QUINTO CENNI ARTISTA MILITARE NEL 150° ANNIVERSARIO

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LA VITA uinto Cenn i nacque a Lmola nel giorno di Pasqua. il 20 marzo 184fi. IJ padre dottor· Antonio e la madr·t' Mat·ia ;mgior·gi di Fat·nza ebher·o diN·i figli: died er·o il nome di Quinto al qu in to , 1111 bambino rosso di C'apelli e ri<"dnto che i fratelli si divcr·ti va no a far· passar·<' da C t•stì bambino rwll ' allo di bencdir·c . Fr·cqm~n tò 1111 a silo femminiiC' dove. in mezzo a tante bambint• , lo cbiamar·ono '"la Quintina··. Il padre Antonio er·a '·d o ttor· <·ausidico··. dot> a vvocato e tr-atta va le cause d viii C'penali a Imola. Bologna e Rav('nna. La famiglia Cetmi era di <H·igine to ca na e c·ontava un Cenni cugu10 pater·no di Da n te Alighicr·i. Teasfer·itasi in Romagna , per· quan to os equicnle ai iH tr·adizione <·auolica, la fam iglia Cenni a ccoglieva d i buon gr·ado i fcnnenti di un <·onvinto Libcra lismo, che ne llo tato deJJa Cbirsa e nella Imola di quei tempi non appal"iva cer·to un atteggiarnrnto confomùsta. Tanto è vero clw iJ cugino Guglielmo era un garibaldino che comhallè a Homa r a CaJata1mu, ntggiungendo il grado di colonnello. Dopo l'impresa dei Mille <"<Hnandò la piazza di Palermo.

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f'll849, quando gli austriaci occ uparono Imola, H dottor Cenni, quaJe propl'iel~u·io di ca a, eblw l'obbligo di aiJoggiare gli ufficiaJi dell'esercito o<·f'upante. Fu qur la la prima volta in cui il picc·olo Quinto si sentì attratto dalle uniformi che ogn i giorno os et·vava nella sua c·usu. Iniziò c·osì a manifestat·si in l ui qu ella grande pa s·i onr prr l1· divise f' lc' <·ose milit;u·i chf JH:'r-fezionò con costante t~ pr·ofondo intc>r esse fH't' tutta la vita. A undici anni pian e la morl<' del padn·. La C'asa dovette <·sser·t· wnduta e la famiglia si tras f<·r·ì a Bologna, d ove Qttinto si sentì <·hjarnato a seguii·<' la via d elr arte . Già ad Imola avt•va manifesta to questa s ua predisposizione nella seuola di Don Topi, dovi' im pat·ò a .l<'ggen:: e sc riv e n~, e in crucll a del rnaestr·o Ga lva ni nell ' a ntico pa lazzo di Ca terina Sforza. A Bologna fr('(Ju<•ntò la cuo ia dei Bamab iti. dove ebbe compagni quelli che poi diventarono il Min istro della CuetTa Giuseppe \fini c il Pn·f'Nto di Milano Conte Cad t·one hi . Rivelò ben pr·C'slo una viva passione per il d is<·gno <·d ~na par·ticola r·e alt ra zione p er· illtH·c·icare d eiJe s<·iabo lc e d «>LI<' uni(ot·mi. Seguì eo n grande a tt enzione le esen ·itazioni delle truppe in pi a~~a d ' armi, fin o a diventare un osserva tore aucnlo ai particolari dc•lle uniformi. a lrinsieme d ci movimenti c dell<' scene d eU' a dd<·stt·amento. di volta in volta l'ipr·oducendo eiò ehe vedeva in diS<'{:.'lli che risulta va no empre più pcrfrzionati. Definì questo , n<'Lir sue memorie, " il pet·iodo deg.li sca •·abocchi"', al quale segui r·ono i primi studi sui suoi libri pl'(•fer·iti: " I francesi in Aft·ica ", " L'Afr·ica fr ancese", " La stor·ia di apolcone" illustr·ata da Orazio Vcnwt. che ese t·c·itò su di lui un gt·an d<' fa sci no tauto da fargli scr·iv<'t'C: '"Le illustt·azioni del libro uon sono colorate , ma il di cgno è- co ·ì pedetto, tl<'ll<· figure r anima viva d el soldato t•ifu lgc ad ogni tr·atto , tutte sono così all" unisono con razione che devono r·appr·esen tm·r, f'he non vidi mai l'eguale" .

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~ enza dubbio Ontzio \ c l'lll't fu il primo vct·o mac•stt·o di Qtùnto Ct'nni con le !-.Ue illtts lra zio ni , s tudi ate c ris tudiatc• 1·on gt·andc im pt't;no. eguì l'insPgn antt' di dist•gn o G uglielmo Magis tt·ctti , <· he lo fpce d isq;nare a lapis .

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Così lo l"ÌC'orcla Cc·n n i: '' llt·isullato di qtH'-ila s pceiak t'!-.t'C'ttzionc fu dw dhenni m olto dttt'O nt>i c·ontm·ni ma , n<'l c·onlt·m po, anche molto pt'('('Ìso n ei tlt•tlagli. c· qut'!-.li sono i dift>Lti t'i mc• t·iti ch e s<>nlo asc'l'ivere a twhr oggi aUc• mie pl'llduz ioni artisti C'Iw. Un giorno mos tt·andomi Cl't'le teste che· t's pt·inwvu no vari st·ntittH'nli, gli ent r<Ì in <·a p o eU fat·nwlt• copian• a penna: vt•n tw d a c·iù quell'amot·e SJH'riale pe•· il hn•o t·o a JWtllléL c·lw tultont t·onM'no". h t·chhe poi do' uto pr<'nden• lt•zion i a Bologna d al ma<•s tro Cand c llit>t·i. ma non fu possibile· ''t• fu fortuna' '- M'l'ive- "pereht'qttando t·hhi \t•dtttil la qtta litù dt•ll avoro rhe t·~li fac·t•va (era pillot'<' dc·c·o•·atot·t•) r· dw tlovt'va t• se~uit·c· s tando !-.Opt·a impal('ati el i lt•gn o e St'Uit' tt·ahaUanti , c d isq,cnando fogliami ed ornamenti. io. C'lw non a\ t'' o all-una vo!'azione per l'ornato, n{• a lcuna vo~ li a di nwttt't't' in JH' t·irolo ~l'a\ t' la mia c·cH'j)Ol'ea im·olumità. naw;t•a to am·hc da tanti' a~i p ieni di s pii'Ìto tu•i quali s i a\ ano immersi JWZZi di c·a r·•w umana t'anima li di ogni gt>nt't't', mi st·ntii c·asc·an• l<' l>t'accia e ft'ti poi dit·t• a l vecdtio t• buon signor·c· c·lw a\ evo cambiato pens ino c che s a r e i andato alla Scu o la df'lle BPlle At·ti ne ll'I tituto d i an Vincenzo. Fu uno sca ndalo N l C'bhi pat·ec'C'hic> osst'nazioni in famiglia. ma s iccomt' il ig. CandC'llit>ri aveva allint>nza anrhe in ttueU'istituto. f'OSÌ mi condusse' dal Pt·of. .\ngio lini. clirNtorc> dc· lla c·uola degli C'IC'menti di fit,'ln·a. Qut'slo ac·raddt• p•·opl'io nella pi'Ìnwvt>t·a 1859 quando gli avvC'n imenli p olitic·i, e he in qn!'ll' anno tanto eou11nosser o il paesc· nos tt·o. aveva no già p•·eso una <·c•rla consis te nza. Io mo trai su bito a l mio nuovo maC'stt·o quakuna clt·lle mie compo izioni mi litat·i. una delle quali a colot·i •·apprf'sentante una cat·ica di ca' allct·ia. aveva una certa solidità di tinte<' d i disegno e seppi poi. com 'egl i c bbt• a din• al ig. Candcll ieri, f'lt c forse nessun pt·ofesson• avl'(·bbe sap uto fan· alt•·cu an to , ma che pe•·ò s mette s i a i:Hwlulanwnlc di farue altre, se volevo aUt·ndc•·c con pt·ofitto a gli !-.tudi l'('golari c st•vc•t·i dc•gl i c lementi . i può immagina t't' fac·i lmc nte quanto la mia ~:,rio\ an ili' \'anità fos~t· lu ingata da tale giudizio. c•d andtc come io poc·o. anzi nulla. mi allt•twss i alle ingiu nz ioni del mio nuo\O pt·ofcssorc t'. d ifatti. l'incalza t·c· continuo degli avveuimenti d c•ll a gut•n ·a . o ltt·c·eh r c·omm uovc·•·e IH·ofonclunwnh· la mia fibra JHttriottica , fac!' va no villl'at't' l'orlissimanwn lc quc•lla artist i!'a , c· non facevo altt·o che dipingc•t·c• s old ati C' hatta~li f'. ft·anc·t>s i c• a u!-.tt·iaC'i. g uai'( lic• naziona lt t' pic·montt·~ i . ma ques ti pot·o a ne· eH· a . pere h (> non Il<' c·ono:-C't'' o anc·ot· bent• le uni fonni. atut·alnwnte gli austriac·i dl'i mit·i disc·gni di hattaglic si dife nde ' a no s i. mwhe a tTanitamt·nl<' , ma in gf'nt·•·ulc• s<·appavano!


Onde un giomo un signcH"e . amic·o rli famiglia, avendonù sentito dit·f' che gli a ustriaci scappavano nù corresse cliccndo ' li abbiamo fatti seappat"t' '" . Dopo aver appreso da l Prof. Angiolin i tuuo quello che poteva insegnat·gli, Cenni si affidò al Prof. Muzzi. cht> lo pre(lilt>sse fra i suoi quaranta a llit•vi. Giovane studente . si isct·isse poi al ("O rso degli elementi di ornato tenuto dal Prof. ManJr edini. il quaJe osser vò espli citam<>nte che di ornato non capiva propt·io nulla. E Cenni sn·ive nelle memot·ie : " Ed io non me n!' sentii per nulla umiliato , per chè sapevo benissimo di no n capi d o, ma siecome non lo volevo capire , segttitai nello Ludio"' . E co ntinuò a disegnare soldati e battaglie e a interessa rsi di tcltto ciò che ent miJita t·e. ll suo primo 1neeenate fu il Conte Biagio Bianconcini di Bologna ammiratore eonvinto dei suoi disegni, che lo presentò al Prof. Baruzzi, SCLÙtore affermato. n giovane artista venne invitato dal Conte Bianconcini nella sua magnifica villà e presentato ai suoi amici e conoscenti. invitandolo a dare un saggio del suo va lore : gli di1'd~' p et· tema ·"La presa di P erugia'' e stù momento il Lavot·o vfmne eseguito con una generale esplosion e di ]odi , con partieolare entusiasmo da parte d el Pt·of. Baruzzi. Tutta via il Prof. Cappellini dell"Università di Bologna gli disse a pa t·te in tono eonfidenzialt' cht' a vPnt ancora bisogno di studiare e di non dat·c troppa importanza allP lodi perehè il disct,•llO richied eva una d111·a disciplina. TI Conte Bianconcini con un gruppo di antìci si impegnò a finanz iari' per Cenni una Sl'ria istruzione at·tistica. non più nelle ·scuolP ma dirrttamcntc otto la guid a di un at·tista provetto , che l'avrebbe messo in gt·ado di fat·e p t·csto da st-: fu affid ato al Prof. Alberi, che lo mise ub.ito a llo studio cleLia pittura ad olio . Ma dopo due mesi d i tit·ocinio il Prof. Alberi gli chiese chi avrebbe pagato le sue lezioni , poichè fin o a quel momento non aveva ricevuto nuUa. Chiarito lo spiacevole equi voco, il giova ne si congedò con tanti ri.ngt·aziamenti. [[francese Ing. Pt·otche . amtnit·aton' d ei s uoi disegni. _n e acquistò molti compensa ndo lo di cretamente . Ma l' aiuto più consistente, nei primi passi d ella sua ca tTiet·a artistica, Cenni lo ottenne dal canonico protestante inglese Burbid ge e dalla sua signor a. Nel1867 si trasfed a Milano dove studiò ali" Aceadenùa di Bt·era , clive nendone poi socio onot·ario. Ncll ' ottobt·e 1873 sposò a Milano Eugenia Maurelli di Ma sa Ca tTat·a. figlia del Pretore Cirillo Matu·elli eli Ortm·ano in Lunigiana. Ot·mai la sua ca tTiera artistica comineia va a da t·e buoni frutti ed a gm·a ntit·gli speranze per l'avvenit-e.

Nel1876 ebbe la fot·ttula d i couo cer e il Gen. Genova Thaon eli. Revel, uomo in sit,'11e col crualc rimase in steetta amicizia fino al 1910, quando morì a 93 anni. Venne così introdotto nell' ambiente nùlitare . conclizione indispensabile per· il suo lavoro. Così Cenni ricorda un incontro avu to con lui:

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..A pr·anzo il Gcnend c mi voli<' a ll a s ua dc tr·a: a un c-cr·to m om ento il Te n. Col. di SM Lc•on<' P(•llo ux intr·oduss<· il di co r·so sopr·a un ecr·to colonnello dw in u na c·e r ta batt aglia a veva r·iformato le r·igh<' scom pos te del s uo r·c:;gìmcnlo c' <·hiamati i "guid o ni s ulle lincr'' soLto il fu o<·o nemico . c d1ied<' ' a se i aJ)('\ a c hi fo e. no n r·iconlandoscm· e~li più iJ n o nw. E r·a il Colo nne llo Bo ni comandant e del l 0 r·cggime nt o C r·a n atie r·i s ul Monte C r oee di C us toza rwl 1866, dissi io, modestamc nt<'. L commcns alj mi guanlar·uno sor..-idend o l)('rwvol nre nle m a il Ge ne rale e undus (• in tono ser·io: ' quando lo diet• Ct·nni s i può s ta r· sic ur·i dw l- ' <'l'O ' . A lla e r·a. dopo il <·affè mos tnn o i mie i aJJnuns a~li ufficiali di tato Maggion· <' s piega vo c lw da qu<'i mo nti. :.e hizzuli da mc dal vcr·o . J aeopo Picrin ino era dis•·eso imiH'O\"Yisa m t·ntt• pe r· coglier·e alle pulito lo forza. Ma c he! diec r·i<kndo il capilnno di M Giacomo Per·t•tLi , for e c he Ici ci vuol e insegnare la s tcu·i11? n Gene rale ehc s i a vvicinava in quel momento, intt'S('. {' disse ('() Il quel s uo fat·e c he non amme llt>va r epli ca: ' d ava nti a Cen ni. igno t·i llÙt'Ì. bisogna abhassa t· h and it.'nt!' • i può inmur~dnar·e facilint'nlt' c·lw <Jili· Ua nollt• 11011 dor·mii. t an to mi St.'ntivo ft· li•·e e pieno d i gloria ! Da que to d te ho dt:llo e da quanto potrei dirP anc·or·a sull'a r gom e nto. i capirà c he la s impatia p er m f' d e l buon Gen er a [(' fu tutta cosa s ua. io n u lla feci . nulla affatto pt'r acqui tarla: be nsì p r·oc urai in o~,rni modo di manlt'nt•da prodigandogli le maggiot·i provt' dt'l t·is petto il più s inc·et·o. E ssa durò e mpn• ugu a lt> fino aJ s uo nova ntatreesù110 anno eh e fu r ultimo d e ll a s ua on o r·a tissim a vita . (' ho il pÌéH'(' l '(' d i aggiungt't"{' c he p a ri im pa li a mi fu pie nanwntr mante nuta t' sc•mpre s i mantiene da ll a s ua n ob ile e gentil<' famiglia."' el n ovcm bt·c 1885 Cenni venne in vitato a p ran zo a cas a del Gen. T hao n di R e, c l c così r·a('CO nta la scena: ..1\'otru s ubito e he ,.i e r·a qualcosa di insolito . spt•<·ial mcn te appena edu Li a mc n a: tutti mi g ua r·dava no. l mbar·a zzato d a quc to conc·orso di o<·c·hialt'. io anda vo induf,r iando a k va nni i gu a nti , quando mi sentii una de llt• c·ontcs ine, al lato o ppo to d e lla lunga ta vo la. di r·c co n qualdw piccolo malumor·e a l no vic ino . uffieia lc d" o rdi_nanza: ' on finisce mai !' Finalme nte I('VO il tova glio lo(' .... \ t•do s ul piallo r as tuccio con la d ecot·azio nt' d a Cavalic t·c dt'lla orona d"Italia c·ui . \1. il Rt' gr·azios amc nte a\ e' a voluto a ggiun ~e r ·e un d ct·r·<·Lo. di mo to prop r· io. Lascio immaginar·e a chi vuole la gioios ;.r sct·na t·lw rw seguì. Il huon Ct•rwr·a ll' nt· t•ra lullo int<•rwr·ito. Qualdw giot·n a l<· m• diede l'annunc· io: la " Lombardi a" di Milano scTiss<· ('h(' t't·a natm·ale dw a ftwia di f<u· c·a\ a lli . fossi (ll\"t'ntalo arwh 'io e a n rlic t·e! .. Jl pr·ofondo aff••tt o dPI G<' n. Tlwon di Hevd per Quinto Cenni r·is rdta cvidc·ntc• dalle t.anl(' in tc• n •ssmlli ssinu• lc· ttPn' c·lr e gli m a ndò


in quegli a nni . Molte letten· •·i<-<·vette anche dal Gen. tefan o Tun· ungh<'n'S<', gat·ibaldi no (' da munero e altn• p<-r onalità, tt·a cui Giovann i Pasc-oli. Negli ultimi anni della s ua vita , mentre si combatt eva la r Guena Mondiale, Cenni si sentì d imenticato come pittot·e c di egnatore, poichè i gi01·nali illu tt·ati pubblica va no oltanto fotografie di soggetti milita•·i e no n più disegni. Iniziò allora a pubblicare a•·tieoli dj stoeia miJita•·e u giom a li italiani cd esteri , tra i quali '·The Geafic"' c "O Agt·a t·io" pe •·iodico brasil iano. ell 'eslatc dell916 il pcr·iodico milanese " Lo Sport lllustrato e la GuctTa ,. pubblicò suoi a rticoli vil)t·anti eli lancio pu tl"iottico. Gli ultimi anni d <-lla sua vita li tr·a corse lavor·ando pee illu tt·ar·c quell 'op era insigne ulla ·· tor·ia militare degli antichi tati d' Italia ·· che, put·tt·oppo. la ciò incompiuta. La f:,'Uerra infuria va a llor a sull e Alpi e l'eco delle baltaglie dovette spesso giungeq;li nell a visione drl successo fina le, del quale egli non poteva dubitare. Con questo sogno chiuse la sua vita di a t·tista ill3 agosto 191 7 a Carnate Bt·ianza.

7 Bi!f/i('IIO da l'isita di Qui11to Ce11 11i. ,.....--

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él~ento ~?me· PITTORE Cavalie1•e della Co't·or~a d' I talia m . pr. di S. M. Commendato1;e dell' 01·d. M. dP.l Cristo del Portoyallo Socio ono1·ario dell'A ccademia di helle Arti di J-JJ·era Accademico d' onm·e dP.ll' Accademia di belle .A1·ti di R olngna Auto1·e degl'Aibums "Ousto:a 1848-66,, "GuP.n·a del 1859, e "Gtterra ]taio-Tu rca 1911-1912 ,

~~# .ltu cLrt1 c~ a_n-c;-

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t9ll;tallo-


LE OPERE

9 a pl'ima opera significativa d el Cem1i è d ell862 , ttn saggio eseguito a p enna offer·to al Comune di lmola con la seguente domanda per ottener·e un su sidio: " Quinto Cenni d el fu dottor Antonio di questa città , ora dimorante in Bologna , si permette di offrire ali' On. Gittnta M.u1ti cipale u:n saggio da esso eseguito a penna , rappresentante un episodio d ell a GuerTa d ' Italia in etti questa cla ssic~1 terra mostr.·ò a l mondo come non fosset·o venute meno nei suoi figli quelle virtò che val ero un giorno a rended a R egina delle nazion i. L'umile supplicante sente in sè l' istinto di coltiva t·e le Belle Ar·ti, ma rimasto orfano di pa dre e pri vo eli mezzi , non può supplire alle sp ese che occorrono per intr·aprender·e un regolare corso di studi ed appt·ofondir·si ben e n eli ' arte : si rivolge quindi pieno di fiducia aUa somma bontà e gener osi tà d ella onorevole Rappresen tan za della sua teJTa natia , onde ottener e una qualche sovven zione ann ua ch e si suole accordat·e con lodevole clivisamento ù1 consimili incontri, onde con essa possa il petente esser e in gt·a d o di conseguir·e l ' onorevole scopo. " ll risultato d ella domanda fu un su ssidio di .f: 10 mensili, promosso dal sindaco Scarabelli , per un a nno. Il 30 ottobre 1863 il giovane artista ripetè la cloma11da , appoggiata dal

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P r·of. Anto•ùo Muzzi insegnante nell ' ccademia di Belle Arti di Bologna . con la segu ente lcttc •·a: ·'II sottosct'i tto può testimonia•·c (·he il signor Quinto Cenni nativo d i Imola. tude ntc il disegno di fi gura nella m i.a S(' uola alla Regia Accad emia di Belle At·ti in Bologna progredisce molto l~ lavor a a tutt' uomo pc•· eleva•· ·i da lla mcd ioc rità c per·vcni•·r ad una lodevole meta. Egli possiede inolt•·r l' inventiva , che Ì' mcl'i to non comune, onde pos o con coscienza rinnovat·e alla . . Ili. ma le assicu razioni ehc a ltre volte ehhi l' ono•·e di aff('rnuu·l<•."

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Questa volla la t·ichirsta non vennr I)I'<'Sa in consid<·•·azione. Jl 7 novembt·(' 1867 , dopo la mot·te dell a madt·e, il Cenn i cet·cò ancot·a un pubblico a iu to offt·t'ndo a l Comune di Imola una cena acquar·eUata. put·t•·oppo co mpat·sa. •·appre entante la tumulazione d el Ccn. inglese Moo t't' dopo la battaglia di La Conma in pagna (1808) , ma iJ co nsiglio comn na k •·espinsc ancor a una volla la domanda. Non r'è tt·aceia del quud •·o , comunque si sa r hc si tt·auò di una sC'ena d ella glH'J'J'U n upoleoniC'a. non una battaglia ma un momento di me ·ta •·ifl«>ssione dopo il rombattitnt>nto , IH·ohahilmentr •·i<·co di queUr sgar gianti unifor·mi on nai entntt<• a fa •· parte dt'llt' s<·dte a •·tistiche del briovanr p itto•·~'· ln quegU a nni Cenni inizi ò a •·accoglic•·e illustrazioni sulle un iformi e sulle a nni di tutte le epoche, iniziando la formazione di un ecceziona le at·ehivio p ri vato, conti nuamente aggiornato ed ampliato a ttt·aver· o una fitta t·ete d i conispondenz<'. -ell870 Cenni iniziò la collaborazione con numt't'OS<' t·i,·i te come illu tr·ator·c pecializzato. dopo a ver ottenuto ii J>r·enùo con la medaglia di b•·onzo de ll'Accadt•mia di Brera. Colla bot·ò con "Epoca ,., ··E mporio pi ttot·esco·· del o n zogno , " La <·ultura moderna '', la " Hi vi ta Illust•·a ta Ga rbini", " La le ttura", " Lo spit·ito folletto". '"Ernpot·iwn" c . p rinci palmente , la famosa "illustrazione Ita liana" del Tre ve ·. l temi d elle illustrazioni d el Cenni c •·ano opt'atlutto militat·i. ma non e elusivamente. In fatti illust•·ò numerosi liJJt·i. t•·a <"Ui: "I Pt·ome i po i" di Al<' sandro Ma nzoni, "Ettot·e Fit••·amo ca" <li Massimo D ' Az«>glio , " Niccolò De' Lap i" di Massimo D'Azeglio . " Pasquale Paoli e le guerr e di ind ipend en za della Con;ica" di B. Lcncisa , '·L· a ssedio di F irenze" di Domenico Gucl'l'azzi. Ln quell'epoca a Milano di disegna tor·i illu tratori non ve ne c t·ano molti. lJ nome d i Quinto Cenni si fece p•·esto cono ce•·e e per· parecchi anni fu molto ammi•·ato, non olo in Italia. Il C"a nonico Burbidgc così gli scrisse: '·Non ho mai vt•cluto un lavoro di pe nna ('seguito eo n tan to spit'ito uni.to con ta n ta dt'licat('zza. L'ho rnostnllo a ce l'li a mici che anno hC'nt' giudi<-arr in ta lr ma ter·iH t' sono tutti d ' a ccot'do nt'lrammirarlo". Hic·('vette q uindi dall' Inghiltel'l'a la commi ione impot·tan tc pc•· l'i p rod utT<' i nostl'i pit't insibrtli monumenti. Da ll'Inghil teJTa rif'rvel te am·ot·a l' inc·a i'ÌC'O di dist•gn~t n• una medaglia dd Cc·n io Hea le Bl'i tannic·o <' di illuslnt n• il fallo eroico


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di ''Chu:ti" dt' l 23 giugno 18:39 d<·l quule fu protagonis ta il g<'n('J'RII:' Ourant. G iust'ppe Gari baldi ~li sc t·i se d a Capn·ra n<'l marzo 1878 pet· forniq; U no tizi(' :-. 11 'm·i <·ombattimcnli c s ulla Lt·gione Italiana di Montevideo. ulla ' ila di Gal'ibaldi Cenni progr a mmò 60 quadri nel1907 nel t·enl<•nari o d ella na ·d ta: IHII'IJ'Oppo non i conoscon o i moti' i, ma r oper a •·ima e inC'ompiuta e venne s t ampata solo la p•·ima et·ie di dodit-i <·a t·tolinc• in un conteniton· in cui ve nnt• I'Ìprodotta la le t ten1 (· hc C a •·ihaldi gli aveva ind it·izzato. Nel 1876 Cl'nni c·onobhe il Genentlc Agost ino Pt·t itti e così •·acconta nC'IIt• s u<' nwmol'ie : ··Io ma niavo a cpH•I tempo di assi s le n~ a g•·a ndi mano,Te. Avevo veduto s i quakhr fazione nùlitat'<' nei dintorni di Bologna. diretta dal Genr t·a lr Longoni. bella figtu·a s to •·i<·a del nostt·o Ri orgimf'nto. ed alt•·a a Milano nella Piazza d'A nni. ed avevo anche seguita qualdl<' mar cia : ma una ~t·a ncle manovra con Lult('

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ù ttera scritta da Ciw<l'fJfJ(' Garibaldi a Quinto Cet111i ne( mar::o 1878.


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le ue su ccessive varietà di accampanwnti. ma t·ce c combattimenti, non mi c t·a mai riuscito di Vf'rlerla. Avevo letto anni prima , con una picco la in vidia, una c·ntusiastica d c crizione delle manovr·c fa tte a Rivoli d 'Adige. in qu<'i campi napoleonici tanto famosi: mi et·o anzi arTischiato a s<·h izzare alla peggio n elf'"Emporio p iu or·esco·· una VNiuta di una fazione militare a Caldiere e n e ero stato asp r·arncnte castiga to dal mio b a r·bieec, il qua le non Sa JH'ndo o fingc~ndo di non sa pere che crucl di egn o !"a vevo fatto io, me nf' aveva d<·tto '·corna '' addir·ittura. ed io avevo d ovuto t t·angugiarlc tutte, c• non troppo fil osofi camente: avevo infine assistito l" anno avanti a lla partenza d a Milano del reggimento '·Piemon te Hcalc .. che i avviava alle gr·a ndi manovre di cava llcr·ia d i quell ' an no . e mi era r·imasto imprc o nf' lla memoria l'ultimo cava lic•r·e del r egginwnto. il capitano Cetconi. quegli st<'S o che a C ustoza. ritornand o d a una t."icognizion<' fatta uJ fr·ontc cklle nostr·c· tnrppc davanti a Vi lla fr·anea, <'r·a stato a<·c·olto per i baglio da queste a fu cilate e. S<' non e tTO, a nche a cannonate! Quella lunga fi gu t·a. coll'c·lmo. rhc si voltuva indictr·o su l cavallo per guardare a lungo L'At·c·o del empione. che allor·a ton-eggiava , unica imp orw nt<' ma sa in quel ver·d<' spazio deser·to, mi aveva colpito c p ensavo rnclanconka nwnte quanl o S<JJ·<'i ta io fclicc di p oL<'rl o vedere in a zion e sul lc r-r«' no al CJtHtl<• , pr r qua n to vicino , le mi<· sca r·se finanzc, no n p r n tll'llt'Van o d i reea rmi per conto mio. In quciJ'anno adunque . 1876. si fa cevano appunto l{' gra ndi manovre ncl i\ovaresc cd io mi fed gean conrggio c pr·oposi al T r·c\C di mundarmi vi pe r· (•o nl o della su a " ll lnstrazionc ll a li ana".


D Trevcs accondiscese subi to ed io , felicissimo di aver raggiunto con cosi poca fatica quel tanto agognato mio inten to , nù feci fa t·e un biglietto di presentazione per il Gen. P etitti, comandan te il Corpo d 'Armata , la cui r esidenza era a Milano: il biglietto mi fu favorito dal suo Capo di Stato Maggiore , Colonnello Sironi, che già avevo conosciuto , e precisamente nell' occasione d ella visita a Milano dell' Imperatore di Germania. Perchè andavo dal Gen. P etitti? N on era forse sufficiente, p er avere buona accoglienza , il presentarmi come corrispondente della " Illustrazione Italiana"? Si certo , sarebbe bastato questo, ma io volevo qualche cosa di più: volevo che si sapesse dal Comandante in capo che io vi andavo non tanto per quel poco di vanità naturale che vi è sempre nell' artista anche il più modesto , quanto p er chè desider avo saper e in p r ecedenza lo svolger si delle manovre stesse, p er r egolarnù bene sulla scelta d elle mie vedute ."

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Nel 1876 Cenni conobbe anche il Gen. Genova Thaon di Revel e fu questa " grande ventura" che gli consentì tma vasta conoscenza dell' ambiente mili tare. Così ricorda Cenni nelle sue memorie: " Come già il Gen. P etitti , così pure il Gen . Genova di Revel mi invitò alle sue gr andi manovre: solamente che, mentre il primo non potè invitarmi che ad una sola , il Gen. R evcl mi in vi tò a tutte, e fu rono pat·ecchie . La cosa er a diven tata quasi di prammatica tanto che, in ultimo , bastava un lieve cen no pet·chè io mi tenessi per invitato. Le sue pt·ime grandi manovr e fw·ono quelle dell877 e furono di cavalleria. Discendendo a Gallarate , tutto lieto d ella missione nuovamente affidatami dalla " Illustrazione Italiana" ebbi subito lllla ben sgradita sorpresa.

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14 " Ecco quei fannulloni di giorn alisti! " disse un ufficiale eli cavalleria , abbastanza forte pcn·h(· io Lo sentissi, e aggiunse altre amare parole, fin chè un HU O c:ompagno, JH'Csolo per un braccio , l o fece tacere e lo condussC' via. La mia allegrezza si era pcr·c iò cambiala eli punto in bianco n ella più scontrosa musoncl'ia: a rri va lo al centr·o di Gallarate trova i nel Caffè di piazza il capila no coma nd ante il (ruar·tier genet·ale d elle grandi manovre: non a nc·or·a pratico di ta li cose, io lo c t·ed etti emplicemen LC' una s pC'<'iC' d ' ufficia le d ' onl inanza e, fattomi a lui dappresso lo gu ar·da i. - Oh , co a fa qtù lei? . mi chiese. - Ma, sa b ene ... ono in vitato d a l ignor· Cenen•le. - Il ignor Genet·ale non è q ui ma a Cassa no Magnago . -Appunto ... volevo ehied er·lc dw :-; tr·adH devo l<' nere pet· giunger·vi . -Lei vuole andare a Cassa n o Magnago eon questo sole e con que ta polvere? a che vi o no da quatll·o a cinque chilometri? Poi ora il Genet·a le riposa <' non l-l i puù c·e r·tamente svcgliarlo . -A p <:> tterò . -Stia qui che lo vedr·à domuni c·omocla nwnte in bl'llghier a. - Ma io sono in vitato e elevo unclun·! Il capitano aggi unse qualc· he pur·ola c·on•t· per d ir·e che non et·a iJ ra o eli star tanto a ll ' in vito . Ond ' io , già mc!l'tificuLissimo da quel


primo incontr·o , er o ancor più mortificato da ques to inaspettato intoppo , dichiarai risol utamen te che mi sarei messo in viaggio in ogni modo. - Asp etti almeno che la mia carrozza sia pronta. A questo scongiuro non sep pi r esister·e, ma la tristezza ch e mi · a veva preso non mi abbandonò. La villa di Cassano Magnago nella quale risiedeva il Gen erale, aveva due avancorpi , e nel cortile che si apriva in mezzo ad essi stava il Generale chiacchier ando con i suoi ufficiali; vi era a nche un carabitùer·e . Appena vistomi il Generale gridò al carabinier e : -AtTestatelo subito questo signore che vuole fuggire! lo rimasi a ttonito e p ensai tra me : un ' altra adesso! Ma visto poi che il generale rideva , che i suoi ufficiali r·idevano, e t:ideva persino il capitano , mi misi a r·id er·e anch ' io, e il carabinier·e che già si era mosso per an-estarmi, stupito da tutto questo ridet·e, non sapendo più raccappezzarsi, fitù esso pure col rider e al pari di t utti gli altri! ll buon Generale, dopo fa tte le presentazioni d ' uso , mi condusse in una bella camera a pian terreno e mi disse: questa sarà la sua r esid en za , si va a tavola alle sei, a rivederla. " Ero felice, avevo dimenticato tu tto!" A partire dal 1878 Cenni pubblicò una serie di importanti pubblicazioni, tr a le quali principalmente l' album " Custoza 1848-1866", al quale seguì nn numer o unico su " I Ber saglieri" e quindi gli album " L'Eser ci to Italiano", " E serciti Ew·opei", " Gli E serciti d ' oltremare", tutti con le edizioni Vallardi.

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16 L'album su Custoza , col quale Cen ni si affermò come storico e come artista, fu particolarmente apprezzato dal Re. Così Cenni scrive nelle sue memorie: "S.M. e il Generale coi loro seguiti si fermarono a una ventina di passi da me, ed io intesi chiat·amente il mio nome pronunciato dal Generale . P oi si allontanat·ono ~ù galoppo , per recarsi su una collina poco distante ed io, memore della mia consegna , andai da q uella parte . "' Giuntovi, e appa t·tatomi in un luogo dal quale capivo di essere visto senza far pensa re che vi fossi appositamen te, mentr e p t·oseguivo i miei rilievi di cor rispondente artistico , vedo avvicin arsi alla mia sinistra l'ombr a d ' un uomo a cavallo: io non mi muovo; l'ombra mi è accanto, e una voce ben nota mi sus urTa : Il R e le a ccorda mille lire della sua cassetta privata per il suo albLUn 'C ustoza ', non fa ccia mostra (li niente . E via di ga loppo. Si può inunaginat·e come t'iinasi contento ed entusiasmato da quella notizia: iJ fatto è che la mia ' impt·esa', come la <"hiamava scherzosa men te .l' ottim o Generale P etitti, dell' a lllum 'Custoza' a ndava terribilmente male ed io avevo esposta nettamente al Gen. T haon di R evcl questa situazione rlesolante".


L' album " Custoza", r·.icco di stupende tavole sulla battaglia , fu la prima opet·a di quel ciclo d.i pubblicazioni che fecero conoscere a l mondo il nome di Quin to Cenni. Successivamente seguirono edizioni specifiche su " I Granatiel'i" (1878)," izza Cavalleria" (1890), " l Car·abinier·i Reali" (1894), " I CavaiJeggeri di Saluzzo" (1898), " l Lancicd di Firenze" (1900), " Avanti l'Artiglieria" e " Il Genio militar·c". L'oper·a più iJnpor·ta nte fu ·' L'lllustt·azione militar·e italiana" il per-iodico da lui fondato e finanziato , che dal 1887 al1897 r·appresentò quanto di meglio si pubblicava in Italia per informare il pubbHco sulle tradizioni, la stot"ia e la composizione dell'Esercito ltaliano.Cenni sperò che questa pubblicazione potesse esser e fonte di quel guadagno che gH era venuto a mancare per i dissidi con l'editore Tt·evcs. Il period ico fonda to da Cenni fu accolto con grande favore e diffu o in vari Paesi, dove ebbe abbona ti. corrispondenti e collabOl·a tori. n governo portoghese gli conferì la "'Commenda dell' Ordine militare di Cristo" . La pubblicazione gli diede molte soddisfazioni ed onori, ma sul piano finanziario costò numerosi acrifici fino a comportare la dolorosa rinuncia a continuar·e. Seguirono numerosi numeri unici: la " Carica di Bernezzo",

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" Governolo" . "Gli Alpini in Mrica ". " ll ME>dagliere militare'". " La Campagna del 1859", " La vita militare di Umberto I: secondo Re d ' Italia"', "1849: Assedio di R oma"', ··1 Battaglioni della Speranza"', ··La C uer ra Italo-Turca", rit•chi imo di interessanti documenti storici. Meritano di esser«' ricordati anche i quadri storici che Cenni dipinse all'acquarello, come "L'Assedio di Parigi", la " Battaglia di S. Martino", la "Ca rica dci Cosacchi", insieme ad oltre un centinaio di disegni a penna e schizzi di notevole pr·cgio. Ancora ricordiamo la " Veduta panorami ca della valle di Intelvi"', che vinse la medaglia di bt·onzo all' Esposizione di Milano d el 1906 e il grande acquar·ello commissionato dal Conte E ugenio Brunetta d 'U eaux Slilla storica famiglia piemonte e : il grande quadro sull ' incontt·o di Vittorio Emanuele Il con generaJi francesi al castello dei B r·unetta a Mazzè d el Ca navese; l'acquarello "Una comunione suJ campo di battagHa". q uadro commovente e posto alla mostra eucaristi.ca di Milan o nell893. Un lavoro ot·iginale c per sonalissimo fu la r·aceolta dei costumi militari antichi e contemporanei di tutti i popoli , d ocumentata crupolosamente con pazienti l"icet·che: si tr·atta di numerosi volumi pieni di figut·irw magis tralmente disegnate c dipinte , inserite in un te to manosct·itto. con migliaia di uniformi diver e. Su di un quader·no di cir·co tanza , con stampato " Dare·· e "Aver e"', ripo r·tò un mirabile riassunto tot"ico suJla Repubblica di Genova e su un allr·o quaderno la stor·ia di casa avoia, con cat·atter e minuto t' dis<'gni di sLraot·dina r-ia pur·czza. i conoscono un ("('nlinaio di libr·iccini di a n notazioni , pieni d i uniformi e paesaggi di montagna , di collina t> di pianura teatt·o di


battaglie c falli stor-ici, con scene di singo lare vivacità. Negli ultimi anni d eUa sua vita stava occupandosi di un' otJenl grandiosa , ehc lo impegnava totalmente : le guerre di indipend enza itaLane, d alle JWime invasio ni fino ai suoi tempi. Questa oper a as od)Ì tulli i suoi pensie t·i. La JH·od u zionc artistica di Qu into Cenni i- oggi custodita in pat·te daUe Istituzioni pubbliche e in pa rte da numet·osi collezioni ti p t·ivati sparsi pct· tutto il mondo. Presso il Museo azionale di Castel S . A ngelo a Homa sono conser vati 288 acquat·elli, d ei qua li 238 vennem d ona ti dal Pre idC'nte del Consiglio Mussolini c 50 dagli et·cdi di Cenni. Presso il Museo d el Risorgimento di Milano sono conset·vati 133 acqua r elli sui volontaei d el Risor·gimen to . Altri gruppi di minore enlihì si tt·ovano presso la Pinacoteca civica di Imola. L'Ufficio S tot·ico deUo S tato Maggiore d ell' E ser cito possied e, oltt·c all ' archi vio privato dell 'artista , u na raccolta di 2.500 fogli divisi in vari vol umi, dove Quinto e il figlio ltalo dopo di lui banno raccolto appunti e disegni ulle unifornù, sttUe anni e sugli e erciti di tutto il mondo e tutte le epoche . R ecentemente, 50 acquarelli di Quinto Cenni sul Ducato eli Parma al tempo di Maria Luigia , dei quali non si conosceva l'esistenza. sono comparsi in mostra ~ù Museo di NewYork. ARi\l AT A FRANCESE E CAVA LLERIA L EG OI E R.A SA RDA

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IL MESSAGGIO N

ell50° anniver ario della na cita ricordjamo Quinto Cenni, ponendo l' accento su tr·e a petti fondamentali del mes aggio artistico che il grande pittore ci ha trasmesso con la sua immen a opera. lo primo luogo l'intensa azione pubblicistica volta nei confro nti dell'opinione pubblica, per creare un collegamento tra società civile e società militare per togliet·e quest' ultima dall'isolamento in cw la riset·vatezza piemonte e l' aveva confinata. In secondo luogo il tentativo genero o, con una erie di magnifici disegni, di conferire dignità di "e ercito" ai volontari del Risorgimento, per far accettat·e una continuità o comunque un collegamento tt·a questi e il regio esercito. In terzo luogo il fatto di pre entare sempre il oldato e mai il politico quale inso tituibile punto dj riferimento e di forza delle i tituzioni della n uova Italia , co trwta soprattutto con l' oper a collettiva e la deruzione dei militari .

È facile comprendere quale' potesse esser e l'atteggiamento delle autorità dello stato nei confronti di Cenni: nessun aiuto, in

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22 quanto le dit·ettivc politiche erano orientate in dir<>zione d el tutto opposta a lle ma nifestazioni ptÙ)bliche dcll'ar·tista. Infatti, si riteneva p iù conveniente mantener e i milita ri. <ti quali er a devoluto anche r ordine pubblico , in condizioni di scpa r atezza dal mondo civile, JH' t' non aggregarli alla soci<'là di or·ganica e contradditoria ehc si cr·a cr·eata con l'unificazione d egli tati p r e unitari. lnoltt·e. i volont<u·i c he si andavano r·iuncndo. in modo eli ordinato ma eon subli me entusia mo nelle c·iu à libcr·a tesi d a lle truppe austriaclw . tw•· q u<~nto glot·ificati dal Cenni , non vennero nè accettati a fian co dei soldati del P iemonlP nè orga njzza ti con visione unita r·ia JH' t' fa di p anecipare all ' uni fi cazione naziona le. Consid et·ata qm'sla situaz ion e, non v'i' da slupir·si se nel 1897 Cenni fosse costr·<·llo , JH' t' cliJfico.ltà eco nomidw , a sospendere le p ubbucazioni d el brio rnalc da lui fondato c• finan zia to enza alcun aiuto nei 1887 "L'i ll ustr·azionc milita r·c italiana''. uno dei pc r·ioruci più JH'C ·tigiosi nella storia d ella puhhli<'istica militar·e. quale mezzo di infor·mazione popolar·c ehc 'al:..• al uo r <>alizzator·c ,·asti c·omwnsi ed elof,ri ma soltanto problemi e per·d itc ul piano economic·o. La raccolta d ci fu sC' ic·ol i d c " L·utu str·azionc• m i li La rc• italiana., t·appresenta il donuncmlo storico illnstr·a to più c·omplcto che si


richiama al nostro passato militar e, capace di suscitare entusiasmi e fiamme di emulazione nei giovani che vogliono conoscer e l.a storia del nostt·o eser cito. Merita sicw·amente una 1.· istampa p er le scuole militari. Quinto Cenni, da fer vente patriota qual ' era , aveva seguito per tutta la vita con singolare venerazione l'eser cito italiano. Amava i nostri soldati con schiettezza di fed e, pet· un ideale di arte stre ttamente collegato alla storia militare . Rievocò le loro gesta e i l01·o eroisnù riproducendo le loro immagini, descrivendo con compostezza e precisione i fatti d ' arme più significativi, senza far mai trasparire atteggiamenti spavaldi e tracotanti, mettendo in evidenza una generosa fier ezza , particolarmente nelle battaglie del Risorgimento. Conquista morale il Risor gim ento , dove la componente militare risultò fondamentale, sia n ei corpi volontari sia nei r etaggi degli eser citi preunitari, quando l' armata sarda diventò il modello dell'esercito d ell' Italia unita . E l' Armata sarda , dopo i volontari , fu l' ispiratrice d elle sue migliori oper e . Le immagini dei suoi disegni rappresentano un nuovo dato di coscienza sullo sfondo d ella storia risorgimentale, poichè il soldato diventa espressione di un dover e morale che si identifica con " quella certa idea dell' Italia" per cui combatterono i giovani migliori in quello che è stato il secolo romantico del principio di nazionalità. La vasta p t·oduzion e at·tistica di Quinto Cenni, esaminata con visione unitaria , va inquaurata parte nella storia d ell 'illustt·azionc d ocu mentaria , p arte in quella della pittw·a della seconda metà d ell 'ottocento . . Anzichè d edicarsi al grande quad t·o egli preferì il disegno

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24 corrente, l' illustrazione giot·nalistica di immediato impatto col pubblico. In verità le sue oper e soffrono degli vantaggi della disper sione e delle ridotte dimensioni , tanto da farlo ritenere da alcuni critici più un abile a t·tigiano che un arti La a l pari di Durer , CaUot, Goya, Dorè, Induno , Fa LLori ... La sua è piccola at·te se si considerano gli elementi ripetitivi che la compongono. Ma è vet·a a r te per il modo con cui sa inquadrat·c e far rivivere in piccolo spazio le sue visioni, con at·morùa e vigot·ia di espres ione, di fi erezza del dovere da compiere, di orgoglio dell· unifonnc, di disciplina co ciente. ln ogni caso il suo stile. del tutto per onalc, è r-iconoscibile al primo impatto tra tutti 1 pittori e enza ombt·a di dubbio all ' immedi ata pre a visione di ogni ua illu trazione, si può afferma re icm·i di non bagliar·e: è del Cenni! L'originalità di pronto c sicuro effetto è la forza di que to artista vigowso ed a utentico ehc con lealtà e devozion<' ha il merito di aver e fatto conoscer e l'eser cito a tanti italiani, quando i limiti dell' arte fotogr afica lasciavano al disegno il primato della documentazione visiva. Ogni battaglia. ogni avvenimento patriottico v<>ni vano fi sati sulla carta e por tati a conos('enza del pubblico a ttt·averso l'illu trazione giom a listica e libraria , educativa cd istntttiva. pc•· nulla econda r-ia a lla piLLur·a. P et· oltre mezzo scrolo le migliori rivi te ita liane hanno JWCsenta to i di cgni del Cenni , nct·vosi e sicuri, i uoi acquar·clli animati e movimentati. ll pubblico impt·imcva neHa memoria i suoi messaggi suscitatori eli sentimenti immed ia ti con una effica cia ben supcrio•·c a qu ell a


d ei discot·si e degli scritti commemorativi. Cenni fu un rnacstt·o non solo del colore ma sopt·attu tto d el bianco e nc•·o. Si t·imane bal01·diti nell' ammi r are illavo•·o inunane d i ta nti suoi disegni fatti di migliaia di linee, trattini e fwnaturc sapienti in una infinita filat a di uniformi , ca valli al galoppo, campi di battaglia. La ua penn a ha di egnato una infinità d i fanti, b('t·saglieri, cavalieri c ta nti altri oldati con profondo affetto. con co cienza di torico c diligente preci ione nell ' unifonnc. R ealizzava le sue visioni con il sentimento di amor e patrio e l'entusiasmo incontenibile p et·l' azione mi litat·e che riviveva nel ricordo d elle battaglie . Il lettore veniva calato nell'avvenimento con il massimo dci particolar·i, la sua fanta sia veniva sollecitata con compostezza , senza retorica , con tanta fin ezza di dettaglio. La preferenza era pe t· il patetico più che p('t· l'er·oico , più p er la riflessione dopo il comb attimento che per l' impeto d ella battaglia. Certe immagini •·imangono a lungo scolpite nella memoria con un effetto comples ivo di grande tensione mo •·a le ed intellettuale . Molti erano convinti che Cenni fo se un ufficiale e gli indirizzavano letter e attribuendogli i più di ve rsi gradi, ma in realtà non fu nemmeno fatto idoneo alla visita di leva per insufficienza tora ciea e isct·ittosi alla Cua •·dia azionale non fece neppure in tempo ad iniliracciare il fu cile, per·cbè venne subito sciolta. La sua ope t·a, indirizzata ver so il fin e nobilissimo di c altazione d ei soldati italiani. r·ivelò una capacità espt·essiva a sai più eloq uente di qua lsiasi altt·o mezzo di comunicazione : cd è proprio questa la dimcn ione a t·tistica d ·l uo messaggio. l fatti

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storici da lui rievocati acquistava no qualcosa tra l'epico e il t·omantico, tra la poesia c la to.-ia. La matita fu la sua spada e con essa rese w1 grande set·vizio a ll ' Italia. La sua devozione all'esercito a veva r adici an tiche nel suo patriottismo e la dimostrò nc>ll•· .-icvocazio ni d elle sconfitte, nelle quali p rivilegiò gli epi sodi c i gesti di •·ctti a suscita t·e passioni ed entusia smi piuttosto di quc.lli polemi ci c eH rccr·iminazione. P er la sua prima pu bblicazione illu strala si legge nelle memorie che aveva scelto il tema " dj q uclla infeli<·<· battaglia di Custoza della quale gli italiani med esimi sono e eo ntinu ano purtroppo ad esser e i principali d enigratori mentre , easo t·a •·o ma eloquente . i tanto vanitosi austriaci non se nr a JToga no affatto la vittoria". P er la battaglia eli Adua , tlovt· la SV<'ntut·a si abba ttè sul nostro e er·cito. Cenni non indu~:,tiò nella r·ic·<'t·ca d elle r·c pon abilità ma glorificò r er oi mo dei caduti mostt·a ndo la via per superare p icologicamente quell'infeli<·c episodio. Ed è questa la vi ione po itiva c c·t·catt·ice di nuovi sentimenti che caratterizza il uo mes aggio ar·tistico. È oprattutto il r apporto che seppe costruit·e co n r opinione pubblica a ttraver o le tan te puhhli<·azioni che ci interes a nell· opera dj Cenni , pe•·chè il compito d i fa t· conoscere in modo positivo le fo t·ze armate a lla popolazione• più che a d un ingoio arti ta che operava a titolo personale a vn•bbe d ovuto competer e a lle istituzioni d ello stato, a lle quali ma nc-avano solta nto le idee e non certo i mC:'zzi C:' d il personale . Mi litari l' po litici non fut·ono in grado di compr·cndcr·c ehc un tu·tista t·onw Ce nni a Hebbe dovuto esset·e in ogn i modo aiuta to ed in ro r·aggiato per il notl'vole impatto rlelle sue opere nei con fronti de l gr a nde pubblico, che


dopo l'unità d ' It a lia conosceva l"es<'rcito soltan to per cbè impegnato contr·o il br·igantaggio rnet·i(lionale post-uuitar·io e neU' ingrato compito del mantenimento dell'ordine pubb.lico . Pa r ticolarmente ignificativi appa iono oggi i disegni eli Cenni sull ' intervento elci r epa rti comandati dal Gen. Bava Beccaris a Milano nel l 898 . S.i tr·atta eli 40 eli ·<'gni che offt·ono una visione complessiva d i queiJe tristi giornate, t·icordate con una intensa cat·ica emotiva nel r·apporto tr·a i militari in su izio eli ot·cline pubblico c i cittadini, che nei uoi (U egni appa iono sia sttUe barricate contro i soldati , sia come spetta tori p r·eoccupati degli avvenimenti, sia in cpisoru di solidarietà vet·so l'escecito come quella signora che offr·e viveri di confot·to ai soldati impegnati nel pt·esiclio delle stt·ade. Il messaggio at·tislico di Quinto Cen ni. inteso ad illustrare il difficile rappo rto tra società civile e l'esercito , è per noi oggi ancora qua nto ma i va lido ed attuale e vorremmo in tutti ì modi d conoscergli ttna considerazione ass<ù migliot·e di quella che gli è stata finora riser vata nella storia dell'arte gr afica e d ella pittura .

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Rit·tmli

Pt·r~onali

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GLI AUSTRIACI IN ROMAGNA

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Il Articolo pubblicato sul P eriodico "In alto!" del marzo 1921 (scritto postumo inviato dal figlio Ttaio Cenni).


a JH·ima volta che in vita nùa ho v<~duto gli austt·iad l- s ta to n el 1849. ne lla mia c ittà n a ta l<•, Imola. l o a n\ o a llo r·a qua ttro a nni soltanto. essendo nuto in pr·imuv<•r·u d t>l 1845. oi li vt>devam o a bbasta nza bem• sta ndo sul belvt•dt• r·t• dd n ostr·o o r·to d a l quale si scorgeva lonta n o, un 150 m . u n a ngolo della Piazza Grande ove essi er·ano attcla ti. Ma cr ed o tuttuvia cl ' av('r· uvuto a nch e il p ermesso d i a ndat·c coi ft·atclli e collu st>r·vcntc a vcdc ..Ii nella piazza med e iJila per chè ho sempre avu to ben fitto in mente ch e essi fosser o schier ati in q ua dra to e clw po r·tussero il ca ppoll o. poichè l' im p t·essione che me ne r·imuse fu q uella di una massa d i un gr igio scu r·o . Difaui gli aust r·iuci hanno scmpt·c fatto le lot·o ca mpagn e di guer r a in cappotto o nde é un vet·o t'tTo r·r q uello, comu ne a tutti i pittol'i e d isegna to r·i di ba ttaglir, c nei pr·imi tempi anch(' a me stesso. d.i fa t·Li vede1·e vestiti di l>ia nco; gr·a 11 ten tato1·c quel b ia nco p ct· i pitto r·i e djsegn ator·i di molt a fantasia c d i sca r·sa coscienza! Q uegl i a ustt·ia ci d ovevano proced e r·r d a Bologna <'d e•·a n o fo r·se inca mminati ver·so le March e e vet·so lu Toscana per· r·ipl'istinat·vi mot·e solito gli a ntichi gover ni poichi' da qu<'lla pl'ima visione aJ vcd cdi poi in casa tnia med esima ho un vago ricordo <'he Lt·ascoi·•·t>sse lUl certo tempo. Difa tti non fu altr o che in agosto cioè, cit·ca 3 mesi di tempo d a q u ella prima visione med esinta, c he essi. l'ipris tina to coU'ajuto d elle armi t·epuhblican e fra n cesi iJ San to Padre nel s uo tt·on o, rigurgita r ono ver so le Romagne (le quali cominciano soltanto dalla Cattolica fra Rimini ed Ancon a e giungono fmo a Castel S. Pietro presso al confine-mod en ese) e quivi pr·eser·o stan za. Mio pad r e. n ella su a qualità d.i prop1·ietar·io di casa. e ra obbligato dalla Comune (.Mullicipio) a d a r a lloggio agli ufficia li t' pt>r·ciò u n cer to gior no sentii dire in ca sa cht· sm·cbbt• Vt>n uto un <·ap itano che aveva se<:o una fanciulla . Difatti v('nnt· q uesto cap itano; bel soldato, alto, ddtto, coi baffi alqua nto b r·izw la li ed il ('Ui nome rispondeva a q uello di Costantino Staninfu t' d ovt•va a ppa r·te ner·e, pc•· q uanto mi fu assicu r·a to di J>Oi d a un colonnello d i clr·a goni uush·iaci che conobbi pitÌ tar di a lle nostr·e mun ovr·c eli ca va llr r·ia a Somma (1877), a l Regg. Giula y. Che il suo nome si scTivt:ssc p r·op l'io come io l' ho scdtto n on pott·ei assicm·a l'lo ma si pr·onunciuva così e chi s a p o i co me s i sc d vev a! Il fa tt o é c h e, l'i ce r c n tol o n e ll o «Schcmatismus» {Ann uario Mititar e Austr·iueo) df'l 1854, non mi fu dato di tt·ovarlo . Il capita no p t·esen tò la su a giovine nipote , u na giovin<'ltu bion da. bia nca e sottile e la t·accoma ndò vivamen te a n ostr a mudr·e. non potendo egli tr ova rsi sempre in casa, anzi essendone assa i sp esso assente. e la giovinetta fece in certo q ual mod o pa t·tc d cUa nostt·a famiglia , ingegna n dosi di impa r a re l'italia no e mosLt·andosi molto viva ce e comullicativa. Dop o quel cap itan o venne un tenentt> d ei Ca rciatot·i ; bel giovane esso pure. di for se 30 anni a dir molto , magt·o, silenzioso. Lo ch iama va no Lahaner ; ma anche questo nome non 1·iuseu poi a tt·o vat·lo in quel «Schematismus». Chi sa mai come t'SSO si serivcva! I nostri r appot·ti con questo nuovo inquilino t•r a no molto •·ari , quasi nulli, non avendo egli famiglia . P e1·ciò fummo a lquanto sot·p resi u n a domenica mattina, io cd una signo t·a nostt·a inquilina, al vedet· apl'irsi il porton e, ch e d all' androne metteva nel cot·tile ove noi ci tt·ova vamo, comparit·e il tenen te il quale fatto , tutto impettito il saluto t·egolamenlat·e disse sca nd endo le puole : «Signora!. ..

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musica ... iu ... piazza! » <' r·innovalo il sa lu to. d iett·o-fr·ont e viu. Voleva dir·t• dH' la musica del battagliom• dava con<·et·to in piazza c che er·a vamo invitati a godrre delle sm· a r monie. Io ci andai unu volta. ma la g<'nte intor·no cr·a ben po<·a c non della più srclta. Dopo quel tenente venne il capo musica di un altro battaglione di cacciatol'i; piccolo. grasso, biondo egli aveva una moglie OtTibilc, ma buonu t·ome un a ngelo, soleva dir·e nostr a mad re. Aveva due figli: un maschietto di forse 11 a nni , bianco, sollile e col nasino molto appuntito ed una figlia di forst' 12 o 13 anni , Mariannina, bionda c bil'iechina . oi facemmo un po' di lega con q uesti r·agazzi e le d ue mamme s 'intescr·o s ubito, specialme nte s ulle q uestion i culinar·ie, S('ambiandosi istr·uzioni. prove e regali. Il capomusica er a un buon ' uomo. cor·tese, che faceva del suo meglio per r endersi simpatico; ed una sera papà - che non aveva fisime pel capo e gli bastava far·<' esattam ente il suo dover e ver so il Gover·no, verso la fa nùglia e vcr·so tutti e per ciò era assai stimato - l' invitò alla piccola festa fa migliare per· la nascita di un altro fr atellino. n capomusica non sapendo l' ita liano e volendo pur· far qualche cosa che dimostrasse la cordialità della sua par·teci1>azione a q uella piccola festa di famiglia, andò intom o porgendo la sua sca tola di tabacco e dicendo c t·ipclendo: «p t·ego , p rego» a tulli, signori e signore , grandi e piccoli. La sua ot·dinanza et·a un buon tirolese, un giovanottone biondo e ben pasciuto che rispondeva ai nonù d i ~Appica Moris»; almeno a noi pa reva cosi! Io e mio fratello maggiore a me di un anno (ve ne era un altro piu anziano, poi una sorella anche più anziana di noi due, cci infine un ' a ltra piccola sot·ellina ; io ero il quinto, e da ciò questo mio nome), c'intrattenevamo spesso con Jni che padava stentatamente italiano. ma pur si faceva intendere, <' tutto passava in una certa armonia generale, la q uale per ò fu rotta da clue !'asi impreveduti. U primo si fu d te un gior·no l'a ttendente ci mostrò una ferita d i baionetta <'ht• aveva in unu gamba ed a noi che stavamo guardandolo come in punto inten ·ogativo disse che quella fe rita glie la aveva fatta un volontario ita liano e che egli lo aveva ucciso. E noi rimanemmo, Gigi e io, molto male a quella notizia ossia alla sua ultima conclusiooe. Ed una ser·a avendo accompagnato fu or·i i due ragazzi a ustriaci a fa r cer·te spese, sentii ad nn tra tto una voce r abbiosa squillarmi all'orecchio: .. Non ti ver·gogni ad andat· fuori con austt·iaci?» . Quella notizia e quel l"irnpt·over o compromisero set·iamcnte la continuazione delle nostre buone t·elazioni intem aziona li; ma per for·tuna ci tolse d ' imbar azzo la par tenza defi nitiva per Bologna del pr esidio, che venne sostituito poco d opo da truppe pontificie. E r·avamo a llo r a nel 1856 e di truppa a us t riaca più altra non vedenm10 fu or chè di passaggio. Una volta fu un m ezzo sq uadr o ne d i d t·agon i che fece ta p pa all'Osteria Nuova proprio di fronte al nostro belvedet·e. Essi avevano legati i cavalli agli anelli fitti nel mur o dell' osteria ed a lle spranghe delle finestre delle case intorno. Erano tutti inunantellati di bianco e bianchi erano i lot·o cavalli, le gualdrappe già r osse, gl'elmi di cuoio net·o ma bianchi d i polvere; quelle Caccie rosse con baffi lunghi e biondi avevan o qualche cosa di particola re che obbligava a guardadi con una certa attenzione ed anche con una certa anm1irazione, disgiunta per ò da simpatia, almeno pet· me ed ho ragione di cr edere a nche pet· i nù ei fr atelli.

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Quegli occhi bianchi, quetr andatura pesante a gambe la r ghe e collo «squadrone» (sciabola) c he lasciavano batte r e negligentemente sul selciato attraevano bensì la nostt·a intensa attenzione, ma non già la nostra simpatia. Un'altt·a volta fu una mezza battel"ia che aveva parcato nel pt·ato della Rocca. Proprio :in quel giomo io ero r iuscito ad ottenere il pet·messo dalla buona mamma di a ndaa· a vedere i «papal:ini» a far manovra ; ed er o tutto in estasi al vedea·e i movimenti colla baionetla e le puntate e le parate quando mi accorsi della mezza batteria parcala fra lo spazio occupato dai papal:ini ed il fossatello davanti slla Ro<'ca. E fiutando meglio e facendo tra me e me un paragone, tutt'altro che favorevole, fra la corta tunicbetta color marrone a mostre ciliegia e pantaloni turchini chiaro di due ufficiali della balleria stessa e l' ampia tunica nen1 c pantaloni rossi degli ufficiali pontifici , vidi anche i d ue ufficiali austl'iaci , due giovinotti con piccoli baffi , passeggiare in su cd in giù alle spalle di uno di quegli ufficiali pontifici e parlue ta·a lor o c sorrider e. E cr edetti anche d 'accorgermi che quel buon ragazzonc di ufficiale pontificio si sentiva a disagio con quei due cosi impettiti ed impomatati che gli giravano di dietro e ridevano. Egli sta va egualmente in posizione correttissima colla sciabola al fian co desu·o e comandando a' suoi uomini, ma due piccole rughe perpendicolari alle sopraciglia indicavano in lui una preoccupazione tutt'altro che gradita.

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Passa to a Bologna colla famiglia Vl't·so la fin e del 1858, .-ividi nuovamente gli austriaci, ma questa volta in molti e molti esemplari ad un tempo. Vi era fanteria, vi er a no cacciatori, cessari, cannonieri ecc. ecc. Non si era ancora comincia ta ad intorbidare la situazione politica ma già vedeva nsene alcuni segni precursori: lievi, lievi ma eloquenti. Si buccicava p. es. di certe risse, anzi zuffe, vere zuffe tt·a soldati austriaci e soldati pa pa lini nelle quali naturalmente erano sempre gli austriaci che le pigliavano. Si diceva p. es. che un gioa·no un d r agone ed un fa ntaccino pontifici trovandosi in una osteria a bere nella quale vi ea·ano pur e sei o sette ussed austt·iaci, e vedendo il dragone cbe coloro li schea·nivano, voltosi al fa ntaccino: «E tu non te ne r isenti?» gli domandò alterato. «E che vuoi tu che io faccia colla mia piccola daga?,. rispose questi. Allora il dragone gli diede l'incarico di chiuder e l'uscio della stanza e di porvisi a guardia e, tratto lo spadone, cominciò a menarlo in tondo con tanta bravura che quei poveri usseri dovettero raccomandarsegli per non venire uccisi. Ed un'altra volta un dragone (sempa·e i dragoni del Papa, la gran simpatia dei bolognesi e la met·ita vano davvero), un dragone solo aveva tenuto testa a 5 o 6 ussca·i fcr·cndone paa·ecchi e levando un tumulto tale da quasi far battere la «genct·ale>> e t·iuscendo appena appena in tempo gli ufficiali dei dragoni medesimi, a chiudct·e in quaa·tier e i loro uomini che volevano uscire a qualunque c·osto per liberare il loro compagno, an·esta to dagli austriaci. Questo si direva e si ripeteva a bassa voce nl'i cia·coli cittadini; ed altri ed a ltri fatti di q uesto genere si pa·opalavano e gl'animi si andavano scaldando ogni giorno più da un lato c da ll'altr o. Questo però non toglieva anco t·u r hc la guarnigione aus t.-ia('a facesse a la a certe processioni e fcRtività sact·e. Ricoa·do un mezzo squadt·one di usseri schierati in Piazza di S. P etronio sotto la sta-

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tua del Gigante, in attesa che passasse non ricordo più q uale procc sionc sacr a cui doveva rendere gli onori. Era giorno piovoso e gli usseri e r ano in mantello {bianco) e col «sa kò» coper·to di bia nco esso pure, giacchè erano usseri «Hallar» che por tavano appunto il sakò bianco. Sembravano tutti dello stesso stampo, mi diceva un a mico; nasi l"incagnati cam agione giallastt·a e baffi a punta e stecchiti ; l"icor·do l'ufficiale, a nche lui con lunghi baffi biondo chiaro e lo sguat·do profondo e pensier·oso. In piazza d ' armi d eUa Montagnola li vedevo a piccoli gruppi manovt·are in cacciatori od eser citarsi alla baionetta , correndo in circolo c scagliando di tr a tto in tratto un colpo verso un cavaliere ipotetico posto nel centro di esso circolo. E , siccome nel far ciò non potevano guarda r e in terra, così quei feroci burloni che et·ano i fa cchini ne profittavan per piantare alla notte dei piuoli in q uei luoghi ove avveniva piu spesso tale eser cizio, onde quei pover·i fa ntaccini , inciampando in essi, facevano dei capitomboli ten·ibili con gr an gioia dei facchini che stavansi a goder·e la scena a pa·udcnte distanza. L'ultima visione che m'ebbi degli austriaci a Bologna fu quella di due usseri che entravano una domenica mattina , forse l' ultima di maggio del 1859, da porta S. Stefano . P r ocedevano al passo, guata ndo qua e là sospettosi e col moschetto pronto suU' arcione ...

QUINTO CENNI

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t"no s tudio stor·i<-o militar·e

I BATTAGLIONI DELLA SPERANZA (1797-99)(1848-49)(1859-60)

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Il Ar·ticolo pubblicato su "La lettura" del 1 giugno 1916.


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a bella e simp atica is tituzio ne de i b oy sco uts o •·Ragazzi <'Splo r·a tOt·i" non è, come ben si sa un' istituziom· d' o r·iginc ita liana, ma r·i è ven uta iJw rcc dall' lnghiltet-ra ove le di t•d e vita , pochi nn ni or· sono, il colonnello inglese Badt>n Powt'll, uno d egli ufficiali super·io .-i inglesi clw più fcecr·o pa .-lar-c· di s (· rwlla gu c•·r·a d el Tr·a nsva a l. Ma se tale istituzione non è italia na. bt•n è sta ta ta l<~ altr·a consimile, d ' indol<' pcn) esd usivamen t<• milita r·c, quella dt•i t'OSÌ detti B a ttaglioni della pcnmza e che l'ha p n·c·t•d uta d i p ot·o più d i un secolo. Co nw è già indica to dalla de n o minazione m ed es ima. a ndH· i B aftaglioni d ella Sper·an za er a n o piuttosto una b uo na pt'< llnC'ssa J>Cl' l'av ve nire che non u n VCl 'O pn •sid io pcJ p r·esente . ta ntO lo (•iÒ vcr·o c·lw. a l p ari d t'gli a ttuali «t'aguzzi t·splor·ator i» . quei ba ttaglioni si rc•c·ltrt ava no unic·a nH•ntc ft·a r·aguzzi f' giovinetti JH'i qu ali 1111 ta le sc·r·vizio m i lit ~11·e costituiva un oll imo a dd r stnllnt'otu a quello ch e a vn •hhc ro poi dov uto p t·cstar·c in a lt r·a maggio t't' l'là pt•r· la d ifesa dl'l la lot·o Patda . Essi er·ano per·<·iò in quadt·a ti t' t·umarula ti d a uffìeiuli , uomin i fa tti. li pr·imo <·sem pio dell' istit uzione di una talt• giova ni sinw milizia fu d ato d n Milan o nell797 . e l' esemp io fu s<•gu ito nell'an no uwd esim o d a ModC'n a , d a B r<' c·ia c d a a lt r <' ci ttà d e ll a L omhal'(lia . d ell' Emilia <' di'Ila Ro ma b•na a miMII'él c·lw r sse si costituh a n o in libcr·tìt so ll o la prot<'ziotw c l'cg<'monia tll'lla R cpubh li<'a F r·an<·<•sc , o nd e pot1·cbbc anclw sosp ctta r si <'h e una tale i s titu :~.io ll <' t·i s ia vcnut n da quella R ep ubhlica. in novntr·ic·t· in a llor a d i ta nti' t• La llt<· cmw. Pc·r·cì, ind agando bene fr·a i n uHwr·c•sissimi documenti che noi JlfiSsedia mo a l r·igua rdo , possiamo esdHd t' r·c a ssolu tamente un tale sospetto stautcchè fra i 685 battaglioni di ' olouta1·i c «t·eq uisiti• cd un centin a io e più di co r p i f r·a n <·h i c legioui d ive r· e c h e la R epu bblica Ft·ancese levò fr·a il 1791 C'd il 1794 e che ci sono da ti in nota d a Camillo R ousset nel suo liiH'o: k s volon tai r·es 179 1-94 . no n 1111 0 ne abb iam o t r·o va to cht• p or·ti il n ome di Ba lla glion c . Cor·po o Legione del.la Sp er·a nza o d w. a ltl'im cnti, accenn i. 1w r· il pr·op r·io nome o per l'età d e' suoi <'omponcnti . ad esser· sta to quulchc cosu d i a nalogo; mentt·e poi, fr·a il migliaio c più di compagnie dj gntna tier·i, fueilicl'i , caccia to r·i. <11·rhihugiel'i eli Ctti si compo:.r la fa ntcr·ia d t'lla Guardia Nazionale Fr·a rwf'sc tr·a il 1789 e il 179 1 c d elle qua li il t>erioclico mili tar·e illus iJ·a to: La Giber ne di Par·igi. eli ed e già i n omi d esumendoli d a ll' Alm an ac· d e la Gar·d e a tiona lc d c la Fr·an ce 1790, una sola. dic·iamo: una so la fr·a p iù di millt•. porta l'i ndit·uzione di «tous gm·~ons» <•cl è la pr·im a d el batt<:gliorw volonta ri delltt G ua r d ja Naziona le d i BitdH• in L o r en a , rn <•ntn• un' a ltm , p ur·e la p t·ima , della Gua r·dia Naziona le di C ui ngumps in Br·ctagn a , po r·ta q uPila di «jeun<·s g<•ns» . Ma. oltr·echè lu q uu lifi<·a di «j cu ru•s g<·ns» indica scmpliec•mt•ntt· giovine tti d i Jll'imo Jw lo , c·ioè: d a i 16 ai L8 an n i e non gi~t ntgazzi d i L2 a 16 , vi è d i piì'r dw la qua lifi t'a di «Lous ga r·~o n s» non (• u<·c·ompagna ta a ffa llo tla uleun a s pit•gnzio ne la q uale fat·<'i a c·omJH't•nd<•r·<· che i tn:ttti d i u n a vcr·a c• JH'Op r·ia istituzionf', bensì Lutto fa c·r·<•derc in\'C('C d tt' l' t·s~c· r· com posta <fU<'IIa rom pa~,'ni a eli Bitdw d i Lulli r·agazzi sia !<t•mplit·t•lll<'lltt• 1\ ·ffetto el i un 'iniziati va pr·otu·ia di q uella p ic·c·ola <·itt à. la quak non a bbia a vu to , come \t·r·nn wn t<' ~> i vede che non lru H \ uto , a lcun segui to. Possia mo q uindi stuhilire sen:~.a venrna c•bit uziont• che q ut•t;t ' i st i t u :~. i o nP d r i Bau a glio ni dt·lla Sp er an za. <'mumtziorw dir<'llu d<'lln Gua r·clia Nazion a h·, fu un ' istituzione ita liana in tu tt a

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l'estensione d el Lenuirw, anzi milanese. p er chè Milano fu la pr·irnissima cillà italiana che isLituì cruesta giovanissima milizia. Ciò posto dieiamo alr·une par·ole sulla sua piccola stor·ia e sulle sue vicendt>. li pt·imo Battaglion e d ella Sp er·anza sorse adunque in Milano p er· effe tto ùc>l d ect·eto del 28 << Piovoso», anno VI e<JuivalenLe <Ù 16 febbraio dell797 , il qual d ecr·eto fu poi seguito da altro del L0 «Nevoso», anno medesimo (22 d icembr·e), pr·escdvente cbe ogr1rmo dei 20 dipat·tinlenti, nei quali e ra stata poco prima clivisa la Hepubblica C isalpina , ne avesse ad avere uno, onde venivano ad esse r·e in t utto 20 uattaglioni. Ed erano essi i battagJjoni d i Milano , di Como, di Pavia , dì Varese, di Lecco , eU Bergamo, d i Sondl'io, d i Bt·escia, di Desenzano, di Mantova , di Lodi, di Reggio,• di Modena , eli Ma ss a (eli CatTaJ·a), di BoJogna, di Cento , di Ferrar·a , eli Faenza e eli IDmini. È difficile amn1etter e pe•· sicur·o che tutti codesti venti bauaglioni di t·agazzi abbiano avuto la loro piena ed intie r·a or·ganizzazione e forse in più un luogo essa si sa•·à dovuta a tTestare ad una o due compagnie per mancanza d el personale necessar·io e fisicamente e moralmente adatto, onde non pocbe sat·anno cct·tamente state le deficienze; ma in competlSO va osservato ch e in alcune d elle città , capitali di dipartimento, come Modena e Brescia ad esempio, i battagjjoni erano due e più. Infatti al 28 maggio del ' 97 Mode na ne aveva due come lo dimos tra il segu ente documento d ell 'epoca , ch e abbiamo trova to nel R. Arcbivio di S tato di Modena , favoritoci da quel compianto archivista Dr. Ognibene. e ch e qui diamo in tutta la sua integdtà : <<Adì 28 maggio 1797. - Nel ist•·uzione Publica due cittadine repuhlicane in segno di vero attaccamento alla Republica regaJarono due bandier e di setta alli piccoli fanciulli, quali si cbiamarono il Regimento della Speranza a lla fine deii'Tsti'Lizione li due Alfiet·i si miseru alla testa d e' suoi due battaglioni e fece•·o una spasseggiata p c t· Modena e facen clo le evoluzioni milita l'i».

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Al d ocumento va unito il disegno delle due bandier·e , sotto le quali tt·oviamo sc•·itta la nota segu ente: «Queste fr 11·ono le due bandier e t·egalatc dalle sor·elle Gius ti alli b'Ìova ni della legione della Speranza ». Il Gove•·no pt·ovvisol'io di Brescia aveva poi, a sua volta, decr·etato a ll ' 8 di giugno 1797 ch e il «Corpo d ella Speranza della Patl'ia » avesse a constare di due battaglioni tulO p er· ogni due quartieri. E siccome a tale dect·eto va tulito lo specchietto d ella •·elativa fo•·mazione, nonchè la desct·izione d ell' tmiforme e d ell'armamento, le qua Jj cose tutte abbiamo buone ragioni per creder·e ch e fosset·o egua.li p e•· tutti i battaglioni , così le riproduciamo n ella lot·o integl'ità: Stato Maggio•·e del Coq )o: Un comandante gene•·ale . un ajutante generaJe, un aggiunto , un tamlJurino maggiot·e. Stato Maggior·e di Battaglione : Un capo battaglione . un ajutante maggior·e, un pot·ta-stendardo, un tambUJ·ino maggio•·e, u_n quat'tier· mastt·o. Ogni battaglione quattt·o compagnie . -Ogni compagnia: Un capitano, un luogotenente, un sottotenente, un sergente maggiore, due set·genti, un capot·aJ ful'ier·e, quattro caporali. (Manca il quantitativo di m:iliti e tambul'ini di ogni singola compagnia).

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L\111 ifom 1e e ra queUa stessa della Guar·dia Naziona le e r ar·mame nto consisteva in fucili e palossi di legno. Soltanto gli ufficiali e r·a no vera men te anna li. L' un ifo rm e poi a i Battaglioni de ll a Spcr·anza deUa Cisalpina propriamente detta non fu assegnata, a qua nt o par·e, altro che nel cor·so del 1797, o, meglio, ver·so la fi ne di detto anno. Ta le istituzione non d ur·ò a lungo.

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Già, quando nel 1800 si ricostituì In Cisalpina e con essa la sua Guar·dia Naziona le, non si pa r lava già più di Battaglioni della Spet·nnza , i quali non er·ano sva niti soltanto per mancanza , for se, ch•llo spir·ito necessario a tener·li in vita, ma sì bene ancora per·chè i r·agazzi del 1796-97 erano già Ot"mai giovani fa tti ed entrali quindi a fa t· pur·tc della Milizia e quelli che pet· avventura non fosser·o a ncor a pur vcnuti a ta le e tà potcwano invece esser·e entr·ati in a ltr·i cor-pi boiovanili già istituiti od in Istituti d i educazione milita t·e che fino tlu a llora si a ndavano q ua e là costituendo. A Mila no, per· est•mpio, esisteva già il Collegio degli Or·fa ni , vuJgo «Mat·tinitl » per-fe tta mente vestito ed ot·ganizzato a lla militare: ed a Genova (Rr pubblica Ligur e) il «Collegio dci Solda tini», esso pu t·e milita r·mcnte ot·ganizzato. Ma l' istituzione non perì: t·ivisse a nzi cd abbastanza Oor·ida non upprna fu data a q ualche Stato ita liano la bella sor·te d i scuoter·<> da lle pr opl"ie spalle il boiogo rlc·ll'oppt·cssione stranier·a o d i quella dw sull 'u iu to d i stranier a potC!nUt si a ffidava. Sola mente che, es~:w ncl nv i giù in piena effi cienzu istituti tU educazione giova nile uuissimi u da r·c a sé stessi un ' impront u milita t·c, fu meno sentito il desider·io di r iaver·e i Battaglioni della Sper·anza e fu anche meno disponibile il necessario personale. Così nella memoranda e fervor·osa epoca del 1848-49 furono pochi i Battaglioni della Sper anza dei q uali si conservi la memoria e tra i pochi noi siam o in grado di r·i c o r dare solta nto que lli d i R o m a, d i Ve n ezia e d i Pa r ma. Cet·ta mente ve ne saranno stati a ltr·i, ma la loro memoria non è giunta fi no a noi , malgrado ogni nostr a •·icerca. E siccome, pu r avendo cliscr·eta memoria della lot·o uniforme, non ne abbia mo a ffatto della lot·o r·ispettiva orga nizzazio ne, così ci linù tet·emo a da r· quella, aggiungendo soltanto - per la storia e per q uel poco che nt> sappiamo - che nella t·icostituzione dell'esercito pontificio, poi r·omano. avvenu ta in d icembr e 1848, p arte de l Battaglione della pe ranza di R oma passò <·ome a lunni este rni a lla nuova sc u o l a Ca d e t t i e c h e i compo ne nt i l ' ana lo go Ba ttagli o n e «Spt>ranzi ni» di Parma - i q ua li e r·ano. in origine, fa nciulli della «Casa eli Pr·ovvidenza, - furono ma nten uti in piede di servizio, nnit amente a lla Gua r·dia Naziona le - seb bene in via a ffa u o pr·ovvisol"iu - da l Governo P r·ovvisor·io Milita1·e Austriaco! il q ua le, a l 18 agosto del 1848, aveva p•·eso possesso del Ducato d i Pan na e lo •·eggeva in nome e per conto del Ouen assente Car·lo Il . E non fu•·ono gli un i c l' a ht·a licenziati. o, meglio. sop pressi, ah•·o che al 6 a pr·i le d e l 1849 q u an do l'A us tr·ia , in pe•·sona d el ma r·escia llo <l" Aspr·<•. ussunse di n uovo i1 govcmo militare del Duca to in nome del OU<·a - pur esso assente - Carlo Ili. E vt•niamo ora al1859. quest'ultima tappa degli zelanti e simpatici «Spe•·anzini ». Nel 1859-60 a ncor· meno clw nel 1848-49 l'ist ituzione d<•i coq>i dt>llu «Spt·•·anza» ebbe modo d i espa ndersi pe•·cbè in tale epoca, a rwor mtmo d w nella pr ecedente, i SN n p l"<' piiÌ c•·esciuti in numer o


istituti d i ed ucazione civile, cui se ne erano congiunti già alcuni militar-i , lasciarono Liber·o il campo; e senza dire dei Battagliorù di adolescenti di Garibaldi , 1849 - 1859 - 60. E noi, infatti , non r ammentia mo altr o che quelli di Bologna e della vicina Imola, l'esis tenza in ser vizio , più o meno attivo, dei quali ci sembra abbia per·dur·ato fi n verso il 1868. Diamo q uindi le uniformi <li q uesti d ue ultimi r·appresentanti di questa simpa tica e patr iottica istituzione, la q uale, se pure non ebbe pa r te attiva alcuna nelle patrie vicende, concorse tuttavia, per quanto poteva stare nei limiti della sua piccola potenzialità , a ma ntener e vivo nei giovinetti i patriottici sentime nti , men tr e un qualch e ser·vizio <li scorta d ' onor e e, maga ri a nche <li guar<lia pubblica, sapeva e poteva prestarlo e lo prestava difa tti con zelo c senza ostentazione. Oggi, come oggi, una simile istituzione, puramente ed esclusivamente milita r e, non sar·ebbe compresa se non vi fosse unita, come la si trova nell ' istituzione dei «r agazzi esplor ator·i», anche una praticità di intenti e di mezzi molto svariata. Epperò non si è più sentita, in Italia almeno, la neccessità o, se non proprio la neccessità, la convenienza almeno di r iattivarla. Sta per ò il fa tto che in altri eser citi vige, ancora , sotto il nome di «cadetti» un' istituzione con sinùle e pr ecisamente nell'eser cito inglese; nell'eser cito, cioè, <li quella nazione, celebre per la praticità de' suoi intenti, la quale a ppunto ci ha dato la prima ide a di un ' istituzione così -pratica come quella de' suoi boy-scouts. Là, in quell'esercito, prima che esso si facesse, per gli eventi della guer ra attuale, così enormemente numer·oso, quasi ohrni r eggimento di fanteria a veva , e forse ha ancor oggi, la sua compagnia, o corpo, di Cadet Corps e di Cadet Units affilia ted to units of the Territorial Force («Unità di Cadetti affili a te ad unità della Forza Territoria le») le quali unità (corpi o compagnie) po rta no la s tessa unifo rme dell' unità te r ritor iale madr e, per·ò, usualmente a lmeno, senz' arrni. QUINTO CENNI

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IL SOGGETTO E LA SUA ESTRINSECAZIONE CONSIDERATI COME BASI NATURALI DI OGNI LAVORO . D~ARTE

Il Articolo pubblicato stÙ "Gazzettino Artistico-Letterario" del 15 agosto 1884.


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nzitutlo ringrazio di cuore l 'Egr egio Sig. P r·of. Calò di Bar·letta di ciò che egli si è compiaciuto di scrivere nel N. 13 di questo simpatico Gazzettino relativamente al detto mio ar·licolo sul Colore e sono veramente contento di veder·e come un egr egio at·tista , quale egli è, si trovi esso pm·e del nùo parer e. Se quel mio at·ticolo ha fa tto bene a lui, come egli si compiace affermare, la sua appr ovazione del medesimo ne ha fatto altrettanto a me: incora&,criato quindi da questo buon successo inconùncio. Pirì ci penso e più mi per·suado che non è il buon colo•·e che da sé solo possa far bello un quadro, ma bensì il modo col quale è svolto il ·soggetto che esso t·appresenta. L'Esposizione di Tor·ino mi ha nuovamente confermato in questa idea. poichè i molti quadri che vi si tr·ovano con soggetto poco o malamente inteso non r eggono affatto, almeno a nùo semplice parer·e, al confronto di quelli che rappr·esentano un fatto ben determinato e circostanziato, sapientemente e logicamente svolto. Certo non avrò dalla mia gli avvenit•isti pei quali l'ar·te è ormai discesa al r·ango di semplice mestiere, non trattandosi più per essi a ltro che di colorire bene e con gran vaghezza di tinte un oggetto qualunque come Lma testa , una stoffa , un mobile, un muro, un vaso di fiori , un albero, una scopa e via discorrendo; ma anò bensì dalla nùa, almeno lo spero, lutti quelli che nell'arte cer cano l'alimento dello spirito, la riproduzione non mùcamente materia le della natura, l'e trinsecaziooe logica e completa del soggetto r a ppresenta to. E che non nù si venga a dire che io c:osì riconduco la pittm·a ai tempi della sua decad(•nza, quando l'estrinsecazione del soggetto era andata tant'olt•·c la sua giusta meta che cadf'va ncU'esagc•·azione e nel l"idicolo: no, no. io voglio che la detta estrinsecazione sia logica e naturale e per chè r aggiunga pienamente quest'intento, io domando che tntte le basi sulle quali essa riposa come a dit·e concetto, disegno, prospettiva , color e, armonia generale ecc. sieno tutte chiamate a r·accolta, perchè ognuna contribuisca dal canto suo ed in giusti limiti a renderla chiara ed evidente, e per chè ciò possa avvenire occon·e anzitntto che l'artista sia per la sua istruzione e pel suo modo di sentire pienamente a ll'altezza del soggetto rappt·esentato; poi che conosca bene il disegno e la prospettiva ed infine che si sia esercitato hmgamente nel colorire dal ver o senza per altt·o esagerar·e affatto quest 'ottima pa rte de' suoi studii. -Qui nù pare di veder e il mio egregio Chirtani inarcare le ciglia minacciosamente, ma io con sua buona pace, gli ripeterò a ncora una volta che il vero deve, sì, semp•·e esser pn:so a mode llo d'ogni lavoro d ' arte, ma non già così materialmente ed aUa cieca come oggi si fa. Io so per esempio di un pittore mila nese il quale a ·suoi discepoli insegn a unicamente e semplicemente (così a lmeno mi è stato accertato, che io noi so di mia scienza non apendo nemmeno come egli si chiami) quasi unicamente e semplicemente, dico, inse{,rna copiar·e col colore il primo oggetto che si trovano dinanzi , oppure un certo numer·o d 'oggetti messi insieme a casaccio, od artisticamente, e mi so&,criungono che ne ottiene degli effe tti nùrabili, ed io bene volentieri lo cr edo. Ma )' arte è tutta Jì? fl vet•o È' proprio limitato meccanicunw nte aJla b.-illante .-ipt·oduzione dell' aspetto matea-iale delle cose? O non è mica il caso di r·ipetere che l'ar·te, cacciata a questo punto, nùnaccia di trasfot·ma rsi in mestiere? Io vor..-ei un po' vedere che cosa mi saprebber o fare questi discepoli così valenti, quando io li invitassi a rapf>rescntarmi un soggetto! Intanto io vedo non discepoli , ma utisti i <tuali innamor·ati unicamente: del eolorc, cadono nelle


lot·o composizioni nel gr ottest·o, tH"ll' l'tToru•o, nell' impossibile; e da che può provenic,. questo se non da alt•·o che dal fulso siswrna d 'idolatra •·e una par·te solu deiJe ta nte che cos tituist~ono il V<'r·o <'di trascurare qua i del tutto le a lt•·e. E questo modo d 'i ntcnder·c l'arI e sa•·à detto verismo nel più S('rio senso della pa rola? Mai più ; questa è convenzione e null'aht·o. Ed or a è iJ tempo di venire ad alcuni esempi <·hc possano suffr·agar e questa mia qualsiasi opinione. - Pr·e ndo in mano iJ mio libr·iccino di note fatte all'Esposizione d i Todno cd incomincio, . 230. n Capitano Motta Giaci nto att•·avet·sa il pot·to di Chioggia pe r pot·tarsi in aiuto di al c uni so ldati pe ri colanti in ma r·e . Cherchè si voglia dire in con tt·a t·io, pl'imeggia senza dubbio in questo quadro lo svolgime nto logico, appassiona to del soggello. Il colore. il disegno e la prospettiva non fanno che cont1·ibnire ognuno pet· pm·te pr·opria, col mezzo deUa pe•·fezione con cui sono intesi, al più completo e più vet·o svolgimento di esso, per cui questo quadt·o è ammit·ahile e desta un intc•·cssc infinito. Ne è a utot·e Bianchi Mosè di Monza. N. 138. Ave Maria. - (Ft·ati Certosini che pet· regola dellot·o istituto d ovendo baciare quel qualunque oggetto che si ll·ovano sotto mano allo scoccare dell'Ave Maria baciano nel soggetto rappresentato la bat·ca sulla quale si trovano). Come quadt·o consider a to unicamente per il colore, il disegno, la prospettiva è eccellente: come soggetto è falso. Falso perchè quando suona r Ave Ma t·ia il sole è già tramontato e qui se ne vede invece uno sprazzo di luce dorata sopra un basso muro. Certo è a questo sprazzo di luce ed al bel contrasto di tinte che ne deriva, che il quadro deve il suo magico effetto, ma è per·messo. onde ottener e un dato effetto (che d' alIJ·onde non sarebbe in alcun modo toller a to clal logico svolgimento del soggetto) sconvolget·e le t•cgole della natu•·a ... cd anche q ueUe di un istituto giacchè è evidente che non pote ndo esser e ancot·a l'Ave Muia con quella luce, q uei ft·ati vengono con ciò ad a nticipat·c iJ loro dovere? lo non lo ct·edo. Che se qunlcht: vcd sta von·à obbicttat·mi cbe in un quadro si deve guul'(lare solo alla splendidezza , all'incanto del colore, iJ soggetto venendo soltanto in ultima Linea, io gli t·isponderò che questa sua è una molto comoda teol'ia e che pot•·à esset·e vera soltanto quando egli mi avrà dimosLJ·ato c fatto toccar e con mano che tutto ciò che è comodo è a nche vet·o. Intanto in aspettativa di tali argomenti che ho piena fede non a n·ivct·anno mai io dico senz'altr·o che se il quad•·o è eccellente per colore. come soggetto invece è interamente fa lso . . 307. Socrate al momento di bere la cicuta. -L'impressione che desta uu fatto tragico al momento in cui sta pct· compirsi è sempr·e varia secondo la natura sempr·e varia degU spettatori del medesimo; qui tutti piangono, e tutti dal più al meno nella stessa a ttitudine: ciò diminuisce d 'assai l'effetto mor·ale del quad t·o, sicche chi lo guarda è impedito di partecipa r e d i quell'impression e dolorosa che dovrebbe esserne l 'effetto immediato e per ciò il quadro come soggetto, è incompleto. N . 317. Sul Golgota.- Se l'egt·egio autore hn voluto r appr esentare nel crocifisso uno dei due ladr oni, sta bene: ma se si è inteso inve-

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ce di t·appresenta r·e la sublime figur·a del Cr-isto. allot·a è tutt"altr o affat·e. Quella faccia non ispira la nobiltà , la soavità della figura del Redentorc, cbe è figm·a tipica cosicchè veruno può cambiarla senza incot-rer·c con ciò nel fa lso; oltre a ciò è molto mal disegnata , non mi pcr·ito a dirlo, e trovo st rano c he pet· a ver otte nuto un magico effetto di color e possa esser poi pennesso all' a r·tista di stt·apazzat"e in tal modo il disegno. Questo no n è il vero poichè nel vet·o il disegno è sempr e perfetto, q uesto non è il ver o per chè nel vero il Redentore dovea a ve•· un aspetto ben ahr·imenti nobile c digni toso. La magia del colorito non basta a par·er· mio a r ende r· buono questo quad t·o. N. 1554. TI consiglio della modella . (R ina ldi). - Soggetto semplice ma t·eso co n e vide nza d ' espr essio ne e d i movimen to, co n buon disegno e di ligente esecuzione. Con q uesta uJtima q ua lità del suo lavor·o l' egr ebrio auto re climostr·a saper·e benissimo che il vcr·o non lo si gua r·da ad occhi socchiusi, nè corr·endo a r otta di t"ollo. nei qua li d ue casi sola mente troverei necessa rie le comod<• sfumatut·e degli a vvenir-isti.

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N. 1756. La Oer·elitta. (Ta llone). - Le qua li comode sfu ma ture si tr·ovano bene in questo quadr·o, ma poi il sentimento vi è espr·esso con una sì str·aordinaria potenza di co ncezione che q ua nd"anche esso non fo sse, come è, s ussidi ato d a un colo ri to a mmir·abile. baster·ebbe da solo a fa nte, come egli (· infatti, uno cl<•i miglio r·i qua d t·i dell ' Esposizione. - E cruesta mia fn w ea dichia razione ser·ve a pr ovar·e ancor·a w1a volta che io non voglio r·icondur·r·t• l'a r·t e ai tempi della sua decadenza ma voglio scmpHcemente che l' intrinsecazione del soggetto non sia messa in tùtima linea come oggi si pratica dai così detti veristi. N. 399. Tt·istezza invernale. (CaJder iui). - Soggetto magnificamente inteso per· colorito, per di ·egno, per pr ospettiva. per tutto infine, trallQe che per le cime degli alberi; le q uali sono così inclistinte ed incerte che semhr·a no chiazze di colore a ppiccicate a l quadro. Ritengo che l' egr egio a utore abbia inteso con ciò di d a t·e uua buona idea del ve t·o, ma io penso invece che non vi sia punto riescito; poiehè. per quanto cer·te cime, quantunque spoglie di fTonde, sicchè seml>rano ta nti fùi , prestino poca presa aU'occhio, es e ne presta no put· sempr·e q uella ta nta che basti perchè l' occlù o ne a bbr·a cci fu ggitivamente ed a ll' ingrosso la f01·ma q ua nd ' a nche tit·i vento, del q ua le. in ogni modo. non vi ha poi tr·accia nel q uad r·o. Il soggetto q uindi, malgra do i tan ti mer-iti della sua estrinseca zione non può dir·si svolto colla debita verità. N. 401. Alt. eli Bersaglier·i nel Corso V. Ema nuele (dello stesso). Buo no per· disegno, color·ito. pr·ospelliva. Faccio olo q uest 'osser·vazione: q uei bersagliet·i sono fenni: cioè nelle miglior·i condizioni per esset·e minutamen te osser·va ti. - Or·a per·chè ha nno essi contor·ni così indecisi c non vi si tr·ova pr·ecisato a lcun par tieola r·c"? Forse l' autot·e non ha IJ·ovato nec·essa r·io di fa r·lo; ma per mr pr nso che il ver o è sempr·e pr·eciso ne· suoi par·ticolar·i e rome ta le c· o ·ì dcv· esserlo pet· a nco nel cruadt·o q uando speciulnw nte in esso c·ome in q ue llo d i cui parlo, le figur·e sono pr<'Sii<> a poco a l liv<'llo dello spettato r·e sicchè le dimost ra poco dista nti dallo stesso, t• quindi . ripeto, nelle migLioi"Ì co ndizio ni per· t•ssr r· minuta nwnll· osse r vate


a nche St>nza volerlo! Come vm·ità di soggt' llo adunque anche qul:'sto q uad ro è incompleto.

N. 1688. Mo nacanda un ' oa·a pa·ima di pr·cndN·e gli abiti monatali . ( e r·eno). - oggeuo eminen teme nte dramma t ico c r eso in pat·i tempo con gt·a ndi sima evidenza. di quella evidenza c he fa subito dia·e - q uesto è un at·tista profondo t> che sente potentemente. Dopo un tale elogio mi sembt·a non siavi a lcun altra cosa da d it·e: d'altronde non ho avuto tempo di ossea·va d o ta nto che basti pea· vcdea·e se sianvi dife tti d 'est>cuzio ne i q ua li in ogni modo non sareb ber o ta li da menoma a·e il mel'ito pl'incipa le di questo bel q uad a·o! . 1066. La Maddalena d ' oggi. - P ea· qu a nti JJt·egi di esecuzione possa no tt·ovat·si in q~u esto q uada·o essi so no lutti a nnu llati rla lla stupidaggint' somma del sogge tto la cui accettazione fa ben poco onot·e alla Commissione: senza offendea·e d ia·etta mente la moa·ali tà questo soggetto fa male a vederlo in un q uada·o come faa·ebbe male a vedel'lo sul vea·o. N. 1093. Madt·e di famiglia. - AlLt·ettanto dicasi di questo soggetto il quale compt·ova una volta più la leggerezza della Commissione s uddetta. la q uale deve sapct·e benissimo che cosa m' in tendo ili d it·e.

ì\. 942. La Fanciu lla d egli A m e d e i. - è ce r tam e n te l a Commissione ha mostt·a to miglior giudizio accetta ndo questo q uad r o nel qual e l'estrisecazione del soggetto è condotta , median te i più sll·ani contorcimenti delle fi gure. appunto a quella esagerazione d i pose c di movimenti che cantttrizzò il pet'iodo di d<•cadc•nza dell' ar te. Ma l' at'tista a ppat·tencvu a Ua Comtnissione stessa! Ed io so che i eomponenti la Commissione avea no iJ di r·itto di cspo i'I'C i (H'opri q uad r i e di più neUa luce che più lot·o confaceva. Ciò che vuoi dit·e che si facevano da se la paa·te clellt>On(•! Un bel gcne•·e di giustizia dist•·ibuti va ed una bella pa·omessu d ' imparzia lità pet· i futuri giudizi! N. 54.S . Timoa· panico. -È una ma nd t·u di cavall i spaventat a e tenuta a gr a n stento da alcuni gua rdiani. Soggt~ llo •·cso in modo impueggiabile. E q uesta è u te vet·a c non mcstiet·c!

. 486. Attenti alt. - Uno squ ada·one di cava llea·ia che ca ricando in li nea di ba ttaglia è fer mato ad un tt·a llo dal suo comandante . Qua ntunque assai debole pea· colodto (sq ua lUdo ed eguale) il movimento è t·cso con somma evidenza. Peccato che la manca nza di un buon colorito gli tolga di esset·e a nnove nato tr·a i migliori. . 1795. App•·occi. - L'espressione semplicissima del soldato che fa i suoi primi tentativi con una bella servell a è re a con molta evidenza . . 794. Linea di battaglia. - Bisob'11a conve nit·e che l'esimio Fattori sen te moltissimo il soggetto che t·appa·esenta . Ma perchè ma i co n una dote sì pr·eziosa e a·a t·a egli si ostina poi a a·appresf'nlu ci nei nostri svelti e sempr e eleganti solda ti a lta·etta nti zoticoni co n cer·te zampe e cea·ti scar·poni che assolutamente non si t·isco ntt·a no nel

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vero? Questo non può avveni1·e pe1· alti·o motivo che pc1· esse1·si egli fatto un modo affatto convenzionale di osse•·va1·e il vet·o. P 1·ovi un poco a togliCI·si di dosso questo difetto e vedt·à i suoi quad•·i infinitamente più ammirati di quello che oggi giom o e malgrado di esso lo sono. Un'altra osser vazione; le sue figur·e in questo quadro sembrano animate tutte da un solo ed identico movimento che le fa pendc•·e tutte verso il lato sinistro dell" osser vator e. Da c he mai può provenit·e una simile stnmezza? Non già da un colpo di vento? N. 1312. Vizio. - Soggetto antipatico ma t·eso con molta evidenza , tranne che a lcune figu1·e sono un poco t1·oppo accademiche: quella in ispecie del ferito. La natUt·alezza della maggio1· pa1·te delle a lti·e figure fa passar sop1·a ad un ce•·to squallor e di color·ito proprio di questo tllllor·e, che l'amico Chit·tani chiamò t·agna tclc ma che è poi lontano dal meritar un sì umiliante titolo.

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N . 886. LI Conte Ba.·a ttie l"i eli San Pietro carica valorosamente alla testa del suo •·eggirnento il 24 Giugno 1866. (Fatto d" armi presenziato dall'autot·e). - Malgr ado quanto è deuo in questa parentesi, io che conosc:o bene quelle loca lità, devo dir·e che no n vi è alcuna pa•·te dei pr·essi di Villafnmca Mantovana e pr·ecisa mente dove potè cut·ica •·e Genova Cavu lle.-ia , che somigli q uclln che set·ve di fondo a l quadt·o. - Il ten ·eno è Lutto coltivato e tullo coperto di gelsi, i qua li sebbene sie uo in q ua lche pa t·te t·adi c piccoli però impedircbbc•r·o ad ogni modo che si potesse vcdet· in tutta la s ua estensione qu!'lla lunga fùa di c·avalieri cht: si vecle nel quadro, a meno clw si volesse ammctl!'t"e eh<' la cavalleria dC'bba spiegarsi in tm terreno sì fatto secondo la linea dei gelsi e non secondo la fronte del ne mico, ciò che è sempliceme nte impossibile . Ciò p er la verità locale che pure fa pat·te anch'essa del soggeu o c non dev·esset·e intesa a capriccio . - Poichè, intendiamoci, vogliamo esser veri, perfettamente vet·i , assoggettandosi a tutti i legami del vet·o che banno servito a determinat·e in un modo piuttosto che in un altt·o il fatto che t·apprescn tiamo? Od invece vogliamo del vet·o prende t·e solo queUa pat·te che ci accomoda c tt·a lasciare tutto quello che, preso integralmente, fa1·ebbe sì conoscet·c meglio il soggetto ma l"iuscit·ebbe insieme di più difficile esecuzione? Nel primo caso noi sat·cmmo veri vel'isti: nel secondo. che è pur tJ·oppo quello praticato generalmente dai veristi modemi. non saremo altro che convenzionali puri e semplici. Difatti sopp1·imete per un motivo o pet· un a ltt·o una par·te del vet·o e voi farete con ciò un compr·omesso col ver o stesso e divcntet·ete quindi convenzionali. Ot·a chi pensa che la più forte accusa che i così detti vC'risti ed avveniristi gettano in fa ccia ai vecchi J)ittori è quella di esser convenzionali , mi d ica un poco o r·a c he cosa si de bba poi pe nsar di essi? Aspetto la l'isposta. Ma per tol"llar al quadro in questione, se come carica di Genova Cavalle l'ia a Villafranca non è esatto a motivo della loca lità non giustamente riprodotta, come soggetto astratto di una Ca t"i<:a qua lunque è molto bene inteso ed il suo autor·e me1·ita sincel"i Plogi pel modo col (1uale lo ha saputo svolger!'. N. 7. Casamicciola. {Ademollo). -È ammirabile pet· espressione come in ge ne r a le tutti di quest ' auto t·e sebbe ne ta luni lascino alquanto a dC'siclet·ue pc•· dis<'gno !' pet· colot·ito. N. 23 Curio Emanuele l alln hull aglia di C1·escctllino. (Albel"ici). -

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È un buon q uadt·o non troppo lindo e troppo hr·illante di color·ito (LJ·auandosi di un combatt imento di cavallc•·ia ove la polvere del te tTeno c quella dell ' a•·tiglie.-ia contdhtùscono a smorzare la vivucità delle tinte) : di più il soggcllo principalt', cioè il cavalie•·e ncr·o che a JTi va a tempo a salva•·e Carlo Ema nue le dalle mani dc i Tedeschi è visto troppo in distanza per chè fa ccia effetto. Quando si vuoi fa r valer e r episodio bisogna po•·tado molto vicino allo spettatore. N. 123, 124, 125. Quadr·i militar·i del Butolena. - Tutti buoni pet· concetto, composizione e disegno - non così pel colore il qua le è talmente basso di tono che cost•·inge lo spettatore a crea t·si li sul momento un ambiente particolare di luce appositamente per· fi gur arsi q uella del quad•·o: ciò non và. Qua ndo un tono di luce è eccessiva me nte basso diventa fal so e questo, secondo me, è iJ caso di questi dipinti . N. 445. AJ pascolo. (Carcano). - Detto più comunemente, sebbene con vocabolo non molto scelto "La vacca". - Ho già detto che è un buon quadro e qui lo ripeto e volentied . - Ma bisogna ricorda rsi che è lutto bontà di esecuzione, il concetto e l ' invenzione non essendovi che in minirnissimc dosi per la na tura stessa del soggetto, onde non si può convenientemente mettet·lo al di sopt·a d' ogni altt·o quadt·o dell ' Esposizione, come non si poll·cbbe giustamente pt·oclamare un semplice sonetto, per chè splendidissimo di fattm· a, rnigliot·e d ' un poema epico pr ofondo di pensieri ma soltanto di forma . Amme tto e scuso pienam ente l 'entusiastica predilezione che uno può provare per un tale sonetto in confronto del poema, ma non ne viene già la conseguenza diretta che esso sonetto sia per ciò solo affatto super:iot·e ul poema ; quell' entusiasmo è il sentimento mor·boso di uno o più individui e non può esser e tenuto come regola gcnet·a le: intanto si metta in sodo, senza fa r alcun torto a l bravo Cu cano, che egli eseguendo questo quadro non ha p r·ovato nemm<•no la q uarta pa rte dei pensie r·i d ' ogni gener e che devono aver affati cato la mente e l'intelligenza degli autori dei pregevoli dipinti la Monacanda, iJ Vizio, il Timo•· panico, la Derelitta , ed anciH~ se si vuole la Fanciulla degli Amedei. E qui finisco queste mie note le quali non ha nno al tro scopo che quello di fa r conoscer e qua nto sieno privi di merito ver o quei vcd sti, od avvc.>niristi che dir si voglia no, i quali , ciechi nel loro amo re esclusivo del colore, cadono in frequenti ClTOI·i di disegno, rwospettiva e concetto c r esi ul tempo stesso ingiusti da questo lo•·o esclusivismo gettano in faccia a chi insegnò già loro l' arte e più di essi o più seriamente l'amò c l'ama, l'accusa t·idicola di convenzionali; menu·e invece, pet· i motivi già detti sopr·a, m1a tale accusa si attaglia perfettamente all 'oper e loro. E difa tti che cosa è se non altr·o che convenzione pura e semplice questo loro arraba lla rsi tanto per una parte sola del vero e trascura•·e tutte o quasi le a ltr·e? Pre ndiamo, p e r· un esempio , il quadt·o Su l Golgota. È ammissibile che l ' autor·c di questo quadr·o che put·e ha la vot·ato assai meglio nell' altra sua tela L'Colte! (qua ntunque mancante anche questa e nella composizione troppo sparsa ed eccentrica e nel color e buttato giù a capriccio) è ammissibile, dico, che questo autore non conosca il disegno? Io dico di no; ma allor a per cbè lo ba ta nto 11·ascurato? P er occuparsi esclusivamente dell'effeuo sce-

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nico? Convenzione adunque, null' a ltro che convenzione. Od invece non conosce il disegn o ma solo il colorito e l'effetto gen er a le delle tinte? Ebbene a nche in questo caso vi è convenzione giacchè ciò prover·ebbe che egli ha trascur·a to affatto di studiare la parte disegno per alcune altr e par·ti del ver o, facendo così col medesimo vero q uel compromesso di cui sopr·a ho parlato. Insomma è ridicolo il sentir· i sedicenti ver isti tratta r di con venziona li i pittori a ntichi , e gmn·dar li d ' a lto in b asso solo per·chè il lor o color·ito è più vero e br·illa nte di q uello che i detti pittor·i an tichi pr·aticavano , ed è poi ingiusto e fa male davve ro il vederli così a rr·abbiati ed iJ·acònd i verso chi dimost ra invece di aver saputo e s aper e ta n to meglio di lor·o e con maggiore istr uzione e miglior volontà svolger e e rappr·esentar·e un dato soggetto. L'arte è univer sa le: abbraccia il creato in tutte le sue varie e molteplici manifestazioni e non può esser r·idotta a d ue o tt·e o q ua ttr·o sole di esse. Se etTa r ono q uelli che fino r·a trascura r ono la pa rte del colore er r a non meno chi oggi per q uesta sola parte trascura le altr e del soggetto, del disegno e della pr ospettiva ; er ra di più poi quegli che tm scurando esso stesso usando più parti di questo vero getta lo scr·ed ito ed il di sprezzo su chi ha fa tto o fa aJtr·ettanto. Chi si sente senza peccato gelli la pr ima pie tt·a - se lo r icordino i moder·ni vel"isti chè ne hanno nn gr·an bisogno! Ed or·a mi per·metta , sig. Dir·cttorc, due pa r·ole sulla Commissione d ' accettazione e collocamento delle oper·e d "a rte a ll' Esposizione di To rino. An zi tut to io es p r·im o n e tta m e n t e i l pa r e r e c he le Commissioni di accettazione in gener e, così c·ome agiscono, sono un contt·osenso, un ' ingiustizia, una cosa, a di..ta br·eve, da medio evo. Infatti ora che tutto è ispirato a q uei due sublimi ideali che sono la libertà e la fratellanza si deve veder·e, appunto nelle a r·ti così dette liber·ali, una specie di dispotismo r·appresenta to da pochi artisti che basandosi sulla infallibilità delle pr oprie decisioni giudica a cuor legger o e senz'ombr a di giustizi a, e distribuisce lodi c biasimi interamen te a capriccio! Sento qualcuno din ni che vi sono delle r·cgole che reggono tali d eter minazioni , come a d esemp io quelle che sta biliscono che sieno escluse le oper·e tutte che offendano le r ugioni dell'arte o della mor·ale; sì ben lo so, ma qu este r egole sono esse osser·vate? Mai più. Le Commissioni giudicano a capriccio e ne sono prove! P er· q uella di Roma, il r ifiuto del qua dro del Bisi , I nter no del Du omo di Mila no, che la Commissione stessa dovette poi accettare, mendicando delle scuse e dei pretesti abbasta nza meschini, e per q uestu di Torino , fra altre l' accettazione dei q uad r·i N. 1066, 1093 e 942 per le ra gioni esposte a suo luogo e lo spr egio fa u o al distinto sig. Calò e ad altti molti. Ma vi ha ancor a di più. La Commissione dell' E sposizione di Tor·ino è tutta composta di Piemontesi, almeno 23 su 27 sono tali (chè dei rimanenti quattr·o non so); or bene come può un a Comnùssione composta in gener a le di at·tisti di un a sola scuola, la P iemontese, giudica re con perfetta im parzialità le oper e di a rtisti di molte a ltt·e scuole? Ciò non è solta nto impossibile ma è a nche pe t·icoloso in q ua nto che ponendo una base, per· sua natur·a istessa , quasi unica cd esclusiva ai pr·opri ~:;i udizi , dà luogo a cet·te ingiustizie e prod uce per conseguenza a ttr iti e disgus ti molt o diffi cili da so pir e. Pe r cer to il Presidente Ber·tone di Sarnhuy si è mostra to in tal circostanza un molto infelice Presidente di Esposizi one di Belle Arti , ed io faccio fe t·vid.i voti che quella che si a pl"ir·à fr·a qua lc he tempo a Napoli non sia r·etta d a un uomo di nobil casato , di molta intelligenzn


amministrativa e di grande influenza sociale - ma bensì sia affidata ad un'artista di mente superiore, il quale non avendo le doti splendide del primo abbia però quella più positiva , più adatta di una perfetta conoscenza dell'arte e dei diritti degli artisti.

QUINTO CENNI

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Hihlio;!•·afì a

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Il Allo scopo di fa cilitare le ricerche degli studiosi , si tr·ascr·ivono integralmente le schede della Biblioteca ComunaJe di Imola , ben documentata su Quinto Cenni.


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Quinto Cenni pittore e disegnatore nato a Imola . S.n.t. , in - S0 (ritagliato da un catalogo). Sticca Giuseppe: Medaglioni: Quinto Cenni. Bolza Giorgio: D pittore e l'amico del soldato (Quinto Cenni imolese). Fraccaroli Arnaldo: Un pittot·e di soldati (Quinto Cenni). In "Lettura" (La): Rivista mensile del Corriere della Sera, n° 6, l ? giugno 1936. Milano, Tip. Corriere della Sera, 1936, in- S0 •

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Gasparinetti Alessandro: Non era soldato non andava a cavallo Quinto Cenni illustrava e dipingeva soltanto cose tnilitari. In: "D Cat·abiniere", n. 4 , aprile 1975. R oma, S.A.T., 1975, in - 4°, p . 9S, fig. Galli Romeo: Un precursore della moderna illustrazione giornalistica : Quinto Cenni imolese (lS45- 1917). Imola, Ti p . Galea ti; 1931, in - 4°, p. 12, ili. Notizie su Quinto Cenni di Imola. In: "La Pie", a. XIII, giugno - luglio 1932, (p . 156).

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D Prof. Cav. Quinto Cenni, note biografiche, in: " D Diario" 9 settembre 1917. Bolza Giorgio: D pittore e l' amico del soldato (Quinto Cenni, imolese) .. . Milano, Ti p. E. Reggiani , 1917, in-fol. p. 4. L'Illustrazione Militare Italiana diretta da Quinto Cenni. Moderni Pompeo: L'assedio di Roma nella guerra del l90 .. . con illustraz . di Quinto Cenni . Stefano Turr: Cenni biografici di Q. Cenni . In : "P ei caduti al Volturno". Numero unico inaugurandosi in S. Maria Capua Vetere, nel 45° anniversario della battaglia del l 0 ottobre lS60, il Grandioso Monumento Ossario. S. Maria Capua Vetere, Tip. della Gioventù, 1905, in - 4°, p . 20. Lencisa Paolo: Pasquale P aoli e le guerre d ' indipendenza della Corsica ... illustrato da Quinto Cenni. Milano, lS90. Pro Caritate. Giornale quindicinale diretto da Q. Cenni. Numero unico. Milano, S.A. Coop. Tip. degli Operai , 1896, in - 4°, p . 9 ili. S.A.R. Vittorio Emanuele Principe di Napoli . (Disegno di Q. Cenni). Milano, Fotolit. M. Bassani, lS91, 350 x 250.

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Nizza Cavalleria! Numero unico illustrato di Q. Cenni in occasione del II Centenario del Reggimento Cavalleria Nizza , 4luglio 1890. Milano, A. Vallardi, 1890 , in-fol. , p . 16. Piemonte Reale Cavalleria! Numero unico illustrato di Q. Cenni, pubblicato in occasione del II Centenario del Regg. Cavalleria Piemonte Reale. 2 giugno 1892. Milano, Tip. Ogliani, 1892, in-fol , p . 16. Milan - Milan. Giornale pubblicato la notte del3 febbraio 1880, nell' occasione della gran veglia di Beneficenza al Teatro della Scala . Numero unico, 1880, in-fol, p . 32. Disegni di Q. Cenni e di altri. 1859: nel venticinquesimo anniversario della liberazione di Milano. Battaglia di Magenta . Ingresso in Milano di Vittorio Emanuele e Napoleone Ill. Numero unico, Milano, 8 giugno 1884. IDustrazioni di Q. Cenni. Milano, Tip. Bernardoni, 1884, in-fol. La Guardia Nazionale mobile: 25 anni di servizio. Con illustrazioni, in: " Emporium" luglio 1916. La Vita Militare di Re Umberto I secondo re d' Italia. Numero unico 9-8 - 1900. Milano, Stab. Tip. "La Poligrafica" 1900. L'Esercito italiano, schizzi militari; r accolti e disegnati da Quinto Cenni. Milano, A. Vallardi, 1880, album, in-16°, m. 0,200x0,155. La Cavalleria italiana dall848 al giorno d 'oggi. In: " ll secolo illustrato" (Lo sport illustrato e la Guerra). s. a. , in-fol. L'Arma del Genio nel R. Esercito italiano. Numero unico illustrato di Q. Cenni. 24 giugno 1903. Milano, Tip. Mauri e Ghirlanda, 1903, in-fol. , p. 28.

L'Artiglieria italiana nelle guerre napoleoniche. Roma, E . Voghera, 1899, in-8°, tavv. 3. ll soggetto e la sua estrinsecazione considerate come basi naturali · d'ogni lavoro d ' arte. In: "Gazzettino Artistico - Letterario," n. 16, a. IV, Firenze, 15 agosto 1884. Firenze, Tip. Casseri, 1884, in-4°, p . 4. In commemorazione del l 0 decennio della morte di re Vittorio Emanuele II. Numero unico illustrato pubblicato da "L'IDustrazione Militare Italiana" sotto la direzione di Q. Cenni. 9 gennaio 1888. Milano, A. Vallardi, 1888, in-fol., p . 32.

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Custoza 1848 - 1866. Album storico artistico militare composto ed eseguito da ... con testo di Luigi Archinti. Parte 11 Custoza 1848. Parte n• Custoza 1866. Milano, Tip. Lombardi, 1878 - pag. 8+46, tav. 6+24. Album di m. 0,475 X 0,315, leg. 1/2 tela. Altro es.: lO. G2 5.20. Il Manicomio d'Imola. In: " L'llustraziooe Italiana", 1877, in-4°. (Disegno). I Carabinieri Reali. Numero unico illustrato da Q. Cenni, con testo di Emilio Salaris, l luglio 1894. Milano, Tip. Agliani , 1894, in-fol. p. 44. I Granatieri. Numero unico illustrato da Q. Cenni in occasione del 140° anniversario della Battaglia dell' Assietta (19luglio 1747) 19luglio 1887. Milano, A. Vallardi, 1887, in-fol. p. 22. I "Battaglioni della Speranza". (1797-99) (1848-49) (1859-60). In: "La Lettura". Rivista mensile del Corriere della Sera, a XVI, n . 6, l giugno 1916. Milano, Tip. del Corriere della Sera , 1916, anno XVI, io-8°.

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I Bersaglieri. Numero unico illustrato per cura da Q. Cenni, io occasione del l 0 cinquantenario dei Bersaglieri. 18 giugno 1886. Milano, Tip. Lombardi, 1886, in-fol. p. 28. Altro es:. 9. V2 7. Cart. 5 (66). Gli Austriaci io Romagna. (Scritto postumo di Q. Cenni) in: " ln .Alto!", a. n, n° 3, marzo 1921. Torino, Tip. E . Bono, 1921 , in-8°. p. 32, ili. "Avanti l' Artiglieria". 12° Numero unico illustrato da Q. Cenni. 50° anniversario della presa di Peschiera. 30 maggio 1904. Milano, Stab. Tip. R . Ghirlanda , 1904, in-fol. p . 52 . Atlante Militare. Organizzazione, uniformi e distintivi degli Eserciti e delle Armate d ' Europa. 18 quadri in cromolitografia e 55 illustrazioni in nero a due tinte per Q. Cenni. Milano, Ulrico Hoepli editore, 1890 in-8°, pag. 68, illustr. Auxilium. Numero unico, giornale illustr. lett., artistico, musicale, pubblicato a cura del Comitato milanese di beneficenza per i danneggiati dal Colera . Milano, ottobre 1884. Illustrazione di Q. Cenni. Milano, Ricordi, 1884, in -fol. p. 36. Aosta " La Veja" (La Vecchia). Numero unico illustrato da Q. Cenni, in occasione del ll Centenario della Brigata Aosta , 14 marzo 1890. Milano, A. Vallardi, (Tip. Lombardi), 1890, in-fol. p . 16.



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