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Il 332nd al Ponte della Delizia e l’ARC a Pordenone, di Ugo Falcone “
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Il 2 novembre 1918, nei pressi di Villa Varda in San Cassiano di Livenza (frazione di Brugnera, Pordenone), i 3.500 uomini del 332nd U. S. Infantry del colonnello Wallace, sino a quel momento tenuti in riserva, ricevettero l’ordine di passare all’avanguardia della X Armata1 .
Avanzarono così su un fronte di 5 chilometri con, a destra, la Brigata “Veneto” della 31ª Divisione e, a sinistra, la 22ª Brigata britannica: al mattino presto le truppe statunitensi entrarono a Maron di Brugnera e, successivamente, cominciarono a predisporre una linea di combattimento formata da una dozzina di plotoni al comando del tenente Carl H. Trik, futuro amico di Ernest Hemingway2; avanzando alla velocità di 120 passi al minuto setacciarono fossi, casolari isolati, ogni possibile rifugio del nemico, per permettere al grosso del Reggimento di procedere nella direzione prestabilita, marciando per oltre 45 chilometri attraverso prati, campi di granoturco, fiumiciattoli e lunghe deviazioni che portarono i soldati alleati nelle località di Prata, Corva e Cimpello3 . «A Corva era stato abbattuto un apparecchio americano e vi aveva perso la vita il ten. James Bahl Jr. Quei plotoni ebbero la copertura di aviatori italiani che, piombando dall’alto, colpivano e segnalavano obiettivi.
1 *Membro della Società Italiana di Storia Militare e amministratore unico dell’Agenzia Italiana per il Patrimonio Culturale (agenziapatrimonioculturale@gmail.com) Cfr. Paolo Gaspardo, Pordenone nella Grande Guerra. il Friuli occidentale dall’Unità d’italia al 1918, Pordenone, Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione, 1991, p. 422. 2 Lo stesso Hemingway fu arruolato nella american red Cross, con il grado di tenente, giungendo in Europa verso la fine di maggio 1918 a soli 19 anni: infatti, il suo romanzo addio alle armi – la cui vicenda si svolge nel 1917 a Gorizia e dintorni e, per quanto riguarda le pagine relative alla ritirata di Caporetto, nei dintorni di Udine e al Ponte della
Delizia sul Tagliamento – fu scritto sulla base delle proprie esperienze autobiografiche, ma anche di una quantità di testimonianze e racconti che aveva raccolto durante la sua presenza sul fronte italiano del Piave nel 1918. Cfr. Carlo Gaberscek, Hemingway e il Friuli, online al sito Cineteca del Friuli, Produzioni Tv, Hemingway Friuli (luglio 2005). 3 Cfr. Giovanni Cecchin, americani in italia nella Grande Guerra, in «Il Gazzettino», 3 settembre 1988.
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Esausti, gli uomini passarono un’altra notte all’addiaccio, dando fondo alle reazioni di emergenza. Alle ore 2 del 3 novembre, a tre di quei plotoni fu chiesto quasi l’impossibile: proseguire la marcia con la massima velocità sino al Ponte della Delizia sul Tagliamento, per impedire che il nemico in fuga lo distruggesse. Gli uomini, guidati dal capitano Maroni della Brigata Veneto e dal tenente Whinnery, giunsero a Casarsa, dove Arditi e autoblindo passarono a nord verso il ponte di Pinzano, mentre gli americani, consumate le ultime gallette, proseguirono a est in direzione di Codroipo. Poco prima di Casarsa, il grosso del reggimento in ritardo incrociò unità inglesi reduci dalla battaglia e dall’inseguimento. Tra di essi c’era anche il mitragliere Norman Gladden […]»4 .
Sul Ponte della Delizia si preparò la battaglia finale, con i soldati statunitensi del tenente Whinnery che vi giunsero alle ore 9.30 del 3 novembre: «Verso le ore 4 del 4 novembre tutto era pronto per la battaglia. A sud gli americani, tra il Ponte in legno e i piloni rovinati del vecchio ponte in pietra della ferrovia si erano nel frattempo schierati gli italiani della Brigata Veneto. La battaglia iniziò alle ore 5,20 in seguito al casuale sparo di pistola di una pattuglia avanzata americana. Gli austriaci scatenarono un nutrito fuoco di mitragliatrici e di cannoncini, i cui proiettili andavano a cadere più indietro, su assembramenti inesistenti. Preceduti da un breve e violento fuoco distruttivo dell’artiglieria della 31. Divisione, gli italiani della Brigata veneto attaccarono sulla destra. Alle 5,35 scattò l’attacco del tenente Whinnery e del Secondo battaglione che, spintisi carponi sin vicino all’altra sponda, balzarono urlando come indiani sulle postazioni degli austriaci, i quali, dopo una breve resistenza, si diedero alla fuga»5 .
Il 332nd ebbe otto feriti e un morto, il caporale Charles S. Kell, colpito in fronte; il poeta Harold Speakman, a quel tempo tenente, nella stessa serata lo ricordò con queste parole: «Eri un brav’uomo, all’antica/ E di tutti gli uomini il migliore, credo/ E lo sa il cielo quale cuore gagliardo/ Ha pulsato nel tuo petto sin da quando/ La guerra è incominciata/ Così grande era il tuo cuore, e chiari avevi gli occhi/ Che compagni angosciati ti cercavano/ Come balsamo per i loro crucci/ E pure le ragazzine ti sorridevano/ Eri l’amico dei bisognosi/ Eri un fulmine nella battaglia/ E ridesti nel meschino cipiglio della Morte/ E da forte hai deposto il tuo fardello…/ Voglia il Cielo che quando Morte giunge/ Possa anch’io cadere col tuo coraggio»6 .
4 ibidem. 5 ibidem. 6 Giovanni Cecchin, americani in italia nella Grande Guerra, in «Il Gazzettino», 4 settem-
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Cosa accadde invece nel capoluogo della Destra Tagliamento che a quel tempo era parte integrante della Provincia di Udine?
Dopo la liberazione avvenuta da parte delle truppe italiane e l’euforia per la riconquistata libertà, alla maggior parte dei cittadini pordenonesi si pose il drammatico problema dei viveri e dei beni di prima necessità, dato che l’indotto lavorativo delle fabbriche attorno alla città era stato completamente distrutto: quando arrivarono in città le truppe statunitensi la situazione alimentare era grave, come stava accadendo, del resto anche in altre località della Destra Tagliamento (per esempio a Portogruaro, dove intervennero direttamente l’on. Luigi Facta e la american red Cross): pertanto, le Autorità italiane e alleate cercarono di creare una sinergia tra l’Amministrazione comunale pordenonese (quella istituita durante l’occupazione austro-ungarica), la Croce Rossa Italiana e le truppe americane.
Quest’ultime furono utili soprattutto sul piano logistico ed assistenziale, in quanto offrirono alla Cucina Popolare di Pordenone, benemerito ente assistenziale, le stufe necessarie al funzionamento della stessa cucina e una gran quantità di generi alimentari. Questa collaborazione continuò in modo efficace coinvolgendo le suddette amministrazioni militari, la Croce Rossa, la Congregazione di Carità e la Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Pordenone che sopperirono alla carenza di mezzi e di risorse finanziarie della Pubblica amministrazione italiana.
Nei primi mesi della liberazione, in cui era preoccupante la penuria dei viveri, la Società Operaia riuscì ad ottenere dalla Croce Rossa Americana una gran quantità di latte condensato, distribuito negli ultimi mesi del 1918 e nel corso del 1919 a bambini, a vecchi e ad ammalati7 .
Grazie ad un breve registro di magazzino dell’ARC, conservatosi sino ad oggi nell’Archivio storico del Comune di Pordenone, riusciamo a farci un’idea del grande aiuto alimentare fornito dagli statunitensi alla cittadinanza pordenonese8: il registro Magazzino (in un secondo momento sono state apposte
bre 1988 (riportato anche da Gaspardo, op.cit., p. 424n). 7 Società Operaia di M.S. ed Istruzione Pordenone, Sessantesimo anniversario di fondazione MDCCClXVi-MCMXXVi, [Pordenone], 1926, p. 7. 8 Archivio Comune di Pordenone, Archivio 2, serie 07 Fascicoli speciali; ringrazio l’archivista, dott. Mirco Bortolin, per la cortese disponibilità nella consultazione. Mentre, l’archivio storico della Croce Rossa Italiana di Pordenone è andato quasi del tutto disperso durante le vicende belliche del 1917-18 (cfr. Memorie storiche della Croce rossa italiana a Pordenone, [a cura del Comitato Provinciale C.R.I. di Pordenone], San Vito al Tagliamento, Ellerani editore, 1993, p. 7).
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le scritte Croce rossa americana/ 1918 .19), pur nella sue poche pagine, ci offre uno spaccato delle primarie esigenze alimentari e dei beni materiali per bambini e adulti pordenonesi che le autorità statunitensi di soccorso dovettero affrontare nella città di Pordenone dal loro insediamento fino al loro rimpatrio.
Difatti, nel periodo in cui gli alleati si apprestavano a lasciare la città, l’ARC consegnò alle autorità locali tutto ciò che aveva nei propri magazzini. La stessa dicitura manoscritta apposta nella seconda pagina del suddetto registro, Copia conforme alla Distinta delle merci (Viveri) lasciate dalla Croce rossa americana a Pordenone, chiarisce in modo esplicito la quantità dei generi alimentari presenti al 31 luglio 1919: - 190 casse di latte condensato - 603 casse di latte naturale sterilizzato - 165 sacchi di zucchero - 11 sacchi di piselli - 44 sacchi di riso - 179 sacchi di farina di frumento - 22 casse di farina di granoturco - 100 casse di carne in scatoletta - 4 casse di lardo - 104 barili di carne di maiale e di bue.
Sempre alla data del 31 luglio 1919 è presente in terza pagina un inventario generale delle merci esistenti in Magazzino di vecchia degenza, dal quale emerge una quantità ancor maggiore di viveri disponibili: - 740 casse di latte condensato - 598 casse di latte naturale sterilizzato - 88 sacchi di zucchero - 2 sacchi di piselli - 204 sacchi di riso - 134 sacchi di farina di frumento - 22 casse di farina di granoturco - 11 casse (da dodici barattoli ciascuno) di carne in scatola - 29 sacchi di fagioli - 4 barili di caffè tostato
Il dopoguerra nella città di Pordenone fu molto duro, almeno fino all’estate del 1919, non solo per la scarsità di viveri ma anche per i beni di prima necessità, come il vestiario; molto interessante è un inventario degli indumenti
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lasciati dalla Croce Rossa Americana il 30 aprile 1919, leggibile alla quinta pagina del suddetto registro, dal quale estrapoliamo solo alcuni dati significativi: - 1129 mutande in lana grezza e cotone - 2 casse di lenzuola da bagno - 168 casse di sottane per bambine in flanella - 869 vestiti da bambini (ma furono asportati 91 capi) - 14 casse di camicie da notte (ma mancavano 196 capi)
Dunque, diverse risorse furono lasciate nei magazzini dalla Croce Rossa Americana ma, nonostante il buon lavoro dei funzionari locali, diverse manomissioni furono annotate nelle pagine del registro Magazzino, a tal punto che l’ignoto compilatore-funzionario fece ulteriori descrizioni di materiali lasciati in altri luoghi e con ulteriori manomissioni, come la Distinta della merci svincolate alla Stazione di Pordenone e là presenti fino al 3 aprile 1919: per esempio, mancavano 26 scatole di sardine e delle 9 casse di marmellata ben 3 furono manomesse.
Nelle ultime pagine del registro trovano spazio le annotazioni di Scarico del materiale ancora in dotazione della Croce Rossa Americana, dal 4 agosto fino all’ 8 ottobre 1919, materiale che fu consegnato al conte Nicolò Barbarich (ragioniere capo del Comune di Pordenone) e una piccola parte anche alla Congregazione di Carità, ultimo atto di una benemerita azione svolta dai nostri Alleati che, quindi, meritano di esseri ricordati con il proprio nome, almeno nei loro vertici amministrativi a partire dal 1° novembre 1918; oltre al Commissario Generale in Italia della american red Cross, Robert P. Perkins, ecco i representatives for emergency Work in Devastated territory 9: - Ernesto G. Fabbri (inspector General) - R. Leland Keeney (Delegate)
Per il territorio di Pordenone: - James P. Carmeci (in charge of distribution for district) - Edward W. Forbes (in charge of distribution for town, later, for district) - Samuel M. Sturgeon (Civil distribution) - Margaret Farquhar (District nursing) - Dora E. Lobb (Nurse’s helper)
9 Le cariche, con i rispettivi nominativi, sono stati lasciati nella lingua originale per riflettere appieno la struttura amministrativa originaria, senza adattamenti odierni, desunta dal volume di Charles M. Bakewell, the Story of the american red Cross in italy, New York,
The Macmillan Company, 1920, appendix Viii, pp. 218-219.
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Il registro del Magazzino