1 - Folli, società e guerra: note per una ricerca.
La storia della Grande guerra come analisi di un gigantesco fatto culturale,1 mediato dalle esperienze delle scienze del comportamento2: è nella scia di questa prospettiva storiografica che il presente percorso di ricerca intende porsi. Ma non una generica quanto astratta nozione di cultura; da qui, la scelta di condurre l’indagine attraverso due discipline scientificamente forti quali la psichiatria e la psicologia, le quali consentono, nel merito di un piano estremamente concreto, di misurare i progressi di quella stessa cultura entro lo sviluppo della sua epoca negli unici termini socialmente validi di comprensione: il benessere degli uomini3 (ed in questo caso particolare dei soldati), di cui se ne dava una più o meno coerente definizione ricca, nel breve come nel medio termine, di molteplici conseguenze. 4 E’ risaputo quanto dietro la linearità delle definizioni storiche si nasconda una complessità - che è propria dei fatti umani - la quale, nel nostro caso, vale la pena di provare a sintetizzare schematicamente in un modello a tre poli. Da un lato la psichiatria e, in posizione più defilata per ragioni interne, la psicologia; dall’altro l’Esercito, di lì a poco chiamato a sostenere un grandioso sforzo; nel centro la società, integralmente intesa. Le forme, i tempi e le modalità dell’incontro di questi attori - nello stesso tempo autonomi e in perenne relazione tra loro5 - sono così il nucleo di questa proposta d’indagine, circoscritta nello spazio temporale, cruciale per la storia dell’Italia contemporanea, che prende avvio col biennio 1911-1912, ed in particolare con la guerra di Libia, per arrivare all’anno 1929, il quale 1
E.Galli della Loggia, Introduzione all’edizione italiana di P.Fussell, La Grande guerra e la memoria moderna, Bologna 1984, p.IX. 2 Qui, come nel resto del lavoro, l’espressione scienze del comportamento è adottata esclusivamente e strumentalmente come sinonimo di psichiatria e psicologia italiane. 3 D.De Salvia, A.Rolle, Presentazione, in F.Basaglia, Conferenze brasiliane, Pistoia 1984, p.5, parlano di “una intellettualità radicata nel mondo dei bisogni umani (...)”. 4 Senza avviare una discussione ampia e traboccante i limiti temporali del mio studio, va sottolineata la forza con cui le definizioni psichiatriche e psicologiche dell’oggetto uomo allora concepite, premettano, direi quasi necessariamente, la possibilità di una facile manipolabilità dell’oggetto stesso. 5 Metaforicamente, il processo può essere raffigurato in una serie di scatole cinesi, nella quale la storia del folle è inscritta ma non esaurita nella storia della psichiatria, a sua volta parte dello spirito della cultura dell’epoca, immersa quest’ultima nelle vicende della storia nazionale e via dicendo.
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