5 - La scelta eugenica. Era nel drammatico cono d’ombra proiettato sulla società italiana dalla morte di massa della guerra del ‘15-18, che si riattualizzava e si sviluppava il dibattito, rilanciato inizialmente in area anglosassone, circa la “questione eugenica”.1 Questione che vedrà i maggiori alienisti e psicologi dell’epoca in prima fila nell’approfondimento di un tema il quale, meno paradossalmente di quel che potrebbe apparire di primo acchito, essi collegavano ad un duplice ordine di soluzioni. Sul piano teorico, al chiarimento definitivo dei meccanismi dell’eredità dei caratteri intellettuali2 - concepiti a partire dalla tradizionale fede alienistica nelle leggi del Morel;3 nel piano pratico, allo sviluppo e alla ricerca di nuove soluzioni terapeutiche, al momento valutate, per ammissione degli stessi alienisti, come vaghe ed incerte;4 al potenziamento ultimo, potremmo aggiungere, dell’efficienza terapeutica medico-psichiatrica con la non celata aspirazione alla soppressione stessa del folle e, quindi, delle manifestazioni della follia. Evidentemente, in questo ristretto caso, il beneficio cui si mirava era dirottato dal singolo individuo malato all’insieme della società, all’essere sociale, per riprendere la terminologia positivistica ancora saldamente in voga, in determinati ambienti, sul declinare del secondo decennio del ‘900. La soppressione fisica del degenere non era insomma, o almeno così la si recepiva nella concettualizzazione psichiatrica, un’offesa al diritto alla vita altrui (e ne è ulteriore riprova la dichiarata contrarietà dei sostenitori dell’eugenica nei confronti delle pratiche abortive5 ed i dubbi espressi circa l’utilità della pena di mor1
Cfr. R.Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, Firenze 1999, pp.12-13 e G.L.Mosse, Il razzismo in Europa, Roma Bari 1992, pp.81-85. Un’approfondita analisi comparata delle diverse esperienze statali in J.Sutter, L’Eugénique, Paris 1950. 2 Cfr. E.Morselli, L’Eugenica e le previsioni sulla eredità neuro-psicopatologica, in “Quaderni di Psichiatria”, 1915, p.321. 3 Idem, La rivendicazione delle “leggi di Morel”, in “Quaderni di Psichiatria”, 1916, p.272: “vi è nello sviluppo della sua legge[del Morel] tutta la essenza della Eugenica dei nostri giorni”. (Lo stesso articolo era ripreso e pubblicato integralmente l’anno seguente in “La Scuola Positiva” nella sezione Dottrina). Per il problema dell’eredità, anche la prospettiva discussa in Italia a fine Ottocento di I.G.Orchansky, L’eredità nelle famiglie malate. Prefazione di C.Lombroso, Torino 1895. 4 G.Portigliotti, Il bisturi americano, in “Quaderni di Psichiatria”, 1920, p.83. 5 Cfr. Psichiatria e guerra, in “Quaderni di Psichiatria”, 1917, p.137; inoltre, La Direzione, Un parallelo istruttivo. Le tenebre dottrinali e gli “abusi” pratici dell’Ostetricia a confronto di quelli imputati alla Psichiatria, in “Quaderni di Psichiatria”, 1918, p.178. Sempre nei “Quaderni di Psichiatria”, 1916, p.186, un commentatore anonimo scriveva
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