economia dell'opera ìu indotto a dare al capitolo « una forma oltremodo sintetica, priva d'ogni discussione e d'ogni vi'a di arrivo alle conclusioni pre- · sentate »; sicchè egli qui presenta ciò che nel detto capitolo manca .e il presente volume è,il seguito dell'altro sopra detto. Per mostrare poi l'utilità, pratica della ricerca dei principi, il Campolieti si è valso delle sue stesse conclusioni « per criticare tre cose della nostra disciplina e dell'ordinamento mil!tare, e cioè: il Regolamento di disciplina; l'istruzione wlle note camtte1·istiçhe; la legge d'avanzamento degli iifficiali, che a parer mio ( dell'autore) costi'Guiscono tutto il problema morale nell'ordinamento d'un esercifo ». È quindi scopo di questo volume, iu parte, di · sciogliere il quesito della ricerca dei principì, e, per l'altra parte, di applicare codesti principì al regolamento, all'istruzione e alla legge sopramenzionati, affinchè, col riformare alcuni valori_non precisi e stabilirne qualche altro « far sentiréla necessita di un accordo, o meglio di un'attiva disciplina delle intelligenze militari nello studio e nella produzione dei valori dai quali dipende ogni vittoria». · Come la lettura del precedente lavoro, così' anche quella del presente costituisce un vero e grande godimento della mente e dell'anima, ma non è agevole, è, anzi, assai difficile seguire l'autore nelle sue indagini considerazioni e conclusioni. Seguendo i suggerimenti degli a mici, com'egli stesso avverte, il Campolieti si è sforzato di sopprimere dal nuovo scritto . « ogni astruseria filosofica », e se effetr,ivamente non si è lasciato afferrar trqppo dalle speculazioni filosofi.che, non è· men vero che gli pare quasi sempre di aver detto troppo poco, di non essersi -spiegato a sufficienza, diguisachè accumula ragionamenti sopra ragionament i che non appaiono necessari. Questa è l'impressione da noi provata nel leggere, rileggere, ponderare le magnifiche pagine sui principì dell'arte militare e sul nuovo regolamento di disciplina; diciamo poi francamente, che ( capitoli riflettenti le note caratteristiche, l'avanzamento degli ufficiali e sursum corda! h abbiamo trovati di lettura e comprensione assai più facili. (1) Vedine la recensione n~l fascicolo del 16 ottobre 1908, pag. 2119 della Rivista Militare Italiana. ·
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Del resto, niun dubbio che l'intero libro sia accessibile alla massa dei lettori, purchè, però, sieno di buona volontà.. 8i capisce che l'appunto fatto costituisce un difetto, ma è anche un gran bel difetto, ed è da esso che i lavori del Campo lieti traggono . il singolar valore che hanno. E siamo anche convinti ch'egli non vi porra mai riparo: la vigoria della sua mente ha bisogno di espandersi ed in ogni suo scritto non potrà mai fare a meno di dar sfogo a lle idee che l'una dietro l'altra si addensano nel- suo cervello. Felice lui! S'intende da sè che è impossibile un riassunto del presente libro, poichè ci trarrebbe a scrivere un lunghissimo articolo. Ci limiteremo rt qualche punto più saliente aegli altri.
Pel Campolieti 'è da un principio unico che scaturiscono la necessità e l 'importanza della disciplina. Questo principio unico è un fatto: la guerra; e però la disciplina rnilitare .è l'amor di patria che si ajjè1·ma nell'ambita esecuzione dei doveri che esso impone ai militari. ' Qui non si distingue fra arte del comando ed arte dell'ubbidienza . « Ciò è detto dai principì; e questa definizione li richiama tutti col principio sommo eh ogni part icolare dell'arte militare, che è l'amor di patria, d.a l quale origina la guerra. E l'ambita esecuzione del dovere, è qualcosa di più e di più elevato, dell'abituale 1 . compiacenza dell'adempimento ». È perciò che il CarrÌpolieti elogia i compilatori del regolamento di disciplina per averlo designato siccome il codice morale dell'et sercito, ·e per averne posto a base fondamentale l'adempimento dei doveri militari. Senonchè invano si cerca nel regolamento la definizione dei doveri mÙitari. E, in conclusioue, gli appunta, come in genere si può muovere appunto a tutti i regolamenti di disciplina degli altri eserciti, di voler contenere l'essenza della disciplina e di prescriverne le forme. . L'essenza, della disciplina sta nell' « ambire il da farsi come s1 ambisc.e un~ vittoria », e perciò non basta il sapere per ambi re « è necessario volere, amare cose che devono flssere contenute nella definizione e nei principì della disciplina ». La parte formale per contro, ossia il vero regolamento, si dovrebbe ridurre ~< a c~ò che può e deve prescrivere un dato comandante su cose, che m o_sseqm_o ai principì, si debbono fare in un determinato modo». E n_o1 ammiriamo questi elevati concetti, e siamo interamente con lm, quando èhiede, per l 'amore e l'avvenire dell'Italia, di reintegr~re la disciplina latina; e sopratutto di nobilitare il . dovere; possiamo anch~ augurarci che nel caso di una nuova ed1z1one. del r~gol~mento ~1 disciplina si tenga conto · dei principì da lm post1 ·e sia meglio chiarita la concezione e valutazione dei doveri militari, ma frattanto accontentiamoci di applicare intelligentemente l'attuale reo·olamento; che è ottimo, e che l'autore stesso riconosce per tale. E> Sull' Istru?ione per la compilazione delle note caratteristiche, il Campolieti espone . molte osservazioni e considerazioni, meritevoli di essere convenientemente _apprezzate. L'argomento difficile, de-
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licato, è trattato con molto buon senso, senza esagerazioni. IÌ difet~o capitale dell'Istru zione proviJne dalla vecchia e falsa concez10ne •del dovere. Le note caratteristiche dovrebbero essere un studio accurato e profondo del carattere mili bare, « da esercitar; un'influenza costantemente ed altamente educativa sull'u~ciale che ambisce di costrurre con la sua vita militare, una bella storia del suo carat~ere ». E tal_i sarebbero « se il dovere fosse concepito 0 valutato m modo raz10nale, moderno, nella f!lm vera essenza». Il Oa~po~ieti p~s~a quindi ad un.esame analitico dello specch10 A, mspirandosi sempre a' suoi principi. Riguardo ~ll'a:7anzament~ degli ufficiali - che è la cosa più important.e nell ordmamento d1 un esercjto - l'autore è molto sobrio di idee e P;'o?oste, ed ha fatto bene, perchè ve ne sono già troppe .. Espone pero 11 seguente concetto che merita di · essere riportato. .secondo un .conoscitore d.el~'arte militare, egli scrive, il problema militar~ potrebb.e mette.rs1 1.n questi termini: la guerra ha per scop? d1 ~onsegmre.. la, vi ttona; la pace ha lo scopo di prep.a rare la vittona; e perc10 l avanzamento del tempo di pace deve promuovere i preparat ori dell0 vittorie dell'avvenire. Ora questo concetto o principio è giustissimo, ma, in definitivo, non è che la riproduzione, · sotto altra forma, della prescrizione regolamentare . sec?ndo la qual.e ~·u~c~ale .n~n può essere promosso al grado su~ p~r10re se no1;1 e dichiarato idoneo .. Che se poi per preparatori delle vittorie, l'autore intende· qualcosa di più di ufficiali idonei a coprir~ i~ lo~o grado, non siamo più con lui. Oggidì dalla massa degli I ufficiali s1 vuol pretendere troppo : noi, coll' Ardant du Picq saremmo ben lieti che gli ufficiali fossero in grado di. coma;dar benE), e in pace e in guerra, il proprio riparto e quello immedia-· tamente superiore. , . ' , L'autore prende quindi a disamina i tre scritti del colonnello Sc~enoui - La sorgente degli ufficiali di rapirla cm·riera, pubblicati sulla Rivista 1viilita1·e Italiana - del signor Erre Elle _ IQiialche app:mto siill'avanzainento degli ufficiali - del maggiore :M:aggiorott1 (L'i,fficiale odierno: Note di organica e di sociologia militare). Naturalmente l'autore a proposito delle idee e proposte svolte m questi tre scritti, espone non poche considerazioni, dalle quali emergono abbastanza chiaramente quali sieno i suoi pensieri sulçl'avanzamento, e che si compendiano in questo, che: «· l'avanzamento de,v'essere, se non esclusivamente, essenzialmente a scelta: E ciò per coerenza ai principi, e nell'interesse supr-emo della Patria ».
* *.* Il presente libro è una degna continuazione del' precedente sulla. Psicologia inilitm·e. In esso sempre più si · afferma l'infaticabile studioso, il forte e geniale pensatore, che è il capitano Oampolieti. Lo sviluppo marittimo nel secolo XIX. Vol. II. - Roma, Rhista Marittima (presso il Ministero della marina) , 1908. · .Col presen~e .secondo volume ha ternune l; pregevole opera Lo· sviluppo marztt'lmo nel secolo X IX, che fu compilata e pu'bblicata per le cure della solerte Rivista 11Iarittirna. Al ponderoso lavoro,
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collaborarono distinti ufficiali della nostra marina ed insigni professori e scienziati specialisti, sicchè se11za tema di errare è dato affermare che l'importantissimo argomento è svolto in tutte le sue , varie parti nel modo il migliore possibile e completo. ' A prova di ciò, non abbiamo a riportare che i titoli dei vari , capitoli col nome degli autori. I capitoli che trattano ognuno un ·. singolo tema, sono nove, e precisamente : Cap. I. - Le artiglierie 1 navali. (E. Bravetta, capitano di. fregata) ; Cap. II. - Il munizionawento delle artiglierie navali. (E. Bravetta, capitano di fregata); Cap. III. -- Trasformazione dell'armam!)nto di artiglieria delle navi. (G. Bertolini capitano di fregata) ; Cap. IV. - Le applicazioni dell'elettricità: ai servizi navali .. (E. Simion, capitano di corvetta); Cap. V. - Il naviglio mercantile. (Ing. L. Barberis, capitano del genio navale; Cap. VI. -'- Il traffico marittimo. (Prof. Camillo Supino),;. Oap. YII. ~ La marina da eliporto. (A. Camurri); Cap . VIII. - La geografia. (Guido Cora); Cap. IX. - L'oceanografia. (Guido Cora) . .È opera pertanto che riputiamo indispensabile ad ogni persona, colta. sia militare, sia borghese. L'egregia Direzione della Rivista marittima si compiaccia di gradire· i nostri più vivi ringraziamenti. per l'omaggio fatto alla Rivista rnilit ar·e italiana, coll'invio di.così importante pubblicazione.
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capitano nel 14° fanteria. - La marina traverso i secoli. - Compendio di storia navale con carte e diagrammi. - Padova, edito a cnra dell'autore, 1908. Prezzo L. 2.
AMELIO FRIGNANI,
L'ammiraglio Astuto, in uno studio sulle recenti manovre corii, binate fra esercito e marina, concludeva essere necessario che nella marina s.i diffondano le nozioni riflette'n.ti le operazioni di terra ma essere inaggi01·inente necessario che nell'esercito si diffondano lm·gamente le cognizioni navali. E già il Buonamico aveva scritto:« In questo periodo di crescente marittimità è assai opportuno fornire qualche chiara nozione di storia marittima» . Le parole di questi due illustri scrittori non caddem nel vuoto; · decisero l'autore a sobbarcarsi a non lieve nè facile lavoro, . 'lJl)r giovare a' suoi .colleghi ed a stampare la presente storia « allo scopo di daré in una forma facile, piana e senza dimostrazioni scientifiche, un'idea di ciò che fu la marina traverso i secoli fino ai nostri giorni ». L'autore ha pienamente raggiunto lo scopo cui mirava. Il suo pregevole lavoro consta di tre parti: Parte prima: La marina n ei tempi antichi. - Parte seconda: La marina nel medio evo.· - - Parte terza: La marina nei tempi moderni.
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In capitoli brevi, chiari e concisi vi è detto quanto può interessare coloro, i quali amano sapere semplicemen te e cronologicamente dei progressi della marina da::i. primissimi tempi ad oggi. .Ed infatti dalla marina dei fenici , il Frignani ci conduce fino alla battaglia di Tsu-shima. • Il comandante Domenico Buonamico giudicò questo lavoro pro• ,po1·zionato ed equilibrato ed atto a dare itn'idea semplice, chiara ed ordinata della Storia Navale, sciolta dal nesso generale-, dal quale è :generàlmente so.-ffqcata. Dopo ·tale lusinghiero giudizio di persona così autorevole e competente, il nostro encomio è superfluo. E però fervidamente auguriamo all'egregio capitanoFrignani che il suo lavoro sia convenientemente apprezzato dai nostri ufficiali e trovi fra essi quella larga diffusione di cui è .meritevole in sommo grado . .SouoLA DI GUERRA. - Reclutamento ed avanzamento degli uffici all negli eserciti Italiano, Francese, Tedesco ed Austro-Ungarico. Studio del tenente colonnello FELICE SANTANGELO. '
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Il titolo del libro dà ampiamente contezza del suo contenuto. Premesse poche pagine - Generalitèi - riflettenti le gener alità sugli ufficiali e sulla legislazione che li riguarda, sopra i gradi ed impieghi e circa i gradi di combattenti e l 'assimilazione di grado, il notevole lavoro dell'egregio autore analizza le prescrizioni vigenti, relative al reclutamento ed avanzamento degli ufficiali nei vari eserciti menzionati nel titolo. Il tenente colonnello Santangelo avrebbe g ià compiuto un'opera assai utile col raccogliere le differenti prescrizioni che regolano il reclutamento ed avanzamento degli ufficiali italiani, francesi, tedeschi ed austro-ungarici, ma: egli ha voluto ancora espor re per . ogni questione varie ed opportune considerazioni. I singoli lati, per così ·dire, degli importanti quesiti presi a disamina solno minutamente sviscerati. Per quanto poi riguarda l'Italia lo studio del Santangelo è quanto di più completo si possa desiderare, poichè non solo esamina lo stato attuale portato dalle leggi o dall'ordinamento in vigore, ma riporta le proposte formulate dalle Commissioni ordinate dal Ministero della guerra, nonchè quelle della Commissione ~'inchies ta ecc. Lo studioso così è posto in grado di formarsi il più ampio · ed esatto concetto delle condizioni di fatto presenti, degli appunti che loro si muovono, e degli studi e proposte in corso, per modifi: · carle, p!;lrfezionarle. Per quanto ha tratto agli altri eserciti, esposte in modo particolar eggiato le prescrizioni, disposizioni o tradizioni - comè il caso per l'avanzamento degli ufficiali nell'eser.cito tedesco - concernenti il reclutamento ed avanzamento degli ufficiali, le considerazioni dell'autore si limitano, in via generale, a tratteggiarne il valore .ed a qualche raffronto specialmente con le nostre. Ci è impossibile entrare in particolari. Senza dubbio se vi è ,uno studio che meriti d 'essere riassunto e largamente esaminato (
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è questo del Santangelo. Senonchè le questioni trattat~ sono · così numerose e quasi tutte di così capitale importanza per 11 ben~ dell'esercito, che anche tenendoci in limiti angusti per ciascuna d1 , esse saremmo tl'atti troppo lontano. EÌogiamo, come è per noi doveroso, l 'accurato stud.i_o del ~enent~ · colonnello Santangelo e col massimo piacere lo segnaliamo a1 nostri , ufficiali, nella lusinga che trovi fra essi la maggior possibile diffusione. E non possiamo a meno di altamente lodare l 'iniziativa pres~ dalla Scuola di guerra di far compilare apposite monografie sm princivali quesiti militari all'ordine del giorno, le qu ali, come questa del Santangelo e l'altra pre~endente de·ll·o .ste.sso au~ore s~ll~ ferma di due anni, riusciranno d1 grande ut1hta a1 nostn ufficiali, siccome valido contributo allo studio dei detti quesiti.
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LUIGI CoRDANO, tenente colonnello. - La guerra nell'anno 1859 • e la battaglia di San Martino e Solferino, colla narrazione di fatti indivi<lnali di valore raccolti dall'autore e rimasti finora inediti. - Firenze, coi tipi di G. Ramella e C. 1909. La presente pregevole pubblicazione è fatta per iniziativa della società dei redùci delle patrie battaglie. Questa benemerita società ha stabilito di festeggiare il cinq uantenario della battaglia di San Martino, .ed ha dato l 'incarico all'autore - socio della Società - di « scrivere per tale fausta occasione un opuscolo che ricordi . l a data gloriosa e possa servire a rievocare le splendide memorie delle più belle tradizioni patrie » . · Il Cordano pertanto non s'è .prefisso lo scopo di aggiungere un'altra storia alie tante che già possediamo sulla campagna del , 1859; egli volle soltanto contribuire degnamente alla grande co~memorazione. Ed ha risolto il non facile compito in modo egregio . Detto brevemente dei preliminari della campagna e dello svol- · gimento delle operazioni militari precedenti la battaglia di S. Martino è su questa gloriosa giornata che l'autore si è soffermato a lun~o, narrandone minuziosamente le varie fasi, con. un resocon to denso ù1 particolari, la r icerca dei quali dev'esserg h costata non poche fati che e cure. E così è riuscito al Cordano di mettere insieme un interessante l avo'ro inspirato sempre al più vivo entusiasmo patriottico, e che, quale 'pubblicazione d 'indole popolare, è senza dubbio bene appro- · priata alla commemorazione di quest'eroica lotta. À L 'autore .invero è il!,corso in qua.lche inesattezza, sebbene avvert~ .,...d'essersi, nel euo scritto, appoggiato scrupolosamente a documenti storici. Rileveremo soltanto non essere conforme alla verità che truppe austriache, sconfitte da Garibaldi, dopo Varese e San Fermo, siano state costrette a rifugiarsi in Svizzera, e che il Re Vittorio · Emanuele, colla sciabola in alto, invitasse i soldati alla presa di San Martino (pag. 22 e 52). Ma a San Martino non brillarono nè le disposizioni del comando supr(lmo nè quelle dei comandanti in sottordine, eccetto gli ordini emanati verso sera per l'attacco gene-
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rale e decisivo; rifulsero invece della più splendida fiamma l'e"ccez.ionale resistenza ed il valore eroico delle truppe. E questo che è il lato caratteristico della gloriosa giornata, il Cordano ha saputo magnificamente mettere nel maggior possibile rilievo, sicchè e le inesattezze sopranotate ed altre che vi possano essere, non sono che dei lievi nèi che per nulla diminuiscono lo speciale valore dell'opuscolo. È di pubblicazioni di questo genere - analoghe alle · numerose austriache sulla campagna del 1809 - che abbiamo bi. sogno per essere ddfose nell'esercito e nel popolo., I nostri rallegramenti all'egregio autore.
P ASSAGA, commandant breveté. - Réalité. - Parigi, editore Uharle.sLavauzelle 1909. Prezzo, franchi 3.
È un libro che sin dalla prima pagina cattiva l' attenzione del lettore, non solo per lo scopo cui mira l'autore di esporre la realtà . della guerra e di educare il soldato in vista di tali realtà, ma ancora perchè non vi si trova traccia di pedagogia, di aforismi, di formule. Sono idee pratiche, sono metodi pratici di istruzione e di . educazione che vi dominano unicamente. L'opera consta di due parti. La prima parte - Le realtà della giiefra, - che potrebbe dirsi teorica, muove dàl concetto che questa è. l'èra dell'iniziativa, che l'iniziativa è indispensabile non solo per i capi, ma anche, e sovratutto nel momento della lotta da vicino, per i semplici soldati, e che la vittoria non è la conseguenza della distruzione delle forze ma. teriali del nemico, bensì quella della distruzione delle sue forze morali. È d'uopo pertanto convincere il soldato della verità espressa nel regolamento di esércizi,. che il movimento in avanti, solo, è decisivo ecl irresistibile. E perciò in questa parte, l'autore dimostra la necessità d'inculeare agli uomini la volontà. di vincere, la necessità di far nascere in essi la fiducia, di far penetrare ·nelle loro teste, nei loro cuori, nei loro nervi, le qualità, la passione, l'abitudin~ dell'offensiva. Egli discorre ancora a lungo della paura e dei mezzi da impiegarsi per sottrarre il soldato agli effetti disastrosi della medesima. Sono, è vero, idee teoriche informate però unicamente e . molto assennatamente alla realtà della guerra. La parte seconda - dal titolo En Escale - in tre distinti capitoli tratta dell'istruzione morale del combattente, dell'istruzione sul campo di manovra, delle lezioni di Robur. Ma in qual modo? L'autore ci fa assistere all'ispezione che il maggiore Rol:;m r passa al suo battaglione sulla preparazione morale, in piazza d'armi, e sulla stima · delle distanze eseguita secondo un nuovo metodo del maggiore stesso. Il maggiore - qen s'intende - s'è acquistata la piena fiducia, la stima, l'affetto de' suoi subordinati, degli ufficiali dei sottufficiali e <lei soldati, ciò che appare subito dalla maniera fam igliare con cui .si presenta loro e li saluta ed è da essi accolto.
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L'ispezione sulla preparazione morale ha luogo interrogando . i .soldati delle varie compagnie. Vorremmo poter disporre dello spazio necessario per riportare testualmente le domande fatte dal mag · giore e le risposte del granatiere Spes J leggen~ole n~n si può a meno di sorridere per la loro esagerazione, ma m pan tempo non si può a meno di convenire che il metodo è molto pratico e che la stessa esagerazione ne dimostra l'eccellenza. Le risposte del granatiere · sulla bandiera, sulle glorie e le sconfitte passate -- guerre del primo impero e guerA del ;s70 - sul contegno nella battaglia - in cui entra sempre il solito ritornello dell'avanzar sempre, del precipitarsi avanti ecc. - sono_quelle che solo potrebbe dare un individuo molto colto e penetrato a fondo del sentimento della grandezza e dell'amore per .la patria. Ma una scuola simile, se è impossibile dia risultati quali sono registrati nel libro, eserciterà pur sempre la più benefica infiuen~a sulla massa dei soldati , perchè non divaga in cose inutili o secondarie, ma mira soltanto, con pochissime domande e risposte, che bastano all'uopo, a formare, per -c,osì dire, la coscienza morale e militare del soldato per la guerra-:_ L'ispezione al campo 'd'istruzione - e precisamente in aperta ,eampagna determinata da due pali a destra e sinistra della strada coll'indicazione terreno militare - ebbe principio coll'esecuzione di parecchi movimenti d 'insieme di maneggio d'armi - esercizio indispensabile, come lo sfilare in parata, per mantenere l'autorità mornle dei quadri che di fronte alZe armi attiiali a tiro rapido dovrà essere più forte che mai -; seguirono esercizi di osservazione e l'esame pratico dell'istruzione del t iro,- ossia di piccole esercitazioni di combattimento eseguite da gruppi di soldati che sparano ed avan.zàno contro bersagli scomparenti. Le lezioni di Robu1·, finalmente, e cioè del maggiore Passarga ri.guardano un procedill)-ento di stima delle distanze mediante il metodo clii centieme che ci pare suscettibile di rendere un buon servizio. Il libro del maggiore Passarga - che contiene anche tre belle incisioni con ornamenti simbolici - non esitiamo a giudicarlo ottimo . Ogni ufficiale -e sovratutto di fanteria - dovrebbe leggerlo , perchè sicuro di trarne profitto. ,G,
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d. K. •nz Ludwig· Windisclt-Graetz's Kindlleit und Jugendzeit 1839-1850. - (La fanciuU ezza e gioventù clel genernle cli cavaller ia l'rincipe Luigi Winclisch-Graetz dal 1839 al 1850). - Vienna, Seidel e figlio, 1908. '
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Il genemle di cavalleria Luigi Windisch-Graetz, figlio del feldmaresciallo Principe Alfredo e della Principessa Eleonora Schawarzenberg è morto nel 1904, essendo stato una delle notevoli personalità dell'esercito. Questo libro tesse la sua biografia, limitatamente alla sua fanciullezza e gioventù dal 1839-al 1850, ed in base principalmente al giornale-diario che il principe Luigi prese l'abitudine di compilare ogni giorno, a cominciare dai nove anni. Egli nacque a Tachau il 13 maggio 1830, e fu allevato nella famiglia, giusta le belle consuetudini dell'aristocrazia di quei tempi,
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senza alcun lusso, alla spartana. Il padre, in considerazione delÌ'alta intelligenza del figlio, avrebbe desiderato avviarlo alla r.arriera diplomatica, ma il principe Luigi voHe entrare nella marina. Ammessovi il 20 maggio 1847 ben presto la lasciò. In aprile del 1848 fu trasferito, quale sottotenente nel reggimento di fanteria Hess · il 16 agosto dello stesso anno fu promosso ten(;lnte nel reggiment~ di f~nteria Khev~nhiil!er, il marzo 1_849 c~pitano (a 19 anni) nel reggimento Ulam dell Imperatore e m aprile fu trasferito, da capitano, nel 14° battaglione cacciatori. Luigi Windisch-Graetz partecipò alla guerra in Italia del 1848 prestando servizio d'ufilci.ale d'ordinanza prima presso il general; Nugent, poi presso il generale Hess e infine presso il generale Cu~ 1oz; fece quindi la campagna del 1849 in Ungheria, nella quale fu gravemente ferito ad una gamba nella giornata di Acs. Pel singolare valore dimostrato nelle due campagne ottenne la croce di merito militare, l'ordine della Corona di ferro di 3a classe e l 'ordine russo di "\Vladimiro di 4 a classe. L'importanza, il valore di questo libro risiedono appunto nel diario rig~ardant~ le due ca~fagne del 1848 e 1849, cui il Principe ha partecipato e m una posizione nella quale gli era dato di formarsi un chiaro concetto degli avvenimenti che ,;i andavano svolgendo. Il ~iar_io del 1848 è, per la maggior parte, scritto in una specie di stile telegrafico; l'autore vi rende conto in poche parole di ciò che nella giornata ha fatto e veduto, dei comba-ttimenti avvenuti e~c. Anche qu'i però, vi sono dati e notizie particolareggiate da spigolare che presentano non poco interesse per noi. Ma il Windisch-Graetz per quanto ha tratto alla campagna del 1848 non si e limitato al solo diario; egli ha redatto ancora una de~ scrizione della battaglia di Custoza (25 luglio 1848) e dell'insegnimento delle truppe austriache fino a Milano, densa di particolari ed accompagnata da considerazioni dettate da così retto criterio che reca non poco stupore il fatto, siano state scritte da così giovine ufficiale. Il diario, pertanto, riguardante la campagna del 1848, e la· descrizione della battaglia di Cust,oza -- in particolar modo de' movimenti e combattimenti dell'ala destra austriaca - costituiscono, senza dubbio, . un interessante contributo per la storia di quella guerra. Il diario, per contro, della guerra d'Ungheria del 1849 sebbene sia abbastanza sobrio nel racconto degli avvenimenti mili~ari contiene osservazioni ed apprezzamenti sulle cose e sugli uomini che oltre a far luminosa prova dell'acutezza della mente e di una singolare attitudine all'osservazione dell'autore, presentano un notevole valore per la storia. . Il lettore riflessivo non può a meno di domandarsi: come mai un giovane, che non ha frequen tato istituti militari cresciuto in un ambiente speciale, con soli pochi mesi di servi~io prestato nella marina, lì per lì fa passaggio nell'esercito mentre è in o-uerra vi disimpegna un lodevole servizio di stato ~aggiore, vi si distin~·ue, e descnv_e operazioni di guerra, ed espone osservazioni e giudizi che farebbero onore ad un provetto e colto ufficiale?
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La. spiegazione di tutto ques to ci è fornita dal compilatore del g rosso volume. Egli informa che il giovine Windisch-Graetz dall'età. di 13 anni tenne un Giornale speciale, nel quale annotava i titoli dei libri che leggeva ed il nome dei loro autori, ed esprimeva in-torno ad essi un giudizio sintetico di poche parole. Dal riassunto di codesto Giornale, molto bene elaborato dal compilatore, rileviamo di quali forti studì siasi nutrito il giovine Luigi·, poichè, all'infuori di tre 'o quattro romanzi di Walter Scott e di Dumas, egli si dilettava di leggere soltanto opere di storia generale e militare, di filosofia, di geografia, di politica, di letteratura, di viaggi ecc., e fra esse nientemeno che gli scritti di Napoleone, di Federico II, di Olansewitz, di Giulio Cesare. E dai giudizi espressi su dette opere si rileva ancora ch'egli non si accontentava di leggerle, ma le sti;idiava finchè le avesse interamente comprese. Valgano in proposito pochi esempi. A '. proposito dell'Esprit de l'histoire del Ferrand, il giovine Luigi nota: « Certamente un'opera storica delle più classiche delle più profondamente pensate, delle più libere da preconcetti e delle più chiare »; sui Commentari di G. Cesare osserva: « Letti in Milano dopo la prima campagna italiana con straordinario interesse; trovato una differenza fra la strategia d'allora e l'attuale, molto minore di quanto abitualmente si crede »; di Olaus(!witz così scrive: « La chiarezza de' suoi pensieri, la giustezza delle sue vedute appaiono in ogni _ pagina ». Dell'opera di Willisen. La campagna del 1848 in Italia egli dice: « quest'opera di uno de' più eccellenti ,scrittori mi-litari è molto al disotto di quanto mi aspettava ». E egualmente notevole il giudizio sulle Mémoires poiir servir èt l'histoire di nion temps, di Federico il Grande: « Bel lavoro di un Re. I suoi principi sulla politica sono i più pericolosi ' cbe si possano presentare- e germinano dalla scuola di Guglielmod'Orange e diLuigiXIV. Non voglio portare alcun giudizio sino a che non abbia letto tutte le opere di questo grand'uomo, ma ora mi pare com' egli voglia com-parire più grande per i suoi scritti", che per le sue azioni ». E sulla Storia della Lombardia, letta nel 1845, egli nota : « del paese (Lom· bardia) eternamente dei più infelici e costantemente combattuto ». Questi iochi esempi di giudizi, formulati dai 13 ai 20 anni, dimostran~ttamente a quali elevati studi si applicasse il giovine Luigi e di quale spiccata intelligenza egli fosse dotato. Senza dubbio però, la scelta dei libri deve essere stata fatta dai genitori, di guisachè un gran merito spetta loro per l'istruzione ed educazione impartita al- figlio. ;In conclusione: un ottimo libro. Gli appunti, i dati, le notizie sulle campagne del 1848 e 49 sono interessantissimi, non solo per gli Austriaci ma anche per noi e le poche pagine riflettenti il Gior-nale, di cui sopra, contengono, senza dirlo, le pià utili lezioni per la gioventù; noi vorremmo fossero lette dai nostri giovani ricchi, affinchè vi apprendessero -come in tempi non molto remoti fu preparato un vVindisch-Graetz ad amare ed. a servire il proprio~paese. 39 -
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Frattanto dobbiamo rallegrarci coll'anonimo compilatore che h . areso · . . d i. pu bbl.ica ragione 11 nmarchevole"diario del principe Luigi Windrnch-G_raetz, e colla scorta del medesimo ha saputo mettere ins10me, m un tutto ben coordinato, un'opera di singolar pregio. '.l'aktisch~ Detaildarstelluug·en aus dem Russisch-Japanischen Jfriege. lm Afutrage des K. u. K. Chefs des generalstabes bearbeitet von Oberst Hu oo EDLER von . H ABERMANN und Hauptmann JOHANN N uwAK 2 Heft. -:-- ( Pa1·ticolcwi tattici della guer1"a russo-giappone~e. Per mcanco del1'1. e r. capo dello stato maggiore compilati aal colonnello UGO nobile von HABERMANN e dal capitano GIOVANNI NOWAK, 2° fascicolo). -- Vienna, 8 eide1 e :figlio, J.90l:J. Nel render conto del 1° fascicolo di questa nuova recente pubblicazione che viene in luce per cura della Gazzett;a militare dello Streffieur e qnale speciale supplemento alla medesima ne abbiamo notato l 'importanza e valore siugolari. ' Tl presente 2° fascicolo non è meno interessante ed istruttivo del precedente. Esso contie:i;te tre lavori di molto interesse: Il combatti'.~ento di cavaller'.a di ,hidsiat'un - I combattimenti di Wafanwopon. del. 14 e 15 giugno 1 ~04. - Il combattimento di SJ°aosu1· del 19 lu,ql~o 1904. La narrazione, che si appoggia su fonti austriache francesi, russe e gi~ppone_si, ~e è particolareggiata ed accompagnat~ da opportune cons1deraz10m. Cinque belle carte topogra:fiche allegate all'opuscolo rendono assai facile l'intelligenza del testo. l\'Iaior v. R. - Russiaud als Ostmark des Continents im Krieo-e .,.e.,.en J~pan nnd , .. : 1904-5 . . - Bei~ra_g zur Wtirdigung de; Er; ign1sse und Erschemungen im ostasiatischen Kriege. - (La Russia, q'uale marca orientale in g'uerra contro il -Giappone e . . . . . . 1904-5. Contributo per l'apprezza mento degli avvenimenti e detle manifestazioni nella gue1·ra dell'Asia orient ale). - Praga tipografia Carlo llellmann, 1908. · ' · L'autore prende le mosse da un concetto che sicuramente è oggidi esagerato: che le opere storiche in Germa_nia, in Francia, in' Inghil~ terra, non rispondano a quell'obiettivi ta che è indispensabile· che esse esaltino le proprie azioni e i risultati delle medesime lasci~ndo 11ella penombra ~nelle degli altri e così via., Per la g uerra ;.ussò-giap~o~ese_ non_ avv10ne d1fferen~emènte : non si hanno elogi che per 1 esercito gia_pponese; sono 11 comando supremo i generali, il. piccolo fante giallo che .riscuotono gli applausi di tutto il mondo mentre dappertutto è contro Kuropatkin, i suoi generali, le r,u~ t~uppe che s'appuntano gli strati della critica la più aspra e che si vede tutto nero. L' 1J.nto_re dimentica che proprio da alcuni anni gli scrittori di stona _militare pongono og ni mezzo per rintracciare la verità ed e~sere imparziali. In ogni modo, che per la guerra russo-giapponese sia avvenuto qualcosa di ciò che l'autore lamenta durante e subito dopo la guerra medesima, era più che naturale, :,ia per la mancanza
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di documenti ufficiali, sia per i grandi successi riportati dalle armi giapponesi, ma da qualche tempo è incontrastabile che man mano· si squarciano i veli che coprivano i particolari degli avvenimenti, militari, si tende sempre più a considerarli nel massimo senso obiettivo possibile. L'anonimo autore si è appunto prefoso lo scopo di fornire col suo pregevole lavoro un contributo per l'apprezzamento obiettivo degli avvenimenti di questa campag na. Nel fatto pei-ò, sebbene egli dica nettamente che al Kuropatkin fecero difetto le necessarie qualità. pel comando supremo di un esercito -campale, il suo libro mira a mettere in evidenza, -a presentare sotto una miglior luce l'opera del' Kuropatkin, ed a ricordare che la Russia è il midollo orientale del cont in.ente. A noi poco importa se scopo principale del gr osso volume sia stato quello di scolpare il Kuropatkin dai severi appunt i che gli sono stati mossi; è invece assai importante che all'autore è riuscito. ·,cli mettere insieme un lavoro.molto interessante per lo studioso della guerra di Manciuria, per i numerosi dati e documenti in esso raccolti ..
*** L'opera comprende tre parti. La Prima parte - E same dei dati risiiltanti da conferenze e pubblicazioni - lumeggia le ,arie cause degli ins uccessi russi e quelleche determinarono le vittorie giapponeRi. Rileviamo : L'esercito. russo soggiacque perchè al comandan te posto alla sua testa, nonostante la di lui alta inteligenza, mancò la potente energia per assolvere i còmpiti straordinariamente difficili affidatigli. Il gener ale Kuropatkìu, inoltre, non·fu psicologo nè delle proprie truppe,. nè delle nemiche; spense nel proprio esercito ogni passione di attivita, così esso perdette la fiducia in se stesso e nei comandanti. L'esercito russo non era stato preparato alle esigenze del combattimento moderno, sicchè le singole armi si trovarono in guerra di fronte a circostanze nuove e sorprendenti. Il principio della difensiva, come sempre, n~n poteva condurre a risulta ti posi ti vi. Il popolo russo mancò di sacrificio patriottico. L'autore si sforza; inoltre di pro - che i Giapponesi portarono in campo un maggiornumero di soldati dei Russi, e detta poi delle belle pagine sulla tattica ' e sul carattere dei due eserciti, nonchè sul carattere dei due popoli. La Parte seconda - Il comandante in capo Kiwapatkin e le sue direttive - secondo noi, è quella. che presenta maggior interesse. Vi sono riportate ed analizzate le varie direttive emanate dal gener ale K uropatkin, e l'autore sottopone a minuto esame l'applicazione ch'esse hanno avuto. È fuori dt..bbio che un attento esame di quelle direttive ed istmzioni fanno spiccai·e la figura militare del Kuropatkin cui non fecero difetto la vasta coltura e la prat ica delle cose d i guerra. E gli di solito apprezzava giustamente la situazione; i suoi concetti, le sue disposizioni erano bene appropria ti 39' -
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allo stato delle cose, ma temporeggiava nel prescriverne l' e·secuzione; gli pareva sempre di non vedere abbastanza chiaro; preten deva dalla cavalleria le più dettagliate notizie sulla forza e sui mo:imenti del nemico per l'impiego delle grosse riserve e così passava 11 momento opportuno di agire ed egli doveva subire la volontà dell'avversario. Il Kuropatkin inoltre, nella sua dfrettiva sul combattimento in pianura ed in montagna, si dimostra 'un tattico eminente. ma sgraziatamente non è durante la guerra e con cir~olari eh~ si istruiscono le truppe. È la pace, per l'addestramento degli ufficiali e dei soldati, che prepara la guerra. Questa seconda parte, in conclusione, è.. sommamente importante non solo per l'accurata ed intelligente disamina delle direttive del generalissimo russo, bensì ancora perchè l'autore ne trae occasione per una rapida scorsa attraverso le operazioni, le battaglie di tutta fa campagna. · La parte terza - À lcuni pensieri sopra manifestazioni che appaiono meritevoli di disamina, e ricerca dell'effecacia del fuoco dei fucili moderni. a ripetizione nel combattimento - fu compilata nel 1903, basandosi sulla campagna anglo-boera; vi furono ora aggiunti soltanto alcuni dati riguardanti la guerra della Manciuria. L'ar~omento svol_to, c~iaramente indicato dal titolo stesso della parte e della massima importanza, e l'autore fra l'altro, vi espone alcune sue idee proprie, come, a mò d'esempio quella che il tiro d~i fucili_ odierni. è solo temibile, :finchè ci si mantiene a grande distanza dal nemico e che Ja radenza non è poi tutto ciò che si dice, che non ci paiono in accordo con quanto avvenne nelle due ' g_uerre sopramenzionate dove l'attaccante impiegò delle giornate in- ' tiere pe1: percorrere gli ultimi 800 o 600 metri che lo separavano dal nemico, che spesso fu costretto rinunziare all'avanzata riservandosi di riprendere la màrcia avanti col favor della notte. In ogni modo non è il fucile che perda, della sua efficacia alie piccole di,stanz~, ~ il soldato che spara sempre più male, perchè il suo ·bracc10, il suo cuore tremano quando scorge che malgrado il suo tiro, il nemico continua ad avanzare. I numerosi dati, però, che l'autore presenta, sono molto interessanti. ..JOHANN MEISTER, capitano del 24° reggimento fanteria. - Der Russisch-Japanische Krieg. Ein Stndienbe]ielf. - (La guerra russo-giapponese. Un sussidio allo stiidio). - Vienna, Tipog. !;leidel e :figlio, 1909,
In poche pagine (34 soltanto) ed in forma chiarissima, l'autore tratteggia l'andamento di tutta la campagna russo-giapponese, astraendo, come si capisce agevolmente, dai particolari, ma presentando un quadro esatto delle battaglie, colle rispettive date ecc. Una grande carta d'incisione schematica accresce il pregio dell'opuscolo. Su di essa in quattro colori, sono segnati· i movimenti delle armate russe e giapponesi, colle relative date, sicchè un i.emplice sguardo alla carta serve a ricordare tutto l'andamento della campagna.
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È un opuscoletto prezioso, a sussidio della memoria e che spess~ eviterà allo stuilioso di perder tempo nella ricerca nelle grand1 opére e che non sempre si hanno a disposizione di quei dati:di. cui abbia· bisogno, e che qui è sicuro di trovare. E non credasi che l'opuscolo giovi soltanto per rintracciarvi dei dati che .la memoria non ricordi più esattamente: lo studioso cui non occorra la conoscenza di particolari. trova in esso una de- . scrizione sia pure succinta, di quanto basta a fornire un concetto esatto dell'intero corso della guerra. Non poca fatica dev'essere costata all'autore, il condensare in poche pagine, con stile quasi tacitiano, la storia della guerra di Manciuria', e però segnaliamo questa pubblicazione che, indubbiamente è di somma utilità per gli studiosi della guerra sopradetta. B. D. La Preparazione.
Trimestrale politico-militare. - Direttore ENRICO BARONE. Annò .1°, N. 1-12, febbraio 1909. Diamo anzitutto il benvenuto al nuovo giornale, dolenti di non essere stati in grado di annunciarne prima la pubblicazione. Sotto l'abile eompetente direzione di Enrico Barone, con un programma che mira, nel più ampio significato della parola, alJa preparazione militare dell'esercito e del paese, è superfluo a~gurargli il. successo: esso gli è già sin d'ora pienamente assicurato. -Ma noi desideriamo, e vivamente gli auguriamo, riesca a fare breccia là dove mai ha potuto penetrare la stampa militare periodica : framezzo al paese, fra la nostra balda gioventù, fra le persone colte e politiche. La nuova gazzetta colmerebbe allora un vuoto sempre lamentato: avvantaggiando sè stessa, recherebbe grande, vantaggio alla nostra bella e cara Italia.
*** Non premuti dalla tirannia dello spazio, in ciascuno dei dodicinumeri del decorso febbraio avremmo ricca materia meritevole di e1,sere riassunta; ma disponiamo di poche righe. D'altronde, per l' importan-.ei soggetti trattati, pel notev~le m,odo_ con cui s_on~ svolti per :t!'foro varietà, troppi sarebbero gh articoli, anche hm1tando~i ai più salienti, da prendere a disamina e saremmo tratti, troppo lontano. Per ora ci restringiamo, pertanto, a dire ai nostri ufficiali: non mancate di leggere La preparazione. La nuova Rivista fli fanteria. Anno II , 15 gennaio 1909, fascicolo I. L'illustre generale SPIRITO FANTONI continua l'acuto suo esame della Legge sullo stato degli ufficiali, proponendo savi emendamenti •. Il signor X disco1:re a lungo intorno al problema dell'avanzamento: in conclusione l'articolista, convinto partigiano delle promozioni a scelta, propone un sistema di avanzamento a scelta dl1terminato da tre cernite:..,da tenente a capitano secondo le forme del progetto-
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ministeriale; da capitano a maggiore e da colonnello a generaìe mediante . concorso per titoli. L'autore sostiene la propria tesi con buone ragioni: il suo errore sta in ciò, ch'egli ritiene applicabile alla soci~tà.militare il cri!èrio della scelta dominante, e. a ragione, nella societa borghese. Mai converremo nelle 'sue idee e sappiamo • ' d i essere 1n numerosa e buona compagnia. Il generale FELICE DE CHAURAND DE SAINT-EUSTACI:IE termina il suo pregevole scritto: L'lstritzione sul tiro per la fanteria chiedendo la più ampia latitudine a tutte le autorità militari nello svolgimento dell'istruzione sul tiro. Il tenente colonnello SILVIO ~EGRI dello stato maggiore, scrive u~ ben elaborato articolo dal titolo: Ciclisti d'avanguardia ed alla rise_r~a delle armate, presentandò, brevemente discusse, le princip_ah_ 1~ee sorte in Francia ed in Germania intorno all'impiego di c1chst1 alle avanguardie e alle riserve di armata. L'autore, sebbene non lo dica apertamente, si dimostra caldo fautore dei ciclisti. Un sol punto, ma essenziale, ci divide da lui: siano pure grossi battaglioni di ciclisti alle avanguardie e alle riserve d'armata, ma subordinati alla ·m assa di cavalleria che deve costituire l'arma principale.
Rivista di cavalleria. Anno XII, fascicolo II, febbraio 1909. Cavalleria sempre avanti! è un articolo di M. B. D. nel quale si dimostra anzitutto che il fallimento della cavalleria decretato dagli oppositori dell'arma nel servizio di avanscoperta e nel suo impiego nella battaglia, in base alle guerre anglo-boera e della ~anciuria, non ha alcuna ragione d'essere. Ed erronea è pure l'opimone di coloro i quali, nella bicicletta, nell'automobile, nei palloni dirigibili vogliono vedere gli elementi moderni per i:;os1tituire la cavalleria nell'esplorazione. La cavalleria è, e rimarrà chi sa fino a quando l'arma indispensabile per l'esplorazione, e malgrado le armi da fuoco odierne, sarà sempre in grado di cooperare validamente alla battaglia, purchè sia abilmente e arditamente comandata, agisca in grossa massa, o per quanto possibile di sorpresa alle ali e alle spalle del nemico. Negli inseg uimenti occorre sfrutti fino all'estremo grado la resistenr:a degli uomini e dei cavalli. E però, soltanto un'ottima cavalleria è in grado, oggidì, di compi~re in guerra il s uo mandato. Il capitano GIOBILEI inizia uno studio molto interessante sopra il rimpianto capitano Federico Caprilli per dire della sua Vita e dei s·uoi scritti. L'autore fu l'intimo amico del Ca prilli , è depositarie di molti suoi scritti, ebbe l'agio di conoscere a fondo le sue idee . ' s1cchè ni uno mèglio di 1ui è in grado di seri vere del Caprilli e di quanto egli ha fatto a vantaggio dell'arma. Questo primo articolo è una specie d'introduzione al lavoro; è l'amico che col cuore affranto ricorda la tragica fine del compagno e brevemente discorre de' suoi primi anni nella carriera militare. Il capitano Dr MAYO continua il su.o lungo studio sopra il generale Augi,sto lJ1argueritte (1823-1870). Il capitano 1\'L~ RSENGO
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prosegue nella traduzione del bel lavoro di A. u~oF sulle: Incursioni strategiche di cavalleria nella giterra russo-giapponese. Il tenente CAMILLO PERLO principia, molto bene, uno studio: La cavalleria e i ciclisti, nel quale con argomenti validi, esaurienti confuta le idee del tenente TIZIANO Rosi, il quale, in un lungo articolo intitolato Il problerr;.a della cavalleria e del ciclismo in Italia pubblicato teste sulla Rivista militare italiana, volle dimostrare la necessità di diminuire di metà la nostra _c avalleria e di creare grandi unità di ciclisti. Rivista di Artiglieria e Genio XXV annata, volume I, gennaio 1009. Applicazione degli schizzi prospettici a vista al rilevamento dei ri.mltati del tiro, è un bell'articolo del tenente colonnello CAMPEGGI, il quale non trova molto pratiche le prescrizioni regolamentari pel rilevamentp dei risultati del tiro e propugna l'utilità d' impiegarvi gli schizzi prospettici preventivamente preparati. Il maggiore del genio VIN0ENZO TRANIELLO analizza a fondo Le condizioni dell'arma del genio e la deficienza nitniericà de'siioi ufficictli e formula al riguardo molte proposte. Il maggior generale Pro SPACCAMELA discorre a lungo Siill'ordinamento degli equipaggi cla ponte proponendo riforme, che, a suo parere, non importerebbero · una _spesa molto rilevante e che in ogni modo sarebbe i:ioca cosa, paraaonata all' utile che arrecherebbero all'esercito. 0 A proposito dei Bersagli per le swole di tiro il maggiore F. PELUSO osserva che con tutte le sagome nascoste alla vista il capitano non troverebbe modo di orientarsi se esse non dessero segno della loro presenza. Di qui la necessità di sviluppare al bersaglio un'estesa azione di fuoco, e perciò. il Peluso propone di utilizzare le castagnole o le miccia per dar movimento alle diverse sag?me, come fu fatto lo scorso anno alla scuola di tiro in campo aperto . del 3° reggimento di artiglieria da campagna, e con buon successo. Il tenente MALTESE, in un lungo articolo intitolato: L ' istnizione tec1~ militare in Gm·mania, po:rge le più, ~et_tagli~te no_tizie sull' Accdlltfflnia tecnico-militare, che e appunto 1 1St1tuto rncancato di dare agli ufficiali tedeschi, specialmente d'artiglieria e genio, l'istruzione tecnica. ,Journal des Sciences :Milltaires.
85• annata, fascicoli ·27 e 28, 1° e 15 febbraio 1908. Il tenente colonnello DE FoNCLARE, termina il suo pregevole studio; Alwne idee sitll'istruzione di un r~ggimento di fanteria. · In quest'ultimo articolo. egli esamina il combattimento, basandosi in gran parte sugli insegnamenti della guerra russo-giapponese. Il capitano J ANET terminando il suo notevole lavoro: Còmpitc della , cavalleria nel se1·vizio di esplorazione, di sicurezza e di copertiira in base all'esame minuto di alcune operazioni della cavalleria nella
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sec~nda fase della guerra del 1870, conclude col dire che non siconducono le armate con punte di cavalleria, che non si chiarisce· una situazione con combattimenti di cavalleria ma con forze di ' tutte le armi ben collegate fra loro e sostenute da vicino dalle colonne dell'armata. Articoli di pregio sono ancora i seguenti: Ufficiali èli riserva (di complemento) (continua); pel capitano: G. CoGNET. L'avanzamento (continua): per ENRIOO BARAUDE. È però strano che il Baraude annetta poca importanza al grado di capitano èon1siderandò il capitano .quasi unicamente èuine un amministratore, e rivolga tutte le sue idee e proposte alle promozioni degli uffi-ciali superiori - che tutte dovrebbero aver ·luogo per concorso - · e dei generali. · L'atttomobilismo clal punto di vista militare. Le Spectateur militaire.
Tomo 74°, dispense 439 e 440, 1° e 15 gennaio 1909. Il signor G. Drnz prende ad esaminare I caratteri sociali dell'infl,ttenza di Napoleone I (continua); terna irto di difficoltà in vista della proteiforme figura del grande Capitano. Leit motiv è:: che Napoleone nel suo profondo orgoglio ha sdegnato la potenza dell'elemento morale, e che il carattere stesso di Napoleone non comportava l'impiego delle forze morali. Coqrnnque sia, è favorointeréssante. Stitdio sull'attacco decisivo, di E. · G., è pure uno scritto rimar-chevole. In esso l'autore, analizzando gli attacchi di Sadowa e di. Saint-Privat è convinto che l'avviluppamento delle ali sarà anche . nell'avvenire la manovra favorita dei Tedeschi, e conclude col direche per permettere l'applicazione del concetto napoleonico dell'at-tacco decisivo, l'ordinamento moderno delle armate deve esserepiu agile di quello delle armate tedesche del 1866 e 1870. Bisogn a,. formare le armate con tre o quattro corpi d'armata al massimo, ed una di esse dev'essere mantenuta in seconda linea a disposizione del generalissimo per l'attacco . decisivo. Ammesso che le battaglie future , pur non avendo la durata di 10 e 15 giorni come quelle della Manciuria, dureranno pur sempre qualche -giorno e quindi permetteranno la manovra, il concetto dello scrittore francese ci pare giusto. Due lavori storici notevoli sono i seguenti: Il corpo d'osservazione delle Alpi nel" 1815 (Continua) ; pel capitano HENNEQUIN . · Il blocco di B esançon da parte clegli A itstriaci nel 18 14 (Continua);.. pe~ tenente BoRREY. Revue Militaire des Armées étrangères.
38a annata, n. 974, gennaio 1909. È continuato l'importante studio sulla Giierra russo-giapponese (sono fornite dettagliate notizie ·sulle mobilitazioni parziali e sui.
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irinforzi successivi fino alla fine del luglio 1904 dell'esercito giap[>Onese; è principiata la narrazione degli avvenimenti militari durante i mesi di giugno, Yuglio e agosto). È continuato e terminato l'altro diligente lavoro sull'Aerostazione militare in Germania. (Secondo l'autor.e, il pallone dirigibile sarebbe considerato in Germania non solo come un nuovo mezzo di esplorazione ma anche -come nuova arma di scoperta, Come le divisioni di cavalleria, -Bsso· sarebbe specialmente e nella piu larga misura, impiegato per l'esplorazionè strategica da intraprendersi senza preoccuparsi, se la guerra sia già stata, o no, dichiarata). Uno scritto nuovo molto particolareggiato, è dedicato alla: Si:tiwzione clell'esercito cinese al 1° luglio 1908 . Revne d'Histoire-.
XI annata, :rÌ. 97, gennaio 1909. . Contiene la continuazione dei precedenti studì: Montc'l,lm,..al combattimento di Carillon (8 luglio 1758); Le a1·mate de l Reno al principio del Direttorio (Sambra e JJiosa, Reno e Mosella); I servizi d~lle r etrovie alla Grande Armata nel 1806-1807; La battaglia di Bttssaco (27 settembre 1810); La guerra ·del 1870-71. L'investimento cli Parigi. Interessante è un nuovo e breve scritto, intitolato: La corrispondenza inedita di Napo leone I a,qli Archivi della guerra. In esso, oltre .il fornire minute notizie sulla pubblica~ione della ,Corrispondenza di Napoleone I, ch'ebbe luogo per ordine dell'Imperatore Napoleone III dal 1858 al 1869, l'autore informa - ed e ciò che piu importa - che la sezione storica dello stato maggiore pubblicherà fra breve e senza eecezione, tutti i documenti originali, inediti della corrispondenza di Napoleone I, dal 2 dicembre 1804 - data del suo incoronamento - al 1815, conservati negli Archivi · della guer:ra,· ed anche talune lettere già pubblicate in raccolte divenute rare o stampate in un numero ristretto di esemplari. È una notizia, questa, che riuscirà molto gradita .agli studja'. tutti militar.i, .e per essa una nuova· benemerenza va acquistanW" lo stato maggiore francese. Resta solo a desiderare ·che la pubblicazione di questa importantissima opera 1sia iniziata .al pi1'.l presto possibile .
Revne de Cavalerie.
24a annata, 286a dispensa, gennaio 1909. Nel primo articolo: La nostra cavalleria nella prossima guerra. Considerazioni sul suo impiego, suo ordinamento, e sulla sua istntF.:ione; pel generale FEDERICO VON BERNHARD, si principia la traduzione della nota opera (2a edizione) del generale tedesco v. Bernhard, la di cui prima edizione vide la luce nel 189& la seconda nel 1903. · '
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Di questa notevole ed importante opera noi posiiediamo da parecchi anni la versione in italiano fatta dallo scrivente; e sorprende che siasi riconosciuta soltanto ora la convenienza di far conoscere quel libro. Il capitano PETRIGNANI, in uno scritto bene elaborato, 1Wemoria . wgli avvenimenti del 1881-1882 nel Chott-Ohergni, fa una interef!sante descrizione delle 9perazioni e combattimenti ch'ebbéro luogo nel Su.d-Orauese nel periodo di tempo sopra detto. Questa memoria, invero, fu compilata nel 1895, per un'ordine del generale comandante la divisione di Orano, giusta il quale ogni posto doveva avere notizia degli av_v enimenti militari di cui era. stato il teatro; l'autore decise ora di pubblicarla in vista degli affari franco-marocchini che potrebbero da un giorno all'altro svolgersi nel Sud-· Oranese. Revue militaire Suisse.
54a annata, n. 2, febbraio 1909. Il maggiore VUILLEUMIER pone termine al suo studio Mitra,qlia~ trici di fanteria e mitragliatrici, riportando in questo articolo parecchi esempi dell'uso delle mitragliatrici fatto dai Russi e in special modo dai Giapponesi nell'ultima guerra e conchiudendo: la mitragliatrice è indispensabile ad un'esercito eampale moderno; la fanteria e la cavalleria debbono esserne provvisti. Per l'esercito svizzero la mitragliatrice di fanteria è più necessaria che a qual siasi altro esercito. Il capit~no di cavalleria R. DE DrnsSBAOH vorrebbe un altro Riordinamento della cavalleria. Egli propone di dotare le divisioni di fanteria di un reggimento a tre squadroni e di formare cogli altri reggimenti una divisione di cavalleria indipendente. Strefflenrs lllilitarische Zeitscbrift.
86" Annata, n. 2, febbraio 1909. Il nostro scrittore storico tenente colonnello M. v. HOHEN prin- · ci pia un importante studio sopra La battaglia di Praga del 6 maggio 1757, in base a nuovi documenti trovati riuniti in una cartella negli archivi della guerra. Questi documenti riguardano le domande che il tenente generale v. Zehentner diresse a tutti i corpi che avevano partecipato a quella battaglia a proposito della loro azione, e le risposte da essi inviate. Questi documenti gettano una nuova · luce sulle operazioni della campagna del 1757. In questo articolo . sono altamente interessauti gli specchi dettagliati intorno all'ordine di battaglia delle armate austriaca e prussiana e delle perdite da esse sofferte nella battaglia di Praga Segue altro scritto importantissimo: La guerra al giorno d'oggi. Esso è ·un estratto dei punt~ principali ·dell'articolo, collo stesso titolo, che fu pubblicato nel fascicolo di gennaio nella De1itsche · Revue di cui è autore, come ora è noto, l'ex-capo dello stato maggiore prussiano generale conte Schlieffen. Nell'occasione del rice- -
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v imento del 10 dell'anno , l'imperatore Guglielmo ne ra_ccomaudò la lettura ai generali presenti. Altro studio di singolare interesse è quello del colonnello v. RORSOTZKY: Imp1·essi~ni del co,·so cl'infor~iazioni d' a1~tig~ieri~ i~ .I-Iajmaskfr nel 1908. Esso riguarda in particolar m_odo 11_ tiro 1_nd1 • retto dell'artiglieria e contiene pratiche e notevoh cons1deraz10m. Non meno pregevoli sono i seguenti articoli d'occasione. . Òirca la condotta di giien·a e la tattica montenegrina,· pel capitano GIUSEPPE SoHòN dello stato maggiore. Questo pregevole scritto che tesse ]a storia della guerra turco montenegrina del 1876-78, fu pubblicato nel 1898 dall' Organ der militar-wissenscliaftlichen Ve1·eine ed è ora riprodotto in vista dell'odierna situazione politica. Il suo .autore è ora comandante il 3° reggimento fanteria. ·L'o1·dinamento militare degli Stati dei Balcani. A ) L'esercito serbo . .Bj L'esercito monteneg,·ino. Porge le piÌl minut_e notizie intorno a . ,quei due eserciti. Sotto il titoio Le riforme militari in Italici, altro articolo accenna sommà'riamente alle prime due relazioni della Commissione d'inchiesta, e riassume, per contro, largamente la terza relazione sull'ordinamento dell' esercito, istituendo anche un raffronto fra l'ordinamento in vigore ed il proposto.
International Reyue liber die gesammten .A.rmeen und Flotten~
Febbraio 1909. Supplément 119 e Beiheft 104. Il fascicolo, come al solito, contiene le più recenti notizie sugli ·eserciti e sulle marine militari dei principali Stati deì mondo. Nella rubrica Italia sono riassunti: la relazione della Commissione d'inchiesta sull'ordinamento dell'esercito, e il disegno di legge sul bifancio della n:iarina per l'anno finanziario 1909-1!:ilO. È interessante un articolo Sulla situazione militar e attiiale del.l, Aiistria-Ungheria di f1·onte alla Serbia e al 1lifontenegro. Il wppleniento (in francese) riporta alcuni articoli notevoli pubblicat i in giornali e riviste tedesche dello stesso anno. Meritano particolare menzione i seguenti scritti: Le m·mi prin·Cipali e ausiliarie nella lotta per le posisioni ca,.mpali fortificate; pel maggiore d'ar tiglieria SzMuI..A, riprodotto dai n. 22 e 23 del 1908 -dell' Allzei r eit. , J:.,'aeronaiitica militare tedesca dm·ante la guerra del 1870-71; per MILES FERRARIUS. (Dal Militar· Wochenblatt, n. 136, 1908). Il Beiheft contiene un pregevole studio: Sgiiardi 1·efrospettivi ·militari all'anno 1908. In esso sono brevemente, ma con chiarezza ed esattezza, riassunti i perfezionamenti e progressi verificatisi dapprima nei tre eserciti a1leati, tedesco , austro-ungarico ed italiano , poi in quelli france3e e russo. Chiudono l'articolo pochi cenni ·sugli esercÙi g iapponese e cinese. È un lavoro non solo ben fatt o, ma utile allo studioso, il quale in poche pagine vi trova ciò ,;lìe -di più importante è avvenuto nei principali eserciti.
B. D.
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BIBLIOGRAFIA DEI LIBRI, DELLE RIVISTE E DEI PERIODICI
Messina. e Reggio prima e dovo il terremoto del 28 dicembre 1908. 1VIonografia edita dalla Società Fotografica Italiana. - Presidente onorario S. jJ{. il Re d'Italia - . Via degli Alfani, 50, Firenze.
Signore, La Societèt Fotografica Italiana prepara una grande raccolta di fotografie .clelle sventurate provincie di Messina e di Reggio. Tuttii i suoi soci, ci~è i migliori professionisti e dilettanti di fotografia in Italia, collaborano attivamente a questa raccolta perchè vi :figurino, accanto alle vedute di ogni luogo e di ogni mowènto del disastro, le vedute di tutto quello che di grande, di bello, di prezioso e di caratteristico quelle città e quei paesi possedevano prima. per la gloria d'Italia. Alcuni soci sono apposta partiti in questi: giorni per la Calabria e per la Sicilia. Questi documenti di •storia, d'arte e di vita saranno riprodotti coi più diligenti mezzi della fotomeccanica moderna, e pubblicati con brevi scritti di Pasquale Villari, di Gabriele d'Annunzio, di Ugo Ojetti e di padre Guido Alfani, in un grosso e nitido volume.. Il volume_sarà dalla Società Fotografica Italiana messo in vendita al prezzo di L. 5 (estero L. 6) ad intero beneficio dei danneggiati. Noi crediamo che nessun'altra pubblicazione riescirà, con la,pre:. cisione e la ricchezza della nostra, a fissare per sempre sulla carta questo istante tragico. E poichè già la vita laggiù si ridesta pur tra la strage, noi speriamo che fra pochi anni il nostro volume sarà per gli occhi, non pel cuore,·· degli italiani il solo documento rimasto di tanta miseria. La storia oggi la si fa con le immagini : questa è la norma del nostro lavoro. Sottoscrivendo la scheda di prenotazione voglia, signore, mostrare fin d'ora .il suo consenso all'opera da noi intrapresa per amor della Patria, per onore alla sua stori.a, per fede nel suo avvenire. Con ossequio, CASTELLANI dott. prof. LUIGI, presidente della Società Fotografica Italiana - ALFANI 'prof. . padre Gurno - ALINARI comm, VITTORIO BRAGHINI NAGLIAT{march. CARLO .__:_ BROGI cav. uff. CARLO - GARULLI conte cav. ERNESTO - NAMIAS prof. cav. RODOLFO - 0JETTI UGO. Firenze, 31 dicembre 1908. N. B. - La pubblicazione comparirà in quattro edizioni: in italiano, francese, inglese, tedesco (Italia L: 5, Estero L. 6, elegantemente legato L . 10).
- - - - i -- - Il Direttore AMILCARE STRANI
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maggiore generate. DEMARUHI CARLO,
gerente.
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