LA CRONACA ROVATTI

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Maggio- Giugno 1989

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LA CRONACA ROVATTI La documentazione sulla storia e la evoluzione delle uniformi e delle bandiere dei corpi militari degli stati italiani prima che venisse compiuta l'Unità della nostra Nazione si basa su alcune opere ufficiali, che vennero pubblicate a cura o per interessamento dei vari governi; purtroppo tale documentazione è spesso frammentaria sia a causa delle devastazioni dovute alle guerre che nel corso degli ultimi tre secoli hanno interessato il nostro territorio, sia per opera dei vincitori del momento, che spesso razziavano o distruggevano il materiale documentario che trovavano. È perciò fondamentale il contributo di questi aspetti «minori» delle nostre vicende storiche, che possono portare testimonianze dirette di quanti vissero quei momenti (quadri, racconti, cronache, memoriali, etc.). In questa categoria può essere senz'altro fatta rientrare la Cronaca Rovatti, un poderoso complesso di 28 volumi, conservato presso l'Archivio Storico del Comune di Modena, alla cui disponibilità e cortesia si deve •la possibilità della presente raccolta, compilato giorno per giorno da un attento testimone della sua epoca e corredato da numerose illustrazioni ed inserti, delle quali riproponiamo qui quelle relative alle bandiere ed ai figurini militari delle formazioni italiane o al servizio italiano. L'epoca durante la quale la Cronaca fu compilata è stata, tra l'altro, particolarmente densa di avvenimenti ed ha coinciso con la nascita del tricolore quale simbolo della nazionalità italiana, trattandosi degli anni delle vicende della rivoluzione francese, della creazio-

ne della Repubblica Italiana e del Regno Italico poi, fino alla caduta dell'astro napoleonico e della restaurazione dell'ordine preesistente alla rivoluzione giacobina. La Cronaca viene redatta in una zona (l'Emilia) un po' marginale rispetto al centro dell'Impero, ma che subiva un via vai di truppe di tutti i Paesi e di tutti gli schieramenti, fedelmente registrati nella Cronaca e nelle sue immagini. Infatti, se da un lato sono rappresentate le evoluzioni delle bandiere e delle uniformi delle repubbliche giacobine, cispadana e cisalpina prima, ed Italiana e regno Italico poi, sono anche riportate le immagini o le descrizioni di tutti gli eserciti che hanno transitato per la capitale dell'antico Ducato: Francesi, Napoletani, soldati del Papa, Toscani, Austriaci, Spagnoli, Russi, oltre, naturalmente, alle stesse truppe modenesi o estensi. La qualità delle immagini, anche se a volte si rileva una qualche ingenuità, è sempre elevata dal punto di vista documentaristico e storico e, in molti casi come già notato, esse rappresentano una testimonianza contemporanea unica ed attendibilissima come possono dimostrare i numerosi riscontri con altre fonti dell'epoca. La maggior parte delle illustrazioni è relativa agli anni 1796-1801, mentre per gli anni successivi il numero di esse si riduce progressivamente.

L'AUTORE Il sacerdote Don Antonio Rovatti nacque in Modena il giorno 8 marzo 1763. Il padre, che esercitava il


mestiere di sarto, se pur di modeste condizioni seppe fornire sufficiente istruzione ai figli, tra cui Antonio, che dopo essere stato ordinato sacerdote concorse con fortuna per essere ammesso alla «Mensa comune» dei sacerdoti modenesi poveri. La mente e l'immaginazione del giovane prete furono colpite dai grandi rivolgimenti politici e militari che si svolsero durante la sua vita, e lo convinsero a dar seguito ad un impulso del suo animo di registrare giorno per giorno i principali avvenimenti, in una cronaca a forma di annali. Infatti, come egli scrisse in seguito alla Comunità di Modena «Senza eccitamento di governo, e senza norme precedenti intrapresi a compilare le memorie dei fatti principali della mia patria» . Egli iniziò la sua cronaca con gli avvenimenti del 1796, ma la arricchi con una premessa sugli avvenimenti principali del 1791, utilizzando anche una cronaca stampata a Cremona. Don Rovatti si pose come obiettivo di scrivere la Cronaca «collo stile il più imparziale che rispetta tutte le Nazioni, che non obbliga lo scrittore a disdirsi e che offre ai leggitori l'aspetto veridico dei successi ... », come egli stesso avvertì all'inizio della sua opera. A più riprese, date le sue modeste risorse economiche che riversava in gran parte nella redazione della Cronaca, il Rovatti dovette ricorrere alla Municipalità per ottenere sussidi, ed ogni volta li ottenne in riconoscimento della sua opera e della esattezza e chiarezza della sua esecuzione. Don Antonio Rovatti morì in Modena il 20 agosto 1818. La sua Cronaca era stata ceduta al Comune, che la custodì nel suo Archivio storico, come importante documento sulla storia cittadina e nazionale. La sua opera fu poi continuata da altri estensori, sia pure in modo meno ricco di illustrazioni.

LE IMMAGINI Tra le prime immagini che compaiono nella Cronaca, quelle relative all'anno 1796 primo volume della serie, vi sono le insegne e le uniformi dell'esercito·estense, come era costituito all'epoca, prima che anch'esso come tutte le istituzioni di governo del Ducato venisse travolto dagli eventi. L'esercito era costituito da una compagnia di «Guardie del Corpo», un Corpo di' artiglieria, una Legione . di fanteria formata su 6 Divisioni (reggimento Guardie a piedi, Urbana, Modena, Reggio, Mirandola, Garfagnano), per un totale di circa 10000 uomini, tra i quali erano compresi circa 500 uomini della cavalleria di Stato. Il reggimento Guardie era composto per una gran parte di stranieri, ed in quei momenti di turbolenza molti furono tentati a disertare. Nello stesso tempo fu il corpo militare che maggiormente si oppose ai «patrio-

ti», e che, anzi, nel reprimere una manifestazione per l'erezione dell'albero della libertà, diede origine ad una sommossa più ampia che determinò la caduta del Governo ducale e l'intervento dell'Armata francese. Il duca nel frattempo si era trasferito a Venezia avendo nominato un governo di reggenza, e si rifiutò sempre di tornare a governare in «condominio» (o come ostaggio) con i Francesi. Questo fatto fu persino uno dei pretesti che Napoleone addusse per giustificare l'invasione degli stati modenesi. La fig. l mostra le Grandi Armi degli Estensi, mentre la fig. 2 riporta la bandiera classica, l'aquila estense su campo azzurro, delle truppe ducali. l soldati della fanteria appartenevano tutti alle compagnie granatieri; essi indossavano il berrettone di pelle d'orso, mentre gli uomini delle compagnie fucilieri portavano il cappello a tricorno. Il colore di fondo delle uniformi era il bleu oppure il bianco, come per molti altri eserciti europei dell'epoca. Ben presto i venti di novità agitarono i quieti lidi modenesi; resi più arditi dalla vicinanza delle truppe della rivoluzione francese dilaganti in tutta Europa i giacobini italiani presero ad invocarne l'intervento e si diedero ad innalzare gli alberi della libertà e ad ostentare le coccarde, i cui primi colori furono i tre colori francesi: blu, bianco e rosso. Era la stessa combinazione di tre colori che proclamava la fede rivoluzionaria di chi l'inalberava; ben presto per distinguersi dai francesi ed una dall'altra le repubbliche giacobine che sorsero in Italia adottarono sempre bandiere tricolori, in cui essi erano accostati in modo diverso: così nell'alta Italia prevalse il tricolore verde, bianco e rosso (non necessariamente a bande verticali), in Piemonte il giallo arancio, bleu e il rosso, a Roma il bianco, rosso ed il nero, e a Napoli il bleu, giallo e rosso. Le prime bandiere dei vari governi provvisori delle Città e della Repubblica Cispadana nonché i colori di fondo degli abiti (funzionari civili e militari) furono inizialmente il bleu, bianco e rosso, come le loro controparti francesi (figg. 8, 9, 10, 11, 12 e 13). I color4 francesi furono poi portati ancora in molti casi anche dopo che furono adottati quelli italiani. Con gli abitanti dei territori «liberati» i francesi organizzarono rapidamente corpi militari che affiancavano la loro Armata. Sulla scia della moda neoclassica imperante tali reparti furono detti Coorti (delle varie Città), poi riunite in Legioni. Come in quasi tutte le città della Lombardia e dell'Emilia sorse a Modena una Coorte, i cui militi indossavano l'uniforme verde con mostreggiature bianco e rosse che, con varianti diverse, divennero poi i colori di fondo delle uniformi militari e civili delle repubbliche Cispadana e Cisalpina, prima, italiana dopo ed infine del Regno Italico (figg. 14, 15, 16 e 17).


Ailalogamente fecero la loro comparsa le prime bandiere tricolori italiane (figg. 18 e 20), che probabilmente, come ipotizza il Ghisi, prima ancora che simbolo nazionale, furono impiegate per i reparti militari. Si era intanto giunti alla federazione (luglio 1797) tra le repubbliche Transpadana e Cispadana per formare la repubblica Cisalpina. Alla festa, tenutasi a Milano il 9 luglio 1797, per solennizzare la federazione in un tripudio di bandiere tricolori, registrato d<l più storici e cronisti, parteciparono diversi reparti modenesi con le nuove uniformi e le loro bandiere. Senza entrare nel merito della questione ove sorse il primo tricolore, è da notare che tutti i reparti militari volontari, creati nel 1796 sia in Lombardia che in Emilia, erano già vestiti di tre colori verde, rosso e bianco ed è probabile che le loro bandiere recassero gli stessi colori. È anche da notare che la disposizione di essi, così come è registrata dalla Cronaca e come si riscontra in altri documenti dell'epoca, è solitamente in bande orizzontali. Le bandiere inoltre erano sempre arricchite sia di simboli repubblicani (in primis il berretto frigio), e motti di vario genere inneggianti alla libertà, alla disciplina o ad altri valori rivoluzionari, oltre che, quasi sempre, la scritta con il nome del reparto cui la bandiera era destinata. Mentre si venivano organizzando le repubbliche giacobine e l'Armata con corpi volontari e regolari, si riorganizzò anche la Forza Armata addetta all'ordine pubblico e alla difesa delle contrade con la costituzione di una Guardia Civica Modenese (in sostituzione di quella Urbana estense), anch'essa caratterizzata dall'adozione generalizzata dei tre colori italiani, variamente combinati nell'uniforme (figg. 19, 21, 22, 23 e 24). Immancabilmente la bandiera del reparto aveva i colori italiani (fig. 25). Si era intanto giunti all'armistizio tra i Francesi e gli Austriaci ed i loro alleati, ed in conseguenza di ciò si dovettero ritirare i tre reggimenti di cavalleria inviati dal Re di Napoli a combattere nel Nord Italia con l'armata austriaca. Le colonne in ritirata passarono per Modena, ed ancora una volta Don Rovatti ne riportò l'assetto nella sua Cronaca (figg. 26, 27 e 28). Il concetto di libertà che accompagnava le truppe francesi e la loro avanzata in tutta Europa, infiammò la mente di molti avventurosi. I popoli o gli individui che si ritenevano oppressi o che anelavano alla libertà si rivolsero alle Armate rivoluzionarie. Così i Polacchi, che nel 1795 videro la loro nazione cancellata dal novero degli stati europei, formarono corpi volontari, con i quali fu costituito un Corpo polacco che fu assunto al servizio della Repubblica Cisalpina. I primi reparti furono inquadrati dai Francesi (nella primavera del 1797) in una «Legione Ausiliaria» della Lombardia ed arrivarono a Modena

tra il maggio ed il luglio 1797, suscitando viva curiosità per la tenuta un po' inconsueta. Essi portavano una bandiera dai colori frances i, sulla quale era scritto «Tutti gli uomini sono fratelli - Legione ausiliaria Polacca della Lombardia» ed il nome dell'unità (ad es. l o battaglione granatieri), da un lato in italiano, dall'altro in lingua polacca (figg. 29, 30, 31). Due legioni polacche entrarono il 12 aprile 1798 definitivamente al soldo della Repubblica Cisalpina ed in seguito presero il nome di l a e 2 a mezze Brigate ausiliarie, con una forza complessiva di circa 6400 uomini. Il comando del Corpo fu affidato al generale Dombrowski, che divenne famoso durante l'epoca napoleonica. A somiglianza di quanto avveniva in Francia si volle iniziare l'indottrinamento repubblicano dei ragazzi formando delle Legioni di «fanciulli» nelle varie città . A Modena si formarono addirittura 4 battaglioni detti: Battaglione n. l della Salute della Patria; Battaglione n. 2 della Speranza della Patria; Battaglione n. 3 della Riserva della Patria; Battaglione n. 4 della Soccorso della Patria. Le bandiere, una per reparto, erano ancora con i colori francesi, che furono sostituiti da lì a poco da quelli Cisalpini (fig. 32). I «giovanetti» venivano istruiti nelle pratiche militari ed esercitati nelle evoluzioni e venivano spesso fatti sfilare nelle parate. Nel corso dell797 proseguì l'organizzazione dell'Esercito cisalpino, riformando a più riprese le coorti in legioni e ristrutturando quelle esistenti. Oramai i colori di base delle uniformi e delle bandiere rimangono quelli italiani (figg. 33 e 34), compare anzi nelle denominazioni e sulle bandiere il termine «italico», che distinguerà entro qualche anno il Regno fondato da Napoleone. Al fine di formare la base per la costituenda cavalleria della Repubblica nel settembre 1797 Bonaparte ordinò di formare 3 compagnie di usseri di 60 uomini l'una nelle città di Milano, Brescia e Bologna ed altre lO compagnie di 30 usseri nelle città di Cremona, Mantova, Ferrara, Modena, Reggio, Lodi, Pavia, Como, Bergamo e Crema. I componenti di questi Corpi dovevano provenire mediante una leva forzata dalle famiglie benestanti, ed essi erano obbligati a vestirsi, equipaggiarsi di armi e cavallo e mantenersi a loro spese. Essi furono chiamati «Usseri di Requisizione»; a Modena furono anche chiamati «Usseri ricchi» o «Usseri d'argento» per la dovizia d'argento che avevano posto nell'uniforme (figg. 36 e 37). La bandiera della compagnia di Modena, secondo un'altra Cronaca contemporanea, era montata su una lancia alla antica, con impugnatura a 3/4 dell'asta, probabilmente trasformata da una lancia di cavalleria estense.


Per i rappresentanti del popolo aJla fine del dicembre 1797 fu deciso che essi potessero portare l'abito verde nazionale, con i soliti colori distintivi rossi e bianchi (rossi per Juniori e bianchi per Seniori) ed una fascia in vita, che·era rossa per i membri del Gran Consiglio e rossa e bianca per i membri del Consiglio dei Seniori, entrambe con frange di seta con i tre colori nazionali. La Cronaca Rovatti, aJI'anno 1798, riporta_ le immagini (figg. 38 e 39) di due rappresentanti dei Seniori e dei Juniori. Nel corso del 1797 la Guardia Nazionale era stata riorganizzata; nel giugno 1798 fu organizzata a Modena, come nelle altre città della repubblica, una parata per festeggiare l'alleanza tra la Repubblica Cisalpina e quella francese. Alla sfil ata parteciparono la compagnia cannonieri, la musica e 3 plotoni di granatieri, 3 di cacciatori e 3 di fucilieri della Guardia Nazionale (figg. 42, 43 , 44, 45 e 46). l medici della Guardia Nazionale indossavano un'uniforme ispirata a queUi dell 'Armata francese, scambiando il verde con il bleu (fig. 40), mentre gli invalidi svolgevano servizio vestiti di vecchie uniformi dell'esercito estense (fig. 41), probabilmente per ragioni di economia. All'inizio del1798 fu decisa la costituzione dei corpi del genio e dell'artiglieria, che furono poi oggetto di una serie di decreti successivi. Fu tra l'altro stabilito che a Modena dovesse sorgere una scuola per preparare i quadri di artiglieria e genio. Il 28 settembre 1798 nella Gran Sala del Pranzo ex Ducale in Modena si solennizzò l' apertura della «Scuola Militare del Genio». I frequentatori della Scuola erano vestiti con uniforme da sottotenenti dell'artiglieria della Repubblica Cisalpina (fig. 47). Il 9 dicembre 1798 in Torino il Re Carlo Emanuele IV abdicava a l trono, ritirandosi in Sardegna, e l'esercito piemontese veniva integrato nell'Armata francese . Ai primi di gennaio 1799 alcuni reggimenti di fanteria e cavalleria piemontesi, addetti all'Armata francese d'Italia, giunsero a Modena, diretti verso Lucca. Essi recavano ancora alla loro testa le antiche bandiere, seppur molto lacere (figg. 48, 49, 50, 51 e 52). Altri reggimenti piemontesi giunsero nei mesi seguenti ed alcuni di essi rimasero in residenza a Modena per lungo tempo. L'anno 1799 vide le forze riunite degli Austro-Russi e dei loro alleati riprendere l'iniziativa contro i Francesi e riscuotere successi consistenti in Italia. Di fro nte all'imminenza dell'offensiva alleata i Francesi e le repubbliche giacobine rinsaldarono i ranghi; a Modena si videro sfilare a più riprese le truppe «requisite», cioè soggette a leve forzose, dei Corpi nei quali era ormai costituito l'esercito cisalpino (figg . 53, 54 e 55). Sotto l 'urto degli Austriaci, mentre la Francia era impegnata in uno sforzo globale in Europa ed in Egitto, crollarono nella seconda metà del 1799 le repubbliche erette da essi, e si restaurarono quasi ovunque i precedenti governi, ben puntellati dalle baionette degli Imperia li. La Cronaca Rovatti registra questi cam-

biamenti di regime. Per ordine della Giunta Imperiale insediata a Modena venne subito mutato il nome della «Guardia Nazionale» in quello di «Guardia Urbana» (fig. 56), giacché il mantenimento dell'ordine pubblico veniva al primo posto tra le preoccupazioni dei governanti. Alle truppe estensi, rapidamente rimesse insieme, furono consegnate nuove bandiere di deciso stampo austro-ungarico (fig. 57) alle quali esse promisero obbedienza. L'esercito estense fu modellato su quello preesistente al 1796, anche nei colori distintivi dei corpi (figg. 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66 e 67). Molti notabili e molti militari cisalpini e delle altre repubbliche italiane si rifugiarono in Francia al seguito dell'armata, costituendovi dei corpi di rifugiati (fig. 68), che furono in seguito da Napoleone riuniti in «Legione italiana» e parteciparono aJle offensive del 1800, che terminando con le vittorie dei Francesi sui coalizzati, tra le quali Marengo, portarono alla pace ed al ristabilimento della Repubblica Cisalpina nel giugno 1800. Alla offensiva mossa in tarda primavera da Bonaparte sui campi di Italia contro gli Austro-Russi partecipò anche un Corpo polacco di fanteria, cavalleria ed artiglieria, con bandiere (figg. 69, 70, 71, 72 e 73). I successi dei Francesi, come si era già verificato con gli Austriaci, portarono rapidamente al ristabilirsi della situazione preesistente e si ricrearono in poco tempo i Corpi repubblicani, tra cui gli «Usseri» e la «Guardia Nazionale» con le sue specialità (figg. 74, 75 e 76). Come era costume all'epoca tutti i principali avvenimenti venivano celebrati con feste, parate o manifestazioni nelle quali si presentavano gli emblemi e i gonfaloni illustranti gli avvenimenti stessi (figg. 77 e 78). Il 26 gennaio 1802 una Consulta di 452 notabili cisalpini, riuniti a Lione, proclamava la Repubblica Italiana, nominandone Presidente Napoleone Bonaparte e Vicepresidente Francesco Melzi d'Eri!, patrizio milanese. La Cronaca Rovatti per questi anni di relativa quiete non mostra molte illustrazioni. I granatieri della Guardia del Presidente (fig. 79) sono del1804; pure dello stesso anno è l'Ispettore alle Rassegne della Repubblica (fig. 81) ed il soldato della Guardia Nazionale Modenese (fig: 83) che vestiva l'uniforme di tutte le Guardie Nazionali Italiane. La fig. 80 mostra invece le bandiere della Marina della repubblica. Le figure 82 e 87 rappresentano infine le uniformi della fanteria di linea e dei Veterani. Con il progressivo stabilizzarsi della potenza napoleonica e la proclamazione dell'Impero in Francia, il titolo repubblicano di Presidente di cui il Bonaparte si fregiava in Italia era senz'altro fuori luogo; raccogliendo indubbi «suggerimenti» e «sollecitazioni» il 17 maggio 1805 fu offerta a Napoleone la Corona del Regno di Italia, graziosamente accettata. In un rapido succedersi di eventi il 31 marzo fu proclamato il nuovo Regno ed il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano Napoleone cinse la corona del Regno Italico, mentre il ter-


ritorio dell'ex Repubblica ligure, il Piemonte, Parma e Piacenza venivano incorporati alla Francia. Alla fine di settembre si riaprirono le ostilità contro l'Impero austriaco che, sconfitto in breve tempo, cedette iterritori della ex repubblica veneta, annessi al Regno d'Italia il26 dicembre 1805. La fig. 84 rappresenta lo stemma del «Regno d' Italia», così descritto in un opuscolo dell'epoca: «Entro un gran manto imperiale di mazzetti di fiori (bouquets) d'argento, coronato dal diadema imperiale, attraversato diagonalmente per di sotto da due alabarde, che sopravvanzano ai quattro angoli, sta un'aquila colle ali spiegate, che negli artigli stringe il fulmine di Giove. Essa comprende un grande scudo, suddiviso in cinque più piccoli~ Quello di mezzo presenta il colubro Visconteo tagliato dalla Terrea corona del Regno d'Italia, stemma del Ducato di Milano; quella in alto alla sinistra, il Leone di S. Marco; e sotto quella, la doppia croce di Piemonte, armi tutte che indicano i diversi Stati, i quali, divisi un tempo, ora compongono il nuovo Regno. Il grande scudo è circondato dalla collana della Legione d'onore, dalla quale pende la Stella, e sovr'essa uno scudetto con entro la lettera N». Durante l'esistenza del Regno !talico fu aperta in Pavia una «Scuola Militare», la cui uniforme è rappresentata nella fig. 85, tratta da una stampa dell'epoca, una copia della quale è stata inserita nella Cronaca all'anno 1810. Tra i reggimenti della fanteria della Guardia Reale vi era quello dei Veliti, creato per fare servizio presso la persona del Re, formato su due battaglioni, uno di granatieri ed uno di cacciatori (il reggimento avrebbe dovuto avere un terzo battaglione che non fu mai formato). Il reggimento era caratterizzato da una uniforme a fondo bianco con i risvolti verde chiaro (fig. 86). Come già in Francia, anche nelle principali città d'Italia si costituirono compagnie di «Guardie d'Onore», che dovevano fare servizio di scorta presso il Re, quando transitava o risiedeva nella città. La prima Guardia d'Onore locale organizzatasi sul territorio del nuovo Regno fu quella di Pavia, che ricevette Napoleone il 7 maggio 1805, costituita da 32 uomini a cavallo e 114 studenti dell'Università a piedi. Fu seguita da quella di Milano e poi dalle altre città del Regno. La visita del Re a Modena ebbe luogo alla fine di giugno 1805. Lo ricevette la Guardia d ' O nore di Modena con truppe a cavallo ed appiedate e con due insegne nuove con le armi reali (figg. 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94). I colori

di fondo degli abiti dei musicanti (azzurro e giallo), come già per quelli della Guardia Nazionale, erano quelli del comune di Modena. Le Guardie d'Onore furono in seguito riunite nella cavalleria della Guardia Reale e seguirono Napoleone nella campagna di Russia. Tra le pochissime figure sulle truppe del Regno italico vi è quella dei polacchi (fig. 95). La Cronaca relativa all'anno 1806 presenta poi le immagini relative alla Gendarmeria a cavallo e a piedi organizzata ed equipaggiata sul modello di quella francese (figg. 96, 97). La Cronaca Rovatti per tutti gli anni successivi, pur registrando giornalmente gli avvenimenti ed illustrata con numerose stampe e disegni di personaggi civili, non mostra altre uniformi o bandiere fino all'anno 1814, in occasione della restaurazione aModena del governo ducale di Francesco IV d'Este. Le uniformi indossate dai soldati sono di taglio austriaco, caratteristica che distinguerà l'esercito estense sino al 1859. In particolare la «Generalità» aveva uniformi austriache (figg. 98, 99, 100, 101 e 102). La tradizione delle Guardie d'Onore, come della Gendarmeria, nonostante fossero di derivazione francese, fu mantenuta dal governo ducale, come in altri stati italiani. Essa era costituita con i rappresentanti delle famiglie nobili più in vista e meno compromesse con il passato regime (o più pronte a schierarsi con i vincitori), e sostituiva l'antica compagnia delle Guardie del Corpo. I vessilli, il cui colore di fondo era il turchino degli Estensi, recavano le armi del Duca (fig. 103, 104, 105, 106, 107 e 108). Queste truppe parteciperanno ai fatti d'arme contro l'esercito di Murat nella sua sfortunata campagna del 1815. Le forze militari ducali rimarranno quasi immutate sino ad oltre il 1821, composte dal battaglione estense di linea, quello Urbano e dai D ragoni, quest'ultimi con funzioni di polizia, soprattutto nelle campagne. Le figg. 109 e 110 mostrano le uniformi della banda e di un granatiere della fanteria di linea nell'anno 1818. Negli anni successivi la Cronaca, che era stata continuata da altri estensori, registra nella parte scritta num~rosi commenti sulla composizione delle truppe e sulle uniformi, ma non presenta altri figurini oltre alla fig. 111, relativa agli studenti di medicina, e alla fig. 112 relativa alla nuova uniforme del «Corpo dei Trabanti» di palazzo, stabilita il 17 aprile 1842.

Giancarlo Boeri


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l. Stemma di S.A.S. Ercole III Duca di Modena, Reggio e Mirandola.

2. Bandiera Estense. 3. Generale Maggiore. 4. Guardia al Corpo di S.A.S. 5. Guardia al Corpo di S.A.S.

6. Granatiere del Reggimento Guardie a Piedi. 7. Soldato volontario Urbano. 8. Albero della LibertĂ .

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9. Albero della LibertĂ . IO. Arma della Repubblica Cispadana. Il . Membro del ComitalO di Governo. 12. Segretario del Comitato di Governo. 13. Membro della MunicipalitĂ . 14. Soldato della Coorte Modenese.

15. Cacciatore Modenese. 16. Individuo del Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina.

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17. Ministri della Repubblica Cisalpina. 18. Bandiera Tricolore (1796-'97). 19. Comandante della Guardia Civica di Modena. 20. Bandiera Tricolore (1796-'97). 2 1. Ufficiale della Guardia Civica di Modena. 22. Granatiere della Guardia Civica di Modena. 1

23. Cacciatore della Guardia Civica di Modena. 24. Fuciliere della Guardia Civica di Modena.

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25. Bandiera della Guardia C ivica Modenese.

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26. Dragone Napoletano del Reggimen IO del Re. 27. Dragone Napoletano del Reggimento della Regina. 28. Dragone Napoletano del Reggimcnto del Principe.

29. Solda10 Legionario Polacco. 30. Soldato Legionario Polacco. 31. Polacco Legionario Cisalpino. 32. Band iera dei Fanciulli.

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33. Ufficiale Legionario Cisalpino. 34. Soldato Legionario Cisalpino.

35. Bandiera della Divisione llalica. 36. Ufficiale degli Usseri requisiti nel Dipartimento del Panaro. 37. Bandiera degli Usseri. 38. Abito dei Seniori. 39. Abito dei Juniori. 40. Abito dci Medici e Chirurghi della Guardia Nazionale Modenese.

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41. Uniforme degli Invalidi.

42. Banda della Guardia Nazionale Modenese. 43. Cannoniere della Guardia Nazionale Modenese. 44. Granatiere della Guardia Nazionale Modenese. 45. Cacciatore della Guardia Naziona le Modenese. 46. Bandiera tricolore (1798). 47. Alunno della Scuola Militare del Genio. 48. Dragone Piemontese del Reggimento di S.M. addetto all'Armata Francese in Italia.

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49. Dragone del Principe di Piemonte addetto all'Armata Francese in Italia.

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50. Soldato Piemo01ese del Reggimento Monferrato addetto all'Armata Francese i n llalia. 51. Solda10 Piemontese del Reggimento Saluzzo addetto all'Armata Francese in Italia. 52. Soldato Piemontese del Reggimento Alessandria addetto all'Armata Francese in llalia.

53. Artigliere requisito nel Dipartimento del Panaro. 54. Dragoni requisiti nel Dipanimento del Panaro.

55. Requisito d'lnfanteria nel Dipanimen10

del Panaro.

56. Comandame della Guardia Urbana di Modena.

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57. Bandiera spiegata il 24 aprile 1800 per il Giuramento di Fedeltà a Sua Maestà Imperiale Francesco Il. 58 . Capitano delle Guardie. 59. Generale Maggiore. 60. Generale delle Caccie. 61. Generale dette Poste. 62. Stato Maggiore della Cavaller ia delIo Stato. 63. Stato Maggiore delta seconda Divisione U rbana. 64. Stato Maggiore della terza Divi-sione Modena.

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65. Stato Maggiore della quana Divisione Reggio. 66. Stato Maggiore della quinta Divisione Mirandola. 67. Stato Maggiore della sesta Divisione Garfagnana e Frignano.

68. Uniforme dei Rifugiati Italiani. 69. Uniforme degli Ulani Polacchi.

70. Artigliere Polacco. 71. Bandiera dell'lnfanteria Polacca. 72. Granatiere Polacco.

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73. Fuciliere Polacco. 74. Ussero Modenese.

75. Carabiniere della Guardia Nazionale. 76. Cacciatore della Guardia Nazionale. 77. Gonfalone da parata.

78. Gonfalo ne da parata. 79. Granatiere della Guardia del Presidente. 80. Bandiera Nazionale della Repubblica Italiana.

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8 t. Ispettore atte Rassegne haliane. 82. Infanteria di Linea Italiana. 83. Guardia Naz,ionalc Modenese. 84. Stemma del Regno d'ilalia. 85. Alunno detta Regia Scuola Militare di Pavia. 86. Montu ra dei Vcliti Reati del Regno d'halia. 87. Uniforme dei Veterani. 88. Tamburo detta Guardia d'Onore.

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89. Tromba della Guardia d'Onore a piedi.

90. Comandante della Guardia d'Onore. 91. Guardia d'Onore Modenese a piedi.

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92. Tromba della Guardia d'Onore a cavallo. 93. Comandante della Guardia d'Onore. 94. Guardia d'Onore a cavallo. 95. Cacciatore Polacco.

96. Gendarme a cavallo.

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97. Gendarme a piedi. 98. Solda1o del Oauaglione Urbano Es1ense. 99. Grande Uniforme del Generai Maggiore.

100. Solda1o del llauaglionc Es1ense. 10 1. Solda10 Ve1erano Es1cnsc. 102. Grande Uniforme del Teneme Colonnello Comandante della Piazza di ~o­ dena. 103. S1endardo della Guardia obile d'O· nore Modenese. 104. Grande Uniforme della Guardia obile d'Onore Modenese a piedi. 103

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105. Grande Uniforme della Guardia Nobile d'Onore Modenese a cavallo. 106. Stendardo della Guardia Nobile d'Onore Modenese. l 07. Piccola Uni forme della Guardia Nobile d'Onore Modenese a piedi. 108. Grande Stemma di S.A.R. France-

sco IV. 109. Soldato della banda. I lO. Granatiere della Fanteria di Linea. I l i. Studente di medicina. 112. Uniforme del ÂŤCorpo dei TrabantiÂť.

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Dall'alto. Napoleone dirige personalmente la vittoriosa battaglia di Jena. Il generale francese Davout sconfigge i prussiani presso la localitĂ di Auerstastaedt. L'esercito diNapoleone sconfigge gli austriaci ad Ulm.

Sopra. Napoleone occupa Venezia.


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A sinistra. L'armata francese si appresta a valicare il passo alpino del Gran San Bernardo.


In alto. L'assedio della cittĂ di Danzica.

A destra. La cittĂ di Halle cade nelle mani di Napoleone.


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In alto a sinistra. Napoleone si appresta ad iniziare lo scontro con gli alleati della Seconda Coalizione. In alto a destra. Partenza della flotta francese dal porto di Boulogne. Sopra. l francesi entrano vittoriosi nella cittĂ di Piacenza.


In alto. Napoleone per piegare la resistenza inglese decreta il Blocco Continentale. Sopra.

Napoleone affronta gli austriaci sotto la cinta della piazzaforte di San Giorgio nei pressi di Mantova.


Sopra. La schiacciante vittoria dell'armata di Napoleone nella battaglia di Austerlitz. A sinistra. Napoleone ottiene una brillante vittoria nello scontro sulle colline di MondovĂŹ.



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